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Sommario del 07/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: per essere felici abbiamo bisogno di incontrare Dio, solo i piccoli lo capiscono
  • Il Papa accenderà a Gubbio, dal Vaticano, grazie a un tablet, il più grande albero di Natale del mondo
  • Solennità dell'Immacolata: la riflessione dei rettori dei Santuari del Divino Amore e della Basilica Lauretana
  • Udienze e nomine
  • Mons. Mamberti all'Osce: 200 milioni di cristiani perseguitati o discriminati nel mondo
  • Al via il nuovo canale vaticano Youtube in francese
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovi attentati in Afghanistan. Ong Awsso e Pangea: donne veicolo per la pace e lo sviluppo sociale
  • Libia. Il Cnt: Tripoli smilitarizzata entro il 31 dicembre
  • Il cardinale Scola per la Festa di Sant'Ambrogio: impegnarsi tutti per uscire dalla crisi
  • Eurispes-Telefono Azzurro: adulti e giovani, due mondi paralleli
  • Chiesa e Società

  • Myanmar: il cardinale Martino e Aung San Suu Kyi a Yangon per il centenario della cattedrale
  • Pakistan: indagini in corso per l'omicidio della giovane cattolica uccisa da un musulmano
  • Congo: aumenta la tensione dopo il rinvio dei risultati delle presidenziali
  • Burundi: arrestato il magistrato del processo per i due missionari uccisi a Kiremba
  • Kenya: migliaia di vittime delle alluvioni. Hanno urgente bisogno di cibo, tende e medicine
  • Filippine: più vicina la pace con i ribelli islamici. L'impegno delle religioni
  • Colombia: vescovi disposti a mediare con le Farc
  • Messico: la Chiesa chiede di risolvere i problemi veri del Paese
  • Haiti: mons. Louis Kébreau insignito del premio “Notre-Dame”
  • Filippine: un premio per la pace a padre Tentorio
  • India: no a contenuti blasfemi sul web
  • Cina: si è spento mons. Antonio Zong Changfeng, vescovo nell'Henan
  • Polonia: preghiera e sostegno per i cattolici dell'ex Unione Sovietica
  • Francia: veglia di preghiera in risposta allo spettacolo ‘Golgota picnic’
  • Roma: intitolata una piazza ai Cavalieri di Colombo
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Italia approvazione del decreto anticrisi entro Natale. Annunciati scioperi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: per essere felici abbiamo bisogno di incontrare Dio, solo i piccoli lo capiscono

    ◊   Un cuore senza presunzione e capace di una gioiosa confidenza con Dio: da questo può scaturire una preghiera davvero cristiana. Lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI, presentando alle migliaia di persone presenti il cosiddetto “Inno di giubilo” di Cristo contenuto nei Vangeli, in cui il Signore benedice il Padre perché ha tenuto nascosto il suo messaggio ai sapienti e agli intelligenti e lo ha rivelato ai piccoli. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Come ci si rivolge a Dio con una preghiera? Imitando Gesù. Benedetto XVI lo ha detto con chiarezza presentando quello che ha definito “un gioiello della preghiera di Gesù”, presente nei Vangeli di Matteo e Luca e solitamente chiamato “Inno di giubilo” o “Inno di giubilo messianico”. C’è un verbo rivelatore che Gesù usa all’inizio della sua preghiera e che vuol dire, ha spiegato il Papa, “riconoscere fino in fondo”, ma anche “trovarsi d’accordo”. Con ciò, ha indicato, Cristo riconosce “fino in fondo, pienamente, l’agire di Dio Padre, e, insieme, il suo essere in totale, consapevole e gioioso accordo con questo modo di agire, con il progetto del Padre”:

    “Ogni conoscenza tra le persone - lo sperimentiamo tutti nelle nostre relazioni umane – comporta un coinvolgimento, un qualche legame interiore tra chi conosce e chi è conosciuto, a livello più o meno profondo. Non si può conoscere senza la comunione dell’essere. Nell’Inno di giubilo, come in tutta la sua preghiera, Gesù mostra che la vera conoscenza di Dio presuppone la comunione con Lui”.

    Ecco il primo passo. Solo attraverso Gesù – che con Dio è in perfetta comunione – l’uomo può “accedere a Dio” e sperimentare la gioia di sentirsi figlio. Ma accostarsi a Dio, ha continuato Benedetto XVI, significa conoscere i suoi “misteri”, che Dio preferisce rivelare non a tutti gli uomini indistintamente, ma a una categoria prediletta:

    “La rivelazione divina non avviene secondo la logica terrena, per la quale sono gli uomini colti e potenti che possiedono le conoscenze importanti e le trasmettono alla gente più semplice, ai piccoli. Dio ha usato tutt’altro stile: i destinatari della sua comunicazione sono stati proprio i ‘piccoli’. Questa è la volontà del Padre, e il Figlio la condivide con gioia”.

    E questa gioia, condivisa tra Padre e Figlio, si propaga anche a chi, come Gesù, è “in sintonia con la volontà del Padre”:

    “Gesù, pertanto, in questo Inno di giubilo esprime la volontà di coinvolgere nella sua conoscenza filiale di Dio tutti coloro che il Padre vuole renderne partecipi; e coloro che accolgono questo dono sono i ‘piccoli’. Ma che cosa significa ‘essere piccoli’, semplici? (...) E’ la purezza del cuore quella che permette di riconoscere il volto di Dio in Gesù Cristo; è avere il cuore semplice come quello dei bambini, senza la presunzione di chi si chiude in se stesso, pensando di non avere bisogno di nessuno, neppure di Dio”.

    C’è ancora un passo da compiere. “La strada della sapienza del Vangelo”, ha affermato il Papa, “non è una dottrina da imparare o una proposta etica, ma una Persona da seguire”, Gesù. E Gesù, ha osservato, “gioisce partendo dall’intimo di se stesso, in ciò che ha di più profondo: la comunione unica di conoscenza e di amore con il Padre, la pienezza dello Spirito Santo”:

    “Anche noi, con il dono del suo Spirito, possiamo rivolgerci a Dio, nella preghiera, con confidenza di figli, invocandolo con il nome di Padre, ‘Abbà’. Ma dobbiamo avere il cuore dei piccoli, dei ‘poveri in spirito’, per riconoscere che non siamo autosufficienti, che non possiamo costruire la nostra vita da soli, ma abbiamo bisogno di Dio, abbiamo bisogno di incontrarlo, di ascoltarlo, di parlargli.

    Dopo la sintesi della catechesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha rivolto come di consueto alcuni saluti ai gruppi in Aula Paolo VI. Diversi anche gli “stacchi” musicali offerti al Papa, come quello dell’Orchestra Filarmonica di Casarano, alla quale il Papa ha augurato “che l’imminenza del Natale del Signore sia occasione propizia di un incontro profondo e di rinnovata adesione di fede in Gesù”. Quindi, il Pontefice ha terminato l’udienza generale ricordando la solennità dell’Immacolata di domani e affidando alla sua intercessione i giovani, invitati a “imitarla con cuore puro e limpido”, gli ammalati e i nuovi sposi:

    “Voi (…) che volete edificare la vostra dimora sulla grazia di Dio, rendete la vostra casa, ad imitazione di quella di Nazareth, un focolare di amore e di pietà”.

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    Il Papa accenderà a Gubbio, dal Vaticano, grazie a un tablet, il più grande albero di Natale del mondo

    ◊   Grande attesa a Gubbio: sarà il Papa questo pomeriggio in video collegamento dal Vaticano ad accendere l’Albero di Natale più grande del mondo, 750 metri di altezza per 450 di larghezza, illuminato tra le mura medioevali, il monte Ingino e la basilica di Sant’Ubaldo, patrono della cittadina umbra. Una tradizione che si rinnova da 31 anni a Gubbio. Roberta Gisotti ha chiesto al vescovo Mario Ceccobelli come si svolgerà l’evento che sarà trasmesso anche da Rai Uno.

    R. - Qui in città c’è grande fermento, una grande attesa, perché anche se in forma virtuale, noi avremo a Gubbio il Santo Padre questa sera. Questo gesto, che veramente ci commuove, è motivo di grande gioia, di grande soddisfazione e di grande gratitudine verso il Papa.

    D. - Come si svolgerà la cerimonia di questo pomeriggio? Ci sarà anche un momento musicale…

    R. - La cerimonia comincerà alle 17.30. Innanzitutto, ci saranno i Cantores Beati Ubaldi, la Cappella musicale della Cattedrale che eseguirà dei canti; poi il gruppo degli sbandieratori di Gubbio, che faranno il loro spettacolo ed anche i balestrieri. Il collegamento con Benedetto XVI arriverà intorno alle 18.00. Noi lo vedremo sullo schermo, sia al centro della città, in Piazza Quaranta Martiri, sia nel luogo dove accenderemo l’Albero di Natale, fuori del centro storico, altrimenti non si vedrebbe bene la sagoma. Quindi, vedremo comparire il Santo Padre e in quel momento io lo accoglierò nella nostra città: lui ci darà il suo saluto e attraverso la moderna tecnologia - pigiando su un tablet - accenderà le luci dell’Albero. Questo si verificherà intorno alle 18.30.

    D. - Si dice che l’Albero di Gubbio sia il più grande del mondo, ma al di là di questo record, che cosa rappresenta, mons. Ceccobelli, per la vostra comunità questo simbolo del Natale, insieme al Presepe?

    R. - E’ la luce che non solo emana il nostro Ubaldo dal suo Santuario, ma è Gesù, la luce del mondo, che è venuto ad illuminare il cuore degli uomini. A Gubbio, prima ancora dell’Albero, c’è il Presepe e ce ne sono due grandi: uno nel quartiere più popolare di Gubbio - quello medievale di San Martino - dove fanno tutti gli anni un bellissimo Presepe per le vie del quartiere a grandezza naturale, bellissimo, che io inaugurerò domani il giorno dell’Immacolata, l’8 dicembre; ed un altro si trova nel Parco della Vittorina, un altro luogo caro agli eugubini, perché è il luogo dove è conservata la chiesa chiamata della Vittorina, che per noi è un po’ come la Porziuncola di Assisi, dove - secondo la tradizione - San Francesco, venendo a Gubbio, ammansì il famoso lupo di Gubbio. (ap)

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    Solennità dell'Immacolata: la riflessione dei rettori dei Santuari del Divino Amore e della Basilica Lauretana

    ◊   Domani, 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, Benedetto XVI reciterà, a mezzogiorno, la preghiera dell’Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro. Nel pomeriggio, alle 16.00, si recherà in Piazza di Spagna per il tradizionale atto di venerazione all’Immacolata. Su questa Solennità, il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Pio IX proclamò il Dogma dell’Immacolata Concezione l’8 dicembre del 1854. Maria è stata concepita senza peccato, è “piena di grazia”, ovvero “da sempre ricolma dell’amore di Dio”. Dio – ha ricordato il Papa lo scorso anno nella Solennità della Beata Vergine dell’Immacolata Concezione - ha preparato l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue del suo Figlio “nato da donna”:

    “Questa donna, la Vergine Maria, ha beneficiato in anticipo della morte redentrice del suo Figlio e fin dal concepimento è stata preservata dal contagio della colpa. Perciò, con il suo cuore immacolato, Lei ci dice: affidatevi a Gesù, Lui vi salva”.

