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Sommario del 11/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Provvista di Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo e nomine
  • La Chiesa celebra la Beata Vergine di Lourdes. Gli insegnamenti del Papa: la gioia cristiana non dimentica la sofferenza
  • La Radio Vaticana compie 80 anni. Ieri la conferenza stampa ai Musei Vaticani
  • All'Università di Bologna, l'inaugurazione del "Cortile dei Gentili". Intervista con il cardinale Ravasi
  • Patti Lateranensi, modello legislativo per difendere la libertà religiosa. Uno spunto dell'Osservatore Romano
  • L’Annuario statistico della Chiesa 2009 indica un aumento delle ordinazioni sacerdotali nel mondo
  • Vaticano, incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mubarak lascia Il Cairo mentre proseguono le proteste e la lotta di potere al vertice dell'Egitto
  • Convegno dei vescovi vicini al Movimento dei Focolari. Ai nostri microfoni l'arcivescovo di Belem
  • Chiesa e Società

  • India. Al raduno di estremisti indù gravi attacchi contro cristiani e musulmani
  • Pakistan. Sacerdote del Punjab: i cristiani sono a rischio. Un giovane torturato e ucciso
  • Iraq. Mons. Sako sulla situazione in Egitto: il Medio Oriente è un vulcano che fa paura
  • Lourdes: in pellegrinaggio anche un gruppo di cristiani iracheni feriti a Baghdad
  • Colombia: il contributo della Chiesa al processo di pace del Paese
  • Usa: le conclusioni dell'incontro dei vescovi della Chiesa in America su nuovi media e Vangelo
  • A Belgrado comitato congiunto Chiese e vescovi europei sul contributo dei cristiani nel continente
  • Vescovi francesi su bimbo concepito per curare fratello malato: non rispettata la dignità umana
  • All’Onu si riflette sulla prevenzione dei disastri naturali e sulla riduzione del rischio
  • Gli esperi di polizia avvertono: “L'Africa al centro delle rotte mondiali della droga”
  • Visita in India del cardinale O’Connor: i vescovi vorrebbero che il Papa tornasse nel Paese
  • Georgia: istituita la "Cardinal Pio Laghi Foundation" per i poveri di Tbilisi
  • Ieri a Roma la scomparsa improvvisa dell’arcivescovo metropolita di Lublino
  • È on line il sito dell’Opera Romana Pellegrinaggi sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Vescovi della Lombardia: i giovani sono “sfiduciati per il futuro e confusi moralmente”
  • Festival del cinema di Berlino: per le Chiese tedesche 20 anni di Giuria ecumenica
  • Abbazia di San Paolo: conferenza meditazione sul Macbeth di Shakespeare
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora proteste e manifestazioni in tutto il mondo arabo-musulmano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Provvista di Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo e nomine

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, Benedetto XVI ha elevato la prefettura apostolica di Likouala al rango di diocesi, con il nome di Impfondo e con la medesima configurazione territoriale. Come primo vescovo il Papa ha nominato, padre Jean Gardin, della Congregazione dello Spirito Santo, finora prefetto apostolico di Likouala.

    La nuova diocesi, sorta come prefettura nel 2000, ha una superficie di 66 mila kmq., e una popolazione di 167 mila abitanti. Nel vasto territorio, posto a nordest della nazione congolese, sono presenti poco più di 45 mila cattolici (circa il 27% degli abitanti totali). Le parrocchie sono 8, dirette da altrettanti sacerdoti (1 diocesano e 7 Fidei Donum), con 5 missionari Spiritani, 8 Fratelli coadiutori. Le religiose sono 16 e i seminaristi maggiori 5. La chiesa principale della Prefettura è dedicata alla “Blessed Virgin Mary”.

    Il neopresule, mons. Gardin, 69 anni, è originario della Francia. Dopo gli studi primari e secondari, è entrato nella Congregazione dello Spirito Santo dove è stato ordinato sacerdote. In seguito ha conseguito il Baccellierato in Teologia presso l’Institut Catholique di Parigi, è stato nel Congo-Brazzaville, ha lavorato presso le Missioni cattoliche di Ewo e di Mossaka, “missioni lungo il fiume”, nella Diocesi di Owando e quindi nella regione missionaria del Likouala, appartenente in quel tempo alla Diocesi di Ouesso. Rientrato in Francia, è stato eletto superiore della comunità dei Padri Spiritani della Regione ovest di Rennes, nonché responsabile del Centro missionario di Poullart-des-Places.

    Sempre nella Repubblica Democratica del Congo, il Pontefice ha nominato vescovo della diocesi di Owando il sacerdote Victor Abagna Mossa, attualmente impegnato nella pastorale dei Congolesi a Namur, in Belgio. Il presule ha 64 anni ed è originario della zona di Owando. Al Seminario maggiore di Brazzaville ha seguito i corsi di Filosofia e di Teologia, quindi è stato ordinato sacerdote. In seguito è stato vicario parrocchiale, docente e direttore di seminario, parroco e vicario generale della Diocesi di Owando.

    La Diocesi di Owando, suffraganea dell'Arcidiocesi di Brazzaville, ha una superficie di 113.250 kmq e una popolazione di 525 mila abitanti, dei quali 400 mila cattolici, suddivisi in 22 parrocchie, con 49 sacerdoti (47 diocesani e 2 Fidei donum), 7 fratelli religiosi e 81 seminaristi maggiori; 55 sacerdoti di questa diocesi vivono in Europa da studenti o residenti.

    In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Raphael Cheenath, dei Padri Verbiti. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. John Barwa, anch’egli religioso Verbita, finora vescovo di Rourkela.


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    La Chiesa celebra la Beata Vergine di Lourdes. Gli insegnamenti del Papa: la gioia cristiana non dimentica la sofferenza

    ◊   Oggi è la memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes e 19.ma Giornata Mondiale del Malato. Nel servizio, Fausta Speranza ci ricorda alcuni momenti del Pontificato di Benedetto XVI dedicati in particolare alla Vergine di Lourdes:

    Nella sua prima Enciclica, la Deus Caritas est, Benedetto XVI parla dell’amore che si dona e che attinge da Dio; e parla dell’azione umanitaria e spirituale della Chiesa nei confronti dei malati, come tratto che caratterizza la comunità ecclesiale, soffermandosi sulla valenza comunitaria e istituzionale della mano tesa ai sofferenti nella storia della Chiesa. Nella seconda Enciclica, la Spe Salvi, Benedetto XVI, parlando più in generale dell’uomo, chiarisce che “la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente”. Sono punti fermi nel Pontificato del Papa, che ha celebrato i 150 anni delle apparizioni della Vergine a Lourdes, recandosi nel Santuario dedicato per eccellenza alla sofferenza nel 2008. Per l’occasione, il Papa aveva concesso l’indulgenza plenaria e nel relativo Decreto della Penitenzieria Apostolica si legge che “l’innumerevole serie di prodigi” riguardo alla salute del corpo e dello spirito avvenuti a Lourdes per intercessione della Vergine Maria, dimostra “con evidenza che il fine integrale dell’uomo è il bene di tutta la persona, qui sulla terra e soprattutto nell’eternità della salvezza”.

    Il 15 settembre 2008, concludendo il viaggio in Francia che lo ha portato alla Grotta dove la Madonna è apparsa a Bernadette Soubirous, il Papa dice:

    "Le Pape se devait de venir à Lourdes pour célébrer le 150e anniversaire...
    Il Papa aveva il dovere di venire a Lourdes per celebrarvi il 150.mo delle apparizioni. Davanti alla Grotta di Massabielle ho pregato per tutti voi. Ho pregato per la Chiesa. Ho pregato per la Francia e per il mondo".

    “Lourdes è come una luce nell’oscurità del nostro brancolare verso Dio – afferma Benedetto XVI pellegrino alla Grotta della Vergine Maria”. “Maria – aggiunge – vi ha aperto una porta verso un aldilà che ci interroga e ci seduce”. E il Papa “per tre giorni si è messo alla sua scuola”.

    Una “scuola” che in particolare si rinnova ogni anno nel giorno della Memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes. L’11 febbraio dell’anno scorso il Papa ricorda che Maria, Salute dei malati, “ha sempre mostrato, nell’accompagnare il cammino della Chiesa, una speciale sollecitudine per i sofferenti”, come “danno testimonianza le migliaia di persone che si recano nei santuari mariani per invocare la Madre di Cristo e trovano in Lei forza e sollievo”:

    “Noi viviamo una gioia che non dimentica la sofferenza, anzi la comprende. In questo modo i malati e tutti i sofferenti sono nella Chiesa non solo destinatari di attenzione e di cura, ma prima ancora e soprattutto sono protagonisti del pellegrinaggio della fede e della speranza”.

    E quindi, il Papa si sofferma sul “Magnificat”, il canto della Vergine, di cui ognuno può scoprire la ricchezza nel proprio vissuto:

    “Il Magnificat non è il canto di coloro ai quali arride la fortuna, che hanno sempre 'il vento in poppa'; è piuttosto il ringraziamento di chi conosce i drammi della vita, ma confida nell’opera redentrice di Dio. È un canto che esprime la fede provata di generazioni di uomini e donne che hanno posto in Dio la loro speranza e si sono impegnati in prima persona, come Maria, per essere di aiuto ai fratelli nel bisogno”.

