Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 24/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa presiede la Messa della Notte di Natale: preghiera per la pace e la solidarietà nel mondo
  • Canti popolari di Natale per l'inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro. Il Papa accende il lume della pace
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il governo cubano annuncia la liberazione di 2900 prigionieri
  • Con l'ingresso del patriarca Twal a Betlemme iniziano le cerimonie di Natale in Terra Santa
  • Natale in Iraq senza Messe di Mezzanotte per motivi di sicurezza. Warduni: la speranza è più forte della violenza
  • Natale in Libia. Il vescovo di Bengasi auspica la riconciliazione nazionale
  • Nel giorno di Natale, il tradizionale pranzo per i poveri della Comunità di Sant'Egidio
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità di Natale
  • Chiesa e Società

  • Il Patriarca di Costantinopoli: Cristo è l’unica via di salvezza da ogni crisi
  • I vescovi di Haiti: “unire gli sforzi per costruire il futuro”
  • Il messaggio di Natale del vescovo di Hong Kong: liberarsi dall’egoismo
  • La persecuzione contro cristiani in Orissa “è la storia vivente del Natale”
  • India. Il messaggio di Natale di mons. Barwa: il dono più grande è Gesù
  • Vietnam. La Chiesa festeggia il Natale aiutando poveri ed emarginati
  • Il vescovo dell’Aquila: Natale non facile, ma il governo pretenda di più da chi ha di più
  • I vescovi molisani: vicini a quanti perdono il lavoro
  • Un missionario in Egitto trascorre il Natale con i ragazzi che raccolgono l'immondizia
  • Slovacchia: 17.ma edizione del progetto “la Buona novella” sui canti di Natale
  • Al via il programma Chyao per i bambini dell’Africa Occidentale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Russia, l’opposizione torna in piazza a Mosca
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa presiede la Messa della Notte di Natale: preghiera per la pace e la solidarietà nel mondo

    ◊   La Chiesa si appresta a celebrare la Solennità del Natale del Signore. Benedetto XVI presiederà, stasera alle 22, nella Basilica Vaticana la Santa Messa della Notte. Domani, alle 12, dalla Loggia Centrale della Basilica di San Pietro, il Papa rivolgerà il tradizionale Messaggio natalizio e impartirà la Benedizione Urbi et Orbi cui è legata l’indulgenza plenaria. I due eventi saranno seguiti in mondovisione. Il servizio di Sergio Centofanti:

    E’ il settimo Natale di Benedetto XVI: e anche quest’anno, durante la Messa della Notte, si leverà la preghiera per la pace in tutto il mondo, per la giustizia e la solidarietà con i più poveri e i piccoli della terra. Dio stesso si è fatto piccolo – ha detto il Papa nelle sue omelie per la Veglia di Natale – per non “sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza”, chiede solo il nostro amore:

    “Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo. Dio è così buono da rinunciare al suo splendore divino e discendere nella stalla, affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi, si comunichi a noi e continui ad operare per nostro tramite”. (24 dicembre 2005)

    Davanti al Dio che si fa piccolo – afferma il Papa – i dotti sono confusi. I semplici invece comprendono, come i pastori di Betlemme: questi sono in attesa che la luce indichi loro la via:

    “È questo che a Dio interessa. Dio ama tutti perché tutti sono creature sue. Ma alcune persone hanno chiuso la loro anima; il suo amore non trova presso di loro nessun accesso. Essi credono di non aver bisogno di Dio; non lo vogliono. Altri che forse moralmente sono ugualmente miseri e peccatori, almeno soffrono di questo. Essi attendono Dio. Sanno di aver bisogno della sua bontà, anche se non ne hanno un’idea precisa. Nel loro animo aperto all’attesa la luce di Dio può entrare, e con essa la sua pace. Dio cerca persone che portino e comunichino la sua pace. Chiediamogli di far sì che non trovi chiuso il nostro cuore”. (24 dicembre 2005)

    Tutti aspirano a Dio, nel loro cuore, anelano all’infinito, alla bellezza, alla gioia:

    “In qualche modo l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro – per il prossimo, per il povero, per Dio. E quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l’altro”. (24 dicembre 2007)

    E anche quanti credono in Dio, nella quotidianità, ritengono di essere così pieni di cose da fare da non aver tempo per Lui, e lo mettono all’ultimo posto. I pastori di Betlemme, invece, con la loro fretta di vedere il Bambino Gesù, ci insegnano qualcosa di diverso:

    "Dio è importante, la realtà più importante in assoluto nella nostra vita. Proprio questa priorità ci insegnano i pastori. Da loro vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana. Da loro vogliamo apprendere la libertà interiore di mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio, per lasciarlo entrare nella nostra vita e nel nostro tempo. Il tempo impegnato per Dio e, a partire da Lui, per il prossimo non è mai tempo perso. È il tempo in cui viviamo veramente, in cui viviamo lo stesso essere persone umane". (24 dicembre 2009)

    “Aprire il tempo per Dio” – sottolinea il Papa – significa aprirlo anche per i fratelli. Così il Natale diventa una vera festa, in cui la gioia dello scambio dei doni assume un senso del tutto nuovo:

    “Quando tu per Natale fai dei regali, non regalare qualcosa solo a quelli che, a loro volta, ti fanno regali, ma dona a coloro che non ricevono da nessuno e che non possono darti niente in cambio. Così ha agito Dio stesso: Egli ci invita al suo banchetto di nozze che non possiamo ricambiare, che possiamo solo con gioia ricevere. Imitiamolo! Amiamo Dio e, a partire da Lui, anche l’uomo, per riscoprire poi, a partire dagli uomini, Dio in modo nuovo!” (24 dicembre 2006)

    inizio pagina

    Canti popolari di Natale per l'inaugurazione del presepe in Piazza San Pietro. Il Papa accende il lume della pace

    ◊   Pomeriggio di musica e preghiera quello di oggi in Piazza San Pietro. Alle 16.45 inizia la cerimonia di inaugurazione del Presepe, una tradizione iniziata nel 1982 per volere di Papa Wojtyla e affidata al Governatorato della Città del Vaticano. Nell’anno della Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Papa del “Totus Tuus”, la grande Natività, nei suoi quadri laterali, si ispira in particolare alla vita di Maria. La cerimonia si concluderà con una preghiera guidata dal cardinale Angelo Comastri e alle 18.00 con l’accensione, da parte del Papa, del lume della pace posto sul davanzale della finestra del suo studio privato. Ad animare la cerimonia sarà l’omaggio musicale, intitolato “La Chiarastella”, offerto dall’Orchestra popolare dell’Auditorium Parco della musica di Roma diretta dal maestro Ambrogio Sparagna. Oltre 100 voci, tra cui 60 bambini, accompagnate da strumenti tradizionali d’Italia e del mondo in una rassegna di melodie popolari natalizie. Gabriella Ceraso ne ha parlato con il maestro Sparagna:

    R. – Io ho pensato ad un presepe cantato, qualcosa che raccogliesse l’animo semplice e fortemente devoto del popolo italiano e non solo.

