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Sommario del 09/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’udienza generale parla di San Pietro Canisio: la fede si alimenta con la preghiera e una vita moralmente coerente
  • Udienze e nomine
  • Padre Lombardi: no alla ‘Confessione per iPhone’. Nessun controllo restrittivo sul rinnovamento liturgico voluto dal Concilio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: ancora in migliaia presidiano piazza Tahrir
  • Afghanistan. Petraeus: “a luglio un ritiro responsabile dal Paese”
  • Il mondo guarda al Sud Sudan dopo la secessione da Khartoum
  • Prima Giornata in Italia sugli stati vegetativi: la testimonianza della presidente de “Gli amici di Luca”
  • Roma: lutto cittadino per la morte dei bimbi rom. Veglia di preghiera presieduta dal cardinale Vallini
  • Promossa con certificazione di qualità la Banca del cordone ombelicale del Policlinico Gemelli
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: chiese presidiate dopo gli attacchi, paura tra i cristiani
  • Vescovi indonesiani: predicatori fondamentalisti cristiani fomentano le violenze interreligiose
  • Filippine: ribelli islamici bruciano un villaggio cristiano a Mindanao
  • India: la Chiesa chiede una Commissione per monitorare lo status dei cristiani
  • Colombia: pace e lavoro al centro dell'incontro tra il presidente Manuel Santos e i vescovi
  • Francia. I vescovi: una "falsa pista" la vicenda del bimbo nato per guarire il fratello
  • Stati Uniti: i vescovi sostengono tre disegni di legge pro-vita
  • Spagna: gli interventi del cardinale Turkson e di mons. Ladaria al Congresso sulla Sacra Scrittura
  • Sri Lanka: l'impegno della Caritas per le vittime delle alluvioni
  • Costa d'Avorio: aumentano gli sfollati. L'agenzia Onu invoca nuovi aiuti umanitari
  • Australia: sussidio informativo dei vescovi sulla Giornata internazionale della donna
  • Regno Unito: al via lunedì la Settimana nazionale dedicata al matrimonio
  • Kazakistan: ultimata la cattedrale di Karaganda
  • Burkina Faso: messaggio dei vescovi per la Giornata Mondiale del Malato
  • Somalia: premiata ‘Radio Shabelle’ per il suo prezioso impegno in un Paese in guerra
  • Il cardinale Bagnasco: la società torni ad essere "educante"
  • Una pagina web per la beatificazione di Giovanni Paolo II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Procura di Milano: rito immediato per Berlusconi. Il premier: accuse infondate
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’udienza generale parla di San Pietro Canisio: la fede si alimenta con la preghiera e una vita moralmente coerente

    ◊   All’udienza generale in Aula Paolo VI, Benedetto XVI si è soffermato sulla figura del gesuita olandese San Pietro Canisio, tra i protagonisti del Cinquecento cattolico, in particolare in terra tedesca. Il Papa ha ribadito che la vita cristiana cresce grazie alla preghiera e ad una profonda amicizia con Gesù. Quindi, ha invitato i fedeli a seguire, come San Pietro Canisio, una condotta di vita moralmente coerente per vivere con fedeltà la propria adesione a Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    San Pietro Canisio ci insegna che un “autentico evangelizzatore è sempre uno strumento unito” con Gesù e con la Chiesa: così, Benedetto XVI ha messo l’accento sull’eredità lasciata dal Santo gesuita e dottore della Chiesa che fu chiamato a rivitalizzare la fede cattolica in risposta alla riforma luterana. Un impegno “quasi impossibile”, ha ricordato il Papa, che portò San Canisio a fondare numerosi collegi gesuiti in Germania ed ad intervenire alla sessione finale del Concilio di Trento. Ha così rammentato come per il Santo solo con la preghiera costante si può vivere un’intima amicizia con Gesù:

    “Perciò, negli scritti destinati all’educazione spirituale del popolo, il nostro Santo insiste sull’importanza della Liturgia con i suoi commenti ai Vangeli, alle feste, al rito della santa Messa e degli altri Sacramenti, ma, nello stesso tempo, ha cura di mostrare ai fedeli la necessità e la bellezza che la preghiera personale quotidiana affianchi e permei la partecipazione al culto pubblico della Chiesa”.

    La sua esortazione a mettere la preghiera al centro della vita di fede, ha quindi soggiunto, è stata riproposta autorevolmente dal Concilio Vaticano II, in particolare nella Costituzione “Sacrosanctum Concilium”:

    “La vita cristiana non cresce se non è alimentata dalla partecipazione alla Liturgia, in modo particolare alla santa Messa domenicale, e dalla preghiera personale quotidiana. In mezzo alle mille attività e ai molteplici stimoli che ci circondano, è necessario trovare ogni giorno dei momenti di raccoglimento davanti al Signore per ascoltarlo e parlare con Lui”.

    Negli anni difficili della Riforma protestante, ha rilevato il Papa, San Canisio “ha distinto l’apostasia consapevole e colpevole dalla perdita di fede incolpevole”. Ed ebbe a dichiarare che “la maggior parte dei tedeschi” che passarono al protestantesimo “erano senza colpe”. Quindi, ha sottolineato quanto sia attuale l’esempio che San Pietro Canisio ci ha lasciato con la sua vita:

    “Egli insegna con chiarezza che il ministero apostolico è incisivo e produce frutti di salvezza nei cuori solo se il predicatore è testimone di Gesù e sa essere strumento a sua disposizione, a Lui strettamente unito dalla fede nel suo Vangelo e nella sua Chiesa, da una vita moralmente coerente e da un’orazione incessante come l’amore. E questo vale per ogni cristiano che voglia vivere con impegno e fedeltà la sua adesione a Cristo”.

    Benedetto XVI ha poi ricordato gli scritti più celebri di San Canisio, i tre “Catechismi”, destinati in particolare ai giovani. In questi testi, ha spiegato, la dottrina cattolica era esposta con domande e risposte, in stile chiaro e diretto. Il Papa ha ricordato che questo catechismo ha formato i tedeschi per secoli e, ancora ai tempi di suo padre, veniva chiamato il “Canisio”. Questo Santo, è stata poi la riflessione del Papa, ha saputo “comporre armoniosamente la fedeltà ai principi dogmatici con il rispetto dovuto ad ogni persona”, tanto da essere ritenuto uno dei primi a formulare il diritto alla libertà religiosa:

    “In un momento storico di forti contrasti confessionali, evitava - questa era una cosa straordinaria - l’asprezza e la retorica dell’ira - cosa rara a quei tempi nelle discussioni tra cristiani, dall’una e dall’altra parte - e mirava soltanto alla presentazione delle radici spirituali e alla rivitalizzazione dell’intero corpo della Chiesa”.

    Dopo la catechesi, salutando i pellegrini polacchi, ha ricordato che venerdì prossimo ricorre la memoria della Madonna di Lourdes e la Giornata Mondiale del Malato. “Nella preghiera – ha detto il Papa – affidiamo alla Madre Immacolata i malati e quanti con amore si pongono al loro servizio negli ospedali, nelle case di cura e nelle famiglie. Vediamo nei volti dei malati il volto di Cristo sofferente”. Quindi, in italiano ha rivolto un pensiero particolare ai Vescovi venuti per l’incontro promosso dal “Movimento dei Focolari” e ai fedeli dell’associazione “Nuovi Orizzonti”, presenti in Aula Paolo VI.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri pomeriggio il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga.

    Benedetto XVI ha eretto la provincia ecclesiastica di Lilongwe (Malawi), elevando a Chiesa metropolitana la omonima sede vescovile, assegnandole come Chiese suffraganee le diocesi di Dedza, Mzuzu e Karonga. Ha quindi nominato primo arcivescovo metropolita di Lilongwe mons. Rémi Joseph Gustave Sainte-Marie, M.Afr., finora vescovo della medesima diocesi.

    Il Santo Padre ha nominato promotore della Fede della Congregazione delle Cause dei Santi il padre carmelitano scalzo Luigi Borriello, finora consultore del medesimo dicastero.

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    Padre Lombardi: no alla ‘Confessione per iPhone’. Nessun controllo restrittivo sul rinnovamento liturgico voluto dal Concilio

    ◊   Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, è intervenuto oggi su due questioni rispondendo alle domande di alcuni giornalisti: la cosiddetta “confessione per iPhone” e la preparazione di un Motu Proprio per il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Rota Romana. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Recentemente si è parlato di un’applicazione dell’iPhone da utilizzare per confessarsi: padre Lombardi ha spiegato, per evitare qualsiasi equivoco, che “è essenziale capire bene che il Sacramento della Penitenza richiede necessariamente il rapporto di dialogo personale fra il penitente e il confessore e l’assoluzione da parte del confessore presente. Questo non può essere sostituito da nessuna applicazione informatica”. Quindi “non si può parlare in nessun modo di ‘Confessione per iPhone’. In un mondo in cui tuttavia molte persone usano supporti informatici per leggere e riflettere (ad esempio anche testi per pregare…)”, padre Lombardi ha sottolineato che “non si può escludere che qualcuno rifletta in preparazione alla Confessione aiutandosi con strumenti digitali, come in passato lo si faceva con testi e domande scritte su fogli di carta, che aiutavano ad esaminare la propria coscienza. In questo caso si tratterebbe di un sussidio pastorale digitale che qualcuno potrebbe trovare utile, pur sapendo bene che non è per nulla un sostituto del Sacramento. Naturalmente – ha osservato il portavoce vaticano - è anche importante che vi sia una vera utilità pastorale e non si tratti di un business alimentato da una realtà religiosa e spirituale importante come un Sacramento”.

