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Sommario del 12/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Foley: esemplare il suo impegno per la presenza della Chiesa nei media
  • Benedetto XVI riceve il presidente armeno Sargsyan
  • Il rabbino capo Jonathan Sacks sull'incontro col Papa: preoccupati per l'anima dell'Europa
  • Il Papa presiede in San Pietro la Messa per l'America Latina nella ricorrenza della Vergine di Guadalupe
  • Altre udienze e nomine
  • Concerto di canti natalizi per l'inaugurazione del Presepe di Piazza San Pietro il 24 dicembre
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Raid anti-rom a Torino. L'arcivescovo Nosiglia: è solo la punta di un iceberg, è emergenza educativa
  • Italia. Sciopero dei sindacati contro la manovra. Bonanni: non c'è equità
  • Putin: i risultati del voto in Russia non cambieranno nonostante le proteste
  • Conferenza di Durban sul clima: la delusione dei movimenti ambientalisti
  • Elezioni in Costa d'Avorio: bassa affluenza alle urne. Un missionario italiano: la gente ha paura
  • Avvento. Iniziative Caritas per le persone in difficoltà. Mons. Feroci: non accaparrare ma condividere
  • Chiesa e Società

  • Congo: la Chiesa conferma le irregolarità del voto
  • Nigeria. “Attacchi per creare tensione alla vigilia di Natale” denuncia l’arcivescovo di Jos
  • “Dure persecuzioni” contro i cristiani nel Kashmir musulmano
  • India: preghiera natalizia per i perseguitati dell’Orissa
  • India. Campagna dei cristiani per la “Legge per prevenire abusi sulle minoranze religiose”
  • Iraq: dopo l'Avvento i cristiani si preparano al Natale
  • Corea del Sud: nuove tensioni per il grande Albero di Natale al confine con la Corea del Nord
  • Russia. Chiesa ortodossa sulle manifestazioni: la cosa più importante è la pace civile
  • Prevista una nuova crisi alimentare per i bambini del Sahel nel 2012
  • Polonia: l'arcivescovo di Katowice sul 30° anniversario della Legge marziale
  • Usa: nota dei vescovi sullo scottante problema dell'immigrazione
  • Usa. Mons. Dolan: la dignità della persona, “dottrina primaria” della Chiesa
  • El Salvador: la Chiesa propone un nuovo "Accordo di pace"
  • Myanmar: in un video l'incontro tra Aung San Suu Kyi e il cardinale Martino
  • Vietnam: dedicata all’Immacolata Concezione la nuova basilica minore di Hanoi
  • Guinea Equatoriale: inaugurata dal cardinale Arinze a Mongomo la basilica dell’Immacolata
  • Messaggio dei vescovi spagnoli: "senza famiglia non c’è Europa"
  • 24 Ore nel Mondo

  • Da domani le norme Ue sui bilanci, ma ancora verifiche di fattibilità sull'accordo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale Foley: esemplare il suo impegno per la presenza della Chiesa nei media

    ◊   Il Papa ha espresso il proprio cordoglio per la morte ieri a Filadelfia, negli Stati Uniti, del cardinale John Patrick Foley, gran maestro emerito dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Il porporato americano, aveva 76 anni ed era da tempo malato di leucemia. In un telegramma all’arcivescovo di Filadelfia, Charles Chaput, Benedetto XVI ricorda con gratitudine la “nobile anima” del cardinale Foley, apprezzando il servizio da lui svolto con competenza presso la Santa Sede in qualità di presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e poi il suo lavoro a favore delle comunità cristiane della Terra Santa. Il Papa auspica anche che “il suo impegno per la presenza della Chiesa nei media possa ispirare altri a intraprendere questo apostolato così essenziale per l'annuncio del Vangelo e il progresso della nuova evangelizzazione”.

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    Benedetto XVI riceve il presidente armeno Sargsyan

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto in Vaticano il presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, che poi, accompagnato dal ministro degli Affari Esteri, Edward Nalbadian, ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il sotto-segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero.

    “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - dopo aver manifestato vivo compiacimento per i buoni rapporti esistenti tra la Santa Sede e la Repubblica di Armenia, le Parti hanno avuto un scambio di opinioni sul ruolo della Chiesa Armena Apostolica e della Chiesa Cattolica nella società, nonché il contributo offerto da entrambi per il bene comune”. Si è infine sottolineata “l’importanza del patrimonio cristiano del Paese e l’impegno di educare ai valori fondamentali le nuove generazioni”.

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    Il rabbino capo Jonathan Sacks sull'incontro col Papa: preoccupati per l'anima dell'Europa

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina Jonathan Sacks, rabbino capo delle Congregazioni Ebraiche Unite del Commonwealth, che oggi pomeriggio terrà a Roma una conferenza sul tema: “L’Europa ha perso la sua anima?”. Al termine del colloquio Philippa Hitchen ha intervistato il rabbino Sachs partendo dal suo incontro col Papa a Londra durante il viaggio apostolico nel Regno Unito nel settembre dell’anno scorso:

    R. – I’ve been asked to welcome him...
    Mi era stato chiesto di dargli il benvenuto durante l’incontro con le confessioni non cristiane in Gran Bretagna: è stato davvero un incontro molto commovente. Penso che abbiamo sentito che fosse successo qualcosa in quel momento. C’è stato uno scambio di fede che ha superato i nostri confini ed è stato molto commovente. Il Papa in quei momenti mi ha detto che voleva approfondire quel rapporto. Quindi, io ho sentito questa visita come un modo per fare un passo avanti.

    D. – Può dirci qualcosa sulla vostra conversazione di questa mattina?

    R. – We are very concerned obviously with the soul of Europe...
    Siamo evidentemente molto preoccupati per l’anima dell’Europa. L’Europa è stata costruita su fondamenta ebraico-cristiane ed anche il mercato è stato costruito su quelle fondamenta. Gli studiosi sono affascinati dal fatto che la Cina, che era molto avanzata rispetto all’Occidente fino al XV secolo e aveva inventato tante cose molto prima dell’Occidente, non sia riuscita a sviluppare un’economia di mercato o una società democratica o una rivoluzione industriale. L’opinione di molti studiosi è che la differenza tra l’Occidente e la Cina sia stata proprio quella eredità ebraico-cristiana.

    D. – C’è una grande preoccupazione tra molti leader religiosi su questo sgretolamento della nostra eredità ebraico-cristiana. Pensa sia una fase di passaggio o pensa che i fedeli dovranno lottare sempre di più per il loro diritto di partecipare al dibattito pubblico?

    R. – In the Jewish community we do not feel…
    Nella comunità ebraica non ci sentiamo emarginati. Troviamo sempre più persone che vengono in Sinagoga, sempre più genitori che vogliono mandare i loro figli alle scuole ebraiche e sta crescendo l’impressione che manchi qualcosa nella cultura laica, dove sono quello che spendo o quello che compro, invece di quello che realmente sono. Penso che i genitori abbiano cominciato a dire: “Non vogliamo questo per i nostri figli; vogliamo che i nostri figli imparino una più antica e ampia eredità”.

    D. – Lei ha parlato ed ha scritto anche molto sul legame tra questa perdita di valori spirituali e l’attuale crisi economica. Sembra che nonostante questo legame i leader di governo e i leader della finanza non vogliano prendere seriamente in considerazione la voce dei leader religiosi...

    R. – I think faith in the modern world...
    Penso che la fede nel mondo moderno - e non l’avrebbe in nessun altro modo - non abbia nessun potere, ma abbia una grande influenza. Ora, la politica riguarda il potere: i politici e i leader religiosi abitano universi differenti. Molti politici hanno una forte fede religiosa ma è difficile sapere esattamente come creare un rapporto tra i due aspetti. Questa è la ragione per cui sono venuto ad incontrare il Papa, perché penso che queste due voci, ebraica e cristiana, siano ascoltate. Quindi, non si dovrebbe sottostimare l’influenza che hanno. Naturalmente questo è stato molto chiaro nella visita del Papa in Gran Bretagna, un anno fa. Tutti si sono stupiti per il fatto che l’interesse sia stato così alto e così diffuso: tutti hanno visto in lui una persona molto gentile e spirituale, davvero una santa persona. E questo ha avuto un impatto molto forte. Quindi, è vero che la religione non prende parte all’arena politica, ma sono felice di questo: non dovremmo aspirare al potere politico. Ma vogliamo parlare alla gente, specialmente quando pensano: “Che tipo di risposta voglio per dare un significato alla vita? E quale tipo di sistema di valori voglio per i miei figli?”.(ap)

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    Il Papa presiede in San Pietro la Messa per l'America Latina nella ricorrenza della Vergine di Guadalupe

    ◊   Nel giorno della memoria liturgica della Vergine Maria di Guadalupe, Benedetto XVI presiederà oggi in San Pietro, alle 17.30, una Messa per l’America Latina, in occasione del Bicentenario dell’indipendenza degli Stati del continente. Un appuntamento particolarmente atteso anche per la possibilità che il Papa annunci per l’occasione il viaggio apostolico a Cuba e in Messico per il prossimo anno. La celebrazione eucaristica di oggi pomeriggio condensa in sé l’anima e la storia dell’America Latina. Alessandro De Carolis ne parla in questo servizio:

    (brano "Missa Criolla")

    Da cento anni avvolta in un mantello di povera fattura e di straordinaria potenza. L’America Latina, terra di quasi metà dei cattolici contemporanei, si inginocchia davanti alla Patrona che Pio X volle darle nel 1910. “Patrona dell’intera America Latina”, fu proclamata la Madonna di Guadalupe da Papa Sarto: un titolo che i suoi successori “dilatarono” per così dire fino a stendere l’ombra del patrocinio della Virgen morenita a “tutte le Americhe”, come “Imperatrice” e come “Madre”. Cento anni di venerazione sotto un manto trasformato non poche volte in bandiera, in quei passaggi della storia in cui ansia di libertà e devozione, fede e autodeterminazione civile, si sono fusi in un unico sentimento che ha spinto le nazioni sudamericane ad affrancarsi dalla colonizzazione. Accade così che all’alba dell’Ottocento – precisamente tra il 1808 e il 1814 – si registri la conquista dell’indipendenza da parte di quasi tutti gli Stati latinoamericani, ad eccezione del Perù e del Brasile che la otterranno più avanti, nel 1820 e nel 1822. Generali e capipolo in ginocchio davanti alla Vergine e poi in battaglia e poi di nuovo in ginocchio a dedicare la vittoria alla “Madre Liberatrice”. C’è anche questo nel processo che ha determinato lo sviluppo della mariologia popolare latinoamericana ed è questo il sostrato della Messa che celebrerà da Benedetto XVI nel Bicentenario dell’indipendenza. Ma nelle intenzioni del Papa – tante volte espresse in questi anni quando le circostanze lo hanno portato a pregare la Vergine di Guadalupe – vi è senza dubbio la volontà di rimarcare, al di là delle passioni e delle memorie di un popolo, il nucleo più genuino della spiritualità cristiana e mariana che da 500 anni e più batte nel petto dell’America Latina.

