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Sommario del 10/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa per la Giornata mondiale per le vocazioni: seguire Gesù, proposta impegnativa ed esaltante
  • Udienze
  • Rinuncia dell’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, cardinale Lubomyr Husar
  • Il Papa nomina il nunzio apostolico in Slovenia con incarico di delegato apostolico in Kosovo
  • Presentato il viaggio del Papa ad Aquileia e Venezia. Il cardinale Scola: una visita a tutti gli uomini di buona volontà
  • Mons. Tobin: la vita consacrata è viva e fiorisce, è una scelta che vale la pena fare
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto. 17.mo giorno di protesta. Tensione in altri Paesi arabi
  • Veglia di preghiera per i bimbi rom. Il cardinale Vallini: non solo solidarietà, ma giustizia
  • Non più divisioni tra Italia, Slovenia, Croazia: così Napolitano in ricordo delle Foibe
  • Presentata a Roma una guida per genitori di bambini contesi
  • Detenuti e vittime: esperienza di incontro nel carcere di Opera a Milano
  • Chiesa e Società

  • Violenze in Indonesia. La società civile accusa il governo per la mancanza di sicurezza
  • India: eccezionali misure di sicurezza a Jabalpur per il raduno degli indù radicali
  • Pakistan: forse cancellato il ministero per le Minoranze. Bhatti: continuerò la mia lotta
  • Pakistan: giovane cristiano torturato e ucciso da un ricco musulmano
  • Il Patriarca latino di Gerusalemme preoccupato per l’emigrazione dei cristiani
  • Colombia: l’impegno dei vescovi per la pace nel Paese
  • Messico: il governo protegge un sacerdote che aiuta gli emigranti centroamericani
  • Mozambico: abitazioni distrutte, cimiteri e strade allagate dalle inondazioni. Si temono epidemie
  • Zambia: i vescovi chiedono pace e riconciliazione nella Provincia Occidentale
  • Congo: un missionario commenta il mistero dell’aereo con l’oro, fermato a Goma
  • Sud Corea: la Chiesa lancia un nuovo progetto pro-vita
  • Filippine: la Chiesa invita alle manifestazioni pro-vita di domenica prossima
  • Uno studio Onu evidenzia il ruolo delle donne nella costruzione di società di pace
  • Gmg 2011: Il Papa incontrerà giovani docenti universitari, disabili e volontari
  • Vescovi di Calabria sulla visita del Papa: “Un nuovo impulso di rinnovamento nella fede”
  • Inghilterra: presentato al Sinodo anglicano il rapporto Arcic sui dogmi mariani
  • L’impegno della Chiesa inglese e gallese in favore delle persone con problemi mentali
  • Lourdes: aumento di pellegrini per il 153.mo anniversario delle apparizioni
  • Terra Santa: l'apostolato di una nuova congregazione di religiose a Betlemme
  • Festival del cinema di Berlino. Grande attesa per il remake del film di Hathaway “Il Grinta”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: oltre 30 morti in un attacco kamikaze contro una caserma dell’esercito
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa per la Giornata mondiale per le vocazioni: seguire Gesù, proposta impegnativa ed esaltante

    ◊   “Entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona”: così Benedetto XVI nel Messaggio in vista della prossima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che verrà celebrata il 15 maggio nella IV domenica di Pasqua, dedicata al tema “Proporre le vocazioni nella Chiesa locale”. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “E’ una proposta impegnativa ed esaltante, quella che Gesù fa a coloro a cui dice: ‘Seguimi!” Per questo “anche oggi la sequela di Cristo è impegnativa”. “Specialmente – sottolinea il Papa - in questo nostro tempo in cui la voce del Signore sembra soffocata da ‘altre voci’ la proposta di seguirlo donando la propria vita può apparire troppo difficile”, ecco perché “ogni comunità cristiana, ogni fedele, dovrebbe assumere con consapevolezza l’impegno di promuovere le vocazioni”. Raccomanda quindi Benedetto XVI di “incoraggiare e sostenere coloro che mostrano chiari segni della chiamata alla vita sacerdotale e alla consacrazione religiosa, perché sentano il calore dell’intera comunità nel dire il loro ‘sì’ a Dio e alla Chiesa”. Occorre allora “che ogni Chiesa locale si renda sempre più sensibile e attenta alla pastorale vocazionale”, perché soprattutto ragazzi e giovani possano “comprendere che entrare nella volontà di Dio non annienta e non distrugge la persona, ma permette di scoprire e seguire la verità più profonda su se stessi”. Perché è “solo aprendosi all’amore di Dio che si trova la vera gioia e la piena realizzazione delle proprie aspirazioni”. “Il Signore – rassicura il Santo Padre - non manca di chiamare, in tutte le stagioni della vita, a condividere la sua missione e a servire la Chiesa nel ministero ordinato e nella vita consacrata”, “perché gli uomini avranno sempre bisogno di Dio, anche nell’epoca del dominio tecnico del mondo e della globalizzazione”. Sollecita infine il Papa i confratelli vescovi di aprirsi “alle necessità dell’intera Chiesa” per “un’equa distribuzione dei sacerdoti nel mondo.”

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza Episcopale delle Filippine, in visita "ad Limina"; il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, presidente della Conferenza Episcopale Argentina, con i vicepresidenti, mons. Luis Héctor Villalba, arcivescovo di Tucumán, mons. José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, e con il segretario generale, mons. Enrique Eguía Seguí, vescovo tit. di Cissi, ausiliare di Buenos Aires; il cardinale John Patrick Foley, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

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    Rinuncia dell’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč, cardinale Lubomyr Husar

    ◊   Il Papa ha accettato, a norma del can. 126 § 2 del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (CCEO), la rinuncia del cardinale Lubomyr Husar all’ufficio di arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč (Ucraina). L’amministratore della Chiesa arcivescovile maggiore sarà mons. Ihor Vozniak, arcivescovo di Lviv degli Ucraini, al quale spetterà la convocazione del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Greco Cattolica Ucraina per l’elezione dell’arcivescovo maggiore.

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    Il Papa nomina il nunzio apostolico in Slovenia con incarico di delegato apostolico in Kosovo

    ◊   Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Slovenia, con incarico di delegato apostolico in Kosovo, mons. Juliusz Janusz, arcivescovo tit. di Caorle, finora nunzio apostolico in Ungheria.

    Al riguardo, un comunicato della Sala Stampa vaticana precisa che “la nomina di un delegato apostolico rientra tra le funzioni di organizzazione della struttura della Chiesa cattolica e, pertanto, assume carattere prettamente intraecclesiale, restando del tutto distinta da considerazioni riguardanti situazioni giuridiche e territoriali o da ogni altra questione inerente all'attività diplomatica della Santa Sede. La missione di un delegato apostolico – si sottolinea - non è di natura diplomatica, ma risponde all’esigenza di sovvenire in modo adeguato alle esigenze pastorali dei fedeli cattolici”.

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    Presentato il viaggio del Papa ad Aquileia e Venezia. Il cardinale Scola: una visita a tutti gli uomini di buona volontà

    ◊   E’ stata presentata oggi in conferenza stampa, a Zelarino, nel capoluogo veneto, la prossima visita del Papa alle diocesi del Nordest - Aquileia e Venezia - il 7 e 8 maggio. Erano presenti: il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale triveneto (Cet); mons. Dino De Antoni, arcivescovo di Gorizia e vicepresidente della Cet; mons. Lucio Soravito De Franceschi, vescovo di Adria-Rovigo e vicepresidente del Comitato triveneto per “Aquileia 2”; mons. Beniamino Pizziol, vescovo ausiliare di Venezia e referente organizzativo della Cet per la visita del Papa. Il programma della visita, ancora provvisorio, prevede l’arrivo del Papa ad Aquileia nel pomeriggio di sabato 7 maggio, con la visita alla Basilica per l’Assemblea in preparazione del Convegno ecclesiale che si terrà nella città nel 2012. In serata, il Santo Padre si sposterà a Venezia dove l’indomani mattina, domenica 8 maggio, presiederà la celebrazione eucaristica per tutte le Chiese del Nordest, nel Parco di San Giuliano di Mestre, seguita dalla recita dell’Angelus. Tre, invece, gli appuntamenti previsti nel pomeriggio: nella Basilica di San Marco, l’incontro del Papa con l’Assemblea ecclesiale per la chiusura della visita pastorale; nella Basilica della Salute, l’incontro con il mondo della cultura, dell’arte e dell’economia e infine, nella Cappella della SS. Trinità, Benedetto XVI benedirà ed inaugurerà la rinnovata Biblioteca dello Studium Generale Marcianum. Quindi, nella serata dell’8 maggio, il Santo Padre rientrerà in Vaticano. In vista di questo evento significativo, i vescovi del Triveneto hanno diffuso, all’inizio di gennaio, una lettera in cui invitano tutti i fedeli a partecipare ad una colletta per aiutare la Chiesa locale nell’organizzazione. “L’accoglienza del Papa – scrivono i vescovi del Triveneto – sarà sobria ed essenziale: si cercherà di onorare con grande semplicità, ma con molta cura, colui che, come insegna la fede cristiana, non è solo un ospite gradito, ma è parte costitutiva di ogni Chiesa particolare”. Da oggi, inoltre, è attivo il sito Internet www.ilpapaanordest.it, contenente notizie, informazioni logistiche ed approfondimenti religiosi sulla visita del Santo Padre. Particolare la sezione “Media” con foto e video dei vescovi del Nordest che spiegano il significato dell’evento e le modalità di preparazione. Sergio Centofanti ha chiesto al cardinale Angelo Scola il significato di questo viaggio pastorale di Benedetto XVI:

    R. - Noi lo abbiamo voluto sintetizzare nello slogan “Tu conferma la nostra fede”: chiediamo cioè al Santo Padre, per il suo ministero di Successore di Pietro e per la sua forza di testimonianza, di sostenere in questo momento di passaggio la nostra fede e quindi la visione cristiana della vita, che permette a tutti gli uomini e le donne del Nordest di affrontare il quotidiano con un’intensità quale quella che viene dalla possibilità di seguire Gesù. Questo è ciò che abbiamo chiesto al Papa ed ora siamo tutti in attesa e mobilitati: accoglieremo la sua persona ed ascolteremo la sua parola, con nel cuore la certezza che il successore di Pietro venga per questo. Come Gesù ha detto: “Una volta che tu ti sarai ravveduto, conferma i tuoi fratelli”; noi abbiamo ancora fede qui nelle nostre terre, ma siamo come i discepoli che dissero a Gesù: “Signore, noi crediamo ma tu accresci la nostra fede”. Fede significa stile di vita; significa modo di vivere; modo di affrontare tutti i giorni gli affetti, il lavoro e il riposo; modo di lasciar vedere – attraverso le nostre vite cambiate – la convenienza per l’uomo contemporaneo di seguire Gesù con la semplicità di cuore, in modo da poter essere liberi e dignitosi.

