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Sommario del 17/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi di Nuova Zelanda e Pacifico: una vera vita cristiana guarisce il mondo colpito da una profonda crisi di fede
  • Chiuso a Napoli il Giubileo della città. Videomessaggio del Papa: affrontate i problemi con speranza e carità
  • La visita del Papa a Rebibbia. Il ministro Severino: un segnale importante, tutelare i diritti umani nelle carceri
  • Padre Lombardi: non dimenticare i carcerati
  • Altre udienze
  • Nominati il segretario generale della Commissione Teologica Internazionale e il sotto-segretario del dicastero per la vita consacrata
  • Beatificati 22 missionari oblati ed un laico, vittime della furia anticattolica durante la guerra civile spagnola
  • Clima ecumenico per l'illuminazione in Piazza San Pietro dell'albero di Natale donato dall'Ucraina
  • Le esequie del cardinale Foley. Mons. Celli: uomo di fede profonda, promotore del dialogo tra Chiesa e nuove tecnologie della comunicazione
  • A dieci anni dall’Ecclesia in Oceania, le speranze del continente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenze anrticristiane in India. Mons. Machado: la missione della Chiesa non si ferma
  • Il cardinale Bagnasco: la Chiesa paga l'Ici, polemiche senza fondamento
  • Un anno fa la tragica vicenda di un venditore ambulante tunisino dava inizio alla "primavera araba"
  • Il "Messiah" di Haendel al concerto di Natale dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Filippine: oltre 400 morti per le piogge torrenziali
  • Messico: vescovi soddisfatti della nuova norma che amplia il diritto alla libertà religiosa
  • Perù: nell’Ancash, oltre 280 mila bambini lavorano per sostenere le famiglie
  • Pakistan: le donne principali vittime delle violenze talebane nelle aree tribali
  • Senegal: traffico di droga e banditismo, tensione nella regione della Casamance
  • Libia: più di 125 mila gli irregolari ancora armati e suddivisi in milizie
  • Vietnam: musica e solidarietà per il Natale nella diocesi di Bac Ninh
  • Firenze: fermato un pregiudicato 73.enne per l'aggressione a mons. Betori
  • Giornata mondiale per i diritti dei migranti: numerose le manifestazioni in Italia e nel mondo
  • A Venezia l'Incontro della carità 2011 con i profughi nordafricani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Decine di vittime in Egitto e Siria nell'anniversario della primavera araba
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi di Nuova Zelanda e Pacifico: una vera vita cristiana guarisce il mondo colpito da una profonda crisi di fede

    ◊   Davanti alle parole della secolarizzazione annunciate la Parola fatta carne, Cristo. È la “consegna” lasciata da Benedetto XVI ai vescovi della Nuova Zelanda e del Pacifico, ricevuti questa mattina in udienza per la loro visita ad Limina. Il Papa ha invitato i presuli ad avere grande cura dei loro sacerdoti, oltre ad assicurare un’idonea formazione per i catechisti, dai quali dipende molta parte della diffusione del Vangelo nell’area. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La sfida della Chiesa in un Paese la cui popolazione di quattro milioni e mezzo di persone dichiara per un terzo di non credere a niente acquista un peso particolare in vista dell’“Anno della fede”. Fede che oggi vive nel mondo una "crisi profonda" - ha notato il Papa all’inizio del suo discorso, parlando in francese - e che dunque deve poter nascere e rinascere dal lavoro della nuova evangelizzazione anche in zone come la Nuova Zelanda e nelle aree del Pacifico dove il secolarismo, ha constatato…

    “…a un impact important sur la compréhension…
    …ha un impatto significativo sulla comprensione e la pratica della fede cattolica. Ciò è reso particolarmente visibile in un approccio sbagliato alla natura sacra del matrimonio cristiano e alla stabilità della famiglia”.

    Ma come va intesa la nuova evangelizzazione, assurta a priorità del Pontificato di Benedetto XVI? Essa, ha affermato, “non è un concetto astratto”, bensì “un autentico rinnovamento della vita cristiana basato sugli insegnamenti della Chiesa”. Perché dunque sia concreto, questo nuovo annuncio ha bisogno di visibilità, e “visibili” alla gente devono essere, per il Pontefice, quei “legami” di fede e carità che uniscono fra loro i vescovi neozelandesi e il clero locale:

    “I encourage you to have a special care…
    Vi esorto ad avere una cura speciale per i vostri sacerdoti. Come sapete, uno dei primi compiti pastorali riguarda i vostri sacerdoti e la loro santificazione, soprattutto quelli che sono in difficoltà e quelli che hanno poco contatto con i loro fratelli sacerdoti (...) Sappiamo che buoni sacerdoti, saggi e santi sono i migliori promotori delle vocazioni al sacerdozio”.

    E maggiore “assistenza” e “discernimento spirituale”, ha proseguito, devono essere offerti anche ai seminaristi e ai giovani, con tutto ciò che ne consegue in termini di crescita cristiana. Quindi, dai fondamenti della nuova evangelizzazione il Papa è passato a chi ne vive la responsabilità in prima linea, come i religiosi e i laici. Specie di questi ultimi, Benedetto XVI ha riconosciuto il ruolo “essenziale” nel “benessere della Chiesa”, che nell’area conta mezzo milione di battezzati:

    “I understand from you reports…
    Comprendo dai vostri rapporti che il compito di diffondere il Vangelo spesso dipende dall’aiuto di missionari laici e catechisti. Continuate a garantire loro l’offerta di una solida e costante formazione, in particolare nell’ambito delle loro associazioni”.

    Il pensiero finale, il Papa lo ha dedicato ancora all’“Anno della Fede”. Che questo “tempo privilegiato” vi serva come “ispirazione”, ha concluso, perché anche se “voi siete sparsi fra molte isole e noi siamo separati da grandi distanze”, insieme professiamo ‘un solo Signore, una sola fede, un battesimo, un solo Dio e Padre di tutti’”.

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    Chiuso a Napoli il Giubileo della città. Videomessaggio del Papa: affrontate i problemi con speranza e carità

    ◊   Si è celebrata ieri sera a Napoli, la Solenne Veglia di chiusura del Giubileo della città. Al termine della cerimonia, una fiaccolata e la Festa conclusiva con l'appello del cardinale Crescenzio Sepe a impegnarsi tutti insieme per rilanciare la speranza. Per l’occasione Benedetto XVI ha inviato ai fedeli di Napoli il suo incoraggiamento attraverso un video-messaggio. E anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha espresso la sua vicinanza a Napoli affermando che una nuova primavera di speranza “non potrà non arrivare poiché" ne vede "i segni potenziali nelle tante realtà sane presenti nel tessuto sociale". Il servizio di Adriana Masotti.

    “Questo speciale anno giubilare è stato per la Chiesa che è in Napoli un tempo di immersione nel mistero di Dio, e perciò un anno di grazia. Benedetto XVI esprime così la sua gioia per quanto è stato vissuto a Napoli durante un anno del tutto particolare. “Lo si può paragonare ad un “battesimo”, continua, perché, in un certo senso, il Giubileo ha aperto il cielo su di voi e ha fatto discendere sulla vostra vita e sulla vostra comunità la forza dello Spirito Santo, come sui discepoli nel cenacolo, a Pentecoste”:

    “Ora, dunque, potete camminare con rinnovato entusiasmo e affrontare con la forza della fede, della speranza e della carità i molti e complessi problemi che si incontrano nella vita quotidiana. Come gli Apostoli, dopo la Pentecoste, si misero ad annunciare con coraggio la Buona Novella, anche voi, dopo questo Giubileo, rinnovate la speranza, lasciatevi guidare dalla forza dello Spirito Santo e collaborate con rinnovato slancio alla missione della Chiesa”.

    E per far questo il Papa indica comportamenti concreti: ciascuno metta a frutto i doni ricevuti, ponendoli al servizio degli altri e della edificazione dell’intera comunità, senza personalismi né rivalità, ma in spirito di sincera umiltà e in gioiosa fraternità. Abbiate sempre, come già fate, speciale cura dei fratelli più piccoli e fragili, dei più poveri e svantaggiati. Perseveranza e fedeltà agli impegni assunti è ciò che il Papa augura a tutti i fedeli assicurandoli della sua personale benedizione.

