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Sommario del 31/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Messaggio del Papa alla festa delle famiglie a Madrid: lasciatevi guidare dalla Chiesa per testimoniare la speranza
  • Domani Giornata mondiale della pace. Benedetto XVI: dono da invocare e obiettivo da perseguire senza stancarsi
  • Educazione e pace: l’editoriale di padre Lombardi
  • Nel pomeriggio i Vespri presieduti da Benedetto XVI con il tradizionale Te Deum
  • Rinuncia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sono 2 miliardi i cristiani nel mondo: diminuiscono in Europa, ma aumentano nelle Americhe, Asia e Africa
  • Preoccupazione dell'Ue per la nuova Costituzione dell'Ungheria
  • Veglia di preghiera in Piazza San Pietro per la pace e la famiglia
  • L'Agenda della Caritas romana a sostegno di progetti di solidarietà in Argentina
  • Appello del cardinale Sepe contro i botti di fine anno: non trasformare un momento di gioia in tragedia
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Nigeria. Appello dei vescovi: esperti internazionali contro la setta islamica “Boko Haram”
  • Egitto: i copti chiedono più sicurezza per le celebrazioni del Natale ortodosso
  • India: nuovi attacchi anticristiani nel Karnataka durante le festività del Natale
  • Filippine. Messaggio di mons. Tagle: il progresso sarà autentico solo con Dio
  • Filippine: emergono interessi economici nell’omicidio di padre Tentorio
  • Berlino: dalla Comunità di Taizé aiuti per la Corea del Nord
  • Congo: torna a trasmettere Radio Veritas dopo la chiusura imposta dalle autorità
  • Appello della Croce Rossa per far fronte alla carestia in Mauritania
  • Onu: il 2012 Anno Internazionale delle Cooperative
  • Al via la presidenza danese del Consiglio dell'Unione Europea
  • Malta: dedicata ai migranti la riflessione natalizia della Chiesa locale
  • Mauritius: la pace al centro della Messa del primo gennaio nella diocesi di Port Louis
  • Giappone: tornate in vendita migliaia di Bibbie 'scampate' allo tsunami
  • Si è spento don Luigi Verzé, fondatore dell'Ospedale San Raffaele
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Iran rinvia i test missilistici nel Golfo e apre ai colloqui sul nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messaggio del Papa alla festa delle famiglie a Madrid: lasciatevi guidare dalla Chiesa per testimoniare la speranza

    ◊   La famiglia è un tesoro da custodire e valorizzare: è il cuore del messaggio di Benedetto XVI inviato alle famiglie spagnole che, ieri pomeriggio, si sono riunite a Plaza de Colon a Madrid, in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Momento forte dell’evento è stata la Messa presieduta dal cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, concelebrata con decine di vescovi provenienti dalla Spagna e anche da diversi Paesi europei. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Una grande festa della fede, un momento di gioia e gratitudine al Signore per il dono della vita e della famiglia. Decine di migliaia di persone, genitori con bambini, tantissimi giovani si sono riuniti ieri a Madrid per la quinta edizione della festa della Famiglia incentrata quest’anno sul tema “Grazie alla famiglia cristiana siamo nati”. Ai partecipanti è giunto il Messaggio di Benedetto XVI, letto dal cardinale Rouco Varela:

    “Dejaos guiar por la Iglesia…”
    “Lasciatevi guidare dalla Chiesa”, sottolinea il Papa, “senza cedere alle tante forze mondane che minacciano il grande tesoro della famiglia”. Un tesoro “che deve essere custodito ogni giorno”. Il Papa afferma che la Santa Famiglia è segno di gioia e speranza per l’umanità intera. E sottolinea poi che il Bambino Gesù ha appreso nell’intimità della Casa di Nazareth il “modo umano di vivere”:

    “Esto nos lleva a pensar…”
    “Questo – scrive il Papa – ci porta a pensare alla imprescindibile dimensione educativa della famiglia” in cui si impara a convivere, si trasmette la fede e i figli prendono coscienza della propria vocazione e dignità. L’esempio della famiglia, sottolinea ancora il Messaggio, è “capace di insegnare molte più cose di quanto possano fare le parole”:

    “Esta dimension educativa…”
    “Questa dimensione educativa della famiglia – ne è convinto Benedetto XVI – può ricevere un afflato speciale nell’Anno della fede”, che prenderà il via il prossimo ottobre. Di qui l’invito alle famiglie affinché “rivitalizzino la fede nelle proprie case”. Il Papa non manca infine di salutare in modo speciale i giovani che proprio a Madrid hanno vissuto con lui l’emozionante Giornata Mondiale della Gioventù. E li esorta a difendere “l’autentica dignità della famiglia”, istituzione primaria della società e vitale per la Chiesa. Nell’omelia, il cardinale Rouco Varela ha messo l’accento sul segnale di speranza che le famiglie cristiane offrono alla società in un tempo di crisi.

    Prima della Messa, si è svolto un momento ricco di canti e testimonianze a cui hanno preso parte anche giovani provenienti da Paesi europei. Si è così rivissuto il clima festoso della Gmg, anche grazie al Coro della Giornata mondiale della Gioventù che ha riproposto l’inno del raduno di Madrid.

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    Domani Giornata mondiale della pace. Benedetto XVI: dono da invocare e obiettivo da perseguire senza stancarsi

    ◊   Domani si celebra la 45.ma Giornata Mondiale della Pace sul tema “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. Il Papa, in questa occasione e nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, presiederà la Santa Messa alle 9.30 nella Basilica Vaticana. In un mondo che conclude il 2011 con un “senso di frustrazione” per la crisi “che sta assillando la società il mondo del lavoro e l’economia” - scrive Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata - l’attenzione di tutti deve essere posta ai giovani, “nella convinzione che essi con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale possono offrire una nuova speranza al mondo”. Queste parole sono le ultime in ordine di tempo di un itinerario di riflessioni spirituali e appelli concreti, costruito in questi anni da Benedetto XVI. Alessandro De Carolis lo ripercorre in questo servizio:

    Verità, persona, famiglia, creato, libertà. I pilastri solidi sui quali incardinare quel valore assoluto e precario che è la pace. La road map tracciata finora dal Papa non per salvaguardare la stabilità in una singola nazione, né per disinnescare un conflitto in un’area del mondo, ma per il bene di tutta l’umanità. Un percorso a tappe rintracciabile nelle parole dedicate da Benedetto XVI alla pace ad ogni primo gennaio, a partire dal 2006, dalla prima Messa presieduta nelle vesti di Pontefice. “Nella verità, la pace” è il titolo del Messaggio di quell’anno e il Papa pianta con esso la pietra miliare di quello che sarà il suo viaggio. “Per accogliere il dono della pace”, afferma, dobbiamo guardare a Cristo, “il quale ci ha insegnato il ‘contenuto’ e insieme il ‘metodo’ della pace, cioè l’amore”. Ma pace e amore hanno bisogno di braccia e gambe. Hanno bisogno della “persona umana” che – recita il titolo del Messaggio – è il “cuore della pace”:

    “Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo sempre presenti, dinanzi alle situazioni di ingiustizia e di violenza, che continuano a persistere in diverse regioni della terra, davanti al permanere di conflitti armati, spesso dimenticati dalla vasta opinione pubblica, e al pericolo del terrorismo che turba la serenità dei popoli, diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa, ho ricordato nel Messaggio, è ‘insieme un dono e un compito’ (n. 3): dono da invocare con la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”. (Omelia primo gennaio 2007)

    Dunque, la pace non può essere il nobile intento di qualche eroe solitario, ma un obiettivo da costruire insieme, come corpo, come famiglia. E “famiglia umana, comunità di pace” è il titolo del Messaggio 2008 e all’omelia del primo gennaio Benedetto XVI ribadisce:

    “Chi anche inconsapevolmente osteggia l’istituto familiare (…) rende fragile la pace nell’intera comunità, nazionale e internazionale, perché indebolisce quella che, di fatto, è la principale ‘agenzia’ di pace”. (Omelia primo gennaio 2008)

    Individuati i protagonisti, e l’ideale che li anima, bisogna rimboccarsi le maniche. “Combattere la povertà, costruire la pace”, intitola il Papa il Messaggio per il 2009. C’è – osserva – una povertà scelta da Dio, che per un misterioso disegno fa nascere suo Figlio in una stalla, è c’è “un’indigenza che Dio non vuole e che va combattuta”. Quella delle mille miserie sparse sul pianeta, che aspetta l’avvento di una “umanità nuova, capace, sempre e solo con la grazia di Dio, di operare una ‘rivoluzione pacifica”:

    “Una rivoluzione non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale, e per questo bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi, evitando qualunque scorciatoia e percorrendo la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze.” (Omelia primo gennaio 2009)

    Ma voler estirpare la povertà dalla terra, senza preoccuparsi di proteggere la terra stessa è un controsenso. “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, scrive Benedetto XVI nel 2010. E per rendere incisivo il suo discorso chiede a chi lo ascolta di guardare a chi la terra la gestirà dopo di noi, ricevendola in condizioni spesso drammatiche, i bambini:

