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Sommario del 30/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Le parole di Benedetto XVI sulla famiglia, via della Chiesa
  • A Madrid, grande festa delle famiglie. Il cardinale Rouco presiede una Messa a Plaza de Colón
  • Rinunce e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto, ronde islamiche a difesa delle chiese. Mons. Mina: il fanatismo si vince arginando ignoranza e povertà
  • Primavera araba. P. Samir: musulmani e cristiani insieme per democrazia e diritti
  • Rapporto Fides sugli operatori pastorali uccisi nel 2011: 26 vittime in tutto il mondo
  • L'Onu proclama il 2012 Anno internazionale dell'energia sostenibile
  • Don Zappolini, il prete minacciato per il suo presepe pro-immigrati: accoglierli è civiltà
  • Le ricerche dell'Enea sulla Sindone. Padre Pascual: strada lunga ma passo in avanti verso l'autenticità
  • Chiesa e Società

  • Nigeria: domani Giornata di preghiera e digiuno per le vittime degli attacchi alle chiese
  • Il presidente nigeriano Jonathan e i leader religiosi uniti contro il terrorismo
  • India: il governo non riesce a far passare la legge anticorruzione
  • Senegal: aperte le celebrazioni per il 50.mo delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede
  • Vietnam: suore di Ho Chi Minh City portano agli anziani soli l'amore di Cristo
  • Incontro mondiale delle famiglie: la Chiesa di Milano prepara l’accoglienza
  • Docenti italiani di teologia riuniti per riflettere sull’eredità del Vaticano II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: 8 morti, prosegue la repressione nonostante gli osservatori della Lega Araba
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Le parole di Benedetto XVI sulla famiglia, via della Chiesa

    ◊   La Chiesa festeggia oggi la Santa Famiglia di Nazareth, modello per tutte le coppie cristiane. “La famiglia – ha detto il Papa nell’ultima udienza generale di quest’anno – è Chiesa domestica e deve essere la prima scuola di preghiera”. Alla bellezza della famiglia e alla centralità della sua testimonianza per una rinnovata evangelizzazione, il Papa ha dedicato numerose riflessioni in questo anno che si va chiudendo. Ne riproponiamo alcune nel servizio di Alessandro Gisotti:

    La famiglia è “via della Chiesa”: è la bella e forte immagine che Benedetto XVI ha utilizzato nel discorso alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, tenutosi lo scorso primo dicembre. Come fin dai primi passi del suo Pontificato, anche quest’anno il Papa ha dedicato una particolare attenzione all’istituto familiare, piccola chiesa domestica chiamata ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione:

    “Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana”. (Discorso al Pontificio Consiglio per la Famiglia, 1 dicembre 2011)

    Nell’anno in cui si è celebrato il 30.mo anniversario della Familiaris Consortio del Beato Karol Wojtyla, il Papa ha dunque ribadito che la famiglia è chiamata ad un nuovo protagonismo nella vita della Chiesa e della famiglia:

    “La famiglia cristiana, nella misura in cui, attraverso un cammino di conversione permanente sostenuto dalla grazia di Dio, riesce a vivere l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo lo splendore di Cristo e la bellezza della Trinità divina”. (Discorso al Pontificio Consiglio per la Famiglia, 1 dicembre 2011)

    La Chiesa, ha ricordato il Papa, si prepara al grande Incontro mondiale delle Famiglie, in programma il prossimo anno a Milano. E, intanto, il Pontefice ha vissuto quasi un anticipo di questo grande evento ecclesiale, con la visita a Zagabria per la Giornata mondiale delle famiglie cattoliche croate, nel giugno scorso. In tale occasione, il Papa ha esortato le famiglie a difendere la vita e a mostrare la bellezza dell’amore coniugale:

    “Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità! L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro, così come il rispetto della morale naturale libera la persona, anziché mortificarla! Il bene della famiglia è anche il bene della Chiesa”. (Messa a Zagabria, 5 giugno 2011)

    E il Papa si è soffermato, quest'anno, anche sulla teologia del corpo nella vita della coppia cristiana. Ricevendo i membri del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia, il Pontefice ha sottolineato che il vero fascino della sessualità nasce dalla grandezza degli orizzonti schiusi dall’amore di Dio:

    “E’ nella famiglia che l’uomo scopre la sua relazionalità, non come individuo autonomo che si autorealizza, ma come figlio, sposo, genitore, la cui identità si fonda nell’essere chiamato all’amore, a riceversi da altri e a donarsi ad altri”. (Discorso all’Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia, 13 maggio 2011)

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    A Madrid, grande festa delle famiglie. Il cardinale Rouco presiede una Messa a Plaza de Colón

    ◊   Nella festa della Santa Famiglia di Nazareth, migliaia di famiglie e decine di vescovi sono oggi a Madrid per una solenne celebrazione, presieduta nel pomeriggio dal cardinale arcivescovo, Antonio María Rouco Varela. La Messa, che si celebra a Plaza de Colón, è preceduta da un momento di animazione, preghiera e testimonianze, con inizio alle 14.30. E’ previsto l’invio di un Messaggio del Papa ai partecipanti alla celebrazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Le famiglie di Spagna si incontrano a Madrid per un momento di festa e di ringraziamento a Dio. Quest’anno, l’evento – che si è svolto per la prima volta nel 2007 – ha un orizzonte internazionale. Vi partecipano, infatti, anche famiglie e fedeli di Paesi europei, in preparazione all’Incontro Mondiale delle Famiglie del prossimo anno a Milano. In un messaggio per l’occasione, il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio Maria Rouco Varela, invita tutti i fedeli a ringraziare il Signore per il dono della famiglia. L’edizione 2011 della Festa delle famiglie spagnole si incentra particolarmente sulla gratitudine dei giovani verso i genitori da cui hanno ricevuto il dono della vita e della trasmissione della fede. Sull’importanza della famiglia cristiana, soprattutto in questo tempo di crisi, ascoltiamo il vescovo Juan Antonio Reig Pla, presidente della Commissione per la famiglia e la vita dell’episcopato spagnolo, intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione dell’odierna giornata:

    “Estamos convencidos…
    Siamo convinti che la famiglia cristiana è la risposta alla crisi di umanità che stiamo vivendo. E siamo convinti che la crisi che sta vivendo in particolare la Spagna necessiti di famiglie che possano custodire il dono della vita umana, custodire l’amore coniugale e da qui aprirsi nella generosità verso le persone che stanno soffrendo per differenti ragioni a causa di questa crisi”

    E grande è la partecipazione alla Festa della famiglia da parte dei giovani che, quest’estate, hanno vissuto intensamente la Gmg di Madrid con Benedetto XVI. Per rinnovare la gioia di quelle giornate indimenticabili, alcuni giovani europei – all’inizio della Messa – intronizzeranno l’immagine della Madonna dell’Almudena, Patrona della capitale spagnola e del raduno mondiale della gioventù. Inoltre, la celebrazione eucaristica sarà preceduta dall’esecuzione di brani musicali da parte dell’Orchestra e del Coro della Gmg e dell’Orchestra Sinfonica del Cammino Neocatecumenale.