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    La visita del Papa a Rebibbia. Il ministro Severino: un segnale importante, tutelare i diritti umani nelle carceri

    ◊   Domani mattina il Papa compirà una visita pastorale presso la Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia, a Roma. Alle 10, nella chiesa centrale del “Padre Nostro”, Benedetto XVI incontrerà i detenuti e risponderà alle loro domande. Proprio ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto pacchetto "svuota-carceri", presentato dal ministro della Giustizia Paola Severino. Tra i primi effetti, l'uscita progressiva dal carcere di circa 3300 detenuti, che potranno scontare ai domiciliari gli ultimi 18 mesi di pena. Previsto un sistema di detenzione non carceraria ma domiciliare per pene fino a 4 anni. I provvedimenti dovrebbero far uscire gradualmente dalle sovraffollate carceri italiane oltre 25mila detenuti. Le nuove misure sono state prese proprio alla vigilia della storica visita di Benedetto XVI a Rebibbia. Una felice coincidenza, afferma - al microfono di Davide Dionisi - il Guardasigilli Paola Severino:

    R. – Direi davvero felicissima! Il fatto che le più alte istituzioni dello Stato e quelle religiose si occupino così intensamente del tema della tutela dei diritti umani nelle carceri mi sembra un segnale di grandissima importanza. Naturalmente, quando parlo dei vertici non parlo di me, ma parlo del presidente della Repubblica, parlo di Sua Santità. Questa visita credo che non solo recherà conforto a coloro che la riceveranno, ma darà un segnale molto importante della presenza nei nostri cuori, nel nostro spirito e nelle nostre menti, del problema del carcere come uno dei problemi fondamentali della nostra vita e del nostro assetto sociale.

    D. – Che significato assume in questo momento di particolare difficoltà dei nostri Istituti di pena la visita di Benedetto XVI?

    R. – Di grande conforto. Ho constatato personalmente che ogni visita al carcere è un’avventura umana straordinaria: si incontra una profondità di sentimenti che non avrei mai immaginato. E naturalmente moltiplico queste sensazioni, dal punto di vista di chi è in carcere, alla vista del Papa, a questa presenza cristiana che è sempre molto forte nelle carceri. Questa è un’altra cosa che mi ha molto colpita: il sentimento della religione è un sentimento che dà grandissimo conforto ai carcerati e credo quindi che la visita del Papa arrecherà un grande sollievo a coloro che soffrono.

    D. – Con i nuovi provvedimenti, come cambia il sistema carcerario nazionale?

    R. – Io spero che cambi in meglio, anche se naturalmente tanto ci sarebbe ancora da fare, ci sarà ancora da fare. Il mio impegno per il carcere è un impegno estremamente forte. Oggi vi sono disponibilità economiche che ci consentono di affrontare il problema della ristrutturazione di alcune carceri, ci sono alcune misure che prevedono l’alleggerimento del numero delle persone detenute in carcere. Ho avuto molta cura di questi provvedimenti proprio perché credo che il sovraffollamento carcerario porti a condizioni di vita disumane e che la tutela dei diritti umani rappresenti uno dei valori fondamentali della nostra civiltà e della nostra Costituzione, e che quindi vada tutelato con il maggior numero di misure possibili.

    D. – Dalle precarie condizioni di convivenza ai limitati percorsi di reinserimento lavorativo: la distanza tra il carcere e il mondo è sempre più ampia e i dati riguardo ai suicidi è sempre allarmante. I nuovi provvedimenti saranno sufficienti a colmare tali distanze?

    R. – Sarebbe forse un po’ troppo ottimistico pensarlo; la mia speranza è semplicemente che aiutino a dare una prospettiva, ad indicare che il governo, la vita politica di questo Paese, i cittadini che stanno fuori dal carcere hanno comunque a cuore la sorte dei carcerati. Io credo che ogni suicidio che avvenga in carcere sia il fallimento di tutto il sistema giudiziario e carcerario e che tutti lo debbano soffrire come tale. Naturalmente, il reinserimento è l’obiettivo che dovrebbe avere il carcere. Sappiamo tutti, poi, che così non è. Allora, la prossima tappa dei miei sforzi è rivolta proprio a questo. Sto studiando molto, so che ci sono molte organizzazioni che si occupano del reinserimento e soprattutto del recupero lavorativo del carcerato: lavoro di qualità naturalmente, perché il carcerato può imparare a fare lavori di qualità, lavori anche raffinati. Ed io credo che se non si sentirà inutile, ma si sentirà utilizzato ed utilizzabile per il futuro nel suo reinserimento, questo gli darà molto conforto.

    D. – Tra il recupero del condannato e sicurezza dei cittadini può esserci sinergia o c’è solo contrapposizione?

    R. – Ci può essere sinergia se si superano dei pregiudizi, naturalmente. Il pregiudizio che chi è stato in carcere, chi è stato condannato abbia delle possibilità di recidiva è forte, nella popolazione: è inutile che ci nascondiamo questo dato. Ma se si provasse ad approfondire questo discorso, a verificare che, soprattutto per certe tipologie di reati, i margini di recidiva, le percentuali di recidiva sono molto bassi, io credo che si avrebbe un recupero di fiducia e che questo potrebbe consentire la coesistenza dei due temi e dei due valori.

    D. – La religione, all’interno del carcere, può avere una funzione rieducativa?

    R. – Io credo proprio di sì, perché comunque rappresenta un filo di speranza, la speranza in qualcosa: la speranza nella redenzione, la speranza di poter ritornare ad una vita migliore … Da questo punto di vista, temi laici e temi religiosi percorrono le stesse strade, percorrono binari paralleli. La nostra Costituzione prevede che nella pena ci sia una parte retributiva ed una parte rieducativa: una parte di sofferenza ed una parte di speranza; e nella religione c’è un concetto analogo: c’è il peccato, c’è l’espiazione e c’è la redenzione. Naturalmente, lo sviluppo dei due concetti è molto diverso, però le basi mi sembrano molto simili.

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    Padre Lombardi: non dimenticare i carcerati

    ◊   La visita del Papa a Rebibbia ci ricorda l’impegno costante della Chiesa in favore dei detenuti di tutto il mondo sulla scorta di quanto ci dice Gesù: “ero carcerato e siete venuti a trovarmi”. Una missione che la Chiesa svolge da sempre, in mezzo alle grandi difficoltà che il sistema carcerario è costretto ad affrontare. Ascoltiamo, in proposito, il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    E’ stato osservato che il carcere è “lo specchio rovesciato di una società, lo spazio in cui emergono le contraddizioni e le sofferenze di una società malata” (Card. Martini): il travaglio dei detenuti e dei loro parenti, le sofferenze delle vittime e dei loro familiari, i problemi degli addetti al servizio carcerario, le difficoltà delle autorità e gli interrogativi dei legislatori che costatano come gran parte dei problemi che il carcere dovrebbe risolvere rimangono di fatto non risolti se non aggravati. Insomma, è vero che la condizione delle carceri è uno degli indicatori fondamentali della civiltà di un Paese.

    E’ quindi naturale che la Chiesa sappia di dover essere presente nel carcere e che anche i Papi – a cominciare dalla storica visita di Giovanni XXIII a “Regina Caeli” il 26 dicembre 1958 - bussino alla porta del carcere, per “visitare i carcerati”, stare un poco con loro e con chi ne condivide la sorte, ascoltarli e dir loro una parola di conforto. Non è un caso che ciò avvenga nel tempo di Natale, quando abbiamo più bisogno di gesti forti di solidarietà e di amore.

