Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 13/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa andrà in Messico e a Cuba prima di Pasqua. L’annuncio nella Messa per l’America Latina, celebrata nella Basilica Vaticana
  • I vescovi della Nuova Zelanda in visita "ad Limina". Intervista all’arcivescovo di Wellington, mons. John A. Dew
  • Domenica prossima, il Papa in visita al carcere romano di Rebibbia
  • Cile. Mons. Mamberti incontra i vertici del Paese: "positivo" l'apporto della Chiesa nella società
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia: la manovra approda alla Camera. Gran Bretagna: dibattito interno sempre acceso
  • Convegno su "Economia e sostenibilità sociale": mercato sia ispirato da nuovo umanesimo
  • Pistoia. Domani Messa negli Stabilimenti Breda in crisi. Mons. Bianchi: Natale "amaro", serve il coraggio della speranza
  • “Un’anima per l’Europa”: un libro sulla fondamentale questione di Dio
  • Trent'anni fa, la legge marziale in Polonia: quell'appello a cuore aperto di Giovanni Paolo II
  • Chiesa e Società

  • Messico-Cuba: è festa nei due Paesi per l'annuncio della visita del Papa
  • Congo. Il cardinale Monsengwo: "Non conformi a verità” i risultati del voto
  • Burundi. Messaggio al Paese dei vescovi: "Scegliete la pace"
  • Pakistan: a Faisalabad cristiani e musulmani, uniti, invocano “diritti umani per tutti”
  • India: appello per fermare le violenze contro i cristiani durante il Natale
  • Myanmar: stop alla guerra civile. Per i vescovi si avvicina il momento della pace
  • Roma: il rabbino Sacks invita ebrei e cristiani a una nuova etica economica
  • Colombia: si aggrava l'emergenza alluvioni. Straripato il Rio Magdalena
  • Guatemala: molti bambini si sentono insicuri e hanno paura di subire violenze
  • Pakistan: pressioni politiche e falsi testimoni per insabbiare il caso della giovane cattolica uccisa
  • Turchia: commissione medica conferma che l'assassino di mons. Padovese è sano di mente
  • Nord Irlanda: i leader delle Chiese a Londra per dire "no" alla riforma del welfare
  • Ucraina: inaugurata dall’arcivescovo Petro Malchuk la prima tv cattolica
  • Slovacchia. I vescovi: l'Avvento come tempo di responsabilità e di aiuto concreto
  • Portogallo: messaggio per il Natale del vescovo di Leiria-Fátima
  • Hong Kong: mons. Tong incoraggia le Missionarie della Carità
  • Genova: 15 mila fedeli in una settimana per pregare davanti alla reliquia di Giovanni Paolo II
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sull’invasione dell’Iraq giudicherà la storia: così Obama incontrando il premier iracheno al Maliki
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa andrà in Messico e a Cuba prima di Pasqua. L’annuncio nella Messa per l’America Latina, celebrata nella Basilica Vaticana

    ◊   L’America Latina promuova gli sforzi per superare la miseria, sradicare l’ingiustizia, la violenza e la criminalità. E’ l’invito del Papa nella Messa, celebrata ieri pomeriggio nella Basilica Vaticana, nella memoria liturgica della Vergine Maria di Guadalupe e in occasione del Bicentenario dell’indipendenza degli Stati dell’America Latina. Nel corso della celebrazione, accompagnata da canti in lingua creola, Benedetto XVI ha annunciato il suo prossimo viaggio apostolico in Messico e Cuba, prima della Pasqua 2012. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    (canti)

    I colori tenui e sgargianti delle bandiere dei Paesi che compongono l’America Latina; l’emozione sui volti dei giovani che portavano i diversi vessilli; i canti creoli, accompagnati dagli strumenti della zona andina, e poi il volto dolce e sereno nell’immagine di Nostra Signora di Guadalupe accanto all’altare. Sono le tante immagini della Messa celebrata dal Papa per ricordare il bicentenario dell’indipendenza degli Stati latinoamericani e rinnovare la loro gratitudine a Dio “per aver ricevuto il grande dono della fede”. Evidenziando la forza espressiva dell’immagine impressa sul mantello dell’indio San Juan Diego, Benedetto XVI ha ricordato che la Vergine “ci conduce sempre al suo Divin Figlio”, fondamento della dignità di tutti gli esseri umani, “amore più forte delle potenze del male”, “fonte di gioia, consolazione e speranza”:

    “Ella, con sencillez y corazón de madre…
    Ella, con semplicità e cuore materno, continua ad indicare l’unica Luce e l’unica Verità: suo Figlio Gesù Cristo, che è la risposta definitiva agli interrogativi fondamentali che assillano anche oggi tanti uomini e donne del Continente americano”.

    Sottolineando il “nuovo protagonismo nel concerto mondiale” dell’America Latina, che continua a procedere sul “cammino dell’integrazione”, il Papa ha ribadito l’importanza per i suoi diversi popoli di custodire “il ricco tesoro di fede”. Un tesoro che si manifesta nell’essere “difensori della vita umana, dal suo concepimento al suo tramonto naturale”, “promotori della pace” e in grado di proteggere la famiglia “nella sua autentica natura e missione”. I popoli dell’America Latina sono quindi chiamati ad investire nell’educazione:

    Están llamados asimismo a fomentar cada vez más iniciativas…
    Sono inoltre chiamati a promuovere programmi idonei a facilitare la riconciliazione e la fratellanza, ad incrementare la solidarietà e la cura dell’ambiente, rafforzando al tempo stesso gli sforzi per superare la miseria, l’analfabetismo e la corruzione e sradicare ingiustizia, violenza, criminalità, insicurezza cittadina, narcotraffico ed estorsione”.

    Da qui l’incoraggiamento a proseguire nella “missione continentale” promossa ad Apericida, per rinnovare la vocazione alla speranza dell’America Latina e dei Caraibi e nella “costruzione di una civiltà radicata nello sviluppo del bene, nel trionfo dell’amore e nella diffusione della giustizia”. Infine, l’atteso annuncio:

    “Tengo la intención de emprender un Viaje apostólico…
    Ho intenzione di intraprendere un viaggio apostolico prima della Santa Pasqua in Messico e a Cuba, per proclamarvi la Parola di Cristo e affinché si rafforzi il convincimento che questo è un tempo propizio per evangelizzare con fede retta, speranza viva e carità ardente”.

    Al termine dell’omelia, il Papa si è rivolto nuovamente alla Vergine di Guadalupe, “Nostra Madre Celeste”, affidandole “il cammino delle nazioni latinoamericane e caraibiche verso un domani migliore”.

    (canti)

    inizio pagina

    I vescovi della Nuova Zelanda in visita "ad Limina". Intervista all’arcivescovo di Wellington, mons. John A. Dew

    ◊   E’ iniziata, in questi giorni, la visita "ad Limina" dei vescovi della Nuova Zelanda, Paese dell’Oceania che conta 4.4 milioni di abitanti di cui circa il 15 per cento di fede cattolica. Ieri, il Papa ha ricevuto un primo gruppo di presuli neozelandesi guidati dall’arcivescovo di Wellington, mons. John Atcherley Dew, presidente dell’episcopato della Nuova Zelanda. Proprio mons. Dew si sofferma sulle sfide della Chiesa locale, nell’intervista di Emer McCarthy:

    R. - "Our main challanges, I suppose ..."
    Per quanto riguarda le principali sfide, direi che forse la più importante è quella di come essere presenti in una società sempre più secolarizzata. Siamo spesso descritti come un Paese molto secolarizzato e questo è un problema che cerchiamo di affrontare con una presenza più incisiva nella società. Ad esempio, abbiamo un Centro nazionale di bioetica impegnato su diverse questioni morali. Poi, abbiamo recentemente creato un Istituto nazionale di formazione con l’obiettivo di coordinare il nostro personale docente, ma anche per fare sentire la voce della Chiesa su questioni morali e politiche ed essere presenti nelle sedi dove si prendono le decisioni. C’è poi la sfida dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati nelle nostre parrocchie attraverso l’inculturazione. Queste, in sintesi, sono le sfide della nostra Chiesa.

    D. - Uno dei temi del Sinodo dei Vescovi per l’Oceania del 1998 è stata l’inculturazione. Ci sono stati progressi in questo campo?

    R. - "I think we've made some good progress ..."
    Ritengo che ci siano stati progressi positivi in questo senso. C’è sempre stato un grande dialogo con i Maori, i popoli indigeni della Nuova Zelanda: i primi missionari sono venuti qui proprio per dedicarsi a loro. Una parte del nuovo Messale è stato tradotto anche in maori, una cosa che noi vescovi neozelandesi abbiamo molto voluto, perché la riteniamo un segnale importante per la nostra Chiesa “bi-culturale”. Per noi è importante l’inculturazione nella liturgia, ma anche nella teologia e nella spiritualità. I Maori hanno un ricco patrimonio di valori, come il rispetto della dignità e del valore della persona umana, che stiamo cercando di trasmettere a tutta la nostra società. (…) Un altro aspetto dell’inculturazione è l’integrazione delle altre minoranze etniche giunte da poco in Nuova Zelanda: siamo impegnati a cercare il modo per valorizzare e promuovere il patrimonio di valori culturali e religiosi che portano dai loro Paesi di origine e che possono arricchire le nostre parrocchie, diocesi e comunità.

    D. - Per quanto riguarda i giovani che impatto hanno avuto le Giornate Mondiali della Gioventù, in particolare quella di Sydney?

