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Sommario del 15/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa agli ambasciatori di 11 Paesi: più solidarietà per affrontare le sfide dei nostri tempi e più sostegno ai giovani
  • Colombia: messaggio del Papa per la liberazione degli ostaggi
  • Altre udienze
  • Il Papa nomina i nuovi nunzi nei Paesi Bassi e in Armenia
  • Benedetto XVI celebra i Vespri nella Basilica di San Pietro con gli universitari di Roma
  • L'attesa per la visita del Papa a Rebibbia: l'impegno dei volontari. Intervista con una suora canossiana
  • Messaggio di Natale del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti alla gente del mare
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: 27 militari morti in scontri con i disertori
  • Cresce la contestazione sociale nei Paesi della Primavera araba
  • Italia. Confindustria: è recessione. Monti: l'alternativa alla manovra sono sacrifici più gravi
  • Giornata di lutto a Firenze per l'agguato razzista costato la vita a due senegalesi
  • Il più antico manoscritto paleoslavo in mostra al Palazzo della Cancelleria a Roma
  • Comunità terapeutiche. Don Mimmo Battaglia: la prevenzione non fa più notizia
  • Il mondo delle sette al centro di un libro di Mara Macrì
  • Chiesa e Società

  • Sri Lanka: suor Elisa scagionata dall’accusa di vendere minori
  • Cina: grande successo per il IV Forum di Studi Cattolici
  • Iraq. Il nunzio a Baghdad: “Natale vissuto senza grandi espressioni esteriori”
  • Roma: il ricordo del sacerdote coreano Tai-suk, apostolo dei malati in Sud Sudan
  • Appello di Caritas Internationalis: a Natale sostenere le donazioni
  • Pakistan: i cristiani chiedono di annullare una manifestazione politica nel giorno di Natale
  • India. Smantellata rete per aborti selettivi. La Chiesa: grave alterazione dei sessi
  • Natale a Mindanao nel segno del dialogo con i musulmani
  • Filippine: mons. Tagle prende possesso dell’arcidiocesi di Manila con un appello alla speranza
  • Bangladesh: si è insediato il nuovo arcivescovo di Dacca
  • Germania: cattolici e ortodossi a confronto sulla scia della visita del Papa
  • Usa. Campagna dei vescovi contro la povertà nel Paese
  • Australia: raccolta fondi della Caritas per le popolazioni colpite dalla siccità nel Corno d'Africa
  • Nigeria: tornano alla Chiesa le scuole confiscate dopo la guerra
  • Canada: iniziativa dei vescovi per il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione
  • Malaysia. Canti natalizi nelle case solo “se autorizzati dalla polizia”: proteste dei cristiani
  • Taiwan: storico passaggio di consegne al Santuario di Wan Chin
  • Gerusalemme: la Scuola cattolica per ragazze arabe ha celebrato i 125 anni di attività
  • Scozia: il miracolo dell’amore di Dio al centro del Messaggio dei vescovi per Natale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice Ue-Russia a Bruxelles, in agenda il contestato voto russo del 4 dicembre
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa agli ambasciatori di 11 Paesi: più solidarietà per affrontare le sfide dei nostri tempi e più sostegno ai giovani

    ◊   Nell’era della globalizzazione, serve un’autentica solidarietà per affrontare le grandi sfide che abbiamo dinnanzi. E’ l’appello di Benedetto XVI, levato stamani nell’udienza agli ambasciatori, non residenti, di Trinidad e Tobago, Guinea Bissau, Svizzera, Burundi, Thailandia, Pakistan, Mozambico, Kyrgyzstan, Andorra, Sri Lanka, Burkina Faso, ricevuti in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel suo appassionato discorso, il Papa ha esortato in particolare i governi ad aiutare le nuove generazioni alle prese con gravi problemi quali la disoccupazione. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’interdipendenza che viviamo nell’era della globalizzazione, deve “essere vista come un vantaggio, non una minaccia”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che nel suo discorso ha innanzitutto messo l’accento sulla necessità di “lavorare gli uni con gli altri, gli uni per gli altri”:

    “Nous sommes tous responsables de tous…”
    “Noi – ha avvertito – siamo tutti responsabili di tutti ed è importante avere una concezione positiva della solidarietà”. E’ questa, ha aggiunto, la vera leva “dello sviluppo umano integrale che permette all’umanità di avanzare” verso nuovi risultati. Ha così rivolto un pensiero particolare alla presa di coscienza, che si fa sempre più forte, “di una solidarietà tra le generazioni”. Una solidarietà che, ha osservato, “trova il suo radicamento naturale nella famiglia” che va sostenuta nella sua “missione essenziale nella società”:

    “Dans ce domaine, j’encourage chacun…”
    “In questo ambito – ha detto – incoraggio ognuno, quale che sia il suo livello di responsabilità e in particolare i governanti” a “investire i mezzi necessari per donare alla gioventù le basi etiche fondamentali” specialmente “aiutandoli nella formazione e nella lotta contro i mali sociali come la disoccupazione, la droga, la criminalità” e ancora la mancanza di rispetto della persona. Proprio “la preoccupazione per le sorti delle generazioni future – ha soggiunto – porta ad un significativo progresso nella percezione dell’unità del genere umano”. Non ha quindi mancato di evidenziare il ruolo positivo del pluralismo delle culture e delle religioni che “non si oppone alla ricerca comune del vero, del buono e del bello”.

    “Eclairée et soutenue par la lumière…”
    “Illuminata e sostenuta dalla Rivelazione – ha affermato – la Chiesa incoraggia gli uomini a confidare nella regione che se è purificata dalla fede” è capace di “sorpassare i condizionamenti di parte” per riconoscere “quei beni universali”, come la pace e l’armonia sociale e religiosa, “di cui tutti gli uomini hanno bisogno”. Il Papa è quindi tornato a riflettere sul ruolo della solidarietà nell’ambito della coscienza di una responsabilità comune:

    “Les nouveaux défis auxquels…”
    “Le nuove sfide che i vostri Paesi si trovano oggi ad affrontare – ha avvertito – richiedono certamente una mobilitazione di intelligenze e della creatività dell’uomo per combattere la povertà e per una più efficace e più corretta utilizzazione delle energie e risorse disponibili”. Tanto sul piano individuale che su quello politico, ha detto ancora, “c’è bisogno di incamminarsi risolutamente verso un impegno più concreto e più largamente condiviso” per il “rispetto e la protezione del Creato”. Ha così concluso il suo discorso ribadendo la necessità “di una vigilanza attiva ed efficace per il rispetto e la promozione della dignità umana” contro ogni tentativo di negarla o strumentalizzarla. A tal riguardo, ha detto, non solo le religioni ma anche gli Stati sono chiamati a salvaguardare il primato dello spirito. Il Papa ha invocato dunque “una politica culturale che favorisca l’accesso di ognuno ai beni spirituali, valorizzi la ricchezza del tessuto sociale e non scoraggi mai l’uomo nella sua libera ricerca” della dimensione spirituale.

    A differenza del passato, ha spiegato ai giornalisti il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, non vi è stato “un testo di indirizzo di saluto da parte dei singoli ambasciatori, né un testo specifico del Papa per ognuno di essi”. Si prevede, soggiunge padre Lombardi, che “ora questa sia anche nuovamente la prassi della Santa Sede, per motivi di semplicità e uniformità con gli usi diplomatici correnti”. L’incontro personale con il Papa, osserva ancora il direttore della Sala Stampa vaticana, “potrà naturalmente essere più ampio nel caso degli ambasciatori residenti, per cui la consegna delle credenziali prevede un’udienza particolare e non collettiva”. Inoltre, constata padre Lombardi, “è giusto osservare che il Papa - come di fatto già avviene - ha molte occasioni per manifestare la sua vicinanza e la sua sollecitudine per i diversi popoli, con messaggi specifici per alcune ricorrenze o in circostanze particolarmente importanti”.

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    Colombia: messaggio del Papa per la liberazione degli ostaggi

    ◊   In questi giorni che ci avvicinano al Natale, Benedetto XVI rivolge il suo pensiero e la sua preghiera alla Colombia e in modo speciale alle tante persone in ostaggio di rapitori, ai militari e ai poliziotti. Il Papa assicura loro che "la Chiesa continuerà ad elevare a Dio la sua fervente supplica e ad operare in favore della loro libertà". In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato al segretario generale dell’episcopato colombiano, mons. Juan Vicente Córdoba, il Papa chiede al Signore "la conversione dei rapitori e che si aprano cammini di dialogo affinché si possa arrivare alla pace cui il popolo colombiano tanto anela". Il Pontefice esprime, inoltre, a tutte le famiglie dei sequestrati la sua "vicinanza di fronte all’angustia dovuta a questa iniqua sofferenza, che nessuna autentica rivendicazione politica o sociale giustifica". Nell’impartire a tutti, la sua benedizione apostolica di conforto, li raccomanda alla protezione della Vergine Maria, Madre della speranza, e li incoraggia, confermati in questa virtù, affinché possano "affrontare con eroico coraggio le difficili prove del tempo presente". In risposta a questo messaggio del Papa, i vescovi colombiani hanno chiamato tutti i fedeli e le persone di buona volontà a dedicare la Novena di Natale alla liberazione degli ostaggi.
    Dopo alcuni anni in cui si era registrata una sensibile diminuzione dei sequestri, nel 2010 questo terribile fenomeno è tornato a crescere. Secondo dati del Ministero della difesa colombiano, nel solo anno 2010 - l'ultimo su cui si hanno dati definitivi - sono state sequestrate 282 persone.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina: mons James Patrick Green, arcivescovo tit. di Altino, nunzio apostolico in Perú; il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, presidente della Conferenza dei Vescovi di Francia, con i vice-presidenti: mons. Laurent Ulrich, arcivescovo di Lille, mons. Hippolyte Simon, arcivescovo di Clermont, e con il segretario generale, mons. Antoine Hérouard; il sig. Yves Gazzo, capo delegazione della Commissione delle Comunità Europee presso la Santa Sede, in visita di congedo.

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    Il Papa nomina i nuovi nunzi nei Paesi Bassi e in Armenia

    ◊   Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico nei Paesi Bassi mons. André Dupuy, arcivescovo titolare di Selsea, finora nunzio apostolico presso l'Unione Europea e nel Principato di Monaco. Inoltre, il Papa ha nominato nunzio apostolico in Armenia mons. Marek Solczyński, arcivescovo titolare eletto di Cesarea di Mauritania, nunzio Apostolico in Georgia.