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    Rinunce e nomine

    ◊   In Honduras, Benedetto XVI ha eretto la nuova diocesi di La Ceiba, per dismembramento della diocesi di San Pedro Sula, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Tegucigalpa, e ha nominato primo vescovo della nuova diocesi di La Ceiba padre Michael Lenihan, dell’Ordine dei Frati Minori, già vicario generale e parroco nella diocesi di Comayagua in Honduras. Il neo presule, 60 anni, ha compiuto gli studi filosofici presso l’Università Nazionale di Galway, in Irlanda, e quelli teologici a Roma, presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino e la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote, ha ricoperto tra gli altri più volte gli incarichi di guardiano e parroco. Appartiene alla Provincia Francescana dei Frati Minori di America Centrale e Panamá.

    La nuova diocesi di La Ceiba ha una superficie di 4.640 Kmq e una popolazione di 548 mila persone. I cattolici sono circa 400 mila, suddivisi in 11 parrocchie con 6 sacerdoti diocesani, 15 religiosi, un sacerdote fidei donum, 8 seminaristi e una quarantina di religiose. La chiesa parrocchiale San Isidoro Labrador di La Ceiba è la Cattedrale della nuova diocesi.

    In Argentina, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Isidro, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Alcides Jorge Pedro Casaretto. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Óscar Vicente Ojea, finora coadiutore della medesima diocesi.

    In Canada, Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Valleyfield mons. Noël Simard, finora ausiliare di Sault-Sainte-Marie. Il 64.enne presule, originario dell’arcidiocesi di Québec, ha compiuto gli studi dapprima nel Seminario Minore e poi in quello Maggiore di Québec, ottenendo il Baccalaureato e quindi il Master in Teologia presso l’Università di Laval. Ordinato sacerdote, ha esercitato il ministero pastorale come viceparroco per poi essere inviato a Roma a perfezionare gli studi di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito il Dottorato. Rientrato in diocesi, è stato segretario-animatore della Regione pastorale di Laurentides e parroco, quindi docente alla Saint-Paul University di Ottawa, divenendo direttore del Centro di Etica della medesima Università. È membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita.
    Nel 2008, è stato nominato ausiliare di Sault-Sainte-Marie.

    Il Papa ha nominato prelati uditori del Tribunale della Rota Romana i sacerdoti Davide Salvatori, finora vicario giudiziale aggiunto presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Flaminio, e don Markus Graulich, S.D.B., finora promotore di giustizia Sostituto presso il Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

    Benedetto XVI ha nominato difensore del Vincolo Sostituto del Tribunale della Rota Romana mons. Francesco Viscome, finora notaio del medesimo Tribunale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, il rafforzamento dell'alleanza tra Washington e Riad.

    In cultura, un articolo del cardinale Giovanni Coppa dal titolo "Aneliti di unità dalla provincia di Como": riflessi estetico-patriottici nel capolavoro di Antonio Fogazzaro, "Piccolo mondo antico".

    "Siam fra la massa degli onesti ancora": Raffaele Alessandrini su rime e vignette di Jacovitti nel giornalino dei laureati cattolici.

    Quella presenza che riscalda il tempo: Timothy Verdon sulla "Madonna Ersoch", recentemente donata alla cattedrale di Firenze.

    Evento e segno nella storia e nell'anima: Inos Biffi sulla divina e verginale maternità di Maria.

    Un articolo di Isabella Farinelli dal titolo "Il ritmo dei mesi che passano è l'ottava meraviglia del mondo": 250 anni fa usciva il primo numero del lunario "Barbanera".

    Un articolo di Claudia Di Giovanni dal titolo "Frankenstein nascosto in Vaticano": ritrovato nell'archivio della Filmoteca un fotogramma della pellicola che James Whale diresse nel 1931.

    Chi cammina verso Dio non può scegliere la violenza: dopo le stragi in Nigeria, intervista di Mario Ponzi al cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto, ronde islamiche a difesa delle chiese. Mons. Mina: il fanatismo si vince arginando ignoranza e povertà

    ◊   In Egitto, cresce l’allarme attentati in vista del Natale ortodosso, che il prossimo 7 gennaio verrà celebrato anche dai cristiani copti. Lo scorso anno, ad Alessandria, 21 fedeli sono morti a causa di un attacco kamikaze compiuto a capodanno. Organizzazioni islamiche e diversi musulmani hanno annunciato che, durante questi giorni di festa, presidieranno le chiese cristiane, istituendo delle “ronde” per difendere i fedeli copti. Ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Giza, mons. Antonios Aziz Mina:

    R. - In ogni società, ci sono dei fanatici e ci sono anche buone persone. Ma i buoni non alzano la voce e non fanno sentire quello che vorrebbero dire, quello che vorrebbero vivere. La maggioranza dei musulmani non è fanatica, anzi sono buoni musulmani: bisogna incoraggiarli a diffondere questo sentimento di coabitazione, collaborazione e convivenza. Abbiamo convissuto per 14 secoli, non per un giorno o due. Quindi bisogna isolare, poco a poco, questi fanatici. Noi ringraziamo ogni musulmano che ha manifestato un sentimento del genere, e questo lo abbiamo visto nei giorni della rivoluzione, quando in piazza Tahrir c’erano cristiani che difendevano la preghiera dei musulmani e musulmani che, viceversa, difendevano la preghiera dei cristiani. E anche vicino alle case, quando c’erano i vandali, non c’era la polizia, nei giorni della rivoluzione. C’erano i giovani, cristiani e musulmani insieme, che difendevano i loro quartieri.

    D. - Ed è anche accaduto nel passato che alcuni musulmani siano morti per difendere le minoranze cristiane…

    R. - Per esempio, nelle manifestazioni di Maspero – una manifestazione cristiana per quello che è accaduto alla chiesa di El-Marinab, vicino a Luxor – c’erano musulmani che manifestavano insieme con i cristiani. E quando le autorità hanno attaccato i manifestanti, tra gli almeno 29 morti c’era un musulmano.

    D. – Per la comunità cristiana sono ancora tempi difficili. Continuano purtroppo attacchi, rapimenti, discriminazioni; molti hanno anche deciso di lasciare il Paese…

    R. – Saranno tempi difficili per tutti gli egiziani. Cristiani e musulmani moderati, che sono la maggioranza, hanno le stesse difficoltà e, se ci sono cristiani che hanno lasciato il Paese, ci sono anche musulmani che sono andati via. Non capisco da dove venga questa corrente di fanatismo: forse noi abbiamo sbagliato perché non l’abbiamo segnalata fin dall’inizio. Anche i musulmani moderati non hanno avvertito il pericolo di questo fanatismo: vedevano gente che parlava in nome della religione e hanno pensato: “Lasciamoli parlare”. Invece, erano fanatici che guastavano la vita sociale di tutto un Paese.

    D. - Fanatici che hanno parlato: ora che si è capito quale sia il pericolo per l’Egitto, questo virus, si può fermare? Si sta facendo qualcosa per arginare il fondamentalismo?