    Per quanto riguarda l’altra questione, padre Lombardi ha confermato “che è da tempo allo studio un Motu Proprio per disporre il trasferimento di una competenza tecnico-giuridica - come ad esempio quella di dispensa per il matrimonio ‘rato e non consumato’ - dalla Congregazione per il Culto Divino al Tribunale della Sacra Rota. Ma – ha affermato - non vi è alcun fondamento né motivo per vedere in ciò un’intenzione di promuovere un controllo di tipo ‘restrittivo’ da parte della Congregazione nella promozione del rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il catechismo di mio padre: all'udienza generale il Papa ricorda che l'insegnamento di San Pietro Canisio ha formato intere generazioni di cristiani.

    C'è un mare aperto in America Latina: nell'informazione religiosa, il messaggio finale del Secondo Congresso Continentale sulle Vocazioni.

    L'interpretazione della Bibbia: dall'intervento del cardinale Marc Ouellet al congresso, a Madrid, sulla Sacra Scrittura.

    Grano amaro: in rilievo, nell'informazione internazionale, l'allarme siccità in Cina.

    Rincorrendo l'utopia dell'uguaglianza: in cultura, Lucetta Scaraffia sulla teoria del "gender" che nega che l'umanità sia divisa tra maschi e femmine.

    Dagli angoli della vita al cerchio dell'eternità: Timothy Verdon sulla tradizione europea delle grandi chiese.

    Un articolo di Daniele Cogoni dal titolo "Un dono sempre gratuito e sovrabbondante": Louis Billot e la causalità sacramentale secondo San Tommaso.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: ancora in migliaia presidiano piazza Tahrir

    ◊   Dopo 16 giorni di protesta non tende ad allentarsi la situazione politico-sociale in Egitto. Ancora questa mattina decine di migliaia di persone affollavano le strade di fronte all’Assemblea del Popolo per chiedere immediate riforme e le dimissioni del presidente Mubarak. Intanto, si moltiplicano le pressioni dei movimenti estremisti che dall’Iraq, dal Libano e dalla Siria tentano di influenzare la protesta. Tra i più temuti è il braccio iracheno di al Qaeda che ha diffuso un appello ai manifestanti egiziani affinché aderiscano alla jihad. Sul pericolo di una deriva estremista in Egitto Stefano Leszczynski ha intervistato Paolo Branca, islamologo ed esperto di Paesi arabi dell’Università cattolica di Milano.

    R. – Credo che sia semplicemente una strumentalizzazione, come sempre ne avvengono quando c’è un’ondata di protesta popolare: politici o movimenti dei vari tipi tendono a cavalcare l’onda, che non sono stati loro a provocare. Non mi pare che Al Qaeda o gli estremisti iracheni possano trovare simpatia da parte di questi giovani che manifestano in questi giorni soprattutto per questioni di libertà e di dignità. Non ci sono slogan islamici.

    D. – Quindi, secondo lei, si può dire che tutto questo movimento nel Mediterraneo sia un movimento di tipo politico e quindi scollegato da motivazioni di islam radicale?

    R. – Io direi di sì, anche perché la metà della popolazione egiziana ha meno di 25 anni e si ribella soprattutto alla corruzione, che è terribile in questi Paesi. Ogni cittadino, dalla mattina alla sera, viene taglieggiato sistematicamente da tutti, mentre i salari sono bassissimi e le sperequazioni sociali spaventose, oltre alla mancanza di libertà di espressione, di organizzazione della società civile in sindacati, partiti e associazioni.

    D. – Gli allarmi che arrivano da questi Paesi iniziano a spaventare quelle cancellerie occidentali che inizialmente avevano appoggiato la richiesta di cambiamento ...

    R. – Comprendo la prudenza, perché ovviamente nessuno ha la sfera di cristallo, ma tutto sommato non credo che siano tanto i Paesi occidentali a spingere, ad esempio, Mubarak a rimanere al suo posto; temo che siano, più che altro, gli altri leader arabi, terrorizzati dall’idea che l’effetto domino per tutti gli altri regimi - che comunque sono tutti antidemocratici, dispotici, corrotti - possa veramente mettere in dubbio la legittimità di quasi tutti.

    D. – In regni come quello del Marocco e come quello giordano, la situazione può essere considerata diversa?

    R. – Sì, perché in questi Paesi la monarchia ha comunque una forza di legittimazione storica, più radicata che non quella delle giovani repubbliche, che sono poi tutte nate da colpi di Stato militari, e anche perché questi nuovi sovrani sono giovani - sia quello del Marocco che quello della Giordania - e quindi il distacco tra Paese reale e Paese legale è meno sentito rispetto agli Stati vicini. (ap)

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    Afghanistan. Petraeus: “a luglio un ritiro responsabile dal Paese”

    ◊   La milizia talebana in Afghanistan potrebbe tornare a minacciare nei prossimi mesi il contingente internazionale. Lo afferma il capo delle forze Isaf, gen. Davide Petraeus. Secondo l’alto ufficiale, sarà opportuno, nella data prefissata di luglio, avviare un “ritiro responsabile” dal Paese, in concomitanza con un passaggio graduale di responsabilità alle forze locali. Della questione afghana, Giancarlo La Vella ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste.

    R. – Ritengo che l’Afghanistan resti uno dei grandi nodi incompiuti nel rapporto tra l’Occidente, e le sue organizzazioni come la Nato, e il mondo islamico. In questo momento il generale Petraeus è naturalmente preoccupato della consueta offensiva talebana di primavera e quindi ritiene di dover avvertire non solo il proprio presidente ma anche il comando della Nato che i prossimi mesi potrebbero essere duri. Se vi sono stati anche dei successi, come per esempio i quasi mille combattenti talebani che hanno abbandonato le armi l’anno scorso, i nodi fondamentali non sono stati risolti e quello che naturalmente preoccupa di più il generale Petraeus è l’inizio delle operazioni di ritiro previste per l’estate del 2011.

    D. – E’ possibile un ritardo delle operazioni di ritiro vista la possibile emergenza?

    R. – E’ quello che chiede il generale, al quale peraltro va riconosciuta la capacità di aver portato l’esercito americano e della coalizione fuori dal pantano iracheno con un mezzo strategico che ha alcuni capisaldi, tra cui la mobilitazione di truppe ausiliari afghane che peraltro è cominciata. Le cifre però sono ancora modeste. In realtà, se inizia il ritiro di 30 mila uomini, Petraeus è conscio che lo sbilanciamento di forze potrebbe essere molto grave e a vantaggio dei talebani.

    D. - Un’altra strategia praticabile potrebbe essere, secondo lei, se non riuscire a eliminare la minaccia talebana, isolare e impermeabilizzare la questione afghana esclusivamente all’interno del territorio del Paese?

    R. – Su questo la questione è aperta. Ci sono delle aree dell’Afghanistan di cui in qualche modo si potrebbe incominciare anche un ritiro. Va detto che uno dei problemi di fondo, però, è non propriamente militare. Il Paese ha assoluta necessità di creare governi e polizia e sicurezza che convincano la popolazione, cerchino di ridurre lo stato di corruzione e ricomincino ad attrarre dei consensi. In questo senso, la mia sensazione è che siamo ancora lontani e che in qualche modo anche il tavolo di mediazione con i cosiddetti talebani moderati non sembra aver dato ancora oggi dei grandi risultati. (bf)

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    Il mondo guarda al Sud Sudan dopo la secessione da Khartoum

    ◊   Il ministro per lo sviluppo rurale e la cooperazione del Sud Sudan – regione del Sudan che ha appena votato per l'indipendenza dal nord a maggioranza arabo-mussulmana - è stato ucciso stamani a Juba. Assassinata anche la sua guardia del corpo. Secondo le prime ricostruzioni il responsabile dell’azione sarebbe l'autista del politico, anch'egli morto, che avrebbe agito per motivi personali. Il grave episodio di violenza arriva a due giorni dalla proclamazione del risultato definitivo del referendum che sancisce l’indipendenza del Sud del Sudan e in apertura di una fase molto delicata che vedrà la definizione dei confini del Paese entro il prossimo 9 luglio. Ma come è stata accolta, da parte di Unione Europea e Stari Uniti, la creazione di un nuovo Stato nel Sudan meridionale? Emanuela Campanile lo ha chiesto a Vincenzo Giardina, esperto di Africa per l’Agenzia d’Informazione Misna:

    R. – Gli Stati Uniti hanno ipotizzato di recente la cancellazione del Sudan – penso al governo di Khartoum, in questo caso – dalla lista dei cosiddetti Paesi che sosterrebbero il terrorismo. L’Unione Europea sembra muoversi su questo binario: ai riconoscimenti verso un nuovo Stato si accompagnano incentivi o, comunque, si fanno intravvedere, si suggeriscono, possibilità in termini di cooperazione economica, ad esempio, importanti per il governo di Karthoum e sempre più importanti in un periodo in cui Karthoum si trova senza terreno sotto i piedi o, comunque, rischia di trovarvisi - e penso a quel 75 per cento di risorse petrolifere, il cui controllo viene meno -; anche se poi, essendo le raffinerie concentrate a Karthoum, ed essendo l’unico terminale per le estrazioni petrolifere situato sul Mar Rosso - quindi nella regione controllata da Karthoum - ebbene anche il Sud Sudan ha il dovere, ha tutto l’interesse a trovare un’intesa. Noi lavoriamo essenzialmente con fonti missionarie o, comunque, ci avvaliamo molto del contributo dei missionari, e loro ci dicevano: “Si parla molto dell’ipotesi di nuovi oleodotti che colleghino Juba e i pozzi del Sud Sudan con l’Oceano Indiano, con il Kenya, attraverso l’Uganda, ma per costruire oleodotti ci vogliono anni”. Quindi, è vero che potenzialmente il Sud Sudan potrebbe o potrà avvicinarsi in futuro all’area della comunità dell’Africa orientale, quindi a Paesi come Kenya, Uganda, Etiopia, sarà però un processo di lungo periodo, che comunque presuppone una fase complessa, ma decisiva, di cooperazione con Karthoum.