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    Benedetto XVI celebra i Vespri nella Basilica di San Pietro con gli universitari di Roma

    ◊   Attesa per l’incontro oggi pomeriggio di Benedetto XVI con la comunità universitaria di Roma. Il Papa presiederà la celebrazione dei Vespri con gli studenti degli Atenei romani, nella Basilica Vaticana alle ore 17.30. L’evento, nel giovedì della terza settimana di Avvento, avrà per tema: “Il Tuo Volto, Signore, io cerco (Sal 27,8). La questione di Dio oggi”. L’incontro, organizzato dall’Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria, giunge al culmine delle cerimonie per il ventennale dell’istituzione, creata da Giovanni Paolo II nel 1991. Per l’occasione giungerà in Basilica l’Icona di Maria Sede della Sapienza, dopo la visita nelle università spagnole in preparazione alla XXVI Gmg. Al termine della liturgia in San Pietro, la delegazione universitaria spagnola consegnerà l’Icona agli studenti dell’Università di Roma La Sapienza, che ospiterà per prima la “Peregrinatio Mariae” nelle cappellanie universitarie della città. Itinerario che si concluderà con il Simposio Internazionale dei docenti, previsto nel giugno 2012 a Roma. La cerimonia liturgica sarà accompagnata dal Coro della Cappella Sistina e dall’Orchestra del Conservatorio di Santa Cecilia. (A cura di Roberta Gisotti)

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    L'attesa per la visita del Papa a Rebibbia: l'impegno dei volontari. Intervista con una suora canossiana

    ◊   Cresce l’attesa per la visita del Santo Padre a Rebibbia, domenica prossima. La macchina organizzativa sta ultimando i preparativi in vista dello storico incontro di Benedetto XVI con i detenuti della Casa Circondariale romana. Intenso e costante è l’impegno dei volontari che prestano servizio ogni giorno al fianco degli ospiti dell’Istituto di pena. Ce ne parla Davide Dionisi.

    Spesso la società tende a considerare il detenuto un emarginato o comunque una persona che va condannata al di là dei suoi sentimenti e delle sue esigenze. Per loro, quindi, il carcere inizia molto prima della detenzione vera e propria e non finisce certo nel momento in cui si riacquisisce lo stato di libertà. Il vuoto di strutture e di mezzi che esiste al di fuori delle sbarre offre pochissime possibilità di reintegrazione né tanto più di trovare un lavoro o una casa. Un ruolo determinante assume allora il volontario, colui che è il segno di una testimonianza. La persona investita di un ruolo sociale, una forza in grado di ripristinare i valori della persona. Colui o colei che intende il carcere non un luogo che custodisce, ma che educa, un valore e non una misura estrema. A suor Rita Del Grosso, religiosa canossiana da otto anni in servizio a Rebibbia, abbiamo chiesto chi è oggi il volontario nel carcere...

    R. - È una persona che sicuramente è sensibile al bisogno altrui e che dà del tempo agli altri. Per me, consacrata, significa essere una presenza di consolazione: che piange con chi piange, gioisce con chi gioisce.

    D. - Cosa spinge una persona a maturare una scelta così importante al fianco dei detenuti?

    R. - Il desiderio di donare e condividere quel bene che ho e abbiamo ricevuto.

    D. - Barriere e pregiudizi. Quale contributo può dare il volontario per abbatterli?

    R. - Il volontario o la volontaria con il suo stile di vita, con il suo modo di relazionarsi con queste persone, con la sua capacità di vivere in prima persona il non-pregiudizio, penso che contribuisca a creare una cultura di accoglienza del diverso.

    D. - Che cosa rappresenta, secondo lei, la visita del Papa di domenica prossima? È un evento straordinario. Che cosa potrà lasciare ai detenuti di Rebibbia? E non solo a loro…

    R. - Molto, perché si sentono anche loro coinvolti in quello che è la Chiesa universale; il Papa pensa anche a loro e, quindi, non si sentono gli “ultimi” della grande Chiesa, pellegrina, orante. Certamente il Papa dirà qualcosa di particolare per loro e, quindi, sono felici, sono contenti.(fd)

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    Messaggio di Natale del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti alla gente del mare

    ◊   “Nel giorno di Natale siamo invitati a riflettere sul mistero dell'Incarnazione del Verbo eterno di Dio, come si legge nel primo capitolo del Vangelo di san Giovanni: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”. E’ quanto si legge nel messaggio di Natale del presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti, mons. Antonio Maria Vegliò, indirizzato alla gente del mare. “Il mistero dell’Incarnazione – si legge nel testo - porta innanzitutto un messaggio di Amore universale che siamo invitati a condividere nel mondo marittimo sempre più internazionale, multiculturale e multi religioso”. “Un Amore che abbraccia tutta la gente del mare senza barriere e discriminazioni e che diventa il fondamento di un nuovo modo di vivere insieme, nel rispetto della diversità e della dignità di ciascuna persona”. “Questo mistero - sottolinea mons. Vegliò - è la celebrazione dell’Emanuele, del 'Dio con noi', che ci invita ad essere testimoni di Gesù nel mondo sempre più variegato del mare per diventare operatori di una nuova evangelizzazione”. “Inoltre, il Natale annuncia che il Verbo di Dio si è incarnato nella nostra realtà umana divisa e imperfetta per portarla alla perfezione. Con la forza che ci viene dal Signore Gesù che cammina assieme a tutti noi – ricorda il presidente del Pontificio Consiglio - vogliamo impegnarci a trovare soluzioni durature ai diversi problemi che ogni giorno dovete affrontare, tra i quali sfruttamento e abusi in ambito lavorativo, criminalizzazione delle vostre azioni, abbandono in porti stranieri, separazione dalla famiglia e il pericolo sempre più minaccioso della pirateria”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La logica di potere disgrega la società: Benedetto XVI per la presentazione delle credenziali di undici nuovi ambasciatori.

    In attesa della vera luce: in prima pagina, Lucetta Scaraffia sul corteo svedese di santa Lucia nella basilica vaticana.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'ingresso della Russia, dopo diciotto anni di negoziati, nella Wto.

    E il governo "laico" liberò la Libia in nome di Dio: sulla strumentalizzazione della religione nelle guerre coloniali l'articolo di Giovanni Sale nell'ultimo numero de "La Civiltà Cattolica".

    E Velazquez andò a stringere la mano a Guercino: Fausto Gozzi, direttore della Pinacoteca Civica di Cento, sulla mostra - a Palazzo Barberini - sul grande artista barocco.

    Un articolo di Giuseppe Fiorentino dal titolo "La parabola del jazz e gli adoratori segreti della canzonetta": dalle origini popolari afroamericane alle contaminazioni rock dei nostri tempi.

    Tessitore di pietre e costruttore di futuro: Silvia Guidi sul contesto storico in cui fiorì il genio di Antoni Gaudi.

    Roberto Cutaia intervista Gianni Picenardi, curatore del nuovo portale "Rosmini online".

    Un articolo di Cristian Martini Grimaldi dal titolo "Quanta voglia di eternità in un tweet": il bisogno di parlare di se stessi non è solo sintomo di narcisismo.

    I racconti della farmacia: Giulia Galeotti sugli affreschi della spezieria del santuario della Madonna dell'Arco.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: 27 militari morti in scontri con i disertori

    ◊   Sulla questione siriana interviene direttamente anche l'Iraq, con il suo premier Al Maliki che ha annunciato l’invio di una delegazione a Damasco per mediare una soluzione alla crisi, dopo 10 mesi di proteste represse nel sangue dalle autorità siriane, con un bilancio - secondo l’Onu - di oltre 5000 vittime. Sul terreno, ancora scontri nella provincia meridionale di Daraa, dove almeno 27 membri dell'esercito e delle forze di sicurezza sono stati uccisi nel corso di combattimenti con gruppi di disertori. Sul significato della missione di Baghdad, Giada Aquilino ha intervistato Laura Guazzone, docente di Storia contemporanea dei Paesi Arabi all’Università La Sapienza di Roma:

    R. - C’è un estremo bisogno di mediazioni in questo momento, in cui la crisi siriana sta entrando forse non nella sua ultima fase, ma senz’altro nella fase sin qui più pericolosa. E’ estremamente importante uno sforzo di mediazione internazionale, che non miri, però, soltanto a sostenere l’opposizione nella rimozione del regime, ma che possa dare garanzie al regime stesso per evitare uno scontro finale e un bagno di sangue. In questo momento l’Iraq è sempre più legato nelle sue scelte di politica estera più che agli Stati Uniti all’Iran, che nella competizione internazionale sta pesando sempre di più sulla crisi interna siriana, ed è in una posizione di contrapposizione - in alleanza con il movimento-partito degli Hezbollah in Libano - con altri grandi leader regionali, quali la Turchia e l’Arabia Saudita.

    D. - Il Consiglio nazionale siriano, che raggruppa le principali forze di opposizione ad Assad, si riunisce a Tunisi per il suo primo congresso. Che potere ha, di fatto, in Siria?

    R. - Diciamo che nel corso della rivolta, che ormai - come sappiamo - dura dal marzo del 2011, si è andato progressivamente consolidando il rapporto fra le opposizioni in esilio, i capi e i partecipanti della rivolta all’interno del Paese. Ciononostante il Consiglio nazionale siriano è solo il più importante dei raggruppamenti dell’opposizione all’estero; è il più rappresentativo e riconosciuto dai principali Paesi occidentali o dai Paesi arabi, ma è solo uno. Dunque il rapporto è dunque buono e solido, ma non c’è una completa – diciamo - legittimità e rappresentanza politica da parte di questo consiglio rispetto alle componenti dell’opposizione siriana interna.

    D. - Lei ha parlato di una fase importante della crisi, cosa si può prevedere per le prossime settimane?

    R. - In qualche modo quella che era una delle preoccupazioni della Comunità internazionale, quella cioè di creare ai confini del territorio siriano delle aree protette dove la popolazione civile potesse trovare rifugio, dei corridoi umanitari, si sta di fatto realizzando in diversi governatorati siriani attraverso la lotta armata, sostenuta soprattutto dai disertori dell’esercito siriano, che si sono autodenominati “Esercito della Siria Libera”: sia al nord che al sud esistono ormai delle aree che sono sfuggite, anche se non totalmente, al controllo delle forze di sicurezza del regime. Nonostante il costo di violenza e dunque di vite umane che comporta, questo potrebbe essere - ma bisogna ovviamente essere molto cauti - uno sviluppo positivo, perché dall’interno di questi territori – se non liberati, comunque in mano all’opposizione - potrebbe partire una possibilità di trattativa fra opposizione e regime, quella che finora Bashar al-Assad ha rifiutato. (fd)

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    Cresce la contestazione sociale nei Paesi della Primavera araba

    ◊   A poco meno di un anno dall’inizio delle prime proteste, sfociate poi nella 'primavera araba', i Paesi del Nordafrica coinvolti, in particolare Egitto e Tunisia, si stanno avviando verso una stabilizzazione. Per i nuovi governi del Maghreb tuttavia, restano da affrontare molte sfide, a partire da quella dell’economia. Lo sottolinea, nell’intervista di Davide Maggiore, Maria Cristina Paciello, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali:

    R. – Potremmo dire che la situazione socioeconomica è andata peggiorando. Non ci sono al momento ancora dati attendibili sulla disoccupazione giovanile ma tantissime altre informazioni ci fanno pensare che ci sia stato un aumento e le attività economiche hanno subito un rallentamento, non soltanto il settore turistico. Questo naturalmente potrebbe creare grandi problemi anche poi per la direzione che prenderà il cambiamento politico.

    D. – Il disagio sociale quindi sopravvive anche a distanza di un anno?

    R. – E’ peggiorato e questo è visibile anche semplicemente osservando quanto sta succedendo. La contestazione sociale è in crescita, gli scioperi continuano a caratterizzare la quotidianità di questi Paesi e non soltanto Tunisia ed Egitto ma anche l’Algeria è segnata, soprattutto in questi ultimi mesi, da un aumento della contestazione sociale.

