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Sommario del 08/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: l'Immacolata ci ha avvicinato al cielo, facciamo splendere la grazia di Dio sulla terra
  • Il mariologo padre De Fiores: l'Immacolata, la natura umana nella sua forma perfetta
  • Il Papa accende l'albero di Natale di Gubbio: ogni gesto di bontà illumina le oscurità della vita
  • Oggi in Primo Piano

  • Bruxelles, clima teso alla vigilia del vertice Ue: "L'euro può esplodere"
  • Conferenza di Durban, difficile ampio accordo sul clima
  • I rifugiati e il problema dell'apolidia. L'Acnur: leggi uguali per tutta l'Europa
  • Le stelle di Natale contro la leucemia in 4 mila piazze d'Italia
  • Trovare "La porta della felicità": il cardinale Rodriguez Maradiaga sul libro di don Eugenio Fizzotti
  • Chiesa e Società

  • India: la suora violentata nei pogrom in Orissa perdona gli stupratori
  • Svizzera: cattolici ed evangelici uniti per la Giornata internazionale dei diritti umani
  • Roma: Premio Europeo per la vita alla memoria di Chiara Lubich
  • Il Jrs lancia una nuova sezione del sito web dedicata a teologia, spiritualità ed etica
  • Costa d'Avorio: nel Paese ogni 36 ore un bambino subisce violenza
  • Africa: Premio Harubuntu a cinque personalità al servizio del continente
  • Cina: dedicata a San Francesco Saverio la parrocchia di Nan Huo Ling di Yi Du
  • Vaticano: finito il restauro della tomba di Innocenzo VIII realizzata dal Pollaiolo nel 1498
  • 24 Ore nel Mondo

  • Egitto: giura il nuovo governo "ad interim" di El Ganzuri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: l'Immacolata ci ha avvicinato al cielo, facciamo splendere la grazia di Dio sulla terra

    ◊   Come Maria “ha avvicinato il Cielo alla terra” con il suo “sì” a Dio, così anche noi, con il suo aiuto, dobbiamo “far risplendere nella nostra vita” la “perfezione della grazia”. Benedetto XVI ha messo in luce con queste parole il senso profondo della Solennità dell’Immacolata, alla quale ha dedicato il pensiero spirituale dell’Angelus, presieduto questa mattina dalla finestra del suo studio in Piazza San Pietro. Il Papa ha concluso ricordando il tradizionale omaggio alla statua dell’Immacolata che compirà oggi pomeriggio in Piazza di Spagna, a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Da secoli il pensiero cristiano cerca le frasi più ispirate per dire l’indicibile, di superare la limitatezza delle parole per descrivere la perfezione della grazia riservata da Dio alla Madre di suo Figlio. Benedetto XVI ne ha fatto un breve compendio prima della recita dell’Angelus, partendo da quel 1854, anno in cui il dogma dell’Immacolata Concezione veniva promulgato da Papa Pio IX con la Lettera apostolica Ineffabilis Deus. Quella che era una convinzione nutrita per secoli da larga parte del mondo cristiano diventava, ha ricordato Benedetto XVI, “verità di fede”, il riconoscimento del “privilegio” concesso a Maria di essere “immune da ogni macchia di peccato originale”:

    “L’espressione ‘piena di grazia’ indica l’opera meravigliosa dell’amore di Dio, che ha voluto ridarci la vita e la libertà, perdute col peccato, mediante il suo Figlio Unigenito incarnato, morto e risorto. Per questo, fin dal II secolo in Oriente e in Occidente, la Chiesa invoca e celebra la Vergine che, col suo “sì’, ha avvicinato il Cielo alla terra”.

    Il Papa ha citato espressioni di antichi autori, come San Sofronio di Gerusalemme o San Beda il Venerabile. Ma non solo alla Vergine, ha poi affermato, fu data la “perfezione della grazia”. Anche “a noi è donata”, ha detto, e dobbiamo farla “risplendere nella nostra vita”, in quanto predestinati da Dio – come scrive San Paolo – a essere suoi “figli adottivi”:

    “Questa figliolanza la riceviamo per mezzo della Chiesa, nel giorno del Battesimo. A tale proposito santa Hildegarda di Bingen scrive: ‘La Chiesa è, dunque, la vergine madre di tutti i cristiani. Nella forza segreta dello Spirito Santo li concepisce e li dà alla luce, offrendoli a Dio in modo che siano anche chiamati figli di Dio’”.

    Prima di terminare ricordando il suo atto di omaggio all’Immacolata di oggi pomeriggio a Piazza di Spagna, Benedetto XVI ha dato voce a uno dei massimi cantori della Vergine, San Bernardo di Chiaravalle, che rifletté con grande profondità sulle implicazioni del saluto dell’Arcangelo a Maria:

    “L’invocazione ‘Ave Maria piena di grazia’ è ‘gradita a Dio, agli angeli e agli uomini. Agli uomini grazie alla maternità, agli Angeli grazie alla verginità, a Dio grazie all’umiltà’”.

    Al momento dei saluti in cinque lingue, il Papa ne ha indirizzato uno speciale alla Pontificia Accademia dell’Immacolata, accompagnandolo con un ricordo, ha detto, “devoto e affettuoso” per il cardinale Andrzej Maria Deskur, che per tanti anni guidò l’ateneo. E un saluto è andato anche ai soci dell’Azione Cattolica Italiana, che nella festa dell’Immacolata rinnovano l’adesione all’Associazione. “L’Azione Cattolica – ha concluso Benedetto XVI – è una scuola di santità e di evangelizzazione: auguro ogni bene per il suo impegno formativo e apostolico”.

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    Il mariologo padre De Fiores: l'Immacolata, la natura umana nella sua forma perfetta

    ◊   La Solennità dell'Immacolata celebra uno dei grandi misteri della fede cristiana, nel quale la natura umana di Maria si staglia nella sua perfezione fin dal concepimento. Federico Piana ne ha parlato con il mariologo monfortano, padre Stefano De Fiores:

    R. – Il senso profondo è questo: Maria proclama ad alta voce la redenzione di Cristo in un modo molto più perfetto che per tutti gli altri redenti. Maria fa parte della comunità dei salvati, in quanto non è Immacolata per forze proprie, ma per un dono che viene da Gesù Cristo, il quale ha due modi per poter diventare e mostrarsi mediatore: o liberando dal peccato l’umanità che vi era incorsa o preservando dal peccato con una forza ancora superiore, che impedisce addirittura a Maria di cadere nel peccato, per poi essere liberata e risollevata.

    D. – Come possiamo mettere in relazione questo dogma con le apparizioni di Lourdes del 1858 e anche con altre apparizioni, come per esempio Rue du Bac a Parigi, nel 1830?

    R. – Fermiamoci su quella di Lourdes, che di solito si dice non abbia fatto altro che confermare quello che aveva detto Pio IX. Non è una semplice conferma, perché qui Maria non dice “Io sono stata concepita Immacolata”, ma dice “Io sono Immacolata Concezione”. Quindi – secondo un’interpretazione mariologica – la Vergine si identifica con il primo momento della sua concezione che è stata immacolata, perché tutta la sua vita è stata fedele a questo momento iniziale, per cui si può veramente identificare con l’Immacolata Concezione. E’, quindi, come una nuova rivelazione di Maria. Come a Mosè Dio ha detto: “Io sono Colui che sono”, cioè Colui che è presente, così adesso Maria si rivela Colei che è stata concepita immacolata, ma ha vissuto sempre in coerenza con questo dono iniziale da poter rappresentare veramente l’Immacolata Concezione.

