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Sommario del 13/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: il pietoso caso dei bambini rom morti nella loro baracca impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto
  • Da domani, l'incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare. Mons. Antonio Maria Vegliò: il futuro di quest'opera Opera è legato al sempre maggiore coinvolgimento dei laici
  • Oggi in Primo Piano

  • Nella Striscia di Gaza situazione ancora più difficile dopo la rivolta in Egitto. La testimonianza di padre Jorge Hernandez, parroco a Gaza
  • I vescovi francesi sul progetto di legge sulla bioetica: i progressi scientifici non vanno mai disgiunti dal rispetto della dignità umana
  • In Italia manifestazione per chiedere rispetto e dignità nei confronti delle donne
  • Per i giovani, contro la mafia: l’impegno della Conferenza episcopale siciliana
  • Un sorriso per cambiare vita: l’impegno di “Operation Smile” nella cura dei bambini con malformazioni al volto
  • I 90 anni di “TerraSanta”: intervista con il direttore della rivista
  • Chiesa e Società

  • Omelia del segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 10.mo anniversario della scomparsa del cardinale Casoria
  • Cambogia, la povertà favorisce malattie croniche: milioni di persone rischiano il diabete
  • Acli, convegno su povertà e crisi
  • Cattedrale di Noto. Dopo il crollo del 1996, inaugurati gli affreschi della cupola
  • Gmg 2011: da Barcellona a Madrid, 120 giovani in pellegrinaggio
  • Cathopedia: l’enciclopedia sulla dottrina della Chiesa compie 5 anni
  • L’Africa protagonista della 61.ma edizione Festival del cinema di Berlino
  • 24 Ore nel Mondo

  • Egitto: prima riunione del governo di transizione mentre i militari confermano i trattati di pace con Israele
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: il pietoso caso dei bambini rom morti nella loro baracca impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto

    ◊   Benedetto XVI all’Angelus, riferendosi al “Discorso della montagna”, ha sottolineato che l’amore di Dio e la carità sono i pilastri della pienezza della Legge di Cristo. Il pietoso caso dei quattro bambini Rom morti la scorsa settimana nella loro baracca bruciata – ha detto il Papa – impone di domandarci se una società più solidale, più cristiana, “non avrebbe potuto evitare tale fatto tragico”. La novità di Gesù - ha aggiunto - consiste nel fatto che Lui stesso “riempie i comandamenti con l'amore di Dio”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nel Vangelo di oggi Gesù proclama la nuova Legge, la Torah. Gesù dice di non essere venuto tra gli uomini per abolire la Legge ma per dare il pieno compimento. Rivolgendosi ai suoi discepoli, aggiunge che se la loro giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entreranno nel regno dei cieli. Ma in che cosa consiste questa “pienezza” della legge di Cristo e questa “superiore” giustizia che Gesù esige?

    “Gesù lo spiega mediante una serie di antitesi tra i comandamenti antichi e il suo modo di riproporli. Ogni volta inizia: “Avete inteso che fu detto agli antichi…”, e poi afferma: “Ma io vi dico…”. Ad esempio: “Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio” (Mt 5,21-22). E così per sei volte”.

    Questo modo di parlare – spiega il Pontefice - suscitava grande impressione nella gente, che rimaneva spaventata, “perché quell’’io vi dico’ equivaleva a rivendicare per sé la stessa autorità di Dio, fonte della Legge”:

    “La novità di Gesù consiste, essenzialmente, nel fatto che Lui stesso “riempie” i comandamenti con l’amore di Dio, con la forza dello Spirito Santo che abita in Lui. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo, che ci rende capaci di vivere l’amore divino. Perciò ogni precetto diventa vero come esigenza d’amore, e tutti si ricongiungono in un unico comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso”.

    Ricordando le parole di San Paolo e riferendosi a recenti e drammatici episodi di cronaca, il Santo Padre aggiunge che la “pienezza della legge è la carità”:

    “Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell’amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto. E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, più o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre città e nei nostri paesi”.

    E non è un caso – afferma Benedetto XVI – che la prima grande predicazione di Gesù si chiami “Discorso della montagna”. Mosè - aggiunge - salì sul Sinai per ricevere la legge di Dio e portarla al Popolo eletto:

    “Gesù è il Figlio stesso di Dio che è disceso dal Cielo per portarci al Cielo, all’altezza di Dio, sulla via dell’amore. Anzi, Lui stesso è questa via: non dobbiamo far altro che seguire Lui, per mettere in pratica la volontà di Dio ed entrare nel suo Regno, nella vita eterna”.

    Una sola creatura – ricorda il Papa - è già arrivata alla cima della montagna: la Vergine Maria. Grazie all’unione con Gesù, la sua giustizia è stata perfetta. Per questo – conclude - “affidiamoci a lei, perché guidi anche i nostri passi nella fedeltà alla Legge di Cristo”.

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    Da domani, l'incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare. Mons. Antonio Maria Vegliò: il futuro di quest'opera Opera è legato al sempre maggiore coinvolgimento dei laici

    ◊   Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti organizza, a partire da domani e fino a mercoledì prossimo, l’incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare, che rappresentano le diverse regioni del mondo marittimo. L’incontro sarà presieduto da mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio, che al microfono di Fabio Colagrande si sofferma sugli avvenimenti più significativi dell’anno appena trascorso:

    R. - Innanzitutto vorrei ricordare che lo scorso anno abbiamo celebrato il 90.mo anniversario dell’Opera dell’Apostolato del Mare, che fu fondata il 4 ottobre 1920 a Glasgow, in Scozia, da un piccolo gruppo di persone devote e altruiste per fornire assistenza ai marittimi. Tale ricorrenza ci ha permesso di dare nuovo slancio a due aspetti che sono importanti per il cammino futuro. Innanzitutto, il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di laici che possano mettere a disposizione il loro tempo e le loro capacità per collaborare con i Centri Stella Maris. Questo è motivato dalla situazione attuale, che è caratterizzata da una forte diminuzione nel numero di persone consacrate che possano impegnarsi nel ministero diretto. Il secondo aspetto riguarda la preghiera, nella quale cappellani e volontari possono trovare il sostegno per la loro pastorale e la forza necessaria per affrontare le difficoltà e le nuove sfide dovute ai continui mutamenti del mondo marittimo.

