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Sommario del 01/12/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: la famiglia, via della Chiesa, torni ad essere protagonista
  • Altre udienze e nomine
  • Il Papa alle Accademie Pontificie: lo studio dei martiri antichi rende vivo oggi il valore del loro esempio
  • Centenario della cattedrale di Yangon. Il Papa ai cristiani del Myanmar: rinnovare l'amore alla Chiesa
  • Cina: dichiarazione di padre Lombardi sulla consacrazione di un vescovo nel Sichuan
  • Mons. Zimowski sull’Aids: morti non più giustificabili, estendere a tutti le terapie antiretrovirali
  • Inaugurato il Terzo Congresso Mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali
  • L'Albero di Natale in Piazza San Pietro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Londra: euro a rischio. Draghi: non escluso un cambiamento dei Trattati
  • L'Ue inasprisce le sanzioni contro l'Iran per il suo programma nucleare
  • Elezioni in Egitto: Fratelli musulmani e salafiti verso un governo di coalizione
  • Giornata mondiale contro l'Aids: 34 milioni i casi nel mondo, ma i contagi sono in calo
  • Chiesa e Società

  • Myanmar, l’arcivescovo di Yangon: subito una tregua, poi un piano di riconciliazione
  • Pakistan: ondata di proteste anti-Usa, i cristiani pakistani temono ritorsioni
  • Paul Bhatti: gli studenti, garanzia per un “futuro luminoso” del Pakistan
  • I vescovi del Libano: Primavera araba espressione delle aspirazioni dei giovani
  • Bolivia: accordo tra Stato e Chiesa sugli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche
  • Messico: 68 famiglie di rifugiati guatemaltechi a rischio sopravvivenza
  • Cristiani perseguitati: appello del metropolita Hilarion alle Nazioni Unite
  • Il cardinale Arinze: l’Africa non sia più una terra da sfruttare
  • Somalia: continuano le operazioni della Caritas a sostegno della popolazione
  • Slovacchia: appello dei vescovi sullo stato d’emergenza del sistema sanitario
  • "Scienza e Vita": l’eutanasia è una sconfitta per la società
  • Nel Messinese i funerali delle vittime delle alluvioni
  • Cina: mandato a 179 ministri straordinari della comunione della Cattedrale di Xi Kai
  • Taiwan: conferita la laurea honoris causa a mons. Savio Hon Tai-fai
  • A Roma il Convegno nazionale “Gli ospedali di Andrea” sull’umanizzazione delle cure
  • Cattolici e politica: a Roma seminario con Ornaghi e Riccardi
  • Adozioni: centinaia di bambini cileni a Roma per parlare di padre Pier Alceste
  • Ue e Internet: lanciato un piano per una rete più sicura per i bambini
  • Lateranense: al via il convegno sul legame tra cinema e messaggio cristiano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Via libera dell'Europarlamento alla Croazia, il 7 dicembre diventerà il 28.mo Stato dell'Ue
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: la famiglia, via della Chiesa, torni ad essere protagonista

    ◊   La famiglia via della Chiesa: è quanto affermato stamani da Benedetto XVI ricevendo, in Vaticano, i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in occasione del 30.mo di fondazione del dicastero e dell’Esortazione apostolica “Familiaris Consortio” del Beato Karol Wojtyla. Il Papa ha sottolineato che è “urgente” un nuovo “protagonismo delle famiglie cristiane”. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal cardinale presidente Ennio Antonelli. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La famiglia è “via della Chiesa perché è ‘spazio umano’ dell’incontro con Cristo”: è la bella immagine che Benedetto XVI ha dedicato alla famiglia in un appassionato discorso sulla ricchezza della testimonianza dei coniugi cristiani. Il Papa ha sottolineato che è oggi “particolarmente urgente il protagonismo delle famiglie cristiane” in collaborazione con vescovi e sacerdoti in molti ambiti dall’educazione dei bambini alla preparazione dei fidanzati alla vita matrimoniale. E ancora:

    “La formazione dei coniugi, specialmente delle coppie giovani; le esperienze associative con finalità caritative, educative e di impegno civile; la pastorale delle famiglie per le famiglie, rivolta all’intero arco della vita, valorizzando il tempo del lavoro e quello della festa”.

    Il Papa ha così messo l’accento sul ruolo della famiglia, “Chiesa domestica”, dalla quale, ha osservato, “dipende in gran parte” la nuova evangelizzazione:

    “Nel nostro tempo, come già in epoche passate, l’eclissi di Dio, la diffusione di ideologie contrarie alla famiglia e il degrado dell’etica sessuale appaiono collegati tra loro. E come sono in relazione l’eclissi di Dio e la crisi della famiglia, così la nuova evangelizzazione è inseparabile dalla famiglia cristiana”.

    Ha così ribadito che gli sposi cristiani sono chiamati “ad evangelizzare sia con la testimonianza della vita che con la partecipazione alle attività pastorali”. Ed ha soggiunto che la famiglia “è ricchezza per gli sposi, bene insostituibile per i figli, fondamento indispensabile della società, comunità vitale per il cammino della Chiesa”:

    “La famiglia fondata sul sacramento del Matrimonio è attuazione particolare della Chiesa, comunità salvata e salvante, evangelizzata ed evangelizzante. Come la Chiesa, essa è chiamata ad accogliere, irradiare e manifestare nel mondo l’amore e la presenza di Cristo”.

    L’accoglienza e la trasmissione dell’amore divino, ha detto, “si attuano nella dedizione reciproca dei coniugi, nella procreazione generosa e responsabile, nella cura e nell’educazione dei figli”. E ancora, “nel lavoro e nelle relazioni sociali, nell’attenzione ai bisognosi, nella partecipazione alle attività ecclesiali, nell’impegno civile”:

    “La famiglia cristiana, nella misura in cui, attraverso un cammino di conversione permanente sostenuto dalla grazia di Dio, riesce a vivere l’amore come comunione e servizio, come dono reciproco e apertura verso tutti, riflette nel mondo lo splendore di Cristo e la bellezza della Trinità divina”.

    Il Papa ha concluso il discorso rivolgendo il pensiero al VII incontro mondiale delle Famiglie, in programma a Milano il prossimo anno. Ha dunque confidato che sarà per lui “una grande gioia” ritrovarsi insieme, “pregare e fare festa con le famiglie venute da tutto il mondo”. Ed ha ringraziato la Chiesa ambrosiana per il grande impegno, con “gioia ed entusiasmo”, volto in particolare all’ospitalità delle famiglie che verranno a Milano da tutto il mondo.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti d’America, in visita "ad limina".

    Il Papa ha nominato vescovo di Fresno, negli Stati Uniti, mons. Armando Xavier Ochoa, finora vescovo di El Paso. Mons. Armando Xavier Ochoa è nato il 9 aprile 1943 ad Oxnard, nell’arcidiocesi di Los Angeles (California). Dopo aver frequentato gli studi primari e secondari nella locale scuola parrocchiale, ha conseguito gli studi ecclesiastici nel Seminario arcidiocesano Saint John a Camarillo. Ordinato sacerdote il 23 maggio 1970 per l’arcidiocesi di Los Angeles, ha svolto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della Saint Alphonsus Parish a Los Angeles (1970-1975), della Saint John the Baptist Parish a Baldwin Park (1975-1981) e della Saint Teresa of Avila Parish a Los Angeles (1981-1984); parroco della Sacred Heart Parish a Los Angeles (1984-1986). Contemporaneamente, dal 1975, è stato pure vice-direttore e, poi, condirettore del programma per la formazione dei diaconi permanenti di lingua spagnola. Nominato vescovo titolare di Sitifi ed ausiliare di Los Angeles il 23 dicembre 1986, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 23 febbraio successivo. Dal 1986 al 1996, ha svolto l’incarico di vicario episcopale per la Regione di San Fernando. Il 1° aprile 1996 è stato nominato vescovo di El Paso (Texas). Nella Conferenza Episcopale è membro della Commissione per i Migranti e del Board of Directors of Catholic Legal Immigration Network.

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    Il Papa alle Accademie Pontificie: lo studio dei martiri antichi rende vivo oggi il valore del loro esempio

    ◊   “Testimonianze e Testimoni. I martyria e i campioni della fede”. È stata intitolata così la 16.ma seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, che ieri pomeriggio ha visto lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e la dott.ssa Daria Mastrorilli venire insigniti ex aequo del Premio delle Pontificie Accademie assegnato loro dal Papa. E proprio Benedetto XVI ha inviato al cardinale Ravasi un lungo Messaggio per l’occasione, nel quale riflette sull’importanza della ricerca archeologica come via per rendere vivo nei secoli il valore della testimonianza dei martiri. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Toccare una pietra sommariamente conservata o ammirare le tessere di un mosaico che arriva da un altro tempo può rendere tangibile la fede. Perché quei resti – siano essi una tomba, un affresco, un manufatto – sono in grado di restituire in modo sensibile il luogo di un evento, o la testimonianza di un Santo e soprattutto di un martire. Su questi spunti si sviluppa il lungo Messaggio inviato da Benedetto XVI al cardinale Gianfranco Ravasi, che nella sua veste di presidente del dicastero vaticano della Cultura ha presieduto la 16.ma Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie. Un appuntamento celebrativo e dedicato alla consegna di onorificenze, ma utilizzato dal Papa per riflettere sulla “storicità del cristianesimo”. La Terra Santa e la città di Roma, osserva il Papa, sono i “siti” per eccellenza per toccare con mano “i segni della presenza cristiana”. Immagini satellitari o la tecnica del laser, scrive, permettono oggi di ottenere “risultati impensabili fino a qualche decennio fa”, come accaduto di recente – ha ricordato Benedetto XVI – nella riscoperta di affreschi nella catacomba romana di Santa Tecla. Tuttavia, afferma il Papa, “la tecnologia, pur utilissima, da sola non basta”. Perché, dice, “questi messaggi che ci giungono dal passato” possano interpellare l’intelligenza e la coscienza servono ricercatori dotati di “reale competenza” e “passione autentica”, sia riguardo all’esperienza umana sia a quella religiosa che emergono da questo tipo di indagini sul passato.