    D. – Nell’Antico Testamento, il cosiddetto Protovangelo della salvezza presenta la donna Eva come prefigurazione di Maria. C’è in questo un’avvisaglia anche del dogma, perché il Proto Vangelo dice: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insedierai il calcagno”...

    R. – Senz’altro. Il Protovangelo è ben messo in rilievo dalla raffigurazione che ne fa il Caravaggio, quando mostra la Vergine Maria che schiaccia la testa al serpente, sopra al suo piede c’è quello di Gesù. Quindi, Gesù e Maria sono già legati da questa profezia – naturalmente in modo adombrato – in questa eterna inimicizia contro l’avversario del bene del genere umano, cioè il demonio. E, quindi, se per un istante Maria sia stata sotto il dominio di Satana, Agostino l’ha voluto chiaramente negare: “Non sottometto Maria al demonio, perché c’è la grazia della rinascita”. Per noi è molto chiaro: attraverso l’Immacolata Concezione noi abbiamo la realizzazione di questo annuncio profetico del Protovangelo e Maria è stata unita al Cristo nella vittoria sul demonio e quindi su ogni peccato, anche quello originale. (ap)

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    Il Papa accende l'albero di Natale di Gubbio: ogni gesto di bontà illumina le oscurità della vita

    ◊   Sfiorando un tablet, ieri pomeriggio il Papa ha acceso dal Vaticano l’albero di Natale più grande al mondo, collocato sul versante del Monte Ingino che sovrasta Gubbio. Un abete di luci che raggiunge l’altezza di 750 metri: una maestosità che lo ha fatto entrare di diritto nel "Guiness dei primati". Grande l’emozione della cittadina umbra, che dal 1981 allestisce il grande albero. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Dal Palazzo apostolico a Gubbio in un secondo. Poco è bastato al Papa per toccare lo schermo di un tablet e accendere migliaia di luci che disegnano l’albero di Natale più grande al mondo. I fuochi d’artificio hanno poi sottolineato la meraviglia dell’evento e illuminato il versante del Monte Ingino, sulla cui sommità è situata la Basilica di Sant’Ubaldo, patrono della cittadina umbra. Il vero miracolo però non è quello tecnologico ma è la luce che illumina il cuore e ci dona “una speranza ferma, sicura”:

    “E’ proprio il Bambino che contempliamo nel Santo Natale, in una semplice e povera grotta, perché è il Signore che si fa vicino a ciascuno di noi e chiede che lo accogliamo nuovamente nella nostra vita, chiede di volergli bene, di avere fiducia in Lui, di sentire che è presente, ci accompagna, ci sostiene, ci aiuta”.

    Luce che “illumina il cammino della nostra vita – ha detto il Papa – specialmente in questo nostro tempo in cui sentiamo in modo particolare il peso delle difficoltà, dei problemi, delle sofferenze e un velo di tenebra sembra avvolgerci”. Luce che ognuno di noi deve saper portare negli ambienti in cui vive, “in famiglia, al lavoro, nel quartiere, nei paesi, nelle città”:

    “Ciascuno sia una luce per chi gli sta accanto; esca dall’egoismo che spesso chiude il cuore e spinge a pensare solo a se stessi; doni un po’ di attenzione all’altro, un po’ di amore. Ogni piccolo gesto di bontà è come una luce di questo grande albero: insieme alle altre luci è capace di illuminare l’oscurità della notte, anche quella più buia”.

    La stessa luce che avvolse i pastori nella notte di Natale; quella “vera che illumina ogni uomo” chiamato a volgere lo sguardo in alto come si fa quando si guarda l’albero di Gubbio e dunque “verso il Cielo, verso il mondo di Dio”:

    “Il primo augurio, allora, è che il nostro sguardo, quello della mente e del cuore, non si fermi solamente all’orizzonte di questo nostro mondo, alle cose materiali, ma sia un po’ come questo albero, sappia tendere verso l’alto, sappia rivolgersi a Dio. Lui mai ci dimentica, ma chiede che anche noi non ci dimentichiamo di Lui”.

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    Oggi in Primo Piano



    Bruxelles, clima teso alla vigilia del vertice Ue: "L'euro può esplodere"

    ◊   Gli occhi di tutto il mondo puntati su Bruxelles, dove questa sera si apre il vertice Ue cruciale per la tenuta della moneta unica e per l’intero progetto d'integrazione europea. Forte il pressing degli Stat Uniti, con il segretario al Tesoro, Timothy Geithner, che già da due giorni è in Europa per spronare i suoi leader a fare tutto il necessario. Il servizio di Marco Guerra:

    Un accordo per la sopravvivenza dell’euro e la riforma dei Trattati per arrivare a una più stretta unione fiscale. Questi sono gli obiettivi dichiarati del vertice dei 27 Paesi dell’Unione Europa e invocati dalle istituzioni finanziare di mezzo mondo. Ma sulla reale possibilità che, nel corso della due giorni, si possa raggiungere una soluzione efficace per la difesa della moneta unica, sono in pochi a scommettere. I primi a mostrare scetticismo sono il presidente francese, Nicola Sarkozy, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, nonostante l'intesa annunciata lunedì dai due capi di Stato. Alla vigilia del summit, il ministro francese degli Affari europei, Jean Leonetti, non ha usato mezzi termini per descrivere la situazione: “L'euro può esplodere” e “l'Europa disfarsi” e questo sarebbe una catastrofe “per tutto il mondo”. Sul tavolo restano, infatti, molte questioni irrisolte: la Germania continua a bocciare ogni ipotesi di aumento del fondo salva-Stati europeo e chiede una linea più rigida per i Paesi con conti pubblici fuori controllo. Paesi solidi come Austria, Olanda e Finlandia condividono con Berlino di non dover sborsare altri soldi. Bisogna poi fare i conti con la Gran Bretagna, che potrebbe trovare un’alleanza con i membri Ue esterni alla zona euro per fermare la riforma dei Trattati. In questo caso, sarebbe pronto un accordo per un trattato tra i 17 Stati della moneta unica. Fortemente preoccupato per le conseguenze Obama che ieri sera ha chiamato il cancelliere tedesco Merkel, mentre il segretario al tesoro Geithner ha visto stamane il premier italiano Monti, garantendo il sostegno degli Usa agli “sforzi dell'Italia e dell'Unione Europea”.

    In Italia, è iniziato l’iter parlamentare della manovra economica del governo Monti. La Commissione Lavoro della Camera ha dato parere favorevole alla legge finanziaria, ma chiede di garantire l’indicizzazione automatica sulle pensioni fino a tre volte il minimo, ossia 1.400 euro. Tra le coperture suggerite all’esecutivo per far fronte a questa modifica, un contributo di solidarietà sulle pensioni d'oro, sulle cosiddette "baby-pensioni", oppure l'incremento della percentuale del prelievo sui capitali che hanno beneficiato dello scudo fiscale. Intanto, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato uno sciopero unitario di tre ore per lunedì 12 dicembre. I sindacati si dicono "preoccupati per le conseguenze" sui lavoratori. Per un’analisi complessiva della manovra, Luca Collodi ha intervistato il prof. Stefano Zamagni:

    R. - E' una manovra attesa, legata allo stato di necessità nel quale stava versando il nostro Paese: già abbiamo visto il rimbalzo dei mercati, che hanno percepito e recepito il senso finale di questa manovra, che è quello di rimettere il nostro Paese nell’alveo dello sviluppo. Quindi, direi che va dato atto ai membri di questo governo di aver accolto una sfida con coraggio e anche con determinazione.