    Le preoccupazioni per la crisi economica non devono essere una scusa per dimenticare le condizioni di chi è ai margini della società o per infierire su chi ha mancato: una società più giusta ed equa si costruisce proprio ripartendo dagli ultimi e cercando di riconciliare e guarire le ferite più profonde. Ricordiamo le condizioni dei carcerati nelle diverse parti del mondo. A conclusione del Sinodo per l’Africa il Papa ha ricordato le terribili condizioni di tante carceri africane e ha ribadito l’impegno contro la pena di morte. In occasione del Giubileo del 2000 Giovanni Paolo II aveva chiesto discretamente, ma chiaramente e insistentemente, “un gesto di clemenza” in favore dei detenuti. C’è stato o lo stiamo ancora aspettando? Domenica 18 siamo tutti invitati a recarci spiritualmente con il Papa al carcere di Rebibbia.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.


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    Nominati il segretario generale della Commissione Teologica Internazionale e il sotto-segretario del dicastero per la vita consacrata

    ◊   Il Papa ha nominato segretario generale della Commissione Teologica Internazionale il padre domenicano Serge Thomas Bonino, docente di Filosofia presso l'Institut Catholique e di Teologia presso lo Studio Domenicano di Tolosa, in Francia.

    Ha nominato sotto-segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica suor Nicoletta Vittoria Spezzati, delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, finora officiale nel medesimo dicastero.

    Ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio per i Laici mons. Antonio Grappone, del clero della diocesi di Roma, finora officiale nel medesimo dicastero.

    Ha nominato membro del Pontificio Consiglio "Cor Unum" mons. Giovanni Battista Gandolfo, del Clero della diocesi di Albenga-Imperia, presidente del "Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo" e responsabile dell'omonimo Servizio della Conferenza episcopale italiana.

    In Polonia, ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Wojciech Polak, vescovo tit. di Monte di Numidia, ausiliare di Gniezno, e mons. Edward Janiak, vescovo tit. di Scilio, ausiliare di Wrocław.

    Ha nominato consultore del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma.

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    Beatificati 22 missionari oblati ed un laico, vittime della furia anticattolica durante la guerra civile spagnola

    ◊   Si è celebrata stamani a Madrid, la cerimonia di beatificazione di 23 martiri: Francisco Esteban Lacal e 21 compagni, Missionari Oblati di Maria Immacolata, ed un laico, Cándido Castán San José uccisi nel 1936 durante la guerra civile spagnola. La cerimonia eucaristica è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, rappresentante del Santo Padre e prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. I 23 martiri sono stati beatificati nel 150.mo della morte di Sant’Eugenio di Mazenod, fondatore della Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In Spagna dopo la caduta della monarchia, nel 1931, l’anticlericalismo puntò allo sterminio sistematico della Chiesa, sostenuto dall’avvento, nel 1936, del Fronte Popolare. Nelle città e nei villaggi venivano creati comitati, avversi ad ogni fede religiosa, responsabili di arresti ed esecuzioni. Anche in quel tempo così difficile, i Missionari Oblati continuavano a svolgere la loro preziosa opera pastorale. Erano mossi da un unico desiderio, come ha ricordato anche il cardinale Angelo Amato:

    “Non avevano fatto nulla di male. Anzi, l’unico loro desiderio era fare il bene e annunciare a tutti il Vangelo di Gesù, che è buona notizia di pace, di gioia e di fraternità”.

    Ma il 24 luglio del 1936 un gruppo numeroso di miliziani, armati di fucili e pistole, penetrò in una casa degli Oblati: sette religiosi e un laico, padre di famiglia e presidente della Confederazione nazionale degli operai cattolici, furono prelevati e fucilati in un parco di Madrid. A novembre furono uccisi altri 15 missionari oblati. Il cardinale Angelo Amato ha ricordato che in quell’occasione sono state compiute azioni mostruose, disumane:

    “La storia, purtroppo, insegna, che quando l’uomo sradica dalla sua coscienza i comandamenti di Dio, strappa anche dal suo cuore le fibre del bene, finendo per compiere azioni mostruose. Perdendo Dio, l’uomo perde anche la sua umanità”.

    Sono stati brutalmente uccisi – ha detto il cardinale Angelo Amato - ma il loro messaggio resta vivo e incancellabile:

    “I martiri di ogni tempo sono testimoni preziosi di quella esistenza umana buona, che risponde alla brutalità dei persecutori e dei carnefici con la mitezza e il coraggio degli uomini forti. Senza armi e con l’energia irresistibile della fede in Dio essi hanno vinto il male, lasciando a tutti noi una preziosa eredità di bene. I carnefici sono dimenticati, le loro vittime innocenti sono ricordate e celebrate”.

    In ogni circostanza i 23 martiri, oggi proclamati Beati, diedero prova delle virtù cristiane, sopportando con fortezza la sofferenza, esprimendo costantemente sentimenti di amore verso Dio e i fratelli. Nel momento dell’esecuzione si udirono parole di perdono e l’esclamazione: “Viva Cristo Re!”.

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    Clima ecumenico per l'illuminazione in Piazza San Pietro dell'albero di Natale donato dall'Ucraina

    ◊   Si è svolta ieri pomeriggio in Piazza San Pietro, in un intenso clima ecumenico, la cerimonia dell’illuminazione dell’albero di Natale, alla presenza di esponenti della Chiesa cattolica e di quella ortodossa dell’Ucraina. Un abete rosso di 60 anni dalla mole imponente, alto 30 metri, con un tronco di 56 cm.da cui si staccano circa 700 rami, proveniente quest’anno dalla provincia della Transcarpazia. Il servizio di Claudia Di Lorenzi:

    E’ stupore improvviso quello che illumina i volti, mentre l’albero di Natale si accende di bagliori colorati e si mostra al suo pubblico nella più sfavillante delle vesti. E’ luce che si accende ad illuminare la notte e l’animo conduce a quell’umile mangiatoia, dove il Figlio di Dio fatto uomo donò al mondo la luce della Salvezza. Anche quest’anno in Piazza San Pietro, la cerimonia di accensione dell’abete è metafora della venuta di Cristo che illumina di senso la Storia dell’uomo. Lo ricorda mons. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, intervenuto alla cerimonia:

    “Qualche giorno fa, illuminando l’Albero di Natale della Città di Gubbio, il Santo Padre ricordava che questo albero ci invita a guardare sempre in alto, a ricordarci di Dio, con le sue luci ci invita ad essere noi stessi luce per gli altri, attraverso il nostro esempio e la nostra testimonianza, e a sentirci uniti”.

    Il messaggio dell’albero come simbolo di unità e di pace ha trovato eco nei saluti delle autorità religiose presenti. Così il capo della Chiesa ucraina greco-cattolica, Svyatoslav Svyatoslav Shevchuk:

    “Questo albero è il simbolo dell’unità e della pace della Chiesa cattolica in Ucraina che, benché esista nel rito bizantino e in quello latino, offre oggi al mondo un segno tangibile della sua unità. (…) Questo albero è simbolo della collaborazione e della pace tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa ucraina, testimoniata dalla rappresentanza dei nostri fratelli ortodossi, insieme a noi qui presenti, in questa antica Piazza San Pietro”.

    Fra i presenti anche il vice-primo-ministro dell’Ucraina, Borys Kolesnikov, secondo cui “è un grandissimo onore” per l’Ucraina che l’albero sia collocato in Piazza San Pietro; e poi l’arcivescovo Metropolita di Lviv, mons. Mieczyckzi Mokrzycki, che ha ricordato il 10.mo anniversario della visita del Papa Giovanni Paolo II nel Paese, che ricorre quest’anno; infine mons. Milan Šašik, vescovo dell'eparchia greco cattolica di Mukachevo, da cui proviene l’albero, che ha evidenziato che solo 20 anni fa, con l’indipendenza del Paese, il popolo ucraino ha ritrovato la libertà religiosa:

    “Siamo grati che il Signore ci abbia regalato la libertà di religione: dopo tanti anni di persecuzione dura della Chiesa e di tutti i cristiani, specialmente della Chiesa cattolica latina e bizantina, noi possiamo testimoniare la nostra fede”.

    Ieri mattina, ricevendo la delegazione ucraina per la consegna dell’albero, il Papa ha auspicato che le radici cristiane del Paese, “crocevia di culture diverse, punto di incontro tra ricchezze spirituali d’Oriente e d’Occidente”, possano “rinsaldare l’unità nazionale, favorendo la promozione di valori autentici e condivisi”.

