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Sommario del 02/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: teologia veramente cattolica per evitare le derive violente di una religiosità senza ragione e di una ragione senza religione
  • Il Papa agli studenti internazionali: siate protagonisti di un mondo dal volto più umano
  • Padre Cantalamessa: fuggire dal senso di impotenza, il Vangelo si radica sempre secondo i piani di Dio
  • Altre udienze
  • La Tv bavarese “Bayerischer Rundfunk” offre al Papa un’iniziativa artistica natalizia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Myanmar: storico incontro tra Hillary Clinton e Aung San Suu Kyi
  • Merkel: l’Ue verso l’unione fiscale, il futuro dell'Italia è il futuro dell'Europa
  • Rapporto Censis: Italia sempre più fragile, ma cittadini pronti ai sacrifici
  • La crisi in Italia: le preoccupazioni delle associazioni familiari
  • Cattolici e politica: incontro a Roma con Riccardi e Ornaghi
  • Giornata per l'abolizione della schiavitù: un fenomeno ancora diffuso nel mondo
  • Chiesa e Società

  • Mosca: proposta la creazione di un "organismo di monitoraggio" per i cristiani perseguitati
  • Appello delle Chiese cristiane ai partecipanti al vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici
  • Il cardinale Ravasi: il cinema crea scambio, dialogo e confronto interculturale
  • Congo: l’arcivescovo di Kananga denuncia il clima di tensione elettorale contro le religiose
  • Africa occidentale: in calo la produzione di cereali. Nel Sahel sicurezza alimentare a rischio
  • Zimbabwe: oltre un milione di persone ha bisogno di aiuti alimentari
  • Repubblica Centrafricana: successo per la Cassa di risparmio ‘missionaria’
  • Vietnam: conclusa la visita pastorale del nunzio apostolico mons. Girelli
  • Corea del Sud: Natale dedicato alla “nuova evangelizzazione”
  • Nord Corea: oltre 10mila Bibbie arrivano in mongolfiera
  • 500 anni fa lo storico discorso del domenicano Montesino a Hispaniola
  • Colombia: continua la deforestazione selvaggia
  • Crisi economica: Greenaccord, una serie di incontri “verso un nuovo umanesimo”
  • Il cardinale Bagnasco ai bambini del Catechismo: in ogni vostro gesto risplenda l’amore di Gesù
  • Presentazione del Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuove sanzioni Usa contro l'Iran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: teologia veramente cattolica per evitare le derive violente di una religiosità senza ragione e di una ragione senza religione

    ◊   I fedeli hanno bisogno di teologi che lavorino in comunione con la Chiesa: è quanto sottolineato, stamani, da Benedetto XVI nell’udienza ai membri della Commissione teologica internazionale, ricevuti in Vaticano in occasione della loro plenaria. Il Papa ha ribadito l’importanza di un’armonia tra fede e ragione contro ogni fanatismo. Infine, il Pontefice si è soffermato sull’impegno sociale della Chiesa che, ha osservato, non è mai solo teoria ma soprattutto testimonianza evangelica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Chiesa ha “bisogno della competente e fedele riflessione dei teologi”: è quanto affermato da Benedetto XVI, che ha messo l’accento sulla dimensione della fedeltà della ricerca teologica al Magistero:

    “Senza una sana e vigorosa riflessione teologica la Chiesa rischierebbe di non esprimere pienamente l’armonia tra fede e ragione. Al contempo, senza il fedele vissuto della comunione con la Chiesa e l’adesione al suo Magistero, quale spazio vitale della propria esistenza, la teologia non riuscirebbe a dare un’adeguata ragione del dono della fede”.

    In questo tempo che ci avvicina al Natale, il Papa ha quindi affermato che il teologo è chiamato “ad essere uomo dell’avvento”, vivificando la speranza dell’attesa. Si è così soffermato su uno dei temi della plenaria della Commissione teologica: la questione del monoteismo che, nel Cristianesimo, viene illuminato dalla luce trinitaria. La teologia cristiana, è stato il suo auspicio, deve rimettere al centro la “Rivelazione trinitaria”:

    “Benché i conflitti etnici e religiosi nel mondo rendano più difficile accogliere la singolarità del pensare cristiano di Dio e dell’umanesimo che da esso è ispirato, gli uomini possono riconoscere nel Nome di Gesù Cristo la verità di Dio Padre verso la quale lo Spirito Santo sollecita ogni gemito della creatura”.

    Quindi, ha tenuto a sottolineare che “il monoteismo trinitario è la vera fonte della pace personale e universale”. E ancora che “il punto di partenza di ogni teologia cristiana è l’accoglienza di questa Rivelazione divina”. Ha così ribadito che la teologia cattolica, come dimostra il ruolo storico nella nascita dell’università, “è sempre stata attenta al legame tra fede e ragione”:

    “Una teologia veramente cattolica (…) è oggi più che mai necessaria, per rendere possibile una sinfonia delle scienze e per evitare le derive violente di una religiosità che si oppone alla ragione e di una ragione che si oppone alla religione”.

    Il Papa ha infine rivolto il pensiero alla Dottrina sociale della Chiesa, altro tema della plenaria. L’impegno sociale della Chiesa, ha constatato, “non è solo qualcosa di umano, né si risolve in una teoria sociale”. La trasformazione della società operata dai cristiani, nel corso dei secoli, è infatti una “risposta” alla venuta del Signore nel mondo: “lo splendore di tale Verità e Carità illumina ogni cultura e società”. Di qui una riflessione di particolare attualità:

    “Nella necessaria collaborazione a favore del bene comune anche con chi non condivide la nostra fede, dobbiamo rendere presenti i veri e profondi motivi religiosi del nostro impegno sociale, così come aspettiamo dagli altri che ci manifestino le loro motivazioni, affinché la collaborazione si faccia nella chiarezza”.

    “Chi avrà percepito i fondamenti dell’agire sociale cristiano – ha concluso il Papa – vi potrà così anche trovare uno stimolo per prendere in considerazione la stessa fede in Gesù Cristo”.

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    Il Papa agli studenti internazionali: siate protagonisti di un mondo dal volto più umano

    ◊   Benedetto XVI ha incontrato stamani i partecipanti al III Congresso mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali, promosso a Roma dal dicastero vaticano per i migranti. Il Papa si è soffermato sul valore dell’incontro delle culture, auspicando che le giovani generazioni abbiano il sostegno necessario per affrontare "le sfide del mondo globalizzato e secolarizzato". Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Agli studenti internazionali il Papa rivolge l’augurio che “diventino protagonisti nella missione della Chiesa”:

    “Cari giovani studenti, vi incoraggio ad approfittare del tempo dei vostri studi per crescere nella conoscenza e nell’amore di Cristo, mentre percorrete il vostro itinerario di formazione intellettuale e culturale. Conservando il vostro patrimonio di sapienza e di fede, nell’esperienza della vostra formazione culturale all’estero, potrete avere una preziosa opportunità di universalità, di fratellanza e anche di comunicazione del Vangelo”.

    “L’incontro delle culture – sottolinea il Pontefice - è una realtà fondamentale nella nostra epoca e per il futuro dell’umanità e della Chiesa”:

    “Oggi più che mai la reciproca apertura tra le culture è terreno privilegiato per il dialogo tra quanti sono impegnati nella ricerca di un autentico umanesimo”.

    In particolare, deve essere incoraggiato e sostenuto, avendo come fondamento i principi umani e cristiani, l’incontro delle culture nel campo universitario per far crescere “una nuova generazione capace di dialogo e discernimento”:

    “Gli studenti internazionali, infatti, hanno la potenzialità di diventare, con la loro formazione intellettuale, culturale e spirituale, artefici e protagonisti di un mondo dal volto più umano”.

    A causa della carenza di formazione qualificata e di tensioni sociali e politiche, gli studenti internazionali – ricorda il Santo Padre – sono “una realtà in aumento all’interno del grande fenomeno migratorio”:

    “È importante, dunque, offrire ad essi una sana ed equilibrata preparazione intellettuale, culturale e spirituale, perché non cadano preda della fuga dei cervelli…".

    Ma formino - aggiunge il Papa - una categoria socialmente e culturalmente rilevante, in vista del loro rientro nei Paesi di origine, e contribuiscano “a costituire dei ponti culturali, sociali e spirituali con i Paesi di accoglienza”. Le università – sottolinea - sono chiamate ad essere “laboratori di umanità”…

    “…offrendo programmi e corsi che stimolino i giovani studenti nella ricerca non solo di una qualificazione professionale, ma anche della risposta alla domanda di felicità, di senso e di pienezza, che abita il cuore dell’uomo”.

    Il mondo universitario costituisce per la Chiesa “un campo privilegiato per l’evangelizzazione”:

    “Gli atenei di ispirazione cristiana, quando si mantengono fedeli alla propria identità, diventano luoghi di testimonianza, dove Gesù Cristo può essere incontrato e conosciuto, dove si può sperimentare la sua presenza che riconcilia, rasserena e infonde nuova speranza”.

    La diffusione di idoelogie "deboli" nei diversi campi della società sollecita i cristiani ad "un nuovo slancio nel campo intellettuale". Ricordando l'importanza di promuovere un ambiente educativo in cui procedano insieme la formazione intellettuale, la dimensione etica e l'impegno religioso, il Papa sottolinea che l’incontro fra universitari aiuta a scoprire e valorizzare "il tesoro nascosto di ogni studente internazionale" per un arricchimento "umano, culturale e spirituale”:

    “I giovani cristiani, provenendo da culture diverse, ma appartenendo all’unica Chiesa di Cristo, possono mostrare che il Vangelo è Parola di speranza e di salvezza per gli uomini di ogni popolo e cultura, di ogni età e di ogni epoca, come ho voluto ribadire anche nella mia recente Esortazione apostolica postsinodale Africae munus (nn.134.138)”.