    Infine, in questo brevissimo excursus tra le citazioni di Benedetto XVI, anche se ve ne sarebbero ancora tante altre, arriviamo a domenica scorsa in cui il Papa all’Angelus parla del tema della Giornata mondiale del Malato 2011 che si celebra oggi, memoria della Beata Vergine di Lourdes:

    “Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari a riconoscere nell’ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilità, ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarietà e offrire risposte adeguate e competenti”.

    E’ un’occasione – dice il Papa – “per accrescere la sensibilità delle comunità ecclesiali e della società civile verso chi soffre nel fisico”.

    Benedetto XVI, nel suo Messaggio dedicato ai malati nel 2011, sottolinea come l’appuntamento sia occasione propizia per “riflettere sul mistero della sofferenza e rendere più sensibili le comunità diocesane e la società civile verso i fratelli e le sorelle malati”. Nel testo, il Pontefice esorta inoltre i sofferenti a prendere esempio dall'ultima stagione della vita di Giovanni Paolo II. Romilda Ferrauto ne ha parlato con l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, intervistato da :

    R. – Il Santo Padre dice nel Messaggio: “Desidero esprimere il mio affetto a tutti e a ciascuno, sentendomi partecipe delle sofferenze e delle speranze che vivete quotidianamente in unione a Cristo Crocifisso e Risorto, perché vi doni la pace e la guarigione del cuore”. E’ molto importante la guarigione del cuore. Quindi, Papa Benedetto XVI aggiunge: “Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata mondiale del Malato, invito anche le autorità affinché investano sempre più energie in strutture sanitarie che siano di aiuto e di sostegno ai sofferenti e soprattutto ai più poveri e più bisognosi”. Ma il Santo Padre parla anche di Giovanni Paolo II, ricordando che è lui che ha voluto questa Giornata mondiale del Malato.

    D. – Giovanni Paolo II che ha dato una testimonianza magnifica con la sua sofferenza, con il suo coraggio davanti al dolore…

    R. – Era veramente un sofferente fra i sofferenti. Noi sappiamo, quando era in ospedale, come la gente pregasse per lui, così come si pregava all’inizio della Chiesa per Pietro. E’ quindi una grande gioia che il Papa della sofferenza diverrà Beato e speriamo che dall’alto dei cieli benedica i sofferenti e i malati.

    D. – E’ appena terminato un anno molto importante per il vostro dicastero, nel quale avete festeggiato – con varie iniziative – i 25 anni di vita. Che bilancio può farci di quest’anno così importante?

    R. – In questo momento, penso ai miei predecessori. Penso al cardinale Fiorenzo Angelini, che ha fatto veramente tanto: si potrebbe dire che sia il cofondatore di questa bellissima realtà che è il Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Penso al cardinale Barragan, che ha continuato questo bellissimo lavoro, tanto importante per la difesa della vita, per la cultura della vita.

    D. – Cosa riserva il futuro al suo dicastero, quali altre iniziative?

    R. – Vorremmo ora rielaborare la Carta per gli operatori sanitari, perché in 15 anni sono emersi nuovi problemi, sono stati elaborati nuovi documenti. Il prossimo novembre, terremo la conferenza internazionale ed anche questo rappresenterà un momento molto importante: ci occuperemo dei non vedenti, dopo che due anni fa abbiamo affrontato il tema dei non udenti. Ogni giorno, poi, teniamo degli incontri con i vescovi che vengono dai diversi Paesi in visita ad Limina, perché vogliamo cercare di essere utili per le Chiese locali. Infine, vorrei cogliere l’occasione per salutare tutti i malati del mondo, gli operatori sanitari e recitare insieme a voi una preghiera che ha preparato la Conferenza episcopale italiana: “Padre, che ami la vita, ti imploriamo nella salute e nella malattia. Tu non vuoi il nostro male, né ci lasci soli nel dolore. La Pasqua di tuo Figlio Gesù Cristo ci ha salvato per sempre dalla morte, dalle sue piaghe siamo veramente guariti. Spirito del Risorto consolaci, rendici fratelli nella sofferenza, fa che le mani di chi cura siano piene dell’amore e della tenerezza di Maria, Madre di Misericordia”. (mg)

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    La Radio Vaticana compie 80 anni. Ieri la conferenza stampa ai Musei Vaticani

    ◊   La Radio Vaticana “è una grande famiglia che non conosce frontiere”. E’ quanto ha affermato il cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenendo alla conferenza tenutasi ieri, presso i Musei Vaticani, per l’80.mo anniversario dell’emittente pontificia. “Nella molteplicità delle culture e delle lingue – ha aggiunto il porporato citando le parole pronunciate da Benedetto XVI per il 75.mo anniversario – tutti sono fratelli e sorelle, e così rappresentano una grande forza per la pace”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    E’ il 1931 e sono passati due anni dalla fondazione del nuovo Stato della Città del Vaticano. In questo contesto – ha ricordato il cardinale Giovanni Lajolo - nasce la Radio Vaticana:

    “Nel secondo anniversario della nascita dello Stato, 12 febbraio del 1931, il Papa inaugura la nuova Stazione. La Città del Vaticano ha così uno strumento proprio di telecomunicazioni che la rende sovrana e autonoma in questo campo, potendo sviluppare servizi radiotelegrafici e radiotelefonici propri”.

    Gli anni della nascita della Radio sono segnati in particolare dall’affermazione di totalitarismi oppressivi e negatori della libertà religiosa:

    “La Radio si presenta allora come lo strumento più adatto, spesso l’unico, per diffondere un messaggio di fede e di libertà capace di superare le frontiere che sono state chiuse, e di entrare nelle case e nei luoghi dove si continua a coltivare – spesso nascostamente e talvolta perfino a rischio della propria vita – la speranza di tempi migliori”.

    Il porporato ha ricordato che, dopo il grande evento del Concilio Vaticano II, la Radio viene chiamata e incoraggiata a continuare a partecipare sempre più efficacemente “alla missione di evangelizzazione e di guida morale del papato nel mondo di oggi”. Proprio sulla missione dell’emittente pontificia, al servizio dell’annuncio del Vangelo, si è soffermato padre Federico Lombardi, direttore generale della Radio Vaticana. La comunità dell’emittente del Papa è chiamata a collaborare con il Santo Padre ed il suo compito specifico – ha affermato padre Lombardi – riguarda il “come comunicare”:

    “Come comunicare efficacemente, in un linguaggio chiaro e comprensibile, in modo da raggiungere tante persone, arrivare alla loro mente, al loro cuore, possibilmente toccarlo. E per questo bisogna assimilare il messaggio che si riceve, farlo proprio, per poterlo esprimere in modo vissuto e credibile, con le lingue, i generi espressivi e le tecnologie adatte”.

    Sono molteplici le vie e le modalità attraverso cui oggi si diffonde il messaggio della Radio Vaticana. Alle antenne e alle onde si sono aggiunti i collegamenti satellitari, Internet e la fioritura di nuove applicazioni. Questa pluralità - ha detto padre Lombardi - suscita una domanda:

    “Siamo ancora una ‘radio’? O non siamo piuttosto una grande comunità di comunicatori e tecnici al servizio della missione del Santo Padre, che – coinvolta nelle grandi trasformazioni dell’era digitale – cerca di usare le vie migliori per comunicare, in collaborazione con tutti quelli che possono contribuire a tale missione? Forse siamo piuttosto questo”.

    Questa comunità di comunicatori e tecnici è internazionale e multiculturale. La Radio Vaticana probabilmente, con 40 lingue e 15 alfabeti diversi, è l’emittente internazionale oggi con il numero maggiore di lingue usate:

    “Noi ne siamo fieri e consideriamo questa varietà linguistica una ricchezza per la Santa Sede, un segno della universalità della Chiesa cattolica e del suo apprezzamento per le diverse culture, anche se a volte piccole o addirittura marginali dal punto di vista della grande geopolitica”.

    La difesa della varietà linguistica e culturale fa dunque parte del Dna della Radio Vaticana. Un’altra caratteristica della vocazione della comunità di lavoro dell’emittente pontificia – ha ricordato Padre Lombardi - è quella di cercare di raggiungere tutti, in particolare quanti sono in difficoltà o lontani dalle grandi possibilità di comunicazione:

    “Noi pensiamo di dover servire ricchi e poveri, liberi e oppressi, giovani e vecchi. E pensiamo naturalmente di dover essere ascoltati o visitati, ma l’imperativo del servizio ecclesiale per noi passa decisamente avanti a quello del solo numero dell’audience. Anche se gli ascoltatori somali saranno sempre pochissimi, sono talmente poveri di sostegni che noi pensiamo di non doverli abbandonare”.

    Mons. Peter Bryan Wells, rappresentante della Segreteria di Stato alla presentazione di ieri, ha infine sottolineato che, nell’era dei nuovi strumenti di comunicazione e delle nuove opportunità tecnologiche, l’emittente del Papa deve essere sempre di più una voce aperta al mondo:

    “Radio Vaticana deve essere la voce della Chiesa per contrastare quelli che affermano che la Chiesa non è capace di rinnovarsi al suo interno, dimostrando invece la indefessa volontà di purificazione manifestata dal Suo Supremo Pastore. Radio Vaticana deve essere la voce che promuove la libertà religiosa nel pianeta. Radio Vaticana deve essere la voce che chiama al dialogo e alla concordia in un mondo che fa sempre più ricorso all’odio e alla violenza per risolvere i conflitti”.

    Per la Radio Vaticana, quindi, è indispensabile continuare ad adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione per essere il “motore di nuove forme di coscienza, di consapevolezza, di una nuova cultura”.

