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Sommario del 11/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Siate testimoni di amore dove Dio sembra assente: così, il Papa nella Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie
  • Il Papa all’Angelus: la vera gioia non è il divertimento, ma l’incontro con Dio. Appello a difendere la vita, primo tra i diritti
  • Nella memoria della Vergine di Guadalupe, Messa del Papa per l’America Latina. La riflessione del cardinale Ouellet
  • Si è spento a Filadelfia il cardinale Foley, servitore della Chiesa e amico delle comunicazioni sociali. Il ricordo commosso di padre Lombardi
  • Oggi in Primo Piano

  • Alla memoria di Chiara Lubich, il premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"
  • Congo: tensione dopo il voto che ha riconfermato Kabila presidente
  • Pakistan: i talebani annunciano colloqui con il governo
  • L’Ue e la sfida dell’unione fiscale. Il commento dell’economista Quadrio Curzio
  • Africa e informazione al centro di un convegno promosso dalla rivista dei Padri Bianchi
  • Nel segno di Maria, il Presepe in Piazza San Pietro allestito in questi giorni
  • Chiesa e Società

  • Czestochowa: concluso ciclo annuale di missioni con 6000 catechesi per 600mila fedeli
  • Milano: Lettera di Natale ai bambini del cardinale Scola
  • Togo: sessione di formazione dei vescovi alle nuove forme di comunicazione
  • L’India celebra i 75 anni delle Missionarie dell’Immacolata
  • Pena di morte: in 14 Paesi asiatici viene inflitta dopo processi iniqui
  • Cultura: a Verona il primo Banco editoriale italiano
  • Terra Santa: la Società di San Yves per i diritti umani ha festeggiato 20 anni di attività
  • 24 Ore nel Mondo

  • Conferenza di Durban: accordo per un Trattato globale sulla riduzione dei gas serra
  • Il Papa e la Santa Sede



    Siate testimoni di amore dove Dio sembra assente: così, il Papa nella Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie

    ◊   Siate testimoni dell’amore, soprattutto laddove Dio sembra assente e dove c’è la sofferenza di quanti sono in situazioni di difficoltà: è l’invito rivolto stamani da Benedetto XVI durante la sua visita pastorale nella Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone. La chiesa, consacrata l’anno scorso, sorge nei pressi del Raccordo anulare, nella zona nord della capitale. Il Papa ha esortato a preparare il Natale non soltanto pensando ai regali, ma mantenendo vivo il contatto con Dio. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Calorosa accoglienza per Benedetto XVI stamani nella Parrocchia di Santa Maria delle Grazie. Tanti i bambini che lo hanno salutato prima della Messa. Prepariamoci al Natale – ha detto loro il Papa – “non solo con i doni, ma con il nostro cuore”. Il profeta Isaia nella prima lettura parla di un lieto annuncio per i poveri: parole “quanto mai attuali” oggi – sottolinea il Pontefice – “parole che rianimano la speranza”. Il Vangelo propone la figura di Giovanni Battista che nel deserto invita alla conversione. “Anche oggi – rileva il Papa – nel deserto delle grandi città di questo mondo” dove c’è “grande assenza di Dio, abbiamo bisogno di voci” che annunciano che “Dio c’è, è sempre vicino, anche se sembra assente”. Chi è dunque Giovanni Battista?

    “E’ una voce nel deserto, è un testimone della luce e questo ci tocca nel cuore, perché in questo mondo con tante tenebre, tante oscurità, tutti siamo chiamati ad essere testimoni della luce. E' proprio questa la missione del Tempo di Avvento: essere testimoni della luce e possiamo esserlo solo se portiamo in noi la luce, se siamo non solo sicuri che la luce c’è, ma se abbiamo visto un po’ di luce”.

    Portare la luce – afferma il Papa - è vivere “il linguaggio comprensibile a tutti dell’amore e della fraternità”, è testimoniare la carità alle tante persone che sono “in difficoltà e in situazioni di disagio”, superando “i limiti dell’individualismo, della chiusura in se stessi” e “il fascino del relativismo, per cui si considera lecito ogni comportamento”. C’è poi un riferimento alle sette religiose presenti in questo quartiere. Benedetto XVI esorta alla vigilanza e alla fedeltà al Magistero della Chiesa:

    “Continuate nell’opera di evangelizzazione con la catechesi e la corretta informazione circa ciò che crede e annuncia la Chiesa cattolica; proponete con chiarezza le verità della fede cristiana, siate - come dice San Pietro - pronti «a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15)”.

    Mette quindi in guardia da quelle “forme di sentimento religioso che sfruttano i bisogni e le aspirazioni più profonde dell’animo umano, proponendo prospettive di appagamento facili, ma illusorie”:

    “La fede è un dono di Dio, ma che vuole la nostra risposta, la decisione di seguire Cristo non solo quando guarisce e solleva, ma anche quando parla di amore fino al dono di se stessi”.

    Occorre riscoprire la Messa come centro della Domenica, come giorno di Dio e della comunità:

    “Non perdete il senso della Domenica e siate fedeli all’incontro eucaristico. I primi cristiani sono stati pronti a donare la vita per questo. Hanno saputo che questa è la vita e fa vivere”.

    Il Papa, infine, esorta i giovani a rispondere alle attese della Chiesa con il loro “desiderio di radicalità nelle scelte di vita” e guardando alle necessità di un quartiere di periferia come questo, costituito da molte famiglie giovani e da tanti bambini, afferma:

    “Auspico vivamente che … la vostra Parrocchia, anche con l’aiuto del Vicariato di Roma, possa dotarsi quanto prima di un oratorio ben strutturato, con adeguati spazi per il gioco e l’incontro, così da soddisfare il bisogno di crescita nella fede e in una sana socialità per le giovani generazioni”.

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    Il Papa all’Angelus: la vera gioia non è il divertimento, ma l’incontro con Dio. Appello a difendere la vita, primo tra i diritti

    ◊   Nei ritmi quotidiani spesso frenetici, ricordiamo che la vera gioia è l’incontro con il Signore: è quanto sottolineato da Benedetto XVI, all’Angelus in Piazza San Pietro, gremita di fedeli. Nella Domenica detta “Gaudéte”, il Papa ha dunque affermato che non dobbiamo lasciarsi distrarre dai messaggi commerciali di questo periodo, ma riscoprire il vero significato del Natale. Al momento dei saluti, ha ribadito che la vita è il primo diritto dell’uomo ed ha benedetto i "Bambinelli" dei Presepi, portati in Piazza San Pietro dai bambini degli oratori di Roma. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Nella Domenica “Gaudéte” che ci invita tutti alla gioia, il Papa si sofferma sulla vigilanza del cuore a cui ogni cristiano è chiamato, ancor più in questi giorni che ci avvicinano al mistero del Natale:

    “L’ambiente esterno propone i consueti messaggi di tipo commerciale, anche se in tono minore a causa della crisi economica. Il cristiano è invitato a vivere l’Avvento senza lasciarsi distrarre dalle luci, ma sapendo dare il giusto valore alle cose, per fissare lo sguardo interiore a Cristo”.

    Ecco dunque dove sta la vera gioia: nell’incontro con il Signore. Il Papa mette in guardia da una gioia effimera frutto del “divertirsi” inteso come “esulare dagli impegni della vita e dalle sue responsabilità”:

    “La vera gioia è legata a qualcosa di più profondo. Certo, nei ritmi quotidiani, spesso frenetici, è importante trovare spazi di tempo per il riposo, per la distensione, ma la gioia vera è legata al rapporto con Dio. Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione possono togliere”.

    E ricorda con le parole di Sant’Agostino che “il cuore dell’uomo è inquieto, non trova serenità e pace finché non riposa in Dio”:

    “La vera gioia non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, in Piazza San Pietro, il Papa ha rivolto un pensiero particolare ai rappresentanti del Movimento per la Vita in occasione del premio “Madre Teresa di Calcutta”, assegnato quest’anno alla memoria di Chiara Lubich:

    “Cari amici, nell’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ricordiamo che il primo fra tutti i diritti è quello alla vita”.