    R. - Si fa di tutto. Per il momento, la televisione sta facendo di tutto per informare la gente. Il fanatismo cresce e trova terra fertile in due cose: la povertà e l’ignoranza. E la povertà e l’ignoranza sono le condizioni ideali affinché un individuo possa diventar fanatico. E in Egitto, il 40 per cento della popolazione non ha istruzione. Quindi, è facile trascinare le persone nel nome di Dio affinché diventino fanatici: è quello che stiamo combattendo adesso, e dobbiamo combatterlo tutti, non solo come cristiani, ma come egiziani per salvare questo Paese che merita una vita pacifica. (bi)

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    Primavera araba. P. Samir: musulmani e cristiani insieme per democrazia e diritti

    ◊   Il 2011 sarà ricordato come l’anno della cosiddetta "primavera araba". In queste settimane, sembra che nei Paesi che hanno guidato il processo – come Tunisia ed Egitto – stiano andando al potere i partiti islamisti. Questo, in alcune parti del mondo, è visto con preoccupazione. Ma si può parlare di fallimento della rivoluzione sorta in nome della democrazia e dei diritti umani? Fabio Colagrande ne ha parlato con padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della Cultura araba e d'Islamologia presso l'Università “Saint Joseph” di Beirut, in Libano:

    R. - Non è fallita e non è come si sperava. In questo senso: la popolazione, ovunque nel mondo arabo-islamico, vede l’islam come l’ideale della vita sociale, politica, religiosa… E’ difficile cambiare questo: la questione è come ognuno interpreterà la presenza islamica nella vita politica e sociale. È qui che vedremo se c’è un passo avanti o meno. In questi Paesi la rivoluzione non è fallita, ma deve adattarsi, e deve evolvere verso una più grande democrazia, e una migliore applicazione dei diritti umani.

    D. - Quali sono stati i frutti positivi di questa "primavera araba" finora?

    R. - Un frutto positivo è il movimento, il fatto che ci si può opporre al governo: in un Paese come la Siria, dove ogni giorno muoiono decine di persone che hanno osato e continuano ad affrontare un regime che non esita a far fuoco. Questo è il primo passo: si può rigettare il potere quando questo potere è autocratico. Il secondo passo positivo è l’inizio di un dibattito popolare di tutti quanti per dire che progetto abbiamo per il Paese. Questo si vede in tutto il mondo arabo, non c’è giorno che passa senza che vi siano dei dibattiti televisivi o popolari, comunque ascoltati, e guardati da milioni di persone. È una novità nel mondo arabo, nella politica araba.

    D. - I cristiani in questo momento particolare temono più di tutti l’avvento di governi islamisti, l'eventualità che limitino la loro libertà religiosa. Quale ruolo possono e devono avere in questa fase i cristiani?

    R. - Il timore dei cristiani è chiaro, è fondato: si sapeva e adesso si vede la tendenza verso l’islamismo, mentre i governi precedenti cercavano di controllare i governi islamici. Li hanno messi in prigione in Egitto, in Tunisia, esiliati o condannati… Adesso viene fuori e dunque mostra la realtà del Paese: i cristiani dappertutto, anche in Siria, temono molto l’arrivo degli islamisti al posto dei regimi che abbiamo. Questo è un vero pericolo, però dobbiamo considerare che gli islamisti non sono il "demonio", possiamo anche cambiare questo islamismo. Come? L’unico modo è lavorare insieme, collaborare cristiani e musulmani per più liberalismo, più democrazia e soprattutto per i diritti umani, per la giustizia, soprattutto più giustizia sociale: su questo, musulmani e cristiani, abbiamo dei fondamenti comuni. (bi)

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    Rapporto Fides sugli operatori pastorali uccisi nel 2011: 26 vittime in tutto il mondo

    ◊   Morire per aver professato la sincera adesione al Vangelo. Questo accomuna i 26 operatori pastorali uccisi nel 2011. Il drammatico elenco, pubblicato come di consueto a fine anno dall’agenzia Fides, ci ricorda le persecuzioni a cui sono esposti tanti cristiani, religiosi e laici, in tutto il mondo. Sentiamo Marco Guerra:

    I cristiani sono esposti al martirio come e forse di più che nell’antichità. Lo ha ribadito Bendetto XVI lo scorso 26 dicembre in occasione della festa del Protomartire Stefano e lo conferma il dossier pubblicato oggi dalla Fides sugli operatori pastorali uccisi nel 2011. Religiosi, sacerdoti diocesani, suore, catechisti e volontari laici vittime di una violenza che spesso hanno combattuto senza quartiere o della disponibilità ad aiutare il prossimo. Altri ancora – si legge nel documento – sono stati eliminati perché, “nel nome di Cristo opponevano l’amore all’odio, la speranza alla disperazione, il dialogo alla contrapposizione violenta, il diritto al sopruso”.

    Il computo totale è di 26 morti – uno in più rispetto all’anno precedente – ripartiti nelle seguenti categorie: 18 sacerdoti, 4 religiose e 4 laici. Per il terzo anno consecutivo, il continente americano si conferma il più violento con 13 sacerdoti e 2 laici uccisi. Segue l’Africa, dove si contano sei vittime. Quindi l’Asia, dove hanno trovato la morte quattro operatori. E infine anche nell’Europa della tolleranza e dei diritti civili è stato ucciso un sacerdote. La scarsità di notizie spesso non ha consentito di ricostruire le circostanze di questi omicidi, ma non mancano i casi esemplari – citati anche dal Papa – come quello di suor Angelina, uccisa mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati in Sud Sudan. Ma le dimensioni del fenomeno appaiono ancora più agghiaccianti se si considera che all’elenco dall’Agenzia Fides vanno aggiunti i tanti, di cui spesso non si conosce il nome, che, in ogni angolo del pianeta, sono stati uccisi solo per la loro fede in Cristo, come le ultime vittime degli attentati alle Chiese in Nigeria.

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    L'Onu proclama il 2012 Anno internazionale dell'energia sostenibile

    ◊   L'importanza dell’accesso ai servizi energetici e delle fonti rinnovabili per la crescita delle nazioni in via di sviluppo viene sottolineato dalle Nazioni Unite inaugurando il 2012 “Anno internazionale dell’energia sostenibile per tutti”. Secondo studi recenti, nel mondo circa un miliardo e mezzo di persone vivono senza elettricità: una mancanza che costituisce un limite allo sviluppo di intere popolazioni. Al microfono di Lev Sordi, il prof. Vincenzo Ferrara climatologo dell’Eneal:

    R. - Per energia sostenibile si intende l’uso dell’energia in modo da non consumare le risorse naturali, in modo da utilizzarla senza sprechi, con il massimo dell’efficienza e in modo che sia facilmente accessibile a tutti, soprattutto ai popoli più poveri.

    D. – Perché dedicare il 2012 all’energia sostenibile?

    R. - Teniamo presente che nonostante il prodotto mondiale lordo sia cresciuto in questi anni, sono aumentate le differenze tra ricchi e poveri, è aumentata la povertà, sono aumentate le malattie nei Paesi in via di sviluppo, è aumentata la mortalità infantile così come sono aumentate le malattie come l’Aids. Quindi l’accesso all’energia che possa aiutare sia dal punto di vista dello sviluppo, sia dal punto di vista del benessere fisico della società e delle persone, è fondamentale per questo sviluppo.

    D. – L’energia sostenibile può essere il motore di sviluppo del cosiddetto Terzo mondo?

    R. - Di tutti i Paesi, perché se un Paese “x” del mondo consuma energia in modo non sostenibile, inquina il pianeta e non permette agli altri di svilupparsi.