    D. - Quali saranno i temi principali che saranno trattati durante l’incontro che si aprirà domani?

    R. - In primo piano ci sarà ancora il grave fenomeno della pirateria, tornata tristemente alla ribalta proprio in questi giorni con il sequestro, al largo della costa dell’Oman, della petroliera italiana 'Savina Caylin', con 22 marittimi a bordo, di cui 5 italiani e 17 indiani. Mentre gli armatori si occupano soprattutto, e naturalmente, delle navi con il loro carico, l’Apostolato del Mare si preoccupa dei membri dell’equipaggio e degli effetti psicologici che questa traumatica esperienza può avere su di loro e sulle loro famiglie. Abbiamo invitato perciò l’Ammiraglio Marco Brusco, comandante generale del Corpo delle Capitanerie di Porto e della Guardia Costiera d’Italia, per aiutarci a riflettere su come i Centri Stella Maris possono essere di aiuto anche in queste circostanze, costituendo una rete di pronto intervento per assistere marittimi e famiglie. Nell’incontro si discuterà poi della criminalizzazione dei marittimi, causata dall’incremento degli incidenti, in cui il fattore umano è prevalente. Essi sono spesso accusati e detenuti ingiustamente, anche per molti mesi. Anche in questi casi la presenza dell’Apostolato del Mare diventa insostituibile per fornire sostegno spirituale, materiale e psicologico alle persone coinvolte.

    D. - C’è qualche risultato concreto che possiamo segnalare nelle diverse regioni dell’Apostolato del Mare?

    R. - Le 8 regioni in cui l’Apostolato del Mare è presente sono: America del Nord, America Latina, Europa, Africa Atlantica, Oceano Indiano, Asia del Sud Est, Asia del Sud e Oceania. Sono lieto di poter annunciare che - nonostante le difficoltà economiche originate dalla crisi economica e dalla diminuzione di fondi da parte di agenzie caritative - l’Apostolato del Mare è riuscito comunque ad aprire tre nuovi Centri Stella Maris in tre Continenti differenti: in Sudafrica, a Saldahna Bay, in Brasile, a Rio Grande, e in Taiwan, a Taichung. Si tratta di segni concreti dell’impegno di quanti, vescovi, cappellani e volontari, lavorano nella pastorale marittima per cercare di essere sempre più vicini ai marittimi e rispondere ai loro bisogni.

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    Oggi in Primo Piano



    Nella Striscia di Gaza situazione ancora più difficile dopo la rivolta in Egitto. La testimonianza di padre Jorge Hernandez, parroco a Gaza

    ◊   Nei giorni scorsi, parallelamente alle manifestazioni di piazza in Egitto per chiedere le dimissioni di Mubarak, si sono svolte dimostrazioni anche nella Striscia di Gaza. Le condizioni di vita nella zona controllata da Hamas, dov’è ancora in atto il blocco imposto dalle autorità israeliane, rimangono difficili nonostante lo Stato ebraico nel giugno 2010 abbia autorizzato la circolazione di alcune merci civili, ad esclusione di materiali quali acciaio e cemento. Secondo dati rilevati dall’Agenzia delle Nazioni Unite a sostegno dei profughi palestinesi, la disoccupazione nella Striscia di Gaza ha raggiunto il 45 per cento all’inizio di quest’anno. Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente il parroco della Sacra Famiglia a Gaza, il padre argentino Jorge Hernandez:

    R. – La Striscia di Gaza ha evidentemente risentito del periodo di cambiamento in Egitto, soprattutto in questo primo momento, in cui a causa della stessa situazione si è fermato un certo sviluppo che si poteva intravedere qui a Gaza. Com’è risaputo, Gaza vive grazie ai tunnel. In queste settimane, alcuni articoli - come cibi e prodotti relativi all’igiene e alla pulizia - proprio perché non entrano dall’Egitto tramite i tunnel non si trovano. Inoltre sono aumentati i prezzi: il gas, ad esempio, non si trova; la benzina è costosissima.

    D. – Come vive la Striscia di Gaza in questi mesi? Quali sono le condizioni di vita della popolazione?

    R. – La situazione dell’Egitto si ripercuote sulla Striscia di Gaza, però certi problemi non sono causati dalla situazione egiziana ma dal blocco. Ad esempio, si fa sentire molto la mancanza di lavoro. Per quanto riguarda la situazione sanitaria, ci sono persone che magari non trovano le medicine o il necessario per la loro salute e hanno grande difficoltà ad uscire dalla Striscia. Questa, purtroppo, è la vita a Gaza.

    D. – Lei è parroco da circa due anni a Gaza. Come si svolgono le attività alla parrocchia?

    R. – I cristiani, a Gaza, vivono innanzi tutto come palestinesi. Poi per i cristiani la Chiesa è tutto, sia nel senso sociale sia come rifugio. Talvolta la Chiesa aiuta anche economicamente molte famiglie nel sostentamento quotidiano. Non è, dunque, solo un luogo di preghiera ma è anche un luogo di ritrovo sociale, di ‘terapia’ se vogliamo. La Messa domenicale non vuol dire solo Messa e poi ognuno a casa sua: restiamo insieme, parliamo, è davvero un forte momento comunitario perché incoraggia ad andare avanti. Un altro esempio: abbiamo in parrocchia l’oratorio festivo per i giovani ed i bambini; lavoriamo con la Chiesa ortodossa, comunque in nome di un solo Signore e di una sola fede.

    D. – Quanti sono i cristiani a Gaza?

    R. – I cristiani sono circa tre mila. La maggior parte è ortodossa. I latini sono 206. Un altro apostolato molto importante riguarda la visita ai malati e le riunioni settimanali per i matrimoni, soprattutto con i giovani, per accompagnarli nella loro vita, nella loro strada.