    D. - Una seconda riflessione da fare riguarda alcune tematiche care alla Dottrina sociale della Chiesa. Sembra, ad esempio, che la manovra sia un po’ carente sul fronte della famiglia, dei giovani e del volontariato, il cosiddetto terzo settore. Lei è d’accordo su questa riflessione?

    R. - Quello che ho detto è riferito alla manovra così com’è stata formalizzata ed esposta. Il problema successivo è: avrebbe potuto l’attuale governo, usando la stessa manovra, inserire al proprio interno alcuni elementi che non modificando affatto i saldi finali - perché questo è un punto fermo - avrebbe tuttavia inviato messaggi in diverse direzioni? La mia risposta è sì. Ho motivo di ritenere che nella conversione in legge al parlamento qualcosa di questo possa essere fatto. Ad esempio il cinque per mille: bisogna indicare nella manovra che la legge sul cinque per mille deve diventare una legge ordinaria. Questo non significa affatto aumentare le uscite perché i tetti sono già stati prestabiliti: basta soltanto trasformare una norma - che ogni anno è transitoria e che getta nel panico il mondo del terzo settore - in una legge ordinaria, in modo tale che tutti possano sapere in anticipo come poter impostare i propri bilanci. Secondo, il fattore famiglia: sulla famiglia questa manovra non spende una sola parola. Si parla di membri della famiglia, ma la famiglia è un soggetto, che ha una sua soggettività civile, economica e sociale. Perché allora non utilizzare la manovra per scrivere che in un arco di tempo ragionevole - sei-otto mesi - il governo si impegna a rivedere la normativa fiscale sulla famiglia per allinearla a quanto fanno gli altri Paesi europei, prima fra tutti la Francia con il cosiddetto “fattore famiglia”, che il Forum delle famiglie ha da tempo proposto e sul quale c’è quasi, quasi unanimità di consenso? Questa è una riforma a costo nullo o meglio che ha dei costi in prospettiva, ma nell’attuale manovra non si dice “non la introduciamo ora, ma ci impegniamo ad introdurla, con le dovute mediazioni, nei prossimi mesi.” Bisogna notare che sono state fatte le cosiddette audizioni di tipo concertativo e il Forum delle famiglie non è stato ascoltato... Eppure, il Forum delle famiglie nel nostro Paese raggruppa alcuni milioni di cittadini: non è, dunque, inferiore a quello delle altre parti sociali. Terzo, la tassazione sui cosiddetti redditi "scudati": noi sappiamo che il precedente governo, per mano del ministro Tremonti, aveva introdotto una tassa - quasi ridicola - del 5 per cento. Quindi, i grandi evasori per riportare in Italia i capitali evasi hanno pagato sugli stessi una tassa del 5 per cento. Questa manovra la aumenta ora dell’1,5 per cento: questo non può essere - come dire - accettato, perché stiamo parlando di persone che hanno già evaso e hanno ammesso di aver evaso nella misura in cui hanno riportato questi capitali nel Paese. Perché allora non sfruttare l’occasione per aumentare almeno del tre per cento? Io avrei preferito un altro cinque per cento… In fondo, a questi grossi capitali cosa gliene viene di pagare anziché il 5, il 10 per cento? Rimarrebbero ricchi egualmente. Avremmo così rastrellato quelle risorse che potrebbero andare agli altri capitoli di cui ho fatto parola. In conclusione, i saldi come ho detto devono rimanere immutati - questo è un vincolo - ma all’interno di questo vincolo si può agire. Questo, comunque, è il mio augurio.

    La crisi finanziaria che ha messo in ginocchio molti degli Stati più ricchi del mondo e che ha acceso il dibattito sulla solidità stessa dell’economia europea, ha anche segnato il destino degli Obiettivi del Millennio individuati dalla comunità internazionale. L’assenza di risorse ha, infatti, drasticamente ridotto e in alcuni casi annullato i progetti della cooperazione allo sviluppo in favore dei Paesi più poveri. Una situazione che rischia di innescare in molti casi un circolo vizioso che non mancherà di avere forti ripercussioni anche sui paesi donatori. Il nuovo governo Monti sembra sul punto di inaugurare una nuova stagione anche in questo specifico settore, affidato alla guida del ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. Sulle speranze e le attese del mondo delle organizzazioni non governative impegnate nella cooperazione internazionale, Stefano Leszczynski ha intervistato Sergio Marelli, presidente della Focsiv, la Federazione che riunisce gli organismi cristiani di servizio internazionale volontario:

    R. - La situazione dalla quale dovrà partire il neoministro Andrea Riccardi è una situazione che si può definire senza enfasi “disperata”: mai così poche risorse come con la finanziaria approvata dal governo Berlusconi, mai un’Italia così assente negli scenari internazionali. E quindi ora bisognerà vedere nei prossimi giorni, anche a seguito di questa manovra, con quante risorse e con quale autonomia egli potrà operare.

    D. – Di cosa ha bisogno il mondo della cooperazione internazionale: qual è il bilancio e soprattutto qual è l’impegno?

    R. – Sicuramente, oggi il mondo della cooperazione ha anche bisogno di risorse. Ha bisogno di finanziamenti pubblici, non perché questi siano essenziali per la sua sopravvivenza, come spesso erroneamente si pensa, ma perché sarebbe un po’ strano che l’Italia - al contrario di tutti gli altri Paesi europei che stanno contemporaneamente vivendo la stessa crisi finanziaria economica globale - non stanziasse delle risorse per la cooperazione internazionale. Quindi, io mi aspetto che il nuovo governo Monti, volendosi riallineare con l’Europa, lo faccia anche in materia di cooperazione e di volontariato internazionale, stanziando una somma congrua per poter ridare almeno un po’ di ossigeno per il prossimo anno a queste attività di solidarietà con i Paesi poveri del Sud del mondo.

    D. – Anche perché, quando parliamo di cooperazione internazionale, ovviamente non si parla solamente di opere caritative o di assistenza: sono progetti che poi hanno una ricaduta positiva anche sul sistema del Paese che le produce...

    R. – Tutt’altro che assistenza, tutt’altro che filantropia. Questi anni hanno dimostrato come un’attività intensa ed efficace di cooperazione internazionale sia stata un biglietto da visita anche per il sistema-Paese Italia. In molti casi addirittura, la presenza dell’Italia in alcuni Paesi è determinata fondamentalmente solo dalla cooperazione internazionale e dalla cooperazione delle Ong in modo particolare.

    D. – Per quanto riguarda la cooperazione internazionale, da parecchi anni c’era un preciso impegno a stanziare una quota del prodotto interno lordo in favore di questi progetti: una cosa che non è mai avvenuta...

