Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 10/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: c’è bisogno di una finanza trasparente e di un’economia mai separata dalla solidarietà
  • Il cardinale Bertone: coniugare la finanza con l'etica, la radice della crisi è morale e spirituale
  • Altre udienze e nomine
  • Visita pastorale del Papa alla Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone
  • Con i migranti: l’editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ici, il cardinale Bagnasco: norma giusta, colpire gli abusi. Il mondo del volontariato: polemica faziosa
  • Accordo sull'unione fiscale al vertice Ue per salvare l'euro: solo Londra dice no
  • Ad Oslo la consegna del Nobel per la Pace a due donne africane e una yemenita
  • Giornata dei diritti umani: cresce nel mondo la coscienza della dignità di ogni persona
  • La "Festa della Venuta" a Loreto. Mons. Tonucci: il sì di Maria, ideale di ogni vocazione cristiana
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Congo. I vescovi: riscontrate irregolarità nelle elezioni presidenziali
  • Nigeria: i vescovi intervengono sull’abolizione del sussidio statale alle importazioni di petrolio
  • Sud Sudan: combattimenti alla frontiera minacciano la sicurezza dei rifugiati
  • Pakistan: inaugurata la chiesa di Sant’Alberto in un quartiere povero di Faisalabad
  • Sri Lanka. Giornata di preghiera per suor Eliza ingiustamente accusata di “vendere bambini”
  • Consiglio Ecumenico delle Chiese: promosso uno studio su cristiani e discriminazione
  • La nuova evangelizzazione al centro dell’incontro dei vescovi austriaci, italiani e sloveni
  • Cile: appello di mons. Ezzati per ridare la dignità ai prigionieri
  • Canada. Messaggio dei vescovi per il Natale
  • Corea del Sud: i vescovi promuovono la "Nuova Evangelizzazione" per il 2012
  • Isole Salomone: consacrata la nuova cattedrale a Giza dopo lo tsunami del 2007
  • Mauritius: la Chiesa pronta a partecipare al processo nazionale di perdono per la schiavitù
  • Cipro. Chrysostomos II e il rabbino capo di Israele “insieme per la pace e la riconciliazione”
  • Ultimata a Ramallah la scuola alberghiera voluta dal Patriarcato latino di Gerusalemme
  • Plenaria dei vescovi svizzeri su Anno delle Fede, Concilio, riforma della Conferenza erpiscopale
  • Australia: istituito il Consiglio cattolico per la Pastorale dei laici
  • Cina. La festa dell’Immacolata Concezione come momento di evangelizzazione

  • 24 Ore nel Mondo

  • Manovra in Italia. Si lavora agli emendamenti. Monti: saldi e struttura invariati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: c’è bisogno di una finanza trasparente e di un’economia mai separata dalla solidarietà

    ◊   In una stagione di crisi economica duratura, c’è più che mai necessità di introdurre nelle logiche dei mercati la “forza di umanizzazione” e la “carica di speranza” del messaggio cristiano. È l’auspicio espresso da Benedetto XVI, durante l’udienza concessa stamattina in Vaticano ai rappresentanti della Confederazione delle Cooperative italiane e della Federazione italiana delle Banche di credito cooperativo. Il Papa ha esortato questi organismi di ispirazione cattolica a lavorare perché economia e mercati “non siamo mai disgiunti dalla solidarietà”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una società in cui la “tutela dei diritti del singolo” sia in “equilibrio” con la “promozione del bene comune”. In cui la parola finanza faccia rima con “trasparenza” ed “economia e mercato non siano mai disgiunti dalla solidarietà”. Non è l’utopia di un sognatore, ma la realtà possibile di una società vivificata dall’etica cristiana. Benedetto XVI l’ha evocata parlando al cospetto delle cooperative cattoliche, da lungo tempo impegnate a “comporre armonicamente – ha detto – la dimensione individuale e quella comunitaria”, attraverso gli strumenti della complementarietà e della sussidiarietà. Una società con una “marcata sensibilità solidale”, la stessa che il Papa auspica possa sempre più informare quei luoghi, come i mercati, dei quali la crisi attuale ha messo in evidenza i deficit di etica:

    “Non dobbiamo dimenticare, infatti, come ricordavo nell’Enciclica Caritas in veritate, che anche nel campo dell’economia e della finanza ‘retta intenzione, trasparenza e ricerca dei buoni risultati sono compatibili e non devono mai essere disgiunti. Se l’amore è intelligente, sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza, come indicano, in maniera significativa, molte esperienze nel campo della cooperazione di credito’”.

    La citazione della Caritas in veritate ha portato il discorso del Pontefice a valutare l’impatto che il settore cooperativo cattolico esercita in ambito sociale ed economico, sorretto com’è dai principi della Dottrina sociale cristiana:

    “In una stagione di grandi cambiamenti, di persistente precarietà economica, di difficoltà nel mondo del lavoro, la Chiesa sente di dover annunciare con nuovo vigore il Messaggio di Cristo, con la forza di umanizzazione e la carica di speranza per il futuro che contiene. E voi, cari amici, dovete essere consapevoli che le cooperative cattoliche hanno un ruolo importante da svolgere in questo campo”.

    Un ruolo schiuso 120 anni fa da Leone XIII, con la sua Rerum novarum, che “favorì – ha ricordato Benedetto XVI – la feconda presenza dei cattolici nella società italiana”. Nel solco del magistero sociale dei Papi e della Chiesa, dunque, deve proseguire la testimonianza di chi oggi, ha riconosciuto, si spende per “promuovere la cultura della vita e della famiglia” e difende il lavoro e la dignità umana senza badare alla diversità di razza o religione. Un lavoro complesso, che è possibile condurre – ha affermato il Papa – se le cooperative cattoliche si faranno sempre orientare dall’“ispirazione cristiana”, quella particolare luce che rende evidente come per il cristiano “amare l’altro non è semplice filantropia, ma è espressione dell’amore di Dio”:

    “Rimanete, quindi, fedeli al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa: fa parte della vostra stessa identità; tenete presenti e favorite le varie iniziative di sperimentazione che attingono dai contenuti del Magistero sociale della Chiesa, come nel caso di consorzi sociali di sviluppo, di esperienze di microcredito e di un’economia animata dalla logica della comunione e della fraternità”.

    Non dimenticare di coltivare e di crescere nella dimensione spirituale vi consentirà, ha concluso il Papa, di "continuare ad operare nella logica dell’economia della gratuità, della responsabilità, per promuovere un consumo responsabile e sobrio".

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone: coniugare la finanza con l'etica, la radice della crisi è morale e spirituale

    ◊   Bisogna coniugare finanza, politica, tecnologia ed etica. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha celebrato stamani la Messa nella Basilica di San Pietro per i partecipanti al Congresso del Credito Cooperativo, ricordando il valore di questa forma di impresa, in linea con la Dottrina sociale della Chiesa. Nel pomeriggio al Congresso interverrà, tra gli altri, il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi. Alessandro Guarasci:

    Le banche di credito cooperativo sono un esempio di istituti di credito legati al territorio. Infatti i 4.400 sportelli sono presenti in 270 comuni e in 101 province; oltre 550 municipalità, poi, sono l’unica realtà bancaria presente. Forte la collaborazione con 80 diocesi per aiutare le famiglie in difficoltà economica: E appunto la crisi è una realtà che colpisce sempre più italiani. Il cardinale Bertone sottolinea come per la Chiesa “la radice profonda di ogni crisi che mette alla prova l’umanità è sempre di carattere morale e spirituale”:

    "È necessario pertanto riuscire a coniugare la finanza, la politica, la tecnologia con l’etica perché solo intervenendo a questo livello profondo, dove si deve scegliere il maggior bene per l’uomo e per la società in base a criteri di valore, si potrà trovare la strada verso un nuovo assetto economico mondiale, più giusto e solidale”.

    Le banche di credito cooperativo nascono richiamandosi alla Dottrina sociale della Chiesa. La comunità ecclesiale accompagna e sostiene questi operatori della finanza – afferma il cardinale Bertone - e li invita a coltivare “una robusta vita spirituale”, “offendo ai soci anche opportune occasioni di crescita insieme”. Dunque per il segretario di Stato vaticano, la cooperazione oggi, come nel suo passato, mantiene tutto intatto il suo valore, perché “rappresenta un modo virtuoso di concepire l’economia sociale: servizio ai più deboli, inserimento dei più giovani al lavoro, iniziative di carattere culturale ed educativo”:

    “La cooperazione, ispirandosi ai principi di sussidiarietà, socialità e solidarietà, ricerca prima di tutto la valorizzazione della persona umana; si propone di farlo promuovendo la sua naturale capacità di lavorare in forma associata, mettendo in comune obiettivi e risorse, e al tempo stesso favorendo la responsabilità verso il territorio e la cooperazione internazionale”.

    La cooperazione è in fondo una forma d’impresa unica: lontana dalla lotta di classe e dal liberismo radicale. Dunque il futuro della solidarietà morale, sociale ed economica sta anche nelle mani dei cooperatori.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di Montevideo (Uruguay) il padre salesiano Daniel Fernando Sturla Berhouet, assegnandogli la sede titolare di Felbes. Padre Daniel Sturla Berhouet è nato il 4 luglio 1959 a Montevideo. È stato ordinato sacerdote il 21 novembre 1987. Dopo aver ottenuto il Baccalaureato in Diritto Civile nell’ Instituto Juan XXIII, ha compiuto gli studi di filosofia e Scienze dell’Educazione nell’Instituto Miguel Rúa dei Salesiani a Montevideo. Ha studiato teologia nell’allora Instituto Teológico dell’Uruguay Mons. Mariano Soler, ottenendovi la Licenza in Teologia nel 2006. Come sacerdote ha ricoperto i seguenti ministeri: vicario del Noviziato e Postnoviziato Salesiano, direttore dell’Aspirantato Salesiano e Maestro dei Novizi, direttore dell’Istituto Pre-universitario Juan XXIII e professore di Storia della Chiesa. Attualmente è ispettore salesiano nell’Uruguay e presidente della Conferenza dei Religiosi dell’Uruguay.

    Il Papa ha nominato membri del Pontificio Consiglio della Cultura i cardinali: Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa ; Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington; i monsignori: Salvatore Fisichella, arcivescovo tit. di Voghenza, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze; Joseph Vianney Fernando, vescovo di Kandy (Sri Lanka); il rev. François Bousquet, professore presso la Facoltà di Teologia e di Scienze religiose dell’Institut Catholique di Parigi; il prof. Jean-Luc Marion, filosofo, docente di metafisica presso le università di Parigi-Sorbona e di Chicago (Francia); il maestro Arvo Pärt, musicista e compositore (Estonia).