    R. - "I think that Sydney was a wonderful ..."
    Penso che Sydney sia stata un’esperienza straordinaria per noi: dalla Nuova Zelanda sono partiti 4 mila pellegrini, un numero signifcativo per un piccolo Paese come il nostro (…) Le nostre diocesi hanno anche ospitato tremila giovani stranieri durante le giornate preparatorie, un’esperienza che ha avuto un enorme impatto sulla vita delle nostre comunità e dei nostri giovani. Sono convinto che oggi i ragazzi sono molto più coinvolti nella vita della Chiesa. Io ho accompagnato gruppi di giovani anche ad altre Gmg (…) e posso dire che quello che colpisce ogni volta è di vedere così tante persone entusiaste della propria fede: questo è per loro un incoraggiamento ad essere orgogliosi di essere cattolici. Le Gmg hanno davvero avuto un impatto positivo sulla vita della Chiesa del Paese.

    inizio pagina

    Domenica prossima, il Papa in visita al carcere romano di Rebibbia

    ◊   Domenica prossima, ultima di Avvento, il Papa si recherà in visita alla casa circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia. Nella struttura detentiva alla periferia di Roma, l’incontro con i detenuti avverrà nella chiesa del Padre Nostro. Nell’occasione, il Papa risponderà alle loro domande e al termine benedirà un albero piantato davanti alla chiesa a ricordo della visita. Il servizio di Davide Dionisi:

    Fervono i preparativi in vista della visita del Papa nella casa circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia. Sarà la seconda volta che Benedetto XVI si recherà a visitare un carcere, dopo la storica visita del 18 marzo 2007 nel carcere minorile di Casal Del Marmo. Ad attenderlo circa 300 persone nella cappella dedicata al Padre Nostro. Un incontro molto atteso dai detenuti e dal personale che presta servizio in carcere, tenuto conto che la vita all’interno degli istituti di pena in questi ultimi anni è andata peggiorando a causa del sovraffollamento, della carenza di personale, dell’eccessiva presenza di stranieri e di persone provenienti dai ceti sociali più bassi della società, del taglio dei fondi destinati al trattamento ed alla gestione ordinaria delle case circondariali. Al cappellano dell’Istituto di pena romano, don Pier Sandro Spriano, abbiamo chiesto quale significato assume, in questo momento particolare di difficoltà, la visita del Santo Padre?

    R. - Dal mio punto di vista, da quello dei detenuti e di tutto il carcere ha un significato estremamente importante perché riteniamo che in un tempo in cui i detenuti sono praticamente abbandonati dalle istituzioni - perché ci sono altri problemi, perché non ci sono risorse … - la Chiesa, nella sua espressione più grande che è il Papa, venga qui per dire “noi siamo con voi”, è importante. Poi che questo possa anche preludere ad un gesto che convinca i politici a fare qualche cosa di urgente per sanare questo sovraffollamento incredibile, che abbassa la dignità di tutti, noi ce lo auguriamo, ma è una visita pastorale e soprattutto per sentire che la Chiesa è vicina.

    D. - Come stanno preparando questo speciale evento i detenuti, le guardie carcerarie e il personale addetto ai lavori?

    R. - La vita del carcere è una vita che quotidianamente ti fa correre in tante direzioni e non hai molto tempo da dedicare alle preparazioni però in questo caso intanto abbiamo raccolto tante domande di detenuti che poi verranno selezionate per il dialogo che avverrà con il Papa e tanti, a differenza di quello che si può pensare fuori, hanno fatto domande davvero cariche di spiritualità – non cosa mangia il Papa tutti i giorni! - e quindi poi lo sentiremo domenica e questa è una preparazione forte. Ci sono poi tanti detenuti che collaborano con noi per imbiancare, per mettere fiori, per poter creare un ambiente dignitoso alla vista di quest’uomo che rappresenta Gesù in mezzo a noi. Tutti quanti sono coinvolti e tutti stanno facilitando in maniera forte questo evento. (bf)

    inizio pagina

    Cile. Mons. Mamberti incontra i vertici del Paese: "positivo" l'apporto della Chiesa nella società

    ◊   Un’analisi della situazione generale in America Latina e la constatazione particolare sul fatto che il contributo che le istituzioni cattoliche “apportano alla società cilena”, soprattutto in ambito educativo, nella promozione sociale e nell'integrazione dei popoli originari, è “positivo”. È quanto si sottolinea nel comunicato congiunto con il quale si riferisce degli incontri avuti oggi in Cile dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, con le autorità del Paese latinoamericano. In visita ufficiale nel Paese, mons. Mamberti ha incontrato il ministro degli Esteri cileno, Alfredo Moreno Charme, e più tardi, nel Palazzo della Moneda, il capo dello Stato, Sebastián Piñera.

    Nel corso degli incontri, si legge nella nota ufficiale, “è stata espressa soddisfazione per l'eccellenza dei rapporti bilaterali fra il Cile e la Santa Sede”, mentre “fra i temi di interesse comune sono stati presi in esame quelli concernenti la difesa della vita in tutte le sue fasi e la difesa della famiglia, il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, comprese la libertà religiosa e di educazione; l'adesione ai principi del Diritto Internazionale, la protezione dell'ambiente, il contributo allo sviluppo integrale e alla pace sociale”. Su questi temi e sui valori fondamentali della convivenza umana, prosegue la nota, “si è constatata la convergenza fra la Santa Sede e il Governo del Cile”. Domani, l’agenda degli impegni di mons. Mamberti prevede il trasferimento a Valparaíso, presso la sede del Congresso nazionale, dove è in programma un incontro con il presidente del Senato e il presidente della Camera dei Deputati. Il rappresentante vaticano renderà anche omaggio alla memoria di Sant'Alberto Hurtado e Santa Teresita de los Andes, recandosi in visita ai rispettivi Santuari. (A.D.C.)


    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Vergine e le bandiere: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla messa papale per il bicentenario dell'indipendenza dei Paesi dell'America Latina e dei Caraibi.

    Bagliori di luce nel buio inverno nordico: in prima pagina, Ulf Jonsson sul poeta svedese Tomas Transtromer e la consegna dei Nobel.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Il Mercosur punta all'integrazione continentale”.

    Come Marco Polo scoprì il tatuaggio tra i kangigu: in cultura, Mordechay Lewy spiega perché l'arte di decorarsi perennemente la pelle merita di essere oggetto di una seria ricerca storica.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Il manifesto dell'umano secondo J&J”: Jean Vanier e Julia Kristeva sulla disabilità.

    Dopo un secolo Gaudì parla ancora al presente: Silvia Guidi sul confronto fra il cardinale Gianfranco Ravasi e l'architetto Mario Botta su architettura e trascendenza.

    Attimi fuggenti non solo a ritmo di rock: Gaetano Vallini su come i grandi fotografi hanno raccontato la musica.

    Un articolo di Enzo Carli dal titolo “La messa, il rosario e il profumo di mosto”: Fonteruoli ricorda il sodalizio spirituale tra Giorgio La Pira e Fioretta Mazzei, segretaria personale del “sindaco santo”.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Italia: la manovra approda alla Camera. Gran Bretagna: dibattito interno sempre acceso

    ◊   Sempre in primo piano la manovra del governo italiano, che domani approda alla Camera. In queste ore, prende forma il testo alla luce degli emendamenti del governo che riguardano capitoli chiave come le pensioni, l’Imu e i costi della politica. A livello europeo, invece, si discute ancora del nuovo patto di bilancio. Stamattina, al parlamento di Strasburgo, il tema è stato al centro degli interventi dei presidenti della Commissione e del Consiglio europeo, Barroso e Van Rompuy. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Rilancio, occupazione e credibilità. Queste le parole chiave risuonate stamattina a Strasburgo, con Van Rompuy e Barroso che hanno invitato a guardare oltre il nuovo patto di bilancio dell’Unione, la cui ratifica arriverà entro i primi di marzo. Si è parlato anche della strada che resta ancora da fare, della decisione della Gran Bretagna e delle sue richieste che avrebbero messo a rischio la tenuta del mercato unico. Per scongiurare questo scenario, il governo italiano lavora a ritmo serrato con l’obiettivo di approvare la manovra economica nei tempi previsti. Secondo le previsioni, il testo domani è atteso in aula a Montecitorio, ma in queste ore qualcuno ha ventilato l’ipotesi di uno slittamento provocando l’opposizione del presidente della Camera, Fini. Oggi, intanto, il premier Monti riferirà alle Commissioni bilancio e finanza dove prosegue la discussione sugli emendamenti dell’esecutivo. Attenzione puntata soprattutto su Imu e pensioni, ambiti delicati sui quali pare vi sia un confronto molto serrato che avrebbe richiesto più tempo del previsto. I provvedimenti sono pronti – affermano fonti di governo – e saranno presentati a breve. In precedenza, era toccato ad altri temi caldi. Per esempio, sul fronte dello stipendio dei parlamentari, i tagli non saranno decisi nell’ambito del decreto del governo, ma dovranno essere realizzati dal parlamento stesso attraverso un’iniziativa immediata. I Consigli provinciali, invece, decadranno entro il 31 marzo 2013, mentre si continua a discutere anche di liberalizzazioni: per il momento, i taxi dovrebbero essere esclusi dal processo che, però, riguarderebbe i farmaci da banco.

    Intanto, in Gran Bretagna prosegue con toni decisi il dibattito innescato dal premier, David Cameron, il quale al recente vertice europeo di Bruxelles si è dichiarato contrario alla revisione dei Trattati europei, ponendo di fatto il Regno Unito in una posizione di isolamento rispetto ai 26 partner comunitari. Ieri, confronto alla Camera dei Comuni, nel quale Cameron si è dovuto difendere dagli attacchi dell’opposizione laburista e da parte della maggioranza. Ma l’atteggiamento britannico rischia di bloccare il cammino comune verso l’idea di un "super-Stato"? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Andrea Santini, docente di Diritto internazionale all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Innanzitutto, io direi che la stessa idea dei padri fondatori europei era, semmai, quella di uno Stato federale, non di un "super-Stato", che mi sembra sia una nozione che porta con sé connotazioni negative. L’Unione, di fatto, è un’organizzazione internazionale alla quale gli Stati membri hanno attribuito competenze certamente numerose e certamente importanti, senza per questo rinunciare alla propria sovranità. Quindi, la dimensione intergovernativa è sempre stata una componente essenziale del processo di integrazione europea e, anzi, direi che è una componente che in questi ultimi anni si è anche rafforzata. Gli Stati sono Stati sovrani, e questo è un fattore ineliminabile nella situazione attuale dell’integrazione europea.

    D. – In questo momento particolare della vita dell’Unione Europea, il venire a mancare di un partner importante come la Gran Bretagna, anche per gli agganci che ha oltre continente, che cosa provoca?

    R. – Direi che quello britannico è certamente un atteggiamento che pone tutta una serie di problemi, ma non significa che per l’Unione Europea viene meno un partner importante. La Gran Bretagna, il Regno Unito è parte dell’Unione Europea, è parte di tutte le sue politiche: quello che sostanzialmente ha voluto ottenere è stato rimanere al di fuori di certi sviluppi. Ma non è una cosa che sia capitata oggi per la prima volta: la stessa moneta unica era stata concepita come una costruzione che consentiva ad alcuni Stati di restarne al di fuori. Quindi, non c’è da preoccuparsi guardando all’Unione Europea nel suo insieme, perché è un dato di fatto quasi ineliminabile che se si vuole compiere alcuni progressi sulla strada dell’integrazione, in certe situazioni si deve procedere con una "avanguardia" di Stati. Un’altra osservazione da fare è che forse si può anche rovesciare un punto di vista e chiedersi se non sia piuttosto la Gran Bretagna a isolarsi e a rischiare di rimanere in una condizione arretrata rispetto agli altri Paesi dell’Unione.