    R. – C’era l’impegno assunto anche dall’Italia, come da tutti gli altri Paesi donatori nei confronti della comunità internazionale, di stanziare lo 0,7 per cento del prodotto interno lordo per la cooperazione internazionale. Quello che c’è in ballo è la vita di miliardi di persone: un abitante su sette del nostro pianeta oggi ancora lotta con il bisogno, con l’obiettivo di trovare il cibo necessario per se stesso e per la propria famiglia. (bi)

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    Conferenza di Durban, difficile ampio accordo sul clima

    ◊   Il futuro del Protocollo di Kyoto e gli accordi per il trattato globale di lungo periodo: è questo il “pacchetto Durban” sul quale 190 Paesi sono al lavoro, con capi di Stato e ministri, alla 17.ma Conferenza Onu sul clima in corso nella città sudafricana. Nella cerimonia d’apertura, il segretario generale delle Nazioni Unite è in gioco il futuro del pianeta. E tuttavia, sembra difficile al momento che si possa raggiungere un accordo concreto. Sulla necessità di cambiare il sistema economica per salvaguardare il clima e dunque l’umanità, Salvatore Sabatino ha intervistato Giuseppe De Marzo, tra i fondatori dell’associazione “A Sud”, presente a Durban:

    R. - Il clima sta cambiando a causa di un modello di sviluppo sbagliato, energivoro, insostenibile e gli scienziati - oramai la scienza è unanime su questo - ci dicono: il clima sta cambiando, la temperatura media della terra rischia di aumentare di quattro gradi in questo secolo e quindi di produrre sconvolgimenti di massa inenarrabili. Di fronte a questi scenari, non possiamo cambiare il clima ma dobbiamo cambiare il sistema: dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici, dobbiamo mitigarli e dobbiamo produrre un’idea dello sviluppo che ci tenga insieme salvaguardando quello che noi oggi abbiamo e soprattutto i diritti delle prossime generazioni, perché noi abbiamo avuto questo pianeta in prestito, siamo gli amministratori, e quindi dovremmo, si spera, lasciare qualcosa anche a quelli che verranno. Perciò, dato che siamo davanti alla più grave minaccia dell’umanità, come è stata definita da Obama, Gordon Brown e Silvio Berlusconi nel 2009 a Copenaghen, durante il COP15, cioè il vertice mondiale sul clima tenutosi in Danimarca, noi diciamo lo stesso. Proprio perché siamo davanti a una situazione peggiore, in termini di sconvolgimenti climatici, rispetto a quella che pensavamo anni fa, noi abbiamo bisogno di cambiare questo sistema che la crisi ha prodotto. Cambiando il sistema, scopriremo che saremmo in grado di affrontare non solo la crisi ecologica, ma anche la crisi economica e finanziaria.

    D. - Un segnale importante arriva in questi giorni dall’Africa e se ne parla pochissimo; c’è questa grande carovana a Durban…

    R. - Il fatto che centinaia di migliaia di africani abbiano dato vita a una marcia di settemila chilometri in Africa - un grande umanità con impegno verso la terra e di responsabilità verso gli altri che io, dal mio punto di vista di italiano, trovo profondamente cristiano - e il fatto pure che due milioni di africani abbiano firmato una richiesta che questa carovana portasse ai governanti la questione della giustizia ambientale - oggi fondamentale per evitare quel razzismo ambientale, economico, di cui l’Africa è vittima - lo trovo di grande importanza: è un problema che ci interroga tutti.

    D. - Tu sei partito da un binomio meraviglioso: giustizia climatica uguale sviluppo….

    R. - Esatto. Se uno statunitense, in termini pro-capite, emette 24 tonnellate di CO2 all’anno e un cittadino dell’Africa ne emette sette volte di meno, io mi chiedo: c’è una relazione sulla sua capacità di svilupparsi, di accedere all’energia, ai beni comuni, alle risorse, oppure no? E’ chiaro che, dal nostro punto di vista, ciò che obiettiamo è che se ci sviluppassimo tutti all’interno di questo modello avremmo bisogno di cinque pianeti. E’ chiaro che bisogna escludere dallo sviluppo l’82 per cento restante della popolazione planetaria che dice: attenzione, se voi occupate la mia atmosfera, la mia noosfera, la mia biosfera, se voi mangiate il mio germoplasma, il mio spazio bioriproduttivo, la mia biodiversità, acidificate i miei mari, desertificate i miei territori, c’è un debito ecologico scandaloso che voi avete contratto con noi e ci impedite di svilupparci. Quindi, rovesciando sul piano logico, ecco l’equazione: giustizia climatica uguale sviluppo. (bf)

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    I rifugiati e il problema dell'apolidia. L'Acnur: leggi uguali per tutta l'Europa

    ◊   L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) ospita in questi giorni a Ginevra un importante incontro su protezione internazionale e apolidia, a conclusione di un anno che ha visto una serie di migrazioni forzate su vasta scala. Secondo l’Acnur, l’apolidia riguarda 12 milioni le persone nel mondo. Federico Piana ne ha parlato con Michele Cercone, portavoce del Commissario per gli Affari Interni dell’Unione Europea:

    R. – La richiesta di asilo, il fatto di dare asilo, dare protezione internazionale, non è una cortesia che si fa nei confronti di chi ha bisogno di aiuto: è un obbligo che deriva non solo dai trattati internazionali, che tutti gli Stati membri dell’Unione hanno ratificato, ma anche e soprattutto dalla storia, dai principi di fondo dell'Europa comunitaria. Quindi, è un elemento di base della costruzione stessa dell’Unione Europea. Abbiamo verificato, nel corso degli ultimi anni, che purtroppo a volte manca un principio di solidarietà di base tra gli Stati membri. E’ chiaro che i flussi di richiedenti asilo sono diversi a seconda dell’area geografica, della posizione, e hanno un impatto diverso a seconda della popolazione del Paese. E’ chiaro che, recentemente, vi sia stata una pressione molto forte sull’area mediterranea e per questo abbiamo chiesto di trovare delle misure, mettere in atto delle azioni che permettano di ripartire meglio i flussi migratori, naturalmente su base volontaria. Ma l’abbiamo fatto anche in maniera molto concreta, aumentando i fondi, i finanziamenti disponibili per la gestione dell’immigrazione e dell’asilo, creando un Ufficio europeo di sostegno per l’asilo, e l’abbiamo fatto naturalmente anche mettendo sul tavolo dei ministri degli Interni dell’Unione Europea una serie di proposte legislative per armonizzare e creare un quadro legislativo chiaro e certo, identico dappertutto in Europa, in maniera che i richiedenti asilo abbiano le stesse possibilità di ottenere protezione ovunque essi si trovino.

    D. - Se puntate però sul volontariato, per quanto riguarda le quote, alla fine molti Stati europei possono defilarsi…

    R. – La questione delle quote cui lei fa riferimento in pratica non è organizzabile né gestibile a livello europeo. Ogni Paese è libero di scegliere e di decidere sulla base della propria legislazione nazionale le procedure da seguire. Esiste solo un principio di base, regolato a livello europeo, ossia che la domanda del richiedente asilo sia trattata nel Paese in cui per la prima volta il richiedente è arrivato e ha fatto la domanda.

    D. – Come si può ragionare intorno a questo tema del coordinamento, facendo riferimento a questi tre istituti: Frontex, Europol ed Agenzia per i diritti fondamentali?

