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Sommario del 06/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus prega per la pace in Egitto. Forte appello per la difesa della vita
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: accordo tra governo e opposizioni. Bomba contro chiesa copta
  • Resta alta l'emergenza ad Haiti: la testimonianza di un medico dell'Avsi
  • Giornata per la vita. Carlo Casini: non assuefarsi mai alla cultura della morte
  • L’Onu celebra la giornata contro le mutilazioni genitali femminili
  • Lo sviluppo dell'Africa al centro del Forum Sociale Mondiale a Dakar
  • Sagrada Familia non più monumento ma Chiesa viva, dopo la visita del Papa a novembre
  • Chiesa e Società

  • Abolita la pena di morte in Tunisia
  • Francia. Il cardinale Jean-Pierre Ricard: sulla difesa dell’embrione non si ammettono deroghe
  • Plauso dei vescovi australiani all’intesa tra Canberra e Kabul sull’emigrazione forzata
  • La visita in India del cardinale Murphy-O'Connor, inviato del Papa
  • Argentina. Lotta all'abbandono scolastico e alla malnutrizione cronica a Puerto Piray
  • Cile. Missione nelle famiglie: l’esperienza del Movimento di Schoensttat
  • Austria. Giornata dei bambini di strada promossa dall’organizzazione giovanile Jugend Eine Welt
  • Madrid. Congresso sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”
  • Si chiude a Roma il Convegno dell’Apostolato biblico della Conferenza episcopale italiana
  • La rivista “San Francesco patrono d’Italia” finalmente disponibile in tutte le edicole
  • Congo. Mons. Madila esorta i fedeli a fortificare il cammino di fede nelle parrocchie
  • Medici con l'Africa Cuamm promuove un incontro sulla cooperazione tra Europa e Cina in Africa
  • Indonesia. Testimoniare l’amore di Dio e servire il prossimo: l’impegno dei volontari cattolici a Bali
  • Moldova: pubblicato il primo testo di catechesi in lingua russa e moldava
  • Burkina Faso: colloquio su Chiesa e sviluppo del Paese
  • Mons. Leuzzi: “Non perdere mai la speranza nel difendere sempre la vita”
  • Compie 40 anni la rivista “People on the Move” del Pontificio Consiglio per i Migranti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Somalia: 70 mila famiglie a rischio per la siccità
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus prega per la pace in Egitto. Forte appello per la difesa della vita

    ◊   Un nuovo forte appello per la pace in Egitto e una preghiera perché in quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, si guardi al bene comune. Così Benedetto XVI, questa mattina all’Angelus in Piazza San Pietro. Il Papa ha ricordato l’odierna “Giornata per la vita” esortando la società civile ad impegnarsi per la promozione di una cultura che sappia mettere al centro il valore imprescindibile di ogni essere umano. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Essere sale, per dare sapore al mondo, essere luce in mezzo alle tenebre. E’ questo il senso della missione e della testimonianza autentica di ogni cristiano, che oggi il Papa, prendendo spunto dal Vangelo di Matteo, ha ribadito all’Angelus, esortando i fedeli ad aspirare innanzitutto alla sapienza, quel valore sommo che riassume in se gli effetti benefici sia del sale che della luce:

    “I discepoli del Signore sono chiamati a donare nuovo 'sapore' al mondo, e a preservarlo dalla corruzione, con la sapienza di Dio che risplende pienamente sul volto del Figlio, perché Egli è la 'luce vera che illumina ogni uomo' (Gv 1,9). Uniti a Lui, i cristiani possono diffondere in mezzo alle tenebre dell’indifferenza e dell’egoismo la luce dell’amore di Dio, vera sapienza che dona significato all’esistenza e all’agire degli uomini”.

    “Dio si oppone radicalmente alla prepotenza del male” ribadisce il Santo Padre, che rivolge il suo pensiero ai giorni drammatici dell’Egitto e invoca ancora la pace, per il bene di ogni uomo:

    “In questi giorni, seguo con attenzione la delicata situazione della cara Nazione egiziana. Chiedo a Dio che quella Terra, benedetta dalla presenza della Santa Famiglia, ritrovi la tranquillità e la pacifica convivenza, nell’impegno condiviso per il bene comune”.

    “Il Signore si prende cura dell’uomo in ogni situazione, condivide la sofferenza e apre il cuore alla speranza”, afferma il Papa, che ricordando l’odierna "Giornata per la vita", sollecita l’impegno di tutti e in particolare delle nuove generazioni di medici per realizzare una cultura che sappia riconoscere il valore di ogni essere umano. “Quando la ricerca scientifica e tecnologica è guidata da autentici valori etici - ha proseguito il Santo Padre - è possibile trovare soluzioni adeguate, per l’accoglienza della vita nascente e per la promozione della maternità":

    “Auspico che tutti si impegnino per far crescere la cultura della vita, per mettere al centro, in ogni circostanza, il valore dell’essere umano. Secondo la fede e la ragione la dignità della persona è irriducibile alle sue facoltà o alle capacità che può manifestare, e pertanto non viene meno quando la persona stessa è debole, invalida e bisognosa di aiuto”.

    Un’altra importante data che Benedetto XVI ricorda è quella del prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, in cui si celebra la Giornata mondiale del malato, sul tema “Dalle sue piaghe siete stati guariti”. Occasione propizia, afferma il Pontefice, per accrescere la sensibilità delle comunità ecclesiali e della società civile verso chi soffre nel fisico:

    “Esorto, pertanto tutti gli operatori sanitari a riconoscere nell’ammalato non solo un corpo segnato dalla fragilità, ma prima di tutto una persona, alla quale donare tutta la solidarietà e offrire risposte adeguate e competenti”.

    Infine, il Papa ha salutato gli esponenti del Movimento dell’Amore Familiare e quanti nella notte, presso la chiesa romana di San Gregorio VII, hanno vegliato pregando per i cristiani perseguitati nel mondo e per la libertà religiosa.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: accordo tra governo e opposizioni. Bomba contro chiesa copta

    ◊   Non si ferma in Egitto la protesta contro il presidente Mubarak, che ha sostituito i vertici del suo partito, l’Npd, ma ne è rimasto al comando, smentendo le notizie di possibili dimissioni. Oggi giornata di nuove manifestazioni mentre è stato raggiunto un accordo sulle riforme durante l’incontro tra le opposizioni, tra cui anche i Fratelli musulmani, e il vice-presidente Omar Suleiman. La Casa Bianca, intanto, ha preso le distanze dalle dichiarazioni dell'inviato Usa in Egitto, che ieri aveva detto: “Il presidente deve rimanere, a garanzia di una transizione ordinata”. Nel Paese anche un nuovo attacco contro una chiesa copta a Rafah, nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Linda Giannattasio.

    È intitolata ai “martiri” la nuova giornata della protesta egiziana che anima oggi piazza Tahrir, nel centro del Cairo. Lì sono attese oltre un milione di persone, tra le quali numerosi cristiani copti che pregheranno per i defunti assieme ai musulmani. I copti proprio ieri sono stati vittima dell’ennesimo attacco a una chiesa di Rafah, nella Penisola del Sinai, colpita da un ordigno la cui esplosione fortunatamente non ha provocato vittime né feriti. Sul fronte politico, sono ormai smentite le notizie di dimissioni del presidente Mubarak dal suo partito, l’Npd, dal quale sono stati invece rimossi diversi rappresentanti, tra cui il figlio del Rais, Gamal. Intanto, si è svolta questa mattina la prima riunione per il dialogo di riconciliazione nazionale tra il vice-presidente Omar Suléiman e i partiti d’opposizione, tra i quali i Fratelli musulmani, durante la quale è stata decisa la costituzione di un comitato congiunto governo-opposizione per le riforme costituzionali entro marzo. Intesa anche sulla fine delle restrizioni al web e ai media imposte nelle ultime settimane nel Paese. Suleiman ha incontrato anche 6 rappresentanti dei manifestanti di piazza Tahrir. Dall’estero, la Casa Bianca plaude al dialogo e prende le distanze da quanto dichiarato dall’ambasciatore Usa in Egitto, che ieri aveva parlato di una necessaria presenza in carica di Mubarak per guidare la transizione. L’appello a una corretta evoluzione democratica è giunto oggi dall’Italia mentre il ministro della Difesa israeliano Barak ha fatto sapere che la rivolta in Egitto non costituisce un pericolo immediato per Israele. Per il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon le rivolte in Egitto e in altri Paesi nordafricani offrono “una buona lezione” per gli autocrati sparsi per il mondo. "I capi di governo – ha spiegato - dovrebbero sempre occuparsi di quanti non hanno ricevuto risposte per i loro bisogni e per il rispetto dei diritti umani".

    Intanto cresce l’insicurezza nel Paese, non solo nelle piazze invase dai manifestanti. In questi giorni si è parlato di aggressioni subite dai giornalisti ma anche da alcuni operatori umanitari. Amnesty International ha chiesto la liberazione di tutte le persone arrestate nelle ultime due settimane, mentre l’Ong SOS Villaggi dei Bambini denuncia il tentativo di saccheggio di un suo centro ad Alessandria. Dunque come vive la popolazione egiziana? Eugenio Bonanata ne ha parlato con Elena Granchi, portavoce dell’organizzazione:

    R. – I cittadini sono effettivamente armati, si stanno organizzando in pattuglie, controllano i quartieri, controllano le “possibili” fonti per avere delle provviste. Quindi si sta veramente lottando per mangiare tanto che gruppi di violenti sono entrati nei villaggi Sos, hanno scavalcato le recinzioni e ci sono state ore di tensione e paura derivate dal fatto che questo villaggio, come tutti i villaggi Sos nel mondo, accoglie bambini e, quindi, si occupa di dare cure a bambini che vivono già una vita di disagio. C’è stata una difesa da parte di tutti gli operatori, di tutti gli educatori, e in primis del direttore del villaggio che però è stato gravemente ferito.