    Dopo aver ricordato l’esempio di ricercatori del calibro di Padre Bagatti, padre Corbo e padre Piccirillo – da poco scomparso – che hanno legato il loro nome all’archeologia in Terra Santa, Benedetto XVI stringe la sua riflessione sulle figure dei cosiddetti “campioni della fede”, cioè sui martiri che, specie a Roma, hanno lasciato tracce immortali. Queste tracce artistiche e monumentali, sostiene, dimostrano che, “ieri come di oggi, il Vangelo parla al cuore dell’uomo e si comunica soprattutto attraverso la testimonianza viva dei credenti”. E i martiri, dei quali resta ancora oggi traccia concreta – un luogo, un oggetto – del loro coraggio di persone “libere da compromessi” testimoniano – scrive il Pontefice – che tramite “Cristo Crocifisso”, il primo “testimone fedele”, Dio “è entrato nella nostra storia e nella nostra umanità, non per avversarla o sottometterla ma per trasformarla profondamente e renderla così nuovamente capace di corrispondere pienamente al suo disegno di amore”. E se oggi, prosegue, la Chiesa “vuole efficacemente parlare al mondo” e “far sentire la sua presenza amichevole agli uomini e alle donne” deve farsi, “anche nei contesti apparentemente più difficili o indifferenti all’annuncio evangelico, testimone della credibilità della fede”, offrendo quindi come i martiri un tipo di testimonianza concreta e profetica “attraverso segni efficaci e trasparenti di coerenza, di fedeltà e di amore appassionato e incondizionato a Cristo, non disgiunto da un’autentica carità, dall’amore per il prossimo”.

    Benedetto XVI termina il Messaggio comunicando, secondo le indicazioni del Consiglio di Coordinamento, la volontà di assegnare ex aequo il Premio delle Pontificie Accademie Ecclesiastiche allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme e alla dott.ssa Daria Mastrorilli, oltre a conferire una Medaglia del Pontificato, in segno di apprezzamento, alla dott.ssa Cecilia Proverbio. Riconoscimento, conclude, volti a “incoraggiare quanti vogliono offrire il loro contributo alla promozione e alla realizzazione di un nuovo umanesimo cristiano, attraverso la ricerca archeologica e storica”.

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    Centenario della cattedrale di Yangon. Il Papa ai cristiani del Myanmar: rinnovare l'amore alla Chiesa

    ◊   Nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine, il prossimo 8 dicembre, il cardinale Raffaele Martino - presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace - si recherà in Myanmar, come inviato speciale del Santo Padre, in occasione del centenario della cattedrale di Yangon. Nella lettera in latino, indirizzata al porporato, Benedetto XVI sottolinea come sia necessario dimostrare in modo rinnovato l’amore verso il Vangelo e la Chiesa di Cristo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il porporato – ricorda il Papa nella lettera - presiederà la celebrazione per il centenario della Cattedrale di Yangon, segno della gratitudine dei pastori e dei fedeli verso Dio per i benefici che, nel corso degli anni, il Signore ha elargito all’intera comunità ecclesiale. La Cattedrale, la prima costruita nel Paese, è dedicata a Maria Santissima Madre di Dio. E’ stata consacrata durante il pontificato di Pio X, il cui motto “Instaurare omnia in Christo” (Instaurare tutte le cose in Cristo) è oggi un’esortazione per tutti i fedeli a confermare e a rinnovare la fede. Il Papa ricorda che la celebrazione sarà un’occasione per esortare la comunità cristiana del Myanmar ad una più diligente imitazione della vita di Cristo. Il Pontefice chiede anche al cardinale Renato Raffaele Martino di portare i propri saluti all’arcivescovo di Yangon, agli altri pastori, ai religiosi, alle religiose e ai fedeli laici. Il Santo Padre esorta infine ad estendere parole di benevolenza anche alle autorità civili e religiose, tra cui i buddisti, e a tutti coloro che hanno a cuore la missione della Chiesa, la libertà religiosa e il bene della persona umana.

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    Cina: dichiarazione di padre Lombardi sulla consacrazione di un vescovo nel Sichuan

    ◊   In occasione della consacrazione del vescovo coadiutore di Yibin, avvenuta ieri mattina nel Sichuan, in Cina, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi ha risposto oralmente alle domande dei giornalisti sulla presenza a tale cerimonia del vescovo Lei Shiyin, non in comunione con il Santo Padre. “Il consacrante principale – ha riferito padre Lombardi - è stato l’anziano vescovo diocesano, mons. Giovanni Chen Shizhong”. Ed ha aggiunto che “tutti i consacranti sono vescovi in comunione con il Santo Padre, eccetto Lei Shiyin di Leshan”.

    “Dopo le tre recenti ordinazioni episcopali senza il mandato pontificio – è stata la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana - il fatto di avere un nuovo presule che è in comunione con il Papa e con tutti i vescovi cattolici del mondo è certamente positivo. Ciò sarà apprezzato non soltanto dai vescovi e dai fedeli cinesi, ma anche nella Chiesa universale”. La partecipazione del vescovo illegittimo, che, ha rammentato padre Lombardi, “si trova nella condizione canonica di una persona scomunicata”, non va invece “nella stessa direzione e suscita disapprovazione e sconcerto da parte dei fedeli, tanto più perché risulta che egli ha preso parte come vescovo consacrante e ha concelebrato l’Eucaristia”. Ha poi rilevato che “la recidività della sua disobbedienza alle norme della Chiesa purtroppo aggrava la sua posizione canonica”.

    In situazioni ordinarie, ha osservato padre Lombardi, “la presenza del vescovo Lei Shiyin avrebbe dovuto essere esclusa assolutamente e comporterebbe delle conseguenze canoniche per gli altri vescovi partecipanti”. Nella presente circostanza, ha concluso, “è probabile che questi ultimi non abbiano potuto impedirla senza gravi inconvenienti. In ogni caso, la Santa Sede potrà valutare meglio la questione quando riceverà più ampie ed approfondite informazioni”.

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    Mons. Zimowski sull’Aids: morti non più giustificabili, estendere a tutti le terapie antiretrovirali

    ◊   La Giornata Mondiale per la lotta contro l’AIDS “deve costituire una nuova occasione per promuovere l’accesso universale alle terapie da parte dei contagiati, l’impedimento della trasmissione materno-infantile nonché l’educazione a stili di vita che comprendano anche un approccio realmente corretto e responsabile alla sessualità”: è quanto scrive in un messaggio l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari. Il presule afferma che questo è “un momento privilegiato per rilanciare inoltre la lotta al pregiudizio sociale e per riaffermare la necessità di vicinanza morale, spirituale e, per quanto possibile, materiale a chi ha contratto l’infezione ed ai suoi familiari”.

    “Nonostante che la comunità internazionale abbia cominciato ad impegnarsi contro l’infezione oltre vent’anni fa – prosegue il messaggio - si stima purtroppo che ancora un milione e ottocentomila persone muoiano ogni anno a causa dell’HIV. Si tratta di persone che potrebbero condurre normalmente la propria esistenza, se solamente avessero avuto accesso alle adeguate terapie farmacologiche, note come antiretrovirali. Si registrano, dunque, morti non più giustificabili, come non più giustificabili sono il dolore dei loro congiunti, l’impoverimento dei loro nuclei familiari, l’accrescimento della loro emarginazione e del disagio dei bambini divenuti orfani, sovente in tenera età. Altrettanto ingiustificabile – sottolinea mons. Zimowski - è oramai la trasmissione del contagio dalla madre al bambino, spesso reso vittima ancor prima di cominciare a vedere i contorni del mondo che lo circonda”.

    Il presule rileva inoltre come sia “fondamentale la formazione, l’educazione di tutti e, in particolar modo, delle nuove generazioni, ad una sessualità fondata ‘su un’antropologia ancorata al diritto naturale e illuminata dalla Parola di Dio’. La Chiesa e il suo Magistero chiedono uno stile di vita che privilegi l’astinenza, la fedeltà coniugale e il rifiuto della promiscuità sessuale perché, come sottolineato nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Africae Munus, tutto ciò fa parte della questione dello ‘sviluppo integrale’ a cui hanno diritto le persone e le comunità”.

    Nel messaggio c’è poi il ringraziamento a quanti si prodigano per le vittime dell’Aids, istituzioni e volontari che realizzano “un lavoro ‘meraviglioso e importante’, che meritano senza alcun dubbio il sostegno operativo e privo di vincoli ideologici da parte degli organismi e dei benefattori internazionali”. Infine, mons. Zimowski esprime la sua vicinanza alle persone affette dall’HIV-AIDS ed a coloro che sono loro vicini, “così come a tutti gli operatori sanitari che, anche esponendosi al rischio di contagio, prestano loro tutte le cure possibili nel rispetto della loro personalità e dignità”.

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    Inaugurato il Terzo Congresso Mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali

    ◊   Inaugurato ieri pomeriggio il Terzo Congresso Mondiale di Pastorale per gli Studenti internazionali, che proseguirà fino a sabato 3 dicembre. Ad aprire il Convegno, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è stato il presidente del dicastero, mons. Antonio Maria Vegliò, il quale ha dato “con gioia” il benvenuto ai partecipanti. “La vostra presenza – ha detto il presule - è testimonianza di quanto si sta realizzando nel campo della sollecitudine pastorale della Chiesa verso questa particolare categoria degli studenti internazionali in seno all’impressionante fenomeno delle migrazioni”. L’obiettivo del III Congresso – ha spiegato – è di “delineare e approfondire le caratteristiche della mobilità internazionale studentesca nell’ambito dell’incontro delle culture”. Si tratta di “un compito arduo, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, per la Chiesa di oggi comprendere l’estrema varietà delle culture, dei costumi, delle tradizioni e delle civiltà”. Mons. Vegliò ha quindi espresso “il vivo desiderio che si porti avanti la riflessione sul nuovo umanesimo, tenendo presenti le grandi sfide dell’epoca contemporanea e cercando di coniugare fede e cultura”. “Benedetto XVI - ha sottolineato il presule – auspica che in questo momento storico sia avviata un’attenta ricerca culturale e spirituale”. Il presule si è poi soffermato sulla presenza “trasformatrice ed evangelizzatrice” degli studenti internazionali. Spinta dalla mondializzazione, dalle precarie situazioni politiche ed educative in patria o agevolata da programmi di scambio interuniversitario e da incentivi finanziari, “la mobilità degli studenti internazionali sta conquistando grande rilevanza socio-politica ed economica nel mondo odierno, diventando così una realtà di grande interesse sia per i Paesi di partenza che per quelli di accoglienza, sia per la Chiesa che per l’intera umanità”. Secondo alcune stime ricordate da mons. Vegliò, il numero degli studenti internazionali si aggira oggi attorno ai 3 milioni, con tendenza al rialzo: nel 2025 potrebbero essere 7 milioni.