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    Le esequie del cardinale Foley. Mons. Celli: uomo di fede profonda, promotore del dialogo tra Chiesa e nuove tecnologie della comunicazione

    ◊   Si sono svolti ieri a Filadelfia, negli Stati Uniti, i funerali del cardinale John Patrick Foley, spentosi l’11 dicembre scorso all’età di 76 anni in seguito alla leucemia. Le esequie sono state presiedute dall’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. Il cardinale Foley, che aveva lasciato lo scorso agosto l’incarico di Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per tanti anni è stato presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Philippa Hitchen ha chiesto un ricordo del porporato a mons. Claudio Maria Celli, suo successore alla guida del dicastero vaticano:

    R. – Il cardinale Foley è arrivato qui nel 1984; è stato presidente del Pontificio Consiglio per 23 anni, lasciando un ricordo profondo del suo atteggiamento di sacerdote, di vescovo con un profondo senso di professionalità. Lui veniva da un incarico che lo vedeva responsabile di un grande giornale cattolico a Filadelfia, e direi che la sua grande capacità è stata quella di far passare, transitare la Chiesa nella sua riflessione sulla comunicazione dalle vecchie tecnologie – ai suoi tempi ancora si usava il piombo per stampare un giornale – alle nuove tecnologie digitali e vedere come aiutare la Chiesa a dialogare con la cultura originata da queste tecnologie.

    D. – Invitava a non aver paura delle nuove tecnologie ma di sfruttarle al meglio …

    R. – Esattamente. Lei sa che durante la sua presidenza qui, al Consiglio, sono stati pubblicati da parte del Consiglio stesso alcuni documenti molto importanti. Pensi, tutto il documento legato alla Chiesa e internet, e pensi anche a tutto lo sviluppo di queste realtà prese in esame dalla Lettera apostolica di Giovanni Paolo II “Il rapido sviluppo”, che certamente hanno avuto nel Consiglio – e quindi nell’allora mons. Foley – veramente uno dei grandi promotori. Quello che lui ha lasciato qui è quindi un senso di profonda spiritualità, di una grande attenzione al ruolo della comunicazione nel campo dell’evangelizzazione; un suo profondo e simpatico senso di humour: erano famose, le sue battute! Però, quello che a noi ha lasciato stupiti, specialmente nell’ultimo incontro che abbiamo avuto con lui qui al Consiglio, alla vigilia della sua partenza per gli Stati Uniti, è stato quando ci ha parlato della sua malattia: sapeva di essere veramente seriamente malato e che gli restavano pochi mesi di vita, e quindi tornava negli Stati Uniti per morire. Direi che era consapevole del fatto che l’angelo della morte l’avrebbe chiamato molto presto … Ma quello che ci ha lasciato è stata proprio la testimonianza di una fede profonda, ma manifestata con semplicità. Direi che aveva questo, di speciale: aveva la capacità di dire cose profonde e così significative, perché di fronte alla morte imminente tante false immagini cadono. Ecco: lui l’ha fatto con grande semplicità, ma ugualmente mostrando una fede limpida, serena … Io direi – e lo dico ancora a me stesso – ci ha dato un esempio di come un prete debba morire, o debba affrontare la malattia e morire. Io guardo al cardinale Foley in questa maniera, ricordando questa sua grande professionalità, questa capacità di essere aperto a tutti, e direi anche questa attenzione profonda proprio alla comunicazione, come cammino di evangelizzazione. (gf)

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    A dieci anni dall’Ecclesia in Oceania, le speranze del continente

    ◊   In Oceania si registra una crescente apertura dei giovani e di alcuni intellettuali al Vangelo nonostante il processo di forte secolarizzazione in atto in particolare in Australia e Nuova Zelanda. E’ quanto è emerso dalla riunione del Consiglio Speciale per l’Oceania della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi, che si è tenuta il 9 dicembre. Si è trattato della decima riunione voluta per un esame retrospettivo della diffusione dell’Esortazione “Ecclesia in Oceania”, che il 22 novembre 2001 Papa Giovanni Paolo II promulgò quale frutto dell’Assemblea Speciale per l’Oceania del Sinodo dei Vescovi, tenutasi dal 22 novembre al 12 dicembre 1998, sul tema “Gesù Cristo e i popoli dell'Oceania: seguire la sua via, proclamare la sua verità, vivere la sua vita”. Nella riunione dei giorni scorsi – si legge nel comunicato - è stata messa “in evidenza l’attualità nelle presenti condizioni ecclesiali e sociali, che hanno conosciuto una certa radicalizzazione, soprattutto nel processo di secolarizzazione”. Dopo il saluto iniziale del segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, e lo scambio di informazioni sull’applicazione degli orientamenti offerti dall’Esortazione, c’è stata una discussione sulla preparazione della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre 2012 sul tema “La Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Ricordiamo che la celebrazione dell’Assemblea Speciale del 1998 ha rafforzato i legami tra le quattro Conferenze episcopali (Australia; Nuova Zelanda; Papua Nuova Guinea e Isole Salomone; Pacifico), i cui membri si riuniscono in assemblea plenaria ogni quattro anni. Nel comunicato pubblicato oggi si legge che “la chiamata alla missione ad gentes è impellente in Oceania, dove le Chiese particolari sono impegnate a continuare la missione degli evangelizzatori che vi hanno annunciato in origine la verità di Gesù”. E viene sottolineato che ora “si tratta di continuare su questa via dell’annuncio, sia nel contesto di società secolarizzate, sia tra i popoli tradizionalmente religiosi del Pacifico, con particolare attenzione alle popolazioni indigene”. D’altra parte, viene ricordato che “la Nuova Evangelizzazione è un tema ben presente nell’Esortazione postsinodale Ecclesia in Oceania”, che viene “proposta con ottimismo, nonostante l’esistenza di ostacoli e di sfide, alcune delle quali, ad esempio quelle della famiglia, sono diventate vere e proprie urgenze pastorali”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La nuova evangelizzazione per rinnovare la vita cristiana: il Papa ai vescovi della Nuova Zelanda e del Pacifico in visita “ad limina Apostolorum”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, l’Egitto: riesplode la violenza a piazza Tahrir.

    Forte come la morte è l’amore: in cultura, Giuliano Zanchi sul senso del morire oggi.

    L’annuncio del Dio vicino: nell’informazione religiosa, Serafino M. Lanzetta su Benedetto XVI e l’ateismo contemporaneo.

    Un articolo di Inos Biffi dal titolo “Quel maestro che lasciò la porpora per le ‘idee fisse’”: a ottant’anni dalla morte, il teologo Louis Billot come lo ricordava l'allievo Carlo Figini.

    Natale alla luce di Georges de La Tour: Pietro Petraroia su due capolavori – l’ “Adorazione dei pastori” e il “San Giuseppe falegname” - in mostra a Palazzo Marino, e gli articoli di Timothy Verdon, Mauro Di Vito e Sandro Barbagallo.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenze anrticristiane in India. Mons. Machado: la missione della Chiesa non si ferma

    ◊   In India, il periodo di Avvento è segnato da nuove violenze contro la comunità cristiana. L’ultimo episodio è avvenuto ieri nel distretto di Kandhamal, nello Stato di Orissa, dove è stato ucciso un catechista cattolico, Rabindra Rarichaa. Sono in corso indagini da parte della polizia per individuare i responsabili dell’omicidio. La pista più accreditata è quella del fondamentalismo indù, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo di Vasai, mons. Felix Anthony Machado:

    R. - Questi sono veramente dei fondamentalisti perché anche il momento è calcolato. Ci sono alcuni che vogliono distruggere ad ogni costo la missione della Chiesa, questo è chiaro, alla vigilia delle feste importanti della fede cattolica. Anche un mese fa, hanno ucciso una suora. Il cardinale di Bombay ha detto chiaramente che continueranno a fare queste cose contro di noi, però la Chiesa prosegue la sua missione e questi atti non ci fermeranno mai perché continueremo a fare il bene che il Signore ci ha insegnato, ad amare anche i nemici, questa è la nostra strada.