    D. - I giovani sono stati tra i grandi protagonisti della 'primavera araba': quali sono oggi le loro prospettive?

    R. – Uno dei principali risultati della 'primavera araba' è questa esplosione della società civile, soprattutto dei giovani. Assistiamo alla nascita di numerosi sindacati, soprattutto in Egitto ma anche in Tunisia. Quindi da questo punto di vista i giovani da una parte hanno sicuramente un maggior margine di manovra rispetto alla situazione che vivevano prima ma dall’altra la loro capacità di influenzare i processi decisionali rimane ancora molto limitata.

    D. – Cosa si può dire invece del ruolo delle donne, soprattutto nei Paesi che hanno avuto i movimenti più vitali come Tunisia ed Egitto?

    R. – Sappiamo che le donne hanno svolto un ruolo molto importante nelle proteste di gennaio e di febbraio e sicuramente il caso tunisino è molto più promettente perché in questa fase di transizione le donne hanno svolto un ruolo importante anche per quanto riguarda l’impatto sui processi decisionali. La loro presenza è stata sicuramente importante per far approvare le 'quote rosa' da inserire nelle liste elettorali. Nel caso dell’Egitto purtroppo la situazione per le donne è in qualche modo peggiorata nella misura in cui le donne non sono state assolutamente coinvolte nei processi decisionali. In nessuna fase, da gennaio in poi, il rischio che le donne vengano in qualche modo estromesse da questo processo di transizione c’è per entrambi i Paesi ma se guardiamo alla società civile e al forte attivismo è possibile che ci sia una pressione dal basso che possa eventualmente influenzare, in una direzione più favorevole per le donne, il processo di transizione. (bf)

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    Italia. Confindustria: è recessione. Monti: l'alternativa alla manovra sono sacrifici più gravi

    ◊   In Italia oggi è il giorno della fiducia sulla manovra economica, chiesta del governo Monti. L’obiettivo è di arrivare al voto definitivo del provvedimento entro domani sera. Il presidente del Consiglio ha affermato che l'alternativa a questa manovra erano sacrifici ancora più gravi. Tuttavia, in queste ore è di nuovo bagarre in aula alla Camera. Ce ne parla Eugenio Bonanata:

    Il governo ha posto la fiducia al testo ma a dominare la scena a Montecitorio è stata ancora una volta la vivace protesta degli esponenti della Lega, che ha coinvolto anche altri parlamentari. Alla fine si è sfiorata la rissa, con il presidente della Camera Fini che ha espulso due deputati del Carroccio. L’appuntamento col voto finale – salvo imprevisti - è fissato per domani alle 19,30. Il premier Monti ha detto che non è vero che pagano solo i soliti noti. Inoltre, ha annunciato che presto ci saranno nuove misure a favore della crescita. Restano le perplessità di Pdl e Pd e la contrarietà dell’Idv, mentre il terzo polo apprezza lo sforzo per le famiglie. Il Paese comunque è in recessione. Lo ha affermato il centro studi di Confindustria che ha lanciato l’allarme sia sul fronte della crescita sia su quello dell’occupazione. L’inversione di tendenza – forse – nella primavera dell’anno prossimo. Tuttavia, nel 2013 c’è il rischio che arrivi a quota 800 mila il numero dei posti di lavoro persi a partire dal 2008. Il ministro dello Sviluppo economico Passera ha riconosciuto che la situazione è peggiore delle previsioni, ma l’Italia – ha detto - può farcela. Servono misure come le liberalizzazioni. A riguardo il governo – ha garantito - porterà fino in fondo i suoi progetti sebbene ci siano delle “resistenze pazzesche”. Si tratta di barricate inaccettabili – ha replicato la leader di Confindustria, Marcegaglia - che ha chiesto anche un impegno maggiore dell’Europa e soprattutto della Germania per evitare il fallimento dell’Euro che comunque resta improbabile.

    Per il quotidiano Avvenire “gli emendamenti concordati tra il governo e la maggioranza paiono orientati nella giusta direzione". Tra le novità le detrazioni per chi ha figli e deve pagare l’Imu. Per un’opinione Alessandro Guarasci ha sentito il presidente del Forum delle Famiglie Francesco Belletti:

    R. - È sicuramente un segnale positivo, tenendo conto che all’inizio della manovra non c’era assolutamente nessuna sensibilità, proprio su questo strumento. Nell’arco di due giorni ha anche aumentato i massimali, per cui la detrazione raddoppia se ci sono quattro figli e, addirittura, si triplica in presenza di otto figli. Quindi è un oggettivo, significativo cambiamento di una misura e, quindi, un segnale forte e reale. Certamente, in fondo, è un particolare, rispetto al complesso della manovra che rimane molto dura, molto penalizzante per le famiglie; resta un aumento dell’Iva indiscriminato e tante criticità. Ma questo è un segnale forte che, tra l’altro, porta quest’attenzione da parte dei comuni e al livello delle singole amministrazioni.

    D. - Sulle pensioni, secondo lei, si è raggiunto un giusto compromesso?

    R. - C’è stata una sufficiente flessibilità di fronte a delle criticità, sicuramente ancora molto forti. Io credo che si debba ancora migliorare; ma qui abbiamo una grande responsabilità, per sostenere le nuove generazioni, che sono state troppo penalizzate Però, contemporaneamente, le misure devono essere equilibrate anche di fronte alle persone che devono uscire.

    R. - È stata introdotta una sorta di mini “Tobin tax”. L’importante è cominciare a colpire i grandi patrimoni, soprattutto, passare da una tassazione dalle persone alle cose?

    D. – Dalle persone alle cose non sono così sicuro, perché se le cose sono i beni di largo consumo alla fine si ritorna ai consumi delle famiglie, mentre l’idea dello spostare le tasse dalle famiglie e dal lavoro verso le rendite da capitale è invece fondamentale. D’altra parte noi abbiamo un Paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per cento della ricchezza e, quindi, a questi occorre chiedere i maggiori sacrifici. Mi sembra il minimo di equità necessario oggi.

    D. – Sembra che sulle liberalizzazioni invece si sia fatta marcia indietro. Questo vuol dire che alcune corporazioni in Italia sono ancora forti?

    R. – Purtroppo i poteri forti sono in grado di bloccare il Paese con pochi provvedimenti e la nostra politica non ha ancora quella credibilità e quell’autorevolezza per riuscire a spostare questi vincoli. Io credo che ci dovrà essere un grande consenso nazionale per riuscire a sbloccare questi freni, che sono i freni alla modernizzazione, che bloccano il Paese e che rendono difficile quella ripresa di cui tutti abbiamo bisogno.

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    Giornata di lutto a Firenze per l'agguato razzista costato la vita a due senegalesi

    ◊   La città di Firenze ha espresso, ieri, la propria costernazione per quanto accaduto martedì scorso, quando un militante di estrema destra, Luca Casseri ha ucciso due venditori ambulanti senegalesi, Diop Mor e Samb Modou, per poi togliersi la vita. Vendendo occhiali, racimolavano circa 500 euro al mese. Il loro sogno era di tornare in Senegal per garantire una vita dignitosa ai figli. Altri tre senegalesi sono rimasti feriti. Le loro condizioni sono gravi ma non sono in pericolo di vita. Servizio di Amedeo Lomonaco ed interviste di Federico Piana:

    (Note di Inni di Italia e Sengal)

    L’inno di Mameli e quello del Senegal hanno scandito ieri la giornata di una città, Firenze, profondamente offesa e ferita dall’azione compiuta da un uomo spinto dall’odio razziale. Un gesto assurdo e sconsiderato, come sottolinea l'imam di Firenze, Izzedine Elzir:

    “Certamente è una follia, è un gesto disumano e questo purtroppo anche per una campagna di odio di una parte della politica italiana, ormai da una decina di anni. Ci sono partiti che hanno fatto del loro programma il richiamo all’odio dell’altro: in questo caso l’altro era il nero senegalese… Questo ci pone tutti di fronte ad una responsabilità, come uomini religiosi, come cittadini, come coloro che lavorano nei mass-media. Ricordiamo che la prima notizia uscita è stata quella di un regolamento di conti”.

    Ricordando che in Italia gli immigrati sono oltre 5 milioni, mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, sottolinea l’urgenza di arginare sentimenti contrari alla costruzione di una società multietnica:

    “Effettivamente occorre vigilare molto sul piano culturale, sul piano dell’informazione, sul piano anche della proposta politica affinché ci sia attenzione ad un Paese che ha 5 milioni di immigrati. Uno Stato che sta costruendo la propria identità partendo anche da una diversità. E che deve, quindi, curare molto gli atteggiamenti ed i gesti che nascono dalla paura e dalla discriminazione, affinché siano isolati da subito e non alimentati”.

    Oltre 200 senegalesi hanno pregato ieri sera per le vittime, insieme con l’imam di Firenze, in piazza Duomo. La rabbia ha fatto spazio al dolore e al silenzio. I negozi di tutta la città si sono fermati per dieci minuti e sempre ieri, dipendenti comunali, assessori e consiglieri hanno partecipato con il sindaco, Matteo Renzi, ad una breve cerimonia nel Cortile della Dogana di Palazzo Vecchio. La priorità, come ricorda il primo cittadino fiorentino, è culturale:

    “C’è una priorità culturale, che è paradossalmente più urgente e grave della priorità economica: è quella di tornare ad alcuni valori di fondo che animino le nostre città e più in generale il nostro Paese. Domandarsi come questo sia stato possibile è un compito degli inquirenti, così come verificare tutto ciò che ha a che fare con il corposo materiale informatico, di internet e dintorni, che fa riferimento a quel mondo che oggi esalta il killer come un eroe bianco”.

    Alla cerimonia nel Cortile di Palazzo Vecchio era presente anche il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e una vasta rappresentanza della comunità senegalese di Firenze. L’auspicio, condiviso da tutti, è che fatti del genere, intrisi di intolleranza e di xenofobia, non accadano mai più.

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    Il più antico manoscritto paleoslavo in mostra al Palazzo della Cancelleria a Roma

    ◊   Il “Codice Suprasliense”, il più antico manoscritto in cirillico conservato quasi integralmente fino ai nostri giorni, è in esposizione al Palazzo della Cancelleria a Roma. Nel volume, risalente al X secolo, sono riportate 24 vite di santi e 23 omelie. Su questa mostra, promossa dalle ambasciate di Bulgaria e di Polonia presso la Santa Sede in occasione della presidenza polacca dell’Unione Europea, si sofferma al microfono di Dimitar Gantchev, l’ambasciatore della Repubblica bulgara presso la Santa Sede, Nikola Kaludov:

    R. – Questa mostra testimonia il contributo dei Paesi slavi allo sviluppo della civiltà europea cristiana. L’argomento è strettamente specialistico ed è comprensibile che attiri piuttosto l’attenzione degli scienziati e degli storici. Nel mondo globalizzato attuale, credo che sia di grande importanza - al primo posto - riuscire a preservare la nostra identità nazionale e, secondo, possedere vaste ed approfondite conoscenze e nozioni reciproche. Oggi, più che in qualunque altro momento del secolo scorso, le nazioni europee sono chiamate a prendere in considerazione e ad approfondire le radici della loro cultura e tradizione. Se nel XXI secolo ci permettiamo di trascurare le conoscenze umanistiche vuol dire estinguere anche la cultura umana.

