Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 27/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai giovani di Taizé riuniti a Berlino: "aprite percorsi di fiducia in tutto il mondo”
  • Il Papa e le udienze generali del 2011, un viaggio tra i giganti della Chiesa e il valore della preghiera
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Allerta in Nigeria dopo i drammatici attentati di Natale contro i cristiani
  • Washington Post: economia mondiale legata all'Europa e questa all'Italia
  • Filippine: potrebbe salire a 2000 morti il bilancio del tifone Washi
  • Il cardinale Scola: fare della crisi un'occasione di rinascita
  • Eccessi alimentari nel periodo delle feste: prevenzione e rimedi
  • Chiesa e Società

  • Attentati in Nigeria: l'Italia chiede a Ue ed Onu di difendere la libertà religiosa
  • L'arcivescovo di Canterbury denuncia "la violenza dei saccheggiatori e l’avidità dei banchieri"
  • Pakistan: per il ministro degli Interni sono terroristi islamici gli assassini di Shahbaz Bhatti
  • Iraq: a Kirkuk l’anno prossimo il Natale sarà anche festa civile
  • Libano: il patriarca Rai auspica un Paese libero dalle armi
  • Funerali di Kim Jong-il: Pyongyang apre a due delegazioni sudcoreane
  • Filippine: a Mindanao gara di solidarietà per le vittime dell’alluvione
  • Sri Lanka: per Natale i vescovi invitano a non dimenticare il dramma degli sfollati
  • Haiti. A Natale tragedia del mare: morti 38 migranti
  • Perù: nel messaggio natalizio dei vescovi la difesa dei diritti dei nascituri
  • Cile. Messaggio natalizio dei presuli: cattolici contro le ingiustizie sociali
  • Usa: la Chiesa sostiene le misure per ridurre l’inquinamento dell’aria
  • Ungheria: altre 72 comunità religiose chiedono di essere registrate come Chiese
  • Scozia-Irlanda. Messaggio di Natale del cardinale O'Brien e dei vescovi, anglicano e cattolico, di Clogher
  • Germania: pagina web ecumenica con informazioni sul Natale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scontri ad Homs: 70mila in piazza contro Assad per l'arrivo degli osservatori della Lega Araba
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai giovani di Taizé riuniti a Berlino: "aprite percorsi di fiducia in tutto il mondo”

    ◊   Berlino, città simbolo per tutti coloro che cercano di oltrepassare muri di separazione per diffondere la fiducia, accoglierà da domani e fino al prossimo primo gennaio oltre 30 mila giovani - provenienti da diversi Paesi - per il “Pellegrinaggio di fiducia”, il raduno animato dalla Comunità ecumenica di Taizé. Sono molteplici i messaggi indirizzati ai partecipanti all’incontro di Berlino. Benedetto XVI incoraggia i giovani ad “approfondire le sorgenti della fiducia”, ad “aprire percorsi di fiducia in tutto il mondo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    “La fiducia – scrive il Papa rivolgendosi ai giovani – non è cieca ingenuità”. “Liberandovi dalla schiavitù della paura – aggiunge - questa fiducia, attinta nella vostra fede in Cristo e nella vita del Suo Spirito Santo nei vostri cuori, vi rende più lungimiranti e disponibili per rispondere alle numerose sfide e difficoltà alle quali devono far fronte gli uomini e le donne di oggi”. Nel suo messaggio, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I - ricordando che la vita è spesso paragonata ad “un cammino simile ad un pellegrinaggio” - sottolinea che “la solidarietà non deve essere unicamente lo slogan di certi partiti politici”. “Ma si tratta di una promessa che impegna la persona umana nella sua interezza”, sia sul piano dell’azione sia su quello della preghiera. Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, ricorda che il profondo impegno della solidarietà umana si radica nella Rivelazione che ci è stata fatta attraverso gli avvenimenti del Natale: “la filiazione divina di tutti gli uomini, e dunque la fratellanza fra di loro, superando ogni differenza nazionale e sociale”. Dio - scrive rivolgendosi ai giovani l’arcivescovo anglicano di Canterbury – “è con voi in ogni cosa” e “rende l’orizzonte sempre più vasto e stimolante”. Il segretario generale della Federazione luterana mondiale, Martin Junge, sottolinea che “siamo intrappolati se non abbiamo fiducia in Dio”, ma nel denaro, nei mercati e nelle nostre sole capacità. Il segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese, Olav Fyske – Tveit – “aggiunge che il mondo è oggi pieno di incertezze”. “Le situazioni e le circostanze – osserva – possono essere difficili, ma se restiamo uniti credendo fermamente che nulla può frapporsi fra noi e l’amore di Cristo, potremo affrontare in modo risoluto queste incertezze”. In un mondo in cui c’è “sfiducia verso le istituzioni” e molte persone sono “disilluse dall’ordine stabilito” – spiega il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon – la solidarietà “è il vero fondamento per soluzioni globali”. Una solidarietà – sottolinea il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy – legata alla persona di Gesù Cristo che sia un grado di generare “un amore concreto, inserito nella realtà del mondo”. La cancelliera della Repubblica federale tedesca, Angela Merkel, ricorda infine che a Berlino - sede dell’incontro europeo di quest’anno dei giovani organizzato dalla Comunità di Taizé - numerose vestigia “mettono in evidenza che la libertà e la democrazia non sono scontate e devono essere sempre e nuovamente vissute e vivificate”.

    Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé ucciso il 16 agosto del 2005 da una squilibrata, si era recato a Berlino nel 1986. In quell’occasione, oltre sei mila giovani dell’allora Germania dell’Est parteciparono ad incontri di preghiera in due chiese, una cattolica e l’altra protestante. Quest’anno Berlino, città memore di profonde inquietudini e simbolo di nuove speranze, accoglierà migliaia di giovani che, al loro arrivo, riceveranno la lettera - intitolata “Verso una nuova solidarietà” - del priore della comunità di Taizé, frère Alois, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Dobbiamo cercare una motivazione più profonda per una vera solidarietà tra gli uomini. La fiducia, che spesso manca nella società, è un valore essenziale. Bisogna cercare nuovamente il modo in cui poter credere in un mondo nel quale, per i giovani, non è facile la via della fede. La fede è come la fiducia. Dobbiamo cercare proprio questo.

    D. – La risposta ad ogni inquietudine risiede - come ha scritto nella sua lettera - nel far rifiorire una nuova solidarietà tra gli uomini, nelle famiglie e nelle comunità. Quali sono, oggi, le decisioni necessarie, coraggiose nel nostro tempo?
    R. – Una decisione importante, oggi, sarebbe quella della condivisione. Nella nostra società esiste purtroppo la povertà e noi dobbiamo combatterla. Bisogna cercare la condivisione, anche nelle società più ricche. Oggi ci troviamo a vivere una certa povertà e non possiamo accettarla.

    D. – Le difficoltà economiche sono sempre più pesanti, la complessità della società sempre più opprimente. Forse questo può essere un tempo propizio per capire che é vano riporre la fiducia nel denaro, nel mercato?

    R. – Sì. Molti giovani cercano il senso della vita non soltanto nelle cose materiali, ma anche nelle relazioni, nella fiducia. La società non può vivere senza fiducia. Dobbiamo cercare un senso della vita più profondo attraverso la solidarietà ed anche attraverso la fiducia in Dio.

    D. – Berlino quest’anno ospita il raduno dei giovani. Non ci sono più barriere a dividere la città, ma sono ancora molti nel mondo i muri, i pregiudizi tra popoli, nazioni e credenti di varie religioni. Come superare queste barriere?

