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Sommario del 09/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Omaggio all'Immacolata. Il Papa: Chiesa perseguitata, ma l'unica minaccia che deve temere è il peccato dei suoi membri. Crisi: prevalga la speranza
  • Seconda predica d'Avvento. Padre Cantalamessa: chi prega senza parlare evangelizza meglio di chi parla senza pregare
  • Festa per i 100 anni della cattedrale di Yangon col cardinale Martino e Aung San Suu Kyi. Il saluto del Papa
  • Rinunce e nomine
  • Rifugiati e apolidi. Mons. Tomasi: proteggere chi fugge, questione etica
  • Accordo tra Santa Sede e Mozambico
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Polemiche sull'Ici. Cardìa: nessun privilegio per la Chiesa, ma agevolazioni per il ruolo sociale di realtà religiose e laiche
  • Vertice Ue: accordo senza la Gran Bretagna per nuove regole sui bilanci nazionali
  • Il primo luglio 2013 la Croazia sarà il 28.mo Stato dell'Ue
  • Somalia. Storica visita di Ban Ki-moon a Mogadiscio. Mons. Bertin: segno di speranza
  • Congresso del Credito Cooperativo: banche per sostenere famiglie e piccole imprese
  • Chiesa e Società

  • I vescovi cubani: Benedetto XVI “Pellegrino della carità” a Cuba per i 400 anni della Madonna della "Caridad del Cobre"
  • Fame nel mondo. La Fao: emergenza in 33 Paesi
  • Appello della Chiesa indiana contro la “cultura delle caste” che emargina gli “intoccabili”
  • Iraq: aumentano gli attacchi contro le minoranze religiose
  • Yemen. Il matrimonio precoce alimenta gli abusi su bambine e giovani donne
  • I vescovi europei: l’Ue finanzi la ricerca su staminali alternative
  • La Kek ai leader europei: ridurre il debito senza colpire i più deboli
  • Irlanda. Messaggio dei vescovi per Natale: “verità e giustizia sul passato”
  • Vietnam. Mons. Girelli: Chiesa sempre vicina ai poveri
  • Haiti: missione di solidarietà dei vescovi canadesi a due anni dal terremoto
  • Ucraina. L'arcivescovo maggiore di Kiev: la Chiesa difende i diritti dei detenuti
  • Colombia. A Bogotá dichiarato lo stato d’emergenza per le piogge torrenziali
  • Giornata internazionale contro la corruzione
  • Convegno Ucid a Genova su “élite di potere ed etica”: intervengono il cardinale Bagnasco e Gotti Tedeschi
  • Sierra Leone. Dedicata a San Guido Maria Conforti una chiesa di Makeni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria, cresce la tensione con la Turchia nell’ennesimo venerdì di proteste
  • Il Papa e la Santa Sede



    Omaggio all'Immacolata. Il Papa: Chiesa perseguitata, ma l'unica minaccia che deve temere è il peccato dei suoi membri. Crisi: prevalga la speranza

    ◊   Maria è un inno alla vita e sostiene la nostra speranza, in un momento difficile per l’Italia e il mondo: così il Papa ieri pomeriggio in Piazza di Spagna, a Roma, per il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha sottolineato come in ogni tempo, nel mondo, la Chiesa soffra le persecuzioni, ma risulti vincitrice grazie alla forza di Dio. Ad accogliere il Santo Padre in Piazza di Spagna, c’erano tra gli altri il cardinale vicario, Agostino Vallini, ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il servizio di Isabella Piro:

    Piazza di Spagna, “una delle piazze più belle di Roma” l’ha definita il Papa, è affollata di fedeli scaldati da un sole che sembra di primavera. A tutti loro Benedetto XVI parla di Maria Immacolata, la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. Maria, concepita senza peccato originale, assunta in anima e corpo in cielo, dice il Papa, rappresenta la vittoria sul peccato e sulla morte:

    “Anche tutta la sua vita terrena è stata una vittoria sulla morte, perché spesa interamente al servizio di Dio, nell’oblazione piena di sé a Lui e al prossimo. Per questo Maria è in se stessa un inno alla vita: è la creatura in cui si è già realizzata la parola di Cristo: 'Io sono venuto perché abbiano la vita, e l’abbiano in abbondanza' (Gv 10,10)".

    Una donna vestita di sole con una corona di dodici stelle sul capo: così la Madonna è descritta nell’Apocalisse. Ma questa immagine, sottolinea Benedetto XVI, ha anche un altro significato:

    “Oltre a rappresentare la Madonna, questo segno impersona la Chiesa, la comunità cristiana di tutti i tempi. Essa è incinta, nel senso che porta nel suo seno Cristo e lo deve partorire al mondo: ecco il travaglio della Chiesa pellegrina sulla terra, che in mezzo alle consolazioni di Dio e alle persecuzioni del mondo deve portare Gesù agli uomini”.

    La Chiesa che porta Gesù incontra l’opposizione di “feroci avversari”, afferma il Papa, ma in ogni epoca essa viene “sostenuta dalla luce e dalla forza di Dio”:

    “E così in ogni tribolazione, attraverso tutte le prove che incontra nel corso dei tempi e nelle diverse parti del mondo, la Chiesa soffre persecuzione, ma risulta vincitrice. E proprio in questo modo la Comunità cristiana è la presenza, la garanzia dell’amore di Dio contro tutte le ideologie dell’odio e dell’egoismo”.

    Ma c’è un’insidia, l’unica di cui la Chiesa “può e deve aver timore”, mette in guardia il Santo Padre: è il peccato dei suoi membri, i nostri peccati:

    “Per questo il Popolo di Dio, peregrinante nel tempo, si rivolge alla sua Madre celeste e domanda il suo aiuto; lo domanda perché Ella accompagni il cammino di fede, perché incoraggi l’impegno di vita cristiana e perché dia sostengo alla speranza. Ne abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento così difficile per l’Italia, per l’Europa, per varie parti del mondo”.

    La preghiera, allora, conclude il Papa, si leva a Maria per chiedere la speranza:

    “Maria ci aiuti a vedere che c’è una luce al di là della coltre di nebbia che sembra avvolgere la realtà”.

    Al termine del suo discorso, Benedetto XVI ha offerto un cesto di rose bianche all’Immacolata, simbolo della purezza.

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    Seconda predica d'Avvento. Padre Cantalamessa: chi prega senza parlare evangelizza meglio di chi parla senza pregare

    ◊   Un’evangelizzazione efficace si ha quando si fa discendere l’azione apostolica dalla preghiera profonda. Lo ha affermato padre Raniero Cantalamessa nella sua seconda predica d’Avvento, tenuta questa mattina in Vaticano davanti al Papa e alla Curia Romana. Il predicatore pontificio ha ripercorso l’epoca della Chiesa al tempo delle invasioni barbariche e dei grandi monaci che evangelizzarono la nuova Europa. Il “grande deserto”, ha detto, “sono oggi le grandi città secolarizzate”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    È il 476 dopo Cristo quando le certezze vanno in frantumi. L’impero romano è crollato e i suoi territori preda delle popolazioni barbare. Smarrita e travolta dagli eventi, la Chiesa deve prendere una decisione: come gestire la nuova situazione? Padre Cantalamessa parte da questo scenario per parlare di quella seconda ondata evangelizzatrice che, non senza fatica, verrà lanciata all’alba del Medioevo dai Papi e da una serie di grandi figure di Santi dell’epoca. Quando nel 410 i Goti mettono a sacco Roma per tanti, come S. Girolamo, sembra arrivata la fine del mondo. Invece, ha spiegato il predicatore pontificio, si tratta “solo della fine di un mondo”. Superato lo smarrimento, da “minaccia” i barbari cominciano ad apparire ai cristiani “un vasto campo di missione”. Ma evangelizzarli farà emergere aspetti nuovi rispetto a quelli del mondo greco-romano:

    “Lì, il cristianesimo aveva davanti a sé un mondo colto, organizzato, con ordinamenti, leggi, dei linguaggi comuni; aveva, insomma, una cultura con cui dialogare e con cui confrontarsi. Ora si trova a dover fare, nello stesso tempo, opera di civilizzazione e di evangelizzazione; deve insegnare a leggere e scrivere, mentre insegna la dottrina cristiana. L’inculturazione si presentava sotto una forma del tutto nuova”.

    È in’inculturazione alla quale prestano ingegno, coraggio e ansia apostolica “grandi figure di monaci”. Il loro è uno spirito avventuroso, “paolino”, fatto di viaggi in lande mai toccate dal Vangelo. San Benedetto, San Columba, i Santi Cirillo e Metodio portano l’Europa a ricoprirsi di monasteri. E quella stagione, ha detto tirando le somme padre Cantalamessa, presenta “una certa analogia” con la situazione attuale:

    “Allora il movimento di popoli era da Est a Ovest, ora esso è da Sud a Nord. La Chiesa, con il suo magistero, ha fatto, anche in questo caso, la sua scelta di campo che è di apertura al nuovo e di accoglienza dei nuovi popoli. La differenza è che oggi non arrivano in Europa popoli pagani o eretici cristiani, ma spesso popoli in possesso di una loro religione ben costituita e cosciente di se stessa. Il fatto nuovo è dunque il dialogo che non si oppone all’evangelizzazione, ma ne determina lo stile”.