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    L'Albero di Natale in Piazza San Pietro

    ◊   E’ arrivato oggi in Piazza San Pietro l’Albero di Natale: quest’anno è stato donato dall’Ucraina. Si tratta di un abete rosso di 60 anni, alto oltre 30 metri, di 5 tonnellate, proveniente dalle foreste della provincia occidentale della Transcarpazia. L’albero sarà innalzato il prossimo 5 dicembre accanto al tradizionale presepe in allestimento in Piazza San Pietro. Per vederlo illuminato bisognerà aspettare il pomeriggio del 16 dicembre, quando sarà inaugurato alla presenza dell’arcivescovo Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dei vescovi cattolici dell’Ucraina di rito latino e bizantino e di rappresentanti della Chiesa ortodossa ucraina. Quest'anno, dunque, l'appuntamento assume un carattere ecumenico. “Si tratta di un evento estremamente importante - ha detto l’arcivescovo maggiore di Kiev e Galizia, Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica dell’Ucraina - Per il Paese si tratta di un’ulteriore testimonianza delle sue radici europee e della sua appartenenza alla famiglia delle nazioni Europee”.

    Ricordiamo che ogni anno il legno dell’albero utilizzato in Piazza San Pietro ha una valorizzazione sociale: viene, infatti, usualmente donato ad associazioni o comunità di recupero per la lavorazione a scopi di beneficenza.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’evangelizzazione inseparabile: Benedetto XVI alla Plenaria del Pontificio Consiglio.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, la situazione in Iran: i diplomatici iraniani dopo l’assalto all’ambasciata britannica a Teheran.

    Testimonianze e testimoni: in cultura, il messaggio di Benedetto XVI al cardinale Gianfranco Ravasi in occasione della sedicesima seduta pubblica delle Pontificie Accademie.

    Alla scuola cristiana: Paolo Vian sugli “Opera Omnia” di Inos Biffi pubblicati da Jaca Book.

    Un articolo di Timothy Verdon dal titolo “Quel giovane pastore che anticipò la Rinascita”: donata al Papa la prima copia del volume Utet in edizione limitata “San Francesco negli affreschi di Giotto ad Assisi”.

    Nell’informazione religiosa, Fernando Ocariz, sul cinquantesimo anniversario della convocazione del Concilio Vaticano II.

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    Oggi in Primo Piano



    Londra: euro a rischio. Draghi: non escluso un cambiamento dei Trattati

    ◊   Dopo il vertice di ieri a Bruxelles dei Paesi dell’eurozona, si rafforza la volontà comune, in questo momento di crisi, di salvare la moneta unica dalle speculazioni. Ma proprio oggi il capo della Banca d’Inghilterra, Sir Mervyn King, ha detto che le autorità finanziarie britanniche stanno preparando piani di emergenza di fronte alla possibilità di un default o di una rottura dell'eurozona. Anche per la banca d'affari Goldman Sachs è cresciuta la possibilità di un crollo dell'euro. Intanto, il governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha dato la sua visione della situazione parlando al Parlamento europeo. Mario Draghi pensa a una nuova struttura di bilancio unica, così come è unica la Bce. Draghi, poi, di fronte alle difficoltà degli istituti finanziari innescate dai debiti sovrani, invita i governi a recuperare credibilità ed osserva che un cambiamento dei Trattati non va escluso. L'Eurozona per Draghi ha bisogno di un nuovo patto di bilancio che la porti verso l'unione fiscale. Su questi aspetti Giancarlo La Vella ha sentito l’economista Giuseppe Di Taranto, docente alla Luiss:

    R. - Oggi le banche soffrono molto di carenza di liquidità e questa carenza poi si riflette anche per le imprese e per le famiglie. Sicuramente ora siamo sulla buona strada, bisognerà però vedere se l’America sarà d’accordo per cambiamenti di statuto non solo della BCE ma anche di alcuni trattati europei che sicuramente rappresentano ancora oggi un blocco per l’economia dell’Unione.

    D. - A proposito dell’economia e delle banche, il direttore della BCE Draghi ha parlato della difficoltà degli istituti finanziari dovuta soprattutto ai debiti sovrani. Questo vuol dire che sono le banche che in questo momento stanno supportando le difficoltà dei vari Paesi?

    R. – E’ vero che il problema è dovuto ai debiti sovrani ma bisogna anche chiarire che quando sentiamo che il nostro problema è il debito pubblico di 1.900 miliardi, allora è necessario fare alcune puntualizzazioni. Anzitutto il nostro debito pubblico sta scendendo; ormai è intorno non più a 1.900 ma a 1.850 miliardi. Inoltre la nostra ricchezza privata, solo a livello delle famiglie, ammonta a 5.353 miliardi, cioè tre volte il debito pubblico e il patrimonio pubblico ammonta a 1.800 miliardi. Quindi diciamo che l’Italia non ha assolutamente problemi di sostenibilità del suo debito pubblico. C’è una cosa importante che bisogna sottolineare: come mai questa opposizione della Germania a ogni eventuale introduzione di normativa per salvare l’Europa?

    D. - Si sta cominciando a parlare di una possibile messa da parte della moneta unica. Non è un procedimento facile ma a chi converrebbe?

    R. – L’ultima notizia è relativa a introdurre due euro, uno per le nazioni del nord e l’altro per le nazioni del sud. Questo sarebbe chiaramente disastroso: comporterebbe che la speculazione si sposterebbe immediatamente verso l’euro di serie B. (bf)

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    L'Ue inasprisce le sanzioni contro l'Iran per il suo programma nucleare

    ◊   La Gran Bretagna ha deciso l’espulsione dei rappresentanti diplomatici iraniani a Londra, dopo l’assalto all’ambasciata britannica a Teheran, che dunque sarà chiusa. Ed è dura la reazione dei Ministri degli Esteri UE, che in una dichiarazione sottolineano che “l'attacco alla sede diplomatica inglese è un attacco a tutta l'Unione europea”. Oggi l'Ue ha deciso di inasprire ulteriormente le sanzioni contro Teheran per il suo programma nucleare, andando a colpire altre 147 società iraniane. Israele, dal canto suo, ha annunciato che al momento non pensa ad un attacco alle istallazioni nucleari della Repubblica islamica. Sull’isolamento internazionale venutosi a creare intorno a Teheran, Salvatore Sabatino ha sentito il collega Ahmad Rafat, esperto di questioni iraniane:

    R. - Credo che il governo cerchi questo isolamento perché con questo isolamento da una parte può giustificare la repressione iniziata a settembre - quando sei registi accusati di essere spie della gran Bretagna sono stati arrestati, uno di loro è ancora in carcere - dall’altra parte serve a coprire una grave crisi economica che sta attraversando il Paese perché di fatto, con l’isolamento internazionale, il Paese si trova in uno stato di guerra e perciò il governo può giustificare le misure drastiche sull’economia.

    D. - Israele ha annunciato dal canto suo che al momento non pensa ad un attacco alle installazioni nucleari della Repubblica islamica e lo stesso hanno fatto nei giorni scorsi anche gli Stati Uniti…

    R. - Io credo che in questo momento sia molto difficile perpetrare un attacco militare all’Iran non tanto per quello che potrebbe essere la reazione militare della Repubblica islamica quanto per quello che potrebbe accadere in tutto il Medio Oriente. Non bisogna dimenticare che l’Iran ha alleati che potrebbero creare difficoltà - Hamas a Gaza, Hezbollah in Israele o anche in Siria, gli sciiti in Iraq... - Gli Hezbollah hanno già cominciato a rilanciare i missili contro Israele ed è una forma di avvertimento: se vi azzardate ad attaccare l’Iran questo sarà il pane quotidiano.

    D. – Tra l’altro l’Iran rischia di far cambiare gli equilibri geopolitici non solo nell’area in cui si trova perché calcoliamo che ci sono potenze che si contrappongono anche molto lontane, pensiamo solo alla Russia e agli Stati Uniti….

    R. – Sì, ovviamente l’Iran ha un sostegno nella Russia ma, più che nella Russia, nella Cina, e un confronto diretto, uno scontro con l’Iran potrebbe mettere a rischio anche le relazioni delicate sia tra gli Stati Uniti e l’Occidente con la Cina sia con la Russia.

    D. – E’ arrivata anche una comunicazione da parte dell’Unione europea che, ha fatto sapere, studierà restrizioni anche per quanto riguarda il petrolio ma non se ne parla di embargo. Insomma questo è il frutto di divisioni interne all’Unione europea che ancora non riesce a parlare ad una sola voce. Che tipo di rapporti ci sono attualmente tra il vecchio continente e l’Iran?