    Ha poi invitato gli universitari romani alla celebrazione dei Vespri, il prossimo 15 dicembre nella Basilica di San Pietro. Un saluto speciale è stato rivolto dal Santo Padre ai bambini di Roma, convenuti per la tradizionale benedizione dei “Bambinelli” del Presepe, promossa dal Centro Oratori Romani:

    “Cari bambini, quando pregherete davanti al vostro presepe, ricordatevi anche di me, come io mi ricordo di voi. Vi ringrazio! Buon Natale!”

    Parlando ai pellegrini croati, il Papa ha infine salutato i partecipanti ad un simposio sulla figura del gesuita croato Boskovic che, ha detto, “impersona e testimonia in modo ottimo il connubio tra la fede e la scienza”.

    Dunque, il Papa ha benedetto stamani i “Bambinelli" per i presepi delle famiglie, delle scuole e delle parrocchie. Prima della recita dell’Angelus, i giovani fedeli hanno partecipato con le proprie famiglie ad una Messa celebrata nella Basilica Vaticana dal cardinale Angelo Comastri. Dopo l’Angelus, Marina Tomarro ha raccolto alcune testimonianze in Piazza San Pietro:

    R. - Sono venuto qui a far benedire il “Bambinello” perché possa portare la felicità e la pace a tutti i poveri.

    R. – Sono qui per far benedire il “Bambinello” e per portare la pace nel mondo e portare bene al Papa.

    D. - Che cosa chiedi al Bambino Gesù?

    R. - Di portare la pace a tutto il mondo.

    R. - Oltre la tradizione in sé e per sé, c’è la fede che ci ha accomunato tutti quanti. Quindi, ogni anno noi veniamo sia per tradizione che per la fede da trasmettere ai nostri figli.

    R. - Abbiamo portato un gruppo di bambini del primo e secondo anno di catechismo, per la benedizione del “Bambinello”. In primo luogo per una finalità catechistica, fargli capire l’accoglienza del Bambino Gesù; in secondo luogo perché fa parte del programma catechistico della parrocchia, portarli qui al centro della cristianità, per la benedizione del Papa.

    D. - Cosa vuol dire la benedizione del “Bambinello”, che significato ha?

    R. - Portare nelle nostre case la benedizione del Papa, portare all’interno del presepe che realizziamo questa benedizione, cioè dire “buone cose”… pregare, accogliere l’altro, accogliere tutti quanti quelli che sono all’interno della nostra famiglia.

    R. - Per benedire il “Bambinello”, vedere il presepe, l’albero, stare con gli altri.

    D. – Che cosa chiedi a Gesù Bambino per il Natale che sta arrivando?

    R. - Di benedire la mia famiglia e tutti i bambini del mondo.

    R. - Questo è il secondo anno che veniamo ed è sempre molto emozionante. Portiamo i “Bambinelli” non solo della nostra casa, ma anche in quella dei nonni e dei nostri familiari. Quindi, speriamo che questo “Bambinello” portato nelle nostre case porti pace amore, salute e serenità per tutti.

    R. - Portare a casa il “Bambinello” benedetto dal Santo Padre sicuramente vuole essere il segno della luce della benedizione di Dio per ogni famiglia ed ogni casa. Radunata la famiglia attorno al presepe può trovare quel conforto e quella gioia di Gesù.

    R. - Per portare la benedizione anche in tutte le case e poi perché ci ricorda anche Giovanni Paolo II.

    D. - Il Papa vi ha chiesto anche di pregare per lui, ma tu pregherai per il Santo Padre?

    R. – Certo, pregherò per me, per la mia famiglia e anche perché il Santo Padre riesca a trascorrere un bel Natale anche lui!

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    Nella memoria della Vergine di Guadalupe, Messa del Papa per l’America Latina. La riflessione del cardinale Ouellet

    ◊   Domani pomeriggio, alle 17.30, nella Memoria della Beata Vergine di Guadalupe, Benedetto XVI presiederà una solenne concelebrazione nella Basilica di San Pietro in occasione del bicentenario dell’indipendenza dei Paesi latinoamericani e caraibici, dove vive quasi la metà dei cattolici del mondo intero. Nei singoli Paesi, questo gesto forte e significativo è stato accolto con grande favore. Nel corso della Messa, il Papa dovrebbe annunciare ufficialmente il suo viaggio apostolico a Cuba e in Messico, l’anno prossimo. A due secoli dall’indipendenza, la maggior parte dei Paesi latinoamericani si trovano a confrontarsi con molte sfide, che chiamano in causa le Chiese locali e la Santa Sede. Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese, ne ha parlato con il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina:

    R. – Certainement, que le phénomène de la sécularisation pénètre aussi dans le …
    Certamente, il fenomeno della secolarizzazione ormai si sta diffondendo anche nel continente latinoamericano. Credo che questo rappresenti un aspetto nuovo per il quale c’è il desiderio di aiutare le comunità locali a prendere coscienza della loro identità cattolica e anche a conservare il loro patrimonio di devozione popolare. Ad esempio, la devozione alla Vergine Maria è un fatto culturale, continentale ed è – allo stesso tempo – una tutela nei riguardi dei pericoli di divisione che provengono dall’influenza di altri gruppi religiosi che entro certi limiti potrebbero distruggere questa eredità. Resta anche la grande sfida del divario tra ricchi e poveri, e la “nuova evangelizzazione” non significa che i problemi sociali siano lasciati da parte: al contrario. Essi vengono affrontati ma a partire dal vero centro della fede. Penso anche che ai problemi saranno apportate soluzioni più adeguate, meno ideologiche.

    D. – A suo avviso, la Chiesa deve essere più vicina alla gente, anche per affrontare la sfida delle sette?

    R. – Oui. Je crois aussi et surtout que l’apostolat des laïcs doit se développer …
    Sì. Credo anche e soprattutto che l’apostolato dei laici debba diventare più presente. Credo che per quanto riguarda le sette, ci sia effettivamente un’influenza forte che è necessario “affrontare”. Ma senza dare a questa parola un significato troppo polemico. Penso in particolare ai movimenti pentecostali che noi trattiamo con rispetto. Ci sono aspetti positivi: ci sono un fattore di “massa” ed un fattore mediatico molto importanti. La Chiesa si impegna sempre a rispettare le altre realtà religiose, perché in definitiva il sostrato culturale religioso è il medesimo, in quei Paesi. Quindi, è necessario costruire sui fattori che uniscono …

    D. – Talora, in alcuni Paesi dell’America Latina c’è stato un forte confronto nella Chiesa tra quanti accentuavano nella pastorale la dimensione sociale e quanti l’aspetto spirituale …

    R. – Je crois que il y a un équilibre à trouver qui n’a sans doute pas toujours été …
    Penso che sia necessario trovare un equilibrio che forse non è sempre stato osservato in maniera soddisfacente. Ad esempio, in alcune correnti della teologia della liberazione si aveva l’impressione che il cristianesimo fosse un simbolo che consentisse di supportare un certo impegno politico o sociale. Ora, lo sforzo della Chiesa attraverso i chiarimenti che si sono fatti sulla teologia della liberazione, ha permesso di rimettere l’attenzione su una cristologia soddisfacente. Questa chiarificazione è avvenuta e credo che ora siamo nella condizione di poter dare vita ad un’azione sociale più efficace, più creatrice che però nasca veramente dal cuore della fede e che quindi sia sostenuta a lungo termine.