    Il dogma dell’Immacolata Concezione è soteriologico, ovvero riguarda la nostra salvezza, come ricorda mons. Pasquale Silla, rettore del Santuario della Madonna del Divino Amore:

    “L’Immacolata Concezione ci rivela l’opera dello Spirito Santo in vista della salvezza, ma la cosa più importante è quella positiva: l’ha riempita di grazia, piena di grazia, piena di benevolenza di Dio. Quindi la Vergine Santa sin dall’inizio della sua esistenza è una creatura piena di bontà, piena di amore, piena di Dio. E quando verrà alla luce, sarà come l’aurora che precede la salvezza: ecco perché è un dogma in vista della salvezza dell’umanità”.

    Maria è dunque uno strumento nelle mani di Dio per compiere il disegno della salvezza. Il rettore della Basilica di Loreto, padre Giuliano Viabile:

    “La salvezza ovviamente viene da Cristo, da Dio. Maria è un modello da imitare, Maria è lo strumento nelle mani di Dio, l’esempio, l’emblema supremo per la Chiesa. Maria ci porta a Gesù”.

    La Solennità dell’Immacolata Concezione cade nel periodo di Avvento: l’attesa del Messia si unisce alla memoria della Madre. Mons. Pasquale Silla:

    “Il Redentore che nascerà da questa donna è proprio Lui: è il Messia, il Salvatore. Quindi l’attesa che la Chiesa vive nella preghiera, nelle opere, nella preparazione al Natale è in compagnia di Maria nella quale si specchia, vedendo la propria immagine nella Vergine Immacolata”.

    L’atteggiamento di attesa di Maria diventa la nostra attesa, come sottolinea padre Giuliano Viabile:

    “Maria è la donna dell’attesa. Maria ha creduto alla Parola di Dio e quindi si è messa nell’atteggiamento dell’attesa. Così anche noi viviamo l’Avvento proprio con questa prospettiva: attendiamo il Salvatore, cioè attendiamo la salvezza e nello stesso tempo il nostro atteggiamento, deve essere quello di colui che attende qualcosa di bello. Quindi ci dobbiamo mettere nella prospettiva di Dio”.

    Ma come si vive nel Santuario del Divino Amore la solennità dell’Immacolata Concezione? Mons. Pasquale Silla:

    “Con una grande gioia e un grande senso di ringraziamento a Dio, specialmente in quest’anno in cui il Santuario comincia a celebrare l’ottantesimo anniversario della sua istituzione a parrocchia. Il Santuario sprigiona una grande forza di attrazione e i fedeli, i pellegrini e anche i visitatori arrivano numerosissimi”.

    Anche nella Basilica Lauretana si vive questa festa con grande gioia. Padre Giuliano Viabile:

    “Certamente i doni, i frutti sono immensi: li vediamo noi in questo Santuario, dove vengono pellegrini da tutto il mondo e vengono così numerosi. Proprio all’interno delle umili pareti della Santa Casa si compie questa divina promessa fatta da Dio all’uomo subito dopo il peccato originale: 'Io porrò inimicizia tra te e la donna - dice la Genesi - tra la tua stirpe e la sua stirpe'. Quindi Maria diventa un po’ il faro per l’umanità, e questo noi lo sperimentiamo ogni giorno con la venuta di tanti e tanti pellegrini. Soprattutto, nel giorno dell’Immacolata avremo la Basilica stracolma di fedeli”.

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    Udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina al termine dell’udienza generale il prof. Carl Albert Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo. Questo pomeriggio riceve il cardinale Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Guadalajara (Messico), presentata dal cardinale Juan Sandoval Íñiguez, per raggiunti limiti di età. Gli succede il cardinale José Francisco Robles Ortega, finora arcivescovo di Monterrey.

    Il Papa ha nominato il rev. Michael Robert Kennedy, vescovo della diocesi di Armidale in Australia. Il rev. Michael R. Kennedy è nato il 13 maggio 1968 a Wagga Wagga ed è stato ordinato sacerdote il 14 agosto 1999.

    Il Santo Padre ha nominato consultori del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione i Reverendi: Mons. Georg Austen (Germania), del Clero dell'Arcidiocesi di Paderborn, Segretario generale di Bonifatiuswerk der deutschen Katholiken, Membro del Comitato centrale dei Cattolici tedeschi; Sac. Denis Biju-Duval (Francia), Docente Ordinario di Teologia della Carità presso l'Istituto Pastorale Redemptor hominis della Pontificia Università Lateranense in Roma, Membro della Comunità dell'Emmanuel; Sac. Achim Buckenmaier (Germania), Docente di Teologia Dogmatica nella Akademie für die Theologie des Volkes Gottes, istituita presso la Pontificia Università Lateranense in Roma; Sac. José Luis Del Palacio y Pérez-Medel, del Clero dell'Arcidiocesi di Madrid, Fondatore e membro del consiglio direttivo della Facoltà di Teologia Redemptoris Mater di Callao (Perú), Docente di Teologia e di Diritto Canonico; Sac. Marian Królikowski (Polonia), del Clero della Diocesi di Kielce, Fondatore della Scuola della Nuova Evangelizzazione «San Paolo», Fondatore e Priore della comunità di vita consacrata Koinonia San Paolo di Kielce; Mons. Sergio Lanza (Italia), del Clero della Diocesi di Como, Assistente Ecclesiastico Generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Docente Ordinario di Teologia Pastorale presso la Facoltà di Teologia e presso l'Istituto Pastorale Redemptor hominis della Pontificia Università Lateranense in Roma; Sac. Xavier Morlans i Molina (Spagna), del Clero dell'Arcidiocesi di Barcelona, Docente di Teologia Fondamentale presso la Facultat de Teologia de Catalunya di Barcelona; Mons. Antonio Pitta (Italia), del Clero della Diocesi di Lucera-Troia, Docente Ordinario di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense in Roma; Mons. Henryk Seweryniak (Polonia), del Clero della Diocesi di Płock, Docente di Teologia Fondamentale presso l'Universytet Kardynala Stefana Wyszyńskiego di Warszawa; e gli Illustrissimi Signori: Dott. Moysés Louro De Azevedo Filho (Brasile), Fondatore e Moderatore Generale della Comunità Cattolica Shalom, Associazione Internazionale di Fedeli; Dott. Curtis A. Martin (Stati Uniti d'America), Fondatore e Presidente di Fellowship of Catholic University Students (Focus), Docente aggiunto presso l'Augustine Institute di Denver; Dott. Ralph Martin (Stati Uniti d'America), Direttore dei Graduate Theological Programs in Evangelization presso la Sacred Heart School of Theology di Detroit; Prof. Thomas Söding (Germania), Docente di Nuovo Testamento nella Katholisch-Theologische Fakultät della Ruhr-Universität di Bochum, Membro della Commissione Teologica Internazionale; Dott.ssa Maria Voce (Italia), Presidente del Movimento dei Focolari (Opera di Maria); Dott. Petroc Willey (Gran Bretagna), Decano del Graduate Research presso il Maryvale Institute di Birmingham.

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    Mons. Mamberti all'Osce: 200 milioni di cristiani perseguitati o discriminati nel mondo

    ◊   Attenzione per i migranti, difesa delle libertà fondamentali, in particolare quella religiosa, tutela di Rom e Sinti, lotta al traffico degli esseri umani: è quanto chiede la Santa Sede all’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la Cooperazione in Europa, che da ieri ha riunito a Vilnius, in Lituania, il suo diciottesimo Consiglio ministeriale. Ad esprimere la posizione del Vaticano sugli impegni dell’OSCE, mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha sottolineato quanto oggi il diritto alla libertà di religione continui a essere ampiamente violato e che “potrebbero esserci più di 200 milioni di cristiani, di differenti confessioni” che subiscono discriminazioni. Il servizio di Tiziana Campisi:

    La Santa Sede apprezza “le misure per rafforzare la lotta al traffico illegale di armi leggere e di piccolo calibro e per rendere sicuro lo stoccaggio di munizioni convenzionali”, perché contribuiscono “alla lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato”, e saluta positivamente gli sforzi dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa nell’ambito della comunità internazionale per combattere la proliferazione delle armi di distruzione di massa e in generale per promuovere la sicurezza. Lo ha sottolineato mons. Dominique Mamberti nel suo intervento a Vilnius, che sta ospitando il XVIII Consiglio Ministeriale dell’Osce. Il segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati ha lodato anche i progetti volti a combattere la minaccia delle droghe illegali e dei precursori chimici ma si è soffermato soprattutto sulla necessità di difendere i diritti umani e le libertà fondamentali, in particolare quella di religione, che, sebbene proclamata “ripetutamente dalla comunità internazionale, nonché nelle costituzioni della maggior parte degli Stati” continua ad esser ampiamente violata. Mons. Mamberti ha ricordato, a tal proposito, quanto detto dal Papa nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace celebrata quest’anno circa i cristiani, “attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede” ed ha aggiunto che “potrebbero esserci più di duecento milioni di cristiani, di differenti confessioni, che sono in difficoltà per via di strutture legali e culturali che portano alla loro discriminazione”. Anche per questo ha auspicato la celebrazione di una Giornata internazionale contro la persecuzione e la discriminazione dei cristiani per sensibilizzare i governi. Ma tra le preoccupazioni della Santa Sede ci sono pure i migranti: la loro posizione nelle società, il loro ruolo economico, legati anche al ricongiungimento familiare che influisce sull’integrazione. A tal proposito mons. Mamberti ha detto che la Santa Sede appoggia la "good governance", quella orientata verso il bene comune, che “dovrebbe promuovere la partecipazione alla vita pubblica di tutti coloro che vivono nella società, incluse le Chiese, le comunità religiose e i credenti”. Infine il segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati ha chiesto tutela della dignità delle popolazioni Rom e Sinti, per i quali già l’OSCE ha elaborato un Piano d’Azione, e impegno contro il traffico degli esseri umani, lo sfruttamento sessuale e quello lavorativo che richiedono anche lotta alla corruzione ed educazione nelle scuole.