    “Di fronte alla loro condizione inerme, crollano tutte le false giustificazioni della guerra e della violenza. Dobbiamo semplicemente convertirci a progetti di pace, deporre le armi di ogni tipo e impegnarci tutti insieme a costruire un mondo più degno dell’uomo”. (Omelia primo gennaio 2010)

    E un mondo più degno dell’uomo lo è se a quell’uomo è permesso di esprimere senza costrizioni la propria fede. La “libertà religiosa” è “via per la pace”, ribadisce il Papa nel Messaggio di quest’anno. E all’omelia del primo gennaio spiega:

    “Là dove si riconosce effettivamente la libertà religiosa, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice e, attraverso una sincera ricerca del vero e del bene, si consolida la coscienza morale e si rafforzano le stesse istituzioni e la convivenza civile. Per questo la libertà religiosa è via privilegiata per costruire la pace”. (Omelia primo gennaio 2011)

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    Educazione e pace: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sul Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2012, ascoltiamo il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”: è questo il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, il 1° gennaio. Finora non ha avuto l’eco che merita. Ma ogni tanto succede: non sempre le cose più importanti sono quelle di cui si parla di più. In realtà, se i giovani oggi non sono educati alla pace, la pace domani certamente non ci sarà.

    In occasione dei grandi cambiamenti avviati nel Nordafrica e nel Medio Oriente, o anche nei movimenti degli "indignados" che hanno percorso i Paesi occidentali, dalla Spagna all’Inghilterra o agli Stati Uniti, l’attenzione si è spesso rivolta ai giovani, alle loro frustrazioni e alle loro attese, al loro modo di comunicarle e di esprimerle. Quali ne saranno gli esiti, aldilà del breve periodo in cui avranno avuto le prime pagine dei media? Dipende in gran parte dall’educazione, se no alle frustrazioni di oggi seguiranno inevitabilmente quelle di domani e di dopodomani.

    “L’educazione è l’avventura più affascinante e difficile della vita” – afferma il Papa. E tutti ne siamo coinvolti. Il messaggio del Papa non si limita a incoraggiare o esaltare un ruolo attivo dei giovani. Fa capire che le sue premesse vengono dal servizio responsabile degli educatori, che non sono solo i genitori e gli insegnanti, ma anche i politici e gli operatori dei media: tutti coloro, insomma, che possono e devono trasmettere un orientamento a quei valori su cui si costruisce una società giusta e pacifica, e facilitare quei passi di crescita culturale e di inserimento sociale che avvicinano a questa meta. Se quei valori vengono distrutti dal relativismo e da un’esaltazione della libertà arbitraria, se non vengono proposti con testimonianze concrete di onestà, di impegno, di solidarietà - diciamo pure anche di amore -… domani non ci saranno giustizia né pace. Se si vuole che il domani del mondo sia meno oscuro, bisogna affrontare con decisione le “emergenze educative” di oggi.

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    Nel pomeriggio i Vespri presieduti da Benedetto XVI con il tradizionale Te Deum

    ◊   Benedetto XVI presiederà, oggi alle 17.00 nella Basilica Vaticana, i primi Vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio; alla liturgia seguiranno l’esposizione del Santissimo Sacramento, il canto del tradizionale inno Te Deum di ringraziamento a conclusione dell’anno civile e la Benedizione eucaristica. Il servizio liturgico sarà svolto da seminaristi del Pontificio Collegio Internazionale e dai Fratelli dell’Istituto “Miles Christi”. Al termine della celebrazione, il Papa raggiungerà Piazza San Pietro per sostare in preghiera davanti al Presepe, che quest’anno è dedicato in particolare a Maria con l’aggiunta di due scene accanto a quella della Natività: l’Annunciazione e la visita di Maria ad Elisabetta, in omaggio a Giovanni Paolo II, il Papa del “Totus Tuus”, beatificato il primo maggio scorso.

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    Rinuncia

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Lublin (Polonia), presentata da mons. Ryszard Karpiński, vescovo titolare di Minervino Murge, per raggiunti limiti di età.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, l'anno orribile dei mercati.

    In cultura,un articolo del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo "Betlemme di Giudea o Betlemme di Galilea?": seguendo il filo della memoria storico-archeologica non vi sono dubbi.

    A colpi d'angelo per le vie di Roma: Paolo Portoghesi sulla diatriba interpretativa (finita quasi in pareggio) tra Bernini e Borromini.

    Compiti a casa per i media cattolici: José Maria Gil Tamayo su nuova evangelizzazione e responsabilià del sistema informativo.

    Un articolo di Angelo Paoluzi dal titolo "L'irriducibile resistenza di colui che ha pietà": riedito "Missa sine nomine" di Ernst Wiechert.

    Strategie paoline: Giulia Galeotti su Bartolomeo Puca alle prese con l'apostolo che parla di sé scrivendo ai Galati.

    I criteri della Chiesa e quelli della scienza: nell'informazione religiosa, la conferenza di Franco Balzaretti, segretario dell'Associazione dei medici cattolici italiani e membro del Comitato medico internazionale di Lourdes, su "Le guarigioni di Lourdes: tra scienza e fede".

    Il Papa vicino agli ultimi del mondo: nell'informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini a a monsignor Giampietro Dal Toso, segretario di Cor Unum.

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    Oggi in Primo Piano



    Sono 2 miliardi i cristiani nel mondo: diminuiscono in Europa, ma aumentano nelle Americhe, Asia e Africa

    ◊   Negli ultimi cento anni il numero dei cristiani nel mondo non è cambiato in percentuale rispetto alla popolazione ma è decisamente cambiata la distribuzione: netto calo in Europa, mentre in Asia si è passati dal 4% al 13% e in Africa dal 2% al 23%. Anche nelle Americhe si è registrato un aumento: del 10%. Nel mondo i cristiani sono oggi due miliardi e restano la prima religione. Sono dati pubblicati dall’ultimo Rapporto del Pew Forum sul Cristianesimo e ripresi dalla stampa oggi. Per analizzarli con uno sguardo storico, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Giandomenico Romanato, docente di Storia contemporanea e storia della Chiesa moderna e contemporanea all’Università di Padova:

    R. – Il ‘900 è stato un secolo di straordinarie rivoluzioni e di redistribuzione di popolazione; è il secolo del colonialismo, della fine del colonialismo e del post colonialismo; è il secolo del declino dell’Europa e del trasferimento di un ruolo egemonico dall’Europa al Nord America; è un secolo in cui la storia è cambiata radicalmente e rapidamente. Se quindi in questa situazione c’è stata anche una redistribuzione della popolazione cattolica - prima in grande maggioranza in Europa, oggi decisamente in maggioranza nei Paesi extra europei - non è assolutamente un dato che debba stupire, anzi…

    D. – Facciamo una riflessione, dunque, considerando questo secolo con i cambiamenti che lei ha illustrato e guardando avanti...

    R. – Oggi è in diminuzione la popolazione cattolica e probabilmente anche la fede in Europa, come non si stanca di ripetere Benedetto XVI, ma la popolazione cattolica e, probabilmente anche la fede, sono in crescita in Asia, in Africa, in America Latina, diciamo nei “nuovi continenti”. Questo deve indurre a guardare con speranza al futuro della Chiesa, anche se resta il grande problema, forse anche il dramma, del declino della vecchia cristianità europea. Il cattolicesimo non è nato in Europa, ma, di fatto, si è consolidato nella vecchia Europa, da Roma in avanti. Questo declino della Chiesa in Europa deve indurre a qualche malinconica riflessione, ma non a riflessioni che debbano far pensare ad un declino definitivo, dato che appunto altrove la Chiesa sta rapidamente e, in qualche caso, anche prepotentemente - credo soprattutto nell’Estremo Oriente asiatico - crescendo.

    D. – L’occhio della Chiesa guarda alla famiglia umana e, in questo senso, dobbiamo ricordare che la percentuale di cristiani rispetto alla popolazione mondiale è rimasta stabile…

    R. – La percentuale è rimasta stabile e deve far pensare anche alla grande persistenza del cristianesimo nel nostro tempo, di fronte alla crescita prepotente della popolazione, che è avvenuta nell’ultimo secolo, in particolare negli ultimi decenni. Davanti alla redistribuzione del potere nel mondo, il cristianesimo ha saputo riposizionarsi: dal punto di vista quantitativo e dal punto di vista dell’influenza nel mondo, con grande capacità di adattamento alle situazioni nuove. Questo deve farci ripensare anche al Pontificato di Paolo VI, che intuì questa nuova situazione. E’ Paolo VI – non dimentichiamo – che inaugura la stagione dei grandi viaggi extra europei da parte dei Papi e rinnova l’episcopato e anche il collegio cardinalizio, immettendo personale dai continenti nuovi e che, quindi, apre la Chiesa a questa nuova realtà. E’ una Chiesa che sembra, forse, anche in anticipo sui tempi della politica, che ha intuito il rinnovamento e lo ha saputo cavalcare e oggi se ne vedono i frutti.