    Ma c’è una cosa, per il predicatore francescano, che l’epoca dell’Europa invasa dai barbari insegna alla nostra, ovvero “l’importanza della vita contemplativa in vista dell’evangelizzazione”, come dimostrano le numerose esperienze nate anche in tempi moderni, dalla Comunità di Taizé a quella di Bose:

    “Non basta, in altre parole, la preghiera ‘per i’ missionari, occorre la preghiera ‘dei’ missionari. I grandi monaci che rievangelizzarono l’Europa dopo le invasioni barbariche erano uomini usciti dal silenzio della contemplazione e che vi rientravano appena le circostanze lo permettevano loro (...) Di questo abbiamo un esempio ben più autorevole dei Santi. La giornata di Gesù era un intreccio mirabile tra preghiera e predicazione”.

    Un intreccio che oggi è però in pericolo nella Chiesa, esposto com’è – ha osservato padre Cantalamessa – da una parte al pericolo dell’“inerzia” di chi non fa nulla e, dall’altro, a quello di “un attivismo febbrile e vuoto”, di chi dimentica il “contatto con la sorgente della parola”. E alla frequente obiezione per cui non è possibile “starsene tranquilli a pregare” quando “la casa brucia”, il predicatore replica così:

    “E' vero, ma immaginiamo cosa succederebbe a una squadra di pompieri che accorresse a sirene spiegate a spegnere un incendio e poi, una volta sul posto, si accorgesse di non avere con sé, nei serbatoi, neppure una goccia d'acqua. Così siamo noi, quando corriamo a predicare senza pregare. Fa più evangelizzazione chi prega senza parlare che chi parla senza pregare”.

    E chi è – ha concluso – il modello perfetto di chi porta Cristo? Certamente Maria:

    “Ella portava la Parola nel seno, non sulla bocca. Era piena, anche fisicamente, di Cristo e lo irradiava con la sua sola presenza. Gesù le usciva dagli occhi, dal volto, da tutta la persona. Quando uno si profuma, non ha bisogno di dirlo, basta stargli vicino per accorgersene e Maria, specie nel tempo in cui lo portava in seno, era piena del profumo di Cristo”.

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    Festa per i 100 anni della cattedrale di Yangon col cardinale Martino e Aung San Suu Kyi. Il saluto del Papa

    ◊   La cattedrale di Santa Maria a Yangon, il più importante luogo di culto cristiano del Myanmar, ha festeggiato 100 anni e Benedetto XVI ha fatto giungere alla piccola comunità cattolica del Myanmar la sua benedizione e i suoi auguri più affettuosi per questo importante anniversario. A rappresentare il Papa e a presiedere la Messa celebrata nella cattedrale, stipata fedeli, è stato il cardinale Renato Raffaele Martino, che ha letto il saluto del Pontefice: Benedetto XVI ha sottolineato in particolare come sia necessario oggi "testimoniare in modo rinnovato l'amore per il Vangelo e la Chiesa di Cristo". Con il porporato, sull’altare, anche l’arcivescovo locale, mons. Charles Bo, gli altri vescovi birmani, presuli dall’estero e almeno un centinaio di sacerdoti. La Messa è stata anche l’occasione, secondo quanto riferisce l’agenzia AsiaNews, per rilanciare i principi universali della libertà religiosa e l’importanza dell’educazione quale fattore primario dello sviluppo dell’uomo. Presenza di prestigio alla celebrazione, il Premio Nobel per la pace, e leader dell’opposizione democratica, Aung San Suu Kyi, oltre a diverse altre personalità di governo, fra cui un esponente del Ministero degli Affari religiosi. Per facilitare la comprensione alle migliaia di fedeli che hanno partecipato all’evento, l’omelia è stata letta sia in inglese che in birmano e per tutta la funzione religiosa sono stati utilizzati i diversi dialetti del variegato panorama etnico e linguistico del Myanmar. A margine della cerimonia, Aung San Suu Kyi ha incontrato il cardinale Martino e mons. Bo. La cattedrale di Yangon, negli ultimi tre anni, è stata sottoposta a una profonda opera di restauro, che l’ha restituita all’antico splendore, in grado di cancellare le tracce dei danni causati dal terremoto del 1930, dalle bombe della Seconda guerra mondiale e dal passaggio del ciclone Nargis nel 2008. L’intervento ha comportato la sostituzione di 88 vetrate che, opera di artisti thai, recano impresse, fra gli altri, le immagini dei 12 apostoli e della vita di Cristo. Dietro la statua dell'Immacolata è stata posizionata una luce per renderla visibile anche di notte.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Ieri, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Guajará-Mirim (Brasile), presentata da mons. Geraldo Verdier, in conformità al Can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons Benedito Araújo, finora coadiutore della medesima diocesi.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Polokwane in Sud Africa, presentata da mons. Mogale Paul Nkhumishe, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico, e contemporaneamente ha nominato mons. Jeremiah Madimetja Masela, amministratore apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima diocesi.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Cassano all’Jonio (Italia) mons. Nunzio Galantino, del clero della diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano, finora parroco della parrocchia "San Francesco d’Assisi", in Cerignola, e vicario episcopale per la Cultura e la Formazione Permanente. Mons Nunzio Galantino è nato a Cerignola (diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano e provincia di Foggia) il 16 agosto 1948. Dopo aver frequentato il Seminario diocesano di Ascoli Satriano, ha compiuto gli studi del ciclo istituzionale al Seminario Regionale di Benevento, conseguendovi il baccalaureato in teologia nel 1972. Ha poi proseguito gli studi presso l’Università di Bari, conseguendo, nel 1974, la Laurea in Filosofia. Nel 1981 ha ottenuto il Dottorato in Teologia Dogmatica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, Sezione San Luigi. È stato ordinato presbitero a il 23 dicembre 1972 per la diocesi di Cerignola-Ascoli Satriano. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi pastorali: vice-rettore del Seminario di Foggia e assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi dal 1972 al 1977; docente al Pontificio Seminario Regionale di Benevento dal 1974 al 1977. Dal 1977 è parroco in San Francesco d’Assisi in Cerignola; vicario episcopale per la Pastorale; vicario episcopale per la Cultura e la Formazione Permanente. Dal 1977 è docente di Antropologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (dal 2001 ordinario della medesima cattedra). Dal 2004 è responsabile del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della C.E.I. Dal 1° agosto 1996 è cappellano di Sua Santità.

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    Rifugiati e apolidi. Mons. Tomasi: proteggere chi fugge, questione etica

    ◊   La Santa Sede è tra i 26 Stati che nel 1951 prese parte ai lavori che condussero all’emanazione della Convenzione sullo status di rifugiati. Lo ha ricordato ieri l’Osservatore permanente vaticano presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Tomasi, nel suo intervento in occasione delle celebrazioni del 60.mo anniversario di questo provvedimento e del Cinquantenario della Convenzione sulla riduzione dei casi di apolidia. Roberta Barbi:

    Un approccio etico alla questione rifugiati, che comprenda anche un rinnovato sforzo verso l’eliminazione alla radice delle cause dello sfollamento forzato e una più completa protezione degli spostamenti umani. Guarda al futuro, mons. Tomasi, nel suo intervento a Ginevra in cui, per indicare la via, richiama le parole con cui Benedetto XVI nella Caritas in Veritate esprime la speranza che il concetto di “famiglia di nazioni” possa finalmente acquisire forza. Il Santo Padre nell’Enciclica manifesta la necessità urgente di coinvolgere anche le nazioni più povere nei processi decisionali, così da giungere a una vera cooperazione internazionale finalizzata allo sviluppo di tutti i popoli della Terra all’insegna della solidarietà. “I rifugiati sono sempre stati parte della storia”, ha insistito il presule, sottolineando come il loro numero attuale, 33 milioni di persone sono quelli di cui l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite attualmente si occupa, e le loro sofferenze continuino a sfidare quotidianamente le coscienze di tutti. L’Osservatore della Santa Sede si è poi soffermato sul diritto a fuggire per salvaguardare la propria vita: un argomento ancora aperto che richiede lo sviluppo di una cultura maggiormente orientata alla tutela e comporterebbe anche il diritto di entrare in un territorio straniero e al tempo stesso di tenere conto sia del bene della società di accoglienza, sia delle necessità dei richiedenti asilo. Inoltre, mons. Tomasi ha parlato del diritto universale alla libertà di religione e del diritto alla libertà di movimento e al lavoro per sostenere la propria famiglia. A questo proposito ha ricordato come la sistemazione in accampamenti dovrebbe essere una condizione soltanto temporanea, in quanto rende impossibile l’accesso a un lavoro legale. Infine, il diritto all’istruzione primaria in condizioni di parità con i cittadini, con un occhio di riguardo per le donne: anche andare a scuola, infatti, è una forma di protezione e per le ragazze, in particolare, una forma di protezione dalla violenza.

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    Accordo tra Santa Sede e Mozambico

    ◊   Ieri, nella sede del Ministero per gli Affari Esteri e la Cooperazione a Maputo, è stato sottoscritto un Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica di Mozambico. L’intesa, la prima di questo genere firmata da un Paese dell’Africa Australe – riferisce un comunicato – “consolida i vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due Parti”: “si compone di un Preambolo e di ventitré Articoli, che regolano vari ambiti, tra i quali lo statuto giuridico della Chiesa cattolica in Mozambico, il riconoscimento dei titoli di studio e del matrimonio canonico e il regime fiscale”. Hanno firmato l’Accordo per la Santa Sede mons. Antonio Arcari, nunzio apostolico in Mozambico, e per la Repubblica di Mozambico il dott. Oldemiro Julio Marques Baloi, ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Speranza in questo momento difficile: Benedetto XVI rende omaggio all'Immacolata a piazza di Spagna.

