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Sommario del 30/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI: radio e tv nazionali difendano il valore del dialogo, della pace e dello sviluppo, non dell'audience
  • Altre udienze e nomine
  • Veglia al Circo Massimo per la Beatificazione di Papa Wojtyla. Il cardinale Vallini: un grande innamorato di Dio e dell'uomo
  • Primo maggio, Beatificazione di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla ai lavoratori: sono uno di voi!
  • Papa Wojtyla: le testimonianze di Kiko Argüello, Marco Impagliazzo, Maria Voce e Andrea Olivero
  • Giovanni Paolo visto da Benedetto: editoriale di padre Lombardi
  • Rinviata la partenza dell'Endeavour: rimandato anche il collegamento del Papa con la Stazione spaziale
  • Accordo tra la Santa Sede e l’Azerbaigian sui rapporti giuridici tra Chiesa cattolica e Stato
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: Gheddafi chiede negoziati per fermare i raid aerei della Nato
  • Nuovi sbarchi a Lampedusa: 2000 immigrati nell'isola
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Per la pace in Libia mons. Martinelli chiede l'intercessione di Giovanni Paolo II
  • Giappone: le sofferenze del popolo nipponico affidate al beato Giovanni Paolo II
  • La Cei sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II: “La sua vita è il messaggio più efficace”
  • Alla Beatificazione di Papa Wojtyla il ministro israeliano Peled salvato durante la Shoa da una famiglia cattolica
  • I musulmani di Bosnia onorano Papa Wojtyla
  • Roma: al Campus Biomedico incontro sulla sofferenza nell’insegnamento di Giovanni Paolo II
  • “Giovanni Paolo II, un Papa missionario”: mostra al Museo Missionario di Propaganda Fide
  • Pakistan: rischia la chiusura il Ministero per le Minoranze religiose. Continuano gli stupri delle donne cristiane
  • Siria: timori del patriarca melkita per un futuro di caos e fondamentalismi
  • Rapporto Usa denuncia preoccupante escalation di discriminazioni religiose in Egitto
  • Iraq: i cristiani hanno festeggiato la Pasqua nonostante mille difficoltà
  • Indonesia: preoccupa l’ascesa del gruppo estremista Negara Islam
  • Vietnam: conclusa la Conferenza dei vescovi. Presente il rappresentante della Santa Sede
  • Thailandia: incontro storico tra il nuovo nunzio e i rappresentanti buddisti
  • Sudan: evacuato un seminario nel sud Sudan per gli scontri inter-comunitari
  • Congo: inaugurazione della prima clinica oculistica nella regione dell’Alto Huele
  • Ricerca dei vescovi Usa: famiglia e parrocchia fondamentali alle vocazioni
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: oltre 60 vittime nel “venerdì della collera”. Sanzioni Ue e Usa contro Damasco
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI: radio e tv nazionali difendano il valore del dialogo, della pace e dello sviluppo, non dell'audience

    ◊   Gli strumenti della comunicazione servano “al dialogo, alla pace, e allo sviluppo solidale dei popoli”. L’auspicio è stato espresso questa mattina da Benedetto XVI durante l’udienza concessa in Vaticano ai circa 150 partecipanti all'Assemblea delle Radio dell’“European Broadcasting Union” (Ebu), organizzata nei giorni scorsi dalla Radio Vaticana in occasione del suo 80.mo di fondazione. Un anniversario sottolineato anche dal Papa, che ha ricordato la “grande importanza” dei messaggi comunicati dai suoi predecessori grazie ai microfoni dell’emittente pontificia. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Di qua, l’idea, anzi l’ideale, di una comunicazione che serva ad avvicinare i popoli; di là, la brama di piegarla a interessi di parte. Di qua, un mass media che diradi la nebbia delle differenze e delle diffidenze per servire la causa della pace; di là, tv o radio che si fanno la guerra per obbedire alla tirannia dell’audience. La Chiesa, ha affermato Benedetto XVI, ha sempre guardato con “ottimismo” e “simpatia” agli operatori della comunicazione sociale, ma è innegabile che problemi e condizionamenti pesino sul prodotto finale, e che comunque ciò che esce da uno schermo o da un microfono finisce per trascinare l’opinione pubblica. L’onda di conflitti che da mesi sta sconvolgendo il Nord Africa e il Medio Oriente ne è una prova evidente e il Papa l’ha ricordata - alternando francese ed inglese - dando peso soprattutto al ruolo rivestito in queste sollevazioni dai nuovi media, specie i social network:

    “We know that the new forms...
    Sappiamo che le nuove forme di comunicazione hanno svolto e svolgono un ruolo non secondario in questi stessi processi. Vi auguro di saper mettere i vostri contatti internazionali e le vostre attività al servizio di una riflessione e di un impegno affinché gli strumenti delle comunicazioni sociali servano al dialogo, alla pace e allo sviluppo solidale dei popoli, superando le distanze culturali, le diffidenze o le paure”.

    Obiettivi alti ma non certo fuori orizzonte per emittenti di “servizio pubblico”, come quelle rappresentate nella Sala degli Svizzeri a Castel Gandolfo, presentate al Papa dal direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, e dal presidente dell'Ebu, Jean Paul Philippot. “So bene – ha riconosciuto con schiettezza il Papa – che questo servizio incontra difficoltà, con differenti aspetti e proporzioni nei diversi Paesi”:

    “These can include the challenge...
    Vi possono essere la sfida della concorrenza da parte dell’emittenza commerciale; il condizionamento di una politica vissuta come spartizione del potere invece che come servizio del bene comune; la scarsezza di risorse economiche accentuata da situazioni di crisi; l’impatto degli sviluppi delle nuove tecnologie di comunicazione; la ricerca affannosa dell’audience. Ma troppo grandi e urgenti sono le sfide del mondo odierno di cui dovete occuparvi, per lasciarvi scoraggiare e arrendervi di fronte a queste difficoltà”.

    Poco prima, Benedetto XVI aveva ricordato che chi opera nelle comunicazioni sociali è coinvolto in prima linea dal confronto con quei “valori basilari” che formano la coscienza di una società e che la Chiesa sempre difende: la vita, la famiglia, i diritti dei singoli e dei popoli, quelli dei migranti, assieme alle sfide rappresentate da vecchie e nuove povertà, dalla lotta alle discriminazioni, dal disarmo, dalle violazioni della libertà religiosa. “È compito delle radio come pure delle televisioni”, ha detto chiaramente il Papa, “alimentare ogni giorno una corretta ed equilibrata informazione e un approfondito dibattito per trovare le migliori soluzioni condivise”:

    “C'est une tâche qui requiert...
    E’ un compito che richiede alta onestà professionale, correttezza e rispetto, apertura alle prospettive diverse, chiarezza nell’affrontare i problemi, libertà da steccati ideologici, consapevolezza della complessità dei problemi. Si tratta di una ricerca paziente di quella 'verità quotidiana' che meglio traduce i valori nella vita e meglio orienta il cammino della società, e che va cercata insieme con umiltà”.