    R. – Il muro non è durato in eterno e di ciò Berlino ne gioisce. Questo ci dà coraggio per abbattere tutti gli altri muri che esistono ancora oggi. (vv)

    inizio pagina

    Il Papa e le udienze generali del 2011, un viaggio tra i giganti della Chiesa e il valore della preghiera

    ◊   Quella che Benedetto XVI presiederà domattina alle 10.30, in Aula Paolo VI, sarà la 45.ma e ultima udienza generale del 2011. In questi dodici mesi, circa 400 mila persone hanno partecipato agli incontri del mercoledì per ascoltare le catechesi del Papa, contrassegnate da una grande varietà di argomenti. Dopo aver terminato nella prima parte dell’anno la rassegna sulle grandi figure di Santi e Sante del 16.mo e 17.mo secolo, Benedetto XVI ha sviluppato un’ampia riflessione sul rapporto tra l’uomo e la preghiera, per poi proseguire in questi ultimi mesi con una serie di meditazioni su alcuni Salmi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Prima gli esempi, poi gli strumenti. Il colpo d’occhio generale dei temi trattati finora dal Papa nell’arco delle 44 udienze generali del 2011, esclusa quella di domani, sembrerebbero suggerire, fra altri possibili, questo legame. Prima gli esempi, cioè i Santi; poi gli strumenti, ovvero la preghiera come attitudine da coltivare e sviluppare e i Salmi come forma antica e intramontabile di rivivere l’eterno rapporto tra l’uomo e Dio. Benedetto XVI apre l’anno – ma in realtà è una prosecuzione dal 2010 – con una figura femminile, Caterina da Genova, e chiude il ciclo dedicato ai Santi del 1500 e del 1600 con un’altra donna, Teresa di Lisieux. In mezzo, il Papa passa di personaggio in personaggio – fra Teresa d’Avila e Francesco di Sales, Giovanna d’Arco e Alfonso Maria de' Liguori – per concludere in aprile con una confidenza:

    “Per me non solo alcuni grandi Santi che amo e che conosco bene sono ‘indicatori di strada’, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita, che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede”. (Udienza generale, 13 aprile 2011)

    Proprio queste parole dedicate dal Papa a tanti giganti della Chiesa fanno spiccare meglio la semplice e mai scontata verità del cristianesimo che fa della santità una meta per chiunque. Ma partendo da dove? Nella stessa udienza conclusiva del ciclo, Benedetto XVI lascia un “indizio” sulle sue intenzioni per le catechesi successive:

    “Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia; questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio”. (Udienza generale, 13 aprile 2011)

    La preghiera, dunque. È qui che il Papa approda dopo la Pasqua. Per dieci, intense meditazioni, da maggio ad agosto, il Pontefice si addentra nel paesaggio spirituale della preghiera, in quel “corpo a corpo simbolico non con un Dio avversario e nemico, ma con un Signore benedicente”, come la definisce in una occasione. Illuminismi, ateismi di Stato, secolarismo rampante – afferma – nonostante i loro sforzi non hanno schiacciato il “mondo del sacro”, perché l’acqua di un’ideologia non disseterà mai davvero un’anima:

    “L’uomo ‘digitale’ come quello delle caverne, cerca nell’esperienza religiosa le vie per superare la sua finitezza e per assicurare la sua precaria avventura terrena (...) L’uomo porta in sé una sete di infinito, una nostalgia di eternità, una ricerca di bellezza, un desiderio di amore, un bisogno di luce e di verità, che lo spingono verso l’Assoluto; l’uomo porta in sé il desiderio di Dio. E l’uomo sa, in qualche modo, di potersi rivolgere a Dio, sa di poterlo pregare”. (Udienza generale, 11 maggio 2011)

    Dai Profeti a Cristo, Benedetto XVI spazia tra i millenni della Bibbia fino a stringere, dopo l’estate, sulla strada dei Salmi, in parte già trattati all’inizio del Pontificato sulla scia delle udienze generali di Giovanni Paolo II. Toccante, fra le altre, è la riflessione sull’apparente “silenzio di Dio” che talvolta sperimenta chi prega in preda al dolore e che sfiora, per un abissale momento di solitudine, anche Gesù sulla Croce. Parole ispirate dal Salmo 22 che nascono da una sapienza antica e che descrivono con lucida esattezza lo strazio patito dai tanti cristiani in queste ore, vittime di un odio cieco:

    “Quando l’uomo diventa brutale e aggredisce il fratello, qualcosa di animalesco prende il sopravvento in lui, sembra perdere ogni sembianza umana; la violenza ha sempre in sé qualcosa di bestiale e solo l’intervento salvifico di Dio può restituire l’uomo alla sua umanità”. (Udienza generale, 14 settembre 2011)

    Ma ecco che, per il cristiano, è proprio la scena di violenza del Calvario a dare un senso alle violenze senza spiegazione che abbondano in troppe cronache. Benedetto XVI lo ricorda a fine ottobre, alla vigilia del suo viaggio ad Assisi. Una consolazione che scaturisce nei cuori e nelle menti di coloro che sanno parlare di Dio e con Dio:

    “La Croce è il nuovo arco di pace, segno e strumento di riconciliazione, di perdono, di comprensione, segno che l’amore è più forte di ogni violenza e di ogni oppressione, più forte della morte: il male si vince con il bene, con l’amore”. (Preghiera in preparazione all’Incontro di Assisi, 26 novembre 2011)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Umanità ferita da tanti conflitti: preghiera di Benedetto XVI per le vittime delle stragi in Nigeria, per la riconciliazione e la pace universale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la Siria, dove sono giunti gli osservatori della Lega araba.

    Il cemento delle Riduzioni: in cultura, Gianpaolo Romanato sulla musica nelle missioni dei gesuiti in America latina.

    Dignità al femminile: Pierluigi Natalia sulla donna nell'Esortazione apostolica postsinodale "Africae munus".

    Un articolo di Enrico Reggiani dal titolo "La perfezione viene dal cambiamento": il poeta vittoriano Gerard Manley Hopkins e il Natale.

    A proposito di riflessioni pascaliane sulla politica e la giustizia, Oddone Camerana "sulla malvagità col mantello della virtù".


    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Le sorelle della cometa": nell'intreccio tra i segni del cosmo e natività il 25 dicembre nasce il Sole di giustizia.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Allerta in Nigeria dopo i drammatici attentati di Natale contro i cristiani

    ◊   Resta alta l’allerta in Nigeria dopo i sanguinosi attentati di Natale contro le chiese cristiane, che hanno provocato almeno 40 vittime. Il Papa all’Angelus ieri ha espresso la sua “profonda tristezza” per questo “assurdo gesto”, rivendicato dal gruppo estremista islamico Boko Haram. Il governo nigeriano sembra intenzionato ad organizzare un vertice speciale sulla sicurezza nazionale per l’inizio del 2012, mentre da tutto il mondo continua a giungere la ferma condanna delle azioni terroristiche. Ma qual è il contesto sociale nel quale è venuto a maturare il terrorismo della setta Boko Haram, e perché ha concentrato tutta la sua violenza sulla comunità cristiana del Paese? Stefano Leszczynski lo ha chiesto ad Anna Bono, docente di Storia dei Paesi e delle istituzioni africane, presso l’Università di Torino.

    R. – L’attività di questa setta, di questo movimento, si inserisce in un contesto caratterizzato da una conflittualità endemica, con radici che affondano nella storia più remota di questo Paese: tra il Nord non soltanto islamico, ma anche abitato prevalentemente da popolazioni dedite alla pastorizia, e un Sud dedito invece all’agricoltura ed in gran parte cristiano.

    D. – Si tratta di uno dei Paesi più popolosi dell’Africa. Qual è il problema del governo centrale nel controllare effettivamente la situazione?

    R. – La Nigeria non è soltanto il Paese più popoloso dell’Africa – si parla ormai di circa 160 milioni di abitanti – ma è anche uno dei Paesi potenzialmente più ricchi, perché è il primo produttore di petrolio del continente. Il problema fondamentale é che questo Paese è stato per decenni in mano a dei leader che si sono avvicendati spesso con colpi di Stato. Questi leader hanno avuto ben poco a cuore le sorti del Paese e tantomeno hanno avuto interesse ad attenuare e a smorzare la conflittualità tribale in questa sua modalità di avversione anche religiosa. Questo perché, come in altri Paesi africani, la conflittualità etnica e religiosa è uno strumento che i poteri politici ed economici usano volentieri come arma nello scontro politico.

    D. – Il fatto che il presidente sia un cristiano del Sud rappresenta un elemento in più in questo conflitto?

    R. – Assolutamente sì. Da aprile, in effetti, la conflittualità si é intensificata e lo ha fatto con un effetto preoccupante. Mentre negli scorsi anni gli scontri, anche gravissimi e con centinaia di morti, si sono verificati prevalentemente nel Nord e nel centro, negli ultimi mesi, invece, Boko Haram ha messo a segno dei gravissimi attentati – uno addirittura alla sede delle Nazioni Unite – nella capitale Abuja. E questo non è certo un buon segno.