    D. – Quale realtà attende il Papa?

    R. – Anzitutto il Nordest ha questa grande radice storica: da Aquileia, dove il Papa comincerà la sua visita, sono nate ben 57 chiese; di queste, 36 sono tuttora in essere; mentre altre 21 diocesi sono state integrate in diocesi ancora oggi esistenti, ma vivono ancora presenti nella comunione dei santi. Come si può vedere si tratta di una realtà molto articolata, perché comprende Chiese della Croazia, della Slovenia, dell’Austria, della Baviera fino ad arrivare alla Lombardia – Mantova e Como – che sono nate da Aquileia, oltre a tutte le chiese del Nordest. Quindi il Papa incontra questa complessa realtà che è tesa a proiettarsi nel futuro e proprio per questo l’incontro ad Aquileia sarà in vista del secondo Convegno di tutte le Chiese del Nordest, e che si svolgerà ad Aquileia nella Pentecoste del 2012. Il Papa poi arriverà a Venezia, dove celebrerà una Messa per tutti i fedeli del Nordest nel grande Parco di San Giuliano, il più grande parco d’Europa, per richiamare tutti noi alla bellezza della fede: una fede che, sulla sequela del Dio Incarnato, si gioca nella storia e vuole documentare il suo essere per il bene di tutti. Quindi il Papa viene per tutti i fedeli, per tutti i battezzati, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, perché la fede ridestando tutto l’umano parla a tutti. Gli altri due momenti – squisitamente veneziani – sono individuati da due eventi: il primo sarà un’assemblea, che si svolgerà nella Basilica Cattedrale di San Marco, a conclusione della visita pastorale, che abbiamo iniziato nel 2004 e che sarà appunto Benedetto XVI a concludere davanti ai rappresentanti di tutte le parrocchie e di tutte le organizzazioni locali della diocesi di Venezia; dopodiché il Papa si sposterà alla bellissima punta della Dogana, dove dalla Basilica della Salute, utilizzata in questo caso come aula magna dello Studium generale Marcianum, e parlerà a tutta quanta la città di Venezia che – come fu definita da Giovanni Paolo II – è una città dell’umanità, perché parla a tutta l’umanità e perché tutta l’umanità la visita: sono più di 23 milioni i visitatori ogni anno. Il Papa parlerà, quindi, ai rappresentanti del mondo dell’arte, della cultura, della scienza, dell’economia e del lavoro e ci dirà come dobbiamo vivere Venezia. Si tratta di una serie di momenti carichi di intensità, che stanno già ridestando l’attesa di tutti gli abitanti del nordest, di questo nordest allargato, che viene dalla storia e che guarda al futuro.

    D. – Come stanno procedendo i preparativi?

    R. – Molto bene. Abbiamo costruito a livello di Conferenza episcopale del Triveneto una Commissione, composta da rappresentanti di ogni diocesi ed articolata a diversi livelli. Stiamo facendo incontri capillari e zonali con tutti i sacerdoti e con i responsabili laici proprio per spiegare il grande dono che Benedetto XVI ci fa: è una grande occasione di educazione, di evangelizzazione, perché ci consente in un mondo che tante volte confonde il significato e il valore della presenza del successore di Pietro e del suo magistero con una leadership di tipo civile. Si tratta, quindi, anche di una grande occasione di evangelizzazione e di catechesi per tutto il nostro popolo. Devo dire che c’è una grande mobilitazione di tutta la gente, il cui primo segnale sarà dato dalla colletta, che faremo in tutte le 3.500 parrocchie del nordest: vogliamo che la visita del Papa – che è uno di noi e che noi sentiamo come immanente alle Chiese, perché Pietro è immanente ad ogni Chiesa particolare – sia una visita sostenuta, anche negli aspetti finanziari, dal popolo. Tutto il mese di febbraio vedrà, in ognuna delle parrocchie del Nordest, questa colletta. Questo rappresenterà il primo vero segno di mobilitazione generale per cui ci stiamo preparando. (mg)


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    Mons. Tobin: la vita consacrata è viva e fiorisce, è una scelta che vale la pena fare

    ◊   Offrite alla società una testimonianza cristiana “luminosa e coerente” mostrando al mondo che la verità è “bellezza”. E’ l’invito lanciato dal Papa ai consacrati il 2 febbraio scorso nella Festa della Presentazione del Signore al Tempio. Ed è un appello accolto in modo particolare dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. A questo proposito Romilda Ferrauto ha chiesto al segretario del dicastero vaticano, mons. Joseph William Tobin, in cosa consista la vita consacrata:

    R. – Un esempio che propongo spesso quando la gente mi domanda in cosa consista la vita consacrata è quello di una selva esotica con molte varietà di piante e fiori - alcuni appena nati, altri di una certa età e altri ancora che hanno bisogno di una cura particolare - ma una selva che, nell’insieme, dà respiro, dà ossigeno a tutta la Chiesa. Speriamo che il nostro servizio, il nostro accompagnamento della vita consacrata, aiuti questa varietà di bellezza.

    D. – Dall’esterno, in particolare noi giornalisti, raramente vediamo i “fiori”, generalmente vediamo i problemi. Quando si parla di questi ultimi mesi si pensa a delle questioni sensibili e difficili, lei come le vede e che cosa auspica per risolvere i punti che sono più delicati?

    R. – Non c’è dubbio che ci siano sfide, anche spinose, di fronte alla vita consacrata oggi, ma bisogna partire dalla vita. La vita consacrata non è un problema, è una vita, e la vita come tale ha problemi, ma ha anche gioie, successi e sconfitte. Quindi, credo che la tentazione dei giornalisti sia anche la nostra tentazione, perché ciò che arriva spesso al dicastero sono i problemi, le difficoltà, le sfide, le incoerenze. Il pericolo è permettere che questa ottica volta ai problemi diventi l’ottica con la quale si capisce la vita consacrata. Questo sarebbe, secondo il mio umile parere, un grande sbaglio. Io ho forse il vantaggio di aver vissuto dodici anni come superiore generale della mia Congregazione, i Missionari Redentoristi, e quindi come superiore generale ho dovuto affrontare alcuni problemi, ma anche vedere le meraviglie che Dio compie ancora, tramite tanti consacrati, nella mia famiglia religiosa. Adesso io ho la gioia di vedere quanto bene fa Dio attraverso la vita consacrata.

    D. – La vita consacrata offre un ventaglio di carismi molto vasti. Allora è vero che a volte si ha paura degli estremi, dell’eccesso forse di una certa conservazione, ma anche di progressismo eccessivo. Si pensa ancora, dopo tanti anni, sempre, alla confusione che ci può essere tra opzione preferenziale per i poveri e tutte le polemiche attorno alla teologia della liberazione. Queste questioni sono ancora vive oggi nella vita consacrata e se sì a che punto siamo?

    R. – Non credo che le tensioni siano così evidenti, palesi come in passato. Bisogna dire che un’opzione per i poveri sia stata parte della vita consacrata sin dall’inizio, perché è parte della vocazione di Cristo. Cristo al momento di definire la sua missione nella Sinagoga di Nazareth ha citato il profeta Isaia e ha detto: “Lo spirito è su di me e mi ha unto, per portare un lieto messaggio ai poveri”. E parte, nucleo, elemento essenziale della vita consacrata è la sequela di Cristo, di Cristo in tutta la sua ricchezza, senza ridurre l’opzione per i poveri, il nostro desiderio di seguire Cristo povero ad una teoria politica, perché non è così: è piuttosto una risposta evangelica ad una realtà che è sempre presente. Credo che oggi noi religiosi e religiose ci impegniamo a promuovere i valori della solidarietà, della condivisione, della giustizia, sempre in sintonia con i pastori, con la tradizione ricchissima della nostra Chiesa.

    D. – 22 anni dopo la caduta del muro di Berlino e dei regimi comunisti, è ancora necessario oggi, nella vita religiosa, distinguere bene l’opzione preferenziale per i poveri, che è un’attenzione naturale di ogni cristiano, in particolare di ogni religioso, e i rischi di manipolazione ideologica e politica. E’ ancora necessario, secondo lei, oggi?

    R. – Sì, credo che il vero nemico della vita consacrata non sia una riduzione numerica, ma piuttosto la mediocrità del cercare una vita facile. Quindi, la vita consacrata si sforza di rispondere ad un mondo dove ci sono ancora ingiustizie e oppressione dei poveri, cercando di agire sempre come membri della Chiesa e non come un’avanguardia staccata dalla Chiesa. Credo che in questo senso la Chiesa ci aiuti, perché il Venerabile, fra poco Beato, Giovanni Paolo II, 25 anni fa ha pubblicato un’Istruzione per aiutarci a capire bene in che consiste la teologia della liberazione, compresa come risposta evangelica. Quindi, lei ha ragione, la sfida c’è e non è sempre facile, ma abbiamo anche la luce del Vangelo e il magistero della Chiesa nostra madre.

    D. – La sfida è soprattutto in America Latina, in altri continenti c’è meno...

    R. – No, c’è dappertutto, anche qui a Roma. Roma è una città bellissima, ma come abbiamo visto domenica scorsa, con la tragedia di questo incendio in cui sono morti quattro fratellini rom, ci sono ancora delle incoerenze in questa società opulenta. Noi religiosi allora quando sentiamo notizie come questa tragedia, cerchiamo nel nostro cuore la risposta evangelica dei poveri, che è sempre con noi.

    D. – C’è qualcosa che vorrebbe aggiungere?

    R. – Vorrei dire che la vita consacrata è viva e fiorisce e dire ai giovani che è una scelta di vita che vale la pena fare. (ap)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   11 febbraio: in prima pagina, la ricorrenza dei Patti Lateranensi, che quest'anno cade nel centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia.

    Chiese più impegnate a promuovere le vocazioni: nell'informazione vaticana, il messaggio del Papa per la 48.ma Giornata mondiale di preghiera che si celebra il 15 maggio.

    La Chiesa primo network sociale globale: il testo integrale dell'intervento di mons. Peter Bryan Wells, assessore della Segreteria di Stato, alla presentazione delle celebrazioni per gli ottant'anni della Radio Vaticana.

    I dogmi mariani allo studio del Sinodo anglicano: nell'informazione religiosa, intervento di mons. George Stack, vescovo ausiliare di Westminster, sulla Dichiarazione di Seattle.

    Il riscatto dell'isola degli schiavi: nell'informazione internazionale, Pierluigi Natalia sul tema delle migrazioni al Forum sociale mondiale, a Dakar.

    Quell'insostenibile grido del giusto innocente: in cultura, il vescovo Enrico Dal Covolo sul mistero del dolore tra i tragici greci e Giobbe.