    D. – Una riflessione sul Medio Oriente: lì, terra di Gesù, i cristiani diventano sempre più marginali per quantità…

    R. – Questa è una riflessione molto triste. Le condizioni di pericolo in cui vivono i cristiani in tutti i Paesi del Medio Oriente sono un motivo di preoccupazione e di tristezza. Anche qui, però, il problema va visto in un’ottica più ampia: è in atto una generale rivoluzione e un cambiamento degli equilibri politici in Medio Oriente, per cui c’è da sperare che i drammi di oggi siano soltanto un momento di passaggio verso una situazione di maggiore equilibrio e forse anche – si spera – di maggiore sicurezza per la cristianità di questi Paesi.

    D. – Su tutto, sui dati, sulla storia che passa, sui secoli che passano, restano le parole di Gesù: “Siate lievito nel mondo”…

    R. – Oggi il cristianesimo è lievito nel mondo, in tutto il mondo: è stato lievito per l’Europa per diciotto secoli e negli ultimi due secoli si è trasformato da lievito soltanto per l’Europa in lievito per il mondo. Quindi, credo si stia attuando esattamente la parola che aveva lanciato Gesù duemila anni fa. Oggi il cristianesimo e il cattolicesimo sono un fenomeno mondiale, mentre fino a cento anni fa, ma forse anche meno, erano un fenomeno quasi soltanto europeo. (ap)

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    Preoccupazione dell'Ue per la nuova Costituzione dell'Ungheria

    ◊   In Ungheria, via libera del Parlamento alla controversa riforma della Banca Centrale. Preoccupazione è stata espressa dall’Unione Europea, ma per il premier Orban “nessuno può intervenire nel processo legislativo del Paese”. Peraltro, nonostante le accese proteste delle opposizioni, da domani è in vigore la nuova Costituzione voluta dall’esecutivo di Budapest. Le modifiche stanno mettendo in allarme la comunità internazionale, perché restringono la libertà di stampa e limitano l’indipendenza della magistratura. Il parere del prof. Alessandro Biagini, autore di “Storia dell’Ungheria contemporanea”, intervistato da Benedetta Capelli:

    R. – Queste modifiche nascono da una sorta di deriva che c’era stata con il governo precedente. Orban, l’attuale premier, ha stravinto le elezioni sulla base di alcune parole d’ordine che vanno a rimettere in moto un certo nazionalismo. La riforma costituzionale fondamentale è che passa in seconda linea il parlamento rispetto all’esecutivo e su questo i segnali c’erano già stati perché il fatto delle limitazioni alla libertà di stampa, il fatto che il potere esecutivo accentri il controllo sugli organi di garanzia, come la magistratura, sono tutte chiare limitazioni delle libertà così come siamo abituati a concepirle. E’ chiaro che questo possa preoccupare molto, però perché tutto questo si è messo in moto? Perché un’accusa che era stata fatta al precedente governo di centro-sinistra era stata quella di avere svenduto, potremmo dire, il patrimonio nazionale. Queste riforme costituzionali portano a una radicalizzazione dell’esistente con poteri sempre più ampi. A fronte di questa estrema destra che cresce sempre di più forse il governo Orban poteva rappresentare una sorta di barriera; è presumibile che con il fallimento del governo Orban si potrebbe arrivare addirittura a un trionfo di questa estrema destra sul piano elettorale.

    D. – Secondo recenti sondaggi, l’estrema destra si attesterebbe sul 22 per cento…

    D. - Il fatto è che parlano poi a quel fondo di nazionalismo irrazionale che sta dilagando un po’ in Europa dappertutto e ovviamente in una società più piccola come quella ungherese, che si sente accerchiata da tutti questi fenomeni di globalizzazione - teniamo conto di un fatto: in Ungheria un rischio default c’è stato, c’è ancora – l’attività di questo governo, riproponendo anche alcune forme di controllo dello Stato sull’economia, che sarebbe l’esatto opposto di quello che poi dice l’Europa per certi versi, tenderebbe a mettere un freno a questo trend.

    D. - Le nuove norme che sono contenute nella nuova costituzione ungherese in un certo modo stridono con i parametri e gli accordi europei. Questo cosa può significare, che l’Ungheria a breve termine può anche considerarsi fuori dall’Europa?

    R. - Certo questo potrebbe accadere anche se ormai noi siamo abituati a considerare questa Europa, così come è oggi, quasi un dato immutabile. C’è però in positivo il fatto che queste economie europee ormai sono talmente “integrate”, che è un termine forse troppo avanzato, ma talmente legate fra di loro che è difficile che un Paese possa "andarsene per conto suo", specialmente un Paese che ha una crisi economica: se un governo facesse questo probabilmente verrebbe penalizzato poi alle successive elezioni. Però il problema delle elezioni è poi dove si rivolgono i voti degli scontenti, dei delusi. Sarebbe necessario che le classi politiche dessero risposte molto più decise e molto più chiare.

    D. – Ma ci sono all’orizzonte forze politiche in un certo senso rigenerative, nuove, alle quali il popolo ungherese può guardare con fiducia?

    R. - In questa fase mi pare difficile. E’ come se fossimo rimasti in questo limbo tra il ricordo del passato, positivo, un presente certo non accettabile, e prospettive poco allettanti per il futuro; anche perché la crisi è generale, non è solo dell’Ungheria. (bf)

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    Veglia di preghiera in Piazza San Pietro per la pace e la famiglia

    ◊   Nel segno della famiglia e della pace: appuntamento stasera, alle 23.30, in Piazza San Pietro, accanto al Presepe, per la Veglia di preghiera promossa dal Movimento dell’Amore familiare di don Stefano Tardani. L’iniziativa sarà aperta dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito del Governatorato dello Stato Città del Vaticano, e si protrarrà fino alle ore 7 di domani. Analoghi incontri si terranno in contemporanea anche all’Aquila e a Milano. Al microfono di Federico Piana, la riflessione del promotore della Veglia, don Stefano Tardani:

    R. – E’ un appuntamento tradizionale, anche dopo il cenone, anche con gli amici, a qualsiasi ora della notte, fino alle sette del mattino del primo gennaio: chi vorrà, potrà venire e troverà questo ambiente di preghiera, di raccoglimento; potrà accendere un lumino rosso davanti al Presepe ed esprimere una preghiera per la pace e l’unità nelle famiglie e anche tra i popoli. Direi che è un altro modo di iniziare il nuovo anno e in comunione spirituale con tanti fedeli, un po’ dovunque, ma uniti attorno al Presepe della Santa Famiglia in modo particolare in questa unità spirituale che tutti ci lega, in Piazza San Pietro, al centro della cristianità. Quest’anno, poi, avremo anche per la prima volta a Milano la stessa veglia: cioè, le famiglie del Movimento dell’amore famigliare, che organizzano qui a Roma, organizzano anche nella Basilica di San Lorenzo Maggiore, dove avverrà la veglia con il vescovo ausiliare mons. Mario Delpini. Per il secondo anno si svolgerà anche all’Aquila, nella chiesa degli Angeli Custodi a Paganica …

    D. – Don Stefano, per quale motivo è importante pregare per le famiglie, in questo momento storico particolare che stiamo vivendo?

    R. – Di tante necessità che si accavallano, di tutti i generi, dal punto di vista sociale, politico, economico, con le difficoltà, non dobbiamo mai perdere di vista la centralità della nostra vita, il senso della nostra vita che è l’impegno dell’amore, del dono. Il Bambino Gesù è il nostro Redentore, il Salvatore dell’umanità, che ci raccoglie tutti con attenzione, e chiedendo amore, affetto: perché questo fa un bambino. Intorno alla famiglia, alla Vergine Maria e a San Giuseppe, è un dono che Dio fa all’umanità, di ritrovare le radici della nostra vita, del nostro sentire, del nostro esistere. E questo significa abbattere un po’ le barriere e ritrovare le cose più essenziali, più importanti della nostra vita. E appunto, la dimensione spirituale della nostra vita. Ecco perché è importante ed essenziale la preghiera.