    Proprio pochi decenni dopo la scoperta del continente e l’inizio dell’epoca dei conquistadores, è la Vergine in persona ad accendere tra le popolazioni precolombiane una fiamma destinata a non estinguersi. È il 9 dicembre 1531 quando l’indio Juan Diego, un azteco convertito, ha la prima apparizione della Donna “spendente come il sole” poco fuori Città del Messico. La storia del povero contadino e della sua semplice tilma – il mantello sul quale si imprimerà l’immagine della Vergine in condizioni che da decenni suscitano la meraviglia degli scienziati – finisce per coincidere con la storia stessa di un continente che ha trovato in Cristo, attraverso sua Madre, quel “Dio sconosciuto” che i suoi antenati avevano cercato, “senza saperlo”, nelle “loro ricche tradizioni religiose”, secondo l’osservazione del Papa, pronunciata ad Aparecida nel 2007. Da lì è nata la parabola del “continente della speranza”, come i Papi hanno definito l’America Latina. Una speranza che in questa giornata ritorna attraverso le parole che l’indio Juan Diego udì dalle labbra della Signora. Parole che consolano e rassicurano come solo una Madre sa fare con i propri figli. Ad accompagnarle, le note di un brano della celebre “Missa Criolla” del compositore argentino Ariel Ramírez, che saranno eseguite durante la Messa pontificia:

    "Non sono io qui che sono tua madre? Non sei sotto la mia ombra e il mio sguardo? Non sono io la fonte della tua gioia? Non stai forse al riparo del mio manto, nell'incrocio delle mie braccia?".

    (brano "Missa Criolla")

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza Episcopale della Nuova Zelanda in visita "ad limina" guidati dall’arcivescovo di Wellington John Atcherley Dew.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di El Callao (Perú), presentata da mons. Miguel Irízar Campos, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. José Luis Del Palacio y Pérez-Medel, del clero di Madrid (Spagna), finora responsabile del Cammino Neocatecumenale in Perú. Il rev. José Luis Del Palacio y Pérez-Medel è nato a Madrid (Spagna) il 18 marzo 1950. Ha ricevuto l'ordinazione presbiterale il 3 febbraio 1985 ed è stato incardinato nell'arcidiocesi di Madrid. Ha frequentato in Spagna diversi corsi con cui ha ottenuto dei diplomi. Ha conseguito la Licenza in Teologia all'Università Pontificia di Comillas in Madrid (1974) e in Filosofia alla Real Universidad Pontificia de Santo Tomás Manila/Madrid (1990). Ha conseguito il Dottorato in Diritto Canonico nella Pontificia Università di Comillas in Madrid (1992) e in seguito in Teologia nella medesima Università (1997). È stato membro dell'Equipe Itinerante del Cammino Neocatecumenale in Toledo, Cuenca, Murcia, Alicante, Sevilla, Huelva y Càdiz (1970-1975). Dal 1975 è il responsabile dell'Equipe Itinerante del Cammino Neocatecumenale in Perú. Come docente è stato promotore e membro del consiglio direttivo della Facoltà di Teologia Redemptoris Mater di El Callao dove attualmente è professore di Teologia e di Diritto Canonico. Ha curato diverse pubblicazioni circa l'Iniziazione Cristiana, la Liturgia e la Nuova Evangelizzazione. È consultore del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

    Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Québec (Canada) padre Gaétan Proulx, dell’Ordine dei Servi di Maria, finora parroco di Notre-Dame-de-Foy, nell’arcidiocesi di Québec, assegnandogli la sede titolare vescovile di Azura; e il rev. Denis Grondin Jr., del clero della medesima arcidiocesi, parroco nella regione di Charlevoix, assegnandogli la sede titolare vescovile di Campli. Padre Gaétan Proulx è nato il 27 maggio 1947. Nel 1969 è entrato nell’Ordine dei Servi di Maria ed è stato ordinato sacerdote l’8 giugno 1976. Per molti anni è stato responsabile della formazione alla vita religiosa e sacerdotale nella Provincia dei Serviti del Canada e dal 1991 svolge il suo ministero pastorale presso alcune parrocchie dell’arcidiocesi di Québec. Dal 2000 al 2006 è stato priore provinciale per Canada, Francia e Belgio e nel 2005 è stato nominato amministratore della parrocchia di Notre-Dame-de-Foy nell’arcidiocesi di Québec, divenendone parroco nel 2006. Nel 2011 è stato nominato membro del Consiglio Presbiterale arcidiocesano. Il rev. Denis Grondin Jr. è nato a Rimouski (Québec) il 23 ottobre 1954. È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Québec il 21 maggio 1989, dove ha svolto il suo ministero pastorale come vice-parroco in diverse parrocchie dell’arcidiocesi e, contemporaneamente, incaricato dell’animazione pastorale presso la scuola Sacré-Coeur e Marie-Dominique, C.S. Chûtes-de-la-Chaudière, a Saint-Romuald. Nel 1999 è stato nominato amministratore della parrocchia Notre-Dame-de-l’Espérance e dal 2001 al 2007 membro dell’équipe "in solidum" delle parrocchie del Sacré-Coeur-de-Jésus (Point-au-Pic), Notre-Dame-des-Monts, Saint-Etienne ( La Malbaie), Saint-Irénée (Cap-à-l’Aigle), Saint-Raphaël (Clermont), Saint-Philippe, Sainte-Agnès e Saint-Aimé-des-Lacs. Dal 2005 è stato nominato animatore della pastorale presso il Centro di Salute e di Servizi Sociali di Charlevoix a cui si è aggiunto anche l’Ospedale de la Malbaie a partire dal 2009; dal 2007 al 2011 ha retto la parrocchia di Saint-Siméon. Attualmente è parroco di 10 parrocchie nella regione di Charlevoix dell’arcidiocesi di Québec.

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    Concerto di canti natalizi per l'inaugurazione del Presepe di Piazza San Pietro il 24 dicembre

    ◊   I canti della tradizione popolare italiana e internazionale animeranno l’inaugurazione del Presepe in Piazza San Pietro che si svolgerà nel pomeriggio del 24 dicembre a partire dalle ore 16.45. L’omaggio musicale, che ha come titolo “La Chiarastella”, sarà offerto dall’Orchestra popolare dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, diretta dal maestro Ambrogio Sparagna. Un grande Coro popolare composto da bambini ed adulti, disposto intorno al Presepe, eseguirà canti nel dialetto di varie regioni italiane. I canti saranno introdotti dal poeta Davide Rondoni e accompagnati dal suono di zampogne, ghironde e ciaramelle. Molti dei brani in programma sono stati composti da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori che, per primo a metà del ‘700, ha saputo coniugare in musica la profondità del Mistero del Natale con la semplicità dell’espressione popolare. La tradizione natalizia internazionale sarà presente attraverso la voce di alcuni solisti. Un particolare omaggio al Santo Padre verrà rivolto con un canto natalizio della tradizione tedesca.

    Al termine della cerimonia – cui parteciperà il presidente del Governatorato della Città del Vaticano, l’arcivescovo Giuseppe Bertello, con una rappresentanza delle maestranze che hanno lavorato alla costruzione del Presepe - si concluderà con una preghiera guidata dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. Alle ore 18.00 il Papa accenderà alla sua finestra, come ogni anno, il lume di Natale.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Testimoni della luce: la visita pastorale di Benedetto XVI alla parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Michele Dau dal titolo "La crisi dell'uomo europeo".

    Al crepuscolo del potere temporale: in cultura, Raffaele Alessandrini recensisce la mostra fotografica - alla Biblioteca nazionale di Roma - su volti e luoghi della città al tempo di Pio IX.

    Lo spartiacque del Novecento: Andrea Possieri ricorda il colpo di Stato in Polonia, avvenuto trent'anni fa, nella notte fra il 12 e il 13 dicembre 1981.

    Negli occhi della nonna il nostro futuro: dal libro di Massimo Camisasca “Amare ancora. Genitori e figli nel mondo di oggi e di domani”.

    Apollinaire e Martinetti testimoni dello sposo: Sandro Barbagallo su Gino Severini al Mart di Rovereto.

    Vicino ad Antonio c'è sempre posto per Stanislao: Gianpaolo Romanato sul restauro della neogotica Cappella polacca nella basilica del santo a Padova.

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    Oggi in Primo Piano



    Raid anti-rom a Torino. L'arcivescovo Nosiglia: è solo la punta di un iceberg, è emergenza educativa

    ◊   Torino sotto shock per il rogo anti rom di sabato scorso seguito alla falsa denuncia di stupro da parte di una minorenne. In una lettera quest’ultima, che aveva accusato due esponenti della comunità rom, chiede “scusa a tutti e soprattutto ai bambini del campo”. “Chiedo scusa a tutta la gente del quartiere - si legge – per la rabbia che ha suscitato la mia bugia. Vorrei soltanto poter dimenticare”. Sulla vicenda è intervenuta il ministro dell’Interno Cancellieri: «Nulla può giustificare la violenza», ha detto. Arrestati due uomini di 52 e 20 anni. Intanto le indagini proseguono nell’ambiente della tifoseria ultrà della Juventus. “Umiliato e ferito” si è detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – E’ un fatto d’intolleranza violenta, razzista, che non si può assolutamente giustificare: anzi si deve condannare nel modo più assoluto! Ho parlato, dal mio punto di vista, proprio di una mancanza di legalità, di spirito di accoglienza, di solidarietà. Io credo che sia solo la punta di un iceberg di una situazione sociale dove l’aggressività diventa sempre di più il comportamento anche nei rapporti quotidiani. Bisogna veramente far rinascere nella coscienza i valori etici, morali, di spiritualità che sono propri della nostra tradizione cristiana e quindi il senso del rispetto, dell’accoglienza. Occorre poi dire che Torino non è affatto razzista. Ma al di là di questo, i parroci mi dicono che anche negli stessi oratori nella periferia della città, ci sono bande di ragazze che entrano e sfasciano; ci sono anche situazioni in cui qualche disabile viene fermato per strada, viene dileggiato… Su chi è più debole, su chi è più in difficoltà si rovescia questa aggressività.

    D. – Quindi anche questo fatto porta in primo piano il tema dell’emergenza educativa?

    R. – Esatto. E’ proprio questo che volevo sottolineare: la scelta della Cei è una scelta che si rivela sempre più necessaria e fondamentale. Se ciascuno si assume le proprie responsabilità, dalla famiglia alla Chiesa, alla scuola, alle istituzioni, quella che il Papa chiama “alleanza educativa”, un patto di corresponsabilità educativa, per cui insieme si crea una rete che sostiene poi i comportamenti buoni.

    D. – Nel caso che stiamo prendendo in esame - e purtroppo non solo in questo caso – l’odio verso i rom è stato un po’ un parafulmine per una rabbia e un disagio sociale che evidentemente non riesce a trovare altro canale espressivo…

    R. – Sì, esatto. Questo, che colpisce e che è vero, che è verissimo, deve essere come la spia rossa della macchina quando ti accorgi che manca la benzina… Non si vuole togliere la colpa a queste persone - per carità – perché ce l’hanno eccome, ma bisogna anche – secondo me – stare vicino alla famiglia ed aiutare questa ragazzina: anche lei deve essere accompagnata, sostenuta. Non si può solo condannare. Al di là di tutto questo, c’è proprio l’impegno di vedere in questa situazione un qualcosa che riguarda un disagio sociale e un’aggressività – ripeto – che sta crescendo…

    D. – Nel caso specifico, mons. Nosiglia, crede che potrebbe esserci una vendetta da parte di chi ha subito questa violenza, da parte cioè della comunità rom?

