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Sommario del 04/02/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al Tribunale della Segnatura Apostolica: amministrare la giustizia per il bene della concordia e della riconciliazione
  • Altre udienze
  • Dedicati a Giovanni Paolo II gli Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano: il predicatore sarà il carmelitano Léthel
  • Consegnato il Decreto di riconoscimento pontificio alla Comunità Nuovi Orizzonti: intervista con Chiara Amirante
  • Al via la terza fase del dialogo tra cattolici e anglicani: primo incontro al monastero di Bose
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Allarme Fao sul rincaro dei prezzi alimentari. Moro: è speculazione finanziaria, servono regole
  • Un milione in piazza al Cairo contro Mubarak: è rischio guerra civile
  • Dibattito sulla procreazione assistita in Italia dopo il rinvio della Legge 40 alla Consulta
  • Conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco
  • Giornata Mondiale contro il Cancro incentrata sull'importanza dell'attività fisica nella prevenzione
  • L'incontro di Westminster Hall conclude al Vicariato il ciclo sui grandi discorsi di Benedetto XVI
  • Costruire una cultura dell'altro: la Comunità di Sant'Egidio festeggia il suo 43.mo anniversario
  • Chiesa e Società

  • I presuli del Nord Africa: "le proteste sono una rivendicazione di libertà e dignità"
  • Pakistan: la deposizione di Asia Bibi al processo per dimostrare la propria innocenza
  • Vescovi del Messico in Colombia: una strategia comune per la pace
  • Le “nuove frontiere” del lavoro minorile al Forum Sociale Mondiale di Dakar
  • Sull’isola di Gorèe, luogo simbolo della tratta degli schiavi, l’adozione della Carta dei Migranti
  • Ad Haiti i Gesuiti auspicano un futuro senza lotte di potere
  • Dopo Haiti, il colera continua a propagarsi anche nella Repubblica Dominicana
  • Amazzonia: vittime e migliaia di infetti per la febbre ‘dengue’
  • Campagna di "disobbedienza civile" dei vescovi filippini per fermare la legge pro-aborto
  • I vescovi dell’Illinois: la legalizzazione delle unioni civili in conflitto con la libertà religiosa
  • I leader religiosi di Hong Kong: “Per il Capodanno pensiamo ai giovani”
  • Filippine: i Guanelliani finanziano nuove abitazioni per famiglie con disabili
  • Nepal: le speranze dei cristiani dopo l’elezione del nuovo premier
  • Più di un milione e mezzo di bambini nepalesi costretti a lavorare
  • Appello di Caritas Australia per la solidarietà verso le comunità più vulnerabili
  • La Chiesa ortodossa ucraina ribadisce la propria indipendenza dal Patriarcato di Mosca
  • Slovacchia: per i vescovi l’obiezione di coscienza è un diritto che la Chiesa difende
  • Gran Bretagna: a Liverpool un convegno sulla dottrina sociale della Chiesa
  • Assisi: inaugurazione del Museo missionario Amazzonia dei Frati cappuccini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Italia. Napolitano a Berlusconi: irricevibile il decreto sul federalismo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al Tribunale della Segnatura Apostolica: amministrare la giustizia per il bene della concordia e della riconciliazione

    ◊   Una corte chiamata a sovrintendere alla “retta amministrazione della giustizia nella Chiesa”. E’ questa la principale responsabilità del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, i cui membri sono stati ricevuti questa mattina in udienza da Benedetto XVI, in occasione della plenaria dell’organismo vaticano. Il Papa ha passato in rassegna le varie funzioni del Tribunale, con una particolare attenzione al lavoro svolto nella cause di nullità matrimoniale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Conciliare una controversia legale con parole e atti ispirati dalla carità cristiana è possibile anche in un’aula di giustizia. È l’obiettivo “alto” che si propone nella sua attività il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Alla sua sfera di competenza, ha affermato all’inizio Benedetto XVI, attiene in particolare, ma non solo, una funzione di “vigilanza” sulla correttezza con cui viene amministrata la giustizia nei tribunali ecclesiastici di grado più basso. In sostanza, ha ricordato il Papa, sono quattro gli ambiti di competenza di quella che rappresenta la massima istanza giudiziale della Santa Sede: aggiornarsi sull’attività dei “tribunali locali” – diocesani e interdiocesani – elaborare i dati che annualmente provengono da essi, valorizzarne le risorse umane e istituzionali e svolgere nei loro riguardi una costante “funzione di indirizzo”:

    “Si tratta di un’opera coordinata e paziente, volta soprattutto a fornire ai fedeli un’amministrazione della giustizia retta, pronta ed efficiente, come chiedevo, in relazione alle cause di nullità matrimoniale, nell’esortazione apostolica postsinodale Sacramentum caritatis: ‘Là dove sorgono legittimamente dei dubbi sulla validità del Matrimonio sacramentale contratto, si deve intraprendere quanto è necessario per verificarne la fondatezza’”.

    E qui Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione sull’Istruzione Dignitas conubii, il documento-vademecum che fornisce a chi si occupa di nullità matrimoniale “tutte le norme necessarie”, ha detto, affinché tali cause “siano trattate e definite nel modo più celere e sicuro”, e tenendo conto anche delle “giuste esigenze” di “semplicità”. Dunque, il Tribunale della Segnatura Apostolica deve provvedere, ha auspicato il Papa, a che ogni atto si compia nel solco della più completa equità, poiché “è un obbligo grave – ha ricordato – quello di rendere l’operato istituzionale della Chiesa nei tribunali sempre più vicino ai fedeli”:

    “Incoraggio, pertanto, anche la riflessione, che vi impegnerà in questi giorni, sulla retta giurisprudenza da proporre ai tribunali locali in materia di error iuris quale motivo di nullità matrimoniale”.

    Benedetto XVI ha poi spostato l’attenzione su un altro ambito, da lui definito “delicato”: la trattazione di eventuali “controversie” sorte in ambito ecclesiastico, riguardanti singoli ma anche le istituzioni vaticane in quanto tali, ad esempio un conflitto di competenza tra dicasteri. Al Supremo Tribunale spetta, ha ribadito il Pontefice, un “servizio di primaria importanza”, cioè quello di predisporre “strumenti di giustizia” in grado di portare a una “pacifica composizione delle controversie”, anche attraverso “l’istituzione di uffici o consigli” con questo compito:

    “Se è vero, infatti che l’ingiustizia va affrontata anzitutto con le armi spirituali della preghiera, della carità, del perdono e della penitenza, tuttavia non si può escludere, in alcuni casi, l’opportunità e la necessità che essa sia fronteggiata con gli strumenti processuali. Questi costituiscono, anzitutto, luoghi di dialogo, che talvolta conducono alla concordia e alla riconciliazione”.

    E qualora, ha proseguito, non sia invece possibile comporre pacificamente tale controversia, anche lo svolgimento del processo dovrà puntare all’obiettivo più alto, la “ricostituzione della comunione ecclesiale”, che sola può riportare “un’autentica pace e concordia”:

    “Il faticoso ristabilimento della giustizia è destinato a ricostruire giuste e ordinate relazioni tra i fedeli e tra loro e l’Autorità ecclesiastica. Infatti la pace interiore e la volonterosa collaborazione dei fedeli nella missione della Chiesa scaturiscono dalla ristabilita coscienza di svolgere pienamente la propria vocazione”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, mons. Felix Genn, vescovo di Münster (Repubblica Federale di Germania), mons. Lucas Van Looy, vescovo di Gent (Belgio). Il Papa riceve questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Dedicati a Giovanni Paolo II gli Esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano: il predicatore sarà il carmelitano Léthel

    ◊   Da domenica 13 a sabato 19 marzo si terranno in Vaticano gli Esercizi spirituali, con la partecipazione di Benedetto XVI. Le meditazioni saranno tenute da padre François-Marie Léthel, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, prelato segretario della Pontificia Accademia di Teologia, sul tema: “La luce di Cristo nel cuore della Chiesa - Giovanni Paolo II e la teologia dei Santi”.

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    Consegnato il Decreto di riconoscimento pontificio alla Comunità Nuovi Orizzonti: intervista con Chiara Amirante

    ◊   Oggi, presso la sede del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinale Stanislaw Ryłko, presidente del dicastero, ha consegnato alla Comunità Nuovi Orizzonti il Decreto di riconoscimento pontificio come associazione internazionale di fedeli. Si tratta di una comunità nata circa 20 anni fa per iniziativa di Chiara Amirante. Matteo Roselli l’ha intervistata:

    R. - L’associazione Nuovi Orizzonti è nata da un semplice desiderio: condividere quella che è stata la grande scoperta della mia vita, la gioia della risurrezione grazie all’incontro con Cristo Risorto, proprio con quei giovani che vedevo più nella disperazione. Nel ’91 ho cominciato ad andare in strada, di notte, a cercare questi nostri fratelli e devo dire che il grido di questo popolo ha trafitto il mio cuore e sono diventati un po’ la mia nuova famiglia. Nel ’93 è nata la prima comunità di accoglienza a Trigoria e, poi, in questi anni sono stati gli stessi giovani accolti che, provando a vivere il Vangelo in Comunità, hanno sperimentato questa gioia della risurrezione e sono diventati testimoni per tanti altri. In pochi anni si sono moltiplicati i centri e le iniziative. Sono più di 150 mila i Cavalieri della Luce che hanno preso questo impegno di vivere il Vangelo e portare la gioia della risurrezione e la rivoluzione del Vangelo nel mondo.

    D. - Oggi la vostra Comunità ha ottenuto il riconoscimento pontificio: una grande gioia per lei?

    R. - Una gioia immensa! Il nostro cuore è più che mai ricolmo di commozione, di trepidazione, di gratitudine. Sentiamo che è un importante nuovo sigillo della Chiesa. Se è grande il senso di gratitudine, ancora più grande è questo senso di responsabilità nel cercare di essere fedeli alla vocazione ricevuta, docili allo Spirito Santo, perché questo carisma possa portare abbondanti frutti; quei frutti per cui è stato mandato nella nostra vita personale, nella vita di tanti.