    R. – L’Iran ha sempre puntato sul fatto che non c’è unione politica nell’Unione europea. Pertanto mentre qualche governo chiude l’ambasciata, qualcuno richiama gli ambasciatori, gli altri rimangono; alza la voce perché sa che l’Unione europea non riesce a rispondere compatto alle sue dichiarazioni e talvolta anche alle sue minacce: ha giocato sempre su questa contraddizione interna all’Europa. (bf)

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    Elezioni in Egitto: Fratelli musulmani e salafiti verso un governo di coalizione

    ◊   In Egitto i leader del Partito di Giustizia e Libertà e quello salafita, al-Nour, hanno annunciato di essere pronti a formare una coalizione di governo in base ai risultati ufficiosi delle elezioni parlamentari. I Fratelli Musulmani avrebbero infatti superato il 40% dei consensi in sette dei nove governatorati egiziani dove lunedì e martedì si sono tenute le consultazioni. Le urne sembrano aver punito gli ex esponenti del partito nazionale democratico dell'ex presidente Hosni Mubarak, mentre il Blocco egiziano dei moderati si prepara a dare battaglia nei prossimi due turni che si terranno il 14 dicembre e il 3 gennaio. In questo scenario i manifestanti in piazza Tahrir annunciano una nuova mobilitazione per questo venerdì. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Luciano Ardesi esperto di Nord Africa:

    R. - Sicuramente è la conferma dell’impressione che tutti gli osservatori avevano già espresso nei giorni e nelle settimane che hanno preceduto il voto. Il voto è ancora molto lungo e complesso. Adesso naturalmente bisogna aspettare i risultati, ma gli equilibri di massima sembrerebbero già fissati.

    D. - Questo successo politico dei partiti islamici: una tendenza che dalla Tunisia al Marocco, sembra ora raggiungere anche l’Egitto …

    R. - Io credo che sia il segno di un vuoto politico che le dittature e i regimi autoritari che hanno dominato fino ad adesso, hanno lasciato. Le sole forze politiche organizzate sono quelle che si rifanno al fondamentalismo islamico. Teniamo anche conto che queste stesse forze hanno una presenza sociale molto diffusa, estesa, e che sono state in qualche modo il paracadute di tutte le crisi sociali ed economiche che questi regimi hanno avuto, in questi anni. Quindi è chiaro che hanno raccolto tutto il consenso di una larga parte della popolazione.

    D. - Si rileva anche una certa preoccupazione, almeno per quanto riguarda i cristiani copti residenti in Egitto, che sono andati a votare in massa, e si rileva anche uno sbilanciamento a sinistra della loro espressione di voto …

    R. - Certo, la comunità copta dovrà cercare di convivere con questa nuova situazione politica, dovrà mantenere degli spazi di libertà religiosa, di espressione. Credo che dovrà esserci anche una forte presa di posizione da parte della cristianità in questo contesto, perché è difficile che la comunità copta da sola riesca in qualche modo a salvaguardare il proprio spazio di libertà.

    D. - Comunque i manifestanti di Piazza Tahrir annunciano nuove mobilitazioni: la prossima, domani. Però, effettivamente, sembra che la piazza non abbia più incisività, in questo momento …

    R. - … perché non si è mai data una vera e propria espressione politica organizzata. Un tessuto democratico, laico sarà tutto da ricostruire se, certo, queste forze che si rifanno al fondamentalismo lo permetteranno. Ma per il momento le piazze non trovano una loro rappresentanza in queste elezioni. Però è chiaro che anche il nuovo potere, qualunque esso sia, dovrà comunque fare i conti con questa piazza: la gente ha espresso dei sentimenti, in maniera libera, e non si rassegnerà a perdere questa libertà. (fd)

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    Giornata mondiale contro l'Aids: 34 milioni i casi nel mondo, ma i contagi sono in calo

    ◊   Oggi, Giornata mondiale di lotta contro l’Aids, si rinnova l’impegno in tutto il mondo per accrescere la consapevolezza della gravità di un’epidemia che colpisce circa 34 milioni di persone in 33 Paesi, di cui 22 solo nell’Africa sub sahariana, seppur si aggravi la situazione anche nell’Asia meridionale e nel sudest asiatico. Questo secondo l’ultimo Rapporto dell'Agenzia Onu “UnAids”, che punta entro il 2015 all’Obiettivo Zero: zero nuove infezioni, zero discriminazioni, zero morti. Infatti il numero dei contagi continua a calare e sempre più persone hanno accesso ai trattamenti salvavita. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Sono circa 34 milioni le persone affette dal virus dell’Hiv nel mondo, stando ai dati ONU, almeno fino al 2010. Un più 17% rispetto al Rapporto del 2001: un numero, dunque, ancora enorme. Ma si muore di meno: in dieci anni dal 2000, si è passati da oltre 2 milioni di decessi a 1,8, e solo l’anno passato sono stati evitati 700mila morti. Ci si ammala anche meno. Le Nazioni Unite calcolano che ci sia un 21% in meno di nuove infezioni dal 1997. “Migliora la sinergia tra prevenzione e trattamenti antiretrovirali, cui ormai accede quasi la metà delle persone che ne necessita - scrive oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel messaggio per questa giornata - ma per arrivare a debellare la malattia occorre ancora molto lavoro”. L’infettivologo Andrea Gori:

    “La terapia ha fatto miracoli in questi anni ed è riuscita a controllare della patologie correlate all’infezione Hiv: questo è un dato assolutamente positivo. Da un altro punto di vista, però, c’è invece il continuare della diffusione della malattia nei giovani. L’epidemiologia negli anni è cambiata: non si tratta più di tossicodipendenti, non si tratta più di omosessuali, ma abbiamo davanti una infezione che si trasmette prevalentemente attraverso rapporti eterosessuali”.

    Gli esperti lamentano anche un calo dell’allarme mediatico nel mondo e le persone che hanno comportamenti a rischio – dicono - non fanno più il test e metà dei sieropositivi oggi non sa di esserlo. Ancora Andrea Gori:

    “Bisogna sottoporsi al test; bisogna avere conoscenza della propria situazione!”.

    La geografia del virus vede l’Africa subsahariana ancora in testa: il 68% della popolazione ne è affetta e da qui parte il 70% delle nuove infezioni, sebbene esse siano calate del 26% rispetto al picco del 1997. Carlo Vavassori opera contro l’aids in africa, in Zimbabwe, per l’Ong Cesvi:

    “Bisogna partire dalla sensibilizzazione e dall’educazione, ma bisogna però avere anche degli interventi che integrino questo aspetto perché una persona può essere a conoscenza del problema, ma se poi non ha le risorse per affrontarlo: se devo scegliere se dare da mangiare ai miei figli o camminare per tre ore per raggiungere la clinica e prendere la terapia antiretroviarle, non ho scelta!”.

    Sconcertante è il dato relativo alla diffusione del virus nell’Europa dell’Est e in Asia centrale, dove gli infettati - attraverso il consumo di droghe e la trasmissione sessuale - sono aumentati del 250% tra il 2001 e il 2010. Russia e Ucraina sono in testa. In crescita i dati anche in Oceania, Medio oriente e Africa del Nord. Stabile, invece, la diffusione del virus nelle altre regioni del mondo: in Italia, ieri il Ministero ha lamentato diagnosi tardive, che ostacolano le cure in uno scenario che vede ogni tre ore un malato in più e 3.000 nuovi casi ogni anno. E’ indubbio, però, che la malattia si possa sconfiggere: il Cesvi da dieci anni porta avanti in Africa e in Vietnam la campagna per la prevenzione del contagio madre-figlio con ottimi risultati. Ancora Carlo Vavassori:

    “Progressi sulla terapia ce ne sono: dal 2009 ad oggi c’è un incremento superiore al 20 per cento del numero delle madri che vengono inserite in questo protocollo”.

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    Chiesa e Società



    Myanmar, l’arcivescovo di Yangon: subito una tregua, poi un piano di riconciliazione

    ◊   “Al Segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, in visita in Myanmar, chiediamo che inviti il governo a ordinare subito un cessate il fuoco, nel conflitto con il Kachin Independent Army; poi a liberare in modo incondizionato oltre 1.600 prigionieri politici”: è quanto dichiara all’Agenzia Fides mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon e segretario generale della Conferenza Episcopale del Myanmar, esprimendo gli auspici della Chiesa birmana per il futuro del Paese. L’acivescovo riprende le parole di Papa Pio XII e dice: “Tutto è perduto con la guerra, ma con la pace c’è tutto da guadagnare”. La Chiesa birmana ricorda la piaga del conflitto con le minoranze etniche che attraversa la nazione. Mons. Charles Maung Bo sottolinea, in particolare, che il governo “sta cercando di avviare contatti politici con tutti i gruppi, anche se attualmente si combatte nell’area kachin”. Il timore – ricorda l’agenzia Fides - è che “i diversi conflitti possano risvegliarsi”; dunque “è tempo che il governo promuova con prontezza il dialogo e un serio negoziato”, riconoscendo diritti ed esigenze delle diverse comunità etniche e rilanciando con forza “un piano globale di riconciliazione nazionale”. Un dialogo che, fa notare l’arcivescovo, “è necessario riannodare anche con l'Unione Europea, i Paesi asiatici, la comunità e le istituzioni internazionali”. “E’ necessario, soprattutto, mantenere rapporti di amicizia con i Paesi vicini, ma senza lasciare che vicini potenti, come la Cina, possano pensare di estendere il loro dominio sulla nostra nazione”. (A.L.)

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    Pakistan: ondata di proteste anti-Usa, i cristiani pakistani temono ritorsioni

    ◊   Non si placa l’ondata di protesta contro gli Stati Uniti, avviata dopo il bombardamento delle forze Nato che, nei giorni scorsi, ha provocato la morte di 26 militari pakistani al confine tra Pakistan e Afghanistan. I cristiani pakistani temono che frange islamiche fondamentaliste possano scatenare ritorsioni contro i cristiani, assimilati, nella propaganda islamista, agli occidentali. Ieri a Lahore, principale città del Punjab, provincia pachistana dove sono molto diffusi i movimenti musulmani estremisti, gli studenti dell’organizzazione “Jamaatud Dawa”, bandita dal governo, hanno inscenato manifestazioni inneggiando alla “jihad” contro gli Stati Uniti e chiedendo l’espulsione delle forze Nato dal territorio nazionale. Quanto è avvenuto – affermano - “è un attacco all’intera nazione”, invitando il governo a rompere l’alleanza con gli Usa e con la Nato. Gli attivisti del movimento “Tehreek-e-Insaf” hanno inscenato proteste anche davanti al consolato degli Stati Uniti di Lahore. Secondo fonti di Fides, la tensione resta alta e manifestazioni imponenti sono previste per venerdì prossimo, dopo la preghiera islamica. Padre Yousaf Emmanuel, direttore della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale del Pakistan spiega che “i gruppi estremisti islamici sono infuriati e protestano da giorni”. “L’incidente militare - aggiunge - è benzina sul fuoco”. “Il timore è che, nella propaganda antioccidentale risvegliatasi, possano essere inclusi i cristiani pakistani”. “Preghiamo e speriamo che questo non accada”. “Noi cristiani pakistani - conclude - condividiamo l’indignazione della nazione”. “Siamo vicini alla sofferenza delle famiglie colpite dal lutto. Continuiamo a diffondere parole di pace e di riconciliazione, e a pregare per l’armonia nazionale”. (A.L.)