    Nell’esprimere apprezzamento ai membri dell’Ebu per il loro lavoro, Benedetto XVI ha ricordato il rapporto che la Chiesa ha sempre avuto con i media, in particolare con le tecnologie che li supportano, delle quali la Radio Vaticana è un segno evidente e storico:

    “Quand mon Prédécesseur Pie XI...
    Quando il mio predecessore Pio XI si rivolse a Guglielmo Marconi perché dotasse lo Stato della Città del Vaticano di una Stazione radio all’altezza della migliore tecnologia disponibile a quel tempo, dimostrò di aver intuito con acutezza in quale direzione si stava sviluppando il mondo delle comunicazioni e quali potenzialità la radio poteva offrire per il servizio della missione della Chiesa”.

    I grandi messaggi di Pio XII durante la guerra combattuta e quelli di Giovanni XXIII durante la Guerra fredda – o il servizio in favore dei prigionieri di guerra o quello a sostegno dei cristiani durante l’epoca delle persecuzioni totalitaristiche – sono segno, ha detto il Pontefice, della consapevolezza che la Santa Sede ha delle “potenzialità straordinarie” del mondo della comunicazione “per il progresso e la crescita delle persone e della società”:

    “On peut dire que tout l'enseignement...
    Si può dire che tutto l’insegnamento della Chiesa su questo settore, a partire dai discorsi di Pio XII, passando attraverso i documenti del Concilio Vaticano II, fino ai miei più recenti messaggi sulle nuove tecnologie digitali, è attraversato da una vena di ottimismo, di speranza e di simpatia sincera verso coloro che si impegnano in questo campo per favorire l’incontro e il dialogo, servire la comunità umana, contribuire alla crescita pacifica della società”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in Udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano.

    Benedetto XVI ha nominato vescovo di Puerto Cabello (Venezuela) mons. Saúl Figueroa Albornoz, finora vescovo titolare di Amudarsa ed ausiliare dell’arcidiocesi di Caracas. Mons. Saúl Figueroa Albornoz è nato il 23 ottobre 1947 nella città di Caracas. Ha compiuto i suoi studi di filosofia e di teologia nel seminario arcidiocesano di Caracas. Ha seguito i corsi di specializzazione ed ha ottenuto la Licenza in Filosofia nell'Università Cattolica «Andrés Bello» di Caracas e la Licenza in Teologia nella Pontificia Università Gregoriana di Roma. È stato ordinato sacerdote il 16 ottobre 1976. Dopo l'ordinazione ha iniziato l'attività magistrale nel Seminario come professore di Filosofia e Teologia. Come sacerdote ha ricoperto anche i seguenti ministeri pastorali: vicario parrocchiale del «Buen Pastor», vicario parrocchiale di «Nuestra Señora de la Encarnación», parroco di «San Antonio de Padua», direttore accademico del seminario «Santa Rosa de Lima», parroco di «San Benito», direttore del collegio «San José del Avila», cappellano dell'Ospedale Vargas e Rettore del seminario di filosofia «San José de El Hatillo» dell'arcidiocesi di Caracas. I1 10 novembre 1997 è stato nominato vescovo titolare di Amudarsa ed ausiliare di Caracas. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 10 gennaio 1998.

    Il Papa ha nominato membro del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti mons. Piero Coccia, arcivescovo di Pesaro.

    Il Santo Padre ha nominato consultore del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il sig. Johan Ketelers, segretario generale della International Catholic Migration Commission, con sede a Ginevra.

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    Veglia al Circo Massimo per la Beatificazione di Papa Wojtyla. Il cardinale Vallini: un grande innamorato di Dio e dell'uomo

    ◊   Inizia oggi la tre giorni dedicata alla Beatificazione di Giovanni Paolo II: questa sera la Veglia al Circo Massimo, domani mattina la Messa in Piazza San Pietro, lunedì 2 maggio la celebrazione di ringraziamento. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Tutto è pronto per questo grande evento ecclesiale: questa sera, a partire dalle 20.00, ci sarà la Veglia al Circo Massimo. La prima parte sarà animata da tre testimonianze: quella del dottor Navarro-Valls, già portavoce del Papa, quella di suor Marie Simon-Pierre, la cui guarigione miracolosa - aveva il Parkinson - ha permesso la Beatificazione di Giovanni Paolo II, e poi quella del cardinale Dziwisz, suo segretario particolare per 4 decenni. A presiedere la Veglia sarà il cardinale vicario, Agostino Vallini, che – al microfono di Davide Dionisi - si sofferma sul significato di questi tre intensi giorni:

    “Siamo molto contenti di questo cammino spirituale, perché la Beatificazione è il riconoscimento di Giovanni Paolo II come di un grande innamorato di Dio e dell’uomo: questo non può suscitare altro che grande gioia. La gente era innamorata della sua testimonianza e del suo cuore di padre”.

    Durante la Veglia si svolgerà la recita dei "Misteri Luminosi" del Rosario, introdotti proprio da Papa Wojtyla, in collegamento diretto con cinque Santuari mariani: Cracovia in Polonia, Bugando in Tanzania, “Notre Dame” in Libano, Guadalupe in Messico e Fatima in Portogallo. Otto chiese del centro di Roma resteranno aperte tutta la notte per permettere ai fedeli di pregare dopo la Veglia. La Messa di Beatificazione sarà presieduta da Benedetto XVI domani mattina in Piazza San Pietro alle 10.00. Al termine della cerimonia i fedeli potranno compiere un atto di Venerazione delle spoglie del nuovo Beato nella Basilica di San Pietro, davanti all’Altare della Confessione. Lunedì 2 maggio il cardinale Bertone presiederà in Piazza San Pietro alle 10.30 la Santa Messa di Ringraziamento. Bisogna ricordare che dalle 13 di oggi la zona di Piazza San Pietro e di Via della Conciliazione è stata chiusa: l’area sarà aperta solo alle cinque e mezzo di domani mattina per permettere l’accesso ai fedeli.