    Il Papa ha nominato consultori del Pontificio Consiglio della Cultura: José Tolentino De Mendonça, professore presso la Facoltà di Teologia dell’Università Cattolica di Lisbona (Portogallo); Edouard Ade, docente dell’Università Cattolica dell’Africa dell’Ovest (Benin); il padre gesuita Antonio SPADARO, direttore della rivista La Civiltà Cattolica, professore presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana; Fidel González Fernández, M.C.C.J., professore presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Urbaniana e presso la Facoltà di Storia Ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana (Spagna); il dott. Santiago Calatrava, architetto e Ingegnere (Spagna); il prof. Francesc Torralba Roselló, docente di Filosofia presso l’Università Ramon Llull di Barcellona (Spagna); il prof. Piero Benvenuti, docente di Astrofisica e direttore del Centro Interdipartimentale di Scienze e Attività Spaziali G. Colombo presso l’Università di Padova; il prof. Wolf Joachim Singer, docente di Neurologia e direttore del Max Planck Institute für Hirnforschung-Frankfurt a. M. (Rep. Federale di Germania); il prof. Bruno Coppi, docente di Fisica presso il Massachusetts Institute of Technology-MIT "Plasma Science & Fusion Center" di Cambridge (Stati Uniti d’America); la dott.ssa Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei Vaticani; Marguerite A. Peeters, giornalista, direttrice generale del Brussels-based Institute for Intercultural Dialogue Dynamics (Belgio).

    Il Santo Padre ha nominato capo ufficio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Edward Robinson Wijesinghe, del Clero dell’arcidiocesi di Colombo (Sri Lanka), finora aiutante di Studio del medesimo Dicastero.

    inizio pagina

    Visita pastorale del Papa alla Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone

    ◊   Domani mattina il Papa si reca in visita pastorale alla Parrocchia romana di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone. Benedetto XVI, dopo aver salutato i giovani e i bambini, presiederà alle 9.30 la Messa nella terza Domenica di Avvento. La chiesa, consacrata l’anno scorso, sorge in Via della Bufalotta, nei pressi del Raccordo anulare, nella zona nord-est di Roma. Federico Piana ha chiesto al parroco, don Domenico Monteforte, come la Parrocchia si sia preparata all’evento:

    R. – Con la preghiera, soprattutto, e poi con tanto lavoro per riuscire ad accogliere al meglio il Santo Padre.

    D. – Che frutti dovrebbe dare, don Domenico, questa visita del Papa?

    R. – Frutti di grazia, per svolgere sempre meglio il nostro compito.

    D. – Possiamo raccontare che parrocchia è quella di Santa Maria delle Grazie a Casal Boccone a Roma?

    R. – E’ una parrocchia giovane, perché la parrocchia sta crescendo adesso; è in piena evoluzione.

    D. – Naturalmente c’è un tessuto sociale difficile, ma anche bello per quanto riguarda l’apostolato...

    R. – Difficile perché ci troviamo di fronte a famiglie giovani, che non hanno una tradizione cristiana alle spalle. Ma non c’è un tessuto difficile a livello sociale: da una parte abbiamo la vecchia borgata ancora con un po’ di tradizione e, dall’altra, la zona nuova, con le case nuove, dove vivono giovani famiglie, che devono ancora imparare a far comunità, a sentirsi parte del quartiere.

    D. – Cosa ha pensato, quale è stato il suo stato d’animo quando ha saputo che sarebbe venuto il Papa?

    R. – Ero davvero contento! Ho subito intravisto un punto di ripartenza alla grande per tutti noi…

    D. – Quindi questa visita, don Domenico, può essere anche lo stimolo affinché la parrocchia diventi più fervorosa?

    R. – Che diventi più fervorosa è buona, perché si sia più contenti nella fede servendo meglio il Signore e gli uomini. (mg)

    inizio pagina

    Con i migranti: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Lunedì scorso, la Santa Sede è entrata a far parte dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni come Stato membro. Un evento di grande significato che sottolinea il rinnovato impegno della Chiesa in favore dei migranti e sul quale si sofferma il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Secondo le previsioni, nel secolo corrente oltre 200 milioni di persone si aggiungeranno al numero attuale dei migranti nel mondo. La crisi economica non diminuisce i problemi delle migrazioni, ma li aggrava sotto diversi punti di vista. E così i flussi di uomini e donne che lasciano i loro Paesi sotto la spinta della povertà, delle catastrofi naturali o dell’oppressione, anche a rischio della vita, attraverso il Mediterraneo, o il Mar Rosso, o il deserto del Sinai o dell’Arizona continuano e continueranno. Come proteggerli, come accoglierli, come dare ad essi l’opportunità di una vita sicura e dignitosa, perché non siano visti come un pericolo, ma come avanguardie e creatori di ponti nel crogiuolo dell’umanità globale?

    La Santa Sede è molto coinvolta su questo fronte. Già Pio XII aveva voluto nella Curia Romana uno specifico Consiglio per questi problemi, poi rafforzato da Paolo VI. Ora essa ha chiesto e ottenuto di essere non solo Osservatore, ma Membro a pieno titolo dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni di Ginevra, proprio per intensificare il suo impegno e la sua partecipazione solidale con la comunità dei popoli. La Santa Sede si fa eco della difesa dei diritti, sulla base della ferma convinzione della dignità di ogni persona umana, ma si fa anche eco dell’esperienza operativa di tante organizzazioni cattoliche che operano davvero sul campo in ogni continente, dando contenuto e credibilità alle sue parole e alle sue proposte. Con i migranti, con i rifugiati, dando loro la possibilità di vivere e di crescere, dobbiamo costruire insieme un avvenire comune.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI nell'incontro con le cooperative cattoliche e le banche di credito cooperativo.

    Nell'informazione internazionale, in primo piano l'economia: la Cina studia un maxi fondo per aiutare Europa e Stati Uniti a uscire dalla crisi.

    La storia senza entusiasmo: Pierluigi Natalia sulle elezioni politiche in Costa d'Avorio.

    Kokoschka e il cardinale: Timothy Verdon su una mostra che ricorda l'arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa nel cinquantesimo dalla morte.

    Se un delfino è più umano di un disabile: Carlo Bellieni sul mercato del cibo per animali.

    Quanti imitatori del grafico designer del Papa: Carlo Carletti sulla produzione epigrafica a Roma nei secoli IV e V.

    Quando l'università riscopre se stessa: Silvia Guidi sull'incontro all'università di Sassari dedicato al “Gesù di Nazareth” di Joseph Ratzinger.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Ici, il cardinale Bagnasco: norma giusta, colpire gli abusi. Il mondo del volontariato: polemica faziosa

    ◊   L’esenzione sull’Ici per le attività no profit è un presidio di solidarietà. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha sottolineato ieri che la normativa vigente è giusta, ma che vanno accertati e sanzionati gli eventuali abusi. Su questo, ha ribadito l’arcivescovo di Genova, non c’è alcuna pregiudiziale da parte della Chiesa italiana. Intanto, le Onlus laiche e cattoliche ribadiscono che l’esenzione sull’Ici non è un privilegio ma il riconoscimento di un’opera al servizio del bene comune. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “In linea di principio”, la normativa vigente sull’esenzione dell’Ici “è giusta, in quanto riconosce il valore sociale delle attività svolte da una pluralità di enti no profit e, fra questi, degli enti ecclesiastici”. Con queste parole, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, è intervenuto ieri a Genova a margine di un incontro promosso dal gruppo ligure dell’Ucid, l’Unione cristiana imprenditori dirigenti. “E’ altrettanto giusto – ha aggiunto il porporato – se vi sono dei casi concreti nei quali un tributo dovuto non è stato pagato, che l’abuso sia accertato e abbia fine”. “In quest’ottica – ha concluso – non vi sono da parte nostra preclusioni pregiudiziali circa eventuali approfondimenti volti a valutare la chiarezza delle formule normative vigenti, con riferimento a tutto il mondo dei soggetti non profit, oggetto dell’attuale esenzione”. E alle parole dell’arcivescovo di Genova, fa eco la rivista “Vita”, voce del Terzo settore nel cui comitato editoriale sono presenti importanti Onlus laiche come “Amnesty” e “Telethon”. In un articolo intitolato: “Ici, si attacca la Chiesa per ottenere altro”, il magazine del volontariato definisce la polemica in corso “marchiata da faziosità e incompletezze”. “Vita” aggiunge poi che “bisognerebbe ricordare che i servizi garantiti dalla Chiesa e dal non profit sono tutti servizi dei cui costi lo Stato si ritrova sgravato”. Dal canto suo, il quotidiano “Avvenire” rammenta che la legge che prevede l’esenzione sull’Ici è stata approvata nel 1992 sotto il governo Amato e che riguarda una serie lunghissima di organismi no profit laici, cattolici e di altre confessioni religiose. Il quotidiano cattolico enumera, inoltre, alcuni esempi per far comprendere quando l’Ici va pagata oppure no. Per esempio, è esentata una mensa per i poveri, ma non una libreria. E’ esentato un oratorio, ma non i campi sportivi che l’oratorio affitta. Ancora, è esente una scuola materna, ma solo a determinate condizioni. Paga l’Ici invece un negozio che vende articoli religiosi.

    La polemica sull’Ici e la Chiesa non tiene conto della funzione “suppletiva” che gli enti no profit, cattolici e non, svolgono a beneficio di tutta la società specie in un tempo di crisi. E’ quanto sottolinea il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa, che al microfono di Luca Collodi, mette anche l’accento sulla confusione in cui molti media codono quando parlano di Chiesa e Stato vaticano:

    R. – Chi vuole che venga eliminata quest’esenzione degli enti ecclesiastici, degli enti della Chiesa, in realtà non si rende conto – o non vuole dirlo esplicitamente – che in questo modo costringerà a chiudere ospizi, mense per i poveri ed orfanotrofi. Sul territorio italiano abbiamo tutta una rete capillare di servizi sociali che sono gestiti da enti riconducibili alla Chiesa e questo è un grande valore. E’ un grande valore dal punto di vista economico, perché altrimenti questi servizi non verrebbero offerti da nessuno - il privato non ha interesse perché non ci guadagna ed il pubblico non ha i mezzi - ed é di grande valore anche dal punto di vista umano e sociale.