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    Al via il nuovo canale vaticano Youtube in francese

    ◊   Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano (Ctv) arricchiscono la loro offerta su Youtube. A partire da oggi sarà possibile accedere all’attualità del Papa e della Santa Sede, in francese, in video su Youtube.com/vaticanfr. Questo canale completa un’offerta che esiste già in italiano, inglese, tedesco e spagnolo. Alla sinergia fra Ctv e Radio Vaticana si aggiunge in questo caso la partecipazione attiva della televisione cattolica francese Kto, che assicura la versione francese dei brevi reportages in video sui principali appuntamenti pubblici di Benedetto XVI, inseriti ogni giorno sul nuovo canale VaticanFR di Youtube. La Chiesa Cattolica, sottolinea un comunicato sulla nuova iniziativa, “dimostra così ancora una volta il suo impegno nell’uso delle nuove tecnologie, che permettono di portare sempre più vicini ai fedeli la voce e gli insegnamenti del Papa”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Con il cuore dei piccoli: all'udienza generale il Papa prosegue la riflessione sulla preghiera di Gesù.

    Una convergenza di sforzi per rafforzare un dialogo di cultura e di pace: nell'informazione internazionale, l'intervento dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, al Consiglio Ministeriale dell'Osce, a Vilnius.

    In cultura, un articolo di Ramon Saiz-Pardo Hurtado dal titolo "Il canto che riposa nel fondo delle cose": nella musica liturgica si deve riflettere il mistero dell'Incarnazione.

    Stralci dal volume "Cardinale Antonio Poma nello spirito del Concilio", a cura di Stefano Siliberti, edito per il centenario della nascita del porporato che fu tra i padri conciliari e poi presidente della Conferenza episcopale italiana dal 1969 al 1979.

    Oggi don Bosco sarebbe su Facebook: sui settant'anni della Elledici, intervista di Antonio Carriero al direttore generale, don Valerio Bocci.

    Il voto di Rosmini per l'Amabilissima: Roberto Cutaia ricorda quando al preposito generale dell'Istituto della Carità venne chiesto di far parte della consulta per la definizione del dogma dell'Immacolata.

    A Parigi in scena i nodi della fecondazione in vitro: "La Croix" recensisce lo spettacolo di Peuret e Prochiantz.

    Non c'è una strada più bella: nell'informazione religiosa, l'arcivescovo Celso Morga Iruzubieta sulla pastorale per le vocazioni sacerdotali.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovi attentati in Afghanistan. Ong Awsso e Pangea: donne veicolo per la pace e lo sviluppo sociale

    ◊   Il presidente dell’Afghanistan Hamid Karzai è rientrato a Kabul, dopo aver annullato la prosecuzione del suo viaggio in Europa con una tappa anche a Londra, per esaminare la situazione dopo gli attentati di ieri nella capitale e a Mazar-i-Sharif, durante la celebrazione sciita della Ashura, con un bilancio di una sessantina di morti. Subito convocata una riunione di emergenza del Consiglio per la sicurezza nazionale, dopo che anche oggi almeno 19 civili sono rimasti uccisi per l'esplosione di una bomba artigianale nella zona di Helmand. Solo pochi giorni fa, alla Conferenza internazionale di Bonn, Karzai aveva affermato che “gli obiettivi di un Afghanistan stabile e autosufficiente” sono ancora lontani. Ma che Paese è oggi l’Afghanistan? Giada Aquilino lo ha chiesto a Naheed Abdullah, dell’Afghan Women Social Services Organization (AWSSO), associazione afghana che si occupa di microcredito per le donne, in collaborazione con la Fondazione Pangea Onlus che a Kabul ora ha in progetto di costruire una casa per mamme e bambini:

    R. – I think that Afghanistan is a country...
    L’Afghanistan è un Paese che racchiude gli interessi di molti altri Paesi e per questo motivo non possiamo dire che l’Afghanistan sia in pace, ma non possiamo nemmeno dire che sia completamente in guerra. E’ un Paese dove pace e guerra sono mescolati insieme agli interessi degli altri Paesi, che sono intorno e lontani dall’Afghanistan.

    D. – Che rappresentanza c’è stata della società civile alla Conferenza di Bonn?

    R. – Civil society wants that women have…
    La società civile pensa a un ruolo forte delle donne. C’è stata una piccola partecipazione della società civile attraverso l’Afghan Women Network di cui Awsso è parte: si tratta di una rete di organizzazioni di donne che lavorano ed hanno lavorato negli ultimi dieci anni moltissimo per garantire una posizione ed un miglioramento per le donne nella società e soprattutto nel processo di pace. Il problema è che vengono dati sempre solo pochi minuti alle donne in queste conferenze e non vogliamo che per pochi minuti venga negoziata la posizione delle donne in generale nella società afghana.

    D. – Quali sono le richieste delle donne nella società afghana oggi?

    R. – As we are working for afghan women...
    Noi, come organizzazione, ci chiamiamo Awsso, quindi “servizi sociali per le donne afghane”. Questo perché lavoriamo con donne estremamente povere, gente ordinaria, persone che non hanno per forza un’idea politica, non hanno per forza un’educazione. In realtà, però, hanno comunque un’idea ed un grosso desiderio dentro: prima di tutto, quello che vogliono le donne è la pace e poi, la seconda cosa, è avere una possibilità economica per ricominciare, per ricostruire la pace.

    D. – Come si fa ad avere questa possibilità economica? Sappiamo che ci sono dei progetti portati avanti da Pangea in Afghanistan. Come avviene il vostro lavoro?

    R. – I’m responsible for this project…
    Sono responsabile del progetto di microcredito ‘Jamila’ di Pangea in Afghanistan, per cui noi incontriamo veramente tantissime donne. Lavoriamo a Kabul dove ci sono oltre 5 milioni di persone oggi e nell’arco di un anno lavoriamo con almeno 500 donne. Non è un progetto di pura assistenza, non è un aiuto per cui le donne si devono sedere e aspettare, ma è invece un aiuto per cui le donne devono attivarsi, lavorare sul prestito che diamo loro, perché solo in questa maniera si sentono responsabili e coinvolgono tutta la famiglia intorno a loro. Questo è quindi un progetto che, in maniera molto semplice, ha un grosso impatto, perché riesce a coinvolgere - a partire da una donna - tutta una famiglia. Il progetto si indirizza chiaramente alle donne che hanno una professione, che sanno gestire un piccolo business. Molto spesso però ci sono donne che non hanno capacità imprenditoriale e quindi si guarda al nucleo familiare: se ci sono il marito o il figlio che, invece, hanno delle capacità commerciali. E poi, attraverso la donna, si dà il microcredito a tutta la famiglia. A seguire, inizia una vera e propria formazione su cosa sia il microcredito, su come funzionerà in tutto l’intero anno, dopo di che queste persone otterranno i soldi. C’è poi la distribuzione e dopo la restituzione. Tutto questo è accompagnato anche da corsi che le donne devono fare: corsi sulla salute, sui propri diritti, sulla matematica, sull’imparare la contabilità, visto che gestiscono dei soldi. La cosa veramente importante, rispetto a questo progetto, è il risparmio. Alla fine di un anno alle donne viene restituito tutto il risparmio accumulato e loro sono veramente felici.

    D. – Ricordi una frase che una di queste donne di cui vi occupate ti ha detto, sia per ringraziarti sia per parlare del suo futuro?

    R. – Yes, I remember one sentence...
    Sì. C’è una frase di una donna che mi ha molto colpito: era la terza volta che prendeva il microcredito per rafforzare il proprio business; aveva chiesto un quarto microcredito e noi le abbiamo detto che i prestiti si potevano concedere solo tre volte. Lei mi disse: “No, non dire così, perché non ti lascerò mai; se un giorno andrai in cielo ti prenderò per i piedi per riportarti in terra e se invece andrai sotto terra ti riprenderò per le orecchie per riportarti su, perché voi siete assieme a noi per sempre”.(ap)

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    Libia. Il Cnt: Tripoli smilitarizzata entro il 31 dicembre

    ◊   A quasi due mesi dall’uccisione di Muammar Gheddafi, la Libia cerca di avviare il difficile percorso di stabilizzazione e di creazione di uno Stato democratico. Il Consiglio di Transizione ha annunciato la smilitarizzazione di Tripoli entro il 31 dicembre, ma sono ancora molti i focolai di violenza, innescati dalle faide tra le varie tribù, che minano l’inizio della convivenza civile e pacifica. Ma come appare la Libia oggi dopo la sanguinosa guerra civile che ha provocato la caduta del vecchio regime? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Cristiano Tinazzi, appena rientrato da Tripoli:

    R. – Ci sono città come Bengasi e Tripoli che hanno lentamente ripreso a vivere nella normalità anche se a Tripoli ultimamente ci sono problemi con le milizie, mentre invece altre zone del Paese come Sirte e Bani Walid sono ancora completamente lasciate in mano a loro stesse: non c’è ancora possibilità di comunicare, le infrastrutture sono distrutte e ultimamente ci sono anche stati agguati alle forze rivoluzionarie, quelle del nuovo governo, e una serie di vendette che non si placano nella zona tribale di Bani Walid.

    D. – Sta in qualche modo prendendo piede l’appello fatto dalla rete terroristica Al Qaeda, cioè di non deporre le armi e di schierarsi contro qualsiasi costituzione di uno Stato che potrebbe dialogare con l’occidente…

    R. - La questione della penetrazione di Al Qaeda in Libia è un dato di fatto. Bisogna vedere però anche come reagiranno i capi militari. Certo è che ogni milizia non rinuncerà alle armi fino a quando non avrà garanzie in cambio. Tripoli ha un’amministrazione civile, ci sono volontari che reggono il Tripoli local council che non vogliono le armi in città, che vogliono ristabilire l’ordine, vogliono la polizia locale e stanno chiedendo in tutti i modi la formazione di un esercito nazionale. Fino a questo momento ci si spara di notte tra milizie che occupano Tripoli, provocando anche morti e feriti e terrore tra la popolazione. Questo è un dato di fatto che mina la sicurezza della città soprattutto di notte. Di giorno questa cosa è molto meno visibile.