    D. – A volte si dice vi siano differenze di percezione tra la gerarchia e i fedeli laici che stanno a contatto con situazioni drammatiche…

    R. – Ce qui convient aux laïcs: bon, l’action politique, l’action sociale doit être …
    Quello che è di competenza dei laici – l’azione politica, l’azione sociale – deve essere fatto dai laici mentre i preti devono concentrarsi sull’annuncio della Parola di Dio, sul supporto sacramentale ai fedeli e non mescolarsi direttamente nella politica; devono piuttosto formare la coscienza dei cristiani affinché questi si impegnino in maniera efficace nel campo nel quale sono loro ad avere la competenza. Il vescovo, quindi, deve essere attento a distinguere i carismi, imporre i limiti, anche, ed aiutare la grande famiglia diocesana a lavorare nell’unità affinché il Vangelo sia testimoniato in termini credibili. (gf)

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    Si è spento a Filadelfia il cardinale Foley, servitore della Chiesa e amico delle comunicazioni sociali. Il ricordo commosso di padre Lombardi

    ◊   E’ morto stamani a Filadelfia, negli Stati Uniti, il cardinale John Patrick Foley: aveva 76 anni ed era da tempo malato di leucemia. Ordinato sacerdote nel 1962, Giovanni Paolo II lo chiama a Roma nel 1984 per affidargli l'incarico di presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, del Centro Televisivo Vaticano e della Filmoteca Vaticana. Nel 2007, Benedetto XVI lo crea cardinale, nominandolo Gran maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Lascia l’incarico lo scorso agosto in seguito alla malattia. Sulla figura del cardinale Foley, il ricordo commosso del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Alessandro Gisotti:

    R. - Sono molto toccato personalmente, anche se molto sereno, per la morte del cardinale Foley che non giunge inaspettata perché egli era ritornato a Filadelfia, quindi nella sua patria e nella sua diocesi d’origine, proprio perché sapeva di essere malato di leucemia e quindi che questa era un po’ l’ultima tappa della sua vita. Il cardinale Foley è una persona che tutti quelli che l’hanno conosciuto ammirano e amano moltissimo per la sua gentilezza, per la sua spiritualità: era un uomo veramente di grande livello spirituale. Tutti quelli che lo hanno avvicinato anche in questi ultimi anni, anche durante l’ultima malattia, ne sono rimasti veramente ammirati. Sono convinto che ha impersonato nel modo migliore il rapporto amichevole, aperto, attento, della Chiesa per il mondo delle comunicazioni sociali, non tanto come mondo “impersonale” ma come mondo “di persone”.

    D. - Si può soffermare proprio sul ruolo davvero importante che il cardinale Foley ha avuto per il mondo delle comunicazioni nella Chiesa del dopo Concilio Vaticano II?

    R. - Il cardinale Foley è stato a lungo il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, quindi ha avuto questo ruolo specifico, nell’ambito della Curia romana e a livello di Chiesa universale, di dire la competente attenzione per capire cosa succede, come si sviluppa il mondo delle comunicazioni sociali a tutti coloro che ne fanno parte. Lui era molto preparato per questo anche da un punto di vista personale perché fin da giovane sacerdote si è occupato delle pubblicazioni e dei mezzi di comunicazione sociale della sua diocesi. E’ stato quindi una persona che ha seguito con competenza, ha partecipato a innumerevoli incontri, si è recato presso tantissime conferenze episcopali, convegni, luoghi in cui il mondo delle comunicazioni si incontrava e rifletteva per portare una parola di cordialità, oltre che di orientamento da parte della Chiesa. Insomma, era un uomo che si sentiva vicino, collega, amico con tutti quelli che lavoravano in questo campo. Gli siamo molto legati e molto grati. Io ho proprio davanti a me la lettera che mi ha mandato pochi giorni fa per ringraziarmi di avergli inviato la Storia della Radio Vaticana in due volumi, che abbiamo appena pubblicato. Lo abbiamo sempre sentito vicino, capiva e incoraggiava il nostro lavoro con tutto il cuore. (bf)

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    Oggi in Primo Piano



    Alla memoria di Chiara Lubich, il premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"

    ◊   Come ricordato dal Papa all'Angelus, è stato conferito quest’anno alla memoria di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”. Il riconoscimento è stato consegnato, ieri, Giornata dei diritti umani, dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, all’attuale presidente del Movimento, Maria Voce, nel corso di un Convegno in Campidoglio a Roma, alla presenza di diverse personalità del mondo politico e intellettuale. Ma perché questo premio e perché la scelta di dedicarlo a Chiara Lubich? Adriana Masotti lo ha chiesto all’on. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita italiano:

    R. - Il premio lo abbiamo istituito per ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che è appunto del 10 dicembre del 1948 e che è un patto fra tutti i popoli della terra nel quale si dice che il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo è il riconoscimento della uguale dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana. Tutti celebrano questo anniversario, ma non parlano mai degli esseri umani non ancora nati, che sono uccisi in tutto il mondo, in molte forme, anche nuove, non solo l’aborto ma anche la sperimentazione sugli embrioni, l’aborto chimico che prima non c’era. Insomma, c’è un vuoto. Allora noi vogliamo che chi parla tanto dei diritti umani si ricordi davvero di tutti i diritti umani, quindi anche del diritto di chi non è ancora nato. Questo è il senso dell’iniziativa che intende indicare all’opinione pubblica testimoni della vita particolarmente importanti. Chiara Lubich è stata certamente un testimone credibile in tutto il mondo e lei, personalmente, e il Movimento dei Focolari, hanno aiutato molto il Movimento per la vita italiano al suo sorgere e lo hanno accompagnato nella sua azione. Ci sembrava che Chiara Lubich, una donna nel "secolo delle donne", che ha saputo parlare della vita in un contesto di amore e di unità, fosse proprio lei il soggetto più adatto ad essere indicato come il personaggio che ci aiuta a ridare ai diritti dell’uomo la loro verità e la loro completezza.

    D. - La vita è il primo diritto ed è ancora tanto negato, come lei ha appena detto, anche attraverso l’aborto. Eppure qualcuno pensa che anche l’aborto faccia parte dei diritti umani…

    R. – Questa è la tragedia! Ci sono tante aggressioni contro la vita umana: bambini che muoiono di fame nel mondo, le guerre, le povertà più estreme, ma nessuna legge dice che è bene far morire di fame i bambini nel mondo; nessuna legge dice che è bene fare la guerra; invece, per l’aborto ci sono leggi che dicono che si può, è giusto, è opportuno, è moderno. Quindi vi è un’enorme differenza … Ed ora si vorrebbe, da parte di alcuni, affermare addirittura un diritto fondamentale all’aborto. Questa è una cosa incredibile che io spero non passerà, ma la dice lunga sulla necessità di una mobilitazione del popolo della vita che non si deve presentare come una organizzazione “contro”. Noi non siamo “contro” le donne, non siamo “contro” la libertà, ma siamo “per” le donne, “per” la solidarietà, “per” la libertà, siamo “per” la vita di tutti, siamo “per” la ricostruzione della cultura e i diritti dell’uomo. Del resto, queste cose le ha già dette il Magistero della Chiesa tante volte. Giovanni Paolo II ha parlato dell’aborto come la “sconfitta” dell’Europa. Nell’Enciclica “Evangelium vitae” ha scritto che i diritti dell’uomo giungono ad una svolta dalle tragiche conseguenze se si dimentica l’uomo nelle fasi più emblematiche della sua esistenza quali sono il nascere e il morire, cioè nelle condizioni di una nudità e di una povertà estrema.

    D. - Nonostante tutto questo qualche piccolo segnale di una maggiore consapevolezza, proprio in Europa, della dignità della vita nascente quest’anno forse è arrivato...