    D. – Qual è l’auspicio della Chiesa di Gaza per il futuro della popolazione?

    R. – Creare una speranza, altri valori. Si deve avere pazienza. Questo è quello che dà coraggio. (vv)

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    I vescovi francesi sul progetto di legge sulla bioetica: i progressi scientifici non vanno mai disgiunti dal rispetto della dignità umana

    ◊   Saper conciliare “il rispetto incondizionato per la dignità di ogni essere umano”, con l’utilizzo delle “tecniche biomediche permesse grazie ai progressi scientifici”. E’ su questo cammino che si trova il “vero progresso dell’umanità”. E’ quanto afferma mons. Pierre d’Ornellas, presidente del Gruppo di lavoro istituito dalla Conferenza episcopale francese sul dibattito in Francia relativo all’esame del progetto di legge sulla bioetica. Ascoltiamo il presule intervistato da Olivier Bonnel:

    R. L’enjeu de l’humanité è simple: ...
    La sfida per l’umanità è semplice: è anzitutto il rispetto della condizione umana, in tutte le situazioni della vita dell’essere umano e, in particolare, nella sua condizione di embrione. Tale condizione, a volte, cela la bellezza dell’essere umano e ciò genera, a volte, la forte tentazione di ritenere che la mancanza di rispetto all’essere umano nel suo stato embrionale non sia poi così grave. Invece, si tratta di un rispetto assoluto, perché non ci sono circostanze nelle quali l’essere umano non possa essere rispettato. C’è poi una seconda sfida per l’umanità, che mi sembra molto importante e che è stata sottolineata da Benedetto XVI nella sua Enciclica Caritas in veritate: si tratta di pensare le tecniche biomediche che oggi permettono di fare molte cose, come ad esempio di realizzare il desiderio di avere un bambino, che spesso diventa desiderio di avere un bambino ad ogni costo. Pensarle queste tecniche a servizio dell’umanità e non di asservire l’umanità alla potenza della tecnica. Su queste due sfide fondamentali credo debbano imperniarsi tutte le discussioni della legge bioetica.

    D. - Una delle questioni principali in questi dibattiti è rappresentata dalla ricerca sulle cellule staminali, in particolare su quelle embrionali. Il governo propone un’interdizione ma con delle deroghe: non è un po’ contraddittorio?

    R. -Déjà mettre le principe d’interdiction…
    Già porre il principio d’interdizione significa assicurare la coerenza con la tradizione giuridica francese, cioè il rispetto della vita umana fin dall’inizio del suo concepimento, come afferma il nostro Codice civile francese. Credo che questo passaggio sia molto importante. Per quanto riguarda poi le deroghe, è precisamente là che noi possiamo confrontarci per provare a capire la fondatezza di tali deroghe. Il professor Jacques Testart ha appena scritto un articolo, nel quale sostiene che gli scienziati non riescono a “provare” la necessità dell’uso delle cellule staminali embrionali. In fondo, restiamo nel campo della ricerca fondamentale, della “conoscenza per conoscere”, e lì le deroghe meritano una seria riflessione che dimostri la loro legittimità, al di là di ciò che pensa la ricerca scientifica. Sono evidentemente illegittime dal punto di vista del rispetto dell’embrione umano, ma non mi sembrano legittime neanche dal punto di vista della ricerca scientifica, che mira alle terapie.

    D. - Mons. D’Ornellas, c’è anche la questione della diagnosi prima della nascita. Sappiamo che pone molti problemi, in particolare l’estensione di questa diagnosi, pensiamo anche alla Trisomia 21. Si possono immaginare quali derive potrebbero esserci, secondo lei? C’è, il pericolo dell’eugenetica?

    R. - Oui, c’est un véritable danger d’eugénisme que …
    Sì, c’è un reale pericolo di eugenetica, anche se non dichiarata. Ma è anche più di questo. L’annuncio di una gravidanza nella maggior parte dei casi – certo, ci sono dei casi drammatici, casi molto dolorosi - è una buona notizia: lo è per la famiglia, lo è per la società. Oggi, però, la notizia di una gravidanza, l’annuncio della futura nascita di un bambino, è spesso trasformata non più in una buona notizia, ma in un potenziale problema, dunque in una fonte di angoscia. Mi sembra che la nostra società rischi di diventare mortifera non riuscendo più a comprendere che aspettare un bambino è una buona notizia. Si obbligano tutti i medici, tutte le ostetriche a proporre tutti esami e verifiche: ma in nome di cosa è questo obbligo? Mi sembra che esso sia già una negazione della competenza medica: i medici sono abbastanza competenti da sapere se devono o meno proporre questo o quell’esame. Rispettare la competenza medica, credo sia già un punto fondamentale che i parlamentari debbano prendere in considerazione. Ma credo anche che i parlamentari debbano anche prendere in considerazione la questione dell’accompagnamento delle donne incinte, in modo che l’essere incinta e aspettare la nascita di un bambino sia anzitutto una buona notizia! (bf)

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    In Italia manifestazione per chiedere rispetto e dignità nei confronti delle donne

    ◊   Nuova giornata di mobilitazione oggi in Italia. Cortei in oltre 100 città sono previsti sotto il titolo di “Se non ora quando?” per chiedere rispetto e dignità nei confronti dell’universo femminile, senza bandiere politiche o sindacali. Sulla natura e sugli scopi della manifestazione che ha già raccolto oltre 50 mila sottoscrizioni Gabriella Ceraso ha parlato con una delle organizzatrici, Nicoletta Dentico, presidente dell’associazione Filomena – la rete delle donne:

    R. – Credo che la manifestazione voglia essere la risposta ad un grido di sofferenza, ad un silenzio forse che si è protratto troppo a lungo su una patologia culturale italiana che non è nuova ma che oggi ha sicuramente raggiunto una dimensione di imbarbarimento di certi valori fondamentali di convivenza che non può non suscitare una reazione da parte della società.

    D. – Quindi non una manifestazione per sole donne?

    R. – E’ rivolta a tutti i cittadini di questo Paese. In palio è la questione della dignità delle persone, di un messaggio di mercimonio del corpo che viene passato che deve essere messo in discussione profondamente, anche in rapporto con le future generazioni. Esiste un altro modo per vivere, un altro modo per dispiegare i propri talenti che non sia appunto quello di mettersi in vendita. Vogliamo che sia davvero l’inizio di un processo dove uomini e donne collaborino con uno sguardo diverso ma complementare alla definizione di una società dove i valori del rispetto della persona siano costruiti su basi completamente diverse.

    D. - Che ruolo hanno i recenti fatti di cronaca legati al presidente del Consiglio? C’è un rischio di strumentalizzazione?

    R. – Non è una manifestazione che si pone in contrapposizione all’uomo-premier: la battaglia che ci aspetta è ben più profonda, ben più radicata e anche ben più faticosa. Dobbiamo dire che una certa mentalità di discriminazione nei confronti delle donne riguarda la società tout court. Ci sono gli standard degli indicatori internazionali che rivendicano la presenza femminile come un indicatore di modernità ma non di una modernità mercantilistica. In Italia sarà un lavoro faticoso perché, veramente, questa subcultura della scorciatoia, dell’uso del potere e dell’uso dei soldi per comprare il corpo della donna, temo che abbia attecchito più di quanto forse oggi non riusciamo ad immaginare.