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    Padre Cantalamessa: fuggire dal senso di impotenza, il Vangelo si radica sempre secondo i piani di Dio

    ◊   La Nuova evangelizzazione avrà successo se la Chiesa “saprà ridestare nei cristiani la certezza intima della verità di quello che annunciano”. Lo ha affermato padre Raniero Cantalamessa a conclusione della prima predica di Avvento, tenuta questa mattina in Vaticano alla presenza di Benedetto XVI e della Curia Romana. Il predicatore pontificio ha analizzato le ragioni della diffusione del cristianesimo nei primi tre secoli di vita, invitando ad avere oggi lo stesso coraggio apostolico dei primi cristiani. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La storia dell’evangelizzazione in quattro “ondate”, ovvero che cosa dovettero affrontare i cristiani dei primi secoli per diffondere il Vangelo e cosa di quegli sforzi insegnano ai cristiani del ventunesimo. Con l’acume che gli è proprio, padre Raniero Cantalamessa ha presentato al Papa e ai membri della Curia il progetto unitario delle sue quattro meditazioni d’Avvento, individuando nei duemila anni di vita della Chiesa quattro periodi in cui la diffusione del Vangelo conobbe una straordinaria accelerazione. La prima di queste “ondate”, analizzata dal predicatore pontificio, è quella che si registra nei primi tre secoli:

    “È il periodo in cui il cristianesimo si fa strada esclusivamente per forza propria. Non c’è nessun ‘braccio secolare’ che lo appoggi; le conversioni non sono determinate da vantaggi esterni, materiali o culturali; essere cristiani non è una consuetudine o una moda, ma una scelta controcorrente, spesso a rischio della vita”.

    Se si guarda bene, ha affermato padre Cantalamessa, la situazione dell’epoca presenta evidenti somiglianze con l’epoca contemporanea. E proprio per trarre degli insegnamenti utili per l’oggi, il religioso francescano ha indagato le ragioni del successo del cristianesimo, capace di radicarsi in poco tempo così a fondo nel tessuto sociale del tempo da risultare ormai connaturato al momento di una delle massime prove, la persecuzione del 302:

    “La grande persecuzione di Diocleziano, a parte le numerose vittime, non ha fatto che mettere in luce la forza ormai insopprimibile della fede cristiana. L’ultimo braccio dei ferro tra impero e cristianesimo ne ha dato la prova. Costantino non farà, in fondo, che prendere atto del nuovo rapporto di forze. Non sarà lui a imporre il cristianesimo al popolo, ma il popolo a imporre a lui il cristianesimo”.

    E qui – dopo aver criticato quei divulgatori e scrittori per i quali sarebbe stato invece Costantino a imporre per motivi personali la religione cristiana all’Impero – padre Cantalamessa ha compiuto un passo in avanti. Le ragioni della diffusione del Vangelo, ha sostenuto, non si spiegano, come per tanti studiosi, con una concatenazione di “fattori esterni”, ma con le stesse parole di Gesù contenute nella parabola del seminatore, il quale getta il seme nella terra e poi, che lui “dorma o vegli”, il seme cresce da sé:

    “Questa parabola, da sola, ci dice che la ragione essenziale del successo della missione cristiana non viene dall’esterno ma dall’interno, non è opera del seminatore e neppure, principalmente del terreno, ma del seme. Il seme non può gettarsi da se stesso, è tuttavia automaticamente e da stesso che spunta (...) E quando questo seme è ‘il seme caduto in terra e morto’, cioè Gesù Cristo, niente potrà impedire che esso ‘porti molto frutto’”.

    È questo, ha incalzato padre Cantalamessa, il limite degli studi di tanti storici del cristianesimo: il non registrare o il dare scarso rilievo al fatto che i cristiani avevano, dalle parole stesse di Gesù, la certezza "incrollabile" dell’affermazione del Vangelo e dunque non temevano nulla:

    “‘Voi potete ucciderci, ma non potete nuocerci’, diceva il martire Giustino davanti al giudice romano che l’aveva appena condannato a morte. Ed è quello che ci occorre oggi: ridestare nei cristiani la certezza intima della verità di quello che annunciano. ‘La Chiesa – ha detto una volta Paolo VI – ha bisogno di riacquistare l’ansia, il gusto e la certezza della verità’”.

    E rivolgendosi a Benedetto XVI e definendo “una vera ispirazione dello Spirito Santo” la proclamazione dell’Anno della fede, a partire dall’11 ottobre 2012, il predicatore pontificio ha concluso affermando che il successo della nuova evangelizzazione ci sarà se si seminerà con pazienza, si saprà pazientare nella preghiera e, soprattutto, si eviterà di voler “misurare” subito gli effetti dell’annuncio:

    “Abbiamo davanti a noi – è vero – un mondo refrattario al Vangelo, un mondo sicuro di sé per la sua tecnica, per la sua scienza; ma era forse meno sicuro di sé, meno refrattario al Vangelo il mondo che incontrarono questi primi cristiani, semplici? Il mondo sofisticato della cultura greca o potentissimo dell’impero romano? No. Il successo della nuova evangelizzazione dipenderà proprio dalla massa di fede che riusciremo a creare nella Chiesa, come un vortice da spingere all’esterno. Dobbiamo scrollarci di dosso ogni senso di impotenza, di rassegnazione”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze.

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    La Tv bavarese “Bayerischer Rundfunk” offre al Papa un’iniziativa artistica natalizia

    ◊   La Televisione bavarese “Bayerischer Rundfunk” offre al Papa un’iniziativa artistica natalizia dal titolo “Avvento e Natale nelle Prealpi bavaresi – Da cielo in terra”, che avrà luogo oggi pomeriggio in Sala Clementina, alle ore 17.30. In apertura della manifestazione, il compositore Hans Berger e il suo gruppo musicale rivolgeranno un saluto in musica a Benedetto XVI con la canzone “Gott grüsse Dich” e la prima parte “Avvento” dell’Oratorio natalizio delle Alpi “Frohlocket, singt und musiziert” (Rallegratevi, cantate e suonate), composto da canti e musica del medesimo autore, eseguiti dal “Grande gruppo Hans Berger”. Verrà quindi proiettato il filmato dal titolo “Dal cielo in terra – Avvento e Natale nelle Prealpi” di Sigrid Esslinger sull’atmosfera umana e spirituale del tempo d’Avvento in Baviera, la patria del Santo Padre, e sulla preparazione tradizionale del Natale nelle cittadine, chiese, parrocchie e famiglie del Land. Seguiranno la seconda parte “Natale” dell’Oratorio citato e gli indirizzi finali di saluto. (M.V.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai partecipanti al congresso mondiale di pastorale per gli studenti internazionali.

    Nell’informazione economica, il cancelliere Merkel detta la linea tedesca per uscire dalla crisi.

    Pierluigi Natalia sul vertice a Caracas della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac).

    Professore tra professori: Marta Lago e Mario Micheletti sulla presentazione all’università di Parma del «Gesù di Nazaret» di Joseph Ratzinger.

    Cassandra lacerata: in cultura, Giulia Galeotti ricorda la scrittrice Christa Wolf.

    Il nuovo zar di Mosca: Caravaggio in mostra al Museo Puškin per l’anno di scambio culturale tra Italia e Russia. Sul tema, un articolo di Rossella Vodret dal titolo “Qui si accese la luce di Merisi”.

    Ottimismo è la parola chiave: Gaetano Vallini sul film «Miracolo a Le Havre» di Aki Kaurismäki.

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    Oggi in Primo Piano



    Myanmar: storico incontro tra Hillary Clinton e Aung San Suu Kyi

    ◊   Gli Stati Uniti sono pronti ad aprire “una nuova era” nei rapporti con la dirigenza del Myanmar e saranno “sempre a fianco” di Aung San Suu Kyi. Questa la linea statunitense affidata, in due lettere, dal presidente Obama al segretario di Stato Usa Hillary Clinton, che ha consegnato le missive alle autorità della ex Birmania e alla leader dell’opposizione. Nel suo viaggio di tre giorni nel Paese asiatico, l’inviata della Casa Bianca ha incontrato il presidente Thein Sein e - in due storici faccia a faccia - Aung San Suu Kyi. La Clinton ha pure annunciato lo stanziamento di 1,2 milioni di dollari a sostegno delle riforme in Myanmar, sottolineando l’esigenza di proseguire sulla via delle riforme. Che messaggio è quello lanciato dall’amministrazione Obama? Giada Aquilino lo ha chiesto al giornalista e fotografo Piergiorgio Pescali, che da domani a Monza tiene la mostra fotografica “Anima Birmensis” e che un anno fa intervistò Aung San Suu Kyi proprio in Myanmar:

    R. - Significa che, all’interno della dirigenza birmana, non tutti sono favorevoli alle riforme. Thein Sein - il presidente - sicuramente lo è e lo aveva già dimostrato quando era primo ministro nel precedente governo dei militari; invece il vice presidente Thiha Thura Tin Aung Myint, che era il “generalissimo” della giunta militare, è considerato esponente della linea dura, ostile ad ogni riforma democratica. Quindi, all’interno del governo birmano ci sono queste due anime: una favorevole alle riforme, che viene appoggiata appunto dai governi occidentali e in particolar modo dall’amministrazione Obama, e una contraria che si rifa, in un certo qual modo, ai vecchi generali oggi in pensione Than Shwe e Maung Aye.