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    Primo maggio, Beatificazione di Giovanni Paolo II. Papa Wojtyla ai lavoratori: sono uno di voi!

    ◊   La cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II avverrà nella Domenica della Divina Misericordia, ma domani, primo maggio, è anche la Festa dei Lavoratori. Alla realtà del lavoro, Papa Wojtyla ha dedicato tre Encicliche: Laborem Exercens, Sollecitudo rei socialis e Centesimus Annus e innumerevoli discorsi, alcuni pronunciati visitando delle fabbriche. La particolare sensibilità del prossimo Beato verso il mondo del lavoro affonda le radici in una sua esperienza personale: da giovane, infatti, Karol Wojtyla aveva lavorato in una cava di pietra e poi in una fabbrica chimica della Solvay. In questo servizio di Alessandro Gisotti, ritorniamo con la memoria al 9 dicembre 1978, giorno del primo incontro di Giovanni Paolo II con il mondo operaio, un gruppo di lavoratori cristiani:

    Il Palazzo Apostolico in Vaticano non è certo una cornice consueta per gli operai della Montedison, dell’Alfa Romeo, della Pirelli. E tuttavia non si sentono a disagio. Ad incontrarli, infatti, in un lontano sabato di dicembre, c’è un Papa che conosce la fatiche del lavoro manuale e che subito entra in sintonia con i sentimenti, le preoccupazioni e aspirazioni di questo gruppo di lavoratori:

    “Come sapete, anch’io sono stato un lavoratore: per un breve periodo della mia vita, durante l’ultimo conflitto mondiale, anch’io ho fatto un’esperienza diretta del lavoro in fabbrica. Conosco, quindi, ciò che significa l’impegno della fatica quotidiana alle dipendenze di altri; ne conosco la pesantezza e la monotonia; conosco i bisogni dei lavoratori e le loro giuste esigenze e legittime aspirazioni”.

    Con la forza della sua esperienza, Giovanni Paolo II ricorda dunque quanto la Chiesa, “in mezzo ai travagli e alle tribolazioni della storia umana” abbia sempre difeso il lavoratore, “propugnando l’urgenza di un’autentica giustizia sociale”. E rivolgendosi ai lavoratori cristiani, il nuovo Beato invita “alla santificazione del lavoro”:

    “Non sempre il lavoro è facile, piacevole, soddisfacente; talvolta può essere pesante, non valutato, non ben retribuito, perfino pericoloso. Bisogna allora ricordare che ogni lavoro è una collaborazione con Dio per perfezionare la natura da lui creata, ed è un servizio ai fratelli. Bisogna, perciò, lavorare con amore e per amore! Allora si sarà sempre contenti e sereni, e, pur se il lavoro stanca, si prende la croce insieme con Gesù Cristo e si sopporta la fatica con coraggio”.

    “Sappiate – è la sua rassicurazione – che il Papa via ama, vi segue nelle vostre fabbriche e nelle vostre officine, vi porta nel cuore”. Poi, al momento dei saluti finali, il Papa che fu operaio mette da parte il testo scritto e a braccio confida i suoi sentimenti a quegli operai che sente così vicini al suo cuore:

    “Voglio terminare con la consueta benedizione apostolica, ma devo dire che oggi la imparto per voi con una commozione molto profonda perché sono, almeno storicamente, se si prende la storia della mia vita, uno di voi!”

    (Applausi)

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    Papa Wojtyla: le testimonianze di Kiko Argüello, Marco Impagliazzo, Maria Voce e Andrea Olivero

    ◊   In tanti anche del Cammino Neocatecumenale prenderanno parte alla Beatificazione di Giovanni Paolo II. Debora Donnini ha chiesto all’iniziatore, Kiko Argüello, cosa prova per questo evento:

    R. – Noi siamo molto contenti, perché per noi è sempre stato un uomo santo; in particolare negli ultimi anni della sua vita, con il tanto coraggio, con la fatica immane che faceva nel trascinare il suo corpo malato, ha fatto un bene immenso a tutti gli anziani del mondo, visti come vecchi da scartare. Lui, in questo senso, è stato lo strumento della Provvidenza divina.

    D. - Cosa ha rappresentato Giovanni Paolo II per il Cammino Neocatecumenale?

    R. – E’ stato molto importante, perché per esempio ha approvato lo Statuto. Giovanni Paolo II ha definito la natura del Cammino Neocatecumenale, quando ha detto che il Cammino è un itinerario di formazione cattolica valido per la società, per i tempi di oggi. Dopo aver visto la difficoltà della Scandinavia, della Finlandia, della Svezia, dove la società è tutta secolarizzata, abbiamo pensato che fosse necessario mandare famiglie che mostrassero la fede cristiana. E abbiamo inviato durante il suo pontificato le prime famiglie nel Nord Europa. Dopo la nascita delle comunità, c’era bisogno di presbiteri, e lui è stato coraggiosissimo, accettando di aprire un seminario Redemptoris Mater con questi presbiteri, che assieme alle famiglie in missione nel Cammino portassero avanti una nuova evangelizzazione.

    D. – Per il Cammino, quindi, si può dire che questa Beatificazione sia un forte incoraggiamento per continuare la nuova evangelizzazione?

    R. – Senza dubbio. Noi siamo contentissimi. Il Cammino non sarebbe il cammino senza Giovanni Paolo II: è stato veramente un angelo!

    D. – Giovanni Paolo II ha anche visitato la Domus Galilaeae, il Centro internazionale del Cammino sul Lago di Tiberiade...

    R. – Sì, è entrato nella Domus Galilaeae e ha detto: “Il Signore vi stava aspettando qua”. Poi ha mandato una lettera dove diceva che questa casa sarà provvidenziale per gli incontri tra il popolo ebreo e la Chiesa cattolica. Abbiamo fatto adesso una sinfonia per gli ebrei e ne sono venuti 900: è stato un evento impressionante. (ap)

    L’attenzione verso i poveri, l’infaticabile impegno per una pace globale, hanno legato il Pontificato di Giovanni Paolo II alla Comunità di Sant’Egidio che in questi anni ha riproposto lo spirito del primo grande incontro delle religioni, voluto da Papa Wojtyla ad Assisi nel 1986. Fabio Colagrande ha intervistato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità:

    R. – Noi andammo ad Assisi, invitati dalla Santa Sede, per accompagnare gli ospiti interreligiosi e soprattutto musulmani. Quel giorno, però, il Papa disse: “La pace attende i suoi operai: la pace è un cantiere aperto”. Con il professor Riccardi, nostro fondatore, si decise di non lasciar cadere quel momento così importante, perché lo spirito di Assisi soffiò per la prima volta mentre il mondo viveva ancora sotto la minaccia di una guerra nucleare – il mondo era diviso in due blocchi – e fu una giornata di tregua universale. Le armi non parlarono in quel giorno, ma soltanto la forza della preghiera. Noi pensammo che l’intuizione profetica del Papa doveva superare il 1986 e doveva essere riproposta ogni anno.