    D. – Proprio guardando al dibattito che sta avvenendo all’interno della Gran Bretagna, sembrano prender voce coloro che hanno fiducia nell’idea europea contro, invece, gli euroscettici che sono ancora la maggioranza, anche se in misura minore…

    R. – Sì. In effetti, è molto interessante quello che sta succedendo, perché sebbene Cameron abbia sostanzialmente accontentato le posizioni più euroscettiche all’interno del partito conservatore, questo ha generato tensione all’interno della stessa coalizione governativa nel Regno Unito, con il partito dei liberaldemocratici che non è in linea con questa posizione. Questo credo possa giovare anche a una riflessione interna al Regno Unito che possa, eventualmente, portare anche a ripensare l’atteggiamento all’interno dell’Unione Europea. (gf)

    inizio pagina

    Convegno su "Economia e sostenibilità sociale": mercato sia ispirato da nuovo umanesimo

    ◊   “Economia e sostenibilità sociale”. E’ il tema dell’incontro promosso oggi a Roma dall’associazione Greenaccord e dalla Provincia di Roma. L’iniziativa apre il ciclo di appuntamenti, dal titolo “Verso un nuovo umanesimo”, che hanno l’obiettivo di analizzare il logoramento dell’attuale modello economico e le cause della crisi. Ma cosa si intende per nuovo umanesimo in economia? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al preside della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “La Sapienza”, prof. Giuseppe Ciccarone:

    R. – Penso che una nozione di umanesimo sia da sempre presente nel pensiero economico. In generale, possiamo definirla come un sentimento di urgenza per i problemi umani, ma in modo più specifico come un’economia e una politica economica che miri al miglioramento sociale di tutti gli esseri umani e che quindi crede in un’economia posta al servizio dell’uomo.

    D. – Ma i modelli economici hanno finora fatto prevalere altre dinamiche: il modello del mercato deregolamentato, come quello americano, ad esempio, provoca effetti devastanti sulla coesione sociale. Anche un mercato regolamentato – pensiamo a quello del lavoro in Italia – genera forti squilibri. C’è un nuovo paradigma, capace di promuovere un autentico umanesimo?

    R. – Io non credo che esista oggi la possibilità di discriminare semplicemente tra Stato e mercato. La distinzione è in termini qualitativi: cioè, quali sono i tipi di intervento pubblico che possono migliorare il funzionamento di un mercato privato. E io credo che il criterio ispiratore, che dovrebbe individuare questo tipo di intervento, siano appunto quei tipi di elementi che definiscono la nozione di umanesimo.

    D. – Applicando, ad esempio, la nozione di umanesimo al mercato del lavoro in Italia, quali misure concrete deriverebbero da questa prospettiva economica con l’uomo al centro?

    R. – Penso che la discriminazione tra privilegiati, dal punto di vista del salario e dell'aspettativa di reddito da pensione, e una parte del mercato del lavoro che non è protetta di fronte al mantenimento dell’impiego, che vede un futuro pensionistico di gran lunga peggiore della generazione che li ha preceduti, non sia accettabile. Non sono accettabili differenze di genere, differenze territoriali. Porre l’essere umano al centro del ragionamento, richiede di operare affinché queste differenze vengano eliminate. Vuol dire anche molte cose pratiche: vuol dire accettare che il contratto di lavoro debba essere uguale per tutti i soggetti che svolgono gli stessi compiti lavorativi; che ci deve essere equità per quello che riguarda la contribuzione pensionistica; significa favorire politiche di conciliazione… L’elenco potrebbe essere molto lungo, ma penso che si sia compresa l’applicazione. (gf)


    inizio pagina

    Pistoia. Domani Messa negli Stabilimenti Breda in crisi. Mons. Bianchi: Natale "amaro", serve il coraggio della speranza

    ◊   Una Messa natalizia in un luogo insolito: domani, 14 dicembre, il vescovo di Pistoia, Mansueto Bianchi, celebrerà alle ore 10 l’Eucarestia all’interno dello Stabilimento Breda, azienda leader nel settore ferroviario a rischio di vendita, o piuttosto di "svendita", come denunciano i lavoratori e le autorità cittadine. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un Natale segnato non solo a Pistoia ma in tutta Italia dalla crisi economica e dall’acceso dibattito fra le parti sociali, mentre sale la sfiducia dei cittadini verso la politica perché sappia gestire con saggezza ed equità la cosa pubblica:

    D. - Mons. Bianchi come è nata l’idea di celebrare la Messa tra i lavoratori della Breda?

    R. - E’ stato un invito che ho ricevuto dai lavoratori per portare il segno di una visibilità, di una vicinanza e anche di una solidarietà che è di tutta la Chiesa di Pistoia nei confronti della vicenda di questa fabbrica.

    D. - La diocesi, attraverso l’Ufficio per la Pastorale sociale, si è occupata direttamente per portare una parola di mediazione…

    R. - Direi che, forse, il gesto di essere invitato nei capannoni dove vengono fabbricati i treni ad alta velocità a celebrare l’Eucaristia è anche - penso - il riconoscimento del ruolo che la Chiesa ha svolto in questa lunga crisi. E’ stato prima di tutto un ruolo di presenza, di attenzione, di ascolto, un ruolo di conforto e di aiuto per quello che era e che è possibile fare. Ma è stato anche un ruolo di mediazione - per quanto era ovviamente corretto ed appropriato compiere da parte nostra - in modo che all’interno della fabbrica ci fosse un clima il più possibile di dialogo, di confronto, di ascolto, di volontà di intravedere e di intraprendere le strade oggi concretamente possibili, che non sempre sono quelle che ciascuna delle parti desidererebbe fosse. Questa presenza ha suscitato attenzione e anche un atteggiamento che ha superato diversi pregiudizi; è stata apprezzata la presenza di una Chiesa, di una comunità cristiana che si faceva - per così dire - tessuto connettivo tra le parti, favorendo lo sbocco di un’intesa, l’ascolto delle ragioni dell’altro e della conciliazione, nel senso di configurare un possibile percorso condiviso.

    D. - Eccellenza, si sente dire in giro sarà un "Natale sobrio" e forse possiamo sperare che sarà un Natale più vero: quale messaggio ci dà il Vangelo per non soccombere alle difficoltà?

    R. - Lei diceva di un Natale "austero", io temo si debba parlare di un Natale "amaro", perché ci sono veramente centinaia di famiglie che sono sgomente del proprio presente e guardano con estrema preoccupazione il proprio futuro. Lo sgomento riguarda la loro vicenda economica, la vicenda dei figli, ma riguarda anche la vicenda umana, perché inevitabilmente una crisi economica finisce per diventare una crisi sociale e una crisi umana nei rapporti relazionali. Queste vicende economiche agiscono come elemento di disgregazione delle famiglie: le mettono in una situazione di emergenza che, protratta nel tempo, lima e qualche volta addirittura sbriciola le relazioni intrafamiliari, perché le persone perdendo il lavoro, perdendo un livello economicamente - diciamo - dignitoso seppure austero, sentono di perdere dignità, la dignità dei coniugi l’uno di fronte all’altro, la dignità di genitori di fronte alle attese dei figli… E’ terribile questo riverbero della crisi economica dentro le vicende familiari e dentro le relazioni sociali. Io spero, chiedo, credo, prego perché questo Natale sia soprattutto un Natale di coraggio: il coraggio della speranza, il coraggio di non mollare, il coraggio di cercare strade di unità, di collaborazione, di sinergia per aprire spazi possibili, per intravvedere - come dire - degli slarghi ancora praticabili, soprattutto per il cammino del lavoro. Vorrei tanto che quest’anno il Vangelo del Natale, il dono del Signore generasse dentro di noi la capacità di non mollare, di non arrenderci, di non lasciarci andare e - per dirla col profeta Isaia - “di non lasciarci cadere le braccia”. (mg)

    inizio pagina

    “Un’anima per l’Europa”: un libro sulla fondamentale questione di Dio

    ◊   “Un’anima per l’Europa. Colloqui su Dio, ateismo e dintorni”: è il titolo dell’ultimo libro del giornalista e saggista cattolico, Lorenzo Fazzini, edito dalle Paoline. Il volume raccoglie una serie di colloqui con grandi personalità della politica e della cultura, da Tony Blair a Julia Kristva, da Maurice Bellet a Roger Scruton, sulla questione di Dio per l’uomo occidentale ed europeo in particolare. Alessandro Gisotti ha intervistato l’autore:

    R. – L’idea è stata quella di interpellare – in parte sulle pagine del quotidiano “Avvenire”, sul quale scrivo, in parte in altre sedi – alcuni intellettuali, credenti o agnostici, comunque aperti alla domanda religiosa, per capire lo stato della “questione-Dio”, quella che Benedetto XVI rivendica come una delle questioni essenziali per la Chiesa: rendere Dio presente nel mondo. La questione si presenta molto più di attualità, rispetto al passato. Negli anni ’60 e ’70, sembrava che la prospettiva della secolarizzazione chiudesse del tutto la domanda su Dio; oggi, nell’era postmoderna, siamo qui a rimettere il pensiero su questo che è il massimo oggetto del pensare umano.

    D. – Una delle grandi intuizioni del magistero di Benedetto XVI è il “Cortile dei Gentili”: questo esigenza, questa urgenza di dialogare anche con i non credenti in ricerca. E' una dimensione presente anche nel libro?

    R. – Sì perché, sia da parte credente che da parte non credente, si guarda al “Cortile dei Gentili” come al luogo in cui poter affinare la propria ricerca, sia di chi crede sia di chi non crede. Quindi, vi sono pensatori laici – come Julia Kristeva – che suggeriscono piste di riflessione molto forti e provocanti, come ad esempio la riscoperta di un’apertura metafisica dell’uomo. Da parte credente – penso a Fabrice Hadjadj o a Maurice Bellet – la richiesta di una maggiore purificazione della fede nell’era attuale.