    R. – Certo, qualche segnale c’è. Tra questi il più importante è la sentenza del 3 novembre scorso, della Corte europea di giustizia dell’Unione europea, la quale ha affermato che la vita comincia dal concepimento. C’era una domanda specifica che gli aveva fatto la Corte suprema tedesca: quando si può chiamare embrione, quando comincia in sostanza la vita umana nella forma embrionale? Gli ha fatto questa domanda nell’ambito di una questione riguardante i brevetti, cioè l’utilizzazione industriale degli embrioni umani e la Corte di giustizia ha risposto che la dignità dell’uomo e l’ordine pubblico esigono che non si possa brevettare la vita e che la vita umana comincia dal concepimento. Non esiste il pre-embrione, non esiste una fase in cui l’uomo è soltanto un grumo di cellule; c’è un uomo nella fase embrionale ma sempre lui è e non può essere oggetto di commercio o di industria. E’ questione che si cercherà di restringere alla interpretazione del diritto brevettuale, però è importante e bisognerà estenderla. C’è anche un’altra decisione, questa volta della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sta a Strasburgo, e che fa parte del Consiglio d’Europa, non dell’Unione europea, la quale capovolgendo un suo precedente giudizio ha affermato che gli Stati sono liberi di proibire la fecondazione artificiale eterologa. Non è che sia un passo avanti completo ma almeno qualche cosa è. Poi c’è stato il Consiglio d’Europa che ha confermato il valore dell’obiezione di coscienza sanitaria. Insomma, qualche cosa si muove e noi dobbiamo farlo muovere con maggiore ampiezza e celerità. (bf)

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    Congo: tensione dopo il voto che ha riconfermato Kabila presidente

    ◊   Nella Repubblica Democratica del Congo, dopo il contestato voto che ha riconfermato alla presidenza Joseph Kabila, si moltiplicano gli appelli alla calma, anche da parte del candidato dell’opposizione, Etienne Tshisekedi, che si era autoproclamato vincitore delle consultazioni. La situazione rimane ad alta tensione e rischia di esplodere a causa dei forti sospetti e delle accuse di brogli e manipolazioni del voto. Anche gli osservatori internazionali hanno definito il risultato del voto poco credibile. Nelle ultime ore, ci sono state 4 vittime durante scontri a Kinshasa. Manifestazioni anche all’estero, nei Paesi in cui vivono i congolesi della diaspora. Della situazione in Congo, che già nel recente passato ha vissuto il dramma della guerra civile, Giancarlo La Vella ha parlato con Giusy Baioni, giornalista dell’associazione “Beati i Costruttori di Pace”:

    R. - La situazione attualmente è molto preoccupante, nonostante l’oppositore Tshisekedi abbia invitato alla calma. Il problema è vedere cosa succederà nelle prossime ore, nei prossimi giorni, perché i risultati sono molto contestati.

    D. - Quanto è concreto il dubbio sulla regolarità dei risultati elettorali?

    R. - Mi risulta che ci siano stati problemi, molti dubbi sulla regolarità del voto. Ci sono state associazioni internazionali, europee presenti, che hanno denunciato brogli. E poi il problema non è solo questo, perché i brogli sono cominciati già mesi fa, quando la popolazione era invitata alla registrazione per avere diritto al voto. Molta gente è stata esclusa in maniera arbitraria mentre altri, pare siano stati in possesso di carte elettorali concesse senza i necessari requisiti. Quindi ci sono a monte dei brogli e poi ho notizie di schede falsificate arrivate già compilate ed altre cose di questo genere.

    D. - C’è il rischio che queste tensioni non rientrino e che quindi si torni a un momento di conflittualità civile pericoloso e doloroso?

    R. - Il rischio c’è da mesi da quando tante persone facevano il paragone con quello che è successo in Costa d’Avorio. Tutti ci auguriamo chiaramente di no ma stiamo a vedere come si evolve la situazione nelle prossime ore.

    D. - Come inquadrare oggi la Repubblica democratica del Congo nel territorio africano?

    R.- È un Paese enorme, ricchissimo e molto instabile, conteso dagli appetiti di molti Paesi confinanti e da molte potenze internazionali. Sicuramente chi riesce ad aggiudicarsi le elezioni poi avrà a disposizione molte ricerche da gestire e molte concessioni da distribuire.

    D.- La presenza della comunità internazionale come si esprime in Congo?

    R. - È presente ormai da anni fra l’altro con un programma che è tra i più costosi delle Nazioni Unite, si parla 2 milioni di dollari al giorno, e quindi gli investimenti sono tantissimi e il ritorno non è sempre così efficace.

    D. - L’importanza del ruolo della Chiesa in questo Paese…

    R. - Ha un’importanza fondamentale. La Conferenza episcopale è una delle voci che con più decisione, anche in questi mesi, e nelle ultime settimane, più volte ha invitato alla calma, ha invitato alla regolarità del voto. Appelli che non sempre vengono raccolti, però, a livello politico. È comunque una delle poche istituzioni che lavora a contatto con la gente, che fa sensibilizzazione, anche in questi mesi. Per esempio, ha lavorato molto per preparare la gente comune al voto, gente che, ricordiamo, non è alfabetizzata non è informata. Tra l’altro, ha formato centinaia di osservatori nazionali che sono stati presenti durante le operazioni di voto. (bi)

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    Pakistan: i talebani annunciano colloqui con il governo

    ◊   Prove di pace in Pakistan. I talebani hanno, infatti, annunciato che i colloqui con il governo di Islamabad stanno procedendo sulla strada giusta. Un negoziato difficile, che prosegue già da tempo, ma che in questo momento sta coinvolgendo – secondo fonti locali – alti funzionari dell’esecutivo pakistano. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università "Cattolica" di Milano:

    R. – Bisogna vedere di quali talebani si sta parlando. L’etichetta “talebani” identifica una galassia di opposizioni al regime di Kabul e anche al governo di Islamabad. Tutto questo non deve indurci a grandi speranze immediate, anche se è una situazione sicuramente positiva, perché trattative a vari livelli – bilaterali, multilaterali – facilitate da attori internazionali o regionali sono in piedi da vari anni. Ora, bisogna capire bene questo annuncio, che mi sembra un po’ ambiguo, se riguarda proprio trattative per una facilitazione, una pacificazione, tra talebani, Kabul e Islamabad o se è più una cosa interna al Pakistan.

    D. – Infatti, il movimento talebano ha al suo interno diverse anime, diverse fazioni. Ma possiamo immaginare come il governo di Islamabad può, di fatto, compattare tutti questi fronti?

    R. – Io credo che sia un po’ il contrario. Islamabad è sicuramente uno degli attori cruciali per questa pacificazione, ma non è – come dire – un broker, un pacificatore gratuito, lo fa per i propri interessi nazionali. Il Pakistan è sempre stato fortemente coinvolto con i talebani, che ha “creato” negli anni ’90. Quindi, Islamabad teme di essere estromesso o marginalizzato nel processo di pace; vuole contare. Quindi, usa a volte strumentalmente alcuni gruppi talebani. Non è un caso che Karzai, il presidente afghano, sia molto scettico nei confronti del ruolo in positivo che il Pakistan può giocare in questa vicenda.

    D. – Proprio il presidente Karzai, anche in consessi internazionali, ha ribadito che con i talebani è impossibile dialogare. La pace in Pakistan può essere una chiave di volta anche in Afghanistan o non è possibile questo?