    R. No, no, no… Io credo assolutamente di no, perché io sono stato dai rom e questi purtroppo sono abituati ad essere messi in queste condizioni… Al di là di questo c’è anche la volontà se aiutati, se sostenuti di percorrere strade diverse. Io insisto che bisogna aiutarli, sostenerli in questo momento e c’è bisogno che anch'essi facciano la loro parte, assumendo con responsabilità l’impegno di vivere in una società molta diversa dalla loro cultura, che può essere capace anche di integrarli. (mg)

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    Italia. Sciopero dei sindacati contro la manovra. Bonanni: non c'è equità

    ◊   In Italia prosegue l’iter della manovra economica attualmente all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera che hanno chiesto di far slittare a mercoledì l’arrivo del testo in Aula. Sono stati presentati i primi due emendamenti dei relatori ma ancora nessuna novità su pensioni e Ici-Imu sulla prima casa. Intanto da oggi si è aperta una settimana di proteste contro la manovra indette in modo unitario dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Oggi lo sciopero è di 3 ore, confermato dopo l’incontro dei leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti con il premier Monti, avvenuto ieri e risoltosi senza un’intesa. Mancanza di equità nelle misure e genericità delle risposte del governo sono le ragioni delle proteste. Sentiamo lo stesso leader della Cisl Raffaele Bonanni nell’intervista di Debora Donnini.

    R. - Purtroppo le risposte sono state negative perché in sostanza loro hanno bisogno di fare una manovra veloce e la cosa più veloce per loro è caricare su quelli che hanno di meno, solamente perché hanno la ritenuta alla fonte e quindi sono più facilmente individuabili ed essendo appunto le persone non ricche ancora la maggioranza del Paese fanno manovra su di loro. Si aumenta il prezzo della benzina, si fanno operazioni sulla casa ... non hanno neanche voluto escludere chi ha una sola casa con un costo basso dell’abitazione, perché sono molti i cittadini che sono in queste condizioni. Insomma i cittadini più poveri pagano perché il meccanismo che li raggiunge è un meccanismo semplice mentre chi ha di più, non avendo la ritenuta alla fonte, hanno un meccanismo più complicato... Noi non siamo d’accordo.

    D. - Voi che tipo di alternativa proponete per l’Italia in questo momento? Chiedevate una patrimoniale…

    R. - Noi chiediamo la patrimoniale, chiediamo di ridurre moltissimo i costi delle istituzioni e delle amministrazioni, chiediamo la vendita dei beni demaniali. Diversamente non solo faremo ingiustizia ma faremo anche più recessione perché già siamo a un calcolo di mezzo punto di recessione e con l'aumento della tassazione accadrà che ci sarà una spinta ulteriore recessiva: l’economia sarà ancora più in asfissia dato che i consumi saranno ancora più bassi di oggi perché la gente non ha soldi.

    D. - Per esempio a livello di pensioni è tutto negativo o c’è qualcosa di positivo?

    R. - Quelli degli anni ’50 sono massacrati dal doppio combinato di passaggio dal retributivo al contributivo e dall’innalzamento molto alto dell’uscita, senza poi fare distinzione tra lavoro e lavoro, perché alcuni possono andare in pensione anche più tempo ma altri no, per esempio chi fa un lavoro usurante… chi rischia il posto di lavoro in un momento di crisi… mi pare che non si sia calcolata per niente la dimensione di giustizia e di equità.

    D. - Oggi c’è la minaccia di tagliare il rating dell’Europa, secondo voi non bisognerebbe affrontare il problema dell’economia anche italiana in modo più complesso e tenendo conto non solo dell’Europa ma anche, per esempio, della concorrenza di Paesi come la Cina dove il costo del lavoro è davvero molto basso?

    R. - Credo che noi usciremo da questa storia non solo fortificando l’Italia, quindi inquadrando anche un cammino di sacrifici ma dentro un progetto: io oggi questo progetto non lo vedo. Però la questione davvero decisiva per il nostro avvenire e per l’avvenire del mondo è l’Europa politica: l’unica strada che può darci un progetto alto in cui si riconoscano tutti gli europei, per modificare l’Europa in rapporto a tutto il cambiamento che la globalizzazione ha portato e che l’Europa non ha interiorizzato fino in fondo, appagata, com’è, da secoli di egemonia nel mondo. La questione più importante che ci toglie dalla speculazione internazionale è fare l’Europa politica perché questo produce una moneta che ha proprietari, ha realtà che ne rispondano; oggi abbiamo una moneta che tutti sanno non ha realtà di cui i proprietari rispondano.(bf)

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    Putin: i risultati del voto in Russia non cambieranno nonostante le proteste

    ◊   I risultati delle elezioni legislative dello scorso 4 dicembre in Russia non cambieranno, nonostante le massicce proteste di piazza e un'indagine delle autorità elettorali avviata dal presidente Dmitri Medvedev. Lo ha detto il portavoce del primo ministro Vladimir Putin, Dmitri Peskov, parlando delle manifestazioni che anche ieri si sono svolte in diverse città del Paese per denunciare l’irregolarità delle ultime consultazioni, vinte dal partito Russia Unita di Putin e Medvedev. Anche la procura generale di Mosca ha fatto sapere che non ci sono motivi per annullare i risultati. A scendere in piazza, comunque, oggi a Mosca sono stati i sostenitori del Cremlino. Sempre nella capitale, l'oligarca Mikhail Prokhorov ha annunciato la propria candidatura alle presidenziali di marzo. L’Unione europea ha intanto reso noto che solleverà la questione della regolarità delle elezioni della Duma durante il vertice Ue-Russia che si terrà giovedì prossimo a Bruxelles. Che quadro ne esce, dunque, della Russia? Giada Aquilino lo ha chiesto a Vittorio Strada, studioso di cultura russa:

    R. – E’ un quadro molto complesso e, direi, anche dinamico: prima c’era una stagnazione politica e sociale e proprio in questo frangente delle elezioni qualche cosa si è messa in moto ed è stato un fatto positivo, al di là del risultato delle elezioni che confermano una Duma fedele al potere, senza un’opposizione reale. Si è manifestato quello che era latente prima e che ora promette di diventare un fattore della vita politica russa: l’opposizione nella società, che non è più un’opposizione fatta di piccole frazioni, piccoli gruppi, ma è diventata ingente e che raccoglie forze completamente diverse tra loro, tutte unite - almeno nella protesta - da questo rifiuto delle elezioni, che considerano truccate. D’altra parte, anche un personaggio come Gorbaciov, che è fuori da questo movimento, ha dichiarato che le elezioni dovrebbero essere rifatte e - anche dall’altra parte dell’Oceano - c’è stata una dichiarazione impegnativa di Hillary Clinton, che ritiene che siano fondati almeno i sospetti. Si prevedeva tutto questo, naturalmente, e il primo a prevederlo è stato lo stesso Putin, il quale già aveva preannunciato che ci sarebbero stati degli interventi di forze straniere. Quindi, il potere usa adesso la politica ‘del bastone e della carota’. Per il momento si è usata la forma, appunto, del buon viso a cattivo gioco, anche se, da questo voto, dalla protesta popolare, dai dubbi avanzati dall’estero il potere esce non diciamo delegittimato, ma certamente con una legittimazione incrinata e, per di più, incrinata da forze interne, dalla base popolare o da una parte delle basi popolari che manifestano una sfiducia verso il potere che va al di là dei brogli elettorali.

    D. - Si può dire che Putin sia davvero sotto pressione?

    R. – Indubbiamente. Esce con una popolarità e un prestigio diminuiti. Ciò vale non solo per il suo partito, che ha avuto un calo di voti, come tutti sappiamo, ma anche il prestigio personale di Putin è diminuito, perché il partito era lui, lo Stato era lui, il potere era lui. Alle spalle di Putin e di Medvedev, però, c’è un enorme staff di potere: il potere finanziario, il potere militare, il potere poliziesco sono gestiti da uomini di Putin e rappresentano una forza colossale.

    D. - Quindi, per il momento, c’è una grossa incognita su quello che succederà in vista delle presidenziali del marzo 2012?

    R. - Io dico di sì, anche se penso che bisogna essere cauti nelle motivazioni, pure se una fase nuova si è aperta. Per di più, anche sul piano delle forme di protesta, c’è questo pubblico nuovo, questa forma nuova, quella di Internet, che favorisce l’unificazione della protesta e la rende più facile. (fd)

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    Conferenza di Durban sul clima: la delusione dei movimenti ambientalisti

    ◊   Via libera ad una tabella di marcia in vista di un Trattato globale sulla lotta ai cambiamenti climatici entro il 2015, che entrerà in vigore a partire dal 2020. E’ il risultato della 17.ma Conferenza Onu sul clima che si è conclusa ieri a Durban, in Sudafrica, dopo una lunga maratona negoziale durata oltre due settimane. Negativi i commenti delle associazioni ambientaliste presenti, preoccupate per la mancanza di decisioni immediate. In prima linea il WWF, che denuncia quanto la lentezza dei Governi metta a rischio il pianeta. Salvatore Sabatino ha intervistato Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF-Italia:

    R. – Io credo che la critica più significativa, che può essere immediatamente compresa da tutti, sia che per l’ennesima volta si stia perdendo del tempo, non si stiano prendendo provvedimenti urgenti come sarebbe necessario fare. Si tratta di una perdita di tempo che non gioverà a nessuno, che peggiorerà la situazione dello stato attuale del cambiamento climatico a livello planetario: peggiorerà purtroppo il riscaldamento globale. Questi sono dati oggettivi, perché potrei darle tutti i dati che sono fondamentali per capire come questa evoluzione del clima si stia modificando e come noi dovremmo invece agire per ridurre in maniera molto importante e significativa le emissioni di gas, che alterano la composizione chimica dell’atmosfera.

    D. – Si rischia un aumento della temperatura media di quattro gradi centigradi: questo che cosa che vuol dire concretamente?

    R. – Significa che gli effetti meteorici estremi vengono amplificati, soprattutto nelle regioni temperate; significa che ci sono tutta una serie di situazioni a cascata che sono difficilmente prevedibili, ma che – per lo meno – sulla base dei dati a nostra disposizione ci fanno prevedere che ci saranno situazioni di concentrazione di piovosità fortissime in dimensioni temporali molto ristrette o situazioni di lunghe ondate di calore e siccità molto forti, che modificheranno completamente interi ecosistemi, modificheranno le economie umane, per quanto riguarda l’agricoltura, per quanto riguarda la pesca, per quanto riguarda il turismo, per quanto riguarda la base fondamentale che costituisce il benessere e le basi economiche di tutte le società umane.