    D. - Gli Stati Uniti saranno sempre al fianco di Aung San Suu Kyi: lo ha detto la Clinton, lo ha scritto il presidente Obama in una lettera alla premio Nobel. La Clinton ha visto Aung San Suu Kyi in incontri che, poco più di un anno fa, in fondo erano impensabili: cosa è cambiato di fatto?

    R. - E’ cambiato che Aung San Suu Kyi sta diventando una parte attiva del processo sia politico, sia di democratizzazione del Myanmar. Le temute restrizioni politiche di libertà di movimento, che si avevano prima della sua liberazione, per ora non ci sono ancora state e quindi il processo di democratizzazione in atto coinvolge direttamente pure Aung San Suu Kyi e il suo movimento, che rimane però pur sempre diviso al proprio interno. Aung San Suu Kyi è l’anima pura del nuovo corso birmano, che incarna la volontà di democratizzazione del popolo birmano, è una sorta di epurazione dalla corruzione endemica che negli ultimi 20 anni ha caratterizzato la storia politica e economica del Paese. Per questo gli Stati Uniti la appoggiano, ma l’appoggiano naturalmente anche per questioni economiche, perché investire in un Paese condotto dai militari per gli Stati Uniti era impensabile: ora con Aung San Suu Kyi si apre anche la finestra degli investimenti americani in Myanmar, che è - non dimentichiamolo - uno dei Paesi con le risorse naturali più ricche di tutto il Sudest asiatico. Quindi, sino ad oggi, gli Stati Uniti hanno visto dal di fuori l’entrata e lo sviluppo dell’economia cinese e indiana all’interno del Myanmar, senza poter intervenire: dare ora la possibilità a Aung San Suu Kyi di entrare a far parte del processo politico ed economico del Myanmar, potrebbe anche aprire le porte ad un intervento dell’economia statunitense nel Paese. (mg)

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    Merkel: l’Ue verso l’unione fiscale, il futuro dell'Italia è il futuro dell'Europa

    ◊   L’Europa verso l’unione fiscale: questo il centro del discorso di oggi al Bundestag della cancelliera tedesca Angela Merkel. D’accordo anche il presidente francese Nicholas Sarkozy, che lunedì incontrerà proprio la Merkel per un vertice bilaterale in vista del cruciale summit dell’Ue previsto per il 9 dicembre. Il capo del governo tedesco ha anche affermato che il futuro dell'Italia è il futuro stesso dell'Europa. Intanto le borse europee registrano un generale rialzo, mentre l’euro resta stabile. La Cina, infine, fa sapere che non userà le proprie riserve per salvare l’Europa. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

    Dopo l’unione monetaria e quella economica, l’Europa ha bisogno di unione fiscale: non più parlarne in maniera astratta, ma crearla, rigidamente, almeno nell’eurozona. Senza giri di parole è questa l’intenzione con cui la cancelliera tedesca Angela Merkel andrà a Bruxelles il 9 dicembre: l’obiettivo è modificare i trattati dell’Unione. L’exit strategy dalla crisi, secondo il governo della Germania, deve per forza passare da questo, con sanzioni automatiche ai Paesi che accumuleranno deficit pubblici eccessivi, tuttavia ha concesso un’apertura a Stati come la Spagna, il Portogallo e l’Italia che stanno compiendo enormi sforzi per risanare i conti pubblici. Nessuna apertura, almeno nell’immediato, agli Eurobond: “Non sono questi gli strumenti per superare la crisi”, ha detto Merkel che è tornata anche sul ruolo della Banca centrale europea: quello di “garantire la stabilità dei prezzi”. Sono questi i temi all’ordine del giorno dell’incontro con Sarkozy in calendario per lunedì: ieri il presidente francese, dal palco di Tolone ha espresso la necessità per l’Europa di essere “rifondata” per non “essere spazzata via dalla crisi”. D’accordo quasi su tutto con la cancelliera tedesca, dunque, tranne sugli Eurobond e sulla crisi dell’euro: se la Germania propende per l’ortodossia finanziaria, la Francia, invece, vuole introdurre un meccanismo di solidarietà finanziaria. Sarkozy, che oggi incontrerà il premier britannico Cameron, ha parlato nuovamente della Bce e ha auspicato anche una revisione di Schengen. Oggi, intanto, dopo il discorso di Merkel, le borse europee aprono in rialzo e lo spread tra Btp a 10 anni e bund tedeschi ripiega a 429, dopo aver aperto a 446.

    Sull’attuale crisi economica e finanziaria Fausta Speranza ha intervistato il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella:

    R. - La crisi è nata è in America, poi si è trasferita in Europa: qui, però, è stata trascurata; è stata sottovalutata e non sono state date le risposte che bisognava dare, e non soltanto oggi, ma un anno fa. Questo ha decuplicato, ha moltiplicato, ha rafforzato l’acutezza della crisi. Oggi c’è bisogno di risposte di emergenza a una situazione di gravissima emergenza, in cui ci troviamo veramente con un piede già nella fossa: quando si sta in questa situazione bisogna assolutamente puntare all’obiettivo. Puntare all’obiettivo significa raddoppiare il “Fondo salva-Stati”, dare alla Banca centrale europea il ruolo di prestatrice di ultima istanza e, quindi, consentire che vi sia la liquidità. Oggi i mercati europei soffrono perché c’è mancanza di liquidità: di tutto il resto si può discutere dopo, ma non risolve il problema perché non ci sono soldi… Questo determina uno spread tra i bond di alcune aree e i bond tedeschi; questo determina il crollo della Borsa; questo determina una situazione di possibile default dell’Eurozona.

    D. - Che cosa il Parlamento europeo propone e cosa ha fatto finora per contribuire ad evitare il baratro?

    R. - Il Parlamento europeo ha assunto delle posizioni fortissime: ha detto Fondo Salva-Stati; ha detto Bce con ruolo di prestatrice di ultima istanza; ha detto eurobond, che sarebbero lo strumento chiave non solo per creare una cintura di sicurezza attorno all’euro, ma per raccogliere anche sul mercato finanziario interno e internazionale una provvista finanziaria di mille miliardi di euro in grado di finanziare un grande piano europeo per la crescita e la coesione, per la formazione, l’educazione, la ricerca, energia da fonti rinnovabili, banda larga europea, infrastrutture fisiche: mille miliardi si possono recuperare se si lanciano gli eurobond! Il Parlamento ha proposto la tassa sulle transazioni finanziarie: non si può dire che il Parlamento non abbia proposto nulla, ma a tutto questo la risposta che abbiamo avuto è stata semplicemente “no”. Ma non si fa politica dicendo soltanto “no”!

    D. – Vuole dire che i capi di Stato e i capi di governo a Bruxelles ragionano europeo, ma tornando a casa ragionano poi da capo di Stato nazionale?

    R. - Per la verità ragionano da capo di Stato nazionale anche quando sono a Bruxelles. Questa è la rovina: non sanno essere leader europei, come lo erano i grandi statisti di un tempo. Perché un tempo si è fatto tutto quello che si è fatto, sacrificando in qualche modo anche gli interessi nazionali? Perché c’era una visione, c’erano leader che capivano e che potevano quindi spiegare anche all’opinione pubblica che bisognava andare oltre gli egoismi nazionali, perché quello che si stava costruendo era un bene per tutti e quindi anche per la nazione tedesca o francese… Tutto questo oggi non c’è! (mg)

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    Rapporto Censis: Italia sempre più fragile, ma cittadini pronti ai sacrifici

    ◊   Una società “fragile, isolata ed etero diretta”, con una dialettica politica “prigioniera dei poteri finanziari che fanno rigore ma non sviluppo”. Così, il Censis vede l’Italia nel suo 45.mo Rapporto sulla situazione sociale del Paese presentato oggi. Ma a fronte del passo lento dello sviluppo, della debolezza delle famiglie, della disoccupazione giovanile, c’è una responsabilità collettiva pronta ad entrare in gioco, sostiene il Censis, con oltre un italiano su due disponibile a fare sacrifici per l’interesse generale del Paese. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Il quadro del Censis ha cornice e tinte in chiaroscuro. La società italiana che ha resistito nel picco della crisi tra il 2008 e il 2009 è ora fragile, per il non governo della finanza globalizzata. Sul piano interno, ciò significa un sentimento di stanchezza collettiva e di inerte fatalismo rispetto al problema del debito pubblico. L’Italia è dunque fuori dai grandi processi internazionali ed "etero diretta", con l’Europa che detta l’agenda. Inoltre, la personalizzazione del potere degli ultimi 20 anni – sostiene il Censis – ha indebolito la forza di governo che, avendo ceduto sul fronte della dialettica, è ora prigioniera dei mercati e dei poteri finanziari. Questo il quadro. Le cifre, ora: giovani e famiglie, le vittime principali della crisi. Una vera scure si è abbattuta sugli under-35: in quattro anni il numero degli occupati è diminuito di 980 mila unità e nel 2010 quasi un giovane su quattro non studia né lavora. Sono scoraggiati, i giovani italiani, e anche i meno propensi in Europa a lavorare all’estero. Aumentano inoltre le famiglie italiane in difficoltà: più 14,6% dal 2006, e oltre un milione ha intaccato il patrimonio o contratto debiti. Resta la casa di proprietà per l’82% delle famiglie, ma si riduce per essi il reddito disponibile e cade la propensione al risparmio.