    D. – E’ possibile che l’Unione Europea cerchi di collaborare per garantire questa transizione pacifica al Sudan, anche per il rischio che in questo processo delicato di formazione della nuova entità statale - quella del Sud - s’inseriscano le mafie internazionali?

    R. – C’è questo interesse e diciamo che il Sud Sudan, comunque, nei prossimi anni sarà un terreno importantissimo, per quanto riguarda i regimi fiscali, le norme che regolano l’afflusso d’investimenti stranieri, che saranno decisivi in un Paese distrutto dalla guerra. Per rimettere in piedi quel Paese, quindi, saranno necessari questi investimenti e avendo un regime straordinariamente liberale, quasi una tavola bianca, ci sono enormi opportunità. Per esempio, sappiamo da fonti a Juba che molti istituti bancari dell’area del Golfo Persico stanno cercando di aprire le loro filiali a Juba. C’è, dunque, la sensazione – non voglio fare strani paragoni tra nuovo far-west, nuovi spazi aperti, vergine, da sfruttare – ma diciamo che sul piano dell’economia e su un piano internazionale, che coinvolge anche attori esterni e, dunque, sul piano della diplomazia internazionale, il Sud Sudan sarà un terreno centrale in Africa. (ap)

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    Prima Giornata in Italia sugli stati vegetativi: la testimonianza della presidente de “Gli amici di Luca”

    ◊   Si celebra oggi in Italia la prima Giornata sugli stati vegetativi, a due anni dalla morte di Eluana Englaro, la giovane donna rimasta in coma per 17 anni, morta il 9 febbraio 2009, a seguito dell’interruzione dei trattamenti di idratazione e nutrizione artificiale, dopo aspre polemiche, riaccesesi alla vigilia di questa ricorrenza, decisa dal governo in carica. Il servizio di Roberta Gisotti:

    2.500: tante - si stima - siano le persone che in Italia vivono in stato vegetativo. Una realtà che, al di là delle divergenze bioetiche e delle diatribe politiche, interroga la coscienza di tutti, ed interpella le istituzioni pubbliche e private e le associazioni che operano in campo socio-sanitario, su come fare fronte alle dovute cure mediche ed assistenza di ogni tipo a questi particolari pazienti e alle loro famiglie. Di questo parliamo con Maria Vaccari presidente dell’associazione “Gli amici di Luca” intitolata a suo figlio scomparso 13 anni fa dopo 11 mesi di coma, che ha dato poi vita alla “Casa dei risvegli Luca De Nigris”.

    D. – Signora Vaccari, al di là delle polemiche, questa giornata può aiutare ad accendere una luce in un mondo di sofferenza che perlopiù viene rimosso?

    R. – Credo che questa Giornata del 9 febbraio debba essere proprio un momento in cui dare voce a tantissime situazioni che, in maniera silente e talvolta, forse, anche di abbandono, si vivono quotidianamente in tutto il panorama italiano. Pensi che la nostra associazione - attraverso un servizio che si chiama “Servizio Coma Aiuto” - ha avuto contatto in questi anni con oltre 1.300 famiglie, che ci hanno cercato per avere informazioni su situazioni di coma ed esiti di coma. Oggi ritengo che il gesto più importante sia quello di non nascondersi dietro ad una superficiale esorcizzazione di questo tipo di problema ma piuttosto creare una presa di coscienza sia a livello di istituzioni sia a livello di pubblica opinione. E’ in questo che credo molto: che la pubblica opinione debba costruirsi su questi ragionamenti, che riguardano la vita messa alla prova, una grande prova di sofferenza, ma che è comunque una vita che bisogna mettere in gioco.

    D. – A che punto siamo nella collaborazione tra strutture pubbliche e private per assistere i pazienti e sostenere le loro famiglie che, come lei ha detto, spesso sono lasciate sole?

    R. – Devo dire che noi, come associazione - che a Bologna ha fatto un percorso di 13 anni di affiancamento e convenzione con la struttura sanitaria pubblica per fare in modo che un’associazione di volontariato, come appunto la nostra, portasse avanti un progetto innovativo, la “Casa dei risvegli Luca De Nigris” - abbiamo sempre creduto molto in questo: che la Sanità pubblica, il Servizio sanitario nazionale potesse far proprio un piano di miglioramento di tutto il sistema di trattamento del grave trauma cranico, che porta poi al coma.

    D. – Sicuramente c’è bisogno di maggiori fondi per questo settore della sanità, ma forse per questo, per avere questi fondi, c’è anche bisogno, come diceva lei, di formare una pubblica opinione…

    R. – Noi siamo certamente un’esperienza - come associazione di volontariato - che ha fondato tutta la sua attività sul supporto di una solidarietà nata dal basso, dalla gente. Gente che continua attraverso contributi a sostenere i progetti che lanciamo, a favorire tutto il percorso innovativo che abbiamo fatto. Crediamo quindi fortemente che una maggior consapevolezza nell’opinione pubblica possa aiutare – non sostituire – quella che deve essere una maggiore efficienza da parte del Servizio sanitario pubblico. Pensiamo però anche che questo coinvolgimento dell’opinione pubblica possa aiutare a favorire nuovi percorsi, o almeno a prolungare i percorsi che sono già attivi, attraverso varie associazioni in Italia. Devo dire che questo è un panorama molto positivo.

    D. – Sul piano scientifico a che punto è la ricerca sul coma e sui risvegli?

    R. – Sul piano scientifico abbiamo portato avanti, ad esempio, vari percorsi di ricerca, per quanto riguarda il trattamento della fase del risveglio, il rapporto sonno-veglia, le stimolazioni attraverso la luce. Adesso ci sarà anche un nuovo percorso di trattamento, attraverso uno stimolatore cerebrale, per vedere appunto che tipo di risultati ci sono rispetto a questi trattamenti. La cosa buona è che c’è un grande interesse da parte degli studiosi, dei neurologi, dei ricercatori, a studiare qual è, in effetti, la situazione cerebrale delle persone che sono definite in stato "vegetativo". Mai come adesso si sente dire che forse questo termine è da cancellare. Dobbiamo continuare a studiarli per vedere se quella che apparentemente sembra una completa mancanza di coscienza in effetti, poi, attraverso strumentazioni molto sofisticate, possa dimostrarsi un’attività cerebrale, anche se minima, che indica una coscienza.

    D. – Possiamo dire che questa Giornata un risultato, comunque, lo sta portando, quello appunto di parlare di questo tema?

    R. – Credo proprio che questo 9 febbraio, che due anni fa si è legato ad un altro evento, porti adesso dei frutti come lo è stato con mio figlio Luca, con la sua morte causata da un errore medico, perché fu un errore medico che portò Luca in coma. Sono storie di giovani vite che hanno però portato frutto in un’umanità che deve capire come talvolta, anche dietro a facciate di grande dolore, di strazio e di sconfitta, in effetti poi c’è una vittoria non tanto della persona singola o dei genitori – non possiamo pensare che ognuno di noi, da solo ce la faccia – ma sono vittorie ottenute insieme. Insieme si possono riuscire a fare dei percorsi che sono anche di vita e di grande supporto vitale per tante persone che vivono queste situazioni di grave compromissione. (vv)

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    Roma: lutto cittadino per la morte dei bimbi rom. Veglia di preghiera presieduta dal cardinale Vallini

    ◊   Lutto cittadino oggi a Roma per Sebastian, Patricia, Fernando e Raul, i piccoli quattro rom, morti domenica notte nel rogo della loro baracca. Un minuto di silenzio nelle scuole e negli uffici comunali, sul Campidoglio le bandiere a mezz’asta. Oggi pomeriggio, nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, si terrà la Veglia di preghiera presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Ieri intanto sono stati iscritti nel registro degli indagati i genitori dei piccoli, con l’accusa di reato di abbandono di minori. Il sindaco Alemanno, che ha chiesto ulteriori fondi per la costruzione di nuovi campi, ha ricevuto il rifiuto del ministro dell’Interno Maroni; immediata la risposta del sindaco: “Mi appellerò direttamente al premier”. Secondo il sindaco si potrà arrivare fino a 10 strutture autorizzate. Ma, chi da anni è impegnato al fianco dei Rom spiega che questa non è la soluzione. Francesca Sabatinelli ha intervistato Maria Luisa Longo, segretario nazionale dell’Opera Nomadi:

    R. – La struttura organizzata, i cosiddetti 'villaggi della solidarietà' possono essere una soluzione transitoria ma sicuramente non sono la soluzione definitiva. Non credo che vivere in case prefabbricate, in una situazione di estrema concentrazione, lontano anche dai servizi primari, sia una soluzione perseguibile. Anche se, poi, in questi cosiddetti villaggi della solidarietà si portano servizi, presidi socio-educativi, arriva il pulmino con la scolarizzazione, comunque rimangono dei 'ghetti' dove sicuramente si vanno a perpetrare determinati atteggiamenti e comportamenti. Una delle soluzioni è sicuramente quella di accompagnare i vari nuclei in percorsi di autonomia.

    D. - Anna Luisa Longo, questo significherebbe percorsi di autonomia, percorsi di integrazione, percorsi di ottenimento anche di case popolari?