    D. – E’ stato istituito anche un fondo verde per il clima con ancora pochi fondi, però. Questo che cosa vuol dire?

    R. – Il fondo per contribuire e dare una mano soprattutto ai Paesi cosiddetti del Terzo Mondo, quelli che veramente sono in grande difficoltà per provvedere all’adattamento, al cambiamento climatico che ormai è in atto, fa parte di un’etica – oserei dire – a fondamento di quella che può essere una dimensione internazionale della gestione ambientale e del bene comune. Ma anche lì stiamo parlando di un finanziamento certamente non cospicuo, che ha a che fare anch’esso con il 2020, come partenza. Quindi, in parole povere, se non si agisce subito, il passare del tempo non aiuta. Noi oggi abbiamo questo fattore tempo, che gioca profondamente a nostro sfavore: più perdiamo tempo, più dilazioniamo, più non prendiamo decisioni, peggio sarà nel futuro. (ap)

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    Elezioni in Costa d'Avorio: bassa affluenza alle urne. Un missionario italiano: la gente ha paura

    ◊   In Costa d’Avorio sono attesi, la settimana prossima, i risultati delle elezioni legislative di ieri, avvenute dopo la violenta crisi politica scatenatasi nel Paese a seguito alle presidenziali del 2010. I sostenitori dell’ex capo di Stato Gbagbo, arrestato ad aprile con l’accusa di crimini contro l’umanità, hanno boicottato la tornata. Le operazioni di voto si sono svolte in un clima teso ma senza particolari incidenti, anche perché l’affluenza alle urne è stata molto bassa. Sui motivi di questa tendenza Eugenio Bonanata ha intervistato don Antonio Mussi, missionario degli Orionini e vice parroco di Bonoua, che si trova a 55 chilometri dalla capitale Abidjan:

    R. – Il clima è abbastanza teso. La gente, ieri, non è andata a votare in massa e penso che questo sia stato determinato da diversi fattori: anzitutto il clima sociale, che si è deteriorato soprattutto a seguito degli avvenimenti dell’inizio di quest’anno, da gennaio a aprile, e dopo le elezioni di novembre 2010. Evidentemente, si è parlato di riconciliazione, ma la riconciliazione non è ancora cominciata. C’è poi la paura della gente che si ripeta quello che hanno vissuto prima di Pasqua di quest’anno e subito dopo Pasqua: disordini, bombardamenti, uccisioni…

    D. – Cosa manca per l’effettiva riconciliazione?

    R. – Alla riconciliazione manca - penso - la sincerità: riconoscere, cioè, da una parte e dall’altra le esazioni, i torti, le uccisioni e con tanta sincerità per poter poi arrivare a stabilire le responsabilità, anche se sono – molte volte – molto gravi. Di lì, quindi, ripartire per ricostruire… Penso che manchi questo 'mea culpa', da una parte e dall’altra e soprattutto in tutta sincerità.

    D. – Come vive la gente in Costa d’Avorio?

    R. – Io sono qui da sei anni e ho visto sempre il livello sociale e il livello materiale della gente scendere, abbassarsi: il tenore di vita si è abbassato di molto!

    D. – Secondo lei, di che cosa ha bisogno il popolo ivoriano: ospedali, scuole, beni di prima necessità…

    R. – Evidentemente, ha bisogno di tutto questo, ma soprattutto ha bisogno di ritrovarsi, di ritrovare se stesso, la propria identità, riprendendo in mani le decisioni politiche a livello sociale. C’è da costruire tutto un popolo: questo è un compito che impiegherà diversi decenni e che deve svolgersi nella pace, nella riconciliazione. Penso, inoltre, che se le cose si ricostruiranno, saranno loro a ricostruirle.

    D. – C’è molta povertà nel Paese?

    R. – Nella parrocchia dove sono, conosco delle persone che per diversi periodi l’anno mangiano una sola volta l’anno; la famiglie faticano a pagare la scuola, i libri e i quaderni e tutto quanto è necessario; faticano a curarsi… E’ un continuo problema. Per tutto questo, noi siamo sollecitati continuamente per le adozioni a distanza o da persone che vengono a chiederci medicine o soldi per sostenere esami clinici, etc.

    D. – Cosa fa la Chiesa?

    R. – La Chiesa fa molto ed è presente in tutti questi ambiti di povertà, cercando di stimolare la gente e, soprattutto, di renderla indipendente. Certamente davanti a questa situazione, la Chiesa e i vescovi non sono paralizzati: stanno anche loro riflettendo e cercando una via di soluzione, che non è semplice da trovare. Non è un empasse, ma è certamente un momento di riflessione profonda e di ricerca di una via, di una soluzione dal punto di vista umano ed anche dal punto di vista del messaggio evangelico e cristiano.

    D. – Ci racconti un po’ cosa fate concretamente per la popolazione ivoriana?

    R. – Qui c’è un po’ la culla della nostra Congregazione, la Congregazione di Don Orione: siamo arrivati 40 anni fa e nella cittadina di Bonoua e in tutta la diocesi ci siamo impegnati inizialmente dal punto di vista pastorale e, pian piano, abbiamo creato delle opere sociali come il Centro di recupero per handicappati Don Orione; abbiamo poi realizzato anche alcuni progetti sanitari, che sono stati aiutati da diverse associazioni italiane. Siamo impegnati poi in tutta la cura pastorale. Molte sono le persone che ci aiutano in tutto questo anche con le adozioni a distanza. (mg)

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    Avvento. Iniziative Caritas per le persone in difficoltà. Mons. Feroci: non accaparrare ma condividere

    ◊   Benedetto XVI ha esortato ieri all’Angelus a vivere l’Avvento “senza lasciarsi distrarre dalle luci”, sapendo dare “il giusto valore alle cose, per fissare lo sguardo interiore a Cristo”. In questo periodo sono molteplici le proposte delle Caritas diocesane per promuovere iniziative di solidarietà e cogliere il vero senso del Natale. Per una rassegna con alcune di queste proposte nel tempo di Avvento, il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Sono molte le iniziative della Caritas e sono tutte illuminate da un’unica direttrice: far risplendere la Verità nella Carità. La Caritas della diocesi di Bolzano, ricordando la “situazione economica sempre più preoccupante” e “un’alta percentuale di disoccupati e di pensionati”, esorta a non cadere nella trappola dei prestiti per pagare i debiti. La Caritas di Udine invita a riflettere sul tema del volontariato, una via nobile per ascoltare, accogliere e accompagnare i poveri e le persone in difficoltà. “Ricomincio da Capo” è l’iniziativa della Caritas ambrosiana che promuove un’asta benefica con abiti usati e abilmente “rigenerati” in laboratori sartoriali. “1936,27 buoni motivi per combattere la povertà” è l'iniziativa promossa dalla Caritas diocesana di Torino in collaborazione con ‘Federfarma’ per ‘far fruttare’ le vecchie lire, prima che vadano definitivamente in pensione, il prossimo 28 febbraio. La Caritas di Genova ha attivato un “Punto di emergenza” per assicurare alle madri, già durante la gravidanza, una dieta adeguata, ricca di frutta fresca. In tutte le parrocchie della diocesi di Fabriano, la Caritas diocesana ha promosso l’iniziativa del “Cesto della Carità” per aiutare le persone più bisognose. Con la collaborazione di un laboratorio di ceramica, la Caritas di Firenze propone l’acquisto di candele e vassoi, per raccogliere un piccolo fondo da destinare a quanti sono in condizioni di fragilità e povertà. La Caritas di Amalfi esorta a donare una coperta come segno di vicinanza verso le persone senza fissa dimora e quella di Andria ad inviare offerte per aderire all’iniziativa di solidarietà intitolata: “Oltre la crisi, diamo credito al futuro delle nostre famiglie”. La Caritas di Agrigento invita, infine, a ricordarsi dei carcerati e, attraverso il sussidio di Avvento “Un mondo dentro”, intende fornire le coordinate necessarie per favorire concreti interventi di reinserimento socio-lavorativo.

    Ma cosa significa vivere l’Avvento “senza lasciarsi distrarre dalle luci” dando il giusto valore alle cose? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Caritas diocesana di Roma, mons. Enrico Feroci:

    R. – Il Santo Padre ci ha suggerito di non guardare solamente le luci, ma di guardare Colui che illumina, cioè il dono di Dio. E questo è fondamentale, altrimenti ci immiseriamo nelle piccole cose, nelle compere, nel dare qualcosa che è di questo mondo.

    D. – Il Papa ieri ha anche esortato a preparare il Natale, non soltanto pensando ai regali, ma anche mantenendo vivo il contatto con Dio. Qual è l’autentico significato per i cristiani dello scambio dei doni a Natale?

    R. – Innanzitutto, vorrei mettere in risalto la meraviglia dell’uomo davanti al dono immenso che Dio ha fatto a ciascuno di noi. Quando riesco a percepire, fino in fondo, la grandezza di quello che ha fatto Dio per me, sono portato naturalmente a dare questo stesso dono agli altri. ‘Ti faccio questo regalo, perché in questo giorno, noi che siamo stati amati tanto, non possiamo non essere anche noi piccolo segno di amore nei confronti degli altri’.

    D. – In questo tempo di Avvento, ed in particolare nel tempo di Natale, la ragionevolezza nel comprare i regali sembra in parte svanire. Si cerca, infatti, spesso di accontentare soprattutto i bambini, per vedere brillare i loro occhi di fronte ad un regalo. Quali sono invece, per i più piccoli, i doni destinati a durare, a non perdersi nel frammento di un luccichio?

    R. – Far suscitare la meraviglia nel racconto di quello che è avvenuto. Un bambino che rimane a bocca aperta, con gli occhi spalancati, nella percezione di un fatto grande, è il primo grande dono che deve fare una famiglia ai propri figli, una comunità alle generazioni future. Deve saper tramandare in gioia quello che è avvenuto. Il bambino che sa vedere, che ha ricevuto e che deve dare all’altro è un aspetto fondamentale del Natale, altrimenti si tende ad accaparrare. Si accaparra per se stessi e questo non è il senso giusto del Natale. Il Natale è condivisione e dono, dono per gli altri. Credo sia questo che si debba suscitare nel cuore dei bambini.

    D. – A proposito di dare qualcosa agli altri, anche la Caritas diocesana di Roma continua a tendere la propria mano...

    R. – Questa attenzione per noi è sempre un’attenzione all’uomo. Così come Dio ha avuto attenzione per l’uomo, per ciascuno di noi, noi assicuriamo disponibilità proprio per 365 giorni. Siamo sempre presenti sul campo, perché sentiamo che ci deve essere sempre un dono all’uomo. (ap)

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    Chiesa e Società



    Congo: la Chiesa conferma le irregolarità del voto

    ◊   “Vi sono stati atti di violenza ma si è trattato di episodi abbastanza isolati. Si attendono le prossime mosse di Tshisekedi che ha chiesto ai suoi sostenitori di aspettare le sue disposizioni. Forse si addirà la via giudiziaria per contestare le elezioni” dicono all’agenzia Fides fonti della Chiesa locale da Kinshasa dove la rielezione del Presidente Joseph Kabila viene contestata dal suo principale sfidante, Etienne Tshisekedi. In attesa di un pronunciamento dei vescovi, la Conferenza episcopale congolese (Cenco) ha diffuso una nota per precisare che non è vero, come afferma un articolo apparso sul sito dell’ambasciata belga a Kinshasa, che gli osservatori della Chiesa cattolica sono essenzialmente d’accordo con le conclusioni della Commissione elettorale indipendente (Ceni), che danno Kabila vincitore. L’articolo in questione ha estrapolato dei dati parziali, riferiti solo al 47% dei seggi coperti dai 6.000 osservatori della Cenco, ovvero - precisa la nota - “ un campione di 1410 seggi sui 63.865 prevista dalla Ceni. Questo non rappresenta che il 2,2% del totale dei seggi stabiliti dalla Ceni su tutto il territorio nazionale”. (R.P.)