    R. – Sicuramente è un fattore positivo se questa pace, all’interno del Pakistan, si traduce in una diminuzione del sostegno che i pashtun pakistani danno agli insorti. Se invece questa pace significa che i talebani nelle zone di frontiera pakistane abbiano maggiore margine di manovra, non porterà nulla di buono. Io vedo anche questo avvicinamento come una conseguenza dello sciagurato incidente in cui gli americani hanno ucciso 24 soldati pakistani per errore, ma riflette anche la rabbia pakistana per le continue incursioni della Nato degli Stati Uniti all’interno del territori pakistani di frontiera. (ap)

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    L’Ue e la sfida dell’unione fiscale. Il commento dell’economista Quadrio Curzio

    ◊   Il vertice dell’Unione Europea dei giorni scorsi a Bruxelles ha sancito una nuova fase politica ed economica per uscire dalla crisi. Ma il rafforzamento del Fondo Salva-Stati, l’unione fiscale tra i Paesi membri e più stretti vincoli di bilancio saranno sufficienti a salvare l’Euro? Michele Raviart lo ha chiesto al prof. Alberto Quadrio Curzio, professore emerito di economia politica all’Università cattolica del Sacro Cuore:

    R. – Che ci fosse un rischio Euro è certamente fuori discussione, perché negli ultimi tempi l’aggressione speculativa dei mercati su due Stati di grande dimensioni come l’Italia e come la Spagna, che sommati assieme fanno quasi il 29 per cento del prodotto interno lordo di “Eurolandia”, rappresentava una minaccia per tutta la zona Euro. Questa aggressione ha portato ad un formidabile aumento dei tassi di interesse su quei titoli di Stato dei due Paesi e una contemporanea riduzione dei tassi sui titoli tedeschi, che negli ultimi tempi hanno cominciato essi stessi ad avere dei problemi, con un’asta di titoli di Stato che non è andata affatto bene.

    D. – L’Euro è a rischio allora?

    R. – Credo che dopo questo vertice il rischio sia notevolmente diminuito, per tre ragioni fondamentali. Innanzitutto, perché i due cosiddetti fondi salva Stati saranno ben presto omogeneizzati e resi attivi e la loro capacità di intervento sarà come minimo di 500 miliardi di Euro, ma io penso molto di più. La seconda ragione è che la Banca Centrale Europea, malgrado nelle sue dichiarazioni affermi che non interverrà a difesa dei titoli di Stato dei singoli Paesi, in realtà si sta muovendo in quella direzione, dando anche molta liquidità al sistema bancario, che soffre. La terza ragione invece - di medio e lungo termine - è che questa operazione di omogeneizzazione delle politiche di bilancio e delle politiche fiscali dovrebbe rendere i diversi Paesi di “Eurolandia” più conformi ad una regola comune.

    D. – In che cosa consiste questa unione fiscale stabilita a Bruxelles?

    R. – Per ora significa che i deficit non debbano debordare dallo 0.5 del Pil su base annua, che ci siano delle sanzioni per chi deborda e che i bilanci prima di essere tradotti in leggi nazionali debbano essere validati dall’Unione Europea stessa.

    D. – Questi meccanismi di sanzione automatici sono credibili, visto che meccanismi analoghi per il patto di stabilità di Maastricht sono stati anche elusi nel corso degli anni?

    R. – Questo è uno dei punti cruciali, perché obiettivamente una qualche discrezionalità politica dovrà comunque rimanere. I bilanci dei singoli Stati devono rimanere dentro dei limiti di ragionevolezza, ma non possono essere “pietrificati” in numeri immutabili. Ci vogliono dei margini che solo la politica può interpretare.

    D. - La posizione defilata del Regno Unito, in questo vertice, quale logica sottende, quali sono gli interessi britannici nell’Unione Europea, a questo punto?

    R. – Io non mi sono affatto meravigliato di questo esito, perché la Gran Bretagna vive sostanzialmente sulla piazza finanziaria di Londra, che assieme alla piazza di Singapore è la più grande del mondo e, dunque, non può assoggettarsi a quelli che sono i meccanismi di funzionamento del continente europeo, che invece vive sostanzialmente su una forte manifattura, alla quale la finanza rende servizi. In Inghilterra è esattamente il contrario: una piccola manifattura che vive intorno ad una grande finanza. A mio avviso si è ratificata una situazione che era già in atto da tempo ed è meglio che si sia chiarita.(ap)

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    Africa e informazione al centro di un convegno promosso dalla rivista dei Padri Bianchi

    ◊   Da 90 anni, la rivista "Africa" è testimonianza della luce del continente. Da 90 anni, i Padri Bianchi cercano attraverso le sue pagine di raccontare all'Italia le mille esperienze africane, facendo di questo una parte fondamentale la propria missione. Ma il continente è vasto e in cambiamento, la sua realtà incantevole ed estremamente problematica al contempo, e un giornalista che voglia spiegarla al mondo deve confrontarsi continuamente con le sue nuove sfide, interrogandosi soprattutto sugli effetti del proprio lavoro. Su iniziativa della direzione della rivista, alcuni giornalisti esperti di Africa si sono ritrovati, ieri e oggi, nella sua redazione, a Treviglio in provincia di Bergamo, per discutere con un piccolo pubblico di interessati e appassionati del Continente sulle nuove caratteristiche della professione. Il servizio della nostra inviata a Treviglio, Silvia Koch:

    Abbandonare gli stereotipi, saper raccontare la diversità senza interpretarla necessariamente come contraddizione, ricordarsi che il Continente pulsa di vita, cambiando senza sosta. E intendere l'informazione come parte dell'impegno missionario. Queste prime indicazioni emergono dal confronto di un gruppo di giornalisti italiani, che cercano di spiegare l'Africa al mondo, interrogandosi su come sia possibile farlo in modo etico e coerente. Somalia, Regione dei Laghi, Costa d'Avorio, Nigeria... A Treviglio si parla delle crisi mediatizzate come di quelle che interessano meno, e del perché, interessano meno; della carenza non di notizie, ma di “buone notizie”.

    Risorse naturali e povertà, rivoluzioni arabe e urbanizzazione, tecnologie e tradizione, drammi, guerre, e bellezza dell'Africa, nuovo protagonismo: sono tante, diversissime eppure tutte vere le fotografie associate al Continente, frutto delle dinamiche globali che lo attraversano, facendone un'icona ricca di significati, un microcosmo. E se anche questo parlare sempre della complessità dell'Africa, quasi si trattasse di un caso eccezionale, di un errore all'origine, fosse il frutto della nostra esigenza di circoscrivere, semplificare, catalogare, una realtà solo dinamica? E d'altra parte, non sono anche gli altri continenti, in movimento? Il dibattito rimane aperto... E spinge a fare un passo indietro, come giornalisti, smettere di interpretare per lasciare ai veri protagonisti l'obiettivo, il microfono, la penna, senza tuttavia abbandonare la missione educativa.

    La Chiesa promuove da anni un uso cosciente dei canali mediatici, al servizio della giustizia e dell'evangelizzazione. Lo si legge anche nell'Esortazione Apostolica "Africae Munus": l’informazione può essere veicolo di coesione e pace, ma anche di distruzione, divisione, e manipolazione, propagare il vero come il falso, proporre il brutto come il bello, diventare molto facilmente disinformazione, e deformazione. In totale sintonia con il Messaggio del Papa al continente, Treviglio si chiude su un'importante conclusione: i media possono promuovere un’umanizzazione autentica, ma possono, al contempo, comportare una vera disumanizzazione.

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    Nel segno di Maria, il Presepe in Piazza San Pietro allestito in questi giorni

    ◊   E’ un Presepe tutto mariano quello che viene allestito, in questi giorni, in Piazza San Pietro e che verrà svelato, come da tradizione, nel pomeriggio della Vigilia di Natale. La “Grande Natività” verrà inaugurata dall’arcivescovo Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato della Città del Vaticano, che provvede alla realizzazione del progetto. Giunto alla sua 30.ma edizione - fu voluto nel 1982 dal Beato Wojtyla - il Presepe rappresenta un’ambientazione caratteristica dei luoghi storici della nascita del Signore. Philippa Hitchen ha intervistato uno dei realizzatori della Natività, l’architetto Barbara Bellano, dell’Ufficio progetti della Direzione Servizi Tecnici del Governatorato Vaticano:

    R. – Questo progetto inizia alla fine di settembre. Noi sviluppiamo un’idea rileggendo brani dei Vangeli e cerchiamo di riprodurre un bozzetto che normalmente viene fatto dall’architetto Facchini, che è il vicedirettore, nonché capoufficio dell’ufficio studi e progetti; tentiamo, attraverso lo studio, di ricreare scene per poter dedicare il nostro Presepe a un personaggio o a un tema che ci sta particolarmente a cuore.

