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Sommario del 05/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • A dicembre, il Papa chiede di pregare per la concordia e la pace nel mondo
  • Udienze
  • La Santa Sede diventa membro dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Mons. Tomasi: la Chiesa in difesa dei migranti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Italia: risposta positiva dei mercati alla manovra varata dal governo Monti
  • Elezioni in Russia: il partito di Putin vince, ma perde consensi
  • Giornata Internazionale del Volontariato, la riflessione di Andrea Olivero
  • L’arcivescovo indiano di Bhopal: giustizia per le vittime della “Union Carbide”
  • Alla Fao, l’Expo mondiale sullo sviluppo del Sud del mondo
  • Chiesa e Società

  • Congo: alla vigilia dell'annuncio dei risultati, appello alla calma dei vescovi
  • Cuba: celebrato nella Piazza della Rivoluzione il passaggio della Madonna della Caridad del Cobre
  • India: un Tribunale definisce "crimini contro l’umanità i massacri dei cristiani in Orissa"
  • Pakistan: a Faisalabad leader cristiani e musulmani rilanciano il cammino di pace
  • Pakistan: coniugi cristiani malmenati dalla polizia, con false accuse
  • Pakistan: sì dei vescovi alla “Commissione nazionale per i Diritti Umani”
  • Indonesia. A Java estremisti islamici contro i cristiani: cinque chiese a rischio demolizione
  • Libano: al via a Beirut la conferenza regionale del Consiglio delle Chiese sulle migrazioni
  • Sri Lanka. Il card. Ranjith: "Ritirare al più presto le accuse contro le suore di Madre Teresa"
  • India. Film blasfemo su Gesù Cristo: arrestati regista e produttore. I vescovi ne chiedono il ritiro
  • Vertice sul clima: per il cardinale Maradiaga urgono "decisioni coraggiose"
  • Paraguay: la Chiesa chiede rispetto per gli indigeni e la difesa dei loro diritti
  • Messico: aumenta in Chiapas il numero di bambini contagiati dall’Hiv
  • El Salvador: la discriminazione contro le bambine
  • Taiwan: la prima pietra di un nuovo ospedale cattolico per i poveri e gli operai
  • Cina: più di mille giovani alla prima Giornata della Gioventù nella diocesi di Xia Men
  • Pakistan: festa pre-natalizia per i bambini della “Colonia francese” a Islamabad
  • Sud Corea: Vangelo e diritti umani “sono il cammino della Chiesa”
  • Inghilterra: dopo la visita di Benedetto XVI più fedeli alle Messe
  • Pellegrinaggi: devozione e cultura lungo la “Ruta Mariana”
  • Roma: presentata alla Fnsi la rete Gi.U.li.A, Giornaliste unite per il cambiamento
  • 24 Ore nel Mondo

  • Conferenza sull’Afghanistan: la Clinton promette 600 milioni di dollari l’anno
  • Il Papa e la Santa Sede



    A dicembre, il Papa chiede di pregare per la concordia e la pace nel mondo

    ◊   “Perché tutti i popoli della terra, attraverso la conoscenza ed il rispetto reciproco, crescano nella concordia e nella pace”: è questa l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di dicembre. In questo tempo forte che ci avvicina al Natale, Benedetto XVI chiede dunque ai fedeli di pregare per la pace. Un tema, quello della pace, che ha contraddistinto questo 2011, fino al momento culminante dell’incontro con i leader religiosi ad Assisi, dello scorso ottobre. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Non rassegnarsi mai alla violenza. Fin dall’inizio dell’anno, nella Messa del 1 gennaio, Benedetto XVI chiede all’umanità intera di non abituarsi “a conflitti che provocano vittime e mettono a rischio il futuro dei popoli”:

    “Di fronte alle minacciose tensioni del momento, di fronte specialmente alle discriminazioni, ai soprusi e alle intolleranze religiose, che oggi colpiscono in modo particolare i cristiani, ancora una volta rivolgo il pressante invito a non cedere allo sconforto e alla rassegnazione”. (Messa per la Giornata Mondiale della pace, 1 gennaio 2011)

    Nella 44.ma Giornata Mondiale della pace, il Papa sottolinea dunque che la guerra è il “volto orrendo della storia” e ribadisce che non “bastano le parole”, serve un rinnovato spirito di pace:

    “Oggi, vogliamo raccogliere il grido di tanti uomini, donne, bambini e anziani vittime della guerra, che è il volto più orrendo e violento della storia. Noi oggi preghiamo affinché la pace (…) possa giungere ovunque (…) Per questo, specialmente con la nostra preghiera, vogliamo aiutare ogni uomo e ogni popolo, in particolare quanti hanno responsabilità di governo, a camminare in modo sempre più deciso sulla via della pace”. (Messa per la Giornata Mondiale della pace, 1 gennaio 2011)

    Con lo scorrere dei mesi, non si contano gli appelli del Papa per la pace, all’Angelus e alle udienze generali. Dalla Libia alla Terra Santa, dalla Colombia al Corno d’Africa, Benedetto XVI esprime la sua vicinanza alle popolazioni che soffrono a causa della violenza. Un afflato che si manifesta, in modo commovente, nella visita che il Papa compie al sacrario delle Fosse Ardeatine, nel marzo scorso. E nel decimo anniversario dell’11 settembre, leva un pressante appello contro il terrorismo e per la pace:

    “Nel ricordare al Signore della Vita le vittime degli attentati compiuti in quel giorno e i loro familiari, invito i responsabili delle Nazioni e gli uomini di buona volontà a rifiutare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispirandosi ai principi della solidarietà, della giustizia e della pace”. (Angelus, 11 settembre 2011)

    Quindi, ad Assisi, 25 anni dopo lo storico incontro tra i leader religiosi voluto dal Beato Giovanni Paolo II, rinnova l’esortazione ai credenti, ma anche ai non credenti, a diventare strumenti di pace. Il Papa non manca di riconoscere le mancanze dei cristiani:

    “Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura”. (Incontro di Assisi, 27 ottobre 2011)

    D’altro canto, alla vigilia del grande incontro del 27 ottobre, il Papa - presiedendo una cerimonia di preghiera in Vaticano - aveva incoraggiato i cristiani ad essere anche pronti al martirio per far trionfare la pace nel mondo:

    “I cristiani non devono mai cedere alla tentazione di diventare lupi tra i lupi; non è con il potere, con la forza, con la violenza che il regno di pace di Cristo si estende, ma con il dono di sé, con l’amore portato all’estremo, anche verso i nemici. Gesù non vince il mondo con la forza delle armi, ma con la forza della Croce, che è la vera garanzia della vittoria”. (Veglia di preghiera, 26 ottobre 2011)

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza in Vaticano mons. Nicola Girasoli, nunzio apostolico in Antigua e Barbuda, Bahamas, Dominica, Giamaica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Suriname, Repubblica Cooperativistica della Guyana e Delegato Apostolico nelle Antille. Successivamente, il Papa ha ricevuto un gruppo di vescovi degli Stati Uniti, in visita “ad Limina”. Quindi, è stata la volta dell’udienza alla signora Jasna Krivošić-Prpić, ambasciatore di Bosnia ed Erzegovina, in visita di congedo e del cardinale Marc Òuellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

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    La Santa Sede diventa membro dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Mons. Tomasi: la Chiesa in difesa dei migranti

    ◊   La Santa Sede è entrata oggi a far parte dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni come Stato membro. La richiesta da parte vaticana è stata accolta dagli Stati aderenti all’organismo internazionale con sede a Ginevra, durante la sessione plenaria. Sull’importanza di questo evento, Alessandro Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra:

    R. - In questo momento, mentre vediamo nel mondo un continuo crescere di migranti, di rifugiati, di gente in movimento per varie ragioni, è importante essere presenti e partecipare agli sforzi della Comunità internazionale per apportare qualcosa di specifico, tipico della Santa Sede: una voce etica che dia una interpretazione di queste nuove situazioni. Abbiamo, per esempio, tante persone che muoiono nel tentativo di scappare dal loro Paese, dall’Africa del Nord verso l’Europa, dall’Africa attraverso il Mar Rosso verso lo Yemen… E’ importante, dunque, che la Santa Sede abbia deciso di entrare a far parte, in maniera piena, di questa Organizzazione proprio per sottolineare la sua partecipazione a questo fenomeno di grandissimo rilievo e che, nonostante la crisi economica, si prevede continuerà a crescere.

    D. - Siamo abituati a vedere la Santa Sede come Osservatore presso le Organizzazioni internazionali, qui è presente come Stato-membro: perché questa scelta?

    R. - E’ una maniera pratica per avere più voce in capitolo in queste situazioni sociali, dove non è tanto la politica che prevale, quanto piuttosto la necessità di andare incontro alle esigenze umane di queste persone, che si trovano in cammino nelle varie regioni del mondo. A livello di Chiesa, abbiamo una rete vasta di organizzazioni cattoliche e la Chiesa è già, in qualche modo, in primo piano coinvolta nel servizio ai migranti. Questo tipo di collaborazione con le strutture esistenti della Comunità internazionale, quindi, è un passo logico e operativo che porta a rendere il servizio ancora più efficace.

    D. - Il tema della migrazione e soprattutto le sfide e le sofferenze dei popoli migranti sono molto presenti nel Magistero di Benedetto XVI: questa è un’ulteriore tappa in questo senso?

    R. - Certo. Si tratta di seguire la via indicata dal Santo Padre e dall’esperienza ormai secolare della Chiesa in questo campo, perché le organizzazioni cattoliche servono veramente con generosità tutte le persone, indipendentemente dalla loro fede religiosa, dal loro colore, dalla loro situazione legale. E’ la persona umana, è la dignità della persona umana che conta e che spesso è messa a rischio, appunto, nelle situazioni di marginalità che vengono a crearsi nel movimento da un Paese all’altro, per queste persone che cercano lavoro o che cercano una forma nuova di sopravvivenza.

    D. - Quali sono le sue speranze riguardo al contributo specifico che la Santa Sede potrà dare nell’Organizzazione internazionale per le migrazioni?

    R. - Possiamo portare, anzitutto, una nostra lettura etica di questo fenomeno che va a beneficio della difesa della persona umana e della sua dignità. Secondo, vogliamo collaborare a livello operativo attraverso la rete delle organizzazioni cattoliche che sono già impegnate nel campo delle migrazioni. In terzo luogo, vogliamo dare un servizio secondo coscienza: in questa maniera, rispettando le nostre convinzioni e i nostri principi, facciamo in modo che vi sia davvero un contesto democratico dentro cui i servizi sociali vengono offerti alle persone che ne hanno bisogno. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La sobrietà stile del cristiano: all'Angelus il Papa ripropone l'appello di Giovanni Battista alla conversione.

    Dialogo tra le religioni per vincere l'intolleranza e la discriminazione: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Mosca.

    Varato il decreto salva Italia.

    La sedia vuota: Gabriele Nicolò sulla mancata partecipazione del Pakistan alla conferenza sull'Afghanistan, a Bonn.

    In cultura, un articolo di Giovanni Preziosi dal titolo "Quando la salvezza veniva dal Celio": dai documenti dei camaldolesi di San Gregorio le testimonianze del soccorso durante le persecuzioni dei nazi-fascisti a Roma.