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    All'Università di Bologna, l'inaugurazione del "Cortile dei Gentili". Intervista con il cardinale Ravasi

    ◊   Sarà l'Università di Bologna, il primo ateneo laico europeo, a ospitare domani l’inaugurazione del ‘Cortile dei Gentili’, la nuova struttura permanente vaticana dedicata al dialogo tra credenti e non credenti che fa capo al Pontificio Consiglio della Cultura. Si tratterà dell’esordio italiano di questa realtà che avrà invece il suo varo internazionale a Parigi il 24 e il 25 marzo. Ma se nel dialogo interreligioso va evitato il rischio del sincretismo, quali incognite può presentare l’incontro con chi non crede? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero della cultura.

    R. – Il rischio eventuale potrebbe essere soltanto quello di un dialogo accademico, un dialogo – ed io mi sto battendo perché non si corra questo rischio – che alla fine semplicemente trovi quel minimo comune denominatore. Io voglio che si pongano veramente questioni radicali - questioni di antropologia, quindi bene e male, vita e oltre vita, l’amore, il dolore, il senso del male - domande che siano sostanzialmente alla base dell’esperienza umana. Ma voglio anche che, per esempio, ci si interroghi sulla qualità della teologia, proprio per far comprendere che la teologia non è un relitto del paleolitico, del passato, è invece una disciplina che ha un suo statuto, una sua tipologia di metodo, è un altro sguardo dato alla realtà. Vorrei anche arrivare a qualche punto ulteriore, che vedo già interessare molti atei, ed è quello della spiritualità dell’ateo, perché la trascendenza non è soltanto ciò che insegna la teologia, è anche insita nella ragione stessa, la quale di sua natura vuole sempre andare oltre e, quindi, alla fine anche interrogarsi sull’oltre e sull’altro in assoluto. Sono molte le piste, i percorsi che vogliamo proporre, tutti comunque di una certa provocazione perché non si vuole necessariamente arrivare ad una sorta di Onu del pensiero umanistico, che si ritrova alla fine sul minimo.

    D. – Qualcuno dal mondo ateo ha parlato di un’iniziativa che mira al proselitismo, cosa risponde?

    R. – La tipologia stessa degli eventi sarà tale proprio da vaccinare da questo rischio, che può sempre essere insito, perché noi sappiamo, e non bisogna mai negarlo, che le religioni di loro natura non sono solo informative, sono anche performative, cioè vogliono formare le coscienze, vogliono dare il senso caloroso del messaggio che portano. Ma vorrei anche dire che questa è pure un’attendenza dell’ateismo serio. Quando l’ateismo si presenta come un sistema di pensiero, e pensiamo a figure come Marx o come Nietzsche, vuole anche incidere in qualche modo nella società e ha inciso. Quindi, esiste sicuramente questo problema, ma proprio perché coloro che organizzeranno questi eventi non saranno più le istituzioni, non sarò più io come Pontificio Consiglio della Cultura, ma saranno le varie situazioni concrete, in quel momento naturalmente ognuno organizzerà con la propria identità e alla fine anche con la tutela dei propri spazi e dei propri perimetri.

    D. – Lo scorso anno il Papa ha varato anche un nuovo Dicastero dedicato alla nuova evangelizzazione. Come integrare il dialogo con chi non crede, con il nuovo annuncio ad un Occidente scristianizzato?

    R. – Anche noi ad un certo momento dovremo interessarci di un settore che dal punto di vista culturale e sociale è, ai giorni nostri, fondamentale, purtroppo, ed è il fenomeno della “indifferenza”. Quindi, questa situazione dovrà essere anche studiata dal punto di vista culturale e dal punto di vista pastorale naturalmente dovrà essere studiata dal Pontificio Consiglio della nuova Evangelizzazione. Ci troveremo, però, con due prospettive differenti. Per noi, infatti, è veramente una tipologia culturale che ha dei profondi limiti e che richiede una cura. L’altra considerazione, invece, che riguarda sempre i due Dicasteri, è proprio nei termini stessi di “cultura” ed “evangelizzazione”. Certamente l’evangelizzazione comprende anche la cultura, ha dei momenti in cui deve coinvolgere la cultura, e, quindi, dovrà lavorare in sinergia con noi. Già ne ho parlato con il presidente attuale e siamo d’accordo su questo. Ma l’evangelizzazione poi è un passo ulteriore: da una parte si parte dal “kerigma”, che è l’annuncio primario fondamentale dei valori, dei grandi valori cristiani in questo caso, e poi c’è la “catechesi”. (ap)

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    Patti Lateranensi, modello legislativo per difendere la libertà religiosa. Uno spunto dell'Osservatore Romano

    ◊   I Patti Lateranensi del 1929 sono un esempio di strumento legislativo posto a tutela della libertà religiosa. E’ la “lettura” che propone l’Osservatore Romano sul numero di oggi circa lo storico accordo tra Italia e Santa sede, che l’11 febbraio di 82 anni fa sancì la nascita della Città del Vaticano. Un Accordo, ha ribadito in più di un’occasione Benedetto XVI, che per la Chiesa è fonte di garanzie e non di privilegi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il punto di vista è intonato alla più stringente attualità. In un’epoca in cui dirsi cristiano è spesso come farsi nemico di una legge, di uno Stato, di un altro culto o più semplicemente di quel fronte sempre più largo di indifferenza moderna, che non vuole essere disturbato da chi professa una fede tanto antica, i “vecchi” Patti Lateranensi sono in realtà un esempio, “un significativo paradigma di riferimento” di ciò che vuol dire garantire per legge il diritto di professare un credo. “Riguardati con gli occhi di oggi, i Patti del Laterano e l’Accordo di Villa Madama del 1984, con cui si vennero ad armonizzare le norme concordatarie con la Costituzione repubblicana, presentano – si legge sull’Osservatore Romano – un dato saliente: il porsi come strumenti positivi di tutela e promozione della libertà religiosa, quale diritto individuale, collettivo ed istituzionale”. La sua tutela, prosegue l’articolo, “non può essere considerato un obiettivo compiutamente raggiunto una volta per tutte. Essa comporta una costante tensione adeguatrice dell’esperienza giuridica alle sempre mutevoli esigenze che l’evoluzione della società pone”.

    Lo scorso 10 dicembre, ricevendo in udienza il neo ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Benedetto XVI aveva ribadito che l’essenza di questi patti internazionali, non va intesa come “espressione di una volontà della Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale”, bensì in quella “giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa”. Ecco perché la positiva conclusione della “Questione romana”, che sfociò nella firma dei Patti del ’29 resta ancora oggi, affermò il Papa due anni fa in un tributo al Pontefice che li promosse e conseguì, Pio XI:

    “Si rimane davvero ammirati di fronte all’opera saggia e forte di questo Pontefice, che per la Chiesa volle solo quella libertà che le permettesse di svolgere integralmente la sua missione. Anche lo Stato della Città del Vaticano, sorto a seguito dei Patti Lateranensi e in particolare del Trattato, fu considerato da Pio XI uno strumento per garantire la necessaria indipendenza da ogni potestà umana, per dare alla Chiesa e al suo Supremo Pastore la possibilità di adempiere pienamente al mandato ricevuto da Cristo Signore”. (14 febbraio 2009 - Discorso per gli 80 anni dello Stato Vaticano)


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    L’Annuario statistico della Chiesa 2009 indica un aumento delle ordinazioni sacerdotali nel mondo

    ◊   Aumentano le ordinazioni sacerdotali nel mondo e parallelamente diminuiscono di molto il numero degli abbandoni dell’abito e i decessi: è questa la fotografia dello stato attuale del clero secondo l’Annuarium Statisticum Ecclesiae 2009, redatto dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, che sarà presentato a breve. In totale si parla di un incremento di sacerdoti consacrati pari all’1,4 per cento e un calo delle defezioni con relativo ritorno allo stato laicale del 3-4 per mille, in tutto, praticamente, si contano circa 809 unità in più: un’ottima notizia, in considerazione del fatto che dal 1999 non si registrava un saldo positivo. Nel dettaglio, il documento calcola oltre 410 mila sacerdoti nel mondo nel 2009, di cui più di 275 mila del clero diocesano e circa 135 mila del clero religioso. Dieci anni prima erano in tutto 405 mila: rispettivamente, 265 mila diocesani e quasi 140 mila religiosi. Ciò significa che l’aumento totale dell’1,4 risulta dalla somma del +4 tra i diocesani e del -3,5 dei religiosi. Quanto alle aree geografiche, il decremento percentuale ha interessato soprattutto l’America del nord, seguita dall’Europa e dall’Oceania, mentre sono aumentati i sacerdoti in Africa, Asia e i diocesani nell’America latina. Per quanto concerne i fedeli cattolici, le percentuali di composizione sono cresciute in Africa, Asia e in America del sud, mentre sono diminuite in America del nord e in Europa. Il numero dei decessi dei sacerdoti, infine, tendenzialmente cala per i diocesani e si mantiene stabile per i religiosi: in Europa, i decessi continuano a sopravanzare le ordinazioni perché il clero è in generale più anziano. (A cura di Roberta Barbi)


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    Vaticano, incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare