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    Paul Bhatti: gli studenti, garanzia per un “futuro luminoso” del Pakistan

    ◊   Il consigliere speciale del premier per l’Armonia nazionale, Paul Bhatti, ha incontrato ieri gli alunni dell’Istituto Santa Maria a Rawalpindi e ha invitato i giovani a lavorare per la pace, l’armonia interreligiosa e la crescita economia della società. Gli studenti – ha dichiarato Paul Bhatti, fratello del ministro cattolico ucciso da estremisti islamici lo scorso 2 marzo - sono “una speranza” per tutta la nazione e garanzia di un “futuro luminoso” per il Pakistan. Devono “lavorare sodo” per “promuovere la pace, l’armonia interreligiosa e una crescita economica della società”. Nell’incontro con i giovani – rende noto AsiaNews - ha chiesto loro di “essere pronti a svolgere il proprio ruolo, nel cambiare il destino della nazione” e di indirizzarla “sulla via del progresso e della prosperità” in accordo “con gli ideali di Quaid-e-Azam e Allam Iqbal”, due grandi figure del Pakistan moderno. A 25 milioni di bambini in Pakistan – su un totale di circa 180 milioni di abitanti – è negato il diritto allo studio; il 30% della popolazione vive in condizioni di “estrema” povertà educativa. Nelle aree rurali solo una ragazza su tre frequenta una scuola e due persone su tre, fra 6 e 16 anni, sono analfabeta. Circa il 30% studia in istituti privati, il 6% nelle madrasse – le scuole coraniche – ma il dato potrebbe essere di molto superiore, soprattutto nelle zone remote. Ai giovani Paul Bhatti spiegato che hanno “talento e abilità” per “riscattare” l’immagine della madrepatria agli occhi della comunità internazionale. “Mi auguro – ha concluso il consigliere speciale del premier – che i giovani pakistani contribuiscano con il medesimo spirito allo sviluppo della nazione”. (A.L.)

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    I vescovi del Libano: Primavera araba espressione delle aspirazioni dei giovani

    ◊   “Le rivoluzioni arabe in corso sono state organizzate per dare ai giovani uno spazio dove poter realizzare i loro sogni”. E’ quanto si legge nel comunicato finale della recente Assemblea annuale dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Libano (Apecl). L’incontro, avvenuto a Bkerké (Beirut), si è concluso lo scorso 26 novembre ed è stato guidato dal patriarca maronita Bechara Rai. Durante la riunione, incentrata sul tema "I giovani, il loro spazio e la loro missione nella Chiesa", si è sottolineato che "i giovani sono il futuro della Chiesa e sono suoi testimoni nelle loro comunità". Basandosi su una ricerca sul campo e su un questionario inviato a 1200 ragazzi fra i 18 e i 30 anni, i membri dell’assemblea hanno considerato la necessità di “modernizzare il linguaggio con cui la Chiesa si rivolge ai giovani”. Si sono presi in esame soprattutto gli effetti sociali della modernità sui giovani, l’impatto dei media, il loro coinvolgimento nelle organizzazioni non governative e la delusione delle loro aspettative. “Le rivoluzioni in corso nei Paesi arabi – si legge nel comunicato ripreso da AsiaNews - sono solo una delle facce delle aspirazioni dei giovani”. “Il nostro obiettivo è di procurare uno spazio dove possano realizzare i loro sogni”. Si rinnova, infine, un appello per risolvere il conflitto israelo-palestinese, basato su una soluzione “giusta e globale che rispetti le risoluzioni internazionali, compreso il diritto dei palestinesi a fare ritorno nella loro terra e di avere uno Stato entro confini sicuri e riconosciuti”. (A.L.)

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    Bolivia: accordo tra Stato e Chiesa sugli insegnanti di religione nelle scuole pubbliche

    ◊   In Bolivia la Chiesa cattolica e lo Stato hanno raggiunto un accordo nel settore dell'istruzione: il governo - si legge nella nota della Conferenza Episcopale Boliviana inviata all'Agenzia Fides - riconosce la struttura educativa della Chiesa cattolica, attraverso le delegazioni di ogni giurisdizione e i centri educativi. L'accordo permette alla Chiesa di nominare il personale delle istituzioni educative da essa dipendenti, al fine di garantire l'identità di questi centri. Allo stesso modo, lo Stato riconosce che la Chiesa può nominare gli insegnanti di religione presso i centri della pubblica istruzione lì dove le famiglie richiedono un’educazione religiosa cattolica. L’accordo è stato firmato lunedì 28 novembre dal segretario generale della Conferenza episcopale boliviana (Ceb), mons. Oscar Aparicio, e, da parte dello Stato, dal ministro della Pubblica Istruzione, Roberto Aguilar. (A.L.)

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    Messico: 68 famiglie di rifugiati guatemaltechi a rischio sopravvivenza

    ◊   Le 68 famiglie di rifugiati guatemaltechi che dal 23 agosto si trovano nel Ccomune di Tenosique, Tabasco, in Messico, dopo essere state sfrattate dal loro villaggio in Guatemala dall'esercito e dalla polizia, hanno chiesto al governo del Guatemala di esaudire la loro richiesta di ricollocamento. Adesso si trovano ad affrontare condizioni ambientali avverse, scarsità di cibo e di acqua, che condizionano la loro sopravvivenza in quella zona del Messico. Aroldo López Morales, uno dei rappresentanti degli sfollati, ha riferito che il governo del suo Paese ha fatto marcia indietro dopo aver offerto ad ogni famiglia quattro ettari di terreno vicino alla frontiera (Belice). Il sacerdote Tomas Gonzalez Castillo, responsabile della casa "la 72" e del Centro dei Diritti Umani con sede a Tenosique, ha affermato che a tre mesi dallo sfratto, "la situazione umanitaria degli sfollati è diventata una tragedia". Il sacerdote – riferisce l’agenzia Fides – ha detto che durante una visita alle famiglie, nel fine settimana, ha constatato che manca l'acqua potabile e perfino il piccolo fiume che passa in quella zona è secco. Il problema si è aggravato, ha spiegato padre González, perché sia il governo messicano sia il governo del Guatemala hanno fornito pochissimo aiuto umanitario. Intervistato a San Cristobal de las Casas, Aroldo Morales ha riferito che soldati e poliziotti li hanno sfrattati dalle loro terre e dalle loro case che avevano occupato sin dal 1999 nella città di La Nueva Esperanza, comune di La Libertad, dipartimento di Petén (Guatemala), con il motivo che avevano occupato un’area proibita, l’Area Naturale Protetta Sierra del Lacandóna. “Siamo fuggiti – ha riferito per evitare di essere aggrediti, dopo che i soldati avevano distrutto le nostre case e le nostre proprietà”. (A.L.)

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    Cristiani perseguitati: appello del metropolita Hilarion alle Nazioni Unite

    ◊   Ogni cinque minuti nel mondo muore per la fede un cristiano, e ogni anno 105 mila cristiani periscono di morte violenta come risultato di conflitti religiosi. Si è aperta ieri a Mosca con questi numeri la Conferenza internazionale su "La libertà di religione: la questione della discriminazione e della persecuzione dei cristiani", promossa dal Patriarcato di Mosca che si concluderà oggi con la pubblicazione di un documento finale in cui si vuole porre all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale il fatto che “i cristiani sono la comunità più perseguitata religiosa del pianeta”. Ad aprire i lavori in questi termini è stato il presidente del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato ortodosso di Mosca, il metropolita Hilarion. Hanno preso la parola e partecipato ai lavori anche rappresentanti della Chiesa cattolica, tra cui mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della diocesi di Mosca, e l'arcivescovo Edwin Joseph Ender, rappresentante speciale della Santa Sede alla Conferenza. Il metropolita Hilarion ha elencato tutti “i Paesi dove i cristiani sono i più perseguitati oggi” e ha suggerito la creazione di “un centro permanente per la raccolta e lo studio informazioni sulla persecuzione per motivi religiosi”. Ed ha aggiunto: “Ogni caso di persecuzione dei cristiani dovrebbe essere oggetto di procedimenti giudiziari". Il metropolita ortodosso - rende noto il Sir - ha poi chiesto alle Nazioni Unite di “chiedere agli Stati membri il rispetto delle norme generalmente accettate della libertà religiosa" ed ha affermato anche che secondo lui anche il Concilio Panortodosso di tutte le Chiese ortodosse nel mondo dovrebbe mettere tra i temi in discussione la questione delle persecuzioni dei cristiani in varie parti del pianeta. (A.L.)