    R. – In questo senso è significativo che proprio nell’anno della Beatificazione di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ad ottobre tornerà ad Assisi, nel 25.mo di quel primo grande incontro delle religioni...

    R. – E’ una scelta importantissima di grande continuità tra i due Pontificati, con tutte le differenze legate alle personalità dei Papi. Riproporre questo incontro non significa solo ricordare qualcosa che è avvenuto 25 anni fa. Oggi il mondo è cambiato, ma ha sempre bisogno di pace, e oggi le religioni, più che mai, sono chiamate a lavorare per la pace e a togliere qualsiasi elemento che possa favorire la violenza, l’incomprensione, lo scontro.

    D. – Un altro elemento del vostro forte rapporto con Giovanni Paolo II è il fatto che la vostra comunità abbia lavorato in campo internazionale per promuovere la pace, anche e soprattutto impegnandosi in casi determinati, come quello del Mozambico, nel quale il vostro apporto è stato decisivo. Giovanni Paolo II è stato un Papa che si è impegnato in prima persona proprio per la pace...

    R. – Sì, una delle parole d’ordine del suo Pontificato è stata la costruzione della pace a mani nude. Il Papa ha veramente creduto nei processi di transizione verso la democrazia in tanti Paesi del mondo con la sola forza della convinzione, delle parole. Laddove la Chiesa ha favorito, ha accettato l’idea di un’ingerenza umanitaria era per difendere le popolazioni civili inermi. Ma la cifra di questo Pontificato è stata costruire la pace a mani nude, con la sola forza della convinzione, che viene dalla predicazione del Vangelo.

    D. – L’attenzione per i poveri e gli anziani è un altro carisma della vostra comunità, che vi avvicinava a Giovanni Paolo II...

    R. – Sì, perché quando lui venne a trovarci proprio nella nostra casa di Sant’Egidio a Trastevere, vide con i suoi occhi tante generazioni riunite - dai giovanissimi agli anziani - e questo a lui piacque particolarmente, tanto che insisteva molto sul fatto che la vita nella comunità potesse rompere l’isolamento e l’autodistruzione di tanti giovani e di tanti anziani. Lui vedeva in questa comunione tra le varie generazioni una vera realtà evangelica.

    D. – Il vostro auspicio come comunità, in occasione di questa Beatificazione...

    R. – Penso che richiamare questa figura oggi, non farne tanto un santino dei tempi moderni, ma farne un esempio da imitare, potrà dare forza a tanti credenti che si sono un po’ indeboliti. Il riferimento a Giovanni Paolo II è il riferimento alla forza del Vangelo, alla forza della predicazione e dell’operare per mettere in pratica il Vangelo.(ap)


    Alla vigilia della Pentecoste del 1998 Giovanni Paolo II chiamò a raccolta in Piazza San Pietro i movimenti, i gruppi e le nuove associazioni ecclesiali. Tra gli altri era presente anche il Movimento dei Focolari rappresentato dalla fondatrice, Chiara Lubich. In quell'occasione Papa Wojtyla riconobbe pubblicamente il ruolo di queste realtà nella Chiesa, come mai era stato fatto prima. E in quell'occasione Chiara si impegnò di fronte a lui per la crescita del rapporto di comunione tra i movimenti stessi. Al microfono di Adriana Masotti, ascoltiamo Maria Voce, attuale presidente dei Focolari:

    R. – E’ stato veramente il protettore dei movimenti, perché ha riconosciuto in essi il soffio dello Spirito Santo per la Chiesa. Però proprio in quell’occasione ha anche chiesto ai movimenti di uscire da una specie d’infanzia e di produrre frutti maturi di comunione e di impegno.

    D. – Papa Wojtyla ha seguito da vicino il Movimento dei Focolari lungo tutto il suo Pontificato…

    R. – Possiamo dire veramente che abbiamo sentito molto spesso il suo amore di predilezione: nei suoi sguardi, nei suoi saluti, ma anche in tanti gesti concreti. E’ stato lui – per esempio – che ha voluto mettere a disposizione del Movimento l’ex Sala delle Udienze di Castel Gandolfo, che è diventato il nostro Centro Mariapoli dove si susseguono incontri tutto l’anno; e poi come non ricordare la visita fatta al Centro del Movimento dei Focolari: in quell’occasione è stato bellissimo come lui ha ricordato proprio il radicalismo dell’amore, che indicava come una caratteristica del Movimento dei Focolari.

    D. – Giovanni Paolo II aveva anche un’intesa personale molto profonda con Chiara Lubich: su che cosa si fondava questa sintonia spirituale?

    R. – Io credo che ci fosse, intanto, proprio questa spiritualità di comunione che lui sentiva presente per un carisma in Chiara, vissuta da tutto il Movimento e che lui agognava per tutta la Chiesa. Poi credo anche l’apertura che trovava in Chiara e nel Movimento verso tutti gli uomini, senza differenza di classi sociali, di religioni, di nazionalità e che corrispondeva al suo sguardo sull’uomo, a questa sua fede nel valore dell’uomo al di là di qualsiasi cosa.

    D. – Maria Voce, dal suo punto di vista personale, chi è stato Giovanni Paolo II e che cosa in particolare – pensa – che voglia ricordare oggi alla Chiesa e a tutta l’umanità?