    ◊   L’escalation della pirateria, la criminalizzazione dei marittimi, l’utilizzo della tecnologia informatica, l’attività pastorale a bordo delle navi da crociera e l’assistenza spirituale ai pescatori e alle loro famiglie saranno i temi discussi nell’incontro annuale dei coordinatori regionali dell’Apostolato del Mare, convocato in Vaticano dal 14 al 16 febbraio nella sede del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli itineranti, a Palazzo San Calisto. Alla tre giorni parteciperanno i rappresentanti delle otto regioni mondiali dell’Apostolato del Mare: America del nord, America Latina, Europa, Africa Atlantica, Oceano Indiano, Asia del sudest, Asia del sud e Oceania, che potranno confrontarsi, mettere in comune idee ed esperienze diverse e ascoltare gli interventi dei numerosi esperti invitati. I lavori saranno aperti dal presidente del dicastero, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, che ripercorrerà gli eventi salienti dell’anno appena trascorso: dalla celebrazione a Glasgow del 90.mo anniversario dell’Apostolato del Mare, alle attività svolte nel corso del 2010, proclamato l’Anno internazionale del marittimo, che ha visto la nascita di nuovi centri in Brasile, Sudafrica e Taiwan. Entrando nel vivo del programma, il sottosegretario del Pontificio Consiglio, padre Gabriele Bentoglio, parlerà dell’aumento della pirateria e delle conseguenze per gli equipaggi; l’ammiraglio Marco Brusco, comandante generale del Corpo delle Capitanerie di porto e della Guardia costiera italiana, affronterà il tema della preparazione dei marittimi e delle loro famiglie in casi di sequestro; il direttore nazionale dell’Apostolato del Mare italiano, invece, interverrà sulla questione dell’uso delle moderne tecnologie per fare rete e su come svolgere attività pastorale sulle navi da crociera; il cappellano dei pescatori, il belga padre Dirk Damaegth, infine, darà la sua testimonianza di vita trascorsa tra i pescatori e le loro famiglie e i miglioramenti seguiti alla creazione, nel 2004, del Comitato internazionale dell’Apostolato del mare per la pesca. Le tre giornate si concluderanno con la partecipazione all’udienza generale del Santo Padre di mercoledì 16. (A cura di Roberta Barbi)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Dove il Cielo tocca la terra: in prima pagina, Lucetta Scaraffia sulla nuova edizione del romanzo "Il canto di Bernadette" scritto nel 1941 da Franz Werfel, scrittore ebreo di Praga.


    Nell'informazione internazionale, un articolo di Alicia Lopes Araujo dal titolo "Integrazione e immigrazione qualificata".

    E Pio XII parlò nel microfono di Marconi: in cultura, anticipazione dell'intervento del cardinale Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi, all'incontro, a Desio, per gli ottant'anni della Radio Vaticana; sulla ricorrenza, la presentazione, di padre Federico Lombardi, delle relative celebrazioni, con un breve commento del direttore.

    Il cardinale presidente Gianfranco Ravasi sul "Cortile dei Gentili", la nuova struttura creata dal Pontificio Consiglio della Cultura per favorire l'incontro e il dialogo tra credenti e non credenti.


    Senza ingenuità nel mondo wiki: Silvia Guidi sui cinque anni di Cathopedia.

    Cammino ecumenico e sacralità della vita umana: nell'informazione religiosa, Riccardo Burigana sull'incontro, in Germania, della Community of Protestant Churches in Europe.

    Il mistero della sofferenza alla luce della fede: nell'informazione vaticana, la celebrazione della Giornata mondiale del malato.

    Nessun adattamento nel celibato sacerdotale: il cardinale Kasper sulla situazione della Chiesa oggi.

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    Oggi in Primo Piano



    Mubarak lascia Il Cairo mentre proseguono le proteste e la lotta di potere al vertice dell'Egitto

    ◊   Ore di forte concitazione in Egitto, dove Mubarak ha lasciato Il Cairo per raggiungere la località turistica di Sharm el-Sheikh. E mentre continuano le proteste di piazza, si fa più serrato il dialogo tra poteri per gestire il processo di transizione. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo il rincorrersi di voci e smentite su una possibile fuga del presidente, Hosni Mubarak, le ultime notizie riferite da Al Alrabiya parlano dell’arrivo del capo dello Stato egiziano e dalla sua famiglia nella località turistica di Sharm el-Sheikh. Intanto, la situazione sul terreno resta completamente fuori controllo: i manifestanti hanno bloccato le vie d’accesso al palazzo presidenziale e verso l'aeroporto della capitale. Un altro corteo si è formato dalla moschea di Abbasseya e piazza Tahrir è gremita di diverse centinaia di migliaia di persone, che continuano ad arrivare da varie direzioni. Per oggi, venerdì di preghiera, era stata fissata una grande manifestazione, già prima del discorso di ieri di Mubarak, il quale ha parlato del passaggio dei poteri al suo vice, Suleiman, di una transizione pacifica e della volontà di restare in carica fino alle elezioni del prossimo settembre. Di dimissioni, insomma, nemmeno a parlarne. I vertici delle istituzioni lavorano però per accelerare il processo di transizione. In mattinata, il Consiglio supremo delle Forze armate egiziane ha auspicato un ritorno alla “vita normale” e ha fatto sapere che garantirà “il pacifico passaggio dei poteri” ed “elezioni libere". E c’è attesa per un comunicato annunciato per le prossime ore da ambienti militari. Ma il potere al momento è di fatto in mano dello stesso Suleiman, che ha ordinato al primo ministro di nominare un altro vicepremier, da scegliersi tra i membri di un consiglio di saggi con il quale si sono aperte le consultazioni per cercare una soluzione alla crisi. I colloqui sono però contestati da parte della piazza, secondo cui si tratta di un mero espediente per non rispondere alle vere esigenze della popolazione. Per la stessa ragione, uno dei partiti interpellati ha annunciato che d'ora in poi boicotterà ogni contatto del genere. “Continuiamo a sperare che l'esercito venga dalla nostra parte”, scrive su Twitter il Premio Nobel, El Baradei, chiudendo anche lui ogni porta al negoziato.

    Nonostante le incertezze provocate dalla rivolta egiziana, tutti gli analisti sono concordi nell'individuare un punto di svolta epocale in quanto sta avvenendo nel mondo arabo, tanto che alcuni paragonano la situazione attuale del Mediterraneo a quella provocata dalla caduta del Muro di Berlino. Stefano Leszczynski ha intervistato Francesca Sibani, responsabile Africa e Medio oriente del settimanale Internazionale:

    R. – In realtà sì, perché - essendosi diffuse le proteste poi anche in Siria, in Yemen e in Giordania - vediamo popoli che chiedono nuove libertà e più democrazia, rispetto all’immagine di inerzia che davano di fronte ai regimi autoritari.

    D. – Non vediamo una partecipazione dell’islam radicale, così come è temuto dall’Occidente. Tuttavia, questo pericolo viene sempre e costantemente evocato. Perché?

    R. – Per mantenere la situazione sotto controllo evocano lo spettro di un possibile nemico islamista, che potrebbe radicalizzare la situazione nel Paese, imporre leggi come la sharia, portare questi Paesi ancora più lontani dall’Occidente e cioè creare un divario tra l’Occidente e il mondo islamizzato.

    D. – Possiamo dire che, in realtà, la partita più grande sia quella che la politica internazionale che si giocherà sull’Egitto?

    R. – Di certo, il futuro dell’Egitto è una questione che sconvolge gli equilibri della regione e che avrà ripercussioni importanti anche sul processo di pace in Medio Oriente. Mi chiedo se un Israele indebolito forse dalla perdita dell’alleato principale sarà disposto a scendere a patti con l’Autorità nazionale palestinese. E se anche gli altri Paesi citati prima – Giordania, Siria, Yemen – saranno costretti, malgrado non sia proprio questa la volontà delle autorità, a promuovere delle riforme in senso liberale, in senso progressista, per sedare in anticipo eventuali richieste delle loro popolazioni. In questo senso, l’effetto potrebbe essere positivo anche per l’Occidente, perché un livello maggiore di democrazia in questi Paesi è sempre stato l’obiettivo di molti Paesi occidentali, come gli Stati Uniti.(ap)

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    Convegno dei vescovi vicini al Movimento dei Focolari. Ai nostri microfoni l'arcivescovo di Belem

    ◊   In questo tempo di trasformazioni sociali e di disorientamento che investono il pianeta, ma anche di ricerca di nuovi modelli di testimonianza della fede, molti sono i vescovi che avvertono l’esigenza di attuare uno scambio di vedute e di esperienze ecclesiali realizzate nei vari contesti culturali. A questo ha voluto rispondere il 35.mo convegno intercontinentale di vescovi amici del Movimento dei focolari che si è concluso oggi al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo. Tema di quest’anno: "Riscoprire i disegni di Dio nell'oggi". 75 i partecipanti tra vescovi e cardinali di 40 nazioni. All’udienza di mercoledì scorso, rivolgendo loro un saluto, Benedetto XVI si era detto lieto di quest’opportunità di incontro e aveva augurato che esso possa portare frutti abbondanti per le rispettive comunità. Ma che tipo di pastore vuol essere il vescovo che s’ispira alla spiritualità dei Focolari? Adriana Masotti lo ha chiesto a mons. Alberto Taveira Correa, arcivescovo di Belem do Parà in Brasile presente al Convegno.

    R. – Un vescovo che lavora per la comunione, che vive una spiritualità di comunione, un vescovo che vuole servire per stabilire questi rapporti fra i suoi diocesani e con gli altri vescovi e specialmente vuole creare con il suo presbiterio questi rapporti fraterni che possono portare frutto all’attività pastorale di tutta la sua Chiesa locale.