    D. – Lontani anche quindi tutti i vecchi slogan femministi?

    R. - Sì, sarebbe anche questo un esercizio un po’ vecchio. Ci sarà bisogno di molta innovazione di molta creatività. Forse partendo dalle stesse parole. Per esempio ridefiniamo la parola “libertà”, ridefiniamo cosa è la parola desiderio: che questa manifestazione sia un primo passo verso la ricostruzione di un desiderio civile per un’Italia migliore.(bf)

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    Per i giovani, contro la mafia: l’impegno della Conferenza episcopale siciliana

    ◊   Frattura tra fede e vita, disoccupazione, diffusa illegalità, mancanza di speranza: queste le cause che spesso portano i giovani ad aderire alla mafia o a lasciare le loro terre. Se ne è parlato, nei giorni scorsi, nel convegno “Educare in Sicilia”, organizzato a Palermo dalla Conferenza episcopale regionale. Tra i temi affrontati, il federalismo fiscale e lo stallo nella formazione professionale. “Da settembre i corsi non sono stati ancora attivati e circa 4 mila ragazzi sono ancora per la strada”, denuncia mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina e delegato per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - Siamo molto preoccupati di questo enorme ritardo, perché questo danneggia anzitutto i nostri giovani, specialmente nei territori più svantaggiati. In questo modo, invece di contrastare l’evasione scolastica e la dispersione scolastica, si contribuisce ad incrementarla.

    D. - Di fronte a questo immobilismo da parte delle istituzioni, come vivono i giovani?

    R. - I giovani si sentono senza futuro. Il nostro compito è quello di aiutare i giovani a restare in Sicilia per avere un futuro.

    D. - In questa situazione di paralisi, l’attuazione del federalismo fiscale potrebbe favorire uno sblocco?

    R. - Ci sarebbe da disperare se venisse attuato immediatamente il federalismo fiscale. E questo perché la Sicilia in questo momento non ha né un progetto a lunga scadenza né le risorse economiche né le risorse umane per attivare questo federalismo fiscale, che pure va attivato affinché ci sia una maggiore responsabilità. E’ necessario riuscire a prepararsi a questo, attraverso una cultura della responsabilità che, purtroppo, non è molto diffusa.

    D. - Chi ha responsabilità, sia a livello nazionale che a livello locale, come può invertire la rotta?

    R. - Può invertire la rotta mettendo la scuola e l’educazione al centro dell’agenda politica: in Sicilia ci accorgiamo, invece, che al centro dell’agenda politica ci sono problemi troppo spesso di natura clientelare. Le faccio un esempio: in questo momento l’Assemblea Regionale sta discutendo su quali direttori generali nominare, dividendoli per i vari partiti che appoggiano il governo, mentre c’è una legge sul diritto allo studio che è ferma da alcuni anni… E questo a nessuno interessa! (mg)

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    Un sorriso per cambiare vita: l’impegno di “Operation Smile” nella cura dei bambini con malformazioni al volto

    ◊   “Cambiamo la vita un sorriso alla volta”: è lo slogan della Fondazione “Operation Smile”. Da quasi 30 anni, in più di 50 Paesi poveri, i volontari dell’organizzazione curano gratuitamente migliaia di bambini nati con gravi malformazioni al volto. Al microfono di Alessandro Gisotti, il presidente del Collegio dei consiglieri scientifici, il dott. Domenico Scopelliti, racconta l’emozione che si prova nel donare un sorriso a questi bambini affetti da malformazioni:

    R. – E’ sempre una cosa nuova, è sempre come se fosse la prima volta. Ogni volta che si va in missione si ha sempre la sensazione che sia la prima volta e ogni volta si ha sempre la sensazione che tutto quello che fai non basti mai. Questa è anche la molla che ci spinge a ritornare ogni volta.

    D. – Il problema del labbro leporino, della palatoschisi, assume una gravità in alcune aree, dove non è soltanto un problema fisico, ma anche di emarginazione sociale...

    R. – Essenzialmente è questo: tutte le malformazioni, in particolare il labbro leporino, che affliggono il viso, creano una diversità e questa diversità non è solo una diversità sul piano estetico, ma è proprio una diversità sul piano sociale. Questa deturpazione nel viso crea loro un disagio chiaramente notevole.

    D. – A volte un intervento chirurgico può durare anche meno di un’ora e si risolve un problema che sembrava apparentemente insormontabile...

    R. – Sì, diciamo che ormai la tecnica chirurgica è abbastanza affinata. Noi forniamo un servizio altamente qualificato e di qualità, coinvolgendo persone che sono altamente professionali e che adottano tecniche chirurgiche che ormai sono universalmente accettate e di comprovata efficacia, dando così a tutti quanti la possibilità, a titolo gratuito, di poter accedere a questi tipi di cure.

    D. – C’è anche un messaggio di incoraggiamento e di speranza ai genitori che magari possono preoccuparsi nel saperlo, quando il bambino è ancora nel grembo della madre, perché oggi è possibile che il nascituro abbia una situazione di questo tipo...

    R. – Sì, chiaramente sono situazioni che possono essere risolte: alcune in maniera brillante, lasciando pochissimi reliquati, e altre, a seconda della gravità, possono dare problemi. Comunque sono bambini che vanno seguiti fino alla fine della crescita.

    D. – “Cambiamo la vita, un sorriso alla volta”, questo poi alla fine nella sua semplicità è il messaggio che la Fondazione propone e porta avanti...

    R. – Chiaramente il sorriso sul bambino è l’essenza di una felicità che fino a quel momento è stata rubata o negata ed è insito anche nel nome stesso che ci siamo scelti. C’è una ricerca affinché tutti i bambini che noi trattiamo possano tornare a sorridere e condividere con gli altri un rapporto che è socialmente paritario. E’ una cosa questa che a noi gratifica molto.(ap)

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    I 90 anni di “TerraSanta”: intervista con il direttore della rivista

    ◊   Il numero corrente di “Terrasanta” segna un compleanno particolare: la rivista della Custodia dei francescani festeggia 90 anni di attività. Dal 2006, la versione cartacea è affiancata dalla testata online Terrasanta.net, che permette di seguire quotidianamente l’attualità mediorientale. Della storia della rivista e degli obiettivi vecchi e nuovi, Fausta Speranza ha parlato con il direttore Giuseppe Caffulli:

    R. – Intanto era un periodo storico molto particolare a Gerusalemme e in Terra Santa. La nascita della rivista “Terra Santa” si colloca nel 1921, agli albori del mandato britannico in Terra Santa. Era finito un mondo, quello dell’impero ottomano; stava nascendo un nuovo assetto e all’interno di questo nuovo assetto la custodia di Terra Santa decide di investire nel settore della comunicazione. E dal necessario legame con i benefattori in tutto il mondo nasceranno anche tutte le altre riviste gemelle: subito dopo la rivista francese, a ruota poi la rivista spagnola, inglese e nelle altre lingue, oggi pubblicata in molte delle lingue occidentali, compreso il polacco.