    D. – Oggi, alle prese con una crisi che sembra davvero difficile da risolvere, si parla molto di economia, meno di politica, forse troppo poco di un’anima per l’Europa…

    R. – Indubbiamente. L’impressione è che, come sottoscrive il grande storico delle religioni Philip Jenkins, il Sud del mondo – che oggi ha quella sigla famosa, "Bric", cioè Brasile, Russia, India e Cina – stia riscoprendo una dimensione religiosa che l’Occidente – “sazio e disperato”, per usare una celebre definizione del cardinale Biffi – sta un po’ smarrendo. Il segreto, forse, è di coniugare insieme benessere economico e ricerca del rituale, dimensione religiosa e apertura al trascendente. Ecco, forse questa è la grande questione che sta davanti al futuro dell’Europa. (gf)

    inizio pagina

    Trent'anni fa, la legge marziale in Polonia: quell'appello a cuore aperto di Giovanni Paolo II

    ◊   A trent’anni di distanza dallo “stato di guerra” che il generale Jaruzelski impose alla Polonia il 13 dicembre 1981, migliaia di polacchi hanno manifestato per ricordare una delle pagine più drammatiche della storia recente della nazione. Nel tentativo di soffocare l’opposizione guidata da Solidarność, per un anno e mezzo il regime comunista di Varsavia isolò il Paese, procedendo ad arresti e uccisioni indiscriminate. Un periodo duro, che vide tra i suoi massimi protagonisti – nello sforzo di riportare la pace e denunciare le violenze – il giovane Giovanni Paolo II. Alessandro De Carolis rievoca quella sofferta domenica del 13 dicembre 1981 che il Papa visse dal Vaticano e che lo spinse, la notte di Natale, ad accendere un cero in segno di solidarietà con i suoi connazionali:

    Il risveglio, semmai sia riuscito a dormire, sarà stato molto difficile. Nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, i peggiori timori assumono i contorni di una realtà livida: la Polonia, la sua amatissima patria, è stata “ingabbiata” dal regime di Jaruzelski. Eppure, immaginandolo con la morte nel cuore, Giovanni Paolo II quella mattina si prepara per recarsi dove è atteso da tempo: la parrocchia romana del Sacro Cuore Immacolato di Maria. L’atmosfera di festa che la folla gli riserva certamente stride con il senso di angoscia che deve mordergli dentro. E anche l’omelia per l’occasione è stata probabilmente preparata con ben altre idee rispetto a quelle che gioco forza lo inquietano. È tempo d’Avvento e Papa Wojtyla trova davanti a sé le parole di Paolo, “Siate sempre lieti”: un appello allo spirito mentre la testa non può fare a a meno di pensare alle notizie degli arresti dei capi di Solidarność e forse immaginare già le prime esecuzioni sommarie o i volti di padri, madri, ragazzini di fronte allo sferragliare dei cingoli dei tank che s’impossessano delle città, o indovinare i pensieri dei più anziani che nell’arco di una notte hanno visto risvegliarsi i peggiori incubi dell’ultima guerra… “Non spegnete lo spirito”, dice anche Paolo. “Esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni male”. Parole divine, che invitano ad affermare il bene e a denunciare il male. Giovanni Paolo II torna e all’Angelus è alla finestra e da lì, dopo ciò che è previsto che dica, dice ciò che gli detta il cuore:

    “Sapendo che si trovano in piazza alcuni miei connazionali, alcuni gruppi, vorrei parlare loro specialmente riguardo ai preoccupanti avvenimenti delle ultime ore”.

    Qui l’italiano cede al polacco e il flusso dei sentimenti, non più imbrigliato da una lingua che gli viene da lontano, diventa subito più libero, incisivo, tonante:

    “(parole in polacco)...
    Gli avvenimenti delle ultime ore mi inducono a chiedere ancora una volta a tutti di pregare per la nostra Patria. Ricordo quello che ho detto in settembre: non può essere versato altro sangue polacco perché già troppo ne è stato versato specialmente durante la seconda guerra mondiale. Si deve fare tutto il possibile per costruire pacificamente l’avvenire della Patria”.

    Da quel giorno molte cose cambiano. Cambiano anche i palinsesti della Radio Vaticana, che alza la soglia di attenzione sulla Polonia. Dal quel 13 dicembre 1981 alla fine di settembre 1982, il Programma polacco prolunga di 15 minuti le proprie trasmissioni. Vengono diffuse dichiarazioni e prese di posizione dei singoli vescovi polacchi e dell’episcopato nel suo insieme e amplificate le reazioni del mondo ecclesiastico su quanto sta accadendo. Si riferiscono le manifestazioni contro il regime guidato dal generale Jaruzelski e quelle in favore di Solidarność. Si parla della solidarietà che ha mobilitato l'Occidente. La stessa Radio del Papa ne diventa un canale privilegiato, fornendo alle autorità italiane – dopo averli richiesti e rapidamente ricevuti dai suoi ascoltatori polacchi – circa 8 mila recapiti di famiglie che la legge marziale ha messo in ginocchio. A loro verranno recapitati i pacchi con gli aiuti alimentari e di altro genere. Poi, sarà lo stesso Giovanni Paolo II a ritornare, il 16 giugno 1983, nella Polonia dalla quale un’ideologia ha tentato di strappare un’anima. E per l’ideologia sarà l’inizio della fine.


    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Messico-Cuba: è festa nei due Paesi per l'annuncio della visita del Papa

    ◊   Vescovi e fedeli a Cuba e in Messico hanno celebrato l’annuncio ufficiale dell’imminente visita di Benedetto XVI che ieri ha confermato che si recherà nei due Paesi latinoamericani prima della Pasqua 2012 durante la Messa celebrata nella Basilica Vaticana nella memoria liturgica della Vergine Maria di Guadalupe e in occasione del Bicentenario dell’indipendenza degli Stati dell’America Latina. “Con molta allegria e speranza aspettiamo con devozione filiale il Santo Padre che ci visiterà come Pellegrino della Carità” hanno scritto i presuli della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (Cocc) in una nota firmata dal portavoce, monsignor José Félix Pérez, 14 anni dopo lo storico viaggio nell’isola di Giovanni Paolo II. “Il Papa – aggiunge la nota ripresa dall'agenzia Misna – ha indicato il suo desiderio di essere nel nostro Paese per celebrare con i cubani l’Anno giubilare Mariano per i 400 anni dal ritrovamento dell’icona della Vergine della Carità”, patrona dell’isola, che proprio in questo periodo sta percorrendo in lungo e in largo il Paese. Nelle stesse ore, migliaia di messicani che ieri hanno commemorato proprio nella Basilica di Guadalupe a Città del Messico la giornata dedicata alla patrona nazionale e dell’America Latina – si stima che in totale quello che è considerato il più grande pellegrinaggio della regione abbia riunito dall’inizio di dicembre quasi 6 milioni di fedeli – sono esplosi in grida di gioia e applausi all’annuncio della visita del Papa. “Ci rallegriamo di questa notizia” ha detto il vicario episcopale della Basilica, Enrique Glennie Graue, riassumendo gli animi dei pellegrini per il prossimo arrivo “del nostro Padre”. Nella regione in cui si concentra il 46% dei cattolici del pianeta Benedetto XVI si era già recato nel 2007 in occasione della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano e caraibico (Celam) di Aparecida, celebrata in Brasile. (R.P.)

    inizio pagina

    Congo. Il cardinale Monsengwo: "Non conformi a verità” i risultati del voto

    ◊   I risultati delle elezioni presidenziali del 28 novembre nella Repubblica Democratica del Congo “non sono conformi alla verità e alla giustizia”. Così il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, dopo l'analisi dei risultati resi pubblici il 9 dicembre. Quella del porporato non è una considerazione isolata: anche gli osservatori internazionali, tra cui il Centro Carter, hanno rilevato una mancanza di credibilità. Alla luce di questo, il cardinale Monsengwo ha invitato i contestatari della vittoria del presidente uscente Joseph Kabila a “ricorrere alle vie legali e a non cadere nella violenza”. Il religioso ha esposto le sue perplessità sul voto durante una conferenza stampa, rilevando alcune contraddizioni nel conteggio dei voti del candidato Etienne Tshisekedi. La Chiesa, ha aggiunto l’arcivescovo di Kinshasa, “è moralmente tenuta ad offrire il suo aiuto alla giustizia per stabilire la verità delle urne dove erano presenti i suoi osservatori. Che la Corte Suprema – ha invocato - si senta quindi in tutta coscienza interpellata dall’intero popolo congolese”. Al momento la tensione nel Paese rimane alta. La Caritas riferisce all’agenzia Misna di almeno 2 morti nel Kasai Occidentale, nella diocesi di Kananga, città d'origine di Tshisekedi; violenze in altre provincie e centinaia di sfollati nel Nord-Kivu. Gli scontri tra gruppi comunitari sono spesso strumentalizzati a fini politici. L'incertezza nella Repubblica Democratica del Congo dovrebbe protrarsi almeno fino al 17 dicembre, quando saranno annunciati i risultati definitivi, dopo l'esame dei ricorsi. Le opposizioni sembrano cercare una soluzione politica ma c'è il timore di nuove violenze. (G.C.)

    inizio pagina

    Burundi. Messaggio al Paese dei vescovi: "Scegliete la pace"

    ◊   “Preservare la pace a tutti i costi, rifiutare con forza la guerra”. Così la Conferenza episcopale burundese in un messaggio diffuso al Paese. Nella nota emerge la preoccupazione della Chiesa locale per lo stallo politico in atto da oltre un anno e mezzo. Si corre il rischio, riferisce l’agenzia Misna, che tale situazione possa sfociare in un nuovo conflitto civile dopo quello finito nel 2003. I presuli chiedono l’organizzazione di un “autentico dialogo” tra governo e opposizione nel rispetto della Costituzione e degli accordi di pace. Oltre a ricompensare i cittadini che li hanno eletti - suggeriscono i vescovi - con una preoccupazione costante per il bene comune, “il governo deve riconoscere l’esistenza e la necessità di un’opposizione nel Paese, affinché siano possibili il processo di pace e la democrazia. Mentre l’opposizione – continuano i presuli - dovrebbe formulare critiche positive tese verso la pace”. Ricordando che la crisi è iniziata con le elezioni comunali del 2010, respinte dall’opposizione, i vescovi hanno rilevato che da allora è in atto una guerra per il potere motivata da interessi egoistici. Nel messaggio, la Conferenza episcopale chiede pure la cessazione immediata delle uccisioni e delle sparizioni forzate, un maggiore rispetto per la dignità della persona e della legge quando si verificano indagini ed arresti, una magistratura indipendente e il completamento del processo di disarmo tra la popolazione. (G.C.)