    Così celebre ma così incompresa: Carlo Pedretti in merito all'ultima teoria (per nulla originale) secondo cui la Gioconda sarebbe il ritratto dell'allievo prediletto di Leonardo; con un saggio di Alessandro Vezzosi, curatore della mostra "La Gioconda è nuda", a Brindisi.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto. 17.mo giorno di protesta. Tensione in altri Paesi arabi

    ◊   17esimo giorno di proteste al Cairo contro il presidente Mubarak, mentre spuntano accuse di torture da parte dell’esercito egiziano. La comunità internazionale continua a seguire l’evolversi della situazione e nel resto del mondo arabo si estendono i focolai della protesta. Il servizio è di Marco Guerra:

    Anche oggi migliaia di dimostranti sono radunati in piazza Tahrir al Cairo e altri assembramenti si registrano vicino alle sedi delle principali istituzioni. Dimostrazioni vengono segnalate anche ad Assiut, nell'alto Egitto, e in altri centri del Paese. Le manifestazioni dovrebbero toccare il culmine domani: nel giorno di preghiera per l’islam le opposizioni hanno infatti organizzato una grande dimostrazione a cui dovrebbero partecipare un milione di persone, come quella di venerdì scorso. Non hanno dunque placato gli animi le promesse di riforme e i lavori avviati ieri dalla commissione per emendare la Costituzione che ha approvato la modifica di sei articoli tra cui quello sui requisiti per la candidatura che, di fatto, impediva ai più di presentarsi alle elezioni. E ad esasperare il clima si aggiungono le accuse del quotidiano britannico Guardian, secondo cui l’esercito avrebbe arrestato migliaia di oppositori, alcuni dei quali sarebbero stati torturati. Riflettori puntati della comunità internazionale: l’Ue lavora per una visita del rappresentante per la politica estera, Catherine Ashton, per la prossima settimana; mentre il re saudita Abdullah avrebbe chiesto ad Obama di non umiliare Mubarak, per evitare le possibili conseguenze di un vuoto di potere in Egitto. E l'inviato del presidente russo per il Medio Oriente ha ribadito che Mosca è contraria a qualsiasi ingerenza esterna nella crisi politica in atto. Scenario simile anche in altri Paesi del Nord Africa, dove si continuano a chiedere riforme democratiche. In Libia le opposizioni scenderanno in piazza giovedì prossimo, con il colonnello Gheddafi – preoccupato – che ha già messo in guardia dai rischi di questa decisione. Il giorno 20, invece, toccherà al Marocco. Sabato prossimo sarà la volta dell’Algeria, dove ieri altre tre persone hanno tentato di darsi fuoco. In Tunisia, invece, la presidenza ha annunciato l’apertura del dialogo con tutti i settori sociali. Mentre sul versante mediorientale in Giordania le dimostrazioni di queste settimane hanno portato al nuovo governo varato ieri.

    La protesta in Egitto sta quindi avendo ripercussioni su tutta l’area mediorientale. E una situazione particolare si vive anche nella Striscia di Gaza e a Rafah, proprio sul confine egiziano. Ce ne parla l’inviato del Sole 24 Ore a Gaza, Ugo Tramballi, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Anche a Gaza, come in tutto il mondo arabo, si cerca di far finta che di eco non ce ne sia, invece ce n’è tanta. Nei localini, dove i giovani mangiano shawarma e panini di carne, tutti guardano la televisione e vedono il volto piangente del giovane blogger, che ha iniziato la rivolta del Cairo. Quindi, comunque, c’è un effetto. Naturalmente bisogna considerare anche la condizione particolare di Gaza, che è assediata da Israele. E’ chiaro che prima che ad Hamas, che sicuramente sta avendo su Gaza un controllo sempre più militarizzato, la gente pensa prima di tutto al fatto che sia circondata da Israele. Anche a Gaza, però, sta crescendo lo scontento e il primo effetto della crisi egiziana si ha sotto i famosi tunnel di Rafah: manca la benzina e i prodotti cominciano a scarseggiare, quindi a costare sempre di più, e c’è anche uno scontento sociale che si riverbera sul governo di Hamas.

    D. – Qual è la situazione dei tunnel?

    R. – I tunnel non sono più quel grande business che c’è stato fino ad un anno fa, perché Israele ha riaperto il passaggio dei beni di consumo e di moltissimi materiali e, quindi, in qualche modo, ha in buona parte distrutto il business dei tunnel, che vive con il materiale che Israele - per motivi che ritiene siano di sicurezza - non vuole far passare: cemento, tutto il materiale di costruzione e naturalmente benzina. Dai tunnel poi non passano più le armi, soprattutto perché Hamas ha già tutte le armi che desidera, ma passano i soldi necessari – che vengono dall’Iran, dalla Siria. Servono per tenere in piedi le casse di Hamas, che non ha molto denaro e prende molti soldi pure dagli uomini dei tunnel: prende, infatti, una percentuale del 15 per cento su tutto il materiale che passa dai tunnel.

    D. – Ci sono notizie che i giovani palestinesi possano scendere in piazza dopo la preghiera islamica di domani, venerdì…

    R. – Sarà molto difficile. Circola su Facebook questo tentativo di organizzare qualcosa domani. Intanto, Hamas ha già detto che non consentirà a nessuno di usare la preghiera del venerdì per ragioni politiche. Il controllo militare e poliziesco di Hamas è altissimo. Poi, come è successo per l’Egitto, ma anche per altri Paesi, è difficile controllare la veridicità di quello che viene detto o scritto su Facebook, perché mentre in Egitto la rivoluzione è davvero cominciata su Facebook, dai giovani, ci sono altri casi, come per esempio la Siria, dove i servizi segreti hanno usato Facebook per tendere un tranello ai giovani che volevano manifestare. Certo, stando qui a Gaza, parlando con i giovani, c’è un crescente desiderio di libertà. Quello che è successo in Egitto, comunque vada a finire, ha innescato qualcosa che in qualsiasi Paese arabo non potrà essere ignorato.

    D. - Quali sono le condizioni di vita di questi giovani?

    R. – Pessime, ma migliori rispetto a prima, proprio perché Israele ha alleggerito un po’ la pressione. I giovani di Gaza al di sotto dei 20 anni sono il 60 per cento della popolazione. Il problema è che non c’è la possibilità di ridare vita all’industria palestinese, non c’è possibilità di un’autentica ricostruzione di Gaza, perché sono ancora in guerra, sono ancora in conflitto con Israele, sono circondati e pensano allo Stato palestinese. Indubbiamente c’è, però, ed è crescente, anche una forma di distacco dalla credibilità di Hamas, che viene considerato sempre più corrotto. Quindi, c’è una forma di richiesta crescente di una vita, almeno dall’interno, meno oppressiva di quella che già hanno.(ap)

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    Veglia di preghiera per i bimbi rom. Il cardinale Vallini: non solo solidarietà, ma giustizia

    ◊   “Nel sacrificio di questi piccoli impegniamoci per una vita nuova fatta di giustizia e solidarietà”. Così il cardinale vicario Agostino Vallini, durante la veglia di preghiera celebrata ieri presso la Chiesa di Santa Maria in Trastevere a Roma, per commemorare i 4 bimbi rom morti domenica sera in un incendio che ha distrutto la loro baracca. Presenti anche autorità politiche esponenti di movimenti religiosi e associazioni e comunità, prima tra tutte quella di Sant’Egidio. Al termine della celebrazione, il porporato ha portato il ricordo di Benedetto XVI e la sua preghiera di pace e amore per tutti. C’era per noi Cecilia Seppia:

    Sebastian, Patrizia, Fernando e Raul, sono i nomi dei 4 bimbi rom, la cui morte ha detto il cardinale Agostino Vallini pesa come un macigno sul cuore. L’unica loro sfortuna è stata quella di essere nati poveri, ma questa orribile tragedia - ha affermato il porporato - ci costringe ad un grave esame di coscienza, perché ciascuno di noi ha le sue responsabilità:

    “Dinanzi a questo fenomeno è necessaria innanzitutto una conversione personale comunitaria del cuore, che ci faccia guardare la realtà con gli occhi della verità. Non dimentichiamo che abbiamo davanti uomini e donne come noi, bambini come i nostri figli, fratelli nostri. Ancor prima di soluzioni politiche e normative, è necessaria una visione dell’uomo e della società che diventi cultura diffusa, ispirata dal rispetto per ogni uomo perché è uomo. Questo tragico evento sia dunque l’occasione per un maggior impegno a far crescere e diffondere questa cultura”.

    Una circostanza tra le più tragiche e sconcertanti della vita, come l’ha definita il cardinale Vallini, ha però riunito ieri nel cuore della capitale centinaia di persone, che hanno voluto stringersi intorno ai familiari delle piccole vittime, assicurando sostegno e preghiera. Come ci racconta Eva, una giovane mamma rom:

    “Questo evento ha distrutto il cuore di noi mamme. Sono venuta qua per pregare con i bambini, come hanno fatto anche molti nostri amici. Una preghiera per noi, per le anime di quei bambini che sono morti e per i nostri figli, che sono ancora vivi, affinchè Dio ci aiuti”.

    Non possiamo più vivere così, dice Erzis, che invoca soluzioni migliori per chi è fuggito dal proprio Paese e invita a non dimenticare:

    “Bisogna essere uniti in queste occasioni, in questa tragedia che purtroppo è successa. Voglio però dire che questa non è la prima volta che accadono fatti del genere; succedono anche in altre città italiane. Bisogna vedere di trovare una soluzione migliore. Questa cosa che è successa non si può dimenticare”.

    Ricordando il dramma che si cela dietro le migrazioni, il cardinale Vallini ha ribadito la necessità di un impegno serio in difesa di coloro che valgono non per quello che possiedono ma per quello che sono, ovvero persone umane. Quindi ha invitato tutti a farsi promotori di una cultura aperta all’accoglienza e alla solidarietà, di una concezione nuova della società in cui gli immigrati non vengano considerati solo una fonte di problemi, ma al contrario una risorsa preziosa. Alle autorità infine il monito ad andare oltre l’emergenza, realizzando forme di integrazione sociale, che consentano a chi si trasferisce in Italia condizioni di vita pari a quelle di tutti gli altri cittadini. “E' una questione di giustizia - ha concluso - che un Paese democratico non può eludere". (vv)

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    Non più divisioni tra Italia, Slovenia, Croazia: così Napolitano in ricordo delle Foibe

    ◊   “Guardare avanti sarà il modo migliore di continuare a condividere il dolore dei familiari delle vittime”: così il capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, alla cerimonia stamane al Quirinale per la giornata del ricordo delle Foibe. Si tratta degli eccidi perpetrati per lo più ai danni della popolazione italiana di Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, ma anche di etnia slovena e croata, durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. “Finalmente – ha detto il presidente - possiamo far progredire una prospettiva di feconda collaborazione tra Italia, Slovenia e Croazia superando le divisioni del passato”. “L'essenziale – ha aggiunto - è non restare ostaggi degli eventi laceranti del passato”. Napolitano poi ha invitato tutti a richiamarsi all'eredita' del Risorgimento nello spirito di serene e riflessive celebrazioni del 150/mo dell'Unita' d'Italia. Ma cosa ha rappresentato la violenza delle foibe e il dramma dell’esilio per chi lo ha vissuto? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Lucio Toth presidente dell'Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia, esule all’età di 8 anni da Zara:

    R. – Quello che è stato fatto con le Foibe era tipico del modo di procedere dei regimi staliniani, quello cioè di eliminare i nemici del popolo con lo strumento più feroce di soppressione, di pulizia etnica, armata da un’ideologia di rivendicazioni sociali; però, in realtà, finì per colpire immediatamente tutti. Poi, una cosa molto grave era anche il fatto religioso: vennero proibite le feste, vennero proibite le cresime, i battesimi e 32 sacerdoti vennero uccisi.

    D. – Che ricordo conserva delle persecuzioni, dell’esilio?

    R. - Il senso dello sradicamento. Già nel momento in cui lasciai Zara avevo l’impressione che non sarei più tornato. Quindi, è stato questo senso di sradicamento e, la cosa peggiore, di abbandono da parte dello Stato italiano, perché i soldati italiani fuggirono dopo l’8 settembre e noi rimanemmo prima in balia dei tedeschi e poi dei partigiani jugoslavi.