    Il “Codice Suprasliense”, scritto su pergamena con grafia accurata, fu rinvenuto nel 1823 presso il monastero basiliano di Supraśl, nell’odierna Polonia nordorientale. Dal manoscritto emergono importanti dati sulle fasi dello sviluppo della lingua paleoslava. Sull un messaggio sotteso alla mostra, incentrata su questo prezioso volume, ascoltiamo l’ambasciatore della Repubblica di Polonia presso la Santa Sede, Hanna Suchocka:

    R. – E’ un messaggio molto chiaro, perché significa che i nuovi Paesi dell’Unione Europea sono in realtà i vecchi Paesi dell’Europa. Avendo questi Paesi un’antica cultura cristiana, portano questi valori all’Unione Europea. Vediamo chiaramente che l’Europa ha due polmoni, come diceva sempre Giovanni Paolo II, e questi due polmoni adesso devono incontrarsi e portare buoni frutti. Per me il fatto simbolico che San Cirillo e Metodio siano i due coopatroni europei è molto importante, perché significa che i patroni europei sono vissuti non solo in una parte dell’Europa, visto che la nostra Europa per 40 anni è stata fuori dell’Unione. Questo è un messaggio chiaro: noi siamo portatori dei valori nell’Europa comune assieme a quegli europei, chiamati da sempre “europei”; noi siamo i nuovi “europei”, anche se non è vero, perché siamo europei da sempre.(ap)

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    Comunità terapeutiche. Don Mimmo Battaglia: la prevenzione non fa più notizia

    ◊   La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche, Fict, ha organizzato ieri pomeriggio una tavola rotonda a Roma, presso la sede Unicef, sul tema: “Fict: 30 anni dalla parte della vita”. Presenti don Mimmo Battaglia, presidente della federazione citata, don Vittorio Nozza, direttore Caritas Italiana e il dott. Andrea Olivero, presidente Acli e Forum Terzo Settore. Al mattino presidenti ed operatori avevano preso parte all’udienza generale del Santo Padre. Al microfono di Lev Sordi, don Mimmo Battaglia, presidente della Fict.

    R. - La Federazione Italiana Comunità Terapeutiche raccoglie al suo interno 44 comunità, sparse un po’ in tutta Italia. E’ nata per volontà di don Mario Picchi e si riconosce attorno al “Progetto-uomo”. Oggi festeggiamo questi 30 anni di attività a servizio della vita, dalla parte dell’uomo. Potremmo dire che il nostro lavoro ha sempre combattuto lo stigma della tossicodipendenza per vizio, le sterili ideologie sui modelli d’intervento, la sostanza posta al centro a discapito dell’essere umano. Sono stati 30 anni durante i quali abbiamo soprattutto lavorato per la dignità di ogni uomo, per la libertà e per il pieno riconoscimento del principio di sussidiarietà.

    D. - In 30 anni di attività, com’è cambiato il vostro lavoro e le problematiche dei vostri ospiti?

    R. - In realtà il lavoro non è cambiato più di tanto, nel senso che comunque la cosa importante, per noi, è sempre quella di porre al centro la persona, il suo bisogno ed il suo disagio. Sicuramente ad essere cambiata, oggi, è la tossicodipendenza. La cosa più importante, però, è che, anche se è cambiata la sostanza, il malessere ed il disagio è sempre uguale per tutti. Costruendo insieme percorsi di accoglienza, di condivisione, di amicizia, di liberazione e soprattutto di giustizia, possiamo continuare ad andare avanti e a stare dalla parte dei ragazzi.

    D. - I problemi di tossicodipendenza non fanno più notizia per quanto riguarda le campagne di informazione e prevenzione. Per quale motivo?

    R. - La sostanza fa parte di questa società. Oggi potremmo dire che è trasgressivo solo chi non fa uso di sostanze. Nello specifico, in questi ultimi anni, la Chiesa sta parlando molto di emergenza educativa. Ecco, dobbiamo iniziare nuovamente a parlare di educazione, ma non dobbiamo farlo solo con le parole: va fatto soprattutto con la nostra vita, con la nostra testimonianza. Oggi più che mai i ragazzi hanno bisogno di testimonianze concrete e credibili. Se ripartiamo da questo, inevitabilmente il problema tornerà ad essere attuale. (vv)

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    Il mondo delle sette al centro di un libro di Mara Macrì

    ◊   Un vero e proprio manuale per districarsi nel complesso mondo delle sette. E’ il volume “Nella tela del ragno” della giornalista e saggista Mara Macrì, presentato ieri a Roma. Un’occasione per soffermarsi sul fenomeno spesso sottovalutato di false organizzazioni mistiche e spirituali, che rischiano di plagiare le menti più vulnerabili e indifese. Il servizio di Michele Raviart:

    Un bisogno che nasce da una carenza affettiva, da un disagio spirituale. Si cerca una risposta facile alle difficoltà della vita contemporanea e si finisce in una spirale di coercizione psicologica, che annichilisce la volontà e distrugge i legami con la famiglia e gli affetti più cari. Questa è la realtà che subisce chi entra a contatto con il variegato mondo delle sette, oggetto dello studio del volume di Mara Macrì. Un fenomeno diffuso e sottovalutato. Il commento di Gino Saladini, medico legale e criminologo:

    “Nell’assenza, pressoché totale, oggi, di punti di riferimento per i giovani, le sette offrono un falso approdo di tipo sacro, un falso approdo, non soltanto di tipo religioso, ma anche di accettazione globale della persona. La prima fase è questa “love bomb”, cioè una bomba d’amore, una bomba d’affetto, che circonda queste persone e che poi, invece, pian piano diventa una manipolazione assoluta e la perdita della propria autonomia”.

    Ci si avvicina alle sette in maniera del tutto volontaria, magari accedendo a un semplice corso di formazione, rigorosamente a pagamento. Con il passare del tempo la setta diviene sempre più esigente col nuovo adepto, chiedendo sempre più denaro e sostituendosi ai gruppi di riferimento tradizionali. Ma a chi si rivolgono le sette? Vincenzo Mastronardi, professore di Psicopatologia forense all’Università La Sapienza di Roma:

    “Persone giovani, ma a volte anche meno giovani, sino ad una media di 35, 37 anni, che hanno necessità di chiedere aiuto a qualcuno, per particolari ‘defaillance’ esistenziali, per particolari delusioni affettive: in quel momento di vuoto di potere - logico, critico, analitico – hanno la necessità di aderire a qualcuno; si tratta poi di un incontro perverso con megalomani carismatici che, con strategie di persuasione particolarmente incisive, riescono quindi ad approfittare di un momento di maggiore labilità”.

    Un leader carismatico che guida sedicenti comunità di ritiro spirituale di ispirazione new age, o più raramente, di matrice satanista e occulta. Un “eletto” autoproclamato, che impone il proprio pensiero su tutti gli adepti. Mara Macrì, autrice del volume:

    “La possibilità di pensare autonomamente, di parlare autonomamente, di poter esprimere un pensiero libero, nelle sette coercitive, in genere, non è possibile: il mondo dell’informazione viene quasi sempre censurato, perché comunque il mondo esterno è cattivo e qui bisogna rimanere all’interno proprio per dare la possibilità a questi neofiti, membri, adepti, di vivere in una sorta di mondo migliore, che è il loro”.

    Le sette sono organizzazioni multiformi, difficilmente monitorabili nell’era di Internet, e dalle quali è difficile uscire senza l’adeguato sostegno psicologico. Tra le difficoltà oggettive per arginare il fenomeno, l’impossibilità per le forze dell’ordine di agire d’ufficio, vista l’adesione volontaria alla setta. L'opinione di Maria Carla Bocchino, dirigente del servizio centrale operativo della Polizia di Stato:

    “Chi accede, accede in modo assolutamente volontario, e se dopo continua a stare lì vuol dire che ci crede. Come si fa a prendere una persona, che non si rende conto, che sta cadendo nel baratro assieme ai suoi, se non altro dal punto di vista economico, come si fa a dirle: ‘devi denunciare?’ Non se ne accorge. Probabilmente l’unico sistema è un sistema educativo - sia familiare che istruttivo o scolastico – e sviluppare sempre uno spirito e un senso critico”.

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    Chiesa e Società



    Sri Lanka: suor Elisa scagionata dall’accusa di vendere minori

    ◊   È finalmente giustizia per suor Mary Eliza, delle Missionarie della Carità, arrestata nei giorni scorsi in Sri Lanka con l’accusa di adozioni illegali. Questa mattina il magistrato Yvonne Fernando ha scagionato la religiosa dalla grave imputazione e ha anche “consigliato” alla National Child Protection Authority (Ncpa) – all’origine delle accuse contro le suore – di gestire con maggior attenzione ogni sua futura indagine. Inoltre, la Ncpa dovrà restituire all’orfanotrofio delle Missionarie tutta la documentazione presa dall’ostello con l’arresto di suor Eliza. La suora era stata arrestata per la denuncia di “vendere bambini” ospitati nell’ostello per ragazze madri di Rawathawatte (Moratuwa, Colombo), gestito dalle suore di Madre Teresa. Il procuratore Nevil Abeyratne, citato dall'agenzia AsiaNews, ha dichiarato che la Ncpa ha agito “in modo irresponsabile” e ha offuscato l’immagine limpida delle suore di Madre Teresa, che da anni servono la società srilankese. La vicenda appare ancora più grave se si considera che su denuncia di una telefonata anonima, il 23 novembre scorso un gruppo di persone guidato da Anoma Dissanayake, presidente della Ncpa, ha circondato e fatto irruzione nell’ostello delle Missionarie, dove ha interrogato le ragazze presenti e trafugato documenti e registri della casa. Il 25 novembre è quindi scattato l’arresto per suor Eliza, rilasciata poi su cauzione il 29 novembre. Secondo suor Bernadette Fernando, segretario esecutivo della Conferenza delle superiore maggiori in Sri Lanka, le indagini condotte dagli inquirenti hanno provato che il Prem Nivasa non aveva alcuna attività illegale e che i bambini dell’ostello sono sempre stati adottati secondo le leggi dello Stato. In particolare, le accuse ruotavano intorno ai casi di tre ragazze minorenni: una era stata portata dalla polizia, dopo essere stata stuprata da un cugino; la seconda era stata mandata dal Probation Office (un organismo nazionale che risponde al ministero degli Affari sociali); la terza è una vittima dello tsunami, senza più nessun familiare al mondo. Di fronte a questa ingiustizia si è registrato anche il fermo intervento del cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, che aveva annunciato una serrata dagli impegni istituzionali finché le accuse non fossero state ritirate. (M.G.)