    R. – Quando si parla di case popolari si va sempre a toccare un nervo scoperto. E’ chiaro che essendoci non so quante migliaia di italiani o di stranieri con regolare permesso di soggiorno che lavorano, etc., in lista d’attesa, non si può andare a dire: dò al rom la casa popolare, perché questo verrebbe vissuto come un’ulteriore discriminazione all’incontrario, ovviamente. Ci sono dei percorsi che si possono fare. Basta fare un po’ di conti. Ad esempio, se si calcola quanto costa un villaggio della solidarietà, si può ipotizzare un percorso di accompagnamento all’autonomia, ad esempio dando alla famiglia un tot al mese come contributo per pagare l’affitto, finché poi la famiglia non si rende autonoma per pagare un affitto e per potersi comprare una casa. Ovviamente, tutto questo deve essere accompagnato da un percorso scolastico per i bambini e da un percorso lavorativo e formativo per i più giovani e lavorativo per i genitori.

    D. - Sappiamo che il pensiero comune è quello che i primi a rifiutare questo percorso siano proprio i rom …

    R. - Questo è un percorso fattibile, percorribile, già sperimentato. Quando pensiamo ai rom, noi pensiamo esclusivamente a quelli che vivono nelle baracche, nei canneti, o tutt’al più nei villaggi autorizzati. In realtà, i rom vanno in giro in varie città d’Italia, in piccoli paesi, e dappertutto hanno o affittato o addirittura comprato case. Quindi, sono percorsi perfettamente percorribili.

    D. – Che a voi risulti c’è stato un incremento degli arrivi negli ultimi tempi? Si è raggiunto un numero allarmante di presenze?

    R. – In Italia le presenze dei rom sono le minori in tutta l’Europa occidentale. Fra rom italiani e rom non italiani si conta circa lo 0,3 per cento della popolazione. Volendo esagerare sono 200 mila presenze su 60 milioni di persone. Una cifra abbastanza eloquente. Occuparsi in modo strutturato e strutturale dei rom non dà consenso politico, questa è l’unica cosa. Questa è stata una grandissima tragedia: quattro bambini rom bruciati in una baracca. Forse va dato un senso a queste morti, a questi sacrifici così assurdi; forse è il momento anche di cominciare a pensare di intervenire in un modo più strutturato e razionale e non lavorare sempre sull’emergenza. (bf)

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    Promossa con certificazione di qualità la Banca del cordone ombelicale del Policlinico Gemelli

    ◊   Dopo il parto il cordone ombelicale termina il suo compito di nutrimento per il feto ma, se donato, può ancora dare un insostituibile contributo: grazie alla presenza di cellule staminali nel sangue, può infatti rappresentare per molti pazienti una concreta speranza di guarigione anche da gravi patologie. Per rendere possibile questa opportunità sono dislocate, su tutto il territorio italiano, le Banche del sangue del cordone ombelicale. Tra queste, la Banca del Policlinico universitario Gemelli di Roma ha conseguito la certificazione di qualità Iso 9001. Proprio sull’importanza di questo riconoscimento e sulle iniziative promosse dalla Banca del Policlinico romano, si terrà nel pomeriggio al Gemelli un convegno al quale parteciperanno anche medici e associazioni. Ma quali sono i passaggi che seguono, subito dopo il parto, la donazione del cordone? Eliana Astorri ha lo ha chiesto alla professoressa Gina Zini, responsabile del Centro trasfusionale del Gemelli e direttore della Banca del cordone ombelicale dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma:

    R. – Se la coppia va nella direzione della donazione del cordone ombelicale, questo cordone viene immediatamente raccolto, inviato dalla sala parto al centro trasfusionale dove la Banca avvierà poi l’esecuzione di esami qualitativi e quantitativi per fini trapiantologici.

    D. – Quali requisiti deve aver il cordone per essere giudicato idoneo?

    R. – Il materiale raccolto deve avere un certo numero minimo di cellule che garantisca l’attecchimento trapiantologico nel ricevente. La valutazione qualitativa comprende, poi, tutta una serie di analisi e di esami, volti a garantire l’assoluta non presenza di agenti infettivi. Finiti questi accertamenti, il cordone viene immesso in un data-base italiano e poi internazionale. A questo punto le cellule donate sono a disposizione dei centri trapiantologici connessi con questo network nazionale e internazionale. Sono a disposizione per vedere se si identifichi, per un paziente, la possibilità di trovare nel registro un’unità che abbia caratteristiche biologiche tali da essere trapiantata in sicurezza nel soggetto che ne abbia necessità.

    D. – Questo, nel caso che il cordone non serva alla coppia donatrice. Ma la coppia può chiedere di utilizzare, in caso di necessità, il cordone?

    R. – Esiste, ed è legiferata, la possibilità di una donazione “dedicata” nell’ambito di patologie assolutamente codificate. Tra queste, ci sono le leucemie ed i linfomi, insufficienze midollari e tutta un’altra serie di patologie a bassissima frequenza. Nell’ambito di queste patologie, l’unità raccolta – se idonea – viene conservata nella Banca e non viene ovviamente messa in rete, non viene messa a disposizione del network. Per quanto riguarda la possibilità di donare il cordone ombelicale, esiste poi una modalità che si chiama “solidaristica”. Grazie a questa opzione, si può dare un’opportunità alle coppie di donare il sangue del cordone ombelicale. Si tratta di un impegno umanitario. Esiste, infine, una terza opzione. Consiste nella possibilità di una “conservazione” del materiale del cordone. La legge italiana consente di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale in Banche al di fuori del territorio nazionale. Le spese sono però a carico della persona che ha deciso di seguire questa modalità di conservazione. Quindi è un’opportunità che, a causa degli elevati costi di questa procedura, può essere colta veramente da pochissime persone. (gf)

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    Chiesa e Società



    Indonesia: chiese presidiate dopo gli attacchi, paura tra i cristiani

    ◊   Agenti della polizia indonesiana presidiano le chiese cristiane per scoraggiare altre violenze, all’indomani degli attacchi di Temanggung (nell’arcidiocesi di Semarang, in Giava centrale). Fonti dell'agenzia Fides in Indonesia, esprimono “forti preoccupazioni e timori nella comunità cristiana a Semarang, a Giacarta, ma anche in altre città dell’arcipelago”. Un uomo, sospettato di essere fra i registi delle violenze, è stato arrestato, ma non è stata resa nota la sua identità e la sua eventuale appartenenza a un’organizzazione. Intanto il gruppo militante Islamic Defender Front (Fpi) ha negato di essere coinvolto nei disordini. Il Presidente della Commissione per il Dialogo interreligioso della Conferenza episcopale dell’Indonesia, mons. Petrus Canisius Mandagi, ha dichiarato che “le minoranze religiose sono state lasciate senza alcuna protezione dallo stato, chiedendo “un’ azione decisa” per fermare le violenze e invitando i fedeli cristiani e non cadere nella spirale della vendetta ma a perdonare. Il Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, criticato per l’inazione delle Forze dell’ordine, ha ordinato ai capi regionali della polizia e dell’esercito di porre in atto un piano di prevenzione. Il presidente si è impegnato pubblicamente a difendere la liberà di religione. Alcuni gruppi che difendono i diritti umani, intanto, chiedono le dimissioni del Ministro per gli Affari Religiosi, Suryadharma Ali, accusato di giustificare le violenze, di avere ostacolato il progetto di revisione della vecchia legge sulla blasfemia (del 1965) e di avere emesso nel 2008 un decreto restrittivo verso la “Ahmadiyah”, legittimando le violenze contro il gruppo, considerato “eretico”. (R.P.)

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    Vescovi indonesiani: predicatori fondamentalisti cristiani fomentano le violenze interreligiose

    ◊   Alla radice delle violenze di Temanggung - dove sono state attaccate tre chiese - “vi è il malumore, la disarmonia, il disagio, la violenza verbale propagata dai predicatori cristiani fondamentalisti”: è quanto spiega all’agenzia Fides padre Benny Susetyo, segretario esecutivo della Commissione per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale dell’Indonesia. “Si tratta di predicatori cristiani protestanti, spesso improvvisati, di denominazione evangelista e pentecostale, che non hanno rispetto per le altre religioni. La loro predicazione e il loro linguaggio sono tipici delle sette: ‘l’islam è il male”, ‘convertitevi o andrete all’inferno’. Tutto questo genera, fra la popolazione, rabbia e odio, che poi esplodono nella violenza anticristiana”. E’ quanto è accaduto a Temanggung, dove Antonius Richmond Bawengan, il cristiano accusato e messo in carcere per blasfemia, era un cristiano che non aveva avuto remore nel diffondere materiale offensivo verso l’islam. “D’altro canto – nota padre Susetyo – vi sono gruppi estremisti islamici, di ideologia wahabita, che costituiscono l’altra faccia del problema. Sono entrambi piccoli gruppi, ma quando i fanatismi si scontrano, tutta la società e tutti i credenti ne fanno le spese”. Tali gruppi di derivazione cristiana protestante stanno portando avanti una massiccia campagna di proselitismo a Giava occidentale e centrale, e in tutta l’Indonesia, causando la reazione stizzita dei gruppi radicali islamici. Nel mezzo sta la Chiesa cattolica, che continua a portare avanti un dialogo proficuo con le grandi organizzazioni musulmane indonesiane, come Nadhlatul Ulama (60 milioni di aderenti) e Muhammadiyah (40 milioni), che hanno sempre mostrato il volto pacifico dell’islam. Purtroppo, nota padre Benny Suseyto, con questi gruppi non è possibile nemmeno instaurare un dialogo costruttivo, in quanto “sono incontrollati e si rifiutano di partecipare alle grandi sessioni ufficiali di dialogo interreligioso”, proprio come quella dei giorni scorsi, in occasione della “Settimana per l’Armonia fra le Religioni”. In ogni caso, conclude padre Susetyo, “il governo è assente e non fa nulla per fermare questi diversi estremismi, per proteggere i diritti umani e tutelare lo spirito della Pancasila, che è alla base della convivenza pacifica fra le religioni”. (R.P.)