    R. – E’ stato un grande, in tutti i sensi e sotto tutti gli aspetti. Quello che mi sembra molto importante è stato questo riconoscere in qualunque uomo il Figlio di Dio e, quindi, questa altissima dignità che lui riconosceva negli uomini a tutte le latitudini e che lo portava a privilegiare i rapporti con chiunque e che ha dato anche un grandissimo impulso a tutti i dialoghi nella Chiesa: io ero ad Istanbul quando è venuto nel ’79 in visita al Patriarca Demetrio e ricordo la sua gioia nell’incontrare questo Patriarca ecumenico. Penso inoltre che la sua figura possa dare alla Chiesa e al mondo questa speranza e questa fiducia nell’azione dello Spirito Santo, che nei momenti più bui torna sempre a riprendere in mano le sorti della Chiesa. Questo lui lo ha detto e testimoniato soprattutto con la sua apertura nei confronti dei giovani che sono accorsi sempre numerosissimi ai suoi inviti, perché sentivano in lui la Chiesa-giovane. Quindi addita anche all’umanità, la Chiesa come una Chiesa giovane, bella, capace di dare le sue risposte alle esigenze dell’uomo di oggi. (mg)

    Presenti all’appuntamento ecclesiale anche le Acli, le associazioni cristiane dei lavoratori italiani. Sull’impegno di Giovanni Paolo II a favore del mondo del lavoro, Alessandro Guarasci ha sentito il presidente delle Acli Andrea Olivero:

    R. – Ha rimesso al centro della questione sociale il lavoro, facendo sì che vi fosse una nuova attenzione a questo aspetto importante della vita dell’uomo, andando proprio a riscoprirne la dignità, che deriva dalla dignità dell’uomo stesso. Papa Giovanni Paolo II è stato, da questo punto di vista, davvero un grande maestro: e questo sia da un punto di vista dottrinale, perché con la “Laborem Exercens” ha – in qualche modo – dato indicazioni pastorali molto precise, sia perché egli da lavoratore – quale è stato – ha mostrato una vicinanza, un affetto per il mondo del lavoro che mai era stata sentita così forte.

    D. – Tra l’altro, temi assolutamente attuali, vista la crisi economica e visto anche l’elevato numero di disoccupati che si registra in Europa e nel mondo...

    R. – Assolutamente sì. Io credo che l’insegnamento di Giovanni Paolo II e la sua vicinanza, in particolare ai giovani lavoratori, sia una sfida e un appello – vorrei dire - alle coscienze cristiane ancora oggi, affinché si impegnino di più per sostenere il lavoro, per dare dignità al lavoro e, quindi, ai lavoratori naturalmente.

    D. – Una forte critica al comunismo, ma anche una forte denuncia a tutti i limiti del capitalismo: secondo lei, il mondo della finanza ha capito quella lezione?

    R. – Purtroppo stiamo assistendo ad un ritorno indietro: nonostante non si siano ancora visti elementi di uscita alla crisi, che qualcuno prospettava, molti già cercano di farci dimenticare quello che è stato. Soprattutto il mondo della finanza non ha modificato le regole sostanziali che hanno portato al disastro. Quel disegno di economia perversa era un disegno sorretto da una forte ideologia, basata sull’individualismo e sullo sfruttamento: quell’ideologia è tutt’altro che morta, anzi noi la vediamo ben presente all’interno della nostra società. (mg)

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    Giovanni Paolo visto da Benedetto: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II ascoltiamo il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Benedetto XVI è il primo Papa dei tempi moderni che può proclamare Beato il suo Predecessore, di cui è stato per oltre due decenni uno dei principali collaboratori. Fra le innumerevoli voci che in questi giorni ci parlano di Giovanni Paolo II è quindi giusto ascoltare in particolare la sua, ricordando la bellissima intervista concessa alla Televisione Polacca pochi mesi dopo la morte di Papa Wojtyla. “Riguardo al mondo, ha creato una nuova sensibilità per la necessità della dimensione religiosa nell’uomo”, diceva Papa Benedetto. “Tutti i cristiani hanno riconosciuto – nonostante le differenze – che il Vescovo di Roma era il portavoce della cristianità e anche per le altre religioni era lui il portavoce dei grandi valori dell’umanità”. E poi, “ha saputo entusiasmare la gioventù per Cristo. Che la gioventù si sia entusiasmata per Cristo e per la Chiesa e anche per valori difficili, poteva ottenerlo soltanto una personalità col suo carisma; soltanto lui poteva riuscire in tal modo a mobilitare la gioventù del mondo per la causa di Dio e per l’amore di Cristo”. Infine “era l’uomo del Concilio, ci aiuta ad essere veramente Chiesa del nostro tempo e del futuro”. Dio, Gesù Cristo, unità dei cristiani, dialogo fra le religioni per il bene della persona e dell’intera umanità: sono fin dal primo giorno del Pontificato, le priorità di Papa Benedetto. E’ l’eredità che raccoglie dal suo Predecessore. Non solo come indicazione operativa, ma come ispirazione spirituale potente, attinta alla sua testimonianza e alla sua viva e continua presenza spirituale al cammino del popolo di Dio.

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    Rinviata la partenza dell'Endeavour: rimandato anche il collegamento del Papa con la Stazione spaziale

    ◊   A causa di un problema tecnico, la partenza dello Shuttle Endeavour è stata rinviata. Di conseguenza, il collegamento di Benedetto XVI con la Stazione spaziale internazionale non avrà luogo il 4 maggio, come previsto in precedenza, ma verrà rimandato a nuova data. Ricordiamo che il lancio dell'Endeavour, con a bordo sei astronauti, fra cui l'italiano Roberto Vittori - che porterà la medaglia d’argento, dono del Papa - era previsto ieri dal Centro spaziale Kennedy di Cape Canaveral, in Florida per una missione di 14 giorni. Scopo principale di questo volo è la consegna alla Stazione Spaziale Internazionale dell'Ams, l'Alpha Magnetic Spectrometer, uno strumento italiano 'cacciatore' di antimateria.

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    Accordo tra la Santa Sede e l’Azerbaigian sui rapporti giuridici tra Chiesa cattolica e Stato

    ◊   Ieri pomeriggio, nella sede del Comitato Statale per l'Attività con le Strutture Religiose a Baku, è stato firmato un Accordo fra la Santa Sede e la Repubblica di Azerbaigian, che regola i rapporti giuridici fra la Chiesa cattolica e lo Stato. Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, mons. Claudio Gugerottti, arcivescovo titolare di Ravello, nunzio apostolico in Azerbaigian. Per la Repubblica di Azerbaigian, il signor Hidayat Orujov, presidente del Comitato Statale per l'Attività con le Strutture Religiose. L’Accordo, che consiste di otto articoli, regola la situazione giuridica della Chiesa cattolica in Azerbaigian. Garantisce, fra l’altro, la libertà di professare e di praticare pubblicamente la religione cattolica, così come il diritto della Chiesa cattolica di organizzarsi e di esercitare la propria missione in conformità con la legislazione ecclesiastica. Inoltre, riconosce e registra la personalità giuridica della Chiesa cattolica e di tutte le sue istituzioni e assicura la libera comunicazione tra la locale comunità cattolica e la Santa Sede, nonché l'accesso ai mezzi di comunicazione sociale e la libera scelta, da parte della Santa Sede, di un Ordinario, quale responsabile della circoscrizione ecclesiastica. Infine, regola la concessione dei permessi di residenza e di lavoro per il personale ecclesiastico.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Festa della fede per aprire le porte a Cristo: il primo maggio, seconda domenica di Pasqua, domenica della Divina misercordia, Benedetto XVI proclama beato il suo immediato predecessore.