    D. – Può dirci un po’ la sua esperienza in questo sforzo di creare comunione nella sua arcidiocesi?

    R. – Io sono, da meno di un anno, in questa arcidiocesi, e ho stabilito subito un rapporto con i sacerdoti. Ho incontrato tutti i sacerdoti, perché loro potessero presentarmi la situazione delle parrocchie, che sono 59, e così si è stabilita una conoscenza quasi immediata; la conseguenza è che possiamo fare progetti insieme.

    D. – Titolo del vostro convegno quest’anno è “Riscoprire i disegni di Dio nell’oggi”. Un titolo che svela uno sguardo positivo nei confronti del mondo attuale. Se è così, dove vedere i segni di Dio nelle nostre società?

    R. – Tutte le spiritualità che ci sono - e la spiritualità del focolare non può essere un’eccezione - hanno la propria formazione interna e spirituale, che però si riflette anche nella società. Oggi abbiamo ascoltato le esperienze in rapporto all’economia, alla sociologia, ai rapporti sociali: noi sentiamo che la missione del vescovo sia avere il cuore aperto per capire tutte le situazioni del mondo e così tornare nella sua diocesi con una conoscenza più grande del mondo.

    R. – Tra gli interventi che ci sono stati al vostro convegno c’è stato anche quello del cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che ha tenuto una relazione proprio sul confronto tra la cultura cristiana e le culture oggi. Che cosa è emerso?

    R. – Lui ci ha aiutato a capire che ci sono delle cose positive e soprattutto ha insistito sulla dimensione del dialogo, per un rapporto rispettoso con tutte le manifestazioni della cultura che ci sono oggi: i vescovi non devono essere rinchiusi in se stessi ma andare incontro alle realtà in cui si trovano. Io, subito, al mio arrivo sono andato in tutte le università - ci sono sei università nella mia città, Belem - e così ho iniziato un dialogo con tutte le università, con gli intellettuali, con gli artisti. Adesso incominceremo un dialogo anche con i politici. Stiamo facendo i primi passi perché si stabilisca un rapporto rispettoso di dialogo con queste realtà e con i nuovi gruppi che costruiscono la società.

    D. – Anche la presidente del Movimento, Maria Voce, ha parlato a voi vescovi e ha parlato della volontà di Dio nel pensiero e nella vita di Chiara Lubich. Quali riflessioni, quali propositi ha suscitato in lei questo tema?

    R. – Tutte le strade della vita cristiana vogliono scoprire e valorizzare la volontà di Dio e per noi la volontà di Dio è essere successori degli apostoli. Così oggi siamo tutti rinforzati nella nostra missione di vescovi. Io, quando posso, partecipo sempre a questi incontri, che funzionano come un ritiro personale, in cui si possono trovare nuove risposte pastorali. (bf)

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    Chiesa e Società



    India. Al raduno di estremisti indù gravi attacchi contro cristiani e musulmani

    ◊   Sono state confermate le previsioni della vigilia del raduno di estremisti indù Narmada Samajik Kumbh che si concluderà domani e che sta riunendo due milioni di persone nello Stato del Madhya Pradesh: il portavoce della Chiesa cattolica nell’area, infatti, riferisce di duri attacchi anticristiani e antimusulmani. “Ieri sera alcuni dei nostri sono andati al Khumb e sono rimasti sbalorditi nel vedere una fila di poster che denigravano il cristianesimo – è la testimonianza di padre Anand Muttungal riportata dall'agenzia AsiaNews – molti irridevano anche le opere di carità di Madre Teresa e c’erano anche poster contro l’islam”. Le principali accuse mosse ai cristiani sono fare attività di conversione e opera di "adescamento". Padre George Thomas, responsabile della missione di Mandala, ha raccontato invece di aver assistito, ieri sera, a una predica che attaccava direttamente la Bibbia e il Papa. (R.B.)

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    Pakistan. Sacerdote del Punjab: i cristiani sono a rischio. Un giovane torturato e ucciso

    ◊   La situazione dei cristiani in Punjab diviene sempre più critica. E’ quanto denuncia all'agenzia AsiaNews padre Joseph Xavier, di Lahore. “Gli incidenti contro i cristiani stanno aumentando a un ritmo allarmante. Il Punjab centrale è l’area più colpita. Negli ultimi tre anni ci sono stati più di 35 incidenti, e la maggior parte di essi non è stata denunciata, a causa dell’influenza che i signorotti locali hanno nelle rispettive zone, e all’influenza dei parlamentari locali. Hanno in mano polizia e magistrati; girano liberamente dopo aver ammazzato o rubato. Questo problema richiede un’attenzione speciale, altrimenti questo fenomeno diventerà ancora più frequente. I cristiani non sono sicuri, molti sono forzati a convertirsi all’islam per salvarsi. Inoltre se il ministero per le Minoranze sarà abolito, quale diventerà la posizione delle minoranze in Pakistan?”. L’episodio più recente riguarda un giovane, ucciso dai suoi datori di lavoro, musulmani; che sono stati denunciati, in seguito a proteste pubbliche, dopo che la polizia si è mostrata per vario tempo restia a occuparsi del caso. Imran Masih, di 24 anni, residente a Ghakkar Mandi Gujranwala, è stato ucciso dai datori di lavoro musulmani, Bashir Ahmed Cheema e suo figlio Munir Ahmed che sostengono che il giovane si sarebbe suicidato. Lal Masih, il padre di Imran, ha ricevuto il corpo del figlio, coperto di sangue, e con chiari segni di tortura ed è convinto che suo figlio sia stato ucciso proprio dai suoi datori di lavoro. "Cheema e suo figlio - ha detto - erano soliti insultarmi ogni giorno, dicevano che noi cristiani eravamo i loro schiavi. Hanno maltrattato mio figlio; ha risposto, e allora l’hanno ucciso. Ci sono segni di tortura sul corpo”. Lal Masih si è recato dalla polizia per sporgere denuncia ma un ispettore si è rifiutato di accoglierla a causa dell’influenza nel paese di Bashir Ahmed Cheema. I vicini però hanno sentito rumori e voci di persone che insultavano Imran, e che poi lo hanno aggredito. A quanto pare i residenti cristiani di Nut Kallan e delle zone vicino a Ghakkar Mandi sono stati presi di mira dai proprietari terrieri musulmani. Nel settembre 2010 una vedova è stata obbligata ad andarsene da Nut Kallan, perché un proprietario terriero musulmano si è impadronito della sua terra e della sua casa. In precedenza tre pastori evangelici sono stati aggrediti; ma nessuna denuncia è stata presentata a causa dell’influenza dei proprietari sulla zona. Nell’anno scorso due fratelli sono stati uccisi fuori del tribunale; erano accusati di blasfemia. Asia Bibi è ancora in prigione, aspettando che l’Alta corte fissi la data dell’appello. Di recente due donne sono state aggredite, con false accuse di blasfemia. Khalid Gill, coordinatore capo dell’Apma (All Pakistan Minorities Alliance) insieme con altri membri dell’organizzazione ha bloccato la Great Trunk road vicino a Ghakkar Mandi, per protestare contro le autorità di polizia e chiedendo che fosse accolta la denuncia, e arrestati i colpevoli. In seguito alla protesta un ufficiale superiore della polizia Rana Shahid è giunto sul posto, e ha accolto finalmente la denuncia. (R.P.)

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    Iraq. Mons. Sako sulla situazione in Egitto: il Medio Oriente è un vulcano che fa paura

    ◊   Gli iracheni sono preoccupati del fatto che l’Egitto possa diventare un nuovo Iraq: così l’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, racconta all'agenzia Sir l’atmosfera che si sta vivendo nel suo Paese, che segue con allarme le proteste in corso in Egitto dal 25 gennaio scorso. “L’Egitto è un Paese che ha grande influenza nel mondo arabo e se dovesse cadere in mani estremiste islamiche ci sarebbero conseguenze per tutti i cristiani nell’area – ha specificato il presule – e il Medio Oriente è un vulcano che fa paura, con focolai di rivolte un po’ ovunque, che si sono estese dall’Iraq e la Tunisia all’Egitto e, a poco a poco, in Giordania, Yemen e Siria”. Un rischio, quello dell’islamizzazione del Medio Oriente, che secondo l’arcivescovo “l’Occidente sembra non comprendere a pieno a causa della sua mentalità e all’incapacità della comunità internazionale di muoversi”. “La democrazia non è un concetto esportabile – ha concluso – se democrazia e libertà devono esserci, queste siano per tutti e non solo per un piccolo gruppo”. (R.B.)

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    Lourdes: in pellegrinaggio anche un gruppo di cristiani iracheni feriti a Baghdad

    ◊   35 cristiani iracheni rimasti feriti nell’attentato alla chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso a Bagdad, del 31 ottobre, si sono oggi recati in pellegrinaggio alla Grotta delle Apparizioni di Lourdes nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa della Madonna di Lourdes e la sua prima apparizione a Bernadette. La delegazione di pellegrini iracheni (arrivati in Francia subito dopo l’attentato per cure mediche) - riferisce l'agenzia Sir - è stata invitata dal Santuario di Lourdes e dall’Opera d’Oriente a partecipare alla messa internazionale che si sta celebrando e alle processioni previste invece nel pomeriggio. A guidare il gruppo è mons. Raphaël Kutaimi, rettore della cattedrale colpita durante l’attacco terroristico. “La presenza di questi pellegrini iracheni – dicono al Santuario francese – ricorda che Lourdes è santuario della fraternità universale dove l’unità dei popoli e la loro riconciliazione si vivono come speranza comune”. (R.P.)