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    Nigeria. “Attacchi per creare tensione alla vigilia di Natale” denuncia l’arcivescovo di Jos

    ◊   “Non abbiamo informazioni specifiche sull’identità degli attentatori e non possiamo quindi affermare che si tratti di appartenenti della setta Boko Haram” dice all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama arcivescovo di Jos, capitale dello Stato di Plateau (Nigeria centrale), dove nella notte tra sabato 10 e domenica 11 dicembre, tre bombe sono esplose in tre locali affollati di persone che guardavano una partita di calcio alla televisione, provocando almeno un morto e una decine di feriti. Vi sono sospetti che gli attentati siano stati commessi dalla setta Boko Haram molto attiva negli Stati settentrionali della Federazione . “Quello che sappiamo è che questi attacchi sono stati perpetrati da un gruppo di giovani, e si teme che facciano parte di una strategia per creare tensione prima di Natale. È evidente il disegno di instillare paura prima delle feste” dice l’arcivescovo di Jos. Mons. Kaigama apprezza comunque l’operato delle forze dell’ordine “che sono intervenute sul luogo degli attentati in maniera rapida” e sottolinea, allo stesso tempo, che “questi attacchi sono avvenuti in una piccola area di Jos, non hanno riguardato l’intera città. Quando la stampa riferisce di attentati a Jos e nello Stato di Plateau spesso si esagerano le descrizioni. Sembra che sia coinvolta l’intera città o l’intero Stato, ma non è così, perché gli attacchi coinvolgono solo alcune aree. Anzi sono contento di potere affermare che le forze di sicurezza sono alquanto efficienti e sono in grado di intervenire rapidamente per riprendere in mano la situazione. Spero che gli attacchi non accadono più ma per questo bisogna essere maggiormente pro-attivi”. Mons Kaigama aggiunge che “Jos è una città molto bella con un clima fresco che attira sia residenti stanziali da altre parti della Nigeria sia turisti. Penso che questo sia parte del problema. A Jos vi sono diversi gruppi anche religiosi, cristiani e musulmani, che cercano di vivere in pace e nella convivenza. C’è qualcuno che vuole distruggere tutto questo. Non si può ricondurre il problema della violenza a Jos e dintorni solo alle tensione tra cristiani e musulmani, che pure esistono e vanno superate, ma si devono prendere in considerazione anche gli aspetti politici ed economici, e soprattutto se vi sia il progetto di distruggere gli esempi delle popolazioni nigeriane di vivere in pace ed in armonia” conclude l’Arcivescovo di Jos. (R.P.)

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    “Dure persecuzioni” contro i cristiani nel Kashmir musulmano

    ◊   I cristiani in Kashmir - riferisce l’agenzia Fides - subiscono dure persecuzioni da parte dei gruppi islamici estremisti che, nello Stato indiano a maggioranza musulmana, governano anche la politica e la magistratura, azzerando lo Stato di diritto. La grave accusa è contenuta in un dettagliato rapporto, redatto da una delegazione di leader cristiani e attivisti per i diritti umani, guidata dal cattolico John Dayal, segretario generale del Consiglio di tutti i cristiani in India (Aicc-All India Christian Council). I 400 cristiani della capitale Srinagar – si legge nel documento - “sono in stato di panico nell’incertezza del futuro”, “non sanno se potranno celebrare il Natale”, mentre “la Polizia agisce per conto delle leadership politica”, espressione della maggioranza musulmana. La missione - rimasta in Kashmir per una settimana – ha voluto verificare il rispetto dei diritti umani e della libertà religiosa, trovando una situazione “grave e allarmante”, dopo l’episodio del Pastore cristiano protestante Chander Mani Khanna, della “All Saints Church”, accusato di battesimi e conversioni fraudolente. Il Pastore, arrestato dalla Polizia, è stato rilasciato il primo dicembre, dopo 10 giorni di prigione, a condizione che non lasci il Paese. “Gruppi islamici nella valle del Kashmir non sembrano tenere conto che, nel resto dell'India, cristiani e musulmani sono entrambi una piccola minoranza e hanno bisogno gli uni degli altri, per affrontare la sfida dei gruppi fondamentalisti indù”, nota il Documento. “La totale assenza di organizzazioni a tutela dei diritti umani; l'assenza di una Commissione per minoranze in Kashmir rendono difficile ascoltare i problemi, le paure e le percezioni delle comunità religiose di minoranza, come i cristiani”, spiega il testo. Il Rapporto ricorda come “episodio inquietante” il fatto che il “pastore Khanna sia stato convocato da un Tribunale della Sharia, guidato dal Grand Mufti Azam Kashmir Bashir-ud-din”. Il tribunale, ricordano i cristiani, non è riconosciuto dallo Stato e “la Corte islamica non ha alcuna giurisdizione sulla minoranza cristiana”. Tale episodio solleva un urgente problema “sullo stato della giustizia nella valle, dove l'Ordine degli avvocati – anch’esso tutto di musulmani – si è rifiutato di difendere legalmente il Pastore”. Khanna ha spiegato alla delegazione che un piccolo gruppo di circa sette persone, in precedenza musulmane, dopo aver frequentato la chiesa per dieci mesi, regolarmente e con grande devozione, hanno insistito per ricevere il battesimo. Nello Stato non esiste una “legge anti-conversione” e non si è obbligati per legge a informare il governo o la polizia in tali casi. Il governo locale non “riesce a controllare la situazione e a fermare i gruppi estremisti islamici”: per questo il Rapporto lancia un appello al governo federale “perché tuteli la laicità in tutto il Paese”, istituisca una Commissione per le minoranze in Kashmir, garantisca il pluralismo, la multiculturalità e il rispetto dello Stato di diritto in Kashmir. La presenza cristiana nella valle del Kashmir è documentata a partire dalla metà del XIX secolo, con l’avvento dei primi missionari cattolici e protestanti. Attualmente vi sono circa 400 cristiani in tutta la valle del Kashmir. La comunità cristiana ha avviato scuole che oggi sono le più importanti dello Stato, frequentate in larga maggioranza da musulmani. In passato il Kashmir è stato teatro di violenze, iniziate nel 2003, con le accuse ai missionari cristiani di fare proselitismo e convertire giovani musulmani. (R.G.)

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    India: preghiera natalizia per i perseguitati dell’Orissa

    ◊   Nel nuovo insediamento cristiano di Anandnagar, nel distretto di Kandhamal – teatro dei massacri anti cristiani del 2008 – i fedeli cristiani hanno pregato e celebrato la speranza, in attesa del Natale. Ad Anandnagar si trovano i cristiani reinsediati dopo essere stati scacciati dai loro villaggi natii, nell’area di Tikabali, nel distretto di Kandhamal. Come riferito all'agenzia Fides dalla Chiesa locale, circa 800 persone provenienti da quasi 450 famiglie cristiane, vittime della violenza, si sono riunite l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione per un raduno prenatalizio di “preghiera e di speranza”. Fratel K.J. Markose, missionario monfortano che vive a Kandhamal, informa che è stato un incontro pacifico, caratterizzato da un clima di accoglienza e di festa, preparato dalle religiose delle Missionarie della Carità (Mc), insieme con gli abitanti del villaggio. Le suore hanno anche informato la polizia e le autorità civili, e questo ha garantito un tranquillo svolgimento del raduno. L’assemblea ha ascoltato una catechesi sul senso del Natale e ha partecipato a un incontro di preghiera animato da don Sisirkant Sabhanayak, parroco della parrocchia Madre di Dio, nelle vicinanze di Tikabali. All’incontro ha partecipato anche Sajan K George, presidente del “Global Council of Indian Christians”, che ha avuto parole di incoraggiamento verso i fedeli, e si è concluso con un momento di fraterna convivialità. Nei giorni scorsi mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, ha inviato una Lettera pastorale alla diocesi, in vista del Natale, esortando i fedeli a essere “araldi di un messaggio di speranza”, nonostante le sofferenze del passato e del presente. Il distretto di Kandhamal, che occupa una parte centrale dell'arcidiocesi, è stato epicentro della violenza anticristiana del 2008: oltre 100 furono i morti, più di 6.000 case sono state bruciate in 400 villaggi, nonchè 296 chiese e piccoli luoghi di culto cristiani. Più di 56.000 cittadini cristiani sono divenuti ‘sfollati interni’, circa 30.000 vivono ancora nei campi profughi allestiti dal governo. Circa 1.000 sono stati avvertiti o minacciati dai loro vicini: potranno tornare a casa solo se diventeranno indù. Il resto dei profughi ha preferito lasciare, per la paura, il distretto di Kandhamal: infatti non hanno alcuna possibilità di sostentamento a Kandhamal, dove sono anche vittime di un ‘veto’ e di discriminazione a livello economico e sociale. (R.P.)

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    India. Campagna dei cristiani per la “Legge per prevenire abusi sulle minoranze religiose”

    ◊   Una campagna nazionale per pregare e sensibilizzare i cittadini in India a sostegno della “Legge per prevenire la violenza sulle minoranze religiose”. L’iniziativa - riferisce l’agenzia Fides - è stata lanciata oggi dal Consiglio di tutti i cristiani indiani (Aicc-All India Christian Council), organizzazione ecumenica impegnata nella difesa della libertà religiosa e dei diritti delle minoranze. Il disegno di legge “è urgente per porre fine alle campagne di odio, e per ripristinare la fiducia nelle minoranze”, spiega John Dayal, attivista cattolico, segretario generale dell’Aicc. L’organizzazione invita il governo di New Dheli ad approvare quanto prima il Disegno di legge (Communal Prevention Bill), già redatto nei primi mesi del 2011 dal National Advisory Council ma ora fermo in Parlamento. La legge è sostenuta dalle minoranze religiose ma anche da larga parte della società civile quale mezzo efficace per frenare la violenza intercomunitaria che da sempre affligge il Paese dopo l'indipendenza nel 1947. Oltre 6 mila gli episodi di violenza interreligiosa in India registrati ufficialmente solo negli ultimi dieci anni. Tra i più atroci crimini di massa contro le comunità religiose, l’Aicc ricorda la violenza contro i sikh del 1984 a Nuova Delhi, il pogrom contro i musulmani nel Gujarat del 2002, la strage anti-cristiana in Orissa nel 2008. In tutti questi gravi episodi, la polizia e i funzionari pubblici sono rimasti indifferenti o sono stati complici. “La cosa peggiore è la questione della giustizia. Alla maggior parte delle vittime è stata negata la giustizia. In Orissa, per esempio, non una sola persona è stata condannata per omicidio”, sottolinea l’Aicc, spiegando che il Disegno di legge mira a garantire giustizia alle vittime e a porre fine al clima di impunità, censurando il comportamento di gruppi estremisti religiosi e l'apatia o il coinvolgimento di funzionari pubblici. La legge sarebbe anche utile a frenare discorsi di incitamento all'odio. Negli ultimi mesi, il leader fondamentalista indù Praveen Togadia ha perfino chiesto la decapitazione dei missionari “che operano conversioni”. E Subramaniam Swamy, leader del partito nazionalista “Baratiya Janata Party”, ha lanciato una campagna di diffamazione contro le comunità cristiane e musulmane. L’Aicc denuncia anche il tentativo di affossare la legge alimentando falsi allarmi, a danno di tutte le minoranze musulmane, cristiane, dalit e tribali, oggetto di continui abusi. (R.G.)