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    Filippine: ribelli islamici bruciano un villaggio cristiano a Mindanao

    ◊   Estremisti islamici hanno bruciato ieri un villaggio cristiano nei pressi della città di Mlang (North Cotabato-nell'isola di Mindanao). Secondo l'agenzia AsiaNews non vi sono stati morti, ma decine di persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni. Per l’esercito filippino dietro l’attacco vi sarebbe Ameril Umbra Kato, l’ex leader del Moro Islamic Liberation Front (Milf), che di recente ha creato un nuovo esercito con lo scopo di continuare la lotta per creare uno Stato islamico a Mindanao. Ieri Eid Kabalu, portavoce del Milf, ha assicurato che il gruppo islamico non ha nulla a che fare con l’attacco. “Non siamo coinvolti in questa azione – ha affermato – il villaggio è stato bruciato per una lotta interna tra musulmani e cristiani del luogo”. Oggi a Kuala Lumpur (Malaysia), si aprirà una nuova seduta dei dialoghi tra Milf e governo filippino. Esperti sottolineano che la scissione interna al Milf ha indebolito la leadership del gruppo islamico, aperta invece al dialogo, e temono un nuovo conflitto fra ribelli musulmani ed esercito. (R.P.)

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    India: la Chiesa chiede una Commissione per monitorare lo status dei cristiani

    ◊   La Chiesa cattolica chiede al governo federale di istituire una Commissione speciale per monitorare la consistenza numerica, le condizioni sociali, i problemi che vivono i cristiani in India. La Commissione dovrebbe essere creata sul modello della “Commissione Sachar” – così chiamata dal nome del giudice Rajindar Sachar, che ne era a capo – istituita nel 2006 dal governo del Premier Manmohan Singh per monitorare lo status dei fedeli musulmani in India. La proposta di istituire una nuova Commissione è sostenuta dall’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao, da altri leader cristiani e da organizzazioni come l’All Indian Christian Council (Aicc), che ha comunicato all'agenzia Fides di aver lanciato una raccolta di firme, a tutti i livelli, per chiederne l’istituzione al governo. Nei prossimi giorni l’Aicc, inoltre, sottoporrà un Memorandum, contenente tale richiesta, alla Commissione nazionale per le Minoranze, organo governativo, nonché all’ufficio del Primo Ministro indiano. “Vogliamo che il governo possa accorgersi della emarginazione dei cristiani in termini di povertà, di proprietà terriere, di istruzione, come accaduto con la Commissione Sachar per i fedeli musulmani” afferma in una nota l’Aicc. I cristiani desiderano che il governo prenda coscienza ufficialmente delle difficili condizioni di vita dei dalit cristiani, specialmente in alcuni stati come Orissa e Gujarat. “I dalit cristiani soffrono patenti discriminazioni” rimarca l’organizzazione, chiedendo che la questione dello sviluppo e della tutela dei cristiani indiani rientri a pieno titolo nell’agenda del governo federale. (R.P.)

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    Colombia: pace e lavoro al centro dell'incontro tra il presidente Manuel Santos e i vescovi

    ◊   Nella cornice dei lavori della loro 90.ma Assemblea plenaria i vescovi della Colombia hanno ricevuto ieri la visita del Presidente della Repubblica Juan Manuel Santos Calderón, la prima da quando il governante si è insediato nel mese d'agosto del 2010. Il Presidente ha illustrato ai presuli alcuni punti del suo programma con particolare riferimento alla disoccupazione, alla pace e ai buoni rapporti con i Paesi della regione. Intanto i vescovi della Colombia hanno fatto presente al Capo di Stato colombaino le loro preoccupazioni in primo luogo per la pacificazione del Paese ma anche su alcune questioni riguardanti gli aiuti umanitari alle popolazione colpite dalle violenze e dalla catastrofi naturali. D'altra parte, il presidente dell'episcopato, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo della capitale, ha approfittato dell’occasione per ringraziare i giornalisti sottolineando l'importanza della loro missione nel raggiungimento della pace nazionale e, soprattutto, nella creazione delle condizioni per fare di questo progetto una realtà possibile, concreta e duratura. Nel corso dei lavori di ieri, i vescovi si sono soffermati a lungo nell'analisi dei costi del conflitto sia quelli umani e materiali ma anche quelli psicologici e antropologici ricordando che le violenze durano da troppo tempo e che si deve fare di tutto per evitare che subentri la rassegnazione. I vescovi avevano aperto l'altro ieri la plenaria dedicando ampio spazio alla “pastorale per la pace”, ritenuta una priorità urgente. Nel suo discorso di apertura della plenaria mons. Rubén Salazar Gómez, attuale presidente della Conferenza episcopale ha voluto sottolineare l’impegno dell’episcopato e della comunità ecclesiale in tutte le sue componenti, nell'ambito della pace. Il presule ha osservato: “Si avverte un nuovo dinamismo di speranza, una volontà ferma di rinascita personale e comunitaria tesa a risolvere, per quanto possibile, alla radice, i problemi viscerali che hanno alimentato, durante molti anni e continuano a farlo, il conflitto sociale e la guerriglia armata”. Insistendo sul bisogno di lavorare in favore di autentico sviluppo umano integrale, mons. Salazar Gómez ha ricordato anche l'importanza dell’integrazione con altri Paesi dell'area auspicando che sia non soltanto geografica ma soprattutto umana delle persone. (A cura di Luis Badilla)

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    Francia. I vescovi: una "falsa pista" la vicenda del bimbo nato per guarire il fratello

    ◊   “Una falsa pista”. Così i vescovi francesi sulla vicenda del bambino nato il 26 gennaio scorso a Clamart in Francia che permetterà ai medici di curare un suo fratellino. E’ la prima nascita di questo genere in Francia. Il piccolo che alla nascita pesava 3 chili 650, è nato con fecondazione in vitro in seguito ad una duplice diagnosi genetica pre-impiantatoria che ha permesso la scelta degli embrioni. Questa duplice procedura di diagnosi - riferisce l'agenzia Sir - ha permesso di assicurare da una parte che il bambino fosse indenne dalla grave malattia genetica (la beta talassemia) di cui soffrono i primi due figli della famiglia, ma anche che potesse essere donatore compatibile con uno dei suoi fratellini. Questa compatibilità tissutale (Hla) permette di affrontare un trapianto successivo del sangue del cordone ombelicale che è stata prelevato dopo la sua nascita, per curare appunto il fratello maggiore. Al bambino è stato dato il nome di “Umut-Talha” che in turco significa “la nostra speranza”. Sulla vicenda è intervenuto ieri il cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese che si è detto “totalmente contrario” al concepimento di bambini a fini terapeutici in quanto si tratterebbe di “strumentalizzazione” di un essere umano a favore di un altro. “Saluto naturalmente – ha spiegato – il prodigio che costituisce questa nascita” ma ciò non significa che si “può utilizzare qualcuno al servizio esclusivo di qualcun altro” e che “questo bambino sia uno strumento per cercare di guarire un altro bambino”. “Diventeremo degli strumenti? Sono totalmente contrario”. Proprio ieri è iniziato presso l'Assemblea nazionale francese l'esame del progetto di legge in materia di bioetica. A questo proposito, il cardinale ha ripetuto l’opposizione della Chiesa cattolica alla ricerca sugli embrioni ed ha ricordato come la Chiesa contribuisce da anni a questa discussione. Dal 2009 ha avviato una discussione al suo interno che ha poi dato vita ad un blog promosso e seguito da mons. Pierre d'Ornellas, arcivescovo di Rennes e presidente del Gruppo di lavoro sulla bioetica istituito dalla Conferenza episcopale francese. Sarà il vescovo D’Ornellas oggi pomeriggio presso la sede parigina della Cef a tenere una conferenza stampa sul caso del bambino nato per guarire il fratello e sulla riapertura in Parlamento del dibattito sulla bioetica. Tema della Conferenza stampa: “Perché la bioetica sia al servizio dell’umanità”. Intanto a margine della Conferenza stampa, i vescovi francesi hanno pubblicato un comunicato dal titolo “Una falsa pista”. “Voler guarire il proprio fratello in umanità – scrivono – fa onore all’uomo. Ci sono persone che consacrano la loro vita a questo scopo. Accompagnare la sofferenza dei genitori che hanno un figlio gravemente malato, è un dovere della società. Comprendiamo la loro tristezza e la speranza nella medicina. Ma legalizzare l’utilizzo dell’essere umano più vulnerabile per guarirne una altro, non è degno dell’uomo. Concepire un bambino per utilizzarlo – anche se per curare un altro essere umano – non è rispettoso della sua dignità. Che dirà il bambino quando scoprirà di essere stato usato come rimedio di cura? Un tale utilitarismo è sempre una regressione E’ pericoloso per una società non rispettare l’interesse primordiale del bambino stipulato dalla Convenzione dei diritti del Bambino. Noi incoraggiamo la ricerca affinché trovi sempre più terapie appropriate”. (R.P.)