    D. – Anche grazie a questa giornata c’è sufficiente memoria, anche conoscenza di quanto accadde allora?

    R. – La gente cade dalle nuvole ancora oggi, anche persone di cultura. Anzi proprio a livello popolare le persone anziane ricordano quegli anni per averli sentiti dai loro amici. Ecco perché stiamo tanto lottando, perché dobbiamo passare alla seconda generazione e poi alla terza. Una fortuna che abbiamo è che questa vicenda sia diventata un fatto emblematico di come si possa essere perseguitati, perché oggi queste cose continuano a succedere: nel Kosovo e in Bosnia ci sono ancora pericoli; fuori dall’Europa poi abbiamo delle difficoltà per i cristiani o per le minoranze etniche.

    D. – Questi fatti voi come li vivete?

    R. – I sentimenti che noi abbiamo sono di grande di dolore quando viene incendiata una chiesa in Iraq, perché ci ricordiamo quello che è successo da noi: non si poteva fare una processione che arrivavano i miliziani di Tito a disperderla, cacciando i bambini, rimandandoli nelle scuole, con i preti che fuggivano con l’ostensorio sotto la pianeta per proteggerlo dagli insulti. Questi sono ricordi che tanti di noi hanno ancora negli occhi.

    D. – In merito invece all’identità italiana, per voi un valore, che effetto vi fanno le polemiche e gli scetticismi?

    R. – Noi sentiamo che la cultura e la lingua sono un legame molto forte che va al di là delle condizioni economiche, che certamente in Italia sono diventate molto dispari, ma questo non è certo colpa dei meridionali. Quindi, un federalismo solidale che desse alle regioni e ai comuni maggiore autonomia e libertà nella gestione delle riforme, per noi è una cosa positiva, purché non sia l’anticamera di una divisione del Paese: le sirene della secessione ci offendono.

    D. – Qual è l’insegnamento da trarre dalla vostra storia che dia contenuto a questo anniversario?

    R. – Il rispetto per la persona, la fiducia nella persona umana che va la di là delle differenze politiche, religiose, delle differenze etniche. Quando leggo le memorie di queste persone trovo il partigiano che veniva a bussare alla porta, la stessa porta alla quale due mesi prima veniva a bussare il soldato delle SS per portarci via un fratello, e poi tornano i “drusi”, come li chiamavamo noi, i partigiani jugoslavi, con la stessa violenza, per portare via un altro fratello e fucilare l’uno e l’altro: abbiamo vissuto questa esperienza duplice, quindi sappiamo bene che il vero nemico non si chiama “A” o “B”, ma è chi viola la sacralità della persona umana.(bf)

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    Presentata a Roma una guida per genitori di bambini contesi

    ◊   In Italia, sono ancora troppi i casi di minori nati da matrimoni misti e poi sottratti da uno dei genitori. Nel 2010, 242 bambini o ragazzi sono stati portati all’estero e il 56 per cento di queste dispute internazionali riguarda l’Europa. I dati sono emersi stamattina nel corso della presentazione a Roma di una guida per i genitori di bambini contesi. Alessandro Guarasci.

    Aumentano i matrimoni misti e purtroppo aumentano anche i casi di bambini sottratti da uno dei genitori e portati all’estero. Il ministro degli Esteri Franco Frattini:

    “Abbiamo visto moltiplicarsi negli anni questa via della fuga, questa via della sottrazione e abbiamo visto purtroppo colpito il diritto irrinunciabile di un bambino di avere rapporti affettivi sia con il padre che con la madre”.

    242 casi nel 2010, 266 nel 2009, 248 nel 2008. E pensare che nel ’98 erano solo 89. Serve la massima collaborazione tra più Ministeri e organismi sovranazionali perché spesso le convenzioni non riescono a risolvere i problemi. L’importante è denunciare subito, dice il ministro dell’Interno Roberto Maroni:

    “Abbiamo un sistema, il Ced Interforze, che registra tutti questi dati e attua un sistema di monitoraggio in tutta l’area Schengen”.

    Una procedura attivata anche per le gemelline il cui padre si è suicidato alla stazione ferroviaria di Cerignola. Ma per il ministro della Giustizia Angelino Alfano bisogna fare di più:

    “Dare alla procedura un volto amico, cioè non perdere mai di vista che dentro un fascicolo burocratico del nostro Ministero c’è la vita di un bambino”.

    In Italia sono i padri a chiedere per l’86% il rientro dei propri figli. Uno di loro, Fabrizio Infante, ha una figlia quattordicenne in Danimarca, e non la vede da quando aveva sei anni:

    “Non so dove abita, non so dove va a scuola, non so assolutamente niente da sette anni e mezzo e lo Stato danese non si degna di farmi avere una fotografia, di farmi sapere quale sia l’andamento di mia figlia a scuola o come stia. Almeno una notizia! Non la posso vedere: fatemi avere una notizia! Ti trovi a pagare duemila, tremila euro al mese di avvocati, continuamente, tutti i mesi. Sono cifre insostenibili!”

    Una fatica non solo economica, ma anche e soprattutto mentale.(ap)

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    Detenuti e vittime: esperienza di incontro nel carcere di Opera a Milano

    ◊   “Tra giustizia riparativa e misure alternative”: è il titolo del convegno che si terrà domani pomeriggio a Milano per fare il punto sull’esperienza particolare vissuta nella Casa di reclusione di Opera, nei pressi di Milano, con il progetto Sicomoro. Si tratta dell’iniziativa promossa dall’Associazione Prison Fellowship che fa incontrare detenuti e vittime di reati simili a quelli commessi da quei detenuti. Un’esperienza forte e significativa già portata avanti in 117 Paesi e approdata in Italia per la prima volta. Fausta Speranza ne ha parlato con la presidente di Prison Fellowship Italia Marcella Reni, che è anche responsabile nazionale del movimento Rinnovamento dello Spirito:

    R. – Noi mettiamo insieme le vittime ed i detenuti. Ad Opera, nel primo progetto sperimentato di detenuti con crimini piuttosto significativi, con reati di omicidio, pluri-ergastolani, abbiamo messo a confronto delle vittime di reati connessi. Si tratta quindi di sorelle, mamme, papà a cui erano stati uccisi dei parenti dalla mafia, dalla ‘ndrangheta, dalla criminalità. Non da quei detenuti ma da altri. In questa maniera, il detenuto prende consapevolezza del tipo di danno che ha commesso, non soltanto dell’eliminazione fisica di un uomo ma anche della sofferenza causata alla famiglia, della difficoltà, della crisi spesso economica e delle crisi psichiche causate alle sorelle, ai parenti, ai nipoti. Quando il detenuto si rende conto del grande dolore che ha causato, è vero che non può far tornare in vita la persona che ha ucciso ma, in qualche maniera, può riparare nei confronti della famiglia e della società.

    D. – Nella vostra esperienza la conoscenza del volto delle persone che hanno sofferto per delle azioni compiute ha portato davvero ad una revisione di se stessi, di quello che si è fatto?

    R. – I risultati sono eccellenti su tutti e sette i detenuti, i quali hanno dimostrato cambiamenti significativi testimoniati dagli educatori e dalle persone che li stanno seguendo. Ma dico di più: i cambiamenti significativi li ho visti con i miei occhi sulle vittime. Uno di loro in modo particolare, chiuso nel suo rancore, è un uomo rinato, che nell’ultimo incontro testimoniava a vittime e detenuti presenti: “Ho trovato la pace nel cuore” e ci ha invitati a far partecipare le figlie e la moglie ai prossimi progetti Sicomoro.

    D. – Però è difficile avvicinare le vittime e chiedere di fare questo per delle persone che le hanno private del bene più grande, delle persone care…

    R. – E’ estremamente difficile. La ricerca più difficile, per portare avanti questo progetto, non è stata quella dei detenuti ma quella delle vittime. Però devo dire che anche i risultati più belli li abbiamo visti proprio sulle vittime. Una ragazza che ha seguito il nostro percorso, 23enne, calabrese, cui hanno ucciso un fratello 18enne per una ritorsione nei confronti del padre, che si rifiutava di pagare una tangente, ecco, questa ragazza l’ultimo giorno ha scritto una lettera ai detenuti dicendo: “Incredibilmente mi mancate. Tra me e voi sono cadute le barriere. Allora, se questo è possibile nel dialogo, voglio sognare un mondo più giusto".

    D. – Questo è stato un progetto pilota. Ora porterete l'esperienza in diversi istituti penitenziari d’Italia?

    R. – Sì, perché dopo Opera partiremo – sono già state selezionate vittime e detenuti – per il carcere di Rieti e di Poggioreale. E poi abbiamo formato i volontari per cominciare una selezione anche per il carcere di Palermo, l’Ucciardone.

    D. – Che cosa chiedete alle strutture carcerarie? Sicuramente ci vuole cooperazione da parte degli istituti…

    R. – Gli istituti devono semplicemente mettere a disposizione una stanza per un percorso di otto settimane ed accogliere i volontari della nostra associazione Prison – che poi sono due, tre, non di più – che entrano ogni settimana per seguire questo percorso. Niente di più, solo questo.

    D. – E per la formazione di coloro che devono portare avanti questo progetto? Non è facile parlare ai detenuti ma neanche parlare alle vittime…

    R. – Per un anno intero abbiamo fatto cinque corsi di formazione ai nostri volontari, che sono circa 100. Non richiediamo particolari competenze. Certo, per la maggior parte sono uomini e donne di legge o psicoterapeuti, educatori o assistenti sociali che si sono presentati per l’interesse ad agire nel mondo carcerario, ma non è strettamente richiesto, perché il percorso del progetto Sicomoro di suo è ben strutturato per preparare. (vv)

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    Chiesa e Società



    Violenze in Indonesia. La società civile accusa il governo per la mancanza di sicurezza

    ◊   C’è sdegno in Indonesia per il moltiplicarsi delle violenze e dell’odio interreligioso; la società civile punta il dito contro il governo e le autorità, accusate di essere incapaci di garantire la sicurezza dei cittadini. Tra gli ultimi episodi registrati c’è quello del 6 febbraio scorso a Banten, nell’isola di Java, in cui sono stati uccisi tre Ahmadi, e quello di due giorni fa contro la comunità musulmana, cui si sono accompagnate devastazioni contro tre chiese, un orfanotrofio e un centro sanitario cristiani nella reggenza di Temanggung, Java centrale. A rimanere danneggiate sono state, in particolare, la chiesa cattolica di San Pietro e Paolo, la chiesa protestante Bethel e il centro Shekinah. “Gli atti di vandalismo contro proprietà altrui non sono una buona soluzione – ha commentato all'agenzia AsiaNews mons. Johannes Pujasumarta, arcivescovo di Semarang – se rispondiamo alla violenza con altra violenza si rischia di innescare una spirale senza fine”. Forti le accuse da parte della società civile musulmana: “Lo Stato è disarmato quando deve fronteggiare i gruppi estremisti – ha detto lo studioso Nahdlatul Ulama del movimento moderato – le forze di polizia non riescono a far rispettare la legge perché soggiogate dalle minacce dei fondamentalisti”. Il leader musulmano auspica la creazione di un regolamento che indichi come mantenere l’armonia tra le religioni, promuovendo il dialogo e l’applicazione della legge. Secondo gli attivisti, inoltre, una delle principali cause delle continue violenze confessionali è l’entrata in vigore, lo scorso anno, di un decreto che proibisce agli Ahmadi di praticare la propria fede in pubblico e li costringe a rinunciare all’evangelizzazione. Di questo provvedimento, paragonato alla legge sulla blasfemia del Pakistan, si chiede l’abrogazione. (R.B.)