    In prima pagina, un articolo di Jonathan Sacks, rabbino capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth, dal titolo "La finanza e il vitello d'oro": per riscoprire i valori religiosi alla base dell'economia di mercato.

    Nell'informazione internazionale, interventi della Santa Sede, a Ginevra, in occasione della centesima sessione del Consiglio dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

    Speranze di democrazia: Giuseppe M. Petrone sulla primavera araba.

    Loreto's Tattoo: in cultura, un articolo di Luigia Busani su come i pellegrini si facevano incidere sulla pelle i simboli della loro fede.

    Quel volo così vero: Giuseppe Santarelli sullo studioso francese Yves Marie Bergé, che firma un articolato studio sulla meta di pellegrinaggio più celebre del mondo cattolico.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "Nuova luce per i fratelli Lumiere": al Tertio Millennio Film Fest, Thierry Fremaux ha presentato il restauro di preziose pellicole.

    Muto e senza colori nell'epoca del 3d: Gaetano Valini recensisce "The Artist" di Michel Hazanavicius.

    Mozart, Donnie Johnny e il convitato di gesso: Silvia Guidi sul "Don Giovanni", che ha aperto la Scala, accompagnato da una singolare mostra.

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    Oggi in Primo Piano



    Polemiche sull'Ici. Cardìa: nessun privilegio per la Chiesa, ma agevolazioni per il ruolo sociale di realtà religiose e laiche

    ◊   “La Chiesa cattolica paga quello che c’è da pagare, paga quello che è previsto, come tutti, e non gode di nessun privilegio”: è quanto afferma oggi una nota del Sir, l’Agenzia della Conferenza episcopale italiana, commentando la campagna sui presunti privilegi della Chiesa in merito all’Ici. Ma cosa c’è dietro questa campagna che, tra l'altro, fa confusione tra Vaticano, diocesi italiane ed enti religiosi? Sergio Centofanti lo ha chiesto al prof. Carlo Cardìa, docente di diritto ecclesiastico presso l’Università di Roma Tre:

    D. - Io vedo innanzitutto una volontà di portare a livello mediatico una cosa che viene stravolta nella sostanza. Questo è il primo punto, cioè dare notizie non vere. Il secondo aspetto è il riproporsi di un filone, di un certo astio, di un atteggiamento pregiudizialmente contrario alla Chiesa.

    D. – Si dice che la Chiesa non paghi l’Ici…

    R. – La legge ordinaria dice che l’esenzione da questa famosa Ici riguarda le attività - attenzione, non si riferisce soltanto agli enti cattolici ma a tutti gli enti, cattolici, di altre confessioni religiose, laici, le Onlus ... -, quindi è una norma generale. Allora esiste un regime che riguarda tutti e che dice: quando le attività sono di interesse sociale non si applica l’Ici. Onestamente, la Chiesa che cosa c’entra? Certamente si può dare l’ipotesi di qualcuno che può camuffare un immobile e questo lo può fare anche una persona che non ha nulla a che vedere con la Chiesa ma stiamo nella patologia: queste persone, se esistono, devono essere colpite.

    D. - Quindi queste esenzioni riguardano tante realtà, non sono un privilegio della Chiesa …

    R. - Riguardano tutte le realtà che svolgono attività di interesse sociale, perché poi c’è l’atro aspetto: perché lo Stato prevede questa esenzione? Perché queste attività sono assistenziali, questo è il primo punto, sociali in senso stretto, culturali, e svolgono una funzione che dovrebbe svolgere lo Stato. In questa maniera questi enti - di qualsiasi tipo, cattolici, ebraici, valdesi, le Onlus, quindi anche i laici … - liberano lo Stato da un onere che sarebbe molto più forte per lui. Qui sta la logica: cioè, non solo perché l’attività sociale è apprezzabile ma perché lo Stato si sente sgravato dal fare quello che in questo caso fanno i privati. Pensiamo soltanto a ciò che fa la Chiesa, e non solo la Chiesa cattolica, a favore dell’immigrazione. L’immigrazione in Italia non è andata incontro a momenti drammatici per quell’opera, io la chiamo “di ammortizzatore sociale”, che gli enti di volontariato hanno fatto, cattolici e non. Quindi lo stravolgimento della realtà è ancora più forte perché si nasconde la logica di un’esenzione che, ripeto, riguarda tutti ma in funzione di un’attività - perché sostanzialmente è di volontariato - che lo Stato non sarebbe in grado di svolgere nei confronti dei più deboli.

    D. - Tra le varie accuse ricorrenti c’è però quella che dice: basta una cappellina per avere l’esenzione…

    R. – Allora, in questo caso, colui che facesse questa operazione pecca due volte: primo, commette un peccato nei confronti del nostro Padre Eterno perché dice una bugia; secondo, commette una irregolarità grave, va individuato e va punito ai sensi delle leggi civili. (bf)

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    Vertice Ue: accordo senza la Gran Bretagna per nuove regole sui bilanci nazionali

    ◊   Il vertice Ue si conclude con l'accordo che vincolerà i governi a mantenere bilanci più sani di quelli che hanno portato il continente sull'orlo del baratro. Hanno aderito tutti i Paesi dell'euro e sembra proprio che ci sia la seria disponibilità di altri 9. La Gran Bretagna invece ribadisce il suo no. Profonda frattura tra Francia e Gran Bretagna. Il servizio di Stefano Leszczynski.

    Gran Bretagna isolata dopo che il premier David Cameron, per evitare in patria la rivolta degli euro-scettici, ha bloccato la modifica del trattato Ue, nel vertice di Bruxelles pensato proprio per salvare l'eurozona. Dopo 11 ore di negoziati notturni infine l’accordo si è trovato, ma senza il sostegno di Londra, la scelta è caduta su un semplice accordo intergovernativo tra i 17 Paesi della zona Euro più 6 ''volontari'', e cioè Bulgaria, Danimarca, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania, ai quali però sembra proprio che vogliano unirsi gli altri tre Paesi membri. E dunque sarebbero tutti i Paesi ad eccezione di Londra. Punti centrali dell’intesa l’unione fiscale, la riforma del fondo salva Stati e i nuovi fondi all'Fmi. Le nuove regole sui budget saranno scritte nelle costituzioni nazionali. Il "deficit strutturale" viene limitato allo 0,5% del Pil e chi sfora subirà sanzioni automatiche. Il fondo di salvataggio entrerà in vigore dal luglio 2012 e la dotazione salirà a 500 miliardi di euro, come richiesto espressamente da Berlino. Profonda la frattura tra Francia e Gran Bretagna con il presidente Sarkozy che ha annunciato la nascita di un’Europa a due velocità per colpa dell’arroccamento di Londra in difesa dei propri interessi nazionali. Soddisfatta la cancelliera Angela Merkel, che parla di recupero della credibilità dell’euro grazie al patto sull’unione fiscale, mentre il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, allarga le braccia e sottolinea l’assenza di un vincolo giuridico nel patto firmato dai Paesi dell’area euro. Intanto, i leader dei 17 Paesi dell'Eurozona più gli altri si riuniranno in gennaio a Bruxelles per mettere a punto l'intesa.

    E sui motivi delle profonde diversità emerse sinora a Bruxelles tra i 27, Giancarlo La Vella ha intervistato l’economista Gianfranco Viesti, docente all’Università di Bari:

    R. - Diciamocelo francamente: nessuno dei grandi Paesi europei riesce ad avere una visione che possa andar bene a tutti gli altri, una proposta cioè per andare avanti tutti insieme. Ognuno ha le sue priorità: la Germania è molto attenta alla sua politica interna, per cui mostra timidezza e difficoltà nel fare qualsiasi passo avanti. I britannici dal canto loro, rispolverano tutte le loro freddezze nei confronti dell’Europa. Sembra che, a causa della crisi, i governi siano sempre più orientati a soddisfare obiettivi di breve periodo e, quando si soddisfano gli obiettivi di breve periodo, si mette avanti a tutto l’esito per il proprio Paese e non l’obiettivo comune.

    D. - Secondo lei, si fa sempre più concreto lo spauracchio di un’Europa a due velocità’?

    R. - Le diverse velocità possono non essere un problema. Anche l’Europa monetaria è un’Europa a due velocità, perché abbiamo 17 Paesi con l’Euro e altri 10 che non ce l’hanno. Il punto è come stanno insieme questi due pezzi d’Europa. La flessibilità può essere un elemento positivo, naturalmente bisogna capire che cosa distingue quelli che vanno a una velocità, da quelli che vanno ad un’altra velocità: se vanno in direzioni opposte è un conto, se vanno comunque verso un obiettivo comune è naturalmente molto più positivo.

    D. - Secondo alcuni osservatori questi sarebbero i prodromi di un’imminente fine della moneta unica…

    R. - Conviene accompagnare questa ipotesi sempre con la considerazione del fatto per cui non è che domani mattina andiamo in banca, cambiamo gli euro e ci ridanno le lire. E’ invece un’ipotesi catastrofica, nel senso che la rottura dell’euro può avere delle conseguenze sull’economia europea pari a quelle di una guerra: non si tratta di fare un passettino indietro, si tratta di scivolare indietro fino agli anni ‘50. Quindi, tutto è possibile in questo periodo. Teniamo, però, i nervi saldi perché un conto è discutere di come si va avanti, un conto è dire: “Liberi tutti e torniamo ad un’Europa che non conosciamo più da tempo”.