    Ampliando lo sguardo, mentre l’occupazione ufficiale stenta a dare segnali di ripresa, cresce quella sommersa. Un italiano su tre giudica peggiorato, negli ultimi due anni, il servizio sanitario e con esso tutto il sistema dei servizi che – causa tagli alla spesa pubblica – mostra evidenti segnali di criticità. Ma c’è un’altra faccia del momento negativo che l’Italia sta attraversando. Ce la racconta Carla Colicelli, vice direttore del Censis:

    R. – Innanzitutto, noi abbiamo riscontrato un recupero di serietà ed anche di razionalità: molto più di prima, gli italiani oggi si sentono pronti a sacrificare qualcosa di personale per il bene collettivo, e di farlo sulla base dei valori e dei principi più solidi e tradizionali, e non solo – quindi – sull’onda dell’emotività.

    D. – Si sente anche molto forte l’urgenza di abbattere le diseguaglianze economiche...

    R. – Sì, infatti, questi valori e principi fondamentali sui quali notiamo, in questi mesi, un recupero, riguardano l’accoglienza nei confronti dei "diversi", la serietà nella gestione del proprio patrimonio, delle relazioni umane …

    D. – A cosa puntare, dunque, secondo il Censis?

    R. – Noi abbiamo un grossissimo debito pubblico, ma è ben più consistente la ricchezza che le famiglie hanno. Andrebbe messo a frutto: bisogna ripensare un po’ anche tutto il sistema di welfare; bisogna puntare su quell’export che funziona, perché sussistono ancora grandi legami comunitari che vanno maggiormente valorizzati, per poi valorizzare i nuovi italiani, i nuovi cittadini. Troppo spesso, noi abbiamo ancora un approccio un po’ provinciale. (gf)

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    La crisi in Italia: le preoccupazioni delle associazioni familiari

    ◊   In vista delle misure anticrisi che il governo italiano dovrà adottare, c’è molta preoccupazione tra le associazioni familiari. Si teme che le famiglie, già in grande affanno in questo periodo, non siano sufficientemente prese in considerazione. Luca Collodi ne ha parlato con il sociologo Pierpaolo Donati, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia:

    R. - E' evidente che c’è questa preoccupazione. Naturalmente si tratta di sperare che il presidente Monti possa considerare la famiglia. Teniamo conto che nel luglio scorso l’Osservatorio nazionale per la famiglia ha presentato un piano nazionale per la famiglia al governo e si spera che a questo piano venga data continuità.

    D. – Per la famiglia al momento non c’è né un sottosegretario, né una delega…

    R. – Infatti. La delega sulla famiglia non esiste e c’è grande preoccupazione perché potrebbe essere un segnale di dimenticanza vera e propria, nel senso che non c’è alcuna attenzione. Io mi auguro che la cultura, anche politica, di questo governo non sia una politica tutta centrata sullo Stato e il mercato, dimenticando le famiglie come un operatore sociale. Io credo sia essenziale considerare la famiglia non come un soggetto che chiede la carità, che chiede benefici particolari, ma come fattore di equità sociale. Quando giustamente il presidente Monti dice “dobbiamo fare una manovra di equità sociale” non si tratta solo di considerare chi ha di più e chi ha di meno, tassare in base alle ricchezze degli individui oppure dei patrimoni in generale, ma si tratta di considerare il fattore famiglia. Anche la riforma delle pensioni, se non tiene conto della composizione famigliare, rischia di creare grandi o grandissime ingiustizie.

    D. – Perché la politica fa spesso fatica a vedere nella famiglia una realtà che favorisce la coesione sociale, l’unità del Paese, lo sviluppo del Paese?

    R. - Perché tutta la cultura politica e anche economica è basata sull’individualismo, cioè a dire: l’individuo è il referente dello Stato. Questo rimonta alla cultura moderna della cittadinanza per cui il cittadino è solo l’individuo e la famiglia non ha un diritto di cittadinanza in quanto famiglia, cioè in quanto soggetto sociale. I nostri costituenti nell’articolo 29, 30, 31 della Costituzione avevano previsto questo: avevano previsto i diritti della famiglia come soggetto sociale in base al numero delle persone, ai carichi famigliari, al numero dei figli, al fatto che ci fossero degli anziani da curare non autosufficienti… Ora, è strano che dopo 60 anni di Costituzione questi articoli e questo principio dei diritti di cittadinanza della famiglia siano completamente ignorati.

    D. - L'annunciata riforma del fisco può rappresentare per il governo un banco di prova per varare politiche familiari più giuste?

    R. - Assolutamente sì. Noi come Osservatorio nazionale sulla famiglia abbiamo proposto il “fattore famiglia” proprio come perno della riforma fiscale. Il “fattore famiglia” è stato peraltro approvato e ha trovato i consensi anche dei sindacati, della Confindustria e di tutte le realtà che sono presenti nell’assemblea dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia. Il “fattore famiglia” significa modulare tutto il sistema fiscale in base ai carichi famigliari e quindi non considerare solamente il trattamento fiscale degli individui ma considerare che il peso della tassazione, delle imposizioni tributarie sulle persone, dipende dai carichi famigliari che le persone hanno. (bf)

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    Cattolici e politica: incontro a Roma con Riccardi e Ornaghi

    ◊   Abbiamo bisogno di una nuova cultura politica, una cultura di sintesi. E’ l’opinione del ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, che ieri sera è intervenuto a Roma al dibattito “I cattolici in politica”. Un incontro che ha preso spunto dal libro del sociologo Luca Diotallevi “L’ultima chance”. Il ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi ha invece richiamato le radici spirituali dell’agire politico. Il servizio è di Alessandro Guarasci:

    L’Italia sta vivendo un momento di passaggio. Proprio per questo motivo il ministro alla Cooperazione, Andrea Riccardi, guarda avanti:

    “Guardo a un quadro odierno troppo lacerato e penso che in questo momento noi dobbiamo ricostituire un quadro di identità nazionale. Troppo si è bruciato. Dobbiamo ridire a noi, all’Europa, chi siamo; dobbiamo faticare insieme per costruire questa cultura condivisa e un linguaggio che la esprima”.

    In platea tanti esponenti di associazioni di ispirazione cristiana, ma anche tanti politici che sono passati per l’esperienza della Dc. E appunto Riccardi dice di non credere che rinascerà la Dc, perché la storia non si riproduce. Questo non toglie che serva un nuovo popolarismo:

    “Sento crescere nel Paese un cattolicesimo responsabile e pensante che ha voglia di parlare della cosa pubblica e dell’Italia e sento che può essere e che è una componente importante della cultura nazionale e che è uno stimolo, è una spinta a una ripresa della politica e dell’identità nazionale”.

    Il ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi aggiunge come i cattolici in politica debbano tenere conto delle loro radici spirituali. D’altronde, c’è un vuoto nelle istituzioni:

    “La mia personale opinione è che l’elaborazione politica dei cattolici, oggi, dovrebbe toccare soprattutto il tema dell’impasse, potremmo dire lo stallo della democrazia o anche la situazione di stagnazione della democrazia, che è della nostra democrazia ma che è dei regimi democratici di pressoché tutto l’Occidente”.

    Più netto il sociologo Luca Diotallevi, che difende le ragioni del bipolarismo e chiede un maggiore attivismo del laicato in politica.

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    Giornata per l'abolizione della schiavitù: un fenomeno ancora diffuso nel mondo

    ◊   “Milioni di esseri umani vivono ancora in condizioni di degrado e disumanità abissali.”. E’ la denuncia che il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, lancia attraverso un messaggio in occasione dell’odierna Giornata internazionale per l’abolizione della schiavitù. Ban Ki-moon sottolinea le differenti forme di schiavitù “moderne” come il lavoro forzato, la tratta di esseri umani, il traffico di organi, i matrimoni forzati, il reclutamento di bambini soldato. Il 2 dicembre, richiama la data dell’adozione, da parte dell’Assemblea Generale, della Convenzione Onu del 1949 sulla soppressione del traffico di persone e sullo sfruttamento della prostituzione. Al microfono di Lev Sordi, la riflessione di Mauro Palma presidente del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti:

    R. – Il fatto stesso che si celebri la Giornata da un lato è un segnale di consapevolezza, da un altro lato è un monito per noi, perché è segno che questo problema è un problema ancora esistente. E non è esistente solo in alcune regioni del pianeta: purtroppo è esistente anche nelle nostre aree, nella nostra situazione, perlomeno sotto due aspetti: la schiavitù connessa a problemi di prostituzione, e dall’altro lato è invece anche nostrano – date le condizioni di lavoro servile che si sono reintrodotte, sempre a partire dai migranti, in alcune zone, in alcuni periodi stagionali penso alla raccolta del pomodoro, in cui le persone hanno ormai condizioni di lavoro e situazioni di controllo dei propri movimenti che riecheggiano questo termine della schiavitù.

    D. – Quali sono gli organi internazionali e nazionali che garantiscono la difesa dalle forme di schiavitù?

    R. – Innanzitutto, dobbiamo tenere presente che essendo la schiavitù bandita dalle Dichiarazioni e dai Trattati internazionali, poi agiscono le Convenzioni a livello regionale. In ambito europeo, la Convenzione europea per i diritti dell’uomo recita, appunto, all’articolo 4 il divieto di schiavitù. E l’articolo 4, al pari dell’articolo sul divieto di tortura, è uno degli articoli inderogabili. Il problema, però, è che questi organi sono sempre organi di tipo reattivo, nel senso che reagiscono a denuncia ricevuta.