    Facebook a Manoppello: Paul Badde sulla "vera immagine" che nell'era dei social network è come se chiedesse l'amicizia.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "Se per vincere bastano due soli attori": l'islandese "A annag veg - Either way" di Gunnar Sigurdsson s'impone al Torino Film Festival.


    Tra due giganti della fede: nell'informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi al vescovo Barthelemy, sotto-segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, che ricorda l'esperienza vissuta a Ouidah accanto al Papa (durante la visita in Benin) in preghiera sulla tomba del comune amico cardinale Bernardin Gantin.

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    Oggi in Primo Piano



    Italia: risposta positiva dei mercati alla manovra varata dal governo Monti

    ◊   Dopo la presentazione, ieri alla stampa, del decreto “Salva Italia” da parte del premier Mario Monti, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha espresso stamani - a margine del congresso a Roma in occasione della Giornata internazionale del volontariato - “rispetto per impegno e tensione morale del governo”. “Le valutazioni sulla manovra - ha aggiunto il capo di Stato italiano - spettano al Parlamento”, dove il decreto verrà presentato oggi. Dalla Borsa, intanto, arrivano giudizi positivi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il mercato promuove oggi la manovra, di oltre 30 miliardi di Euro lordi, varata dal governo Monti. Piazza Affari è in netto rialzo e cala sotto quota 400 lo spread, il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Ma l’esame più impegnativo è quello dei prossimi giorni, quando si vedrà se la buona prova di oggi della Borsa si tradurrà in un trend positivo. Il premier Mario Monti ha affermato, stamani, che questa settimana sarà cruciale anche per l’Euro. Il premier ha poi ribadito che la necessità è “di salvare l’Italia in modo che tutti contribuiscano a questo sforzo”. “Senza queste riforme – ha detto il presidente del Consiglio – l’Italia crolla”. In una nota, l’agenzia Sir della Conferenza episcopale Italiana sottolinea che dal governo italiano è arrivato “un segnale chiaro e forte”. “I dettagli saranno poi meglio noti e, dunque, meglio analizzabili”. Dal canto suo, mons. Giancarlo Bregantini, responsabile della Commissione Cei per il lavoro, ha affermato all'Ansa che la manovra finanziaria era "necessaria", ma "poteva essere più equa". In attesa di prossimi riscontri, diversi osservatori concordano sul fatto che le misure toccano, in alcuni settori, anche profondamente, molteplici campi. Una parte consistente della manovra riguarda le pensioni: il sistema contributivo viene esteso a tutti i lavoratori e sono cancellate le finestre mobili di uscita. Per le pensioni di anzianità, a prescindere dall’età, il requisito contributivo minimo è di 41 anni per le donne e di 42 e per gli uomini. Dal 2018 l’età minima, per le pensioni di vecchiaia, sarà di 66 anni. Fissato, per il biennio 2012-2013 anche il blocco della rivalutazione delle pensioni di oltre 467 Euro al mese. E’ stata anche introdotta una fascia di flessibilità per l’uscita dal lavoro con assegni più bassi per chi accede prima alla pensione. Altre misure riguardano il ritorno dell’Ici sulla prima casa e la rivalutazione, con un aumento del 60%, delle rendite catastali. Vengono poi aboliti alcuni enti, ritenuti non più utili. Le Province non vengono eliminate, ma riportate alla funzione di organi di indirizzo e coordinamento. Un altro versante, ritenuto strategico dal governo, riguarda la tracciabilità delle transazioni: viene fissata a mille Euro la soglia, sopra la quale non si potranno effettuare pagamenti in contanti. Diverse anche le misure previste per il prossimo futuro: dal primo settembre 2012, ci sarà un aumento di due punti percentuali dell’Iva e, da gennaio, scatterà un incremento delle accise sulla benzina. Il taglio di 2,5 miliardi al Fondo sanitario nazionale è anticipato al 2012. Viene anche introdotto uno sgravio del’Irap alle imprese per chi assume donne e giovani. Sono previste tasse sul lusso per auto potenti, barche oltre i dieci metri ed elicotteri. Nella manovra non ci sono, invece, la ‘patrimoniale’ ed interventi correttivi dell’Irpef. Per quanto riguarda i nuclei familiari, restano infine immutate le detrazioni per i figli a carico.

    Sulla manovra varata dal governo italiano, ascoltiamo al microfono di Giancarlo La Vella il commento dell’economista Riccardo Moro:

    R. – Sicuramente è un cambio di passo. Quello che serviva, rispetto ai mesi precedenti, era mostrare un governo che cambiasse appunto sia nella complessità della manovra sia nella credibilità con cui la presentava. Questo è il segnale, sostanzialmente, che aspettavano i mercati, perché i mercati giocavano speculativamente proprio in ragione di questa immagine di scarsa credibilità. Mi pare che, in questo senso, il governo si presenti in una maniera completamente diversa. Per vedere se, dal punto di vista tecnico, ci sarà un’efficacia, bisognerà aspettare ancora qualche settimana, qualche mese, per vedere i primi trend. L’impressione, comunque, è inizialmente positiva.

    D. – Per quanto riguarda le reazioni interne, è una manovra sufficientemente equa o, come hanno detto ad esempio i sindacati, va a colpire le fasce più deboli?

    R. – Ci si poteva aspettare probabilmente qualcosa anche di più robusto dal punto di vista dell’impegno che si chiede alle fasce più avvantaggiate del Paese. Per essere chiari, la parola è: "patrimoniale". In realtà, una patrimoniale consistente o, appunto, di grande immagine non esiste. Il presidente del Consiglio ha detto che temeva che con un provvedimento di questo tipo si sarebbero incentivate, in realtà, le fughe, un comportamento in cui le persone si sottraggono all’imposizione fiscale, usando tutti gli spazi possibili per evasione ed elusione. Io credo, però, che, purtroppo, bisogna tener conto anche del consenso per costruire in Parlamento. Mi sembra comunque che un’attenzione ci sia stata anche nella direzione dell’equità. (ap)

    Dunque, la manovra varata dal governo Monti può essere considerata equa? Risponde al microfono di Fabio Colagrande il presidente del ‘Movimento cristiano lavoratori’, Carlo Costalli:

    R. - Sicuramente il momento è difficile per il Paese, e quindi siamo consapevoli che sono necessarie delle decisioni dolorose. Ci aspettavamo più coraggio anche sulla previdenza, dove pure nei giorni scorsi avevamo dichiarato, molti di noi, una disponibilità a verificare i provvedimenti. Quello che è mancato per me - ed in questo do ragione alle critiche, in queste ore, da parte della Cisl - è stato anche un confronto vero con le organizzazioni sindacali, che sicuramente avrebbe portato ad un’equità maggiore in alcuni campi, soprattutto in quello della previdenza.

    D. – Lei pensa che per quanto riguarda i costi della politica, per i tagli a questi costi si poteva fare di più?

    R. - Sicuramente. Per me sono due le lacune in questo provvedimento: una riguarda i tagli alla politica. È vero che c’è questo segnale sulle province, ma sappiamo bene che il costo dell’apparato pubblico è eccessivo, e ci vuole sicuramente più coraggio. L’altra è nei confronti delle liberalizzazioni: più lotta alle corporazioni e, forse, più attenzione ai pensionati e ai lavoratori dipendenti. Quando parlo di liberalizzazione mi riferisco a tutti gli ordini professionali, ma anche ai servizi pubblici locali.(bi)

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    Elezioni in Russia: il partito di Putin vince, ma perde consensi

    ◊   Elezioni legislative, ieri, in Russia. Il partito Russia Unita del primo ministro Putin mantiene il controllo della maggioranza della Duma, malgrado il forte calo dei consensi. Il partito ha, infatti, ottenuto il 49,5% dei voti e potrà contare su 238 dei 450 seggi, secondo quanto annunciato dalla Commissione Elettorale Centrale. Alle elezioni del 2007, Russia Unita aveva ottenuto i due terzi dei voti. Intanto, l'Osce denuncia brogli e irregolarità. Sui risultati di questa tornata elettorale, Salvatore Sabatino ha intervistato Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di politica russa:

    R. - Credo che sia un risultato dovuto al fatto che il governo di Putin ha proposto ai russi, in tutti questi anni, un "baratto" piuttosto semplice: meno diritti, più benessere e più stabilità. Un aumento del tenore di vita si è verificato per una serie di anni: in questi recenti anni di crisi, questa promessa, il regime non ha più potuto mantenerla perché l’economia russa è tuttora troppo legata all’esportazione di gas e petrolio. Quindi, non avendo mantenuto Putin la propria promessa, l’elettorato non ha votato più il partito presidenziale...

    D. – In un primo momento si era parlato addirittura della perdita della maggioranza - risultato questo smentito poi dallo spoglio - proprio mentre si moltiplicavano invece denunce di brogli. È possibile che le irregolarità abbiano addirittura sovvertito il voto?

    R. – Questo è molto difficile da dire. Io sono, però, piuttosto scettico: credo che questo voto sia un segnale molto forte, ma che dal punto di vista pratico avrà pochi risultati. Sono quasi pronto a scommettere che fra poco tempo scopriremo che alla Duma ci sono state "transumanze" di deputati verso il parlamento di maggioranza relativa, cioè il partito di Putin, o che ci sono stati accordi tra gruppi parlamentari che alla vigilia non si potevano nemmeno immaginare. Questa è una pratica comune della politica russa. Non credo che nella sostanza, nel nodo fondamentale di chi controlla le leve del potere, cambierà radicalmente qualcosa.

    D. – Parliamo delle presidenziali che si svolgeranno in marzo. È prevista una staffetta tra Putin, che tornerà ad essere presidente, e Medvedev che andrà a ricoprire invece la carica di premier. Ci sono possibilità che dalle urne esca un altro vincitore?

    R. – No, praticamente dal punto di vista della scelta individuale, cioè del candidato singolo, Putin non ha rivali. Ora si sta parlando di brogli o di interferenze, ma certamente da qui a marzo saranno prese tutte le misure necessarie, perché non vi sia il minimo dubbio non solo sul fatto che Putin venga rieletto presidente, ma che la sua elezione goda di un sostegno popolare piuttosto ampio. Su questo non ci sono dubbi.

    D. – Cresce intanto l’attesa per la grande manifestazione indetta dalle opposizioni via Internet. C’è preoccupazione per la "mano pesante" che potrebbe usare la polizia: che cosa si prevede?