    D. - Perché si registrano difficoltà anche per un accordo sulla revisione dei trattati comunitari?

    R. - Le difficoltà nascono innanzitutto da una considerazione: siamo in presenza di un’Unione di 27 Paesi, cosa unica al mondo. Dunque, bisogna avere un po’ più di pazienza nei confronti della costruzione europea, perché ha bisogno di consenso. Dunque le diffidenze verso questa necessità di mettersi d’accordo, di concordare, sono un po’ eccessive, perché stiamo mettendo insieme 27 Paesi sovrani! Le difficoltà nascono anche dal merito delle scelte. Non dimentichiamoci mai che tutte le nostre difficoltà vengono da una crisi finanziaria internazionale di cui non siamo responsabili, che però ci sta costringendo a cambiare le nostre vite in maniera sostanziale, speriamo solo per un breve periodo di tempo. Allora, trovare le medicine per guarire questa malattia non è così ovvio, ma ci vuole un po’ di volontà politica. Se non c’è questa volontà politica, è chiaro che la mera discussione tecnica non può portare lontano. (bi)

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    Il primo luglio 2013 la Croazia sarà il 28.mo Stato dell'Ue

    ◊   Dal primo luglio del 2013 la Croazia diventerà il 28.mo Stato membro dell’Unione Europea. Il trattato di adesione del Paese balcanico è stato firmato questa mattina dai capi di Stato e di Governo, riuniti a Bruxelles. “Un giorno storico”, lo ha definito il presidente europeo Herman Van Rompuy, pur consapevole che questo ulteriore allargamento giunge in un momento particolarmente delicato non solo per l’economia europea, ma anche per le sue Istituzioni. Quanto peserà Zagabria sull’Europa unita e quanto, invece, la aiuterà a superare questo periodi di “impasse”? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Gui, docente di Storia dell’Europa presso l’Università La Sapienza di Roma:

    R. – La Croazia è sicuramente un Paese con un suo dinamismo, con una sua importanza e quindi non è una cosa trascurabile l’ingresso della Croazia, assolutamente. Naturalmente siamo in un contesto di 27 che diventano 28, con un sistema istituzionale ancora abbastanza in formazione e quindi – come sapete – in certe circostanze, anche eventualmente per sottoscrivere nuovi trattati, basta il veto di un singolo Paese per bloccare i processi. Quindi più si aggiungono Paesi con un contesto di questo tipo, più ovviamente l’Unione mostra delle debolezze intrinseche, di cui stiamo sperimentando anche in questi giorni la realtà. Crescere vuol dire anche mostrare che l’Europa diventa sempre più importante, che c’è l’attenzione e la volontà di aderire. Dobbiamo, però, farci una cultura della integrazione europea che ancora ci manca.

    D. – Alcuni osservatori credono, inoltre, che questo complichi un po’ le cose anche sul fronte diplomatico, in una situazione in cui l’Ue non riesce ancora a parlare a una sola voce…

    R. – Fare un discorso sull’assetto istituzionale dell’Unione Europea è un po’ complicato, ma sicuramente non c’è stata ancora una scelta chiara fra modello – chiamiamolo – di tipo federale, che comporta la creazione di istituzioni democratiche, con poteri reali a livello sovranazionale; oppure mantenere un livello intergovernativo prevalente. Nel caso del modello prevalente, c’è da chiedersi se questa moltiplicazione di Stati nazionali sovrani sia utile: avevamo, ad esempio, una Jugoslavia e ora ne abbiamo 5-6-7; ognuna di queste trasformata in Stato nazionale sovrano. Questo comporta delle deformazioni proprio all’interno delle istituzioni dell’Unione Europea a favore di questa pluralità di Stati piccoli, che rende più difficile i processi decisionali.

    D. – Che cosa ci vorrebbe, in pratica, per risolvere questa situazione?

    R. - Naturalmente in un sistema federale ci sono due sedi della rappresentanza: una del popolo in quanto tale, nella sua “uti singuli”, come singoli individui, e una rappresentanza degli Stati. Nel Parlamento europeo, c’è stata – ad esempio – una risoluzione tedesca, della Cdu tedesca di qualche giorno fa, in cui si diceva: “da una parte possiamo eleggere il presidente della Commissione a suffragio universale – sarebbe una cosa molto importante avere un vero presidente sostenuto dal consenso di tutto il popolo europeo – e dall’altra, però, riequilibrare i seggi almeno nel Parlamento europeo: attualmente i Paesi più grandi sotto rappresentati e i Paesi piccoli hanno molti più seggi di quelli che a loro spetterebbero. Anche questo è un problema che, secondo me, gli stessi tedeschi hanno difficoltà ad accettare. (mg)

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    Somalia. Storica visita di Ban Ki-moon a Mogadiscio. Mons. Bertin: segno di speranza

    ◊   “Fermare la violenza e partecipare al processo di pace in Somalia”: è l'appello lanciato dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ai miliziani islamici di al Shabaab, nel corso della sua visita di oggi a Mogadiscio. È la prima volta, dopo lo scoppio della guerra civile nel 1991, che un segretario generale delle Nazioni Unite compie una visita nella capitale del Paese africano. Ban è stato accolto all'aeroporto di Mogadiscio dal primo ministro somalo, Abdiweli Mohamed Ali. Grande felicitazione per questa visita è stata espressa dal mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della diocesi di Mogadiscio, al microfono della collega della nostra redazione francese, Marie Duhamel:

    R. – Io vedo la venuta di Ban Ki-moon come un segno di speranza, nel senso che il segretario generale delle Nazioni Unite con questo gesto vuole appoggiare l’azione intrapresa in questi ultimi mesi soprattutto dal suo rappresentante Augustine Mahiga in Somalia. E allora per me più che una certezza di pace ritrovata, è un segno di speranza, un segno di appoggio, verso un cammino sul quale bisognerà procedere.

    D. – Come l’Onu può oggi aiutare la Somalia a ritrovare la pace?

    R. – Aiutare la Somalia a ritrovare la pace significa di nuovo trovare un modo per cui il centro-sud della Somalia possa abbandonare quella strada che ha preso da anni, questa strada di totale mancanza di pace, di insicurezza, e prendere una strada nella quale attraverso le diverse riforme, attraverso anche una nuova Costituzione, attraverso anche un nuovo governo - bisogna ricordarsi che la rappresentante del segretario delle Nazioni Unite sta lavorando su un “feuille de route” come si dice in francese - possa arrivare all’agosto del 2012, possibilmente, con nuovi interlocutori per dare una rinascita al centro-sud della Somalia.

    D. - Ma questo significa che l’Onu potrebbe per esempio essere mediatrice per aiutare gli Shabaab a tornare al dialogo per esempio?

    R. – Sì, è uno sforzo che probabilmente stanno facendo con gli Shabaab. Naturalmente, io ho dubbi almeno sulla parte ideologizzata degli Shabaab. Bisognerà tener conto che anche tra gli Shabaab ci sono legami con qualche clan della Somalia e con qualche tribù somala e allora probabilmente bisognerà lasciare aperta la possibilità a un dialogo con queste persone che si oppongono in questo momento a un processo di pace ma che sono rimaste ancora sensibili al bene della loro propria popolazione, proprio perché non sono tanto ideologizzate ma sono piuttosto rimaste legate a un certo senso di scontentezza di fronte al processo politico che si sta portando avanti da un paio d’anni dove bisogna riconoscere che c’è una forte presenza di corruzione. (bf)

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    Congresso del Credito Cooperativo: banche per sostenere famiglie e piccole imprese

    ◊   "Il sistema creditizio può e deve svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere la ripresa economica di tutto il Paese, ispirata ai principi della coesione sociale e territoriale". E' quanto dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio al presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, in occasione del Congresso del Credito Cooperativo che si è aperto oggi a Roma. Per Azzi “in Italia si avverte un sentimento di riscatto”, assieme alla “consapevolezza dei sacrifici necessari”, facendo affidamento su un sistema bancario solido. Alessandro Guarasci lo ha intervistato:

    R. – Le banche italiane sono solide soprattutto perché hanno sviluppato un’attività di rete nei confronti dei territori, nei confronti dell’economia reale e l’economia reale italiana – nonostante le difficoltà – è un punto di forza del nostro Paese.

    D. – Le banche del Credito Cooperativo in questo senso hanno un compito peculiare?

    R. – Le Banche di Credito Cooperativo accentuano – se si può – ancor di più queste caratteristiche. Noi siamo presenti su tutto il territorio nazionale con oltre 4.400 agenzie: il 13 per cento degli sportelli bancari, in Italia, reca il marchio della doppia "C" del Credito Cooperativo. Il nostro impegno è quello di lavorare per sostenere le necessità ed accompagnare le famiglie e le piccole imprese, consapevoli della missione che parte da una Enciclica – la “Rerum Novarum” – di Leone XIII e trova un riferimento e uno stimolo straordinari nella “Caritas in Vertitate”.