    D. – Quindi, don Stefano, per la famiglia la preghiera è fonte di vita …

    R. - … e questo è possibile soltanto se nella preghiera ritroviamo il volto di Dio che si fa uomo, che si fa vicino a noi insegnandoci a recuperare queste dimensioni umane della bontà, della gratuità, della solidarietà, della comprensione, della compassione. E vogliamo iniziare il nuovo anno con la preghiera e con la benedizione del Signore. (gf)

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    L'Agenda della Caritas romana a sostegno di progetti di solidarietà in Argentina

    ◊   È un’agenda all’insegna della solidarietà quella proposta per il 2012 dal Settore Educazione alla pace e alla mondialità della Caritas di Roma. Acquistando il taccuino per il nuovo anno tramite il sito www.caritasroma.it, si potranno, infatti, sostenere progetti solidali in Argentina. Isabella Piro ne ha parlato con Oliviero Bettinelli, direttore del Settore Educazione alla pace e alla mondialità:

    R. - È un’agenda che racconta l’esperienza di servizio civile dei ragazzi che hanno svolto lavoro in ambito internazionale e non solo, anche a Roma. Le storie di quest’agenda hanno un filo conduttore: la scoperta del rapporto con l’altro all’interno di una dinamica di servizio e di ascolto. Le storie parlano di Goma, città del Congo, dove questo tipo di problematiche emergono con molta violenza, parlano del Mozambico, parlano di esperienze di servizio a Roma; sono tutte esperienze molto significative che, con il linguaggio dei ragazzi che si avvicinano a questo tipo di problemi, comunicano freschezza e anche la profondità di chi entra in relazione con dinamiche problematiche, a volte anche molto complesse, a volte estremamente difficili da gestire, e all’interno delle quali ci si pone con un atteggiamento esclusivamente di ascolto, di accompagnamento, di compagni di viaggio.

    D. - Tradizionalmente la vostra agenda è legata ad un progetto di solidarietà: per il 2012 avete scelto la città di Salta in Argentina...

    R. - Abbiamo scelto Salta come luogo simbolo su cui operare. Lì, aiuteremo a sviluppare tre centri di aggregazione dove si svolgeranno attività, laboratori. Quindi l’obbiettivo è molto semplice: sostenere delle attività formative, a stretto contatto con le famiglie, quindi un lavoro di rete, che possa permettere poi alla comunità di ritrovarsi su altri valori che non siano quelli esclusivamente dei rapporti conflittuali.

    D. - Il vostro settore ha l’obiettivo di educare alla pace e alla mondialità: come portate avanti il vostro operato?

    R. - Soprattutto sviluppando una serie di proposte formative e di sollecitazione che, tra l’altro, quest’anno hanno anche il conforto del tema della Giornata mondiale della pace che appunto educa i giovani alla giustizia e alla pace. Quindi il settore propone attività formative: avremo proprio un incontro l’11 di gennaio sul tema della Giornata mondiale della pace e cercheremo di offrire ai ragazzi che vogliono, alcune chiavi di lettura. E poi abbiamo dei laboratori sui diritti umani, sui rapporti e sulla gestione non violenta dei conflitti, e offriamo delle esperienze di volontariato e di servizio, nelle scuole e nelle parrocchie. Cerchiamo attraverso delle esperienze concrete di entrare in relazione con il mondo giovanile, e ci auguriamo sempre che questo sia un servizio alla diocesi che possa permettere ai nostri giovani, e non solo a loro, di approfondire i temi della giustizia, della pace, dei diritti umani, della solidarietà, dell’apertura verso i problemi della mondialità.

    D. - Mondialità quindi in senso diverso dalla globalizzazione?

    R. - Mondialità come predisposizione a creare momenti di lettura dei fenomeni che partono dai poveri, da chi è più debole, dall’amore verso l’uomo, quindi vivere la globalizzazione aperti alla mondialità significa vivere la globalizzazione con una dinamica di carattere relazionale e progettuale che mette al centro l’uomo, soprattutto chi è più debole. In questo senso, le esperienze e le letture che proponiamo sono quelle dell’opzione preferenziale per i poveri e attraverso i quali siamo convinti che per i ragazzi sia un importante cammino educativo che li porta a scoprire il volto di Cristo nel povero che incontrano.

    D. - Qual è l’augurio del vostro settore per il 2012?

    R. - Ci promettiamo di far sì che la pace, l’attenzione ai diritti non diventino episodi sporadici legati a momenti particolarmente critici, ma diventino elementi con cui viviamo la nostra quotidianità di cristiani in un contesto complicato, ma che ha bisogno della nostra testimonianza, della nostra speranza. (bi)

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    Appello del cardinale Sepe contro i botti di fine anno: non trasformare un momento di gioia in tragedia

    ◊   Capodanno senza fuochi d’artificio in Italia. Diverse le ragioni dei divieti: dalla sicurezza dei cittadini passando per tutela degli animali, fino all’ambiente. A Milano la principale motivazione è lo smog oltre la soglia consentita. Resiste Napoli dove i carabinieri hanno sequestrato una grande quantità di materiale illegale. Anche il cardinale Crescenzio Sepe ha lanciato un appello ai cittadini contro l’uso pericoloso dei botti. Il servizio di Irene Pugliese:

    Oltre che di austerity, quello di quest’anno sarà un Capodanno silenzioso in Italia. Sono molte, infatti, le città che hanno vietato i tradizionali botti di fine anno. Si parte da Venezia dove è stata emessa un’ordinanza per tutelare la sicurezza dei cittadini nei luoghi aperti. Sarà proibito usare o portare con sé materiale esplodente, accendere fuochi e petardi. Pena: sequestro e confisca del materiale e una sanzione amministrativa pecuniaria. Stessa decisione anche a Torino, dove, tuttavia, il divieto è stato adottato per proteggere gli animali. Anche Bari, Modena, Lecco e Palermo hanno detto no ai fuochi di artificio. E una campagna di sensibilizzazione contro l'utilizzo dei botti illegali è partita a Napoli, dove però i carabinieri hanno già sequestrato una grande quantità di materiale. E a dirsi preoccupato per questa situazione che si ripete ogni anno è il cardinale Crescenzio Sepe arcivescovo di Napoli che, per questo, ha lanciato un appello a tutti i cittadini:

    “Ho chiesto a tutti i cittadini della diocesi, ma un po’ a tutti, di non trasformare un momento di gioia in un momento di pazzia, per evitare sofferenze in nome di questo sentimento, che deve percorrere un po’ tutti quanti noi, di amore alla vita.”

    Negli ultimi 5 anni nel capoluogo partenopeo i festeggiamenti per l’ultimo dell’anno hanno fatto registrare 350 feriti e 5 morti. Ancora il cardinale Sepe:

    “Il giorno dopo il capodanno c’è un bollettino di guerra, con feriti, morti e anche con situazioni di sofferenze che poi durano per tutta la vita. Divertirsi, certamente, è bello e anche giusto ma non bisogna farlo a scapito della vita propria e di quella altrui.”

    Differenti le motivazioni del divieto a Milano: dal 18 ottobre, infatti, è in vigore un’ordinanza antismog: oltre un certo livello di inquinamento niente fuochi d’artificio. Singolare iniziativa, invece, a Sassari dove, per evitare l’uso di botti pericolosi, l’amministrazione comunale ha pensato ad un’alternativa: distribuirà gratuitamente centinaia di lanterne volanti durante la grande festa di piazza.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui i pastori di Betlemme si recano da Maria e Giuseppe con Gesù bambino adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferiscono ciò che del bambino è stato detto loro:

    “Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Un cuore che medita e custodisce ogni avvenimento: così ci è presentata oggi la Madre del bambino Gesù. Una icona suggestiva in apertura del nuovo anno. E attorno a lei un piccolo gruppo di pastori che percorrono la strada di un itinerario di fede: hanno avuto notizia di una nascita misteriosa, si mettono in cammino, trovano davvero una famigliola poverissima con un neonato. Tornano via con il cuore gonfio di gioia e diventano i primi propagatori della novità: loro gli ultimi nella scala sociale, per primi hanno visto e al volo hanno capito di aver preso parte a qualcosa di eccezionale. Cercare, trovare, riconoscere, annunciare, gioire: tutto un itinerario di fede, un incontro trasformatore, un annuncio gioioso. Accanto alla loro gioia comunicativa, l’interiorità meditativa della madre: non per paura di comunicare la gioia - Maria lo ha già fatto nel Magnificat - ma perché i doni di Dio hanno bisogno di custodia amorosa, di riflessione meditativa, di gratitudine orante. Ecco due stili da assumere per il nuovo anno: come i pastori, pronti ad accogliere la parola del Signore che ci interpella e ci mette in cammino, anche se fosse notte, per vedere e incontrare, riconoscere e proclamare. E come Maria coltivare l’interiorità, conservare la memoria e imparare dai ricordi e dai fatti la sapienza di vita e la presenza di Dio, che opera tra noi. Buon anno a tutti voi!

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    Chiesa e Società



    Nigeria. Appello dei vescovi: esperti internazionali contro la setta islamica “Boko Haram”

    ◊   I vescovi cattolici della Nigeria hanno lanciato un appello al presidente Goodluck Jonathan affinché chiami esperti internazionali per aiutare la sicurezza locale nella lotta alla setta islamica 'Boko Haram', protagonista degli attacchi contro le chiese a Natale, con un bilancio di 49 morti, e di altri attentati che nel 2011 hanno causato centinaia di vittime. Il presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, mons. Felix Alaba Job, ha giustificato l’appello sottolineando che il gruppo islamico ha dichiarato guerra alla Nigeria. Da parte sua, il presidente nigeriano ha affermato di voler eliminare la setta islamica dei Boko Haram, estirpandola come "un cancro”. Ieri, una nuova esplosione nei pressi di una moschea di Maiduguri, nel nordest del Paese, ha causato quattro morti.