    D. – Si intravede, comunque, l’inizio di un processo di realizzazione di uno Stato unitario o prevalgono ancora le faide tra le varie tribù?

    R. - C’è da parte di una minoranza - una minoranza attiva, giovane, che viene dall’estero e che fa parte della diaspora libica - la volontà di creare uno Stato moderno, magari su un’impronta di tipo europeo, che vuole cambiare le cose, tant’è che addirittura a Tripoli sono apparsi cartelli bilingue per invitare i cittadini a comunicare con la municipalità. Dall’altra parte però ci sono situazioni che ancora non sono chiare: i berberi, per esempio, sono stati esclusi dal nuovo governo e sono sempre in piazza a Tripoli per chiedere i loro diritti perché si ritengono discriminati come all’epoca di Gheddafi. Quindi ci sono ancora incognite da chiarire, però soprattutto nella capitale ci sono segnali positivi.

    D. - Per uno Stato impegnato nella ricostruzione molto importante è l’aspetto economico. La Nato ha annunciato che non chiederà i costi della guerra e poi è importante sapere come va la produzione del petrolio, se è ripresa…

    R. – Si pensa di arrivare a pieni ritmi, come nell’epoca precedente alla guerra, entro il 2012. Ci sono problemi per quanto riguarda il flusso monetario nel Paese perché ancora oggi i cittadini non possono ritirare soldi dalle banche, massimo 750 dinari al mese, con i quali non si vive oggi: sono aumentati i prezzi, c’è un’inflazione molto forte, quindi il potere d’acquisto sta calando, e ci sono ancora molte aziende che non hanno ripreso a lavorare, soprattutto aziende estere. C’è un problema anche per quanto riguarda il pagamento degli stipendi, c’è un problema di liquidità nel Paese. C’è un problema a far ripartire il tutto ed è una cosa che avverrà sicuramente con gradualità.

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    Il cardinale Scola per la Festa di Sant'Ambrogio: impegnarsi tutti per uscire dalla crisi

    ◊   Un appello a cambiare stile di vita e ad impegnarsi, tutti insieme, per uscire dalla crisi: lo ha lanciato ieri, il cardinale, Angelo Scola, nel suo primo discorso alla città, il tradizionale appuntamento dell'arcivescovo di Milano alla vigilia della festa di Sant'Ambrogio. Il porporato, parlando nella Basilica di Sant'Ambrogio, ha ribadito la necessità di mettere la famiglia al centro delle politiche economiche e sociali. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna:

    Non è solo una crisi economico e finanziaria quella che stiamo vivendo. E’ un travaglio ed una transizione generata anche dalla mancanza di fiducia e di coesione. Per affrontarla, secondo il cardinale Angelo Scola, bisogna ripartire dal ripetuto invito di Benedetto XVI ad un serio ripensamento della ragione, sia economica che politica. Sì allora alla richiesta dei sacrifici, se imposti secondo giustizia ed equità, inseriti in una prospettiva di sviluppo integrale che non si misura solo con la crescita del prodotto interno lordo:

    “Sia l’economia reale, sia la finanza hanno bisogno del ‘ben fatto’, cioè del bello e del buono. Lo sapevano bene i nostri artigiani! E questo è il senso profondo, non ancora colto, non capito, del richiamo al gratuito contenuto nella ‘Caritas in veritate’. Non è un richiamo a fare gratis: è il richiamo a rispettare l’oggetto del lavoro a tutti i livelli, nella sua bontà e nella sua bellezza intrinseca”.

    La situazione di crisi è maturata anche in seguito all’aver assunto la massimizzazione del profitto come unico obiettivo, rinunciando ad ogni riferimento al trascendente. Di più: c’è stata, per Scola, un’irresponsabilità diffusa, a spendere quello che ancora non si era guadagnato. Ora, impegnandosi ciascuno personalmente e tutti insieme, si deve ripartire rimettendo il “bello” e il “buono” sia nell’economia che nella finanza. Un impegno che parte più decisamente da ciascuno di noi e dai cattolici, chiamati anche a chiedersi se non siano stati in qualche modo complici di questa situazione:

    “Qual è la strada? Persuadere attraverso l’unico modo persuasivo: l’autoesposizione, la testimonianza, persuadere ogni nostro fratello uomo ad assumere un pensiero ed una pratica di pace fin nei più piccoli comportamenti quotidiani. Così ciascuno di noi potrà dare il suo contributo a far sì che la situazione in atto non esasperi i conflitti ma rappresenti una risorsa per il futuro”.

    Il porporato ricorda poi l’esigenza di politiche più decise per la famiglia, lasciata sola ad affrontare la crisi; per i giovani, il cui deficit di futuro incide negativamente sull’andamento demografico. ‘Crisi’ non significa dimenticarsi degli anziani e degli emarginati; mentre per gli stranieri si può pensare a un’immigrazione sostenibile, rivendendo quantità e caratteristiche dei flussi. Annunciato, infine, il rilancio del "Fondo Famiglia e Lavoro" creato dal cardinale Tettamanzi, per sostenere chi viene più toccato dalla crisi con la perdita del posto di lavoro.

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    Eurispes-Telefono Azzurro: adulti e giovani, due mondi paralleli

    ◊   I genitori sono per i ragazzi un porto sicuro ed un modello di comportamento. Lo evidenzia l'Indagine Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza di Telefono Azzurro ed Eurispes presentata oggi a Roma. La fotografia, degli atteggiamenti, delle idee e dei comportamenti, mette in evidenza che tra i 12 ed i 18 anni aumenta esponenzialmente l’uso di Tv, cellulare e computer e circa la metà rischia la cyber-dipendenza. Tra i principali comportamenti a rischio l’abuso di alcol. Massimiliano Menichetti:

    Bambini e adolescenti sempre più tecnologici, lo dice la ricerca presentata da Telefono Azzurro ed Eurispes. Televisione, cellulari, computer sono sempre più utilizzati per intrattenimento, relazione ed informazione. Facebook è il social network più popolare l'85,6% dei ragazzi tra i 12 ai 18 anni hanno un profilo e il 42% passa davanti al Pc almeno da 1 a 2 ore al giorno come per la Tv. Confermato anche il trend della comunicazione tra i giovanissimi tramite SMS, il 42,8% invia oltre 10 messaggini al giorno. Le paure più grandi degli adolescenti sono quelle di deludere i genitori (20,6%), visti come un porto sicuro, di restare soli (19,4%), di subire molestie e aggressioni dagli adulti (10,6%). Dato quest’ultimo che si ritrova anche tra le paure dei genitori, così per il 53,8%. Il presidente di Eurispes Gian Maria Fara:

    "E' la fotografia di un mondo che produce ansia, produce insicurezza, produce incertezza e sia i genitori che i figli devono confrontarsi con un mondo sempre più svincolato da ogni sistema di valore: pochi valori, con pochi punti di riferimento".

    Gli adulti si autodefiniscono affettuosi ma severi, e ammettono di incontrare delle difficoltà nel rapporto con i più piccoli. Temono di non riuscire a comprendere i ragazzi, che siano infelici o si ammalino. Rispetto al passato denunciano una perdita di autorevolezza in una società definita “sempre più insidiosa per i giovani”, percepiti come “fragili”. Ancora Gian Maria Fara:

    "Io ho la sensazione che ci troviamo di fronte a due mondi paralleli, quello degli adulti e quello dei ragazzi. In parte perché i genitori vorrebbero passare più tempo con i figli e in parte perché i genitori quando riescono a stare con i figli dovrebbero affrontare temi e questioni di maggior spessore della vita quotidiana".

    Tra i principali comportamenti a rischio, l’alcol. La ricerca rileva che il 53,8% dei giovani tra i 16 e i 18 anni dice di ubriacarsi (il 5,8% spesso, il 25,6% qualche volta, il 22,4% raramente), manca formazione e consapevolezza anche sul fronte sessuale il 30,9%, ha rapporti intimi. Il 3,9% dei ragazzi ha fatto uso di droghe tra cui ecstasi e cocaina. Allarmante la percentuale di coloro che almeno una volta hanno usato marijuana e hashish che sono il 9,4% (spesso il 2,2%, qualche volta 3,6%, raramente 3,6%). ''All'interno della nostra società, ha dichiarato il presidente dell'Eurispes, Gian Maria Fara agli adolescenti viene destinata un'attenzione discontinua e irregolare e lunghi sono i periodi di trascuratezza''. Sul fronte istruzione gli adolescenti leggono la scuola come un luogo (32,5%) che prepara al mondo del lavoro, aiuta a far maturare (27,8%) e accresce la cultura (26,6%). I ragazzi vorrebbero però più spazio per sport (16,1%) e attività pratiche (15,6%) e desidererebbero sentirsi più partecipi della vita scolastica. Gian Maria Fara:

    "E' un'indagine che deve far riflettere, deve stimolare l'apertura di una discussione seria. E' una situazione di profondo disagio, un disagio che vivono nello stesso tempo i giovani e i genitori. Avremmo tutti bisogno di punti di riferimento certi, di punti di riferimento chiari, che tuttavia mancano nella nostra società".

    Passando infine al capitolo estetico, un adolescente su 5 ha un piercing, il 7,5% un tatuaggio, il 2,3% ha fatto ricorso alla chirurgia per migliorare il proprio aspetto o modificare qualche particolare fisico.