    R. – Questo è difficile dirlo e dipende da quali calcoli stiano facendo nelle stanze più segrete del Cremlino e affini. Con un risultato elettorale in questi termini non credo che al regime convenga usare una "mano pesante", perché sarebbe un’ammissione di debolezza, sarebbe un’ammissione di crisi, sarebbe un’ammissione di autoritarismo che forse, in questo momento, al Cremlino conviene evitare. Certo, però, la situazione pesa perché il voto ha dimostrato che un altro parere è possibile persino nella Russia di oggi. (bi)

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    Giornata Internazionale del Volontariato, la riflessione di Andrea Olivero

    ◊   Un appello a costruire una cultura del volontariato: lo hanno lanciato oggi, nella Giornata internazionale del volontariato, diverse organizzazioni, fra le quali il Forum Terzo Settore e CSVnet, che hanno organizzato un incontro a Roma dedicato alle 40mila associazioni che ogni giorno operano per il bene comune. Un evento che, tra l’altro, cade nell’anniversario del 150.mo dell’Unità d’Italia e in chiusura dell’Anno europeo del Volontariato. Vi ha preso parte anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha sottolineato la ricchezza del volontariato per la società. Debora Donnini ha intervistato Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo Settore:

    R. – Un messaggio è quello che "noi ci siamo", che operiamo costantemente per il bene comune: siamo stati una parte importante della storia nazionale italiana, della costruzione di coesione della comunità nazionale e vogliamo essere, anche nel futuro, costruttori di una comunità coesa.

    D. – I volontari in Italia sono aumentati. Secondo voi, perché?

    R. – Complessivamente ci sono quasi 6 milioni di volontari nel nostro Paese, sia pure in misure e modalità molto diverse. Io credo ci sia la consapevolezza che bisogna partire da se stessi per riuscire a cambiare la realtà e ci sia anche la voglia di fare qualcosa a fronte di una situazione di difficoltà crescente. Dove si fanno delle proposte concrete, noi stiamo vedendo una crescita di responsabilità da parte dei giovani e stanno nascendo molte associazioni di volontariato: c’è una crescita di quasi il 20 per cento, negli ultimi due anni, nel Mezzogiorno. Anche qui, noi agiamo per contrastare l’idea di assistenzialismo e invece costruiamo responsabilità diffuse.

    D. – Come associazione di volontariato agite sia in Italia che all’estero. Ci vuole raccontare un progetto che le sembra particolarmente significativo?

    R. – Certamente ce ne sono tanti. A me ha colpito, in questi ultimi mesi, un progetto di cooperazione che si è sviluppato in Kenya con volontari italiani, che partiva da un’azione di un’associazione keniana e non di un’associazione italiana: l’associazione italiana ha mandato volontari, ma a gestire il progetto erano interamente cittadini keniani. Era un progetto che si occupava di andare a promuovere un’attività di commercio equo, quindi per creare una buona economia in un territorio peraltro molto penalizzato e, quindi, per andare a fare una buona produzione, anche di tipo biologico e immettere prodotti nell’ambito del mercato internazionale.

    D. – Cosa chiedete alle autorità europee e italiane?

    R. – Chiediamo di andare a riconoscere la specificità del volontariato anche attraverso normative che non ci calchino di burocrazia, ma che al tempo stesso vigilino affinché nel volontariato non si immettano soggetti scorretti. Chiediamo che ci vengano dati i mezzi per poter svolgere determinate attività, che da soli non possiamo fare, e chiediamo che venga costantemente promossa l’attività di volontariato in ogni contesto, a partire dalle scuole, perché il volontariato è una delle grandi strategie educative per il futuro del Paese. (ap)

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    L’arcivescovo indiano di Bhopal: giustizia per le vittime della “Union Carbide”

    ◊   Centinaia di persone hanno manifestato in questi giorni a Bhopal, in India, in occasione del 27.mo anniversario della fuga di gas dalla fabbrica americana di pesticidi “Union Carbide”, che causò 15 mila morti e decine di migliaia di malati cronici. I superstiti denunciano l'assenza di giustizia a tanti anni da quella strage e criticano inoltre il comitato dei Giochi Olimpici di Londra 2012, tra i cui sponsor c’é anche il colosso chimico “Dow Chemicals” che nel 2001 ha assorbito la “Union Carbide”. Sull’impegno della Chiesa locale per le vittime di questa tragedia, Emer McCarthy ha raccolto la testimonianza dell’arcivescovo di Bhopal, Leo Cornelio:

    R. – The people who really should have got help did not receive. …
    La gente che veramente avrebbe dovuto ricevere aiuto, non ha ricevuto niente. E quelli che hanno ricevuto, non ne hanno ricevuto a sufficienza. La Chiesa ha fatto molto, fin dall’inizio, e continua a fare, ma è molto poco, in proporzione. Il governo ha sempre politicizzato questa grande tragedia. Le persone che avrebbero avuto diritto a ricevere aiuti, non ne hanno ricevuto. E così, ancora oggi, la battaglia continua. Ogni anno ci sono scioperi. Purtroppo, non è stata fatta giustizia per la gente. Una volta, in un commento, ho detto: “Una volta per tutte, fate che giustizia sia fatta alla gente!”. Non continuiamo a prendere in giro la gente, accusando questo o quell’altro: chi accusa gli stranieri, chi accusa la Compagnia, chi accusa altri … La Compagnia è stata condannata a dare un determinato aiuto: ma quell’aiuto, dove va? Questa è la domanda. Chi ne beneficia? E quanto più a lungo si trascina, tanto più i leader politici ne beneficeranno. In definitiva, quindi, l’ingiustizia c’è e continuerà fintanto che l’intera questione continuerà ad essere politicizzata. (gf)

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    Alla Fao, l’Expo mondiale sullo sviluppo del Sud del mondo

    ◊   Si è aperta, stamani a Roma, presso la sede della Fao, l’“Expo mondiale sullo sviluppo Sud-Sud”: un momento di scambi culturali e condivisione sulle esperienze e le efficaci soluzioni nel campo della sicurezza alimentare. C’era per noi, Benedetta Capelli:

    Sono ancora 925 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo, ma segnali positivi provengono dai Paesi in via di sviluppo. A partire da questo punto si è avviato il confronto tra responsabili della cooperazione allo sviluppo, associazioni di agricoltori e rappresentanti delle Ong.

    “La cooperazione Sud-Sud - ha affermato il presidente del Comitato di alto livello sulla cooperazione, Kamau - è in grado di costruire ponti tra culture”. E’ uno scambio di esperienze, di idee, di applicazioni tecnologiche per coniugare risorse e sviluppo nei Paesi che più soffrono la fame. E sono numerosi gli esempi di partenariato che funziona: emblematica l’esperienza della Nigeria, dove i destinatari dei progetti di cooperazione sono riusciti a ridurre del 50 per cento il numero di persone che facevano meno di tre pasti al giorno. Il punto di forza è di adeguare le soluzioni alla realtà del Sud: un cambio di mentalità rispetto al passato, quando i Paesi del Nord offrivano strategie già predisposte.

    Un’inversione di marcia, hanno affermato più relatori, sempre più concreta, perché i Paesi emergenti - Brasile, Cina e India in primis - sono diventati motori per l’economia, ancore di stabilità per tutta l’area, grazie ai loro investimenti soprattutto nel campo della tecnologia. Investimenti che hanno prodotto passi in avanti e in particolare nel campo della sicurezza alimentare. (mg)

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    Chiesa e Società



    Congo: alla vigilia dell'annuncio dei risultati, appello alla calma dei vescovi

    ◊   Attenersi ai risultati usciti dalle urne nella trasparenza delle procedure, evitare le violenze e punire con severità eventuali frodi elettorali. È l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale congolese (Cenco) all’indomani delle elezioni presidenziali e legislative tenutesi il 28 novembre. In un comunicato firmato dai membri del Comitato permanente della Cenco si afferma: “invitiamo subito il popolo congolese, i protagonisti politici e la Ceni (Commissione Elettorale Indipendente) ad attenersi imperativamente alla verità delle urne. Per garantire la serenità e la credibilità dei risultati, come stabilisce l’articolo 63 della legge elettorale, la loro pubblicazione parziale deve menzionare il numero degli iscritti, quello dei votanti effettivi, delle schede nulle e dei voti ottenuti da ciascun candidato. La Cenco - riporta l'agenzia Fides - chiede che le frodi accertate siano severamente punite”. I vescovi congolesi affermano di poter effettuare queste considerazioni sulla base dello sforzo prodotto dalla Cenco per garantire la regolarità del voto. La Chiesa cattolica congolese ha infatti dispiegato 30.000 osservatori elettorali su buona parte del territorio delle Repubblica Democratica del Congo. “Poiché è stato stabilito che questi osservatori fossero disposti due a due in ogni seggio, non hanno potuto coprire che il 23,9% di tutti i seggi previsti” afferma il comunicato. “Finora, su 6.000 osservatori dotati di moderni mezzi di comunicazione, la Cenco ha registrato il 46% di risposte” in base alle quali i vescovi hanno emesso questo primo comunicato. La Cenco si rallegra della partecipazione dei cittadini al voto, ma “pur riconoscendo gli sforzi della Ceni, per far svolgere le elezioni nella data prevista in condizioni molto difficili”, nota purtroppo che “i suoi osservatori hanno riferito casi di irregolarità, tentativi di frode e scene di violenza”. Nel clima di tensione per l’attesa della pubblicazione dei risultati definitivi del voto, prevista per il 6 dicembre, i vescovi invitano tutti alla calma, le forze politiche a rispettare l’esito della votazione e le forze armate e di polizia a rimanere neutre e ad astenersi da ogni forma di violenza e di abuso. (R.P.)

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    Cuba: celebrato nella Piazza della Rivoluzione il passaggio della Madonna della Caridad del Cobre

    ◊   La piazza della Rivoluzione a Cuba ed il Parco adiacente lo Stadio nazionale sono state le ultime tappe - prima della Messa finale il 30 dicembre - del Pellegrinaggio nazionale della Madonna della Caridad del Cobre, nella provincia de L’Avana. Guidati dal vescovo ausiliare della capitale cubana, Juan de Dios Hernández, centinaia di fedeli si sono riuniti nella notte tra venerdì e sabato scorsi nella Piazza della Rivoluzione per dare vita ad un atto di venerazione mariana senza precedenti, in vista del rientro della statuetta della Madonna, patrona di Cuba, in cammino verso il suo santuario nell'estremo orientale dell'isola, dove si celebrerà la chiusura dell'Anno giubilare, presieduta quasi certamente da Benedetto XVI, a metà marzo del prossimo anno. In questo storico luogo, associato per oltre 50 anni ai discorsi dell'ex presidente Fidel Castro, il primo e ultimo atto religioso consentito dalle autorità cubane fu la Messa presieduta dal beato Giovanni Paolo II, il 25 gennaio 1998, al termine della sua storica visita che prossimamente, con ogni probabilità, sarà ricordata da Benedetto XVI. Mons. Hernández commentando il singolare evento ha detto: "Non ci troviamo in un luogo qualsiasi. E' un posto significativo e ed è anche il momento di pregare per ogni cosa e per tutti". La statuetta della "Virgen de la Caridad del Cobre" è arrivata sulla piazza verso le 5 del mattino: accanto a quest'icona mariana molto cara al popolo cubano, trovata in mare 400 anni fa da alcuni pescatori nelle vicinanze di Santiago di Cuba, si sono stretti in preghiera centinaia di cubani per chiedere la sua protezione e la sua intercessione per il futuro del Paese. All'atto mariano, che è durato quasi un'ora, erano presenti funzionari dell'Ufficio per gli Affari religiosi del Partito Comunista. A seguire, l'arcivescovo della capitale cubana, il cardinale Jaime Ortega, ha presieduto sabato pomeriggio nel Parco vicino lo Stadio nazionale un'altra processione. Il porporato ha indirizzato ai giocatori che partecipavano ad una partita di football americano nello Stadio un saluto speciale che ha voluto estendere a tutti gli sportivi di Cuba. "Chiediamo una benedizione della Madonna per loro e per tutti gli sportivi", ha invocato il cardinale Ortega. Infine, ricordando che la statua della Madonna già era passata per lo Stadio della provincia di Pinar del Rio, dove è stata celebrata una Messa con grande partecipazione di popolo, l'arcivescovo Ortega ha sottolineato che il nome della Madonna (Caridad) significa "amore" e ciò “deve ricordare – ha spiegato - il bisogno dell'amore fra tutti i cubani, nei focolari, nelle famiglie, di coloro che stanno qui con coloro che stanno lontani. L'amore si semina e quindi lo si manifesta sul posto di lavoro, nello sport e in ogni attività umana. E' questo - ha concluso - il cammino della riconciliazione e della pace". Il passaggio della statuetta della Madonna in diverse località della provincia de L’Avana, dopo un percorso di 28 mila chilometri, è stato un grande evento religioso. Ad ospitare la Messa finale sarà il Viale del Porto il secondo luogo più importante della città dopo la "Plaza de la Revolución".(A cura di Luis Badilla)