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    Stati Uniti: i vescovi sostengono tre disegni di legge pro-vita

    ◊   Tutelare la coscienza dei professionisti del settore sanitario ed evitare che i fondi provenienti dalle tasse vengano utilizzati per finanziare aborti. É questo il tema preso in esame nelle tre proposte di legge pro-vita, presentate dai vescovi statunitensi presso la Camera dei Rappresentanti. Tre sono le lettere inviate dal presidente del Comitato per le attività Pro-Vita della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti, il cardinale Daniel DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston, come riferito dall’agenzia Zenit. Riferendosi al “Protect Life Act”, il porporato ha sottolineato che affronterebbe delle lacune nella riforma del sistema sanitario e la porterebbe “in linea con le politiche sull'aborto e sui diritti di coscienza che hanno a lungo prevalso in altri programmi sanitari federali”. Il disegno di legge eviterebbe che i fondi sovvenzionino aborti o piani di assistenza sanitaria appositamente creati per nasconderlo, difendendo così la coscienza dei professionisti del sistema sanitario che rifiutano di parteciparvi e assicurando che la legge non prevalga su quelle statali sull'aborto e l'obiezione di coscienza. L'“Abortion Non-Discrimination Act” codificherebbe, invece, la politica dell'emendamento Hyde/Weldon e darebbe alle strutture sanitarie che non praticano aborti, un ricorso legale di fronte alla discriminazione governativa. “Il disegno di legge ribadisce un principio fondamentale”, ha scritto il cardinale DiNardo. “Nessuna struttura sanitaria dovrebbe essere costretta dal governo ad eseguire aborti o a parteciparvi”. Il “No Taxpayer Funding for Abortion Act”, infine, codificherebbe il fatto che “il governo federale non debba usare i soldi dei contribuenti per sostenere e promuovere l'aborto”. Con questi disegni di legge, ha concluso il porporato, si agirebbe in modo chiaro “anziché perdersi in dibattiti su una procedura letale che la maggior parte degli americani sa che non è affatto assistenza sanitaria”. (M.I)

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    Spagna: gli interventi del cardinale Turkson e di mons. Ladaria al Congresso sulla Sacra Scrittura

    ◊   Della Parola creatrice, che convoca, impegna, è presente e salva ha parlato il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, intervenendo stamattina al Congresso, che si conclude oggi a Madrid, su “La Sacra Scrittura nella Chiesa”, in occasione della pubblicazione della versione ufficiale della Bibbia della Conferenza episcopale spagnola. Al centro della sua analisi la “Parola come fonte e contenuto della missione stessa della Chiesa e delle sue attività nel mondo”. Richiamando la “Caritas in veritate”, il cardinale ha indicato i cinque aspetti del nostro impegno per essere testimoni di Cristo oggi e continuare la sua opera nel mondo: “Cominciare con un atteggiamento realista, rispondendo alle difficoltà del tempo presente, non con risposte prefabbricate o semplici ideologie, ma con la parola di Dio come nostra chiave di discernimento. Basare il lavoro su valori fondamentali”, il che si può dire “conversione”. Il terzo aspetto è “assumere con fiducia le nuove responsabilità, assumendole con una nuova vocazione e missione”. Ancora: “Essere aperti a un profondo rinnovamento spirituale”, vincendo “pessimismo e nichilismo” e “impegnarsi a lavorare con coerenza e validità”. Questi “sono i cinque aspetti o dimensioni per ciascun cristiano, per la pastorale sociale e per realizzare il nostro impegno nel mondo”, ha chiarito. “L’impegno proprio di Dio con il mondo attraverso la Parola deve essere portato a termine nel miglior modo possibile dal nostro impegno competente e generoso con i poveri di tante povertà che dobbiamo combattere, il nostro impegno per la riconciliazione, giustizia e pace”, ha affermato il cardinale Turkson. “Nella dinamica e nel ricordo della storia della salvezza – ha proseguito il cardinale -, la Parola di Dio chiama il cosmo perché scaturisca dal caos, chiama Abramo a uscire dalla sua terra e poi al popolo a uscire dall’Egitto; ha chiamato noi ‘mentre eravamo peccatori’ per ‘vivere la vita piena’”. Ora, ha precisato il cardinale Turkson, “ci chiama a essere il suo corpo nel mondo, dando da mangiare agli affamati, dando da bere agli assetati, ospitando lo straniero, vestendo l’ignudo, avendo cura dei malati e visitando i carcerati”. Ieri l’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione della Dottrina della fede nel suo intervento ha affermato che “le relazioni tra la Sacra Scrittura e il magistero della Chiesa sono certamente complesse. Da un lato, il primato della Parola di Dio deve essere sempre affermato. Dall’altro, si deve affermare anche che la Scrittura non può essere mai separata dalla vita stessa della Chiesa, che le ha dato origine e che assistita dallo Spirito ha prodotto decisioni solenni, fondate su una lunga tradizione” tanto che “i libri si devono considerare ispirati dallo Spirito Santo e entrano perciò nel canone delle Scritture. La Chiesa – ha proseguito il presule le cui parole sono state riprese dal Sir – è l’unico ambito adeguato per l’interpretazione della Scrittura come parola attuale di Dio perché è l’ambito privilegiato dell’azione dello Spirito”. Ed è proprio in questo ambito che si colloca “la funzione propria del Magistero che dall’ascolto della Parola trae quello che deve proporsi a tutti i fedeli come verità rivelata”. Per mons. Ladaria Ferrer, non si può parlare di “Scrittura senza la Tradizione viva della Chiesa che ce la propone come tale e senza il Magistero che con la sua autorità ha fornito i suoi precisi limiti e giudica sulla sua interpretazione”. (R.P.)

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    Sri Lanka: l'impegno della Caritas per le vittime delle alluvioni

    ◊   Continua l’emergenza alluvioni in Sri Lanka, dove prosegue l’impegno della Caritas per far fronte ai drammi provocati da piogge torrenziali, inondazioni e frane. Nei distretti colpiti sono oltre un milione le persone sfollate. Solo nell’ultima settimana, il Disaster Management Centre (Dmc) ha registrato 11 morti nei distretti di Ampara, Batticaloa, Trincomalee e Mullativu. Il 90% della coltivazione di riso risulta inoltre danneggiata in maniera irreparabile. Molte famiglie di profughi interni, già sfollate nei campi profughi di Vavuniya, sono state costrette a spostarsi di nuovo. La Caritas è in prima linea nel processo di assistenza e soccorso per i bisognosi. Il cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, continua a sollecitare il governo e tutti i cattolici perché aiutino gli alluvionati, mandando loro generi di conforto, cibo in scatola e medicine. Padre George Sigamoney, direttore nazionale della Caritas Sri Lanka (Sedec), ha dichiarato all'agenzia AsiaNews: “Anche questa volta abbiamo raccolto e consegnato altre 20.700.405 rupie (circa 137mila euro) in aiuti mirati, generi alimentari e di primo soccorso”. In risposta all’appello del cardinale Ranjith, il governo ha annunciato lo stanziamento di un pacchetto di aiuti settimanale per i prossimi sei mesi. Con l’assistenza del World Food Programme (Wfp), dal prossimo 11 febbraio le vittime delle inondazioni riceveranno pacchi alimentari provvisti di riso, olio di cocco e zucchero. (M.I.)

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    Costa d'Avorio: aumentano gli sfollati. L'agenzia Onu invoca nuovi aiuti umanitari

    ◊   L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) ha inviato oggi un volo umanitario e un convoglio su strada verso la Costa d’Avorio per predisporre gli aiuti umanitari da distribuire alla popolazione di sfollati in aumento nell’area occidentale del Paese. Un cargo Boeing 747 della Ethiopian Airlines è partito da Liegi, Belgio, per trasportare 2.450 tende dal magazzino di emergenza di Copenhagen. Intanto 93 tonnellate di aiuti dovrebbero essere trasportati via camion da Accra, in Ghana. Inizialmente tutti gli aiuti verranno stoccati in un magazzino dell’Unhcr a nord di Abidjan. Nel frattempo nella parte occidentale della Costa d’Avorio è in atto una corsa contro il tempo per riuscire a fornire alloggi ed altri beni di prima necessità agli sfollati. Non appena la situazione si sarà stabilizzata inizierà la distribuzione di aiuti. Le tende daranno riparo a 12mila persone, mentre il convoglio su strada sta portando migliaia di coperte, materassi, zanzariere, set da cucina ed altri beni di prima necessità. Finora lo staff Unhcr nella Costa d’Avorio occidentale ha registrato quasi 31mila sfollati. La maggior parte di loro si trova nel distretto di Duékoué dove 22mila persone sono ospitate da comunità religiose o si trovano in insediamenti spontanei e nei villaggi circostanti. L’Unhcr sta lavorando insieme alle autorità locali per individuare un sito nei pressi di Duékoué dove costruire un campo per gli sfollati. Le operazioni di registrazione sono svolte dall’Unhcr insieme all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e al Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite (Unfpa), e dovrebbero essere portate a termine prima della fine della settimana. Questo permetterà all’Unhcr e ai suoi partner di avere un quadro più chiaro del numero di sfollati e del loro profilo, in modo da organizzare un’assistenza più mirata. Gli sfollati si trovano anche nei distretti di Man, Danané, Binhouye, Zouhanhouin e Guiglo. La maggior parte sono ospitati da famiglie locali, nelle scuole o nelle chiese. Intanto una missione inter-agenzie volta a valutare i bisogni di tali persone e che coinvolge diverse organizzazioni delle Nazioni Unite tra cui l’Unhcr e molte Ong che operano nella zona, lunedì ha scoperto altri gruppi di sfollati nei villaggi al confine con la Liberia che verranno registrati e assistiti. La maggioranza degli sfollati nell’area ovest del Paese ha abbandonato le proprie case all’inizio di gennaio a causa della violenza e delle tensioni etniche scoppiate a seguito delle elezioni presidenziali di novembre. Oltre ai recenti movimenti forzati di popolazione all’interno del Paese, la Costa d’Avorio ospita circa 26mila rifugiati liberiani. Alcuni di questi hanno riferito all’Unhcr di sentirsi in pericolo a causa dell’instabilità della situazione politica in Costa d’Avorio. (R.P.)