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    Il cardinale Arinze: l’Africa non sia più una terra da sfruttare

    ◊   Vecchie e nuove schiavitù rendono ancora oggi incerto e faticoso il cammino dell'Africa verso il suo definitivo sviluppo. Egoismi di mercato, interessi di cartello mascherati dal pietismo, escludono di fatto l'Africa dal sistema mondiale che si vuole globalizzato. “L'unico aiuto di cui il popolo africano avrebbe veramente bisogno - sostiene il cardinale nigeriano Francis Arinze, nel seguito di Benedetto XVI durante il recente viaggio in Benin - sarebbe quello di essere messo in condizione di alzarsi e camminare da solo”. “Il continente africano – spiega il porporato nell’intervista rilasciata all’Osservatore Romano - deve affrontare problemi di varia natura”. “Ma le sfide si affrontano preparandosi bene e i problemi si possono risolvere, superare”. “L'Africa – sottolinea il cardinale Arinze - ha bisogno di pace vera, non di quella del cimitero, dove il silenzio è pace”. “Non è questa la pace di cui l'Africa ha bisogno”. “Essa aspira a una pace costruita sul rispetto degli altri, sul rispetto della sacralità della vita; quella che fa dimenticare i torti subiti e rinnega la vendetta”. Dei tanti mali che affliggono il Continente – prosegue - esistono cause, o anche concause se si vuole, che non dipendono dal popolo africano, ma sono dovute all'egoismo di nuovi colonizzatori. “Il prezzo delle materie prime che si estraggono in Africa – ricorda ad esempio il porporato - non viene deciso dagli africani ma dalle multinazionali che le sfruttano”. “E allora – osserva - si capisce quale sia il problema: non è tanto l'Africa che non ce la può fare, anzi ha mezzi e forza per poter crescere”. “Piuttosto è il mondo che deve smettere di considerarla terra da sfruttare, prenderla per mano e farle posto in quel sistema che si vuole globalizzato ma che ancora deva capire fino in fondo il valore primario della solidarietà”. “C'è bisogno, in pratica, di una profonda conversione delle menti e dei cuori per capire che, nel pellegrinaggio della vita, dobbiamo tenerci tutti per mano”. Per l'Africa la strada da percorrere è molto più lunga di quella degli altri Paesi. Ma può farcela. “In questo senso – conclude il porporato - acquista tutto il suo valore l'invito biblico del Papa: Africa, abbi fiducia, alzati”. (A.L.)

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    Somalia: continuano le operazioni della Caritas a sostegno della popolazione

    ◊   “Al momento nessuna operazione della Caritas è stata colpita dalla decisione degli Shabab di chiudere le attività di diverse organizzazioni umanitarie nelle aree della Somalia da loro controllate”. E’ quanto riferisce all’Agenzia Fides Suzanna Tkalec, responsabile di Caritas Somalia. “La nostra unica preoccupazione è di aiutare le popolazioni colpite dalla carestia”. “Per questo motivo la Caritas e i suoi partner locali e stranieri hanno deciso di operare nella discrezione totale, non rilasciando informazioni dettagliate sulle loro attività sul terreno somalo”. A fine novembre, gli Shabab hanno imposto la chiusura di 16 tra ong e agenzie umanitarie delle Nazioni Unite accusate di attività illegali in Somalia. “Ogni organizzazione operante in attività ritenute nocive per la creazione di uno Stato islamico, o impegnata in attività diverse da quelle ufficialmente dichiarate, sarà immediatamente bandita, senza preavviso", si legge in una nota diffusa dagli Shabab. Gli integralisti islamici devono far fronte all’offensiva militare lanciata, da alcune settimane, nel sud della Somalia dalle forze armate del Kenya, mentre hanno dovuto cedere il controllo della capitale Mogadiscio alle truppe della missione africana che appoggia il governo di transizione. Questo – riferiscono fonti locali non impedisce agli Shabab di compiere sanguinosi attentati in città come quello che mirava ad uccidere il comandante dell’esercito somalo, compiuto da un attentatore suicida il 30 novembre. Per quanto riguarda la situazione a Dadaab, località keniana dove si trova un’alta concentrazione di rifugiati somali, la rappresentante di Caritas Somalia esprime l’auspicio che “le condizioni di sicurezza siano ristabilite”. Auspica anche che sia permesso alla Caritas di “fornire un’assistenza più ampia alle persone ospitate nei campi”. “Oltre tutto – conclude le piogge insistenti rendono ancora più complicata la situazione”. (A.L.)

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    Slovacchia: appello dei vescovi sullo stato d’emergenza del sistema sanitario

    ◊   La situazione del sistema sanitario riflette la crisi morale persistente. Così il presidente della Conferenza episcopale slovacca, mons. Stanislav Zvolensky, in un appello sulla situazione critica causata dallo sciopero dei medici nel Paese. Migliaia di medici hanno abbandonato il posto di lavoro ufficialmente per esprimere la loro insoddisfazione per le condizioni in cui versa il sistema sanitario e per i salari bassi. Le trattative con il Ministero della Sanità non hanno avuto esito positivo; la maggior parte dei medici prosegue con le dimissioni e il governo ha deciso martedì di dichiarare lo stato d’emergenza in 15 ospedali. I medici che rifiutano di compiere il loro dovere mettendo in pericolo la vita dei propri pazienti, sono perseguibili per legge. “Ci rendiamo conto che i servizi dei medici e altro personale sanitario non sono valutati abbastanza”. “Tuttavia - afferma mons. Zvolensky - vogliamo ricordare che la difesa della salute e della vita, specialmente di bambini e anziani, deve rimanere un valore e un dovere incondizionato per ogni cittadino e per l’intera società”. “Il presule – ricorda il Sir – sottolinea infine che “non si può superare la crisi morale con attività che portano ingiustizia”. (A.L.)

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    "Scienza e Vita": l’eutanasia è una sconfitta per la società

    ◊   “Il suicidio assistito di Lucio Magri turba profondamente e vanno evitate strumentalizzazioni che nulla hanno a che fare con una morte che ci invita a una riflessione non demagogica”: questo il commento di Lucio Romano, copresidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita. “Ogni volta che un uomo si toglie la vita è una sconfitta e una ferita per l’intera società, - prosegue Romano - che non ha saputo raccogliere il grido di sofferenza, di dolore, di solitudine che era stato lanciato, e che non è riuscita a prendersi cura di una persona nella massima fragilità”. “Inoltre, elogiare questo gesto estremo veicola un messaggio pericoloso e destabilizzante che vede l’eutanasia come unica soluzione alla depressione o ad altro”. “Giustificare e legalizzare l’eutanasia introdurrebbe nella società una cultura devastante, per cui la soluzione definitiva a problemi estremi sarebbe riposta nella morte volontaria assistita”. “E’ davvero questo – si chiede infine Lucio Romano – il messaggio che si vuole lanciare a chi si trova in difficoltà? O piuttosto incentivare al suicidio non è che una forma distorta di compassione, una deresponsabilizzazione collettiva spacciata per filantropia?”. Lucio Magri, uno dei fondatori del ‘Manifesto’ è morto a 79 anni. Ha scelto di morire andando in Svizzera, in una di quelle cliniche dove praticano il suicidio assistito. (A.L.)

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    Nel Messinese i funerali delle vittime delle alluvioni

    ◊   Migliaia di persone hanno partecipato a Saponara Marittima, ai funerali di Luca Vinci, 10 anni, Giuseppe Valla, 27 anni, e del padre Luigi Valla, di 55, travolti dal fango durante l'alluvione dello scorso 22 Novembre. L'arcivescovo di Messina, Calogero La Piana, durante la sua omelia ha affermato con forza: "Non posso non esprimere disappunto e sdegno per i tentativi di sciacallaggio, per le precipitose conclusioni di quanti si limitano solo ad accusare gettando fango sulla nostra gente e sul nostro territorio. Non posso permettere a nessuno di sporcare la dignità della nostra gente". "La nostra terra - ha osservato ancora il presule - è sempre tacciata di mafia corruzione e abusivismo. Ma a che serve denunziare, se poi scelte e comportamenti non annunciano qualcosa di diverso?". Il presule ha invitato a pregare per le vittime e ha espresso "gratitudine" per i numerosi aiuti arrivati da ogni parte e riconoscenza per l'opera svolta da numerosi volontari per liberare strade e case dal fango ed aiutare la popolazione. Il presule ha poi espresso solidarietà ai parenti del piccolo Luca, di Luigi Valla e del figlio Giuseppe, "vittime di una frana imprevedibile" e ha invocato gli "aiuti necessari" alla popolazione "per riappropriarsi del proprio futuro, per pianificare interventi per la ricostruzione". A questo proposito, mons. La Piana ha invitato "ad andare al di là della convenienza personale con atteggiamenti condannabili come minacce estorsioni, tangenti. Ognuno deve avvertire forte la propria responsabilità: governi nazionali, regionali locali e singoli cittadini. “L'aiuto non tardi ad arrivare - ha concluso - affinché il sacrificio non risulti vano". Durante la celebrazione dei funerali un compagno di scuola di Luca Vinci, ha letto una lettera scritta insieme agli altri amici e compagni di giochi del bambino. "Caro Luca - ha detto con la voce straziata dal pianto - tu per noi sei sempre qui. Sei sempre stato un ragazzo splendido e quando arrivavi tu era come se arrivasse il sole. Tu che ora sei in cielo con Gesù sarai per sempre il nostro angelo custode". Il relatore della tesi di Giuseppe Valla, che era iscritto in Medicina, il prof. Luigi Sturniolo, ha affermato anche lui in lacrime: "Voglio fare a Giuseppe una promessa, la tesi verrà completata e pubblicata. Una copia la consegnerò alla mamma. Proporrò al rettore la laurea alla memoria". (A cura di Gianluca Rossellini)

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    Cina: mandato a 179 ministri straordinari della comunione della Cattedrale di Xi Kai

    ◊   In Cina sono 179 i ministri straordinari della comunione della Cattedrale di Xi Kai, nella diocesi di Tian Jin, che hanno ricevuto il mandato durante la solenne liturgia del 19 novembre presieduta dal parroco, don Zhang Liang. Secondo quanto riferisce Faith dell’He Bei, da otto anni nella cattedrale di Tian Jin si celebra il rito del mandato ai ministri straordinari nella solennità di Cristo Re, alla vigilia dell’inizio del nuovo anno liturgico. Quanti ricevono il mandato hanno seguito un corso di formazione, durante il quale è stato sempre citato l’insegnamento dei Papi sottolineando l’importanza dell’Eucaristia nella vita dei fedeli. Durante il mandato, il parroco ha consegnato ad ognuno la Croce. Nell’omelia – rende noto l’agenzia Fides - don Zhang Liang ha riconosciuto i meriti dei ministri straordinari precedenti, perché “hanno adempiuto alla missione dell’evangelizzazione attraverso questo impegno pastorale, dopo una intensa vita spirituale personale, alimentata dalla lettura della Sacra Scrittura, dal ritiro spirituale e dall’adorazione”. Nei 7 anni precedenti, i ministri straordinari hanno portato 14.256 comunioni ai parrocchiani infermi, hanno accompagnato i sacerdoti per la confessione domiciliare 1.617 volte e per l’unzione degli infermi 1.882 volte. Infine hanno guidato 212 veglie per i defunti. (A.L.)