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    India: un Tribunale definisce "crimini contro l’umanità i massacri dei cristiani in Orissa"

    ◊   Le violenze sui cristiani in Orissa violano i diritti umani e la Costituzione; sono state attentamente pianificate e si configurano come “crimini contro l’umanità”; hanno un forte impatto su donne e bambini; avvengono con la complicità dei funzionari pubblici e ancora oggi restano gravemente impunite: è quanto afferma il nuovo Rapporto del Tribunale nazionale del Popolo di Kandhamal, il distretto dello stato di Orissa teatro dei massacri anticristiani del 2008. Il Tribunale, che su iniziativa del Forum della Solidarietà nazionale, riunisce leader ed esponenti della società civile, ha pubblicato oggi a Bhubaneswar il nuovo Rapporto dal titolo “In attesa di giustizia”. Il documento, inviato dalla Chiesa locale all’agenzia Fides, intende assistere le vittime e i sopravvissuti alla violenza del 2008 e cercare giustizia, nell’ottica di ripristinare il diritto e costruire la pace. Il Rapporto si basa sulle testimonianze di 45 sopravvissuti e include i risultati di studi, indagini sul campo e ricerche compiute da 15 esperti. Fra le osservazioni principali, il testo parla di “violenza mirata contro gli adivasi e i dalit della comunità cristiana, che viola il diritto fondamentale alla vita, alla libertà e all’uguaglianza, garantito dalla Costituzione”, attraverso l’uso della religione come arma per la mobilitazione politica. Gli attacchi del 2008 “sono stati eseguiti con pianificazione e preparazione. La violenza include tutti gli elementi dei ‘crimini contro l'umanità’, come sono definiti nel diritto internazionale” prosegue il testo. “I cristiani che rifiutarono di convertirsi all'induismo furono brutalmente uccisi” e i loro beni distrutti. Il Tribunale sottolinea anche l’impatto di genere (numerosi casi di violenza sessuale sulle donne) e sui bambini, traumatizzati perché testimoni di violenze terribili compiute ai danni dei loro stretti familiari. La comunità cristiana oggi vive “un senso di sradicamento”, causato dall’assenza di case, terreni, chiese, mentre “continua il boicottaggio ai danni dei cristiani”, discriminati per motivi di religione, casta e di genere. Il Rapporto rimarca con grande preoccupazione, “la connivenza dei funzionari pubblici con le forze violente e il sostegno deliberato alla violenza”, affermando che “le agenzie statali hanno clamorosamente fallito” nel proteggere la popolazione. Ancora oggi la giustizia è lenta e la maggior parte dei crimini resta impunita, data “la complicità della polizia e la loro collusione con gli autori, durante la fase delle indagini e dell'azione penale”, e dato che i testimoni subiscono pressioni e minacce. “I magri indennizzi stanziati alle vittime – nota il testo – sono chiaramente indicativi della indifferenza del governo dello Stato”. Data l’urgenza della situazione, il Rapporto interpella le istituzioni a prendere misure adeguate, nella punizione dei colpevoli, negli indennizzi alle vittime e negli aiuti sociali (fornire posti di lavoro pubblici, prestiti per l'avvio di piccole imprese, istruzione ai bambini). Si invitano inoltre le autorità ad affrontare il problema dell’alienazione della terra dei dalit e degli adivasi cristiani e a fermare quanti ancora oggi violano gli articoli 153a e 153b del Codice penale indiano (“promozione di inimicizia fra gruppi diversi”), al fine di fermare quanti continuano a propagare odio e a incitare alla violenza contro le minoranze religiose, in modo da tutelare realmente il diritto alla libertà religiosa. (R.P.)

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    Pakistan: a Faisalabad leader cristiani e musulmani rilanciano il cammino di pace

    ◊   Leader religiosi cristiani e musulmani, uniti, lavorano per promuovere l’armonia interconfessionale in Pakistan: in un incontro comune essi hanno sottolineato il bisogno di “unità” e “riconciliazione”, per costruire una “cultura di pace” nel Paese. Al contempo invitano il governo a prendere “provvedimenti decisi” contro frange estremiste e terroriste, che “inneggiano al conflitto, all’odio, alla paura e al terrore in seno alla società”. È quanto emerge da un seminario organizzato nei giorni scorsi in occasione del mese sacro musulmano di Muharram-ul-Haram, che culminerà domani 6 dicembre nella festa dell’ashura (cade il 10mo giorno e, per la comunità sciita, coincide con il “lutto” per il martirio dell’imam Husayn) . L’incontro islamo-cristiano - riferisce l'agenzia AsiaNews - si è tenuto nella curia vescovile di Faisalabad (nel Punjab), con il patrocinio della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso e del Comitato per la pace interreligiosa. All’evento hanno partecipato sacerdoti cattolici, leader religiosi musulmani, catechisti, funzionari di polizia e membri della società civile. Durante il seminario, i relatori hanno letto dei passi della Bibbia e del Corano dove viene esaltato il valore della pace; a seguire, vi sono stati momenti di “speciali preghiere comuni”. Il vescovo di Faisalabad mons. Joseph Coutts ha sottolineato che la città è “emblema di pace nel Paese”, perché “se creiamo condizioni di pace in città, non vi sono dubbi che essa prevarrà anche nel resto della nazione”. Il prelato invita a promuovere “pace e armonia mediante i nostri gesti”, perché “le azioni dicono più delle parole”. Il mufti Nusar Ullah Aziz ricorda gli “sforzi immensi” compiuti dagli antenati per garantire la pace a Faisalabad e invita tutti i leader religiosi a istillare “pace e tolleranza reciproca” per mantenere “l’armonia in città”. Il mullah Tahir ul Hasan celebra “il sangue versato” per costruire la pace (mentre in altre parti del Paese si susseguivano attentati e violenze) e conferma l’impegno al sacrificio per mantenere una convivenza armoniosa fra le fedi. Il mullah Muhammad Yousaf sottolinea la presenza di leader religiosi musulmani in una chiesa – l’incontro si è tenuto nella curia di Faisalabad – conseguenza “del processo di pace”, oltre che “esempio di armonia e legami forti tra noi, nonostante le diverse estrazioni religiose”. Pir Muhammad Ibrahim, presidente del Comitato interreligioso, ricorda l’impegno volto a proteggere in cristiani, in situazioni di violenza o di minacce verso la minoranza religiosa. Da ultimo è intervenuto padre Aftab James Paul, direttore della Commissione diocesana per il dialogo interreligioso, che ha ricordato la necessità di garantire “un’atmosfera di pace e rispetto reciproco, a dispetto delle differenze, perché la sopravvivenza dell’essere umano poggia sulla tolleranza, la solidarietà e l’armonia”. (R.P.)

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    Pakistan: coniugi cristiani malmenati dalla polizia, con false accuse

    ◊   Accusati di un crimine che non hanno commesso, due coniugi cristiani sono stati arrestati e picchiati selvaggiamente dalla polizia per tre giorni, per il loro rifiuto a confessare. E’ l’ennesimo caso di violenza anticristiana e discriminazione, anche nelle istituzioni e negli apparati statali, che fonti locali raccontano all’agenzia Fides. Salma Emmanuel, incinta, è ora ricoverata in terapia intensiva, in condizioni critiche, e il nascituro è sotto minaccia di aborto. I medici del Benazir Shaheed Hospital di Abbottabad (nel nord del Pakistan) stanno facendo tutti gli sforzi per salvare lei e il feto. Sul suo corpo portava segni di violenza grave, ma la polizia nega di averla torturata. Anche il marito, Rashid Emmanuel, presenta evidenti segni di lesioni e percosse. Dopo l’intervento di alcune leader cristiani, il vice ispettore generale Naeem Khan, ha ordinato un'inchiesta interna. La signora Emmanuel è accusata di aver rubato gioielli nella casa di una ricca signora musulmana, Ghazala Riaz, dove lavorava come domestica. La signora Riaz ha denunciato un furto di beni del valore di 900.000 rupie (circa 8mila euro) e ha accusato gli unici servitori cristiani. I due coniugi sono stati arrestati senza prove, e la polizia ha anche perquisito la loro abitazione. Dopo tre giorni di fermo e di pestaggi, i due – che hanno tre figli fra i 12 e i 5 anni – sono stati rilasciati su cauzione, costretti a ricorrere alle cure ospedaliere. Rashid, che lavorava come tecnico tv, e Salma hanno entrambi perso il lavoro e ora vivono in una situazione di enorme disagio. “Il mio pensiero va a tutti coloro che sono accusati ingiustamente” ha detto Salma da un letto di ospedale. “La fede in Dio non ci ha mai abbandonato in questa prova. Crediamo che la giustizia divina prevarrà”. (R.P.)

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    Pakistan: sì dei vescovi alla “Commissione nazionale per i Diritti Umani”

    ◊   La Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi del Pakistan appoggia con forza l’istituzione di una “Commissione nazionale per i Diritti Umani” (“National Human Rights Commission” - Nhrc) nell’ambito del governo pakistano: è quanto afferma Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, in una nota inviata all’agenzia Fides. Il disegno di legge per istituirla è giunto in Parlamento e questa, secondo Jacob, “è una buona notizia”. Jacob ricorda che una analoga Commissione esiste in numerose nazioni, che ne hanno trovato un beneficio per il rafforzamento delle norme e dei valori basati sulla dignità umana e dei diritti. “Creare uno specifico istituto per i diritti umani avrà un valore aggiunto nelle circostanze attuali del Pakistan” nota il segretario. Purchè alla Commissione sia garantita una reale indipendenza, e dunque reale efficacia, “essa può dare nuova vita al sogno di un Pakistan democratico e autonomo, al di là della retorica politica”. Tuttavia sarebbe una grande sfida per la Commissione funzionare “nel bel mezzo di una macchina governativa debole”: basta immaginare “il diluvio di denunce” che ci si attende. Il Segretario nota che “l'impatto di questa iniziativa dipenderà in gran parte dal ruolo assegnato a questa istituzione” e dai rapporti e doveri istituzionali che dovrà avere nei confronti dei diversi Ministeri e verso il Parlamento. “La sfida più grande – conclude Jacob – è costruire una cultura dei diritti umani nei sistemi sociali, giuridici e politici che sono diventati contrari a diritti e libertà. Se i partiti politici sostengono l'impegno per i diritti dei popoli, questo impegno deve tradursi in azioni orientate fortemente in tal senso, e in risultati concreti”.