    D. – Quindi, in un certo senso, questo 'calcolo' dei fondamentalisti è assolutamente sbagliato, anziché andare contro il cristianesimo in realtà rafforza la missione della Chiesa?

    R. - Esattamente. Purtroppo, è molto triste per noi quando muore un nostro fedele e soprattutto un fedele come un catechista. E’ molto, molto triste per noi. Però nel piano di Dio per la salvezza di tutti, noi continueremo a fare la nostra missione. Quindi, queste cose rafforzano la missione. Spero e prego perché i fondamentalisti imparino qualche cosa.

    D. - Ci sono segnali in questo senso, lei coglie cambiamenti?

    R. – Certo. Credo che anche molti indù siano con noi e condannino veramente questi atti di violenza dicendo che questo non è umano, questa non è religione. Quindi, la Chiesa è ammirata ancora di più quando noi accettiamo queste cose; noi predichiamo senza compromesso il messaggio del Vangelo. (bf)

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    Il cardinale Bagnasco: la Chiesa paga l'Ici, polemiche senza fondamento

    ◊   Sono polemiche senza fondamento quelle che riguardano l’Ici pagata dalle strutture ecclesiastiche. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, a margine di un convegno di Retinopera stamattina a Roma. Il cardinale si è poi detto disponibile a eventuali chiarimenti sulla legge in questione. Alessandro Guarasci:

    Torna il tema delle esenzioni Ici per gli immobili della Chiesa che svolgono attività caritative o di culto. Il cardinale Angelo Bagnasco fa notare come da mesi venga dimostrato quanto invece la Chiesa paghi per quei siti che hanno scopi commerciali. Dunque nessuna violazione della legge.

    “Io spero che questa trasparenza di dati possa spegnere ogni polemica, perché non ha fondamento”.

    Laddove comunque ci fosse bisogno di precisazioni in merito alla legge, la Chiesa è assolutamente disponibile al dialogo. E anche sull’8 per mille, nessun mistero. Il cardinale Bagnasco rimarca che lo stipendio di vescovi e sacerdoti, per quanto modesto, basta alle esigenze di tutti i giorni.

    “Per noi sono più che sufficienti: sono sufficienti e ringraziamo il Signore di poterli avere. Certamente, non esiste la “cresta dei vescovi”, come ho accennato, perché tutto il resto dell’8 per mille che non va per il sostentamento del clero va – appunto – per la carità in Italia, nelle diocesi, all’estero, nelle mense, nelle opere di assistenza, di solidarietà che la Chiesa compie da sempre”.

    Dal palco del convegno, il cardinale torna sull’impegno dei cattolici nella società. Retinopera è un insieme di soggetti e movimenti d’ispirazione cristiana che portano il Vangelo nella vita di tutti i giorni. Per il presidente della Cei “è insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture”.

    “Ci auguriamo che cresca e maturi un soggetto interiormente coeso e diffuso, e come fermento capillare stimoli ad una formazione dottrinale sempre più documentata e al contempo provochi alla lettura cristiana della realtà”.

    "No" poi a mediazioni politiche sui principi non negoziabili. Questo perché “la vita umana dal suo primo istante alla morte, la libertà di crescere e maturare, il matrimonio tra l'uomo e la donna sono beni fondamentali e fondativi”.

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    Un anno fa la tragica vicenda di un venditore ambulante tunisino dava inizio alla "primavera araba"

    ◊   Esattamente un anno fa accadeva in Tunisia un fatto che gli osservatori indicano come l’inizio della cosiddetta primavera araba: a Sidi Bouzid, un venditore ambulante - Mohamed Bouazizi - si dava fuoco in segno di protesta per le angherie subite dalla polizia. L’uomo morì il 4 gennaio 2011, a causa delle ustioni riportate. Il 14 gennaio, la protesta popolare, esplosa sulla scia di quella vicenda, causò la caduta del regime di Ben Ali. A seguire, le rivolte in diversi Stati, come Egitto, Libia, Algeria, Yemen, Siria. Un anno dopo, cosa si può dire sull’efficacia della primavera araba? Davide Maggiore lo ha chiesto a Stefano Torelli, responsabile dell’area Medio Oriente per il sito Equilibri.net e componente del centro italiano sull’islam politico:

    R. – Il dato di fatto fondamentale è che le popolazioni di molti di questi Paesi si sono rese protagoniste più che di una rivoluzione vera e propria, di una rivolta che non ha precedenti nel mondo arabo, perché per la prima volta le popolazioni hanno fatto sentire la propria voce e a volte hanno anche introdotto risultati concreti, contro gli stessi loro governanti; mentre per tutti gli anni o i decenni precedenti, le proteste venivano brutalmente represse senza che anche da parte del mondo esterno ci fosse una grande attenzione, e poi venivano deviate contro altri bersagli – sempre esterni: l’Occidente, spesso Israele …

    D. – In alcuni Paesi, come in Siria, le masse continuano a contrastare il potere. L’onda della primavera araba è destinata a durare o sono proteste residuali?

    R. – Il caso della Siria ci dimostra proprio che non si tratta soltanto di proteste residuali, visto che gli scontri vanno avanti in maniera anche più intensa, nelle ultime settimane. Direi che forse si può analizzare un’altra dinamica, e forse può essere anche più preoccupante: cioè, il fatto che questa ondata di proteste man mano si è propagata, trasformandosi via via anche in vere e proprie resistenze se non in combattimenti armati.

    D. – Nei Paesi in cui i vecchi regimi sono stati deposti ora la sfida per i movimenti è costruire un’alternativa democratica e politicamente credibile. I movimenti ne hanno la capacità e la forza?

    R. – Io parlo del caso della Tunisia e dell’Egitto. Vi sono sicuramente dei movimenti che pian piano stanno anche maturando e possono aspirare a diventare anche le nuove forze politiche di questi Paesi. Il problema fondamentale è che questi movimenti sono quasi sempre stati, e sono rimasti essenzialmente, piattaforme di protesta senza però una vera e propria organizzazione a livello politico. E nel momento in cui, poi, i regimi sono caduti viene un po’ a mancare la presenza di questi movimenti riformatori che hanno partecipato, invece, in maniera così diretta ed attiva al momento delle proteste e delle rivolte. Per esempio, in Egitto tra partiti islamisti ed esercito, assistiamo ad un ritorno – sostanzialmente – delle forze conservatrici, che non necessariamente porteranno a fermare il processo di democratizzazione di questi Paesi, però sicuramente sono forze che già esistevano, che già avevano una loro base e che portano avanti istanze ben diverse dai protagonisti delle rivolte.

    D. – In Occidente sono nati movimenti come quelli degli indignados o di “Occupy Wall Street”; anche in Russia vengono contestati in piazza i risultati delle legislative. Sono manifestazioni indirettamente figlie del risveglio arabo o si tratta di fenomeni non paragonabili?

    R. – In qualche modo possono anche essere collegati tra di loro, come modalità di protesta. Sinceramente, non so quanto si possa dire che tutto derivi dal movimento cosiddetto della “Primavera araba”; in qualche modo sono collegate semplicemente nel senso che sfruttano il momento, se non altro perché anche il ruolo dei media sicuramente aiuta a dare più visibilità a questi movimenti. (gf)

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    Il "Messiah" di Haendel al concerto di Natale dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma

    ◊   Il grandioso “Messiah” di Haendel è il titolo scelto dall’Accademia di Santa Cecilia per augurare il Natale a tutti gli appassionati di musica: sul podio sale uno dei più importanti ed entusiasti cultori di musica antica e barocca, Fabio Bondi, che ha scelto per questa occasione la rara versione di Dublino del capolavoro, in programma questa sera al Parco della Musica di Roma, con repliche lunedì e martedì prossimi. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Esplode il canto della gioia, perché il Bambino sta per nascere: il coro canta la profezia di Isaia, declama i titoli del Figlio di Dio, poi si apre alla contemplazione della Natività, con una dolce sinfonia pastorale: nella prima parte del “Messiah” di Haendel tutto è attesa per l’evento che cambierà le sorti e la storia del mondo; tutto è mistero; tutto è profonda e intima beatitudine. Quel 13 aprile del 1742, quando il più famoso oratorio del “caro sassone” vide la luce a Dublino come concerto di beneficenza, anche la storia della musica poté iscrivere un capitolo importante e nuovo, perché il nome di Haendel si associò definitivamente al più grande capolavoro dedicato a Gesù, il Cristo, Figlio dell’uomo e Figlio di Dio. Flavio Biondi lo propone all’Accademia di Santa Cecilia come concerto natalizio dell’illustre istituzione romana, proprio nella versione dublinese. Quali caratteristiche presenta?