    D. - Domenica si svolgeranno grandi festeggiamenti a Roma …

    R. - Al Teatro Orione ci sarà questa festa con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Ryłko e poi un momento di festa con due Cavalieri della Luce, che sono Andrea Bocelli e Nek. Sarà un momento per dire il nostro grazie al Signore per questa nuova meravigliosa avventura. (bf)

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    Al via la terza fase del dialogo tra cattolici e anglicani: primo incontro al monastero di Bose

    ◊   Prende il via la terza fase del dialogo della Commissione internazionale anglicana-cattolica (Arcic III). Il primo incontro si svolgerà presso il monastero piemontese di Bose, dal 17 al 27 maggio prossimo. La Commissione, presieduta da mons. Bernard Longley, arcivescovo di Birmingham, (cattolico) e l’arcivescovo David Moxon delle diocesi della Nuova Zelanda (anglicano). La Commissione inizierà i lavori di questa terza fase su mandato conferito da Benedetto XVI e dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan William, durante il loro incontro a Roma nel novembre del 2009. Il compito della terza fase di Arcic sarà di studiare questioni fondamentali riguardanti “La Chiesa come comunione, locale e universale” e “Come, nella comunione, la Chiesa locale e universale giunge a discernere il giusto insegnamento etico”. La composizione internazionale di questa nuova fase del dialogo, sottolinea una nota del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, riflette un ampio spettro di backgrounds culturali ed apporta alla Commissione una considerevole varietà di discipline teologiche.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sull’“Ubicumque et semper”, in prima pagina, la riflessione del cardinale Angelo Scola dal titolo “Di fronte alla dura prova”.

    Le esigenze della giustizia: nell'informazione vaticana, il Papa al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    Una risposta solidale alla crisi economica: nell’informazione internazionale, Leonardo Becchetti sulla riduzione delle risorse.

    Lì dove è scritto il destino dell’uomo: in cultura, Inos Biffi sull'Eucaristia sintesi del mistero cristiano.

    Sul mecenatismo di Papa Giulio III, stralci dei testi di Flaminia Enea e di Antonio Cataldi dal libro - curato da Vincenzo Francia - “Le stanze nuove del Belvedere nel Palazzo Apostolico Vaticano”.

    Inconsapevole messaggero dell'inferno della Shoah: Anna Foa sulla storia di una delle foto più famose del mondo.

    Un articolo di Maria Maggi dal titolo “Alla scoperta di altre Terre”: un nuovo sistema solare individuato dalla sonda Kepler.

    Laurea "honoris causa" al segretario particolare di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein.

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    Oggi in Primo Piano



    Allarme Fao sul rincaro dei prezzi alimentari. Moro: è speculazione finanziaria, servono regole

    ◊   Allarme della Fao sul rincaro prezzi dei generi alimentari. A gennaio, il record assoluto degli ultimi 20 anni con una crescita rispetto al mese precedente del 3,4 per cento. Grano, mais, soia e zucchero hanno visto aumentare esponenzialmente il loro prezzo, mentre il 15 per cento della popolazione mondiale non riesce a mangiare a sufficienza tutti i giorni. Intanto, stamani, il direttore della Fao, Diouf, e il ministro dell'agricoltura francese, Le Maire, hanno affermato che c'è il rischio di nuove rivolte e proteste per fame. Ad incidere sul rincaro sono in parte gli eventi meteorologici come inondazioni e siccità che hanno colpito l’agricoltura di grandi Paesi produttori quali Stati Uniti, Russia e Argentina. Ma la vera causa dell’escalation dei prezzi alimentari è la speculazione finanziaria. E’ quanto sottolinea l’economista Riccardo Moro direttore della Fondazione “Giustizia e Solidarietà”, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - Sui mercati finanziari internazionali vengono emessi titoli “derivati”, cioè titoli che derivano il loro rendimento dall’andamento di un’altra grandezza. Questi titoli sono legati ad un evento esterno e a seconda di come va l’evento esterno, rendono di più o rendono di meno. Le grandi lobbies agricole, che sono anche lobbies finanziarie, investono sul mercato finanziario, sottraggono il prodotto dal mercato internazionale alimentare per fare aumentare i prezzi artatamente; in questo modo i loro titoli derivati, in cui hanno investito, rendono molto di più: alla scadenza dei titoli incassano il guadagno e a quel punto possono mettere il prodotto alimentare sul mercato. Nell’autunno 2008, nello spazio di un mese, abbiamo visto i prezzi alimentari ridursi di 2, 4 volte, cioè dello stesso aumento che si era determinato nell’anno precedente, e non è capitato nulla se non la maturazione del rendimento di quei titoli. Allora, non che non esistano altre concause, ma la reale causa di questo surriscaldamento dei prezzi - quella più forte - al quale stiamo assistendo, è la speculazione finanziaria, consentita da una mancanza di regolamentazioni, di regole.

    D. - Chi dovrebbe regolamentare? Quali sono le possibilità reali di controllo, anche alla luce di questa ultima crisi?

    R. – Basterebbe un’intesa, a cominciare almeno dal G20, tra tutti i Paesi che sono sedi di mercati finanziari di un certo peso, per definire una norma nazionale concordata internazionalmente che definisca questo. Non si tratta di impedire il mercato finanziario: il mercato finanziario è uno strumento preziosissimo per rendere efficiente l’uso della moneta. Il problema è evitare che un uso senza regole del mercato abbia ricadute, effetti di questo tipo.

    D. - Quali possono essere le conseguenze nel perdurare di questo aumento dei prezzi, soprattutto in quei Paesi dove la maggior parte del reddito personale viene speso proprio in cibo, per alimentarsi?

    R. - Evidentemente ci si troverebbe di fronte a ulteriori crisi, anche alle "rivolte del pane". Però, io penso anche che nel giro di poco potremo tranquillamente assistere a un nuovo crollo dei prezzi, esattamente come è avvenuto nell’autunno del 2008. Non è un aumento senza fine perché non ci sono ragioni reali per determinare un’impennata di questo tipo. Il problema è che i prezzi sono vulnerabili a causa di molte dinamiche. Le cause esistono: c’è, ad esempio, una vulnerabilità legata all’alternarsi di siccità e inondazioni che il cambiamento climatico determina, ed è un fatto reale; ma questo tipo di vulnerabilità non è tale da suscitare una dinamica così forte di variazione dei prezzi. (bf)

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    Un milione in piazza al Cairo contro Mubarak: è rischio guerra civile

    ◊   Un forte appello ad evitare nuove violenze e a dare inizio ad “una transizione rapida e ordinata” in Egitto è lanciato dai leader della Ue, stando alla bozza delle conclusioni del vertice straordinario che si tiene a Bruxelles. I leader dichiarano “inaccettabile” ogni repressione della libertà di stampa, incluse le aggressioni e le intimidazioni ai giornalisti”. Ma per un aggiornamento della situazione al Cairo, il servizio di Fausta Speranza:

    Centinaia di migliaia di persone – alcune fonti parlano di due milioni - stamane alla preghiera del venerdì in piazza Tahrir al Cairo. Tanti gli slogan contro il governo: un’imponente folla urla a Mubarak di andare via. Nel sermone è stato sottolineato che "la protesta dei giovani è diventata nazionale”. Per le strade si ripete che questo è il “giorno della partenza” del presidente. E una massiccia manifestazione si svolge nelle stesse ore anche ad Alessandria. Dopo gli scontri sanguinosi di ieri tra sostenitori del presidente Mubarak e oppositori, il primo ministro egiziano Ahmed Shafiq ha chiesto oggi al ministero dell'Interno di non ostacolare i cortei. Su Mubarak cresce la pressione americana affinché lasci subito la guida del Paese e consenta la formazione di un governo di transizione. Sempre contro Mubarak ma in termini del tutto differenti, si pronuncia l’autorità religiosa dell’Iran: la guida spirituale Ali Khamenei accusa Mubarak di tradimento del popolo palestinese e auspica la nascita di un movimento di liberazione islamica. Resta da dire che, secondo la tv al Jazira, il segretario generale della Lega Araba è - per la prima volta dall'inizio delle manifestazioni - in piazza insieme con i dimostranti.

    L'ufficio di Al Jazira al Cairo è stato nuovamente preso d'assalto da uomini sconosciuti, che hanno devastato la sede. Lo riferisce la stessa emittente araba, finita nel mirino per la sua copertura delle dimostrazioni anti-governative in Egitto. I militari egiziani fanno sapere di aver “messo al sicuro” 18 giornalisti che erano stati “catturati da malviventi”. Non è stato chiarito a quali testate appartengano e di quale nazionalità siano. Ieri diverse testate, dalla Bbc ad Al Arabiya, come anche Washington Post e la stessa Cnn, hanno denunciato aggressioni e fermi. Ha rischiato anche l’inviato di Avvenire, Luigi Geninazzi. Fabio Colagrande lo ha raggiunto telefonicamente a Il Cairo:

    R. - Bastava avere una faccia da occidentale per essere immediatamente additati con sospetto, minacciati. C’è a chi è andata bene, in fondo come è accaduto a me, che sono stato solo minacciato e strattonato; ma c’è invece chi è stato derubato e picchiato: ad un giornalista svedese è andata veramente male, perché è stato ferito e versa ancora in gravi condizioni. Diciamo che per le “squadracce” pro-Mubarak - composte per la maggior parte da banditi, da gente fuggita o lasciata fuggire dalle prigioni - l’occidentale e il giornalista occidentale soprattutto è colui che dà un quadro dell’Egitto, del caos, della protesta contro Mubarak: perché questa è la realtà, ma è la realtà che a loro non piace! Ieri abbiamo vissuto sulla nostra pelle che questa azione è stata condotta in modo capillare: non ci si poteva assolutamente muovere - né a piedi, né in taxi - perché il rischio era altissimo.

    D. - Ci sono ancora pressioni statunitensi per una transizione democratica …

    R. - Sì, pare che le pressioni americane si stiano facendo sempre più forti e che soprattutto - e questo al di là delle chiacchiere - puntino all’allontanamento immediato di Mubarak. Quindi ora tutti si attendono - ovviamente tutte quelle centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza - che questa pressione abbia frutto. Dopo chissà cosa sarà: perché è vero che la transizione si presenta molto difficile. Diciamo che siamo ancora in mezzo al guado; l’Egitto, che era sull’orlo dell’abisso, sembra ora aver fatto un passo, un piccolo passo indietro, anche se, però, la situazione può ancora sempre precipitare, rischiando una guerra civile. Vedremo cosa succederà oggi… (mg)

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    Dibattito sulla procreazione assistita in Italia dopo il rinvio della Legge 40 alla Consulta

    ◊   “Si stanno innalzando i desideri a rango di diritti”. Così il prof. Alberto Gambino, ordinario di diritto all'Università Europea di Roma, sulla decisione dei giudici milanesi che, accogliendo la richiesta di una coppia che non può avere figli, hanno chiesto l’intervento della Corte Costituzionale sul divieto di fecondazione eterologa previsto dalla Legge 40. I magistrati parlano di incostituzionalità per contrasto della norma sulla fecondazione artificiale, con “il diritto alla realizzazione della vita familiare”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso prof. Gambino:

    R. - E’ una decisione che, in realtà, contrasta con alcuni principi della nostra Carta Costituzionale, perché la famiglia - società naturale fondata sul matrimonio - è naturalmente composta di due genitori che possono procreare e, quindi, dar origine ad una nuova vita. Da questo punto di vista, dunque, il nascituro ha diritto ad avere due genitori e non tre, quattro… come invece capiterebbe se si ammettesse uno soggetto esterno alla coppia, che possa donare il seme o il gamete che sia.