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    India: eccezionali misure di sicurezza a Jabalpur per il raduno degli indù radicali

    ◊   Chiese sotto sorveglianza, strade interdette al traffico e scuole chiuse da oggi a sabato per motivi di sicurezza: la città indiana di Jabalpur si prepara così ad accogliere il Narmada Samajik Kumbh, il raduno degli indù radicali per il quale sono attese circa due milioni di persone e al quale è vietata la presenza dei media. Dal momento che alcuni gruppi sono armati e hanno minacciato i missionari, accusandoli di conversioni forzate dei tribali, riferisce AsiaNews, le minoranze cristiane hanno chiesto al governo di aumentare la vigilanza. L’agenzia riporta anche la testimonianza oculare di un sacerdote cattolico, padre George Thomas: “Ogni cinque minuti arriva un autobus pieno di persone, finora sono arrivati circa 250mila tra fedeli e asceti – racconta – la zona è tutta sotto il controllo della polizia e c’è una pace apparente”. “Lo scorso dicembre scuole e chiese hanno ricevuto una lettera del sovrintendente della polizia che domandava la loro chiusura e l’ospitalità per gli invitati indù nelle istituzioni – ha aggiunto – in seguito la polizia ha dichiarato di aver commesso un errore inviando la lettera alle scuole”. Il sacerdote conclude riferendo che nell’area interessata ci sono tre chiese cattoliche, una protestante molto antica e altre quattro; inoltre tre scuole, un ospedale e un centro sociale, tutti circondati dalle forze dell’ordine. (R.B.)

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    Pakistan: forse cancellato il ministero per le Minoranze. Bhatti: continuerò la mia lotta

    ◊   “Con o senza un ministero, la mia lotta per la comunità cristiana e per le minoranze continuerà”: così Shanbaz Bhatti, ministro cattolico per le Minoranze in Pakistan, ha ribadito il suo impegno nel corso di un’intervista all'agenzia AsiaNews, mentre al governo tira un’aria di rimpasto che potrebbe far scomparire il suo dicastero, inglobandolo nel ministero per gli Affari religiosi. Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, infatti, hanno fortemente criticato l’esecutivo pakistano, accusato di essere troppo costoso con i suoi 71 tra ministri federali e statali. Il ministero per le Minoranze è stato creato il 3 novembre 2008 e Bhatti è stato il primo esponente politico ad assumerne l’incarico; precedentemente i problemi legati alle minoranze erano affidati a un ministro statale. “I cristiani pakistani sono sempre stati fedeli al Pakistan – ha ribadito le sue posizioni, nonostante il rimpasto annunciato dal presidente Zardari e dal premier Gilani – hanno versato il loro sangue per la nascita del Pakistan e il Paese ha trovato posto nel mondo grazie al loro voto decisivo”. Una delle bandiere dell’attività del ministro è stata la lotta per l’abolizione della legge sulla blasfemia: “È usata come arma potenziale per ferire, soggiogare, terrorizzare ed esercitare pressioni – ha concluso – ho ricevuto minacce di morte da gruppi estremisti, ma ringrazio quanti mi hanno sostenuto in questa battaglia. Il partito non ha garantito la mia sicurezza – ha accusato – perché pressato da movimenti fondamentalisti, ma continuerò a lavorare secondo gli incarichi che il partito mi assegnerà”. (R.B.)

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    Pakistan: giovane cristiano torturato e ucciso da un ricco musulmano

    ◊   Imran Masih, giovane cristiano del Punjab, è stato torturato e ucciso dal suo datore di lavoro, un ricco proprietario terriero musulmano. E’ l’ennesimo episodio di abuso e sopraffazione, fino all’omicidio, ai danni di un membro della comunità cristiana in Pakistan. La denuncia del grave episodio giunge all’agenzia Fides dalla “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma), organizzazione impegnata per la tutela dei diritti delle minoranze, che lancia l’allarme: “Tali episodi si susseguono in un contesto di discriminazione sociale e religiosa, in cui i ricchi musulmani pensano di poter disporre della vita dei cristiani, che sono ultimi nella scala sociale, sono trattati come oggetti e sono vittime indifese delle violenze”. Il caso di Imran Masih è emblematico e rispecchia uno status sociale intollerabile, in cui gli episodi di violenza denunciati sono solo la punta di un iceberg. Come riferisce l'Apma, Imran Masih, 24 anni, residente nel villaggio di Nut Kallan, era impiegato da due anni come autista presso Mohammad Masood, ricco possidente nel distretto di Gujranwala, in Punjab. Il 5 febbraio scorso Imran non si è recato al lavoro per motivi di salute. Il giorno dopo, al suo ritorno, è stato percosso e torturato fino alla morte. Successivamente Masood e i suoi complici hanno consegnato il corpo di Imran al padre, Lal Masih, anch’egli impiegato presso la stessa tenuta, affermando che il giovane si era suicidato. Il padre, non credendo a questa versione e visti i numerosi segni di percosse sul corpo del figlio, si è recato alla stazione di polizia, denunciando l’omicidio. La polizia locale, però, ha cercato di dissuaderlo, date le pressioni dell’influente Masood. Solo dopo l’intervento degli attivisti dell’Apma, che hanno inscenato una pubblica protesta a Gujranwala, bloccando le strade e richiamando l’attenzione delle autorità, la polizia ha registrato ufficialmente una accusa formale di omicidio ai danni di Mohammad Masood e di due complici. Nel lutto e nel dolore della comunità cristiana, Imran Masih è stato sepolto l’8 febbraio nel suo villaggio di Nut Kallan. “In casi come questo, - si commenta in Pakistan - avvertiamo il silenzio del governo e delle autorità civili. Ci sentiamo cittadini di serie B. Quella del Ministro federale per le Minoranze religiose è una figura istituzionale utile alla comunità cristiana per avere un interlocutore diretto nel governo e per portare all’attenzione della nazione le condizioni delle minoranze religiose. Per questo auspichiamo che il Ministero non venga abolito dal governo”. Infatti, dopo le dimissioni del governo di Raza Gilani, nei prossimi due giorni, si attende la formazione di un nuovo esecutivo, con meno dicasteri. Probabilmente il Ministero per le Minoranze verrà abolito e si trasformerà in un Dipartimento del Ministero per gli Affari Religiosi. (R.P.)

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    Il Patriarca latino di Gerusalemme preoccupato per l’emigrazione dei cristiani

    ◊   La realtà dei cristiani d’Oriente non migliorerà finché nell’area non si raggiungerà un’adeguata giustizia sociale: è questo il pensiero espresso dal Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, che ieri in Terra Santa ha tenuto una relazione sul Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si è tenuto lo scorso ottobre in Vaticano. Il Patriarca ha posto l’accento, in particolare, sul tema dell’emigrazione dei cristiani dalla zona, per ragioni di sicurezza, come ricorda il Sir: “La Terra Santa sta diventando un museo storico – ha detto – pieno di monumenti cristiani, ma vuota dei suoi fedeli”. Un problema, quello delle emigrazioni, che ne pone altri, come quello della cura pastorale di coloro che vanno a vivere negli Stati Uniti, in Australia o in Europa. (R.B.)

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    Colombia: l’impegno dei vescovi per la pace nel Paese

    ◊   “Cedere con dignità al governo”: questo chiedono i vescovi della Colombia riuniti in questi giorni nella 90.ma assemblea plenaria che ha per tema “La pastorale per la pace” alle organizzazioni malavitose attive nel Paese. Mons. Julio Césaer Vidal Ortiz, vescovo di Monteria, ha esortato la comunità ecclesiale locale a perseverare nel delicato lavoro di mediazione verso l’obiettivo della “resa finale alle autorità delle bande criminali”. Il riferimento dei presuli è al gruppo “Bacrim”, che raccoglie varie organizzazioni presenti e che si è formato nel 2006, in seguito allo scioglimento delle Forze di difesa della Colombia, un’organizzazione paramilitare che si opponeva alle formazioni terroristiche. La lotta alla criminalità organizzata e al traffico di droga richiede una “risposta globale”, ha continuato il vescovo di Monteria, suggerendo un incremento di presenza delle forze armate regolari sul territorio, ma anche la collaborazione dei cittadini che devono rifuggire omertà e connivenza. “È necessario creare un nuovo orizzonte educativo e culturale”, ha concluso il vescovo. Nel corso della plenaria che si chiuderà domani, riferisce L’Osservatore Romano, si è riflettuto anche sulle varie sfaccettature che assume il conflitto armato in Colombia e sul fenomeno dei bambini soldato, una piaga sociale che coinvolge tra gli ottomila e gli undicimila adolescenti nel Paese. Una drammatica testimonianza sul tema è stata quella del sacerdote gesuita Francisco de Roux, secondo il quale il reclutamento violento di minori per la guerra non si è fermato neppure con la firma del protocollo della Convenzione sui Diritti del fanciullo da parte della Nazioni Unite nel 2002. (R.B.)

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    Messico: il governo protegge un sacerdote che aiuta gli emigranti centroamericani

    ◊   Il Senato messicano, su richiesta del governo federale e dello stato di Oaxaca, ha disposto di agire con tutte le misure necessarie per salvaguardare l'integrità fisica di padre Alejandro Solalinde, una disposizione che era stata richiesta da tempo. La cittadina messicana di Ixtepec sta infatti diventando famosa a livello internazionale perché i media fanno conoscere il lavoro di padre Alejandro Solalinde Guerra presso la casa del pellegrino senza documenti “Hermanos del camino”. Questo impegno, molto criticato, è diventato un esempio unico nella difesa degli emigranti centroamericani che devono percorrere quasi tutto il Messico nel loro viaggio verso gli Stati Uniti d'America. Molti di questi emigranti sono stati sequestrati da bande della droga che li usano come postini per introdurre droga negli Stati Uniti, oppure per agire, sotto minaccia di morte, come sicari nella lotta fra gruppi criminali e cartelli messicani per mantenere il controllo dei territori per la vendita di droga. Proprio a causa di questa continua violazione dei diritti umani si è più volte alzata la voce di Padre Solalinde, che è riuscito ad attirare l'attenzione di molti, tanto da ricevere minacce e intimidazioni. Nei giorni scorsi padre Solalinde aveva lamentato il fatto che i governi del Messico e di altri paesi dell'America centrale avevano rinunciato ad interessarsi del problema piuttosto che attuare misure per porre fine ai rapimenti e alle estorsioni della criminalità. Secondo dichiarazioni rese alla stampa locale dal sacerdote, il governo messicano non può cercare solo di "pulire l'immagine del Paese", ma deve lottare contro la criminalità, perché non si può negare che questi crimini succedano in Messico. Padre Alejandro Solalinde è anche il coordinatore della Pastorale per la mobilità Umana della regione Pacifico Sud. (R.P.)