    D. – Si usa il termine “Chiesa”, però forse vale la pena specificare che una cosa è lo Stato della Città del Vaticano e un’altra è la Conferenza Episcopale Italiana. Spesso non è chiara neanche ai politici questa differenza…

    R. – Anzi, io andrei a fare ancora un’altra distinzione: una cosa é la Santa Sede, cioè l’organo di governo della Chiesa universale, che ha sede a Roma ed un’altra la Città del Vaticano, che è uno Stato sovrano. Sono due soggetti distinti, i quali hanno – o possono avere – delle proprietà anche in Italia e su tutte queste proprietà pagano tranquillamente l’Ici, tant’è vero che gli uffici della Santa Sede che si occupano degli aspetti patrimoniali sono tra i maggiori contribuenti, se non addirittura i primi contribuenti del comune di Roma. C’è poi la Chiesa italiana, ma anche qui occorre fare chiarezza, perché siamo dinanzi ad una sorta di “galassia”. La Chiesa italiana che cos’è? La Chiesa sono i vescovi, le diocesi, le singole parrocchie, sono gli ordini religiosi e le case degli ordini religiosi, ma sono anche le grandi associazioni di fedeli. Non si può sommare tutto senza fare alcuna distinzione.

    D. – Perché si deve arrivare sempre ad uno scontro ideologico?

    R. – Perché chi ha una posizione laicista percepisce che le opere di carità della Chiesa sono una testimonianza diretta, immediata, inequivocabile e senza parole di quello che è il messaggio cristiano di solidarietà, di carità e di amore del prossimo. In altre parole, per i cristiani queste opere sono uno strumento di esercizio della libertà religiosa ma anche, in qualche modo, di trasmissione e comunicazione di determinati valori attraverso una testimonianza. E’ chiaro allora che chi ha una posizione ideologica di contrasto nei confronti della religione – ed in particolare nei confronti del cattolicesimo – vuole sradicare, per quanto è possibile, questa presenza dalla società cercando appunto di confinarla all’interno delle sagrestie dove non dà fastidio a nessuno. (vv)

    inizio pagina

    Accordo sull'unione fiscale al vertice Ue per salvare l'euro: solo Londra dice no

    ◊   I leader dei 17 Paesi dell’Eurozona hanno raggiunto, nel vertice di Bruxelles concluso ieri, uno storico accordo che obbligherà gli Stati firmatari ad avere il pareggio di bilancio come norma costituzionale con possibilità di sforare non oltre lo 0,5%. In caso di violazioni scatterà un "meccanismo automatico di correzione". All’intesa, varata per respingere l'attacco contro l'euro, ha detto “no” solo la Gran Bretagna. Il sì all’accordo è arrivato anche da altri 6 Paesi che non fanno parte dell’Eurozona (Polonia, Danimarca, Lituania, Lettonia, Bulgaria e Romania). Svezia, Repubblica Ceca e Ungheria hanno chiesto di consultare i Parlamenti. Concordato anche il Fondo permanente salva-Stati, che tuttavia non avrà poteri sulla ricapitalizzazione delle banche. Forti le critiche della stampa inglese alla posizione del premier britannico Cameron. Ma quali conseguenze si possono ipotizzare con l’isolamento di Londra? Benedetta Capelli ha raccolto l’opinione dell’economista Francesco Carlà:

    R. – Secondo me, l’Europa più che a "due velocità" è a "una velocità" più la Gran Bretagna: sono 26 Paesi che hanno una posizione e solo la Gran Bretagna è rimasta fuori da questa posizione per ragioni molto interne, oltre che a quelle legate al suo desiderio di indipendenza e di autonomia nelle scelte sul bilancio, nella protezione della sua industria finanziaria, che per i britannici vale un decimo del Pil, e poi vale soprattutto molta della loro influenza sulle questioni finanziarie, continentali e globali.

    D. – Gli Stati Uniti hanno prima plaudito al Vertice, ma poi hanno affermato che c’è ancora molto da fare: come leggere queste dichiarazioni, anche alla luce dei rapporti sempre ottimali con Londra?

    R. – Io le leggerei anche da un punto di vista della politica interna americana, perché fra un anno ci sono le elezioni e in questo momento i Repubblicani cercano di prendere una posizione molto chiara su queste cose per andare anche contro la possibile rielezione di Obama. In particolare credo che a loro non sia risultato molto simpatica l’idea che l’Ue presterà 200 miliardi al Fondo monetario internazionale che – come sappiamo – è soprattutto finanziato dagli Stati Uniti per sostegni ai Paesi dell’euro che dovessero eventualmente entrare in difficoltà nei prossimi mesi.

    D. – Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea: queste due istituzioni come escono dal Vertice di Bruxelles?

    R. – Il Fondo monetario internazionale è possibile che riceva questa iniezione di 200 miliardi di euro che, però, dovrebbero poi essere finalizzati al sostegno dei Paesi europei dell’euro in difficoltà. E’ un escamotage per non andare direttamente dalla Banca centrale europea. Qui non c’è stato quello che gli analisti finanziari chiamavano “big bazooka” (i fondi limitati per banche) per gli acquisti limitati di bond della Bce, che si auspicava, e saranno limitati a massimo 20 miliardi alla settimana: vedremo se questi saranno sufficienti, soprattutto per Italia e Spagna nei prossimi mesi, che saranno molto forti per le nuove aste dei Btp che attendono, appunto, Italia e Spagna nel 2012.

    D. – Le Borse hanno risposto positivamente alle misure prese: lei ritiene che siano efficaci per uscire dalla crisi economica?

    R. – Le Borse hanno risposto positivamente soprattutto per quello che riguarda tre settori: le banche, le assicurazioni e le automobili. Questo per ovvie ragioni e non solo tecniche - visto che il giorno prima avevano perso più del 4 per cento e quindi sostanzialmente ieri non hanno recuperato nemmeno interamente la perdita del giorno prima - ma per ragioni semplici, perché queste novità riguardano soprattutto le banche e le assicurazioni che saranno fortemente sostenute dai 26 Paesi del nuovo assetto che si sta creando: le banche e anche le assicurazioni erano sicuramente il problema numero uno in Europa e in particolare erano il problema numero uno della Francia, che esce probabilmente come la reale vincitrice di questi due giorni di Bruxelles. (mg)

    inizio pagina

    Ad Oslo la consegna del Nobel per la Pace a due donne africane e una yemenita

    ◊   Viene ufficialmente consegnato oggi ad Oslo il Premio Nobel per la pace 2011 assegnato a due donne africane e a una yemenita. Intanto prosegue l'impegno dell'organizzazione italiana Cipsi a sostegno delle donne africane. Si vuole dare seguito al Nobel, fornendo un aiuto concreto al mondo dell'imprenditoria africana al femminile. Il servizio è di Silvia Koch:

    “L'Africa che cammina con i piedi delle donne” non si ferma ad Oslo. Dopo aver ottenuto questo importante riconoscimento da parte delle istituzioni culturali europee, è il momento per le donne africane di passare all’azione, incontrare il mondo delle aziende e del lavoro, inserendosi a pieno titolo nelle relazioni commerciali internazionali”. Viene dunque lanciata “walkingafrica.info”, una piattaforma online che favorirà l’incontro delle piccole imprese a gestione femminile da una parte all’altra del Mediterraneo, trasformando l’iniziativa della Campagna in risultati concreti per le donne africane. La povertà dell’Africa – così ricca in termini di risorse – si riproduce perché il continente non valorizza il 50% del proprio potenziale, rappresentato dalle menti e dalla forza lavoro femminile, ha spiegato Amani Asfour, presidente del Consiglio Economico, Sociale e Culturale dell’Unione Africana, in occasione della conferenza di lancio della piattaforma. Ma bisogna puntare sulla loro formazione, sulla disponibilità e capacità ad usare le tecnologie, infine sull’autonomia economica delle donne. La loro emancipazione sociale è la strada da seguire per generare ricchezza in tutto il continente e di riflesso stabilità anche nel resto del mondo perché – come sottolineato dal presidente del Cipsi, Guido Barbera – con la globalizzazione la crisi è diffusa a tutti i livelli e la povertà non riguarda più solo i Paesi di quello che un tempo veniva chiamato “Terzo Mondo”. “Il Nobel è un dono che le donne africane fanno a tutte le donne”, è stata la lettura offerta da mons. Giancarlo Maria Bregantini, presidente della Commissione Cei per i problemi sociali e il lavoro. Mons. Bregantini ha poi ricordato le parole del Papa contenute nell’Enciclica Caritas in Veritate: "i poveri sono una risorsa da valorizzare, non un fardello". Il direttore dell’Agenzia delle Nazioni Unite per la promozione delle donne, Michelle Bachelet, ha invece confermato l’impegno dell’Onu affinché il loro ruolo emerga non solo in ambito domestico, ma anche in sede di negoziati ufficiali, perché la loro eccezionale capacità di tessere relazioni di fiducia e solidarietà venga riconosciuta dunque dalle istituzioni competenti nei processi di pacificazione. Titoli accademici, film, documentari, nuovi spazi di ricerca e cooperazione sull’Africa si contano numerosi e sono il frutto di questo Nobel, che l’Italia tornerà a festeggiare con un concerto da Genzano, nel giorno della consegna ufficiale, sulle note di Amii Stewart, Tasha Rodriguez, Marcos Vinicius e altri artisti di fama internazionale.

    In realtà l'Africa è il continente più ricco al mondo di risorse naturali. E dunque ci si chiede perchè continuano a riprodursi sacche di povertà e quali possano essere i rimedi per stimolare la crescita a livello locale. Silvia Koch ne ha parlato con Amani Asfour, imprenditrice egiziana e presidente dell'ECOSOCC, il Consiglio Sociale Economico e Culturale dell'Unione Africana:

    R. – “Well, actually, as you mentioned, it’s the biggest continent…”
    In effetti, l’Africa è il continente più ricco al mondo non solo per le risorse naturali ma anche per quelle umane: esso conta infatti un miliardo di persone. Questa povertà è dovuta al fatto che non investiamo nelle capacità e nelle risorse umane. Dovremmo invece formare ed estendere le capacità delle persone, in modo che queste possano gestire da sole le risorse naturali. Ecco perché le organizzazioni della società civile vogliono lavorare per la formazione di almeno metà della popolazione africana, ossia le donne.