    D. – I canti ricostruiscono il senso religioso del Natale, a prescindere dai lustrini e dalla frenesia che ci circonda. Cosa raccontano?

    R. – Tutto questo grande repertorio è ascrivibile a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che pensava di porgere il Vangelo attraverso le canzoni. Raccontano questa volontà di fare festa insieme a Gesù Bambino, nella semplicità del racconto ed anche della fede. Queste sono affermazioni di fede, non si tratta soltanto di un esercizio melodico o creativo: questo grande repertorio sta in piedi perché la gente ci crede davvero. Gli zampognari, quando cantano queste cose, sono fortemente compresi in questa loro funzione, sono in qualche modo i predestinati, quelli che hanno capito per primi la stella ed hanno seguito la sua luce. Noi chiamiamo lo spettacolo “La Chiarastella” proprio per questo motivo. E’ questo il segno che vogliamo dare: la semplicità del messaggio che il mistero dell’Incarnazione ci offre, oggi più che mai. Perciò ho affidato due canti ai bambini, che sono entrambi di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: “Ninna nanna” e “Questo bambino mio bellissimo”.

    D. – Ha citato il vescovo e Santo Alfonso Maria de’ Liguori. I suoi canti, della metà del ‘700, sono ancora vivi fino al 2011. Com’è possibile?

    R. – E’ possibile perché erano canti che servivano fondamentalmente a raccontare uno spirito di sincera adesione al mistero dell’Incarnazione. Sono canti che creano unione, che creano identità ed hanno una forza straordinaria. Certo, bisogna rileggerli in una logica di musica viva, pulsante. Quando si canta davanti a Gesù Bambino si deve fare festa! Così ci insegna Sant’Alfonso, non lo sto dicendo io. Lui diceva “Bambino mio bellissimo, tu m’hai rubato il cuore. Bambino mio dolcissimo, per te ardo d’amore”. Il Natale è questa gioia, questo stare insieme. E’ bellissimo, poi, stare insieme a tante storie, a tante culture diverse e a tanti mondi diversi.

    D. – Un canto bavarese per il Papa, c'è anche questa sorpresa in programma...

    R. – Sì, nell’area bavarese si tratta di una tradizione che conosco, in un certo senso è l’equivalente del nostro “Tu scendi dalle stelle”.

    D. – E il Papa conosce questo canto ...

    R. – Penso proprio di sì. (vv)

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Sibu (Malaysia), presentata da mons. Dominic Su Haw Chiu, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Joseph Hii Teck Kwong, finora vescovo titolare di Castel Mediano e Ausiliare di Sibu.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nyahururu in Kenya, presentata da mons. Luigi Paiaro, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Joseph Mbatia, vicario generale della medesima diocesi. Mons. Joseph Mbatia è nato il 10 maggio 1961, nel villaggio di Itabua, nella diocesi di Embu. Ha studiato Filosofia nel Seminario maggiore nazionale di St. Augustine a Bungoma e la Teologia al Seminario maggiore di St. Thomas Aquinas, a Nairobi. Ha ottenuto un diploma di Studi religiosi superiori e una Licenza in teologia presso l’Università Cattolica di Nairobi (Catholic University of Eastern Africa). È stato ordinato sacerdote il 18 febbraio 1989 e incardinato nella diocesi di Nyeri. È poi passato alla nuova diocesi di Nyahururu nel marzo 2003, subito dopo la sua creazione (dicembre 2002). Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1988-1989: assistente del vescovo di Nyeri e vicario parrocchiale di Njabini; 1989-1990: cappellano all’ospedale della Consolata a Nyeri, vicario della parrocchia di Mathari, Ngandu, e parroco della parrocchia di Kahiraini; 1991-2001: parroco della parrocchia di Mweiga; 2001-2007: parroco nelle parrocchie di Ndunyu-Njeru e Mutanga; amministratore delle finanze diocesane. Dal 2005 è vicario generale della diocesi di Nyahururu.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale di Manuel Nin dal titolo “Oggi la Vergine estingue la sete di Adamo”: la festa del Natale nel canone di Cosma di Maiouma.

    I Giardini Vaticani nel presepe del Papa: originale rappresentazione della Natività nell’appartamento privato.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Giuseppe M. Petrone dal titolo “La fine di un mito”: vent’anni fa la dissoluzione dell’Unione Sovietica.

    Dietro la scena: in cultura, una meditazione inedita di Giovanni Battista Montini sulla nascita di Gesù.

    L’angelo, la luce e la gloria: il cardinale Gianfranco Ravasi su pastori e pecore nella Scrittura del sacrificio di Abele fino ai Vangeli dell’Infanzia.

    Un articolo di Pier Giordano Cabra dal titolo “Il cammello ritrovato”: immedesimazione e riscoperta per l’amico dei Magi.

    Lo scandalo della familiarità: Inos Biffi su Gesù vero Dio e vero uomo.

    Un articolo di Ferdinando Cancelli dal titolo “Privilegio dell’uomo”: da turisti e pellegrini nel museo Pio Cristiano tra i presepi scolpiti dei primi secoli.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il governo cubano annuncia la liberazione di 2900 prigionieri

    ◊   Il presidente cubano Raul Castro ha annunciato ieri che torneranno in libertà 2900 prigionieri, alcuni dei quali condannati per crimini contro la sicurezza dello Stato. Su questo “gesto umanitario” che avviene a pochi mesi dalla visita del Papa a Cuba, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento al nostro collega Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:

    R . – A me sembra che si tratti di una decisione di grandissima rilevanza, umana e politica. In parte, perché il numero delle persone cubane e straniere che dovrebbero essere liberate è notevole: mai accaduto prima. In secondo luogo, perché la decisione del presidente, sancita dal Parlamento – e anche questo è molto importante – risponde ad un’esigenza, ad un bisogno che si sentiva nel popolo cubano e della quale si erano fatti interpreti – come lo stesso Raul Castro ha riconosciuto – innanzitutto i familiari, ma diverse Chiese tra cui la Chiesa cattolica.