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    Iraq: dopo l'Avvento i cristiani si preparano al Natale

    ◊   I cristiani irakeni si preparano al Natale sperimentando e testimoniando la presenza di Cristo con l’annuncio, la meditazione e la preghiera. Fin dai primi giorni di Avvento l’arcidiocesi di Kirkuk ha aperto nella cattedrale una “radio della speranza” che copre tutta la città, per diffondere la buona novella di Gesù: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”. In questo modo anche molti ascoltatori non cristiani possono comprendere le radici e il significato della fede, in cosa credono, i riti e le preghiere, gli inni, le meditazioni e i testi biblici, insieme ai testi liturgici. All’interno della struttura, operano diverse persone a titolo volontario e gratuito. I giovani della comunità Emmaus hanno organizzato quattro serate di meditazione e di preghiera, ogni volta in una diversa parrocchia, partendo dal tema: “credere è amare e amare è donare”, secondo l’esempio fornito da Elisabetta e Zaccaria, Maria e Giuseppe, Giovanni Battista e Gesù. Il gruppo di famiglie cristiane – una fraternità diocesana – hanno iniziato a raccogliere soldi per aiutare i bambini poveri a Natale, di modo che anche i più piccoli e meno fortunati possano celebrare la nascita di Gesù Bambino. Il gruppo “Acqua Viva”, formato da giovani fra i 13 e i 17 anni, ha proposto per quest’anno un grande presepe dalla forma di una tenda di beduini; con questo gesto, essi intendono sottolineare che il Signore ha posto la sua tenda in mezzo alle nostre. Tra difficoltà e violenze quotidiane, la chiesa irakena festeggia momenti di gioia come la conclusione di un percorso di fede che ha portato alla conversione di una giovane coppia. Un cammino che, a dispetto delle problematiche, diventa fonte di grande speranza per tutta la comunità in questa vigilia di festa. Il Natale è attuale, è un evento di oggi, non è solo una commemorazione del passato. Non è un abitudine consolidata nel tempo. La notte di Natale, al termine della messa di mezzanotte, nel villaggio cristiano di Sekanyan, a 10 km dal centro di Kirkuk, un gruppo di giovani decorerà una macchina sul modello di una slitta di Babbo Natale, per distribuire regali a tutta la comunità, incluse le famiglie musulmane degli isolati vicini. (R.P.)

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    Corea del Sud: nuove tensioni per il grande Albero di Natale al confine con la Corea del Nord

    ◊   Nuove tensioni tra Corea del Nord e Corea del Sud a causa di un 'albero' di Natale gigante, alto oltre 30 metri, piantato vicino al confine tra le due Paesi. Pyongyang minaccia infatti ''conseguenze inaspettate'' se le autorità di Seul accenderanno le luci dell’insolita ‘torre’ natalizia. Migliaia di lampadine illuminate trasformeranno la struttura d'acciaio in un albero natalizio, posto sul picco della collina Aegibong, a tre chilometri dal confine occidentale con la Corea del Nord. Già lo scorso anno l'accensione delle luci – ripresa dopo un lungo periodo - aveva provocato lo stato di allerta delle truppe sudcoreane: Seul temeva infatti un'azione provocatoria dell'esercito di Pyongyang. L'illuminazione dell'albero di Natale era stata sospesa nel 2004, quando i governi delle due Coree, nell’ambito della politica di riavvicinamento, detta “del raggio di sole', avevano deciso di fermare le attività di propaganda - anche di tipo religioso - lungo la linea di confine. Il ripristino della tradizione natalizia ha disturbato Pyongyang, che attraverso il sito governativo Uriminjokkiri minaccia di reagire ad una forma di ''guerra psicologica'' e ad un tentativo di ''propagandare il cristianesimo''. Ad allarmare ulteriormente la Corea del Nord è la notizia - diffusa alla Bbc da fonti sudcoreane - del via libera dato da Seul ad altre due torri natalizie lungo il confine. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Russia. Chiesa ortodossa sulle manifestazioni: la cosa più importante è la pace civile

    ◊   “Non possiamo che esprimere soddisfazione per il fatto che le manifestazioni in tutte le città russe si siano svolte pacificamente e nel rispetto della legge”. E’ quanto ha detto, dopo le manifestazioni di sabato scorso promosse in tutta la Russia per protestare contro presunti brogli elettorali, l’arciprete Vsevolod Chaplin, capo del Dipartimento del Patriarcato ortodosso di Mosca per le relazioni tra Chiesa e società. “Ora la cosa più importante – ha sottolineato – è mantenere la pace civile. Sono state sollevate – ha spiegato l’arciprete ortodosso le cui parole sono state riprese dall'agenzia AsiaNews – serie domande, non comode per le autorità”. “Speriamo – ha aggiunto – che risponderanno in modo adeguato e onesto”. Il premier russo, Vladimir Putin, ha detto che le manifestazioni in Russia rientrano nell’ambito di “una protesta democratica di una parte della società”, non contenta “dell’esito delle elezioni”. “Rispettiamo – ha detto Putin - il punto di vista dei manifestanti, li ascoltiamo e lo faremo ancora: è un loro diritto”. Il presidente russo, Dimitri Medvedev, ha ribadito di aver chiesto al governo di avviare indagini sulle denunce di brogli, ma ha escluso che il voto possa essere ripetuto. Le consultazioni legislative dello scorso 4 dicembre sono state vinte dal partito “Russia Unita”. Secondo la Commissione elettorale, lo schieramento di Putin e Medvedev ha vinto le elezioni con il 49,5% dei consensi. Nel 2007, aveva invece ottenuto il 64% delle preferenze. (A.L.)

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    Prevista una nuova crisi alimentare per i bambini del Sahel nel 2012

    ◊   Ancora prospettive negative per un milione di bambini della regione africana del Sahel. Secondo l’Unicef, entro il 2012 è prevista una nuova crisi alimentare e, per questo, l’organizzazione ha lanciato il suo appello alla comunità internazionale affinchè si inizi a lavorare subito per far fronte a questa emergenza. Stando ai dati - riferisce l'agenzia Fides - il numero più elevato di bambini con meno di cinque anni affetti da denutrizione grave e acuta si registra in Níger, con circa 330.600 casi identificati finora e la metà della popolazione a rischio fame. Altri Paesi e regioni dove ci si aspetta che l’infanzia necessiti di particolare attenzione sono il Ciad, il nord della Nigeria, il nord del Camerun, il Burkina Faso, il Mali, la Mauritania e il nord del Senegal. Secondo un responsabile dell’Unicef, l’entità del problema non è da sottovalutare, la tragedia può essere evitata solo impegnandosi seriamente nella regione a partire da subito. Urge assicurare che la popolazione abbia a disposizione sul territorio professionisti con i farmaci adeguati per poter prevenire la minaccia di malattie. (R.P.)

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    Polonia: l'arcivescovo di Katowice sul 30° anniversario della Legge marziale

    ◊   “Non dimentichiamoci qual è stato il prezzo pagato per la libertà e ricordiamoci di coloro che per la libertà hanno pagato il prezzo più alto”. Lo ha scritto mons. Wiktor Skworc, nuovo arcivescovo di Katowice (Polonia), nella lettera pastorale in occasione del 30° anniversario dell'imposizione della legge marziale nel Paese, avvenuta il 13 dicembre del 1981 sull'ordine del generale Wojciech Jaruzelski. Come ha ricordato mons. Skworc, negli anni '80 “la pacifica opera di costruzione di uno Stato democratico inspirata dal magistero di Giovanni Polo II” che ha suscitato “l’ammirazione da parte di altri popoli dell'Europa e del mondo” è stata interrotta dalle autorità comuniste che “imponendo la legge marziale hanno brutalmente contrastato la rinata soggettività sociale dei polacchi e la loro lotta per la libertà e la sovranità del Paese”. L’arcivescovo di Katowice, capitale della regione della Bassa Slesia, auspica nella lettera che “coloro che vivono in una Polonia libera, conquistata e pagata con il sangue e le sofferenze, costruendo il presente e il futuro non dimentichino il passato”. Invitando i fedeli alla preghiera per il Paese e particolarmente per tutte le vittime della legge marziale, mons. Skworc parla della necessità di trasmettere ai giovani la verità storica dei fatti. Tali parole assumono un significato del tutto particolare nel contesto di numerose valutazioni che da più parti affiorano in questi giorni sui media. Fra i commenti sono spesso citate le parole dello stesso generale Jaruzelski, che oggi ha 88 anni ed è gravemente malato; nonostante Solidarnosc avesse 10 milioni di membri e altrettanti simpatizzanti in un Paese con meno di 40 milioni di abitanti, Jaruzelski, pur chiedendo perdono, si dice certo che “l’introduzione della legge marziale andava incontro alle aspettative della società civile” nonostante non fosse mai stato dimostrato l’effettivo rischio di aggressione sovietica e dell’invasione del territorio polacca da parte dell’armata rossa. (R.P.)

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    Usa: nota dei vescovi sullo scottante problema dell'immigrazione

    ◊   Ferve l’attività nella Chiesa americana in preparazione della “Settimana Nazionale sulla Migrazione”, che si svolgerà nelle diocesi di tutto il Paese dall’8 al 14 gennaio. Intanto oltre 5 mila bambini hanno scritto al presidente Obama chiedendo di fermare “le deportazioni di migranti”. Il tema di quest'anno per la Settimana del Migrante è “Accogliere Cristo nel migrante”. “Come, sulla strada di Emmaus, i discepoli di Cristo lo hanno incontrato nelle vesti di uno sconosciuto, il tema di quest'anno ricorda che Cristo si rende presente nel viaggiatore solitario, nel nuovo arrivato, e nel migrante”, ha spiegato in una nota inviata a Fides l'arcivescovo di Los Angeles, mons. José Gomez, presidente della Commissione per le migrazioni della Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti (Usccb). Nella nota si legge: “Siamo chiamati ad aprire i nostri cuori e a fornire ospitalità a chi è nel bisogno, specialmente agli immigrati che si trovano lontano da casa e in situazioni vulnerabili”. Le diocesi di tutto il Paese organizzano diverse attività. A livello nazionale, Conferenza episcopale e la Catholic Legal Immigration Network Inc. sponsorizzano un Congresso sul tema “Immigrazione: un problema di 50 Stati”, che si svolgerà a Salt Lake City, nello Utah, dal’11 al 13 gennaio. La Settimana nazionale sulla Migrazione è stata avviata oltre 25 anni fa dai vescovi cattolici degli Stati Uniti per fornire l'occasione di uno scambio d'esperienze fra quanti sono impegnati socialmente a contatto con gli immigrati. Proprio perché il volto della Chiesa locale è in continuo mutamento, i sussidi pastorali prodotti per la Settimana nazionale sulla Migrazione sono diventati sempre più importanti. Vengono utilizzati durante tutto l'anno da parte delle persone, famiglie, scuole e parrocchie per conoscere i complessi problemi della migrazione. (R.P.)