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    Egitto: i copti chiedono più sicurezza per le celebrazioni del Natale ortodosso

    ◊   Fra la comunità cristiana copta dell’Egitto sale il timore di nuovi attacchi in vista delle festività di fine anno e del Natale ortodosso (6 gennaio), dopo quelli avvenuti nel capodanno 2011 ad Alessandria e nel 2010 a Nag Hammadi (Luxor). A fomentare la tensione vi sono le continue dichiarazioni dell’esercito sulla presenza di non specificate forze esterne interessate a scatenare il caos nel Paese prima del 25 gennaio, anniversario della rivoluzione dei Gelsomini che ha portato alla caduta del sistema di potere di Mubarak. Nei giorni scorsi, Kiryllos, vescovo copto ortodosso di Nag Hammadi ha lanciato un appello al generale Tantawi, capo del Consiglio supremo dei militari (Scaf), per chiedere sicurezza durante le celebrazioni. “Ho ricevuto diverse minacce di attentati contro la mia diocesi – ha detto il presule all'agenzia AsiaNews – e ho chiesto alla polizia di proteggere la comunità”. Ieri, lo Scaf ha assicurato ai copti la massima protezione. All’appello hanno risposto anche i Fratelli musulmani, vincitori delle prime due tornate delle elezioni parlamentari, annunciando che collaboreranno con i militari nel mantenere la sicurezza intorno alle chiese copte durante le festività. È infatti ancora vivo il ricordo della notte di capodanno 2011, quando ad Alessandria un’autobomba esplose durante una messa della comunità copta, uccidendo 21 persone. A causa dell’attacco scoppiarono scontri fra cristiani e musulmani, ma è poi emerso che l’attentato era orchestrato dai servizi segreti di Habib el-Adly, ministro degli Interni del governo Mubarak. Circa un anno prima, il 6 gennaio 2010, un commando armato aprì il fuoco contro un gruppo di fedeli della chiesa di San Giovanni a Nag Hammadi, uccidendo sette persone. All’epoca la polizia aveva ignorato le ripetute richieste di protezione della comunità copta. Nessun poliziotto era di guardia al momento dell’attacco. A causa di tutto ciò i cristiani non ripongono molta fiducia nell’esercito, legato al vecchio regime. Padre Rafic Greiche, portavoce della Chiesa cattolica egiziana, sottolinea che “l’esercito pensa solo a proteggere se stesso e il proprio potere e non i valori della rivoluzione”. Un esempio di questo atteggiamento è il recente raid dei militari negli uffici di 17 organizzazioni per i diritti umani finanziate da Stati Uniti, Unione Europea e altri Paesi stranieri. Esse sono accusate di non avere i permessi per lavorare nel Paese. “I militari – afferma il sacerdote - hanno sequestrato computer, documenti e bloccato tutti i conti. Essi si sono giustificati sostenendo che queste organizzazioni finanziavano movimenti e partiti pericolosi per la stabilità del Paese”. Fra le associazioni prese di mira vi sono: la Caritas, il National Democratic Istitute (Ndi), l’International Republican Institute (Iri) e l’Arab Centre for Indipendence and Justice. Secondo padre Greiche l’esercito teme le future elezioni presidenziali del 25 gennaio e utilizza metodi forti per spegnere qualsiasi forma di dissenso. (M.G.)

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    India: nuovi attacchi anticristiani nel Karnataka durante le festività del Natale

    ◊   Per i cristiani dello Stato indiano del Karnataka il 2011 si chiude nel segno della violenza della persecuzione. Quattro nuovi attacchi di fondamentalisti indù hanno sconvolto il periodo di Natale. Il primo è proprio del 25 dicembre scorso, mentre gli altri tre sono accaduti tutti il 28 in zone diverse del Karnataka. Il numero di incidenti nello Stato sale così a 49 solo nel 2011. Secondo quanto riferisce l'agenzia AsiaNews, la sera di Natale circa 20 attivisti di un gruppo locale, il Jagaran Vedike, hanno attaccato una famiglia durante la cena. Gli indù hanno aggredito uomini, donne e bambini con pietre e bastoni, ferendoli in maniera grave e minacciandoli di morte. Molti di loro sono stati poi ricoverati in ospedale per fratture degli arti e del naso. La moglie del pastore ha riportato una grave ferita al petto. Gli attivisti sono fuggiti subito dopo le violenze, mentre la polizia ha steso un rapporto senza però avviare le indagini sugli aggressori. Il 28 dicembre si sono verificati tre diversi incidenti. A Maripalla, nel distretto di Mangalore, estremisti indù hanno dato fuoco al presepe del villaggio. I cristiani hanno denunciato subito il rogo alla polizia di Bantwal, che ha arrestato due radicali indù. Gli uomini si sono difesi sostenendo che durante le celebrazioni natalizie i cristiani praticavano conversioni forzate. A Mulky circa 20 estremisti indù a volto coperto hanno interrotto il servizio di preghiera della Chiesa pentecostale di Dio di Hebron. Armati di pietre e bastoni, gli aggressori hanno distrutto finestre, stanze e veicoli parcheggiati fuori dell’edificio. Il pastore I.D. Sanna era in casa con la moglie Sarah, i figli Prerna e Abhishek e altre cinque persone, ma sono rimasti illesi. Nel distretto di Davanagere alcuni attivisti del Srirama Sene (movimento locale di nazionalisti indù) sono entrati in casa di un fedele della Chiesa pentecostale Divyadarsana Ministry. Lì hanno malmenato il pastore Raju Doddamani e i presenti, accusandoli di praticare conversioni forzate. Poi, gli aggressori hanno chiamato la polizia di Vidyanagar, che ha portato via i cristiani per interrogarli. Ferma la condanna di Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), che parla di “una vergogna e una macchia per l’India laica e democratica”, perché “se i fondamentalisti non rispettano nemmeno il santo periodo del Natale, sono la prova che governo e autorità sono complici della persecuzione contro i cristiani. La cosa più grave – ha aggiunto Sajan K George – è che questi estremisti indù hanno perpetrato atroci violazioni dei diritti umani contro i cristiani. Soprattutto, hanno violato la loro dignità di esseri umani: invadendo la privacy delle loro case; aggredendo donne e bambini; profanando la santità della famiglia, con violenze fisiche e verbali”. Il presidente del Gcic lancia infine un appello a non lasciare impuniti questi crimini perché altrimenti “la persecuzione contro le minoranze religiose rimarrà un fatto ordinario”. La Costituzione indiana – conclude Sajan K George - sancisce che “tutte le persone hanno uguale diritto alla libertà di coscienza e di professare, praticare e diffondere la loro religione. Eppure queste violenze dimostrano lo status di cittadini di seconda classe accordato alla popolazione cristiana”. (M.G.)

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    Filippine. Messaggio di mons. Tagle: il progresso sarà autentico solo con Dio

    ◊   “Dio non è un fattore estraneo allo sviluppo autentico dell’uomo e il 2012 potrà essere un anno benedetto solo se noi poniamo la nostra speranza in lui”. È questo l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Manila, mons. Luis Antonio Tagle, nel suo messaggio ai fedeli per il nuovo anno. Il presule della più grande diocesi delle Filippine si è poi rivolto alle vittime del tifone Sendong che ha recentemente devastato le provincie settentrionali di Mindanao: “I consueti auguri per l’anno che sta per iniziare possano divenire oggi un messaggio di autentica speranza per quanti sono stati colpiti nella propria vita non solo dal tifone ma anche dall’irresponsabilità umana”. Nel consueto saluto di fine anno, ripreso dall’Osservatore Romano, mons. Tagle ha anche rivolto un pensiero “alle tante persone le cui vite sono colpite dalla povertà, dalla malattia, dalla corruzione, dalla mancanza di lavoro, dall’inadeguatezza dei servizi e dagli abusi che si compiono verso il loro ambiente”. “Se noi eliminiamo Dio nella promozione della vita e nella costruzione della società – ha detto in conclusione il presule - , ci troveremo tra le rovine causate dalle nostre azioni”. Sentimento di orgoglio e senso di autosufficienza — ha aggiunto — “sono altamente distruttivi e non possono mai costruire un mondo adatto alle creature umane”. Nel frattempo, a Cagayan de Oro, il capoluogo della regione di Mindanao settentrionale colpita dal tifone Sendong, gli insegnanti e gli studenti della Xavier University hanno dato vita all’“Operazione Tabang Sedong” in favore delle vittime della catastrofe. Si è proceduto alla raccolta di generi di prima necessità che ammontano a quasi cinque milioni di pesos (circa novantamila euro) mentre sono pervenute donazioni in denaro equivalenti a trentamila euro. Nell’operazione sono state finora assistite da parte dei milletrecento volontari oltre ventitremila famiglie che hanno perso tutti i loro beni. Il religioso gesuita Eric Garcia Velandria, che svolge il compito di coordinatore degli aiuti raccolti dall’università, ha sottolineato che “la grande passione dimostrata dai giovani studenti nel portare i primi soccorsi alle vittime ha suscitato in tutti noi una forte ammirazione”. Padre Velandria ha anche sottolineato l’importante ruolo svolto dai siti della rete virtuale per aumentare la comunicazione tra i soccorritori e le vittime di questa tragedia. A Iligan, invece, la seconda località di Mindanao maggiormente colpita dal tifone, il vescovo Elenito Galido ha inviato un messaggio ai suoi fedeli per chiedere di compiere un grande sforzo di solidarietà verso le vittime delle devastanti piogge e di agire con coerenza cristiana per difendere l’ambiente naturale da ulteriori distruzioni. Per il presule, la deforestazione selvaggia e lo sfruttamento indiscriminato delle ricchezze del sottosuolo hanno amplificato i danni causati dalle forti precipitazioni. (M.G.)