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    Chiesa e Società



    Myanmar: il cardinale Martino e Aung San Suu Kyi a Yangon per il centenario della cattedrale

    ◊   Le celebrazioni per i 100 anni della cattedrale di Santa Maria a Yangon – da poco restaurata – sono occasione di “riconciliazione con Dio, riconciliazione con gli altri e riconciliazione di ciascuno con la propria coscienza personale”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews l’arcivescovo Charles Bo, alla vigilia della Messa solenne in programma domani, 8 dicembre, giorno in cui la Chiesa cattolica festeggia l’Immacolata Concezione di Maria. Il prelato conferma inoltre la presenza alla funzione – “dall’inizio fino alla fine della messa”, specifica – della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, di fede buddista. Fonti governative aggiungono che interverrà anche il ministro birmano degli Esteri, ma “non si tratterà oltre l’omelia”. La Santa Sede ha inviato come proprio rappresentante il cardinale Renato Raffaele Martino, che presiederà il rito e leggerà un messaggio di papa Benedetto XVI. “Aung San Suu Kyi sarà presente alle celebrazioni per il centenario della cattedrale", racconta mons. Bo, dal 2003 alla guida della diocesi. Il prelato conferma il “rapporto personale” con la leader dell’opposizione birmana, che “dura da molti anni” ed è frutto di “molti incontri. È più di una conoscenza formale” continua il 63enne arcivescovo di Yangon, ed è per questo che “ha voluto unirsi a noi per mostrare solidarietà al popolo e per mostrare che incoraggia tutte le religioni, tutte le nazionalità e tutti i gruppi etnici”. Alle celebrazioni in programma domani sono invitati rappresentanti di tutte le regioni, in una nazione a stragrande maggioranza buddista in cui i cattolici sono circa l’1% della popolazione e i cristiani arrivano al 4%. Negli ultimi tre anni la cattedrale, sottolinea mons. Bo, è stata “sottoposta a un profondo restauro”, con “un’accelerazione dei lavori nell’ultimo anno”: Il motto dell’arcidiocesi di Yangon è “Rinnovare tutte le cose in Cristo” e proprio per questo, spiega il prelato, nel corso dell’anno “abbiamo organizzato ritiri spirituali e celebrazioni del sacramento della riconciliazione, preghiere speciali giornaliere e ora la Novena: in migliaia hanno partecipato ed è stata davvero incoraggiante la risposta dei fedeli. Tutti questi eventi sono stati vissuti all’insegna della preghiera e della riflessione” aggiunge l’arcivescovo, che conferma la presenza domani di “migliaia di fedeli alla messa e alla processione” per quella che definisce “una bellissima esperienza” per la Chiesa. Mons. Bo sottolinea il processo di riconciliazione in Myanmar che coinvolge anche i cattolici birmani: “mentre ci apprestiamo a ricostruire in Cristo – spiega – l’amore perduto, la verità offuscata, le relazioni personali congelate, dobbiamo impegnarci a ricostruire le nostre vite, con legami di vero affetto”. Egli chiede di “pregare per il Paese, perché possiamo vivere in una Nuova Gerusalemme” in cui risplendono – come la rinnovata cattedrale – la libertà e la dignità dell’uomo. E auspica che il popolo “si prepari” con la preghiera e la devozione a una nuova epoca, caratterizzata da una “vera libertà”. La cattedrale di Yangon è il principale luogo di culto del Myanmar e uno dei più importanti di tutta l’Asia. Il luogo di culto realizzato sullo stile gotico è stato sottoposto a una profonda opera di restauro durata tre anni: il tempo, i danni causati dal terremoto del 1930, le bombe della Seconda Guerra mondiale e il passaggio del ciclone Nargis nel 2008 hanno imposto un’opera di sistemazione che si è conclusa nelle scorse settimane. L’intervento ha comportato la sostituzione di 88 vetrate che, opera di artisti thai, recano impresse, fra gli altri, le immagini dei 12 apostoli e della vita di Cristo. Infine, dietro la statua dell'Immacolata è stata posizionata una luce per renderla visibile anche di notte. (R.P.)

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    Pakistan: indagini in corso per l'omicidio della giovane cattolica uccisa da un musulmano

    ◊   La comunità cattolica locale già la chiama “la Maria Goretti del Pakistan” e la ricorda come “martire della fede”. Mentre la Chiesa di Faisalabad è ancora scossa per l’omicidio della 18enne cattolica Mariah Manisha, uccisa da un musulmano per aver rifiutato la conversione forzata e il matrimonio islamico, alcuni leader islamici locali stanno cercando di “comprare il silenzio” della famiglia della vittima. Come riferiscono fonti dell'agenzia Fides, i capi musulmani intendono applicare il meccanismo islamico del “diyat”, il cosiddetto “prezzo del sangue”, previsto dalla sharia: grazie ad una adeguata “compensazione economica”, la famiglia della vittima concede il perdono all’omicida, e questo spiana la strada al suo rilascio, mettendo fine alla vicenda, senza alcuna punizione legale. Il musulmano Mohammad Arif Gujjar, che l’ha uccisa il 27 novembre 2011, appartiene infatti a una famiglia ricca, in contatto con personaggi politici di rilevo in Punjab e con influenti leader religiosi islamici. Mentre l'assassino è stato arrestato e le indagini proseguono, anziani leader musulmani stanno visitando la famiglia per porgere le condoglianze ma anche per offrire denaro in cambio del “silenzio”. I genitori di Mariah, Razia Bibi e il padre Manisha Masih, che vivono nel villaggio di Samundari e hanno altri cinque figli, sono indignati da tali proposte. Mons. Khalid Rashid Asi, vicario generale di Faisalabad e presidente della Commissione diocesana per i giovani, spiega a Fides: “Stiamo seguendo con attenzione e con commozione questa vicenda. Aspettiamo la chiusura definitiva dell’inchiesta delle forze dell’ordine. Poi, come Chiesa locale, esamineremo il caso e tutte le testimonianze, valutando se segnalare Mariah alla Conferenza episcopale, come martire della fede”. In un altro delicato caso, Martha Bibi, donna cristiana vittima di false accuse di blasfemia, è stata rilasciata su cauzione a fronte del pagamento di 100.000 rupie, grazie all’intervento dell’Ong Lead (Legal Evangelical Association Development). La donna, che viveva nel villaggio di Kot Nanak Singh, in Punjab, è accusata di aver offeso il Corano e il profeta Maometto nel gennaio 2011. Il processo è comunque in corso a Lahore. Haroon Barkat Masih, direttore della Ong cristiana “Masihi Foundation”, che si occupa di Asia Bibi, commenta che “i due strumenti principali per colpire i cristiani in Pakistan sono proprio la legge sulla blasfemia da un lato, il ‘diyat’ dall’altro. Prima i fedeli vengono uccisi o messi in carcere con false accuse, poi si cerca di comprare il silenzio delle famiglie, per rimettere in libertà i criminali”. (R.P.)

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    Congo: aumenta la tensione dopo il rinvio dei risultati delle presidenziali

    ◊   “La tensione in città non è diminuita, il traffico è scarso, anche perché diverse attività sono chiuse e i genitori hanno preferito non mandare i figli a scuola” dicono all’agenzia Fides fonti della Chiesa locale da Kinshasa, dove ieri, la Commissione elettorale Indipendente (Ceni) ha rinviato di 48 ore la pubblicazione dei risultati completi delle elezioni presidenziali del 28 novembre, perché non sono pervenuti ancora i verbali di tutti i centri elettorali. “Sono nate polemiche perché il mandato del Presidente uscente Kabila (che è in testa nello spoglio parziale dei voti) sarebbe scaduto ieri. Ma un portavoce della Presidenza ha affermato che, secondo la Costituzione, il mandato del Presidente non scade finché non viene proclamata l’elezione del nuovo Capo di Stato. L’opposizione invece sostiene che Kabila si deve comunque dimettere e la funzione di Capo dello Stato viene assunta provvisoriamente dal Presidente del Senato” dicono le fonti di Fides. “Le autorità hanno vietato assembramenti e spostamenti di più di 4 persone, mentre la radio locale trasmette pochissime notizie relative alle elezioni”. La Conferenza episcopale congolese ha annunciato che non può pubblicare i rapporti dei suoi osservatori elettorali dispiegati su tutto il territorio nazionale, perché molti di loro sono impossibilitati a comunicare con Kinshasa a causa dell’interruzione delle comunicazioni via Sms. “La possibilità di inviare Sms è stata interrotta da 3 giorni, ma le connessioni Internet funzionano. Una delle ragioni del blocco degli Sms è impedire ai partiti di accrescere la tensione inviando i loro dati elettorali alla popolazione”. In altre occasioni (come in Kenya nel 2008) gli Sms sono stati utilizzati per diffondere messaggi di odio ed organizzare proteste violente. (R.P.)

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    Burundi: arrestato il magistrato del processo per i due missionari uccisi a Kiremba

    ◊   È stato arrestato dopo un interrogatorio il magistrato che ha presieduto, la scorsa settimana a Ngozi, il processo dei due assassini della religiosa croata Lukrecija Mamic e del volontario italiano dell’Associazione cooperazione missionaria (Ascom) di Legnago, Francesco Bazzani. Secondo la procura della Corte d’appello, - riferisce l'agenzia Misna - il giudice Remy Nsabimana è accusato di aver sottratto illegalmente alcuni documenti cartacei del processo. Ma Nsabimana denuncia di essere stato arrestato perché durante il processo, ha concesso la parola ai due imputati, due giovani burundesi, “consentendo loro di dichiarare di aver agito su commissione e mettendo così il governo in imbarazzo”. Per l’attacco del 27 novembre contro il complesso dell’ospedale di Kiremba, nel territorio di Ngozi, nel nord del Paese, sono stati condannati all’ergastolo due giovani bloccati poco dopo il crimine, che hanno confessato. Oltre alle due vittime, una religiosa italiana, suor Carla Brianza, delle Ancelle della Carità, è stata ferita alle mani ed è tornata in patria, insieme a un’altra consorella. L’ospedale di Kiremba, gestito dalle missionarie e dall’Ascom, è uno dei più importanti della regione. (R.P.)

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    Kenya: migliaia di vittime delle alluvioni. Hanno urgente bisogno di cibo, tende e medicine

    ◊   Le forti piogge che si stanno abbattendo sul Kenya hanno portato via ponti e interrotto molte strade, rendendo più difficile il soccorso alle migliaia di persone rimaste senza casa a causa delle inondazioni. Secondo la Croce Rossa del Kenya, da ottobre sono morte almeno una dozzina di persone e altre 40 mila sono rimaste vittime dei disastri naturali. Negli ultimi giorni, a causa di una frana a Keiyo, nella Rift Valley, sono morte altre persone e altre ancora a Nyanza, nel Kenya occidentale e nella zona costiera. A Garbatula, distretto di Isiolo, centinaia di contadini hanno perso i raccolti. In altre zone del Paese c’è il pericolo di epidemie di malattie causate dall’acqua inquinata dall’esplosione delle latrine e dei pozzi, e in altre zone dalla rottura delle condutture. Secondo la Commissione nazionale per i Diritti Umani del Kenya, che controlla la zona settentrionale del Paese, le inondazioni hanno colpito l’intera contea di Isiolo, con la rottura degli argini del fiume Ewaso Nyiro. Garfarsa, Kombola, Sericho, Merti e Garbatula sono alcune delle aree più gravemente colpite. Gli sfollati e le persone in maggiori difficoltà hanno urgente bisogno di aiuti alimentari, zanzariere, tende, coperte, utensili da cucina e medicine. Pochi giorni fa anche il fiume Nzoia ha rotto gli argini, facendo evacuare migliaia di persone nelle aree di Budalang'i, Bunyala e Funyula, nel Kenya occidentale. Altre migliaia di vittime sono state registrate nelle aree di Nyando e Nyatike, Nyanza e nella Provincia costiera dove, nel mese di ottobre, le piene improvvise hanno causato gravi danni alla popolazione, distrutto scuole e sistemi di depurazione. Nel mese di novembre il Global Disaster Alert insieme al Coordination System aveva lanciato un allarme per le alluvioni in Kenya, dopo che oltre 300 famiglie erano state sfollate e il bestiame travolto dalle inondazioni a Wajir, nel Kenya settentrionale. (R.P.)