    D. – Questo tentativo di saccheggio che avete registrato è emblematico della situazione nel Paese?

    R. – Assolutamente sì. I prezzi effettivamente sono aumentati esponenzialmente, i negozi sono a corto di scorte, la popolazione è assolutamente travolta dal panico e cerca non solo di comprare tutto il possibile ma, dove non è più possibile trovare delle scorte, le persone si organizzano per cercarle utilizzando la violenza ed è quello che noi abbiamo vissuto. Peraltro i nostri stessi villaggi stanno cercando di immagazzinare le provviste per i bambini ospitati, perché 300 bambini hanno bisogno evidentemente di mangiare e a questo punto hanno bisogno anche di sicurezza.

    D. – Quindi pochi controlli per le strade?

    R. - Sembra che in realtà ci sia solo la popolazione che in qualche modo si sta organizzando e sta tentando di difendersi, di fatto, da sola. I gruppi di cittadini, di cui è difficile capire chi sia pro o contro, scorazzano nelle vie. Il panico è forse il filo conduttore di questa massa.

    D. - Quali sono le vostre speranze per i prossimi giorni?

    R. – Le speranze sono, evidentemente, che la politica abbia nel cuore il fatto che ci sono civili, cittadini, che in questo momento, a torto o a ragione, stanno lottando non solo per la libertà ma probabilmente stanno lottando per non morire di fame; di non dimenticare, a maggior ragione, visto che ci sono, le vittime innocenti che sono i bambini, come sempre: di non dimenticare questo. (bf)

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    Resta alta l'emergenza ad Haiti: la testimonianza di un medico dell'Avsi

    ◊   Ad Haiti la situazione umanitaria resta drammatica: il bilancio dell'epidemia di colera sfiora ormai i 4 mila morti, mentre i terremotati, almeno un milione e mezzo di persone, ancora vivono nelle tende ad oltre un anno dal devastante sisma che ha colpito l'isola caraibica. Tutto ciò esasperato da un'instabile situazione politica, nell'attesa che il ballottaggio presidenziale del 20 marzo possa dare al Paese un governo in grado di gestire la crisi. In questo contesto le ong Avsi, Oxfam e Fondazione Rava hanno lanciato una iniziativa per promuovere la cura dei bambini malnutriti ed un piano di educazione alimentare. Ascoltiamo al microfono di Antonella Palermo il medico Omero Grava, dell’Avsi, da poco rientrato da Haiti:

    R. - La città di Port-au-Prince è una città di circa due milioni di persone, caratterizzata da immense bidonvilles, composte di baracche di latta e di cartone, in cui vivono centinaia di migliaia di persone: senza supporti igienici, senza acqua, senza elettrica, se non in alcune zone e in alcuni momenti. Noi abbiamo svolto la nostra attività principale in un ambulatorio, trasformato poi in ospedale per l’emergenza colera, per seguire questi paziente: tra l’inizio dei sintomi e la forma conclamata passano infatti soltanto poche ore e se non si interviene subito la situazione può diventare talmente grave da portare fino alla morte. Questa struttura è gestita da suor Marcella, una suora delle missionarie francescane, che aveva chiesto un supporto ad Avsi per questa emergenza colera.

    D. - Dott. Grava, come si può aiutare Haiti?

    R. - Sicuramente la raccolta di fondi è una questione di fondamentale importanza, anche se ci sono state - come avete probabilmente visto o letto - polemiche sull’utilizzo dei fondi e sulla reale fruibilità dei fondi da parte della popolazione.

    D. - Come mai, secondo lei? Si è fatto un’idea?

    R. - E’ difficile dare una risposta. E’ evidente anche che la situazione generale del Paese non favorisce una distribuzione adeguata di tutti i fondi. Il 28 novembre scorso ci sono state le elezioni, ma il comitato elettorale non ha ancora espresso con chiarezza il risultato definitivo o meglio chi sarà ammesso al ballottaggio. In questa situazione d’instabilità politica, sicuramente la macchina amministrativa ed organizzativa fa molta più fatica. Certamente ci sono anche altre emergenze nel mondo, ma questa di Haiti dovrebbe essere sicuramente più ricordata!

    D. - Cosa si è portato dietro da questa sua missione?

    R. - La cosa che spesso ricordavamo, noi che eravamo venuti dall’Italia, era l’importanza che questa nostra azione fosse la testimonianza non solo dell’aiuto materiale che l’uomo può dare all’altro uomo, ma che potesse essere veramente la comunicazione della tenerezza del Signore, attraverso le nostre misere forze. Questo è un qualcosa che può rimanere per sempre, di là dai risultati che la nostra azione può aver dato. (mg)

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    Giornata per la vita. Carlo Casini: non assuefarsi mai alla cultura della morte

    ◊   “Educare alla pienezza della vita”. E’ il tema dell’odierna Giornata per la vita, promossa dalla Conferenza episcopale italiana e giunta alla 33.ma edizione. Per non dimenticare le ragioni di questa Giornata, sono previsti in tutt'Italia diversi eventi che propongono alla comunità cristiana ed alla società civile una riflessione sul tema del diritto alla vita. Ma quali gli obiettivi e le sfide di questa iniziativa? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’europarlamentare Carlo Casini, presidente del “Movimento per la vita”:

    R. – La Giornata è stata istituita all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto per dimostrare che la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai. Quest’anno il tema è quello dell’educazione alla pienezza della vita, quindi dal concepimento fino alla morte naturale. Questo vuol dire anche tenere conto di tutti gli aspetti educativi, e quindi del necessario collegamento tra sessualità, amore e famiglia – cosa oggi dimenticata; e poi, ancora, la presenza culturale nei media, dove proprio in questi giorni vediamo quali modelli negativi vengano offerti. E poi, non bisogna dimenticare la legge, perché la battaglia politico-legislativa fa parte degli aspetti educativi. E poi, questa sfida non può essere circoscritta nell’ambito di un giorno. Giovanni Paolo II, nella “Evangelium Vitae”, dice: tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita; tutti insieme! E aggiunge: urge una mobilitazione generale in vista di una nuova cultura della vita.

    D. – Quindi, un impegno, tutti insieme, tutto l’anno, anche perché in questa società sembra – purtroppo – prevalere l’assuefazione: tutto sembra ormai normale, tutto lascia intravedere un’umanità sorda al grido della vita nascente e di chi non può difendersi …

    R. – La parola “assuefazione” esprime la diagnosi del pericolo maggiore, di quello che sta succedendo: ormai tutto è accaduto, tutto è avvenuto, tanto noi non possiamo farci più nulla … Noi dobbiamo reagire. Dobbiamo sentire che questa è veramente la battaglia epocale e planetaria. Non riguarda soltanto la vita nascente, ma riguarda tutta la vita, specialmente quella più fragile e quella più emarginabile. Contrassegna il momento che stiamo attraversando. Oggi la questione è “antropologica”, cioè la domanda sul senso della vita, su chi è l’uomo, su qual è il suo scopo nella vita, in che cosa consiste la sua dignità. E’ proprio la questione su cui i cattolici in prima linea, cercando la collaborazione con tutti, devono impegnarsi.

    D. – A proposito di dignità, questa Giornata - di fronte a tante forme di decadenza e di svilimento del legame tra uomo e donna - è anche un’occasione per far risplendere, invece, la vera bellezza dell’amore, quell’amore che riesce a dare pienezza e senso alla vita …

    R. – La contemplazione della meraviglia della vita nascente, cioè del piccolo, del debole, della creazione in atto, del piccolo uomo, è come gettare un sasso in un lago e vedere i cerchi che si allargano… Da questa contemplazione nasce la contemplazione, in primo luogo, dell’amore, della famiglia, della genitorialità, dell’essere maschio e femmina e tutto, intorno, l’idea della solidarietà … La maternità come archetipo di ogni possibile ulteriore solidarietà. E quindi, l’attenzione agli ultimi, ai poveri, alla centralità della persona umana e il rinnovamento della vita politica e della vita sociale in generale, e l’idea della vita umana come pietra di paragone di tutto quello che bisogna fare, anche in campo economico, nei rapporti internazionali e in altri ambiti. Certamente siamo molto lontani, ma non dobbiamo scoraggiarci. (gf)

    Una dichiarazione sugli interventi in gravidanza con l’impegno di proteggere la vita nascente e salvaguardare la salute della madre. E’ quanto sottoscritto ieri dai direttori dei Dipartimenti di ginecologia e ostetricia delle università romane, durante un convegno presso l’Università Sapienza di Roma, organizzato in occasione della Giornata per la vita. Tema dell’incontro: “La chirurgia in gravidanza. Etica di una scelta”. Il servizio di Marina Tomarro:

    In Italia ogni anno circa il 5% delle donne in gravidanza necessita di interventi chirurgici durante il periodo di gestazione, e in caso di operazione oltre il 70% dei feti sopravvive senza future complicazioni. Questo è uno dei dati emersi durante il convegno “La chirurgia in gravidanza. Etica di una scelta”. Tra i promotori, Pier Luigi Benedetti Panici, direttore di Ostetricia e Ginecologia presso il Policlinico Umberto I di Roma:

    “Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi, sia di natura anestesiologica sia per quanto riguarda proprio la chirurgia, per cui tecniche sempre meno invasive vengono introdotte anche in gravidanza e quindi anche gli interventi d’urgenza, quando è indispensabile intervenire perché sono in pericolo la vita della paziente e quindi anche quella del feto, diventano possibili. Oggi si integrano metodiche che consentono di portare avanti la gravidanza, come ad esempio la chemioterapia, utilizzando farmaci poco lesivi per il feto, molto efficaci sulla malattia. Diventa quindi possibile posporre il trattamento di quelle settimane utili per portare a maturazione il feto. Al centro di tutto questo però dev’esserci il consenso della mamma, che deve decidere il trattamento che preferisce”.