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    Taiwan: conferita la laurea honoris causa a mons. Savio Hon Tai-fai

    ◊   L’Università cattolica di Taiwan ha conferito la laurea honoris causa in filosofia a mons. Savio Hon Tai-fai, segretario della Congregazione vaticana per l’evangelizzazione dei popoli. “Questo dottorato – ha detto mons. Hon ad AsiaNews – mi rende ancora più unito alla Santa Sede nel promuovere il progresso della cultura e nell’integrare la cultura cristiana con quella cinese”. La solenne cerimonia è avvenuta nell’auditorium “Card. Cushing” dell’Università alla presenza dei cardinali Paul Shan, arcivescovo emerito di Kaohsiung, e Joseph Zen, vescovo emerito di Hong Kong. Dopo un momento di preghiera – riferisce AsiaNews - è stato sottolineato, in diversi interventi, il valore del candidato al dottorato honoris causa. E’ stato ricordato il suo impegno come sacerdote salesiano, come professore a Hong Kong e in Cina, fino al suo incarico di segretario di Propaganda Fide. L’università Fu Ren è stata fondata nel 1925 per volere di alcuni vescovi, religiosi e laici cinesi e con il deciso sostegno del cardinale Celso Costantini (1876-1958), primo delegato apostolico nella Repubblica di Cina. Dopo la presa di potere di Mao Zedong, l’ateneo è stato chiuso, gli edifici sequestrati, i missionari espulsi. Ma l’Università è rinata con gli stessi principi e valori nel 1961 e celebra quest’anno i suoi 50 anni di vita. Mons. Savio Hon Tai-fai ha dedicato la propria dissertazione proprio alla figura di Celso Costantini, soffermandosi sul suo amore per il popolo e la cultura cinese. Ha anche ricordato la generosità verso i poveri ed il tentativo continuo, del cardinale Costantini, di presentare il cristianesimo non come una fede “dei colonialisti”, ma come la rivelazione dell’amore di Cristo. “Aver scoperto la sua figura – ha detto ad AsiaNews mons. Savio Hon Tai-fai - per me è stato una meraviglia”. “La sua mentalità esprime amore per la Cina, passione per far nascere un’arte e uno stile cristiano cinese, attenzione a personalità grandi e piccole, come lo è stato Matteo Ricci”. (A.L.)

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    A Roma il Convegno nazionale “Gli ospedali di Andrea” sull’umanizzazione delle cure

    ◊   “Oggi è fondamentale ragionare in termini di comunità e di cura assistenziale. Il tema dell’umanizzazione non può prescindere da un impegno civile e collettivo”. Lo ha detto stamani don Andrea Manto, direttore dell’Ufficio pastorale della salute della Cei, intervenendo all’XI Convegno nazionale “Gli ospedali di Andrea” (Roma 1/3 dicembre), promosso dall’Associazione italiana genitori (Age) e dall’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” sul tema dell’umanizzazione delle cure in ospedale. Don Manto – rende noto il Sir ha illustrato alcuni dati sulla degenza dei bambini in Italia, da cui emerge una forte “iniquità della salute pubblica” tra Nord e Sud, e un incremento significativo negli ultimi quindici anni dei ricoveri brevi, il che significa maggior carico sulle famiglie. “La pastorale – ha detto don Manto deve prendersi cura di tutto il percorso, accompagnando e sostenendo i malati e i familiari, perché quando è malato un bambino è malata tutta la sua realtà affettiva”. Don Manto ha sottolineato la necessità di “collegare l’ospedale col territorio, chi cura professionalmente e chi cura affettivamente”. “Gesù ha rivoluzionato la percezione dell’infanzia nel suo tempo – ha concluso e così come Lui noi siamo chiamati ad accompagnare tutte le fragilità, perché non siano desolate ma segno di un amore più grande”. (A.L.)

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    Cattolici e politica: a Roma seminario con Ornaghi e Riccardi

    ◊   Si terrà oggi pomeriggio a Roma, presso la Camera dei deputati (Sala del refettorio, via del Seminario 76, dalle ore 17) il seminario di studi sul tema “Cattolici e politica in Italia oggi”. L’appuntamento – ricorda il Sir - è organizzato dal Centro Tocqueville-Acton e da Rubettino editore e prende spunto dal libro del sociologo Luca Diotallevi “L’ultima chance. Per una nuova generazione di cattolici in politica”. I lavori, moderati da Gianfranco Fabi, vedranno la partecipazione del ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, già rettore dell’Università Cattolica di Milano, e del ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio. “In questa occasione – spiega l’editore – qualificati esponenti politici e rappresentanti altrettanto qualificati dell’associazionismo ecclesiale avranno l’opportunità di confrontarsi su un tema che tutti noi avvertiamo come urgente e impegnativo”. (A.L.)

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    Adozioni: centinaia di bambini cileni a Roma per parlare di padre Pier Alceste

    ◊   Si riuniscono oggi a Roma centinaia di bambini cileni con le loro famiglie adottive italiane per la presentazione del libro “Ho partorito mille volte”, scritto da Lucia Bellaspiga ed edito da “Ancora”. Il volume racconta la storia di padre Pier Alceste, missionario viterbese vissuto 50 anni in Cile che è riuscito a dare in adozione a centinaia di famiglie di tutta Italia 1200 bambini orfani o abbandonati. “La sua particolarità – si legge nella nota di presentazione – era che dal Cile veniva più volte l’anno personalmente a scegliere le coppie di genitori adatti ai suoi ‘angeli’. Faceva lui gli abbinamenti e poi invitava la coppia a passare i due mesi previsti dalle norme accanto ai loro futuri figli ma, a differenza di ciò che accade ovunque, li ospitava gratis nelle casette del suo istituto a Quinta de Tilcoco, a 200 km da Santiago del Cile. ‘I bambini non si comprano’, diceva infatti”. Della “straordinaria vicenda” di quest’uomo, morto nel 2003, ne parleranno, tra gli altri, il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, Carlo Giovanardi, presidente della Commissione adozioni internazionali, la giornalista Elsa Di Gati e l’autrice del libro. I proventi – ricorda l'agenzia Sir - verranno interamente destinati agli orfani ancora presenti all’istituto di Quinta de Tilcoco. (A.L.)

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    Ue e Internet: lanciato un piano per una rete più sicura per i bambini

    ◊   I ministri dell’educazione, la gioventù e la cultura dei 27, riuniti a Bruxelles in Consiglio, hanno lanciato ieri un piano per la protezione dei bambini su internet. “Non dobbiamo concentrarci solo sulla protezione tecnica e sul controllo dell'invio e ricezione di informazioni - ha detto il ministro polacco Bostian Zeks a nome della presidenza di turno Ue - oggi vogliamo affrontare un’altra dimensione, quella educativa e culturale: tutti devono avere una parte di responsabilità in modo che il mondo digitale sia sicuro per i bambini”. Per sviluppare un’educazione in grado di proteggere i più giovani dai rischi della rete, il Consiglio dell’Ue invita gli Stati membri e la Commissione Ue a prendere una serie di misure, “nel rispetto della libertà di espressione”. “Abbiamo inserito - spiega li ministro polacco - l'esigenza di programmi di studio scolastici” per sensibilizzare i bambini, senza però dimenticare i genitori. Per loro si pensa a “programmi televisivi e radiofonici che includano questo tipo di istruzioni e campagne di sensibilizzazione per mettere in guardia dalle conseguenze nefaste della mancanza di limiti all'accesso di internet per i bambini”. I ministri chiedono anche la creazione di 'un'etichetta di qualità adattata ai minori e programmi calibrati sulla loro protezione, quali motori di ricerca specifici con filtri di controllo. E’ stata infine ribadita la richiesta di migliorare le “procedure finalizzate a scoprire, segnalare e sopprimere le pagine internet che contengono o diffondono materiale pedopornografico”. (A.L.)

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    Lateranense: al via il convegno sul legame tra cinema e messaggio cristiano

    ◊   Al via oggi, presso l’aula Pio XI della Pontificia Università Lateranense, il convegno internazionale Film and Faith. L’obiettivo – ricorda l’agenzia Zenit - è di analizzare le implicazioni della fede e le sue narrazioni nel mondo contemporaneo, sviscerando l’essenza del sacro nelle immagini cinematografiche. Organizzato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo con il patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, l’evento anticiperà la 15.ma edizione del Tertio Millennio Film Fest (6-11 dicembre) che quest’anno avrà come titolo "Amore, morte, miracoli". Strutturato in cinque sessioni, il convegno si propone come un momento di riflessione sulla 'settima arte', dialogo tra operatori del settore, accademici e registi provenienti da diverse parti del mondo. Un'occasione per riflettere sul passato, sul presente e sulle possibilità future di un sodalizio che, da sempre, ha saputo tradurre in immagini e parole la potenza del messaggio cristiano. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Via libera dell'Europarlamento alla Croazia, il 7 dicembre diventerà il 28.mo Stato dell'Ue

    ◊   La Croazia sarà il ventottesimo Stato a far parte dell'Ue: a dare il via libera finale è stato il Parlamento europeo oggi a Bruxelles, con un voto a larga maggioranza. La prossima tappa del processo è la firma del Trattato di adesione, fissata il 7 dicembre prossimo, cui seguiranno le ratifiche da parte degli Stati membri dell'Ue e l'ingresso ufficiale, previsto il primo luglio del 2013.