    D. – Talvolta si ha l’impressione che i cristiani vengano visti come espressione dell’Occidente…

    R. – Si tratta di contrastare delle voci e delle campagne di diffamazione e di avversione che sono molto potenti e radicate. D’altra parte, credo che sia una minoranza della popolazione quella che vede i cristiani in pericolo, perché poi le comunità cristiane – in Nigeria come in altri Stati dell’Africa e dell’Asia – sono viste come modelli di tolleranza e soprattutto come delle comunità cui ci si può rivolgere anche se non si é cristiani per avere aiuto per tutto quello che riguarda l’assistenza che, in Paesi del genere, popolati per la maggior parte da persone povere, sono fondamentali e, a volte, decisivi. (vv)

    inizio pagina

    Washington Post: economia mondiale legata all'Europa e questa all'Italia

    ◊   Alla riapertura dei mercati finanziari l’attenzione di tutto il mondo resta puntata sull’Europa e in particolare sulla situazione italiana. Oggi un editoriale del Washington Post sostiene che il futuro dell’economia mondiale dipende dalla capacità dell'Europa di risolvere la questione dei debiti sovrani. A sua volta, secondo il quotidiano Usa, il Vecchio Continente non uscirà dalla crisi se l'Italia non rimetterà in ordine i suoi conti e se non tornerà a crescere. Intanto l’andamento dello spread con i titoli di stato tedeschi continua ad aumentare e viaggia sopra i 500 punti, mentre si attendono le nuove misure per la crescita annunciate dal governo Monti. In merito Eugenio Bonanata ha intervistato l’economista Riccardo Moro:

    R. - Vedo con una certa preoccupazione il fatto che il governo abbia evidentemente lanciato alcuni segnali, e altrettanto evidentemente su alcune partite, abbia dovuto mostrarsi estremamente cauto; di fatto in modo più esplicito o meno esplicito, da parte del parlamento, e di alcune forze parlamentari, sono venuti evidentemente dei segnali negativi. Il problema è che un parlamento poco responsabile, come è stato in passato, potrebbe fortemente indebolire la situazione del governo. Questo è ciò che temono alcuni mercati, questo è ciò su cui stanno scommettendo alcuni speculatori che in questo momento stanno di nuovo agendo contro l’Italia, tanto che lo spread aumenta. Mi auguro che prevalga il senso della responsabilità, e dunque che le misure possano essere messe in atto con efficacia.

    D. – Come si fa ad evitare le pressioni speculative in Europa come in Italia?

    R. – Mostrandosi politicamente molto coesi, molto solidali, perché l’unica condizione - assieme a delle proposte credibili evidentemente - per ricreare delle condizioni di fiducia esattamente come nel caso italiano, anche nel caso europeo, è che questo avvenga. E su questo anche qui ci sono un po’ di fatiche, le gelosie della Germania e le perplessità di alcuni Paesi, le uscite della Gran Bretagna che si chiama fuori. Un elemento molto positivo è il fatto che, nonostante la posizione di Cameron, gli altri 26 Paesi abbiano raggiunto un accordo: questo per il futuro è certamente un segnale di speranza. Non bisogna assolutamente abbassare la guardia: ciò non significa che bisogna essere chissà quanto severi, ma bisogna continuare a lavorare e a camminare insieme. Questa è la condizione affinchè lo spazio degli speculatori si riduca e perché l’efficacia delle riforme sia consistente.

    D. – Secondo lei quali sono i punti deboli dell’Italia?

    R. – Certamente esistono degli elementi di difficoltà, come una cultura spesso negativa presente purtroppo a tutti i livelli dell’amministrazione, ma anche dell’industria privata, e la vita sociale. A questo corrisponde però, una forte presenza, in una cultura molto sana, di grandi competenze e anche di consistenti rilievi etici nel comportamento di moltissima gente.

    D. – Guardiamo al Sud-America: avanza l’economia del Brasile, il cui Pil ha superato quello della Gran Bretagna, diventando la sesta potenza economica mondiale...

    R. – Non c’è dubbio, ma questo non è tanto clamoroso esattamente come non fu clamoroso il sorpasso della Cina nei confronti del Giappone. Sono Paesi molto grandi. Il Brasile è un Paese estremamente grande e molto più popoloso della Gran Bretagna. E’ assolutamente normale che il prodotto interno lordo, che la produzione, che quanto si produce in un Paese grande come il Brasile in un anno, sia superiore a quanto si produce in Italia, a quanto si produce in Gran Bretagna. La preoccupazione è che il reddito medio, non tanto il reddito nazionale complessivo in Brasile, sia ancora largamente distante da quello del Nord del mondo. (bi)

    inizio pagina

    Filippine: potrebbe salire a 2000 morti il bilancio del tifone Washi

    ◊   Potrebbe salire a 2000 morti il bilancio della tempesta tropicale Washi che una decina di giorni fa ha colpito l’isola di Mindanao, nel sud delle Filippine. Lo affermano le autorità locali. Finora i corpi recuperati sono oltre 1200, ma centinaia di persone risultano disperse. Immediato l’intervento della comunità internazionale con l’invio di aiuti umanitari. Migliaia sono gli sfollati che hanno bisogno di soccorsi urgenti, come afferma, al microfono di Federico Piana, il presidente di Unicef-Italia, Paola Bianchi:

    R. – Gli sfollati superano i 400 mila. Le famiglie alle quali l’Unicef, nei primi due giorni dalla tempesta tropicale Washi, è riuscita a portare aiuti attraverso la fornitura di kit di potabilizzazione dell’acqua ed igienico-sanitari sono ben 15 mila. Questi sono stati i primi interventi resi necessari ed indispensabili; perché la tempesta tropicale ha completamente distrutto la rete idrica delle città di Cagayan de Oro e di Iligan, che sono le più popolose dell’isola di Mindanao, nelle Filippine. Questo consente di intervenire in prima battuta per evitare che ci siano problemi di ordine sanitario, e quindi l’acqua potabile prima di tutto.

    D. – I bambini colpiti da queste inondazioni sono 200 mila. Conferma questo dato?

    R. – Le vittime sono tantissime: 20 mila di questi bambini sono già ospiti dei centri di accoglienza e ricevono lì tutte le cure del caso. A brevissimo si procederà anche con il loro censimento, perché tutti sappiamo, per esperienza, che quando accadono eventi di questo tipo c’è la dispersione dei bambini dalle loro famiglie. Sarà perciò necessario prevenire ogni genere di problema legato alla sparizione dei bambini e quindi si procederà con il censimento. Sarà poi la volta del ricongiungimento con le loro famiglie laddove si rendesse necessario.

    D. – Quanto serve in denaro?

    R. – L’appello dell’Unicef Internazionale è di 5,8 milioni di dollari. Sono veramente tanti. L’appello è che dobbiamo donare, siamo chiamati tutti a fare la nostra parte affinché in questa zona del mondo si possa intervenire in maniera efficace. La speranza è innanzitutto quella che questo Natale possa essere un buon Natale anche per loro. (vv)

    inizio pagina

    Il cardinale Scola: fare della crisi un'occasione di rinascita

    ◊   Ripartire dal Bambino Gesù per affrontare la crisi che fa tremare l’Europa: è l’esortazione lanciata dal cardinale Angelo Scola nella sua prima Messa di Natale come arcivescovo di Milano. Il porporato ha indicato con forza la strada della fiducia: il “Dio con noi” ci offre tutti i mezzi per superare questo momento difficile. Ma ascoltiamo il cardinale Scola al microfono di Fabio Colagrande:

    R. – Io penso che dobbiamo guardare a questo fenomeno di grave prova, che porta con sé molta sofferenza, molto dolore, come guardiamo alla situazione di prova personale che ci può capitare tutti i giorni. Le possibilità sono due: o lasciar cadere le braccia – e capisco sia una tentazione molto forte e un rischio grande – oppure invocare una rinascita, un riscatto. E questo è il senso del Natale: dobbiamo rinascere. Il mondo rinasce per questa venuta. Quindi, la strada è quella di fare realmente spazio al Dio bambino e di lasciarci rinvigorire dalla sua presenza. Lui, che con fedeltà viene a noi e sta con noi, fa leva sulla nostra libertà, perché noi ci impegniamo, ciascuno con le sue possibilità, per la sua vocazione, ad affrontare con decisione i problemi reali e concreti, ognuno al suo livello. Quindi, bisogna non lasciarsi abbattere dalla prova, ma trasformarla in una provocazione e in un’occasione di rinascita.

    D. – E’ un altro Natale che viviamo in un tempo in cui la società sembra sempre più secolarizzata. Che valore può assumere allora oggi la nascita di Gesù per i cosiddetti laici, cioè per tutti gli uomini di buona volontà?