    D. – Che cosa si potrebbe fare di più?

    R. – Dovremmo iniziare a pensare a organi di controllo di tipo preventivo; stabilire un monitoraggio continuo nei nostri Paesi occidentali, rispetto alle forme di lavoro e offrire la possibilità di sostegno legale alle persone, per non lasciarle sole. Dovremmo dare a queste forme degli strumenti di denuncia agli organi sovrannazionali in maniera tale che si possa agire non soltanto attendendo la denuncia della persona schiavizzata, ma anche agire direttamente. (gf)

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    Chiesa e Società



    Mosca: proposta la creazione di un "organismo di monitoraggio" per i cristiani perseguitati

    ◊   “Un appello a tutte le autorità a fare tutto il possibile per fermare la violenza contro le comunità e i credenti cristiani, e fermare uccisioni e profanazione di chiese e oggetti sacri”. E’ stato lanciato da Mosca al termine della Conferenza internazionale su "La libertà di religione: la questione della discriminazione e della persecuzione dei cristiani" promossa dal Patriarcato di Mosca che si è concluso ieri sera con l’incontro dei partecipanti con il Patriarca Kirill e la pubblicazione di un documento finale. “I partecipanti alla riunione – si legge nel testo - ritengono inammissibile collegare la violazione dei diritti dei cristiani con qualsiasi religione tradizionale e condannano ogni forma di estremismo che usa i sentimenti religiosi dei credenti per promuovere l'escalation di odio verso le comunità cristiane”. Al termine di due intensi giorni di lavori, i rappresentanti religiosi ed esperti avanzano la proposta di promuovere “un meccanismo efficace per la protezione dei cristiani e delle comunità cristiane che sono vittime di persecuzione o restrizione nella loro vita religiosa o lavorativa” e chiedono in questo senso “un’analisi per via giudiziaria dei casi di violenza contro i cristiani”, assicurando “la loro disponibilità a prestare aiuto legale alle vittime, qualora possibile”. I delegati hanno espresso “la loro disponibilità a cooperare nella difesa delle minoranze cristiane in regioni in cui sono perseguitati. Tale cooperazione deve includere lo scambio di informazioni sulla situazione e i fatti di discriminazione dei cristiani, così come il sostegno materiale, legale e politico ai perseguitati”. Dalla Conferenza di Mosca prende dunque corpo la proposta di creare “un organismo internazionale di monitoraggio delle discriminazioni contro i cristiani” in grado di prestare assistenza. I partecipanti concludono il loro documento ribadendo “la necessità di proseguire gli studi del problema delle discriminazioni contro i cristiani nel mondo e di coinvolgere in questi studi i leader di tutte le comunità religiose tradizionali, rappresentanti di organizzazioni internazionali, Stati nazionali, e società civile”. (R.P.)

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    Appello delle Chiese cristiane ai partecipanti al vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici

    ◊   “Abbiamo la fede”. E’ il titolo della petizione, con 200.000 firme, consegnata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) agli organizzatori del vertice dell’Onu sui cambiamenti climatici in corso da lunedì nella città sudafricana di Durban. Da anni i rappresentanti religiosi riuniti nel Consiglio Ecumenico delle Chiese sono impegnati in una campagna denominata “Il tempo della giustizia climatica è arrivato”. Il Consiglio Ecumenico delle Chiese chiede un “mutamento radicale basato su valori morali e spirituali”. Bisogna fare scelte “coraggiose - sottolinea il vescovo Geoff Davies, direttore dell’Istituto ambientale delle comunità religiose dell’Africa australe - per realizzare ora la giustizia climatica”. “E’ necessario andare oltre i propri interessi nazionali e regionali perché i cambiamenti climatici - scrive il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartholomeo I ai partecipanti della Cop17 - sono un problema globale”. “Condividiamo lo stesso pianeta e le stesse risorse e siamo tutti inseparabilmente connessi”. Il Patriarca – riferisce la Misna - esorta anche i leader mondiali a “mettersi d’accordo con urgenza per trovare soluzioni agli abusi ecologici che rappresentano un crimine contro l’umanità, che colpisce in prima linea le popolazioni più povere del pianeta”. Secondo uno studio del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep), per contenere un aumento delle temperature planetarie entro i due gradi centigradi, servono entro il 2020 tagli alle emissioni di gas serra di almeno l’8,5% rispetto all’anno scorso. Per 12 giorni, fino al 9 dicembre, i rappresentanti di oltre 190 Paesi valuteranno la possibilità di un accordo vincolante sui tagli alle emissioni di gas serra che sostituisca il Protocollo di Kyoto in scadenza tra un anno. (A.L.)

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    Il cardinale Ravasi: il cinema crea scambio, dialogo e confronto interculturale

    ◊   “Il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi: più che di multiculturalità, termine che afferma semplicemente una vicinanza, dovremmo parlare di interculturalità, che significa scambio, dialogo e confronto. Dialogo che comprende certo la fiducia e un confronto sistematico: è il tipico lavoro del film”. Così il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, ha aperto questa mattina la seconda giornata di lavori del convegno internazionale “Film and Faith”, presso la Pontificia Università Lateranense (Roma), organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, il Pontificio Consiglio della cultura, l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei e la Pontificia Università Lateranense. “Il dialogo – ha proseguito il cardinale Ravasi – suggerisce tre prospettive: quella filosofica, il cui autore di riferimento è Paul Ricoeur e in particolare il libro ‘Se come un altro’, dove si spiega che noi, di nostra natura, siamo un altro rispetto alle persone che incontriamo. Simbolo di questa prospettiva è il volto. La seconda prospettiva – ha ricordato il cardinale – è quella religiosa, in particolare quella ebraico-cristiana dell’Occidente, che possiamo ritrovare nel libro del Levitico: ama il prossimo tuo come te stesso. Da ultimo, la prospettiva culturale, che offre altre possibilità per il raggiungimento dell’interculturalità”. Il cardinale Ravasi ha quindi sottolineato l’importanza del medium cinematografico: “Le immagini di prossimità”, attraverso le quali “il cinema può veramente esplicitare questa funzione decisiva mostrando immagini, storie, volti diversi che ci conquistano. Ricordo il maestro a cui sono molto legato, Andrei Tarkovsky, attraverso le cui immagini abbiamo creato prossimità con la cultura e la spiritualità ortodossa”. Dunque, ha concluso il presidente del Pontificio Consiglio, “il cinema crea interculturalità meglio e più efficacemente di convegni e di congressi”. (R.P.)

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    Congo: l’arcivescovo di Kananga denuncia il clima di tensione elettorale contro le religiose

    ◊   Diverse religiose sono state attaccate nell’arcidiocesi di Kananga in relazione al clima teso nel quale si sono svolte le elezioni presidenziali. Lo ha denunciato l’arcivescovo del luogo, mons. Marcel Madila, in un comunicato giunto all’agenzia Fides. “Attacchi e atti ostili contro le nostre religiose sono avvenuti a Buena Mutu, a Malole, a Katoka, a Bena Leka e in altre località” afferma mons. Madila. Secondo la ricostruzione dell’arcivescovo, “tutto è iniziato nel complesso scolastico di Buena Muntu, dove una religiosa della Congregazione delle Suore della Carità di Gesù e Maria, direttrice della scuola, è stata accusata di essere complice di un tentativo di frode elettorale a favore di un candidato alle presidenziali. La religiosa, che è stata picchiata e sequestrata, ha avuto salva la vita solo grazie all’intervento delle Forze dell’ordine”. Questo episodio, ancora tutto da chiarire, ha provocato una serie di assalti a personale religioso in diverse zone dell’arcidiocesi. Episodi che sembrano legati alle tensioni elettorali. “A Katoka II (un comune di Kananga), due suore diocesane del Cuore Immacolato di Maria di Kananga, che aspettavano tranquillamente di votare, sono state attaccate e colpite, erano pronti persino a bruciarle vive, solo perché il seggio non aveva aperto i battenti all’ora prevista” riferisce mons. Madila, che denuncia altri gravi attacchi contro le religiose dell’arcidiocesi. “In città si susseguono le minacce e gli insulti nei confronti delle religiose e l’immagine della Chiesa è gravemente infangata solo sulla base di semplici sospetti. Allo stadio attuale delle nostre indagini, non vi sono ragioni perché le nostre religiose o la Chiesa siano accusate di complicità in tentate frodi elettorali” afferma l’arcivescovo di Kananga. “Allo stesso tempo, dichiaro con la stessa fermezza che chiunque, prete, religioso o religiosa, si sia reso colpevole di simili reati, verrà sanzionato in conformità alla legge canonica della Chiesa” afferma mons. Madila che ricorda che la Chiesa non prende parte attiva alla vita politica. L’arcivescovo conclude lanciando un appello alla popolazione e in particolare ai giovani, perché non diano ascolto alle notizie false e alle accuse gratuite e non si facciano manipolare “da coloro che vogliono distruggere il vostro avvenire”. (R.P.)