    R. – Tutto passa dal ruolo di queste agenzie – agenzie dell’Unione Europea – che negli anni hanno avuto un ruolo sempre maggiore. Ci si è resi conto che alcune delle attività che venivano messe in atto, passano attraverso un potenziamento dei ruoli di queste agenzie. A quelle che lei ha appena citato, ne aggiungerei un’altra: l’Ufficio europeo per il sostegno all’asilo. In effetti, credo che abbiano un ruolo fondamentale innanzitutto nel tracciare il quadro complessivo della situazione. Frontex ha la capacità di fare monitoraggio, anche a livello di frontiere, e quindi di capire quali siano gli spostamenti: può inviare team e squadre di esperti per dare aiuto, come per esempio sta facendo attualmente con la Grecia. Inoltre, altro elemento importante è la possibilità di rendere operative delle squadre di intervento, per aiutare le autorità di frontiera dei vari Stati membri, che hanno poi tra l’altro l’obbligo e il compito di fare in modo che si vegli sul rispetto dei principi fondamentali, soprattutto il principio di non respingimento, perché ogni persona che vuole richiedere asilo in Europa ha diritto di farlo, anche se si trova ad affrontare una frontiera in maniera irregolare. (ap)

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    Le stelle di Natale contro la leucemia in 4 mila piazze d'Italia

    ◊   Da oggi e fino a domenica prossima, in quattromila piazze italiane si potranno acquistare le stelle di Natale dell’Ail, Associazione Italiana contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, che conta 18 mila volontari. Negli stessi giorni, si potrà anche inviare un sms solidale al numero 45504, oppure effettuare una chiamata da telefono fisso. Oltre alla donazione del sangue, dunque, in questo periodo natalizio si può fare qualcosa in più per sostenere la ricerca e la vita di coloro che soffrono per le malattie del sangue. Il servizio di Debora Donnini:

    La felicità di poter fare un dono a qualcuno: una gioia che si potrà sperimentare in questi giorni acquistando una stella di Natale. Migliaia di volontari offriranno queste piante a chi verserà 12 euro come minima quota associativa, perché dietro ogni stella di Natale si cela dolore ma anche voglia di vivere. Tante le scoperte nel mondo e in Italia nel campo delle malattie del sangue in questi anni, ma grazie a queste raccolte dell’Ail, quali passi in avanti sono stati compiuti? La risposta del prof. Franco Mandelli, ematologo, presidente dell’Ail:

    “C’è un protocollo di cura che è stato veramente finanziato da Ail, con questo gruppo, e si chiama "Gimema". Riguarda un particolare tipo di leucemia acuta, che una volta era il terrore di tutti i malati. Grazie ai nuovi protocolli - che prevedevano dei farmaci mai utilizzati prima - non è più la leucemia peggiore ma la leucemia che speriamo di incontrare. Quando cioè si fa una diagnosi di leucemia acuta, speriamo che si tratti di questa forma, che si chiama 'promielocitica'. Per questo tipo di leucemia, si è arrivati ad avere percentuali di guarigione che superano l’80 per cento, che consentono di ottenere risultati straordinari - cosa che di solito non avviene - anche nei soggetti anziani”.

    I fondi raccolti dall’Ail andranno a finanziare la ricerca scientifica, il gruppo Gimema che identifica standard diagnostici per tutta l’Italia, e serviranno anche per sostenere le 56 “Case Ail” nei pressi dei Centri di terapia dove ogni anno vengono seguiti 3.300 pazienti che vivono lontano e devono affrontare lunghi periodi di malattia, e dove possono stare assieme ai loro familiari. Altri 3.200 vengono seguiti in assistenza domiciliare. Una battaglia, quella contro la leucemia, portata avanti anche da migliaia di volontari. Ancora il prof. Mandelli:

    “Forse non bisognerebbe dimenticare che il volontariato - ossia il terzo settore - non solo non costa nulla, ma fa risparmiare. I nostri volontari e quelli provenienti da tutta l’Italia, dall’estremo nord all’estremo sud, vanno negli ospedali e sostituiscono persone che costerebbero moltissimo. Lavorano gratis e danno quindi un supporto alle tragiche condizioni della nostra economia, oltre a dare quell’umanità che, secondo me, è fondamentale: la cura del malato dipende sì dalle terapie che si attuano, ma dipende anche dall’amore che si riversa sul malato”.

    La lotta alle leucemie, ai linfomi e al mieloma ha fatto progressi, ma qualcosa possono farla tutti, regalando anche quest’anno una stella di speranza.

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    Trovare "La porta della felicità": il cardinale Rodriguez Maradiaga sul libro di don Eugenio Fizzotti

    ◊   Essere aperto alle domande della vita. Era questa, secondo il celebre psichiatra, Viktor Frankl, una delle caratteristiche principali dell’essere umano: la solidarietà. Ed è questo anche il senso della felicità, raccontato da don Eugenio Fizzotti, allievo e successore dello psichiatra austriaco, nel suo libro “La porta della felicità”, presentato due giorni fa a Roma. Del significato di questo testo, Irene Pugliese ne ha parlato con il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, intervenuto alla presentazione:

    R. – Di recente, il Santo Padre Benedetto XVI ci ha inviato un Motu proprio, che si chiama Porta Fidei, la Porta della fede. “Porta” è una parola molto utilizzata nella Sacra Scrittura. Nel pensiero di Frankl – ben studiato da don Eugenio Fizzotti – vuol dire: “Come facciamo? Qual è la soglia che dobbiamo percorrere per trovare la felicità?” Tutti la cercano, tutti la vogliono, forse, però, si sta cercando in posti sbagliati e non si ha il coraggio di cercare la vera porta in sincerità. Lo stesso Signore Gesù ha detto: “Io sono la porta delle pecore”. Che il Signore, dunque, si definisca come tale vuol dire che attraverso quella porta, quello che troviamo è veramente amore, misericordia, perdono e felicità.

    D. – Nel libro si dice che la motivazione centrale dell’agire umano è la ricerca di un significato nella propria esistenza...

    R. – Questo è un tema centrale attualissimo, perché c’è tanta gente che parla dicendo: “Mi sento vuoto; non so perché vivere”. Il libro cerca di dare queste risposte, soprattutto con l’esempio di questo grande psichiatra, che ha sofferto praticamente il peggio che un essere umano possa soffrire – dentro un campo di concentramento – e che ha un’attualità straordinaria nel mondo di oggi.

    D. – Infatti, nel terzo capitolo si affronta il tema del vuoto esistenziale nella nostra società...

    R. – Certamente. Io, per esempio, soffro molto nel vedere ragazzi e ragazze riunirsi nel fine settimana in una piazza per ubriacarsi. Questo, dunque, è un vuoto esistenziale che non può essere riempito dall’alcol. Ci vuole altro. Bisogna trovare se stessi e trovare poi il Signore e il senso della vita. (ap)

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    Chiesa e Società



    India: la suora violentata nei pogrom in Orissa perdona gli stupratori

    ◊   “Ho incontrato molte persone per la strada che hanno camminato assieme a me, offrendomi costante sostegno, amore e incoraggiamento. La loro presenza e le loro cure mi hanno dato la forza per perdonare i miei stupratori e riconciliarmi con ciò che mi è accaduto”. È quanto racconta suor Meena Barwa, dell'Istituto religioso delle Servitrici, stuprata e umiliata dagli estremisti indù durante i pogrom dell’Orissa nell’agosto 2008. A tre anni dalle violenze, la giovane suora ha scelto di condividere i suoi dolori e le sue preoccupazioni, grazie ai quali ha fortificato la sua fede e la sua vicinanza a Cristo. “Nella mia vita – afferma – sono stata costretta a subire incredibili dolori. Considero questo tormento come una benedizione per me. E ora riesco a capire le sofferenze degli altri a un livello più profondo secondo lo spirito cristiano”. Suor Meena, oggi 29.enne, è nata nel distretto di Sambalpur e lavora al Centro pastorale Divyajyoti a K Nuagaon, nel distretto di Kandhamal. Il suo stupro è avvenuto il 25 agosto del 2008, quando insieme a un sacerdote, padre Thomas Chellan è stata presa e picchiata. Ad un certo punto i fondamentalisti volevano perfino bruciarla viva assieme al prete. Solo alla fine, in tarda serata, mentre continuavano ad essere ingiuriati e malmenati, sono stati liberati dalla polizia. A tutt’oggi la polizia dell’Orissa ha arrestato 22 persone legate allo stupro. Di questi, 17 sono riusciti ad uscire su cauzione. (R.P.)