    D. – In questi trent’anni, le vicende della Terra Santa sono state diverse ma sempre caratterizzate purtroppo dall’assenza di una pace vera e duratura. Come è stato raccontare questa non pace con gli obiettivi della pace nel cuore?

    R. – Si è sempre cercato di dare una lettura particolare che è quella di chi vive in mezzo alla gente, di chi sta in mezzo alle problematiche, non schierandosi necessariamente dall’una o dall’altra parte, ma lavorando per la pace con la caratteristica dell’intercessione, cioè quella del camminare tra le due parti, cercando di favorire l’unità a favore di ciò che unisce, più che ci divide. Sappiamo che la pace è nelle mani di Dio in Terra Santa. Lo scopo che la rivista oggi si pone è essenzialmente quello di continuare a raccontare, come venne detto nel primo editoriale, la meraviglia dei luoghi santi ma soprattutto di portare avanti il messaggio di fede che ci deriva dai luoghi santi. Al futuro si guarda con sano realismo ma sempre con speranza perché sappiamo che noi dobbiamo lavorare, dobbiamo non stancarci mai di rappresentare anche tutti quei segni di pace che ancora oggi sono presenti nel Medio Oriente nonostante il sangue, nonostante le rivolte, nonostante i tanti problemi di discriminazione, di persecuzione che le comunità cristiane hanno. Il nostro compito è quello di portare avanti nella verità questi segni di speranza per favorire una pace che ci auguriamo arrivi il più presto possibile.

    D. - Il primo numero del 2011 festeggia l’anniversario e forse presenta anche qualche novità …

    R. – Sì, certo. Intanto abbiamo voluto dare una rinfrescata da un punto di vista grafico alla rivista con un restyling che ci auguriamo la renda più gradita, fruibile, da parte dei nostri lettori ma soprattutto la possibilità di poter sottoscrivere un abbonamento digitale anche dalla nostra rivista. Abbiamo tanti lettori che ci seguono dall’estero, da ogni parte del mondo: sono missionari, anche semplici laici, che si trovano a lavorare in altre parti del mondo e che hanno a cuore la Terra Santa e potranno ricevere “Terra Santa” in formato digitale e quindi scaricarla anche sulle nuove piattaforme collegandosi al nostro sito www.edizioniterrasanta.it. Anche questo è un segno, una volontà di stare al passo con i tempi, come del resto la custodia ha sempre cercato di fare, per offrire in ogni parte del mondo una presenza, una testimonianza, legata ai luoghi santi. (bf)


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    Chiesa e Società



    Omelia del segretario di Stato Tarcisio Bertone nel 10.mo anniversario della scomparsa del cardinale Casoria

    ◊   “Quando la libertà umana sposa la causa di Cristo e della Chiesa, l’anima si appassiona, lo spirito ringiovanisce, la vita assume le fattezze gioiose dell’amore. Nella testimonianza di vita del porporato campano abbiamo la prova che i comandamenti, se vissuti liberamente, portano alla gioia e alla pace del cuore”. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ricorda così la figura del cardinale Giuseppe Casoria, che fu prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel 10. mo anniversario della sua scomparsa, avvenuta l’8 febbraio del 2001. Nell’omelia della celebrazione eucaristica tenutasi in occasione della commemorazione, oggi nella Basilica di San Giuseppe al Trionfale di cui il cardinale Casoria fu titolare, il segretario di Stato Vaticano ha parlato del compianto porporato come di “un testimone della fede”. Un testimone che “ha posto al servizio della Chiesa la sua libertà”, invitando i presenti a trarre dalla sua esperienza di vita e di fede l’invito a “scoprire il senso autentico della nostra libertà nell’obbedienza a Dio e alla sua volontà”. Con riferimento al Vangelo odierno, il cardinale Bertone si è poi soffermato sul ruolo della legge divina in rapporto con la libertà umana. Se “il modo di pensare tipico dei nostri tempi, caratterizzato da un accentuato soggettivismo” fa ritenere, ad uno sguardo superficiale, che “la legge morale, che Dio propone all’uomo come strada di realizzazione e di salvezza” e la libertà siano “contrapposte”, in qualche modo separate, “una riflessione più profonda permette, invece, di comprendere che la libertà è la facoltà che ci consente di aderire al bene e di realizzarlo”. “Non è veramente libero chi pone sullo stesso piano il bene e il male, ma chi si propone di scegliere tra il bene e il meglio”. Citando il passo del Vangelo di Matteo in cui Gesù dice “Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel proprio cuore”, il porporato ha osservato che “la nostra vita morale si valuta a partire dalla correttezza delle intenzioni del cuore prima che dall’analisi delle nostre azioni” e che possiamo combattere il peccato “solo purificando il nostro cuore e formando la nostra coscienza con una tensione continua verso il bene, seguendo la legge di Dio e i suoi comandamenti”. “La legge divina – ha spiegato il cardinale Bertone - non opprime la libertà umana, ma la orienta verso la dimensione dell’amore. L’amore, richiestoci da Dio, è l’unica legge in grado di liberare la nostra libertà dai lacci dell’interesse, dell’egoismo e dell’inclinazione al male”. Ricordando il pensiero di Sant’Agostino, che in una celebre espressione ebbe a dire: “Ama e fa’ ciò che vuoi”, il Segretario di Stato ha osservato che “chi è guidato dall’amore per Dio e per i fratelli non si trova mai nell’imbarazzo dell’infrangere la legge. La legge è necessaria per maturare, ma gli empi la guardano come un ostacolo, i giusti come un aiuto alla libertà”. Parimenti – ha concluso il porporato - “il comandamento dell’amore non è un ostacolo al nostro essere liberi, bensì ne è il compimento, è il culmine della libertà”. (C.D.L.)