    D. – Quest’anno tutto il progetto è dedicato a Maria…

    R. – E’ vero, quest’anno lo abbiamo dedicato a Maria anche perché è stato l’anno della Beatificazione di Giovanni Paolo II che, come tutti sappiamo, era fortemente devoto alla Madonna. Quindi, abbiamo voluto ricreare all’interno del Presepe scene che rimandassero a episodi dei Vangeli in cui Maria fosse protagonista.

    D. – Le statue da dove vengono quest’anno?

    R. – Sono tutte statue nostre: nove di queste sono statue antiche di carta pesta che arrivano dal Presepe di Sant’Andrea della Valle realizzato da San Vincenzo Pallotti; sono del 1842, sono statue molto preziose di un materiale piuttosto delicato e, per preservarle, siamo costretti a mantenerle in ambienti che tendenzialmente copriamo in maniera tale da proteggerle dalle intemperie, dall’umidità. Quest’anno utilizzeremo le nostre statue e alcuni angeli, che sono stati donati tempo fa dal Messico che ormai riteniamo assolutamente parte integrante e fissa del nostro Presepe.

    D. – Quindi un grande progetto che dura tre mesi… prima dello svelamento che ha luogo il 24 dicembre…

    R. – Il 24 dicembre viene svelata a tutti la scena centrale ed è un momento molto bello perché è all’interno di una cerimonia che è ormai tradizionale dove ci sono anche cori di bambini, con i canti natalizi. Poi c’è questo momento, per noi operatori del Presepe che ci lavoriamo così tanto, molto speciale perché viene svelato tutto il nostro lavoro. Devo dire che è proprio un bel momento!

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    Chiesa e Società



    Czestochowa: concluso ciclo annuale di missioni con 6000 catechesi per 600mila fedeli

    ◊   “Stare sotto la Croce con Te Maria” è stato il motto delle Missioni evangelizzatrici, realizzate nell’arcidiocesi di Czestochowa, su iniziativa dell’arcivescovo, mons. Stanislaw Nowak nell’Anno pastorale 2010-2011. Durante le Missioni, secondo le statistiche presentate da don Marian Duda, presidente del Comitato per le Missioni evangelizzatrici e la Peregrinatio della Croce, sono state predicate circa 6000 catechesi missionarie dedicate alla Bibbia, ai Sacramenti della Chiesa e alla Croce, a cui hanno partecipato circa 600mila fedeli. Oltre alle Missioni, in ogni parrocchia si è tenuta una Peregrinatio della Croce con la reliquia della Santa Croce. Per mons. Nowak - riferisce l'agenzia Zenit - “le missioni sono state un rinnovamento della grazia della fedeltà alla Croce di Cristo nei fedeli. Sono state anche un’occasione per ricevere la forza spirituale per rimanere fedeli a Maria sotto la Croce di Gesù, per dare una vera testimonianza della Croce e difenderla nella vita personale, familiare e sociale”. “Il Beato Giovanni Paolo II ci ha ricordato più volte di cercare nuovi metodi di evangelizzazione. Le Missioni evangelizzatrici realizzate assieme alla Peregrinatio della Croce con la Reliquia della Santa Croce, sono un esempio di Nuova Evangelizzazione”, aggiunge mons. Antoni Długosz, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Częstochowa. Come ha spiegato mons. Jan Wątroba, vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Częstochowa, “uno degli obiettivi delle Missioni evangelizzatrici è stato anche quello di invitare i fedeli a leggere la Bibbia”. Le Missioni evangelizzatrici e la Peregrinatio della Croce nell’arciodiocesi di Czestochowa, sono state iniziate la prima domenica di Avvento del 2010 e si sono conclude venerdì scorso, presso il Santuario della Divina Misericordia a Zawiercie-Blanowice. (R.P.)

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    Milano: Lettera di Natale ai bambini del cardinale Scola

    ◊   È in libreria da venerdì “Gesù è vivo e cammina con te”, la prima Lettera di Natale che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha scritto ai bambini. La riflessione dell’arcivescovo di Milano ai bambini è arricchita dalle tavole originali a colori di Chiara Sacchi che illustrano la copertina e l’interno della lettera. Scrivendo ai più piccoli il cardinale Scola vuole formulare il suo personale e originale “Buon Natale”: «Gli auguri di Natale sono diversi da quelli del tuo compleanno, quello per cui la mamma e il papà organizzano in tuo onore una festa a cui tu inviti gli amici. Ascolta un po’ in cosa consiste questa differenza. A Natale io e te ci scambiamo gli auguri, ma la festa non è anzitutto per noi. È per un altro: Gesù Bambino. Noi siamo gli invitati». «Per cogliere bene il senso del compleanno di Gesù, del Natale - prosegue il cardinale Scola - tu ed io, insieme, dobbiamo fare un passo. Dobbiamo riconoscere che Gesù è vivo e cammina con noi. Ci accompagna a scuola, in casa, nel gioco con gli amici... in una parola: nella vita. Se è presente in mezzo a noi, si capisce che ci inviti al suo compleanno». E conclude: «Questa libertà, piena di domande, è il dono del Natale di Gesù Bambino. Adesso si capisce perché a Natale ci facciamo gli auguri. Dire agli altri “Buon Natale” è ricordare a tutti che Gesù Bambino è il regalo più bello che gli uomini hanno ricevuto». (R.P.)

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    Togo: sessione di formazione dei vescovi alle nuove forme di comunicazione

    ◊   Da domani al 14 dicembre, a Lomé, i vescovi del Togo partecipano ad una sessione di formazione alla cultura mediatica guidata dal Crec, il Centro di Ricerca e di Educazione nella Comunicazione, con sede a Lione, in Francia. L’iniziativa si colloca nell’ambito del piano pastorale sulla comunicazione adottato dall’episcopato togolese nel maggio 2009; dopo i vescovi del Burkina Faso e i presuli della Repubblica Democratica del Congo, la Conferenza episcopale del Togo è la terza a ricorrere ai servizi del Crec per la propria formazione alle nuove forme di comunicazione. Nel corso della sessione i vescovi saranno invitati a vivere un’esperienza concreta, che li condurrà ad elaborare una strategia della comunicazione, ad esprimersi davanti a giornalisti alla radio e alla televisione, ad acquisire familiarità con Internet, i blog e le reti sociali. Parteciperanno anche all’iniziativa i responsabili della comunicazione delle diverse diocesi e i direttori delle radio e della nascente emittente televisiva cattolica “Spes”. La sessione si terrà presso il Cesal, il Centro di Studi e di Spiritualità per l’Apostolato dei Laici. Nel corso della settimana, da domani al 17 dicembre, il gruppo internazionale del Crec assicurerà anche una sessione di formazione alla comunicazione pastorale per i seminaristi degli ultimi due anni di formazione presso il Seminario interdiocesano Giovanni Paolo II di Lomé. E’ inoltre prevista, nel gennaio 2012 a Lusaka, una breve sessione di formazione per i vescovi dello Zambia, proposta dal gruppo anglofono dei formatori del Crec. (M.V.)