    In prima pagina, sul tema della difesa della vita umana, un editoriale di Lucetta Scaraffia dal titolo "Giovanni Paolo II e il genio femminile".

    Un avvenimento straordinario: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

    Nei malati ha visto il volto del Crocifisso: l'arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, su Karol Wojtyla e la sofferenza.

    Si è identificato con la Chiesa, perciò ne può essere la voce: in cultura, il testo nel quale Joseph Ratzinger illustrava, nel 1988, gli aspetti fondamentali dei primi anni di pontificato di Karol Wojtyla.

    Solo uomini nuovi cambieranno i vecchi strumenti: Ettore Gotti Tedeschi su Benedetto XVI e la crisi economica.

    La fabbrica della memoria: Oddone Camerana su vittime e persecutori sotto la lente bifocale dei media.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Quando chiamò la donna per nome": pur priva della capacità giuridica di testimoniare è la Maddalena a dire al mondo che Gesù è risorto.

    Nell'informazione religiosa, il messaggio della Conferenza episcopale italiana per la beatificazione.

    Gheddafi pronto a negoziare: in rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi libica.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: Gheddafi chiede negoziati per fermare i raid aerei della Nato

    ◊   Nuova svolta nella crisi libica. Il colonnello Muammar Gheddafi ha lanciato stamani un appello alle forze Nato per avviare negoziati che mettano fine ai raid aerei sulla Libia. Si tratta di una richiesta di cessate il fuoco non unilaterale, ma che coinvolga anche le milizie degli insorti. Intanto, la battaglia continua ad infuriare nella zona di Misurata, mentre c’è il rischio che i combattimenti coinvolgano la zona di confine in territorio tunisino. La Nato e la comunità internazionale prendono tempo sulla proposta del rais. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana":

    R. - Io credo che la guerra di Libia - che pure resta una guerra combattuta, con i morti, le bombe - si sia però trasformata in una "partita a scacchi", perché sul terreno militare la situazione è molto chiara: c’è uno stallo, gli insorti non hanno le forze per rovesciare Gheddafi e Gheddafi non può stroncare la rivolta come militarmente potrebbe, perché le sue truppe sono troppe esposte ai raid Nato. Ovviamente questo lascia - almeno in teoria - ampio spazio alla politica, che però non si è ancora realmente messa in opera. Queste di Gheddafi sono, secondo me, delle mosse di pedoni e non ancora le mosse dei pezzi decisivi.

    D. - Quando è entrata in campo la coalizione internazionale abbiamo subito pensato ad un’azione decisiva, ma così non è stato. Quello che ci chiediamo, giorno dopo giorno, è: qual è il ruolo delle truppe internazionali in questa guerra?

    R. - Il ruolo delle truppe internazionali è difficilissimo da definire, perché è un po’ di tutto e nulla realmente di tutto. Non è realmente un intervento umanitario perché è un intervento militare, ma non è neanche un intervento realmente militare perché non è un intervento decisivo. La coalizione potrebbe tranquillamente eliminare il ‘problema-Gheddafi’ dal punto di vista dei mezzi, se lo volesse, ma non essendoci nulla di preciso in nessun senso, finisce per essere un insieme indefinito che si espone a tutte le critiche. Credo che il difetto d’origine sia stato l’enorme ritardo con cui si è deciso d’intervenire. Da questo ritardo iniziale - che è anche un ritardo politico - poi, a cascata, sono seguiti tutti gli altri problemi che vediamo, compreso ad esempio l’iniziale iper-attivisimo della Francia, non ben inquadrato in nessuno schema e comprese anche le incertezze dell’Italia.

    D. - Secondo te, il fatto che i combattimenti stiano coinvolgendo alcuni centri abitati in territorio tunisino è una tattica per destabilizzare ancora di più la situazione?

    R. - Indubbiamente più il conflitto si allarga e più disturba un numero elevato di interlocutori e più Gheddafi ne può trarre vantaggio. Credo che questi sbarchi improvvisi degli ultimi giorni non siano del tutto casuali ma siano delle azioni dimostrative. Gheddafi ha tutto l’interesse che il problema si estenda perché, di conseguenza, i Paesi disturbati dal problema hanno interesse a trattare on lui, che in qualche modo è l’origine e la causa di tutto questo. Credo che di queste sortite più o meno provocatorie, sia sul terreno militare sia sul terreno degli sbarchi sia su quello delle proposte diplomatiche, ne vedremo ancora parecchie. (vv)

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    Nuovi sbarchi a Lampedusa: 2000 immigrati nell'isola

    ◊   “Per noi l’accoglienza rimane una priorità, ma è necessario che il governo e l’Unione Europea affrontino la questione immigrazione in maniera più ampia”. Così don Stefano Nastasi parroco di Lampedusa commenta gli ultimi approdi sulle coste dell’isola. Attualmente sono presenti sulla terra ferma circa 2000 migranti. 700 libici sono stati imbarcati sul traghetto "Flaminia" per essere trasportati altrove, mentre un vecchio peschereccio con circa 600 immigrati a bordo, avvistato a dieci miglia dalla costa, giungerà nel pomeriggio sull’isola. Intanto però le condizioni meteo stanno rapidamente peggiorando. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso don Stefano:

    R. - La situazione apparentemente è molto più calma rispetto ai giorni passati. C’è stato un decongestionamento del caos delle settimane passate. Ora va mutando un po’ la fisionomia dei volti dei migranti perché se in un primo momento erano per la maggior parte tunisini ora sono per lo più profughi provenienti dalla Libia e di nazionalità tutte diverse l’una dall’altra, da diversi Paesi dall’Africa, addirittura dell’Oriente. Sono uomini e donne sfiniti da giorni di viaggio.