    D. - Questo tipo di intervento potrebbe essere un grimaldello, una volta ottenuto un certo parere, per poter poi scardinare l’istituto del matrimonio?

    R. - Certo, se la Corte Costituzionale accettasse questa interpretazione, ci troveremmo davanti non più ad un matrimonio legato alla società naturale, ma ad una società artificiale, dove in realtà ci sono delle figure estranee alla coppia. Così si minerebbe, quindi, in radice la famiglia concepita - da sempre - come il pilastro della nostra società.

    D. - In questo modo si va ad elevare a diritto un desiderio?

    R. - Eh sì, perché quello che viene qui definito - il diritto alla realizzazione alla vita familiare - non c’è da nessuna parte nella nostra Carta Costituzionale. Significa innalzare desiderio, aspettative, bisogni al rango di diritto: ma attenzione, quando questi sentimenti diventano diritti - e qui addirittura dovrebbero essere diritti fondamentali della Carta Costituzionale - questi possono poi prevalere su altri diritti, come quello appunto del bambino, che è tra l’altro il soggetto più fragile. E questo non può essere!

    D. - Questa legge, peraltro sottoposta già a referendum, è stata otto volte rimandata dinanzi ai giudici costituzionali, dal divieto di diagnosi preimpianto sino a contestare il dubbio di legittimità sull’intero testo…

    R. - La percezione è che non potendo agire sul Parlamento, si cerchi di agire sull’interprete per eccellenza delle nostre leggi, che è il giudice costituzionale. Questo, però, significa anche trovare un’altra via, fatta spesso di artifizi giuridici non corrispondenti a quello che è stato il comune sentire di quel referendum. (mg)

    “La fecondazione eterologa, ovvero usando il materiale genetico di altre persone fuori dalla coppia, non tiene minimamente conto del nascituro”. E’ il parere di Lucio Romano, presidente dell’Associazione pro-life Scienza e Vita. Ascoltiamolo al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. - E’ l’ennesimo tentativo di destrutturare la legge 40, svilirla e svuotarla dei suoi contenuti più significativi. La modalità è sempre la stessa: dare una priorità assoluta alla volontà di aspiranti genitori, senza tener conto di quelli che saranno i diritti del concepito e quindi del nascituro, che invece ha diritto al riconoscimento tangibile di una chiara paternità e maternità, non soltanto di ordine biologico, ma anche affettiva e familiare, senza che ci sia il coinvolgimento di più soggetti. Questa anomalia che si genera con la fecondazione eterologa la chiamiamo “cooperativa genitoriale” ed è data proprio dal coinvolgimento di più figure. Così si genera la confusione più totale di ruoli biologici, ruoli materni o paterni, ruoli sociali.

    D. - La legge 40 non è una legge "cattolica", ma comunque cerca di tutelare la persona di fronte a quello che veniva definito il “far west procreativo” …

    R. - La legge 40 non è assolutamente una legge cattolica, è una legge che è stata votata da un parlamento a livello trasversale, da vari parlamentari di varie formazioni e di varie appartenenze partitiche. E’una legge, senza dubbio, laica che comunque prende in considerazione - ripeto - la tutela del diritto dei soggetti coinvolti, il primo dei quali è il concepito. (bf)

    “Bisogna stare attenti a non derivare delle conseguenze da alcune pronunce”, contro la vita, “che ci sono state fino ad ora”. Così il prof. Luciano Eusebi, ordinario di Diritto penale nella Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. - Nella fecondazione eterologa abbiamo una persona che preleva gameti dal suo corpo al di fuori di una relazione: chi vuole il figlio lo realizza a prescindere dalla sua corporeità, ma la corporeità non è estranea alla generazione. E’ necessario precisare che la generazione ha alcune criteriologie che oggi lo Stato laico e democratico non può non considerare. E dunque, rimettere alla Corte Costituzionale una norma inquadrando il problema solo nell’ambito della realizzazione del desiderio di coppia è una decisione povera da questo punto di vista. Naturalmente c’è anche una riflessione che va oltre la mera prospettiva del desiderio individuale o di coppia e che riduce il bambino ad un oggetto. L’auspicio è che si introduca questa specifica riflessione sul fondamento costituzionale - possiamo fare riferimento all’art. 30, dove si parla dei figli - e la Corte Costituzionale non può non focalizzarlo e non argomentare su questo punto. Dobbiamo stare inoltre attenti a non derivare delle conseguenze ulteriori da alcuni pronunciamenti che ci sono stati fino a questo momento, tenendo alto il livello della riflessione giuridica, in questo momento così delicato. (ma)

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    Conferenza internazionale sulla sicurezza a Monaco

    ◊   Al via a Monaco, in Germania, la 47.ma Conferenza internazionale sulla sicurezza, cui prendono parte capi di Stato e di governo, oltre a rappresentanti delle principali istituzioni internazionali. Tra le personalità che fino al 6 febbraio si confronteranno sui nodi cruciali della politica internazionale, figurano anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, e il presidente afghano Kharzai. Grande esclusa di quest’anno la Bielorussia, accusata di non rispettare gli standard internazionali sui diritti umani. Molti temi in agenda, sia di carattere economico e finanziario sia di intelligence. Sull’importanza della Conferenza di Monaco, Stefano Leszczynski ha intervistato Emanuele Schibotto, analista internazionale per la rivista di geopolitica Equilibri.net:

    R. – E’ chiaramente una conferenza che nel corso degli anni ha acquisito uno spessore internazionale davvero di rilievo. E’ un terreno fertile per la cooperazione e la collaborazione tra gli Stati Uniti, l’Europa e la Russia. Però, a livello di altri temi, secondo me ce ne sono molti: per esempio, la guerra cibernetica con i “cyber attacks”. Il ministro degli esteri del Regno Unito parlerà di un possibile accordo, che secondo me è fondamentale, tra gli Stati, per quanto riguarda un comportamento che gli Stati dovrebbero tenere nei confronti dell’uso di internet e delle informazioni sensibili che vengono scambiate tramite la rete. Un altro argomento molto attuale è, chiaramente, la non proliferazione nucleare che è in agenda.

    D. – Verranno affrontati anche problemi relativi a scenari di crisi molto difficili, come l’Afghanistan e il Medio Oriente?

    R. – Si parlerà soprattutto di Afghanistan e dei rapporti tra la Nato, che è l’attore principale in Afghanistan, e la Russia: dei rapporti tra Nato e Russia in Afghanistan, cercando una “exit strategy” comune. Da quella collaborazione potrebbero poi nascerne altre, tenendo presente la buona volontà da parte europea e da parte americana, di andare incontro alla Russia.

    D. – Che senso ha la presenza di un “outsider” come il quartetto per il Medio Oriente, che vuole portare all’interno della Conferenza di Monaco il problema del processo di pace israelo-palestinese?

    R. – Il senso è quello di recuperare un po’ la faccia nei confronti della comunità internazionale, portando sul tavolo a Monaco questo tema attuale, ancora in corso, un tema vivo, per dire: vediamo di darci da fare visto che, nelle settimane scorse noi – inteso come Unione Europea – abbiamo agito in maniera non uniforme e soprattutto abbiamo agito poco e male. Il tema centrale della Conferenza sarà l’entrata in vigore dell’accordo Start, il nuovo Start, l’accordo sulla riduzione di armamenti strategici tra Stati Uniti e Russia. Non credo che gli Stati Uniti e la Russia vogliano offuscare un trattato così importante per le relazioni russo-americane, con un’iniziativa dell’Unione Europea che, francamente, sembra fuori luogo … (gf)

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    Giornata Mondiale contro il Cancro incentrata sull'importanza dell'attività fisica nella prevenzione

    ◊   Si celebra oggi la Giornata Mondiale contro il Cancro. Quest’anno l’attenzione è puntata sull’importanza dell‘attività fisica nella prevenzione dei tumori. In particolare, le ricerche scientifiche hanno dimostrato come la sedentarietà sia responsabile del 21-25% dei casi di tumore al seno e di cancro al colon. D’altra parte, gli ultimi dati rivelano una sempre maggiore diffusione dei tumori infantili nel Sud del mondo. La Ong Soleterre è impegnata al fianco dei bambini malati di cancro che vivono nei Paesi più poveri. Eliana Astorri ha intervistato il direttore dell’associazione, Alessandro Baldo:

    R. – La situazione è riconosciuta – anche a livello internazionale – di gravità sempre maggiore. Il cancro sta diventando una malattia sempre più diffusa e sempre più diffusa anche nei Paesi in via di sviluppo, per diverse ragioni: ragioni di ordine ambientale, di ordine sanitario, ragioni legate all’inquinamento dell’ambiente. Tutte le coalizioni e tutti i protocolli internazionali riconoscono oggi che il tumore e il tumore infantile sono priorità a livello internazionale. Tant’è vero che il 2011 è un anno importante perché per la prima volta è stata convocata un’assemblea generale delle Nazioni Unite di alto livello – il 19 e il 20 settembre di quest’anno – proprio sulle malattie cosiddette “non trasmissibili” tra cui, appunto, il cancro, le malattie cardiovascolari, il diabete e malattie respiratorie, che oggi determinano il 60 per cento delle morti a livello mondiale. Quindi, è un’urgenza ed un’emergenza prioritaria, a livello mondiale.