    D. - A che cosa deve puntare l’energia sostenibile?

    R. - L’energia sostenibile deve puntare soprattutto sull’innovazione tecnologica, sulle nuove tecnologie che hanno bassi consumi energetici e alte rese con i nuovi materiali e le nuove tecnologie che sono d’avanguardia e del futuro, a cominciare dai nanomateriali, fino alle tecnologie più avanzate a bassi consumi d’energia.

    D. – L’Italia in che situazione si trova in merito all’energia sostenibile?

    R. – L’Italia ha fatto piccoli passi, però, c’è molta strada ancora da fare. Bisogna che si svincoli la dipendenza dai combustibili fossili. La produzione di energia elettrica deve man mano essere convertita dai combustibili fossili alle energie alternative o comunque rinnovabili che sono il non consumo delle risorse del pianeta. Le energie rinnovabili sul lungo periodo possono sostituire il petrolio fino al 90 per cento come è stato dimostrato da vari studi. (bf)

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    Don Zappolini, il prete minacciato per il suo presepe pro-immigrati: accoglierli è civiltà

    ◊   Un presepe dedicato al tema della cittadinanza delle persone straniere nate in Italia: lo ha allestito nella sua parrocchia di Perignano, in Toscana, don Armando Zappolini, presidente del
    Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Cnca. Una decisione che ha suscitato molta solidarietà, ma anche fastidio. L’organizzazione di destra “Forza Nuova” di Pisa ha reagito con una vera e propria intimidazione ai danni del sacerdote, stigmatizzando anche la raccolta di firme attivata in parrocchia in favore delle due proposte di legge messe a punto dalla campagna "L'Italia sono anch'io", promossa da diverse associazioni tra cui il Cnca. Adriana Masotti ha intervistato lo stesso don Zappolini:

    R. – Il presepe che facciamo, ogni anno, nella mia parrocchia di Perignano ha la caratteristica di essere sempre collegato all’attualità. Quest’anno, abbiamo caratterizzato il presepe con il titolo della campagna “L’Italia sono anch’io” – promossa da diverse organizzazioni nazionali, fra cui anche il Cnca – che è indirizzata al riconoscimento del diritto di cittadinanza dei bambini stranieri presenti in Italia e alla partecipazione alla vita amministrativa degli stranieri regolarmente residenti. Ho immaginato, quindi, il presepe con un cartello che indica Gesù come un Bambino nato nella notte tra il 24 e il 25 dicembre in Italia, da genitori palestinesi, e che non potrà diventare facilmente cittadino italiano. L’invito che nasce dal presepe è proprio di firmare perché anche Gesù possa diventare cittadino italiano. Perché c’è questa Italia che chiede di essere accolta, così come Gesù ogni volta che nel Natale nasce nella storia, chiede di essere accolto da noi.

    D. – Perché la questione della cittadinanza non è solo una questione umanitaria, ma è anche una questione di giustizia?

    R. – Perché qui si tocca proprio il diritto e la dignità delle persone. Noi viviamo ormai da anni un approccio ideologico verso un problema come quello delle migrazioni, dei diritti delle persone, che invece è un tema che va affrontato alla luce dei diritti. Il riconoscere cioè lo ius soli: il fatto che un bambino, una persona che nasce nel nostro Paese, che parla la nostra lingua, i nostri dialetti, che si integra nella vita della nostra scuola, nei nostri territori, possa essere accolto come cittadino italiano. E’ una questione proprio di civiltà e di giustizia.

    D. - A un certo punto è anche una questione di convenienza?

    R. – Ovviamente, oltretutto i dati di questi giorni ribadiscono che il nostro Paese sta invecchiando. Questi ragazzi, questi giovani che vengono a lavorare, che vengono a studiare nelle nostre scuole, sono veramente il futuro del nostro Paese. E’ veramente un modo per riconoscere la realtà e non ci deve essere più nessuna visione ideologica su questi temi che sono veramente trasversali. Ho voluto che noi cristiani proprio in questo tempo di Natale dessimo un contributo anche nostro specifico. In fondo la nostra fede parla di un Dio che si incarna, che entra nella storia, per cui come si fa a continuare a pensare a un mondo che non è un mondo reale?

    D. – "Forza Nuova" si è appellata alle autorità ecclesiastiche affinché richiamino lei per la sua- hanno scritto - trovata propagandistica riservandosi, in difetto di questo, di porre in essere iniziative clamorose. E’ stato richiamato don Zappolini?

    R. – No, anzi il mio vescovo ha espresso anche pubblicamente una grande vicinanza e solidarietà dicendo che in fondo noi cristiani dobbiamo fare questo, dobbiamo parlare di accoglienza, parlare di riconoscimento di diritti. Quindi, io sono molto contento anche perché ho la consapevolezza che questa cosa per me, cristiano e parroco, nasce proprio dall’accoglienza del Vangelo. Io negli anni passati non avevo mai risposto alle polemiche e alle provocazioni di Forza Nuova però quest’anno dopo gli eventi recenti di Firenze che hanno visto l’uccisione di due ragazzi senegalesi, mi ha disturbato che si continuino a "vomitare" parole di violenza, di cattiveria. Dire: “Se non ti fermano ci pensiamo noi...”. Secondo me sono espressioni di una pericolosità non tanto legate alla mia persona, quanto proprio all’approccio che si cerca di provocare su questi problemi.

    D. – Lei si sente un po’ preoccupato?

    R. – No, assolutamente! Io sono molto sereno. Sono contento di come la mia gente, i miei parrocchiani, il mio vescovo, hanno accolto questo mio invito, di quanta gente è venuta per firmare queste proposte di legge. Penso che dobbiamo continuare a portare questo annuncio di attenzione, di impegno per la giustizia. Penso sia un bel modo per noi cristiani di parlare del Natale agli uomini e alle donne del nostro tempo. (bf)

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    Le ricerche dell'Enea sulla Sindone. Padre Pascual: strada lunga ma passo in avanti verso l'autenticità

    ◊   Sta suscitando l’attenzione dei media la recente pubblicazione dei risultati di alcune ricerche scientifiche condotte sulla Sindone tra il 2005 e il 2010 dai ricercatori dell’Enea, l'Ente nazionale italiano per le nuove tecnologie e le energie alternative. Ricerche ed esperimenti che hanno tentato di riprodurre la colorazione sindonica su tessuti, attraverso avanzatissime tecniche laser. Tentativi sostanzialmente non riusciti, che fanno in certo modo compiere alla ricerca scientifica sul Telo un passo in avanti sulla dibattuta questione della sua autenticità. Alessandro De Carolis ne ha parlato con padre Rafael Pascual direttore dell’Istituto Scienza e Fede all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, che dall’ottobre scorso ha attivato un corso di studi sulla Sindone:

    R. – Penso sia un risultato interessante quello ottenuto dall'Enea, perché sappiamo che spesso il discorso sulla Sindone trova terreno fertile in ambito scientifico, come dimostrano coloro che hanno cercato argomenti – per l'appunto scientifici – per dimostrare la non autenticità della Sindone. Invece, altri studi scientifici come questo dell'Enea fanno capire anzitutto che per la scienza la Sindone continua ad essere un mistero, qualcosa che non si è in grado di spiegare: è interessante osservare come la scienza sia coinvolta, o scienziati di professione, come quelli dell’Enea, che si sono dedicati a questi studi. E questo mi sembra un segnale molto importante. Dunque, penso che questa scoperta riaprirà il discorso sul tema dell’autenticità della Sindone, che mi sembra molto importante.