    Lisbona approva la dura finanziaria 2012
    Il parlamento di Lisbona ha approvato ieri in ultima lettura la finanziaria 2012 lacrime e sangue presentata dal governo conservatore del premier Pedro Passos Coelho in attuazione dell'accordo di salvataggio da 78 miliardi siglato in maggio con Ue e Fmi. Obiettivo della manovra riportare il deficit al 4.5% del Prodotto Interno Lordo. Da Lisbona. Il servizio di Riccardo Carucci

    Il Parlamento portoghese ha definitivamente approvato il severissimo bilancio di previsione per il 2012, che dovrà riportare il deficit al 4,5 per cento del pil. Ha votato a favore la coalizione di centro-destra al governo; hanno votato contro le sinistre; mentre il partito socialista, la principale forza di opposizione, si è astenuto. Il partito è chiaramente imbarazzato, perché è contrario al bilancio, ma non può ignorare il fatto che esso sia frutto dell’accordo concluso dal precedente governo socialista, con Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, per ottenere un prestito di 78 miliardi di euro. Le prospettive non sono rosee per l’anno prossimo: recessione intorno al 3 per cento e disoccupazione oltre il 13 per cento. Il bilancio prevede tagli su molte spese sociali, un aumento generalizzato dell’Iva al livello massimo del 23 per cento e l’abolizione – in teoria per due anni – di tredicesima e quattordicesima a funzionari e pensionati pubblici. Questa misura, all’ultimo momento, è stata attenuata in favore dei redditi più bassi. La vita continua in Portogallo - ancora si spende, i turisti non mancano - ma aumentano i casi di famiglie che non possono più far fronte agli impegni assunti o che addirittura chiedono aiuto alle istituzioni di carità per sfamarsi. C’è stato uno sciopero generale il 24 novembre, con piccoli incidenti per iniziativa di gruppetti anarcoidi, e sia i sindacati, sia numerose categorie – dagli agricoltori ai poliziotti – manifestano il loro malcontento. Un gruppo di hackers ha attaccato con successo, per protesta, i siti informatici di ministeri, di banche e dello stesso Parlamento. In mezzo a tanta desolazione rimangono piccole soddisfazioni, come il buon disimpegno delle squadre portoghesi nelle competizioni europee di calcio o il fatto che l’Unesco abbia proclamato il fado di Lisbona patrimonio culturale dell’umanità.

    Circa 2 milioni di statali in sciopero in Gran Bretagna
    In Gran Bretagna ieri fino a due milioni di statali con le braccia incrociate nel più grande sciopero dal 1979. Decine di migliaia di persone in piazza in diverse manifestazioni in ogni angolo del Regno. Da Londra Sagida Syed:

    In due milioni hanno incrociato le braccia per protestare contro la riforma delle pensioni per i dipendenti statali. A scendere in piazza solo una minoranza - 25 mila persone a Londra e 30 mila a Birmingham, secondo stime ufficiali - anche se lo scontento ha contagiato una larga fascia di lavoratori nel settore della scuola, della sanità e delle forze dell’ordine. Lo sciopero che ha paralizzato il Paese è stato indetto per protestare contro l’innalzamento a 67 anni dell’età della pensione e l’aumento in media del 3,2 per cento dei contributi versati dai lavoratori. Per il premier Cameron la manifestazione ha prodotto tanto rumore per nulla e ha causato solo un enorme danno all’economia. A Londra, ai manifestanti si sono uniti anche alcuni dipendenti di Downing Street, la residenza del primo ministro, mentre solo grazie all’intervento dei volontari è stato impedito il caos all’ufficio immigrazioni dei principali aeroporti del Regno Unito.

    Ennesimo sciopero in Grecia contro le misure di austerity
    Un nuovo sciopero generale di 24 ore, paralizza oggi tutta la Grecia. L'agitazione è stata proclamata dai principali sindacati del Paese contro il programma di austerità deciso dal governo precedente, di George Papandreou, in accordo con la troika - Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca centrale europea.

    Incontro in Turchia tra opposizione siriana e disertori dell'esercito
    Componenti del Consiglio nazionale siriano (Cns), il maggiore gruppo d'opposizione nel Paese, e l'Esercito siriano libero (Esl), formato da disertori delle forze armate di Damasco, hanno avuto oggi un primo incontro in Turchia, nella provincia di Hatay. Sempre oggi, la Lega araba ha stilato la lista di 17 personalità siriane alle quali è impedito l'accesso ai Paesi arabi. L’elenco include il fratello del presidente Assad, Maher, capo della quarta divisione militare. Nelle violenza di ieri, almeno 16 persone sono state uccise dalle forze di sicurezza nel nord e nel centro della Siria.

    Accordo per un nuovo governo in Yemen mentre si combatte nel sud
    In Yemen passi avanti verso il governo di transizione. Lo schieramento politico del presidente yemenita Ali Abdullah Saleh e l'opposizione hanno raggiunto un accordo per formare un nuovo governo. Ma nel frattempo almeno otto persone sono morte e altre 35 sono rimaste ferite in combattimenti nella città di Taez, nel sud del Paese, tra forze governative e di capi tribali schierati con l'opposizione.

    Seconda fase del passaggio di consegne tra Nato e forze afghane
    È cominciata oggi in Afghanistan la seconda fase della transizione delle responsabilità della sicurezza dalla Nato a esercito e polizia afghani. Nel piano, annunciato giorni fa, è previsto che tutti i distretti di Parwan, esclusi Shinwari e Siagerd, saranno trasferiti agli afghani. Dopo le sette città e province da cui l'Isaf si è ritirata in luglio, altre sei province e sette città, oltre a decine di distretti sparsi in tutto il Paese, sono passati sotto il controllo afghano. Oggi, militari della Nato hanno ucciso due cittadini pachistani che viaggiavano in un veicolo nell'area di afghana di Karwan, confinante con Chaghi, in Pakistan.

    Barricate nel nord del Kosovo, rimane alta la tensione
    Resta sempre alta la tensione nel nord del Kosovo. Dopo i nuovi scontri dei giorni scorsi fra i militari della Kfor e la popolazione serba, i manifestanti continuano a mantenere le barricate. Martedì il presidente della Serbia, Boris Tadic, aveva invitato i serbi a rimuovere i posti di blocco. Il suo appello è stato accolto positivamente da una parte e dall’altra. Negativa invece la reazione del sindaco del settore serbo di Kosovska Mitrovica, la principale città del nord del Kosovo, che ha parlato di presa di posizione sorprendente da parte del presidente. Tadic ha dichiarato che gli interessi nazionali serbi in Kosovo non possono essere difesi con le barricate ma con il dialogo e il negoziato fra le parti.

    10 morti in attacco a nord est di Baghdad
    È di dieci morti e almeno 20 feriti il bilancio dell'esplosione di un'autobomba in un mercato di legumi di Khales, 65 km a nordest di Baghdad. Lo riferiscono fonti della sicurezza ed ospedaliere. Ieri il vice presidente Joe Biden ha firmato a Baghdad un accordo quadro strategico per la cooperazione bilaterale. Dopo il colloquio con il primo ministro iracheno Nuri al Maliki, ha dichiarato che gli Stati Uniti puntano a “stabilire ampie relazioni basate sul rispetto” con l'Iraq, dopo il ritiro completo delle truppe americane dal Paese, previsto entro la fine di dicembre.

    Il movimento Occupy Wall Street manifesta di fronte a Obama
    Oltre un centinaio di attivisti del movimento Occupy Wall Street hanno manifestato a Manhattan davanti ad un albergo che ospitava Barack Obama. Il presidente americano era nell’hotel per un evento di raccolta fondi in vista delle elezioni presidenziali. Uno degli organizzatori della protesta ha dichiarato che le elezioni creano un serio conflitto d’interessi, perché i politici raccolgono contributi per la loro campagna da istituzioni finanziarie e aziende a cui dovrebbero poi dettare regole. Nella notte tra martedì e mercoledì, un esercito di 1.400 agenti ha sgomberato centinaia di manifestanti che da due mesi si erano accampati davanti al municipio di Los Angeles, seguendo l'esempio della protesta Occupy Wall Street di New York. La polizia ha arrestato circa 200 persone.

    Clinton in Birmania: pronti a migliorare le relazioni diplomatiche
    Gli Stati Uniti sono pronti ad avviare discussioni con la Birmania per migliorare le relazioni diplomatiche tra i due Paesi a partire dal ritorno dell'ambasciatore Usa dopo due decenni di assenza. Nei primi colloqui con i leader del nuovo regime, il segretario di Stato americano Hillary Clinton, in visita in Birmania, ha assicurato il sostegno degli Usa ai tentativi di riforma in atto nel Paese che però ha giudicato ancora “insufficienti”. Al termine del suo storico incontro con il presidente Thein Sein, il segretario di Stato americano ha esortato la Birmania a tagliare i "legami illegali" con la Corea del Nord, la cui esistenza non è per altro riconosciuta dal governo di birmano. Migliori relazioni con gli Stati Uniti saranno possibili – ha detto la Clinton - solo se l'intero governo rispetterà il consenso internazionale contro la proliferazione delle armi nucleari".

    Mosca chiede a Pyongyang di ammettere ispettori sul nucleare
    La Russia ha chiesto alla Corea del Nord di “fermare i suoi piani di arricchimento dell'uranio” e consentire “il ritorno degli ispettori dell'Onu” per spianare la strada a colloqui internazionali. Dopo che ieri Pyongyang ha confermato che il suo programma di arricchimento dell'uranio sta procedendo “abbastanza velocemente”, Mosca invoca oggi il ritorno degli ispettori dell'Agenzia internazionale dell'Energia Atomica (Aiea) per verificare se si tratta di piani pacifici come asserisce la Corea del Nord. “La consistente messa in atto del programma di arricchimento dell'uranio in Corea del Nord non può non creare serie preoccupazioni”, si legge in una nota diffusa sul sito del ministero degli Esteri russo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Giovanni Cossu)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 335

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.