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    Filippine: emergono interessi economici nell’omicidio di padre Tentorio

    ◊   La forte opposizione a un progetto idroelettrico nella zona del fiume Pulangui potrebbe essere costata la vita a padre Fausto Tentorio, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), ucciso lo scorso ottobre nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali. Ad asserirlo è il colonnello Leopoldo Galon, portavoce di un’unità militare di Mindanao, riferendo la confessione del presunto assassino, Jimmy Ato, arrestato ieri prima dell’alba da agenti dei servizi segreti, in un villaggio nei pressi di Arakan. “I presunti mandanti potrebbero essere ricchi proprietari terrieri di Arakan che traggono benefici dai progetti idroelettrici” ha detto il colonnello citato dall'agenzia Misna. “Progetti invisi a padre Tentorio e alle organizzazioni di popoli indigeni a fianco delle quali lavorava, oltre che a gruppi di sinistra” ha aggiunto il militare. Padre Peter Geremia, un confratello di padre Tentorio, definisce come uno “sviluppo positivo” l’arresto di un sospettato e ritiene che il prossimo passo “sia quello di capire chi sono i mandanti dell’omicidio e chi sta cercando di insabbiare il caso”. Padre Tentorio, 59 anni, da oltre 32 nelle Filippine, è stato ucciso il 17 ottobre scorso all’uscita dalla casa parrocchiale di Akaran, nella diocesi di Kidapawan (provincia di Nord Cotabato). Stava per andare a Kidapawan a un incontro con altri esponenti del clero locale quando un uomo, con il volto coperto da un casco, si è avvicinato e lo ha ucciso a colpi di pistola prima di fuggire e raggiungere un complice che lo aspettava in moto. Jimmy Ato sarebbe stato identificato da testimoni. (M.G.)

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    Berlino: dalla Comunità di Taizé aiuti per la Corea del Nord

    ◊   Respiratori automatici, sterilizzatori, materiali chirurgici, sfigmomanometri, bende e molto altro: sono gli aiuti che i giovani della Comunità di Taizé, riuniti a Berlino per il tradizionale Incontro europeo, hanno raccolto a favore della Corea del Nord. Un gesto di solidarietà le cui origini risalgono al 1998: in quell’anno, la Comunità di Taizé inviò nel Paese asiatico 260 tonnellate di farina e 120 tonnellate di pasta per aiutare la popolazione, colpita da una grave carestia. “La solidarietà non può fermarsi davanti alle nostre porte - ha detto ai giovani il priore di Taizè, Frère Alois – ed è per questo che noi compiamo tutti insieme, in questi giorni, tale gesto verso la popolazione coreana”. “Da molti anni – ha continuato Frère Alois – noi possiamo compiere un’azione umanitaria per questo Paese diviso che ci sta a cuore. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito con apparecchi medici o medicinali che saranno poi distribuiti, grazie alla Croce Rossa di Pyongyang, nelle regioni rurali del Paese”. L’incontro europeo dei giovani, a carattere ecumenico, è chiamato “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” ed ha avuto inizio il 28 dicembre per concludersi il 1.mo gennaio. Avviato nel 1978 dal fondatore di Taizé, Frère Roger Schutz, l’evento ha raggiunto quest’anno la 34.ma edizione, ospitata per la prima volta a Berlino, su invito delle Chiese cattolica e protestante e del Comune berlinese. L’incontro presenta una forte accentuazione sull’unità dell’Europa. Secondo le prime stime, sono 30mila i ragazzi presenti. (I.P.)

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    Congo: torna a trasmettere Radio Veritas dopo la chiusura imposta dalle autorità

    ◊   Radio Veritas della diocesi di Kabinda, principale emittente della provincia congolese del Kasai Orientale, ha ripreso a trasmettere lo scorso 28 dicembre. L’emittente è tornata a lavorare dopo la chiusura imposta delle autorità locali alla vigilia di Natale, con la falsa accusa di aver ospitato in trasmissione alcuni esponenti dell’opposizione che avrebbero incitato all’odio. “Abbiamo lottato, ci siamo rivolti a tutte le istanze distrettuali” ha detto all'agenzia Misna, Norbert Mervilde, il direttore della Radio. Radio Veritas è “l’unica radio indipendente della zona, esiste da 12 anni, e la sua chiusura ha suscitato un forte malcontento tra la popolazione” ha aggiunto Mervilde, raggiunto telefonicamente presso la sede della Radio a Kabinda, circa 150 chilometri da Mbuji-Mayi, capoluogo della provincia caposaldo del partito di opposizione Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps). Altre accuse contro la radio riguardano la diffusione di informazioni relative alle elezioni, che possono essere state ritenute scomode per il presidente Joseph Kabila e i suoi alleati. “Da tempo eravamo nel mirino delle autorità, ci aspettavamo qualcosa” ha sottolineato Merville. Radio Veritas lavora in partenariato con l’emittente Radio Okapi – che secondo fonti della Misna avrebbe anch’essa ricevuto minacce – e con la Radio Vaticana. I suoi impianti funzionano esclusivamente grazie all’energia solare. Nell’area opera un’altra radio, di cui è titolare il ministro dell’Interno Adolphe Lumanu. (M.G.)

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    Appello della Croce Rossa per far fronte alla carestia in Mauritania

    ◊   Entro gennaio 2012 , 1,2 milioni di mauritani potrebbero patire la fame “in assenza di azioni urgenti adeguate”. L’allarme è stato lanciato dalla Federazione internazionale della Croce rossa e della Mezzaluna rossa (Ifrc), con sede a Ginevra, che ha rilevato il raddoppio, tra luglio e novembre, del numero di persone colpite dalla carestia in Mauritania, per un totale di circa 830.000 individui. Per questo motivo l’organizzazione chiede ai donatori 1,75 milioni di euro di aiuti per attuare misure urgenti. Nel comunicato dell’Ifrc si legge di “raccolti insufficienti combinati a prezzi in aumento che stanno riducendo la capacità di un gran numero di persone a provvedere alla propria sicurezza alimentare”. Sul terreno, il responsabile della Mezzaluna rossa in Mauritania, Ould Raby, riferisce alla Misna che “in diverse aree rurali la crisi è già in atto e dobbiamo agire proprio ora, prima che la situazione precipiti, come già accaduto negli ultimi mesi nel Corno d’Africa”. Dopo la grave carestia che a partire dall’estate ha colpito l’est africano, in particolare Somalia e Kenya, nelle ultime settimane è la situazione alimentare del Sahel a destare preoccupazione degli operatori umanitari. L’organizzazione cattolica Caritas Internationalis ha di recente riscontrato “diminuzioni localizzate ma molto alte delle produzioni agropastorali”, soprattutto in Niger, Mali e Burkina Faso, Paesi dove i prezzi dei principali cereali – miglio, sorgo, granoturco e riso – hanno già registrato aumentati dal 12 al 30%. Per il Fondo Onu per l’Infanzia (Unicef), nel 2012 nei Paesi del Sahel almeno un milione di bambini saranno afflitti da malnutrizione acuta. Da ottobre Organizzazioni non governative, Onu e altri organismi sono mobilitati al fianco dei governi dei Paesi a rischio per evitare che si ripeta la crisi alimentare del 2009-2010, che ha colpito 10 milioni di persone, e le ‘sommosse della fame’ del 2008. (M.G.)