    D. – Don Stefano, normalmente oggi i migranti non rimangono più per molto tempo nel centro di accoglienza dell’isola…

    R. – Di norma ripartono con le navi che sono appositamente venute qui per il trasferimento in altri luoghi. E’ una prassi che deve avere la meglio per un semplice motivo: nell’arco di qualche ora c’è sempre un approdo nuovo.

    D. – Dunque, appena il mare si calma riprendono comunque gli arrivi?

    R. – Un flusso quotidiano che sicuramente è molto più regolare rispetto a prima a livello di servizio e a livello di soccorso perché ci sono più forze a livello umanitario presenti sull’isola e questo permette meglio sia il primo approdo sia il trasferimento. La vita all’interno dell’isola è tranquilla.

    D. - Voi siete stati in udienza generale dal Papa mercoledì avete portato una croce realizzata con il legno dei barconi…

    R. – Sicuramente era il regalo più povero che ha ricevuto il Papa quel giorno, ne abbiamo la piena consapevolezza. Ma per altri versi era quello più significativo perché nel presentare questo segno ho detto al Papa che quella croce riassume per noi la sofferenza sia del nostro popolo sia dei popoli che transitano sul territorio dell’isola e un po’ racchiude quello che è il dramma del Mediterraneo allo stato attuale perché racconta le speranze, le lacrime, di tanti uomini e donne che cercano un futuro migliore.

    D. - Il Papa ha espresso gratitudine per l’accoglienza che avete messo in atto e ha parlato di una comunità cristiana viva…

    R. - Questo ci ha commosso e nello stesso tempo ci dà anche forza perché non siamo soli, abbiamo la consapevolezza di avere il sostegno di tutta la Chiesa, in questo orizzonte di popoli nuovi che cercano e bussano alla nostra porta con una speranza che deve essere condivisa.

    D. - Don Stefano qual è dunque il suo auspicio per questa realtà così complessa e così spesso drammatica…

    R. - L’auspicio è di uno sguardo nuovo da parte sia del governo sia della comunità europea. L’immigrazione è una realtà molto più complessa di quella che noi abbiamo considerato e sperimentato negli anni passati. Se fingiamo che il problema non c’è saremo delusi in un secondo momento, ci troveremo sempre in emergenza. Dobbiamo, invece, affrontarlo con molta più serietà e serenità, dando risposte più concrete. (bf)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa seconda Domenica di Pasqua, Domenica della Divina Misericordia, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui l’Apostolo Tommaso non crede agli altri discepoli che hanno visto Gesù risorto. Tommaso dice: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo Gesù appare di nuovo, con Tommaso presente, e gli dice:

    «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Tommaso era molto attaccato a Gesù, anzi aveva dichiarato una volta che era pronto a morire assieme a lui (Gv 11,6). Come mai ora è così scettico di fronte ad una notizia che invece agli altri discepoli dà tanta gioia? Perché così testardo nel rifiutare la loro testimonianza, quasi fosse una illusione collettiva? Nell’ostinazione di Tommaso possiamo riconoscere un valore positivo: la morte e le piaghe non possono essere messe tra parentesi, devono restare reali e interpellanti. Se è risorto Gesù di Nazaret che tutti avevano visto straziato e ucciso, allora quei segni sono preziosi, eterni: fonte di vita e di speranza. E Tommaso perciò li vuole vedere e toccare. Lo faceva per sé, ma lo ha fatto anche a nostro vantaggio: davvero non si trattava di un fantasma, ma di Gesù conosciuto già, e ora avvolto di splendore e totale libertà. La pace che Gesù offre ai discepoli e la missione a cui li invia, ha a che fare con quel corpo ferito: annunciare un amore totale fino alla morte, invitare alla sequela di Cristo risorto che la morte non ha bloccato. Attraverso le sue piaghe viene la guarigione e la nostra salvezza. Saranno testimoni di gioia e vita nuova, libertà e riconciliazione. Grazie allo Spirito di santità e di verità che li guiderà, e darà loro parole nuove per convincere anche chi non ha visto direttamente il Signore risorto.

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    Chiesa e Società



    Per la pace in Libia mons. Martinelli chiede l'intercessione di Giovanni Paolo II

    ◊   “Per la pace in Libia chiediamo l’intercessione di Giovanni Paolo II che può fare miracoli". Lo afferma all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. "Ricordo che è stato questo Papa ad avviare le relazioni diplomatiche con la Libia, nel 1997, quando questo Paese era sotto embargo internazionale. Volevo essere a Roma per la beatificazione di questo grande Pontefice - afferma Mons. Martinelli - sto però pregando incessantemente perché, attraverso la sua intercessione, si trovi una soluzione pacifica alla crisi. Giovanni Paolo II ci ha insegnato che le tensioni ed i contrasti si devono risolvere non con gli embarghi (e aggiungerei non con le bombe…), ma con il dialogo. Questo è stato il suo forte insegnamento", ribadisce il presule. "La guerra non può portarci alla pace. Questa mattina - continua mons. Martinelli - diverse persone sono venute a trovarmi per denunciare il fatto che molte località sono state bombardate provocando vittime civili. Hanno colpito a Sirte, a Zentan ed a Misurata. In quest’ultima località i combattimenti continuano. Non so da chi siano stati colpiti i civili, ma so che la situazione a Misurata è drammatica” afferma il vicario aostolico di Tripoli. “Spero, nei prossimi giorni, di riuscire a raggiungere l’ospedale per far visita ai feriti”. (R.P.)

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    Giappone: le sofferenze del popolo nipponico affidate al beato Giovanni Paolo II