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    Svizzera: cattolici ed evangelici uniti per la Giornata internazionale dei diritti umani

    ◊   Sabato prossimo, 10 dicembre, ricorre la Giornata internazionale dei diritti dell’uomo che ricorda la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, firmata a Parigi nel 1948 dall’Assemblea generale dell’ONU. In vista di questo appuntamento, la Conferenza dei vescovi cattolici svizzeri, la Chiesa cattolico-cristiana e la Federazione delle Chiese evangeliche del Paese hanno diffuso una dichiarazione congiunta intitolata “La benevolenza divina verso l’umanità”. Nel documento, si ribadisce che “l’essere umano è fatto ad immagine e somiglianza di Dio” e che “questa convinzione si unisce alla concezione dei diritti dell’uomo, perché la dignità di tutti gli esseri umani è inalienabile e degna della massima protezione”. “Creato ad immagine di Dio – si legge ancora nella dichiarazione – l’essere umano si mette in relazione con Dio, in un rapporto che nessun diritto, nessuna morale non può e non deve rompere, né ignorare”, anche perché “l’essere a immagine di Dio ha la precedenza su qualunque morale umana e su qualsiasi regolamentazione, mentre fissa un limite invalicabile a qualunque ordinanza e a qualsiasi giudizio umano”. Inoltre, il documento congiunto mette in guardia dal considerare i diritti umani cadendo nella “trappola dell’abitudine”: “Nelle società degli Stati di diritto – si legge – il problema dei diritti umani si pone paradossalmente per il fatto che essi sono considerati come un qualcosa di scontato” e può quindi succedere che “essi siano disconosciuti perché sembrano essere un’ovvietà”. Di qui, l’appello a tutti i fedeli affinché “veglino attivamente, nella vita quotidiana, sulla dignità ed i diritti fondamentali degli esseri umani”, interrogandosi anche “sulle proprie abitudini e sulle conseguenze che ne scaturiscono nei confronti degli altri”. Da segnalare, poi, che la Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale svizzera ha diffuso alcune proposte per celebrare, proprio il 10 dicembre, una liturgia ecumenica: in particolare, i suggerimenti riguardano il passo della Genesi sull’uomo creato ad immagine di Dio (Gn 1, 26-27) ed una Professione di fede ispirata ad un “Credo indonesiano”, in cui si prega per “la piena realizzazione dei diritti umani” e si rifiuta “qualunque forma di razzismo e qualunque ordinamento sociale che trasformi gli esseri umani in schiavi”. Infine, sempre per la Giornata internazionale dei diritti umani, le Chiese nazionali svizzere chiedono ai fedeli di sostenere con un’offerta o una colletta parrocchiale le attività dell’Acat Svizzera (Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura). (I.P.)

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    Roma: Premio Europeo per la vita alla memoria di Chiara Lubich

    ◊   Un lord Inglese parente delle Regina, un cardinale italiano presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, due vescovi uno ucraino l’altro rumeno, il sindaco di Roma, il presidente della Commissione Affari costituzionali del parlamento europeo, il ministro ungherese per gli Affari sociali e la famiglia, un ex Presidente del Consiglio dei Ministri, insieme ai rappresentanti dei Movimenti per la vita di 13 Paesi europei: Svezia, Romania, Ungheria, Ucraina, Slovacchia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Francia, Polonia, Portogallo e Italia, si incontreranno a Roma, sabato prossimo, 10 dicembre, per celebrare l’anniversario delle Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo - firmata il 10 dicembre del 1948 - e per consegnare il Premio Madre Teresa di Calcutta alla memoria di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. L’incontro è stato promosso dal Movimento per la Vita italiano (MpV) e si svolgerà in Campidoglio con inizio lavori alle ore 16,30. Tutto il mondo ricorda ogni anno questo anniversario - riferisce l'agenzia Zenit - ma molti dimenticano il primo e fondamentale fra tutti i diritti umani: “il diritto alla vita”. Il premio Madre Teresa di Calcutta è stato assegnato per la prima volta a Strasburgo alla memoria del grande genetista il prof. Jerome Lejeune. Quest’anno il premio sarà assegnato alla memoria di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, una realtà ecclesiale diffusa in tutta l’Europa e in tutto il mondo che ha sempre dato un contributo straordinariamente importante alla causa per la vita. Nella mattinata del 10 dicembre i rappresentanti dei Movimenti per la Vita Europei si incontreranno per costituire un coordinamento di forze finalizzato al riconoscimento della persona fin dal concepimento. Già nel dicembre del 2009, insieme ad altri Movimenti per la vita europei, i rappresentanti del MpV italiano hanno consegnato 500.000 firme al Presidente del Parlamento europeo, affinché nella interpretazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, venisse riconosciuto il diritto alla Vita di ogni essere umano dal concepimento fino alla morte naturale. (R.P.)

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    Il Jrs lancia una nuova sezione del sito web dedicata a teologia, spiritualità ed etica

    ◊   In occasione del 31° anniversario della sua fondazione, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) ha annunciato il lancio di una nuova sezione del suo sito web, www.jrs.net, dedicata a teologia, spiritualità e etica, il fondamento della missione del Jrs. "Quando si è circondati di violenza cieca, guerre e migrazioni forzate, è difficile dare un senso alla realtà che viviamo - afferma Peter Balleis, direttore dell'Ufficio Internazionale del Jrs - Sembra tutto così insensato e ciò può portarci alla disperazione. Questo è il motivo per cui abbiamo lanciato questa iniziativa, per dare un significato etico e spirituale al nostro lavoro". Questa nuova sezione, consultabile in inglese, francese, spagnolo e italiano, tratterà alcuni temi specifici, quali servire la fede, promuovere la giustizia e favorire la reciproca comprensione tra religioni diverse, ma evidenzierà anche come il Jrs possa meglio “incoraggiare la riconciliazione e l'ospitalità nello spirito del Vangelo”, per citare le parole del Padre Generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás. I documenti pubblicati on line, inoltre, serviranno a fornire risorse teologiche, spirituali e etiche per assistere meglio chi lavora in questo ministero pieno di sfide. Fondato il 14 novembre 1980 dal padre gesuita Pedro Arrupe, allora Superiore Generale della Compagnia di Gesù, il Jrs vuole essere una risposta pratica e spirituale alla sofferenza dei rifugiati del tempo. Oggi esso è attivo in più di 50 nazioni e porta avanti la missione di accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati. L’impegno del Jrs è rivolto a tutti coloro che sono allontanati dalle proprie case a causa di conflitti, tragedie umanitarie o violazioni dei diritti umani, secondo la dottrina sociale della Chiesa. (I.P.)