    inizio pagina

    Pakistan: a Faisalabad cristiani e musulmani, uniti, invocano “diritti umani per tutti”

    ◊   Due organizzazioni cristiane di Faisalabad (nel Punjab) hanno promosso una marcia pacifica intitolata “Diritti umani per tutti”, cui hanno partecipato anche decine di musulmani ed esponenti della società civile. L’evento - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è tenuto lo scorso 10 dicembre, in concomitanza con la Giornata universale per i diritti umani, durante la quale si sono ricordati i 63 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, uno dei più importanti obiettivi proposti dalle Nazioni Unite nella loro storia. Come nel resto del mondo, anche in Pakistan per tutta la giornata e in diverse aree del Paese si sono svolti seminari, conferenze, camminate, manifestazioni, gruppi di discussione, mostre, esibizioni, tavole rotonde per promuovere lo “spirito dei diritti umani”, il suo valore universale, veicolando al contempo il messaggio di “uguaglianza” fra tutti i cittadini e “unità nella diversità”. La marcia di Faisalabad è stata promossa dalla fondazione Pace e sviluppo umano (Phd), diretta dall’attivista cristiano Suneel Malik, e dall’Associazione femminile per la consapevolezza e la motivazione (Awam), guidata da Nazia Sardar, attivista cristiana per i diritti delle donne. La manifestazione ha preso il via al Circolo della stampa e si è conclusa, dopo aver sfilato in modo pacifico per le vie della città, alla Torre dell’orologio. In cima al corteo “Diritti umani per tutti” vi era la parlamentare Khalida Mansoor, che ha camminato assieme a 150 fra insegnanti, studenti, attivisti ed esponenti della società civile cristiani e musulmani. Molte le sigle che hanno aderito all’iniziativa, fra cui la sezione locale della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), la Fondazione Harmony, il Movimento per il lavoro Qaumi, la sigla sindacale Freedom Bhatta e il Partito pakistano dei lavoratori. Ispirandosi alla Dichiarazione universale per i diritti umani, i manifestanti “armati” di soli cartelli e slogan hanno invocato pace, giustizia, dignità, libertà e uguaglianza per tutti, senza differenze interconfessionali, condannando senza mezzi termini corruzione, violenze e divisioni di sesso o religione in seno alla società pakistana. Rivolgendosi ai partecipanti, la parlamentare Khalida Mansoor ha ricordato che la terra ospita “tutti gli esseri viventi” e per questo bisogna garantire pari importanza a ciascun individuo. “Il Pakistan ha sottoscritto i più importanti trattati Onu sui diritti umani – ricorda – ma le persone spesso ignorano i loro diritti. Per questo va promosso un movimento nazionale, per accrescere la consapevolezza”. Suneel Malik spiega che “crescono le violazioni ai diritti umani in Pakistan”, soprattutto a carico di donne, minoranze religiose, bambini e persone affette da disabilità. L’attivista Shazia George aggiunge che “la discriminazione” è la radice di tutti i conflitti e chiede che vengano banditi dalle scuole “i libri o altro materiale che fomentano l’odio”. Infine Nazia Sardar, femminista cristiana, che auspica maggiore protezione alle donne in famiglia e nei luoghi di lavoro, unito al riconoscimento dell’attività di “collaboratrice domestica” o contadina fra le mansioni che godono di tutela legale. (R.P.)

    inizio pagina

    India: appello per fermare le violenze contro i cristiani durante il Natale

    ◊   Il Global Council of Indian Christians (Gcic) chiede alle autorità indiane di “garantire la sicurezza alla vulnerabile minoranza cristiana” e “assicurarsi che le forze nazionaliste non propaghino il loro regno di terrore durante il periodo di Natale”. L’appello lanciato da Sajan K George, presidente del Gcic, arriva dopo tre nuovi attacchi anticristiani avvenuti negli Stati del Karnataka, dell’Andhra Pradesh e del Madhya Pradesh, per mano di forze nazionaliste indù. L'altro ieri notte - riferisce l'agenzia AsiaNews - nel distretto di Mangalore (Karnataka) un gruppo di ignoti ha lanciato pietre contro la grotta di sant'Antonio da Padova, rompendo la teca di vetro e danneggiando la statua del santo. La grotta si trova di fronte alla St. Vincent Ferrer Church e con questo incidente salgono a 42 i casi di violenze anticristiane solo in Karnataka. Il giorno prima, l’11 dicembre, uomini dal volto coperto hanno interrotto il servizio di preghiera della New Fellowship Gospel Church (Andhra Pradesh) e hanno iniziato a prendere a sassate il pastore Bangaraiah. Vedendo che l’uomo perdeva molto sangue da una ferita alla testa, i fedeli sono riusciti a dare l’allarme, mentre gli aggressori fuggivano via indisturbati. Il rev. Bangaraiah è stato trasportato all’ospedale di Stato dove ha ricevuto 14 punti al volto e alla testa. L’aggressione si è consumata nell’indifferenza delle autorità, nonostante a pochi passi dalla Chiesa ci sia la stazione di polizia di Nalgonda. Lo scorso 9 dicembre, nel villaggio Jhabua’s Jhaida dell’Andhra Pradesh, il pastore Ramesh Vasunia dell’indipendente Faith Calvary Church aveva organizzato una giornata di preghiera e digiuno per donne. Nel corso del servizio, numerosi attivisti del Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del Vhp (Vishwa Hindu Parishad) hanno circondato la casa e iniziato a lanciare pietre contro i presenti. Poi, hanno dato fuoco a tre Bibbie, strappato tutti i testi religiosi cristiani, fatto a pezzi un’immagine di Gesù e distrutto una croce di legno. Alcuni di loro hanno aggredito fisicamente una donna anziana e le hanno rubato gli oggetti d’oro che aveva con sé. Quella stessa sera, il pastore è stato nuovamente picchiato e accusato di praticare conversioni forzate. “Queste aggressioni – afferma Sajan K George – sono segno evidente dell’impunità di cui godono gli estremisti indù. Queste forze aggrediscono e insultano i cristiani con regolarità, i quali sono gli unici a essere imprigionati senza aver commesso alcun reato. La minoranza cristiana vive in un clima di oppressione”. Il presidente del Gcic conclude: “Mancano appena due settimane alla nascita di Gesù. Chiediamo alle autorità di aumentare le misure di sicurezza, perché i cristiani possano celebrare il Natale in pace. Siamo forse cittadini di seconda classe per essere trattati in questo modo? O stiamo facendo qualcosa di incostituzionale nel professare la nostra fede?”. (R.P.)

    inizio pagina

    Myanmar: stop alla guerra civile. Per i vescovi si avvicina il momento della pace

    ◊   Il Presidente del Myanmar, Thein Sein, ha ordinato all’esercito di cessare gli attacchi contro i ribelli di etnia kachin, come comunicato dall’ufficio presidenziale. Secondo gli osservatori, la mossa sembra una svolta per porre fine al conflitto civile che imperversa nel nord del Myanmar, segnato da violenze e abusi sui civili, e che ha fatto 50 mila sfollati kachin, in maggioranza cristiani. Thein Sein avrebbe agito in conseguenza delle pressioni internazionali, in particolare degli Stati Uniti, che hanno posto tale “precondizione” per ammorbidire le sanzioni economiche verso il Mynamar. Mons. Raymond Saw Po Ray, vescovo di Mawlamyine e presidente della Commissione “Giustizia e pace” della Conferenza episcopale del Myanmar, commenta all’agenzia Fides: “Tutto il Paese parla di pace, ne parla la gente, ne parlano le minoranze. Speriamo fortemente che oggi sia una priorità per il Paese, anche se vi sono diversi ostacoli da rimuovere. Un cessate-il-fuoco nel conflitto con i kachin è un bel segno di speranza per tutti. Il passo successivo è avviare un processo di riconciliazione nazionale, verso cui vanno tutti i nostri sforzi. Certo, il conflitto civile dura da decenni e le minoranze etniche hanno sofferto molto a causa della guerra. Proprio per questo, nella nuova era di riforme che vive il Paese, oggi c’è una occasione storica, un kairòs: vogliamo fortemente la pace e speriamo con tutto il cuore che si avvii un tempo di riconciliazione”. In passato le trattative fra il governo e i gruppi etnici minoritari si erano arenate per mancanza di fiducia tra le parti. (R.P.)

    inizio pagina

    Roma: il rabbino Sacks invita ebrei e cristiani a una nuova etica economica

    ◊   “Se i leader politici d'Europa si riuniscono per cercare di salvare l'euro, e con esso l’intero progetto di Unione europea, credo sia giunto il momento per i leader religiosi di fare altrettanto”. A proporre una nuova forma di “partenariato” tra cattolici ed ebrei per un’etica economica fondata sulle radici ebraico-cristiane, è stato ieri sera il rabbino capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth lord Jonathan Sacks, che al termine di una lunga giornata di colloqui prima privato con il Papa e poi con membri della Santa Sede, ha tenuto presso l’Università Gregoriana una conferenza dal titolo “L’Europa ha perso la sua anima?”. “Il futuro politico, economico, culturale dell'Europa – ha detto il rabbino -, ha una dimensione spirituale. Se perdiamo questa dimensione, perderemo molto altro ancora. Per parafrasare un celebre testo cristiano: Quale vantaggio avrà l'Europa se guadagnerà il mondo intero ma perde la sua anima?”. Nella relazione - riferisce l'agenzia Sir - il rabbino ha parlato dei rapporti di dialogo che si sono instaurati tra ebrei e cattolici con il Concilio Vaticano II ed ha formulato la speranza circa “l'inizio di un nuovo capitolo nelle nostre relazioni. Per mezzo secolo, gli ebrei e i cristiani si sono concentrati sulla via del dialogo che io chiamo faccia a faccia. È giunto il momento di passare a una nuova fase, la fase della partnership che io chiamo side-by-side, gli uni a fianco degli altri”. Ed ha aggiunto: “Il compito che ci attende non è tra ebrei e cattolici ma tra ebrei e cristiani da un lato, e le forze sempre più secolarizzanti e aggressive in Europa dall'altra, che lavorano per ridicolizzare la nostra fede. Se l'Europa perde l’eredità giudeo-cristiana che ha dato tanto alla sua identità storica ai più grandi successi nella letteratura, arte, musica, educazione, politica, perderà la sua identità e la sua grandezza. E non subito, ma prima di questo secolo, raggiungerà la sua fine. Quando una civiltà perde la sua fede, perde il suo futuro. Quando scopre la sua fede, scopre il suo futuro”. Nella sua articolata relazione, il rabbino ha parlato della crisi economica attuale che sta attraversando l’Europa, andando a ricercare la sue radici nell’ateismo scientifico “sordo alla musica della fede”, nel” materialismo riduttivo e cieco al potere dello spirito dell’uomo”, alle “forme di finanza così complesse da superare la comprensione stesse degli organismi incaricati della loro regolamentazione”. In uno scenario simile quale può essere il contributo degli uomini di fede? “C'è una frase significativa – ha detto Sacks - che usa spesso Benedetto XVI: minoranza creativa. Se c'è una cosa che gli ebrei sanno è quella di essere una minoranza creativa. Quindi la mia proposta è che gli ebrei e i cattolici dovrebbero cercare di essere minoranze creative insieme”. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: si aggrava l'emergenza alluvioni. Straripato il Rio Magdalena