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    Usa. Mons. Dolan: la dignità della persona, “dottrina primaria” della Chiesa

    ◊   “La dignità della persona umana deve essere considerata come una dottrina primaria della Chiesa”: è quanto ha affermato mons. Timothy Michael Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb), nel corso del suo intervento, davanti ad una platea di docenti e studenti dell’università cattolica di Notre Dame a South Bend, nello Stato dell’Indiana. L’arcivescovo Timothy Michael Dolan – ricorda l’Osservatore Romano - ha pronunciato il suo intervento in occasione della lezione inaugurale del nuovo progetto di studio della Notre Dame University sulla dignità umana. Per il presule l’identità, la personalità non dipende dal fatto che si abbia o meno “una green card, un portafoglio di azioni, un lavoro, una casa o un diploma universitario”. “Né la dignità - ha spiegato - dipende dalle preferenze sessuali, dalla razza, dalla religione, dal sesso, dallo stato sociale, dal conto in banca, dal passaporto o dall’assicurazione sanitaria”. Il presidente della Conferenza episcopale americana ha quindi sottolineato che “quando citiamo le principali dottrine cattoliche, siamo soliti parlare della Trinità, dell’Incarnazione, della Redenzione, dell’Eucaristia”. “Mi chiedo perché non abbiamo mai incluso tra queste, quella della dignità della persona umana”. Per il presule “la Chiesa ha costruito sul principio del rispetto della dignità umana il più grande sistema di assistenza sanitaria, dell’educazione e della carità che il mondo abbia mai conosciuto. La dottrina sulla dignità umana — ha sottolineato l’arcivescovo — è quella che ha dettato le posizioni della Chiesa sui temi dell’aborto, dell’immigrazione, della pena di morte. Se il bambino prima della nascita, mentre ancora si trova nel grembo materno, è una persona umana fin dal suo concepimento e il riconoscimento del suo essere non viene solo dal catechismo ma da un qualsiasi testo di biologia utilizzato dagli studenti del secondo anno di liceo, allora la vita di quel bambino deve essere curata e protetta. Per evitare l’errore - ha sottolineato - i cattolici devono essere fedeli all’insegnamento della Chiesa e, in particolare, a quanto è stato trasmesso dal beato Papa Giovanni Paolo II: La libertà genuina è la libertà di compiere il nostro dovere e non quella di fare ciò che vogliamo”. (A.L.)

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    El Salvador: la Chiesa propone un nuovo "Accordo di pace"

    ◊   Il vescovo ausiliare di San Salvador, mons. Gregorio Rosa Chavez, ha annunciato che la Chiesa cattolica sta preparando un’iniziativa per un nuovo “Accordo di Pace”, simile a quello che 20 anni fa pose termine alla guerra civile, al fine di ridurre la violenza e la criminalità nel Paese. Mons. Rosa Chavez ha affermato che spera che il documento sia presentato prima della fine del 2011. L'iniziativa - riferisce l'agenzia Fides - è sostenuta dall'Università Centroamericana José Simeone Canas (Uca), che è membro del Consiglio nazionale per l'istruzione (Cne). Il 16 gennaio, ricorre il ventesimo anniversario della firma degli "Accordi di Pace" in El Salvador che hanno posto fine alla sanguinosa guerra civile (1980-1992), che ha provocato circa 75.000 morti. Mons. Rosa Chavez ha affermato che questa iniziativa è stata decisa a conclusione dell’incontro promosso dalla Chiesa con gruppi scelti nei diversi settori della società: genitori, giovani, Ong, media ed altri. “Sarà come una Bibbia per la Pace”, ha affermato il vescovo ausiliare di San Salvador nella solita conferenza stampa della domenica di ieri. La proposta di accordo è incentrata su 5 punti: coordinamento tra le istituzioni, adozione di politiche economiche per creare nuovi posti di lavoro, programmi di prevenzione del disagio giovanile attraverso il corretto sfruttamento del tempo libero dei ragazzi, predicazione di principi morali e spirituali, revisione critica da parte dei media dei loro programmi al fine di evitare la diffusione della subcultura della violenza. El Salvador è considerato come uno dei Paesi con il più alto livelli di violenza, con una media giornaliera di 11 omicidi, la maggior parte dei quali attribuiti a bande criminali dedite al narcotraffico, al racket e alla tratta degli esseri umani. (R.P.)

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    Myanmar: in un video l'incontro tra Aung San Suu Kyi e il cardinale Martino

    ◊   I cattolici birmani hanno diffuso un video su YouTube, che documenta l’incontro fra la leader democratica Aung San Suu Kyi e il cardinale Raffaele Martino, avvenuto a margine dei festeggiamenti per il centenario della cattedrale di Santa Maria a Yangon, lo scorso 8 dicembre. L’alto prelato vaticano ha presieduto la funzione in qualità di delegato di papa Benedetto XVI, del quale è stato letto un messaggio nel corso della messa. La Nobel per la pace, di religione buddista, ha voluto seguire per intero il rito cattolico, per sottolineare il principio della libertà religiosa e dell’armonia fra le diverse fedi in Myanmar. L’evento tenuto in concomitanza con la festa dell’Immacolata Concezione ha celebrato il più importante luogo di culto cristiano del Paese; per l’occasione sono intervenuti anche rappresentati del governo birmano, vescovi birmani e non, un centinaio di sacerdoti, suore e migliaia di fedeli. Il video ripreso da Burma VJ Media e della durata di circa 15 minuti mostra alcuni fra i momenti più importanti della giornata di festa per la Chiesa birmana. Il video si apre con le immagini dell’incontro fra il cardinale Martino e Aung San Suu Kyi, nel quale l’alto prelato – confermano fonti dell'agenzia AsiaNews – loda il coraggio della “Signora”, invitandola a continuare il lavoro per il bene del Paese e della popolazione. Il breve colloquio è stato seguito da un incontro a tre, cui ha partecipato anche l’arcivescovo locale mons. Charles Bo. Fra gli altri, resta impresso il momento dell’ingresso della leader della Lega nazionale per la democrazia (Nld) nella cattedrale, accolto da un caloroso applauso dei fedeli e una lunga sequela di strette di mano. La Nobel per la pace ha seguito con attenzione l’intera durata della messa – in inglese, birmano e, in alcuni passaggi, sono stati utilizzati anche dialetti delle minoranze etniche – a testimonianza del valore profondo delle religioni come mezzo di dialogo e di pace. Infine, il saluto con il porporato vaticano e la stretta di mano a conclusione della messa. Negli ultimi giorni Aung San Suu Kyi ha più volte chiesto ai fedeli delle diverse religioni – unite – di sostenere la lotta per le riforme in Myanmar. Di recente si è rivolta ai vescovi cattolici e protestanti birmani, riuniti in assemblea, ricordando loro che la pace è solo il primo passo di un cammino che deve portare a “riforme durature” nel solco della democrazia. Nell’incontro con i prelati – 11 cattolici e 4 protestanti – la donna ha fatto un parallelo fra pace e sviluppo, confermando che la cooperazione fra persone di fede diversa è “cruciale” per assicurare “pari diritti a tutti”. La leader della Nld ha infine auspicato la fine dei conflitti fra esercito birmano e milizie etniche, insieme a un rafforzamento nel settore dell’istruzione, quale condizione necessaria per un vero sviluppo. (R.P.)


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    Vietnam: dedicata all’Immacolata Concezione la nuova basilica minore di Hanoi

    ◊   La cattedrale So Kien ad Hanoi, in Vietnam, è stata elevata al rango di basilica minore. La cerimonia di consacrazione della nuova basilica dedicata all’Immacolata Concezione, è stata celebrata l’8 dicembre dall’arcivescovo di Nhon Peter Nguyen. Vi hanno partecipato 80 sacerdoti, due vescovi locali e il nunzio apostolico mons. Leopoldo Girelli, rappresentante pontificio non residente in Vietnam, che ha concluso così la sua visita pastorale nelle 26 diocesi del Paese. La cattedrale in stile neo-gotico è stata costruita nel 1883 quando Hanoi era ancora il Vicariato apostolico di Tay Dang Ngoai. Con la cattedrale dell’Immacolata Concezione salgono quattro le Basiliche minori in Vietnam: le altre tre sono la cattedrale di Notre Dame a Ho Chi Minh City, la Chiesa di Phu Nhai nella provincia di Nam Dinh province e l’antica chiesa in rovina nel celebre santuario nazionale di Nostra Signora di La Vang nella provincia Quang Tri. Secondo l’ex parroco della chiesa padre Joseph Nguyen Khac Que, citato dall’agenzia Ucan, il nuovo status conferito alla cattedrale di Hanoi aiuterà i cattolici della diocesi “a vivere con coraggio la propria fede, a seguire il luminoso esempio dei martiri e a comprendere l’importanza dei loro luoghi di culto”.(L.Z.)