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    Costa d'Avorio: nel Paese ogni 36 ore un bambino subisce violenza

    ◊   A distanza di un anno dalla crisi post elettorale, in Costa d’Avorio è stato registrato un totale di 1.121 vittime di violenze subite da donne, bambini e bambine. Secondo il rapporto “Vulnerabilità, violenza e gravi violazioni dei diritti dell’infanzia. Rapporto sull’impatto della crisi post elettorale sulla tutela dell’infanzia in Costa d’Avorio”, pubblicato da Save the Children, Unicef e organizzazioni locali che lavorano per la salvaguardia dei minori, ogni 36 ore nel Paese africano un bambino subisce violenza. Il rapporto raccoglie tutti i casi di violazioni dei diritti registrati tra novembre 2010 e settembre 2011. Tra questi - riferisce l'agenzia Fides - anche mutilazioni, reclutamento o uso dei bambini da parte di gruppi armati, attacchi a scuole e ospedali, violenze sessuali, sequestri o blocco degli aiuti umanitari per i minori. Tra i 1.121 casi riportati, 643 sono stati commessi contro bambini e bambine, compresi 182 casi di violenza sessuale. Secondo i dati, due terzi del totale delle vittime sono bambine, il 60% delle quali ha meno di 15 anni; 213 sono casi di violenza sessuale; 45 di bambini coinvolti nei gruppi armati; 79 di minori mutilati o feriti; 41 di morti infantili per arma da fuoco, bombe, etc; 10 sono casi di sequestri. Sfortunatamente la maggior parte dei casi non vengono registrati e, di conseguenza, le violenze sono molte di più. Nel rapporto si evidenzia un incremento significativo delle violenze tra i mesi di marzo e aprile di quest’anno, momento di massima crisi nelle regioni più colpite dagli scontri. La maggior parte dei crimini sono rimasti impuniti e, nonostante si conoscesse l’identità degli autori di quasi la metà dei crimini, sono stati fatti solo 52 processi. Molti hanno ancora paura di denunciare i colpevoli. (R.P.)

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    Africa: Premio Harubuntu a cinque personalità al servizio del continente

    ◊   Degli africani “ordinari che fanno cose straordinarie”. È lo slogan del premio Harubuntu (in lingua kiriundi ‘qui c’è del valore’) assegnato quest’anno a cinque personalità del continente che si sono distinte per iniziative e con uno stile di vita che favorisce lo sviluppo sostenibile dell’Africa. Istituito nel 2007 dall’associazione delle città e dei governi uniti d’Africa (Cglua) con lo scopo di “correggere lo sguardo negativo portato dai media occidentali sui paesi del continente”, - riporta l'agenzia Misna - il premio di quest’anno è stato assegnato a un blogger ivoriano, un guerriero Masai e tre sindaci provenienti da Marocco, Mali e Madagascar. “Avenue 225” una piattaforma comunitaria sul web sulla quale giovani di diverse regioni raccontano la Costa d’Avorio “per come è” e non come la raccontano i media del Paese, ha valso a Israel Gebo, giovane blogger, il premio per la categoria ‘Comunicazione’. Toima Kiroa, guerriero Masai vincitore della sezione ‘Società civile’ lotta al fianco della moglie per porre fine al nomadismo, incentivando l’accesso all’acqua, al cibo e ai servizi di base presso le comunità tradizionali. “Non bisogna credere che i Masai siano inclini al nomadismo – spiega – sono impossibilitati a installarsi in un solo luogo poiché non trovano ciò di cui hanno bisogno. Sogno che tutti i bambini della mia comunità – maschi e femmine – possano finire gli studi primari e accedere all’insegnamento superiore” afferma, dal canto suo, Abdellha Adouz, sindaco di Fask, piccola comunità a 200 chilometri a sud di Agadir, in Marocco, vincitore per la categoria ‘autorità locali’ a pari merito con Moussa Marra, primo cittadino di un distretto di Bamako e campione della lotta alla corruzione, e Eva Monique Ravaloriaka, sindaco Manjakandriana, in Madagascar. Per lei, impegnata da anni nella battaglia delle pari opportunità tra sessi in un Paese dalla cultura fortemente patriarcale “un mondo senza donne è come un giardino senza fiori”. “Si tratta di portatori di speranze e progetti che dovrebbero essere tenuti in maggiore considerazione dai media occidentali – ha sottolineato Jean Pierre Elong Mbassi, presidente della Cglua, durante la premiazione svoltasi a Bruxelles – pronti a puntare il loro sguardo sull’Africa solo per temi come l’Aids, la corruzione, la miseria e le guerre. Questi sono eroi africani al servizio dell’Africa”. (R.P.)

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    Cina: dedicata a San Francesco Saverio la parrocchia di Nan Huo Ling di Yi Du

    ◊   Secondo quanto riferisce all’agenzia Fides, Faith dell’He Bei, la parrocchia di Nan Huo Ling di Yi Du, della provincia dello Shan Dong, ha celebrato la solenne dedicazione della chiesa a san Francesco Saverio proprio nel giorno della festa liturgica del Patrono della Missione Universale e della Missione in Cina, il 3 dicembre. Oltre 400 fedeli hanno partecipato a questo momento importante della vita della comunità, con affetto particolare. Infatti il terreno per la costruzione della nuova chiesa è stato offerto da un parrocchiano ed anche le spese per la costruzione sono state quasi esclusivamente coperte dalle offerte dei parrocchiani. Un novantenne ha donato a questo scopo 3 mila Yuan (circa 500 euro) che erano i suoi risparmi di tutta la vita. Il campanile è stato ultimato nel 2009. La comunità di Yi Du (oggi Wei Fang) è una comunità piccola ma attiva nella missione. Ogni anno in occasione della Giornata Missionaria Mondiale, le 9 parrocchie portano il Vangelo nei villaggi e nelle zone più sperdute per promuovere la missione dell’evangelizzazione ed organizzano il mercatino di oggetti religiosi, come ricami della Croce, pitture su tema biblico fatte dai fedeli locali. Tutto il ricavato viene destinato esclusivamente all’evangelizzazione. Attualmente la costruzione del santuario mariano dedicato alla Madonna di Lourdes è la loro priorità. La Prefettura apostolica di Iduhsien (Yiduxian), di cui fa parte Yi Du, conta circa 12.000 cattolici: essi sono sparsi nelle campagne e sono serviti da sei sacerdoti e da dieci suore, le quali vivono nel convento dell’Immacolata Concezione, costruito sette anni fa. Negli ultimi vent’anni la Prefettura apostolica ha costruito ben 32 chiese e cappelle. (R.P.)

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    Vaticano: finito il restauro della tomba di Innocenzo VIII realizzata dal Pollaiolo nel 1498

    ◊   È stato ultimato nella basilica di San Pietro in Vaticano il restauro del monumento dedicato a Innocenzo VIII, il genovese Giovanni Battista Cibo nato nel 1432, che fu Papa per quasi otto anni dal 29 agosto 1484 al 25 luglio 1492. Opera insigne di Antonio Pollaiolo, che la realizzò in bronzo nel 1498, il monumento funebre di Innocenzo VIII è il più antico conservato nell’attuale basilica, unico rimasto di quelli realizzati per la precedente fabbrica costantiniana. Già nel 1607 il monumento fu spostato in occasione dei lavori di ricostruzione della basilica e solo nel 1621 il sepolcro ebbe l’attuale sistemazione, che tuttavia ne mutò l’aspetto originario, invertendo la posizione delle due sculture maggiori. Il Pollaiolo infatti aveva posto in posizione più alta il sarcofago su cui giace il Papa e nella parte sottostante era posta la statua del Papa vivo e benedicente assiso in trono, che impugna nella mano sinistra la reliquia della sacra lancia attribuita a San Longino; un dono ricevuto dal sultano di Costantinopoli Bajazet ii. L’impegnativa opera di restauro, consolidamento e ripulitura, accompagnata da numerose indagini scientifiche, è stata possibile grazie al generoso sostegno dell’ordine dei Cavalieri di Colombo che ancora una volta — come già in passato, allorché sostennero l’importante restauro del monumento di Sisto IV — hanno voluto condividere l’impegno di conservare e valorizzare uno dei principali monumenti d’arte e di fede della basilica Vaticana. Un restauro che consentirà ai moltissimi pellegrini e turisti che entreranno in San Pietro già durante le prossime festività, di ammirare il capolavoro del Pollaiolo nel suo elegante e ritrovato splendore. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Egitto: giura il nuovo governo "ad interim" di El Ganzuri