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    Filippine: più vicina la pace con i ribelli islamici. L'impegno delle religioni

    ◊   Il governo di Manila intende siglare entro tre mesi un nuovo trattato di pace con i ribelli islamici nelle Filippine Sud: è quanto afferma la delegazione governativa durante un nuovo round di negoziati di pace con i gruppi islamici, in corso nella capitale malaysiana Kuala Lumpur. Scopo del governo, spiegano fonti di Fides, è concludere ufficialmente le ostilità con i militanti del “Moro Islamic Liberation Front” in un’area dove imperversano bande di fuorilegge che prendono di mira cittadini occidentali, turisti, preti e missionari, per ottenere denaro e finanziare attività di guerriglia Si è invece appena conclusa la “Settimana della Pace a Mindanao”, organizzata dai leader religiosi cristiani e musulmani del “Bishops-Ulama Forum”, tenutasi dal 28 novembre al 4 dicembre scorsi. L’iniziativa, spiegano gli organizzatori, mira a “creare una cultura di pace tra i popoli di Mindanao”. Alla Settimana, celebrata in ogni provincia dell’isola, hanno aderito numerose associazioni, istituti religiosi, scuole e università cristiane e musulmane, che hanno dato vita a incontri e celebrazioni. Da oggi al 9 dicembre si tiene inoltre il “Muslim-Christian Youth Peace Camp”, che coinvolge giovani cristiani e musulmani in un’esperienza di dialogo, riflessione e vita comune, al fine di contribuire alla pace sociale. (R.P.)

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    Colombia: vescovi disposti a mediare con le Farc

    ◊   La Chiesa cattolica in Colombia si rende “disponibile a dialogare direttamente con la guerriglia, per sedersi ad un tavolo di trattative, ascoltare tutte le posizioni e giungere ad un accordo umanitario che ponga fine a questo conflitto che dura da oltre 60 anni”: lo ha detto mons. Juan Vicente Cordoba, segretario generale della Conferenza episcopale colombiana, partecipando a Bogotà alla Marcia in favore dei sequestrati. La Chiesa sta cercando di promuovere la pace in Colombia, dove è in atto un conflitto con le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), con migliaia e migliaia di vittime e centinaia di sequestrati. La marcia di ierii, convocata dal presidente della Repubblica Juan Manuel Santos, dalla Chiesa cattolica e dalle forze sociali, segue l’uccisione nei giorni scorsi, di quattro militari dell’esercito governativo, sequestrati da dodici anni. Sono stati uccisi con un colpo alla nuca dai ribelli delle Farc durante un tentativo di liberazione dei governativi. Mons. Cordoba ha lanciato un appello all’attuale leader delle Farc Timoleòn Jimenez, perché “rifletta e abbandoni le armi”, ricordando la disponibilità dei vescovi colombiani a “cercare insieme la pace”. Presente alla marcia anche Cristiano Morsolin, operatore di reti per la difesa dell’infanzia, che ricorda la presenza nei conflitti “di bambini soldato sequestrati dalle guerriglie”. (A.L.)

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    Messico: la Chiesa chiede di risolvere i problemi veri del Paese

    ◊   L'arcidiocesi di Mexico ha chiesto a tutte le istituzioni politiche del Paese di fermare "l'effervescenza" politica pre-elettorale e di affrontare in modo responsabile le emergenze nazionali che sono ben lontane dalla sfrenata sete di potere di alcuni: la spirale crescente di violenza, la crisi che continua a generare tanti poveri, e la corruzione, che fa del Messico un luogo di morte per i migranti, siano essi messicani o centroamericani. Nel suo organo ufficiale di informazione, "Desde la fe", ripreso dall'agenzia Fides, l'arcidiocesi critica duramente il fatto che la classe dirigente e politica, i media e l'opinione pubblica in generale, si dedichino quasi interamente ad argomenti banali dinanzi ai veri problemi nazionali. In particolare si lamenta, nel testo inviato all’agenzia Fides, “l'indolenza, l'indifferenza e a quanto pare anche il disprezzo dei politici nei confronti dei migranti. Sono tutti più impegnati nella tutela dei loro interessi personali che nel calvario che vivono i nostri fratelli messicani nel vicino paese del nord". La classe politica è riuscita ad evitare completamente nel dibattito pubblico questa tematica chiave. Questa indolenza ha permesso, come non era mai successo prima negli Stati Uniti, di emanare una dopo l'altra delle leggi contro la dignità dei migranti e dei loro diritti umani fondamentali, "senza vedere una reazione decisa del nostro governo contro l'atteggiamento arrogante, xenofobo e razzista di quel Paese” è scritto nell’editoriale. “La riforma migratoria approvata in Messico non deve rimanere lettera morta” continua il testo. “Lo stesso governo federale deve garantire l’attuazione della legge che protegge i nostri fratelli centroamericani, e così mettere fine alla corruzione e alla violenza che ogni giorno uccide persone innocenti, che cercano solo un lavoro e una vita degna di chiamarsi umana” conclude il testo. (R.P.)

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    Haiti: mons. Louis Kébreau insignito del premio “Notre-Dame”

    ◊   All’arcivescovo di Cap Haïtien, mons. Louis Kébreau, è stato conferito, dall’Università cattolica statunitense “Notre-Dame”, il premio per i servizi civici resi ai cittadini dell’America Latina. La cerimonia di conferimento del premio avrà luogo domani, a Cap Haïtien. Messo in palio ogni anno, a partire dal 2000 dall’Università cattolica americana, il Premio “Notre Dame” riconosce gli sforzi delle autorità che lavorano per migliorare il benessere nella regione, rafforzando la democrazia e migliorando la vita dei cittadini. “L’arcivescovo Kebreau - ha dichiarato don John I. Jenkins, presidente dell’Università di Notre Dame – è sempre stato un difensore dei poveri e si è dedicato a promuovere opportunità per i bambini haitiani, affinché avessero accesso ad un’educazione di qualità. Dopo il terremoto del 2010 – ha aggiunto - ha aiutato gli haitiani a ricostruire le scuole e le chiese danneggiate e, nel contempo, si è preso cura dei loro bisogni fisici e spirituali”. Mons. Kébreau dal 2005 è anche presidente della Conferenza episcopale di Haiti. In questi anni la Chiesa locale ha agito con grande fervore per la ricostruzione materiale e umana del Paese. L’arcivescovo ha anche contribuito a creare a sviluppare il progetto “Proche” per la ricostruzione efficace, rapida e trasparente degli edifici di culto. “Mons. Kébreau - ha detto Caleb E. Lucien, presidente della “Hosean International Ministries” - è stato un difensore dei poveri e dei più bisognosi. “Non ha paura – ha spiegato - di prendere posizione per la giustizia né di affrontare la mancanza di responsabilità e la corruzione con una santa collera”. Il Premio Notre Dame, assegnato dal “Kellogg Institute for International Studies” dell’Università di Notre Dame, prevede una somma di 15mila dollari. A questi si aggiunge una somma equivalente che viene devoluta ad un organismo di beneficenza su indicazione del premiato. La scelta di mons. Kébreau è ricaduta sull’organizzazione “Action et Solidarité contre la Pauvreté”, impegnata nel sostegno all’educazione dei giovani. (I.P.)

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    Filippine: un premio per la pace a padre Tentorio

    ◊   Un premio per la pace è stato assegnato, postumo, a padre Fausto Tentorio, missionario del Pontificio Istituto delle Missioni Estere (Pime), assassinato il 17 ottobre scorso ad Akaran, sull’isola meridionale di Mindanao. Il premio è stato ritirato da padre Giulio Mariani, direttore del Centro missionario Euntes a Zamboanga. Il riconoscimento viene conferito ogni anno da un’organizzazione locale impegnata nella sensibilizzazione al dialogo tra le religioni e nell’educazione alla pace. La consegna del premio si inserisce nella cornice della “Settimana della pace”, celebrata a cavallo tra novembre e dicembre. Padre Tentorio – ‘Padre Pops’ come veniva chiamato dagli autoctoni – è stato ricompensato per il suo impegno a sostegno dei tribali. Padre Gianni Re, superiore regionale del Pime, ha ricordato all'agenzia Misna che le indagini sull’omicidio di padre Tentorio non hanno finora portato a nessun esito. Si è ancora alla ricerca di eventuali testimoni che abbiano assistito al crimine o visto fuggire gli autori materiali dell’assassinio. Una ‘task force’ speciale sta conducendo l’inchiesta. Padre Tentorio, 59 anni, da oltre 32 nelle Filippine, è stato ucciso all’uscita dalla casa parrocchiale di Akaran, nella diocesi di Kidapawan (provincia di Nord Cotabato). Stava per andare a Kidapawan per partecipare a un incontro con altri esponenti del clero locale. Un uomo, con il volto coperto, si è avvicinato e lo ha ucciso a colpi di pistola prima di fuggire e raggiungere un complice che lo aspettava in moto. (A.L.)