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    Mozambico: abitazioni distrutte, cimiteri e strade allagate dalle inondazioni. Si temono epidemie

    ◊   Cinque dei 23 distretti della provincia di Manica, nel Mozambico centrale, sono stati gravemente colpiti da pesanti piogge. Dalle ultime informazioni raccolte dall’agenzia Fides risultano distrutte circa 80 abitazioni, inoltre la metà delle strade cittadine sono state danneggiate o rese impraticabili dalle inondazioni. La maggior parte delle case distrutte erano costruite in zone umide e aree verdi, più vulnerabili nella stagione delle piogge. Negli ultimi mesi sono state registrate precipitazioni al di sopra della media in tutta l'Africa meridionale, dall'Angola al Madagascar, causando danni per milioni di dollari e centinaia di morti. Sono almeno 9 le morti confermate quest'anno a causa di eventi disastrosi come alluvioni e fulmini. La stagione delle piogge in Mozambico inizia ad ottobre e finisce a marzo. Nel 2000, a causa di inondazioni su vasta scala, prevalentemente nelle province centrali, sono morte oltre 700 persone e sono andate distrutte vaste aree agricole, portando il Paese ad una grave insicurezza alimentare. Quest'anno le cifre iniziali diffuse dal governo parlano di circa 1.3 milioni di persone che potrebbero essere colpite dalle alluvioni. L'acqua alta ha anche inondato un cimitero di Mudzingaze, un quartiere povero alla periferia di Chimoio, sollevando timori riguardo ad eventuali pericoli per la salute del Paese. La popolazione, infatti, si rifornisce di acqua potabile dai pozzi tradizionali, che potrebbero essere contaminati. A Chimoio e dintorni ci sono almeno 11 luoghi di sepoltura tradizionali, alcuni in zone soggette ad inondazioni. (R.P.)

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    Zambia: i vescovi chiedono pace e riconciliazione nella Provincia Occidentale

    ◊   Un appello alla pace e alla riconciliazione di tutta la popolazione. A lanciarlo è la Conferenza episcopale dello Zambia (Zec), a seguito delle violenze avvenute ultimamente nella Provincia Occidentale del Paese, che mira alla secessione. A Mungu, il 14 gennaio scorso, gli scontri tra polizia e dimostranti hanno visto morti, feriti e numerosi arresti. All’origine delle violenze, ci sono una squilibrata ridistribuzione delle ricchezze e i contrasti etnici: la Provincia Occidentale è, infatti, il focolare dei Lozi, una delle 73 etnie dello Zambia, e al tempo del Mandato britannico la provincia era nota come Barotseland, che significa appunto “terra dei Lozi”. Di fronte a questa situazione, la Zec invita tutte le persone coinvolte – governanti, gruppi di attivisti, giovani – a fare passi avanti verso una pace duratura. “Come vescovi cattolici dello Zambia – si legge in una nota diffusa dalla Conferenza episcopale – non abbiamo il ruolo di attribuire colpe a qualcuno, ma di appellarci a tutte le parti interessate, le quali devono dimostrare il loro impegno per la pace, astenendosi dalla violenza, dalle intimidazioni o dall’uso della forza come mezzo per raggiungere i loro obiettivi”. “La violenza e le intimidazioni – scrivono ancora i vescovi – non producono vincitori nella soluzione dei problemi”, ma “induriscono soltanto il cuore delle vittime”. Quindi, la nota della Zec si rivolge direttamente alle parti in causa: agli attivisti, come il Movimento per la restaurazione del Barotse e il Fronte patriottico del Barotse, i presuli chiedono il rispetto delle opinioni altrui, sostenendo comunque il loro diritto ad organizzarsi in associazioni, purché presentino le loro richieste in modo pacifico. Al governo, la Zec domanda di mantenere l’ordine pubblico “con la dovuta diligenza”, ma anche con il buon senso, ovvero senza ricorrere all’uso delle armi da fuoco contro i manifestanti, poiché “la negoziazione ed il dialogo devono essere sempre il fattore-chiave” nella ricerca di soluzioni. E ancora: l’esecutivo viene invitato “non solo a garantire uno sviluppo significativo della Provincia Occidentale, la più povera dello Zambia”, ma anche a coinvolgerla in prima persona nel processo di avanzamento economico. I presuli africani chiamano poi in causa il capo dello Stato, Rupiah Banda, affinché intervenga a favore del rilascio degli attivisti arrestati, così come anche nella tutela di tutti i loro diritti. Un altro appello viene lanciato dai vescovi ai giovani del Paese: “Ci rivolgiamo a voi – si legge nella nota episcopale – affinché usiate la vostra giovinezza per mettere a frutto le vostre capacità”. Di qui, l’invito al governo, alle Ong e alla Chiesa stessa “a fare tutto il possibile per dare speranza ai giovani”. E ancora: una particolare richiesta viene inoltrata al governo perché permetta la riapertura di Radio Lyambai, l’emittente di Mongu chiusa dalla polizia il 18 gennaio scorso con l’accusa di fomentare le rivolte. “Ognuno di noi – aggiungono i presuli – ha il dovere di contribuire al sostentamento della pace e della riconciliazione, comportandosi in modo responsabile, rispettoso degli altri e dei loro diritti”, perché “nel momento in cui costruiamo una società impegnata nel rispetto reciproco, allora possiamo sperare in una pace sostenibile”. Infine, richiamandosi al secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa, svoltosi nel 2009 sul tema “Riconciliazione, giustizia e pace”, la Zec chiede alle parrocchie, ai gruppi diocesani e alle piccole comunità cristiane di “predicare, promuovere e testimoniare la pace e l’unità”. (I. P.)

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    Congo: un missionario commenta il mistero dell’aereo con l’oro, fermato a Goma

    ◊   “Si tratta molto probabilmente di una transazione che per un qualche motivo, ha subito un intoppo e che ha permesso di confermare l’implicazione dei militari congolesi nello sfruttamento illegale delle risorse mineraria congolesi” dice all’agenzia Fides padre Loris Cattani, missionario saveriano, animatore della Rete pace per il Congo, commentando il fermo all’aeroporto di Goma, capoluogo del nord Kivu (ad est della Repubblica Democratica del Congo), di un aereo utilizzato in un tentativo di esportazione di una forte quantità di oro. Il 3 febbraio le autorità locali hanno bloccato un Gulfstream, immatricolato negli Stati Uniti, e proveniente da Abuja, capitale della Nigeria. A bordo, vi erano 4 passeggeri (due nigeriani, un francese e uno statunitense) che sono stati arrestati, con l’accusa di contrabbando di oro. Una somma di denaro è stata recuperata, circa 1,8 milioni di dollari americani. Gli arrestati hanno affermato di aver pagato 6,5 milioni di dollari per comprare un quantitativo di oro. Non si sa che fine abbia fatto il denaro non sequestrato dalla polizia. Anche sul quantitativo di oro da contrabbandare le autorità locali non sono precise. Una fonte afferma che si tratta di 310 kg, un'altra di 435,6 e un’altra ancora di 456. “Deve essere successo qualcosa, qualcuno ha voluto ingannare l’altra parte e l’affare non solo è saltato ma è stato scoperto, perché probabilmente una delle parti ha parlato. Del resto, sembra che non fosse la prima volta che quell’aereo atterrava a Goma” dice padre Loris. Il 10 settembre, il Capo dello Stato Joseph Kabila, ha decretato la sospensione dello sfruttamento e dell'esportazione di minerali nelle tre province del Nord Kivu, Sud Kivu e Maniema. Questa decisione è stata presa per privare di risorse i gruppi armati ancora attivi e sanare così il settore minerario. Il Presidente ha denunciato anche “l'implicazione manifesta” di autorità locali, provinciali e nazionali, civili e militari, in questo commercio illecito dei minerali provenienti dall'est del Paese. Nella vicenda dell’aereo di Goma sarebbero implicati alcuni militari dell’esercito provenienti dalle fila degli ex guerriglieri. “Questo conferma la tesi che almeno una parte dell’esercito è implicata nel commercio illegale dei minerali. Che siano propri i militari a trasgredire la sospensione dell’attività minerarie nelle province dell’est è preoccupante” sottolinea padre Loris. Secondo il missionario “il fermo dell’aereo di Goma è molto significativo, perché il velivolo era immatricolato negli Stati Uniti e proveniva dalla Nigeria, dimostrando l’ampiezza delle reti di contrabbando. Sarà interessante vedere gli sviluppi della vicenda”. L’oro proviene da Bukavu o da un’altra zona ma viene contrabbandato attraverso l’aeroporto di Goma perché è l’unico aeroporto internazionale dell’area. La Chiesa cattolica attraverso la Commissione episcopale “Giustizia e Pace” sta lavorando ad un dossier sullo sfruttamento illegale delle risorse minerarie congolesi. (R.P.)

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    Sud Corea: la Chiesa lancia un nuovo progetto pro-vita

    ◊   Si chiama “Progetto per la vita nascente” (“New Life Project”) ed è la nuova iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale sud-coreana in collaborazione con i movimenti pro-vita locali per aiutare le madri in difficoltà a non abortire. Il progetto – riferisce l’agenzia Ucan - è stato lanciato lunedì con una Messa nella cattedrale Myeongdong presieduta da mons. Gabriel Chang Bong-hun, arcivescovo di Cheongju e presidente della Commissione episcopale di bioetica. L’obiettivo – come ha spiegato all’Ucan padre Casimir Song Yul-sup, segretario delle attività pro-vita in Sud Corea - è di sostenere con aiuti concreti le madri in difficoltà mettendo a loro disposizione le strutture sanitarie e assistenziali della Chiesa. Nel progetto figurano in particolare 15 case di accoglienza per ragazze madri, assistenza sanitaria prima e dopo il parto e aiuti economici. Ma l’obiettivo dell’iniziativa è anche quello di prevenire gravidanze non desiderate. A questo scopo sono previsti anche corsi di educazione sessuale nelle scuole cattoliche e nelle parrocchie. L’aborto è legale in Sud Corea del sud dal 1973 ed è attualmente consentito entro la 28ª settimana in casi di incesto, violenza, di alcune malformazioni o malattie congenite del feto o in caso di pericolo per la vita della madre. Secondo i dati a disposizione della Chiesa locale sarebbero almeno 1,5 milioni gli aborti praticati ogni anno nella Corea del Sud. Una piaga contro cui i vescovi coreani si sono sempre battuti strenuamente, come hanno fatto contro la pena di morte e le manipolazioni genetiche che comportino la distruzione di embrioni umani. (L.Z.)

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    Filippine: la Chiesa invita alle manifestazioni pro-vita di domenica prossima

    ◊   “Confidiamo nei laici, nella loro opera e nel loro impegno, per opporci alle leggi che promuovono l’aborto, l’eutanasia, le politiche di controllo demografico contrarie alla vita”: è quanto dice all’agenzia Fides mons. Josè Palma, arcivescovo di Cebu e vicepresidente della Conferenza episcopale, a Roma per la visita ad limina apostolorum di vescovi filippini. L’arcivescovo ha ricordato che la Conferenza episcopale delle Filippine da tempo ha espresso la sua disapprovazione verso il "Documento sulla Salute Riproduttiva", anche nella sua ultima versione modificata, con il nome di "Documento sulla Paternità e Maternità Responsabile". I vescovi hanno espresso la loro posizione critica in una Lettera pastorale, mentre i gruppi pro-vita hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione e una petizione per chiedere al Congresso di non approvare il testo. Mons. Palma rimarca che “con la catechesi e con tutti i nostri mezzi vogliamo ribadire l’immoralità di questo documento, contrario alla vita. Invitiamo i fedeli laici a continuare a resistere a tali insegnamenti immorali e a manifestare la loro disapprovazione tramite programmi di sensibilizzazione di tutta la popolazione filippina”. Una imponente manifestazione è annunciata a Manila domenica 13 febbraio, organizzata dalla “Coalizione per la Famiglia”, che raggruppa diversi movimenti pro-vita delle Filippine. I dimostranti, al grido di “Uniti per la Vita”, chiederanno ai membri del Congresso di non votare a favore del Documento. Accanto ai gruppi cattolici, a condividere questo impegno, vi saranno anche cristiani di altre confessioni e musulmani, notano gli organizzatori. Una grande “Marcia per la Vita”, che coinvolgerà tutte le scuole cattoliche di ogni ordine e grado, è prevista invece il 26 marzo prossimo. L’iniziativa, promossa dalla diocesi di San Pablo è sostenuta dai Cavalieri di Colombo e si sta estendendo a molte altre diocesi. I manifestanti pregheranno con queste parole: “Signore, Padre amorevole, Creatore della vita, donaci la forza e il coraggio di difendere e proteggere la vita umana dal concepimento fino alla morte naturale. Ti preghiamo affinchè tutti i legislatori possano essere guidati dalla tua Grazia”. (R.P.)