    R. - Diciamo che la versione di Dublino è una versione leggermente accorciata e c’è una diversa orchestrazione: sono completamente assenti gli oboi e i fagotti e tra gli archi sopravvivono solamente le due trombe e i timpani per l’Alleluia e per i pezzi che naturalmente conosciamo. E’ una versione un po’ più terrena, forse più tenera, più umana alla quale io sono sempre stato attaccato fin dall’inizio.

    D. - Maestro, come la musica esprime nella prima parte i sentimenti che accompagnano il Natale cristiano?

    R. - Haendel è un compositore estremamente prossimo al testo, al significato del testo. Io credo che la bellezza stia proprio nell’espressione che dà ad ogni singola parola. Il "Messiah" non racconta una storia, ma una lunga serie di avvenimenti e soprattutto uno stato emozionale che è espresso ogni momento e in ogni battuta da alcune simbologie musicali che fanno intuire l’attaccamento, la passione e il grande desiderio di espressione alta che ha avuto nei confronti di questo libretto e di questo testo.

    D. - Maestro, lei come trascorrerà il Natale?

    R. - Io lo passerò in casa, com’è giusto che sia a Natale: vicino alla famiglia, vicino alle persone a cui si vuole bene e che sono parte della nostra vita di ogni giorno. Nei regali di Natale, desidero soprattutto avere lo stesso entusiasmo, la stessa gioia, lo stesso desiderio di cercare giorno dopo giorno nuove partiture, nuovi autori e novità che possano permettere al pubblico di comprendere sempre di più la grande storia della musica, che è una storia molto complessa, molto articolata. Quindi, fra tutti i regali, quello che spero di ricevere è di restare entusiasta nei confronti di questo mondo, che è un mondo meraviglioso. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quarta Domenica di Avvento, la Liturgia ci propone il racconto dell’Annunciazione. L’angelo Gabriele annuncia a Maria che concepirà Gesù, il Figlio di Dio. Al turbamento della promessa sposa di Giuseppe, l’angelo risponde: “nulla è impossibile a Dio”. Maria allora dice:

    “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Siamo ormai vicini al grande evento del Natale del Signore, e la scena dell’Annunciazione è icona fissa per la nostra contemplazione in Avvento. A Maria Dio chiede, attraverso l’angelo Gabriele, la collaborazione per far nascere la vita che cambierà il mondo. La ragazza di Nazaret era già fidanzata di Giuseppe, ma non si era ancora completato il percorso di fidanzamento con il trasferimento definitivo della fidanzata in casa dello sposo. È proprio qui che Dio si intromette: chiede che i sogni di intimità e di fecondità dei due fidanzati acquistino dimensioni nuove, divine: dare a Dio una dimora umana, carne e grembo, vita e calore familiare. Qualcosa che sconvolge chiunque: Dio così vicino, così fragile, così carne della nostra carne. Per farglielo capire meglio, l’arcangelo Gabriele cita alcune profezie antiche, che certamente Maria conosceva bene. L’eco dei sogni profetici poteva in qualche modo far capire cosa stava succedendo: “sarà chiamato Figlio dell’Altissimo…, l’ombra dello Spirito ti coprirà…, il trono di Davide…, nulla è impossibile a Dio...”. Parole che solo un cuore abituato ad ascoltare le Scritture poteva capire fino in fondo, o almeno intuire cosa poteva intendere Dio. E Maria risponde con totale disponibilità, accetta un’avventura piena di incognite. Il figlio che nasce è figlio suo a tutti gli effetti, ma appartiene a Dio, è della stessa sostanza del Padre. Un mistero da adorare.

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    Chiesa e Società



    Filippine: oltre 400 morti per le piogge torrenziali

    ◊   È di oltre 400 morti, centinaia dispersi e 100 mila sfollati il bilancio della tempesta tropicale Washi, che ha colpito il sud delle Filippine. La situazione si aggrava di ora in ora. Le piogge torrenziali con venti fino a 90 chilometri orari hanno colpito soprattutto l'isola di Mindanao, dove sono stati recuperati 97 corpi nella città portuale di Cagayan de Oro, completamente allagata. Colpita anche l'altra città portuale di Iligan, dove si registrano oltre 140 morti per annegamento e cinque minatori rimasti sepolti sotto una frana. Interi villaggi sono stati spazzati in mare dalle inondazioni. Circa duemila persone sono state salvate dai soccorsi con camion, imbarcazioni ed elicotteri. La furia del tifone ha colpito di notte e ha sorpreso la popolazione nel sonno. Sono 20 mila i soldati mobilitati per le operazioni di soccorso. (G.C.)

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    Messico: vescovi soddisfatti della nuova norma che amplia il diritto alla libertà religiosa

    ◊   Tra giovedì e venerdì scorsi, la Camera dei deputati del Messico ha compiuto un nuovo passo avanti nel lungo processo destinato a perfezionare la legislazione sulla libertà religiosa a livello costituzionale, ma anche nell'ambito delle leggi e dei regolamenti. I deputati – con 199 voti a favore, 58 contro e 4 astensioni – hanno approvato una modifica dell'articolo 24 della Carta costituzionale che riguarda specificamente la professione della propria fede religiosa in pubblico e in privato. Una nota dell'episcopato saluta questa riforma, che fra qualche giorno dovrà essere ratificata dal Senato federale, poiché "amplia il diritto che hanno le persone per esercitare liberamente la propria religione, oppure per non professarne nessuna, se così desiderano”. “Questo diritto alla libertà religiosa, aggiunge il comunicato, è parte della Dichiarazione Universale dei diritti umani nonché della Dichiarazione Interamericana dei diritti umani". Per i presuli messicani l'adattamento del testo costituzionale a questo diritto universale è al tempo stesso coerente con l'articolo numero 1 della medesima Costituzione e dunque adempie a un'esigenza molto sentita. "Il nostro Paese – prosegue il comunicato – tramite i suoi legislatori ha compiuto un passo importante nel riconoscimento e rispetto di un diritto fondamentale innato in ogni persona". Si tratta dunque “di un passo avanti anche nel progresso della vita democratica”, cosa che rafforza "il rispetto del pluralismo e del pensiero di tutti", conclude il comunicato che firma mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo ausiliare di Texcoco e segretario generale della Conferenza episcopale. (A cura di Luis Badilla)

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    Perù: nell’Ancash, oltre 280 mila bambini lavorano per sostenere le famiglie

    ◊   Nell’Ancash, regione settentrionale del Perù, oltre 280.800 bambini lavorano e non frequentano la scuola. Secondo il responsabile del Settore di Statistica e Lavoro Minorile della Direzione Regionale del Lavoro, 26 minori su 100 lavorano per aiutare le loro famiglie. Il 45% dei bambini lavoratori sono impegnati nei campi, principalmente a pascolare gli animali. Questa situazione, riferisce l’agenzia Fides, rispecchia lo stato di povertà che esiste nella regione peruviana. (G.C.)