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    Cina: grande successo per il IV Forum di Studi Cattolici

    ◊   Settantanove studiosi cinesi della religione a confronto sulla storia e l’attualità cattolica cinese. È quanto avvenuto nella cornice del Quarto Forum di Studi Cattolici svoltosi dal 6 all’8 dicembre a Pechino. L’evento ha raccolto un consenso unanime dai partecipanti che lo hanno definito “uno spazio di studio contraddistinto da uno spirito ‘libero, aperto, tollerante, senza preclusioni e pluralistico’ offerto ai giovani studiosi”. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides il confronto è avvenuto sulla base di 64 testi ed ha preso in considerazione alcuni temi vastissimi, come: “L’attività missionaria dei Verbiti nella tarda dinastia Qing (1879 - 1908): l’opera dell’evangelizzazione in Cina di S. Joseph Freinademetz”; “L’attività missionaria dei missionari occidentali nella zona tibetana della dinastia Ming e Qing (1846 - 1919)”; “Analisi sull’attualità del servizio sociale della Chiesa cattolica cinese”; “Significato positivo del valore cattolico della libertà per il bene comune”; “Approfondimento del servizio sanitario della comunità cattolica dell’He Bei nel tempo contemporaneo”; “Caratteristica e sviluppo dell’opera caritativa cattolica della Chiesa cattolica cinese oggi”. Inoltre i partecipanti hanno proposto di rafforzare una maggiore collaborazione accademica internazionale per i prossimi Forum, anche per avere una visione ancor più “oggettiva e globale” degli argomenti trattati. Dal 2008 il “Beijing Institute for the Study of Christian Culture” organizza un Forum annuale all’inizio del mese di dicembre, raccogliendo una sempre più numerosa partecipazione di autorevoli accademici e studiosi del Cristianesimo, anche di fama internazionale. Durante il dibattito, i partecipanti hanno offerto una serie di proposte utili per la missione evangelizzatrice nella società cinese. Tutti i testi presentati al Forum vengono successivamente pubblicati nel Journal of Catholic Studies, volume edito periodicamente dall’Istituto. (M.G.)

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    Iraq. Il nunzio a Baghdad: “Natale vissuto senza grandi espressioni esteriori”

    ◊   In Iraq, ancora violenze contro la comunità cristiana. L’ultimo episodio è avvenuto martedì scorso, quando due cristiani sono stati assassinati a Mosul. “Le cause non sono note e gli aggressori non sono stati identificati”, sottolinea all'agenzia Fides mons. Amel Shamon Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, che esprime “vicinanza e preghiera per la famiglia”. Sull’episodio e sulla situazione della comunità cristiana, in attesa del Natale, si è espresso anche mons. Giorgio Lingua, nunzio apostolico in Iraq: “Non si conoscono ancora i motivi del delitto. Occorre fare attenzione a non legare ogni episodio di violenza all'odio religioso. Avvengono incidenti per vari motivi, in un clima generalizzato di violenza: oggi non direi che in Iraq c'è una persecuzione dei cristiani in quanto tali. Ci sono anche segni di speranza. Certo - spiega il nunzio all'agenzia Sir - i fedeli sono impauriti: la paura è frutto di anni e di passaggi tristi della storia recente, in cui la comunità è stata colpita. E si deve notare, inoltre, la presenza dei gruppi fondamentalisti islamici. Ma i cristiani vivono i pericoli che sopportano tutti". Il prossimo Natale, conclude il nunzio, “sarà celebrato con le stesse precauzioni degli anni passati: le celebrazioni si svolgeranno di giorno, le chiese saranno protette, e senza grandi espressioni esteriori. Lo vivremo con preoccupazione ma con fiducia e tranquillità”. (A.L.)

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    Roma: il ricordo del sacerdote coreano Tai-suk, apostolo dei malati in Sud Sudan

    ◊   Ha speso la sua vita al fianco degli ultimi, dedicandosi in particolare ai giovani e ai lebbrosi. Scomparso più di un anno fa all’età di 48 anni, padre John Lee Tai-suk, salesiano coreano, sarà ricordato oggi pomeriggio con il film-documentario “Non piangere per me, Sudan”, che verrà proiettato alle 17.30 a Roma nella Sala Pio X, in via della Conciliazione 5. A promuovere l’evento l’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede che vuole rendere omaggio al coraggioso sacerdote, al quale il governo coreano ha dedicato un premio da conferire a quanti si distinguono per attività caritatevoli in Africa. L’atteggiamento che dobbiamo avere quando aiutiamo gli altri è stare attenti ai loro bisogni ed essere pronti a dare l’aiuto necessario, diceva padre John Lee Tai-suk - medico che ha scoperto la vocazione sacerdotale tra i salesiani – che dopo gli studi di teologia ha offerto una testimonianza di carità esemplare come missionario nel Sud-Sudan. A Tonj, piccolo villaggio del Paese africano, il religioso ha trascorso 9 anni, lasciando emergere il suo eroico spirito evangelico soprattutto al fianco degli adolescenti e dei malati. Per assistere poveri, sofferenti e lebbrosi è riuscito ad allestire un dispensario e con i giovani ha coltivato il suo talento musicale fino a formare un gruppo di ottoni, affermatosi con gli anni in tutto il Sud Sudan. Il toccante film-documentario sulla sua vita che viene presentato a Roma - proiettato già in Corea nelle sale cinematografiche e dalla Kbs, la rete televisiva più diffusa nel Paese - ne fa conoscere le sue doti di medico e sacerdote, oltreché di docente particolarmente attivo. Padre John Lee Tai-suk si è spento a causa di un tumore a soli 48 anni, ma la sua vita di fede e il suo servizio vissuto con cuore gioioso hanno lasciato una forte impronta sia in Corea che nella missione sudanese, dove è ancora viva la sua testimonianza dell’amore di Dio per ogni creatura e la sua devozione a Maria Ausiliatrice, scelta da don Bosco come maestra e madre della congregazione da lui stesso fondata. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Appello di Caritas Internationalis: a Natale sostenere le donazioni

    ◊   “Un regalo di Natale che fa un mondo di differenza”: si legge così nell’appello lanciato, in vista del Natale, dalla Caritas Internationalis per invitare tutte le persone di buona volontà a sostenere il suo operato attraverso donazioni spontanee. “Per gli operatori Caritas – scrive in una lettera il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente dell’organismo – il Natale non è un evento da rievocare una volta l’anno, a dicembre. Essi lo vivono sempre, tutti i giorni”, quando “portano conforto ai più deboli e sollievo a coloro che si trovano nei luoghi a rischio di catastrofi”. Quindi, il cardinale Rodriguez Maradiaga elenca i numerosi interventi portati avanti dalla Caritas Internationalis nel corso del 2011 in tutto il mondo: in Giappone, colpito a marzo da un violentissimo sisma, nel Corno d’Africa, piegato dalla siccità, in Bangladesh, distrutto dalle inondazioni. Per le vittime di tali catastrofi, sottolinea il porporato, la Caritas “ha fornito aiuti alimentari e approvvigionamento idrico, ha curato i bambini malnutriti e mantenuto in vita il bestiame”. In questo senso, scrive ancora il cardinale Rodriguez Maradiaga, “le donazioni da parte di sostenitori generosi fanno la differenza tra la vita e la morte per decine di migliaia di persone”. Ma tutto ciò non basta: l’appello della Caritas alla comunità internazionale è non solo a “nutrire gli affamati”, ma anche a “chiedersi perché essi corrono il rischio di morire di fame anno dopo anno”. E’ necessario, quindi, “investire sui piccoli agricoltori per combattere la fame nel mondo” e “modificare le strutture globali che tengono le popolazioni intrappolate nella povertà”. Considerate anche le conseguenze dei cambiamenti climatici e della crisi economica finanziaria sui Paesi in via di sviluppo e sulle popolazioni più povere, la Caritas Internationalis ribadisce: “Se non poniamo l’uomo al di sopra e prima del profitto, il nostro mondo non guarirà. Abbiamo bisogno di uomini e donne di fede per cercare di porre l’essere umano, la famiglia e la comunità al centro di tutti gli sforzi per ricostruirne l’identità”. Infine, l’auspicio è che l’Avvento sia un messaggio di unità, perché “tutti insieme possiamo porre fine alla povertà e portare avanti l’armonia”. Le donazioni per la Caritas Internationalis possono essere effettuate tramite il sito Internet www.caritas.org, cliccando sulla sezione “Appello d’Avvento”, visibile in home page. (I.P.)

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    Pakistan: i cristiani chiedono di annullare una manifestazione politica nel giorno di Natale

    ◊   I cristiani pakistani chiedono alle autorità politiche di Karachi di rimandare una manifestazione politica annunciata per il giorno di Natale dal partito “Pakistan Tehreek-e-Insaaf”. Il partito, astro nascente sulla scena politica pakistana, è presieduto da Imran Khan, ex giocatore di cricket dedicatosi alla politica, che promette di essere “il volto nuovo” della politica pakistana alle prossime elezioni. Secondo alcuni osservatori, Khan potrebbe anche rappresentare “una speranza per le minoranze religiose”, dato che si ispira a valori di laicità e tolleranza, ma “l’esordio non è certo buono, se vuole tenere il primo grande raduno il giorno di Natale, senza alcun rispetto per i cristiani”, commenta all'agenzia Fides Haroon Barkat Masih, direttore della “Masihi Foundation”, associazione che tutela i diritti dei cristiani in Pakistan. I fedeli si sono mobilitati: Saleem Khursheed Khokhar, membro dell'Assemblea provinciale del Sindh, e presidente della “All Pakistan Minorities Alliance” (Apma) in Sindh, ha presentato una lettera ufficiale alle autorità civili, chiedendo il rinvio della manifestazione. Il raduno è previsto presso il Quaid-e-Azam Mazaar, luogo memoriale di Ali Jinnah, il “padre della patria”, nel giorno considerato la sua nascita, il 25 dicembre. Secondo Haroon Barkat Masih, “anche sulla data di nascita di Jinnha vi sono dubbi. Fonti attendibili dicono che sia nato in ottobre. Poi, circa 40 anni fa, il governo, per giustificare la concessione del giorno di Natale come festa pubblica, ha detto che quello era il giorno in cui è nato Jinnah”. Nell’area della manifestazione, nota la lettera inviata dall’Apma, vi sono diverse chiese e luoghi di culto di confessioni diverse, come Chiesa cattolica, Chiesa del Pakistan, Chiesa Pentecostale, Esercito della Salvezza, Chiesa Battista, Metodista, Anglicana, Presbiteriana. Si prevede, dunque, l’afflusso di migliaia di credenti. Il raduno sarebbe un grave impedimento per tutti i fedeli cristiani, che avrebbero gravi difficoltà a frequentare le chiese nel giorno di Natale, vedendo limitato un loro sacrosanto diritto. (R.P.)