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    Uno studio Onu evidenzia il ruolo delle donne nella costruzione di società di pace

    ◊   Le missioni di pace delle Nazioni Unite hanno bisogno dell’impegno delle donne per raggiungere più facilmente e velocemente gli obiettivi. È quanto mette in luce un recente studio dell’Onu condotto a distanza di dieci anni dalla richiesta ufficiale del Consiglio di sicurezza di un maggiore coinvolgimento delle donne nella costruzione della pace. Lo studio, elaborato dal Dipartimento per le operazioni di peacekeeping e dal Dipartimento di supporto sul terreno, mette in luce la necessità di collaborazione tra le missioni e le donne locali, le autorità nazionali e gli Stati membri, specialmente nella gestione di situazioni post-conflitto. La capacità delle donne di contribuire efficacemente a governare la loro società, però, è spesso ostacolata dal persistere di forme di discriminazione; d’altra parte, il mantenimento della pace ha svolto un ruolo cruciale nei significativi progressi raggiunti dalle donne nella partecipazione alla politica come elettrici, candidate ed elette, soprattutto in Paesi in cui esistono quote ad esse dedicate. (R.B.)

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    Gmg 2011: Il Papa incontrerà giovani docenti universitari, disabili e volontari

    ◊   Benedetto XVI incontrerà giovani professori universitari, persone disabili, seminaristi, religiosi e volontari durante la Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Madrid dal prossimo 16 al 21 agosto. È quanto annunciato nella conferenza stampa, tenutasi ieri nella capitale spagnola, nella quale mons. César Franco, coordinatore generale della Gmg e vescovo ausiliare della città, ha ringraziato il Santo Padre “per aver accettato generosamente tutte le proposte di incontri nei quali parteciperanno giovani”, riferisce l’agenzia Sir. Si tratta del primo incontro di Benedetto XVI con il mondo accademico, nell’abito di una Gmg. “Questo appuntamento mostra la predilezione del Papa per il mondo universitario e della cultura”, ha osservato Carla Díez de Rivera, direttrice del Dipartimento della cultura della Gmg. Il Pontefice, inoltre, visiterà la Fondazione Istituto San José, un centro fondato nel 1899 dove persone con disabilità psichiche e fisiche sono curate dalle suore di San Giovanni di Dio. (M.I.)

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    Vescovi di Calabria sulla visita del Papa: “Un nuovo impulso di rinnovamento nella fede”

    ◊   “Vivo compiacimento e un devoto grazie per il prezioso dono che il Pontefice fa alla Calabria, nella certezza che la sua venuta sarà di benedizione per l’intera Regione e darà un nuovo impulso di rinnovamento al cammino di fede delle nostre comunità cristiane”. È quanto hanno dichiarato i vescovi della Regione, al termine, dei lavori della Conferenza episcopale locale che si sono tenuti ieri a Reggio Calabria, in merito alla visita che Benedetto XVI farà a Lamezia Terme e Serra San Bruno il prossimo 9 ottobre. L’incontro dei presuli, riferisce l’agenzia Sir, si è aperto con una relazione del presidente, mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria, sul recente Consiglio permanente della Cei, seguita da un approfondimento sul nuovo statuto dell’Osservatorio Giuridico Regionale. Durante i lavori sono state anche presentate le iniziative del Progetto Policoro, operativo in Calabria fin dal 1995, che vede impegnati sinergicamente alcuni uffici regionali. Inoltre, sono stati evidenziati gli aspetti positivi del progetto che riesce a dare lavoro a centinaia di giovani costituitisi in Cooperativa. Mons. Mondello e Mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea hanno evidenziato come la Chiesa calabrese “stia cercando concretamente di supportare i giovani in cerca di lavoro e le stesse cooperative sorte col progetto Policoro” mentre il delegato regionale di Azione cattolica, Carmine Gelonese ha esortato a “creare una rete tra le cooperative al fine di incrementare le commesse esterne dei loro prodotti”. I presuli calabresi hanno anche espresso apprezzamento per il servizio del settimanale regionale “Calabria Ecclesia Magazine” e hanno ragionato sull’idea di un organo di stampa cattolico regionale. Inoltre, hanno accolto l’invito delle suore visitandine di Reggio Calabria di rinnovare, a distanza di un secolo, la consacrazione della Calabria al Sacro Cuore di Gesù, evento che potrebbe avvenire a Paola nel 2012 in occasione del 50.mo della proclamazione di San Francesco a patrono della Regione. All’attenzione dei vescovi anche il Protocollo d’intesa con la Regione Calabria sulla valorizzazione dei Beni culturali ecclesiastici. (M.I.)

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    Inghilterra: presentato al Sinodo anglicano il rapporto Arcic sui dogmi mariani

    ◊   “Un documento che va discusso e che la Chiesa cattolica e la comunione anglicana valuteranno nei modi e nei tempi necessari”. Con queste parole mons. George Stack, vescovo ausiliario di Westminster, ha presentato al Sinodo generale della “Chiesa di Inghilterra”, il rapporto della commissione interreligiosa “Arcic” sui dogmi mariani, redatto sei anni fa e intitolato “Mary: Grace and hope in Christ”. Il Sinodo, riferisce l’agenzia Sir, ha votato nel pomeriggio di ieri una mozione che chiede, nel contesto della ricerca, “una maggiore unità tra le due comunioni, studi ulteriori delle questioni sollevate dal documento su Maria e in particolare il problema dell’autorità e dello status dei dogmi cattolici della Immacolata Concezione e dell’Assunzione per gli anglicani”. “Nello scrivere questo documento - ha detto il vescovo Stack - abbiamo fatto riferimento alle scritture e alla tradizione comune che hanno preceduto nel tempo la Riforma e la Controriforma. Nello stesso tempo abbiamo dovuto affrontare le definizioni dogmatiche che sono integrali alla fede cattolica, ma ampiamente estranee a quella degli anglicani”. “La frase che ha portato gioia nel mio cuore”, ha sottolineato mons. Stack è stata “ciascuno di noi ha cercato di abbracciare il modo di fare teologia degli altri perché invita ognuna delle nostre comunità ad allontanarsi da posizioni storiche statiche”. Il vescovo ha anche salutato il rapporto preparato dal “Faith and order advisory group”, il comitato che si occupa di teologia, che è un po’ la risposta anglicana al documento dell’Arcic. “I punti chiave della dottrina cattolica dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione della Beata Vergine Maria sono esaminati in questo rapporto attraverso gli occhi delle Scritture, i padri della Chiesa, il posto della tradizione”. Riprendendo le parole di Giovanni Paolo II che invitano a “uno studio più profondo prima che un vero consenso di fede venga trovato”, mons. Stack ha detto che “lo status della tradizione nell’interpretazione delle Scritture e la questione se quest’ultima diminuisce o distorce il primato della parola di Dio è una preoccupazione evangelica legittima”. “Il dibattito di oggi - ha concluso - è ancora più significativo alla luce dell’annuncio che la terza fase del dialogo della commissione Arcic comincerà a maggio sull’argomento ‘La chiesa come comunione-locale e universale’”. (M.I.)

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    L’impegno della Chiesa inglese e gallese in favore delle persone con problemi mentali

    ◊   Garantire alle persone con problemi di salute mentale e alle loro famiglie cura e sostegno all’interno delle comunità parrocchiali. É l’impegno assunto dalla Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles, riferisce l'Osservatore Romano, per affrontare uno dei problemi emergenti dell’odierna società. Grazie alle generose donazioni dei fedeli, effettuate nelle chiese del Paese in occasione del “Day for Life collections 2008-2009”, è stato possibile finanziare ben undici progetti di assistenza sociale. “I fondi messi a disposizione saranno utilizzati per implementare le linee guida e gli interventi a favore delle persone che hanno problemi di salute mentale”, ha sottolineato mons. Charles Phillip Richard Moth, vescovo ordinario militare di Gran Bretagna e responsabile per l’episcopato del progetto di salute mentale. Il presule ha aggiunto che il progetto “risulta particolarmente opportuno nel contesto attuale, dove le persone sono sottoposte a pressioni e stress a ogni livello sociale”. In particolare, ha osservato, “la situazione economica attuale ha portato a molti delle sfide che comportano stress e difficoltà”. In un altro intervento, mons. Moth aveva spiegato che “tutte le nostre comunità sono luoghi dove le persone con difficoltà mentali cercano sostegno e cura e dove si sentono al sicuro. É dunque vitale che le nostre parrocchie si rivelino luoghi dove queste persone possano essere accolte, comprese e sostenute”. Le comunità interessate riguardano quelle di Norwich, Hertfordshire, Nuneaton, London, Coleshill, Liverpool, Shrewsbury e Milton Keynes. Ad esempio, a Norwich, verrà sviluppato un programma di sostegno per i giovani delle scuole, mentre a Milton Keynes è previsto un programma di aiuto incentrato soprattutto sulle famiglie e sugli educatori. Inoltre, parte dei fondi sono stati destinati ai centri di accoglienza per i senza fissa dimora e ai carcerati. Nel tema della salute mentale rientra anche l’emergenza suicidi. Nel 2009, la Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles ha deciso di dedicare la Giornata della Vita proprio alla riflessione su questo problema sociale, spesso associato alla malattia mentale e alla depressione. Il finanziamento dei progetti per la salute mentale rappresenta uno dei frutti di un’altra significativa iniziativa dei vescovi inglesi, promossa nel 2004. Si tratta della campagna “Listening 2004: My Family, My Church”, lanciata per celebrare l’Anno internazionale della Famiglia. Nei mesi scorsi, la Conferenza episcopale ha quindi avviato il Mental Health Project 2010-2012. Per avere più informazioni, è possibile consultabile il sito www.mentalhealthproject.co.uk. (M.I.)

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    Lourdes: aumento di pellegrini per il 153.mo anniversario delle apparizioni

    ◊   Netto incremento di adesioni per il 153.mo anniversario della prima apparizione di Lourdes che ricorre domani, 11 febbraio. In occasione del viaggio organizzato per festeggiare l’evento, l'Oftal (Opera federativa trasporto ammalati a Lourdes), riferisce l’agenzia Sir, ha registrato un netto aumento delle adesioni, con ben 50 partecipanti in più rispetto al 2010, per un totale di 650 pellegrini contro i 600 dell'anno precedente. “Un primo, incoraggiante segnale - dicono dalla Federazione - che fa ben sperare in previsione di un anno ricco di proposte ed eventi di portata storica, primo tra tutti la beatificazione di papa Giovanni Paolo II in programma a Roma il prossimo 1° maggio”. Al pellegrinaggio in programma, Oftal affianca per il 2011 un ampio ventaglio di proposte di viaggio sulle orme di Santa Bernadette, coniugando fede, cultura e turismo. (M.I.)