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    Onu: il 2012 Anno Internazionale delle Cooperative

    ◊   Guarda alla riduzione della povertà e all’integrazione sociale la scelta delle Nazioni Unite di dichiarare il 2012 “Anno Internazionale delle Cooperative”, all’insegna del motto “Le imprese cooperative costruiscono un mondo migliore”. Con l’iniziativa si intende divulgare la specificità delle cooperative - in cui imprenditori-lavoratori orientano la produzione di beni e servizi alle esigenze delle collettività e del territorio - promuoverle nei confronti delle istituzioni e di altre realtà economiche e sociali e diffonderne la conoscenza presso il grande pubblico. Lo “spirito cooperativo” è ben rappresentato dal logo dell’ “Anno”, che propone sette figure nell’atto di sollevare un cubo di grandi dimensioni ed evoca i principi stessi del movimento cooperativo: adesione volontaria e aperta; controllo democratico dei membri; partecipazione economica; autonomia e indipendenza; istruzione, formazione e informazione; cooperazione; preoccupazione per la comunità. Dai materiali di sussidio elaborati in vista dell’ “Anno” emerge il grande potenziale delle cooperative a vantaggio dello sviluppo socio-economico e del raggiungimento degli Obiettivi del Millennio; è in particolare da rilevare il loro ruolo nella promozione dello sviluppo rurale, nel miglioramento generalizzato del livello di vita e nel sostegno della sussidiarietà. Per lo spiccato senso di responsabilità sociale, l’attenzione ai valori democratici e agli altri elementi che ne caratterizzano il funzionamento, le cooperative costituiscono un modello di impresa sostenibile per i giovani, invitati a prendere parte attiva alle manifestazioni dell’ “Anno” e ad acquisire familiarità con la formula cooperativa, elemento fondamentale di coesione sociale. Lanciata al Palazzo di Vetro il 31 ottobre 2011, l’iniziativa delle Nazioni Unite prevede nei prossimi mesi un articolato programma di eventi, tra i quali figurano riunioni continentali di cooperative, progetti editoriali di formazione per giovani e bambini, esposizioni ed emissioni filateliche e numismatiche. (A cura di Marina Vitalini)

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    Al via la presidenza danese del Consiglio dell'Unione Europea

    ◊   La Danimarca assume la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, incarico che esercita per la settima volta dal suo ingresso a Bruxelles nel 1973. Nell’ambito di quanto previsto dal Trattato di Lisbona, Copenaghen lavorerà in stretto contatto con la leadership precedente e con quella successiva, proseguendo l’attuazione del programma operativo disposto dal trio di presidenze polacca, danese e cipriota per il periodo dal 1° luglio 2011 al 31 dicembre 2012. In un momento di crisi, tensioni e difficoltà, la Danimarca si trova a dover affrontare il compito di rinsaldare l’unità dell’Europa e di dimostrare concretamente ai cittadini del vecchio Continente il valore e la necessità della cooperazione tra Stati membri. Il rafforzamento della disciplina di bilancio, cui mira anche il recente accordo comunitario sul patto fiscale, si rispecchia nelle quattro priorità di fondo del semestre danese: responsabilità, dinamismo, ecologia e sicurezza dell’Europa e per l’Europa. L’obiettivo di assicurare un’economia europea più responsabile implica in primo luogo l’attuazione delle misure necessarie per consolidare le finanze pubbliche e realizzare le riforme; verranno anche rinforzati i meccanismi di supervisione e regolamentazione del settore finanziario allo scopo di prevenire crisi finanziarie nel futuro. Il rilancio della crescita e dell’occupazione ha un ruolo preminente nel favorire l’uscita dalla crisi; in tale prospettiva è fondamentale sviluppare al meglio il potenziale del Mercato Unico, provvedere alla sua digitalizzazione e rendere il commercio elettronico più semplice e sicuro. Per quanto riguarda la difesa dell’ambiente, la nuova leadership europea stabilirà un’agenda propositiva per la promozione di una crescita verde e sostenibile, senza aumenti nei consumi di risorse e di energia, con una migliore efficienza energetica e mediante un uso più ampio di energie rinnovabili. Sul piano del quarto obiettivo, Copenaghen si adopererà per garantire la sicurezza dei cittadini europei, risolvere i problemi transfrontalieri, combattere la criminalità internazionale e il terrorismo; l’impegno mirerà inoltre ad un efficace funzionamento del sistema comune europeo di asilo e ad una più forte collaborazione Schengen, al fine di conseguire un controllo più sicuro alle frontiere esterne dell’Ue. Un altro compito importante concerne il processo di allargamento dell’Ue, che vedrà la presidenza danese continuare i negoziati con la Turchia e l’Islanda, aprire in giugno le trattative con il Montenegro e accordare in febbraio lo status di “candidato” alla Serbia, in linea con le conclusioni del Consiglio Europeo di dicembre 2011. (M.V.)

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    Malta: dedicata ai migranti la riflessione natalizia della Chiesa locale

    ◊   “Cari migranti”: inizia così il messaggio che, in occasione del Natale e del Nuovo Anno, mons. Paul Cremona, arcivescovo di Malta, ha scritto idealmente a tutti coloro che sbarcano sulle sponde dell’isola, punto cruciale del Mediterraneo per chi lascia il proprio Paese in cerca di un futuro migliore. Nel breve testo, il presule sottolinea che anche “il Figlio di Dio è, per così dire, ‘emigrato’ dal Padre per venire in mezzo agli uomini”. In questo senso, mons. Cremona dice ai migranti: “Voi avete compiuto un viaggio simile e ci sono alcuni aspetti, nella vita di Gesù, che richiamano le vostre vite”, perché in entrambi i casi “il punto di partenza è un’esperienza di povertà”. Ma naturalmente, continua il presule, c’è anche una differenza sostanziale: “Molti migranti sono stati costretti a lasciare il proprio Paese perché vivevano in povertà. Gesù, invece, che viveva nella piena gloria del Padre come Figlio di Dio, è venuto sulla Terra proprio per vivere in povertà come noi”. Quindi, mons. Cremona afferma: “Molti emigranti partono per altre nazioni in cerca di una vita migliore per sé e per le loro famiglie” e “bisogna ringraziare Dio quando ci riescono”, poiché “Gesù è venuto tra noi per il nostro bene”. Il Natale, allora, conclude il presule, sia un momento di “ringraziamento al Signore per tutto ciò che ha fatto per noi”, ma sia un periodo “di pace e di felicità”, insieme ad un Nuovo Anno “colmo della provvidenza e delle benedizioni di Dio”. (I.P.)

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    Mauritius: la pace al centro della Messa del primo gennaio nella diocesi di Port Louis

    ◊   “Costruire la pace attraverso il bene comune”: su questo tema rifletterà domani la diocesi di Port-Louis, in Mauritius, nella Messa del 1.mo gennaio 2012. La celebrazione coinciderà con la Giornata mondiale della pace ed avrà luogo nella Chiesa di san Francesco Saverio; a presiederla sarà il vescovo locale, mons. Maurice Piat, mentre l’omelia sarà pronunciata da padre Jean-Maurice Labour, vicario generale. Come anticipato dal sito Internet della diocesi, il presule porrà al centro della sua riflessione la questione degli alloggi: “Vogliamo dialogare con le autorità – spiega padre Labour – riguardo ai principi da rispettare nell’elaborazione di progetti degli alloggi popolari. Il nostro obiettivo è di far sì che tali iniziative non finiscano per creare nuove sacche di esclusione sociale o potenziali focolai di violenza per il futuro”. “Costruire la pace di domani – conclude il vicario generale – dipende dalle nostre scelte di oggi”. Una visione, quella della pace come “costruzione attiva” dell’uomo, mutuata dal messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2012: in esso, infatti, il Papa sottolinea che “la pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire”. “Per essere veramente operatori di pace – continua il Santo Padre - dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti”. Infine, qualche dato: al termine dell'anno 2007, la diocesi di Port-Louis contava 278.251 battezzati su una popolazione di 1.143.069 persone, corrispondenti al 24,3% del totale. (I.P.)

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    Giappone: tornate in vendita migliaia di Bibbie 'scampate' allo tsunami

    ◊   Migliaia di Bibbie 'scampate' allo tsunami che l’11 marzo 2011 ha sconvolto il Giappone sono tornate in vendita. Il testo sacro, dicono gli acquirenti, “aiuta a dare una risposta alla peggiore tragedia degli ultimi 10 anni”. E il fatto che siano le uniche superstiti di una casa editrice spazzata via dal mare le rende ancora più preziose. Ofunato, nella provincia di Iwate, è stata distrutta al 60% dallo tsunami che ha provocato un terremoto e la conseguente falla nella centrale nucleare di Fukushima. Qui vive da decenni il dottor Haratsugu Yamaura, cattolico di 71 anni, che da quando è andato in pensione si è impegnato a tradurre la Bibbia in Kesen-go, il dialetto parlato nelle regioni della costa nord-orientale del Giappone. Dopo aver visto la distruzione di Ofunato – che il dottor Yamaura definisce “la peggiore crisi dopo la II Guerra mondiale – i cattolici del posto hanno chiesto al medico: “Kamisamansuu, kamisamansuu, nashite oreadogoo, misute yaryashitare?”. Si tratta di un passo tratto da Matteo 27:46 e tradotto nel loro dialetto: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”. Ora però il piccolo miracolo delle Bibbie sta dando una risposta. I testi erano infatti stampati dalla E.Pix, una piccola casa editrice locale. Tre giorni dopo l’assalto dell’onda anomala - riferisce l'agenzia AsiaNews - Masaya Kumagai, editore e presidente del gruppo, è tornato nella sede: tra i calcinacci ha trovato 3mila copie ancora in buono stato, che ha portato via per farle asciugare al sole. Ora, grazie ai proventi delle vendite, pensa di poter rimettere in piedi la E.Pix. In un primo momento l’editore voleva venderle a prezzo scontato, dati i danni subiti. Ma Masahiro Kudo, vice direttore della Fondazione del Museo della Letteratura Ayako Miura [scrittrice nipponica nota per le sue opere tratte da temi cristiani] ha insistito per comprarle a prezzo pieno: “Sono copie molto preziose. Dimostrano l’amore di Dio per i sopravvissuti”. Spinto dal passaparola, Kumagai ha iniziato la vendita online. Mizue Takahashi, residente a Tokyo di 70 anni, ne ha comprata una: “La copia era ancora umida, quando l’ho ricevuta. Mi ha aiutato a comprendere lo tsunami e a dare delle risposte per il dolore che ha provocato al nostro Paese”. Grazie al numero crescente di acquirenti, l’editore è stato in grado di pagare gli stipendi nonostante il dramma. Ora spera di ricostruire la sua azienda. (R.P.)