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    Australia: sussidio informativo dei vescovi sulla Giornata internazionale della donna

    ◊   Suggerimenti per le omelie, note liturgiche, spunti di riflessione per le intenzioni di preghiera, dati sulle pari opportunità: è questo il contenuto del “Kit 2011” preparato dalla Conferenza episcopale australiana in vista della Giornata internazionale della donna, che ricorre l’8 marzo. Una data significativa quella di quest’anno, poiché coincide con il centenario dell’istituzione della “Giornata internazionale della donna”, sancita nel 1911. Il “Kit 2011”, preparato in collaborazione con il Consiglio delle donne cattoliche d’Australia, è destinato a tutte le parrocchie del Paese che potranno utilizzarlo già durante le Messe celebrate domenica 6 marzo. “Questo Kit – si legge nell’introduzione al sussidio – è stato preparato per aiutare le parrocchie a riconoscere il contributo delle donne nella vita e nella missione della Chiesa. Ed è un’opportunità per incoraggiare i parroci a prendere atto della competenza delle donne nelle comunità locali”. Guardando poi al centenario della Giornata come ad “un’occasione per ispirare il lavoro femminile nella società e nella Chiesa”, i vescovi australiani sottolineano che “guardare al coinvolgimento e alla partecipazione della donna nelle diverse aree della vita e della pastorale della Chiesa è di vitale importanza. Utilizzare la saggezza, la competenza ed il talento femminile è fondamentale per rilanciare la Chiesa e la società”. Il sussidio mette in luce anche il grande contributo dato dalle donne alla famiglia ed incoraggia la loro partecipazione nella Chiesa: “Abbiamo bisogno – scrivono i vescovi australiani – di una Chiesa inclusiva che comprenda i talenti, le qualità e le competenze di tutti. L’8 marzo siamo tutti invitati a pregare per tutte le donne che contribuiscono alla vita della Chiesa attraverso una pluralità di ruoli”. Dal suo canto, Trincia Walsh, membro del Consiglio delle donne cattoliche d’Australia, invita a guardare a Mary McKillop, la prima santa australiana canonizzata nell’ottobre 2010: “La sua vita – scrive la Walsh – ci ricorda che nel nostro Paese possiamo cambiare la nostra volontà”, per offrire “una profonda testimonianza di fede”. (I.P.)

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    Regno Unito: al via lunedì la Settimana nazionale dedicata al matrimonio

    ◊   Si è aperta lunedì nel Regno Unito il “Marriage Week UK”, la settimana nazionale per il matrimonio nata nel 1997 per iniziativa della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles e celebrata ogni anno a febbraio a cavallo della Festa di San Valentino. “Un’occasione per richiamare l’attenzione su questa importante e vitale relazione per la società”, così ha presentato l’iniziativa mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese, sottolineando come il matrimonio e la famiglia siano “il fondamento della società” . Diversi gli appuntamenti, nazionali e diocesani, previsti nel programma preparato dalla Commissione episcopale per il matrimonio e la famiglia. Tra questi una Messa di ringraziamento nella chiesa di San Colombano di Chester, nella diocesi di Shrewsbury, sabato 12 febbraio; una celebrazione eucaristica presieduta domenica 13 febbraio dal vescovo di Nottingham Malcolm McMahon nella cattedrale di San Barnaba e, il 20 febbraio, la tradizionale celebrazione del Matrimonio e della Famiglia nell’arcidiocesi di Liverpool. Per sapere di più sull’evento la Conferenza episcopale ha messo in rete diversi sussidi e materiale. (R.P.)

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    Kazakistan: ultimata la cattedrale di Karaganda

    ◊   Ultimata la cattedrale di Karaganda anche grazie al finanziamento dell’associazione cattolica “Luci sull’Est”. L'associazione attiva nell'Est europeo, riferisce l’agenzia Sir, ha finanziato per oltre 200.000 euro il completamento di una delle più grandi chiese del Kazakistan. La zona di Karaganda, posta nelle steppe tra la Russia e la Cina, ospitava Karlag, uno dei più grandi gulag, i campi di concentramento del regime sovietico, con una superficie di circa 250 chilometri quadrati. In questo luogo venivano imprigionate le vittime dell'oppressione religiosa e politica, tra cui numerosi fedeli e sacerdoti. La cattedrale di Karaganda sorge esattamente nel punto in cui, negli anni dell'oppressione stalinista, venivano sepolte in fosse comuni e in maniera anonima le vittime del totalitarismo comunista. La nuova cattedrale è stata dedicata alla Madonna di Fatima, che, fin dalle origini, rappresenta uno dei punti di riferimento dell'associazione “Luci sull’est”. E’ anche il principio ispiratore per le sue attività di promozione e divulgazione della fede cristiana in Europa e nel mondo. Nata ufficialmente nel 1991 con sede a Roma, l’associazione è impegnata in diversi progetti di apostolato, sostegno e comunicazione per diffondere il messaggio di fede in Italia e all'estero. (M.I.)

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    Burkina Faso: messaggio dei vescovi per la Giornata Mondiale del Malato

    ◊   Un’occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza, pregare per i malati e ricordare l’importanza di mettere ‘al centro della nostra attenzione’ le persone deboli e sofferenti: definisce così la Commissione episcopale per la Pastorale della Salute del Burkina Faso la Giornata Mondiale del malato che sarà celebrata l’11 febbraio, memoria di Nostra Signora di Lourdes. In un messaggio rivolto ai fedeli, pubblicato sul sito www.eglieduburkina.org, e che vuole fare eco a quello del Papa, i vescovi sottolineano che i malati “non devono sentirsi dimenticati o emarginati”, che “le comunità cristiane devono prendere coscienza della grazia e della responsabilità che hanno ricevuto da Dio per servire i loro fratelli malati e donare loro conforto, la Parola di Dio e calore fraterno”. I presuli auspicano poi che in ogni parrocchia si giunga alla formazione di comitati di servizio incaricati di coordinare le iniziative individuali e comunitarie dei cristiani a favore dei malati e degli anziani. “Dobbiamo sentirci vicini a Dio e membri della grande famiglia dei suoi figli” scrivono i vescovi che concludono il loro messaggio invitando a vedere nel volto dei malati il volto di Cristo. (T.C.)

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    Somalia: premiata ‘Radio Shabelle’ per il suo prezioso impegno in un Paese in guerra

    ◊   Ha dato un prezioso contributo per promuovere un’informazione indipendente in Somalia, teatro di un’offensiva da parte dell’insurrezione islamica contro il fragile governo federale di transizione (Tfg), appoggiato dalla comunità internazionale. Con questa motivazione è stato conferito all’emittente somala ‘Radio Shabelle’ il Premio di “Reporter senza frontiere per la libertà di informazione”. La piccola stazione radiofonica di Mogadiscio, riferisce l’agenzia Misna, è stata più volte in passato al centro di ritorsioni e violenze da parte dei combattenti armati. Quattro dei suoi giornalisti e il coordinatore, Mukhtar Mohammed Hirabe, sono stati assassinati lo scorso anno. Nel 2007, inoltre, il responsabile editoriale Bashir Noor Gedi è rimasto vittima di un agguato davanti all’ingresso di casa. Nel ricevere il premio Ali Abdi, reporter dell’emittente, ha dedicato questo importante riconoscimento “all’immenso coraggio di tutti i civili somali intrappolati nella guerra”. (M.I.)

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    Il cardinale Bagnasco: la società torni ad essere "educante"

    ◊   “La globalizzazione accentua, esalta ed a volte esaspera problemi antichi che richiedono interventi di tipo culturale, legislativo e normativo”: ad affermarlo l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella relazione che ha tenuto ieri pomeriggio, presso la sede della facoltà di Ingegneria dell'università di Genova, durante l'incontro dal titolo “L'emergenza educativa” che è stato organizzato nell'ambito della visita pastorale al vicariato di Albaro. “Affrontare la sfida educativa in modo organico e sinergico - ha affermato il cardinale le cui parole sono state riprese dal Sir - significa andare alla radice dei problemi enormi che dobbiamo affrontare”. Tra questi, il porporato ha citato la globalizzazione. Il presidente della Cei ha poi spiegato che, per legiferare correttamente, serve avere una corretta visione antropologica su cosa sia veramente l’uomo. “Le leggi le fanno gli uomini - ha affermato - ma se gli uomini sono immaturi, eterni adolescenti o deformati dal punto di vista antropologico, che leggi verranno?”. “Che tipo di società sarà costruita? quali soluzioni a tematiche antiche e nuove potranno essere adottate?”. Altro rischio sottolineato dal cardinale nella sua relazione è il ”falso concetto di autonomia” che “sta vagando per l'Europa minacciandola”. “E’ necessario ed urgente – ha quindi detto - reagire alla visione antropologica che spinge l'individuo a rinchiudersi nel proprio perimetro e a costruire una società di persone sole, una società destrutturata, perché una moltitudine di individui non forma una comunità”. Infine, il cardinale ha parlato dello “scetticismo gnoseologico, per il quale non esiste nulla di vero, ma solo opinioni porta al cinismo etico”. Lo scetticismo, ha spiegato, “è oggi diffuso sia per moda che per convenienze di altra natura” ma “se non ci sono valori oggettivi per cui spendere la vita e la morte, allora perché devo impegnarmi per una cosa o per un'altra, perché devo sacrificarmi?”. Se le cose stanno davvero così, ha aggiunto, “divento cinico e sceglierò ed agirò secondo l'immediato o il tornaconto”. Ma, ha spiegato ancora il porporato, “se non esistesse una verità assoluta, valori perenni ed immutabili, allora sarebbe molto più difficile vivere e sarebbe impossibile e disastrosa una società”. Il cardinale ha poi parlato dell'esigenza che “tutta la società diventi educante”. “La scuola - ha affermato - lo è per definizione, ma anche la società intera, tanto più oggi in una società complessa, deve diventare educante”. (A.L.)