    R. – Io credo che nel cuore di ogni uomo, che creda o dica di essere agnostico o addirittura pensi di essere ateo, la domanda sul senso compiuto della vita è sempre presente. Allora io rispondo alla sua domanda, formulando a mia volta una domanda a tutti questi fratelli uomini: è possibile perseguire il senso pieno della vita senza guardare in alto, senza lasciare spazio ad un oltre, ad una "X" con la maiuscola, che possa indicare, suggerire una traccia, perché si compia il desiderio di felicità che abbiamo nel cuore? Io non credo e sono convinto che nessuno, in fondo, in fondo, pensi che sia possibile. Quindi, il Dio che si fa bambino, l’amore perfetto che è il Dio trinitario che si incarna, è l’offerta di un abbraccio, è una mano che si tende, è poi una mano così rispettosa della libertà di tutti, che quindi attende la risposta di tutti. Ma il dono di Cristo è realmente lì e come dice Sant’Ambrogio: “Gesù è alla tua porta e bussa, ma non entrerà se tu non apri”.

    D. – Quale augurio rivolgere ai nostri ascoltatori?

    R. – Guardiamo Betlemme, facciamo come hanno fatto i pastori, come fecero i Magi. Dalla culla di Betlemme emerge una forte tenerezza, lasciamoci commuovere dalla tenerezza del Dio bambino. Gesù ci ha indicato una strada chiara: l’Altissimo è entrato nel tempo per condividere il bisogno dei più piccoli e degli umili, facendosi lui stesso piccolo ed umile. Gesù parte sempre dal bisogno dell’altro. Cerchiamo anche noi, per quanto siamo capaci nella nostra piccolezza, di partire dal bisogno dell’altro, ponendo dei gesti di solidarietà personali: che ognuno di noi si muova. Si dice sempre che la giustizia può nascere solo da una riforma completa del sistema, ma a me torna in mente la grande affermazione del poeta Eliot: “Spesso sogniamo una società così perfetta, che ci esima dall’essere buoni”. Insomma, la partenza ultima del grande riscatto, alla fine non può che essere personale. (ap)

    inizio pagina

    Eccessi alimentari nel periodo delle feste: prevenzione e rimedi

    ◊   Il tempo delle feste è spesso un tempo di eccessi alimentari. Come prevenirli per non danneggiare la salute? Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Giacinto Miggiano, direttore del Centro Ricerche nutrizione umana del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:

    R. – Intanto, cominciamo a non demonizzare gli alimenti, non esistono alimenti cattivi e alimenti buoni in senso assoluto. Esistono delle cattive abitudini. Siccome in questo periodo si tende a mangiare di più in termini di calorie e di grassi, chiaramente bisogna limitare, ma questo non vuol dire – a parte alcune considerazioni che valgono soltanto per alcuni soggetti, che soffrono di particolari malattie – che bisogna rinunciare a tutto, se non alle quantità degli alimenti che vengono assunti, quindi alimenti particolarmente ricchi di grassi, conditi con olio, o peggio ancora, con grassi di origine animale.

    D. – Bisogna alzarsi dalla tavola con un piccolo senso di appetito: difficile farlo durante questo periodo…

    R. – No, non è difficile, o per lo meno non è impossibile. Sarà un poco difficile, ma bisogna partire dal concetto che l’eccesso, anche in questo caso non fa bene e quindi, tra l’altro, è meglio prevenire la comparsa del sovrappeso, perché poi alla fine tutti questi eccessi portano ad accumulare dei chili, ad affaticare il nostro organismo e l’apparato cardiovascolare, portano all’aumento della pressione, insomma tutta una serie di fattori metabolici che i nutrizionisti conoscono bene. Quindi, per evitare di dover poi ricorrere a cure abbastanza drastiche, perché come tutte le terapie sono terapie difficili, non dico dolorose, ma impegnative, forse è meglio prevenire la comparsa di queste condizioni, anziché poi doverle curare dopo.

    D. – E supponiamo quindi di non stare attenti in questo periodo, come ripariamo dopo?

    R. – Se qualcuno non è stato attento e quindi fondamentalmente è salito di peso, bisogna dopo le feste cercare di aumentare l’attività fisica: questo è un modo fisiologico. Quindi, bisogna cercare di capire che l’attività fisica non è qualcosa di voluttuario, che piace o non piace, ma diventa una forma di prevenzione e di terapia. Ora, qualsiasi tipo di attività fisica, consona all’indole del soggetto, ai momenti che il soggetto può utilizzare, va bene. Non esiste un tipo di attività fisica consigliata che va bene per tutti: ognuno cerchi di fare almeno del moto, nel modo più semplice, ovvero lunghe passeggiate, e impiegare ogni giorno 30, 40 minuti almeno a camminare anche in piano. Certo, se uno può andare in piscina, in palestra, fare dell’attività a casa è molto meglio. Bisogna, però essere anche qui realistici. Oggi purtroppo i ritmi della vita, i turni di lavoro, gli spostamenti nelle città spesso riducono il tempo che uno può impiegare per se stesso. Bisogna cercare allora di sfruttare tutto quello che è possibile fare: se uno va a lavoro in autobus, cerchi di fermarsi un pochino prima per fare più strada a piedi; se c’è l’ascensore, cerchi di usare le scale. Alla fine ci sono tante piccole cose che possiamo facilmente eseguire, senza che ci scombussolino la vita, ma che alla fine della giornata e della settimana contribuiscono a farci consumare di più.(ap)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Attentati in Nigeria: l'Italia chiede a Ue ed Onu di difendere la libertà religiosa

    ◊   Un episodio ''di efferata barbarie compiuto da un folle estremismo che colpisce nel momento più sacro la comunità dei cristiani''. Così il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi di Sant'Agata esprime in un'intervista al Messaggero la sua condanna dei sanguinosi attentati di Natale in Nigeria contro chiese cristiane rivendicati dal gruppo terrorista di matrice islamica Boko Haram. Questo, aggiunge il titolare della Farnesina, non è però solo il momento di ''declamazioni di condanna'', ma anche il tempo ''di proseguire le iniziative e i piani di azione'' avviati nell'Unione Europea, all'Onu e nell'Alleanza per le civiltà, ''per una ripresa del dialogo tra le società civili e per dare incoraggiamento e assistenza ai governi delle nazioni colpite''. Questo governo, assicura Terzi, ''continuerà l'azione che è stata svolta dall'Italia negli ultimi anni, talvolta con non poche difficoltà. Su impulso italiano - ricorda -, nel luglio 2010 la Ue ha adottato un piano d'azione per la tutela della libertà religiosa nel mondo''. All'Onu, aggiunge, ''l'Italia ha una leadership chiara, accresciutasi negli anni, sull'affermazione dei diritti umani. Il tema della libertà religiosa, per la sua portata etica e la sua dimensione, deve essere un presupposto per il dialogo internazionale''. (R.G.)

    inizio pagina

    L'arcivescovo di Canterbury denuncia "la violenza dei saccheggiatori e l’avidità dei banchieri"

    ◊   A due giorni dal suo Sermone natalizio vola alta la riflessione su una società – che il capo della Chiesa anglicana – accusa di essere fondata su sentimenti di egoismo e paura. Rowan Williams punta il dito contro gli speculatori finanziari paragonati ai rivoltosi, che l'estate scorsa hanno messo a ferro e fuoco Londra, espressione gli uni e gli altri di grave malessere. “Se è un rivoltoso che brucia in modo scriteriato un piccolo negozio che serve la sua comunità” - ha affermato l’arcivescovo - “o se è uno speculatore che volta le spalle alla questione fondamentale di chi paga per le sue avventure finanziarie, il quadro che abbiamo è di atomi che si disgregano nell'oscurità". Con i finanzieri della City cosi come con i giovani ‘rioter’, “i vincoli sono stati spezzati” - ha tuonato dal pulpito della cattedrale di Canterbury Rowan Williams - “si è abusato della fiducia e ora questa è andata perduta”. Non è la prima volta che il leader di 77 milioni di anglicani nel mondo interviene a seguito degli scontri di Londra. Il mese scorso aveva espresso su The Guardian la sua “profonda tristezza” per quanto accaduto sulle strade della capitale, ma aveva anche incitato il governo a fare qualcosa per quei giovani “che pensano di non avere nulla da perdere”. Così anche ai primi di dicembre aveva chiesto al governo britannico di valutare l’impatto sociale delle misure di austerità. Aveva quindi allertato sul rischio di nuove rivolte se le autorità non faranno di più per i giovani emarginati. La Chiesa anglicana ha inoltre appoggiato la “Robin Hood” tax sulle transazioni finanziarie ed espresso sostegno al movimento ‘Occupy London’ anti-speculazione. (A cura di Roberta Gisotti)

    inizio pagina

    Pakistan: per il ministro degli Interni sono terroristi islamici gli assassini di Shahbaz Bhatti