    ◊   Il nuovo governo egiziano ad interim di Kamal El Ganzuri ha prestato giuramento nelle mani del maresciallo Hussein Tantawi, capo del Consiglio militare egiziano. Ganzuri, 78 anni, ex premier durante il regime di Hosni Mubarak, aveva ricevuto l'incarico due settimane fa. Intanto, al ballottaggio del primo turno delle elezioni politiche si rafforza l’affermazione dei Fratelli Musulmani, che si sono aggiudicati 36 dei 56 seggi in palio nei nove governatorati interessati dal voto. I partiti islamisti hanno ottenuto oltre due terzi dei 168 seggi per i quali si votava in questa prima tornata. Il secondo turno prenderà avvio il 14 dicembre.

    Yemen: raggiunto accordo per nuovo governo di unità
    E' stato raggiunto un accordo per la formazione, nello Yemen, di un nuovo governo di unità nazionale con l'opposizione. La tv araba Al Arabiya riferisce che il decreto per l'insediamento del nuovo esecutivo è stato emesso dal vice presidente, Abd Rabbo Mansur Hadi, al quale il presidente uscente, Ali Abdallah Saleh, aveva trasmesso i poteri, in base al piano concordato con i Paesi arabi del Consiglio di cooperazione del Golfo. L’intesa firmata il 23 novembre scorso prevede che Hadi formi un nuovo governo di unità per poi procedere, entro tre mesi, ad indire elezioni presidenziali. Tuttavia, sul terreno non si fermano le violenze: scontri tra forze governative e miliziani di clan tribali che si oppongono a Saleh sono avvenuti anche ieri a Sanaa. Nel nord del Paese, si registrano invece combattimenti tra ribelli i Houthi (sciiti) e le milizie tribali salafite, a seguito dei quali sono morte almeno sei persone.

    Siria, violenze
    Non si arresta la repressione del dissenso in Siria. Le forze di sicurezza hanno provocato la morte di almeno sette civili, inclusa una donna, in una serie di raid nella città di Homs. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani. L’agenzia ufficiale Sana parla invece di un attacco contro un oleodotto alla periferia di Homs, portato a termine da gruppi terroristici. Intanto, Damasco ha chiuso uno dei valichi di frontiera con la Turchia, mentre le tensioni tra i due Paesi si inaspriscono giorno dopo giorno.

    Afghanistan, Onu condanna attentati di martedì
    I membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno condannato con forza gli attacchi terroristici avvenuti martedì scorso in Afghanistan, a Kabul e Mazar-i-Sharif, che hanno causato la morte di circa settanta persone, fra le quali diverse donne e bambini. Il presidente afghano, Hamid Karzai, rientrato anticipatamente in patria dopo la Conferenza internazionale di Bonn, ha incontrato alcuni dei feriti negli attentati. Ma quanto è difficile oggi lavorare in Afghanistan? Giada Aquilino lo ha chiesto a Razia Faqiri, dell’Afghan Women Social Services Organization (AWSSO), associazione afghana che si occupa di microcredito per le donne, in collaborazione con Fondazione Pangea Onlus:

    R. - It’s very difficult for us …
    E’ veramente difficile per noi lavorare, soprattutto a Kabul, ogni volta che c’è un attacco, ogni volta che succede qualcosa: nei giorni successivi ci sono sempre periodi di tensione, in cui tutti sono un po’ spaesati. Sono zone in cui le persone hanno sofferto e continuano a soffrire molto.

    D. – Alla Conferenza di Bonn, nei giorni scorsi, si è parlato di un impegno della comunità internazionale per altri 10 anni, dopo il 2014. Com’è possibile?

    R. - About the international community …
    Rispetto alla comunità internazionale, se essa si impegna per altri 10 anni ad essere vicina all’Afghanistan, soprattutto dal punto di vista economico, noi non possiamo che essere contenti. Il problema è che bisognerebbe veramente costruire qualcosa per le persone, per la gente afghana. Quello che a noi interessa è che ci siano punti importanti che garantiscano i diritti delle donne.

    D. - Sappiamo che Pangea sta portando avanti un progetto per una nuova "Casa", la prima in Afghanistan. Di cosa si tratta?

    R. - We have a lot of afghan women …
    Ci sono molte donne in Afghanistan che sono analfabete e non hanno una vera e propria professione lavorativa. In passato, noi avevamo centri femminili però molte donne erano a disagio perché dovevano lasciare i loro figli a casa, non potevano venire con i loro bambini e anzi a volte non potevano continuare i corsi con noi - i corsi sui diritti, sulla salute, sulla sartoria, sul ricamo, sulla creazione di gioielli - proprio perché non sapevano a chi lasciare i loro bambini. Quindi, abbiamo pensato ad una Casa Pangea proprio perché è un posto dove donne e bambini possono stare insieme in maniera armoniosa: le donne possono seguire i loro corsi e i bambini essere curati e allo stesso tempo rimanere con le mamme.

    Russia, Putin accusa Usa di fomentare opposizioni
    Il premier russo, Vladimir Putin, ha accusato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, di aver fomentato l'opposizione che sta contestando i risultati delle elezioni legislative di domenica scorsa. Incontrando gli attivisti del suo partito, Putin ha aggiunto che centinaia di milioni di dollari in fondi stranieri sono stati usati per influenzare il voto. Non si è fatta attendere la risposta della Clinton, secondo la quale gli Usa sostengono i diritti del popolo russo e auspicano che siano prese decisioni per elezioni credibili e giuste. Nei giorni scorsi, sono stati fermati oltre 800 manifestanti che denunciavano brogli e chiedevano l’annullamento del voto. Intanto, la Commissione elettorale centrale russa ha anticipato a domani l’annuncio dei risultati ufficiali della tornata elettorale del 4 dicembre.

    Germania, intercettato pacco bomba per l’amministratore di Deutsche Bank
    Un pacco contenente esplosivo e frammenti di metallo, indirizzato all’amministratore delegato della Deutsche Bank, Joseph Ackermann, è stato intercettato in un ufficio della grande banca tedesca a Francoforte. Il portavoce della polizia ha spiegato che la polvere sarebbe esplosa a contatto con l'aria, provocando ustioni. Ackermann, 63 anni, potente uomo d'affari svizzero e banchiere di fiducia del cancelliere Merkel, ha avuto un ruolo decisivo nella crisi greca. Il possibile attentato sarebbe avvenuto a poche ore dal vertice europeo sulla crisi.

    La Francia estrada l’ex dittatore panamense Noriega
    L'ex dittatore panamense, Manuel Noriega, dal 2010 detenuto in un carcere parigino per riciclaggio, è stato estradato e lunedì prossimo tornerà a Panama per saldare il suo debito con la giustizia. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri panamense, Roberto Henriquez. La Corte d'appello di Parigi ha infatti autorizzato l'estradizione nel Paese latinoamericano del 77enne ex dittatore panamense. Noriega al suo ritorno, dopo oltre 20 anni di assenza, dovrà scontare complessivamente sessant'anni di prigione, inflittegli in contumacia nel 1995 per tre omicidi. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 342

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.