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    India: no a contenuti blasfemi sul web

    ◊   L'India ha chiesto agli operatori di social network e siti web, come Facebook, Google, Skype e Yahoo, di rimuovere il materiale che risulti offensivo nei confronti di leader politici e gruppi religiosi. Il ministro indiano delle telecomunicazioni, Kapil Sibal, ha chiesto di mettere in atto meccanismi di controllo, negando che si tratti di “censura”. “Dobbiamo curare la sensibilità della nostra gente: il nostro ethos culturale - ha spiegato - è molto importante per noi”. Il ministro ha rimarcato l’intento di “garantire che materiale blasfemo non sia diffuso su qualsiasi piattaforma web”, parlando di “necessità di preservare l’armonia”. Padre Charles Irudayam, segretario della “Commissione Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale dell’India commenta all’agenzia Fides: “Se pensiamo alla tutela dei diritti e delle libertà individuali, la richiesta del governo somiglia molto alla censura. D’altra parte le autorità hanno il dovere di fermare ideologie e gruppi terroristi che vogliono destabilizzare il Paese, e di garantire la sicurezza”. “Il confine è molto sottile. Va detto che in India ci sono molti gruppi fondamentalisti che propagano odio religioso attraverso il web. In ogni caso, per tutelare realmente ed efficacemente l’armonia religiosa, il passo più urgente è l’approvazione del disegno di legge per prevenire la violenza contro le minoranze religiose, che giace in Parlamento, e che noi, come Chiesa cattolica, sosteniamo fortemente”. L'India ha oggi 100 milioni di utenti Internet (su una popolazione di 1,2 miliardi). Le autorità indiane sono state colte di sorpresa, all'inizio del 2011, quando una campagna anti-corruzione moltiplicatasi rapidamente su Facebook, Twitter, sui blog e su altri siti web, ha riunito migliaia di persone nella protesta. (A.L.)

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    Cina: si è spento mons. Antonio Zong Changfeng, vescovo nell'Henan

    ◊   Il 22 novembre scorso si è spento mons. Antonio Zong Changfeng, 79 anni, da molti anni gravemente malato. Il presule era originario della diocesi di Zhouzhi, Shaanxi, città di Xingping, villaggio di Nanyu, dove era nato il 13 settembre 1932 in una famiglia cattolica. Entrò giovanissimo, a 12 anni, nel seminario san Giovanni in Wugong Puji e, successivamente, studiò la filosofia e la teologia nel seminario di Fengxiang e di Xi’an. A causa della situazione politica di quel periodo - riferisce l'agenzia Fides - fu costretto a tornare a casa dove si era dedicato all’agricoltura e alla produzione di mattoni nella fabbrica del villaggio. Ciononostante aveva continuato a nutrire la sua vocazione. Il 29 maggio 1979, all’età di 46 anni, veniva ordinato sacerdote e inviato a lavorare in diverse parrocchie della diocesi di Zhouzhi. Vent’anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, il 13 giugno 1998 fu consacrato vescovo coadiutore della diocesi di Kaifeng, Henan. Dal 2008 si era ritirato dall’esercizio del suo ministero pastorale e viveva presso un suo nipote nel villaggio di Nanyu. Mons. Zong durante la sua vita ha sopportato e sofferto qualsiasi genere di difficoltà, ma è stato capace di costruire 13 chiese. Era molto amato dai suoi fedeli, che a decine partecipavano alla sua Messa quotidiana fino agli ultimi giorni della sua vita. Ha sempre condotto una vita frugale, pieno di zelo per il lavoro pastorale. Ai funerali, celebrati il 29 novembre scorso, hanno partecipato 3 vescovi, 40 sacerdoti e circa 3.000 fedeli provenienti dalle varie parrocchie di Contee che erano state sotto le sue cure. Al termine della Messa di Requiem la salma è stata accompagnata da bande musicali e cori fino al cimitero, presso la chiesa del suo villaggio, dove è stata tumulata. (R.P.)

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    Polonia: preghiera e sostegno per i cattolici dell'ex Unione Sovietica

    ◊   “E’ uno scambio di doni del tutto particolare poiché si tratta di offerte che non possono essere misurate né pesate né espresse in contanti e invece hanno davvero un’importanza molto rilevante”. Lo ha detto don Leszek Kryza direttore dell’Ufficio per il sostegno alla Chiesa dell’Est dell’episcopato polacco riferendosi alla Giornata di preghiera e di sostegno a favore dei cattolici sul territorio dell’ex Unione Sovietica che si è celebrata anche in Polonia domenica scorsa. Durante la Giornata - riferisce l'agenzia Sir - in tutte le chiese polacche sono stati raccolti dei fondi che serviranno a sostenere i più indigenti sul vasto territorio dell’ex Unione Sovietica ma anche alla costruzione della ricostruzione dei luoghi di culto che spesso sono delle cappelle allestite nelle case private, per i paramenti liturgici e i materiali per la catechesi, ha detto don Kryza. Il 79% della popolazione polacca dichiara di sentire il dovere di aiutare chi è più bisognoso. Nell’anno 2010 l’ammontare delle donazioni è stata di circa mezzo milione di euro. Nei Paesi dell’ex Unione Sovietica lavorano attualmente 700 sacerdoti, oltre 500 religiose e volontari e persino alcune famiglie che vi si sono trasferite per portare il Vangelo. “Il compito più importante – sottolinea don Pavel Goncaruk direttore della Caritas ucraina - è quello di dare testimonianza di Dio poiché la gente non solo vive nell’indigenza ma anche in una grande povertà spirituale”. (R.P.)

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    Francia: veglia di preghiera in risposta allo spettacolo ‘Golgota picnic’

    ◊   Si terrà domani una veglia di preghiera nella cattedrale parigina ‘Notre Dame’ in contemporanea e in risposta alla première dello spettacolo "Gólgota Picnic" in programma al Théâtre du Rond-Point fino al 17 dicembre. L’arcidiocesi di Parigi ha deciso di rispondere così alla programmazione di uno spettacolo che sta provocando vive reazioni soprattutto nella comunità cattolica del Paese. L’opera teatrale è del regista Rodrigo Garcia e sta suscitando lo stesso scandalo che aveva accompagnato un’altra opera teatrale, quella dell’italiano Romeo Castellucci dal titolo “Sul concetto del volto nel Figlio di Dio”. Nello spiegare la decisione, l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois afferma che Golgota picnic “è uno spettacolo intenzionalmente offensivo nei riguardi di Cristo e ingiurioso”. Rispetto alla sua sofferenza – ha aggiunto - ci è sembrato normale “che i cristiani potessero esprimere il loro attaccamento personale ed ecclesiale alla persona di Gesù e che lo potessero manifestare attraverso la preghiera e la venerazione a Cristo nella sua Passione”. All’ultima assemblea plenaria dei vescovi a Lourdes, l’arcivescovo Vingt-Trois che è anche presidente della Conferenza episcopale francese, aveva invitato le comunità ecclesiali a non alzare i toni della polemica di fronte ad opere d’arte ritenute “blasfeme” per non lasciarsi – aveva detto – “rinchiudere in una forma di dibattito in cui la Chiesa difende se stessa come gruppo di minoranza in una società plurale e a lei ostile”. Ma di fronte allo spettacolo del regista Garcia in programma in questi giorni a Parigi, lo stesso arcivescovo ha spiegato che la reazione può dipendere “dalla natura degli spettacoli e dai loro contenuti”. E sul sito dell’arcidiocesi di Parigi, il vescovo ausiliare di Parigi, mons. Éric de Moulins-Beaufort, afferma che è “legittimo” utilizzare simboli religiosi negli spettacoli, ma “quando questo utilizzo è provocatorio e deride le persone credenti, occorre chiederci: perché un autore o un regista utilizza questa provocazione o questa derisione. Non è escluso che lo faccia per attrarre più spettatori. Uno spettacolo – ricorda il vescovo le cui parole sono state riprese dall'agenzia Sir – dovrebbe essere apprezzato per il suo testo, per la regia e il talento degli attori, e non per la polemica che suscita”. L’invito quindi dell’arcidiocesi parigina agli spettatori è quello di esercitare “il loro senso critico”. (A.L.)

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    Roma: intitolata una piazza ai Cavalieri di Colombo

    ◊   Un gesto che “vuole essere un attestato di riconoscenza per l’impegno e l’amore verso la città di Roma, centro del cattolicesimo e sede del successore di Pietro”. Così il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha definito l’intitolazione di una piazza romana ai Cavalieri di Colombo. Il porporato – scrive il quotidiano Avvenire – è intervenuto ieri pomeriggio alle 18 al concerto nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli al concerto offerto all’organizzazione che vanta 15 mila sedi distribuite in 16 nazioni. Soffermandosi sulla storia dei Cavalieri, il cardinale Bertone ne ha ricordato il ruolo determinante per “la costruzione e l’organizzazione di impianti sportivi per i bambini della città come pure in opere di restauro in Vaticano e in progetti di telecomunicazione”. Ma soprattutto – ha aggiunto il segretario di Stato – l’organizzazione americana è stata “importante come canale diplomatico confidenziale tra gli Usa e lo Stato della Città del Vaticano prima del formale riconoscimento della Santa Sede da parte degli Stati Uniti negli anni ‘80”. Quindi il cardinale ha rimarcato il contributo dato ai restauri della facciata della Basilica di San Pietro, dell’atrio del Maderno, della cupola della cappella del Santissimo Sacramento, delle grotte Vaticane, e delle statue dei Santi Pietro e Paolo. In precedenza all’intitolazione della piazza, che si trova all’incrocio di viale delle Terme di Caracalla con via Antonina, erano presenti tra gli altri, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il cavaliere supremo Carl Anderson. “I cavalieri di Colombo – ha concluso ieri sera il cardinale Bertone – “hanno saputo mostrare la vocazione laicale di testimonianza al Vangelo, all’interno della Chiesa e nella società, accettando quelle sfide particolari che i cattolici si trovano ad affrontare”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Italia approvazione del decreto anticrisi entro Natale. Annunciati scioperi

    ◊   Il cosiddetto decreto "salva Italia", dopo la firma ieri del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe essere approvato in parlamento entro Natale. Lo assicura il presidente della Camera, Gianfranco Fini. Napolitano ha detto che la manovra arriva “in tempo per evitare una catastrofe” e il premier Monti, ieri sera in diretta televisiva, ha detto che la manovra era necessaria e senza alternative, altrimenti “lo Stato entro breve non avrebbe potuto più pagare nè stipendi nè pensioni”. Pdl, Pd e Udc si impegnano a rispettare purchè il testo sia corretto su pochi punti (indicizzazione delle pensioni, Ici e famiglie), magari attraverso un maxi-emendamento, oppure - come sembrerebbe ancora orientato oggi il governo - con l'accoglimento in Commissione di pochi emendamenti blindando poi il testo con la fiducia per l'Aula. Il premier ha sottolineato che “l'intervento più sofferto è stato quello sulle pensioni più deboli con il blocco dell'inflazione” e che a quel punto ha capito che “bisognava chiamare a contribuire anche quelli dello scudo fiscale”. Dei costi della politica Monti ha detto che nella manovra c’è un inizio del processo di tagli. E c’è un primo effetto-manovra sui prezzi dei carburanti: dopo l’aumento delle accise, la benzina e il diesel salgono sopra gli 1,7 euro al litro. C’è da dire che contro la manovra i lavoratori del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil sciopereranno per l'intera giornata lunedì 19 dicembre. Nel settore privato lo sciopero è per tre ore il 12 dicembre.