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    Cambogia, la povertà favorisce malattie croniche: milioni di persone rischiano il diabete

    ◊   E’ “un killer silenzioso” che colpisce mortalmente circa 200 persone l’anno, difficile da contrastare perché “non si riconosce fino alla comparsa dei sintomi, quando spesso è troppo tardi per intervenire”. E’ il diabete – spiega Lim Keuky, autore di una ricerca del 2005 e responsabile del Cambodian Diabetes Association - che in Cambogia colpisce un numero crescente di persone, soprattutto nelle province di Siem Reap, nel nord ovest, e di Kampong Cham, nella regione centro orientale del Paese: circa 8 mila morti nel 2010 secondo l'International Diabetes Federation, e 352 mila adulti affetti dalla patologia nel 2009, stando a quanto riferisce la Belgium-based International Diabetes Federation nel suo “Diabetes Atlas 2009”. Una minaccia alla popolazione del Paese che trova alimento nella crescente povertà: un terzo dei cambogiani vive al di sotto della soglia nazionale di povertà con 75 centesimi di dollaro al giorno, secondo le recenti statistiche del governo cambogiano. Ma anche, paradossalmente, nella crescita economica e nel fenomeno dell’urbanizzazione che hanno determinato un cambiamento negli stili alimentari della popolazione più povera. Una condizione che alimenta preoccupazioni per la potenziale diffusione della malattia: uno studio pubblicato dalla rivista Lancet afferma che le malattie croniche come il diabete possono uccidere fino a 4.2 milioni di persone all'anno nel sudest asiatico entro il 2030. Sul piano mondiale, circa l'80% di tutti i casi di diabete sono registrati in Paesi a basso e medio reddito, e la malattia colpisce prevalentemente la popolazione tra 45 e 64 anni. Globalmente, circa 4 milioni di decessi sono attribuiti ogni anno a questa malattia, rispetto ai 3 milioni causati dall'Aids e ad 1 milione dalla malaria. Il diabete è responsabile di circa il 5% di tutte le morti ogni anno e, secondo l'Oms, se non vengono immediatamente prese adeguate misure, le cifre potrebbero superare il 50% nei prossimi 10 anni. (C.D.L.)

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    Acli, convegno su povertà e crisi

    ◊   Si intitola “La povertà oltre la crisi” il convegno nazionale promosso dalle Acli a Roma, presso Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati, martedì 22 febbraio. Saranno presenti – secondo un comunicato della presidenza nazionale ripreso dal Sir – il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Maurizio Sacconi e altri esponenti politici, fra cui Enrico Letta, vicesegretario del Partito democratico, Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera dei Deputati (Pdl) e Rocco Buttiglione, vice presidente della Camera (Udc). Per le Acli interverrà il presidente nazionale Andrea Olivero, e a seguire Francesco Marsico, vicedirettore vicario della Caritas italiana, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, e Silvia Stefanovich, del dipartimento politiche sociale e della salute della Cisl. Per l’occasione sarà presentata l’azione sociale delle Acli contro la povertà precisata nella pubblicazione “Per un piano nazionale contro la povertà”, ed elaborata in collaborazione con un team di ricercatori coordinati dal prof. Cristiano Gori, docente di politiche sociali alla Cattolica di Milano. (C.D.L.)

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    Cattedrale di Noto. Dopo il crollo del 1996, inaugurati gli affreschi della cupola

    ◊   Tornano finalmente all’antico splendore gli affreschi della cupola della cattedrale di Noto, la città capitale del barocco siciliano, anche detta “il Giardino di pietra”, riconosciuta patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. A quindici anni dal crollo che l’aveva devastata, il 13 marzo del 1996, interessando la navata centrale e quella destra, alcuni piloni e gran parte della cupola, grazie ad importanti lavori di restauro, l’antica chiesa mostra al mondo la ritrovata bellezza dei suoi dipinti. Alla cerimonia d’inaugurazione, presieduta oggi dal vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, che ha consacrato l'altare centrale e benedetto l'ambone e la croce, anch’essi restaurati, hanno partecipato, tra gli altri, il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, il capo del dipartimento della Protezione civile nazionale Franco Gabrielli, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, e il critico d'arte e sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi. La complessa ricostruzione è avvenuta coniugando antiche tecniche costruttive e moderne tecnologie sviluppate nel campo dell'ingegneria antisismica. Lavori durati anni e non ancora del tutto conclusi. (C.D.L.)

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    Gmg 2011: da Barcellona a Madrid, 120 giovani in pellegrinaggio

    ◊   Un pellegrinaggio da Barcellona a Madrid, per partecipare alla XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà dal 16 al 21 agosto. I protagonisti sono un gruppo di 120 ragazzi della parrocchia di Santa Teresa del bambino Gesù di Barcellona, che, sotto la guida di padre Ferrán Lorda, hanno scelto di prepararsi al grande evento internazionale percorrendo circa 600 chilometri a piedi. Tre gli obiettivi dell’iniziativa – spiega padre Lorda: “La crescita personale dei giovani, dar testimonianza di Cristo nel mondo, aiutare la costruzione di una scuola in Burkina Faso”. I ragazzi partiranno il 23 luglio da Barcellona per giungere nella capitale spagnola il 18 agosto, e lungo il percorso incontreranno per due volte i propri genitori: a Saragozza prima e a Barajas, alle porte di Madrid, poi, per fare insieme l’ultimo tratto di pellegrinaggi a testimoniare che – ha sottolineato padre Lorda - “la Gmg tocca tutta la famiglia”. (C.D.L.)

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    Cathopedia: l’enciclopedia sulla dottrina della Chiesa compie 5 anni

    ◊   Raccoglie oltre 7 mila voci e vanta 20 mila visite al mese, con 46 mila pagine visitate: è Cathopedia, l’enciclopedia cattolica che riporta il pensiero e la dottrina della Chiesa sui temi più variegati e che oggi, 13 febbraio, compie 5 anni. Il progetto, che ha ricevuto lo scorso anno l’apprezzamento ufficiale della Cei, nasce per iniziativa di due sacerdoti genovesi, Paolo e Giovanni Benvenuto, che spiegano: Cathopedia “punta all’autorevolezza delle voci”. Ha quindi una struttura gerarchica di contribuzione, alla cui sommità stanno quanti hanno conseguito titoli accademici ecclesiastici, ovvero altri titoli che indicano la competenza in uno specifico ambito di conoscenze. Le voci che vi compaiono, infatti, devono rispecchiare fedelmente il punto di vista cattolico e rappresentano quindi un primo punto di riferimento per chi vuol conoscere la dottrina e il pensiero della Chiesa. (C.D.L.)