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    Si è spento don Luigi Verzé, fondatore dell'Ospedale San Raffaele

    ◊   Il fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano, don Luigi Verzé, è morto oggi a Milano, per una crisi cardiaca. Secondo il portavoce del noscocomio, il fondatore del San Raffaele aveva una situazione cardiaca “compromessa” e già un anno fa, era stato necessario un ricovero nell’unità coronarica dell’ospedale dove stamane è deceduto. Don Verzé si è sentito male nella notte e verso le 2.30 è stato ricoverato. Poi, alle 7.30 il decesso. Sempre secondo il portavoce, “nelle ultime settimane l’acuirsi di un certo tipo di tensione in una persona non più giovane può aver aggravato le sue condizioni di salute”. I funerali si svolgeranno lunedì 2 gennaio nel suo paese natale, Illati, in provincia di Verona. La morte di don Verzé comunque non ferma l’asta avviata dopo la pesante crisi finanziaria in cui il San Raffaele è precipitato. Un miliardo e mezzo i debiti accumulati dal gruppo. Stamani alle 12 sono state aperte le buste ricevute dal notaio. Prossimo appuntamento sarà il 5 gennaio in cui si valuteranno eventuali proposte di rilancio da parte dei candidati e il 10 gennaio il San Raffaele deciderà se esercitare il suo diritto di prelazione. Tanti, e con sfumature diverse, i commenti che stanno arrivando in queste ore, ma tutti chiedono che non sia disperso il patrimonio scientifico e di cura rappresentato dalla Fondazione San Raffaele del Monte Tabor. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Iran rinvia i test missilistici nel Golfo e apre ai colloqui sul nucleare

    ◊   L’Iran potrebbe riprendere i colloqui con la comunità internazionale sul suo controverso programma nucleare. La notizia, diffusa stamattina da Teheran, ha incontrato un cauto ottimismo da parte dell’Unione Europea. Intanto, sembra diminuire la tensione tra Iran e Stati Uniti nello Stretto di Hormuz che la Repubblica islamica minaccia di chiudere. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    A riportare la calma, il rinvio dei test missilistici iraniani nell’ambito delle esercitazioni militari in corso nella zona del Golfo, in programma inizialmente per oggi. In mattinata, i vertici della Marina militare di Teheran hanno fatto sapere, sebbene non ufficialmente, che se ne riparlerà nei prossimi giorni, smentendo peraltro notizie di lanci già effettuati riportati da organi di stampa. Quel che è certo è che la mossa – dopo la minaccia di chiudere lo Stretto, e quindi il passaggio di petrolio verso il resto del mondo – ha creato nuove preoccupazioni in seno alla comunità internazionale e soprattutto sul fronte americano. Oggi, inoltre, la Repubblica islamica sembra voler giocare un’altra carta dicendosi pronta a riprendere il dialogo con l’Occidente sul suo programma nucleare. Presto, secondo l’ambasciatore iraniano in Germania, il capo negoziatore di Teheran invierà una lettera all’alto rappresentante per la politica estera dell'Unione Europea, Ashton, per manifestare proprio l’intenzione di riprendere i colloqui. Via libera da parte di Bruxelles a patto, però, che l’Iran non ponga precondizioni. In una nota, la diplomazia europea afferma di guardare con favore a discussioni significative su misure capaci di creare fiducia reciproca. Tuttavia, in sintonia con gli Stati Uniti, si procede su un doppio binario. Infatti, resta aperta la strada delle nuove sanzioni economiche, che potrebbero arrivare già a fine gennaio, prendendo di mira soprattutto le esportazioni di petrolio iraniano.

    Siria
    E' è salito ad almeno una trentina di vittime il bilancio della repressione delle ultime 24 ore in Siria, ad opera delle forze di sicurezza. Gli osservatori della Lega Araba, presenti durante le manifestazioni antigovernative di ieri a Damasco, hanno assicurato alla folla che riferiranno delle violenze rilevate sul terreno e che il loro ruolo non è quello di deporre il presidente Bashar al Assad. Intanto, si compatta il fronte dell’opposizione, dopo mesi di trattative: il Comitato nazionale per il cambiamento democratico, con sede in Siria, ha annunciato il raggiungimento di un accordo politico con il Consiglio nazionale siriano, la principale forza antigovernativa all’estero.

    Pakistan
    E' arrivato a 15 vittime il bilancio dell’attentato di ieri a Quetta, capitale della provincia del Belucistan, nel Pakistan sudoccidentale. Oggi, la polizia ha comunicato il ritrovamento di altri sette cadaveri tra le macerie lasciate dall'esplosione di un'autobomba. I feriti ammontano a circa una cinquantina.

    Iraq
    Migliaia di iracheni ieri in piazza a Baghdad per celebrare il ritiro delle truppe statunitensi dal Paese, dopo circa nove anni, e proprio nel giorno del quinto anniversario dell’impiccagione di Saddam Hussein. La tensione nel Paese del Golfo rimane comunque fortemente instabile.

    Germania-Francia
    Economia in primo piano oggi nei messaggi di auguri che i capi di Stato e di governo dei Paesi europei pronunceranno stasera. Secondo anticipazioni il cancelliere tedesco, Angela Merkel, dirà che il 2012 si preannuncia difficile ma che i tedeschi hanno buoni motivi per essere fiduciosi. Alle 19, il presidente francese, Nicolas Sarkozy, terrà il suo ultimo discorso del suo mandato, a quattro mesi dalle elezioni presidenziali che si preannunciano difficili per lui.

    Spagna
    Situazione economica è spinosa anche per la Spagna. Il 2011 termina con un deficit pubblico pari all’8%, superiore di due punti rispetto alle stime fatte dal precedente governo Zapatero. Ad annunciarlo è stato il nuovo esecutivo di centro-destra guidato da Mariano Rajoy, che ieri ha presentato il primo pacchetto di misure per riordinare i conti pubblici.

    Bosnia-Erzegovina
    Via libera al nuovo governo in Bosnia-Erzegovina. I due maggiori partiti hanno trovato un accordo dopo un anno di tensioni politiche. Felicitazioni sono state espresse dal Consiglio d’Europa, che ha avuto un ruolo attivo durante i colloqui tra le parti. L’auspicio di Strasburgo è che l’esecutivo e il parlamento della Bosnia Erzegovina possano adottare presto delle leggi capaci di portare il Paese nel processo di integrazione europea.

    Somalia
    Medici Senza Frontiere ha deciso di ritirare il proprio personale straniero dall’Ospedale di Mogadiscio, in Somalia, dopo l’uccisione di due suoi operatori. Sul fronte della pirateria, il comandante della nave italiana "Ievoli", catturata nei giorni scorsi nel Golfo dell’Oman, durante un colloquio telefonico con la compagnia Marnavi ha rassicurato che l’equipaggio sta bene. Il tema dei pirati sarà al centro di un conferenza internazionale che si svolgerà il 9 e 10 gennaio prossimi a Nairobi, in Kenya.

    Thailandia
    Cresce in Thailandia il bilancio delle vittime delle violente inondazioni, che hanno colpito negli ultimi mesi il Paese. Secondo le ultime informazioni del governo, 813 persone sono morte e altre tre restano disperse. Intanto, lentamente, si stanno ritirando le acque nella maggior parte delle regioni colpite dalle piogge monsoniche.

    Cina-influenza aviaria
    Dopo un lungo silenzio, l’influenza aviaria torna ad uccidere. Un uomo è morto in Cina nella provincia meridionale del Guangdong a causa del ceppo più letale, l'H5N1. La vittima, un autista di autobus di 39 anni, è deceduto una settimana dopo essere stato ricoverato con i sintomi del virus.

    Cile
    Sono saliti a 11 mila gli ettari distrutti dalle fiamme nel parco Torres del Paine, nella Patagonia. Il presidente del Cile, Sebastian Pinera, ha decretato lo stato di calamità, chiedendo aiuti internazionali per far fronte al rogo alimentato da raffiche di vento fino a 120 km orari. (Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 365

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.