    Ma con il miglioramento delle nuove tecnologie oggi è possibile operare non solo la madre ma anche il feto quando presenta malformazioni prenatali. Ascoltiamo Enrico Ferrazzi, direttore del Dipartimento di ostetricia e ginecologia dell’Ospedale Buzzi di Milano:

    “Pensare che del feto potessimo vedere e comprendere dettagli anatomici, criticità, problematiche con l’eccezione – fortunatamente – di pochi casi, fino a qualche anno fa non era nemmeno pensabile. Oggi, in alcuni casi, noi possiamo fare molto. Nel nostro centro di Milano impieghiamo il laser per trattare situazioni che diversamente, come storia naturale, avrebbero avuto oltre il 50% di mortalità; oggi siamo riusciti a ridurre questo tasso di mortalità – ed è un grande successo – al 20%. Sono piccoli passi che la medicina riesce a fare”. (gf)

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    L’Onu celebra la giornata contro le mutilazioni genitali femminili

    ◊   Ricorre oggi la Giornata mondiale dell’Onu per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Circa 135 milioni le donne colpite: per la maggior parte si trovano nei Paesi africani. Tale pratica è tuttavia presente anche in Stati come India, Indonesia, Malesia ed Emirati Arabi dove però mancano indagini statistiche attendibili; segnalati inoltre casi sporadici in Paesi occidentali limitatamente ad alcune comunità di migranti. Questo fenomeno, ancora sommerso e poco conosciuto, costituisce una gravissima violazione del diritto fondamentale alla salute. Sulla sua diffusione, Luca Attanasio ha intervistato il dott. Gennaro Franco dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti dell’Ospedale san Gallicano di Roma:

    R. – Quantificare il fenomeno è abbastanza difficile, perché le stime attuali sono fatte sempre su comunità di immigrati nei Paesi occidentali. Comunque, secondo le stime di Amnesty International, si parla di 135 milioni di donne nel mondo; di 2 milioni di donne a rischio ogni anno; e di 6 mila a rischio ogni giorno.

    D. - Lei intravede un elemento religioso in questa pratica, ci sono delle connessioni tra le diverse culture?

    R. - Anzitutto le origini della pratica sono sicuramente pre-islamiche e pre-cristiane e, quindi, indipendenti dall’aspetto religioso, nonostante che nell’immaginario collettivo le mutilazioni si leghino all’islam. Quello che le accomuna nel corso della storia - anche in tempi e in luoghi anche molto vicini a noi - è sicuramente una questione legata al controllo del corpo e della sessualità femminile da parte del maschio. In altre culture, invece, è un intervento anche di natura estetica. Nelle culture locali i termini usati per indicare la mutilazione non hanno niente di cruento: si parla, infatti, di bellezza.

    D. - Siete spesso a contatto con tantissime donne che si presentano a voi con questo problema: quali sono i vostri interventi al riguardo?

    R. - Noi cerchiamo di riflettere, insieme alle donne, sul fatto che la ferita che portano nel corpo è una ferita che non ha ragione di esistere e cerchiamo anche di riflettere con loro, con l’aiuto soprattutto delle mediatrici culturali, che sono persone che provengono dalle aree geografiche e culturali dalle quali provengono queste donne e che sicuramente - molto più di una persona occidentale - possono capire e far capire questo discorso. Insistiamo molto sul fatto che abbandonare una pratica dannosa non significa abbandonare una cultura. (mg)

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    Lo sviluppo dell'Africa al centro del Forum Sociale Mondiale a Dakar

    ◊   Al via oggi in Africa il Forum Sociale Mondiale. Circa 60 mila i partecipanti attesi nella capitale senegalese Dakar, oltre 300 attività in programma ogni giorno, tanti i temi che verranno affrontati: dalla crisi economica, alla tutela dell’ambiente, la cooperazione Sud-Sud e il contributo delle religioni al progresso dell’umanità. Un ruolo di primo piano sarà riservato proprio all’Africa e alla valorizzazione dell’agricoltura come strumento per uscire dalla crisi economica. Silvia Koch ne ha parlato con Mamadou Cissokho, leader dei movimenti contadini africani:

    R - L’agricoltura familiare provvede all’85% di tutte le produzioni in Africa, quindi è un contributo molto consistente. Fino a oggi la maggioranza, più del 55% della popolazione, vive di queste attività. Quindi, qualunque cosa accada, qualunque cosa, l’alimentazione sarà sempre alla base della vita. Gli altri – gli Stati Uniti, l’Europa - hanno regolato la questione. E noi dobbiamo comprendere che la principale sovranità di una nazione è la sua alimentazione. Perché un popolo affamato, un esercito affamato, non può salvaguardare o difendere il proprio Paese.

    D - Quale obiettivo vi ponete, in quanto società civile africana, per questo Social Forum di Dakar?

    R - Mostreremo al mondo che l’Africa sarà opera degli africani, ovviamente in collaborazione con gli altri, ma nella consapevolezza che noi abbiamo la responsabilità di “quello che siamo” e di “ciò che vogliamo essere”, affinché le cose cambino.

    D – Quali sono le soluzioni proposte dal Movimento contadino africano e su quali basi andrebbero rielaborate le relazioni economiche mondiali e la cooperazione internazionale.

    R - Bisogna semplicemente riconoscere e creare le condizioni della modernizzazione dell’agricoltura, che non si faccia a discapito della giustizia. È essenziale che tutti i politici accettino e riconoscano la priorità dell’accesso dei nuclei familiari alla terra e alle risorse. Secondo elemento, che i politici smettano di “vendere l’Africa al mondo” attraverso l’apertura dei nostri mercati. Non comprendiamo come è possibile che i capi di Stato africani non possano negoziare meglio la protezione della nostra produzione agricola. Il terzo elemento è la problematica dell’ambiente. Tutti sanno che lo sfruttamento delle risorse minerarie distrugge milioni di ettari, e noi ci sentiamo frustrati nel constatare che la maggioranza dei progetti e dei programmi sono discussi fuori dai nostri Paesi. Questa non è cooperazione. Noi chiediamo che le ricchezze del mondo siano ben ripartite, non per “donazione” ma in quanto retribuzione per un servizio offerto. Chiediamo l’equità nella ripartizione dei budget, il rispetto delle organizzazioni contadine, la mobilizzazione di tutta la società per elaborare programmi di sviluppo condivisi, negoziati e co-gestiti. Infine, è ugualmente essenziale salvaguardare la biodiversità e la nostra identità, perché l’essere umano non può vivere senza valori culturali.

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    Sagrada Familia non più monumento ma Chiesa viva, dopo la visita del Papa a novembre

    ◊   Il 7 novembre scorso Benedetto XVI era a Barcellona per la Messa di Dedicazione della chiesa della Sagrada Familia, proclamata così Basilica minore. La costruzione dello straordinario edificio fu pensata e iniziata 128 anni fa da Antoni Gaudì, per il quale è in corso la Causa di Beatificazione. “Un architetto geniale e cristiano coerente”: così, lo ha ricordato Benedetto XVI parlando di “sbocco della storia della terra catalana che ha dato una moltitudine di santi e di fondatori, di martiri e di poeti cristiani”. Tre mesi dopo la visita del Papa, Fausta Speranza ha incontrato alla Sagrada Familia, Rosario Fueyo Bros, una delle guide turistiche che ha vissuto la visita del Papa e che racconta come sia cambiato il modo in cui la città di Barcellona e tutto il territorio catalano guardano alla celebre costruzione incompiuta di Gaudì:

    R. - Si, si es verdad. La visita del Papa ha sido muy importante: ahora tenemos…
    Sì, è vero. La visita del Papa è stata molto importante: adesso abbiamo molti più visitatori, perché tutti coloro che hanno seguito la celebrazione e la cerimonia di consacrazione della Sagrada Familia anche alla televisione, ora mostrano un maggiore intesse, un maggiore desiderio di visitarla. E soprattutto i catalani: proprio coloro che consideravano la Sagrada Familia un edificio esclusivamente turistico, mostrano, invece, un grande interesse! La Sagrada Familia ha deciso di concedere ai visitatori la possibilità di accedere gratuitamente ogni sabato del mese di gennaio nell’imponente “neo eletta” basilica e le code sono state impressionanti, soprattutto di gente della Catalogna. Quello che dobbiamo dire al Papa è che con questo viaggio apostolico in Spagna e con la cerimonia di dedicazione ha avuto il grande merito di dare nuovo impulso alla fede e anche alla costruzione… E’ stato un grande regalo! E’ chiaro che ora non si tratta più soltanto di un monumento: è una chiesa, che ha le sue celebrazioni. E tutti noi - credenti e non credenti - la possiamo vedere con altri occhi, con occhi nuovi. Adesso la Sagrada Familia è cambiata ed ha un’atmosfera più di chiesa, con la musica, con la preghiera giornaliera del Padre Nostro: dà ai credenti e ai non credenti la sensazione che non si tratti più soltanto di un monumento.