    D. – Le chiedo di raccontarci una storia di questi bambini …

    R. – Un caso che vorrei portare oggi è un caso positivo, che tocca direttamente l’Italia e direttamente anche la città di Roma. Dal giugno dell’anno scorso abbiamo accolto a Roma una bambina di due anni, che si chiama Solomia, e che viene da Ternopil, una piccola città in Ucraina, e che ci è stata segnalata dal primario dell’Istituto per il cancro infantile di Kiev come un caso estremamente grave e non curabile nel proprio Paese. Siamo riusciti, attraverso la collaborazione dell’Ospedale Bambin Gesù e della Regione Lazio, ad accogliere questa bambina in Italia. E’ ricoverata al Bambin Gesù da giugno; a dicembre è stata sottoposta ad un intervento che, fortunatamente, è riuscito. Adesso è ancora in cura presso il Bambin Gesù. Probabilmente, a marzo riuscirà a rientrare con la sua famiglia in Ucraina, per poi tornare in Italia periodicamente per le visite di controllo. E’ una storia importante, riuscire a restituire la speranza ad una bambina, ad una famiglia, così drammaticamente colpite dalla malattia. (gf)

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    L'incontro di Westminster Hall conclude al Vicariato il ciclo sui grandi discorsi di Benedetto XVI

    ◊   Con l’appuntamento dedicato al tema “Secolarità non è neutralità: un nuovo cammino per lo sviluppo integrale della persona umana”, occasione per rileggere il discorso pronunciato a Westminster Hall a Londra da Benedetto XVI il 17 settembre 2010, si è concluso il ciclo di incontri sui grandi discorsi del Papa, organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato presso il Palazzo Apostolico Lateranense di Roma. C’era per noi Roberta Barbi:

    Secolarità e neutralità: due caratteristiche del nostro tempo che sintetizzano il decisivo rapporto tra la dimensione religiosa e la dimensione politica nell’attualità. Il Papa, nel discorso alle autorità civili a Westminster Hall esorta i fedeli alla responsabilità, riprende le parole di Gesù che invita ognuno a prendere su di sé la propria croce. Ma la secolarizzazione è altra cosa dal secolarismo e non è per forza un concetto negativo. Ha spiegato la differenza il prof. Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore:

    “La secolarizzazione non è negativa in sé, anzi: ha portato aspetto positivi anche nel rapporto della laicità rispetto alla religione. Diverso è il secolarismo, quindi diversi sono quelli che possiamo considerare i cascami ideologici della secolarizzazione. Il discorso del Papa, per esempio, fa chiarezza concettuale e quindi ci riporta ai fondamenti e così a saper cogliere, della secolarizzazione, gli aspetti positivi e talvolta migliori, cercando di abbandonare i peggiori”.

    Il centro del discorso del Santo Padre al Parlamento britannico in un luogo simbolo, l’Inghilterra, della democrazia moderna, è l’odierna realtà della marginalizzazione della religione dalla sfera politica e dalla vita pubblica: un fenomeno che colpisce in particolar modo i cristiani e le nazioni storicamente più aperte alla tolleranza. È proprio qui che si vuole mettere a tacere la religione, o quantomeno relegarla alla sfera privata dell’individuo: una tendenza, però, non senza conseguenze per la democrazia moderna, come chiarisce mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

    “In questa maniera si svilisce l’etica democratica, il consenso sociale morale; si svilisce il fondamento del diritto e alla fine trova posto qualsiasi cosa. Anche ciò che è arbitrario”.

    Il ruolo della regione nel dibattito politico odierno è allora quello di conferire i fondamenti per allargare la visione politica e offrire terreno fertile all’etica della democrazia. Una democrazia che oggi è in crisi: crisi istituzionale e crisi valoriale, ma è una crisi che si può superare. In quale modo, lo spiega mons. Toso:

    “Trovando fondamenti solidi – come ha detto Benedetto XVI in più occasioni; e questi fondamenti solidi si trovano ricollegando il consenso sociale alla legge morale naturale la quale, nei suoi principi si trova nella coscienza di ogni uomo, di qualsiasi razza e di qualsiasi religione”.

    Si torna quindi alla questione della testimonianza di fede che i cattolici devono dare all’interno della società, anche se alcuni vorrebbero escluderli o vorrebbero che agissero contro la propria coscienza. Il Papa, nell’affrontare questo argomento, cita Tommaso Moro, “ammirato da credenti e non credenti per l’integrità con cui fu capace di seguire la propria coscienza, anche a costo di dispiacere al sovrano di cui era ‘buon servitore’”. L’esempio del grande uomo di fede e statista inglese, ricorda mons. Toso, parla ancora all’uomo di oggi:

    “Tommaso Moro seppe riconoscere una legge morale che va al di là della legge positiva, quella stabilita dal re e dai suoi ministri, che ha fondamento nella coscienza. Vuol dire proprio questo: che noi dobbiamo sapere dare a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare”.

    Con la serata di ieri si è chiuso il ciclo di incontri dedicato ai grandi discorsi del Papa; occasioni per rileggere le parole del Santo Padre, la cui chiarezza è presupposto essenziale all’azione. Rileggere i discorsi, dunque, non tanto per capirli meglio, ma per agire meglio, soprattutto in un momento storico in cui i cristiani sono chiamati più che mai a dare il meglio di sé nell’annuncio del Vangelo. È un bilancio tutto positivo quello che fa mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma:

    “La conclusione più bella è la consapevolezza che Benedetto XVI sta indicando a tutta la Chiesa una nuova presenza cristiana. Però, ciò comporta che i credenti che hanno vissuto e che vivono l’esperienza dell’incontro pieno con Cristo, si rendano consapevoli della grande responsabilità che hanno non soltanto per se stessi, ma anche nei confronti della società. La testimonianza, oggi, ha bisogno di essere rafforzata proprio da questa consapevolezza, che annunciare il Vangelo non significa invadere competenze del mondo secolare, ma significa rendere un servizio, perché là dove il Vangelo arriva, lì si creano le premesse per una vera secolarità come il Papa ha indicato nell’ultimo discorso a Westminster Hall”. (gf)

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    Costruire una cultura dell'altro: la Comunità di Sant'Egidio festeggia il suo 43.mo anniversario

    ◊   La necessità di costruire una cultura dell’"Altro" in alternativa a una cultura del disprezzo, per una Chiesa di tutti e in particolare dei più svantaggiati. E’ il messaggio della Comunità di Sant’Egidio, che ha festeggiato ieri il suo 43.mo anniversario con una Messa solenne nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza di personalità ecclesiastiche e istituzionali e di persone bisognose sostenute da Sant'Egidio. Un’occasione per fare un bilancio sulle attività svolte dalla Comunità nel 2010. Il servizio di Michele Raviart:

    Favorire l’incontro tra la diversità e far scoprire in ogni altra faccia il volto di un fratello e il volto di Cristo. Questa la missione nel mondo della Comunità di Sant’Egidio nelle parole del cardinale Ravasi durante la Messa per la celebrazione del 43.mo anniversario dalla fondazione della comunità, presente in 73 Paesi con oltre 60mila volontari. Un anno, quello passato, dedicato programmaticamente all’Africa. Un’attività volta a promuovere il dialogo e la pace, con interventi decisivi nella risoluzione delle crisi in Niger e in Guinea, ma anche programmi di tutela alla salute, lotta alle malattie infettive e promozione dei diritti dei bambini, come ci spiega Marco Impagliazzo, presidente di Sant'Egidio:

    “Per noi l’Africa è il continente privilegiato. E questo anzitutto perché è proprio di fronte all’Europa e ci unisce una comunità di destino. Stiamo lavorando in Africa con un grande programma di iscrizione allo stato civile dei bambini e che ha un nome significativo 'Bravo': due bambini su tre che nascono in Africa non vengono iscritti allo stato civile e quindi non hanno diritti, crescono senza diritti e soprattutto sono sottoposti ad ogni genere e ad ogni tipo di sfruttamento. Dunque, per noi, l’"Anno dell’Africa" ha significato naturalmente anche la costruzione di tante nostre comunità e l’evangelizzazione di questo grande continente, che viene oggi riconosciuto da tutti come continente delle tante opportunità”.

    Un impegno a fare della Chiesa una Chiesa di tutti e in particolare dei poveri, che culmina ogni anno con il pranzo di Natale a Santa Maria in Trastevere. Anziani, disabili, senzatetto, detenuti, Rom: una lotta contro ogni forma di esclusione sociale, per evitare che le minoranze più deboli vengano identificate come nemici in situazioni di crisi. Un rispetto per la dignità di ogni vita umana che ha portato ad un impegno a livello mondiale a contro la pena di morte. Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio:

    “La Comunità di Sant’Egidio, quest’anno, ha lavorato affinché aumentassero i voti all’Onu a favore della Risoluzione - approvata a novembre e poi a dicembre del 2010 - sulla questione della pena di morte. Siamo arrivati a 109 voti favorevoli; si sono ristretti i voti contrari. Penso all’impegno con il presidente della Mongolia, con il presidente delle Maldive, Paesi che prima erano contro la Risoluzione; penso anche al sostegno a tanti condannati a morte; penso ancora all’impegno per cercare di fermare l’esportazione, e poi la produzione, del “sodium thiopental”, uno dei tre farmaci che viene usato per l’iniezione letale: abbiamo costruito un percorso per cui, alla fine, la ditta ha deciso di ritirarlo dal mercato. Io credo che sia un altro piccolo passo per fermare la pena capitale!”. (mg)

    In un anno difficile per i cristiani nel mondo, la Comunità di S. Egidio ha incessantemente cercato il confronto interreligioso, promuovendo eventi come la “Preghiera per la pace” di Barcellona, senza tuttavia rinunciare all’annuncio del Vangelo, guida insostituibile per il futuro della Comunità. Ancora Marco Impagliazzo:

    "Il grande obiettivo del 2011 è innanzitutto lavorare per far crescere la nostra fede, per convertirci sempre di più al Signore, alla Sua Parola, e per vivere come discepoli di Gesù in questo mondo, portando la pace e soprattutto vivendo il comandamento dell'amore con tutti. Questo si trasforma poi in tanti obiettivi concreti e soprattutto in quello di combattere la crisi con la sola arma della solidarietà. Solo se saremo uniti e solidali potremo affrontare insieme la grande crisi del mondo contemporaneo". (mg)

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    Chiesa e Società



    I presuli del Nord Africa: "le proteste sono una rivendicazione di libertà e dignità"