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    India. Smantellata rete per aborti selettivi. La Chiesa: grave alterazione dei sessi

    ◊   Aborti selettivi femminili dopo aver eseguito i test per rivelare il sesso del feto. È il crimine perpetrato da una coppia di medici insieme a tecnici e infermieri di un ospedale di Haryana, in India. Il racket delle interruzioni di gravidanza mirate è stato sgominato la scorsa notte dalla polizia indiana che ha arrestato otto persone appartenenti al personale paramedico dell’ospedale, mentre i due medici incriminati, Namarata e Ajay Madan, sono ancora in fuga. Non è ancora chiaro quanti aborti avrebbero praticato, ma è certo che il giro di interventi era esteso agli Stati nordorientali indiani di Haryana, Chandigarh, Punjab e Himanachal Pradesh. L’eliminazione dei feti di sesso femminile è infatti una crimine sempre più diffuso in tutto il Paese e rischia di avere gravi conseguenze a lungo termine per l’intera società indiana. La negazione del diritto alla vita a molte bambine è fermamente condannata dalla Chiesa indiana. Il cardinale, Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, parlando all'agenzia AsiaNews ha detto che “Il materialismo e il secolarismo crescenti emarginano Dio dalla vita e dalla società”. “Natale – ha proseguito il porporato - è un momento per mettere Dio al centro della nostra vita e creare un mondo nuovo di etica, valori e principi”. Secondo il dott. Pascoal Carvalho, della Pontificia accademia per la vita, “aborti selettivi e infanticidi femminili hanno provocato un’alterazione della sex ratio che desta grande preoccupazione”. Anche perché, - spiega Carvalho - a dispetto di quanto si possa pensare, “il divario più alto lo si registra nelle grandi città e nelle comunità più ricche, non nelle zone rurali più remote e analfabete. Studi recenti prevedono che di questo passo, nei prossimi 20 anni l’India avrà il 20% in più di uomini rispetto alle donne”. Dati dell’ultimo censimento (Census 2011) rivelano infatti che il rapporto tra numero di nascite femminili e maschili (sex ratio) è di 940 donne ogni 1.000 uomini. Feticidio e infanticidio femminile sono il tragico risultato di una mentalità e una cultura arcaiche. “La tradizionale e radicata preferenza verso il figlio maschio – aggiunge il dott. Carvalho – e il sistema della dote sono parametri importanti che riflettono lo stato e il ruolo della donna nella società. Per alcuni, la ‘paura’ per quello che potrebbe accadere alla propria bambina può ‘giustificare’ l’infanticidio”. Per questo, conclude il medico, “anche se la legge è uno strumento potente per fermare queste pratiche, non basta a estirpare questo problema sociale. C’è bisogno di un impegno coordinato tra Chiesa, società, agenzie governative e educatori, per cambiare la mentalità della gente”. (M.G.)

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    Natale a Mindanao nel segno del dialogo con i musulmani

    ◊   L’Avvento come occasione per alimentare lo spirito di fratellanza e gioia condivisa. Così viene vissuto dalla comunità cattolica di Zamboanga, nell’estremità occidentale dell’isola filippina di Mindananao. Padre Angel Calvo, missionario clarettiano, racconta all'agenzia Misna che il Natale si celebra durante tutto il mese di dicembre insieme alla folta comunità musulmana”. “Domenica scorsa, mentre i cristiani erano in Chiesa – riferisce il religioso – gli amici musulmani ci stavano preparando il pranzo. E quando siamo in periodo di Ramadan, sono i cristiani a testimoniare vicinanza. Si leggono il Corano e la Bibbia, si condividono fede e speranze”. L’area di Mindanao ospita la comunità islamica delle Filippine, Paese a forte maggioranza cattolica. Un’area in cui s’intrecciano interessi economici e minerari, rivalità politiche, aspirazioni indipendentiste, antiche ribellioni e coabitazione interreligiosa. “Da poco, vi è stata celebrata la settimana della Pace” ricorda ancora padre Calvo, vice presidente del “Mindanao Peacebuilding Institute”.“È un’iniziativa alla quale teniamo molto a cui, ogni anno, partecipano migliaia di persone, a sostegno della pace e del dialogo tra le comunità e le religioni”. “Il tempo dell’Avvento – conclude il missionario - è stagione della speranza. Una speranza di pace che, speriamo, si trasformi in realtà”. (M.G.)

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    Filippine: mons. Tagle prende possesso dell’arcidiocesi di Manila con un appello alla speranza

    ◊   Migliaia di fedeli hanno partecipato lunedì a Manila al solenne insediamento di mons. Luis Antonio Tagle, nominato il 13 ottobre dal Santo Padre scorso nuovo arcivescovo della capitale filippina. Ad accoglierlo in cattedrale c’era il predecessore, il 79enne cardinale Gaudencio Rosales. Con lui al rito della presa di possesso hanno partecipato circa 800 sacerdoti e diversi vescovi asiatici, tra i quali l’arcivescovo birmano di Yangon mons. Charles Bo, il vescovo thailandese di Bangkok mons. Francis Xavier Kriengsak e il vescovo malese di Kuala Lumpur mons. Murphy Pakiam. Presente anche padre Raymond O’Toole, vice-segretario generale della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). Rivolgendosi ai presenti – riferisce l’agenzia Ucan - l’arcivescovo Tagle ha evidenziato l’importanza per i cristiani e i loro pastori di lavorare uniti per servire la loro comune missione, invitando tutti alla speranza: “Quando nonostante le nostre buone intenzioni e sforzi - ha detto - ci sono ancora tante persone affamate che non possiamo sfamare, persone senza casa a cui non possiamo dare un tetto, donne e bambini maltrattati che non possiamo proteggere, corruzione e ingiustizie a cui non possiamo porre rimedio”, i cristiani devono continuare a confidare in Dio che veglia sulla sua Chiesa. Mons. Tagle ha quindi indicato nella nuova evangelizzazione la strada per la trasformazione della società. “Se guardiamo con la mente e gli occhi del Signore – ha detto - vediamo le cose in modo diverso: un bambino, soprattutto quando non ancora nato, non è più considerato un peso, ma come un dono; i giovani non sono più un problema, ma una promessa; le donne non sono più oggetti, ma persone; lavoratori non sono visti come macchine, ma come collaboratori; i poveri sono più un fastidio, ma come gioielli e il Creato non viene considerato come un oggetto da manipolare, ma come un segno dell’amore di Dio che ci sostiene”, ha concluso l’arcivescovo. 54 anni, mons. Tagle era finora vescovo di Imus, sua città natale. Laureato con un dottorato in Teologia Sacra conseguito nel 1991 presso la Catholic University of America, già membro della Commissione Teologica Internazionale e di altri organismi vaticani, insegna al Loyola School of Theology dell’Università di Manila e al Seminario dei Verbiti a Tagaytay. Mons. Tagle è già molto conosciuto al grande pubblico nelle Filippine, anche per la sua presenza sui media. (L.Z.)

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    Bangladesh: si è insediato il nuovo arcivescovo di Dacca

    ◊   La preghiera e la promozione dell’unità e dell’armonia religiosa in Bangladesh. Saranno queste le priorità di mons. Patrick D’Rozario insediatosi da poco come nuovo arcivescovo di Dacca, in Bangladesh. Lo ha detto lo stesso presule a una cerimonia di benvenuto nei giorni scorsi a cui hanno partecipato 5mila persone, tra cui diverse autorità e leader di altre religioni. “Come sacerdote il mio compito è di servire la gente, predicare la verità nella società e diventare la voce della coscienza, stabilendo l’unità e l’armonia tra i seguaci delle diverse religioni, pregando Dio per tutti”, ha detto il presule che ha quindi ringraziato il predecessore mons. Paulinus Costa, presente al ricevimento. Intervenendo alla cerimonia – riferisce l’agenzia Ucan - il Ministro bengalese per gli Affari Religiosi Shahjahan Mian ha espresso, da parte sua, parole di apprezzamento per i due arcivescovi, sottolineando l’urgenza di promuovere la pace e l’armonia nel Paese: “Il Bangladesh è un esempio vivente di armonia interreligiosa per il mondo e i leader religiosi hanno dato un grande contributo per questo obiettivo. Lavoreremo insieme - ha quindi concluso il ministro - per sostenere l’armonia tra le varie comunità e questo è il motivo per cui abbiamo ristabilito il principio della laicità dello Stato nella nostra Costituzione”. Nato nel 1943 a Padrishibpur, nel distretto di Barisal, mons. D’Rozario è stato il primo sacerdote ordinato dopo l’indipendenza del Bangladesh nel 1971. Nominato dal Santo Padre arcivescovo coadiutore di Dacca il 25 novembre 2010 , è entrato in carica il 22 ottobre scorso dopo la rinuncia di mons. Costa per raggiunti limiti di età. (L.Z.)

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    Germania: cattolici e ortodossi a confronto sulla scia della visita del Papa

    ◊   La Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e la Conferenza episcopale ortodossa (Obkd) sono tornate ad incontrarsi ieri per “Intensificare la cooperazione e approfondire i punti in comune”. Il percorso ecumenico dei due organismi ha fatto tesoro della recente visita del Papa in Germania. “Mi fa piacere che da parte ortodossa, l’incontro con Papa Benedetto XVI sia stato valutato come un impulso importante per il proseguo del dialogo ecumenico. Abbiamo già raggiunto tanti punti in comune - ha affermato all'agenzia Sir mons. Robert Zollitsch, presidente della Dbk - e siamo sulla buona strada”. Le parti hanno espresso l’auspicio che la visita del patriarca ecumenico Bartolomeo I, prevista per il 2013, rappresenti anch’essa uno spunto positivo per l’ecumenismo in Germania. Il metropolita Augoustinos, presidente dell’Obkd, si è detto “riconoscente per i buoni contatti tra la Dbk e la nostra Conferenza recentemente istituita in Germania. Impariamo gli uni dagli altri, con un obiettivo: l’unità dei Cristiani”. Augoustinos ha inoltre evidenziato la “responsabilità comune” delle Chiese e l’intenzione di queste di “continuare a parlare pubblicamente su questioni importanti di politica sociale”.(M.G.)

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    Usa. Campagna dei vescovi contro la povertà nel Paese

    ◊   Circa il 15% della popolazione negli Stati Uniti vive in uno stato di povertà, di cui una parte significativa è costituita da bambini. Si tratta di una realtà che da tempo è al centro delle osservazioni dei vescovi, i quali al riguardo promuoveranno nel mese di gennaio una campagna di sensibilizzazione che coinvolgerà tutte le diocesi e che, fra l’altro, prevede il potenziamento della sezione dedicata alla riflessione e alle proposte sul tema del contrasto alla povertà inclusa nel sito internet dell’United States Conference of Catholic Bishops (Usccb). «La nostra cultura della vita — sottolinea il vescovo di Sacramento, responsabile della campagna contro la povertà, Jaime Soto — comincia con l’amore che ci lega alle speranze, alle gioie, alle lotte e alle sofferenze delle persone, specialmente di coloro che sono poveri o comunque afflitti». In occasione della campagna, l’episcopato divulgherà anche una serie di statistiche sullo stato d’indigenza della popolazione. Tutte le parrocchie e le famiglie sono esortate a partecipare all’iniziativa, unendosi nelle varie attività di sensibilizzazione a livello locale con i responsabili della pastorale sociale e gli educatori delle scuole. In questo contesto, - riferisce L'Osservatore Romano - si inserisce anche un recente appello al sostegno dei disoccupati lanciato dal presidente del Committee on Domestic Justice and Human Development della Usccb, il vescovo di Stockton, mons. Stephen Edward Blaire: «Per milioni di lavoratori e le loro famiglie le difficoltà economiche continuano a crescere. I vescovi cattolici degli Stati Uniti sostengono da lungo tempo che il modo più efficace per costruire un’economia giusta è la disponibilità di un lavoro dignitoso e di salari decenti». E conclude: «Quando l’economia non riesce a generare posti di lavoro a sufficienza, c’è l’obbligo morale di proteggere la vita e la dignità dei disoccupati e delle loro famiglie». (L.Z.)