    D. – Draghi ha detto: “non potremo comprare bond in eterno”. Qual è allora l’alternativa?

    R. – Io credo che prima di tutto gli europei si attendano una risposta dalla politica dell’Europa. In questo momento l’economia ha cercato di dare risposte, la finanza sta cercando faticosamente di dare risposte comuni, ma il grande messaggio che gli italiani e gli europei si attendono è un messaggio politico da parte di chi ritrovi lo spirito dei pionieri e dei fondatori dell’Europa, che avevano motivazioni grandi, valide; erano personaggi adeguati ai tempi. Oggi dobbiamo ritrovare le condizioni, le motivazioni e le persone.

    D. – Insomma serve più integrazione, perché queste crisi non si governano solo con gli strumenti finanziari?

    R. – Sicuramente serve integrazione, serve coraggio, serve determinazione e serve ritrovare uno spirito comune di collaborazione e di fraternità.

    D. – Questo è un discorso che vale sia per la Francia che per la Germania, ma anche per la Gran Bretagna, che sappiamo che in qualche modo cerca di smarcarsi…

    R. – Dovrebbero valere anche per la Gran Bretagna, ma io penso che se la Gran Bretagna non se la sente, possiamo farcela anche senza la Gran Bretagna. (mg)

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    Chiesa e Società



    I vescovi cubani: Benedetto XVI “Pellegrino della carità” a Cuba per i 400 anni della Madonna della "Caridad del Cobre"

    ◊   I vescovi cubani nella lettera pastorale pubblicata ieri, in occasione della fase conclusiva del Pellegrinaggio nazionale nell'anno dedicato alla Madonna della "Caridad del Cobre", hanno confermato la prossima visita di Benedetto XVI nel Paese e ne hanno anticipato il motto: "Pellegrino della carità". I presuli, nella lettera, lanciano un appello a "tutti i cubani” a vivere con gioia le celebrazioni giubilari per i 400 anni della scoperta della Madonna della "Caridad del Cobre", che si svolgeranno dal 7 gennaio 2012 al 5 gennaio 2013. L’immagine della Vergine col Bambino in braccio fu ritrovata da poveri pescatori nel 1612, mentre erano sulla loro canoa, nella baia orientale di Nipe: galleggiava sull’acqua su una tavola di legno nella quale si poteva leggere un'iscrizione “Io sono la Vergine della Carità”. Da allora “la Vergine della Carità è stata per il popolo cubano un messaggio divino, scritto non con l’inchiostro, ma con lo Spirito di Dio … un messaggio di amore che tutti possono leggere e capire”. Il popolo cubano, si legge nella lettera, ha grande bisogno di questa gioia della fede affinché quanti sono rimasti fedeli possano accrescere la loro fede e quanti invece si sono allontanati possano tornare a Dio” per “fare esperienza tutti insieme del grande amore di Dio (...) superando e integrando le differenze e le distanze”. “La riconciliazione tra i cubani dovrebbe essere il frutto principale dell'Anno giubilare” come il “risultato del cambiamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti del prossimo". "Dove c’è Dio c'è futuro e dove c'è Dio c'è gioia", sottolineano i vescovi, ribadendo che la nazione cubana ha grande bisogno dell'amore cristiano perché – come dice San Paolo - la carità "è paziente, è benigna … non è invidiosa … non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità" (1 Cor. 13,4-6). "Auspichiamo che questo spirito giubilare – concludono i presuli - sia vissuto intensamente da tutti i cubani” superando l’indifferenza verso chi soffre, lasciandosi “alle spalle divisioni, rancori e inimicizie” perché Cuba ha bisogno della speranza in “un futuro migliore di giustizia e di pace, di riconciliazione e di unità tra tutti”. (A cura di Luis Badilla)

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    Fame nel mondo. La Fao: emergenza in 33 Paesi

    ◊   I prezzi mondiali dei generi alimentari si stanno stabilizzando ma in molte aree “l’insicurezza alimentare” rimane “a livelli critici”. Secondo l’ultima edizione del rapporto trimestrale della Fao “Crop Prospects and Food Situation” (Prospettive dei raccolti e situazione alimentare, ndr) pubblicato ieri e citato dal Sir, l’indice dei prezzi alimentari in novembre è praticamente rimasto invariato rispetto ad ottobre. Al nuovo livello di 215 punti, l’indice registra 23 punti in meno rispetto al picco del febbraio 2011, ovvero un calo del 10%, ma pur sempre due punti in più, ovvero l’1% rispetto al novembre 2010. Secondo il rapporto, “a contribuire all’allentamento della pressione sui prezzi dei cereali è stata la revisione delle stime sull’approvvigionamento globale di cereali per il 2011/2012, conseguenza delle migliori prospettive di produzione in alcuni paesi asiatici e nella Federazione Russa, decisamente superiori agli stock previsti”. Ulteriori fattori “il deteriorarsi delle prospettive economiche a livello mondiale” ed il dollaro forte. Analizzando le zone critiche d’insicurezza alimentare nel mondo, il rapporto afferma che in Somalia, “nonostante un certo miglioramento dovuto alla considerevole assistenza umanitaria ed alle piogge, l’insicurezza alimentare rimarrà a livelli critici nelle zone colpite dalla siccità almeno fino al raccolto dell’inizio del 2012”. “Condizioni di carestia – si legge ancora nel rapporto - persisteranno nel Middle Shabelle e tra le popolazioni profughe ad Afgoye ed a Mogadiscio”, mentre “le zone di Bay, Bakool e Lower Shabelle lo scorso 18 novembre sono state retrocesse da ‘zone di carestia’ a ‘zone d’emergenza’”. Nel Corno d’Africa “l’insicurezza alimentare rimane critica per circa 18 milioni di persone nelle aree maggiormente colpite dalla siccità. Hanno bisogno di assistenza di emergenza 4,6 milioni di persone in Etiopia, 4 milioni in Somalia ed altri 4 in Sudan, 3,75 milioni in Kenya, 1,5 milioni nel Sud del Sudan e 180.000 a Gibuti”. Secondo la Fao ad aggravare l’insicurezza alimentare sono anche le piogge irregolari e i disordini civili. In diversi Paesi dell’Africa occidentale, tra cui Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger, “la produzione agricola è stata colpita da piogge irregolari e da estese infestazioni” che potrebbero “portare ad un incremento dei prezzi e ad insicurezza alimentare”. In Siria e Yemen “i protratti disordini civili hanno interrotto il commercio e la distribuzione di aiuti umanitari, limitato l’accesso al cibo, specialmente per le famiglie più vulnerabili”. Per l’agenzia Onu “sono 33 i paesi al mondo che necessitano di assistenza esterna a causa della perdita di raccolti, conflitti o disordini, disastri naturali ed elevati prezzi alimentari sul mercato interno”.

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    Appello della Chiesa indiana contro la “cultura delle caste” che emargina gli “intoccabili”

    ◊   “Ogni anno, il ‘Dalit Liberation Sunday’ è un’occasione per l’intera comunità cristiana per rinnovare il proprio impegno in favore delle sorelle e dei fratelli di origine Dalit che vivono nell’arretratezza sociale, economica ed educativa a causa della loro tradizionale intoccabilità”: si apre con queste parole la lettera del presidente della Commissione per i Dalit e i Tribali del Consiglio dei vescovi del Tamil Nadu, in India, mons. Anthonisamy Neethinathan, scritta in occasione della Domenica della Liberazione dei Dalit, che sarà celebrata l’11 dicembre. Come si legge sul portale della Conferenza Episcopale dell’India “http://cbci.in/”, tema della giornata, lanciata dal Consiglio Nazionale delle Chiese in India, e che ricorre ogni anno nella domenica più vicina alla Giornata Internazionale per i Diritti Umani, il 10 dicembre, è “Il nostro Dio con la gente che lotta”. “La società indiana - scrive mons. Neethinathan - è ancora sotto la morsa della cultura di casta che perpetua ethos, atteggiamenti e strutture di disuguaglianza e pratiche disumanizzanti. Contrariamente alla visione evangelica di Cristo – aggiunge il presule – la ‘mentalità di casta’ prevale all’interno della comunità cristiana”. Per il presidente della Commissione per i Dalit e i Tribali, i cristiani devono riconoscere coloro che lottano per il loro riconoscimento nella società come persone attraverso le quali Dio si rivela. “Gesù di Nazaret che ha vissuto la stessa condizione dei Dalit, unto dallo Spirito di Dio, annuncia il Vangelo per gli afflitti e anche per lenire il cuore spezzato dei Dalit - prosegue la lettera -. Che Dio guidi la nostra lotta per l’uguaglianza dei diritti dei cristiani e musulmani Dalit e i nostri sforzi per costruire comunità di giustizia, pace e gioia per tutti”. Infine mons. Neethinathan suggerisce mobilitazioni e iniziative per sostenere i Dalit con il coinvolgimento delle autorità civili e chiede il contributo di tutti per sostenere la causa dei Dalit presso gli organismi dell’autorità giudiziaria. (H.T.B)

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    Iraq: aumentano gli attacchi contro le minoranze religiose