    D. – Da imprenditrice egiziana che lettura dà della primavera araba e perché è scoppiata l’insurrezione in Egitto?

    R. – “Because there was the economic growth, but it wasn’t reflected…”
    In realtà in Egitto c’era la crescita economica, ma non aveva riscontri e riflessi nella vita delle persone. Alla base della società non vi era la crescita economica. Queste persone non avevano speranza per un’eventuale partecipazione politica ed economica, non c’era né giustizia economica né sociale. Le ragioni dell’insurrezione erano dunque dovute alla disoccupazione, all’analfabetismo e alla totale assenza di una speranza per una crescita economica. Ecco perché c’è stata l’insurrezione: in Egitto c’è bisogno di giustizia sociale, di democrazia e di uno stato di diritto.

    D. – Quali sono, quindi, le raccomandazioni del Consiglio economico, sociale e culturale dell’Unione africana ai governi africani, agli Stati e alle imprese di tutto il mondo?

    R. – “It’s the Economic Social and Cultural Council of the African Union, the Ecosoc…”
    L’Ecosocc rappresenta la voce dell’intero popolo africano. Io faccio parte del Dipartimento che si occupa delle risorse umane, della ricerca scientifica e della tecnologia. Noi vogliamo che i governi facciano degli investimenti per le persone e per la ricerca scientifica e tecnologica, per poter realizzare così l’indipendenza economica. Senza indipendenza economica, le persone non hanno voce e non hanno neanche la possibilità di scegliere.

    D. – Qual è, in Egitto, la situazione e la realtà delle associazioni e delle attività gestite da donne e può, questa situazione, cambiare alla luce delle elezioni?

    R. – “We are in a historical time…”
    Questo è un momento storico per l’Egitto: per la prima volta tutti gli egiziani hanno la possibilità di votare. Dunque, al di là della persona che vincerà le elezioni, l’importante è che questa volta sarà realmente la maggioranza delle persone a scegliere. Dobbiamo fare in modo che il voto delle persone sia libero, perché ora questo voto viene influenzato dai soldi che vengono offerti ad ogni persona per il proprio voto, o viene anche influenzato dalle religioni. Dobbiamo invece fare in modo che ci siano campagne di sensibilizzazione, che vi sia l’istruzione e che ci sia una crescita economica per fare in modo che le persone siano economicamente indipendenti, cosicché possano davvero scegliere e non siano limitate dalla povertà e dall’analfabetismo. Il ruolo delle donne, in questo caso, sarà fondamentale: tutti potranno votare, e questo sarà il primo passo verso una reale trasformazione democratica, in modo che vi sia una vera uguaglianza. (vv)

    inizio pagina

    Giornata dei diritti umani: cresce nel mondo la coscienza della dignità di ogni persona

    ◊   Oggi si celebra la Giornata dei diritti umani, per commemorare la proclamazione, 63 anni fa, della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo. Il segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha sottolineato in un messaggio l’importanza e l’attualità di questo appuntamento. “In tutto il mondo” - scrive - “le persone si sono mobilitate per chiedere giustizia, dignità, uguaglianza”. Ban Ki-moon, ha evidenziato, inoltre, il ruolo svolto dalle rivoluzioni nordafricane per chiedere il rispetto dei diritti umani. Al microfono di Lev Sordi, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International.

    R. – Questo è stato un anno fondamentale per la storia dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente: un anno in cui i diritti umani sono stati protagonisti, così come purtroppo anche la repressione. Questa domanda di diritti umani, però, diventa sempre più globale ed è un ottimo segnale. Credo che la conseguenza sarà che si dovrà andare avanti necessariamente nel garantire democrazia, diritti umani, uguaglianza e leggi che consentano la libera espressione delle proprie opinioni in tanti di quei Paesi come altrove nel mondo.

    D. – Qual è stato il ruolo dei social network nelle rivolte nordafricane?

    R. – I social network sono grandi alleati del movimento per i diritti umani: hanno ampliato il senso e la missione del giornalismo. Noi oggi vediamo il giornalismo tradizionale e l’attivismo dei media in strada che si fondono felicemente e aiutano a far conoscere in tempo reale quello che accade nei Paesi; aiutano a mobilitare le persone.

    D. – Quindi, possiamo affermare che i cittadini si trasformano in portavoce dei diritti umani?

    R. – Possiamo affermarlo, così come possiamo affermare che naturalmente non tutti utilizzano questi strumenti per informare sui diritti umani e che c’è anche chi li usa per disinformare, per fare propaganda. Naturalmente, come ogni strumento, se è neutro, diventa ottimo e buono a seconda dell’obiettivo per cui lo si usa.

    D. – Quali sono ancora oggi i diritti umani che non vengono riconosciuti?

    R. – Nei 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani non ce n’è oggi uno che sia completamente attuato. Pensiamo soltanto a quanto sia ostacolata la libertà di movimento, a quante barriere si frappongano nei confronti dei rifugiati, dei richiedenti asilo, dei migranti; pensiamo a quanto sia violato il divieto di tortura in decine di Paesi. Quindi, la Dichiarazione Universale resta il disegno ideale di un mondo in cui i diritti umani sono rispettati; per la maggior parte dell’umanità è un’utopia. (ap)

    inizio pagina

    La "Festa della Venuta" a Loreto. Mons. Tonucci: il sì di Maria, ideale di ogni vocazione cristiana

    ◊   La notte del 9 dicembre, in occasione della "Festa della Venuta", che ricorda la traslazione della Santa Casa della Vergine Maria ad opera, secondo la tradizione, degli angeli, le campagne intorno a Loreto si accendono di fuochi. In particolare un grande falò viene acceso in città, in Piazza della Madonna, attorno al quale poi si svolge una veglia di preghiera. La festa culmina l’indomani mattina con la celebrazione in Basilica del Solenne Pontificale. A presiedere il rito quest’anno è stato il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero. Sul significato dei fuochi e del falò Adriana Masotti ha intervistato mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo-prelato di Loreto.

    R. – E’ una tradizione che va indietro nel tempo: è la Madonna che con gli Angeli e la Santa Casa sta volando nel nostro cielo, indichiamole perciò il cammino per arrivare a Loreto. Ecco, questa è un poco l’origine della tradizione del fuoco, che noi manteniamo. Direi che il falò ha un significato particolare, innanzitutto perché attorno c’è gente che prega e si recita il Rosario tutti insieme, ma poi, perché, tra le cose che vengono bruciate, ci sono anche le intenzioni di preghiera che durante l’anno vengono raccolte in Basilica e che, in questa circostanza, vengono bruciate quasi per far salire al cielo queste invocazioni. Durante le celebrazioni la Basilica è stracolma in ogni angolo, ma anche la piazza è piena di gente. Ogni anno, guardando allo spettacolo di questa piazza con la gente in preghiera, in un silenzio impressionante, nonostante il freddo della notte, dobbiamo dire che questo spettacolo è bellissimo e ci sembra sempre più partecipato.

    D. – A festeggiare la venuta della Casa, anche gli allievi della scuola dell’Aeronautica militare di Loreto. Questo perché?

    R. – Perché la Madonna è patrona dell’aviazione ormai da 91 anni, per decisione di Papa Benedetto XV. Ci sono gli aviatori che studiano qui a Loreto e in questa circostanza vengono anche i cadetti della scuola di Pozzuoli che nella Santa Casa hanno fatto non solo la visita, ma anche la promessa di fedeltà alla Madonna, una dedicazione che fanno all’inizio del loro ingresso in aviazione. E’ un gesto molto sentito e molto bello, anche perché ieri sera, durante la Messa, i cadetti hanno servito nella liturgia e hanno portato a spalla la Madonna, secondo un’ormai antica tradizione, che vuole che la statua della Madonna si muova soltanto quando sono gli aviatori che la portano a spalla.

    D. – La Chiesa nell’affermare che la Casa di Loreto è appartenuta alla Vergine Maria si affida alla tradizione. Ma nel tempo c’è stata anche qualche verifica scientifica che attesti questo o almeno la provenienza della Casa?

    R. – Sì, le verifiche scientifiche sono state tantissime - continuano ancora – e sono tutte di carattere molto positivo, nel senso che realmente si può dire che le tre pareti della Santa Casa provengono da Nazareth e hanno racchiuso un luogo di culto visto con grande venerazione fin dai primi tempi della Chiesa. Naturalmente, la Chiesa non dichiara nulla riguardo all’autenticità e alla qualità delle reliquie, però la Chiesa afferma l’importanza di questo centro di fede e la grandezza del messaggio che porta, perché è il Santuario dell’Incarnazione, ed essendo costruito attorno ad una casa ha una serie di messaggi molto forti, che riguardano la famiglia, riguardano la vocazione, riguardano l’impegno, la volontà di seguire la Parola del Signore. Diciamo che il sì detto da Maria è l’ideale di ogni vocazione cristiana.

    D. – L’atmosfera che si respira nella Casa è molto particolare, non lascia indifferenti. Lei può testimoniare che al di là della certezza assoluta di ciò che è stata, questo è un luogo di grazia che opera delle trasformazioni?

    R. – Guardi, credo che chiunque entri nella Santa Casa senta che lì dentro c’è qualcosa di speciale. C’è, in qualche modo, una presenza di Dio, una presenza di Maria, che fanno sentire questa grazia particolare. Lo dico io, perché lo sento - quasi tutte le mattine celebro la Messa nella Santa Casa – ma chiunque venga a Loreto sente questa stessa grazia, questo grande dono: un’atmosfera particolare. Nel silenzio della Santa Casa, perché è in silenzio che si entra nella Santa Casa, si risentono, si possono risentire quelle parole che sono state dette: il colloquio riportato da Luca nel I capitolo del suo Vangelo, quel dialogo tra l’Angelo e Maria; è qualcosa che ha cambiato la storia del mondo intero e certamente ha cambiato la nostra storia personale. E pensando a quello che è accaduto, tutti sentono qualcosa. Il poter dire che tanti hanno trovato serenità, tanti hanno trovato una conversione, tanti hanno trovato anche una guarigione fisica, è qualcosa che tutti sanno. Ma Loreto si basa su fondamenta forti: non conta tanto sull’emotività, quanto sulla forza di un messaggio che è strettamente evangelico. Le pagine del Vangelo di Luca ci illustrano quello che è accaduto nella Santa Casa e rimangono anche oggi il messaggio che la Santa Casa rivolge a ciascuno di noi.(ap)

    inizio pagina

    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa terza Domenica di Avvento la Liturgia ci ripropone la figura di Giovanni Battista che viene interrogato dagli inviati dei giudei sulla sua identità. Si vuole sapere se sia il Cristo o un altro profeta; e se non è così – domandano – perché battezza? Giovanni risponde:

    «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Ancora Giovanni il Battezzatore sulla scena: questa volta è l’evangelista Giovanni a parlarcene, rivelando dettagli molto interessanti sulla sua esperienza e missione. Il luogo della sua attività, la coscienza di essere solo strumento e voce per rivelare una presenza che c’è già “in mezzo”, ma non lo si vede. Nella prima parte un interrogatorio poliziesco. Da Gerusalemme giungono in riva al Giordano sacerdoti e leviti a controllare cosa succede attorno a questo predicatore che tutti vogliono vedere. Il suo modo di fare - rito di immersione nell’acqua del fiume - ha tutta la parvenza di una purificazione rituale, di solito riservata agli ambienti del Tempio. Chi lo ha autorizzato a farlo altrove, fuori dai luoghi deputati? Si crede forse un profeta, Elia, il Messia? Giovanni nega, seccato, non vuole questi titoli per sé. Lui è solo una voce prestata a Dio, un grido che dal deserto giunge fino al centro, ma per spostare tutti altrove, verso altre figure. Nella seconda parte, qui appena accennata nella frase conclusiva, il Battista rivela la propria indegnità davanti al Veniente - non si sente degno neppure si slacciargli il sandalo. E quindi hanno sbagliato a inquisire lui: c’è ben altro in mezzo alla gente, che si rivelerà presto come portatore di novità e di fuoco. È, nello stesso tempo, mite come un agnello e abitato dallo Spirito. Invece di accogliere e gioire per la vera novità, pensano solo a controllare con sospetto. Che meschini!