    ◊   Gli eventi che in questi giorni sconvolgono l’Egitto e la Tunisia sono "una rivendicazione di libertà e di dignità". È quanto sostiene la Conferenza episcopale regionale del Nord Africa (Cerna) nel comunicato finale diffuso al termine della riunione che si è conclusa mercoledì sera ad Algeri. Secondo i presuli – riferisce l’Osservatore Romano - tali avvenimenti racchiudono una "domanda di libertà e di dignità", che riguarda in particolare "le generazioni più giovani della nostra regione che si traduce nella volontà che tutti siano riconosciuti come cittadini, e cittadini responsabili". I presuli si richiamano poi al tema del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace del primo gennaio scorso e ribadiscono che "la libertà religiosa è la garanzia del rispetto reciproco e completo tra le persone". Questo si "traduce prima di tutto nella libertà di coscienza riconosciuta a tutte le persone, la libertà di cercare la verità". E ciò suppone "il rispetto dell’altro, della sua dignità". Nel testo, firmato del presidente del Cerna, dall’arcivescovo di Rabat, Vincent Landel, dai presuli di Tunisia, Marocco, Libia e Algeria si esprime anche "preoccupazione" per la situazione "spesso drammatica" degli immigrati irregolari in partenza per l'Europa. In Egitto, intanto, il patriarca di Alessandria, il cardinale Antonios Naguib, sottolinea che "l'Egitto va verso cambiamenti sostanziali". La violenza di questi giorni - osserva il porporato - è "il risultato di una strategia ben preparata dai fautori del disordine per la destabilizzazione dell'ordine, probabilmente in vista di accaparrare il potere". Dal canto suo il vescovo copto cattolico di Luxor, mons. Youhannes Zakaria, aggiunge inoltre che da quando sono iniziate le proteste, nelle chiese si prega "perchè le violenze non abbiano la meglio sul dialogo e perché il Paese non cada nella guerra civile". Per i leader politici "è arrivato il momento - aggiunge il presule - di fare un esame di coscienza". "La politica - osserva mons. mons. Youhannes Zakaria - torni a servire il nostro Paese". Il vescovo copto cattolico di Assiut sottolinea infine che "il processo di transizione è innescato ed è irreversibile". "Le elezioni di settembre - conclude - permetteranno al popolo di scegliere, ma prima si dovranno cambiare gli articoli della Costituzione relativi alla durata del mandato presidenziale". (A.L.)

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    Pakistan: la deposizione di Asia Bibi al processo per dimostrare la propria innocenza

    ◊   Nella deposizione per il processo di primo grado Asia Bibi, la donna condannata a morte in Pakistan per blasfemia, rivendica con queste parole la propria innocenza: “Sono una donna sposata. Mio marito è un operaio. Ero solita lavorare nei campi di Muhammad Idree con un gruppo di altre donne, ricevendo un salario giornaliero. Il giorno dell’episodio contestatomi, stavo lavorando nei campi con altre donne”. “Due di loro – afferma - si sono alterate con me per l’acqua che avevo portato loro: l’hanno rifiutata dicendo che sono una cristiana e che non avrebbero mai accettato acqua da una cristiana. Da qui – prosegue Asia Bibi le cui parole sono state riprese dall’Agenzia Fides - è nata una discussione e sono volate parole forti fra me e le due donne. Le due si sono poi recate da Qari Salaam (l’imam del villaggio ndr). Cospirando con lui, hanno costruito un’accusa falsa e totalmente artefatta contro di me. Alla polizia che mi ha convocato, ho giurato sulla Bibbia di non aver mai pronunziato alcuna parola contro il Profeta Maometto e contro il Corano, per i quali nutro grande rispetto. Ma la polizia – spiega Asia Bibi - è stata complice e ha registrato un caso basato su false accuse contro di me. Le due donne hanno voluto coinvolgermi per vendicarsi del litigio. Per quanto mi riguarda – aggiunge - in oltre 40 anni di vita, nessuna accusa di tal genere mi è mai stata rivolta. Non ho un’istruzione, non c’è nessuna chiesa nel villaggio, non conosco il pensiero islamico. Anche il mio datore di lavoro – conclude - è persona non imparziale, in quanto ha stretti legami familiari con le donne menzionate”. Gli avvocati della donna hanno espresso fiducia sull’esito del nuovo processo, fiducia nella giustizia pakistana, fiducia nel poter dimostrare la piena innocenza di Asia Bibi. (A.L.)

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    Vescovi del Messico in Colombia: una strategia comune per la pace

    ◊   Una delegazione di Vescovi messicani si recherà in Colombia per conoscere le azioni che la Chiesa cattolica colombiana intraprenderà a favore della pace, contro la violenza del crimine organizzato e la guerriglia: lo ha annunciato oggi la Commissione episcopale per la Pastorale sociale del Messico (Ceps). La Commissione ha spiegato, in una dichiarazione inviata all’agenzia Fides, che l'idea è di unire il lavoro pastorale per la nonviolenza e la costruzione della pace. La delegazione messicana parteciperà ad una riunione dell'Assemblea generale della Conferenza episcopale colombiana, che si terrà dal 7 all’11 febbraio a Bogotà, e avrà come tema centrale “la Pastorale per la Pace”. La XC Assemblea plenaria della Conferenza episcopale della Colombia analizzerà le diverse cause dell'attuale conflitto armato, come i costi umani, etici, psicologici, religiosi ed economici di questa tragedia che vive il Paese. “In questo modo la delegazione messicana potrà conoscere la risposta della Chiesa colombiana a favore della pace e contro la criminalità organizzata e la guerriglia che è presente in questo Paese" sottolinea la nota. La delegazione messicana è composta da vescovi delle regioni colpite dalla violenza in Messico e da membri della Commissione della pastorale sociale (Ceps). Tra i vescovi che si recheranno in Colombia ci sono l'arcivescovo di Acapulco, mons. Carlos Garfias Merlos; il vescovo di Nuevo Laredo, mons. Gustavo Rodríguez Vega, e il vescovo ausiliare di Morelia, mons. Carlos Suárez Cázarez. La situazione di violenza che vive il Messico è nota da tempo, soppratutto nella zona nord del Paese, dove i sacerdoti devono perfino modificare l’orario delle celebrazioni per consentire ai fedeli di riunirsi senza correre pericoli. Fonti locali che per motivi di sicurezza non possono essere citate, rilevano che molti sacerdoti sono ricattati o minacciati perché aiutano la gente più bisognosa, mentre altri sacerdoti devono tacere davanti alla loro comunità quando sono minacciati da persone sospette o apertamente aderenti a clan o bande. (R.P.)

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    Le “nuove frontiere” del lavoro minorile al Forum Sociale Mondiale di Dakar

    ◊   Il Forum Sociale Mondiale torna in Africa, a Dakar. L’11.ma edizione si terrà infatti in Senegal dal 6 all’11 febbraio prossimi. La presenza delle associazioni che si occupano di contrasto alle peggiori forme di sfruttamento del lavoro minorile rappresenta una testimonianza fondamentale per ripensare le strategie per la creazione di un "Altro mondo possibile". Secondo una nota inviata all’agenzia Fides da Raffaele Salinari, presidente della Federazione internazionale Terre des hommes, e da Cristiano Morsolin, operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti che da dieci anni lavora in America Latina, i numeri dell’Organizzazione Internazionale del lavoro sono eloquenti: più di 300 milioni di bambini tra i 5 ed i 14 anni sono attualmente sfruttati e coinvolti nelle “forme peggiori” del lavoro minorile. In Brasile il fenomeno del lavoro minorile sommerso è dilagante. Sono numerose le fabbriche clandestine che, specie nel sud, cuciono capi di abbigliamento in scantinati malsani. Un’altra piaga è quello dello sfruttamento della prostituzione infantile, dell’accattonaggio, o dei minori assoldati dalla criminalità organizzata. Sono tutti fenomeni in crescita e dei quali si parla solo in termini repressivi. Secondo diversi osservatori il Paese è diventato, da qualche anno, un vero e proprio centro di smistamento per tutta la prostituzione infantile europea, che viene alimentata dal traffico di esseri umani provenienti dall’Est europeo o dalle coste africane. Si stima che i profitti ammontino ad oltre tre miliardi di euro ogni anno. Le forme estreme superano di gran lunga quelle “classiche” del lavoro come braccianti o nell’edilizia. Si apre anche uno spettro ampio di nuove forme di sfruttamento dei minori: la pornografia via internet, lo sfruttamento sessuale nei Paesi terzi attraverso viaggi organizzati, i trapianti clandestini di organi ed i bambini-soldato. Sono le “nuove frontiere” del lavoro minorile, in costante crescita, come dimostrano le statistiche e le cronache, che ci consegnano sempre più frequentemente episodi di bambini venduti ancor prima di nascere. Non esiste infine guerra in Africa, Asia o America latina nella quale gli eserciti irregolari non impieghino bambini soldato. (A.L.)

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    Sull’isola di Gorèe, luogo simbolo della tratta degli schiavi, l’adozione della Carta dei Migranti

    ◊   Una carta per un mondo senza muri. Oggi a due giorni dall’inizio, si terrà uno degli eventi più significativi del “World Social Forum di Dakar”, che aprirà i battenti il 6 febbraio. L’adozione della Carta Mondiale dei Migranti, un elenco di principi etici che mirano alla costruzione di nuove politiche economiche e sociali a favore di chi lascia il proprio Paese per cercare fortuna altrove. L’incontro si terrà sull’isola di Gorèe, luogo simbolico e impregnato di storia, è qui, infatti, che nel 1776 fu costruita la Maison des Esclaves la “Casa degli schiavi” dove milioni di africani sono partiti incatenati per essere portati nelle Americhe. Il traffico degli schiavi nei territori francesi fu abolito definitivamente solo nel 1848. Il progetto della Carta dei Migranti è nato a Marsiglia nel 2006 da un’idea di un migrante “sans papiers” che lottò, insieme a 120 famiglie, per l’ottenimento del permesso di soggiorni in Francia. Da questa proposta, si è in seguito creato un collettivo per la redazione della carta, che è stata presentata per la prima volta nel 2006 in Spagna, al secondo Forum mondiale dei migranti. Nel corso degli anni il documento è stato modificato, e da carta rivendicativa, è diventata Carta di principi, come la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Nel mondo esistono già molte convenzioni e documenti a livello internazionale, che analizzano il fenomeno migratorio, ma il progetto della scrittura collettiva della Carta Mondiale dei Migranti, è un’innovazione, perché nessuno dei testi esistenti è stato scritto dai migranti stessi. La Carta definitiva, verrà poi presentata durante il corso del Forum sociale mondiale. (Da Dakar, in Senegal, Marina Piccone)

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    Ad Haiti i Gesuiti auspicano un futuro senza lotte di potere