    D. – A questo proposito, è azzardato dire che i risultati della ricerca condotta dall’Enea spostino, per così dire, in avanti l’asticella verso l’autenticità del Telo sindonico?

    R. – Penso che siamo più vicini, almeno nell’accezione negativa: cioè, non si può dimostrare la non autenticità. Ci sono dei dettagli che mi sembrano molto interessanti, tra quello che hanno detto gli scienziati dell’Enea. Caratteristiche molto particolari, molto precise che fanno riflettere. Per esempio, perché mai non c’è l’immagine dove ci sono le macchie di sangue? Perché queste macchie di sangue non sono distorte, come se la Sindone fosse stata strappata dal corpo? E così via. Dunque, questi dettagli sono dei passi avanti per capire anche le caratteristiche della Sindone, che sono così particolari. Anche la questione della datazione secondo me si riapre in qualche modo. E' noto che in passato i risultati non sono stati molto convincenti, per diverse ragioni. Speriamo che – come qualcuno ha proposto – di fronte a queste nuove scoperte si possa rilanciare lo studio della Sindone dal punto di vista scientifico. E’ chiaro che è una questione un po’ delicata e bisognerà fare una proposta molto seria, molto attenta. Ma io spero che vi siano dei risultati.

    D. – Tra gli esperimenti condotti dall’Enea, colpisce quello della proiezione di un brevissimo e potentissimo lampo di radiazione ultravioletta, che sarebbe stato in grado di colorare il tessuto in un modo simile all’originale. Un riscontro che sembra quasi "suggerire" cosa sia successo al momento in cui l’Uomo della Sindone ha lasciato il Telo…

    R. – E' un po’ difficile ovviamente dire che sia stato proprio in questo modo che si è formata l’immagine. Ciò che gli scienziati dicono è che quello potrebbe essere il modo più vicino a come si possa formare un’immagine simile a quella della Sindone, con la tecnologia a disposizione. Non significa che sia stato proprio così che si è formata questa immagine. E’ anche vero che, per il momento, non abbiamo un’altra ipotesi. Mi sembra sia un discorso ancora aperto.

    D. – Dallo scorso ottobre, l’Istituto “Scienza e Fede” che lei dirige all’interno dell’Ateneo Regina Apostolorum, ha inaugurato un corso di studi sulla Sindone. Quali aspetti avete approfondito in questi mesi di lavoro?

    R. – Abbiamo aperto due corsi, in questo semestre, e questo fa capire come la Sindone ci offra tante prospettive. Abbiamo parlato di quelle scientifiche, sicuramente molto interessanti. E c'è poi il rapporto fra la Sindone e la teologia: la teologia della salvezza, la teologia dell’incarnazione, dell’arte… Un secondo corso è quello della Storia della Sindone, del dr. Gian Maria Zaccone, e anche lì c’è una miniera: ci sono tanti studi, tante questioni ancora aperte. Mi sembra che anche nella prospettiva storica sia molto importante considerare le domande che chiedono risposte, così da continuare a portare avanti gli studi sulla Sindone anche da questo punto di vista. (gf)

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    Chiesa e Società



    Nigeria: domani Giornata di preghiera e digiuno per le vittime degli attacchi alle chiese

    ◊   Mons. Ade Job, arcivescovo di Ibadan e presidente della Conferenza episcopale nigeriana, ha indetto per domani, sabato 31 dicembre, una giornata di preghiera e digiuno per le vittime degli attentati di Natale contro alcune chiese in Nigeria. In un comunicato inviato all'agenzia Fides, il presule esorta a pregare “per la Nigeria in difficoltà, per la pace, la nazione e per il buon governo”. “Il perdono – afferma mons. Ade Job – è ciò che il Signore Gesù ci ha insegnato. E perché possiamo perdonare questo crimine odioso contro l'umanità che ho indetto questa giornata”. I vescovi nigeriani lanciano pure un appello alla leadership islamica del Paese: “I membri della setta Boko Haram hanno rivendicato la responsabilità di questo crimine vergognoso contro Dio e contro l'umanità. Approfittiamo di questa occasione – si legge ancora nel comunicato - per esortare i nostri pacifici concittadini musulmani, e in particolare i loro leader politici, economici, sociali e religiosi, non solo a denunciare pubblicamente questi atti, ma per il bene loro e della Nigeria, ad essere attivi, e a fare tutto il possibile per mettere fine a questo movimento. Questo gruppo - scrive Mons. Job - ha apparentemente dichiarato guerra alla Nigeria, e in tempi di guerra le nazioni fanno appello alle loro riserve. È evidente che se dovessimo dipendere solo dal pool di agenti di sicurezza in attività, non faremo molti progressi, quindi, chiedo al signor Presidente – conclude il capo dei vescovi della Nigeria - di richiamare gli esperti di criminologia in pensione e di impiegare consulenti stranieri in questo campo per dare man forte alle agenzie di sicurezza e porre immediatamente fine alla minaccia della Boko Haram”. (M.G.)

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    Il presidente nigeriano Jonathan e i leader religiosi uniti contro il terrorismo

    ◊   Gli attentati alle chiese cristiane nel giorno di Natale rappresentano un attacco all’intera nazione. Così il presidente nigeriano, Goodluck Jonathan, incontrando gli esponenti delle comunità religiose ha voluto esprimere la partecipazione di tutto al Paese al dolere della comunità cristiana colpita dalla catena di esplosioni alle chiese di Madalla, Jos e Damaturu, che hanno provocato oltre 40 vittime. Secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, il capo dello Stato si è anche impegnato a rivedere le strategie impiegate contro Boko Haram, il gruppo di ispirazione islamica che ha rivendicato le violenze, di rafforzare la cooperazione tra le varie componenti del Paese perché alla fine “il bene prevalga sul male”. Parole che hanno fatto da contrappeso a dichiarazioni molto pesanti del reverendo Ayo Oritshejafor, presidente dell’Associazione cristiana della Nigeria. Oritshejafor ha minacciato non meglio precisate reazioni nel caso in cui lo Stato non dovesse essere in grado di rispondere in maniera efficace e ha criticato i leader religiosi musulmani per non aver chiaramente condannato – a suo parere – gli atti terroristici. In realtà, condanne degli attentati di domenica sono arrivate dal sultano di Sokoto, influente personalità religiosa, e a Madalla la chiesa oggetto dell’attacco è stata visitata dal Comitato degli imam di Abuja. Tajudeen Muhammadu Adigun, l’imam alla guida della delegazione, ha espresso solidarietà e sottolineato che “l’islam è una religione di pace”. Un concetto fatto proprio dal rappresentante del sultano di Sokoto e accolto con favore dal parroco della chiesa, padre Isaac Achi, secondo cui la visita è stata molto utile e dimostra l’unità del popolo nigeriano al di là delle differenze religiose o etniche. “Siamo una sola Nigeria – ha detto padre Isaac in dichiarazioni riprese dal quotidiano ‘Vanguard’ – il nostro Paese deve restare in pace. Ecco perché, la compresenza di cristiani e islam, deve essere vista come la compresenza di esponenti di un’unica famiglia”. (M.G.)