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    Colombia: il contributo della Chiesa al processo di pace del Paese

    ◊   Così come nel passato, anche oggi, “nel momento in cui cominci realmente un processo di pace”, la Chiesa colombiana sarà presente e offrirà il proprio contributo per facilitare il raggiungimento di tale sospirato obiettivo. Così l’arcivescovo di Bogotá e presidente della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Rubén Salazar Gómez ha commentato alcuni articoli apparsi sulla stampa che parlano di “un’esclusione della Chiesa dal processo di pace”. Il presule, ricordando ciò che la Chiesa ha fatto e fa, sia per quanto riguarda la violenza politica, sia nei drammatici casi di sequestro di persone, ha ribadito la disponibilità dei cattolici locali “a essere in ogni momento ‘facilitadores’ dei processi di pacificazione e della liberazione di ostaggi”. “Nel momento in cui cominci realmente un processo di pace è fuori dubbio che la Chiesa sarà presente, certamente non come mediatrice, bensì come comunità di persone disposta ad agevolare ogni passo, come è accaduto già molte volte. Di questo il Presidente della Repubblica, Juan Manuel Santos, non solo è stato informato, ma è anche consapevole”, ha spiegato l’arcivescovo Salazar Gómez. Alla luce degli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, ha osservato il presidente dell’episcopato, “siamo sempre disponibili a dare il nostro contributo per illuminare i sentieri di pace e di progresso” di cui il Paese ha urgente bisogno. Il presule si è dichiarato convinto, dopo aver ascoltato il capo dello Stato che giorni fa ha incontrato tutti i vescovi colombiani riuniti nell’assemblea plenaria, che per lui la pace “non consista solo nel sedersi attorno a un tavolo di trattative, bensì nella creazione di condizioni che consentano di risolvere il conflitto”. Secondo il presule, poi, questo conflitto non ha solo una dimensione armata; anzi, il conflitto implica aspetti sociali come, per esempio, la povertà, la distribuzione della ricchezza, la questione della terra, ecc. Per la Chiesa colombiana, ha concluso il presule, il problema “è molto complesso”. “Mi risulta che il Presidente abbia ben presente questa realtà e che ci sia la sua disponibilità ad affrontare la questione nella sua complessità – ha detto - poiché solo così è possibile creare le condizioni per una pace vera e duratura”. (A cura di Luis Badilla)

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    Usa: le conclusioni dell'incontro dei vescovi della Chiesa in America su nuovi media e Vangelo

    ◊   Dal 7 al 9 febbraio ha avuto luogo a Baltimora, nel Maryland, il 36° Incontro annuale dei vescovi della Chiesa in America alla quale hanno preso parte 20 delegati tra vescovi e membri delle Segreterie delle Conferenze episcopali degli Stati Uniti e del Canada e del Consiglio Episcopale Latino-Americano. L’incontro, che si celebra ogni anno, offre ai vescovi cattolici dell’emisfero occidentale la possibilità di confrontarsi sui recenti sviluppi della Chiesa nel Continente e su alcune tematiche di attualità. Il tema scelto quest’anno è stato “Comunione e comunicazione”. La riunione, si legge nel comunicato finale, è stata “un’occasione per uno scambio di opinioni su come comunicare al mondo odierno il Vangelo e l’immagine della Chiesa quale comunità di fedeli riuniti in Gesù Cristo”. I partecipanti hanno discusso dei successi, ma anche dei problemi posti alla comunicazione della fede dalla rapida evoluzione dei mezzi di comunicazione sociale. Essi hanno condiviso le loro esperienze su come i nuovi media possono permettere di diffondere la conoscenza e l’esperienza personale del messaggio di Cristo nella Chiesa e nella società americana. Infine, all’incontro si è parlato anche della necessità di stimolare una riflessione approfondita sui vari contenuti dei nuovi mezzi di comunicazione sociale. Le assemblee continentali dei vescovi americani costituiscono ormai una tradizione iniziata nel 1967, anno in cui cominciarono a susseguirsi in modo informale una serie di incontri noti come “Incontri interamericani tra vescovi”. A partire dall’incontro celebrato a Cuba nel 1999 in vista dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in America” di Giovanni Paolo II, le assemblee hanno assunto il nome di “Incontro dei vescovi della Chiesa in America” per far evidenziare l’unità della Chiesa del Continente. Tra gli argomenti affrontati in questo decennio figurano: la cancellazione del debito dei Paesi poveri; il problema dell’immigrazione; la globalizzazione economica; la globalizzazione delle culture locali; la famiglia; il ruolo dei laici nelle Chiese americane; l’esame del Documento finale della V Conferenza generale dell’Episcopato Latino-Americano e dei Caraibi, ad Aparecida e la relazione personale con Cristo, secondo le prospettive della catechesi e della evangelizzazione. (A cura di Lisa Zengarini)

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    A Belgrado comitato congiunto Chiese e vescovi europei sul contributo dei cristiani nel continente

    ◊   Il contributo dei cristiani alla costruzione dell’identità nazionale e all’integrazione europea sarà al centro dei lavori dell’incontro annuale del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (Ccee) che si svolgerà a Belgrado dal 17 al 20 febbraio 2011 su invito di mons. Stanislav Hocevar, arcivescovo metropolita di Belgrado e presidente della Conferenza episcopale internazionale santi Cirillo e Metodio. Il Comitato, istituito nel 1972, ha come compito una supervisione della cooperazione fra Kek (organismo con sede a Ginevra che coordina 120 Chiese ortodosse, protestanti, anglicane e vecchio-cattoliche di tutti i paesi europei) e Ccee (al quale appartengono invece le attuali 33 Conferenze episcopali presenti in Europa). “Il tema di fondo dell’incontro – si legge in un comunicato diffuso per presentare l’evento e ripreso dall'agenzia Sir - sarà sviluppato a partire da quattro dimensioni nei quali è presente il rapporto tra identità cristiana e integrazione europea”. La prima dimensione è quella della libertà religiosa con l’intervento di Massimo Introvigne, rappresentante dell’Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione contro i cristiani e membri di altre religioni. Si parlerà quindi di ecumenismo con Joanna J. Matuszewska, teologa della Chiesa evangelica riformata in Polonia e di crisi economica con il pastore Rüdiger Noll, direttore della Commissione Chiesa e Società e segretario generale associato della Kek e mons. Piotr Mazurkiewicz, segretario generale della Comece. Sul tema infine della pace, interverrà Božidar Đelić, vice-primo Ministro responsabile per l’integrazione europea e Ministro della Scienza e dello Sviluppo Tecnologico della Repubblica Serba. L’ordine del giorno prevede inoltre un confronto sulla presenza degli zingari (Rom, Sinti, Gitani) nell’Europa orientale e sull’ecumenismo a 10 anni della firma della Charta Oecumenica e sui rapporti tra cristiani e musulmani in Europa. I lavori si svolgeranno a porte chiuse. La stampa potrà incontrare i partecipanti nel corso di una conferenza stampa che si terrà sabato 19 febbraio alle ore 12.30 presso l’arcivescovado di Belgrado. (R.P.)

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    Vescovi francesi su bimbo concepito per curare fratello malato: non rispettata la dignità umana

    ◊   È forte l’indignazione dei vescovi francesi per la nascita di un bambino, avvenuta il 26 gennaio scorso nell’ospedale Béclère di Clamart, nell’Île-de-France, concepito per curare il fratello affetto da beta talassemia, una grave malattia genetica. Ai presuli di Francia, riporta L’Osservatore Romano, non è sfuggito, inoltre, che l’annuncio è stato dato l’8 febbraio, lo stesso giorno in cui l’Assemblea nazionale ha iniziato a dibattere il progetto di legge sulla bioetica: “Un meschino concetto della comunicazione”, è stato il commento del portavoce della Conferenza episcopale di Francia, Bernard Podvin. Anche il presidente e arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, si è dichiarato nettamente contrario al concepimento per fini terapeutici e ha definito questo neonato, già ribattezzato dalla stampa locale il “bébé-médicament”, uno “strumento per cercare di guarire un altro bambino”. L’incaricato dell’episcopato a seguire la discussione in materia di bioetica, l’arcivescovo di Rennes, mons. Pierre d’Ornellas, ha sottolineato pubblicamente l’anomalia di questa nascita, individuandola nella legalizzazione della strumentalizzazione del nascituro, contraria, come ricorda la Commissione nazionale consultiva dei diritti dell’uomo, “al più elementare rispetto dovuto a ogni essere umano”. In questo modo, dunque, si è contravvenuti all’ “interesse primordiale” del bambino che ha il “diritto inalienabile di nascere per se stesso, essere amato per se stesso e ascoltato per se stesso”. I vescovi scrivono inoltre che legalizzare l’uso di un essere umano vulnerabile per guarirne un altro “non è degno dell’uomo” e concepire un bimbo con questo scopo “non è rispettoso della sua dignità”. “È una questione di umanità – ha concluso mons. D’Ornellas – trovare la strada che unisce il rispetto incondizionato della dignità di ogni essere umano con l’uso delle tecniche biomediche consentite grazie all’avanzamento della scienza: è su questa strada che si trova il vero progresso dell’umanità”. (R.B.)