    D. – L’annuncio arriva a pochi mesi dalla visita del Papa a Cuba. C’è una relazione tra questi due eventi?

    R. – Secondo me, senza dover forzare le cose, c’è un’evidente relazione. Infatti, Benedetto XVI – che conosce molto bene Cuba - ne ha parlato in diverse occasioni, in particolare in alcuni discorsi rivolti al Corpo diplomatico. In più di un’occasione ha fatto riferimento a questa questione. Quindi, io ritengo che non sia arbitrario leggere questa decisione del governo cubano come un gesto di buona volontà.

    D. – Un altro dei temi forti che si stanno discutendo a Cuba è la riforma migratoria. Di cosa si tratta e perché è così importante?

    R. – Il gesto precedente, che riguarda la liberazione di 2.900 detenuti, va associata subito ad una misura altrettanto fondamentale e storica: quella del cosiddetto passaporto libero. Va detto che a Cuba, da quando è partita la rivoluzione cubana nel 1959 e fino ad oggi, non era possibile espatriare. Erano tutti in qualche modo dentro al Paese, costretti: non avevano il passaporto. D’ora in poi, chiunque – qualsiasi cubano che ne avrà i mezzi – potrà farlo, senza il pericolo di non poter rientrare. Quindi, è un ulteriore passo nel cammino delle grandi riforme che hanno molto il sapore – seppure non completo – di democratizzazione e libertà.

    D. – Qual è il ruolo della Chiesa cubana in questa fase così delicata ma anche di rinnovata speranza?

    R. – E’ un ruolo importante, e lo si vede tutti i giorni e la stessa stampa internazionale ha saputo apprezzarlo correttamente. Da quando il cardinale Ortega, arcivescovo dell’Avana, e mons. Dionisio Garcia, presidente dell’episcopato cubano, hanno aperto il dialogo con il governo, si sono ottenute moltissime cose. La Chiesa cubana, con questo dialogo, ha dimostrato che a Cuba è possibile cambiare radicalmente le cose seduti ad un tavolo – tutti! – parlando sinceramente e soprattutto con buona volontà. E’ il cammino della riconciliazione. E’ quello che diceva il Beato Giovanni Paolo II, che ogni giorno che passa diventa da profezia a realtà: che Cuba si apra al mondo, che il mondo si apra a Cuba. (gf)

    inizio pagina

    Con l'ingresso del patriarca Twal a Betlemme iniziano le cerimonie di Natale in Terra Santa

    ◊   Natale in Terra Santa: a Betlemme, ingresso solenne del patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal. Nel pomeriggio, si terranno poi i Primi Vespri nella Basilica della Natività. Infine, il patriarca Twal presiederà la Messa di Mezzanotte alla presenza del presidente palestinese Abu Mazen e del primo ministro Salam Fayyad. Da Betlemme, il servizio di Stefania Sboarina:

    Il Patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal ha fatto il suo ingresso nella piazza della Natività accolto dalle autorità locali, dai Francescani Custodi della Basilica, e salutato festosamente da tanti fedeli. E' cominciato così il Natale di Betlemme, con l’ingresso solenne in città della massima autorità cattolica di Terra Santa, evento che si ripete da secoli secondo un preciso cerimoniale. Un lungo corteo di auto, scortato dalla polizia israeliana, era partito da Gerusalemme alle 12 per accompagnare il patriarca latino e il suo seguito a Betlemme. Tutta la città si era fermata per far passare i cristiani diretti a Betlemme. Durante il percorso alcune tappe: al monastero di Sant’Elia, alla tomba di Rachele. Fino ad arrivare al muro di separazione che divide Gerusalemme da Betlemme: il Patriarca lo aveva varcato attraverso un ingresso che viene aperto solo in rare e solenni occasioni, come questa.

    Un’immagine di forte impatto questa entrata a Betlemme, attraverso il muro, per non dimenticare che il piccolo capoluogo di Giuda oggi è una città che soffre. Eppure, e oggi in particolare, la gioia e la speranza vogliono e devono essere “più forti di ogni difficoltà” come ci ha detto il custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa. E cosi, in un clima di serenità, e con l’allegria e il rullo di tamburi dei tanti gruppi di scouts, qui nella piazza della Mangiatoia la festa continua.

    Ci sono tanti pellegrini giunti anche quest’anno da tutte le parti del mondo per celebrare il Natale a Betlemme. Molti di loro sono commossi, quasi increduli di vivere il “qui”, di trovarsi cioè proprio nel luogo in cui avvenne l’evento che il Natale celebra. Se va registrato un lieve calo rispetto allo scorso anno (colpa del clima di instabilità dei vicini Paesi arabi), sono comunque tanti i pellegrini giunti a Betlemme: le stime ufficiali che ne prevedevano l’arrivo di circa 90 mila sembrano rispettate.

    E non mancano i cristiani locali provenienti un po’ da tutta la Terra Santa: 15 mila i permessi concessi dall’autorità israeliana ai palestinesi dei Territori per raggiungere più facilmente Betlemme; 500 permessi concessi anche ai cristiani di Gaza. Il clima di festa del mattino tra poco cederà il passo a un pomeriggio, più caratterizzato dalla preghiera, una grande e continua preghiera personale e corale: quella di chi, anche solo per qualche istante, riuscirà a sostare in silenzio nella grotta, nel luogo esatto della nascita di Gesù; ma anche quella dei tanti fedeli che si uniranno ai vari e solenni momenti liturgici: come il canto dei Vespri, o la processione dei frati alla Grotta, alle ore 16.00. Fino ad arrivare al vero culmine delle celebrazioni natalizie: la Santa Messa di Mezzanotte, che sarà presieduta nella Basilica di Santa Caterina dal patriarca latino e che sarà trasmessa in mondovisione. Per la partecipazione a questa Eucarestia sono stati distribuiti 1.800 biglietti. Accanto a numerose autorità civili e religiose, alla Messa sarà presente anche quest’anno il presidente palestinese Abu Mazen, che intorno alle 19 - com’è tradizione - invitato dai francescani, cenerà con il patriarca, i vescovi e le autorità, all’insegna della fraternità e dell’amicizia.

    inizio pagina

    Natale in Iraq senza Messe di Mezzanotte per motivi di sicurezza. Warduni: la speranza è più forte della violenza

    ◊   In Iraq la situazione resta tesa dopo gli attentati che, due giorni fa, hanno provocato decine di morti, nel pieno anche di una crisi politica che coinvolge i principali partiti sciiti e sunniti. Una particolare preoccupazione attraversa la comunità cristiana, oggetto di diversi attacchi nelle scorse settimane. Per ragioni di sicurezza, dunque, in alcune delle principali città del Paese non avrà luogo la Messa di Mezzanotte. Per parlare della situazione, Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad:

    R. – Certamente, abbiamo difficoltà a celebrare come desidereremmo, ma parlando spiritualmente noi cercheremo con tutte le nostre forze di celebrare con tutta la fiducia nel Signore, come figli della speranza, per mostrare che veramente noi vogliamo essere con Gesù Bambino per dire al mondo, con gli angeli: “Pace in terra agli uomini di buona volontà!”. L’importante è predicare a tutto il mondo che l’amore che salva l’uomo: non il rancore, non la guerra, ma la pace.