    D. - Qual è stato il messaggio del Papa alla gente di Barcellona? Che cosa resta delle parole di Benedetto XVI?

    R. - Bueno, creo que fu un mensaje muy abierto…
    Credo sia stato anzitutto un messaggio molto aperto e indirizzato alla famiglia, perché infatti le parole del Papa sono state pronunciate nella Sagrada Familia. Credo che, in un tempo in cui ci sono sempre meno credenti e la famiglia è un po’ in crisi, le sue parole siano state importanti e abbiano spiegato esattamente il suo sentire. Credo anche che il Papa fosse molto emozionato… Io ho avuto la sensazione che anche per lui questo atto fosse molto importante… Voglio dire questa cosa: Benedetto XVI si chiama Joseph (in spagnolo José) e Gaudí disse: “San José terminerà questa opera”. Perché dico questo? Credo che per il Papa sia stato un grande piacere, una soddisfazione il fatto di essere riuscito - proprio lui che si chiama José - a dare nuovo impulso alla costruzione consacrandola come Basilica.

    D. - Lei lavora nella Sagrada Familia, spiega tutto ai visitatori, ed era nella Sagrada Familia alla cerimonia celebrata da Benedetto XVI. Ci racconta le sue emozioni?

    R. - Fue realmente muy emocionante sobretodo, yo diría en algunos momentos…
    E’ stato molto, molto emozionante. In particolare in alcuni momenti: la musica, il coro dei bambini, quando il Papa ha fatto l’unzione dell’altare con l’olio, in modo così delicato… Mi sono molto emozionata, anche se in concreto non sapevo pienamente quello che stava facendo. Ma anche quando i vescovi hanno unto le colonne con olio e soprattutto quando il vescovo ha detto che la Sagrada Familia era ormai una Basilica… E proprio in quel momento mi è sembrato - e credo che sia stato proprio così – che sia uscito un poco di sole in una giornata nuvolosa. Quel momento è stato veramente molto emozionante... E poi quando il Papa è uscito, gli applausi della gente… che emozione! (mg)

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    Chiesa e Società



    Abolita la pena di morte in Tunisia

    ◊   La Tunisia ha abolito la Pena di morte. È il primo Paese del Nord Africa a prendere questa decisione. “Il nuovo corso tunisino – afferma la Comunità di sant’Egidio in un comunicato - inizia con un significativo gesto di apertura e di promozione dei diritti umani”. Il Consiglio dei ministri tunisino ha approvato il 4 febbraio 2011 una serie di convenzioni internazionali e di protocolli non vincolanti riguardanti, in particolare, l’abolizione della pena di morte, la lotta contro la tortura e la protezione delle persone contro le scomparse forzate. Attualmente in Tunisia i condannati a morte per impiccagione sono 130, tra cui quattro donne. L’ultima sentenza è stata eseguita nel mese di ottobre del 1991. Le condanne a morte vengono tramutate nell’ ergastolo duro. La Comunità di Sant’Egidio, da molti anni impegnata nella battaglia per l’abolizione della pena di morte nel mondo e nel continente africano, saluta dunque la storica decisione del nuovo Governo tunisino come un importante gesto di apertura e di difesa e promozione dei diritti umani. “Si tratta – sottolinea il comunicato - di un passaggio storico in quell'area del continente africano e indica un metodo: la necessità di prevenire divisioni e di favorire un vero e profondo processo di riconciliazione nazionale devono fare a meno dalla pena di morte e rispettare la vita, anche dell'avversario e di chi si ritiene colpevole di un crimine. E' la base per la fine della violenza, anche a livello della società civile”. La Comunità di Sant'Egidio si augura che l'esempio della Tunisia, come quello del Togo e del Gabon che in Africa hanno ultimamente abolito la pena capitale, possa incoraggiare altri paesi africani sulla via dell’abolizione della pena capitale, ed avviare l’Africa a divenire il secondo continente, dopo l’’Europa, senza la pena di morte.

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    Francia. Il cardinale Jean-Pierre Ricard: sulla difesa dell’embrione non si ammettono deroghe

    ◊   Proteggendo in maniera incondizionata l’essere vulnerabile per eccellenza, l’embrione umano, la legge risponderebbe pienamente alle aspettative della stragrande maggioranza dei cittadini, i quali vogliono che «lo Stato sia in grado di tutelare tutti, in particolare i più deboli, contro le derive mercantilistiche, gli esperimenti e le pratiche che tradiscono il principio di integrità del corpo umano». Si conclude con questa speranza l’editoriale dell’arcivescovo di Bordeaux, cardinale Jean-Pierre Ricard, che sul giornale della diocesi, «L’Aquitaine», si sofferma sugli articoli 23 e 24 (riguardanti la ricerca sull’embrione umano) del progetto di legge sulla bioetica attualmente in discussione all’Assemblea nazionale francese. Sull’argomento – riferisce L’Osservatore Romano - i presuli sono intervenuti recentemente con una nota, consegnata ai deputati, nella quale illustrano le loro proposte, a difesa della dignità umana. Per il cardinale Ricard, il provvedimento contiene una contraddizione. Da una parte mantiene il divieto della ricerca sull’embrione umano e sulle cellule staminali embrionali umane, dall’altra stabilisce una deroga a favore della ricerca scientifica. In certe condizioni — scrive — gli embrioni soprannumerari potranno essere utilizzati e distrutti. Nel 2004, in occasione del primo riesame della legge sulla bioetica, la ricerca sull’embrione era stata autorizzata per un periodo limite di cinque anni. Questo regime derogatorio è partito in effetti il 6 febbraio 2006 (scade dunque oggi), con l’auspicio che il legislatore, negli anni successivi, avrebbe affrontato nei termini la questione. Invece, i continui rinvii hanno condotto alla scadenza della deroga. «L’attuale progetto di legge — afferma il cardinale Ricard — rende permanente questa deroga. Ma non si vede perché qui l’etica dovrebbe farsi da parte davanti ai supposti progressi della ricerca scientifica. Essa non autorizza tutto. Non autorizza ad esempio la commercializzazione del corpo umano. E questo divieto non ammette deroghe». L’arcivescovo di Bordeaux ricorda che il provvedimento pone, come condizione all’uso dell’embrione per la ricerca, l’impossibilità di condurre una ricerca similare senza ricorrere appunto alle cellule staminali embrionali o a agli embrioni. «Ma le scoperte scientifiche sulle cellule staminali adulte non aprono la strada a un metodo alternativo?», si chiede il presule, che critica inoltre le distinzioni fra «pre-embrione» ed «embrione umano» e fra embrioni congelati oggetto di un progetto dei genitori e quelli estranei a tale progetto. Nessuna frontiera — ribadisce — l’embrione è sempre, pienamente, un essere umano. L’Assemblea nazionale comincerà la discussione del progetto di legge l’8 febbraio. Si annuncia un dibattito lungo e acceso: 117 gli emendamenti adottati dalla commissione incaricata di esaminare il provvedimento, che affronta temi delicati come la donazione di organi, la diagnosi prenatale e preimpiantatoria, l’assistenza medica alla procreazione. Fra le disposizioni più contrastate figurano quelle sull’anonimato nella donazione di gameti e sulla donazione di ovociti da parte di donne che non hanno mai avuto figli.

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    Plauso dei vescovi australiani all’intesa tra Canberra e Kabul sull’emigrazione forzata

    ◊   I vescovi dell’Australia plaudono al Memorandum di intesa tra governo australiano e quello afgano sull’emigrazione forzata dall’Afghanistan a causa della guerra. In una dichiarazione diffusa venerdì scorso, l’Ufficio per i migranti e per i rifugiati della Conferenza episcopale (AMCRO) ha espresso l’auspicio che l’accordo, siglato lo scorso 17 gennaio insieme all’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (ACNUR), segni una “svolta rispetto alle inefficaci quanto crudeli politiche di deterrenza contro l’immigrazione forzata” e ponga le basi per “un approccio più costruttivo per affrontare il problema alle radici” in Afghanistan. Secondo i vescovi, infatti, le misure contro l’immigrazione irregolare non hanno alcun effetto deterrente “su persone disperate che non hanno scelta” e l’attuale sistema in vigore in Australia (che prevede la detenzione preventiva dei richiedenti asilo in isole australiane, ma fuori dalla “zona di immigrazione”, ndr) è inadeguato. “È essenziale – afferma la nota – che, data la persistente situazione di incertezza e pericolo in Afghanistan, ai richiedenti asilo afgani sia data la possibilità di fare riesaminare i loro casi” e che le procedure siano più giuste. I vescovi ricordano in proposito che “la protezione e il benessere di tutti gli esseri umani è prioritaria” e che pertanto, “se ci sono dubbi sulla correttezza delle procedure e sul contesto a cui vengono rimandate queste persone” dovrebbe essere data loro la possibilità di restare in Australia. A preoccupare in particolare l’episcopato è la sorte dei richiedenti asilo di etnia Hazara, minoranza perseguitata in Afghanistan. “L’Australia – conclude quindi la nota - deve essere paziente e procedere al rimpatrio solo quando potremo garantire un minimo di sicurezza”. Sulla questione del rimpatrio dei richiedenti asilo afgani i presuli australiani, che in questi anni hanno espresso più volte critiche alle rigide politiche migratorie in vigore nel Paese, erano già intervenuti lo scorso dicembre. (A cura di Lisa Zengarini)