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Congo. I vescovi: riscontrate irregolarità nelle elezioni presidenziali

    ◊   “Irregolarità e debolezze” sono state riscontrate dalla Conferenza episcopale della Repubblica Democratica del Congo (Cenco) nello svolgimento delle elezioni presidenziali del 28 novembre scorso. Elezioni travagliate da un crescendo di violenze ed uccisioni e i cui risultati sono stati resi noti ieri, dopo continui rinvii. Il presidente uscente, Joseph Kabila è stato riconfermato, ma il suo principale antagonista, Etienne Tshisekedi, ha rigettato l’esito del voto. Subito dopo, si sono verificati scontri e violenze a Kinshasa. Dal canto suo, la Chiesa cattolica aveva schierato 30mila osservatori in tutto il Paese, per poter garantire votazioni libere e corrette. Proprio sulla base del lavoro svolto dagli osservatori, la Cenco ha riscontrato irregolarità e debolezze: in particolare, in una nota diffusa l’8 dicembre, i presuli denunciano la scomparsa di materiale elettorale nei seggi, la rottura dei sigilli sulle urne prima dello spoglio, alcune cabine di voto non a norma, la mancanza di firme nei verbali di chiusura delle operazioni elettorali, la discrepanza tra il numero delle schede ed il numero dei votanti, diversi casi di violenza, molestia o intimidazione degli elettori, così come anche casi di corruzione o di acquisto dei voti. “Tali irregolarità – scrivono i vescovi congolesi – sono sfide per il futuro ed interpellano il governo, la Commissione nazionale elettorale indipendente (Ceni), i partiti politici e gli elettori”. Fortunatamente, continua la nota episcopale, si sono verificati anche alcuni episodi positivi, come il libero accesso degli osservatori ai seggi o, in molti casi, la corretta gestione delle urne. Di qui l’appello dei vescovi a “consolidare la giovane democrazia nel Paese attenendosi assolutamente alla verità delle urne”. (I.P.)

    inizio pagina

    Nigeria: i vescovi intervengono sull’abolizione del sussidio statale alle importazioni di petrolio

    ◊   I vescovi della Nigeria auspicano che il Presidente Goodluck Jonathan intraprenda una vasta consultazione pubblica prima di procedere all’abolizione dell’attuale sussidio statale alle importazioni di petrolio. Il provvedimento, la cui entrata in vigore è prevista nel prossimo mese di gennaio, dovrebbe permettere, secondo le stime del Governo, un risparmio per le casse dello Stato di 1.200 miliardi di naria (pari a 7,5 miliardi di dollari), ma non vede concordi le forze politiche e i governatori locali del Paese. Per i vescovi nigeriani la questione è obiettivamente molto complessa e, considerati i grandi sacrifici che comporterebbe per i cittadini nigeriani, la misura dovrebbe essere introdotta solo a condizione che ci sia un ampio consenso dell’opinione pubblica. Così si esprime una dichiarazione diffusa al termine della loro plenaria svoltasi nei giorni scorsi ad Abuja, in cui si chiede al Governo di avviare una consultazione con le parti sociali prima di precedere ai tagli. Inoltre, secondo i presuli, i soldi risparmiati con l’eliminazione del sussidio dovrebbero essere dedicati a migliorare le infrastrutture, il servizio sanitario, le scuole e l’agricoltura e a compensare le fasce sociali più povere. Altri temi affrontati nella dichiarazione – riferisce l’agenzia Cns – sono i problemi endemici che affliggono la Nigeria: la corruzione, la mediocrità della classe dirigente, la disoccupazione e le violenze etnico-religiose che continuano ad insanguinare alcuni Stati nigeriani. A preoccupare i vescovi è in particolare l’escalation di attacchi da parte della setta islamista “Boko Haram”, protagonista di una serie di attentati terroristici che hanno causato decine di morti e centinaia di feriti. Nella dichiarazione i presuli elogiano, infine, il coraggio dimostrato da alcuni governatori che hanno finalmente restituito ai legittimi proprietari le scuole cattoliche confiscate dai regimi militari negli anni ’70. Un grave errore – afferma la nota – che ha contribuito non poco all’attuale degrado educativo e morale del Paese.
    (L.Z.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: combattimenti alla frontiera minacciano la sicurezza dei rifugiati

    ◊   Continuano i combattimenti al confine fra Sudan e Sud Sudan e sono circa 20 mila i rifugiati considerati a rischio. Riferisce in un comunicato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), che il timore di attacchi all’insediamento di Yida ha spinto alcune persone a cercare riparo nella boscaglia e che la crescente insicurezza ha limitato l’accesso delle agenzie umanitarie, provocando ripetute sospensioni dell’assistenza. Si teme ora che le violenze, finora limitate all’area di frontiera di Jau, possano estendersi all’area di Yida, già colpita da raid aerei nel mese di novembre. L’Acnur sta cercando di velocizzare le operazioni di trasferimento dei rifugiati verso aree lontane dall’insicura area di frontiera, in nuovi siti in regioni più interne del Sud Sudan, dove potranno beneficiare di maggiore sicurezza e migliore assistenza. Finora, tuttavia, la maggior parte dei rifugiati si è mostrata riluttante a lasciare Yida, dove continuano ad arrivare tra le 60 e le 110 persone al giorno. I rifugiati sono preoccupati anche del rischio di mine sulle strade delle regioni più interne e, al fine di garantire la sicurezza del percorso, il Centro delle Nazioni Unite di azione contro le mine sta effettuando operazioni di ricerca di ordigni e bonifica. Intanto nelle regioni orientali del Sud Sudan continuano ad arrivare rifugiati in fuga dallo stato sudanese di “Blue Nile”, al ritmo di 650 al giorno. Di recente è stato identificato un gruppo di 10 mila rifugiati nei pressi di Elfoj, nella contea di Maban, che stanno per essere accolti in nuovo insediamento allestito dall’Acnur. Questo sito andrà ad aggiungersi a quello di Doro che già ospita 20.000 persone arrivate di recente dal “Blue Nile”. Complessivamente negli ultimi mesi il Sud Sudan ha visto arrivare oltre 50 mila rifugiati dagli stati sudanesi di “Blue Nile” e del Kordofan meridionale. Quasi 33 mila rifugiati sudanesi sono Stati accolti dall’Etiopia dal mese di giugno. Tra loro oltre 18 mila sono ospitati in due campi e in un centro di transito, mentre circa 14 mila vivono presso le comunità locali nelle aree di frontiera. In collaborazione con le autorità locali, l’Unhcr sta lavorando all’ampliamento degli esistenti campi per rifugiati in modo da potervi trasferire i rifugiati che vivono presso le famiglie locali. (M.R.)

    inizio pagina

    Pakistan: inaugurata la chiesa di Sant’Alberto in un quartiere povero di Faisalabad

    ◊   Almeno 600 cattolici pakistani hanno partecipato il 23 novembre scorso all'inaugurazione della chiesa cattolica di Sant'Alberto a Faisalabad, provincia del Punjab. Il luogo di culto sorge nel quartiere povero di Julius Salik Town, nella parrocchia del Santo Rosario. A presiedere la funzione religiosa, riporta l’agenzia AsiaNews, una delegazione di frati domenicani insieme a suore dello stesso ordine, missionarie della Carità, catechisti e fedeli. Durante la messa seguita all’inaugurazione, padre Pascal Paulus, vice provinciale dei domenicani, ha ricordato le devastanti alluvioni dello scorso anno nella regione dove sorge la chiesa. Il religioso ha inoltre rievocato la richiesta dei fedeli, durante una delle tante visite, di poter avere a disposizione un luogo in cui pregare. Quel sogno è stato possibile realizzarlo grazie al pezzo di terra donato da una coppia di anziani e sistemato con le offerte dei fedeli. Infine, padre Paulus ha ricordato la figura di Sant'Alberto, che ha diffuso “per tutta sua vita il messaggio di verità” ed è per questo “che gli abbiamo dedicato l'edificio”. (G.C.)

    inizio pagina

    Sri Lanka. Giornata di preghiera per suor Eliza ingiustamente accusata di “vendere bambini”

    ◊   I cattolici della diocesi di Colombo osserveranno domani una giornata di preghiera per la sicurezza e la protezione delle Missionarie della Carità e l’ostello Prem Nivesa di Moratwa. Lo ha chiesto il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo. Il 28 novembre scorso, le autorità avevano fatto irruzione nell’ostello per ragazze madri gestito dalle Missionarie e arrestato suor Mary Eliza, la madre superiora, accusandola di “vendere bambini”. L’8 dicembre scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - il governo dello Sri Lanka ha fatto le sue scuse alle Missionarie, definendo la questione “molto seria e delicata” e aggiungendo che “se sono stati commessi degli errori, il governo prenderà provvedimenti per correggerli”. L’ultima dichiarazione sembra rispondere al cardinale Ranjith, che il 5 dicembre scorso ha indetto una conferenza stampa per chiedere a media e autorità di ritirare le accuse “infondate” contro il Prem Nivesa. Secondo padre Benedict Joseph, portavoce della diocesi di Colombo, il caso si sistemerà presto. Tuttavia, aggiunge, “anche se apprezziamo le scuse giunte da alcune personalità del governo, crediamo che lo Stato debba rilasciare un comunicato ufficiale per ritirare tutte le accuse a carico di suor Eliza e il suo Prem Nivesa”. Dalla nascita della Congregazione, suor Eliza è la prima Missionaria della Carità a essere arrestata. Rilasciata su cauzione il 29 novembre scorso, la religiosa affronterà la prima udienza il 15 dicembre prossimo. (R.P.)