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    L’India celebra i 75 anni delle Missionarie dell’Immacolata

    ◊   “Il Giubileo di platino [75 anni] è un’occasione per ricordare gli eventi passati e le persone che hanno collaborato con la vostra missione, data da Dio, per raggiungere le migliaia di persone in tutto il mondo, segnando un’era di attività di evangelizzazione”. Lo ha detto mons. Prakash Mallavarapu, vescovo di Vijayawada, nella sua omelia per la celebrazione eucaristica del Giubileo di platino delle missionarie dell’Immacolata, il 6 dicembre scorso a Vijayawada. “In particolare – ha ricordato il vescovo – siete state chiamate e scelte come missionarie per essere sante e devote a Dio, e per manifestare nella vostra vita la presenza di Cristo”. La cerimonia conclusiva dell’anno del giubileo di platino si è svolta nei locali del liceo delle Missionarie dell’Immacolata a Vijayawada. Erano presenti migliaia di persone, ciascuno in rappresentanza dei diversi ambiti che riguardano la missione delle religiose. Anche un gruppo di laiche collaboratrici delle missionarie dell’Immacolata ha partecipato alla celebrazione. L’arcivescovo Chinnappa, della diocesi di Madras-Mylapore, ha chiesto alle missionarie di ringraziare Dio per il modo meraviglioso in cui Egli ha guidato la congregazione, per servire la causa dell’evangelizzazione. L’arcivescovo, un invitato speciale alla funzione, ha elogiato la visione e la missione dei fondatori e l’essere una delle prime congregazioni femminili missionarie, che ha affiancato il Pontificio istituto missioni estere (Pime), molto tempo prima del Concilio Vaticano II. La congregazione della Missionarie dell’Immacolata è nata l’8 dicembre 1936, quando due donne, suor Giuseppina Dones e suor Giuseppina Ridolfi, si sono inginocchiate davanti all’immagine dell’Immacolata e si sono consacrate alla causa dell’evangelizzazione, per quelle nazioni nel cuore della Chiesa. Le decisione di fondare un istituto femminile di missionarie che cooperasse con la missione del Pime era stata presa a Hong Kong nel 1934 e varata all’Assemblea generale del Pime. L’ex superiore generale del Pime padre Paolo Manna, beatificato nel 2001 da Giovanni Paolo II, e mons. Lorenzo Balconi, per 33 anni missionario in Cina, hanno aiutato la nascente congregazione a prendere forma nel seno della Chiesa, sotto il patrocinio spirituale di Maria Immacolata. Il primo impegno missionario è giunto dalla missione di Bezwada, quando il vescovo del Pime mons. Domenico Grassi ha chiesto a mons. Balconi se le religiose potevano lavorare nella nuova missione della diocesi di Vijayawada. Il 2 ottobre 1948, sei suore italiane hanno raggiunto Vijayawada e hanno iniziato il loro lavoro, senza conoscere la cultura e la lingua locali. Il caldo soffocante della zona non è stato clemente e due religiose sono morte nel giro di un anno, per malaria e febbre tifoide. Senza farsi scoraggiare da questa tragedia, la congregazione ha mandato altre sorelle, per lavorare e diffondere la missione con la benedizione di Dio. Oggi, ci sono 64 comunità in India, e altre hanno raggiunto diverse zone in Africa, Papa Nuova Guinea, Brasile, Londra, Hong Kong, Bangladesh e Algeria, con oltre mille missionarie. (R.P.)

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    Pena di morte: in 14 Paesi asiatici viene inflitta dopo processi iniqui

    ◊   In 14 Paesi asiatici si condannano alla pena capitale migliaia di persone ogni anno, al termine di processi iniqui, o sulla base di prove estorte con la tortura. E’ quanto afferma la “Rete asiatica contro la pena di morte” (“Anti-Death Penalty Asia Network”) in un rapporto dal titolo “Quando manca la giustizia. Migliaia messi a morte dopo processi iniqui”, presentato nei giorni scorsi a Hong Kong, di cui copia è stata inviata all’agenzia Fides. Secondo il Rapporto, 14 Paesi asiatici eseguono, nel complesso, più condanne a morte del resto dei Paesi del mondo. In particolare il Rapporto sollecita un’azione in favore di otto persone che rischiano l’esecuzione in Cina, Giappone, India, Indonesia, Malesia, Pakistan, Singapore e Taiwan. In ciascuno di questi casi, la condanna a morte – si afferma – è stata inflitta dopo un processo iniquo e in sei casi su otto l’accusa è basata su prove estorte mediante tortura. Confessioni estorte con la forza vengono regolarmente considerate “prove affidabili” nei processi in Afghanistan, Cina, Giappone, India e Indonesia, sebbene le leggi vietino tale prassi. Il Documento rimarca “le falle presenti nei sistemi giudiziari di molti di questi Paesi”, ricordando che, d’altro canto, oltre la metà dei Paesi asiatici hanno abolito la pena capitale o non eseguono condanne a morte negli ultimi 10 anni. In Asia – nota il testo – gli imputati per reati punibili con una condanna a morte hanno un limitato, se non addirittura inesistente, accesso alla difesa legale, sia prima che durante il processo. Fra gli esempi citati: in India, Devender Pal Singh, un prigioniero nel braccio della morte, ha denunciato alla Corte suprema che i poliziotti gli avevano “preso la mano per fargli firmare dei fogli di carta bianchi”. In Giappone la polizia è autorizzata a trattenere e interrogare un sospetto, in assenza di un avvocato, per 23 giorni, perché la presenza di un avvocato potrebbe “rendere difficile la scoperta della verità”. Le autorità cinesi possono frapporre ostacoli ai colloqui tra gli avvocati e i loro clienti o rendere difficile l’accesso ai fascicoli. In base al diritto internazionale, la pena di morte può essere imposta solo per reati intenzionali con conseguenze mortali. Nonostante ciò, alcuni Paesi asiatici come Corea del Nord, Malesia, Pakistan e Singapore, la applicano per reati non letali, come il furto o il traffico di droga. I reati puniti con la pena di morte sono almeno 55 in Cina, 28 in Pakistan e 57 a Taiwan. La Rete asiatica contro la pena di morte “Anti-Death Penalty Asia Network” è una rete indipendente che promuove l’abolizione della pena capitale in Asia. Tra i suoi aderenti figurano avvocati, Organizzazioni non governative, gruppi della società civile, difensori dei diritti umani e attivisti di 23 Paesi. Ne fanno parte, tra gli altri, Amnesty International e la Comunità di Sant’Egidio. (R.P.)

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    Cultura: a Verona il primo Banco editoriale italiano

    ◊   Nasce a Verona il primo Banco editoriale d'Italia. Si tratta di una vera e propria "colletta culturale" che, a metà dicembre, inviterà i cittadini a recarsi alle 9 librerie aderenti all'iniziativa per scegliere e acquistare il libro che "ha cambiato loro la vita" e donarlo in beneficenza a favore dei detenuti di Montorio e dei minorenni ospitati nelle case-famiglia del "Don Calabria". L'iniziativa è stata ideata dal giornalista e saggista Lorenzo Fazzini e da un gruppo di giovani veronesi. Dal 16 al 18 dicembe, le 9 librerie scaligere aderenti all'iniziativa vedranno all'opera i 130 giovani volontari del Banco editoriale. I libri raccolti saranno consegnati dagli stessi giovani ai detenuti del carcere di Montorio e agli ospiti delle case-famiglia dell'istituto "Don Calabria". (A.G.)