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    Guinea Equatoriale: inaugurata dal cardinale Arinze a Mongomo la basilica dell’Immacolata

    ◊   Con una solenne celebrazione presieduta dal cardinale Francis Arinze, Prefetto emerito della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, il 7 dicembre è stata inaugurata a Mongomo, in Guinea Equatoriale, la nuova cattedrale dell’Immacolata Concezione. Insieme al delegato pontificio c’erano il nunzio apostolico nel Paese, mons. Piero Pioppo, e numerosi vescovi della Conferenza regionale dei vescovi dell’Africa centrale (Cerac). All’inaugurazione – riferisce il quotidiano Cameroon Tribune ripreso dall’agenzia Apic - ha partecipato il Presidente guineano Teodor Obiang Nguema Mbasogo che ha consegnato al delegato pontificio le chiavi della nuova chiesa. Con i suoi 800 posti, la basilica dell’Immacolata Concezione è il più grande luogo di culto di tutta la Guinea Equatoriale. Costruita in marmo su un terreno di cinque ettari, la chiesa riproduce la Basilica di San Pietro. Il progetto era stato presentato nel 2005 a Benedetto XVI dal Presidente Nguema, mentre la prima pietra dell’edificio venne posta un anno più tardi dal cardinale Jean Luois Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. (L.Z.)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli: "senza famiglia non c’è Europa"

    ◊   Il futuro dell’Europa passa dalla famiglia. Per il vecchio continente non sarà possibile uscire dalla profonda crisi, non solo economica, che l’attanaglia se non puntando decisamente sui valori e sul concreto sostegno al nucleo famigliare tradizionale, così come esso è prefigurato nel piano originario del Creatore. A sottolinearlo - riferisce L'Osservatore Romano - sono i vescovi spagnoli in un messaggio diffuso in vista della festa della Santa Famiglia del 30 dicembre prossimo. Il documento, intitolato: "Famiglia cristiana. Radicata in Cristo", sin dalle prime battute richiama l’esperienza indimenticabile vissuta la scorsa estate a Madrid con Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, il cui tema è stato appunto quello del rinnovamento di una fede salda e radicata in Cristo. Una strada — osservano i presuli iberici — valida anche per la famiglia, da cui discende appunto il futuro stesso del continente. Infatti, sostengono, «l’Europa ha bisogno della famiglia» e l’auspicata rigenerazione dell’Unione europea «non sarà possibile» se non si passerà «per una realtà di famiglia che rispecchia il progetto di Dio». E tale progetto deve anche essere la «guida» per ogni intervento di una «politica famigliare equa», che soddisfi i «diritti», le «necessità» e le legittime «aspirazioni» di quanti nel matrimonio costituiscono la cellula fondamentale della società. Di qui il compito, definito «urgente e pressante», di fornire risposte concrete alla «stragrande maggioranza della società» nelle sue richieste concrete riguardo ai problemi dell’alloggio, dell’educazione dei figli e dell’equilibrio tra vita famigliare e lavoro. D’altra parte, nel loro messaggio, i vescovi invitano tutte le le comunità cristiane, i movimenti e le associazioni «a essere testimoni e portavoci del messaggio e della missione che il Papa ci ha lasciato: la famiglia — fondata sul dono che Cristo sposo fa all’unione sponsale, indissolubile e aperta alla vita — fa parte della speranza degli uomini». In questo senso, ribadiscono i presuli, il futuro dell’umanità e della Chiesa «si forgia nella famiglia». (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Da domani le norme Ue sui bilanci, ma ancora verifiche di fattibilità sull'accordo

    ◊   Da domani entra in vigore il cosiddetto "six pack", cioè il pacchetto di sei atti legislativi volti a rafforzare la governance economica nell'Ue, e il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, sottolinea come tale misura rappresenti "un cambiamento radicale nella sorveglianza sui bilanci di tutti i Paesi europei”. Aggiunge, inoltre, che “se la mossa della Gran Bretagna voleva evitare che la City e i suoi servizi finanziari non venissero regolati, questo non succederà”, perchè sarà coinvolto anche il settore finanziario. Il presidente della Commissione, Barroso, afferma che “c'è ancora molto da verificare dal punto di vista legislativo" e sono infatti in corso a Bruxelles verifiche sulla compatibilità dell’accordo con i trattati esistenti e sul ruolo delle istituzioni comunitarie. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, sottolinea che quello trovato può non essere un accordo perfetto, ma serve a fare i conti con la realtà e potrebbe scongiurare il rischio di esplosione dell’euro e dell’Europa. La Gran Bretagna è l’unico Paese membro Ue ad essersi tirato fuori dall’accordo e tutti gli occhi sono puntati oggi su Westminster: alle 16.30 ore italiane, il primo ministro, David Cameron, comparirà ai Comuni e spiegherà le ragioni del suo veto all'accordo Ue. Nel corso dello scorso fine settimana, sono emerse fratture con i partner liberaldemocratici: i Lib-Dem stanno cercando sostegno tra le grandi imprese per aumentare la pressione sui Conservatori. Intanto, il governo britannico, stando a quanto riportano fonti della Bbc, ha fatto sapere che s'impegnerà a intessere un "rapporto costruttivo" con l'Unione Europea.

    Elezioni locali in Siria: popolazione in “sciopero dignità”
    Urne aperte oggi in Siria per il rinnovo dei Consigli municipali, ma i seggi elettorali secondo attivisti saranno boicottati nell'ambito di un'azione di “disobbedienza civile” contrassegnata da un primo sciopero generale in diverse località del Paese. Ieri, sono giunte notizie di repressione del regime e, nel sud e nel nordovest, di scontri tra forze lealiste e militari disertori, con almeno 54 persone che hanno perso la vita tra venerdì e domenica scorsi. Il servizio di Fausta Speranza:

    Il ministro per l'Amministrazione locale, Omar Ghalawnji, assicura che è tutto a posto per le elezioni municipali: 42.899 candidati si sfidano per aggiudicarsi i 17.588 seggi dei Consigli regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali. “Il ministro ha invitato i cittadini a esercitare il loro diritto costituzionale”, affermando che “in Siria la democrazia è una pratica da anni consolidata”. Di tutt’altro avviso gli attivisti che ribadiscono l’appello alla popolazione a disertare i seggi e parlano di successo dello sciopero definito della dignità. Sembra che nelle città calde di Daraa, Idlib e in alcuni quartieri di Damasco lo sciopero abbia avuto una adesione quasi totale: numerosi video amatoriali mostrano strade vuote e saracinesche abbassate. L'agenzia ufficiale Sana mostra invece foto dei principali mercati delle città del Paese “aperti e attivi” e torna a parlare di gruppi terroristici sostenuti dall'estero. Guardando al piano internazionale, i ministri degli Esteri dei Paesi della Lega araba fanno sapere che si incontreranno sabato prossimo, 17 dicembre, per discutere la risposta all'accettazione condizionata da parte della Siria di un piano di pace arabo, mirato a porre fine alla repressione dei manifestanti che chiedono democrazia. La Lega araba ha proposto alla Siria un piano di pace che prevede il ritiro delle truppe dalle città e l'ingresso nel Paese di osservatori stranieri e l'ha minacciata di pesanti sanzioni economiche se non lo accetterà. La Siria ha risposto ponendo numerose condizioni e la Lega ha rinviato più volte l'ultimatum per far scattare le sanzioni. Ora la scadenza è per sabato prossimo.

    Un morto in Pakistan nell'attacco a un convoglio Nato
    U commando di sospetti miliziani islamici ha assaltato in Pakistan un convoglio di autobotti della Nato. Nell'attacco è morto uno degli autisti e sette cisterne sono state date alle fiamme. L'attacco è avvenuto a Dadar, nel Belucistan. Il convoglio rientrava nel porto di Karaci a causa della chiusura dei valichi di confine con l'Afghanistan, decisa lo scorso 26 novembre. La decisione fa parte di alcune ritorsioni praticate dal governo di Islamabad come conseguenza all’attacco della Nato dello scorso novembre in cui morirono 25 soldati pakistani. Intanto, le Forze armate pakistane hanno ripreso ieri il controllo della base aerea di Shamsi, nel Baluchistan. La base era gestita dai militari statunitensi che l'hanno lasciata dopo la richiesta di riconsegna del governo di Islamabad. La decisione delle autorità pakistane fa parte di alcune misure di ritorsione assunte dopo il raid aereo Nato del 26 novembre scorso, nella Mohmand Agency, nel quale morirono 25 soldati.

    Afghanistan: due soldati Nato uccisi da mina nell'est del Paese
    Due soldati delle forze Nato sono morti ieri nell'Afghanistan orientale. Il decesso dei due militari è avvenuto per lo scoppio di un rudimentale ordigno piazzato a terra. Secondo un bilancio non ufficiale, i militari stranieri morti nel Paese sono 546 dall'inizio dell'anno e sette dal primo dicembre.

    Razzi da Gaza e Libano verso Israele
    La scorsa notte, sono stati sparati due razzi verso Israele: un razzo "Katiuscia" è stato lanciato dal sud del Libano verso la Galilea ed è caduto in territorio libanese, a breve distanza dal confine con Israele. Un altro razzo, di tipo "Grad", è stato sparato da miliziani palestinesi verso il Neghev dove è esploso in zona aperta.

    Arabia Saudita: donna messa a morte per stregoneria
    Una donna condannata a morte per stregoneria è stata decapitata oggi in Arabia Saudita. La donna, Amina Bent Abdellhalim Nassar, è stata messa a morte nella provincia di Jawf, nel nord del Paese. Nell'Islam la stregoneria è vietata e l'Arabia Saudita applica sanzioni molto rigorose. La decapitazione di Amina porta ad almeno 73 il numero di esecuzioni capitali dall’inizio dell’anno nel regno saudita.

    Autobomba esplode in Kenya nell’anniversario dell'indipendenza
    Almeno 10 persone sono rimaste ferite a Wajir, nel nord del Kenya, in seguito all'esplosione di un veicolo durante le celebrazioni del Giorno dell'indipendenza. Al momento dell'attentato, in zona c'erano decine di persone che stavano assistendo alla manifestazione in occasione del "Jamhuri Day". Questa mattina, il presidente del Comitato provinciale di sicurezza a Nairobi, Njoroge Ndirangu, aveva lanciato l'allarme su possibili attentati da parte degli Shabaab in occasione della importante ricorrenza. Nelle scorse ore, poco prima dell'ennesimo attacco, la polizia kenyana aveva arrestato 50 presunti affiliati al movimento integralista islamico legato ad al Qaeda, sospettati di essere coinvolti nel duplice attentato messo a segno ieri nelle città di Mandera e Wajir, per un bilancio totale di un ufficiale ucciso e nove soldati sono rimasti gravemente feriti.

    Gli osservatori denunciano mancanza di credibilità per il voto in Congo
    Le presidenziali nella Repubblica Democratica del Congo “mancano di credibilità”. Lo hanno affermato ieri gli osservatori internazionali del Centro Carter, che hanno monitorato la consultazione del 28 novembre. Secondo il presidente eletto,, Joseph Kabila, ci sono “errori”, ma i risultati non possono essere messi in discussione.

    Cina, muore in carcere dopo le proteste per l'esproprio di terre
    È morto per attacco cardiaco in un carcere cinese Xue Jinbo, l'uomo che a settembre e novembre scorsi aveva partecipato alle proteste contro le espropriazioni forzate di terre nel villaggio di Wukan, in provincia del Guangdong. Era stato arrestato tre giorni fa. A Changsha, nella Cina centrale, due giovani sono stati arrestati con l'accusa di aver diffuso una falsa notizia sul web. Secondo i due blogger, il 6 dicembre scorso cinquemila poliziotti e cento veicoli della polizia avrebbero scortato un corteo nuziale nel quale era presente qualche “potente”. I funzionari delle forze di sicurezza hanno detto che si è trattato di una “coincidenza”, perché il convoglio stava rientrando da un’esercitazione.

    Estradizione Noriega: è in carcere a Panama
    Manuel Noriega, 77 anni, si trova in un carcere a Panama. L'ex dittatore estradato ieri dalla Francia ha già passato oltre 20 anni in prigioni americane e francesi per traffico di droga. Rischia altri 60 anni per violazioni dei diritti umani e per aver ordinato l'uccisione di tre oppositori. Ad attenderlo all'aeroporto, anche alcuni familiari di persone scomparse tra il 1983 e il 1989, gli anni del suo governo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 346

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.