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    Pakistan: le donne principali vittime delle violenze talebane nelle aree tribali

    ◊   Nelle aree tribali del Pakistan, le donne sono vittime di abusi, stupri, mutilazioni e altre violenze da parte dei talebani. Nella maggioranza dei casi, i crimini restano impuniti. Lo denuncia l'organizzazione per i diritti umani "Khwendo Kor" ("La casa delle sorelle" in pashtun), nel rapporto intitolato “Impatto della crisi su donne e ragazze nella Fata”. Il documento, scritto con il sostegno di gruppi femminili delle Nazioni Unite, racchiude storie di quotidiana violenza nelle Fata, le aree tribali di amministrazione federale, nel nordovest del Pakistan, lungo il confine con l’Afghanistan. La zona è controllata dai talebani, cui il governo centrale di Islamabad ha concesso ampi poteri – fra cui l’introduzione della legge islamica, la sharia – pur di raggiungere una tregua con i fondamentalisti. Dalla fine della guerra fra esercito e miliziani, le donne sono i soggetti più colpiti dalle violenze estremiste: in particolare, le due categorie più a rischio sono le vedove e le ragazzine. A questo, riporta AsiaNews, si aggiungono un calo progressivo dell’influenza delle donne nella società pakistana e l’impossibilità di far valere i loro diritti. Attivisti e intellettuali cristiani e musulmani hanno chiesto al governo e alla comunità internazionale di intervenire a tutela dei diritti delle donne, arginando la progressiva “islamizzazione” del Pakistan. Il vicario generale della diocesi di Faisalabad collega queste violenze al disegno di legge governativo, in via di approvazione, che mira a “punire le pratiche contro le donne”. “È un tentativo di resistenza - precisa padre Khalid Rasheed Asi - per far capire al governo che i talebani non accetteranno leggi favorevoli alle donne nella Fata”. (G.C.)

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    Senegal: traffico di droga e banditismo, tensione nella regione della Casamance

    ◊   Un gruppo armato ha attaccato lo scorso 13 dicembre il villaggio di Kabeum, nella Casamance, la regione del Senegal tra Gambia e Guinea Bissau, provocando un numero non ancora accertato di vittime. Dal 1982, l’area è teatro di una guerra “a bassa intensità” per la presenza di un movimento indipendentista, il "Mouvement des Forces Démocratiques de Casamance" (Mfdc). Il gruppo si è ormai diviso in diverse bande armate dedite più al banditismo che alla guerriglia politica. “Gli scontri di questi giorni sono avvenuti nei pressi della frontiera con il Gambia, ma vi sono fenomeni di banditismo anche alla frontiera con la Guinea Bissau”, spiega all’Agenzia Fides padre Giuseppe Giordano, missionario che da anni opera nel Senegal. Sulla possibilità che i crescenti flussi di cocaina che transitano in Africa occidentale provenienti dall’America Latina e diretti verso l’Europa possano avere un ruolo nell’accrescere l’instabilità della Casamance, il missionario risponde: “Non si può escludere. La droga certamente arriva dall’America Latina in Guinea Bissau, soprattutto nelle isole del suo arcipelago”. “Se si crea una zona instabile nell’area di confine del Senegal con la Guinea Bissau – ha aggiunto il religioso – si può presumere che questo faciliti il trasferimento dei carichi di cocaina attraverso il territorio senegalese fino all’aeroporto di Dakar, ben collegato con il resto del mondo”. (G.C.)

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    Libia: più di 125 mila gli irregolari ancora armati e suddivisi in milizie

    ◊   In Libia ci sono più di 125 mila combattenti irregolari armati. Lo afferma un rapporto dell’International Crisis Group (Icg), che lancia l’allarme sulla presenza nel Paese di centinaia di milizie che controllano varie parti del territorio. Negli ultimi giorni, sono stati segnalati scontri tra alcune milizie in diverse aree del Paese. Secondo il rapporto è difficile fare una stima precisa del loro numero. L’Icg sottolinea che “questi gruppi non si considerano al servizio di un’autorità centrale; hanno procedure separate per registrare i membri e le armi; arrestano e detengono persone sospette; si scontrano di continuo tra loro”. Questa situazione, riferisce l’agenzia Fides, deriva da come si è strutturata la rivolta contro Gheddafi: una ribellione decentralizzata guidata dalle diverse tribù e clan locali. Inoltre, l’Autorità nazionale di transizione fa fatica ad imporsi su questi gruppi che controllano i loro territori. L’Icg suggerisce all'Autorità nazionale di transizione di rafforzare la legittimità delle istituzioni centrali, assicurando maggiore trasparenza nel processo decisionale, nonché di avviare programmi di disarmo, smobilitazione e reintegrazione dei combattenti in stretto coordinamento con le milizie e i consigli locali e di coinvolgere in tali programmi i leader civili e religiosi. (G.C.)

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    Vietnam: musica e solidarietà per il Natale nella diocesi di Bac Ninh

    ◊   Tutte le parrocchie della diocesi di Bac Ninh, nel nord del Vietnam, hanno promosso per il periodo di Avvento corsi di musica allo scopo di insegnare musiche da suonare la notte di Natale, all’insegna del motto: “Rimanere con Dio”. Per le celebrazioni natalizie, le chiese parrocchiali proporranno musiche, danze, canti sacri e rappresentazioni ispirate a “Gesù nato in una grotta a Betlemme”. La provincia di Bac Ninh è caratterizzata da un alto tasso di povertà, tuttavia, vi è anche un forte senso di solidarietà e amicizia fra cattolici, fedeli di altre religioni e atei, grazie alla quale la gente riesce a fronteggiare emergenze e difficoltà. Mons. Cosma Hoàng Văn Đat, vescovo di Bac Ninh, ha spiegato ad AsiaNews che l’iniziativa degli artisti è molto importante, perché “Natale è una splendida opportunità per far conoscere Gesù agli altri, in particolare a quanti non hanno conoscenza di Dio”. Inoltre, per tutta la durata del periodo di Avvento, un gruppo di giovani volontari ha raccolto immondizia e materiali di scarto, per contribuire alla raccolta di piccole somme di denaro da destinare agli orfani o ai bambini poveri. In previsione del Natale, la diocesi ha anche organizzato una raccolta fondi da destinare alle persone più disagiate, senza distinzioni di fede religiosa. (G.C.)

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    Firenze: fermato un pregiudicato 73.enne per l'aggressione a mons. Betori

    ◊   Si chiama Elso Baschini - pluripregiudicato di 73 anni, originario di Udine ma residente a Firenze - l’uomo fermato nell'ambito dell'inchiesta sull'aggressione avvenuta lo scorso 4 novembre a mons. Giuseppe Betori, arcivescovo del capoluogo toscano, e al suo segretario particolare, don Paolo Brogi, che rimase ferito da un colpo di pistola all’addome. ll Gip di Firenze dovrà convalidare il fermo disposto la scorsa notte, dopo un lungo interrogatorio in Questura, dal pm Giuseppina Mione. Ancora sconosciute le ragioni del gesto, mentre proseguono le ricerche dell’arma. (C.D.L.)

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    Giornata mondiale per i diritti dei migranti: numerose le manifestazioni in Italia e nel mondo

    ◊   In Italia, la Giornata Mondiale per i Diritti dei Migranti che si celebra questa domenica, segue di pochi giorni la strage di Firenze e l’assalto al campo rom di Torino; l’intera penisola si stringe dunque al fianco delle due città, al fine di lanciare un segnale chiaro di rifiuto del razzismo. Già nei giorni scorsi, con l'occasione del Messaggio di Natale, il Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti aveva lanciato un invito ad abbracciare tutta la gente senza barriere e discriminazioni, a fondare insieme un nuovo modo di vivere insieme, nel rispetto della diversità e della dignità di ciascuna persona. In questa occasione ci saranno sit-in, competizioni sportive, dibattiti e spettacoli teatrali: si contano numerose le iniziative organizzate in varie regioni d’Italia da cittadini, migranti, associazioni e centri culturali, al fine di combattere, con slogan come “l’Italia sono anch’io, e siamo tutti senegalesi”, quel meccanismo che associa il fenomeno migratorio a sfruttamento, violenza e invisibilità, per richiedere allo Stato maggiori diritti e politiche di accoglienza più adeguate. Ma le celebrazioni della Giornata per i Migranti non si fermano all’Italia: le società di tutto il mondo sono in mobilitazione e, soprattutto da Paesi a forte emigrazione, si svolgeranno manifestazioni volte alla sensibilizzazione dei propri governanti, affinché si battano anch’essi, e con maggiore insistenza, per la difesa dei cittadini all’estero. (A cura di Silvia Koch)