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    Una pagina web per la beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   In vista della beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, il 1° maggio prossimo, la Diocesi di Roma ha aperto una pagina web ufficiale dedicata all'evento, www.Karol-wojtyla.org. Il portale, disponibile in sei lingue – italiano, spagnolo, francese, inglese, polacco e rumeno –, vuole raccogliere tutte le informazioni sul Pontefice, sulla causa di beatificazione e sulle cerimonie e gli eventi legati ad essa. La pagina web offre un'ampia documentazione sul processo di beatificazione di Giovanni Paolo II, nonché iniziative che sorgono nel mondo e la preghiera per implorare grazie attraverso l'intercessione del futuro beato. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Procura di Milano: rito immediato per Berlusconi. Il premier: accuse infondate

    ◊   Molti gli spunti odierni nel panorama politico italiano. E' arrivata stamani la richiesta di giudizio immediato nei confronti del premier Silvio Berlusconi per il caso Ruby, mentre il Consiglio Superiore della Magistratura ha preso posizione contro le recenti affermazioni del premier sulla magistratura giudicante. Intanto il Consiglio dei Ministri ha già approvato alcune modifiche costituzionali per il rilancio dell’economia, e c’è attesa per l’incontro, in programma per oggi pomeriggio, tra Napolitano e Bossi sulla riforma federalista. Il servizio di Marco Guerrra:

    "Sussiste l'evidenza della prova": con questa motivazione la procura di Milano ha chiesto questa mattina al Gip il giudizio immediato nei confronti del premier Silvio Berlusconi per entrambi i reati contestati nella vicenda Ruby: concussione e prostituzione minorile. Sulla richiesta di giudizio immediato dovrà ora decidere il Gip di Milano, Cristina Di Censo, che ha, secondo il codice di procedura penale, cinque giorni di tempo per emettere il suo provvedimento. Si tratta di "accuse infondate" e l'intera inchiesta ha l’unica "finalità di diffamazione mediatica" ha commentato a caldo il premier Berlusconi, mentre i suoi legali parlano di “pratica anticostituzionale”, in quanto il presidente del Consiglio dovrebbe essere giudicato dal Tribunale dei Ministri. E lo scontro istituzionale è reso ancora più incandescente dall’intervento del Consiglio Superiore della Magistratura che ha stigmatizzato le accuse di parzialità lanciate da Berlusconi contro i magistrati. Aspetti questi che fanno da contorno all’intensa giornata politica odierna. Stamani il Consiglio dei ministri, per favorire la ripresa economica, ha dato l’assenso alle modifiche degli articoli 41, 97 e 118 della Costituzione che riguardano rispettivamente la libertà di iniziativa economica, l’organizzazione degli uffici e delle attività delle amministrazioni locali. E al termine del Cdm, Berlusconi ha annunciato che sarà posta la fiducia alla Camera sul federalismo. Il Consiglio dei Ministri ha intanto approvato le osservazioni che vanno inviate al Parlamento circa il decreto sul fisco municipale sul quale c’è stato lo stop del presidente della Repubblica dopo il pareggio in commissione Bicamerale. La Lega lavora per mettere in sicurezza l'intera riforma e in questa prospettiva si svolgerà l’incontro di oggi pomeriggio alle 17:30 tra il presidente Napolitano e il leader del Carroccio Bossi.

    Iraq
    Ancora violenza in Iraq. Almeno 7 persone sono morte e altre 80 sono rimaste ferite a seguito di un triplice attentato compiuto stamani a Kirkuk, nel nord del Paese. Secondo i media locali tre autobomba sono state fatte esplodere in rapida successione in diversi punti della città.

    Medio Oriente
    E' di dieci civili feriti il bilancio del raid aereo israeliano di questa notte che ha colpito per tre volte la Striscia di Gaza. L’attacco è arrivato poche ore dopo il lancio di quattro razzi "Qassam" contro il sud di Israele, senza provocare nè danni nè vittime. Intanto la diplomazia internazionale riprende a guardare con attenzione allo stallo dei colloqui di pace israelo-palestinesi. Ieri, la Russia ha proposto una missione dell’Onu nell’area. E negli ambienti palestinesi monta il dibattito, dopo la decisione di tenere le elezioni amministrative il 9 luglio prossimo. Hamas ha infatti annunciato che non prenderà parte al voto che di fatto non potrà quindi svolgersi nella Striscia di Gaza. Queste saranno le prime elezioni nei Territori palestinesi dal 2006, quando le elezioni politiche furono vinte da Hamas che poi prese il controllo della Striscia di Gaza. Le ultime elezioni amministrative si erano tenute nel 2005.

    Somalia
    Nuovo attacco dei pirati nelle acque del golfo di Aden, un commando di pirati somali ha sequestrato una petroliera greca che navigava nelle acque territoriali dell'Oman. I predoni sono riusciti ad impadronirsi della petroliera "Irene Sl", salpata dal Kuwait e diretta negli Stati Uniti. Intanto è diretta verso la Somalia la petroliera italiana sequestrata ieri nelle acque dell’Oceano Indiano. I pirati hanno colpito l’imbarcazione con colpi di mitra e razzi, illesi i 22 membri dell’equipaggio: 17 indiani e 5 italiani. Attivato il Ministero degli esteri italiano e le unità navali della missione antipirateria della Nato che stanno seguendo da vicino la situazione.

    Coree
    Si sono conclusi senza alcun progresso i colloqui, iniziati ieri, tra i vertici militari delle due Coree a Panmunjom, il villaggio sulla fascia di confine smilitarizzata. Intanto, secondo diversi fonti, Seul avrebbe accettato la richiesta di Pyongyang riguardo l’apertura di negoziati sulle riunioni tra famiglie che erano state separate a seguito del conflitto del ’53.

    Pakistan
    I ministri del governo pachistano hanno rassegnato oggi ad Islamabad le dimissioni nelle mani del premier Gilani. Lo stesso primo ministro - che nei giorni scorsi aveva annunciato l’intenzione di dar vita ad un esecutivo più ristretto per far fronte alla crisi economica - ha fatto sapere che il prossimo governo sarà annunciato entro 24 ore.

    Libia, opposizione annuncia manifestazione
    La Conferenza nazionale dell'opposizione libica, piattaforma che raggruppa le principali formazioni critiche del regime del colonnello Muammar Gheddafi, al potere dal 1969 e più longevo rais del mondo arabo, ha convocato per giovedì 17 febbraio una ''manifestazione di massa'' in tutta la Libia contro il regime di Tripoli. Lo riferisce oggi il quotidiano panarabo "Ash Sharq al Awsat", finanziato dai sauditi ed edito a Londra, citando un comunicato della stessa Conferenza nazionale dell'opposizione libica.

    Tunisia - proteste
    Ancora proteste in Tunisia. Il nuovo governatore di Sousse, 150 km circa a sud della capitale Tunisi, è stato costretto ad abbandonare i propri uffici da migliaia di manifestanti che lo accusano di appartenere all'Rcd, il partito dell'ex presidente Ben Ali messo al bando nei giorni scorsi. Tensioni anche a Tunisi davanti alla sede del Ministero degli affari sociali, dove si erano raggruppate numerosissime persone in attesa di ricevere gli aiuti destinati ai disoccupati. Un giovane manifestante è rimasto ferito da una pallottola esplosa a scopo intimidatorio da un militare e si trova ora ricoverato in ospedale, ma non è in pericolo di vita.

    Forum sociale mondiale
    Prosegue a Dakar, in Senegal, il Forum Sociale Mondiale. Al centro dell’odierna giornata di lavori i cambiamenti climatici e le nuove forme di partecipazione politica. Il servizio di Marina Piccone:

    Responsabilità indiretta e nuove forme di partecipazione nella politica, nell’informazione e nella finanza. E’ il tema su cui si dibatterà nell’incontro organizzato dalla Caritas oggi, quarta giornata del Forum mondiale sociale. I cambiamenti climatici e la sovranità alimentare saranno invece gli argomenti che affronterà la "Via Campesina", la più grande rete mondiale di contadini e pescatori. L’Uisp discuterà di un tema importante, di cui poco si parla: la tratta delle donne a latere dei grandi eventi sportivi, un fenomeno che accompagna le manifestazioni internazionali, a cominciare dalle Olimpiadi. Le donne, è la forte denuncia, vengono offerte agli atleti, agli allenatori e agli organizzatori alla stesa stregua di altri servizi. Nella giornata di ieri c’è stata, tra le altre, una conferenza sulle risorse naturali in cui è intervenuta Martine Aubry. La segretaria del Partito socialista francese ha parlato della battaglia dell’accesso all’acqua come di una battaglia per la vita e per la dignità di tutti gli abitanti del mondo. Il tema della migrazione è stato invece l’argomento affrontato da Massimo D’Alema, qui come presidente della Fondazione europea dei progressisti. L’esponente del Partito Democratico, alla sua prima esperienza in un World Social Forum, ha detto che la chiave per la corretta gestione di questo fenomeno è il riconoscimento di diritti civili e politici di tutti coloro che partecipano alla vita sociale di un Paese, a cominciare dal diritto di voto. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 40

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.