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    Africa occidentale: in calo la produzione di cereali. Nel Sahel sicurezza alimentare a rischio

    ◊   Un calo dell’8% della produzione di cereali nell’Africa occidentale e del 25% in tutta l’area del Sahel sta alimentando preoccupazioni sul fronte dell’insicurezza alimentare e del carovita. La perdita di produttività – ricorda la Misna - è dovuta alle piogge insufficienti e irregolari durante l’ultima stagione umida, riducendo di conseguenze le risorse di acqua destinate alle produzioni agricole ma anche il livello dei fiumi le cui riserve ittiche stanno diminuendo. In base agli ultimi dati diffusi a Cotonou, al termine di una riunione tra il Comitato permanente degli Stati per la lotta alla siccità nel Sahel (Cilss), la produzione globale dell’area dovrebbe ammontare a 16,6 milioni di tonnellate di cereali. Secondo gli esperti, si tratta di un risultato che rientra nella media degli ultimi cinque anni ma che segna un calo del 25% rispetto alla quantità prodotta nel 2010. Sono molte le regioni che hanno registrato una netta diminuzione della produttività, tra cui il centro del Senegal, le zone di Kayes, Koulikoro e Mopti in Mali, il centro-nord e il nord-est del Burkina Faso, il cuore agricolo di Maradi e Dosso in Niger ma anche il Ciad, la Mauritania e l’ovest della Costa d’Avorio. Cavallette e malattie hanno inoltre distrutto il 30% delle colture in più zone agricole di Mali, Niger, Ciad e Mauritania. Il deficit regionale di mangimi per il bestiame e la carenza di risorse idriche si tradurranno in importanti spostamenti di comunità che si dedicano alla pastorizia, col rischio di conflitti nelle zone di partenza e di destinazione, tra cui il Delta del Niger, il lago Ciad, il nord del Centrafrica e le regioni settentrionali dei Paesi del Golfo di Guinea. Unica nota positiva è l’eccedente commerciale di granoturco realizzato da Ghana, Togo, Nigeria e Benin che potrebbero esportarlo verso gli Stati in difficoltà. (A.L.)

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    Zimbabwe: oltre un milione di persone ha bisogno di aiuti alimentari

    ◊   A causa di un raccolto molto scarso, oltre un milione di persone della Midlands Province sono costrette a sopravvivere mangiando frutta come pasto principale la sera, e non sono in grado di pagare le tasse scolastiche per i propri figli. In uno studio condotto dallo Zimbabwe Vulnerability Assessment Committee, composto da agenzie che si occupano di sicurezza alimentare, è emerso che il 12% della popolazione rurale non sarà in grado di soddisfare il fabbisogno minimo di cereali per la stagione 2011/12. In diverse zone dello Zimbabwe – riferisce la Fides - i raccolti sono stati miseri a causa delle scarse piogge. La popolazione ha quindi percepito redditi minori per poter acquistare mezzi per la produzione agricola. Tutti questi fattori hanno portato il governo ad importare cereali. Il rapporto indica che le aree meridionali e occidentali più aride del Paese sono quelle più gravemente colpite, come le province di Masvingo e Matabeleland, dove l’agricoltura è l’unica fonte di sostentamento della maggior parte delle famiglie rurali. Secondo il Programma Alimentare Mondiale, la situazione sta peggiorando a causa della recessione economica. Il Pam sta promuovendo un programma mirato alla distribuzione di cibo, di buoni pasto per le famiglie con un reddito basso e per i bambini più vulnerabili e orfani. Si prevede che i beneficiari saranno circa 200 mila in 34 distretti. (A.L.)

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    Repubblica Centrafricana: successo per la Cassa di risparmio ‘missionaria’

    ◊   Mettere in sicurezza i risparmi e farli circolare in forma di microcrediti: questi gli obiettivi con cui i missionari di Bozoum, nel nord-ovest del Centrafrica, hanno dato vita ad una Cassa di risparmio e credito che ha già riscosso un significativo successo. “Da qui a gennaio – spiega all'agenzia Misna padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano – prevediamo l’apertura di altre tre casse a Ndim, Mgaundaye e Koui rispettivamente a 210, 160 e 170 chilometri da Bozoum. Abbiamo iniziato grazie al sostegno del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. Ora la Cassa - sottolinea padre Aurelio Gazzera - conta 840 membri, ha risparmi per 31 milioni di franchi Cfa (46.500 euro circa). In un anno e mezzo di attività ha concesso crediti per 26 milioni (quasi 40.000 euro)”. La Cassa offre anche servizi per il trasferimento di denaro tra Bozoum e la capitale Bangui, che dista circa 400 chilometri. Attualmente, i ritardi sul pagamento dei crediti concessi è inferiore al 4%. “Un risultato straordinario - sottolinea padre Aurelio - che ha riscosso successo tra gli abitanti”. “La Cassa rappresenta una risposta a un bisogno, la volontà di dare una spinta a un’economia un po’ debole ma che ha una certa vitalità (lo testimonia la capacità di risparmio) e che ha bisogno spesso di piccole cifre per poter far crescere le attività locali”. Con 150 euro una donna può fare acquisti all’ingrosso, nel momento del raccolto, e poi rivendere con un buon margine di guadagno. Un artigiano o un contadino, con 100 euro, possono comprare sementi e concime. “Basta poco – conclude il missionario – per dare un po’ di speranza e per rafforzare la dignità di un lavoro”. (A.L.)

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    Vietnam: conclusa la visita pastorale del nunzio apostolico mons. Girelli

    ◊   L’arcivescovo Leopoldo Girelli, rappresentante pontificio in Vietnam, non residente nel Paese, ha visitato la scorsa settimana le diocesi di Hưng Hóa e di Phát Diệm. Le principali sfide delle due diocesi vietnamite riguardano la preparazione per i futuri preti e religiosi e per i laici. Dal 25 al 27 novembre – riferisce l’agenzia AsiaNews - l’arcivescovo Girelli ha visitato la diocesi di Hưng Hóa. La diocesi è situata nel nord est del Vietnam. E’ vicina al confine cinese a nord, e ad ovest confina con il Laos. Secondo le statistiche diocesane, i cattolici sono 230 mila su un totale di sette milioni di abitanti, cioè circa il 3% della popolazione. Il 27 novembre l’arcivescovo ha visitato e celebrato la Santa Messa nella parrocchia di Lào Cai. Padre Joseph Nguyễn Thái Hà rappresentante delle parrocchie dell’area di Lào Cai ha detto all’arcivescovo: “La nostra parrocchia ha ricevuto la Buona novella dai missionari nel 1880. Nel 1898 la chiesa è stata distrutta dalla guerra. Dal 1947 al 1998 non abbiamo avuto nessun sacerdote che potesse prendersi cura del gregge. Oggi siamo molto felici di potervi ricevere grazie a Dio in questa parrocchia remota”. Dal 28 al 30 novembre l’arcivescovo ha poi visitato la diocesi di Phát Diệm, dove oltre 800 mila persone che non hanno mai ricevuto ancora l’annuncio del Vangelo.Il rappresentante della Santa Sede ha visitato le parrocchie più remote e ha incontrato oltre diecimila parrocchiani. Le comunità cattoliche cono molto povere e svolgono un lavoro di evangelizzazione per cattolici, e non, nelle zone più lontane e isolate. (A.L.)

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    Corea del Sud: Natale dedicato alla “nuova evangelizzazione”

    ◊   La festa del Natale è per la Chiesa cattolica coreana un’opportunità per riflettere e rilanciare lo spirito della “nuova evangelizzazione”: è quanto emerge dalle Lettere pastorali che i vescovi coreani hanno diffuso nelle singole diocesi all’inizio dell’Avvento, invitando i fedeli a impegnarsi per la nuova evangelizzazione con una “ardente vita di fede”. Nelle lettere, i presuli ricordano il 50.mo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II (che cade nel 2012) rimarcando l'importanza della nuova evangelizzazione, in conformità con lo spirito Conciliare. Nella sua lettera pastorale dal titolo “Nuova Evangelizzazione in una nuova era, ricordando lo spirito del Concilio Vaticano II”, il cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul, afferma che il Concilio Vaticano II è “una bussola essenziale per risolvere i problemi della nostra società contemporanea”. La lettera – ricorda l’agenzia Fides - invita i fedeli a “prendere l'iniziativa della nuova evangelizzazione, sulla base dello spirito comunitario del Concilio Vaticano II”. Nella sua lettera pastorale dal titolo “L'evangelizzazione a partire dalla famiglia”, mons. Hyginus Kim Hee-joong, arcivescovo di Gwangju, sottolinea che “nel 2012, in occasione del 75.mo anniversario della sua istituzione, l'arcidiocesi intende fare uno sforzo maggiore nella evangelizzazione della famiglia, come solida base per la nuova evangelizzazione”. Mons. Thaddeus Cho Hwan-kil, arcivescovo di Daegu (che nel 2011 commemora il centenario dell’istituzione del Vicariato Apostolico di Daegu) invita i fedeli a pregare continuamente e a contribuire concretamente alla costruzione della Chiesa locale, impegnandosi nella missione. (A.L.)

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    Nord Corea: oltre 10mila Bibbie arrivano in mongolfiera

    ◊   Le Bibbie varcano la cortina di bambù e raggiungono i fedeli nordcoreani con la mongolfiera. Oltre 10mila copie della Sacra Scrittura sono state consegnate ai cristiani che vivono in Nord Corea – uno dei Paesi dove la libertà religiosa è del tutto negata – grazie alla singolare iniziativa dell’organizzazione ecumenica “International Christian Concern” (Icc), con sede negli Stati Uniti, che compie una vasta opera di sensibilizzazione, monitoraggio e aiuto alle comunità cristiane perseguitate nel mondo. In un recente rapporto sulle attività del 2011, inviato da Icc all’agenzia Fides, illustrando le iniziative di sostegno alle comunità dei fedeli che soffrono in numerosi Paesi, Icc riferisce di aver architettato l’uso dei palloni gonfiabili per superare uno dei confini più militarizzati al mondo e far giungere le Bibbie alle comunità clandestine in Nord Corea. “E’ uno dei Paesi più chiusi, dove le persecuzioni sono terrificanti. La Chiesa lotta per condividere il Vangelo; atti di culto o il possesso di una Bibbia possono essere puniti con la reclusione nei campi di concentramento”, spiega il rapporto. Le Bibbie sono state confezionate in pacchi da mille copie l’uno e legate a palloni gonfiabili, fatti esplodere, poi, a diversi intervalli di tempo. Altre Bibbie, confiscate dall’esercito – informa Icc – vanno a finire sul mercato nero, all’interno del Paese, gestito dagli stessi militari: dato lo scarso numero di copie in circolazione, infatti, le Bibbie hanno un consistente valore anche economico. Anche questo canale, “è una forma di diffusione della Parola di Dio” nota Icc. Secondo stime correnti, in Nordcorea vi sono circa 400mila fedeli cristiani. L’Icc, inoltre, ha diffuso oltre 100mila Bibbie in Cina. (R.P.)