    ◊   Non c’è tregua per la Colombia, colpita da settembre da devastanti alluvioni che costringono le autorità a mantenere l’allerta rossa in gran parte del Paese dopo lo straripamento del Río Magdalena, il fiume principale e un incidente a un oleodotto che ha provocato un versamento di petrolio in una conca idrica, mentre persistono ‘black-out’ nell’erogazione di acqua potabile in diverse città. Nel bacino del Río Magdalena, la situazione più a rischio è quella di Puerto Salgar, località del dipartimento centrale di Cundinamarca, a cui appartiene anche la capitale Bogotá, dove la settimana scorsa è stato dichiarato lo stato d’emergenza. La situazione è grave - riporta l'agenzia Misna - anche nel bacino del Río Cauca, secondo fiume colombiano, mentre comincia ad abbassarsi il livello delle acque del fiume Bogotá, che nei giorni scorsi ha allagato vaste aree della savana centrale colombiana e interi quartieri della capitale colpendo a vario titolo fino a 50.000 abitanti. E’ allerta rossa anche a Cúcuta, capitale del dipartimento di Norte de Santander (nord-est), dove il Río Pamplonita, che alimenta il principale acquedotto locale, è stato contaminato da una fuga di greggio dovuta a una falla prodottasi in un oleodotto a causa di uno smottamento provocato dalle intense precipitazioni. Razionamenti di acqua si registrano inoltre a Manizales e Riohacha, rispettivamente capitali dei distretti di Caldas, nell’ovest, e La Guajira, nel nord. Il servizio meteorologico prevede che le piogge, portate dal fenomeno atmosferico della ‘Niña’ – caratterizzato da un anomalo raffreddamento della temperatura dell’Oceano Pacifico tropicale – si estenderanno fino al primo semestre del 2012. La stagione del piogge ha provocato negli ultimi tre mesi oltre 870 smottamenti in 429 comuni di 27 dei 32 dipartimenti colombiani: il bilancio delle vittime è finora di 140 morti e oltre mezzo milione di disastrati al livello nazionale. Già tra l’aprile del 2010 e l’aprile scorso il Paese ha registrato la più lunga stagione delle piogge da decenni con oltre 440 vittime e tre milioni e mezzo di alluvionati. (R.P.)

    inizio pagina

    Guatemala: molti bambini si sentono insicuri e hanno paura di subire violenze

    ◊   Sono tanti i bambini guatemaltechi a sentirsi insicuri e ad aver paura di subire violenze mentre vanno a scuola. Secondo una recente indagine riportata dall'agenzia Fides, 8 su 10 temono furti, incidenti sull’autobus, situazioni pericolose. Lo studio, condotto dalla società privata Vox Latina, ha esaminato 817 alunni, 817 docenti e 253 genitori. Il 35,8% ha dichiarato che la paura è causata dalle temute bande giovanili e il 21,1% dai furti. Il 64,5% delle principali aggressioni subite dagli studenti sono verbali, quelle fisiche il 25,2%. Inoltre il 77% degli insegnanti non sa come reagire né come comportarsi di fronte ad episodi simili, dal momento che non esiste una legge al riguardo. Risulta che il 28,4% dei docenti è stato vittima o è a conoscenza di qualcuno che ha subito molestie dalle bande, mentre l’11,6% segnala casi di spaccio di droghe e il 28,4% l’uso di alcool nei dintorni degli ambienti scolastici. Le molestie sessuali sono le violenze meno riportate dagli alunni, dichiara di esserne stato vittima il 19,3%. La mancanza di fiducia nelle Forze dell’ordine del Guatemala è molto alta, il 77% degli scolari non si sente tutelato dalla Polizia nazionale civile (Pnc), nonostante esista un programma denominato “scuole sicure”. E, quando si tratta di cercare aiuto, il 37,7% ha manifestato di non aver fiducia negli ospedali né nei Centri di salute, a differenza del 15,3%. Nonostante il Guatemala sia un Paese abbastanza insicuro e notoriamente violento, le scuole continuano ad essere uno spazio sicuro per gli studenti. L’81,2% degli alunni riferisce che i fattori esterni (fuori dalle aule) sono quelli più pericolosi. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: pressioni politiche e falsi testimoni per insabbiare il caso della giovane cattolica uccisa

    ◊   Pressioni politiche e falsi testimoni intendono insabbiare il caso della “Maria Goretti del Pakistan”, come la definisce la comunità cristiana locale: si tratta di Mariah Manisha, ragazza cattolica uccisa il 27 novembre scorso nel villaggio di Samundari (diocesi di Faisalabad) dal 28enne musulmano Mohammad Arif Gujjar, perchè si era opposta a uno stupro, a un matrimonio forzato e alla conversione all’islam. Padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad, dichiara all’agenzia Fides: “Alte personalità politiche si stanno muovendo per far rilasciare l’omicida di Mariah. Temiamo che le indagini possano finire con un nulla di fatto. Per questo, come Chiesa locale, stiamo seguendo il caso e lo abbiamo portato all’attenzione della Commissione ‘Giustizia e Pace’ della Conferenza episcopale”. “Chiederemo ufficialmente che le indagini sul caso vengano affidate a un team di inquirenti federale, per evitare problemi di corruzione e contaminazioni locali” spiega il vicario della diocesi, anticipando a Fides i contenuti di un comunicato ufficiale che il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts, diffonderà nei prossimi giorni. Secondo informazioni fornite dalla Commissione “Giustizia e Pace” di Faisalabad, “le indagini sul caso continuano, ma nel villaggio di Samundari, dove ci sono pochissimi cristiani, alcuni testimoni musulmani sono pronti a dichiarare che la ragazza si è suicidata, per scagionare il vero colpevole”. La Commissione Giustizia e Pace ha svolto sue indagini e ha scoperto che Arif Gujjar, invaghitosi di Mariah, da tempo la perseguitava e la minacciava, visto il rifiuto alle sue avances. La Chiesa locale, dice padre Asi, “attende la conclusione ufficiale di questa vicenda per poi valutare il caso da un punto di vista strettamente spirituale e per esaminare la possibilità di segnalarlo come caso di martirio”. Negli ultimi anni la comunità cattolica in Pakistan, conclude, “ha diversi casi come questo, in cui i credenti, gente povera e umile, hanno preferito morire piuttosto che abbandonare la propria fede sotto minaccia”. (R.P.)

    inizio pagina

    Turchia: commissione medica conferma che l'assassino di mons. Padovese è sano di mente

    ◊   E’ sano di mente Murat Altun, l’assassino di mons. Luigi Padovese. In tal senso si è espressa la commissione alla quale, su istanza dalla difesa di Altun, era stato chiesto un parere definitivo sulla condizione mentale dell’uomo. Secondo uno schema applicato anche nel caso di padre Andrea Santoro (ucciso nel 2006 a Trabzon), dopo l’uccisione, alcuni dottori avevano fornito un certificato di insanità mentale per Altun che rischiava di non essere nemmeno processato. Di fronte alle affermazioni dei medici - riferisce l'agenzia AsiaNews - il procuratore aveva chiesto un nuovo esame mentale. La risposta di questo secondo esame compiuto da una commissione di medici di Istanbul, a cui era giunta tutta la documentazione su Altun, aveva stabilito che era sano di mente e perciò poteva essere processato. A protestare, questa volta, era stata la difesa di Altun, che aveva chiesto un ulteriore esame. Che ieri ha confermato la piena capacità dell’ex autista del vescovo. La nuova situazione lascia sperare che ora il processo possa proseguire regolarmente. La prossima udienza è in programma il 22 febbraio. Nelle prime due – tenutesi il 5 ottobre e il 30 novembre – l’imputato alla domanda se avesse qualcosa da dichiarare aveva risposto di sentirsi male e il suo avvocato aveva chiesto la sospensione della seduta. Quella di novembre, così, è durata quattro minuti. Altun, 26 anni, è stato arrestato il 3 giugno 2010, a poche ore dall’assassinio di mons. Padovese, del quale da quattro anni era l’autista. (R.P.)

    inizio pagina

    Nord Irlanda: i leader delle Chiese a Londra per dire "no" alla riforma del welfare