    inizio pagina

    Consiglio Ecumenico delle Chiese: promosso uno studio su cristiani e discriminazione

    ◊   Nonostante le significative iniziative intraprese dagli Stati e dalla comunità internazionale, le minoranze religiose in varie parti del mondo stanno diventando bersaglio di discriminazioni, di atti di violenza o di ostilità e di persecuzione a causa della loro religione. È quanto si evince da uno studio internazionale sviluppato dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) che sta preparando una relazione sulla libertà di religione come un diritto umano fondamentale per tutti. I diritti fondamentali della libertà di religione o di credo — è stato sottolineato nel corso di un incontro svoltosi nella sede del Patriarcato di Costantinopoli promosso dalla commissione per gli affari internazionali del Cec — sono spesso violati sia dai Governi sia dagli individui, che agiscono per conto proprio o come membri di gruppi maggioritari. La misura in cui la libertà di religione o di credo - riporta L'Osservatore Romano - può essere considerata come un diritto assoluto nelle società pluralistiche, così come la sua relazione con i vari aspetti dei diritti umani, è stata al centro del dibattito di una consultazione internazionale che ha visto la partecipazione di numerosi esperti. «La parità dei diritti di tutti gli individui in ogni società di cui tener conto, al di là delle misure legali, dovrebbe essere il parametro più ampio quando si affronta la questione della libertà di religione e la fede nel contesto globale di oggi»: questo è stato il principio sottolineato dai trenta esperti provenienti da 23 Paesi in rappresentanza di Africa, Asia, Americhe, Europa e Medio Oriente. (I.P.)

    inizio pagina

    La nuova evangelizzazione al centro dell’incontro dei vescovi austriaci, italiani e sloveni

    ◊   La sfida della nuova evangelizzazione e il magistero di Benedetto XVI: questi i temi dell’incontro svoltosi ieri a Lubiana, in Slovenia. Protagonisti dell’evento, la Chiesa austriaca, quella italiana e quella slovena, confinanti nelle Alpi. A rappresentare i tre Paesi, sono stati l’arcivescovo metropolita di Lubiana, mons. Anton Stres, l’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, e il vescovo di Gurk-Klagenfurt, mons. Alois Schwarz. In una nota diffusa al termine dei lavori dalla Conferenza episcopale slovena (Ces), si legge che “l’incontro ha lo scopo di promuovere la convivenza pacifica ed armoniosa del popolo sloveno, italiano e austriaco. In un’ottica più allargata si tratta, in effetti, della coesistenza pacifica di tutti i popoli dell’Europa”. Ma si ribadisce che oltre ai vincoli di amicizia fraterna e al rilievo storico, “è molto alto anche il valore simbolico” di tale evento, il quale evidenzia “la convivenza delle popolazioni slave, neolatine e germaniche nell’Europa moderna”. In quest’ottica, quindi, i vescovi “si rifanno al magistero di Papa Benedetto XVI e alla sfida della nuova evangelizzazione, tema di grande attualità per i tre popoli di questa nazione d’Europa”, soprattutto in relazione alle attuali “circostanze sia storiche che politiche e religiose”. Nato nel 1982 come “Incontro dei Tre popoli”, su iniziativa dell’allora vescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti, l’appuntamento si poneva l’obiettivo di favorire i contatti tra l’occidente e l’allora Chiesa in Jugoslavia ed è diventato un rilevante momento di preghiera durante la guerra dei Balcani. Oggi, l’incontro ha una cadenza annuale e viene ospitato nei santuari mariani delle diocesi coinvolte. “Nell’Europa che si trova su importanti crocevia storici – conclude la nota della Ces - il raduno sotto il mantello protettore di Maria significa convivere come fratelli e sorelle. Un’iniziativa per mostrare agli altri popoli che tre ‘famiglie’ possono convivere con successo da oltre 1.200 anni solo nel rispetto del prossimo”. (I.P.)

    inizio pagina

    Cile: appello di mons. Ezzati per ridare la dignità ai prigionieri

    ◊   Un anno fa nel carcere di San Miguel 81carcerati perdevano la vita e 14 rimanevano feriti in una ribellione scaturita dal forte sovraffollamento. Per ricordare questa tragedia l'arcivescovo di Santiago, mons. Ricardo Ezzati, ha presieduto una Messa di suffragio alla quale hanno partecipato i familiari delle 81 vittime. Mons. Ezzati ha chiesto alle autorità di migliorare le condizioni dei carcerati e di essere solidali con le famiglie. Secondo una nota inviata dalla Conferenza episcopale del Cile all’agenzia Fides, durante la celebrazione, le 81 famiglie hanno portato 81 croci con i nomi dei detenuti morti come simbolo della loro presenza in una cerimonia ricca di segni e messaggi cristiani. I parenti delle vittime tenevano nelle mani le candele, simbolo di speranza, fiori da seminare nel carcere dove sono morti i loro cari e infine un cuore rosso simbolo della conversione interiore. Dietro le famiglie, i cartelli dell'associazione "81 Razones" con la scritta: “Privati della libertà ma non della dignità”. Mons. Ezzati, nella sua omelia ha detto con forza: "possiamo costruire una società fraterna e rispettosa, dove le persone si riconoscono come tali, oltre le proprie debolezze, solo se la nostra esistenza viene fondata sui valori che riconoscono che Dio è Padre di tutti e fonte della dignità di tutti. Se nella nostra società, questa verità fosse riconosciuta, le nostre carceri non sarebbero un luogo dove la dignità umana è calpestata ed ignorata, senza possibilità di rinnovarsi, ma sarebbero un posto dove cambiare vita è possibile. Il Cile ha bisogno di camminare con decisione verso una cultura dove chi ha sbagliato può trovare lo spazio per il rinnovamento e nuovi modi di vita e di speranza." L'arcivescovo ha concluso lanciando un appello alle autorità: "Invoco, in nome del Signore, tutte le autorità del Paese di raddoppiare gli sforzi in modo che i fratelli prigionieri nelle carceri del Cile riescano a trovare, non solo un luogo di punizione, ma un luogo di redenzione, dove si può pensare che è possibile un futuro diverso. Questo compito e questa responsabilità riguardano tutta la società”. La Chiesa in diverse occasioni ha denunciato la drammatica realtà delle carceri in Cile, dove si riscontra un sovraffollamento del 70% a livello nazionale. Il carcere di San Miguel, un anno fa aveva circa 2.000 prigionieri, quando l’edificio ne può accogliere solo mille; e questa situazione si riflette in tutto il Paese con una popolazione carceraria di 54.000 persone rinchiuse in una struttura penitenziaria che ne può accogliere al massimo 34.000. (R.P.)

    inizio pagina

    Canada. Messaggio dei vescovi per il Natale

    ◊   La luce di Cristo illumina le tenebre del mondo: questa, in sintesi, la riflessione dei vescovi canadesi per il Santo Natale. In un messaggio a firma di mons. Richard Smith, presidente della Conferenza episcopale del Canada, si sottolinea che “la nuova luce che emana da Cristo è il segno della misericordia di Dio che ci strappa dalle tenebre e dalla morte, per guidarci verso la pace”. D’altronde, affermano i presuli, “le tenebre e la morte prendono forme diverse nel nostro mondo. Basta guardare o ascoltare ogni giorno l’attualità: disoccupazione, fame, insicurezza economica, violenze tra le nazioni ed all’interno dei Paesi, criminalità, maltrattamenti dei bambini, aborto, inquinamento e degrado ambientale, schiavitù, tratta degli esseri umani, matrimoni infranti e famiglie disgregate”. Ma di fronte a tali “sofferenze ed insicurezze umane”, scrive la Conferenza episcopale canadese, “Cristo ha aperto la strada verso una nuova alba”, “ha visitato il suo popolo e l’ha guardato con benevolenza”. “Dio è fedele alla sua promessa – si legge ancora nel messaggio – Quali che siano le nostre sofferenze o i nostri fallimenti, la sua misericordia ci fa trovare il perdono e condividere la compassione”. In questo senso, “anche al culmine della peggiore violenza, Cristo ci guida verso la pace con Dio e verso la riconciliazione tra gli uomini”. Ed è questo, quindi, “il miracolo della notte di Natale: la gloria del Signore che risplende tra le tenebre”. Il messaggio della Chiesa canadese si conclude con l’auspicio che “la stessa di Cristo possa soddisfare le speranze degli uomini e guidarli sulle vie della pace”. (I.P.)

    inizio pagina

    Corea del Sud: i vescovi promuovono la "Nuova Evangelizzazione" per il 2012

    ◊   Promuovere una “Nuova Evangelizzazione” e rafforzare l’impegno sui alcuni temi prioritari fra cui la famiglia, la vita, gli anziani, le piccole comunità cristiane, l’opera missionaria e la spiritualità del martirio. Sono questi i punti essenziali delle lettere pastorali dei vescovi sud-coreani per il 2012, diffuse in questi giorni di Avvento e riportate dall'agenzia AsiaNews. Nella lettera intitolata “Nuova evangelizzazione in una nuova era, richiamando lo spirito del Concilio Vaticano II”, il cardinale Nicholas Cheong Jin-Suk, arcivescovo di Seoul, ha invitato i fedeli a trarre ispirazione dalle idee conciliari, che ancora oggi “sono un punto di riferimento essenziale” per affrontare le sfide della società moderna e risolverne i problemi. Mons. Thaddeus Cho Hwan-kil, arcivescovo di Daegu, promuove invece la partecipazione attiva al secondo Sinodo dell’arcidiocesi, che nel 2011 ha celebrato il centenario della nascita, definendola un’“opportunità di rinnovamento”. Nella lettera intitolata “L’Evangelizzazione comincia dalla famiglia“ l’arcivescovo di Gwangju, mons. Hyginus Kim Hee-Joong ha ricordato come il compito di annuncio vada promosso sin dalle mura domestiche, perché “la famiglia è la base solida” su cui poggia la “nuova evangelizzazione”. Egli auspica anche che le famiglie siano “testimoni di preghiera, proclamazione del Vangelo e al servizio del mondo”. Mons. Matthias Ri Iong-hoon, vescovo di Suwon e presidente della Commissione di Giustizia e pace della Conferenza episcopale, ricorda invece la strenua difesa della vita e le battaglie contro i contraccettivi, l’eutanasia, l’aborto e quanto sia contrario alla dignità della vita umana. A questo si aggiunge la campagna ambientalista contro il “Progetto dei quattro grandi fiumi“ e la costruzione di una base navale sull’isola di Jeju. La Chiesa sud-coreana è fra le più importanti e attive di tutta l’Asia e registra un aumento costante dei fedeli: i cattolici sono oltre 5 milioni e costituiscono più del 10% della popolazione totale. (M.R.)