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    Terra Santa: la Società di San Yves per i diritti umani ha festeggiato 20 anni di attività

    ◊   La Società di San Yves, organizzazione cattolica che difende i diritti umani e svolge il suo servizio sotto il patrocinio del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ha celebrato la scorsa settimana il suo 20.mo anniversario. Fondata nel 1991 dal Patriarca latino di Gerusalemme emerito, mons. Michel Sabbah, per aiutare “i poveri e gli oppressi” secondo l’insegnamento sociale della Chiesa e senza distinzione di religione, razza e sesso. La società, specifica il sito www.lpj.org, offre assistenza legale gratuita, in pratica un servizio professionale, onesto e trasparente in difesa dei più deboli, a immagine del santo patrono San Yves, sacerdote e avvocato francese della Bretagna del XIII secolo. In 20 anni sono 700 i casi affrontati e quasi 2 mila le persone assistite quest’anno. Durante la “Giornata porte aperte”, sempre la scorsa settimana, mons. William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme ha ricordato le tre missioni principali della Chiesa: insegnare la fede, vivere i sacramenti e migliorare la carità a beneficio dei diritti individuali e si è congratulato con la Società di San Yves che risponde perfettamente a questa terza missione “con il suo impegno nella difesa dei più deboli”. Nel corso della giornata sono state tenute cinque conferenze riguardanti il diritto dei residenti, l’assicurazione sanitaria, la demolizione delle case, i permessi, il problema del ricongiungimento familiare e i diritti dei bambini. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Conferenza di Durban: accordo per un Trattato globale sulla riduzione dei gas serra

    ◊   Via libera ad una tabella di marcia in vista di un Trattato globale sulla lotta ai cambiamenti climatici entro il 2015, che entrerà in vigore a partire dal 2020. E’ il risultato della 17.ma Conferenza Onu sul clima che si è conclusa in queste ore a Durban, in Sudafrica, dopo una lunga maratona negoziale durata 13 giorni. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Diverse questioni restano ancora irrisolte ma non bisogna trascurare alcuni progressi. Per la prima volta c’è un’intesa che impone a tutti gli Stati di intraprendere azioni tese a ridurre l’emissione di gas serra, sebbene nel lungo periodo. Il "Kyoto 2", infatti, entrerà in vigore a partire dall’anno prossimo, ma senza la partecipazione di Paesi come Canada, Russia e Giappone. Per questo alcune associazioni ambientaliste parlano di accordo debole e privo di ambizioni. Tuttavia – grazie anche al ruolo forte dell’Europa – è stato definito un compromesso che vede il coinvolgimento di Cina, Bralsile e India e il richiamo alle responsabilità degli Stati Uniti che non hanno mai ratificato il protocollo di Kyoto. Tutti, fin da subito, cioè a partire dall’anno prossimo, dovranno impegnarsi a ridurre l’emissione di CO2 e a pensare fattivamente al trattato globale del 2015. A sostenere i costi affrontati dai Paesi in via di sviluppo c’è "Fondo Verde", che sarà progressivamente aumentato fino a raggiungere i 100 miliardi di dollari nel 2020. Diversi analisti, alla luce della crisi economica, sono scettici di fronte a tale promessa. Altri invitano a considerare la dimensione globale dell’intesa. “Abbiamo fatto la storia”, hanno affermato gli organizzatori. Anche l’Unione Europea ha espresso ottimismo. Delusione, invece, da parte di quanti chiedono da sempre impegni vincolanti e uguali per tutti al fine di mantenere il riscaldamento del pianeta sotto i due gradi.

    Italia - Manovra
    In Italia, incontro questa sera tra il premier Monti e i sindacati sui contenuti della manovra anti-crisi, alla vigilia dello sciopero generale di tre ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil. Al centro del dibattito, restano temi come pensioni, tasse sugli immobili e vitalizi dei parlamentari, mentre il testo del provvedimento è ancora al vaglio delle Commissioni della Camera. Oggi, infine, manifestazione a Roma delle donne aderenti al movimento "Se non ora quando".

    Costa D’Avorio - Elezioni
    Urne aperte oggi in Costa d’Avorio per le prime elezioni legislative dopo la crisi politica conclusasi lo scorso mese di aprile con circa 3 mila vittime e l’arresto dell’ex capo di Stato Gbagbo. La sua formazione boicotterà la tornata elettorale, che coinvolge 5,7 milioni di cittadini chiamati ad eleggere 255 seggi del parlamento. Il presidente Ouattara si è recato a votare e ha esortato tutti i compatrioti a recarsi alle urne, che chiuderanno nel pomeriggio. A sorvegliare sulle operazioni di voto ci sono 7 mila soldati della missione Onu a supporto dei 25 mila agenti ivoriani. In questi giorni alcuni episodi di violenza hanno provocato almeno 5 morti.

    Siria - scontri
    In Siria, centinaia di disertori stamattina hanno attaccato i sodati di Damasco nel Sud del Paese. Attivisti riferiscono inoltre di altre 5 vittime tra i civili in diversi episodi di repressione avvenute in queste ore. Intanto, a partire da oggi, gli antigovernativi hanno indetto uno sciopero generale "a oltranza". Si tratta di una campagna di disobbedienza civile che consiste nello stop delle attività produttive e dei consumi. Domani, invece, sono previste le elezioni municipali, le prime consultazioni dall’inizio delle proteste. La Lega Araba, dal canto suo, ha fatto sapere che si riunirà in settimana al Cairo per rispondere alle condizioni dettate da Damasco per consentire l’invio di osservatori in Siria.

    Afghanistan
    "Gli stranieri alimentano la corruzione in Afghanistan". Lo ha affermato il presidente Hamid Karzai, precisando che si tratta di sostegno offerto ai criminali in relazione ad alcuni “contratti”. Il leader di Kabul ha fatto riferimento al recente arresto di un uomo ad Herat che le forze internazionali avrebbero voluto liberare.

    Medio Oriente
    Calma apparente in queste ore al confine tra Gaza e Israele. La notte scorsa, però, sulla Striscia c’è stato l’ultimo raid aereo israeliano che ha provocato due feriti. Le azioni da parte dello Stato ebraico rappresentano la risposta ai continui lanci di razzi da parte di miliziani palestinesi.

    Russia - proteste
    "Ascolteremo le proteste". Così, il portavoce del premier russo Putin all’indomani delle massicce manifestazioni a Mosca e in altre città contro i risultati delle recenti elezioni, che hanno decretato il successo del partito di governo Russia Unita. La piazza, alla presenza di almeno 50 mila persone, ha denunciato brogli chiedendo nuove consultazioni e le dimissioni della leadership. Il Cremlino ha ribadito che i cittadini hanno il diritto di esprimere il proprio punto di vista in modo pacifico e che questo diritto continuerà ad essere garantito.

    Sisma - Messico
    Violento sisma di magnitudo 6,5 in Messico. E’ avvenuto ieri sera nel Sud del Paese. Il primo bilancio è di almeno due vittime - una delle quali un bambino di 11 anni - e di due feriti. La scossa è stata avvertita anche a Città del Messico dove diverse persone si sono riversate in strada.

    Panama - Noriega
    Cresce la tensione a Panama per il ritorno in patria dell’ex presidente Noriega, estradato dalla Francia. L’uomo stamattina ha lasciato il carcere parigino dov’era recluso dal 2010, dopo aver trascorso 21 anni in carcere per narcotraffico negli Stati Uniti. Nel suo Paese dovrà scontare 60 anni di prigione per aver ordinato l’uccisione di tre oppositori negli anni Ottanta. Ad attendere l’ex leader panamense ci sono diverse manifestazioni di protesta. Il capo di Stato Martinelli ha confermato che, tra imponenti misure di sicurezza, Noriega sarà trasferito immediatamente in un penitenziario a una trentina di chilometri dalla capitale Panama City.

    Mauritania - terrorismo
    L’espansione di Al Qaeda nel Sahel al centro del summit tra Paesi sud europei e nord africani che si apre oggi a Nouakchott, in Mauritania. L’organismo – nominato gruppo 5+5 – è composto da Francia, Spagna, Italia, Malta e Portogallo e da Algeria, Libia, Tunisia, Marocco e Mauritania. La riunione odierna – la prima della struttura - verterà sul rientro in Mali e Niger dei miliziani che in questi mesi hanno combattuto al fianco delle forze Gheddafi. Si tratta di centinaia di uomini armati, la cui presenza aumenta l’instabilità dell’area dove opera l’Amqi, il ramo nordafricano di Al Qaeda.

    India
    In India, riprende la protesta del pacifista Anna Hazare che oggi è arrivato a Nuova Delhi dove ha iniziato un nuovo sciopero della fame per sollecitare l’approvazione della legge anti-corruzione. Annunciando la sua iniziativa, l’uomo ha criticato il governo precisando che la sua lotta proseguirà ad oltranza. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 345

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.