    ◊   I leader delle quattro maggiori Chiese del Nord dell’Irlanda si sono recati a Londra per esprimere la loro 'profonda preoccupazione' per l'impatto delle riforme del welfare sui più poveri in Irlanda del Nord. I leader delle Chiese (cattolica, anglicana, presbiteriana metodista) hanno avuto un incontro privato con il Ministro per la Riforma del Welfare, Lord David Freud. Poi al Palazzo di Westminster hanno incontrato gli altri membri del Parlamento e della Camera dei Lord coinvolti nel dibattito della legge di riforma che passa attraverso la sua finale tappe della Houses of Parliament. L’arcivescovo di Armagh Alan Harper, della Chiesa d'Irlanda, ha detto: "che tutti e quattro i leader delle principali Chiese in Irlanda hanno messo da parte i loro impegni prima di Natale per andare a Londra e incontrare Lord Freud e i suoi colleghi, è un segno di quanto siamo preoccupati. Le analisi hanno dimostrato che l'Irlanda del Nord soffrirà più di ogni altra regione del Regno Unito a causa delle riforme sul Welfare sociale in discussione a Westminster. Come leader cristiani sentiamo di avere la responsabilità di parlare per i più poveri nella nostra società e soprattutto per i bambini e le loro famiglie che saranno spinti ancor più nella povertà da alcune di queste riforme". La riforma in arrivo - riferisce l'agenzia Sir - è stata già presentata come lo scossone più radicale al sistema britannico di sicurezza sociale. Il disegno di legge introduce misure che vanno dalle limitazioni al diritto del “Housing Benefit” alle modifiche che saranno fatte per il mantenimento dei figli e gli assegni familiari. "L’Irlanda del Nord – osserva il rev. Ivan Patterson, Moderatore della Chiesa presbiteriana in Irlanda - è già in ritardo rispetto ad altre parti del Regno Unito in termini di crescita economica. Abbiamo tra i più alti livelli di disoccupazione e povertà nel Regno Unito e queste riforme ci faranno regredire ancora di più”. La domanda che i leader cristiani fanno al ministro Freud è sugli “sforzi che si stanno compiendo per proteggere i più poveri". Il presidente della Chiesa Metodista d'Irlanda, il reverendo Ian Henderson, esprime la sua preoccupazione soprattutto per i bambini e le famiglie. Sono 40.000 i bambini in Irlanda del Nord che vivono in condizioni gravi di povertà infantile e “molti di questi bambini potrebbero essere ulteriormente svantaggiati da queste riforme. Questo è semplicemente inaccettabile”. Il cardinale Seán Brady, primate della Chiesa cattolica in Irlanda, ha dichiarato: "Oggi ci siamo uniti come leader delle Chiese cristiane per chiedere un futuro condiviso che sia anche un futuro migliore, non uno che spinge ancora più indietro l'Irlanda del Nord come la regione più povera del Regno Unito! Siamo in una fase critica per l’Irlanda del Nord. Abbiamo bisogno di investimenti e non di misure che lasciano decine di migliaia di nostri giovani senza speranza in un futuro migliore”. (R.P.)

    inizio pagina

    Ucraina: inaugurata dall’arcivescovo Petro Malchuk la prima tv cattolica

    ◊   L’arcivescovo Petro Malchuk, ordinario della diocesi di Kyiv-Zhytomyr della Chiesa cattolica romana dell’Ucraina, ha inaugurato l’8 dicembre il primo canale televisivo cattolico nella capitale Kyiv. Si chiama – riferisce l’agenzia Sir - “Televisione del mondo eterno – Ewtn”. “Per la prima volta nella storia dell’Ucraina, abbiamo introdotto una Tv cattolica, spiega padre Pavlo Vyshkovskyi, direttore del Centro media cattolici (Cmc). Siamo attualmente in grado di trasmettere soltanto a Kyiv ma preghiamo Dio che sia possibile vedere Ewtn Tv anche in altre città dell’Ucraina. Abbiamo bisogno di preghiere e del supporto di molte persone”. Il canale televisivo trasmetterà prevalentemente in lingua inglese ma i promotori del progetto si adopereranno per far sì che gli utenti possano vedere programmi sottotitolati, specialmente la mattina e la sera. Secondo il rapporto del Cmc, “l’aumento del numero di programmi in lingua ucraina dipenderà dal numero di volontari che parlano l’inglese e che ci aiuteranno con le traduzioni”. (R.G.)

    inizio pagina

    Slovacchia. I vescovi: l'Avvento come tempo di responsabilità e di aiuto concreto

    ◊   Sembra che l’etica basata sull’abnegazione si sia estinta”. Con queste parole i vescovi della Slovacchia si rivolgono ai fedeli nella loro lettera pastorale per l’Avvento. Mons. Viliam Judak e mons. Marian Chovanec, della diocesi di Nitra, ricordano che vent’anni fa ci trovavamo di fronte alla dittatura dell’ideologia comunista, quando l’anima umana ufficialmente non esisteva e Dio era stato “cancellato”: “Il flusso violento dell’ideologia di Stato è andato sostituito dal flusso non violento di uno stile di vita consumistico. L’uomo non è più disposto a rinunciare ai propri benefici per il più alto ideale del bene comune”. I vescovi puntano il dito contro le pratiche di alcuni datori di lavoro irresponsabili, per cui un essere umano significa meno di una merce e va trattato senza rispetto per la dignità umana. “Un comportamento così insensibile attacca la famiglia, i figli e i giovani e disintegra i valori morali della società”, affermano i rappresentanti della Chiesa slovacca, aggiungendo che questa situazione si riflette nella recente crisi del sistema sanitario da cui “è stato escluso un principio sociale”. I vescovi - riferisce l'agenzia Sir - mettono in evidenza il particolarismo e il caos del sistema educativo, ricordando a coloro che svolgono ruoli chiave nella vita politica, economica e sociale che “avere potere significa responsabilità non soltanto nei confronti della legge ma anche nei confronti del Creatore”. La lettera pastorale è indirizzata a tutti i fedeli con l’invito ad accettare il rinnovamento, a rivolgersi a Dio, alla gente e ai loro bisogni concreti, a rivalutare le aspettative per il futuro e a “misurare le cose e le azioni sulla base della verità cristiana”. (R.P.)

    inizio pagina

    Portogallo: messaggio per il Natale del vescovo di Leiria-Fátima

    ◊   «Soprattutto nella luce del Natale e in particolare in un contesto storico segnato da una generalizzata crisi, occorre un mutamento di rotta: riscoprire uno stile di vita più sobrio improntato alla solidarietà e all’accoglienza dei più deboli». Lo sottolinea mons. António Augusto dos Santos Marto, vescovo di Leiria-Fátima, in un messaggio inviato ai fedeli per un «Natale di speranza, di sobrietà e di solidarietà». Non si tratta - spiega il presule ripreso da L'Osservatore Romano - di ricercare soltanto soluzioni di natura tecnica, rimedi mirati per superare l’attuale crisi economico-finanziaria: «Occorrono profondi cambiamenti “culturali” che responsabilizzino la vita delle singole persone, della famiglia, della società intera». Insomma una «conversione a una nuova mentalità» fondata sui principi immutabili, etici e razionali che, è auspicabile, dovrebbero regolare la convivenza nel consorzio umano, a partire dal rispetto dell’inviolabile dignità della persona. Il traguardo, difficile da raggiungere e mai definitivo, è la costruzione di una società «fondata sulla speranza di un umanesimo aperto alla trascendenza, che si ponga l’obiettivo di una vita felice per tutti». Come gran parte dell’Europa — scrive il vescovo — il Portogallo «è colpito da una crisi profonda che potrebbe degenerare in conseguenze ben più acute». Il Natale è un’occasione privilegiata, personale e comunitaria per la «condivisione evangelica dei beni e dei talenti, in particolare con gli esclusi e gli ultimi della società, con le molte famiglie fragili e più in difficoltà». In tal senso monsignor dos Santos Marto incoraggia a partecipare alle «concrete» iniziative diocesane di solidarietà avviate per il Natale. Tra queste un progetto «per i poveri e i deboli» che coinvolge il santuario mariano di Fátima: saranno destinate alla Caritas Portogallo le offerte dei visitatori e dei pellegrini. Come è accaduto negli ultimi anni, il santuario rinnova l’invito a «dare prova di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi». Il presule ricorda i dati della Caritas portoghese sulla situazione socio-economica del Paese che evidenziano il «crescente aumento del rischio di povertà tra le famiglie portoghesi». In particolare, nei primi dieci mesi del 2011, le Caritas diocesane hanno offerto aiuto a circa ventottomila nuclei familiari, «un incremento numerico significativo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente». In questo contesto, il vescovo di Leiria-Fátima chiede che «nessuno rimanga indifferente alla sofferenza degli altri», perché «i gesti di solidarietà sono segni di speranza in mezzo alla crisi, sono esempi che spingono a rendere il mondo più umano, più bello, più cristiano». In più occasioni l’episcopato portoghese ha denunciato che nel Paese sono in aumento le disuguaglianze e che l’equità nella distribuzione delle prestazioni sociali sembra progressivamente affievolirsi. Ripetuti sono stati gli appelli a ricercare nuove forme di economia improntate alla solidarietà per sfuggire ai meccanismi troppo spesso spietati dei mercati che «sembrano smarrire sempre più la dimensione etica». (R.P.)

    inizio pagina

    Hong Kong: mons. Tong incoraggia le Missionarie della Carità

    ◊   “Servire i poveri a Natale è un gesto che riflette lo spirito di carità, di dedizione e di solidarietà di Gesù”. Con queste parole mons. John Tong Hon, vescovo della diocesi di Hong Kong, ha incoraggiato le Missionarie della Carità di Madre Teresa, durante la festa in occasione del Natale nella Casa della Carità. Nella sua omelia il vescovo ha lodato “il grande spirito di servizio incondizionato ai poveri” delle Missionarie della Carità, auspicando “un’ulteriore dedizione sulle orme della loro fondatrice”. Ogni anno, riferisce l'agenzia Fides, le missionarie organizzano tre feste natalizie per gli anziani, i nuovi immigrati, gli svantaggiati e gli emarginati dalla società. Quest’anno le “feste” si sono svolte il 3, 5 e 6 dicembre, anche con l’aiuto dei non cristiani. Il principale sostenitore della festa del 5 dicembre è stato un non credente, che ha detto: “sono stato motivato dalle generosità delle suore. Quando ho saputo che non avevano avuto il finanziamento del governo né della diocesi, mi sono fatto avanti”. Le Missionarie della Carità, fondate dalla Beata Madre Teresa di Calcutta in India nel 1950, sono arrivate ad Hong Kong nel 1983. Si occupano di malati, infermi, barboni, emarginati ed ultimamente anche dell'educazione e formazione dei bambini. (G.C.)

    inizio pagina

    Genova: 15 mila fedeli in una settimana per pregare davanti alla reliquia di Giovanni Paolo II

    ◊   Oltre 2 mila fedeli al giorno per la reliquia di Giovanni Paolo II a Genova. In una settimana – riferisce l’agenzia Sir - hanno sfilato davanti all’ampolla con il sangue del beato oltre 15 mila persone. “Gente che è venuta con tanta fede e devozione e molti, forse, anche per chiedere la forza di riuscire ad andare avanti in questi momenti difficili”, ha commentato la madre generale delle suore Immacolatine, suor Rosangela Sala. Domenica pomeriggio la reliquia è stata spostata dalla chiesa di Santa Maria del Prato nella parrocchia di San Francesco d’Albaro dove è stata celebrata la Messa solenne, presieduta da mons. Slawomir Oder, il sacerdote polacco postulatore della causa di beatificazione ed ora di canonizzazione di Papa Wojtyla. Mons. Oder ha raccontato alcuni episodi della vita di Giovanni Paolo II rivelando che “le grazie ricevute in suo nome e per la sua intercessione sono già tante”. L’afflusso è stato talmente alto che il libro per le firme di presenze non è bastato a raccogliere tutte le richieste, invocazioni o semplici saluti dei fedeli, genovesi e non, che hanno voluto ritrovarsi ancora una volta vicino a Giovanni Paolo II per una preghiera d’intercessione o di ringraziamento. (R.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Sull’invasione dell’Iraq giudicherà la storia: così Obama incontrando il premier iracheno al Maliki

    ◊   Relazioni tra Stati Uniti e Iraq al centro dell’incontro ieri alla Casa Bianca tra il presidente Barack Obama e il premier iracheno Nouri al Maliki. Con il ritiro degli ultimi seimila soldati, termina dunque l’impegno militare degli Usa e Baghdad recupera pienamente la propria sovranità territoriale. Una sovranità che non è comunque al riparo dalle minacce provenienti dall’esterno, per fronteggiare le quali Washington fornirà 18 caccia militari F-16. Ad Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali presso l’Università statale di Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto quale tipo di rapporti si potranno costruire tra i due paesi ora che il conflitto è terminato.