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    A Venezia l'Incontro della carità 2011 con i profughi nordafricani

    ◊   “Prossima fermata: Betlemme” è lo slogan dell’edizione 2011 dell’Incontro della carità in programma a Venezia nel pomeriggio di domenica 18 dicembre. L'iniziativa è destinata ai bambini dai 6 ai 10 anni con genitori, catechisti, educatori, capi scout, insegnanti, sacerdoti e religiose. L’incontro è organizzato dall'Ufficio diocesano evangelizzazione e catechesi/Coordinamento pastorale dei bambini, insieme con la Caritas diocesana e l'Associazione San Vincenzo Mestrina. “Saremo invitati a guardare alla Santa Famiglia di Nazaret, costretta a fuggire in Egitto per scappare all’azione violenta di Erode”, ha spiegato all’agenzia Sir Anna Marchiori, dell’Ufficio diocesano. Episodio in cui, ha continuato, “possiamo vedere riflessa la condizione dei numerosi profughi arrivati in Italia negli ultimi tempi” e accolti in molte diocesi. Alcuni migranti nordafricani ospitati in strutture diocesane porteranno la loro testimonianza nella chiesa veneziana di San Moisè alle ore 15. Come ogni anno, gli organizzatori invitano a portare nella Basilica di San Marco un concreto gesto di carità da distribuire ai profughi. Ad animare l’incontro in basilica i delegati patriarcali mons. Valter Perini e mons. Dino Pistolato. (G.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Decine di vittime in Egitto e Siria nell'anniversario della primavera araba

    ◊   Nel primo anniversario dell’inizio della primavera araba, in Egitto e Siria si registra una nuova escalation delle violenze. A Il Cairo, nelle ultime 24 ore, almeno 14 persone hanno perso la vita, e circa 500 sono rimaste ferite, negli scontri tra manifestanti e polizia. Proteste sfociate nel sangue anche in Siria: 19 civili sono stati uccisi dalle truppe lealiste. Marco Guerra:

    L’escalation delle violenze innescata ieri con la rimozione dei sit-in antigovernativi davanti le sedi del potere al Il Cairo è ripresa questa mattina con gli scontri a piazza Tahrir che hanno provocato almeno 6 vittime tra i manifestanti. Secondo le prime ricostruzioni i militari hanno caricato la folla di contestatori dopo che in un edificio si è sviluppato un incendio per cause non chiarite. I soldati hanno inoltre sequestrato diverse apparecchiature televisive, fatto allontanare le ambulanze raccolte nei pressi della piazza e arrestato almeno tre medici, dopo aver dato fuoco a improvvisate strutture sanitarie. “Chi ha sbagliato deve pagare”, ha detto il neo premier Ganzouri in conferenza stampa. Il primo ministro si è però dissociato dai manifestanti aggiungendo che gli ultimi scontri “non fanno parte della rivoluzione, ma sono un attacco ad essa” mosso da infiltrati che non vogliono la pace in Egitto. Tuttavia, tre componenti del Consiglio Consultivo nominato dai militari per collaborare con il nuovo governo si sono dimessi per protesta contro l'azione di forza. E si acuisce il livello dello scontro anche in Siria, dove almeno 15 civili hanno perso la vita nel corso dell’ennesimo venerdì di proteste antigovernative, caratterizzato dalla massiccia manifestazione di Homs che ha visto la partecipazione di circa duecentomila dimostranti. Stamane altre 4 vittime vengono segnalate nel nord est del Paese a seguito di alcuni rastrellamenti. Intanto continua il pressing della Lega Araba per convincere il presidente Assad ad accettare una missione di osservatori. Oggi una delegazione irachena è giunta a Damasco per discutere il piano di pace proposto dall’organismo pan-arabo.

    Libia, Onu revoca sanzioni
    Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha revocato le sanzioni imposte alla Banca centrale della Libia e allo stesso tempo gli Stati Uniti hanno fatto altrettanto, consentendo così al nuovo governo di Tripoli di superare una perdurante crisi di liquidità. Il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, è tra l’altro arrivato oggi a Tripoli per la prima visita in Libia di un capo del Pentagono. Con i leader del Paese nordafricano, discuterà delle necessità per la sicurezza nel dopo-Gheddafi.

    Kazakistan, stato d’emergenza dopo gli scontri tra polizia e lavoratori
    Il presidente kazako, Nursultan Nazarbaiev, ha proclamato da oggi al 5 gennaio prossimo lo stato di emergenza e il coprifuoco nella città petrolifera occidentale di Zhanaozen, dove ieri dieci persone sono morte e una settantina sono rimaste ferite in scontri tra la polizia e lavoratori del settore estrattivo. Il decreto vieta scioperi e pubbliche proteste e restringe la libertà di movimento intorno Zhanaozen. Ieri, in coincidenza con il 20.mo anniversario dell'indipendenza del Paese, erano scesi in piazza centinaia di lavoratori per ricordare i sette mesi di scioperi e proteste per avere migliori condizioni di lavoro e salari più alti.

    Liberato cooperante italiano rapito in Sudan
    E' rientrato in Italia e al momento è a Roma Francesco Azzarà, il volontario di Emergency rapito nella regione sudanese del Darfur e liberato ieri dopo 124 giorni di prigionia. Sarà oggi a disposizione delle autorità italiane e a breve è atteso nel suo Paese, Motta San Giovanni, in Calabria.

    Congo, Kabila proclamato vincitore delle presidenziali
    Il presidente uscente della Repubblica democratica del Congo, Joseph Kabila, è stato proclamato vincitore delle elezioni presidenziali tenutesi il 28 novembre scorso. Ieri la Corte suprema di giustizia ha annunciato la sua vittoria con il 48% dei consensi. Il suo principale sfidante, Etienne Tshiseke, 78 anni, che ha ottenuto il 32,33% dei consensi, ha annunciato nuove manifestazioni di protesta.

    Argentina, limitata la proprietà straniera delle terre
    Limitare la proprietà straniera delle terre a mille ettari a persona, sia fisica che giuridica. È quanto prevede la proposta di legge approvata dalla Camera dei deputati argentina. La norma si appresta ora ad incassare l'ok dei senatori. La legge,voluta dal governo di de Kirchner, prevede la creazione di un Registro unico nazionale delle Terre agricole per capire quanti dei 206 milioni di ettari del territorio siano in mano straniera. La legge non avrà effetto retroattivo.

    Russia entra nel Wto
    Da ieri la Russia è membro del Wto, Organizzazione Mondiale del Commercio. L’ingresso è stato approvato ieri a Ginevra dopo 18 anni di negoziati. Il presidente americano Obama ha chiamato il suo omologo Medvedev per congratularsi del successo ottenuto.

    Kosovo, sbloccati gli aiuti russi alla comunità serba
    Dopo tre giorni di trattative, è entrato nel Kosovo il convoglio di aiuti umanitari russi destinati alla popolazione serba, bloccato da martedì lungo la frontiera contesa. Gli automezzi hanno attraversato il valico di Jarinje scortati dall’Eulex, la missione civile dell’Unione europea e dai peace-keeper della Nato.

    Italia manovra
    Dopo il via libera della Camera, la manovra 'salva-Italia' approda al Senato dove, sarà approvata prima di Natale. Il decreto è già stato depositato a Palazzo Madama e da lunedì sarà all'esame delle commissioni Bilancio e Finanze congiunte. Quattro i capitoli centrali del provvedimento così come è stato modificato dalla Camera: la riforma del sistema previdenziale, che introduce il contributivo per tutti e l'innalzamento dell'età pensionabile; il pacchetto fiscale con il ritorno della tassa sulla prima casa; il capitolo sviluppo con gli sgravi Irap per le imprese e i tagli ai costi della politica e della pubblica amministrazione. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 351

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