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    L’Africa protagonista della 61.ma edizione Festival del cinema di Berlino

    ◊   La trasmissione della violenza, il torbido della storia politica latino americana, il cuore oscuro dell’Africa: raccontando il presente e il passato del mondo, tre film hanno animato il programma della Berlinale in questi primi due giorni. “Yelling to the sky”, opera prima della regista Victoria Mahoney, mette in scena la vicenda di una ragazza afroamericana che adotta a stile di vita il comportamento aggressivo e violento di cui è vittima nell’ambito familiare, fino al momento in cui comprende che deve spezzare un tale circolo vizioso. Se il soggetto può sembrare alquanto semplice e convenzionale, è dalla forma adottata che il film trae tutto il suo fascino: un pedinamento dei personaggi che introduce lo spettatore nella carica di energia che li pervade, fino a fargli sentire sulla sua propria pelle la tensione di un luogo e di una situazione. Seppure con altri tempi e un altro procedimento formale, la stessa sensazione si ricava dalla visione di “El premio”, altra opera prima, questa volta di una cineasta argentina. Qui siamo trasportati ai tempi della dittatura militare e soprattutto nel clima claustrofobico di una famiglia costretta alla clandestinità. La protagonista vorrebbe vivere come le altre bambine della sua età, ma non può perché è vincolata al segreto che tiene liberi e in vita i suoi genitori. L’occasione di un tema scolastico la tradirà. Se in “Yelling to the sky”, il ritmo è veloce come le battute dei personaggi, in “El premio”, la scelta è quella dei tempi lunghi, dilatati, in cui l’emozione prende forma nel silenzio degli sguardi e dell’attesa. In “Sleeping Sickness”, del tedesco Ulrich Köhler l’adesione ai luoghi e alle vicende filmate è invece pressoché totale. Qui siamo in Africa, alle prese non solo con la malattia del sonno, che dà il titolo al film, ma anche e soprattutto con quell’attrazione torbida, irresistibile e talvolta malsana che ha legato i viaggiatori al continente africano e che per anni i tutti quelli che ne tornavano hanno chiamato “mal d’Africa”. Già fino dalla sequenza d’apertura, una lunga carrellata nella notte a bordo di una macchina che porta il protagonista medico e la sua famiglia dall’aeroporto alla cittadina in cui vivono, il tono della storia è chiaro: si tratta di un’incursione nel cuore delle tenebre, una caduta libera nel cinismo della disperazione. La famiglia di lì a poco si disgregherà e il medico non avrà che un funzionario dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a testimone della sua propria fine. Il film di Kohler, rispettoso dei corpi e dei luoghi, onesto fino alla sgradevolezza nel mostrare le contraddizioni degli uomini e delle istituzioni, pietoso nei confronti dei loro destini, è ellittico e misterioso e ci lascia di fronte alla questione irrisolta di un continente, depredato e martoriato, ancora alla ricerca del proprio futuro. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Egitto: prima riunione del governo di transizione mentre i militari confermano i trattati di pace con Israele

    ◊   A due giorni dalle dimissioni di Mubarak in Egitto si apre l’attività del governo di transizione, presieduto dal primo ministro Ahmad Shafik, che si è riunito per la prima volta questa mattina per esaminare la situazione interna. Intanto il Consiglio supremo delle forze armate manda segnali positivi alla comunità internazionale confermando i trattati di pace con Israele. Il servizio di Marco Guerra:

    Le priorità del governo egiziano, dopo le dimissioni del presidente Hosni Mubarak, sono il ripristino della sicurezza e il ritorno alla vita normale per la popolazione. Lo ha detto ieri sera il primo ministro Ahmed Shafiq alla televisione di Stato, dopo aver incontrato il capo del Consiglio supremo militare, Mohammed Hussein Tantawi. I due poteri, quello civile e quello militare, mostrano una certa comunità di intenti. Il consiglio dei 16 generali guidati dal ministro della Difesa conferma infatti che il governo attuale resterà in carica fino alla formazione di un nuovo esecutivo che aprirà la strada ad una autorità eletta per costruire uno Stato libero e democratico. Al riconoscimento del governo si aggiunge anche quello dei trattati di pace con Israele che assicurano l’intera stabilità della regione mediorientale. Grande soddisfazione è stata espressa dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dalla Casa Bianca. E l’esercito vuole un ritorno alla normalità anche per le strade e nei luoghi simbolo della rivolta. Questa mattina i militari hanno chiesto di smontare le tende e di sgomberare pizza Tahrir ai 2000 manifestati accampati da oltre 15 giorni. E non sono mancati momenti di tensione: la polizia militare ha sparato in aria mentre i manifestati chiedevano a gran voce l'annullamento della legge d'emergenza in vigore dal 1981. Intanto in Egitto si aprono i giochi politici in vista del voto. Ieri Amr Moussa ha annunciato le sue imminenti dimissioni da capo della lega araba. In molti lo leggono come il segnale di una sua probabile candidatura.

    Ancora tensioni nel mondo arabo, manifestazioni in Yemen e Algeria
    Non si placa il contagio della crisi egiziana sul mondo arabo. In Algeria ieri si sono tenute nuove proteste antigovernative nonostante il divieto delle autorità e il massiccio dispiegamento delle forze di sicurezza. Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente nella capitale ed in altre città del Paese rispondendo all'appello di sindacati, partiti d'opposizione e sindacati, riuniti nel 'Collettivo per la democrazia e il cambiamento'. Bilanci contrastati tra gli organizzatori che parlano di 10 mila manifestanti e le autorità che ne hanno stimate appena 250. Dimostrazioni di piazza anche in Yemen, dove ieri i sostenitori del presidente Ali Abdullah Saleh hanno attaccato a Sanaa i dimostranti anti governativi che celebravano la caduta di Mubarak in Egitto e chiedevano le dimissioni del capo dello Stato. Intanto la coalizione politica all'opposizione ha detto di accettare “le riforme politiche proposte dal presidente Saleh il 2 febbraio", con riferimento all'impegno del capo dello Stato di non ricandidarsi per un altro mandato e di non passare il potere a suo figlio. “Siamo pronti all'avvio di un dialogo nazionale con il partito del presidente” anche da subito, aggiungono i leader dell'opposizione yemenita, sostenendo di voler evitare le proteste che hanno infiammato Tunisia ed Egitto.