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    India: il governo non riesce a far passare la legge anticorruzione

    ◊   Il governo indiano non è riuscito a far passare la sua Lokpal bill, la legge anticorruzione richiesta da mesi da ampi strati della popolazione. Ieri il Rajya Sabha (Camera alta o Consiglio degli Stati) ha fatto carta straccia di un anno di proposte e controproposte, letteralmente: nel corso della seduta infatti, un parlamentare del Congress ha strappato i fogli dalle mani di un ministro, scatenando un’accesa discussione che si è protratta per 12 ore, fino a mezzanotte. Il primo ministro Manmohan Singh ha dovuto annullare la seduta. Tutti si aspettavano che la legge passasse in via definitiva, dato che il Lok Sabha (Camera bassa o Casa del Popolo) aveva approvato la bozza il 27 dicembre scorso. Il Bjp (Bharatiya Janata Party, partito ultranazionalista indù) dell’opposizione, ha accusato Singh e il Congress di aver architettato tutta la bagarre perché consapevole della “debolezza” della Lokpal bill, anche tra i suoi stessi alleati. Dopo l’episodio di ieri - riferisce l'agenzia AsiaNews - Arun Jaitley (Bjp) ha definito il governo una “minoranza senza speranza, che consapevole di non avere i numeri ha organizzato una coreografia per fuggire da un sicuro insuccesso”. Derek O’Brien, del Trinamool (alleato del Congress) ha dichiarato: “Questo è un giorno vergognoso per la democrazia indiana”, aggiungendo che il governo ha gestito “molto male” l’intera situazione. Secondo molti, per il governo di Singh è stato un annus horribilis, non avendo chiuso il 2011 portando a casa il risultato più importante per il suo futuro politico. La non approvazione della legge si somma poi a un’altra recente sconfitta, quella riguardante l’apertura del mercato al dettaglio alle grandi catene internazionali di supermercati, mancata per un soffio. Il premier non ha commentato quanto accaduto nel Rajya Sabha, ma sembra che la Lokpal bill sarà ripresentata con l’approvazione del budget 2012. Questa sconfitta di fine anno potrebbe così rivelarsi critica per Manmohan Singh, che nel 2012 dovrà affrontare le primarie in vista delle presidenziali 2014. Un momento difficile per il politico che nel giro di 20 anni – prima come ministro delle Finanze e poi come premier – ha reso l’India la seconda economia mondiale per tasso di crescita, grazie alla sua difesa delle politiche di libero mercato. (R.P.)

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    Senegal: aperte le celebrazioni per il 50.mo delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede

    ◊   Prevenire conflitti e promuovere la pace nel mondo: su questi fronti intendono svilupparsi le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Senegal apertesi 50 anni fa e ricordate in questi giorni dal nunzio apostolico mons. Louis Mariano Montemayor che ha presentato le iniziative per celebrare l’accordo del 17 novembre del 1961 fra il presidente della repubblica senegalese Léopold Sédar e Giovanni XXIII. Mons. Montemayor, riferisce il portale www.lesoleil.sn, ha descritto le intense attività diplomatiche lunedì scorso, durante una liturgia eucaristica concelebrata nella cattedrale del Ricordo africano di Dakar insieme all’arcivescovo della diocesi, il cardinale Théodore Adrien Sarr, e al presidente della Conferenza episcopale, il vescovo di Kaolack, mons. Benjamin Ndiaye, e alla quale ha preso parte una delegazione del ministero degli Affari Esteri. È stato evidenziato in particolare l’impegno di Senegal e Santa Sede nella promozione dello sviluppo e nel dialogo fra culture e religioni. I rapporti fra i due stati si sono sviluppati grazie alla politica di sollecitudine pastorale per i popoli africani di Giovanni XXIII. Il Senegal è stato il primo Paese dell’Africa francofona a stabilire relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Dal ’61, ha detto il cardinale Sarr, i due stati collaborano in maniera fruttuosa, da qui l’auspicio che le collaborazioni crescano ancora e si rafforzino. (T.C.)

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    Vietnam: suore di Ho Chi Minh City portano agli anziani soli l'amore di Cristo

    ◊   Un studio sulle persone anziane in Vietnam mostra che il loro numero sta crescendo rapidamente. Un tema importante che richiede una particolare attenzione sociale è quello legato al genere delle persone anziane: il numero di donne anziane è molto più alto di quello degli uomini. Questo fenomeno è noto come “femminilizzazione della popolazione anziana”. In Vietnam, le donne anziane in genere devono affrontare molte più difficoltà e rischi dei maschi: minor reddito, disabilità, discriminazione e malattie. In una sua ricerca il dott. Dương Quốc Trọng afferma: “Nella prossima fase, dal 2011 al 2020, il numero di anziani crescerà continuamente. Il Vietnam ha bisogno di politiche sociali che si prendano cura degli anziani”. Bruce Campbell, capo dell’ufficio dell’Unfpa (United Nations Population Fund) in Vietnam, ha dichiarato che “Il Vietnam sta avanzando rapidamente verso l’epoca degli anziani. Per affrontare i servizi sociali e di assistenza medica, il Vietnam deve avere strategie pratiche e adeguate per prendersi cura degli anziani”. Comunque fino ad ora le politiche sociali e i programmi rivolti alla cura degli anziani non sono stati condotti in maniera adeguata. Così nel 1993 le suore cattoliche della Congregazione di Vương – Mẫu Tâm hanno creato il Thiên Ân Warm Shelter a Ho Chi Min City, nel distretto di Thủ Đức. Le suore hanno nutrito, e si sono prese cura di donne anziane, sia da un punto di vista spirituale che psicologico. Le loro ospiti sono cattoliche e non cattoliche; in quel luogo vivono anche alcune anziane suore buddiste. Alcuni studenti volontari, e lavoratori sociali che qui si stanno occupando degli anziani, hanno dichiarato all'agenzia AsiaNews: “Li vediamo malati, stesi sui letti, aspettando che i giorni passino, contando le ore. Tuttavia sono di buon umore, sperano che qualcuno venga a trovarli, a parlare con loro. Abbiamo visto molti anziani in città. Non hanno una casa in cui vivere, cercano di ottenere un po’ di riso per strada”. Una donna del quartiere, il cui nome è Hương, ha confessato: “Ammiro grandemente le suore e i volontari che lavorano con gli anziani. Le suore hanno creato un rifugio accogliente per oltre 100 donne anziane. La signora Út, di 104 anni, va ancora a pregare in cappella con il gruppo due volte al giorno. Cattolici e buddisti anziani vivono in amicizia spirituale con le suore cattoliche”. Un’altra testimone, la sig.ra Nguyet, ha dichiarato ad AsiaNews: “Sono molto toccata dal modo in cui si vogliono bene gli uni con gli altri. Anche se vivono in situazioni molto difficili, cercano ancora di lavorare e di produrre oggetti per aiutare altri poveri”. (R.P.)