    ◊   Gli assassini del ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz Bhatti sono attivisti del Sipah-e-Sahaba, organizzazione terroristica musulmana. Lo ha affermato il ministro pakistano degli Interni Rehman Malik nel corso di un evento di Natale alla chiesa di Fatima di Islamabad, aggiungendo che le autorità del Paese, insieme all’Interpol, “stanno facendo il possibile” per farli tornare in Pakistan dopo la loro fuga a Dubai. Paul Bhatti, consigliere speciale del primo ministro per l’Armonia nazionale e fratello del ministro assassinato il 2 marzo scorso, ha elogiato le dichiarazioni di Rehman Malik, sottolineando che “porranno fine alle voci che circolano sull’omicidio di mio fratello”. Di recente infatti - riferisce l'agenzia AsiaNews - fonti vicine alla polizia di Islamabad volevano i due assassini – identificati come Zia-ur-Rehman e Malik Abid – già in Pakistan, mentre alcuni giornali locali sostenevano che il movente fosse legato a "dispute fra familiari per beni e proprietà". Durante alcune visite per le celebrazioni natalizie, Paul Bhatti ha chiesto al ministero delle Risorse energetiche di non spegnere le luminarie delle chiese di Islamabad, Rawalpindi, Attock, Chakwal e Jehlum, per consentire alle comunità cristiane di celebrare il Natale senza ostacoli, secondo la tradizione. Il Ministero infatti ha programmato una serie di blackout per ridurre il consumo energetico. Proprio a Rawalpindi, il consigliere speciale per l’Armonia nazionale ha visitato e distribuito dei regali tra i bambini affetti da disabilità dell’ospizio St. Joseph. “Voglio portare avanti la missione di mio fratello nel servire l’umanità – ha detto Bhatti ai piccoli e al personale medico –, per creare un’atmosfera di pace, amore e stabilità. Non ho alcun interesse politico, né ritorno economico”. Nel suo messaggio di Natale mons. Rufin Anthony, vescovo di Rawalpindi-Islamabad, ha puntualizzato: “Ciò che rende questa festa un momento straordinario è che Dio si è fatto uomo. Grazie a questo, noi possiamo abbracciare l’umanità intera, in noi stessi e negli altri. Possiamo amare senza paura e perdonare senza aspettarci una ricompensa. Perché nel farsi uomo, Dio ci ha mostrato che attraverso l’amore tutto è possibile”. (R.P.)

    inizio pagina

    Iraq: a Kirkuk l’anno prossimo il Natale sarà anche festa civile

    ◊   Il governatore di Kirkuk ha dichiarato che dall’anno prossimo il giorno di Natale sarà anche festa civile per tutta la città. Il governatore, Najim al-din Umar Karim, ha espresso questa sua decisione presentando gli auguri all’arcivescovo caldeo Louis Sako e ai cristiani radunati in cattedrale per la messa di Natale il 25 dicembre. Egli ha anche promesso di sollecitare il governo centrale di Baghdad perché Natale sia un giorno di festa per tutti gli irakeni. La ricca città di Kirkuk è da tempo teatro di violenze, molte di esse rivolte proprio contro i cristiani. Nonostante ciò, l’arcivescovo di Kirkuk ha detto all'agenzia AsiaNews che alla messa di Natale, celebrata di giorno per questioni di sicurezza, hanno partecipato oltre 2mila fedeli. L’entrata della chiesa era abbellita da un presepe a forma di tenda di beduini, per sottolineare la venuta di Gesù nell’ambiente irakeno. A sottolineare il desiderio della convivenza, tutti i responsabili della città, dell’esercito e della polizia, insieme alle autorità religiose musulmane, sono venuti in chiesa per offrire i loro auguri di Natale. Parlando ai fedeli radunati, il governatore di Kirkuk ha esaltato la missione di Gesù Cristo, “principe della pace” e ha invitato i cristiani fuggiti dal Paese – circa 600mila - a ritornare in Iraq. “Senza di loro – ha detto – all’Iraq manca qualcosa di sostanziale. Senza di loro l’Iraq non è l’Iraq”. Najim al-din Umar Karim ha anche apprezzato il ruolo che l’arcivescovo Sako svolge nel sostenere il dialogo fra cristiani e musulmani. (R.P.)

    inizio pagina

    Libano: il patriarca Rai auspica un Paese libero dalle armi

    ◊   Il patriarca maronita Bechara Rai si augura che il governo si impegni a liberare il Libano da tutte le armi, lasciandone l’uso solo alle forze legali dell’esercito. Durante la messa di Natale celebrata il 25 dicembre a Bkerke, il patriarca Rai ha sottolineato che “È dovere solo dello Stato, a cui è affidato il compito della sicurezza dei cittadini e della pace nella nazione, raccogliere tutte le armi e porle sotto il solo controllo delle forze legittime del Libano, così che Beirut e tutto il Libano siano liberi dalle armi”. Le parole del capo della Chiesa maronita sembrano accogliere i desideri di molti parlamentari che durante l’anno hanno domandato una Beirut “demilitarizzata” - dopo aspri scontri a fuoco fra Hezbollah e membri dell’Associazione caritativa islamica a Burj Abi Haidar – come anche una Tripoli senza armi. Ma le sottolineature del patriarca - riferisce l'agenzia AsiaNews - toccano soprattutto la situazione degli Hezbollah, unico gruppo militare che non ha mai abbandonato le armi, giustificandosi con la necessità di essere pronti a combattere contro Israele. A questo proposito, il patriarca ha anche aggiunto: “Lo Stato deve pure sottomettere tutte le missioni di difesa e di sicurezza alle decisioni della sola autorità politica e accrescere la fiducia nelle sue forze armate”. La messa di Natale è stata concelebrata anche dal patriarca emerito Nasfrallah Sfeir e dal nunzio in Libano, mons. Gabriele Caccia. Alla liturgia erano presenti oltre al capo di Stato, Michel Suleiman, anche politici cattolici che militano in gruppi opposti, fra cui il capo dei Kataeb, Amin Gemayel, e il capo della Corrente Patriottica Libera, Michel Aoun, vicina agli Hezbollah. Nella sua omelia il patriarca Rai ha anche chiesto maggiore giustizia e meno corruzione nel Paese, oltre a un impegno per favorire le condizioni di vita dei libanesi, provati dalla crisi economica. Egli ha anche spinto perché i libanesi che hanno trovato rifugio in Israele possano tornare in Libano ed essere amnistiati. Nel 2000, con il ritiro di Israele dal sud Libano, molti libanesi, fra cui militari dell’esercito del Libano sud, si sono rifugiati in Israele temendo rappresaglie. Lo scorso novembre il governo di Mikati ha varato una legge che accetta il ritorno di questi libanesi, ma esclude chi ha militato nell’esercito del Libano sud. (R.P.)