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    Australia: raccolta fondi della Caritas per le popolazioni colpite dalla siccità nel Corno d'Africa

    ◊   Dall’inizio di ottobre a oggi i cattolici australiani hanno donato alla Caritas poco meno di un milione e mezzo di dollari in favore delle popolazioni del Corno d’Africa colpite da un’immane siccità. La raccolta di denaro, insieme all’iniziativa del Governo federale «dollar for dollar», consentirà ad alleviare le sofferenze di milioni di persone. «La risposta all’appello per le popolazioni del Corno d’Africa — ha spiegato il direttore generale di Caritas Australia, Jack de Groot — ha dimostrato ancora una volta la grande generosità e sensibilità del popolo australiano e l’impegno della comunità cattolica verso i meno fortunati». De Groot - riferisce L'Osservatore Romano - si è detto soddisfatto per il risultato ottenuto dalla raccolta fondi e ha elogiato sia la comunità cattolica del Paese, sia il Governo federale per l’iniziativa «dollar for dollar» lanciata all'inizio di ottobre a favore delle popolazioni del Corno d’Africa. Il direttore generale, inoltre, ha ribadito che, nonostante le minacce della crisi economica, la generosità degli australiani non si è fatta attendere. «Quando si tratta di aiutare i poveri del mondo gli australiani sono disponibili a tendere una mano». Lo dimostrano i 9,6 milioni di dollari donati alla Caritas Australia nella precedente campagna di solidarietà «Progetto Compassione» nel corso del 2011. Si è trattata della donazione più generosa raccolta nei 41 anni di vita dell’iniziativa, l’anno scorso era stata già raccolta la cifra record di 9,4 milioni di dollari. Anche in questa occasione scuole, istituzioni, parrocchie e associazioni si sono mobilitate per aiutare i poveri del mondo. Non è stata una semplice raccolta di fondi, ma anche un richiamo a una maggiore consapevolezza della necessità di supportare l’impegno di solidarietà verso il prossimo, in qualsiasi parte del mondo l’emergenza si presenti. Il direttore de Groot ha sottolineato che i fondi raccolti serviranno ad alleviare le sofferenze di milioni di persone in Somalia, Eritrea, Etiopia, Gibuti, Sudan meridionale e nord del Kenya. Secondo Caritas Australia, 13 milioni di persone rischiano di morire e di ammalarsi di malaria a causa della mancanza di acqua. Migliaia di animali sono morti e gran parte del raccolto è andato completamente distrutto. Numerose aziende agricole sono state spazzate via dalla siccità. «La nostra rete Caritas — ha concluso Jack de Groot — è presente nelle aree colpite assicurando la fornitura di acqua potabile e assistenza medica. Inoltre, abbiamo avviato un programma educativo per aiutare gli agricoltori ad affrontare al meglio future calamità naturali. Continueremo a sostenerli finché non sarà terminata l’emergenza». (L.Z.)

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    Nigeria: tornano alla Chiesa le scuole confiscate dopo la guerra

    ◊   In Nigeria 453 scuole sono state restituite alla Chiesa dopo le confische a causa della guerra civile. “È una responsabilità grande”, sottolinea all'agenzia Misna mons. Paulinus Chukwuemeka Ezeokafor, vescovo di Awka. La decisione è stata annunciata nei giorni scorsi dal governatore di Anambra, uno degli Stati petroliferi della Nigeria sud-orientale che tra il 1967 e il 1970 furono parte della repubblica secessionista del Biafra. Nel complesso, alla Chiesa cattolica, alle sue congregazioni missionarie o alla comunità anglicana, saranno restituite 1040 scuole. Il governatore di Anambra si è impegnato a finanziarle con sei miliardi di naira, circa 28 milioni di euro, e a continuare a versare gli stipendi agli insegnanti. “Il nostro compito – assicura mons. Ezeokafor – è collaborare con lo Stato per porre fine al degrado materiale e spirituale degli ultimi decenni”. “Il governatore dello Stato di Anambra ha riscritto la storia – si legge in una nota dai vescovi nigeriani – cominciando a curare le ferite del passato, rivitalizzando il settore dell’istruzione e promettendo un futuro ai giovani del nostro Paese”. (A.L.)

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    Canada: iniziativa dei vescovi per il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione

    ◊   In vista del prossimo Sinodo dei vescovi sulla Nuova Evangelizzazione e dell’Anno della Fede 2012-2013 indetto da Benedetto XVI, i vescovi del Canada lanceranno nel 2013 uno speciale programma pastorale dedicato alla vita e alla famiglia. Intitolato “Costruire una cultura della vita e della famiglia in Canada” il programma prevede nel 2012 un anno preparatorio in cui verranno distribuiti vario materiale e sussidi. La decisione è il frutto di una lunga riflessione svolta in questi due anni dall’Episcopato canadese con il contributo dell’Organismo cattolico per la vita e la famiglia (Ocvf) e le cui conclusioni sono state ampiamente discusse alla recente assemblea plenaria annuale della Conferenza episcopale (Cecc/Cccb) a Cornwall. Dalla riflessione è scaturita la convinzione, evidenziata all’assemblea dal presidente uscente della Cecc/Cccb, mons. Pierre Morisette, che la famiglia e la Nuova Evangelizzazione sono sfide strettamente collegate tra loro. L’8 dicembre, Festa dell’Immacolata, il nuovo presidente della Cecc mons. Richard Smith, ha inviato una lettera a tutti i confratelli per invitarli a preparare, anche con l’aiuto dell’Ocvf, un piano pastorale per la vita e la famiglia nelle proprie rispettive diocesi adattandolo alle specifiche esigenze di ciascuna. Nella lettera mons. Smith ricorda, tra l’altro, che lo stretto legame tra famiglia e Nuova Evangelizzazione è stato nuovamente rievocato il 1° dicembre dal Santo Padre nel discorso all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia. In quella occasione il Papa aveva detto in particolare che: “la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana. Essa è infatti la via della Chiesa perché è “spazio umano” dell’incontro con Cristo. La famiglia fondata sul sacramento del Matrimonio – aveva aggiunto il Papa - è attuazione particolare della Chiesa, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante. Come la Chiesa, essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo”. (L.Z.)

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    Malaysia. Canti natalizi nelle case solo “se autorizzati dalla polizia”: proteste dei cristiani

    ◊   Due chiese a Klang, un sobborgo di Kuala Lumpur, hanno ricevuto una nota della polizia che chiede nomi e dettagli delle persone che cantano canti natalizi (i tradizionali “carols”) perché, secondo gli ufficiali, è necessaria una autorizzazione previa delle forze dell’ordine per poterli eseguire nelle chiese e nelle case. Come notano fonti locali dell'agenzia Fides nella comunità cristiana, i credenti definiscono tali richieste “assurde e inammissibili”. Il gesuita padre Lawrence Andrew, direttore del settimanale diocesano “Herald” spiega: “Si tratta di una interpretazione restrittiva delle norme esistenti sull’esercizio della attività di culto e della libertà di religione. La polizia è in totale confusione. Dopo le proteste dei cristiani, rappresentanti del governo hanno già smentito la necessità di tali autorizzazioni”. Mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Melaka-Johor e presidente della Conferenza episcopale, afferma che tali restrizioni renderebbero il Paese “quasi uno stato di polizia”, se gli agenti continuano a pretendere “tali requisiti burocratici”. Fonti di Fides vedono motivi politici ed elettorali dietro episodi di tal genere. Il primo ministro Najib Razak aveva sollevato le speranze della società civile sull’avvio di una nuova era di riforme, con la sua decisione di abrogare una serie di leggi molto odiate, come la legge sulla sicurezza interna (Isa), introdotta dalla Malaysia dopo l'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1957. La legge consente la detenzione senza processo e impone limiti alla stampa e ai diritti di riunione. Il documento, come promesso dal governo, avrebbe dovuto essere sostituito da una nuova legge nel 2011, progettata per allineare la Malaysia con le norme internazionali. Il governo si era pronunciato in tal senso per rassicurare la popolazione, dopo le manifestazioni di piazza del movimento “Bersih 2.0” (che significa “pulizia”), registratesi a Kuala Lumpur nel luglio scorso, che invocavano “trasparenza e diritti”. Un nuovo disegno di legge denominato “Peaceful Assembly Bill”, che regola l’esercizio del diritto di riunione e manifestazione, già approvato nelle scorse settimane dalla Camera bassa del Parlamento, attribuisce, invece, più poteri di controllo preventivo all’esecutivo e alle autorità di polizia e ha suscitato proteste nella società civile e anche fra le minoranze religiose, riunite nel “Malaysian Consultative Council of Buddhism, Christianity, Hinduism, Sikhism and Taoism”. Il provvedimento, infatti, specifica espressamente che “i luoghi dove non potranno tenersi assembramenti sono anche i luoghi di culto”. Secondo Teresa Mok, segretario nazionale del Partito di Azione Democratica, le nuove regole sono “un abuso di potere da parte delle autorità” e “un tentativo di violare la libertà religiosa”. (R.P.)

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    Taiwan: storico passaggio di consegne al Santuario di Wan Chin

    ◊   I Domenicani protagonisti della seconda evangelizzazione dell’isola di Taiwan hanno vissuto un'altra pagina storica legata alla loro missione. Infatti, dopo 150 anni di servizio, la cura pastorale del Santuario mariano di Wan Chin, nella diocesi di Kao Hsiung, è passata dai Domenicani della provincia spagnola a quelli della provincia cinese. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, la solenne celebrazione si è svolta l’11 dicembre, nel giorno della festa patronale della Basilica-Santuario dedicata all’Immacolata Concezione. Oltre 11 mila fedeli hanno preso parte al rito presieduto dal cardinale Paul Shan, vescovo emerito della diocesi di Kao Hsiung. Insieme al cardinale erano mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kao Hsiung; padre Javier Gonzalez Izquierdo, Superiore provinciale della provincia domenicana spagnola; padre Vincent Lee, Superiore provinciale della provincia cinese; padre Ruben Martinez, rettore del santuario e 54 tra vescovi e sacerdoti. Nell’omelia mons. Liu ha detto: “è bello vedere così tanti fedeli, perché ognuno è un apostolo per condurre 23 milioni di taiwanesi verso Dio”. Nel pomeriggio ha avuto luogo la solenne processione dei delegati delle 7 diocesi di Taiwan che si è conclusa con la benedizione. Il 17 dicembre è in programma “La marcia dei 150 anni di evangelizzazione” che intende ricordare il difficile cammino missionario dei Domenicani, ripercorrendo lo stesso itinerario dei primi missionari Domenicani. I partecipanti alla Marcia saranno divisi in tre gruppi: i missionari (sacerdoti, religiosi/e, seminaristi e operatori pastorali), il gruppo degli evangelizzatori (tutti quelli che vogliono essere evangelizzatori), il gruppo del popolo di Dio. La storia della basilica-santuario coincide con la seconda evangelizzazione dell’isola di Taiwan, grazie all’opera dei missionari Domenicani spagnoli, che vi sbarcarono nel 1861. Nel 1863 venne costruita una piccola chiesa di fango, che crollò durante il terremoto del 1865. Ne venne ricostruita un’altra, consacrata l’8 dicembre 1870, dedicata all’Immacolata Concezione. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, gli invasori giapponesi hanno usato la chiesa come comando. Durante il bombardamento americano del 1945, la chiesa miracolosamente non subì alcun danno. Il 20 luglio 1984 Papa Giovanni Paolo II elevò la chiesa al rango di basilica minore, così diventò la seconda basilica cinese dopo la basilica dedicata alla Madonna Aiuto dei Cristiani (o Madonna di She Shan) della diocesi di Shang Hai, in continente. Ogni anno l’8 dicembre accorrono qui numerosi pellegrini da tutto il mondo. (R.P.)