    ◊   In Iraq, mentre decresce il tasso di violenza complessiva, aumentano invece gli attacchi, le intimidazioni e la discriminazione verso le minoranze religiose, fra le quali i cristiani. Per questo urge una specifica legge “anti-discriminazioni”. E’ quanto afferma un nuovo rapporto dell’Ong “Minority Rights Group International”, che compie un monitoraggio sulle minoranze etniche, culturali e religiose nel mondo. Nonostante i progressi nella stabilità interna “le minoranze si sentono escluse dalla vita pubblica del nuovo Iraq”, nota il rapporto, inviato all’Agenzia Fides. Il Documento conferma il fenomeno dell’emigrazione, che sta decimando le comunità minoritarie, al punto che molte rischiano di scomparire del tutto. Nota inoltre che, in un clima generale di discriminazione ed emarginazione, le minoranze in Iraq registrano difficoltà nell'accesso all'occupazione, all'istruzione e alla sanità. Sebbene la violenza nel 2011 sia leggermente inferiore rispetto al 2010 – nota il testo – ci sono stati diversi attacchi contro le chiese; un attacco a un partito politico turkmeno; ripetuti rapimenti e omicidi di membri dei gruppi religiosi mandei, yezidi. Secondo il Rapporto continuano a essere presi di mira esercizi commerciali di beni o servizi ritenuti “non islamici”, come negozi di liquori. Il Rapporto ricorda l’episodio emblematico della sofferenza delle minoranze: l’attacco suicida contro una chiesa di Baghdad nell'ottobre 2010, che ha fatto 56 morti e ha portato più di 1.000 famiglie a fuggire. Oltre ai tre gruppi maggioritari (musulmani sciiti, sunniti e curdi), in Iraq vivono comunità di armeni, caldei, siriaci, assiri, circassi, baha'i; vi sono inoltre piccoli gruppi di sabei, mandei, shabak, turcomanni, yazidi, ebrei e palestinesi. In tutto tali minoranze rappresentano meno del 5 per cento della popolazione irachena ma, secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati (UNHCR), costituiscono il 20% dei profughi.

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    Yemen. Il matrimonio precoce alimenta gli abusi su bambine e giovani donne

    ◊   La tanto diffusa pratica del matrimonio infantile in Paesi come lo Yemen, mette a rischio l’accesso all’istruzione per le bambine yemenite, pregiudica la loro salute e le colloca in una posizione di seconda classe. E’ quanto emerge nel recente rapporto di Human Rights Watch “How Come You Allow Little Girls to Get Married?: Child Marriage in Yemen”, che documenta i danni permanenti alle bambine obbligate dalle rispettive famiglie a sposarsi da piccole. La crisi politica che ha colpito lo Yemen ha fatto trascurare problemi pur gravi come questo o l’uguaglianza tra uomo e donna. Secondo i dati del Governo e delle Nazioni Unite – riferisce l’Agenzia Fides - circa il 14% delle bambine del Paese si sposa prima di aver compiuto 15 anni e il 52% prima dei 18. In alcune zone rurali, ci sono bambine già sposate a 8 anni e con uomini molto più grandi. Da un altro studio condotto nello Yemen risulta che molti genitori nelle zone rurali fanno interrompere gli studi alle figlie all’età di 9 anni per farsi aiutare in casa, accudire i fratelli più piccoli e per farle sposare. Inoltre spesso queste piccole “donne” subiscono violenza fisica e verbale nello stesso ambiente domestico. Il Governo dovrebbe attuare misure legislative per fissare l’età minima per poter contrarre matrimonio a 18 anni e promuovere maggiore consapevolezza sui danni causati dai quelli precoci. Molti altri paesi di Medio Oriente e Nord Africa dove, come nello Yemen, la Sharia è una fonte di diritto, hanno fissato l’età minima per contrarre matrimonio a 18 anni, sia per i bambini che per le bambine, secondo le norme e i trattati internazionali. Anche lo Yemen aderisce ad una serie di trattati e convenzioni internazionali che vietano esplicitamente il matrimonio infantile e richiedono ai suoi membri di prendere le dovute misure al fine di eliminare questa pratica, ma finora sono ancora tanti gli episodi registrati.

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    I vescovi europei: l’Ue finanzi la ricerca su staminali alternative

    ◊   “La ricerca sulle cellule staminali embrionali umane non è più brevettabile nell’Ue, è eticamente problematica” e “sempre meno promettente dal punto di vista clinico”. Per questo, in una nota diffusa ieri, la Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea) – riferisce il Sir - invita la Commissione Ue “ad escludere la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane dal suo imminente programma di finanziamento della ricerca Horizon 2020”, e a concentrarsi invece “sul campo più innovativo e promettente della ricerca sulle cellule staminali alternative”. Presentato il 30 novembre, Horizon 2020 è il nuovo (ottavo) programma quadro Ue nel campo della ricerca, dell'innovazione e della scienza. Valido dal 2014 al 2020, metterebbe a disposizione dei ricercatori 80 miliardi di euro. Pur riconoscendo che “le nuove proposte includono alcuni degli impegni già assunti dalla Commissione”, la Comece rileva “una grave omissione”: queste proposte, “sorprendentemente, escludono l'impegno in base al quale la Commissione Ue ‘non sottoporrà al Comitato di Regolamentazione proposte di progetti comprendenti attività di ricerca che distruggono embrioni umani, tra cui anche quelle mirate all’approvvigionamento di cellule staminali’”. La Commissione degli episcopati sottolinea inoltre che “le proposte non tengono conto” della recente sentenza della Corte di giustizia dell’Ue sul caso C-34/10 Greenpeace contro Brüstle, con la quale lo scorso 18 ottobre la Corte aveva fornito una chiara definizione dell'embrione umano - secondo i giudici di Lussemburgo, infatti, “sin dalla fase della sua fecondazione qualsiasi ovulo umano deve essere considerato come un ‘embrione umano” – e ribadito la non brevettabilità di invenzioni biotecnologiche che utilizzino cellule staminali embrionali umane. Di qui la richiesta dei vescovi di escludere dai finanziamenti comunitari “ogni progetto che preveda l'uso di cellule staminali embrionali umane”. Mentre la ricerca sulle staminali embrionali umane “non ha prodotto i risultati sperati”, la ricerca sulle fonti alternative di cellule staminali - cellule staminali adulte, sangue del cordone ombelicale o pluripotenti indotte – offre “reali prospettive in termini di applicazioni terapeutiche efficaci o ha già dimostrato risultati clinici largamente condivisi” e gode di ampia accettazione etica e scientifica, fa notare la Comece. Pertanto, secondo i vescovi dell’Ue, questi metodi dovrebbero “godere di priorità nel contesto dei finanziamenti” a Horizon 2020. Ritenendo che “vi sia spazio per un miglioramento delle proposte nel corso della procedura legislativa avviata”, la Comece auspica che “i recenti sviluppi giuridici e scientifici”, “le regole etiche fondamentali e le opzioni strategiche di base” illustrati “siano presi in considerazione e chiaramente inseriti negli strumenti di Horizon 2020, quando verrà definitivamente adottato”.

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    La Kek ai leader europei: ridurre il debito senza colpire i più deboli

    ◊   Adottare misure efficaci che siano in grado di risolvere le crisi dei mercati, ma senza dimenticare di mettere al centro i bisogni della gente e l’idea della solidarietà: questo l’appello lanciato dalla Commissione Chiesa e società della Conferenza delle Chiese europee (Kek) ai leader politici dell’Unione riuniti a Bruxelles. La Conferenza, infatti, che unisce 125 chiese delle tradizioni ortodossa, anglicana e protestante, si dice preoccupata per “la crisi più significativa ed esistenziale” che l’Europa si trova ad affrontare da quando è nata, consapevole della necessità di un’azione concertata da parte degli Stati membri, perché è la stessa Ue a essere messa in discussione. “Gli Stati non possono continuare a vivere a scapito degli altri e delle future generazioni producendo debito – si legge in una nota riportata dall’agenzia Sir – ed è altresì evidente che la riduzione del debito attuale non può essere raggiunta soltanto con misure di austerità che colpiscono le persone già vulnerabili nelle nostre società come i migranti, i giovani e gli anziani, i sottostipendiati e i disoccupati”. La Kek chiede ai vertici dell’Europa di ascoltare le proteste delle persone che scendono in strada, perché il modello sociale europeo, “apprezzato in molte occasioni prima, deve dimostrare la sua vitalità soprattutto in momenti di crisi” e l’Unione stessa deve saper dimostrare la propria capacità di agire sulla base dei valori e dei principi etici che la caratterizzano. (R.B.)

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    Irlanda. Messaggio dei vescovi per Natale: “verità e giustizia sul passato”

    ◊   “Mentre il 2011 volge al termine, rinnoviamo il nostro impegno a lavorare perché i fallimenti del passato siano affrontati con verità, giustizia e umiltà”. Lo scrivono i vescovi irlandesi nel messaggio che quest’anno rivolgono alle loro comunità ecclesiali per il Natale. “Come vescovi – si legge nel testo ripreso dall’agenzia Sir – riconosciamo che questi ultimi anni sono stati per la Chiesa cattolica in Irlanda, particolarmente difficili. Siamo profondamente addolorati che così tante persone si sono sentite ferite, tradite e colpite nella loro fede. Questo è particolarmente vero per le vittime degli abusi sui minori nella chiesa verso i quali nessuna espressione di dispiacere potrà mai essere sufficiente”. Da qui l’impegno di tutto l’episcopato irlandese di fare tutto il possibile per sanare le situazioni del passato. Il testo del messaggio natalizio che sarà inviato a tutte le diocesi irlandesi è stato reso noto al termine dell’Assemblea plenaria invernale dei vescovi che si è tenuta a Maynooth (Dublino) il 7 dicembre scorso.