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    All’Onu si riflette sulla prevenzione dei disastri naturali e sulla riduzione del rischio

    ◊   Nel corso dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite si è discusso delle misure da adottare per la prevenzione di calamità naturali quali terremoti, alluvioni e tempeste di neve che solo l’anno scorso hanno colpito 208 milioni di persone nel mondo, uccidendone 300mila e causando una perdita economica quantificata in 110 miliardi di dollari. “Dobbiamo imparare dalle città e dai Paesi che hanno dimostrato di sapere come ridurre i rischi – ha detto il segretario generale Ban-ki-moon – ma anche da quelli meno fortunati, i cui esempi di calamità devono servire a tutti come occasioni per riflettere. Dobbiamo investire oggi per un domani migliore”. Il segretario ha citato i grandi disastri naturali avvenuti lo scorso anno: dal sisma ad Haiti a quelli in Cile e Cina, dalle inondazioni in Pakistan ed Europa agli incendi in Russia e Stati Uniti, fino alle tempeste tropicali in Asia, ma ha sottolineato come per il 2011 le aspettative non siano migliori, a giudicare dalle inondazioni in Australia e Brasile con cui l’anno è cominciato. “Troppo spesso sono i più poveri a soffrire maggiormente – ha aggiunto – i bambini sono le vittime più vulnerabili e le vite si possono salvare solo con una pianificazione anticipata: ciò diventa sempre più importante, considerando come i cambiamenti climatici rendano gli eventi estremi sempre più intensi e frequenti”. “La riduzione del rischio – ha concluso il presidente dell’assemblea generale, Joseph Deiss – è fondamentale per proteggere i progressi compiuti verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e per raggiungere uno sviluppo sostenibile”. (R.B.)

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    Gli esperi di polizia avvertono: “L'Africa al centro delle rotte mondiali della droga”

    ◊   L’Africa al centro degli itinerari della droga che, dall’America Latina e dall’Asia, raggiungono il mercato europeo. Questa è la drammatica fotografia della realtà che fa il documento conclusivo della Conferenza euro africana che per due giorni ha riunito i rappresentanti delle polizie di 68 Paesi. “L’intero continente africano ha progressivamente assunto una posizione di centralità nelle trame delle reti criminali”, si legge ancora. La tendenza evidenziata dagli esperti, riferisce la Misna, è quella di una progressiva integrazione fra i trafficanti latinoamericani e le organizzazioni criminali europee e africane, localizzate in particolar modo a sud del Sahara. Nel documento, infine, si sottolinea anche una preoccupante crescita del consumo nell’area sub sahariana e l’emergere del Corno d’Africa e di Paesi come il Mozambico, in posizione strategica per il traffico di eroina proveniente dall’Afghanistan. (R.B.)

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    Visita in India del cardinale O’Connor: i vescovi vorrebbero che il Papa tornasse nel Paese

    ◊   I vescovi indiani nutrono la speranza che Benedetto XVI si rechi in India, magari in occasione della canonizzazione di Madre Teresa. È questo l’auspicio emerso in quasi tutte le tappe toccate dal cardinale Cormac Murphy O’Connor, inviato speciale del Papa in occasione del 25.mo anniversario della visita apostolica di Giovanni Paolo II nel Paese. Il porporato, arcivescovo emerito di Westminster, negli ultimi dieci giorni ha ripercorso lo storico pellegrinaggio del 1986, risvegliando un grande interesse non solo per la minoranza cristiana, ma anche per le altre confessioni che ha incontrato in seminari e conferenze organizzati per l’occasione. La missione ha toccato cinque città: New Delhi, Ranchi, Calcutta, Mumbai e Kochi, nello Stato del Kerala. Ogni tappa è stata caratterizzata da un tema particolare, caro all’azione pastorale di Giovanni Paolo II. In particolare, è stato l’arcivescovo di Ranchi, cardinale Telesforo Toppo, a esprimere il suo desiderio di vedere presto il Pontefice in India: “Se Madre Teresa sarà canonizzata in India, probabilmente il Papa potrà venire qui per la cerimonia”, ha dichiarato alla stampa locale. Proprio a Calcutta il cardinale O’Connor ha visitato il quartier generale delle Missionarie della carità, dove è sepolta la suora albanese; a Ranchi, nello stato centrale del Jharkhand, invece, ha incontrato le comunità tribali, che spesso patiscono le conseguenze dello sfruttamento delle risorse naturali da parte della grande industria. Infine, a New Delhi e a Mumbai sono state inaugurate alcune statue bronzee di Papa Wojtyla presso la nunziatura e in alcune cattedrali. (mg) (Da New Delhi, Maria Grazia Coggiola)

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    Georgia: istituita la "Cardinal Pio Laghi Foundation" per i poveri di Tbilisi

    ◊   Lo scorso 31 gennaio è stata formalmente e giuridicamente istituita a Tbilisi, in Georgia, dall’ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta (Smom), Marcello Celestini, la "Cardinal Pio Laghi Foundation", organismo con personalità giuridica non commerciale. Fondazione intitolata al porporato che fu Patrono del Smom a due anni dalla sua morte, ha nel logo il motto del suo stemma, "In verbo tuo". Essa si ispira ai principi etici e morali dello statuto del Smom e alla sua regola: "Tuitio fidei, obsequium pauperum". Membro del consiglio di amministrazione è il rettore della nuova università cattolica di Tbilisi, Vaja Vardizde. Il primo progetto operativo si occuperà, dal 1° marzo prossimo, di assistenza socio-sanitaria domiciliare per persone malate non autosufficienti e disabili poveri della città di Tbilisi, in collaborazione con l’assessorato dei servizi sociali del municipio. La fondazione - riferisce L'Osservatore Romano - sarà lo strumento migliore per incentivare una presenza istituzionale del Smom in Georgia. Essa costituisce un messaggio, a tutti accessibile, che meglio di ogni altro mostra il volto del cavaliere dell’Ordine di Malta, il quale non opera discriminazioni nel suo servizio ma opera dovunque il bisogno si manifesti. (R.P.)

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    Ieri a Roma la scomparsa improvvisa dell’arcivescovo metropolita di Lublino

    ◊   È morto ieri improvvisamente a causa di un’emorragia cerebrale l’arcivescovo metropolita di Lublino, in Polonia, mons. Jozef Życiński, che ricopriva anche la carica di Gran Cancelliere dell’Università Cattolica della città. Il presule - che aveva 62 anni - in questi giorni si trovava a Roma per partecipare alla Sessione della Congregazione per Educazione Cattolica e agli incontri del Pontificio Consiglio per la Cultura. “Mons. Zycinski era uno degli intellettuali ecclesiastici polacchi più stimati da Giovanni Paolo II”, ha detto ieri il Primate di Polonia, mons. Kowalczyk. L’arcivescovo metropolita era molto impegnato nei campi della cultura e del dialogo tra la fede e la scienza, sensibile ai cambiamenti avvenuti nel periodo successivo al crollo del comunismo. Promotore dell’Agenzia Cattolica d’Informazione, esperto del ruolo dei media nel mondo di oggi, mons. Zycinski era anche autore di numerosi libri e articoli sull’argomento, per il quale era molto attivo sia all’interno della Conferenza episcopale polacca sia nei media laici del Paese. Domani alle ore 18, nella chiesa di San Stanislao in via delle Botteghe Oscure, sarà concelebrata una Santa Messa di suffragio presieduta dal Primate di Polonia, mons. Jozef Kowalczyk. (A.K.)

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    È on line il sito dell’Opera Romana Pellegrinaggi sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   L’Opera Romana Pellegrinaggi (Orp) ha messo on line ieri un sito dedicato alla beatificazione di Giovanni Paolo II, che avverrà a Roma il primo maggio. All’indirizzo www.jpiibeatus.org o www.operaromanapellegrinaggi.org si possono trovare, riferisce l'agenzia Sir, pagine per ora in italiano, inglese e polacco (presto anche in spagnolo e tedesco) con indicazioni pratiche sul viaggio e sull’alloggio, informazioni logistiche e legate alle iniziative in programma, un aggiornamento in diretta sulla viabilità, un’area multimediale dedicata alla stampa. Inoltre, il sito offre la possibilità di seguire gli eventi in streaming e fornisce i link ai principali partner dell’organizzazione, come le amministrazioni locali. Per coloro che parteciperanno alla cerimonia sono previste visite guidate e lo “Special JPII Pass” per muoversi in città. (R.B.)

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    Vescovi della Lombardia: i giovani sono “sfiduciati per il futuro e confusi moralmente”

    ◊   Preoccupazione e “forte disagio” nei confronti dell’attuale “situazione sociopolitica, per i temi e i toni del dibattito pubblico, per l’inquietudine diffusa, per i problemi drammatici e le manifestazioni violente che tormentano molti Paesi del mondo” è stata espressa dai vescovi delle diocesi della Lombardia riuniti in questi giorni a Somasca di Vercurago, in provincia di Lecco, guidati dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. In particolare i presuli hanno sottolineato la condizione dei giovani, sfiduciati verso il futuro e minacciati dalla confusione morale generata dalla tendenza, sempre più diffusa, a giustificare l’incoerenza tra valori proclamati e comportamenti privati. Altra forte preoccupazione, riferisce l'agenzia Sir, è la sfiducia nelle istituzioni e l’insofferenza per le regole della democrazia, vissute come un intralcio alla libertà, anziché come garanzia della stessa. I vescovi affermano di sentire il “dovere di offrire il loro specifico contributo annunciando il Vangelo” e indicando a tutti, specialmente ai giovani, il cammino della speranza, della coerenza morale e della responsabilità del mettersi al servizio degli altri. Per questo s’impegnano “a promuovere nelle rispettive diocesi occasioni di discernimento condiviso con le varie forme associative dei laici cattolici sulla situazione attuale e sulle prospettive future e a incoraggiare e sostenere proposte di formazione per l’impegno sociale e politico”. (R.B.)