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    Indonesia. A Java estremisti islamici contro i cristiani: cinque chiese a rischio demolizione

    ◊   Un gruppo estremista islamico di Pracimantoro, cittadina del distretto di Wonogiri, nello Java centrale, si appella al governo locale per ottenere la demolizione di cinque chiese protestanti della zona. L’allarme - riferisce l'agenzia AsiaNews - è lanciato da Theophilus Bela, attivista per i diritti umani e promotore del dialogo interreligioso, secondo cui alla base della denuncia dei fondamentalisti vi sarebbe la mancanza del permesso di costruzione (Imb) dei luoghi di culto cristiani. La tensione nell’area è in continuo aumento e le voci sulle minacce di abbattimento, che circolano dalla serata di ieri in una serie di documenti, non contribuiscono a rasserenare gli animi. In precedenza, aggiunge l’attivista cristiano, minacce estremiste hanno riguardato altre nove chiese nella reggenza di Bekasi, nel West Java. L’iter per la costruzione di una chiesa in Indonesia – cattolica o protestante – è complicato e possono trascorrere da cinque a dieci anni prima di ottenere tutte le autorizzazioni. Il procedimento è regolato dall’Izin Mendirikan Bangunan (Imb), delibera scritta che permette l’apertura di un cantiere ed è rilasciato dalle autorità locali. La vicenda si complica se si tratta di un luogo di culto cristiano: serve infatti il nulla osta di un certo numero di residenti nell’area in cui viene costruito l’edificio e del gruppo per il dialogo interreligioso del posto. E spesso subentrano “non meglio precisate motivazioni” che spingono i funzionari a bloccare i progetti, dietro pressioni di movimenti radicali islamici. In un documento diffuso nel fine settimana vengono spiegati le ragioni di preoccupazione della comunità cristiana. Il gruppo islamico di Pracimantoro è guidato da un religioso che “ricopre anche l’incarico di capo del Dipartimento governativo per gli affari religiosi”. Il primo dicembre, durante una riunione del comitato, è emerso che il gruppo estremista islamico ha avanzato la richiesta di demolizione. Le cinque chiese, raccontano fonti locali, hanno ricevuto l’autorizzazione ad operare dall’ufficio per gli Affari religiosi di Semarang, capoluogo provinciale, ma non hanno ancora nelle loro mani l’Imb. I cristiani hanno presentato la documentazione al dipartimento locale di Pracimantoro, ma ad oggi i funzionari hanno evitato di proposito di valutare il fascicolo e concedere le autorizzazioni del caso. Le chiese in attesa di ricevere i permessi sono: la chiesa pentecostale nel villaggio di Ngalu Wetan; la All Nations Church a Gebangharjo; la Javanese Protestant Church a Godang; la Bethel Tabernacle Church, anch’essa a Gebangharjo; infine, la Christian Nazareth Church a Lebak. (R.P.)

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    Libano: al via a Beirut la conferenza regionale del Consiglio delle Chiese sulle migrazioni

    ◊   Sono circa 214 milioni nel mondo i migranti alla ricerca di un sostentamento e di sicurezza in altri Paesi. Il fenomeno e le sfide politiche, economiche, etiche ed ecclesiali che esso pone,saranno al centro di una conferenza ecumenica regionale organizzata da oggi al 7 dicembre a Beirut, in Libano, dal Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc/Coe). Attivisti, leader cristiani di comunità immigrate e rappresentanti di organizzazioni ecumeniche dall’Africa, dall’Europa e dal Medio Oriente cercheranno di individuare nuove strade per rispondere in maniera adeguata a questo aumento dei flussi migratori alla luce delle sfide emergenti, ma anche delle opportunità da essi offerte. “Le migrazioni e il panorama ecclesiale: chi è il mio prossimo?” è il titolo della conferenza, organizzata in collaborazione con la Conferenza pan-africana delle Chiese (All Africa Conference of Churches) la Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Cmec), e il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (Mecc). L’incontro, spiega il pastore Deenabandhu Manchala, responsabile del programma “Comunità giuste e inclusive” del Wcc, si propone di “aiutare le Chiese ad affrontare la sfida della diversificazione dei popoli, delle culture, delle lingue, delle etnie e delle religioni nelle nostre società”, e quindi “ad aprirsi a nuovi significati dell'essere movimento ecumenico oggi”. L’auspicio - rileva da parte sua Sydia Nduna, responsabile del programma “Migrazioni e giustizia sociale” del Wcc – è che esso possa servire a rafforzare ulteriormente l’impegno comune delle Chiese cristiane su questo fronte. La Conferenza di Beirut è la seconda di una serie di tre incontri regionali sul tema delle migrazioni: la prima si è svolta lo scorso mese di luglio a Bangkok, in Thailandia, e ha riguardato l’Asia e i Paesi del Golfo, mentre la terza, prevista nel 2012 in Australia, riguarderà l’area del Pacifico, il Canada e l’America Latina. Alla conferenza seguirà un incontro di riflessione teologica sulle implicazioni ecclesiologiche e missiologiche del fenomeno delle migrazioni. I frutti di questi incontri, cui contribuiranno rappresentanti di diversi networks del Consiglio Mondiale delle Chiese e la rete delle teologhe africane, saranno presentati alla 10.ma Assemblea generale del Wcc, prevista a Busan, in Corea, nel 2013. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Sri Lanka. Il card. Ranjith: "Ritirare al più presto le accuse contro le suore di Madre Teresa"

    ◊   Il cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, chiede ai media nazionali di ritirare “al più presto” le “accuse infondate” contro le Missionarie della Carità e il Prem Nivasa di Morutwa, aggiungendo che non parteciperà ad alcun evento istituzionale previsto per Natale finché non verrà detta la verità sul caso. Dopo una lunga attesa - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’arcivescovo di Colombo ha convocato una conferenza stampa per registrare la sua protesta contro le accuse ingiuste a suor Mary Eliza, la suora di Madre Teresa che dirige l’ostello (Prem Nivasa) per ragazze madri, accusata di "vendere bambini". Inoltre, il cardinale ha chiesto ai cattolici del Paese di pregare per “tutti quelli che hanno sbagliato” e per “la buona missione delle suore di Madre Teresa in Sri Lanka”. “Le Missionarie del Prem Nivasa – ha dichiarato il cardinale Ranjith – non hanno mai venduto un bambino, né dato in adozione a coppie straniere o srilankesi senza seguire le procedure previste dalla legge e dal Probation Office”. Il Probation Office è un organismo che risponde al ministero degli Affari sociali dello Sri Lanka, e lavora a stretto contatto con le suore dell’ostello. “I funzionari di questo ufficio – ha spiegato l’arcivescovo – visitano il Prem Nivasa con regolarità per aiutare le religiose nel loro servizio con orfani e ragazze in difficoltà. Lo stesso direttore del Probation Office ha rilasciato un’intervista, nella quale ha confermato che il lavoro delle Missionarie del Prem Nivasa è in regola”. Il cardinale Ranjith ha poi criticato diversi articoli apparsi sui media locali, colpevoli di aver macchiato l’immagine della missione delle suore di Madre Teresa: “Alcuni giornali parlavano di bambini venduti per 700mila rupie (circa 4.500 euro), altri di 35mila rupie (circa 230 euro): sono solo bugie. Il quotidiano singalese Lankadeepa ha titolato un articolo ‘È discutibile vedere che all’estero adottano solo bambini disabili’. Un titolo simile dà un’impressione sbagliata, perché sottintende che i bambini disabili vanno all’estero per altri scopi, come il traffico illegale di organi. C’è sempre spazio per i fraintendimenti, e in questo caso si tratta di accuse molto gravi e pericolose”. Poi, l’arcivescovo ha spiegato il lungo silenzio sul caso di suor Eliza e del Prem Nivasa: “All’inizio, avevo deciso di non infilarmi tra tutte le dichiarazioni emerse in merito alla questione. Ma le critiche ricevute da alcuni media stranieri mi hanno spronato a parlare e chiarire la posizione della Chiesa dello Sri Lanka”. (R.P.)

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    India. Film blasfemo su Gesù Cristo: arrestati regista e produttore. I vescovi ne chiedono il ritiro

    ◊   Tre persone sono state arrestate a Mumbai perché responsabili di un film blasfemo contro Gesù Cristo. Dopo giorni di proteste delle organizzazioni cristiane come il “Catholic Secular Forum” (Csf), Ejaz Ahmed (regista), Washim Sheikh (produttore di Bollywood) e KA Jauhar (pubblicitario), sono finiti in carcere per il film “Who’s there”. Le accuse vanno da “ferire i sentimenti religiosi”, “intento malizioso”, “insulto alle credenze religiose”, oltre che violazione delle regole cinematografiche. Gruppi e associazioni cristiane chiedono pene severe per gli imputati, che oggi potranno uscire dal carcere su cauzione, fissata da un Tribunale di Mumbai. Come riferisce all’agenzia Fides Joseph Dias, Segretario generale del Csf, la condanna non dovrebbe essere difficile in quanto, come confermato dal Central Board of Film Certification (Cbfc), il manifesto pubblicitario del film viola l’art. 38 del regolamento cinematografico. Il manifesto raffigura Gesù in croce, pugnalato da un uomo, con in calce la scritta “Questa volta il male vincerà”. La pubblicità e il trailer del film dicono poi “Aspettatevi verità inaspettate”, oppure “Vi diremo chi è veramente Gesù Cristo”, mentre altre immagini mostrano la Croce di Gesù a testa in giù, colpita da pugnali. “E’ un film che offende la fede e i sentimenti dei cristiani e contribuisce a diffondere l’odio verso i cristiani” spiega a Fides padre Babu Joseph, portavoce della Conferenza episcopale dell’India. “Abbiamo chiesto che venga ritirato dalle sale. Vi sono in India troppe forze che intendono creare turbative sociali, agendo sul fattore religioso. La fede cristiana è spesso raccontata in modo falso e sbagliato, per screditarla e fomentare l’odio. Non è chiaro chi ci sia dietro il film in questione, ma vediamo che elementi e forze estremisti indù sono disseminati nella società e nei mass media. I cristiani vedono le religione come fattore di pace. Condanniamo ogni atto blasfemo, contro ogni religione”. I Gesuiti di Ranchi (nello stato di Jharkhans) notano che “questa è la peggiore rappresentazione possibile del cristianesimo”. “Non solo è un film altamente provocatorio e blasfemo – notano i religiosi – ma darà anche una cattiva immagine dell’India nella comunità internazionale”, solo in nome del profitto. Intanto il Csf ha avviato un petizione che include già oltre 2.000 firme di vescovi, parroci, sacerdoti, attivisti, capi delle Ong, che mostrano solidarietà e chiedono il ritiro del film. (R.P.)