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    La visita in India del cardinale Murphy-O'Connor, inviato del Papa

    ◊   Prosegue il viaggio in India del cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, Inviato Speciale del Papa, in occasione del Giubileo d’argento della visita apostolica di Giovanni Paolo II nel 1986. In quel viaggio memorabile – sottolinea L’Osservatore Romano - Giovanni Paolo II trasmise un messaggio di speranza; sollecitudine per i poveri e incoraggiamento ai religiosi e le religiose dell’India. Il viaggio del cardinale Murphy-O’Connor tocca cinque grandi città. In ognuna di queste, gli eventi organizzati vertono su un tema particolare, caro alla spiritualità e all’azione pastorale di Giovanni Paolo II. A New Delhi il tema è stato «le vocazioni»; il 5 febbraio a Ranchi «l’attenzione agli indigeni e ai dalit», oggi a Calcutta — dove sono state protagoniste le suore di Madre Teresa — si è riflettuto su «carità e servizio sociale»; domani 7 febbraio a Cochin, in Kerala, il focus sarà sull’evangelizzazione, mentre l’8 febbraio a Mumbai si concluderà il viaggio ricordando «il dialogo, i giovani e la famiglia». Giovedì scorso l’arcivescovo emerito di Westminster ha visitato la capitale New Delhi, dove ha reso omaggio al monumento eretto in onore del Mahatma Gandhi, padre della patria, ricordandone l’impegno per disegnare un Paese dove la libertà di religione è tutelata e ha un posto importante. Il cardinale Murphy-O’Connor ha espresso la sua gioia per l’incarico conferitogli da Benedetto XVI che gli ha permesso di visitare il Paese asiatico per la prima volta.

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    Argentina. Lotta all'abbandono scolastico e alla malnutrizione cronica a Puerto Piray

    ◊   Il municipio di Puerto Piray, provincia di Misiones, regione a nordest dell'Argentina, è caratterizzato da una situazione socio-economica molto complessa. E' una delle regioni della nazione con il tasso di povertà e di popolazione indigena tra i più alti. Qui, da quasi venti anni, la Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Cuneo gestisce il progetto «Niños, Niñas y Adolescentes sanos y felices: Centros de Educación Popular”, che si occupa dell'educazione, dell'alimentazione, della sensibilizzazione e del rafforzamento dei legami comunitari e familiari. Beneficiari di questo progetto – riferisce Fides - sono 300 bambini, dai 6 ai 12 anni di età, in situazioni di rischio sociale, 50 adolescenti accompagnatori e giovani educatori, dai 12 ai 17 anni, che non hanno possibilità di continuare gli studi, e le famiglie più vulnerabili. Gli obiettivi sono la prevenzione dell'abbandono scolastico da parte dei bambini e degli adolescenti in condizioni precarie e/o vittime di abusi sessuali, la riduzione dei casi di malnutrizione cronica e la creazione di un ambiente protetto che faciliti la collaborazione con le famiglie e la coesione sociale nelle comunità di Puerto Piray. Il governo offre pochi aiuti finanziari e le famiglie beneficiarie del progetto vivono in condizioni di rischio permanente. Gli abusi sessuali, la violenza in famiglia, i problemi di emigrazione, la malnutrizione e l'accesso limitato ai servizi sociali costituiscono a Puerto Piray una problematica sociale che si aggrava nei quartieri più poveri. Mancando offerte di lavoro e risorse economiche, spesso le madri di famiglia per poter sfamare i propri figli sono costrette ad accettare qualsiasi tipo di offerta anche la prostituzione. Per cercare di tutelare queste fasce di popolazione sono stati aperti tre centri che vedono impegnati i ragazzi dal lunedì al venerdì, inoltre viene offerto loro un pasto nutritivo per rimediare alle grandi carenze alimentari.

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    Cile. Missione nelle famiglie: l’esperienza del Movimento di Schoensttat

    ◊   Sono stati 68 i missionari, per la maggioranza membri del Movimento apostolico di Schoensttat, che hanno dato vita per il terzo anno consecutivo alle Missioni Familiari presso il comune di Cabrero, in Cile. Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides dalla Conferenza Episcopale del Cile, la leader del gruppo dei giovani, Astrid Galdames, ha sottolineato che “l'obiettivo di questo anno è stato quello di svolgere le missioni in famiglia”, proprio per questo scopo hanno partecipato i genitori insieme ai figli e ad altri amici invitati, formando così una grande comunità che è andata nei diversi quartieri del comune di Cabrero. Fra i missionari c'erano 6 famiglie al completo, con tanto di amici ed altri parenti coinvolti per questa occasione. Le 68 persone sono state accolte nella scuola San José, dove si sono svolte anche delle attività per le famiglie. Ci sono stati momenti di autentica missione, di preghiera e anche di formazione, ma la parte principale del tempo è stata dedicata dai missionari alla visita alle famiglie “porta a porta”. Ci sono state anche celebrazioni, una rappresentazione teatrale e la celebrazione della Messa con una processione finale. Ogni sera una famiglia diversa era incaricata di organizzare una rappresentazione teatrale che prendesse spunto da un programma televisivo o da un fatto della vita della comunità conosciuto da tutti, per offrire una nuova opportunità di riflettere e di rispondere cristianamente a tali eventi. Le testimonianze dei partecipanti sono tante e molto ricche per l’ esperienza vissuta insieme le famiglie in questo compito missionario. “All'inizio la gente del posto era poco interessata, ma adesso, dopo le missioni, continuano a cercarci per parlare e per approfondire il significato dell’andare in missione” ha detto Pablo Humud, uno dei capi famiglia. Ogni giorno, per le celebrazioni comunitarie nella parrocchia di Santa Filomena de Cabrero, si sono riunite circa un centinaio di persone, sotto la guida del sacerdote Francisco Basañez e del seminarista Pedro Larraín.

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    Austria. Giornata dei bambini di strada promossa dall’organizzazione giovanile Jugend Eine Welt

    ◊   Bilancio positivo per la “Giornata dei bambini di strada”, promossa dall’organizzazione giovanile “Jugend Eine Welt” in tutta l’Austria nei giorni scorsi. In un comunicato diffuso a Vienna e riportato dal Sir, Reinhard Heiserer, direttore dell’organizzazione, ha illustrato le varie iniziative portate avanti: dalla raccolta fondi per progetti di aiuto di Don Bosco, all’informazione ai passanti sulle condizioni di vita dei bambini di strada, a concerti per finanziare progetti specifici in varie parti del mondo, alla distribuzione di volantini. Tra i promotori e i sostenitori della giornata dei bambini di strada vi erano quest’anno il vescovo ausiliario di Vienna, mons. Franz Scharl, che ha partecipato all’azione di lustrascarpe per i passanti: “Un lavoro”, ha spiegato Heiserer, “svolto in tutto il mondo da milioni di bambini per procurare un po’ di denaro per mangiare o per la propria famiglia”. “La situazione di milioni di bambini nel mondo è più che drammatica. Non possiamo ignorarla”, ha ammonito mons. Scharl. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità sono 33 milioni i bambini e i giovani che vivono per strada: per l’Unicef sono addirittura 100 milioni. L’organizzazione “Jugend Eine Welt” opera nel settore per aiutare i bambini, insieme con gli ordini salesiani.

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    Madrid. Congresso sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”

    ◊   Un congresso sul tema “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa” si tiene da domani fino al 9 febbraio a Madrid, in seguito alla presentazione della versione ufficiale della Bibbia della Conferenza episcopale spagnola, avvenuta nel dicembre scorso. Il volume, pubblicato dalla Biblioteca di Autori Cristiani (BAC), è frutto del lavoro di oltre un decennio, cui hanno collaborato numerosi biblisti e liturgisti, vescovi e collaboratori, responsabili ed esperti della Congregazione per il Culto Divino. A tradurre i testi sono stati ventiquattro specialisti, che hanno lavorato a partire dagli originali in ebraico, aramaico e greco; le introduzioni e le note includono commenti di carattere filologico, letterario, storico e teologico che contribuiscono ad una migliore comprensione dei brani della Sacra Scrittura. La nuova versione include anche traduzioni in uso nei libri liturgici riformati dopo il Concilio Vaticano II; si tratta di versioni elaborate dal 1963 in poi da un piccolo gruppo di specialisti, tra i quali il padre gesuita Luis Alonso Schökel (1920-1998). Nell’introduzione, il volume riporta il testo dell’Istruzione Pastorale “La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa”, approvata dall’Episcopato spagnolo nel marzo 2008. Il congresso risponde a una triplice finalità: presentare ad un pubblico internazionale di esperti la Bibbia dei vescovi spagnoli, porre in rilievo l’importanza della Sacra Scrittura nella vita della Chiesa, unire la lettura della Sacra Scrittura all’azione pastorale. Ad introdurre i lavori sarà il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale spagnola, mentre la prolusione – sul tema stesso del l’incontro – è affidata al cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e relatore al Sinodo di ottobre 2008 sulla Parola di Dio. Tra i relatori previsti, il vescovo Juan Antonio Martínez Camino, segretario generale della Conferenza episcopale spagnola, terrà un contributo dal titolo “La Bibbia della Conferenza episcopale spagnola: storia di un progetto editoriale ed ecclesiale”. Sull’Istruzione Liturgiam Authenticam e i criteri per la recognitio delle traduzioni bibliche si soffermerà mons. Juan Miguel Grenesche, sottosegretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Dall’arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, verrà inoltre una riflessione intorno al tema “La Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa”. Interverrà infine il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che proporrà un contributo dal titolo “Parola di Dio e impegno nel mondo”. Il congresso è specialmente rivolto a sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, insegnanti di religione, animatori liturgici e operatori pastorali; un sito aperto per la circostanza raccoglie informazioni sulle giornate congressuali e un’ampia documentazione della nuova traduzione biblica all’indirizzo web: www.sagradabibliacee.com. (A cura di Marina Vitalini)