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    Festival del cinema di Berlino: per le Chiese tedesche 20 anni di Giuria ecumenica

    ◊   Le Chiese tedesche celebrano un anniversario significativo in occasione della Berlinale, il festival cinematografico di Berlino inaugurato ieri: si festeggia infatti il ventennale dell’istituzione della Giuria ecumenica, una delle giurie indipendenti del concorso. La ricorrenza - riferisce l'agenzia Sir - verrà solennizzata nel corso del ricevimento ecumenico che si terrà il 13 febbraio alla Katholische Akademie, alla presenza dell’incaricata per la cultura dell’Ekd, Petra Bahr, del presidente della Commissione pubblicistica della Conferenza episcopale tedesca, mons. Gebhard Fürst, e di ospiti del mondo politico e culturale. Relatrice principale dell’evento sarà la presidente del Comitato per la cultura del Bundestag, Monika Grütters, che interverrà sull’importanza politico-culturale del film. La prima Giuria ecumenica risale al 1992, istituita a seguito di colloqui tra rappresentanti delle Chiese con il direttore del festival di quell’anno, Moritz de Hadeln. Le Chiese erano comunque presenti alla Berlinare fin dal 1954 (giuria cattolica) e dal 1963 (giuria evangelica). (R.P.)

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    Abbazia di San Paolo: conferenza meditazione sul Macbeth di Shakespeare

    ◊   “Pensi di essere riconosciuto per il tuo valore? Sei geloso dei talenti dei tuoi amici? Hai dentro di te un senso di vuoto e di insoddisfazione?”. Con queste domande è iniziato l’incontro meditazione sul Macbeth di William Shakespeare tenuto dal benedettino Dom Edmund Power, abate dell’Abbazia di san Paolo fuori le Mura nei pressi della tomba dell’Apostolo delle Genti. Il ciclo culturale di conferenze dal titolo “Dopo vespro in Abbazia”, è stato organizzato dall’associazione onlus “Comites Sancti Pauli. Amici dell’abbazia di S. Paolo fuori le Mura”. Le tre domande poste dal relatore esperto di letteratura inglese, hanno dato un indirizzo di interpretazione della tragedia più breve e oscura dell’autore di Stratford-upon-Avon e che pone in luce, in modo magistrale, l’eterno problema morale dell’uomo posto di fronte a se stesso, agli altri e a Dio; di fronte all’eterna lotta tra il bene e il male. Nelle due figure principali Macbeth e Lady Macbeth ruota tutto il travaglio di tale lotta inserita in un tempo tiranno, sotto un fortissimo linguaggio che persino nella sua pronuncia inglese è posto sotto il segno negativo. Ogni uomo, seppur in contesti diversi, è posto di fronte alla medesime difficoltà e sfide dei due protagonisti in una continua lotta che se non sostenuta dal bene rende la “vita ombra che cammina”. Nell’accostarsi a questa tragedia nasce un senso di morte, non certo fine a se stesso, ma teso all’esaltazione del senso della vita con tutta la sua forza e il suo segno positivo affinché l’ultima parola dell’esistenza non sia “nulla”, ma pienezza dell’Essere e di Dio. Il prossimo incontro del ciclo si terrà il 3 marzo prossimo alle 18.45 e avrà per tema “Antonio e Cleopatra” . Per informazioni: www.abbaziasanpaolo.net. (A cura di Marco Cardinali)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora proteste e manifestazioni in tutto il mondo arabo-musulmano

    ◊   Manifestazioni di solidarietà col popolo egiziano si tengono oggi nella Striscia di Gaza, dove i giovani scendono in strada per esprimere vicinanza ai loro coetanei mobilitatisi su Facebook. E slogan in sostegno delle rivolte arabe in Egitto e in Tunisia sono stati scanditi stamani a Teheran, dove si celebra oggi il 32.mo anniversario della rivoluzione islamica. Il presidente Ahmadinejad - nel suo intervento - ha però attaccato i leader dell'opposizione iraniana, che hanno chiesto il permesso di tornare in piazza il 14 febbraio. Riflettori puntati anche sull’Algeria, dove domani i Partiti d'opposizione, sindacati e un centinaio di associazioni, riuniti nel 'Collettivo per la democrazia e il cambiamento', manifesteranno per le strade di Algeri nonostante il divieto delle autorità. Sulla protesta soffia “Al Qaeda per il Maghreb islamico” che ha fatto sentire la sua voce chiedendo agli algerini di partecipare in massa alla marcia, ma per “instaurare la sharia (la legge islamica)” nel Paese. Infine il governo provvisorio tunisino, istauratosi dopo la fuga dell’ex presidente Ben Ali, ha annunciato una conferenza internazionale per “analizzare approfonditamente il processo di transizione politica ed economica".

    Italia sbarchi
    A seguito delle turbolenze politiche in atto nei Paesi del Nord Africa sono ripresi gli sbarchi di immigrati sulle coste siciliane. Almeno 852 persone hanno raggiunto l’isola tra la scorsa notte e stamani. In particolare a Lampedusa è di nuovo emergenza: negli ultimi 3 giorni sono infatti circa 1300 i migranti sbarcati. Una situazione difficile, visto che il centro di permanenza è chiuso da quando è in vigore l’accordo con la Libia per i respingimenti. La situazione è seguita con attenzione dal ministro degli Interni italiano Maroni che ha garantito l’impiego di tutte le forze in campo per fronteggiare “una vera e propria crisi umanitaria”. Maroni ha quindi annunciato l’invio di una lettera alla Presidenza di turno dell'Unione europea per far “inserire tra gli argomenti del prossimo Consiglio Giustizia e affari interni il tema della crisi nei Paesi del Nord Africa e i riflessi sull'immigrazione e sulla sicurezza in Europa”.

    Afghanistan
    Uno dei principali movimenti oppositori armati in Afghanistan, l'Hezb-e-Islami, ha dichiarato oggi che non accetterà “mai basi permanenti americane sul suolo nazionale”. L'ipotesi di una futura presenza militare statunitense permanente è stata ventilata in un recente discorso dal presidente Hamid Karzai e riguarda gli scenari possibili nel 2015, alla fine della fase di trasferimento delle responsabilità della sicurezza in Afghanistan.

    Forum sociale mondiale
    Si chiude oggi a Dakar, in Senegal, il World Social Forum. 75 mila i partecipanti. Tanti i temi trattati: dai diritti delle donne all’immigrazione, dallo sviluppo sostenibile delle comunità rurali all’economia basata su principi etici. Il servizio di Marina Piccone:

    Incontri conclusivi oggi ultimo giorno del World social forum. Convergenze, strategie, piani d’azione per cambiare il mondo. La cerimonia di chiusura è prevista per le 16. Nella giornata di oggi si terrà anche un Forum mondiale di cultura e educazione per la trasformazione e si parlerà ancora di diaspora. Ieri tra le altre assemblee di sintesi si è tenuta quella dei movimenti sociali mondiali. Nell’affollatissimo anfiteatro dell’Università, i protagonisti hanno riaffermato la loro determinazione a proseguire la lotta per la decolonizzazione dei popoli oppressi, per l’annullamento del debito pubblico e contro il liberismo sfrenato, il razzismo e la discriminazione. Nella giornata di ieri si è parlato anche di traffico di minori in Africa, un drammatio commercio molto ben organizzato. Le associazioni dell’Africa occidentale impegnate in questo settore hanno deciso di creare, proprio in occasione di questo forum, una coalizione per la protezione dell’infanzia per combattere con più forza i trafficanti. Da segnalare anche il concerto a sorpresa a Dakar di Youssoun’dour, dedicato alla Palestina, nel quadro del Forum sociale mondiale.

    Sud Sudan
    Resta tesa la situazione in Sud Sudan dopo pochi giorni dall’annuncio dei risultati del referendum per la secessione dal nord del Paese. I combattimenti di questa settimana tra esercito del Sud Sudan e ribelli antigovernativi della regione di Jonglei hanno fatto 105 morti. Lo ha detto oggi un portavoce dell'esercito sudista.

    Congo
    Il governo della Repubblica del Congo ha firmato una nuova intesa di finanziamento con la Banca Mondiale, l'Unione europea e la Banca africana di sviluppo, per un totale di 15 milioni di euro. L'obiettivo del finanziamento è accompagnare lo sviluppo delle piccole e medie imprese locali, migliorare le condizioni sociali della popolazione e rilanciare la ferrovia del Paese. Nell'accordo, infatti, è previsto il completamento della ristrutturazione della rete ferroviaria.

    Repubblica Centrafricana
    In Repubblica Centrafricana sette ribelli di un gruppo che non ha firmato gli accordi di pace sono stati uccisi in scontri con l’esercito. Le violenze sono avvenute a Bria, nell’est del Paese.

    Russia-Giappone
    Tornano tese le relazioni diplomatiche tra il Cremlino e Tokyo sulla questione della sovranità sulle isole Curili, controllate dall’Unione Sovietica alla fine della Seconda guerra mondiale e rivendicate dal Giappone. Le isole contese tra i due Paesi, che hanno un particolare valore strategico militare, rappresentano uno dei temi in agenda nell’incontro odierno a Mosca tra il ministro degli Esteri nipponico, Seiji Maehara, ed il suo omologo russo Serghei Lavrov. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 42

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.