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    Vertice sul clima: per il cardinale Maradiaga urgono "decisioni coraggiose"

    ◊   Il fallimento del vertice sui cambiamenti climatici di Durban, in Sudafrica, sarebbe una sorta di "apartheid morale" che “non possiamo permettere”: lo ha affermato il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, presidente di Caritas Internationalis, durante una messa celebrata ieri nella Emmanuel cathedral a Durban. Durante l’omelia - riferisce l'agenzia Sir - il cardinale Maradiaga ha rivolto un appello alle "nazioni potenti del mondo: aspettiamo da voi decisioni coraggiose. Il mondo ha bisogno di vivere in pace e solidarietà". “Proprio come in Sudafrica le politiche durante il periodo dell'apartheid hanno creato divisioni razziali – ha detto il cardinale Maradiaga -, oggi i temi ambientali e le politiche energetiche dividono l'uomo dalla natura”. Il presidente di Caritas Internationalis ha ribadito la necessità che il vertice dell’Onu, che si concluderà il 9 dicembre, sancisca “un passo in avanti invece di un passo indietro”. Serve cioè “un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante fondato sul protocollo di Kyoto. Sono necessarie decisioni per ridurre le emissioni di gas serra di oltre il 40% entro il 2020 nei Paesi sviluppati”. (R.P.)

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    Paraguay: la Chiesa chiede rispetto per gli indigeni e la difesa dei loro diritti

    ◊   La Chiesa del Paraguay ha invitato i popoli indigeni ad essere uniti e a difendere le loro comunità, le loro famiglie, le terre e le risorse naturali. Lo ha chiesto mons. Lucio Alfert, vescovo del vicariato apostolico di Pilcomayo, durante la Celebrazione Eucaristica domenicale. Durante l'omelia della Messa in onore della Vergine di Caacupé, patrona della nazione, - riferisce l'agenzia Fides - il vescovo ha anche denunciato che imprenditori e speculatori edilizi si impadroniscono dei terreni cambiando le delimitazioni originali e gettando pesticidi che danneggiano la salute di questi popoli. Molte famiglie indigene continuano ad essere vittime dei potenti, che le privano della loro terra. La giustizia, ha detto il vescovo, "si inchina dinanzi ai potenti, ubbidisce ad interessi politici e alla corruzione che paga bene", secondo quanto ha pubblicato, nella sua versione digitale, il giornale nazionale Abc. Mons. Alfert ha raccomandato agli indigeni di non accettare la corruzione "né del denaro né delle strane ideologie". Ha esortato inoltre gli abitanti a rimanere uniti per difendere le loro terre e le loro famiglie. L'espulsione degli indigeni dalle loro comunità fa crescere la loro presenza nelle città e nei sobborghi, con il conseguente aumento dei problemi sociali come la prostituzione e l'abuso di droghe nelle aree urbane. Il vescovo ha sottolineato infine l'urgenza di un’attenzione politica chiara da parte delle istituzioni statali e dei comuni per questi gruppi, "in modo di tutelarli dalle ingiustizie e dalle violazioni dei diritti umani". (R.P.)

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    Messico: aumenta in Chiapas il numero di bambini contagiati dall’Hiv

    ◊   I bambini sieropositivi nello stato messicano del Chiapas continuano ad aumentare. La "Fundación Nuestro Hogar en Chiapas" attualmente assiste 40 bambini indigeni delle zone Nord e di Altos affetti dalla Sindrome da Immunodeficienza Acquisita (Aids), anche se non si conosce esattamente il numero di contagi in tutto lo Stato e si ritiene che aumentino ogni giorno. Il problema - riferisce l'agenzia Fides - non riguarda solo alcune fasce di età o determinati ceti sociali, nelle zone indigene c’è maggior rischio in quanto mancano campagne di sensibilizzazione adeguate in lingua indigena. Alla diffusione del virus contribuisce anche il consumo di droghe. I minori ricevono il contributo sociale di cui necessitano, basato principalmente su generi alimentari, materiale scolastico, divise, ma anche se lo Stato garantisce le cure antiretrovirali, sfortunatamente molti di questi bambini sono orfani di padre, madre o di entrambi i genitori, e vivono con nonni o zii che spesso non sono in grado di gestire la somministrazione dei farmaci. Molti di questi minori sono stati contagiati dalle mamme mediante trasmissione prenatale, durante la gravidanza, il parto o l’allattamento. (R.P.)

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    El Salvador: la discriminazione contro le bambine

    ◊   “Essere una bambina” è il titolo del rapporto recentemente presentato dall’organizzazione Plan El Salvador, che si occupa dei diritti dei minori, nel quale vengono resi noti i principali ostacoli che impediscono lo sviluppo delle bambine nel Paese. Secondo questo studio, in tutto il mondo le bambine soffrono il doppio delle discriminazioni a causa dell’età e del genere. Tra queste denutrizione, minori opportunità di istruzione e sviluppo, e maggiori forme di violenza. Alcuni studi indicano che investire nell’istruzione e nello sviluppo delle bambine abbia un impatto e un beneficio migliori per lo sviluppo economico e sociale delle popolazioni. Un fenomeno preoccupante - riferisce l'agenzia Fides - è rappresentato dal ritiro dalla scuola di molte bambine o dai matrimoni in giovanissima età e le maggiori probabilità di essere soggette a violenze. Il rapporto sottolinea che l’uguaglianza di genere sarebbe solo positiva per tutti, bambini e adulti. Al riguardo sono state proposte otto azioni concrete. Tra queste assicurare che l’educazione prescolare promuova l’uguaglianza tra femmine e maschi e coinvolga i genitori, sostenere la partecipazione delle bambine e dei bambini nelle iniziative politiche per migliorare l’educazione sessuale, far si che le scuole siano sicure per entrambi i generi, promuovere campagne contro la discriminazione, approvare leggi che incoraggino i genitori a partecipare attivamente alla crescita dei propri figli. (R.P.)

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    Taiwan: la prima pietra di un nuovo ospedale cattolico per i poveri e gli operai

    ◊   Il nuovo ospedale che la Chiesa cattolica sta per costruire alla periferia di Taipei “servirà per i molti poveri e operai che vivono in questa zona. Esso sarà anche uno strumento di testimonianza per la cura cattolica dei malati”. È quanto afferma il cardinale Paul Shan, arcivescovo emerito di Kaohsiung alla benedizione della prima pietra dell’ospedale legato all’università cattolica della Fu Ren a Xinzhuang, a pochi chilometri dalla capitale taiwanese. La cerimonia è avvenuta sabato scorso, alla presenza di molti vescovi di Taiwan e del prefetto della Congregazione vaticana per l’educazione cattolica, il cardinale Zenon Grocholewski, insieme a personalità politiche e a benefattori del futuro nuovo edificio, appartenenti soprattutto agli ex alunni della Fu Ren. Dopo un’esibizione di strumenti di percussione e una danza del leone, fatta dai giovani dell’università, vi è stato un momento di preghiera e un commento del cardinale Shan sul valore della nuova opera. Dopo la benedizione della prima pietra, le diverse personalità presenti hanno anche simbolicamente aggiunto su un tumulo una vangata di sabbia. L’ospedale dovrebbe sorgere in un’area vicino all’università e dovrebbe avere 800 letti, con possibilità di servire 5 mila pazienti al giorno in day hospital. Il costo si aggira sui 3 milioni di euro. Hou Youyi, il vice sindaco della Grande Taipei (che comprende anche l’area di Xinzhuang), ha apprezzato la coraggiosa decisione dei cattolici, sottolineando che attualmente nell’area vi sono 12,4 posti letto per 10mila abitanti. Un buon servizio, secondo i canoni internazionali, dovrebbe avere 30 posti letto ogni 10mila abitanti. Il cardinale Shan, parlando all'agenzia AsiaNews, ha spiegato ulteriori motivi per la nascita dell’ospedale: “Vi è anzitutto bisogno che gli studenti di medicina dell’università cattolica trovino un ambiente dove poter praticare la medicina imparata. Nello stesso tempo, il legame con la facoltà di medicina dell’università dovrebbe aiutare a potenziare la ricerca e il progresso delle cure in ospedale. “Ma trovo importante – ha aggiunto – che gli studenti e i dottori possano esercitare la medicina venendo addestrati a un senso cattolico della medicina e del malato. Da questo punto di vista, vogliamo che questo ospedale, che servirà i molti poveri e operai della zona, si ispiri alle indicazioni del Papa sulla cura pastorale dei malati”. A questo proposito, prendendo la parola nei saluti, il cardinale Grocholewski ha augurato che il nuovo ospedale si distingua non solo per l’efficienza tecnica, ma anche “per l’accoglienza ai malati e per un’anima piena d’amore, che è frutto della testimonianza cristiana”. L'ospedale sarà completato entro il 2015. (R.P.)

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    Cina: più di mille giovani alla prima Giornata della Gioventù nella diocesi di Xia Men

    ◊   “Radicarsi in Cristo per accogliere i frutti della Comunione”. Il tema della prima Giornata della Gioventù promossa nella diocesi di Xia Men, nella provincia di Fu Jian, nella Cina continentale. L’evento è stato celebrato il 20 novembre scorso, solennità di Cristo Re dell’universo. A presiedere le celebrazioni è stato mons. Giuseppe Cai Bing Rui, vescovo della diocesi, riconosciuto dalla Santa Sede, consacrato l’8 maggio scorso. Si è partiti dal condividere l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, ha riferito Faith dell’He Bei all’agenzia Fides. Oltre mille giovani provenienti da diversi gruppi diocesani hanno aderito alla Giornata, partecipando alla solenne Eucaristia, presentando il proprio cammino di fede ed ascoltando un sacerdote e di una religiosa raccontare l“esperienza meravigliosa di comunione universale” vissuta alla Gmg di Madrid. Infine l’invito di mons. Cai ai giovani presenti di portare nelle realtà di provenienza quanto “ascoltato, visto, sentito e provato, per mettere radici in Cristo insieme a tutti i membri della comunità, costruendo la comunione”. L’iniziativa di dare vita ai gruppi giovanili nella diocesi di Xia Men è cominciata 16 anni fa, spinta “dal grande amore per Cristo, per la Chiesa e per la Comunione”. I giovani sono quindi invitati ad impegnarsi per “testimoniare la fede” e “vivere il Vangelo”. La diocesi di Xia Men si trova nella parte meridionale costiera della provincia di Fujian. Attualmente conta più di 30 mila fedeli, in maggioranza contadini ed operai, assistiti pastoralmente da una decina di sacerdoti e da 15 religiose. (R.G.)