    inizio pagina

    Funerali di Kim Jong-il: Pyongyang apre a due delegazioni sudcoreane

    ◊   Mentre si avvicina la data delle esequie ufficiali del dittatore nordcoreano, il “grande successore” Kim Jong-un “sembra voler studiare i propri avversari prima di decidere la propria politica estera. Ecco perché ha ricevuto le due delegazioni della Corea del Sud: vuole capire chi ha davanti e se riuscirà a ottenere aiuti umanitari prima di usare la forza”. Lo dice all'agenzia AsiaNews una fonte del governo sudcoreano, che commenta la visita di alcune personalità sudcoreane a Pyongyang. Fra i membri della due delegazioni ufficiali erano presenti anche il presidente del colosso industriale Hyundai Hyung Jun-eun e l’ex first lady Lee Hee-Ho, vedova dell’ex presidente sudcoreano Kim Dae-jung. “Spero che la nostra visita al Nord aiuterà a migliorare i rapporti fra Nord e Sud”, ha dichiarato la signora Lee all’agenzia Yonhap prima di varcare la frontiera. Suo marito Kim Dae-jung, presidente a Seoul dal 1998 al 2003 e morto nel 2009, fu protagonista insieme a Kim Jong-il dello storico primo vertice fra le due Coree nel 2000. Anche la Hyundai - il gruppo industriale conglomerato di cui il colosso automobilistico Hyundai Motor è una delle società controllate - è stato protagonista del timido avvio di collaborazione economica fra le due Coree negli scorsi anni. Il suo presidente Hyung ha incontrato più volte lo scomparso “caro leader”. La visita della vedova Kim, riprende la fonte di AsiaNews, “ha un forte valore simbolico anche per i sudcoreani. Suo marito lanciò la ‘Sunshine policy’, la politica di apertura fra le due Coree per la quale ha vinto anche un Nobel, e ha tracciato una linea di pensiero forte ancora oggi: dialogo prima di tutto. Anche se l’attuale governo, conservatore, non la pensa allo stesso modo”. Nel frattempo, la stampa ufficiale della Corea del Nord ha iniziato a fare riferimento a Kim Jong-un come al capo del Partito dei Lavoratori, il partito unico comunista al potere. A Pechino intanto, oggi sono iniziati dei colloqui bilaterali fra Cina e Corea del Sud proprio sulla morte di Kim Jong-il e sul futuro del Nord: la Cina sembra intenzionata ad abbandonare l’erede in caso di ricorso alla violenza. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: a Mindanao gara di solidarietà per le vittime dell’alluvione

    ◊   L’alluvione a Mindanao del nord, costata oltre 1200 morti, con un bilancio che potrebbe toccare quota 2000, "ha fatto riscoprire ai filippini l’importanza del Natale, della preghiera e della gratuità. Nelle parrocchie dell’isola, ricchi e poveri hanno donato viveri, vestiti e denaro da inviare nei vari centri per i rifugiati di Cagayan de Oro e Illigan City. La sera della Vigilia i bambini e i giovani dei campi profughi hanno cantato per le città devastate, portando un segno di speranza e gioia a chi come loro ha perso tutto”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews, padre Giulio Mariani, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere a Zamboanga. Il sacerdote sottolinea che dove non arrivano i soccorsi, i privati hanno organizzato raccolte di acqua potabile, cibo e medicine. “Per aiutare gli alluvionati – afferma - la popolazione ha anche risparmiato su luci, addobbi e fuochi d’artificio. I parroci hanno invitato tutti, soprattutto i più giovani a non comprare petardi, ma ad accendere una candela per le vittime e a fare donazioni per i sopravvissuti”. Dal passaggio del tifone Washi avvenuto lo scorso 16 dicembre, molti villaggi restano ancora isolati e sono oltre 400mila le persone ospitate nei centri raccolta. La guardia costiera continua a cercare i dispersi in mare. Oggi, il governo ha lanciato una nuova allerta meteo per le isole di Mindanao, Luzon e l’arcipelago delle Visayas. (R.P.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: per Natale i vescovi invitano a non dimenticare il dramma degli sfollati

    ◊   “Questo Natale ci pone dinanzi a sfide importanti. Ci ricorda che la vita è sempre un dono unico di Dio; il profondo rispetto che dobbiamo avere gli uni verso gli altri, al di là di ogni differenza di casta, credo o etnia; il nostro grande bisogno di unità e riconciliazione”. Così il cardinale Malcolm Ranjith e mons. Norbert M. Andradi, presidente e segretario generale della Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl), hanno espresso in un messaggio firmato gli auguri di Natale alla popolazione, sottolineando la necessità di un impegno comune per stabilire una pace “vera e duratura” e riportare la “normalità” nella vita dei circa 200mila sfollati interni del Paese (Internally Displaced People, Idps), a quasi tre anni dalla fine della guerra civile. “Nella festa del Principe della pace – si legge nel messaggio della Cbcsl ripreso dall'agenzia AsiaNews – dobbiamo impegnarci a superare i pregiudizi che ci allontanano gli uni dagli altri, perché in questo momento la riconciliazione è il nostro bisogno più grande. Gesù ci ricorda che tutti noi siamo fratelli e sorelle, figli di Dio, dovunque e chiunque noi siamo. Diventiamo strumenti del Signore e costruttori di pace”. Il cardinale Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha poi ricordato le migliaia di sfollati interni del Paese: “Natale ci spinge a incontrare il Signore tra i bisognosi e più poveri della società, come le tante famiglie che aspettano ancora di tornare nelle loro case. Proprio come i pastori di Betlemme, accettiamo la sfida di Dio e andiamo incontro a Cristo, che giace nei tanti ‘presepi’ della nostra vita”. (R.P.)

    inizio pagina

    Haiti. A Natale tragedia del mare: morti 38 migranti

    ◊   E’ stato un Natale sotto il segno del cordoglio quello di Haiti dopo la morte in mare di 38 cittadini che, a bordo di un’imbarcazione di fortuna hanno tentato di raggiungere gli Stati Uniti ma hanno perso la vita a largo delle coste di Cuba. Lo riferisce l’emittente radiofonica ‘Radio Kiskeya’ precisando che altri 87 occupanti della barca sono stati messi in salvo dai guardacoste cubani, poco dopo il naufragio dell’imbarcazione localizzata a un centinaio di metri da Punta de Maisi, all’estremità orientale dell’isola. Gli stessi hanno invece ripescato i corpi senza vita di 21 uomini e 17 donne, precisa un comunicato diffuso alla televisione di Stato. La protezione civile cubana - riferisce l'agenzia Misna - ha comunicato che i sopravvissuti, tra cui quattro bambini e sette donne, stanno ricevendo assistenza e cure nel campo internazionale dei migranti di Punta de Maisi. “Una tragedia avvenuta alla vigilia di Natale e proprio nel momento in cui l’amministrazione del presidente Michel Martelly, al potere da più di sette mesi, fa la promozione della sua politica di cambiamento” fa notare in modo critico ‘Radio Kiskeya’. Oltre ai migranti haitiani che quotidianamente cercano di attraversare il confine con la Repubblica dominicana e subiscono soprusi di ogni genere, in migliaia tentano di raggiungere in mare gli Stati Uniti da dove vengono automaticamente respinti. L’ultimo incidente del genere risale a luglio 2009, quando 70 haitiani hanno perso la vita nel naufragio della loro imbarcazione a largo dell’arcipelago britannico di Turks e Caicos, non lontano da Cap Haitien, a nord dell’isola. (R.P.)

    inizio pagina

    Perù: nel messaggio natalizio dei vescovi la difesa dei diritti dei nascituri

    ◊   Festeggiare il Natale significa «celebrare la vita». Non si può volgere lo sguardo adorante al Bambino senza anche «riflettere sulla necessità di proteggere» il diritto alla vita umana, il primo e principale diritto da cui tutti gli altri discendono. È quanto ribadiscono i vescovi peruviani in un messaggio diffuso in occasione delle festività natalizie. In tempi in cui — scrivono i presuli — «la società favorisce l’immediato, il tangibile, il materiale», il Natale invita a guardare a Betlemme, a Gesù. Un avvenimento che esprime «l’amore infinito di Dio per l’uomo». È Dio che «prende la nostra natura umana». In questo senso - riporta L'Osservatore Romano - il Natale «è la più umana delle feste delle fede» perché «ci fa comprendere in maniera più profonda l’umanità di Dio». Si tratta, infatti, di un «Dio con noi», di un Dio «che ci viene incontro come un bambino» e che contemporaneamente «segna la storia dell’umanità». Per questo, il Natale è anche «un tempo per celebrare la vita e guardare ai più deboli e indifesi». Non bisogna, infatti, «mai dimenticare che un bambino è il frutto della vita, è il frutto dell’albero della vita». I presuli — nel messaggio firmato dal presidente dell’episcopato, l’arcivescovo di Trujillo, Hector Miguel Cabrejos Vidarte, e dal segretario generale, il vescovo di Carabayllo, Lino Mario Panizza Richero — ricordano che «la vita è il primo di tutti i diritti e pertanto dovrebbe essere di sopra di qualsiasi altro valore sociale, economico, psicologico, emotivo, di salute e famigliare». Un diritto sancito anche nella Costituzione peruviana, laddove all’articolo 1 — viene ricordato — si afferma che «la vita umana è il bene supremo della società e dello Stato, e lo Stato ha l’obbligo di proteggerlo». Ed è questo il motivo — in Perú l’aborto è vietato, ma è forte il dibattito per una sua legalizzazione — «per cui lo Stato ha la responsabilità di proteggere la vita dal momento del concepimento fino alla morte naturale». In questo senso, affermano ancora i presuli, ogni fase della vita — embrione, feto, bambino o adulto — è come l’anello di una «catena che ci unisce» e in cui appare «l’immagine di Dio che è la vita e dà vita». Perciò, «una società che non assicura la vita del nascituro è una società che vive come una tragedia la sua missione fondamentale». (I.P.)