    ◊   “Gli attori politici nazionali e internazionali sembrano più preoccupati dalle lotte di potere che da una ricerca sincera e patriottica delle soluzioni ai gravi problemi su cui si confronta la società haitiana”. É quanto si legge in una nota della ‘Cellula di riflessione e azione nazionale dei Gesuiti e della società civile’ (Cran), prendendo posizione di fronte al preoccupante scenario socio-politico nazionale di Haiti. I firmatari del documento, ripreso dalla Misna, lanciano un appello agli haitiani e a tutti i protagonisti della crisi, dal governo del presidente uscente Réné Préval, ai candidati alla presidenza e alle legislative, ai partiti politici, al Consiglio elettorale provvisorio (Cep). “Teniamo a ricordare a tutti - scrivono - i grandi principi democratici, i valori fondamentali, umani ed etici, che devono guidare i comportamenti”. Evidenziano anche “l’amore sincero e profondo per il proprio popolo, specialmente per i settori sociali più vulnerabili, la volontà reale di cercare soluzioni rapide ai numerosi problemi della popolazione come la vita disumana sotto le tende”. Ricordano inoltre altre emergenze, tra cui “l’epidemia di colera, il rimpatrio massiccio dei compatrioti da parte dei governi degli Stati Uniti e della Repubblica Dominicana, l’urgenza di ricostruire un Paese devastato dalle catastrofi naturali, l’estrema povertà e l’irresponsabilità delle classi dirigenti”. Problemi accantonati - sostiene il Cran - per sterili e interminabili lotte di potere. “Senza dialogo, negoziato e ascolto - concludono - a regnare è “la legge della giungla”. Tra i valori da recuperare per la soluzione della crisi, il documento mette in risalto anche “l’onestà, il rispetto dell’altro e l’umiltà, il diritto e dovere di tutti di partecipare alla cosa pubblica, di promuovere il bene comune attraverso una partecipazione cittadina effettiva a elezioni davvero oneste e trasparenti, la non violenza attiva come strategia di lotta politica”. Intanto, si moltiplicano ad Haiti iniziative umanitarie: nell’isola è partito il progetto di ricostruzione del sanatorio di Siguenau, completamento distrutto dal terremoto, specializzato nel trattamento di malati di Tbc e di Aids. L’iniziativa, sostenuta dalla raccolta fondi (circa 20 mila euro) ricevuti da Agire, Mediafriends, Pd Lazio e Auser, prevede la realizzazione di un Centro di eccellenza per la cura delle malattie respiratorie, cliniche esterne e laboratori di analisi. Il sanatorio verrà inaugurato prossimamente. (M.I.)

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    Dopo Haiti, il colera continua a propagarsi anche nella Repubblica Dominicana

    ◊   Continua ad aumentare il numero delle persone contagiate dall’epidemia di colera che sta imperversando sull'isola caraibica da ottobre scorso. In totale sono 215.956 infezioni che hanno provocato finora 4.131 morti. Le cifre diffuse dal Ministero della Sanità Pubblica e della Popolazione (Mspp) mostrano un aumento di 101 decessi rispetto agli ultimi dati statistici diffusi. Secondo le autorità sanitarie haitiane 117.312 persone hanno bisogno di essere ricoverate in ospedale. Il dipartimento di Artibonite, uno dei due punti da cui è partita l'epidemia, continua ad essere il più colpito con 58.885 casi e 860 decessi, seguito da quello di Grand Anse (sudovest) con 639 morti. Nella capitale haitiana di Port au Prince sono morte 423 persone, a nord le vittime sono 617, nella zona centrale 350, in quella nordorientale 244, e in quella occidentale 240. Secondo il rapporto del Mspp, il tasso di mortalità generale ad Haiti è dell'1,9%. La malattia – ricorda infine l’agenzia Fides - si è propagata anche nella vicina Repubblica Dominicana dove sono stati registrati già 230 contagi ed un decesso. (A.L.)

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    Amazzonia: vittime e migliaia di infetti per la febbre ‘dengue’

    ◊   È allerta nel dipartimento amazzonico nord-orientale di Loreto, in Perù, per un focolaio di febbre ‘dengue’: finora sono 11 i morti, tra cui sette bambini e oltre 10 mila i casi di infezione. Lo ha riferito il ministro della Sanità, Oscar Ugarte, precisando che il ceppo identificato nella regione corrisponde a una nuova specie di virus di sierotipo 2 asiatico-americano. Secondo esperti locali, sarebbe arrivato in Amazzonia con il flusso migratorio del Rio delle Amazzoni proveniente da Manaus, capitale dello Stato brasiliano di Amazonas. La ‘dengue’ asiatico-americana – ricorda l’agenzia Misna – viene trasmessa dalla zanzara ‘aedes aegypti’ e provoca uno shock che, se non curato in tempo, può portare rapidamente alla morte. La ‘dengue’ è arrivata in altri 14 dei 24 dipartimenti peruviani, della costa, delle Ande e dell’Amazzonia. Quattro contagi sono stati contati anche nella capitale Lima. (M.I.)

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    Campagna di "disobbedienza civile" dei vescovi filippini per fermare la legge pro-aborto

    ◊   Vescovi filippini annunciano una campagna di “disobbedienza civile” contro l’eventuale approvazione della legge di salute riproduttiva. Ieri mons. Arturo Bastes vescovo di Sorgoson ha affermato: “Siamo disposti ad andare in carcere insieme ai nostri sacerdoti, per protestare contro questo provvedimento immorale”. I vescovi precisano - riferisce che la campagna non mira a rovesciare il governo, ma è solo una mossa per respingere con forza il disegno di legge e avverrà in modo pacifico. In una lettera pastorale, mons. Nereo Odchimar presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, ha invitato la gente a opporsi al disegno di legge e ad agire contro il suo passaggio. Il prelato ha però sottolineato che l’organizzazione di manifestazioni e altre forme di proteste sarà una scelta libera di ciascun fedele. Secondo fonti dell'agenzia AsiaNews, i vescovi sono uniti nella loro opposizione, ma vi è molta incertezza tra i laici cattolici. In febbraio il provvedimento verrà presentato alla camera dei deputati per l’approvazione definitiva. Per non urtare il sentimento dei cattolici esso non si chiamerà più “legge di salute riproduttiva”, ma legge “per la paternità responsabile”. Resteranno però in vigore le disposizioni controverse che permettono l’utilizzo di contraccettivi considerati abortivi, la sponsorizzazione della legge nelle scuole e il divieto di obiezione di coscienza per i medici. Ciò nonostante gli sforzi della Chiesa e da ultimo del presidente Beniño Aquino, che nei giorni scorsi aveva annunciato una revisione dei punti più controversi della legge. Intanto, l’associazione pro-life Human Life International (Hli), organizzerà nei prossimi giorni una manifestazione per chiedere al presidente Aquino di resistere alle pressioni delle organizzazioni internazionali che sponsorizzano i controlli delle nascite per combattere la povertà. Secondo Rene Bullecer, direttore di Hli il presidente ha ricevuto pressioni dalle agenzie internazionali tra le cui la United States Agency for International Development (Usaid) e United Nations Population Fund (Unfpa). Esse avrebbero donato al governo oltre 900 milioni di dollari Usa, per costringere Aquino a fare un passo indietro. (R.P.)

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    I vescovi dell’Illinois: la legalizzazione delle unioni civili in conflitto con la libertà religiosa

    ◊   La legalizzazione delle unioni civili nell’Illinois “rischia di entrare in conflitto con la libertà religiosa”. A denunciarlo, in una nota, sono i vescovi dello Stato, dopo la firma apposta alla legge il 31 gennaio dal governatore democratico Pat Quinn. Secondo la Conferenza cattolica dell’Illinois, contrariamente a quanto sembra indicare il titolo (“Legge sulla tutela della libertà religiosa e sull’unione civile”), il provvedimento non protegge abbastanza le istituzioni religiose in caso di contenziosi con lo Stato, in particolare in materia di adozioni e di affidamenti di minori. L’auspicio dei vescovi è che questi aspetti vengano presi in seria considerazione nei prossimi mesi e che siano prese misure per tutelare meglio la libertà di coscienza. La nota – riferisce l’agenzia Cns - ribadisce quindi la posizione della Chiesa sul matrimonio che, afferma, “non è una semplice relazione tra esseri umani” e “non è un’invenzione né della Chiesa né di uno Stato”. “Nessuna ideologia – sottolineano i presuli - può cancellare la certezza che il matrimonio esista solo tra un uomo e una donna, i quali con un dono personale ed esclusivo si impegnano reciprocamente a cooperare con Dio nella procreazione ed educazione di nuove vite umane”. La normativa, approvata in via definitiva il 13 gennaio dal Senato statale, riconosce anche alle coppie dello stesso sesso diritti molto simili a quelli garantiti alle persone unite in matrimonio. Tra questi sono inclusi la capacità di decidere il trattamento medico per il partner e il diritto ad ereditarne i beni. Con l’Illinois salgono a sei gli Stati americani che riconoscono nel proprio ordinamento le unioni civili o i matrimoni omosessuali. Gli altri cinque sono la California, il Nevada, il New Jersey, l’Oregon e Washington. (L.Z.)

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    I leader religiosi di Hong Kong: “Per il Capodanno pensiamo ai giovani”

    ◊   I leader delle sei religioni presenti a Hong Kong hanno espresso la propria preoccupazione per le giovani generazioni del Territorio e per l’aumento del prezzo delle case. L’occasione per parlare è stato il messaggio per il Nuovo anno lunare iniziato ieri. Fra i firmatari del messaggio c’è il vescovo di Hong Kong, mons. John Tong Hon, così come i leader protestanti, buddisti, musulmani, taoisti e confuciani: nel testo si legge l’interesse per lo stile di vita dei giovani e per il benessere della popolazione. Il padre Edward Chau King-fun, sacerdote cattolico che rappresenta la comunità nel segretariato delle sei religioni, dice all'agenzia AsiaNews che i leader religiosi si incontreranno il prossimo 15 febbraio alla scuola protestante del Territorio. Da parte sua, dice il sacerdote, “l’Anno del Coniglio mi ricorda il Libro delle Beatitudini, che dice che i benedetti devono essere gentili, comportarsi con giustizia e avere a cuore i poveri della società. È importante imparare a vivere una vita realmente morale, e permettere ai nostri cuori di riempirsi di gioia”. Nel messaggio, i religiosi spiegano che la qualità della vita della popolazione è colpita dall’instabilità dei mercati finanziari: pesa in modo particolare l’aumento del prezzo degli immobili. Questa situazione, che rende impossibile per molti comprarsi una proprietà, “porterà a scontri sociali, aumentando il dislivello fra ricchi e poveri”. I media del Territorio hanno dato ampio risalto al 7° Sondaggio sulla capacità di acquisto immobiliare, pubblicato nel gennaio 2011, secondo cui Hong Kong è l’ultimo posto al mondo dove si riesce a comprare casa facilmente; dopo di lei Sydney, Vancouver e Melbourne. I prezzi, negli ultimi due anni, sono aumentati del 50%. Ma i leader chiedono anche al governo di mettere in atto politiche utili ad aiutare i giovani a costruirsi un futuro stabile, così come chiedono agli abitanti di gestire i propri beni con prudenza, evitando attività finanziarie e speculative. Infine un richiamo ai giovani, che devono evitare di passare troppo tempo su internet e commettere quegli atti illegali e non etici che derivano dalle attività cibernetiche. I leader sperano che i giovani possano essere ispirati dai valori religiosi, mettendo il timone nella giusta direzione e evitando errori. (R.P.)