    inizio pagina

    Isole Salomone: consacrata la nuova cattedrale a Giza dopo lo tsunami del 2007

    ◊   Una nuova cattedrale, dedicata a San Pietro, è stata consacrata domenica scorsa a Gizo, nelle Isole Salomone. La nuova Chiesa sostituisce la precedente, distrutta dallo tsunami del 2 aprile 2007. La diocesi di Gizo, attualmente affidata al salesiano mons. Luciano Capelli, ha partecipato con gioia e orgoglio alla cerimonia di consacrazione, molto suggestiva e assai sentita dai fedeli, provenienti da tutte le parrocchie della diocesi. Attorno a mons. Bernard O’Grady, vescovo emerito di Gizo, che ha presieduto la messa e la benedizione dei locali, hanno concelebrato i 4 vescovi delle 3 diocesi delle Isole Salomone ed altri 11 sacerdoti. Presenti anche varie autorità civili e circa 700 fedeli. Le celebrazioni festive per la consacrazione erano iniziate già nella serata di sabato 3 dicembre, con una cerimonia nella quale si è ricordato la storia passata, rinnovato le sfide per il presente e prospettate gli impegni per il futuro. In tutto il fine settimana non sono mancate espressioni di sincera gratitudine da parte della popolazione, che ha partecipato alla festa e contribuito abbondantemente preparando pietanze tipiche. Il nuovo complesso diocesano è composto dalla cattedrale San Pietro, da una sala multiuso, da un centro giovanile, da una scuola materna e da un centro di avviamento al lavoro per 60 giovani che già offre corsi di edilizia, meccanica, elettrica e riparazioni di condizionatori. La sua ricostruzione è stata realizzata in soli 4 anni, grazie al contributo di tanti benefattori e all’interesse vivo del gruppo di volontari “Amici missione Isole Solomons” (Amis) giunti in 4 spedizioni dall’Italia. “La conclusione di questo progetto in un momento di crisi internazionale“, ha detto mons. Capelli, “è stata resa possibile grazie alla comunione di forze ed energie missionarie da ogni parte del mondo. Lo spirito di solidarietà ha raggiunto gli estremi confini della terra. La fede dell’Europa è ancora viva e feconda in questi progetti di solidarietà missionaria”. (M.R.)

    inizio pagina

    Mauritius: la Chiesa pronta a partecipare al processo nazionale di perdono per la schiavitù

    ◊   La Chiesa di Mauritius, è pronta a partecipare al processo nazionale di perdono per la schiavitù ed ha aperto i propri archivi alla Commissione “Giustizia e verità”, incaricata di valutare le conseguenze della schiavitù e dello sfruttamento dei lavoratori a partire dall’epoca coloniale fino ai nostri giorni. È quanto si legge in una nota diffusa da mons. Maurice Piat, vescovo di Port-Louis. “È importante – si legge nel documento – sapere la verità per ristabilire la giustizia, poiché, in passato, gruppi di uomini sono stati offesi in modo grave e ripetuto e le conseguenze di tali offese si avvertono ancora oggi”. Se, quindi, in passato “si è creduto che l’oblio ed il silenzio potessero guarire – scrive mons. Piat – ora, invece, è attraverso la libera parola che la verità si palesa e porta alla guarigione”. In questo modo, il presule risponde a quanto richiesto dalla Commissione “Giustizia e verità”, che ha lanciato un appello: “Alla luce delle ingiustizie subite dai discendenti degli schiavi e dei lavoratori in condizione di semi-schiavitù, la Repubblica di Mauritius e le altre istituzioni, come la Chiesa cattolica, presentino le loro scuse ufficiali”. In particolare, si ritiene che la Chiesa locale, tra il 1722 ed il 1835, non abbia protestato contro il così detto “Codice Nero” che rientrava nella legislazione in vigore in quegli anni. Tale Codice considerava gli schiavi come oggetti e li obbligava a convertirsi al cattolicesimo, religione di Stato. Ma, scrive mons. Piat, “è nella tradizione della Chiesa riconoscere gli errori che essa può aver commesso nel corso della storia, domandare perdono e cercare un cammino di riparazione”. Il presule, quindi, ricorda le scuse presentate da Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, così come il discorso pronunciato nel 1992 da Papa Wojtyla in visita in Senegal, in cui il Pontefice riconosceva le terribili sofferenze inflitte dalla schiavitù e chiedeva che venisse confessato, “con verità ed umiltà, questo peccato dell’uomo contro l’uomo, dell’uomo contro Dio”. Lo stesso mons. Piat, d’altronde, si è più volte pronunciato su questo tema: basti citare il discorso del 2006 a Vieux Grand-Port in cui il presule ha definito la schiavitù come “un’offesa terribile fatta ai nostri fratelli e sorelle, un’offesa che è anche un peccato contro Dio”. Per contro, nella sua lunga nota, l’arcivescovo di Port-Louis ricorda l’operato portato avanti da Padre Laval, detto “l’apostolo dei neri” per aver aperto le porte della Chiesa ai creoli ed ai discendenti degli schiavi. Numerose anche le iniziative che la Chiesa ha intrapreso attraverso le sue istituzioni (la Caritas, le scuole, le parrocchie) per “compiere un cammino di riparazione nei confronti dei creoli discendenti degli schiavi”. Mons. Piat cita soprattutto la svolta degli anni ’90, quando fu avviata la traduzione della Bibbia e della liturgia in creolo e la lotta contro l’emarginazione e la povertà di tale parte della popolazione. Ribadendo, infine, che “un cammino di liberazione e di speranza è stato aperto”, ma che “la via della riparazione è ancora lunga”, il vescovo di Port-Louis invita i fedeli a “definire un nuovo contratto sociale, affinché ogni cittadino della Repubblica di Mauritius sia riconosciuto e rispettato nella sua dignità e nei suoi diritti”. (I.P.)

    inizio pagina

    Cipro. Chrysostomos II e il rabbino capo di Israele “insieme per la pace e la riconciliazione”

    ◊   Un rinnovato impegno a rafforzare gli “ottimi rapporti tra Cipro e Israele” operando “insieme per promuovere la pace e la riconciliazione nel mondo”. È questo il punto della dichiarazione congiunta firmata a Nicosia tra l’arcivescovo Chrysostomos II, primate della Chiesa di Cipro, e il rabbino capo di Israele Yona Metzger. Nel documento, l’arcivescovo e il rabbino invitano i leader religiosi e le persone di buona volontà a “unirsi a loro in questo impegno”, segnato da una nuova fraternità tra la gente di Cipro e il popolo ebraico. La nota rileva anche i nuovi rapporti di reciproco rispetto tra comunità ebraica e cristiana. Ora che queste relazioni stanno raggiungendo traguardi irreversibili, dicono i due leader, spetta a entrambi non permettere che sia messo in discussione il cammino di riflessione fatto in questi anni, pur nel rispetto delle rispettive diversità e nella libertà delle scelte. Occorre riscoprire la forza di una vocazione che lega i due popoli, radicata “in quella chiamata rivolta da Dio ad Abramo, quella di essere donne e uomini che si affidano al Dio onnipotente, Padre dell’umanità, e si fanno guidare solo da lui”. Nella nota le due confessioni condannano tutti gli atti che profanano la santità della vita e la dignità della persona, “in particolare la violenza contro innocenti e soprattutto l’abuso del nome di Dio e della religione”. Alla fine del documento è ribadito il comune impegno a rafforzare questi rapporti fondati sulla consapevolezza della condivisione della fede in un Dio unico. Per i due leader, la dichiarazione congiunta mette fine a qualsiasi inimicizia nei rapporti tra i due popoli e aiuterà a sviluppare la reciproca cooperazione. (G.C.)

    inizio pagina

    Ultimata a Ramallah la scuola alberghiera voluta dal Patriarcato latino di Gerusalemme

    ◊   E’ stata inaugurata a Ramallah, in Terra Santa, la sezione alberghiera della scuola Ahliyah del Patriarcato latino di Gerusalemme. Alla cerimonia, si legge sul sito www.lpj.org, ha preso parte il patriarca Fouad Twal che ha definito il nuovo istituto un’ulteriore opportunità offerta agli studenti per proseguire gli studi accademici o professionali. Per il patriarca la scuola può anche aiutare i giovani palestinesi a rimanere nel loro Paese e a frenare ogni idea di emigrazione. Gratitudine è stata espressa ai donatori italiani per il loro generoso sostegno al progetto. Mahmoud Shtayeh, rappresentante del presidente Mahmoud Abbas ha accolto con favore l'iniziativa. Prima della cerimonia di inaugurazione, il patriarca Fouad Twal ha presieduto una Messa nella Chiesa della Sacra Famiglia a Ramallah. Con lui hanno concelebrato tra gli altri padre Faysal Hijazeen, direttore delle scuole del Patriarcato Latino e padre Firas Aridah, direttore della scuola di Ahliyah. La sezione alberghiera della scuola Ahliyah accoglierà i suoi primi studenti a partire del mese di settembre del prossimo anno. (T.C.)

    inizio pagina

    Plenaria dei vescovi svizzeri su Anno delle Fede, Concilio, riforma della Conferenza erpiscopale