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    500 anni fa lo storico discorso del domenicano Montesino a Hispaniola

    ◊   Il prossimo 21 dicembre verrà commemorato il 500.mo anniversario della storica omelia pronunciata dal frate domenicano (o Antón de Montesinos) sull'isola caraibica di Hispaniola, nella quale denunciò lo sfruttamento degli indigeni e reclamò la loro dignità di figli e figlie di Dio. Era la IV domenica di Avvento, il 21 dicembre del 1511, quando il frate domenicano Antonio Montesino tenne il sermone sull'isola di Hispaniola - oggi divisa tra Haiti e la Repubblica Dominicana - a nome della comunità domenicana, arrivata sull’isola un anno prima. Nella predica – ha ricordato all’agenzia Zenit fra Iván Calvo Alonso - denunciò la situazione di sfruttamento a cui erano sottoposti gli abitanti di quelle terre. Questi frati domenicani, ha affermato fra Calvo Alonso, “sono stati dei profeti” ed hanno incarnato – ha aggiunto fra Jesús Espeja - la figura del Buon Samaritano. “Hanno ascoltato il grido degli indigeni maltrattati, sono rimasti sconvolti dalla sofferenza degli innocenti e hanno parlato in nome di Dio: con che diritto e che giustizia tenete questi indiani in servitù tanto crudele e orribile? Non sono forse uomini?”. La denuncia scosse le coscienze delle autorità spagnole, che reagirono promulgando le cosiddette “Leggi di Burgos” (1512) e “Leggi di Valladolid” (1513) per migliorare le condizioni degli indigeni. Per ricordare questo evento, l'Ordine dei Predicatori ha organizzato in tutto il mondo una serie di congressi, conferenze e celebrazioni. Questo evento “merita di essere conosciuto”, perché rappresenta il primo “embrione” della Dichiarazione dei Diritti umani, e per questo motivo i domenicani hanno preparato uno speciale su Montesino e sul suo sermone, con materiale biografico e varie informazioni. Nello speciale c'è anche materiale di riflessione e di studio, con testimonianze di membri della famiglia domenicana di tutto il mondo. (A.L.)

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    Colombia: continua la deforestazione selvaggia

    ◊   Dal 2005 a oggi l’estensione della frontiera agricola e delle coltivazioni illegali di foglia di coca ha comportato per la Colombia una perdita annuale media di 238.000 ettari di boschi. “Il disboscamento è grave e selvaggio”, ha ammesso il ministro dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile, Frank Pearl. Il Paese ha un’estensione di 114 milioni di ettari, 58 dei quali foreste. Tra il 2005 e il 2010, in totale, gli ettari disboscati sono stati 1,2 milioni. Il monitoraggio della deforestazione attraverso immagini satellitari, che restano in ogni caso parziali, è stato inserito, solo di recente, in un nuovo piano portato avanti dal ministero dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile. “La tecnologia utilizzata ci consente di vedere che il disboscamento continua a crescere e richiede un diversificato pacchetto di misure per controllarla”, ha detto Ricardo Lozano, direttore dell’Istituto di idrologia, meteorologia e studi ambientali (Ideam). La frontiera agro-zootecnica, secondo Pearl, “va frenata con progetti che consentano migliori condizioni, puntando ad esempio, ad aumentare i capi di bestiame allevati per ogni ettaro dedicato al pascolo”. Le aree del Paese più soggette al disboscamento – ricorda l’agenzia Misna - sono la zona settentrionale e occidentale della catena montuosa meridionale della Macarena. In Colombia si contano anche 62.000 ettari di piantagioni di coca. L’obiettivo del governo del presidente Juan Manuel Santos è di ridurre la deforestazione a 200.000 ettari annui entro la fine del suo mandato, nel 2014. (A.L.)

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    Crisi economica: Greenaccord, una serie di incontri “verso un nuovo umanesimo”

    ◊   “L’esigenza di proporre una riflessione sulla necessità di ripensare il modello economico attuale mediante la creazione di nuovi obiettivi economici, nuovi paradigmi tecnico-scientifici, nuove forme di organizzazione e partecipazione sociale, poiché siamo in presenza non tanto di una ‘crisi’ finanziaria, quanto innanzi a una ‘crisi’ di civiltà, in particolare nelle grandi aree urbane”. E’ questa l’urgenza che anima il progetto “Verso un nuovo umanesimo”, organizzato dall’Associazione culturale "Greenaccord" onlus, in collaborazione con la Provincia di Roma. Il primo di vari appuntamenti dedicati a tale riflessione, che si terrà il 13 dicembre nella Sala San Pio X in via della Conciliazione 5 a Roma, è dedicato ad “economia e sostenibilità sociale”. L’obiettivo – rende noto l'agenzia Sir – è di mettere in relazione il ruolo dell’economia con la coesione sociale e nuove forme di democrazia partecipata che avvicinino la politica alle persone. Interverranno, tra gli altri: il segretario del Pontificio Consiglio "Giustizia e Pace", mons. Mario Toso; il vice-direttore generale della Fao, Alexander Müller; Domenico De Masi, docente di sociologia all’Università “La Sapienza” di Roma. (A.L.)

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    Il cardinale Bagnasco ai bambini del Catechismo: in ogni vostro gesto risplenda l’amore di Gesù

    ◊   Non solo il Natale, ma tutto l’anno, sia un tempo in cui “rischiarare e scaldare più possibile la nostra vita di quel chiarore che sono le buone azioni”. È l’auspicio che l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rivolge nella “Lettera del vescovo per Natale ai bambini e alle bambine del Catechismo”, diffusa in questi giorni dall’ufficio catechistico diocesano. “Dopo che ci siamo avvicinati a Gesù – scrive il porporato - riempiamo la nostra vita di piccole stelle luminose, come la Stella Cometa e così riusciremo ad essere luce e gioia per il nostro prossimo. La protagonista di questa storia - aggiunge il cardinale nella lettera ripresa dall'agenzia Sir - è la Stella Cometa” che “ha avuto il compito di guidare i pastori verso la grotta dove è nato Gesù”. “Il compito della nostra stella – sottolinea - è molto più grande: lei rimane splendente sopra la nostra grotta del presepe per ricordarci qualcosa di molto più grande”. E’ stata inviata dal Padre – sottolinea il porporato - perché gli uomini “possano andare da Gesù e avvicinarsi a Lui. Ogni piccolo gesto d’Amore – prosegue l’arcivescovo di Genova - è una piccola stella che risplende della luce di Gesù. È quella luce che incuriosisce e avvicina a Gesù”. Se vogliamo chiamarla con un altro nome – spiega il presidente della Cei – quel nome è fede. “Cari ragazzi – scrive ancora il porporato – è proprio sulla Fede che voglio fermare la nostra attenzione: la Fede è un dono che parte da Dio nostro Padre affinché noi possiamo vedere il nostro percorso e incamminarci verso Gesù. Gesù con il suo Amore illumina, accende la nostra fede e a nostra volta anche noi, con i nostri gesti d’amore quotidiani, possiamo essere piccole luci che illuminano e riscaldano il percorso di chi ci sta vicino”. La “Lettera del vescovo per Natale ai bambini e alle bambine del Catechismo”, curata dall’Ufficio catechistico diocesano, è stata stampata in 22 mila copie. (A.L.)

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    Presentazione del Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni

    ◊   L’Ottavo Rapporto dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, che la Provincia di Roma ha curato insieme alla Caritas diocesana e alla Camera di Commercio, sarà presentato il prossimo 5 dicembre a Roma. Lo studio pone in risalto la caratteristica di Roma come città di “stranieri”. Lo è stata fin dalle sue origini - prima come capitale imperiale, poi pontificia, ora italiana - in un intreccio di migrazioni e scambi linguistici e culturali tra genti diverse, che l’hanno resa un Centro economico e politico, prima nella penisola e poi nel mondo. Oggi, in uno scenario fortemente mutato per effetto della mobilità globale, la tradizione internazionale di Roma si intreccia con la presenza degli immigrati: 442.818 in Provincia di Roma (e altri 100 mila nelle altre province laziali) su 4.570.317 cittadini stranieri residenti in Italia all’inizio del 2011, dei quali oltre un decimo nati in Italia. Il fenomeno, in atto da decenni, ha prodotto molteplici effetti: dall’economia e dalla demografia, alla cultura e agli stili di vita delle nuove generazioni. Di questi aspetti si occupa l’Ottavo Rapporto dell’Osservatorio, un manuale realizzato a supporto di operatori, amministratori e studiosi interessati ai dati statistici sull’immigrazione. Il significato dei numeri e le prospettive che ne derivano, riassunte nello slogan “Insieme, per le vie del futuro”, verranno presentati ai giornalisti in una conferenza stampa, che si svolgerà presso la Provincia di Roma, lunedì 5 dicembre, alle ore 11.30, in preparazione del convegno che si svolgerà il pomeriggio del giorno successivo con la partecipazione del mondo sociale. A spiegare come l’Osservatorio aiuti a riconoscere un futuro che è già presente e che bisogna affrontare camminando insieme, saranno i rappresentanti delle tre organizzazioni promotrici: Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, e Lorenzo Tagliavanti, vicepresidente della Camera di Commercio di Roma. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuove sanzioni Usa contro l'Iran

    ◊   Nuove sanzioni contro la Banca centrale dell’Iran sono state votate oggi dal Senato degli Stati Uniti con l’obiettivo di rafforzare quelle già in vigore e scoraggiare, così, il programma nucleare iraniano. Intanto, la Norvegia ha riaperto la propria sede diplomatica nel Paese dopo l’attacco di qualche giorno fa all’ambasciata britannica, in seguito al quale il Foreign Office di Londra ha imposto ai diplomatici iraniani l’uscita dal Regno Unito entro le 16 di oggi.