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    Filippine: i Guanelliani finanziano nuove abitazioni per famiglie con disabili

    ◊   Nuove abitazioni per le famiglie con disabili delle baraccopoli di Tandang Sora a Manila. È il progetto dei Guanelliani per restituire dignità e speranza a famiglie, bambini e disabili costretti oggi a vivere nelle baracche. Ogni casetta, di circa 24 mq ciascuna, ha il costo di 2 mila euro. Al momento ne sono state realizzate tre e finanziate 7, ma mancano i fondi per costruire le altre 10. Il terreno su cui dovrebbero sorgere le abitazioni si trova di fronte alla “Servants of Charity House”, il centro guanelliano, dove dal 1993 si trova la casa madre dei Servi della Carità nelle Filippine, il Centro di Formazione e il Guanella Center. Una struttura dove tanti poveri trovano attenzione, ascolto e servizi quotidiani di assistenza educativa, cura medica, riabilitazione, sostegno nutritivo, assistenza sociale e formazione ai valori cristiani. “Molte di queste famiglie - dichiara alla Fides padre Luigi De Giambattista – già frequentano il nostro centro per la fisioterapia, la riabilitazione o la scuola d’infanzia. Con la realizzazione del progetto - continua il sacerdote responsabile delle missioni guanelliane in Asia e Stati Uniti - vogliamo offrire loro una nuova possibilità di vita, più umana e dignitosa”. (M.I.)

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    Nepal: le speranze dei cristiani dopo l’elezione del nuovo premier

    ◊   In Nepal i cristiani hanno accolto con favore la nomina a premier di Jhalanath Khanal, capo del Partito Comunista–Leninista. La nomina pone fine a un lungo periodo di incertezza politica. Si spera che adesso si potranno trovare soluzioni anche alle questioni riguardanti le minoranze cristiane. In particolare la Chiesa cattolica – riferisce l’agenzia Fides – si augura che, con il nuovo assetto istituzionale, le forze politiche possano completare la stesura della nuova Costituzione. Le istanze principali della Chiesa, in vista della redazione del testo costituzionale, riguardano il diritto alla piena libertà religiosa e il riconoscimento della personalità giuridica. Jhalanath Khanal, 61 anni, è il 34.mo primo ministro del Nepal. Autore della “Roadmap for Democratic Nepal”, Khanal prende il posto di Mahav Kumar, dimissionario lo scorso mese di giugno dopo le pressioni dei maoisti. (A.L.)

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    Più di un milione e mezzo di bambini nepalesi costretti a lavorare

    ◊   Su circa 7.7 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni in Nepal, 1.6 milioni sono lavoratori. E’ quanto emerge da un rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro. Nel dossier, ripreso dall’agenzia Fides, si precisa poi che le ragazze lavorano in condizioni molto più pericolose rispetto ai loro coetanei maschi. Le ragazze hanno il 50% di probabilità in più, 373 mila contro 248 mila maschi, di essere coinvolte in lavori che le espongono a significativi danni fisici e psicologici. Nel dossier si sottolinea anche che, rispetto a dieci anni fa, i minori lavoratori sono un milione in meno. Le cause di questa riduzione sono molteplici. Lo scontro decennale tra l’esercito dello Stato e i ribelli maoisti ha costretto le famiglie rurali a mandare i loro figli al sicuro nelle aree urbane, dove hanno dovuto lavorare per potersi mantenere. Questa tendenza si è interrotta con la fine del conflitto, nel 2006. Un netto calo è stato inoltre registrato per il cosiddetto `kamlari', messo fuori legge nel 2006. Tale pratica consiste nel dare in prestito i propri figli, generalmente femmine della casta Tharu, come lavoratori a contratto per pagare un debito familiare. I gruppi sostenitori dei diritti umani hanno promosso varie iniziative per scoraggiare il ‘kamlari’ offrendo sovvenzioni alle famiglie più povere, e anche il governo ha promesso aiuti finanziari. Ad aggravare il problema è il fatto che la maggior parte dei bambini non ricevono alcuna formazione dopo la scuola elementare. Le fabbriche impiegano infine molti minori nonostante ci sia un divieto nazionale. (A.L.)

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    Appello di Caritas Australia per la solidarietà verso le comunità più vulnerabili

    ◊   Caritas Australia ha lanciato un appello a tutti gli australiani perché dimostrino solidarietà verso le comunità più vulnerabili, come riporta il settimanale australiano “The Catholic Weekly” pubblicato dall'arcidiocesi di Sydney. Lo scorso anno, si legge nel rapporto di Cath News pervenuto all'Agenzia Fides, oltre 64 milioni di persone in tutto il globo versavano in condizioni di estrema povertà. “Per tutti quelli che hanno subito disastri naturali - ha detto l'amministratore delegato dell'organizzazione, Jack de Groot - il valore del vostro sostegno e della solidarietà è incommensurabile”. Preziosa anche la generosità dei partner di Caritas verso la popolazione australiana colpita dalle recenti inondazioni. "L'importanza della solidarietà e delle preghiere dei partner di Sri Lanka, Repubblica Democratica del Congo e Brasile - ha affermato de Groot - ha dimostrato in questa occasione una grande sensibilità al problema della dignità umana fortemente colpita". (A.L.)

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    La Chiesa ortodossa ucraina ribadisce la propria indipendenza dal Patriarcato di Mosca

    ◊   “La fede ortodossa, la confessione per la quale ho profuso il mio impegno fin dai tempi della mia giovinezza e al servizio della quale ho dedicato tutta la mia vita, mi sprona a continuare a seguire il sentiero al quale Dio e la Chiesa ortodossa ucraina mi hanno chiamato”. E’ quanto sottolinea in una dichiarazione, ripresa dall’Osservatore Romano, il patriarca Filarete, primate della Chiesa ortodossa ucraina. Il documento, indirizzato al Consiglio gerarchico della Chiesa ortodossa russa, è incentrato sul complesso tema dell’unità. In Ucraina, successivamente ai fatti che provocarono la scomparsa dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss), la comunità ecclesiale ortodossa si è divisa in tre entità distinte. Una è guidata dal metropolita di Kiev canonicamente legata al Patriarcato di Mosca. Le altre due, la piccola chiesa autocefala e il Patriarcato di Kiev, sono dissidenti e in contrasto con il Patriarcato di Mosca. Il Patriarcato di Mosca considera l’Ucraina come la culla dell’ortodossia russa e da sempre respinge l’ipotesi di creare una Chiesa ufficiale, completamente indipendente da Mosca. Nella dichiarazione ufficiale del patriarca Filarete si esprime disappunto per quelle che vengono ritenute erronee aspettative: “Avete convinto voi stessi e altre persone — sottolinea Filarete, rivolgendosi ai membri del Consiglio gerarchico — che la comunità ecclesiale da me guidata sia scismatica a causa del nazionalismo e delle ambizioni”. In particolare, il primate giudica inopportune e irrealizzabili “le speranze” espresse sul fatto che “il Patriarcato di Kiev possa disintegrarsi” a seguito della morte naturale dello stesso Filarete. (A.L.)

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    Slovacchia: per i vescovi l’obiezione di coscienza è un diritto che la Chiesa difende

    ◊   La Chiesa continuerà a battersi per il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari in Slovacchia. Lo ha dichiarato il portavoce della Conferenza episcopale slovacca, padre Jozef Kovacik, commentando la decisione dell’Ospedale universitario di Bratislava di continuare a praticare aborti, nonostante le obiezioni manifestate dal personale ospedaliero. Lo scorso gennaio la direzione dell’ospedale aveva annunciato invece che, a partire dal 1° febbraio, non avrebbe più praticato aborti per venire incontro a tali richieste, ricevendo il plauso dei vescovi e dei movimenti pro-vita. Secondo padre Kovacik, il passo indietro è dovuto a “pressioni politiche”. “Gli operatori sanitari hanno diritto all’obiezione di coscienza che è tutelata dalla legge e che a suo modo è altrettanto importante del diritto alla vita”, ha detto il portavoce all’agenzia Cns. La legge slovacca ammette l’interruzione volontaria della gravidanza entro 12 settimane dal concepimento a determinate condizioni, compresi pericoli per salute anche mentale della madre e difficoltà economiche e sociali, ma autorizza ospedali cattolici a non praticare aborti e riconosce anche l’obiezione di coscienza agli operatori sanitari nelle strutture ospedaliere pubbliche. Una scelta – ha detto padre Kovacik - che sta prendendo piede in Slovacchia e che ha il sostegno della Chiesa. (L.Z.)

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    Gran Bretagna: a Liverpool un convegno sulla dottrina sociale della Chiesa

    ◊   Presso la Liverpool Hope University della città britannica si è svolta una conferenza sulla dottrina sociale della Chiesa, introdotta dal presidente della Conferenza episcopale cattolica di Inghilterra e Galles e arcivescovo di Westminster, Vincent Gerard Nichols e promossa dal Caritas social action network. Il presule ha sottolineato come l’attuale crisi che ha colpito la Gran Bretagna richieda uno “sforzo comune” da parte della comunità ecclesiale per indirizzare il futuro della società sulla base dei valori morali. I vescovi cattolici britannici fin dal 1996 hanno prodotto una serie di documenti sulla realtà sociale ed economica del Paese, indicando il rischio che comporta un modello di sviluppo non ancorato anche all’esigenza di salvaguardare le fasce sociali più deboli e individuando nella solidarietà uno dei valori ai quali si deve ispirare ogni intervento pubblico; l’anno scorso, un altro documento intitolato Choosing the common good e citato anche da Benedetto XVI durante il suo viaggio nel Regno Unito, ha evidenziato l’importanza della pratica della virtù nella vita pubblica. Le conseguenze di questa tendenza della società, riferisce L’Osservatore Romano, sono state affrontate dall’arcivescovo di Liverpool, Patrick Altham Kelly, che ha descritto la situazione della città in cui vivono migliaia di persone in condizioni di estremo disagio. “La speranza non è soltanto ottimismo, ma anche attesa della risurrezione”, ha detto. L’arcivescovo Nichols, infine, ha chiuso il convegno affermando che “nei prossimi mesi si apriranno molte opportunità per ingaggiare la comunità ecclesiale nel dibattito pubblico circa il futuro della società”. Nella dottrina in particolare, come espresso nell’enciclica 'Caritas in veritate', “troviamo una guida pratica e una profonda saggezza per tutti coloro che desiderano riscoprire il senso più profondo di una società civile più umana”. (R.B.)