    D. – L’Iraq sta attraversando una situazione molto difficile: c’è stata una grave serie di attentati e sono ripresi gli scontri tra le varie fazioni. Come vede la Chiesa questa situazione?

    R. – Questa pace avrebbe dovuto essere assicurata, nel nostro Paese, prima che ne uscissero gli occupanti. E questo sarebbe stato dovere degli occupanti, per lasciare la pace: non per lasciarci nel disordine! Comunque, noi preghiamo il Signore di portare la pace, di portare la sicurezza, di illuminare il cuore di tutti, l’intelligenza di tutti per cercare il bene di tutti. E questo non viene con la guerra o con gli attentati, ma viene dall’amore vero di Gesù, che ha dato la sua vita per tutti.

    D. – Lei pensa che ci sia la possibilità di una riconciliazione tra le fazioni che oggi sono in lotta?

    R. – Umanamente parlando, le cose sembrano molto difficili. Ma con la forza del Signore, tutto potrebbe essere più facile, e questo è quello che noi speriamo. Con l’amore tutto si può risolvere, ma con l’odio, con il rancore, con l’egoismo tutto può vacillare. Noi chiediamo questa forza dal Signore.

    D. – Tuttavia, in questi numerosi anni di guerra, molti cristiani hanno dovuto lasciare l’Iraq, l’Iraq che è la terra di Abramo ...

    R. – Noi abbiamo questa grande malattia contagiosa, pericolosa: la malattia dell’emigrazione. Non possiamo fare niente se non pregare, se non mettere tutto nelle mani del Signore. E dire: “Sia fatta la tua volontà, Signore. Però devi darci la forza per poter resistere e non fuggire”. Questo lo chiediamo anche alla Grotta di Betlemme. (gf)

    inizio pagina

    Natale in Libia. Il vescovo di Bengasi auspica la riconciliazione nazionale

    ◊   La comunità cristiana della Libia accoglie con grande gioia e speranza la nascita del Signore. Sull’atmosfera di questo Natale nel Paese, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Bengasi, mons. Sylvester Carmel Magro:

    R. - Qui in libia c'è un’atmosfera di speranza, di cambiamento.

    D. - A proposito di rinnovamento e di cambiamento, il Natale di quest’anno coincide con un periodo nuovo nella fase politica della Libia…

    R. - Preghiamo che ci sia riconciliazione affinché il Paese possa progredire anche socialmente. Il Natale, con il suo messaggio di fratellanza, ci dà una spinta molto forte nel considerare Cristo come Principe della pace.

    D. – Dopo tanti anni di regime, ci sono già i primi segni di un cambiamento autentico?

    R. – È difficile da dire. Tutti cercano di arrivare a questa concordia nazionale perché tutto dipende da questo. Con questo spirito si può procedere veramente sulla via della ripresa.

    D. - E su questa via della ripresa anche la comunità cristiana può dare il proprio contributo...

    R. – Il contributo che diamo è il messaggio che portiamo: è il senso comunitario della comunità cristiana cattolica che si raduna nella nostra Chiesa.

    D. – Rileggendo la pagina storica recente della Libia, quale messaggio possiamo ricavare?

    R. – Non si sa quale direzione prenda la politica: non è nostro compito parlare di questo. Noi facciamo il nostro dovere, specialmente le suore che lavorano anche negli ospedali della città e, giorno dopo giorno, danno la loro testimonianza: mesi fa, durante il conflitto, abbiamo deciso di rimanere con il popolo, con i malati, soccorrendoli in questi momenti difficili che abbiamo passato.

    D. – Quindi questa grande testimonianza data durante il conflitto rimane, continua e sarà sempre più forte. Qual è il vostro augurio per questo Natale?

    R. – L’augurio è quello che il Principe della pace raggiunga tanti cuori di buona volontà perché tanti pregano anche nelle loro moschee per la pace. Perciò il Natale incoraggia a continuare con la nostra testimonianza. Questo è un forte messaggio rivolto a tutti. (bi)

    inizio pagina

    Nel giorno di Natale, il tradizionale pranzo per i poveri della Comunità di Sant'Egidio

    ◊   Assistere i più bisognosi nel giorno di Natale: con questo obiettivo, la Comunità di Sant’Egidio organizza per domani il tradizionale pranzo di solidarietà per i poveri, nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere. Ma l’iniziativa, avviata nel 1982, si è ormai estesa a molti altri Paesi del mondo. Isabella Piro ne ha parlato con Augusto D’Angelo, esponente della Comunità di Sant’Egidio:

    R. - Ormai sono passati molti anni da quando è iniziata questa iniziativa. Ci avviciniamo al 30.mo anno, e questa tavola del pranzo di Natale, dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere, si è allargata un po’ in tutto il mondo: lo scorso anno i Paesi coinvolti erano 71, i pranzi sono stati organizzati in 471 città, e si son seduti a tavola con noi, il giorno di Natale, almeno 100 mila persone.

    D. - La crisi economica mondiale porta nuovi poveri alla vostra mensa?

    R. - Sicuramente genera nuova povertà, genera nuovo disagio e purtroppo devo dire, con grande rammarico-sono riapparse numerose famiglie povere con bambini. Prima la povertà era fatta quasi esclusivamente di singoli, perché le famiglie in Italia sono una sorta di ammortizzatore sociale. Invece, adesso, alle nostre mense, hanno cominciato a riaffacciarsi famiglie intere con bambini piccoli di 2 o 3 anni. Sono famiglie che magari hanno un lavoro precario, hanno una casa in affitto, e che non ce la fanno più a pagare, con i pochi soldi che guadagnano, tutto quello che devono pagare.

    D. - Come si può aiutare la Comunità di Sant’Egidio a organizzare questo pranzo?

    R. - C’è da riempire una grande slitta di regali, c’è bisogno di torce tascabili, radioline, foulard, ombrelli, sacchi a pelo… Però - direi- che la cosa migliore è collegarsi sul sito della comunità di Sant’Egidio, www.sant'egidio.org. Lì c’è tutto un elenco di cose che si possono fare: ci sono i centri di raccolta, i conti correnti se qualcuno non potesse portare delle cose e volesse comunque contribuire, in modo che tutti assieme si riesca a riempire veramente questa slitta che vogliamo usare per portare un regalo a tutte le persone che festeggeranno il Natale con noi.