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    Si chiude a Roma il Convegno dell’Apostolato biblico della Conferenza episcopale italiana

    ◊   L’apostolato biblico «ha una consistenza ecclesiale non solo come animazione della pastorale in chiave biblica, ma come continuo alimento, all’interno della vita ecclesiale, di questo desiderio di conoscere Dio e, nelle Scritture — così come ci ricorda san Girolamo — conoscere il Figlio suo, Gesù Cristo». È quanto ha sottolineato il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, intervenuto in occasione del convegno nazionale dell’Apostolato Biblico, che si chiude oggi a Roma. Lo scopo del convegno, promosso dal Settore Apostolato Biblico dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) – riferisce L’Osservatore Romano - è «aiutare gli animatori biblici diocesani a comprendere e a comunicare correttamente un contenuto fondamentale, che richiede una competenza specifica e un atteggiamento intensamente credente»: il tema è infatti «Gesù Cristo, centro delle scritture nella prospettiva esegetica, teologica, catechistico/pastorale e liturgica». Nel suo intervento, tenuto anche in occasione della presentazione della Miscellanea offerta in onore di don Cesare Bissoli, «Viva ed efficace è la parola di Dio. Linee per l’animazione biblica della pastorale» monsignor Crociata ha spiegato che «la lettura della Bibbia è di per sé aperta a un dialogo, non solo con Colui che nella Bibbia parla e con colui che materialmente l’ha scritta e redatta, ma anche con tutti coloro che nei secoli hanno guardato a questo testo come a un testo di fede e lo hanno interpretato e vissuto». L’argomento scelto per il convegno è una delle tematiche fondamentali dell’Esortazione Apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI: «Adesso, la Parola non è solo udibile, non solo possiede una voce, ora la parola ha un volto, che dunque possiamo vedere: Gesù di Nazareth» (n. 12). All’inizio dei lavori, il direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale, don Guido Benzi, ha spiegato che «la Costituzione dogmatica Dei verbum fin dal suo proemio, citando la prima Lettera di Giovanni, focalizza la sua attenzione sulla centralità di Cristo e sull’esperienza che l’Apostolo ha fatto di lui». Quanto all’importanza della lettura della Bibbia nella prospettiva della nuova evangelizzazione, don Benzi — citando ancora la Costituzione dogmatica — ha aggiunto che «parlando Dio, per “mezzo di uomini e alla maniera umana”, sono necessarie e indispensabili quelle operazioni critiche ed esegetiche, che sole possono aiutare gli interpreti a penetrare il senso letterale dei testi». Nel concludere, il sacerdote ha poi puntualizzato che «anche per l’interprete, e non solo per gli autori biblici, si deve realizzare quella “intimità” nello Spirito che abbiamo visto essere presente negli autori antichi e pienamente nel Figlio». Una chiave di lettura è venuta, tra gli altri, anche dalla biblista suor Benedetta Rossi, la quale ha evidenziato come «la parola profetica svela la storia, portando alla luce dinamiche non immediatamente percepibili».

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    La rivista “San Francesco patrono d’Italia” finalmente disponibile in tutte le edicole

    ◊   La rivista “San Francesco patrono d’Italia” da questo mese di febbraio è finalmente disponibile in tutte le edicole. Si tratta di un altro traguardo raggiunto dalla comunità francescana conventuale di Assisi e dalla redazione della rivista che dopo aver toccato quota 100 mila copie, aver tradotto la rivista in inglese ed arabo, aver stampato la rivista in Braille per non vedenti, festeggia i suoi 71 anni di vita con un’edizione speciale distribuita in tutte le edicole d’Italia. Il numero di febbraio contiene uno speciale sullo Spirito di Assisi e sull’incontro convocato da Benedetto XVI con tutti i leader religiosi del mondo ad Assisi per parlare della pace e della libertà di religione. Di grande spessore le firme e i contributi giornalistici di questa edizione, tra gli altri: il cardinale Gianfranco Ravasi, Ferruccio De Bortoli, Giovanni Maria Vian, Aldo Maria Valli, Andrea Riccardi, il ministro Roberto Maroni, Aldo Cazzullo e Roberto Olla. “Un contributo importante di evangelizzazione per diffondere la parola di Francesco che la nostra comunità francescana conventuale del Sacro Convento di Assisi - ha affermato il direttore della rivista San Francesco patrono d’Italia, padre Enzo Fortunato - sta compiendo con il mensile di San Francesco. Nel mese di ottobre con l’arrivo dei leader religiosi del mondo ad Assisi verranno stampate 1 milione di copie”. “E’ molto importante per la nostra comunità divulgare la parola del Santo patrono d’Italia e farla arrivare nelle case di tutti gli italiani – sottolinea il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese. – Francesco è uno dei santi più amati e proprio per questo teniamo particolarmente a questa causa che ci permette di parlare direttamente al cuore delle persone che vivono nel nostro Paese e che amano il messaggio di ‘pace e bene’ del Poverello di Assisi’”.

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    Congo. Mons. Madila esorta i fedeli a fortificare il cammino di fede nelle parrocchie

    ◊   “In cammino verso la maturazione e l’inculturazione della nostra Chiesa nella comunione, fraternità e partecipazione di tutti”: è il tema del triennio pastorale 2010-2013 che mons. Marcel Madila, arcivescovo di Kananga, nella Repubblica Democratica del Congo, ricorda ai fedeli della sua diocesi nel messaggio loro indirizzato per il nuovo anno. Tra le priorità che il presule sottolinea, l’attenzione alla parrocchia come cellula madre di tutta la vita nella Chiesa e che ingloba tutte le categorie del popolo di Dio. In particolare mons. Madila fa riferimento ai genitori, “i primi cooperatori di Dio nella trasmissione della vita e dei valori”, “i primi educatori dei loro bambini ai valori civili … e ai valori spirituali”. Quindi il vescovo mette in guardia dai diversi movimenti cattolici che talvolta si chiudono nel loro piccolo mondo fatto di divisioni interne e di antivalori morali e spirituali. Il presule chiede poi a educatori e cappellani di educare giovani e bambini ai valori della vera cittadinanza e della loro cultura africana, dell’amicizia per Gesù Cristo e dell’amore per la Chiesa, quindi invita tutte le categorie sociali ad offrire il loro esempio. Alle parrocchie è rivolta l’esortazione a tenere regolarmente i registri e gli archivi e a trasmettere atti e documenti alla cancelleria diocesana per mantenere la memoria storica della diocesi stessa, e tutto ciò al fine di raggiungere una certa maturità amministrativa cui bisogna aggiungere quella economico-finanziaria, perché ogni comunità parrocchiale possa disporre di servizi che sappiano rispondere alle necessità dei fedeli. Infine mons. Madila raccomanda di non seguire pratiche ancestrali e non cristiane quando vengono celebrati funerali. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Medici con l'Africa Cuamm promuove un incontro sulla cooperazione tra Europa e Cina in Africa

    ◊   “Africa tra Europa e Cina: quale cooperazione internazionale oggi? Nuovi scenari, attori, approcci” è il tema dell’incontro che Medici con l'Africa Cuamm, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova e il Comune di Padova, promuove il 12 febbraio (Aula Magna del Bo – ore 9.30). Lo riferisce il Sir. All’appuntamento, che i promotori definiscono “un confronto urgente e sfidante per condividere analisi e prospettive, insieme a esponenti dell’Università, delle Ong, del mondo finanziario e imprenditoriale”, interverrà Romano Prodi, consulente Onu per l’Africa e professore alla CEIBS (China Europe International Business School) a Shanghai. “È in atto – spiega Medici con l’Africa - un formidabile cambio della geografia della povertà”. “All’attuale ritmo di crescita delle economie, in Asia si ridurrà la povertà interna, mentre nell’Africa sub-Sahariana, nei prossimi vent’anni, si concentrerà la metà dei poveri del mondo”. Inevitabilmente cambiano anche gli obiettivi delle politiche di cooperazione ma le agende di Europa e Cina – afferma il Sir - non convergono: “prevalgono comportamenti non collaborativi” e “a mancare finora è soprattutto una visione unitaria della cooperazione per affrontare con efficacia i problemi africani che richiedono interventi globali come i mutamenti climatici, i conflitti e le malattie”. In questo scenario, all’incontro ci si chiederà quale sia il ruolo delle Ong, della cooperazione italiana ed europea.