    inizio pagina

    Cile. Messaggio natalizio dei presuli: cattolici contro le ingiustizie sociali

    ◊   «La ricorrenza del Natale interpella questo Paese dove la povertà e l’emarginazione sofferte da tanti fratelli sono ancora considerate un gioco di numeri, un problema imbarazzante che noi attribuiamo agli altri, un’immagine che rovina la nostra reputazione di Paese emergente»: è quanto è sottolineato nel messaggio natalizio del Comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile che mons. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente della Conferenza episcopale, ha diffuso in coincidenza con la sua visita nella capitale all’ospedale pediatrico «Roberto del Rio», avvenuta nei giorni scorsi. Nel testo ripreso da L'Osservatore Romano, i presuli hanno invitato i cattolici cileni «ad assumere su di loro la responsabilità personale e collettiva nei confronti di queste grandi ingiustizie e a ricordare e a riflettere sull’insegnamento di sant'Alberto Hurtado che affermava: “I poveri sono Cristo”». Nel messaggio natalizio, i membri del Comitato permanente hanno sottolineato che «la vita cambia il suo corso quando ci fermiamo per riconoscerci reciprocamente come fratelli. Quanta ingiustizia, quanti abusi, quanta violenza e quanto logoramento potrebbero essere evitati nella nostra vita personale e sociale se ci impegnassimo a costruire la cultura del dono che il Figlio di Dio ci rivela a Betlemme». Ispirandosi a un brano del Vangelo di Luca, i vescovi hanno dichiarato: «la stella di Betlemme annuncia anche che l’uomo è libero ed è un dono. Il dono più grande di tutti i tempi, “un neonato avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” (Luca 2, 13)». (I.P.)

    inizio pagina

    Usa: la Chiesa sostiene le misure per ridurre l’inquinamento dell’aria

    ◊   La Chiesa degli Stati Uniti esprime sostegno alle misure annunciate dall'Agenzia nazionale per la protezione ambientale (Epa) per migliorare la qualità dell'aria. Si tratta di “un importante passo in avanti per la tutela della salute di tutti, specie per i nascituri e i bambini", ha commentato il presidente del Comitato per la giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale (Usccb), mons. Stephen Edward Blaire, vescovo di Stockton. I nuovi limiti alle emissioni di mercurio e altre sostanze nocive – riferisce L’Osservatore Romano – andranno a ridurre grandemente l’inquinamento delle centrali elettriche, a carbone e a petrolio. “I vescovi - ha dichiarato mons. Blaire - accolgono con soddisfazione” quella che “alla fine è solo una questione di buon senso”: “volere che i nostri figli, le famiglie e le generazioni future respirino aria migliore. I bambini, dentro e fuori dal grembo materno - ha aggiunto il presule - sono particolarmente vulnerabili all’esposizione ambientale degli inquinanti tossici”. Nel giugno scorso lo stesso mons. Blaire aveva inviato una lettera alla responsabile dell’Epa, Lisa P. Jackson, chiedendo “che venissero ridotte le emissioni di gas pericolosi da parte delle industrie”. “Anche se non siamo esperti in materia ambientale”, scriveva mons. Blaire - il nostro convincimento “si fonda sull’insegnamento cattolico, che ci invita a prenderci cura del Creato e a proteggere il bene comune, la vita e la dignità delle persone umane, soprattutto i poveri e i vulnerabili”. Negli Stati Uniti le centrali elettriche sono la principale fonte di produzione di mercurio, arsenico, piombo, diossina, gas acidi e altri metalli pesanti. “Anche piccole quantità di questi inquinanti atmosferici - ricordava il presule nella lettera - sono nocivi per l’ambiente e provocano malattie come l’asma, il cancro, difficoltà di apprendimento, danni cerebrali e altre patologie che incidono negativamente sullo sviluppo infantile. Non solo, l’inquinamento atmosferico delle centrali elettriche provoca gravi danni all’ambiente, alla catena alimentare e agli esseri umani. Gli scienziati – concludeva la lettera - affermano che le quantità di mercurio emesse dalle centrali elettriche contaminano i nostri laghi, i torrenti, i fiumi e i pesci. Questo è particolare fonte di preoccupazione per le donne incinte e i loro bambini appena nati in quanto l’esposizione al mercurio può interferire con il sistema nervoso dei bambini”. Secondo alcune recenti ricerche, un bambino su sei nato negli Stati Uniti ha livelli pericolosi di mercurio nel sangue. I nuovi standard decisi dall’Epa dovrebbero ridurre le emissioni di mercurio del 91%. (R.G.)

    inizio pagina

    Ungheria: altre 72 comunità religiose chiedono di essere registrate come Chiese

    ◊   In totale sono 72 le comunità religiose ungheresi che hanno presentato domanda per essere registrate come chiese aggiuntive dallo Stato. La cifra è stata presentata da Tamas Lukacs, presidente della Commissione parlamentare per i diritti umani e per le questioni civili e religiose. La legge ungherese sulle chiese, approvata a luglio, - riferisce l'agenzia Sir - riduce il numero delle chiese e delle comunità religiose da 358 a soltanto 14, prevedendo che il riconoscimento ufficiale di altre chiese o comunità da parte dello Stato si possa ottenere con i due terzi dei voti dei parlamentari. La Commissione valuterà tutte le domande e presenterà quelle che soddisfano i criteri in occasione della sessione plenaria del Parlamento. Secondo il sito web www.politics.hu, almeno 10 o 12 domande dovrebbero sicuramente soddisfare tutti i requisiti, tra cui la presentazione della dichiarazione di fede e delle attività religiose, con prova di almeno venti anni di attività e specificazione delle norme relative alla loro struttura e al loro funzionamento. La nuova legge entrerà in vigore il 1° gennaio 2012. Lo scopo della legislazione è quello di fermare l'espansione delle associazioni che dalla caduta del regime comunista beneficiano di supporto finanziario pubblico spacciandosi per comunità religiose. (R.P.)

    inizio pagina

    Scozia-Irlanda. Messaggio di Natale del cardinale O'Brien e dei vescovi, anglicano e cattolico, di Clogher

    ◊   Un richiamo al messaggio essenziale di amore in un mondo in cui un bambino, nei primi anni di vita, costa ormai più di 100.000 sterline e il ritorno alla fede in questo momento di difficile crisi economica. È il contenuto di due messaggi natalizi, quello del cardinale Keith O'Brien, arcivescovo di st. Andrews e Edimburgo e leader della Conferenza episcopale scozzese, e quello congiunto del vescovo cattolico di Clogher, in Irlanda, mons. Liam MacDaid e del suo omologo anglicano John McDowell. "Alcune recenti statistiche ci dicono che il costo di un bambino supera le 100.000 sterline", scrive il cardinale nel suo messaggio ripreso dall'agenzia Sir, "nel mezzo del nostro benessere possiamo coprire di doni un neonato. Pensiamo, invece, alla mancanza di qualsiasi ornamento in quella capanna e rendiamoci conto che quel bambino era circondato dalla cosa più importante, l'amore. Abbiamo sentito di recente che la popolazione del nostro mondo ha raggiunto i 7 miliardi. Mi chiedo se ciascuna di queste vite viene valorizzata a dovere come quella del nostro Salvatore". Ricordando le conseguenze della crisi economica i due vescovi, cattolico ed angicano, di Clogher ripropongono la fede per andare avanti. "In Irlanda, nel Natale 2011, le persone hanno paura di non avere un tetto sulla testa e di non essere in grado di garantire un pasto ai loro figli", scrivono mons. MacDaid e quello della "Chiesa di Irlanda" John McDowell. "Il cambiamento nelle vite di molte persone è stato così enorme che li ha completamente sepolti e le autorità lottano per fare i conti con le conseguenze. Dio ci offre un'alternativa alla paura: è la fede, soprattutto la fede che si esprime attraverso l'amore e la semplicità di vita". (R.P.)