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    Assisi: inaugurazione del Museo missionario Amazzonia dei Frati cappuccini

    ◊   Si inaugura oggi ad Assisi il nuovo Museo missionario dei Frati cappuccini dell’Umbria. Si chiama Muma, Museo missionario Amazzonia, ed è il primo museo nel suo genere. A renderlo unico è stata la scelta fatta dalla Provincia serafica dell’Umbria di trasformare un museo missionario tradizionale in un museo interamente multimediale e interattivo. La visita alla struttura è una vera e propria esperienza sensoriale. Il Muma – riferisce l'agenzia Sir - ripercorre 100 anni di presenza missionaria cappuccina umbra nell’Amazzonia occidentale, nella regione brasiliana dell’Alto Solimoes, al confine con Perù e Colombia. Una storia che, dall’inizio del Novecento fino ai giorni nostri, vede protagonisti dei religiosi italiani. Il Muma è un museo storico, etnografico, scientifico, missionario: “C’è la storia dello sviluppo sociale, economico e culturale di una regione, l’Alto Solimoes. C’è l’incontro – spiegano i responsabili del museo - con la nazione indigena dei Ticuna e con il mondo multicolore brasiliano. C’è la foresta pluviale con il suo inesauribile patrimonio di flora e fauna. Ci sono degli uomini, religiosi cappuccini, che hanno costruito chiese, ospedali, scuole, fabbriche e che hanno dato all’Alto Solimoes un volto che cento anni fa non aveva”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Italia. Napolitano a Berlusconi: irricevibile il decreto sul federalismo

    ◊   In Italia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in cui rileva “che non sussistono le condizioni per procedere alla emanazione” del decreto legislativo sul federalismo fiscale municipale. In sostanza, il capo dello Stato ha comunicato di non poter ricevere il provvedimento approvato ieri dal governo ma non dalla Commissione competente del parlamento. Precisamente, Napolitano spiega che esiste l'obbligo di rendere comunicazioni alle Camere prima di una possibile approvazione definitiva del decreto in difformità dagli orientamenti parlamentari.

    Presunto rapimento di una turista italiana in Algeria
    Grave notizia dall’Algeria, scossa nei giorni scorsi dalle proteste popolari. L'Unità di crisi e l'ambasciata italiana ad Algeri stanno verificando la notizia del rapimento di una turista italiana che sarebbe avvenuto nel Sahara algerino, mercoledì scorso. La donna era da sola con delle guide locali. Lo rendono noto fonti della Farnesina. “Da tempo il Ministero degli esteri italiano sconsiglia viaggi nel sud ovest dell’Algeria, proprio dove sarebbe avvenuto il rapimento della turista.

    Al vertice a Bruxelles in discussione anche l’economia
    Il presidente stabile della Ue, Herman van Rompuy, ha aperto i lavori del vertice straordinario della Ue a Bruxelles, dedicato oltre all’urgente situazione in Egitto e in Tunisia, anche al tema dell'energia e della strategia di uscita dalla crisi. Sull'energia, l'obiettivo è creare entro il 2014 un mercato unico tra tutti i 27 Paesi della Ue con un mega-piano di infrastrutture, per le quali si stimano investimenti per circa mille miliardi di euro entro il 2020. Sulla crisi economica e finanziaria, i 27 discutono sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita e sulla costituzione del fondo permanente salva-Stati.

    Missione Ue in Albania: situazione “preoccupante”
    Preoccupante anche la situazione in Albania: l'Unione Europea teme un'escalation che porti a nuovi scontri violenti. Lo ha detto Miroslav Lajcak, inviato dell'Alto rappresentante per la politica estera europea, Catherine Ashton, oggi a Tirana per la seconda missione in pochi giorni dopo le manifestazioni contro il presidente Berisha del 21 gennaio scorso, durante le quali tre persone avevano perso la vita. Nuove proteste antigovernative sono in programma da oggi pomeriggio a Tirana e in altre città.

    Massiccia offensiva contro ribelli in Pakistan alla frontiera con l’Afghanistan
    Le forze militari del Pakistan hanno avviato oltre una settimana fa un’offensiva terrestre ed aerea nella Mohmand Agency, alla frontiera con l'Afghanistan, che ha causato la morte di più di 70 militanti armati. Lo riferiscono oggi i media a Islamabad. L'operazione, non annunciata ufficialmente dai vertici militari pakistani, implica bombardamenti aerei e l'uso di artiglieria e truppe dell'esercito. Secondo l'amministratore governativo del territorio tribale, Roshan Lhan Mehsud, almeno 22 mila persone hanno abbandonato le loro case per la durezza degli scontri fra i militari e gruppi di militanti e sono assistite in accampamenti organizzati dal governo dove ricevono cibo e generi di prima necessità.

    Elezioni anticipate in Kazakhstan
    Il Kazakhstan terrà le elezioni presidenziali anticipate il 3 aprile prossimo. Lo ha reso noto un decreto presidenziale pubblicato sul quotidiano ufficiale Kazakhstanskaya Pravda. Nei giorni scorsi, Nazarbaiev aveva annunciato la sua intenzione di indire anticipatamente il voto presidenziale dopo che la Corte costituzionale aveva bocciato il progetto di un referendum per prolungare il suo mandato sino al 2020, cancellando due turni elettorali. Nazarbaiev, 70 anni e da oltre 20 alla guida del Paese ex sovietico, era stato rieletto per sette anni nel dicembre del 2005, con il 91% dei consensi. Il ministro dell’Economia sottoliena che il Paese potrebbe aderire all'Organizzazione del Commercio mondiale (WTO) nella prima metà del 2012.

    Attentati nel sud della Thailandia
    Sospetti separatisti musulmani thailandesi hanno fatto esplodere una bomba che ha ucciso due ufficiali della sicurezza nel sud del Paese e hanno ucciso a colpi di arma da fuoco un altro poliziotto in un altro attentato. I ribelli musulmani del sud della Thailandia vogliono l'indipendenza della loro regione, prevalentemente musulmana, dal resto del Paese, buddhista. I tre omicidi sono gli ultimi di una serie recente di attentati dei separatisti, avvenuti in risposta alle affermazioni del governo sul successo delle operazioni anti-guerriglia.

    Scontri tra militari al confine Thailandia-Cambogia
    “Due o tre” soldati thailandesi sono stati feriti oggi in uno scontro a fuoco con i militari cambogiani nell'area attorno al tempio conteso di Preah Vihear, al confine tra i due Paesi. Attorno alle rovine del Preah Vihear - antico luogo di culto indù assegnato dall'Onu alla Cambogia nel 1962, ma tuttora rivendicato dai nazionalisti thailandesi - una serie di scontri tra il 2008 e il 2009 ha causato 14 morti, equamente divisi tra le due parti. Negli ultimi mesi, la questione è tornata d'attualità anche per le proteste dei “Patrioti thailandesi”, una frangia delle “camicie gialle” monarchico-nazionaliste che sta tuttora manifestando davanti alla sede del governo di Abhisit Vejjajiva, in protesta con la sua posizione ritenuta troppo morbida. Tre giorni fa, due attivisti del gruppo sono stati condannati a otto e sei anni di reclusione da un tribunale di Phnom Penh, con l'accusa di spionaggio, in relazione al loro sconfinamento nella zona contesa avvenuto a fine dicembre.

    Eletto il premier in Nepal: superata lunga impasse
    Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è rallegrato per l'elezione ieri di Jhalanath Khanal a premier del Nepal, perchè ciò “mette fine ad una prolungata impasse nella formazione del nuovo governo”. In un comunicato diffuso dall'ufficio delle Nazioni Unite in India, si afferma inoltre che l'Onu è pronto ad appoggiare tutti gli sforzi per completare il processo di pace e giungere all'adozione di una nuova costituzione entro la data fissata del 28 maggio 2011. Il segretario generale, si dice ancora, ringrazia per il raggiungimento di questo significativo obiettivo il palamento nepalese, i partiti politici ed i loro leader, che hanno contribuito agli sforzi realizzati nella formazione di un nuovo governo. Inoltre, si sottolinea infine, ciò “permetterà di raggiungere gli obiettivi fissati nell'Accordo complessivo di pace: l'integrazione e riabilitazione dei combattenti maoisti, la democratizzazione dell'esercito e l'adozione di una nuova costituzione”.

    Presentati ad Haiti i protagonisti del prossimo ballottaggio presidenziale a marzo
    Saranno l'ex first lady, Mirlande Manigat, 70 anni, e Michel Martelly, 49, a concorrere per il ballottaggio alle elezioni presidenziali del 20 marzo prossimo ad Haiti. Ad annunciarlo la Commissione elettorale, che ieri ha diffuso i risultati del primo turno, svoltosi il 28 novembre scorso. Escluso, dunque, Jude Celestin che si era piazzato al secondo posto, superando di settemial preferenze Martelly. Sara Milanese:

    Célestin, candidato sostenuto dal governo, è accusato di brogli: il suo partito, l’Unité, ha negato le accuse ma - con un raro atto di responsabilità - ha accettato la decisione. Gli haitiani dovranno, quindi, scegliere tra la Manigat, che ha il sostegno della borghesia e delle classi più istruite, e Martelli, che gode dell’appoggio dei più giovani e delle classi popolari. Il vincitore dovrà affrontare la complicata gestione dell’epidemia di colera e della ricostruzione del Paese, dopo il terremoto di un anno fa. Molti dei fondi promessi della comunità internazionale sono ancora bloccati per la mancanza di un governo credibile. Le polemiche sul voto non si sono però ancora placate: molti partiti ancora denunciano la disorganizzazione delle elezioni del 28 novembre 2010 e chiedono di rifare tutto. Un elemento di forte destabilizzazione potrebbe essere il rientro ad Haiti di Jean-Bertrand Aristide, ex dittatore in esilio dal 2004, che nel Paese gode ancora di un forte sostegno popolare. I suoi uomini hanno già iniziato a manifestare per chiedere che sia di nuovo presidente. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 35

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.