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    Indonesia. Testimoniare l’amore di Dio e servire il prossimo: l’impegno dei volontari cattolici a Bali

    ◊   Rinnovare l’impegno a condurre una vita ispirata ai principi del cattolicesimo; diffondere l’amore di Dio fra gli indonesiani più poveri e sfortunati, con una particolare attenzione alle vittime dei disastri naturali e delle violenze confessionali. Sono i principi che animeranno la conferenza, in programma la prossima settimana a Bali, degli attivisti cattolici a 10 anni dalla nascita del movimento laico all’interno della Chiesa locale. Padre Terry Ponomban, ex direttore del dipartimento per l’apostolato della Conferenza episcopale indonesiana e responsabile dell’incontro, sottolinea ad AsiaNews che “è tempo di riflettere e rinnovare il nostro impegno al servizio della Chiesa e nella diffusione dell’amore di Dio, attraverso il lavoro umanitario e la caritativa”. Il sacerdote della diocesi di Manado, nelle Sulawesi del nord, spiega che la conferenza è sostenuta da Kelompok Bakti Kasih Kemanusiaan (KBKK), il gruppo laico cattolico più attivo nel Paese e impegnato da anni negli aiuti alla popolazione civile. “Il sogno è finalmente diventato realtà” sottolinea padre Ponomban, pensando al 2001 quando ha incontrato un gruppo di cattolici desiderosi di servire Dio e la Chiesa attraverso la carità. La prima missione si è svolta ad Atambua, tra i profughi di Timor Est – che aveva da poco raggiunto l’indipendenza – in fuga dalla guerra civile e rifugiati nella provincia indonesiana di East Nusa Tenggara. Dal primo progetto di aiuto, l’iniziativa ha raccolto moltissime adesioni tra i cattolici del Paese, tanto da fondare gruppi organizzati. Il sacerdote gesuita Ignatius Madyautama spiega che a differenza di Ong e altre organizzazioni umanitarie, la “Kelompok Bakti Kasih Kemanusiaan ha mostrato ottimi risultati nei 10 anni di presenza all’interno della Chiesa indonesiana”, attraverso “un servizio totale agli altri, senza secondi fini o preferenze”. Fra gli altri, il religioso ricorda le missioni a Poso e Ambon, teatro di violenze confessionali; ma sono almeno 100 i villaggi – sparsi in 20 diocesi – che hanno usufruito dei servizi offerti dai volontari di KBKK. Lukas Jusuf, laico laureato in medicina in Germania, spiega che alla Conferenza della prossima settimana parteciperanno 200 persone provenienti da tutto l’arcipelago e durerà quattro giorni. Una occasione di incontro, confronto e proposta che si tiene a Bali perché situata al centro del Paese, quindi raggiungibile sia dall’estremità occidentale (Aceh), che da est (Papua).

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    Moldova: pubblicato il primo testo di catechesi in lingua russa e moldava

    ◊   Dopo anni di intensa azione pastorale all’interno della Chiesa cattolica della Moldova, composta dalla sola Diocesi di Chisinau, è stato pubblicato il primo volume del testo di catechesi e formazione cristiana per i fedeli cattolici moldavi. L’intera pubblicazione sarà composta al termine del lavoro da ben quattro volumi, così suddivisi nei contenuti: 1. La vita della Chiesa (già scritto e stampato), 2. I Sacramenti della vita cristiana (già scritto ed in fase di stampa), 3. I dieci comandamenti (in fase di stesura dei contenuti), 4. La preghiera (da avviare). Per la stesura dei contenuti ci si è avvalsi dell’esperienza comunicativa di mons. Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo emerito di Lecce, il quale ha già scritto e consegnato i primi due volumi e sta lavorando per il terzo. Si è tenuto conto del fatto che la Moldova è un Paese bilingue, per cui è stata considerata la pubblicazione del testo di catechesi sia in lingua russa che in lingua moldava. Il vescovo di Chisinau, mons. Anton Cosa, ha voluto consegnare l’importante lavoro alle parrocchie della Diocesi di Chisinau ed ai singoli operatori pastorali, evidenziando il fatto che finalmente esiste uno strumento comune per la catechesi di facile divulgazione e comprensione utile per la formazione e l’evangelizzazione. Va considerato che i cattolici in Moldova rappresentano poco più dello 0,5%, per cui si tratta di una minoranza assoluta, sparsa su tutto il territorio della Moldova e della Transnistria e proveniente da diverse nazionalità. Mons. Anton Cosa ha evidenziato, presentando il Programma pastorale dell’anno, la necessità che evangelizzazione e carità debbano procedere insieme, per cui tutti gli strumenti di azione pastorale, come nel caso del testo di formazione cristiana presentato alla Diocesi, dovranno sostenere tale percorso e raggiungere ogni fedele cattolico sul territorio moldavo. Il testo di catechesi, scritto in lingua russa e moldava, ha suscitato anche l’interesse di molte Comunità cattoliche d’Europa ed in particolare di quelle italiane, che accolgono al loro interno numerosi immigrati cattolici di lingua russa e rumena, per i quali tale testo risulta essere molto importante per la formazione personale. La Diocesi di Chisinau ha espresso la propria gratitudine a mons. Ruppi per l’impegno personale nel lavoro di stesura dei contenti ed alla Fondazione Regina Pacis che in Moldova ha curato la traduzione e la composizione grafica. Il primo volume è stato consegnato e si spera di poter procedere alla consegna del secondo volume nel periodo pasquale. Entro il termine dell’anno in corso verranno consegnati ai fedeli della Diocesi anche gli altri due volumi.

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    Burkina Faso: colloquio su Chiesa e sviluppo del Paese

    ◊   Analizzare le attuali pratiche di sviluppo sul piano sociale, economico, culturale, teologico e pastorale e affinare le strategie della Chiesa in materia di sviluppo: è l’obiettivo del colloquio organizzato dalla Conferenza episcopale di Burkina-Niger dal 7 all’11 febbraio al Centro nazionale cardinale Paul Zoungrana di Ouagadougou, nel Burkina Faso. Sacerdoti, religiosi e religiose, politici, imprenditori e laici discuteranno de “L’impegno della Chiesa di Dio per lo sviluppo del Burkina Faso”, con il patrocinio, oltreché dell’Episcopato, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e analizzeranno i concetti di sviluppo umano integrale , strategie di lotta contro la povertà, obiettivi del millennio. Come si legge sul sito www.lefaso.net, sullo sfondo dell’incontro anche l’Enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate che offrirà spunti di discussione, soprattutto sul tema dello sviluppo umano integrale che il Papa definisce “fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale … donato da Dio a tutti”, e il cui uso “rappresenta … una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l’umanità intera”. (T.C.)

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    Mons. Leuzzi: “Non perdere mai la speranza nel difendere sempre la vita”

    ◊   “Educare alla pienezza della vita vuol dire aiutare gli uomini e donne del nostro tempo a costruire i tre pilastri della propria esistenza: l’identità, la stabilità e l’eternità, perché solo così saranno non spettatori ma veri protagonisti della storia dell’umanità.” Con questo messaggio mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Universitaria, ha aperto questa mattina a Roma nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, la celebrazione eucaristica organizzata in collaborazione con Cappellanie delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università di Roma, in occasione della XXXIII Giornata per la Vita. “Oggi - ha sottolineato – il Vangelo ci invita alla speranza: “Voi siete il sale della terra e luce del mondo”. Ma a volte le difficoltà fisiche e morali – ha proseguito – “ci rendono delusi e stanchi, pronti a scegliere le soluzioni più facili. Ma proprio in questi momenti il Signore ci viene incontro e ci incoraggia a non arrenderci e difendere sempre la vita come dono e a proclamare i valore etici”. Alla celebrazione hanno partecipato anche i direttori dei Dipartimenti di ginecologia e ostetricia delle università romane, che alla fine della celebrazione insieme a mons. Leuzzi , hanno raggiunto in Piazza San Pietro il cardinale vicario della diocesi di Roma Agostino Vallini, per assistere alla recita dell’ Angelus e consegnare al porporato una dichiarazione di rinnovato impegno nella difesa della vita nascente.

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    Compie 40 anni la rivista “People on the Move” del Pontificio Consiglio per i Migranti

    ◊   Compie 40 anni e rinnova la sua grafica la rivista “People on the Move” del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. “Bisogna riconoscere che il fenomeno della mobilità umana ha sempre accompagnato la storia dell’umanità. Negli ultimi decenni, però – scrivono nell’introduzione mons. Antonio Maria Vegliò e padre Gabriele Bentoglio, rispettivamente presidente e segretario del dicastero vaticano - ha assunto dimensioni quasi universali e significati sempre più complessi, diventando una delle sfide più preoccupanti nel mondo contemporaneo. Ogni continente e tutti i Governi sono chiamati a confrontarsi con esso e con i nuovi aspetti che nel nostro tempo lo accompagnano”. In tale contesto, si legge nell’introduzione riportata dal Sir, il Pontificio Consiglio è impegnato a collaborare con le Conferenze episcopali, i vescovi promotori, i direttori nazionali, i cappellani, gli operatori pastorali e molteplici Organismi regionali e continentali al fine di promuovere la pastorale specifica della Chiesa nel mondo della mobilità umana. Si tratta “di attività molteplici e complesse, soprattutto a sostegno e incoraggiamento delle Chiese locali, stimolandole a curare la formazione specifica di sacerdoti e laici, l’organizzazione di una Commissione per la pastorale della mobilità umana, dove ciò è possibile, e l’attenzione a inserire la specifica pastorale della mobilità umana nella pastorale ordinaria delle parrocchie e delle diocesi”.