    Grecia: decreto anticrisi approvato dal parlamento
    Il governo di coalizione greco ha ottenuto la maggioranza in parlamento per approvare la legge di bilancio per il 2012. Dunque, partono davvero le misure anticrisi. Il servizio di Furio Morroni:

    Con 245 voti a favore e 41 contrari, il parlamento greco ha approvato, in nottata, il bilancio 2012, dando così un cruciale via libera al premier, Lucas Papadimos, per portare avanti con la massima urgenza le procedure tese ad attuare il nuovo programma economico, richieste dai creditori internazionali per concedere altri 180 miliardi di euro di aiuti al Paese. L’esame del bilancio era cominciato lo scorso 18 novembre e la difficoltà maggiore per il Ministero delle finanze per chiuderlo è stata quella del deficit degli enti previdenziali, causato dai tagli agli stipendi e alle pensioni, ma anche dall’aumento della disoccupazione e dalla recente impennata delle domande degli impiegati statali per andare in pensione anticipata. Il "buco nero" degli enti previdenziali per i primi dieci mesi di quest’anno ha raggiunto i 900 milioni di euro, metà dei quali riguarda l’Ica, la previdenza sociale greca. Dopo il voto di stanotte e la riunione prevista per venerdì del vertice europeo, lunedì 12 sono attesi ad Atene i rappresentanti della "troika", che dovranno esaminare con il governo greco questioni ancora irrisolte.

    Mercati in rialzo con le misure anticrisi di Grecia e Italia
    I mercati internazionali premiano le misure anticrisi dei Paesi europei. Le borse asiatiche e quelle del Vecchio continente viaggiano in netto rialzo e lo spread tra Btp e Bund scende sotto quota 360 punti. A esprimere soddisfazione ed ottimismo è stato anche il segretario del Tesoro americano, Geithner, che da Parigi ha sottolineato l’importanza che il successo dell’Europa ricopre per gli Usa e il resto del mondo. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Le severe misure per contrastare la crisi che il nuovo governo italiano ha appena varato, e che si appresta a ricevere il voto del parlamento, e l’approvazione della legge di bilancio 2012 da parte del parlamento di Atene fanno tirare un sospiro di sollievo agli operatori delle principali piazze d’affari. In crescita nel Vecchio continente tutte le Borse, che viaggiano in terreno ampiamente positivo. Milano viaggia sopra l’1,2%, Francoforte segna oltre l’1,4%, Parigi 1,75% e Londra l1,11%. Anche l'Asia guarda all'Europa e le borse orientali crescono in vista del vertice europeo previsto per giovedì e venerdì prossimi sul futuro dell'euro. Gli investitori si sono mostrati ottimisti, incoraggiati anche dal rialzo segnato dalle materie prime, segnale che per l'economia mondiale è prevista una ripresa della domanda. A rafforzare la fiducia degli analisti anche la stabilizzazione della situazione greca e il possibile aumento di 500 miliardi del fondo salva-Stati, che verrà probabilmente presentato al vertice europeo di dopodomani. Il segretario del Tesoro americano, Timothy Geithner, in questi giorni impegnato in un giro delle capitali europee colpite dalla crisi dell’euro, si è detto “fiducioso” di un successo dell'Europa. Ancora più soddisfatta è la Cina, che ritiene le proposte elaborate dall'Unione Europea per superare la crisi del debito sovrano “importanti” e si augura che il prossimo vertice dell'Ue “prenda delle decisioni rilevanti”. Infine, l’euro si conferma in rialzo sulla divisa statunitense e viene scambiata sopra 1,34 dollari.

    Superlatitante della camorra arrestato in provincia di Caserta
    Il superlatitante della camorra, Michele Zagaria, è stato arrestato dalla polizia. Zagaria era nascosto in un bunker all'interno di un'abitazione di Casapesenna (Caserta). Tra il bunker sotterraneo e il pavimento dell'abitazione vi erano cinque metri di cemento armato. L'operazione è stata condotta dalla Squadra mobile di Napoli, insieme con quella di Caserta e al Servizio centrale operativo della Polizia. Zagaria, 53 anni, era latitante dal 1995, ricercato per associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina e altri reati.

    Raid israeliani su Gaza, ucciso un palestinese
    Un palestinese è rimasto ucciso e altri cinque feriti in seguito a due raid israeliani a Gaza city, durante la notte. La vittima e i feriti appartenevano alle Brigate al Qods, l'ala armata della Jihad islamica. Israele ha fatto sapere di aver agito per impedire il lancio di razzi contro lo Stato ebraico.

    Ballottaggi in Egitto: nuova affermazione dei Fratelli musulmani
    Il partito Giustizia e Libertà dei Fratelli musulmani ha vinto 36 dei 56 seggi uninominali in lizza per la prima tornata di voto alle legislative. La Confraternita lo ha annunciato in un comunicato all'indomani del ballottaggio di lunedì. La commissione elettorale attribuisce ai candidati dei Fratelli musulmani il 62,5% della quota uninominale e al partito salafita di El Nour cinque seggi pari al 9% del totale. Un seggio anche alla formazione integralista della Jamaa Islamiya.

    Repressione in Siria, il presidente Assad nega la responsabilità delle violenze
    Continua la repressione in Siria con decine di vittime nella giornata di ieri. Tuttavia, in un'intervista alla tv statunitense Abc, il presidente Assad ha detto di non essere responsabile delle oltre quattromila vittime civili cadute nei nove mesi di proteste. Ha inoltre aggiunto che le forze responsabili delle violenze non sono le sue e che la maggior parte delle vittime sono sostenitori del governo. A Ginevra, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha incontrato il leader del Consiglio nazionale siriano (Cns), Burhan Ghalioun. Al termine della riunione, la Clinton ha esortato l'opposizione siriana ad assicurare una transizione di potere nella quale i diritti delle minoranze confessionali ed etniche del Paese vengano rispettati nel nome dello “stato di diritto”.

    Arabia Saudita, australiano condannato a 500 frustate per blasfemia
    In Arabia Saudita, un cittadino australiano di 45 anni è stato condannato a ricevere 500 frustate e a un anno di carcere per blasfemia. Mansor Almaribe, musulmano sciita, è stato arrestato il 14 novembre scorso nella città di Medina mentre partecipava all'annuale pellegrinaggio islamico alla tomba di Maometto. La polizia lo ha accusato di aver insultato i successori del profeta musulmano, inumati nello stesso mausoleo. Il governo di Canberra chiederà “urgentemente” clemenza per il cittadino australiano.

    Autobomba a Mogadiscio, cinque morti
    In Somalia, un'autobomba è esplosa ieri nel centro della capitale Mogadiscio provocando la morte di almeno cinque persone, tra cui due agenti della polizia, e il ferimento di decine di passanti. La vettura è esplosa in prossimità di un cinema, non lontano dall'ambasciata turca. Secondo una prima ricostruzione, la polizia avrebbe fermato un sospetto alla guida di un'auto. L’uomo, dopo aver rifiutato di sottoporsi a identificazione, si è fatto esplodere. Intanto, ieri il Kenya ha accettato la richiesta dell'Unione Africana di unire le proprie truppe alla forza di pace Amisom, per coordinare le operazioni militari contro i miliziani somali di al Shabaab.

    Russia: opposizioni invitano a scendere in piazza contro i risultati elettorali
    Non si fermano gli appelli a scendere in Piazza in Russia per protestare contro i brogli alle elezioni legislative di domenica. Diversi movimenti di opposizione hanno convocato una nuova manifestazione per sabato prossimo sulla Piazza della Rivoluzione a Mosca. Migliaia le adesioni pervenute via Twitter e Facebook. Sui social network, vari gruppi invitano a radunarsi da oggi tutti i giorni alle 19 per protestare. L'ex presidente dell'Urss, Mikhail Gorbaciov, chiede al potere russo di indire nuove elezioni, giudicando “non oneste” quelle svoltesi domenica scorsa per la Duma. Il bilancio dei fermi nelle manifestazioni di ieri è di 800 persone, 569 a Mosca e 200 a San Pietroburgo: tra loro anche alcuni giornalisti.

    Camion bomba in Colombia, almeno due morti
    Almeno due morti, tra cui un bimbo di nove anni, e 15 feriti in un attentato avvenuto ieri contro il commissariato di polizia di Maicao, nel nord della Colombia. A provocare la deflagrazione sarebbe stato un camion bomba con almeno 100 chili di tritolo.

    Cuba, 257 arresti politici a novembre
    Sono stati 257 gli arresti a Cuba per motivi politici nel mese di novembre. Lo riferisce una nota della Commissione dei diritti umani e di riconciliazione presieduta dal dissidente Elizardo Sanchez. Secondo la stessa fonte, i prigionieri sono stati rilasciati dopo qualche ora o giorno. Nel documento è sottolineata una positiva diminuzione dei “condannati per delitti contro lo stato”. Lo scorso ottobre, gli arresti politici erano stati 286. Nei mesi scorsi, il governo cubano aveva liberato oltre 100 prigionieri politici dopo aver iniziato un dialogo con la Chiesa cattolica.

    Uccisa una giornalista in Honduras: 17 i reporter assassinati dall'inizio dell'anno
    In Honduras, la giornalista Luz Marina Paz è stata assassinata ieri insieme a un uomo che si trovava accanto a lei in auto, nel centro di Tegucigalpa. Secondo la ricostruzione, due uomini a bordo di una moto hanno affiancato il veicolo e hanno sparato a raffica contro di loro. Salgono così a 17 i giornalisti honduregni assassinati dall'inizio dell'anno. Ieri, il governo ha disposto lo stato d'emergenza nazionale per 90 giorni, proprio per far fronte alla gravissima situazione della sicurezza pubblica. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 341

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.