    ◊   La riorganizzazione delle strutture della Conferenza episcopale svizzera (Ces), la ridistribuzione delle risorse finanziarie della Chiesa nella Confederazione, la celebrazione dell’Anno della Fede e del 50° anniversario del Concilio Vaticano II: questi i temi principali affrontati dei vescovi elvetici alla loro 294ª assemblea plenaria riunita dal 5 al 7 dicembre a St. Gal. Al centro dei lavori numerose questioni relative al finanziamento delle attività svolte a livello nazionale e regionale. “Da un lato, la Chiesa cattolica deve fare fronte a grandi sfide, dall’altro deve adeguarsi alle risorse finanziarie che sono sempre più scarse”, si legge nel comunicato finale ripreso dalle agenzie Apic e Sir. “Come risposta alle entrate in calo – continua la nota – i vescovi hanno quindi deciso di riorganizzare il Segretariato generale della Conferenza episcopale e concentrare diversi uffici nella sua sede a Friburgo”. Accogliendo una raccomandazione della Commissione paritetica di pianificazione e finanziamento (in cui sono rappresentate la Ces, la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera e l’Action de Carême), è stato inoltre deciso di ridistribuire le entrate dai Cantoni che presentano un avanzo di bilancio di almeno il 2%, a favore delle attività svolte a livello nazionale e nelle regioni linguistiche. Altro importante tema affrontato dalla plenaria sono state le celebrazioni del 50° anniversario del Concilio Vaticano II e dell’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI con la Lettera apostolica motu proprio “Porta Fidei”. L’Anno della Fede sarà inaugurato l’11 ottobre 2012, giorno di inizio del Concilio, con una solenne celebrazione a Berna che darà il via a un triennio di commemorazioni all’insegna del motto “Scoprire la fede: il Vaticano II un Concilio per oggi”. Ogni anno sarà incentrato su un tema specifico: “Celebrare la fede”, “Uniti nella fede”; “Una fede che impegna”. I vescovi hanno istituito un comitato preparatorio presieduto dall’abate Bernard Miserez. Per le due importanti ricorrenze sarà allestito un sito internet con il calendario e le informazioni sulle varie iniziative commemorative. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Australia: istituito il Consiglio cattolico per la Pastorale dei laici

    ◊   Sviluppare l’educazione, la formazione, la cura ed il sostegno pastorale per i laici: con questo obiettivo, la Conferenza episcopale australiana ha istituito l’8 dicembre il Consiglio per la pastorale dei laici. Di esso fanno parte sia religiosi che laici, sotto la supervisione del vescovo delegato mons. Peter Comensoli, ausiliare di Sydney: a lui, il nuovo organismo farà da supporto nello sviluppare una rete di persone esperte in scrittura, teologia, psicologia, antropologia ed analisi sociale. Il Consiglio, informa una nota della Chiesa australiana, è stato pensato per rispondere “alla crescente necessità di supportare i laici che vedono la pastorale come una vocazione, sia essa a pagamento o gratuita”. “Si tratta - afferma mons. Brian Heenan, presidente della Commissione episcopale per il ministero ecclesiale (Bccm) – di un meraviglioso segno di come la Chiesa in Australia riconosca il Corpo di Cristo presente nei fedeli laici e di come i vescovi vedano l’importanza di sostenere la loro formazione e di riconoscere il legame tra essa ed una Chiesa forte ed attiva nel Paese”. Dal canto suo, mons. Comensoli ha ribadito che oggi più che mai “i laici, attraverso la loro partecipazione, stanno dimostrando la profondità della loro fede e della loro spiritualità e la loro guida è cruciale nella diffusione del messaggio della Chiesa”. Oltre ai sette membri attuali, nei prossimi mesi la Bccm sceglierà altri tre appartenenti al Consiglio. La prima riunione si terrà il 16 febbraio a Sydney. Bisogna, infine, ricordare che l’iniziativa del Consiglio per la pastorale dei laici era stata presentata il 19 agosto scorso: quattro mesi fa, infatti, la Conferenza episcopale australiana aveva pubblicato sul proprio sito Internet un apposito modulo, attraverso la cui compilazione i laici interessati potevano candidarsi ad entrare nel nuovo organismo. Tra i requisiti richiesti, c’era la disponibilità a tre anni di servizio e la possibilità di partecipare a riunioni trimestrali. Inoltre, si richiedeva una certa esperienza nel campo spirituale, teologico e nella formazione pastorale, così come “una visione ampia della Chiesa”, lo svolgimento di attività parrocchiali, “il rispetto per il ruolo del clero e dei laici e il loro spirito di corresponsabilità”. Guardando anche al mondo delle comunicazioni, la Chiesa australiana richiedeva infine ai candidati la formazione necessaria per sapere scrivere materiale adatto alla pubblicazione e per saper utilizzare le tecnologie audiovisive più avanzate, come le teleconferenze. (I.P.)

    inizio pagina

    Cina. La festa dell’Immacolata Concezione come momento di evangelizzazione

    ◊   Far conoscere ai non cristiani le virtù eccellenti della Madonna. E’ stato questo uno degli obiettivi della solenne celebrazione dell’Immacolata Concezione, giovedì scorso, nella parrocchia di Feng Xi della diocesi di Tai Yuan, dedicata appunto all’Immacolata. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, oltre 700 fedeli della parrocchia hanno partecipato alla solenne Eucaristia celebrata la mattina presto, essendo in Cina giorno lavorativo, e numerosi sono stati i non cristiani che si sono uniti alla comunità. Nell’omelia il parroco ha concentrato la sua riflessione “sulla storia del dogma dell’Immacolata Concezione e sulla figura di Nostra Signora, invitando tutti i fedeli ad imitare Maria e le sue virtù”. Inoltre ha detto che “la festa dell’Immacolata Concezione è anche un’opportunità per rendere gloria a Dio, per consolidare la nostra solidarietà e fraternità cristiana mettendo buone basi per l’evangelizzazione”. Quindi “come le prime comunità cristiane, oggi abbiamo preparato un banchetto abbondante per accogliere i nostri amici non cristiani presenti, venuti per condividere la nostra festa mariana e la nostra fraternità cristiana”. La parrocchia di Feng Xi è una comunità molto attiva nell’evangelizzazione e nella pastorale e le feste liturgiche sono vissute come altrettante opportunità missionarie. I gruppi laicali sono infatti molto attivi e protagonisti della vita parrocchiale, tra questi il Terz’ordine francescano, il gruppo del Rosario, della Carità e dell’evangelizzazione, che hanno portato il Vangelo fino ai villaggi più periferici della regione. (M.R.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Manovra in Italia. Si lavora agli emendamenti. Monti: saldi e struttura invariati

    ◊   In Italia prosegue l’iter parlamentare della manovra anticrisi del governo, attualmente al vaglio delle Commissioni. Il premier, Mario Monti, ha ribadito che i saldi e la struttura non si toccano e che dunque il margine di trattativa è limitato. Tuttavia, sono stati presentati più di mille emendamenti. I partiti continuano a trattare con l’esecutivo, il quale potrebbe porre la questione di fiducia. I sindacati, infine, dopo aver proclamato lo sciopero generale per lunedì prossimo chiedono un incontro urgente con il presidente del Consiglio.

    Russia
    Manifestazioni oggi in diverse città della Russia indette da attivisti e opposizioni contro i risultati delle elezioni legislative della settimana scorsa, che hanno decretato la vittoria di “Russia Unita”, il partito del premier, Vladimir Putin. Evento clou questa sera a Mosca, dove si sono già radunate migliaia di persone. Gli organizzatori della protesta – che chiedono nuove elezioni – hanno annunciato più di 100 mila partecipanti, contro i 30 mila previsti. Folla in piazza anche a San Pietroburgo. Per gli osservatori si tratta della maggiore manifestazione di dissenso politico dalla caduta dell’Unione Sovietica.

    Repubblica Democratica del Congo
    Sale la tensione nella Repubblica Democratica del Congo, dopo il contestato voto che ha riconfermato alla presidenza Joseph Kabila. Ieri sera, il suo rivale Tshisekedi si è autoproclamato vincitore, tuttavia, stamattina ha lanciato un appello alla calma alla luce dei primi episodi di violenza che si sono registrati nella capitale Kinshasa. La situazione rischia di esplodere a causa dei forti sospetti e delle accuse di brogli e manipolazioni del voto.

    Siria
    Prosegue la repressione delle forze di sicurezza in Siria ai danni dei manifestanti antigovernativi: stamattina altre nove vittime tra i civili, che si aggiungono alle 44 di ieri. Per il rappresentante del Consiglio nazionale siriano - oggi in visita in Italia – i morti dall’inizio delle rivolte sono un migliaio. Il diplomatico, inoltre, ha lanciato un appello alla comunità internazionale e alla Lega Araba per convincere la Russia ad aprire sulle sanzioni contro Damasco.

    Yemen
    Giuramento stamattina a Sanaa, nello Yemen, del nuovo governo di unità nazionale che dovrà assicurare la transizione politica del Paese dopo dieci mesi di crisi e rivolte. L’esecutivo, composto da rappresentanti della maggioranza e dell’opposizione, resterà in carica fino al prossimo febbraio quando ci saranno nuove elezioni presidenziali. Nell’occasione, il capo di stato Saleh lascerà definitivamente il potere, dopo oltre 30 anni, in cambio dell’immunità.

    Medio Oriente
    Si riaccende la tensione in Medio Oriente. Stamattina, quattro razzi palestinesi sono caduti sul territorio israeliano in seguito ad un raid aereo ebraico sulla striscia di Gaza. Non si registrano vittime, mentre in queste ore c’è stato il funerale del bambino palestinese di 12 anni, morto per le ferite riportate ieri in un’altra incursione dell’aviazione israeliana.

    Libia
    Il nuovo governo libico è pronto a perdonare coloro che hanno combattuto a fianco di Muammar Gheddafi: lo ha annunciato oggi il leader del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, aprendo a Tripoli la Conferenza di riconciliazione nazionale organizzata proprio dal Cnt.

    Clima-Durban
    Rinviata a stamattina la riunione finale della 17.ma Conferenza sul clima dell'Onu in corso a Durban, in Sudafrica. Resta da sciogliere il nodo del 2020 come scadenza per l’entrata in vigore di un nuovo Trattato – in sostituzione di quello di Kyoto – da firmare nel 2015. Al momento, non si esclude rinvio dell'assemblea al summit Onu sullo sviluppo sostenibile, in programma il prossimo anno a Rio de Janeiro.

    Costa d’Avorio-elezioni
    Ultimi preparativi per le elezioni legislative in programma domani in Costa d'Avorio. Si tratta di un banco di prova per il Paese, che punta a uscire definitivamente dalla crisi politica apertasi con le presidenziali dell’anno scorso. I sostenitori dell’ex presidente Gbagbo, arrestato per crimini di guerra e detenuto all’Aja, hanno fatto sapere che boicotteranno la tornata. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 344

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.