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    Incontro mondiale delle famiglie: la Chiesa di Milano prepara l’accoglienza

    ◊   Prosegue il cammino di preparazione dell’arcidiocesi di Milano per accogliere il VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si terrà dal 30 maggio al 3 giugno 2012. In questi giorni il sito dedicato all’evento, www.family2012.com, è stato trasformato per augurare ai visitatori un sereno Natale e un felice 2012. Il logo del VII Incontro mondiale pone al centro il disegno stilizzato della cattedrale ambrosiana, davanti alla quale si staglia una famiglia composta dalle figure di quattro persone. Nella versione natalizia on-line in questi giorni, invece, le persone sono sostituite dalla santa Famiglia sotto la stella cometa. Le pagine web riflettono il cammino di preparazione all’incontro intrapreso dall’arcidiocesi di Milano, che dedica l’intero anno pastorale alla riflessione sui temi della famiglia in rapporto al lavoro e alla festa. L’Osservatore Romano riferisce, infatti, che si parlerà di famiglia sia nei tradizionali appuntamenti pastorali annuali — giornata della famiglia e della vita, incontro diocesano dei fidanzati, itinerari di catechesi nelle parrocchie e nelle diverse realtà pastorali — sia in nuove occasioni come l’open day aziendale e le feste cittadine della famiglia. Anche la rete territoriale della pastorale familiare (oltre mille parrocchie e 73 decanati) è mobilitata con catechesi, convegni, rassegne di film, cicli di incontri su tematiche familiari. Le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi ambrosiana hanno inoltre attivato dallo scorso 19 dicembre la pagina facebook ufficiale dell’incontro, mentre dagli inizi del mese è nelle librerie il primo volume di In famiglia - strumenti interattivi per le Catechesi del VII Incontro mondiale delle famiglie, realizzato come approfondimento delle dieci catechesi preparatorie. Intanto, in vista del 31 marzo, data entro la quale far pervenire le iscrizioni, è già attiva la macchina organizzativa dell’accoglienza, che rappresenta un’ulteriore sfida per la città di Milano e per tutta la Lombardia, con la ricerca di oltre cinquemila volontari. (M.G.)

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    Docenti italiani di teologia riuniti per riflettere sull’eredità del Vaticano II

    ◊   Che impatto ha avuto il Concilio Vaticano II sul pensare teologico, sulle sue forme e sul suo metodo? Partendo da questo interrogativo si è mosso il XXII Corso di aggiornamento per docenti di teologia che si è chiuso ieri a Roma alla Domus Pacis. “A cinquant’anni esatti dal concilio – ha spiegato all’Avvenire il presidente dell’Associazione teologica italiana (Ati), don Roberto Repole – oltre 60 teologi dell’Ati si sono posti la domanda sull’eredita lasciata da questo evento. Non si può non notare, alludendo alle parole di Giovanni XXIII, il “balzo in avanti” avvenuto da allora nella teologia”. “La teologia postconciliare – ha aggiunto il religioso – ha potuto ripesare i contenuti della fede, ha sviluppato nuovi linguaggi e ha assunto in modo nuovo la sua fondamentale responsabilità di custodia e annuncio del vangelo”. Durante il corso, con il quale si è avviato il 50.mo dell’apertura del Concilio, la verifica del “nuovo paradigma teologico” del Vaticano II è stata affidata ad Andrés Torres Queiruga, docente di filosofia della religione all’università di Santiago. A questo percorso si sono accompagnate delle riflessioni dei teologi su alcuni temi particolari come il ritorno alle fonti, la cristologia, il linguaggio, le reazione nella teologia evangelica. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: 8 morti, prosegue la repressione nonostante gli osservatori della Lega Araba

    ◊   Ennesimo venerdì di proteste antigovernative in varie città della Siria, dove si registra un massiccio dispiegamento di forze di sicurezza. Nonostante la presenza degli osservatori della Lega Araba, gli attivisti riferiscono di almeno otto vittime e di un numero imprecisato di feriti tra i manifestanti. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    I soldati governativi hanno utilizzato bombe a mano, granate e gas lacrimogeni per disperdere quella che gli attivisti definiscono la più importante manifestazione di protesta in questi 10 mesi di mobilitazione. E’ in corso in alcuni sobborghi di Damasco, dove si parla di 60-70 mila presenti in marcia verso la sede del comune. Adunate e sit-in anche in molte altre località del Paese, come Homs, Daraà, Idlib, Hama, Aleppo. Tuttavia, in primo piano c’è ancora la repressione malgrado la presenza sul terreno degli osservatori della Lega Araba. Alcuni di loro a Latakia, porto nordoccidentale siriano, sono stati accerchiati da decine di sostenitori del presidente Assad i quali affermavano di essere gli unici dimostranti in città. A testimoniarlo non sono gli attivisti, ma le immagini trasmesse stamattina da una televisione locale. Dal canto loro, i vertici dell’Esercito libero siriano – che raggruppa i militari disertori – hanno dato ordine di sospendere gli attacchi contro le forze lealiste e di dar vita ad una giornata di protesta pacifica. A livello diplomatico solo la Russia ha espresso commenti positivi circa l’avvio della missione della Lega Araba. Il ministero degli Esteri di Mosca ha affermato che dagli osservatori arrivano notizie “rassicuranti”.

    Iran-Usa
    Ancora alta tensione tra Iran e Stati Uniti. Teheran ha rifiutato il monito di Washington in seguito alla minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz come rappresaglia alle sanzioni occidentali. Nell’area vitale per il trasporto di petrolio si muovono due navi da guerra americane. Secondo media iraniani, domani l’esercito lancerà missili a lungo raggio nell’ambito delle esercitazioni militari in corso nella zona del Golfo.

    Turchia
    Torna a montare la tensione tra i ribelli separatisti curdi del Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, e il governo turco dopo la strage avvenuta nel Kurdistan iracheno e in cui hanno perso la vita 35 civili. Il drammatico episodio è avvenuto a causa dell’errato bombardamento con un aereo senza pilota turco di quella che era apparsa come una colonna di guerriglieri. L’episodio ha suscitato aspre polemiche anche all’interno della stessa maggioranza parlamentare che sostiene il premier turco, Erdogan. Ora, i timori si concentrano su una possibile ritorsione da parte del Pkk che ha promesso vendetta. Sulla situazione di conflitto al confine tra Turchia e Iraq, Stefano Leszczynski ha intervistato Marco Ansaldo, inviato del quotidiano La Repubblica:

    R. – E’ considerata una guerra a "bassa intensità", perché magari i giornali di tutto il mondo ne parlano poco, ma basta vedere quanto riportano le agenzie di stampa ogni giorno per comprendere che si tratta di una guerra quotidiana, che miete vittime da una parte e dall’altra, sia nell’esercito turco sia nelle forze ribelli curde. Ogni giorno, ci sono molte vittime ed è una guerra che si svolge anche al di là della frontiera, cioè nella zona curda irachena dove ormai i curdi turchi si sono spostati. Lì hanno messo i loro “santuari”, le loro basi e da lì partono le azioni per colpire in zona turca, nel sudest dell’Anatolia.

    D. – Quello che sembra essere cambiato, in effetti, rispetto al passato è che il Pkk, quello che era un’organizzazione illegale all’interno della Turchia, sembra ormai essersi spostata al di fuori dei confini turchi in quello che appare come uno Stato curdo...

    R. – Direi che la cosa si è spostata ancora più in là, perché dato che l’esercito turco sta inseguendo i curdi turchi al di là della frontiera, e quindi cercando di colpire le loro basi nel Nord dell’Iraq, i curdi a questo punto si sono spostati ancora più ad est, e cioè hanno messo le loro basi nel Nord dell’Iran. Quindi, è una guerra che ha anche una progressione geografica…

    D. – Come mai in ambiente internazionale si sente parlare così poco di questo conflitto che, seppure a bassa intensità, fa molte vittime ed ha una rilevanza importante da un punto di vista geopolitico?