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    Pakistan: festa pre-natalizia per i bambini della “Colonia francese” a Islamabad

    ◊   I bambini cristiani della “Colonia francese” a Islamabad hanno potuto prendere parte ad una festa pre-natalizia promossa dalla ‘Masihi Foundation’. Sono stati consegnati doni e organizzati momenti di svago e gioco. All’iniziativa – ricorda l'agenzia AsiaNews - ha partecipato anche un'attivista musulmana per i diritti umani, che ha distribuito dolci. L’istituto educativo gestito dalla fondazione pakistana che lotta per i diritti delle minoranze, inaugurato nei mesi scorsi dal vescovo della capitale, ospita molti bambini ed è un elemento di speranza e di riscatto sociale per molte famiglie cristiane, che chiedono un futuro migliore per i figli. Nel tardo pomeriggio di venerdì scorso i bambini della comunità, vestiti a festa e accompagnati dai genitori, si sono riuniti nella sede al centro della “Colonia francese” per partecipare a questa speciale celebrazione “natalizia”. Padre Anwar Patras ha guidato la preghiera iniziale e si è soffermato sull’importanza dell’educazione per un riscatto sociale. “Nessun essere umano – ha spiegato il sacerdote – può sopravvivere senza l’istruzione”, che rappresenta un “bene primario” come il cibo, i vestiti e un riparo. Perché la scuola non è solo un luogo in cui si studia e si impara, ma è altrettanto un posto in cui “si incontrano amici e si interagisce con loro e gli insegnanti”. “L’istruzione – ha aggiunto il sacerdote, augurandosi un futuro migliore per le nuove generazioni di cristiani in Pakistan - vi preparerà per una leadership saggia”. Gli abitanti della “Colonia francese” svolgono mansioni umili e mal retribuite. La maggioranza è alle dipendenze dell’amministrazione comunale del distretto della capitale, Islamabad, per lavori di bassa manovalanza. Con i suoi tre milioni di fedeli in rappresentanza dell’1,6% della popolazione, i cristiani in Pakistan sono da tempo vittima di emarginazioni e violenze, acuite negli ultimi 30 anni con la progressiva “islamizzazione” del Paese avviata dal generale Zia-ul-Haq nella seconda metà degli anni ‘80. Gran parte degli esponenti della minoranza religiosa sono originari delle aree rurali; quando giungono in città, essi sono costretti a vivere in ghetti o “colonie” e a svolgere mestieri umili nel campo sanitario o delle pulizie. E come i fuori casta indiani, sono considerati alla stregua di “intoccabili”. La “Colonia francese” deriva il proprio nome dalla vecchia ambasciata di Parigi, che sorgeva un tempo nella zona. Al suo interno vi sono 600 abitazioni, circoscritte da un muro di cinta. All’area si accede tramite un ingresso principale e tre o quattro minori situati dalla parte opposta dell’area. Fra i motivi che hanno portato alla realizzazione della cinta muraria la necessità – come spiega un musulmano della zona – è che “ricchi e nobili” non vedano “il ghetto cristiano”. (A.L.)

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    Sud Corea: Vangelo e diritti umani “sono il cammino della Chiesa”

    ◊   Aborto, pena di morte ed eutanasia. Sono queste “le minacce maggiori che oggi la Corea del Sud deve affrontare se vuole divenire un vero Stato di diritto”, in cui “i diritti umani siano la priorità della popolazione e di chi la governa”. È il senso del messaggio pubblicato ieri dalla Commissione episcopale coreana Giustizia e pace in occasione della 30.ma domenica per i diritti umani. Il testo è a firma di mons. Mattia Ri Iong-honn, presidente della Commissione e vescovo di Suwon. Nel messaggio – intitolato “Vocazione cristiana per imparare e mettere in pratica la giustizia e la pace” – il vescovo spiega come la Chiesa locale si sia “sempre opposta a tutti quegli artifici che riguardano la vita umana: aborto, pena di morte, eutanasia. Ma anche ricerca sugli embrioni, che violano la dignità della vita e dell’essere umano”. In effetti, i cattolici sudcoreani sono impegnati da tempo in questo ambito. La Chiesa - riporta l'agenzia AsiaNews - promuove in tutti i settori della società dibattiti, progetti concreti e seminari su questi argomenti, che sono al primo posto dell’interesse anche dell’opinione pubblica non cristiana. Secondo il presule, “va continuata questa strada. Insieme abbiamo sottolineato gli errori e i pericoli insiti in queste ricerche e in quei progetti, come quello dei ‘Quattro grandi fiumi’, che mettono in pericolo l’ecosistema”. Per affrontare queste sfide con il giusto spirito, la Conferenza episcopale coreana ha lanciato nel corso dell’Assemblea generale dello scorso autunno una “Settimana della dottrina sociale”. Iniziata proprio ieri, la Settimana punta a “interpretare la società con la prospettiva del Vangelo”. (R.P.)

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    Inghilterra: dopo la visita di Benedetto XVI più fedeli alle Messe

    ◊   La visita del Papa del settembre 2010 ha portato più fedeli alla messa a Westminster. Secondo statistiche pubblicate nell’ultima edizione del “Westminster Year book”, l’annuario che raccoglie tutti i dati relativi a questa diocesi della Chiesa cattolica di Inghilterra e Galles, la frequenza alla messa è aumentata di quasi tremila persone tra l’ottobre 2009 e l’ottobre 2010. Il conto di quanti fedeli partecipano alla Messa - riporta l'agenzia Sir - viene fatto in ottobre ogni anno e nel 2010 è stato completato poco dopo la visita di stato di Benedetto XVI. Sono state 158.574 le presenze a messa nel 2010 rispetto alle 155.880 nel 2009 nella chiesa madre del cattolicesimo inglese. Le statistiche provenienti dalle parrocchie della diocesi guidata dal Primate, mons. Vincent Nichols confermano, inoltre, un aumento dei battesimi, del numero di chi diventa cattolico e dei matrimoni. L’annuario rivela che le cinque parrocchie più frequentate sono quella polacca di “Our Lady Mother of the Church”, con 4321 persone, di Westminster cathedral, con 3980 persone, di Greenford con 2272, dell’“Oratory”, un’altra importante chiesa del centro di Londra dove hanno frequentato la messa, nel 2010, 2221 fedeli e di Stamford Hill, con 2061. Nella prefazione dell’annuario, mons. Nichols scrive: “in un momento di grandi cambiamenti economici e sociali, la pratica della preghiera è ancora di vitale importanza. Spero che, nel 2012, nelle parrocchie e nelle scuole cercheremo tutti di approfondire la nostra vita di preghiera. Solo la preghiera ci radica in Cristo. La preghiera sostiene l’equilibrio e lo scopo della vita che diventa una testimonianza della presenza di Dio”. L’arcivescovo parla anche del 50° Congresso internazionale eucaristico che avrà luogo nel 2012 a Dublino e delle Olimpiadi di Londra. “Spero che il numero più alto possibile di voi avrà l’opportunità’ di frequentare il Congresso eucaristico”, scrive mons. Nichols, “lo scopo di ogni Congresso eucaristico è di approfondire la comprensione dell’Eucarestia e la devozione nei confronti di quest’ultima. Il 2012 è anche l’anno dei giochi olimpici e paraolimpici. Sono sicuro che ci divertiremo a seguirli e ad estendere l’ospitalità alle molte migliaia di visitatori. Assicuriamoci che la pace nei nostri cuori, nelle case e nelle comunità, sia un tema prominente durante Londra 2012”. (R.P.)

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    Pellegrinaggi: devozione e cultura lungo la “Ruta Mariana”

    ◊   Cultura e devozione, arte e spiritualità, natura e raccoglimento. Sono alcuni dei tratti che scandiscono il pellegrinaggio ‘Ruta Mariana’ (Rotta Mariana). L’itinerario di fede unisce quattro Santuari mariani: la Basilica del Pilar, a Saragozza, il Santuario di Torreciudad, nella provincia spagnola di Huesca, quello di Montserrat, a Barcellona, ed il Santuario di Nostra Signora di Lourdes, in Francia. Lungo il percorso, che solitamente inizia da Barcellona o da Saragozza, si possono visitare anche cattedrali, chiese, monasteri, chiostri, castelli e monumenti. Per organizzare il pellegrinaggio - ricorda l’agenzia Zenit - il sito internet www.rutamariana.com, oltre ad indicare le varie tappe del cammino, riporta anche un elenco di alberghi, ristoranti e servizi prenotabili on line. I pellegrini e i turisti che intraprendono questo itinerario sperimentano nuovi e diversi modi di conoscere ed esplorare. L’essenza della Ruta Mariana risiede nel valore spirituale dei suoi Santuari e in un’eredità storica e naturale di eccezionale valore. Ogni anno sono oltre 12 milioni, complessivamente, i visitatori ripartiti tra i quattro Santuari della “Ruta Mariana”. (A.L.)

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    Roma: presentata alla Fnsi la rete Gi.U.li.A, Giornaliste unite per il cambiamento

    ◊   Nasce in Italia, in tempi di crisi economica e non solo, la Rete Gi.U.li.A, sigla che sta a significare Giornaliste, Unite ,Libere, Autonome. Presentata stamane, nella sede della Federazione nazionale stampa italiana (Fnsi), la rete porta l’adesione iniziale di circa 300 firme al femminile del giornalismo italiano di giornali, agenzie, radio, tv, siti internet, dipendenti, libere professioniste, precarie. Gi.U.li.A intende anzitutto respingere l’attacco, in atto già da molti anni, alla dignità della donna, ma anche ai diritti del lavoro e all’informazione a servizio dei cittadini. “Gi.U.li.A dice basta – si legge nel Manifesto fondativo - al’uso della donna come corpo, oggetto, merce e tangente; abuso cui corrisponde una speculare sottovalutazione delle sue capacità e competenze”. Per contro Gi.U.li.A vuole riportare al centro dell’informazione la vita reale, il sapere, la fatica, il coraggio, le competenze, i talenti e la creatività delle donne italiane e di tutta quella gran parte della società che oggi non ha rappresentanza sui media” “Serve quindi – hanno spiegato a nome di tutte le firmatarie Alessandra Mancuso, Silvia Resta e Marina Cosi – un lavoro di ‘disinquinamento’ dell’informazione a tutto tondo: delle agenzie, della carta stampata ma soprattutto televisiva, veicolo di stereotipi offensivi per l’umanità e l’intelligenza delle donne, come per le speranze dei giovani e dei nuovi talenti”. Gi.U.li.A sottolinea ancora il Manifesto “vuole un cambiamento radicale del giornalismo italiano: basta con l’informazione ad effetto, con l’uso della cronaca-spettacolo, con la manipolazione delle notizie, le censure”. A portare il saluto della Fnsi, è stato il presidente Roberto Natale, che ha evidenziato come il 2011 sia stato contrassegnato dal protagonismo delle donne e dall’attenzione sui guasti derivati da un’informazione e una comunicazione distorsive e offensive dell’immagine femminile. Da qui l’invito a vigilare sugli effetti delle nuove politiche del welfare, ma anche a monitorare nel mondo dei free lance e dei giovani. A promuovere tutte le attività di Gi.U.li.A è il sito www.giuliagiornaliste.it: un luogo dove vogliamo esercitare ha osservato Silvia Garambois, già presidente dell’Associazione stampa romana – il nostro ‘occhio critico’ di professioniste dell’informazione. (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Conferenza sull’Afghanistan: la Clinton promette 600 milioni di dollari l’anno