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    Vietnam. Mons. Girelli: Chiesa sempre vicina ai poveri

    ◊   Si è appena concluso il viaggio in Vietnam del nunzio Leopoldo Girelli, rappresentante pontificio non residente nel Paese che ha visitato tutte e 26 le diocesi di cui il Vietnam si compone. Ultimamente, dal primo al 3 dicembre, riferisce AsiaNews, si è recato nella diocesi di Thanh Hóa, visitando sia la cattedrale sia le parrocchie, e fermandosi a dialogare con i sacerdoti e le religiose appartenenti alla Congregazione delle Amanti della Croce, accompagnato dal vescovo, Joseph Nguyên Chi Linh. Il presule guida una diocesi che si è sviluppata nel corso degli ultimi 80 anni e comprende 138mila fedeli e 80 sacerdoti, in un territorio dove i cattolici rappresentano il 2.7% della popolazione. Al nunzio il vescovo ha raccontato che il problema principale è costituito dalla “fuga dei cervelli”: a causa della disoccupazione, infatti, i giovani preferiscono trasferirsi nel sud o nelle città industriali. Mons. Girelli, da parte sua, ha definito le comunità locali “ricche di fede” e ha detto: “La nuova situazione ci presenta sfide non piccole; così la nostra fede deve crescere affrontando il movimento di secolarizzazione attuale”. Infine il nunzio ha visitato anche il centro di protezione sociale di Gia Hà: “Come rappresentante del Papa posso testimoniare la preoccupazione della Chiesa nell’essere sempre vicina ai poveri – ha detto rivolgendosi agli ospiti – e di lavorare per servire sempre di più e meglio il popolo”. (R.B.)

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    Haiti: missione di solidarietà dei vescovi canadesi a due anni dal terremoto

    ◊   Il presidente e il vice presidente della Conferenza episcopale canadese, rispettivamente mons. Richard Smith e mons. Paul-André Durocher, parteciperanno dal 14 al 21 dicembre prossimi ad una missione di solidarietà ad Haiti promossa dall’Organizzazione cattolica canadese per lo sviluppo e la pace (OCCDP). Obiettivo della visita è quello di evidenziare i legami di vecchia data tra la Chiesa in Haiti e la Chiesa in Canada, rafforzare i rapporti tra presuli canadesi e haitiani e constatare sul terreno i progressi dell’opera di ricostruzione dopo il sisma del 12 gennaio 2010 e i progetti d’urgenza sostenuti dai cattolici canadesi. Nel corso degli incontri, i membri della Conferenza episcopale canadese ed alcuni responsabili dell’Organizzazione cattolica citata avranno inoltre modo di incoraggiare e ringraziare i numerosi volontari canadesi e le comunità religiose originarie del Canada impegnate nel sostegno delle popolazioni di Haiti. La visita cade a quasi due anni dal terremoto, il peggiore degli ultimi due secoli nel Paese caraibico, con 220mila vittime morti ed oltre 300mila feriti, una catastrofe che ha colpito la vita di oltre tre milioni di persone, causando danni di enormi proporzioni nella capitale Port-au-Prince, a Jacmel, Léogane ed altri agglomerati. Durante l’iniziativa di solidarietà sono previste visite a Port-au-Prince e Jacmel per una valutazione dei progetti di ricostruzione appoggiati dai cattolici canadesi - che hanno offerto oltre 20 milioni di dollari per rispondere alla catastrofe - e delle iniziative finanziate dalle Caritas di altri Paesi. (M.V.)

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    Ucraina. L'arcivescovo maggiore di Kiev: la Chiesa difende i diritti dei detenuti

    ◊   L'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha ricordato in un’intervista rilasciata ieri al Servizio d’informazione religiosa del Paese (Risu) i cui stralci sono stati riportati in italiano dal Sir, che “la Chiesa prega per tutte le persone che soffrono e si trovano in carcere” e che si fa “voce di chi è emarginato o costretto al silenzio”. Alla domanda del giornalista se pregasse anche per Yulia Tymoshenko, l’ex primo ministro dell’Ucraina condannata l’11 ottobre scorso a sette anni di prigione e tre di interdizione dai pubblici uffici per abuso di potere, il prelato ha detto: “È il detenuto più famoso in Ucraina e in Europa, ma le carceri sono piene anche di sconosciuti. La Chiesa deve pregare per loro e deve difendere, secondo le sue modalità, i diritti di tutti i perseguitati, noti e dimenticati”. “Ci sono molte istituzioni in Ucraina – ha concluso – compresa la magistratura, che hanno bisogno di radicali riforme”. (R.B.)

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    Colombia. A Bogotá dichiarato lo stato d’emergenza per le piogge torrenziali

    ◊   L’emergenza piogge torrenziali che dal mese di settembre insistono sul territorio della Colombia, è arrivata in questi giorni a coinvolgere la capitale Bogotá, dove il sindaco Clara Lopez, in seguito allo straripamento del fiume che porta lo stesso nome della città, ha dichiarato lo stato di calamità. Sugli otto milioni di abitanti di Bogotá, è la stima di Misna, già 50mila, infatti, stanno subendo disagi a causa dell’eccezionale ondata di maltempo attribuita dagli esperti alla “Niňa”, un fenomeno climatico che produce cambiamenti atmosferici per l’arrivo di correnti fredde sulle coste dell’Oceano Pacifico e che da settembre a oggi ha colpito almeno 27 dei 32 dipartimenti amministrativi colombiani. Il problema per le autorità cittadine è ora quello di far defluire le acque del fiume Bogotá e di portare soccorso alle 3-4mila famiglie residenti nelle 700 abitazioni rimaste isolate con l’esondazione. Il sindaco, in particolare, ha riferito di aver individuato almeno 115 punti critici nell’area metropolitana che sarebbero a rischio smottamenti, mentre è interrotta la Avenida Circunvalar, la principale arteria stradale che attraversa la città da sud a nord. (R.B.)

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    Giornata internazionale contro la corruzione

    ◊   “Anche se i poveri possono essere marginalizzati dalla corruzione, non saranno mai messi a tacere”. Così il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale contro la corruzione che si celebra oggi in tutto il mondo. “Quando fondi indispensabili allo sviluppo vengono rubati da individui e istituzioni corrotte – ha spiegato – le persone povere e vulnerabili sono private dell’educazione, della sanità pubblica e di altri servizi essenziali”. Il fenomeno della corruzione, infatti, crea distorsioni nei mercati, accresce i costi che le imprese devono sostenere e, in ultima analisi, colpisce i consumatori. Il segretario generale cita a questo proposito l’esempio della primavera araba, che ha causato cambiamenti sulla scena internazionale addirittura impensabili fino a pochi mesi prima. Ban Ki-moon ricorda, poi, come la corruzione colpisca tutti i Paesi e come le Nazioni Unite siano in prima linea nella lotta a questo odioso costume, biasimando chi la pratica e contemporaneamente promuovendo una cultura che miri a valorizzare, invece, un comportamento etico. “Le Nazioni Unite – ha concluso – sostengono diversi Paesi nella lotta alla corruzione come parte della campagna che conduciamo a favore del consolidamento della democrazia e di una virtuosa capacità di governo" e "la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione rappresenta, in questa lotta, uno strumento potente”. (R.B.)

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    Convegno Ucid a Genova su “élite di potere ed etica”: intervengono il cardinale Bagnasco e Gotti Tedeschi

    ◊   Cercare di capire la crisi economica globale riaffermando la centralità dell'uomo nel comportamento economico è l'obiettivo che si pone il convegno “Èlite di potere ed etica”, organizzato dal gruppo ligure dell'Ucid (Unione cristiana imprenditori dirigenti), che si terrà oggi pomeriggio a Genova. Ad aprire i lavori - riferisce il Sir - sarà il presidente Ucid Liguria, Davide Viziano, che modererà la tavola rotonda alla quale interverranno il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Ettore Gotti Tedeschi, presidente dell'Istituto Opere di Religione, Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, e l'onorevole Alfredo Mantovano. Per gli organizzatori "la crisi economica e politica che il mondo, e in particolare l'Italia, stanno vivendo non può essere analizzata adeguatamente se non a partire dal principio che, come ricorda la Caritas in veritate, 'ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale'" tanto che "esiste uno stretto legame tra scelte economiche ed etica". Per questo, spiegano ancora i responsabili del gruppo ligure dell'Ucid, "in linea con questa affermazione, per produrre soluzioni opportune per la crisi, prima ancora che alle leggi economiche e agli strumenti tecnici da mettere in campo, bisogna tornare a guardare all'uomo come soggetto capace di scelte etiche consapevoli per il bene comune: dal paradigma dell'uomo a servizio dell'economia bisogna ritornare ad un'economia al servizio dell'uomo".