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    Terra Santa: l'apostolato di una nuova congregazione di religiose a Betlemme

    ◊   E’ stata presentata la settimana scorsa a Betlemme, presso la Grotta del Latte, una nuova congregazione di religiose che ha iniziato il suo apostolato in Terra Santa. Si tratta delle suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato introdotte da mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, con una suggestiva processione della Luce. “Alle 73 Congregazioni femminili - ha detto il presule - si aggiunge quella delle Suore del Sacro Cuore del Verbo Incarnato, una piccola Congregazione, fondata a Palermo, in Italia, nel 1884 e che, attualmente, conta poco più di 200 suore”. Alla nuova comunità, si legge sul sito del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, mons. Shomali ha rivolto l’invito a riflettere sulla santità, cammino e meta comune di ogni uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, il tre volte Santo. Le religiose del Sacro Cuore del Verbo Incarnato hanno cominciato la loro nuova attività nella casa benedetta dallo stesso mons. Shomali. (T.C.)

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    Festival del cinema di Berlino. Grande attesa per il remake del film di Hathaway “Il Grinta”

    ◊   “True Grit” di Henry Hathaway, meglio noto in Italia con il titolo “Il Grinta”, è sicuramente un film che colpisce. Oggi Joel ed Ethan Coen ne riprendono storia e titolo per mettere in scena alla loro maniera, venata di bizzarro umorismo, la vicenda di una ragazzina di 14 anni che vuole assicurare alla giustizia l’assassino del proprio padre. Il tutto si svolge nell’Arkansas di fine Ottocento, dove le distanze sono enormi e la legge è talvolta assicurata da curiosi personaggi. Come quello che la quattordicenne sceglie per farsi aiutare nella sua missione: un vecchio pistolero guercio dall’aria non proprio rassicurante. Il loro viaggio sarà per la giovane protagonista una vera e propria educazione all’età adulta. “True Grit” inaugura oggi la 61.ma edizione della Berlinale, sempre più avviata verso un gigantismo di strutture e programmi, che oggi ha ben pochi eguali nel mondo dei festival internazionali. Articolato su decine di schermi sparsi per la città, il programma del festival conta ormai alcune centinaia di film e ad essi si aggiungono le proiezioni di un mercato, che, grazie a una perfetta organizzazione e ad una sede prestigiosa come il Gropius, è diventato una meta obbligatoria per tutti i compratori e venditori di film. Non si possono elencare in quest’occasione i film del concorso internazionale, né quelli delle molte sezioni parallele, ma basti dire che in competizione ci sono film molto attesi come “The cave of forgotten dreams”, incursione spettrale di Werner Herzog fra i graffiti rupestri più antichi del mondo, “Coroilanus” di Ralph Fiennes, tragedia shakespeariana rielaborata in chiave fantascientifica e ambientata nella Roma della modernità, “Les contes de la nuit”, magico film d’animazione in 3D di Michel Ocelot, e “Pina”, rievocazione della straordinaria carriera di Pina Bausch ad opera di Wim Wenders. Da qualche anno, inoltre, la Berlinale sorprende con le scoperte di giovani autori in concorso: anche quest’anno, infatti, i nomi sconosciuti sono molti. Nei prossimi giorni le proiezioni mostreranno chiaramente quali saranno quelli da consegnare al presente e al futuro del cinema. (Da Berlino, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: oltre 30 morti in un attacco kamikaze contro una caserma dell’esercito

    ◊   In Pakistan i Talebani hanno rivendicato il sanguinoso attentato kamikaze di stamattina compiuto da un ragazzino di appena 12 anni, che si è fatto saltare in aria contro il Centro di reclutamento dell’esercito del Punjab. Il bilancio, ancora provvisorio, è di 31 morti e di almeno 35 feriti.

    India-Pakistan
    India e Pakistan provano a riallacciare propri rapporti: a breve annunceranno la ripresa dei colloqui diretti. La notizia – riportata da media locali – è emersa a margine del vertice regionale dei Paesi asiatici, in corso in Bhutan. Nell’occasione si sarebbero svolti i primi contatti tra le due diplomazie, interrotti all’indomani degli attentati di Mumbai del 2008 per i quali Nuova Dheli ha puntato il dito contro estremisti pakistani.

    Iran arresto Karrubi
    In Iran, arresti domiciliari per Karrubì uno dei principali leader dell’opposizione. Lo ha riferito stamattina suo figlio, citato dal sito internet del partito, precisando che nessuno può entrare in casa fino al 14 febbraio, data in cui le forze anti-governative hanno chiesto l’autorizzazione per una manifestazione a sostegno delle rivolte in Tunisia ed Egitto. Il regime, intanto, in vista dell’anniversario della rivoluzione in programma domani, ha sconsigliato di tornare in piazza durante le celebrazioni.

    Italia politica
    All’indomani della richiesta di giudizio immediato per il premier Berlusconi avanzata dalla Procura di Milano per il caso Ruby, il capogruppo alla camera del Pdl Cicchitto smentisce l’ipotesi di un decreto sulle intercettazioni. Intanto non si placa lo scontro tra il presidente del Consiglio e la Magistratura, con la Corte costituzionale che respinge le accuse di parzialità e il ministro degli Esteri Frattini che paventa un possibile ricorso alla Corte di Strasburgo per violazione della privacy. In merito Francesca Sabatinelli ha intervistato padre Bartolomeo Sorge, direttore emerito di Aggiornamenti Sociali, mensile di ricerca e d'intervento sociale, di ispirazione cristiana, redatto da un gruppo di gesuiti e di laici.

    R. – Siamo di fronte ad uno scontro senza precedenti tra i poteri dello Stato: tra Governo e Magistratura, tra presidenza del Consiglio e presidenza della Camera dei Deputati, tra la Corte costituzionale e il potere legislativo. Si legifera a colpi di decreti legge, di voti di fiducia, e così si esautora il Parlamento ridotto a ruolo di notaio, cioè delle decisioni prese fuori di esso. E’ in crisi la stessa rappresentanza democratica, anche perché la classe politica non è stata eletta direttamente dal popolo ma scelta dall’alto. Qui è morta la politica.

    D. - Padre Sorge, lei parla di guerra tra poteri, ma come definire il ruolo dei magistrati?

    R. - I poteri dello Stato sono fra di loro tenuti insieme dalla legge dell’equilibrio: se viene meno un potere l’altro fa funzione di supplenza. Solo che in questa situazione c’è il pericolo di travalicarei confini. La morte della politica viene supplita da un surplus di presenza dell’altro motore, che è la Magistratura, e quindi si possono creare dei conflitti impropri.

    D. – Lei la vede la via d’uscita?

    R. – Non è un caso che il popolo italiano metta tutta la sua fiducia nel presidente della Repubblica, l’80 per cento, perché è uno di quegli elementi di garanzia degli equilibri democratici, per cui quando la situazione diventa squilibrata ci sono alcuni fattori che prendono il sopravvento, come la Corte costituzionale e il presidente della Repubblica. Quindi, la situazione è difficile, ma io ho fiducia e spero che, passata la bufera, si realizzi l’equilibrio. E’ questa la forza della democrazia, che anche quando sembra perdersi l’equilibrio, in realtà i contrappesi sono tali che si torna a sperare e a vivere. Però, indubbiamente la crisi è molto grave. L’importante è ritornare al primato dei valori, dell’etica, perché è l’anima della politica.

    Economia Italia
    Dopo due anni di netto calo, l’Istat rileva che nel 2010 in Italia la produzione industriale è tornata a salire 5,5% su base annua. Tuttavia, aggiunge l'Istituto, rimane un ampio divario rispetto ai livelli pre-crisi. E, ieri in Consiglio dei Ministri sono state varate misure per rilanciare l’economia. I provvedimenti favoriranno una maggiore libertà d'impresa, via libera poi al piano per il Sud e a quello per la casa. Accelerata anche sulle misure per smaltire gli arretrati nella giustizia civile. Per Confindustria si tratta di norme che avranno immediatamente poco impatto ma è bene che la crescita torni ad interessare il Governo.

    Economia Europa, bollettino Bce
    Lieve aumento del tasso di crescita dell’economia, allarme inflazione e nuovo monito per il risanamento dei conti. Sono questi i punti salienti del bollettino mensile della Banca centrale europea. Secondo la Bce la disoccupazione è in lieve calo, ma è necessario che i Governi attuino il risanamento dei conti pubblici per non mettere a rischio la ripresa economica in atto. Per il 2011 la Bce prevede nella zona euro il Pil all'1,6% (+0,1% rispetto alla stima precedente) e l'inflazione all'1,9% (in rialzo dello 0,4%).

    Cipro-Colloqui
    A conclusione dei colloqui ieri a Nicosia sulla riunificazione di Cipro, il presidente greco-cipriota Christofias e il leader turco-cipriota Eroglu hanno deciso di intensificare i negoziati diretti che si svolgono sotto l’egida dell’Onu. Stabilito un calendario di incontri che avverranno almeno una volta a settimana.

    Usa-Terrorismo
    Negli Stati Uniti c’è il rischio elevato di un attentato terroristico. Si tratta del livello più alto dagli attacchi dell’11 settembre 2001. A rivelarlo al Congresso, il segretario per la Sicurezza Interna, Janet Napolitano, per la quale la minaccia di Al Qaeda è sempre presente.

    Usa-Economia
    I conti pubblici americani sono peggiorati, pertanto sono necessari interventi prima che il mercato lo richieda. Così ieri il presidente della Fed Bernanke che ha anche aggiunto che l’economia degli Stati Uniti sta accelerando nonostante il permanere di un tasso di disoccupazione elevata.

    Colombia Farc
    E’ iniziato il rilascio dei 15 ostaggi rapiti dalle Farc, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Ieri la liberazione del primo gruppo di 5 persone, tra di loro anche un rappresentante del partito Verde, Marcos Baquero.

    Forum sociale mondiale in corso in Senegal
    Proseguono i lavori del Forum sociale mondiale. Oggi le Ong sono impegnate su una sintesi sui diversi argomenti affrontati per tratteggiare una strategia comune. Il servizio di Marina Picone:

    Oggi, penultimo giorno del Forum, si cominciano a tirare le fila dei lavori svolti finora. Si terranno una serie di conferenze generali delle organizzazioni non governative, che lavoreranno ad una sintesi sui diversi argomenti affrontati per arrivare all’adozione di una strategia di azione comune. Nella giornata di oggi ci saranno anche la presentazione delle carovane arrivate dai vari Paesi africani per informare la popolazione sul Forum sociale mondiale di Dakar ed un incontro del comitato regionale di donne per la pace in Casamance, la regione meridionale del Senegal che reclama l’indipendenza. Nella giornata di ieri centinaia di incontri tra cui uno sul debito pubblico, in cui esponenti di movimenti sociali internazionali hanno riferito che il deficit economico in Africa è l’alibi per requisire le immense risorse naturali di questo Paese. Si è parlato di accaparramento delle terre a vantaggio dei Paesi ricchi e a discapito delle famiglie locali e dei piccoli produttori. Di Paesi spogliati delle loro terre ha parlato anche la via Campesina, la più grande rete mondiale di contadini e pescatori che ha pure affrontato il tema degli organismi geneticamente modificati.(Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 41

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.