    R. – L’avventura è già da considerare fallimentare, da molti punti di vista. Ma quello che si vedrà nei prossimi anni sarà l’impatto definitivo di questa impresa sulla stabilità non soltanto dell’Iraq ma, attraverso l’Iraq, anche dell’intera regione. E, da questo punto di vista, gli Stati Uniti ne sono perfettamente consapevoli: la fase politicamente più fragile e delicata dell’impresa comincia proprio adesso.

    D. – Professore, un conflitto nato fondamentalmente sulla menzogna di un’amministrazione statunitense che indicava armi di distruzione di massa in Iraq. Barack Obama ha liquidato la faccenda, dicendo: “Sarà la storia a giudicare”...

    R. – Dal punto di vista delle motivazioni, la storia ha già giudicato. Tutta l’impresa è stata fondata su una serie di menzogne, alcune delle quali anche decisamente ridicole. Questo è un capitolo già chiuso, così come è anche tristemente chiuso il capitolo della sanzione della violazione: gli Stati Uniti non sono stati minimamente sanzionati, come è ovvio, per una violazione che è costata la vita a 100 mila esseri umani. Ma anche questa non è una novità, naturalmente, perché la giustizia penale internazionale riguarda i deboli ma non ha mai riguardato i forti. Quello che deciderà la storia sarà l’impatto politico: il disastro giuridico è già avvenuto, e su questo la storia ha già detto tutto quello che doveva dire.

    D. – È più un’alleanza politico-strategica o un’alleanza militare, quella tra Stati Uniti e Iraq?

    R. – Direi sicuramente la prima cosa: l’obiettivo degli Stati Uniti è naturalmente, da un lato, quello di conservare buone relazioni con il nuovo, o per meglio dire, i nuovi governi iracheni, visto che è presumibile che dal punto di vista della transizione politica, l’Iraq debba affrontare anche nuove tappe nei prossimi mesi, nei prossimi anni. Il problema vero è proprio quello della stabilità del quadro istituzionale iracheno: prima ancora della stabilità dei rapporti fra Stati Uniti e Iraq, viene il capitolo della stabilità dell’Iraq; è questo, in realtà, l’elemento più fragile delle relazioni.

    D. – L’Iraq dovrebbe diventare un po’ un nuovo Stato-cuscinetto nelle intenzioni americane tra Iran e Occidente. Riuscirà in questa funzione, secondo lei?

    R. – Quello che è certo è che l’Iran ha una forte influenza, naturalmente, sull’Iraq e probabilmente ha sufficiente influenza da poter determinare, almeno in parte, anche la futura stabilità dell’Iraq stesso. Questo è uno dei paradossi che pesano da alcuni anni sulla stabilizzazione irachena: gli Stati Uniti da un lato sono in conflitto aspro con l’Iran, ma dall’altro sono perfettamente consapevoli che, senza l’Iran, un Iraq stabile in questo momento è pressoché impossibile. (fd)

    Siria Terreno
    Ancora violenze in Siria. Stamni disertori avrebbero ucciso almeno 7 soldati durante scontri avvenuti nella zona di Idlib. Attivisti hanno denunciato una ventina di vittime, nelle ultime 24 ore, ad opera delle forze governative. Fonti dell’Onu parlano di 5 mila morti dall’inizio delle proteste, con in aggiunta almeno 10 mila persone in fuga.

    Siria reazioni
    Per la Francia la responsabilità di tutto questo ricade sul Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che non riesce ad approvare una risoluzione di condanna nei confronti di Damasco per il veto di Cina e Russia. Proprio la Russia stamattina ha bollato come “immorali” le accuse occidentali al suo indirizzo, mentre per il presidente statunitense Obama bisogna continuare a premere su Bashar al Assad.

    Afghanistan
    Visita a sorpresa in Afghanistan per il segretario americano alla difesa Panetta, che oggi è arrivato a Kabul per riaffermare l’impegno degli Stati Uniti nel Paese dopo il ritiro delle forze internazionali. Nel corso della sua missione, della durata di un paio di giorni, Panetta incontrerà il presidente afgano Karzai e il ministro della difesa Wardak. Intanto, sul terreno, non si arresta la violenza. Almeno 6 civili hanno perso la vita per l’esplosione di un ordigno artigianale al passaggio del veicolo su cui viaggiavano. E’ successo lunedì, nella zona meridionale del Paese. L'azione, secondo fonti locali, è da attribuire ai talebani.

    Iran
    L’aereo senza pilota americano catturato dall’Iran lo scorso 4 dicembre è ormai di proprietà della repubblica islamica. Questa la risposta del ministero della Ddifesa iraniano alla richiesta di Washington di restituire il velivolo. Dal canto suo, il ministero degli Esteri di Teheran ha aggiunto che l’America 'dimentica che lo spazio aereo iraniano è stato aggredito e che questo puo' mettere a rischio la pace e la sicurezza mondiale'.

    Libia
    Almeno quattro morti in Libia negli scontri tra gruppi di ex ribelli e tribù rivali nei pressi della città di Shgueigua, a sud ovest di Tripoli. Secondo testimoni, i combattimenti proseguono da sabato scorso. Intanto c’è stata ampia partecipazione popolare alle manifestazioni contro la gestione poco trasparente del Consiglio nazionale di transizione. Una preoccupazione, in questo senso, è stata manifestata pure dall’organizzazione Human Rights Watch. Epicentro delle proteste la città di Bengasi che, secondo un annuncio del governo, diventerà la nuova capitale economica del Paese.

    Tunisia
    In Tunisia, Moncef Marzouki, difensore dei diritti umani e storico oppositore di Ben Ali, è stato eletto presidente dall'Assemblea costituente. La votazione ha espresso 153 voti a favore, tre contrari, due astensioni e 44 schede bianche. Dopo la proclamazione, Marzouki si definito “il primo presidente della prima repubblica libera del mondo arabo”. Il dissidente, 66 anni, medico di formazione, è stato anche in carcere prima di essere costretto all'esilio.

    Unesco
    Oggi all'Unesco, cerimonia ufficiale per l'adesione della Palestina come Stato membro. “Vogliamo credere che questa adesione sia una grande chance per la costruzione della pace e della sicurezza tramite la scuola, la cultura e la scienza”, ha detto a Parigi la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova. “È un momento storico e commovente per me e per il mio popolo vedere la nostra bandiera issata qui all'Unesco”, ha detto il presidente dell'Anp Abu Mazen. “È il primo riconoscimento vero dello Stato della Palestina”, ha aggiunto il leader palestinese.

    Terrorismo
    Al Qaeda per il Maghreb islamico – il braccio nord africano della rete terroristica - ha pubblicato su un sito internet alcune foto relative a 5 europei rapiti in Mali negli ultimi mesi. Si tratta di due francesi – un ingegnere e un tecnico – e di tre turisti: un britannico, un olandese e uno svedese. Il gruppo terroristico, in passato, aveva negato il suo coinvolgimento in altri sequestri. Tuttavia, sono almeno 12 gli europei ancora nelle mani dei rapitori. Infine le forze di sicurezza del Mali hanno arrestato quattro uomini sospettati proprio di aver partecipato in alcune azioni del genere.

    Belgio, attentato a Liegi
    Almeno due persone sono morte ed oltre 60 sono rimaste ferite in seguito ad un attacco compiuto a Liegi, in Belgio. Il sindaco della città belga, Willy Demeyer, ha precisato che l’attacco è stato sferrato da un solo uomo, già noto alla giustizia per fatti di droga. La notizia è stata confermata anche dalla polizia.

    Kenya
    Il parlamento del Kenya ha votato all’unanimità la permanenza dei propri soldati in Somalia nel quadro dell’Unione Africana. I militari sono presenti nel Paese vicino dallo scorso mese di ottobre con l’obiettivo di combattere i miliziani islamici di al Shabab e di riportare la pace in una delle zone più martoriate del Corno d’Africa.

    Russia
    Il leader russo Medvedev ha fissato per il 21 dicembre la prima seduta plenaria della sesta Duma, la camera bassa del parlamento, uscita dal controverso voto del 4 dicembre contestato con massicce manifestazioni di piazza. Il giorno successivo il presidente terra' il suo discorso alla nazione davanti alle camere e alle piu' alte autorita' militari e civili dello Stato. Oggi intanto le opposizioni hanno chiesto l'autorizzazione per una nuova manifestazione di protesta il 24 dicembre.

    Grecia
    La Grecia alle prese con questioni economiche. Nel Paese è arrivata la cosiddetta Troika - composta da fondo monetario internazionale, Unione Europea e banca centrale europea – che avrebbe chiesto ad Atene altri 150 mila licenziamenti di statali entro il 2015 per ridurre la spesa pubblica e favorire la cancellazione del debito. Stamattina, peraltro, è iniziato lo sciopero dei lavoratori dei mezzi di informazione, che proseguirà fino al 16 dicembre in segno di protesta contro la politica del governo nel settore.

    Myanmar
    In Myanmar, la Commissione Elettorale ha ufficialmente legalizzato il partito della leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi. La formazione del premio Nobel per la Pace potrà così correre per le elezioni legislative parziali che si terranno tra qualche mese. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 347

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.