    Siria, la stima dell’Onu: da marzo quattromila vittime
    Oltre quattromila, tra cui 307 bambini, sono secondo le stime dell’Onu le vittime in Siria dall’inizio delle repressioni, nel marzo scorso, e la crisi siriana, secondo l’Alto commissario per i Diritti umani, dovrà essere sottoposta all’attenzione del Tribunale internazionale dell’Aja. Ieri, l’Ue e le Nazioni Unite, con il plauso della Casa Bianca, hanno varato nuove sanzioni contro il Paese che vanno a colpire, stavolta, le risorse energetiche e finanziare di Damasco. Ciò non è però servito ad allentare le repressioni del governo di Assad: solo nella giornata di ieri si contano 23 morti in varie città, otto nell’attacco alla base aerea militare di Idlib da parte di un gruppo di disertori. Intanto, oggi nuovo venerdì di proteste nel Paese, all’uscita dalle moschee: i dimostranti chiedono la creazione di una zona cuscinetto per proteggere la popolazione, mentre pesanti cannoneggiamenti sono stati avvertiti nell’area di al-Aridha, lungo il confine con il Libano. Lo ha riferito la tv panaraba al Jazeera.

    Iraq – base Victory da Usa a Baghdad
    Passaggio di consegne, questa mattina, tra gli Usa e l’Iraq, che assume il controllo della base Victory, nei pressi di Baghdad, che fu la prigione in cui venne rinchiuso Saddam Hussein nel 2003, in attesa del processo che lo condannò a morte. Restano così sotto il controllo statunitense ancora cinque basi in territorio iracheno, mentre prosegue il ritiro delle truppe americane, che si completerà entro la fine dell’anno, come previsto da un accordo siglato nel 2008 tra Baghdad e Washington. Intanto, in coincidenza con la visita nel Paese del vicepresidente Usa, Joe Biden, un portavoce del governo iracheno, Ali al Dabbagh, ha accusato le truppe degli Stati Uniti di “aver ucciso centomila iracheni” dall’inizio delle operazioni.

    Pakistan – no a raid Nato sul Paese
    Il Pakistan non combatterà più al fianco degli Usa e della Nato la cosiddetta “guerra al terrore” se si ripeteranno sconfinamenti come quello di sabato scorso da parte delle truppe dell’Alleanza Atlantica schierate in Afghanistan, in cui hanno perso la vita 25 militari pakistani. Lo ha detto il ministro degli Esteri del Paese, Hina Rabbani Khar, precisando che non parteciperà alla riunione in programma la prossima settimana a Bonn cui prenderanno parte 90 Paesi per discutere del futuro dell’Afghanistan. Secondo il quotidiano The Express Tribune, infine, il Pakistan avrebbe autorizzato i propri soldati schierati al confine con l’Afghanistan a rispondere al fuoco delle truppe Nato.

    Afghanistan – attentato a Logar
    È di almeno tre morti e 70 feriti, tra civili e militari, il bilancio di un attentato avvenuto stamattina nei pressi della base Nato di Logar, provincia nel centro del Paese. Secondo le prime ricostruzioni, un camion bomba è esploso all’esterno della struttura provocandole gravi danni e causandone anche agli edifici vicini. L’obiettivo del kamikaze era probabilmente quello di irrompere all’interno della base, ma è stato fermato in tempo.

    Cina – scioperi
    Continua l’ondata di scioperi in Cina. Scontri, feriti e arresti oggi durante una manifestazione di protesta davanti a una fabbrica di Shanghai. I lavoratori, più di mille, hanno contestano la decisione dell'azienda di spostare l'impianto in una provincia meno cara. Già due giorni fa, i dipendenti di una società, che produce componenti tecnologici per le multinazionali americane, hanno manifestato contro il licenziamento di un migliaio di operai.

    Egitto – oggi i risultati delle elezioni
    Sono circa tremila le persone che stanno partecipando oggi al Cairo alla marcia per commemorare le 42 vittime degli scontri con le forze dell'ordine, avvenuti nei pressi del Ministero dell'interno egiziano la scorsa settimana. È atteso in giornata, inoltre, l'annuncio dei risultati delle prime votazioni per la Camera bassa del parlamento egiziano, tenutesi lunedì e martedì scorsi. Secondo le anticipazioni, i Fratelli musulmani sono il primo partito. Si prevede un ottimo risultato per le formazioni salafite, che rappresentano l'integralismo estremista islamico. Ai cristiani che per timore vogliono lasciare il Paese, il portavoce dei copti ha risposto dicendo di restare in Egitto e “non avere paura della democrazia”.

    Nigeria – liberati ostaggi
    Sono stati liberati questa notte i due cittadini statunitensi rapiti nelle scorse settimane da un gruppo di pirati al largo delle coste della Nigeria. I due, che erano stati sequestrati assieme a un messicano anch’egli rilasciato, sono dipendenti della compagnia petrolifera Chevron.

    Grecia – sciopero dipendenti media pubblici
    “L’Ue agisca con efficacia per uscire dalla crisi del debito”: questo l’appello del premier greco, Lucas Papademos, nell’ennesima giornata di scioperi per il Paese. Da oggi e fino alle 6 del mattino di lunedì 5 dicembre, incroceranno le braccia i lavoratori dei mezzi d'informazione pubblici. I dipendenti del settore chiedono la sospensione delle privatizzazioni, la firma dei contratti collettivi di lavoro, l'abolizione della legge per la sospensione temporanea dei dipendenti in eccedenza, l'assunzione dei precari e la protezione dell'informazione come bene comune. Tornando agli aiuti internazionali, i creditori della Grecia (Ue, Fmi, Bce) saranno ad Atene il 12 dicembre porssimo per portare avanti le procedure che riguardano l’attuazione del nuovo programma economico del Paese.

    Serbia-Kosovo: nessun accordo
    Belgrado e Pristina non hanno raggiunto l'accordo sperato per risolvere la situazione nel nord del Kosovo. La nuova sessione di colloqui tenutasi a Bruxelles, con la mediazione dell’Ue, si è conclusa dopo 12 ore con un nulla di fatto sui temi principali in discussione: la situazione e lo status della frontiera tra Serbia e Kosovo e le modalità di partecipazione di Pristina a riunioni e Forum regionali. La situazione di stallo dipende dalla volontà di Pristina di contrassegnare con i simboli nazionali del Kosovo il confine, cosa inaccettabile per Belgrado, che non riconosce l'indipendenza della regione. Il dialogo potrebbe riprendere nel fine settimana.

    Russia – domenica le elezioni legislative
    Eleggere un “Parlamento produttivo” e fare “una scelta giusta”: questi gli appelli al voto del presidente russo, Dmitri Medvedev, alla popolazione, chiamata alle urne per le legislative che avranno luogo domenica 4 dicembre. Secondo il centro demoscopico indipendente “Yuri Levada” di Mosca, il partito putiniano "Russia Unita" registra un calo di consensi tra la classe media e i pensionati, mentre piace di più ai giovani. Secondo il centro, tuttavia, il partito resterà al potere per una nuova legislatura, al termine della quale, è l’analisi, si aprirà una forte crisi politica che porterà a maggiore competizione elettorale. Ieri, infine, la dichiarazione del premier Vladimir Putin che ha annunciato che, in caso di vittoria alle presidenziali in calendario il prossimo anno, nel ruolo di premier sarà sostituito da Medvedev.

    Belgio – si avvicina la fine della crisi di governo
    Dopo una crisi durata 535 giorni, il socialista Elio di Rupo è a un passo dal dare al Belgio un nuovo esecutivo. Il nuovo premier italo-belga è riuscito a mettere d'accordo sei partiti, che rappresentano le due anime, francofona e fiamminga, del Paese. Di Rupo ha presentato al re il testo dell'accordo raggiunto mercoledì sera, ha poi incontrato gli stessi partiti per definire gli ultimi dettagli del documento, ma manca ancora la lista dei ministri. Se tutto andrà come previsto, il nuovo programma di governo dovrebbe diventare pienamente operativo dalla prossima settimana.

    Italia - via libera al referendum sulla legge elettorale
    Via libera della Cassazione ai due quesiti referendari sulla legge elettorale. Le due richieste hanno superato la soglia delle 500 mila firme necessarie per essere approvate. Spetta ora alla Consulta valutare la costituzionalità dei quesiti. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 336

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.