    D. - In tanti anni di assistenza e vicinanza ai poveri durante il periodo natalizio, c’è un episodio che l’ha segnata particolarmente e che ci vuole raccontare?

    R. - Riceviamo molte telefonate di persone che decidono di passare il giorno di Natale non più nella routine festaiola e un po’ senza senso, anche priva di senso religioso, ma che scoprono invece, attraverso il Natale, la possibilità di riavvicinarsi a dei mondi che non conoscevano, che talvolta sentivano lontani. E proprio nel regalare un po’ del proprio tempo agli altri, hanno riscoperto il senso di una festa che è, appunto, un po’ un miracolo: il miracolo di vedere volti sorridenti di tante persone oppresse dalla fatica della vita; ma anche il miracolo di scoprire tante persone oppresse dal lavoro, dalle preoccupazioni che invece, dedicandosi agli altri, si sentono più liberi.

    D. - Qual è quindi l’augurio della Comunità di Sant’Egidio per il Natale 2011, ma anche per il nuovo anno 2012?

    R. - È che lo spirito del Natale, quindi questa festa delle feste, faccia riscoprire un sentimento di solidarietà a tutti, perché è quello di cui ci sarà bisogno nei tempi futuri per affrontare i guasti che la crisi sta portando anche a livello sociale in Italia.

    D - È quindi un augurio di speranza?

    R. - Sicuramente!(bi)

    inizio pagina

    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Solennità di Natale

    ◊   Nella Solennità di Natale, la Chiesa ci propone quattro formulari. Nella Messa del Giorno risuona il Prologo del Vangelo secondo Giovanni:

    “In principio era il Verbo,
    e il Verbo era presso Dio
    e il Verbo era Dio…
    E il Verbo si fece carne
    e venne ad abitare in mezzo a noi;
    e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
    gloria come del Figlio unigenito
    che viene dal Padre,
    pieno di grazia e di verità”.

    Ascoltiamo, in proposito, il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    La celebrazione liturgica del Natale ha una grande ricchezza biblica, dispiegata in ben quattro formulari per le Messe, dalla vigilia alla notte, dall’aurora al pieno giorno. In tutto dodici testi biblici, come in un crescendo scenografico e una progressiva messa a fuoco. Dalle visioni del profeta Isaia si scende per le generazioni enumerate da Matteo e attraverso gli accenni storici del censimento di Augusto siamo portati verso la grotta di Betlemme e la sua luce che attira e lì giace il bambino nella sua totale fragilità. Scenari grandiosi che convergono e si concentrano sopra quella madre giovanissima e quel bimbo fasciato alla bell’e meglio e adagiato su una mangiatoia. Ma poi subito si riaprono all’infinito il tempo e lo spazio: appunto col prologo di Giovanni che si proclama in pieno giorno della festa. Esso collega creazione e incarnazione, misterioso respiro eterno di Dio e il divenire carne umana del Logos che sta presso il Padre. Tutto vibra di intensa commozione e un po’ tutti ci sentiamo incoraggiati da questo Dio che viene a porre la sua tenda fra noi, per condividere pane e parola, fatica e speranza. Tutto è agitato da questi accenni di infinito: oltre la commozione umana c’è Dio qui con noi, umile come la paglia dove posa. “A quanti l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Mistero grande! Non resta che adorare. Buon Natale!

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il Patriarca di Costantinopoli: Cristo è l’unica via di salvezza da ogni crisi

    ◊   "Cominciamo da quest'anno a vivere il Natale come piace a Dio, datore di ogni bene, per vivere sulla terra e dentro i nostri cuori la pace incomparabile e la benevolenza piena d'amore di Dio per noi. E' l'invito contenuto nel messaggio di Natale del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I - riportato sull'Osservatore Romano - il quale ricorda come "la sola via di salvezza dalle crisi belliche, economiche e di ogni natura è il nostro Signore, Gesù Cristo, che ci ha assicurato che lui stesso è la Via, la Verità e la Vita". “Facciamoci persone in comunione d'amore con Dio e con il prossimo – prosegue il messaggio - trasformandoci da individui in persone. Gettiamo la maschera dell'uomo egoista, che vive separato da Dio, dai propri simili, dal suo prossimo". Bartolomeo I "lancia un appello ai fedeli affinché compiano il proprio destino, attraverso una fede concreta e divengano 'compartecipi dell'annuncio angelico verso l'umanità che soffre ed è incapace di trovare, con i mezzi di cui si serve, la pace e la buona volontà”. “Purtroppo, come spiega il Patriarca, la grande maggioranza degli uomini non comprende appieno il senso del Natale e si domanda se veramente oggi si renda gloria a Dio, perché si debba farlo, dove si possa trovare sulla terra la pace annunciata e per quale ragione l'umanità odierna debba vivere con benevolenza".

    inizio pagina

    I vescovi di Haiti: “unire gli sforzi per costruire il futuro”

    ◊   No all’attendismo e alla noncuranza: è chiaro e forte il messaggio che la Conferenza episcopale haitiana invia ai governanti dell’isola caraibica sconvolta dal terremoto quasi due anni fa, ma già prima afflitta da povertà ed emarginazione. “La nuova Haiti sarà frutto dell’unione dei nostri sforzi – scrivono i vescovi in vista del Natale nella lettera riportata da Misna – non c’è nulla di male ad accettare di essere aiutati, ma dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e gestire in maniera determinata il nostro presente e il nostro futuro”. I presuli invitano, dunque, il governo ad adottare politiche lungimiranti e a non perdere di vista i grandi temi, come l’unità e la sovranità nazionale, oggi a rischio. “Se si rinuncia al proprio patrimonio culturale e religioso, alle proprie risorse naturali – concludono – si rinuncia alla propria autonomia per vivere sotto il diktat altrui e si va verso la rovina”. (R.B.)