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    24 Ore nel Mondo



    Somalia: 70 mila famiglie a rischio per la siccità

    ◊   “Serve aiuto subito, per continuare a portare acqua potabile ad una popolazione già sconvolta da venti anni di guerra civile e di povertà”. E’ l’appello lanciato dall’organizzazione umanitaria non governativa Intersos, che dal 1994 opera in Somalia. Nel Sud del Paese oltre 70 mila famiglie, a causa della grave siccità, rischiano di perdere anche quel poco che hanno per il sostentamento quotidiano. Già sono 600 mila i capi di bestiame morti per la mancanza d’acqua e di pascoli e Intersos, come altre organizzazioni, che intervengono sul terreno non ha più fondi per andare avanti. Di questa drammatica emergenza Giancarlo La Vella ha parlato con Marco Rotelli, direttore di Intersos:

    R. – La Somalia è in una situazione estremamente critica da almeno vent’anni. Ultimamente, in questa stagione sono andati molto male i raccolti e oggi ci troviamo in una situazione di siccità estrema. Tutto ciò avviene, mentre la popolazione è già allo stremo.

    D. – Da quella che è la vostra esperienza diretta sul terreno come si può andare avanti senza un bene primario come l’acqua?

    R. – L’acqua è un bene essenziale. La gente per trovare acqua fa moltissimi chilometri, normalmente a piedi, con le famiglie ma anche con il bestiame che rimane. Questo, in un contesto di guerra civile, crea chiaramente problemi di tensione tra le varie comunità proprio per l’accesso all’acqua. Si va nei pochissimi pozzi che ancora sono in grado di fornirla, si va verso i fiumi. Ricordiamoci che questo è un Paese completamente in mano a milizie armate e che ogni spostamento di persone è seriamente pericoloso per le famiglie, per i bambini che si spostano con l’allevamento di cui ancora dispongono.

    D. - Voi lanciate un appello: serve aiuto subito. In che modo la comunità internazionale può operare?

    R. – Intersos, con le altre organizzazioni, si sta muovendo per supportare soprattutto chi è maggiormente esposto a questa crisi, in particolare i bambini. Abbiamo attivato e potenziato dei programmi per far fronte alla gravissima malnutrizione e stiamo organizzando camion cisterna per il trasporto nell’acqua in quei campi di persone sfollate che erano già scappate dalle violenze e si trovano ora in campi in pieno deserto in zone molto aride, completamente sprovviste di un bene essenziale come l’acqua. Quindi, stiamo organizzando questo. L’aiuto che noi chiediamo oggi è di tipo finanziario: un supporto per aiutarci a mettere in piedi e a mantenere questo servizio di distribuzione dell’acqua.

    D. – Come la situazione bellica influisce sulla vostra attività?

    R. – Questo è uno dei più grandi problemi della Somalia contemporanea. Oggi purtroppo le milizie armate rendono impossibile l’accesso diretto ad alcune delle comunità. Lavoriamo con personale in grado di raggiungere queste comunità ma la distanza da loro ci crea enormi problemi, quindi portare acqua in una situazione in cui tutto è in mano alle milizie è ancora più difficile. (bf)

    Conferenza sulla sicurezza dedicata all’Islam
    Il multiculturalismo di Stato è fallito e ha lasciato i giovani musulmani vulnerabili al radicalismo. E' il monito lanciato dal premier britannico, David Cameron, dalla Conferenza internazionale sulla sicurezza svoltasi ieri a Monaco di Baviera dedicata all'Islam, all'Egitto e ai problemi del Medio Oriente. “Sotto la dottrina del multiculturalismo di Stato – ha spiegato - abbiamo incoraggiato culture differenti a vivere vite separate. Tutto questo permette che alcuni giovani musulmani si sentano sradicati”. Cameron ha anche distinto tra religione islamica e ideologia radicale dell'estremismo islamico che, ha detto "non sono la stessa cosa".

    Afghanistan: il processo di transizione tra 45 giorni
    E nel corso della conferenza annuale sulla sicurezza di Monaco, il capo di Stato afgano Karzai ha annunciato che l’Afghanistan si sta preparando per avviare fra 45 giorni, il processo di transizione delle responsabilità della sicurezza nel Paese. Intanto, sul terreno, due soldati sono rimasti uccisi nel sud del Paese per l'esplosione di un ordigno artigianale: uno di loro era britannico, mentre la nazionalità del secondo militare Isaf scomparso non è ancora stata resa nota.

    Algeria: ucciso leader di Al Qaida, incerta la sorte della turista italiana
    In Algeria il braccio destro del capo dell'Aqmi, il ramo nordafricano di Al Qaida, è stato ucciso dai militari in uno scontro a fuoco a 120 chilometri dalla capitale. Lo riferisce il quotidiano El-Khabar, precisando che l’uomo, Kamel Bourihane, ricercato dal 2008, è caduto in un’imboscata dell'esercito nella regione di Bouira. Proseguono, intanto, le ricerche di Maria Sandra Mariani, la turista italiana rapita mercoledì nel sud del Paese. Al momento nessuna rivendicazione del sequestro, dietro il quale potrebbe esserci la mano di gruppi armati legati ad Al Qaeda nel Maghreb islamico. Secondo fonti locali sarebbe stata arrestata una delle guide che accompagnavano la ragazza nel suo tour.

    Tunisia: 2 morti e 17 feriti in scontri tra polizia e manifestanti
    E' di 2 morti e 17 feriti il bilancio ufficiale degli incidenti avvenuti ieri a Le Kef, nel nord-ovest della Tunisia tra manifestanti e forze dell'ordine davanti alla sede della prefettura. Gli scontri sono scoppiati durante una manifestazione di protesta per chiedere la sostituzione del commissario della polizia della città, accusato di "abuso di potere". Lo rende noto una fonte autorizzata del ministero dell'Interno. Intanto è stato arrestato il dirigente del commissariato per essere interrogato sulla dinamica dei disordini culminati con gli spari contro i dimostranti.

    Italia: nuovo scambio di accuse tra Berlusconi e Fini
    La politica italiana. Il premier Berlusconi ha accusato il presidente della Camera Fini di essersi “alleato con la sinistra tradendo il voto degli elettori”. Nel suo messaggio ai Promotori della Libertà, Berlusconi ha poi ribadito che sul fronte del federalismo il governo va avanti nonostante il pressing delle opposizioni e ha smentito un ipotetico rimpasto di governo. Fini, dal canto suo stamani è tornato a chiedere le dimissioni del premier. Sulla stessa linea il leader dell'Udc Casini. Il Pd, intanto, invita ad accelerare l'alleanza costituzionale per fronteggiare l'emergenza del Paese.

    Medio Oriente, l’Anp boccia la ripresa dei negoziati di pace
    L'Autorità Nazionale Palestinese ha bocciato la richiesta di ripresa immediata dei negoziati di pace israelo-palestinesi avanzata da Onu, Stati Uniti, Russia e Unione Europea. Si tratta di un’intesa "lontana dalle nostre aspettative", ha chiarito il capo negoziatore Saeb Erekat. Il Quartetto, infatti, alla luce delle rivolte popolari in Tunisia e in Egitto e delle tensioni crescenti nei Paesi arabi aveva dichiarato che ulteriori ritardi nella ripresa dei negoziati sarebbero stati “dannosi alle prospettive della pace e della sicurezza regionale".

    Sri Lanka, 14 morti per le alluvioni
    E' di 14 morti e un milione di sfollati, tra cui anche molti bambini, il bilancio delle alluvioni causate dalle piogge monsoniche in Sri Lanka. Nell'ultima settimana, secondo quanto riferiscono fonti mediche, circa 236mila persone sono state sistemate nelle tendopoli e negli alloggi pubblici ma molti altri si sono rifugiati da parenti e amici che vivono sulle alture risparmiate dagli allagamenti.

    Australia: Yasi devasta la barriera corallina
    In Australia è ancora allerta meteo, dopo il passaggio del ciclone Yasi, che ha provocato ingenti danni a edifici, reti idriche ed elettriche, e distrutto migliaia di ettari di coltivazioni, devastando anche la barriera corallina nelle acque nordorientali del Paese. Nella notte i servizi di sicurezza hanno portato in salvo un centinaio di persone tra cui una ragazzina di 14 anni finita in un burrone nella parte est di Melbourne. Secondo gli esperti, Yasi ora si starebbe dirigendo sempre più ad ovest, verso le regioni di Alice Springs e Barkly.

    India-Pirateria
    Novità sul fronte della pirateria. Più di 50 pirati sono stati arrestati dalla Marina e dalla Guardia costiera indiana dopo uno scontro a fuoco in mare. Lo ha reso noto il ministero della Difesa indiano, senza precisare la nazionalità degli uomini. La cattura comunque è avvenuta a bordo di un peschereccio thailandese sequestrato da pirati sei mesi fa al largo delle coste somale. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio e Cecilia Seppia)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 37

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