    Medio Oriente, Anp annuncia elezioni
    L'Autorità nazionale palestinese presieduta da Abu Mazen ha annunciato che si terranno entro settembre le elezioni presidenziali e legislative. La decisione arriva dopo diversi rinvii e sull’onda degli eventi in Egitto. L'Anp ha inoltre esortato tutte le fazioni ad accantonare le differenze, ma subito dopo è arrivata la risposta negativa di Hamas – movimento radicale al potere nella Striscia di Gaza - con il portavoce del gruppo che ha detto che il movimento islamico non riconosce più la legittimità dell'Autorità di indire elezioni e non riconoscerà il risultato delle urne. Quasi contemporaneamente si è dimesso oggi il principale negoziatore palestinese per il Medio Oriente, Saeb Eerekat. Di recente WikiLeaks aveva rivelato impopolari rinunce e concessioni palestinesi nei negoziati di pace con Israele.

    Iraq violenza
    Iraq ancora senza pace. Ieri almeno 48 pellegrini sciiti sono morti e circa 80 sono rimasti feriti nell'esplosione dell’autobus sul quale viaggiavano contro il quale si è lanciato un kamikaze, l'automezzo sostava in una stazione delle corriere vicino a Samarra, a nord di Baghdad. l'automezzo era parcheggiato in una stazione delle corriere vicino a Samarra, a nord di Baghdad.

    Italia, emergenza sbarchi a Lampedusa
    Non accennano a fermarsi gli sbarchi sulle coste della Sicilia e in particolare sull’isola di Lampedusa a seguito della nuova ondata migratoria causata dalla crisi politica in Tunisia. Dopo l’ennesima notte di arrivi a Lampedusa si contano oltre 2000 immigrati, molti dei quali sono ospitati nel porto e in altre strutture ormai al collasso. Per fronteggiare l’emergenza il sindaco ha chiesto al ministro degli interi Maroni di riaprire il centro di accoglienza, chiuso dopo gli accordi con la Libia, ed è ripreso il ponte aereo per trasferire gli extracomunitari nei centri sulla terra ferma. Intanto i velivoli della Guardia Costiera hanno avvistato altri barconi che potrebbero raggiungere l’isola nelle prossime ore. “Siamo soli, l'Europa non sta facendo nulla": è il commento del ministro dell'interno Roberto Maroni, che si detto molto preoccupato per la situazione.

    Italia, Fiat piano di sviluppo
    I vertici della Fiat hanno confermato al governo l’intenzione di perseguire gli obiettivi di sviluppo dell’azienda, con la crescita della produzione in Italia da 650mila a 1 milione e 400mila auto e con un investimento da circa 20 miliardi di euro. Ieri a Palazzo Chigi l’incontro del presidente e dell’amministratore delegato della Fiat Elkann e Marchionne con il premier Berlusconi e i ministri dell’Economia Tremonti, del Lavoro Sacconi e dello Sviluppo Romani. Giudizio positivo dall’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Debora Donnini lo ha intervistato:

    R. – Certamente tutto questo è un fatto positivo: quando si coinvolge direttamente il governo e le componenti anche istituzionali del territorio, il tavolo di confronto non è soltanto di tipo teorico, ma porta anche all’assunzione di impegni di responsabilità, porta ad investimenti e ad una strategia industriale, che coinvolge anche la politica. C’è, quindi, la speranza che si possa veramente andare avanti con serenità e con impegno. E’ chiaro – però – che bisognerà coinvolgere poi anche le parti sociali, perché sono direttamente interessate. Mi auguro che ci sia anche un impegnativo compito per ritrovare unità, collaborazione e intesa anche con le parti sociale, con tutte le parti sociali. Certo, qui a Torino, la preoccupazione è forte.

    D. – Perché c’è preoccupazione?

    R. – La preoccupazione c’è perché da tutte queste voci che si rincorrono – alla televisione, alla radio, sui giornali – potrebbe sembrare che la Fiat sia sul punto di partire: è stato confermato, invece, che la governance rimane a Torino e io non oso assolutamente pensare che in futuro possano emergere ragioni per spostarla negli Stati Uniti, anche se la Fiat certo è una multinazionale ormai e come tale deve rispondere ad esigenze e a prospettive nuove rispetto al passato... Ma a Torino non solo è nata, ma è cresciuta, ci sono professionalità, competenze qualificate sia nel gruppo dirigenti che nei lavoratori, sia nel tessuto delle famiglie e della società piemontese, che possono garantire uno sviluppo veramente per il futuro.

    D. – Il sindaco di Torino, Chiamparino, parla di un passo in avanti, ma – dice – serve un sistema che coinvolga maggiormente i lavoratori nei processi aziendali…

    R. – Certo! E questo lo dice anche il Papa nella Caritas in veritate: l’impresa non appartiene solo alla proprietà o – diciamo – ai manager, ma tutti coloro che sono coinvolti devono sentirsi pienamente partecipi e responsabili. Il Papa dice che uno dei peggiori rischi che si corre oggi è proprio che l’impresa risponda esclusivamente a chi in essa investe, finendo per ridurre così la sua valenza sociale. Sottolinea, quindi, che non può essere considerata solo una realtà strettamente economica o produttrice di reddito e di ricchezza, essendo certamente, ma è anche una realtà che ha una grande valenza sociale, che aiuta la comunità del territori a rinnovarsi, che aiuta le persone coinvolte nel processo produttivo che si devono sentire partecipi e responsabili di questo processo produttivo. (mg)

    Rapporto del Consiglio d’Europa denuncia traffico d’organi in Kosovo
    L'Occidente sapeva perfettamente del traffico di organi umani in Kosovo e Albania messo in atto alla fine degli anni novanta dagli indipendentisti albanesi dell'Uck, ma ha taciuto e nessuno ha mai fatto nulla. La denuncia arriva dallo svizzero Dick Marty, autore del rapporto scottante approvato il mese scorso dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Tutti i nomi di coloro che vengono citati nel suo rapporto, compreso l'attuale premier kosovaro Hashim Thaci (a quei tempi tra i leader dell'Uck) sono apparsi spesso in rapporti di polizia, messaggi diplomatici, indagini e rapporti di servizi segreti stranieri,ha aggiunto Dick Marty, che ha definito un ''vero scandalo'' tale silenzio degli occidentali. Nel suo rapporto Dick Marty accusa la dirigenza dell'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), compreso l'attuale premier kosovaro Hashim Thaci, di aver messo in atto alla fine degli anni novanta un traffico di organi espiantati a prigionieri serbi da loro uccisi. Thaci ha respinto seccamente ogni accusa e si è detto pronto a collaborare nelle indagini. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 44

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.