    R. – Bisognerebbe intanto chiedersi perché la stampa ne parla poco. C’è una disattenzione generale da parte dell’Europa e, bisogna aggiungere, che da parte del governo turco ci si lamenta frequentemente di questa disattenzione. Io direi che è una questione che interessa poco non soltanto l’opinione pubblica internazionale, ma gli stessi governi europei che già nutrono poca attenzione nei confronti della Turchia, figuriamoci verso una guerra che si svolge all’interno e nel sudest, nella parte più estrema del Paese.

    D. – Quindi, per l’Europa potrebbe anche trattarsi di un alibi per allontanare un’eventuale data di avvicinamento della Turchia all’Europa...

    R. – La questione non è che emerga all’interno dei colloqui o delle fasi negoziali tra Ankara e l’Unione Europea, perché poi ci sono altri temi ben più forti come le questioni economiche. Emerge, piuttosto, la questione armena. Questo al di là del fatto che si preferisce piuttosto parlare della concessione di maggiori diritti da parte della Turchia nei confronti delle sue minoranze. (gf)

    Spagna
    Il nuovo governo spagnolo di centrodestra si appresa a varare la sua prima manovra economica per ridurre il deficit pubblico, nel tentativo di rassicurare i mercati. Oggi, in conferenza stampa a Madrid, il premier Rayoi ha annunciato il pacchetto di riforme.

    Nigeria
    Vertice sulla sicurezza ad Abuja, in Nigeria, dove ieri il presidente, Goodluck Jonathan, ha convocato i massimi responsabili del governo e dell’intelligence per contrastare il terrorismo di matrice islamica. L’iniziativa è stata presa in seguito agli attentati che il gruppo Boko Haram ha lanciato nel giorno di Natale contro la comunità cristiana del Paese. E proprio ieri, i leader cattolici della Nigeria sono tornati a chiedere garanzie per la sicurezza dei cittadini.

    Egitto
    C'è preoccupazione negli Stati Uniti per le perquisizioni condotte ieri nelle sedi di 17 organizzazioni non governative al Cairo, tra le quali alcune americane. Secondo il Dipartimento di Stato Usa - che ha protestato con la giunta militare al potere - si tratta di abusi. Critiche anche dal potenziale candidato alla presidenza egiziana, El Baradei. Le autorità stanno conducendo un’inchiesta sui finanziamenti stranieri a favore di strutture che, tra l’altro, hanno partecipato alle manifestazioni di protesta contro l’ex presidente, Mubarak.

    Sudan
    Un elicottero da combattimento sudanese si è schiantato oggi poco dopo il decollo da una base dell'aviazione a El Obeid, capoluogo del Kordofan-Nord. I sei passeggeri che si trovavano a bordo sono tutti morti. Lo ha annunciato l'esercito sudanese, secondo il quale la causa della sciagura è stato un ''problema tecnico'' al motore che ha preso fuoco.

    Somalia
    Sempre più critica la situazione in Somalia. Ieri, a Mogadiscio, due coordinatori di Medici Senza Frontiere un francese e un indonesiano sono stati uccisi nel corso di un agguato da parte di un uomo armato nel quartier generale dell’organizzazione.

    Libia-Gheddafi
    Un’inchiesta sulla morte di Gheddafi per identificare e punire i responsabili della sua uccisione: a invocarla la figlia dell’ex rais libico, Aisha, che si è rivolta ad un legale israeliano per promuovere la causa presso la Corte penale internazionale dell’Aja (Cpi). Lo riferiscono fonti di stampa dello Stato ebraico.

    Giamaica
    Il principale partito di opposizione in Giamaica si avvia alla vittoria delle elezioni generali di ieri. Secondo i risultati parziali ufficiali, il Partito nazionale del popolo (Pnp), guidato dall’ex primo ministro Miller, si è aggiudicato 41 dei 63 seggi al parlamento di Kingston. I laburisti al potere, attraverso il premier Holness, hanno riconosciuto la sconfitta.

    Gaza
    Raid aereo israeliano, questa mattina, nel nord della Striscia di Gaza. Ucciso un palestinese. Lo riferiscono fonti ospedaliere locali, precisando che almeno un’altra persona è rimasta ferita. Secondo l'esercito israeliano, il raid ha colpito un gruppo di estremisti che si apprestava a lanciare un razzo contro il territorio di Israele.

    Afgnanistan
    Ancora sangue in Afganistan. Quattro civili, tre poliziotti afghani e un soldato della Nato sono stati uccisi in diversi episodi avvenuti nelle scorse ore nel sud del Paese. Lo hanno annunciato fonti dell'Alleanza atlantica.

    Corea del Nord
    La Corea del Nord non cambierà la sua politica con l’ascesa al potere di Kim Jong-un. Pyongyang, attraverso un comunicato diffuso in queste ore, ha escluso la possibilità di dialogo con il governo “fantoccio” della Corea del Sud e ha avvertito che Seoul pagherà per i peccati commessi fino ad ora.

    Filippine
    Non si arresta la conta delle vittime nelle Filippine causate dal tifone Washi, che tra il 16 e il 18 dicembre scorsi ha devastato la nona nord dell’isola di Mindanao. Sono 1.249 i corpi recuperati fino ad ora. Tuttavia, il numero dei dispersi resta elevato. Il servizio è di Stefano Vecchia:

    Le organizzazioni di soccorso locali, attive da giorni per cercare di prestare assistenza agli scampati, indicano come presto il numero dei morti potrebbe superare i duemila, mentre sono 420 mila gli abitanti costretti a lasciare le abitazioni inondate o distrutte e 55 mila gli ospiti dei centri di raccolta governativi. Le precipitazioni, copiose in questi giorni, stanno creando ulteriori difficoltà in aree anche lontane dalle città costiere di Cagayan de Oro e Illigan, maggiormente colpite da Washi e dove si sono concentrati gli sforzi dei soccorritori. Le grandi paludi dove convergono i principali fiumi dell’isola sono ora una distesa d’acqua che si va estendendo oltre i confini naturali. Confermato da Benito Ramos – a capo della protezione civile filippina – che le nuove piogge non hanno provocato altre vittime, anche se hanno certamente aggravato le condizioni della popolazione, oltre a richiedere un ulteriore sforzo alle strutture di soccorso già al limite. Evitato al momento il rischio di malattie, la precarietà delle condizioni di vita nelle tendopoli mette a rischio in particolare anziani e bambini. A questo dramma si aggiunge quello di quanti già avevano dovuto abbandonare i luoghi di residenza abituali per il conflitto tra militari governativi e ribelli islamici e che la furia delle acque ha costretto a una nuova migrazione. Intanto, organizzazioni non governative hanno lanciato l’allarme per la possibilità che trafficanti di esseri umani possano approfittare della situazione.

    Russia
    Completamente domato l’incendio scoppiato ieri nel sottomarino nucleare russo, ormeggiato nel cantiere navale di Murmansk, a ridosso della penisola scandinava. Lo ha fatto sapere il ministro per le Situazioni di emergenza, che ha escluso qualsiasi ipotesi di fuga radioattiva, nonostante il forte allarme suscitato dall'accaduto nei Paesi limitrofi. In precedenza, altre fonti ministeriali russe avevano parlato di rogo ancora in corso. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 364

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.