    ◊   Il presidente afghano, Hamid Karzai, ha chiesto oggi alla comunità internazionale di ''aiutare l'Afghanistan per almeno altri dieci anni dopo la fine della transizione nel 2014''. Karzai è intervenuto all'inizio dei lavori della Conferenza di Bonn, dedicata proprio alla situazione in Afghanistan. Si tratta della seconda conferenza dopo la caduta dei talebani. Ha subito incassato la promessa degli Stati Uniti. Il servizio di Fausta Speranza:

    Karzai chiede aiuto internazionale e ribadisce: il progetto di pace e riconciliazione con i talebani resta immutato, nonostante l'uccisione del presidente dell'Alto Consiglio per la Pace, Rabbani. Ma Karzai sottolinea anche che ''restano immutate le condizioni per il dialogo: rinuncia al terrorismo, abbandono delle armi e rispetto della Costituzione''. D’altra parte, se si parla di Afghanistan si parla di carenza di sicurezza e di imprevista forte resistenza dei talebani, oltre che di mancanza di adeguate risorse finanziarie. A parlare di tutto questo, un centinaio di delegazioni nazionali con 60 ministri degli Esteri e 17 organizzazioni internazionali. Con in prima fila la cancelliera tedesca Merkel, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, il Segretario di Stato Usa Hillary Clinton. E la Clinton conferma l’intenzione di sostenere l’Afghanistan nel lungo periodo annunciando, concretamente, lo scongelamento di almeno 600 milioni di dollari l'anno di aiuti. Ma ribadisce anche che il Paese deve impegnarsi a portare avanti le riforme, ad assumersi la responsabilita' per la propria sicurezza e a costruire una democrazia basata sul primato del diritto. Da parte sua, l'Iran, presente con il suo ministro degli Esteri, sottolinea che si opporrà alla presenza di truppe straniere in Afghanistan dopo il 2014. Infine, resta da dire che in questa conferenza internazionale a Bonn non è rappresentato il Pakistan per una presa di posizione precisa di Islamabad: boicottare la riunione dopo l'attacco Nato del 26 novembre, con 24 morti. E poi mancano anche i talebani, seguaci del Mullah Omar in armi insieme agli altri movimenti di opposizione Hezb-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar e la Rete Haqqani. Loro dovrebbero essere i protagonisti dell’auspicato dialogo.

    Pakistan, Usa sgomberano base Shamsi
    Sono iniziate le operazioni di evacuazione da parte degli Stati Uniti della base di Shamsi, in Pakistan, finora usata per i drone in partenza verso le aree tribali afghane e ora chiesta indietro dal Paese dopo l’operazione Nato della settimana scorsa in cui sono rimasti uccisi 24 militari pakistani. La vicenda ha raffreddato ulteriormente i rapporti tra Usa e Pakistan, già incrinatisi in seguito all’operazione che portò, nel maggio scorso, all’uccisione di Osama Bin Laden. Intanto, però, il presidente degli Stati Uniti Obama ha telefonato al suo omologo pakistano, Zardari, per esprimergli il proprio rammarico per l’accaduto, che ha portato Zardari alla decisione di non partecipare alla conferenza di Bonn sul futuro dell’Afghanistan che si apre oggi. Restano sospesi, per il decimo giorno consecutivo, i rifornimenti alle truppe Isaf presenti in Afghanistan.

    Siria, risposta positiva all’ultimatum della Lega Araba
    Segnale di distensione, oggi, in Siria, da parte del governo di Assad che ha fatto sapere di aver risposto positivamente all’ultimatum della Lega Araba per porre fine alle violenze e di aver accettato l’invio di osservatori. La notizia arriva dopo un weekend in cui si è svolta un’imponente esercitazione militare che, secondo la tv di Stato siriana, mirava a dimostrare che le forze armate del Paese sono “pronte a difenderlo contro chiunque ne metta a rischio la sicurezza”.

    Iran, abbattuto drone Usa
    L’Iran ha annunciato, ieri, di aver abbattuto un drone americano che volava sulla parte orientale del Paese. Il Pentagono non ha confermato la notizia, ma ha ammesso di aver perso i contatti con uno dei suoi aerei senza pilota che la settimana scorsa stava sorvolando l’Afghanistan per una ricognizione, ma dubita che sia stato abbattuto. Sempre ieri, infine, due esponenti della milizia Basiji, forza paramilitare legata ai pasdaran, sono stati uccisi nel corso di scontri avvenuti nella turbolenta provincia iraniana del Sistan-Baluchistan, nel sudest del Paese.

    Yemen, decreto per ricostruzione esercito
    Il vicepresidente con funzioni di presidente dello Yemen, ha firmato un decreto per la formazione di un comitato militare per la ricostruzione dell’esercito e delle forze di sicurezza del Paese. Ieri nuovo attacco dei militanti di al Qaeda a una caserma delle forze governative ad Abyan, in cui sono rimasti uccisi sei soldati e tre sono stati feriti.

    In Egitto si torna a votare per la Camera bassa del Parlamento
    Urne aperte da questa mattina alle 8 in 27 province egiziane, per il ballottaggio delle elezioni per la Camera bassa del nuovo Parlamento. I Fratelli musulmani, che si dichiarano moderati, e i salafiti, islamici radicali, dominano la scena con il 40% delle preferenze accordate al primo turno. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

    Dopo le code davanti ai seggi della settimana scorsa mostrate dalle televisioni di tutto il mondo, questa mattina in Egitto, dove le urne si sono riaperte per il secondo turno delle elezioni della Camera bassa in 27 province che comprendono città come Il Cairo e Alessandria, la situazione è più tranquilla. Ai ballottaggi, che si chiudono domani, si presentano 104 candidati, 46 dei quali appartengono ai Fratelli musulmani, che concorrono per i 52 seggi parlamentari. Al primo turno, infatti, che ha registrato un’affluenza senza precedenti, pari al 62%, la formazione ha raccolto il 36.6% dei consensi: si profila, dunque, uno scontro a due contro i salafiti di Al-Nour, che si attestano sul 24.3% dei voti. Nessuna alleanza all’orizzonte tra loro, almeno secondo i dirigenti salafiti, alleanza che porterebbe a un controllo di quasi due terzi del Parlamento: un’ipotesi che preoccupa anche la comunità internazionale, Israele in testa. Gli altri turni di voto sono previsti per il 14 e il 15 dicembre e per il 3 e il 4 gennaio, mentre le elezioni per il Consiglio della Shura si svolgeranno tra il 29 gennaio e il 10 marzo. Intanto il primo ministro Kamal el Ganzouri, incaricato dal Consiglio supremo militare che guida il Paese dalle dimissioni di Mubarak, avrebbe l’esecutivo quasi pronto: secondo indiscrezioni mancherebbe la nomina di un ministro, probabilmente quello dell’Interno.

    Nigeria, attentato nel nord
    È di tre morti e almeno cinque feriti il bilancio dell’attacco che un centinaio di uomini armati ha lanciato contro edifici della polizia e banche ieri ad Azar, città nel nord della Nigeria. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, gli autori sarebbero membri della setta estremista islamica Boko Haram.

    Oggi a Parigi l’incontro Merkel-Sarkozy
    Grande attesa per l’incontro di oggi a colazione all’Eliseo tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Nicholas Sarkozy. Sul tavolo le ipotesi di modifica dei trattati comunitari che i due porteranno al summit europeo in programma giovedì e venerdì sulla crisi finanziaria che ha investito l’euro e che probabilmente si protrarrà fino al wekkend. In particolare, di cruciale importanza il nodo delle sanzioni che la Commissione potrebbe comminare in caso di mancata osservanza di regole fiscali comuni o di rispetto del bilancio da parte degli Stati.

    Elezioni in Slovenia, vince la sinistra liberale di Jankovic
    Ribaltate le previsioni elettorali in Slovenia. Zoran Jankovic, leader del nuovo partito della sinistra liberale “Slovenia positiva” e sindaco di Lubjana, ha vinto con il 28,5% dei voti. Il partito conservatore di Janez Jansa ha ottenuto il 26,2% dei consensi, mentre ai Democratici sociali dell'ex premier Borut Pahor è andato il 10,5%. Jankovic, imprenditore e uomo più ricco del Paese, non ha la maggioranza assoluta per formare un governo solido e fare le riforme strutturali richieste dai mercati internazionali: il suo primo compito sarà aprire le consultazioni con altri partiti per dare forma al nuovo esecutivo.

    Voto in Croazia, larga vittoria del centrosinistra
    In Croazia, il centrosinistra ha vinto le elezioni con una larga maggioranza. Secondo i primi risultati, la coalizione guidata dal socialdemocratico Zoran Milanovic ha ottenuto il 44% dei voti. Hanno subito un crollo i conservatori dell'Unione democratica croata della premier uscente Jadranka Kosor, passando dal 37% dei voti di quattro anni fa al 22-25 di oggi. Dopo i successi in politica estera del precedente esecutivo, tra cui l'adesione all'Ue e la normalizzazione dei rapporti con la Serbia, il nuovo governo avrà il compito di risollevare l'economia del Paese e contrastare la disoccupazione.

    Italia, soccorse due barche di migranti in Calabria
    Avevano a bordo complessivamente 81 persone di nazionalità afghana e pakistana, le due barche a vela soccorse dalla Guardia costiera italiana al largo della Calabria. I migranti, nonostante il mare forza 4, sono stati fatti trasbordare sulla motovedetta che li ha portati in salvo a Roccella Ionica.

    Usa, indignati: 15 arresti a Washington
    Nelle ultime ore, una quindicina di attivisti del movimento anticapitalista “Occupy DC” sono stati arrestati a Washington. I dimostranti avevano rifiutato di smantellare una struttura in legno costruita la notte scorsa nel centro della città, a Mc Pherson Square. Alla scadenza dell'ultimatum per sgomberare la costruzione dichiarata illegale, gli agenti sono intervenuti e hanno fatto uscire gli attivisti.

    Perù, stato d'emergenza per proteste contro miniere d'oro
    Il presidente del Perù, Ollanta Humala, ha decretato lo stato di emergenza a causa di proteste e manifestazioni contro una grande miniera d’oro e rame nella provincia di Cajamarca, nel nord del Paese. Lo stato di emergenza consente l'impiego dell'esercito per ristabilire l'ordine. Il capo dello Stato lo ha dichiarato in seguito alla rottura delle trattative tra una delegazione di ministri e gli oppositori alla miniera Conga, di proprietà della statunitense Newmont.

    Cina, preoccupazione per aumento tensioni sociali
    La Cina teme che la crisi economica possa aumentare i disordini sociali nel Paese. Infatti, nelle ultime settimane si sono moltiplicati scioperi e manifestazioni contro le riduzioni del personale nelle aziende. Il responsabile dei servizi di sicurezza del Partito Comunista Cinese, Zhou Yongkang, ha sollecitato i governi locali a studiare metodi più efficaci per affrontare queste situazioni di tensione.

    Giappone, nuova fuga di acqua radioattiva da Fukushima
    Una nuova fuga di liquido radioattivo si è verificata dalla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone. Lo riferisce il gestore del sito Tepco. Lo sversamento nell’oceano è avvenuto nelle vicinanze di un impianto per la decontaminazione delle acque usate nella centrale. Il liquido, circa 300 litri, è defluito da una zona di 45 tonnellate di acqua contaminata scoperta intorno a un condensatore. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 339

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.