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    Gerusalemme: la Scuola cattolica per ragazze arabe ha celebrato i 125 anni di attività

    ◊   Ha compiuto 125 anni la Schidt Schule, la Scuola per ragazze arabe voluta da padre Wilhelm Schmidt a Gerusalemme. Promossa dalla Congregazione di Gesù e dall’Associazione tedesca per la Terra Santa, l’istituto oggi conta 550 studentesse palestinesi. “La scuola è una delle istituzioni vitali della Terra Santa. Siamo orgogliosi che questo collegio faccia parte delle nostre istituzioni cattoliche” ha detto il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal che ha preso parte alle celebrazioni per i 125 anni della Scuola che si sono svolte nei giorni scorsi. Il collegio Schmidt cattolico, specifica il portale del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, forma studenti cristiani e musulmani in uno spirito di ascolto e di apertura agli altri. Gli insegnanti, in particolare affrontano con gli studenti temi sulla dignità umana, i diritti inalienabili della persona, la responsabilità sociale, il dialogo interreligioso e la tolleranza. Il cursus degli studi nell’istituto ha lo scopo di offrire una formazione completa e di qualità perché gli studenti possano essere protagonisti della costruzione del loro Paese. A gestire la scuola sono le suore della Congregazione di Gesù mentre l'Associazione Tedesca della Terra Santa che lavora attivamente per il Collegio Schmidt, ha la missione di servire da ponte tra i cattolici tedeschi, i Luoghi Santi e il popolo della Terra Santa. (T.C.)

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    Scozia: il miracolo dell’amore di Dio al centro del Messaggio dei vescovi per Natale

    ◊   Portare il messaggio dell’amore di Dio nelle comunità, nelle chiese, nelle case, nel mondo: è l’invito lanciato ai fedeli dal cardinale Keith Patrick O'Brien, presidente della Conferenza episcopale scozzese, nel suo Messaggio per Natale. Nel documento, il porporato ripercorre il racconto della Natività come narrato dai Vangeli di Matteo e Luca, sottolineando che si tratta della “incredibile, meravigliosa storia di Cristo, Dio fatto uomo” e ciò ci fa comprendere “il miracolo del messaggio che il Figlio di Dio porta ancora oggi tra noi”. Si tratta di “un messaggio d’amore”, scrive il cardinale O’Brien, poiché “Dio ha davvero dimostrato il suo amore per noi donandoci suo Figlio”. Per questo, “la risposta dell’uomo deve essere quella dell’amore: amore per Dio, per il prossimo, per i bisognosi, sia vicini che in tutto il mondo”. Di qui, la sottolineatura forte del porporato sulla semplicità del Natale: “Dati recenti – scrive – ci dicono che il mantenimento di un bambino supera le 100mila sterline ogni anno”, mentre a Betlemme Gesù è nato in una grotta, “senza orpelli costosi, ma circondato dalla cosa più importante nella vita di una persona: l’amore”. Una riflessione fondamentale, continua ancora il presidente dei vescovi scozzesi, soprattutto oggi che “la popolazione mondiale ha raggiunto i 7 miliardi”, mentre la domanda centrale è “se ogni vita viene apprezzata come dovrebbe, come è successo al Salvatore. Come avvenne 2000 anni fa per re e pastori, poveri e ricchi, deboli e potenti - conclude il cardinale O’Brien - tutto il mondo deve essere consapevole dell’amore di Dio per l’umanità”. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice Ue-Russia a Bruxelles, in agenda il contestato voto russo del 4 dicembre

    ◊   I contestati dati delle elezioni legislative in Russia dello scorso 4 dicembre continuano ad essere in primo piano sia a Mosca che all’estero. Oggi, sono stati al centro della diretta tv dell’incontro del premier Putin con i cittadini, ma saranno la prima voce in agenda anche a Bruxelles dove oggi va in scena il delicatissimo vertice Ue-Russia. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Sì alle proteste nel rispetto della legge, sì al disaccordo con l'operato del potere, ma no al coinvolgimento ''nello schema della destabilizzazione della società'', come accaduto con la "rivoluzione arancione" in Ucraina. Parola di Vladimir Putin, che questa mattina, nella tradizionale diretta tv con i cittadini, quella che si svolge ogni fine anno, è stato subissato di domande sulla contestata tornata elettorale del 4 dicembre scorso. Il premier si è detto convinto che i risultati usciti dalle urne sono indiscutibili, riflettono la realtà del Paese e che è rimasto colpito positivamente dalla protesta dei giovani. Seppure sul coinvolgimento di Stati esteri nelle sommosse non ha dubbi: ''C'è chi vuole mettere in disparte la Russia – ha detto - per impedirle di dominare nel mondo''. Poi, un attacco diretto agli Stati Uniti, che sarebbero dietro la morte di Gheddafi, ed in particolare al senatore John McCain, accusato di avere la mani sporche di sangue per l'uccisione di civili nella guerra in Vietnam. Non è mancato, inoltre, un riferimento alle presidenziali di marzo, per le quali ha invitato i connazionali a votare, e all’oligarca Mikhail Prokhorov che lo sfiderà per la corsa al Cremlino, definito “un concorrente forte”. Nessun accenno, invece, al vertice Ue-Russia, che inizia oggi a Bruxelles. Un incontro che parte in uno stato di tensione, perché alla vigilia il Parlamento di Strasburgo ha chiesto, in una risoluzione, nuove elezioni in Russia e un'indagine immediata su tutte le segnalazioni di frodi e intimidazioni avvenute il 4 dicembre, durante il voto. L’Europarlamento, inoltre, si è apertamente schierato a sostegno delle manifestazioni di protesta in corso nel Paese, definendole espressione della volontà popolare.

    Banca Centrale Europea
    Nuovo monito della Banca Centrale Europea ai Paesi del Vecchio continente: i governi devono “correggere i disavanzi eccessivi e puntare al pareggio di bilancio”. Inoltre, le tensioni sui mercati non aiutano la crescita che è in calo nel quarto trimestre. Per questo - secondo l’istituto di Francoforte - servono riforme audaci sul fronte del lavoro e delle liberalizzazioni. In mattinata, inoltre, Eurostat ha diffuso i nuovi dati sull’inflazione nell’area Euro a novembre. La voce è stabile al 3 per cento rispetto al mese di ottobre.

    Fmi
    Via libera dal Fondo monetario internazionale al versamento da 3,9 miliardi di Euro a favore dell’Irlanda. Si tratta della quinta tranche del prestito da 85 miliardi accordato nel dicembre 2010 nell’ambito di un piano di salvataggio concordato con Dublino.

    Iraq
    Gli Usa hanno ufficialmente concluso la loro missione militare in Iraq iniziata con l’invasione del 2003. Oggi a Bagdad una cerimonia ha sancito l’ammaina bandiera statunitense, alla presenza del segretario alla Difesa, Leon Panetta, il quale ha detto che i due Paesi resteranno amici e partner. L’accordo tra Washington e Baghdad, firmato nel 2008, prevede che il ritiro venga completato entro la fine di questo mese di dicembre.

    Italia-Libia
    L’Italia continuerà sostenere la Libia. Così il premier Monti che, oggi a Roma, ha incontrato il leader del Consiglio Nazionale Transitorio libico, Jalil. Assicurato lo scongelamento dei fondi libici per 600 milioni di Euro e l’assistenza nel settore della sicurezza e delle infrastrutture. I due leader, inoltre, hanno concordato di riattivare il Trattato di amicizia Italo-libico firmato nel 2008 e sospeso durante il conflitto che ha portato alla caduta di Gheddafi.

    Francia - Turchia
    La Turchia è pronta a richiamare il suo ambasciatore a Parigi se l'Assemblea Nazionale francese voterà a favore della proposta di legge che in pratica riconosce il genocidio degli armeni del 1915. E’ quanto affermato il portavoce dell’ambasciata turca in Francia in vista del voto in programma nei prossimi giorni.

    Francia - Chirac
    Ha creato posti di lavoro fittizi per pagare persone che lavoravano per il suo partito. Succede in Francia e il protagonista della vicenda è l’ex presidente Chirac. Oggi un tribunale lo ha dichiarato colpevole di "appropriazione indebita" e "abuso di fiducia". La vicenda risale agli anni novanta quando era sindaco di Parigi. E’ stato condannato a due anni con la condizionale.

    Repubblica democratica del Congo
    Le elezioni presidenziali nella Repubblica democratica del Congo sono state “gravemente viziate da irregolarità”. Lo ha affermato l'ambasciatore statunitense a Kinshasa. Gli Stati Uniti chiedono inoltre alle “autorità congolesi coinvolte” di esaminare le accuse di irregolarità “con la massima apertura e trasparenza”. Nei giorni scorsi anche la Ue e aveva denunciato anomalie.

    Costa d’Avorio
    In Costa d'Avorio attesi, a breve, i risultati ufficiali delle elezioni legislative di domenica scorsa, boicottate dai sostenitori del deposto presidente Laurent Gbagbo. Mancando avversari di peso, il partito del presidente Alassane Oauattara è destinato ad ottenere la maggioranza dei seggi parlamentari. Il servizio di Giovanni Cossu:

    Strada libera per il partito del presidente Ouattara. Con circa il 90 per cento dei voti scrutinati, la Commissione elettorale ha annunciato che l’Unione dei Repubblicani ha finora ottenuto 123 seggi su 255. Solo cinque in meno della maggioranza assoluta. Gli alleati di coalizione del Partito Democratico hanno invece ottenuto 93 seggi. Si apre uno scenario dove la formazione del Capo dello Stato potrà governare senza una vera opposizione parlamentare. Infatti, il voto di domenica scorsa è stato segnato dal boicottaggio del Fronte popolare ivoriano. Il partito di Laurent Gabgbo ha preso questa decisione dopo il trasferimento a novembre del loro leader alla corte penale internazionale dell’Aja. L’ex presidente è accusato, tra l’altro, di crimini contro l’umanità. Poco più di un anno fa, Gbagbo si rifiutò di riconoscere la vittoria di Alassane Ouattara aprendo la strada ad una guerra civile costata 3 mila morti e che si è conclusa solo ad aprile scorso. Queste elezioni possono rappresentare una sfida per rafforzare la democrazia in un Paese segnato da anni di violenze. Anche se negli ultimi mesi non si sono registrati disordini rilevanti, la Costa d’Avorio resta divisa tra un Nord fedele a Ouattara e un Sud che simpatizza per Gbagbo.

    Egitto
    Seconda tornata delle elezioni legislative in Egitto. Ieri grande affluenza alle urne mentre oggi si registra un netto calo. Probabile la riconferma del partito Giustizia e Libertà dei "Fratelli musulmani" e dei salafiti di Al Nour. Infatti, tra i nove distretti nei quali si vota è alta la concentrazione di famiglie legate all’Islam. Inoltre, in queste regioni l'organizzazione ha sviluppato un forte proselitismo attraverso opere caritatevoli e assistenziali.

    Polisario-Niger
    Il Fronte Polisario ha arrestato alcuni individui sospettati di essere coinvolti nel rapimento della cooperante italiana Rossella Urru e di due suoi colleghi spagnoli avvenuto nelle scorse settimane nell’Ovest dell’Algeria. In mattinata le autorità della Nigeria hanno reso noto il sequestro lampo di un tecnico di nazionalità italiana. L’uomo è stato rapito il nove dicembre e rilasciato il giorno dopo. (Panoramica interazionale a cura di Eugenio Bonanata e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 349

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.