    inizio pagina

    Il messaggio di Natale del vescovo di Hong Kong: liberarsi dall’egoismo

    ◊   Un appello a liberarsi, in occasione del Natale, dall’egoismo, ma poi, anche di attuare lo spirito natalizio tutto l’anno, è quello che l’arcivescovo di Hong Kong, mons. John Tong, rivolge al governo locale e alla comunità degli uomini d’affari. Il presule, in particolare, riferisce AsiaNews, ha citato il problema della casa, che a Hong Kong sta assumendo le fattezze dell’emergenza sociale a causa dei prezzi altissimi e della scarsità dei terreni edificabili: “Il Signore Gesù è nato in una mangiatoia perché non c’era posto per i suoi genitori nell’albergo – ha detto – oggi molta gente di Hong Kong ha grande difficoltà a trovare un posto dove vivere, ma la casa è un bisogno primario e un diritto per ogni famiglia”. Il vescovo, infine, ha annunciato che la diocesi prolungherà a tutto il 2012 l’Anno dedicato ai laici lanciato nel 2011, e ha ricordato i tre scopi con i quali era stato indetto: essere Santi, santificare gli altri e trasformare il mondo. Infine, ha chiesto a tutti i cattolici locali di focalizzarsi sull’iniziazione cristiana degli adulti attraverso il catecumenato e di promuovere i valori della famiglia dando testimonianza del Vangelo e dell’essere buoni cittadini, come scritto da Benedetto XVI nella lettera ai cattolici cinesi. (R.B.)

    inizio pagina

    La persecuzione contro cristiani in Orissa “è la storia vivente del Natale”

    ◊   “La persecuzione contro i cristiani a Kandhamal è la storia vivente del Natale” dice all’Agenzia Fides padre Mrutunjaya Digal sacerdote nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar, dove i fedeli si apprestano a vivere il Natale fra paure e speranze. “La violenza sui cristiani nel distretto di Kandhamal, in Orissa – nota il sacerdote – mi ha dato un significato più profondo nel celebrare il Natale. Si può ricordare che è iniziata proprio durante il Natale 2007. Nel periodo successivo, ad agosto 2008, si è dispiegata in massa contro i cristiani a Kandhamal, che celebrarono il Natale in campi profughi allestiti dal governo”. “Natale annuncia un messaggio di amore speciale di Dio per l'umanità, la venuta di Dio, che ci accompagna nelle nostre lotte, difficoltà e momenti gioiosi. Lotta, sofferenza e dolore sono sempre stati una parte della storia divina della salvezza. Così è anche oggi per il popolo di Kandhamal”, nota il prete. Padre Mrutunjaya Digal racconta: “Le persecuzioni anticristiane a Kandhamal rappresentano la storia vivente del Natale. Ho un vivo ricordo dei momenti difficili della nostra gente nel 2008. Mio fratello ha subito la tonsura e la conversione forzata all’induismo. Ho ritrovato i miei familiari nei campi di soccorso nel distretto di Kandhamal, con altre migliaia di famiglie terrorizzate. In quei momenti ci è venuta in aiuto la nostra fede in Gesù”. “Queste dolorose esperienze – prosegue – mi aiutano a intuire il senso più profondo del Natale: l’Emmanuele, il Dio con noi, è una realtà nella mia vita. Il popolo dell’Orissa ha sperimentato la presenza potente di Dio nelle lotte, nelle difficoltà, nel coraggio di testimoniare la fede cristiana, nella solidarietà. Molte persone testimoniano, con la loro esperienza, che non sono sole, che Dio è con loro”. Nell’imminente Natale “ricorderemo che Dio è presente nella nostra storia, in particolare nelle nostre sofferenze e difficoltà. La grazia di Dio mi consente, e consente ai cristiani nell'Orissa, di vivere l’autentico spirito del Natale e di condividerlo con gli altri con un cuore aperto” conclude padre Mrutunjaya Digal.

    inizio pagina

    India. Il messaggio di Natale di mons. Barwa: il dono più grande è Gesù

    ◊   Il dono più grande che ci regala il Natale è Gesù che nasce. Questo il centro del messaggio natalizio che mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha inviato ai suoi fedeli e che è stato ripreso dall’agenzia Fides. Il presule si fa portavoce dei timori della popolazione della sua diocesi: il rischio di nuove ondate di violenza anticristiane da parte di gruppi di estremisti islamici indù. “Cristo viene per unire il nostro dolore con il suo”, ha scritto, ricordando anche come il Signore ci chiami a vivere la vita con pienezza e secondo il Vangelo, attraverso l’abnegazione e la Croce e con lo Spirito delle Beatitudini, in modo da testimoniare, così, il Regno di Dio. Un segno di speranza, dunque, come è stata la recente visita in Orissa da parte del cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, che ha benedetto una chiesa in costruzione nel distretto di Kandhamal, elogiando “la fede vibrante che rinasce dalle ceneri”. (R.B.)

    inizio pagina

    Vietnam. La Chiesa festeggia il Natale aiutando poveri ed emarginati

    ◊   In Vietnam, la diocesi di Thanh Hòa (137 km a Sud di Hanoi) si è preparata al Natale aiutando poveri ed emarginati. In questi giorni, tutte le parrocchie hanno organizzato raccolte di doni e attività caritative per le famiglie in difficoltà, in occasione delle feste natalizie. Il lavoro dei cattolici di Than Hoa va avanti nonostante i vari tentativi delle autorità di bloccare le attività della Chiesa. Per diffondere il messaggio di pace e solidarietà a tutta la diocesi, mons. Nguyễn Chí Linh ha organizzato dal 18 al 22 dicembre una visita nei distretti più poveri della zona. Fra le tappe i ricoveri di Cam Thuy e Quang Xuong, dove il prelato ha portato i doni di Natale per i lebbrosi, e i villaggi di pescatori di Trung Vực e Kẻ Láng, sul fiume Chu. Qui mons. Chi Linh ha incontrato la comunità cattolica locale (1376 persone) che rischia di scomparire a causa dell’inquinamento delle acque, che negli anni ha reso impossibile la pesca. In un messaggio a tutti i fedeli, il vescovo ha invitato i cattolici a testimoniare la venuta di Cristo sulla terra. E questo per portare pace e gioia non solo ai poveri, ma anche a coloro che sono vittime della società consumistica e materialistica. Dal 18 dicembre, in tutte le parrocchie della diocesi è iniziato il programma di solidarietà “il calore del Natale”. Esso ha coinvolto centinaia di volontari, che ogni giorno offrono sostegno materiale e spirituale alle famiglie in difficoltà.

    inizio pagina

    Il vescovo dell’Aquila: Natale non facile, ma il governo pretenda di più da chi ha di più