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    Sierra Leone. Dedicata a San Guido Maria Conforti una chiesa di Makeni

    ◊   Una delegazione di fedeli di Parma - che hanno appena celebrato con gioia e solennità la Canonizzazione del loro concittadino e vescovo per quasi 25 anni, mons. Guido Maria Conforti - si è diretta alla volta di Makeni, nella Sierra Leone, per partecipare alla festa di dedicazione di una chiesa, da poco terminata, intitolata al nuovo Santo della Chiesa universale. Lo riferisce l'Agenzia Fides. Lo scorso 23 ottobre, Giornata Missionaria Mondiale, Papa Benedetto XVI ha infatti solennemente dichiarato Santo mons. Guido M. Conforti (1865-1931). Questa nuova chiesa viene solennemente dedicata a San Guido M. Conforti - già vescovo di Ravenna e di Parma, oltre che Fondatore dei Missionari Saveriani - e servirà pastoralmente una grossa parrocchia della dinamica città di Makeni, nella Provincia del Nord. I Missionari Saveriani lavorano in quelle terre dell’Africa occidentale dal lontano 8 luglio 1950. Circa 50 anni fa, nel 1962, un altro parmigiano, mons. Augusto F. Azzolini - anche lui saveriano, membro della società missionaria fondata da Mons. Guido M. Conforti - divenne il primo vescovo della diocesi di Makeni. Fu Papa Giovanni XXIII che lo scelse per dare vita a questa nuova Chiesa africana, in un territorio mai toccato prima dall’annuncio cristiano e prevalentemente abitato da gruppi etnici di Temne e di Limba. A pochi giorni dalla Canonizzazione di San Guido M. Conforti, la gente della Sierra Leone vuole così esprimere la propria gratitudine ai Missionari Saveriani e al loro Fondatore per il dono della fede portata in quelle terre con una missione che è partita proprio dalla città di Parma e i cui componenti iniziali, famosi come i “Quattro Pionieri”, provengono tutti dai territori che circondano questa terra emiliana: A.F. Azzolini da Roccabianca (Parma, diocesi di Parma); C. Oliviani da Cicognara di Viadana (Mantova, diocesi di Cremona); S.P. Calza da Croce S. Spirito (Piacenza, diocesi di Fidenza); A. Stefano da Fontanalucia di Frassinoro (Modena, diocesi di Reggio Emilia). Questi quattro pionieri della missione della Sierra Leone appartengono al primo e al secondo centinaio di missionari che hanno aderito all’ardito progetto del Conforti, l’uomo che fu chiamato alla missione da un incontro speciale con il Cristo Crocifisso e che, non potendolo seguire per ragioni di salute, fece in modo che molti altri diventassero missionari nell’Istituto da lui fondato.

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    24 Ore nel Mondo



    Siria, cresce la tensione con la Turchia nell’ennesimo venerdì di proteste

    ◊   Cresce l'isolamento internazionale della Siria, che oggi registra un ulteriore deterioramento dei rapporti con la Turchia. Non accenna però a diminuire la violenza della repressione del dissenso. Nell’ennesimo venerdì di proteste, si contano già sei vittime. Il Servizio di Marco Guerra:

    I rapporti tra Siria e Turchia sono ormai ai minimi termini. Dopo l’inasprimento delle sanzioni, il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, ha allargato la spaccatura tra i due Paesi avvertendo che Ankara non resterà a guardare se la ''sicurezza regionale'' verrà messa a rischio da Damasco. Il capo della diplomazia turca ha poi ammonito la Siria a non tornare a far leva sull'indipendentismo curdo per dar fastidio alla Turchia. Davutoglu ha infine esortato il presidente siriano, Bashar Al Assad, a dimostrare la propria sincerità perseguendo chi uccide i suoi oppositori. Il "pressing" della Turchia fa eco a quello della Lega Araba, che ha annunciato che tornerà a riunirsi domani per valutare la risposta di Damasco all’invio di osservatori internazionali. Se vogliono la revoca delle sanzioni devono attuare il piano, ha detto il segretario generale della dell’organizzazione panaraba, Nabil al-Arabi, mentre il governo iracheno ha comunicato che avvierà contatti con l’esecutivo siriano per risolvere la questione. Intanto, sul terreno è in corso l’ennesimo venerdì di proteste dedicato allo "sciopero generale" convocato per domenica prossima. Epicentro delle contestazioni è di nuovo la città di Homs. Il bilancio provvisorio diffuso dai comitati d’opposizione è di sei vittime, fra cui due bambini.

    Egitto, i Fratelli musulmani accusano i militari di voler limitare il parlamento
    In Egitto, i risultati ufficiali del ballottaggio delle elezioni legislative hanno confermato la vittoria schiacciante delle formazioni islamiche. Dal canto suo, la giunta militare che di fatto governa il Paese dalla caduta dell' ex presidente Mubarak ha annunciato ieri la creazione di un Consiglio consultivo per la redazione di una nuova Costituzione. Una mossa fortemente osteggiata dal partito dei Fratelli Musulmani, che arrogano tale diritto al parlamento.

    L'Iran mostra in Tv drone Usa intatto
    La tv iraniana ha mostrato ieri sera le immagini del drone-spia perso dalla Cia la settimana scorsa in Iran. Nelle immagini, l'aereo senza pilota invisibile ai radar appare intatto, segno che è stato “dirottato”. Ora, l’Iran può studiare una delle tecnologie militari americane più sofisticate e segrete. Gli iraniani hanno affermato di aver “costretto” l’aereo ad atterrare il 4 dicembre scorso nei pressi della città di Kashmar, a 225 km dal confine con l'Afghanistan. Probabilmente, il sistema di autodistruzione del drone non ha funzionato e si ipotizza che il velivolo sia stato preso con un cyber attacco, forse reso possibile grazie ad una tecnologia fornita da Mosca a Teheran. Ieri, durante una conferenza stampa, il presidente Obama ha detto ai giornalisti che gli Stati Uniti non escludono alcuna opzione per fermare la corsa dell'Iran verso la costruzione di armi nucleari.

    Sei morti in attacco kamikaze in Afghanistan
    In Afghanistan, almeno sei persone sono rimaste uccise questa mattina da un attacco kamikaze in una moschea nella città di Qazi Abad, nell'est del Paese. Tre poliziotti tra le vittime. L'attentato avviene tre giorni dopo due attacchi che hanno causato la morte di 59 persone a Kabul e Mazar-i-Sharif.

    Libano, una bomba ferisce cinque soldati francesi della missione Onu
    Un convoglio Unifil della missione Onu in Libano è stato colpito dall'esplosione di una bomba piazzata lungo la strada. Cinque caschi blu francesi, tra cui una donna, e un civile libanese sono rimasti feriti. L'attentato è avvenuto nella località di Nabaa, nel sud del Paese.

    Oltre 70 morti nel rogo di un ospedale in India
    Almeno 73 persone sono morte in un incendio divampato nella notte in un ospedale di Calcutta, in India. Ancora ignote le cause del rogo, scaturito nello scantinato della clinica, dove si trovava anche materiale infiammabile. La struttura privata, che ospitava 160 pazienti molti dei quali in rianimazione, è stata avvolta in poco tempo dalle fiamme e dal fumo. Secondo i primi accertamenti, le morti sono state causate da avvelenamento di monossido di carbonio che si è accumulato nei reparti dove non c'erano finestre né vie di fuga. L'edificio era privo di dispositivi antincendio e di misure di emergenza per l'evacuazione dei malati.

    Russia, proteste
    L’opposizione all'establishment russo si appresta a scendere in piazza domani a Mosca, per quella che si prospetta come la più massiccia manifestazione di protesta degli ultimi 20 anni. Al centro delle contestazioni ancora il controverso voto legislativo del 4 dicembre scorso. Il sindaco della capitale ha autorizzato la presenza fino a 30 mila persone, dopo aver trovato un accordo con gli organizzatori affinché il raduno sia spostato dalla centralissima piazza della Rivoluzione (dietro il Cremlino) a piazza Balotnaya. Soluzione che, però, non è piaciuta a parte degli altri leader del movimento che si batte per l'annullamento delle elezioni. Ad alimentare le polemiche arrivano anche le dimissioni di due consiglieri del presidente Dmitri Medvedev sui diritti umani. Si tratta di Svetlana Sorokina e Irina Iasina, che hanno lasciato il Consiglio della presidenza russa sulle istituzioni della società civile e i diritti umani, in polemica contro le frodi nel voto e la repressione delle manifestazioni di protesta. E intanto resta alta la tensione tra Russia e Stati Uniti, dopo che il premier, Vladimir Putin, ha accusato il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, di aver fomentato l’opposizione.

    Conferenza mondiale sul clima di Durban
    Ultimo giorno di lavori a Durban, in Sudafrica, per i delegati dei 190 Paesi presenti alla 17.ma Conferenza Onu sui Cambiamenti climatici. Un ppuntamento che, come Copenhagen e Cancun, rischia di fallire a causa del mancato accordo sul dopo-Kyoto. Tuttavia, circa 120 Paesi sarebbero disposti ad accettare la proposta dell’Ue per una road-map non vincolante verso un nuovo accordo sulle emissioni inquinanti. Si tratta di un'alleanza trasversale tra Paesi industrializzati e in via di sviluppo tesa a spingere Cina, Brasile e India ad abbandonare il gioco dei veti contrapposti e costringere così gli Stati Uniti ad approvare un mandato a sottoscrivere entro il 2015 un accordo globale. Altro punto su cui c’è ampia convergenza è il raggiungimento di un accordo su come rendere operativo dal 2013 il "Green Climate Fund" (Gcf), il Fondo destinato a finanziare le azioni di riduzione delle emissioni e di adattamento ai mutamenti climatici nei Paesi poveri.

    Congo, elezioni
    Nella Repubblica Democratica del Congo è atteso entro le prossime 24 ore, dopo numerosi rinvii, l’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali. Il ritardo della proclamazione ha aumentato la tensione tra i sostenitori dei due candidati, Laurent Kabila ed Etienne Tshisekedi. Kabila è dato nettamente in vantaggio con quasi il 50% delle preferenze. Il giuramento del nuovo presidente è previsto per il prossimo 20 dicembre. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 343

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