    inizio pagina

    Germania: pagina web ecumenica con informazioni sul Natale

    ◊   Le Chiese cattolica ed evangelica offrono anche quest’anno il tradizionale servizio di informazioni online sugli orari delle funzioni per il periodo di Natale al sito www.weihnachtsgottendienste.de. Nella pagina web, attivata dal 16 dicembre, è possibile reperire informazioni sulle messe, sui presepi viventi e sulle varie manifestazioni religiose in programma in tutto il territorio tedesco dal 24 dicembre al 6 gennaio. “L’anno scorso, nel sito erano contenute informazioni su oltre 40.000 funzioni per il periodo di Natale e quest’anno saranno anche di più”, ha detto Ralf Peter Reimann, coordinatore del progetto da parte evangelica. La ricerca - riferisce l’agenzia Sir - agevolata dall’inserimento di foto e di mappe per localizzare le chiese, può essere effettuata anche in base a determinate esigenze: ad esempio per trovare una chiesa senza barriere architettoniche o una funzione in un’altra lingua. Per Gunda Ostermann, responsabile del servizio per la parte cattolica, “il periodo di Natale è spesso occasione per molti per spostarsi per andare a visitare parenti o in vacanza. Attraverso il sito è possibile informarsi rapidamente sulle messe nel luogo di soggiorno. Ma il servizio è utile anche per chi resta a casa”. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Scontri ad Homs: 70mila in piazza contro Assad per l'arrivo degli osservatori della Lega Araba

    ◊   Nelle ultime 24 ore, in Siria sono rimaste uccise 53 persone. Ieri sera, sono arrivati 50 osservatori della Lega Araba nel Paese e questa mattina una loro delegazione ha raggiunto la città di Homs - terza città del Paese ed epicentro della rivolta - dove 70mila manifestanti anti-regime sono scesi in piazza per l'occasione. Dal primo pomeriggio sono iniziati scontri con le forze di sicurezza. Proprio nei pressi di Homs è stato sabotato oggi un gasdotto. Il regime parla di attentato di terroristi. Il servizio di Fausta Speranza:

    In concomitanza con la visita a Homs della squadra di 10 osservatori arabi, migliaia di residenti sono scesi in strada per manifestare contro il regime e la sanguinosa repressione in corso da dieci mesi. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). Secondo l’Osservatorio, il regime non ha ritirato tutti i carri armati dalla città come annunciato ma ne ha nascosti alcuni in edifici governativi. Intanto, nelle ultimissime ore si registrano episodi di violenza al confine tra Siria e Turchia. L’agenzia Sana riferisce che le forze siriane hanno ucciso un numero imprecisato di uomini di quello che definisce un “gruppo terroristico armato” che tentavano di attraversare il confine. Avrebbero sequestrato “munizioni, materiale per le comunicazioni e falsi documenti di identità”. Il confine con la Turchia, nel nord della Siria, è diventato punto di attraversamento per i disertori dell'esercito siriano che sostengono la rivolta contro il regime di al Assad. Gli osservatori della Lega araba arrivati ieri sera a Damasco e stamattina a Homs hanno il compito di sorvegliare la situazione sul terreno e verificare le denunce di massacri e repressioni delle proteste contro il regime, nell'ambito di un piano di uscita dalla crisi. A sostegno del piano, il Consiglio nazionale siriano (Cns) - che raggruppa buona parte delle opposizioni al regime del presidente Assad - fa appello all’Onu Chiede che “il Consiglio di sicurezza sostenuto dai membri delle Nazioni Unite adotti il piano della Lega araba e faccia in modo che venga applicato”.

    Il presidente yemenita Saleh potrebbe recarsi presto in Usa per cure
    Il presidente dello Yemen, Ali Abdullah Saleh, potrà entrare negli Stati Uniti per sottoporsi a cure mediche. Lo ha deciso, secondo quanto riporta il New York Times, l'amministrazione Obama. Il via libera ufficiale sarà dato nelle prossime ore e segue un acceso dibattito all'interno del governo americano, che teme di essere criticato per l'offerta di un "paradiso sicuro" a un leader arabo responsabile della morte di centinaia di manifestanti. Saleh potrebbe arrivare a New York già in settimana e dovrebbe essere curato al Presbyterian Hospital. Diventerebbe il primo leader arabo a richiedere e ottenere l'ammissione negli Stati Uniti da quando è iniziata la "primavera araba" un anno fa. Secondo l'amministrazione Obama, anche se la decisione di garantire l'ingresso di Saleh negli Usa sarà criticata dal popolo dello Yemen l'uscita dal Paese del presidente, pure se temporanea, potrebbe facilitare la strada verso le elezioni e mettere fine a una crisi politica che ha spinto lo Yemen sull'orlo del tracollo.

    Somalia: miliziani Shabaab strappano 200 bambini alle famiglie per arruolarli
    Almeno 200 bambini in età scolare sono stati sottratti alle loro famiglie, soprattutto nella regione del medio Shabelle, per essere arruolati dai combattenti islamici al Shabaab contro il governo transitorio e le forze alleate. Secondo quanto riferito ai media locali da alcuni testimoni, gli insorti hanno fatto irruzione in alcune scuole del distretto di Marka e hanno rapito decine di bambini di circa nove anni per portarli presso i campi di addestramento e utilizzarli poi come scudi umani al fronte. Secondo gli analisti, il reclutamento di bambini da parte dei miliziani di al Shabaab sarebbe dovuto alle gravi perdite fatte registrare nelle ultime settimane dopo l'offensiva lanciata dalle forze alleate contro le basi militari e le città controllate dal gruppo islamico legato ad al Qaida. Già in passato, gli al Shabaab avevano costretto bambini di appena cinque anni a compiere atti di terrorismo, ma senza arruolarli tra le fila delle milzie armate.

    Sequestrata nave italiana al largo delle coste di Oman
    Un'altra nave italiana sequestrata dai pirati: si tratta di una petroliera che è stata catturata al largo delle coste dell'Oman. L'equipaggio è composto da diciotto persone, di cui sei italiani, cinque ucraini e sette indiani.

    Guinea Bissau: ucciso un militare
    Un militare è morto e due sono rimasti feriti nella notte in Guinea Bissau, durante una operazione di ricerca dei sospetti dopo l'attacco di ieri, qualificato dal governo come un “fallito tentativo di golpe”. Lo ha detto all'agenzia Afp una fonte militare. Stando alla fonte, un battaglione del quartiere di Luanda, nella capitale Bissau, ha scambiato colpi di arma da fuoco con “un gruppo di sospettati” che “erano armati e hanno sparato sui miei uomini. Ne ho perso uno, due sono stati feriti”. Altri colpi di armi si sono sentiti in diverse zone della città, in concomitanza con le ricerche dei possibili attentatori di ieri. Ieri, nella capitale degli uomini armati hanno tentato di assaltare un deposito di munizioni delle forze regolari. Stando all'esercito, alcuni militari, compreso il capo della Marina, Josè Americo Bubo Na Tchuto, sono stati arrestati.

    Pakistan: il ricordo di Benazir Bhutto a 4 anni dall’assassinio
    Il presidente pakistano, Asif Ali Zardari, ha invitato “le forze democratiche” e “i pakistani patriottici” a “respingere tutte le cospirazioni contro la democrazia e le istituzioni democratiche”. In un messaggio alla vigilia del quarto anniversario dell'assassinio della moglie Benazir Bhutto, che viene celebrato oggi con una manifestazione di massa nel villaggio di Garhi Khuda Bakhsh (provincia meridionale di Sindh) dove si trova la sua tomba, il capo dello Stato ha definito l'omicidio “una cospirazione”. Uccidendo lei, ha insistito, “hanno cercato di privare il mondo della “sua migliore arma di lotta contro l'estremismo internazionale violento” e di “sottrarre al Pakistan la sua piu' grande speranza di poter un giorno introdurre una democrazia pienamente funzionante”. La Bhutto fu assassinata il 27 dicembre 2007 al termine di un comizio preelettorale a Rawalpindi e le indagini per risalire ai suoi autori non hanno dato per ora risultati convincenti.

    Mullah Omar non più tra i ‘most wanted’ dell’Fbi
    Il Mullah Omar non è più nella lista dei terroristi piu' ricercati dall'Fbi americano. Lo riferisce Geo Tv. In effetti, il nome della guida spirituale dei talebani afghani non è più sulla lista dei "most wanted" pubblicata dall'agenzia federale americana sul suo sito Internet. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 361

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.