    ◊   “Questo Natale non sarà facile per noi aquilani che viviamo doppiamente la crisi a causa del terremoto… È giusto che il governo faccia la manovra, ma è anche giusto che pretenda di più da chi è più garantito e da chi ha di più, tutelando i poveri, soprattutto le famiglie e chi è più emarginato”. Questo l’appello che mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo dell’Aquila, rivolge alla diocesi in un videomessaggio su youtube (www.youtube.it/diocesilaquila) come riferisce il Sir. “Agli aquilani – prosegue – dico: andiamo avanti, non ci scoraggiamo, rimanga accesa nei nostri cuori la speranza che viene dal Natale che stiamo per celebrare”. Augura “un Santo Natale all’insegna della serenità familiare, della sobrietà e dell’impegno per il bene comune” il vescovo di Teramo-Atri, mons. Michele Seccia. Mentre mons. Giovanni Marra, amministratore apostolico di Orvieto-Todi, ricorda che “la società nella quale viviamo trascura la centralità del significato del Natale e alcune volte lo deforma riducendolo a un evento commerciale, consumistico e festaiolo, nel senso che tutto viene ridotto a manifestazioni esteriori, luci, addobbi, che richiamano la gente, ma non trasmettono il vero senso del Natale”. Da qui l’augurio che questo Natale “ci faccia riscoprire nel Bambino di Betlemme il volto amorevole di Dio nei nostri confronti per poter trarre motivo di speranza e fiducia di fronte alle difficoltà presenti e alle prospettive future”.

    inizio pagina

    I vescovi molisani: vicini a quanti perdono il lavoro

    ◊   “Come san Giuseppe ha custodito il Bambino Gesù contro Erode, così ogni cittadino si faccia custode appassionato del Molise”. È l’appello rivolto nel messaggio natalizio dai vescovi delle quattro diocesi molisane: mons. Giancarlo Maria Bregantini (Campobasso-Bojano), mons. Gianfranco De Luca (Termoli-Larino), mons. Salvatore Visco (Isernia-Venafro) e mons. Domenico Antonio Scotti (Trivento). Lo riferisce il Sir. “Vivere nella crisi – scrivono i presuli – non significa vivere nella paura. Certo nella precarietà, ma non nella paura”. E oggi viviamo “un tempo penitenziale, che potrà però essere sorgente di nuove relazioni con la riscoperta dell’essenzialità, di nuovi stili di vita, sobrietà di consumi, più spazio per il cielo, più tempo per la famiglia, capacità di cogliere il cuore dell’altro, condividendone le ansie e le gioie”. I quattro vescovi si dicono vicini alle “famiglie che perdono il lavoro, pronti a sostenerle con iniziative specifiche”.

    inizio pagina

    Un missionario in Egitto trascorre il Natale con i ragazzi che raccolgono l'immondizia

    ◊   “Sono nel magazzino, con i miei collaboratori, per scegliere i vestiti da distribuire ai bambini il giorno di Natale” dice all’Agenzia Fides padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano che opera da anni a Mansheya, il quartiere dei raccoglitori d’immondizia (chiamati “Zabbaleen”). “Sono circa 650 i bambini che io e la mia associazione seguiamo, dando loro un’istruzione ed un piccolo aiuto economico” spiega il missionario. Sulla situazione sociale dell’Egitto, padre Luciano ha ricordato che ieri si è tenuta “la manifestazione di protesta contro le violenze nei confronti delle donne, che hanno screditato l’immagine dell’esercito. In un’altra piazza del Cairo, si è tenuta una manifestazione pro esercito. Occorre però tenere presente che l’esercito ha una forza numerica non indifferente: basta ordinare ai propri appartenenti di inviare le loro famiglie in piazza e questa si riempie”. “La popolazione è un po’ confusa” prosegue padre Luciano. “Però allo stesso tempo la gente continua le proprie attività. La protesta è concentrata solo in alcuni luoghi specifici, ad iniziare da piazza Tahrir. Insomma la situazione è molto più complessa di quello che appare.

    inizio pagina

    Slovacchia: 17.ma edizione del progetto “la Buona novella” sui canti di Natale

    ◊   Il movimento della Comunità dei Bambini Cristiani, in collaborazione con le Associazioni della Missione Pontificia della Slovacchia, invita le parrocchie a partecipare alla 17.ma edizione del progetto sui canti di Natale “La Buona novella”, che inizia a Natale. Per tradizione, i cantori annunceranno il messaggio di gioia sulla nascita di Gesù Cristo nelle case di tutto il Paese, raccogliendo nello stesso tempo offerte a sostegno di progetti di sviluppo nei territori missionari. Negli ultimi anni – riferisce il Sir - la campagna ha contribuito a migliorare le condizioni di vita dei bambini di strada, degli orfani, delle donne in stato di necessità, e ad offrire sostegno per le necessità elementari e l’istruzione di bambini e adulti nei Paesi del cosiddetto “terzo mondo”. “Ci concentriamo soprattutto sulla situazione del Kenya, dell’Uganda, del Sud Sudan e dell’Etiopia, perché in questi Paesi i sistemi di previdenza sociale non funzionano proprio e non c’è nessun altro che si prenda cura dei più bisognosi tra i poveri”, ha spiegato la responsabile del progetto, Marian Caucik. L’anno scorso, 1.291 parrocchie cattoliche hanno partecipato al progetto e i cantori hanno visitato oltre 76.000 famiglie, raccogliendo in totale oltre 848.000 euro. Nei primi giorni del nuovo anno, come da tradizione, i cantori saranno accolti anche nel Palazzo presidenziale di Bratislava, per il contributo simbolico del capo della Repubblica slovacca, Ivan Gasparovic. Info: www.dobranovina.sk.

    inizio pagina

    Al via il programma Chyao per i bambini dell’Africa Occidentale

    ◊   Si chiama Chyao e si occuperà dei bambini del Senegal, il nuovo programma istituito dalla Cooperazione italiana per il sostegno all’infanzia avviato nei Paesi dell’Africa occidentale. Il suo compito, riporta l’agenzia Sir, è dare assistenza ai bambini vittime di violenza e sfruttamento e garantire loro un’istruzione di qualità. Il fondo cui attingere, attivo presso la Banca mondiale, ammonta a un milione e 600mila dollari e si pone l’ambizioso obiettivo di migliorare le condizioni di vita dei minori svantaggiati che vivono in Paesi quali la Liberia, il Mali, il Niger, la Sierra Leone e, appunto, il Senegal. L’attuazione degli interventi è affidata al consorzio Rongies, che riunisce le ong italiane Cisv, Acra e Comi e si affiancherà a un’iniziativa precedente per la lotta contro la tratta e lo sfruttamento dei bambini. (R.B.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Russia, l’opposizione torna in piazza a Mosca

    ◊   A Mosca, si è svolta la seconda grande manifestazione dell’opposizione russa che chiede l’annullamento delle elezioni politiche del 4 dicembre scorso. E mentre è guerra di cifre tra organizzatori e Ministero degli interni, in piazza si segnalano diversi esponenti della società civile. Il servizio di Marco Guerra:

    “Qui c'è tanta gente per assaltare il Cremlino", lancia il guanto di sfida nel suo intervento dal palco della manifestazione, Alexei Navalni, il più famoso blogger russo anti-Putin. La gente ad ascoltarlo, in effetti, è d’avvero tanta: oltre 120 mila persone secondo gli organizzatori, circa 30mila per il Ministero degli interni russo. Navalni ha poi promesso che la prossima volta scenderà in piazza un milione di persone, “perche torneremo – ha detto il blogger – finché non ci daranno quello che ci spetta”. Dal palco è intervenuto anche l'ex campione mondiale di scacchi, Garry Kasparov, secondo il quale il 2012 “sarà l'anno delle trasformazioni”. In prima fila tra i dimostranti anche l'ex ministro delle Finanze, Alexei Kudrin. L’ex fedelissimo di Vladimir Putin fu escluso dal governo il settembre scorso per aver attaccato il presidente Medvedev. E tra la folla si segnalano anche l'ex vicepresidente Nemtosv e lo scrittore Akunin che hanno invitato a non votare Putin alle presidenziali che si terranno a marzo. Per il momento non si registrano tensioni o arresti. Nessun commento da parte del Cremlino e del governo russo.

    Siria, funerali delle 44 vittime degli attacchi kamikaze
    A Damasco, migliaia di persone hanno preso parte ai funerali delle 44 vittime del duplice attentato suicida compiuto ieri contro le sedi di due servizi di sicurezza siriani. La folla ha accompagnato le bare nella Moschea degli Omayyadi, scandendo slogan in favore di Assad e contro i presunti “nemici della patria”. Fra le bandiere siriane e le immagini dei morti sono apparsi anche i vessilli giallo-verdi del movimento sciita libanese Hezbollah, alleato di Iran e Siria. Il primo attacco suicida dall’inizio delle proteste nel marzo scorso rischia dunque di allargare la spaccatura nel Paese. Lo scambio di accuse è durissimo. Il governo di Assad continua a puntare il dito contro al Qaeda e le forze straniere che “vogliono destabilizzare la Siria”. L’opposizione parla di strategia della tensione e vede la mano del regime dietro la strage ieri. È giallo poi sulla falsa rivendicazione, circolata in mattinata, dei Fratelli Musulmani siriani. Il gruppo politico ha subito smentito la paternità dell’attacco rivendicata da un sito che riporta gli stessi colori e lo stesso logo di quello autentico. Intanto è entrata nel vivo la missione degli osservatori della Lega Araba che oggi incontreranno il ministro degli Esteri siriano.

    Tunisia, governo
    In Tunisia il governo ha ottenuto ieri la fiducia da parte dell’Assemblea Costituente. La compagine – 41 membri – è uscita vincente con 154 sì, 38 no e 11 astenuti. Giovedì il premier, Hamadi Jebali, aveva presentato ai 217 membri eletti della Costituente la lista dei ministri, i cui dicasteri chiave – Interni, Esteri e Giustizia – sono andati al partito islamico Ennahda, vincitore delle elezioni del 23 ottobre scorso.

    Pakistan, terrorismo
    Nuovo attentato terroristico in Pakistan. Almeno nove persone sono morte e 17 sono rimaste ferite in un attacco suicida contro una sede delle forze di sicurezza di frontiera nella provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa. L’azione è stata rivendicata dai talebani che accusano il governo di seguire le politiche statunitensi.

    Nigeria violenze
    In Nigeria, oltre 50 terroristi del gruppo islamista "Boko Haram" sono rimasti uccisi nei combattimenti con l’esercito nei pressi della città di Damaturu, nel nord est del Paese. Lo ha riferito un generale delle forze armate ad una stazione radio locale. Fonti mediche avevano precedentemente riferito di 19 cadaveri trasportati nell'obitorio dell'ospedale di Damaturu e di altri 20 a Maiduguri. Al momento non si registrano dichiarazioni da parte di Boko Haram. Nelle ultime due settimane si è registrata un’escalation degli scontri tra le forze di sicurezza nigeriane e le milizie del gruppo terroristico.

    Italia, sindacati contro la manovra economica del governo Monti
    I leader dei sindacati italiani davanti Montecitorio contro la manovra varata dal governo Monti. Stamattina, Bonanni, Camusso, Epifani e Centrella hanno ribadito che il provvedimento è recessivo e hanno chiesto che si riapra la trattativa sulle pensioni e sullo sviluppo. Alessandro Guarasci:

    I sindacati sono convinti che gli italiani passeranno un Natale peggiore del passato. Anche per colpa della manovra varata dal governo. Per questo, hanno convocato una conferenza stampa a Montecitorio dove da dieci giorni è stato allestito un presidio. Susanna Camusso, leader della Cigl, afferma che il capitolo delle pensioni non è chiuso.

    “Quella riforma apre problemi per il mercato del lavoro, per chi aveva l’impegno di andare in pensione, magari non ha neanche più un lavoro neanche più la mobilità, costituisce un problema perchè blocca il lavoro per molti anni dei lavoratori e lavoratrici che invece pensavano di uscire. Quindi, è un blocco all’ingresso dei giovani”.

    Netto anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, che chiede ai partiti di essere più presenti nell’esecutivo, e di preferire i lavoratori alle lobby.

    “Se hanno approvato in parlamento, non l’hanno approvato i cittadini, e in nome loro, noi continuiamo la battaglia. Sulla vicenda fiscale siamo caricati come muli. Bisogna che il carico vada anche su altri, quelli che finora l’hanno scampata”.

    Il leader della Uil Luigi Angeletti è convinto che questa manovra non aiuterà il Paese a crescere:

    “Discutere con le parti sociali su come si fa ad evitare una recessione, a creare posti di lavoro, e quindi evitare di fare un’altra manovra perché questa si rivelerebbe inutile anche sul piano del rigore, perché crescendo di meno ci saranno meno entrate per lo Stato”.

    E Giovanni Centrella dell’Ugl rilancia: “Questo governo doveva fare una patrimoniale e uscire dagli schemi del passato”.(bi)

    Corea del Nord
    In Corea del Nord il giornale del partito comunista ha definito il nuovo leader Kim Jong-un “comandante supremo” dell’esercito, confermando così il rafforzamento del potere del successore di Kim Jong-il, morto la scorsa settimana. Pyongyang ha, intanto, criticato la scelta della Corea del Sud di non inviare alcuna delegazione ufficiale per presentare le condoglianze per la morte del dittatore. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 358

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.