    ◊   Un gruppo di pellegrini cristiani giapponesi, accompagnati da un religioso Salesiano, è giunto a Roma per partecipare alla Beatificazione di Giovanni Paolo II e “per affidare al Papa polacco le sofferenza che oggi vive il popolo giapponese, chiedendo la sua intercessione”: è quanto riferisce all’agenzia Fides padre Mario Yamanouchi, vicario provinciale Salesiano a Tokyo, raccontando come la comunità cattolica locale si prepari a vivere l’evento della Beatificazione. Tutta la Chiesa nipponica si è mobilitata, annunciando l’evento in tutte le diocesi e le parrocchie, chiedendo ai fedeli di unirsi nella preghiera. Veglie di preghiera serali e sante Messe sono state organizzate nelle sei parrocchie di Tokyo dove operano i Salesiani, mentre altre realtà ecclesiali come i Focolarini o il Cammino Neocatecumenale, vivono celebrazioni e incontri di preghiera per ricordare Giovanni Paolo II e unirsi spiritualmente a quanti partecipano alla celebrazione in piazza San Pietro. Vista la popolarità di Papa Wojtyla, la Beatificazione rappresenta per i fedeli anche un’opportunità di evangelizzazione, dato che l’invito a partecipare alle iniziative promosse dalla comunità cattolica è stato rivolto anche a molti non cristiani. L’evento cade in un momento difficile per la nazione, e padre Mario Yamanouchi rimarca a Fides: “La vita e l’opera di Giovanni Paolo II servono a dare un messaggio di speranza e di vicinanza a tutti coloro che oggi soffrono. Questo Papa missionario, che venne anche in Giappone nel 1981, ha sofferto, è stato vicino a chi soffre, e oggi mostra il cammino ai cristiani giapponesi. Ispirandosi a lui, oggi la Chiesa cattolica locale testimonia l’amore di Dio con una presenza forte di solidarietà, di vicinanza e nella preghiera per le vittime dello tsunami e del terremoto”. Nella diocesi di Sendai, la zona più colpita, vi sono oltre 500 volontari cattolici, mentre la Conferenza nazionale delle religiose ha stabilito un presidio fisso in due parrocchie della diocesi, dove si alternano le suore di tutte le congregazioni presenti in Giappone, proprio per dare un segno tangibile di prossimità e solidarietà alle vittime. “In quest’opera, l’esempio e la vita di Giovanni Paolo II oggi ci interpellano a fare uno sforzo di amore al prossimo sempre maggiore”, conclude padre Yamanouchi. (R.P.)

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    La Cei sulla Beatificazione di Giovanni Paolo II: “La sua vita è il messaggio più efficace”

    ◊   “Un riferimento sicuro, un profeta che non ha mai smesso di additare la via di una speranza affidabile e di un amore alla portata di ogni uomo”. Questo il ricordo di Giovanni Paolo II che la Conferenza episcopale italiana (Cei) affida a un messaggio diffuso ieri in occasione della Beatificazione di domani. L’agenzia Sir ne riporta alcuni stralci, in cui i vescovi sottolineano come “il messaggio più efficace” sia stata la sua vita, fatta “di sguardi, di gesti e di segni che hanno toccato i cuori”. Primo Pontefice a entrare in una sinagoga e a pregare con “i fratelli maggiori”, gli ebrei; il primo a entrare in una moschea e a incontrare “i fratelli musulmani” e il primo a invitare i rappresentanti di tutte le religioni del mondo a pregare insieme per la pace, Giovanni Paolo II ha vissuto in prima persona quell’imperativo che regalò al mondo fin dal giorno in cui iniziò il suo lunghissimo Pontificato, quell’indimenticabile 22 ottobre 1978: “Non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo!”. Non avere paura della fede, innanzitutto: “Giovanni Paolo II non si è mai stancato di ricordare quanto sterile e fuorviante si riveli il tentativo di escludere Cristo dalla storia”, scrivono i presuli ricordando il ruolo che Papa Wojtyla ebbe anche nello scuotere le coscienze. Non avere paura della vita, “di quella nascente fin dal concepimento, a quella segnata dalla vecchiaia, ugualmente sacra e inviolabile”. Nei suoi innumerevoli viaggi ha mostrato il suo immenso amore per la comunità della Chiesa, tanto da chiedere in più occasioni “perdono per le mancanze commesse dai credenti”, e una solida testimonianza di “fedeltà al Vangelo e all’uomo”. Sul suo esempio, infine, la Cei rilancia il proprio “impegno missionario”, nella convinzione di “svolgere così un servizio indispensabile all’unità e al bene del Paese”. (R.B.)

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    Alla Beatificazione di Papa Wojtyla il ministro israeliano Peled salvato durante la Shoa da una famiglia cattolica

    ◊   Il ministro israeliano Yossi Peled - salvato in Belgio durante la Shoa da una famiglia cattolica - rappresenterà ufficialmente lo Stato di Israele domani alla cerimonia di Beatificazione di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro. “L’evento è particolarmente significativo – ha dichiarato – quest’uomo nato in un periodo in cui si respirava un’atmosfera di antisemitismo pubblicamente approvato, insorse e sfidò coloro che avrebbero voluto asservire lo spirito della razza umana”. Peled, ex comandante dei Northern Command dell’esercito israeliano, è un sopravvissuto all’Olocausato, ricorda l'agenzia Sir, al quale riuscì a scampare nascondendosi, insieme con le due sorelle, presso una famiglia cattolica in Belgio, dove fu cresciuto come cattolico fino all’età di 8 anni. “Le scuse di Papa Wojtyla per la sofferenza del popolo ebraico sono a dir poco eroiche – ha concluso – e la sua decisione di stabilire rapporti diplomatici con Israele ha reso possibile un nuovo capitolo nelle relazioni ebraico-cattoliche; nessun altro uomo è più adatto a rappresentare il vero spirito della Cristianità”. (R.B.)

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    I musulmani di Bosnia onorano Papa Wojtyla

    ◊   «Giovanni Paolo II è stata la figura più importante del Ventesimo secolo». Lo riconoscono i musulmani di Bosnia nell’annunciare la costruzione di un monumento in suo onore nel centro di Sarajevo. Il capo della Comunità islamica in Bosnia, Mustafa Ceric, - riferisce L'Osservatore Romano - ha ricordato la visita del Papa a Sarajevo nell’aprile del 1997, un anno dopo la fine della guerra in Bosnia-Erzegovina. «Di fronte alla cattedrale, Giovanni Paolo II ha stretto la mano e ha dato la sua benedizione a molte persone, tra cui i musulmani. Tutti conservano nel cuore il suo impegno per la pace e il suo messaggio di speranza». (R.P.)

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    Roma: al Campus Biomedico incontro sulla sofferenza nell’insegnamento di Giovanni Paolo II

    ◊   Il rapporto di Papa Wojtyla con la malattia, il dolore fisico e spirituale dell’uomo, ma anche la sofferenza del mondo: questo il tema affrontato ieri in un incontro organizzato dal Campus Biomedico di Roma presso l’Auditorium Parco della Musica. A ripercorrere il lungo Pontificato di Giovanni Paolo II attraverso questa chiave di lettura insolita si sono ritrovati Joaquín Navarro-Valls, per anni direttore della Sala stampa vaticana, mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di Beatificazione e alcuni docenti universitari: Francesco D’Agostino, ordinario di Filosofia del diritto all’università di Tor Vergata, Daniela Tartaglini, direttore infermieristico del Policlinico universitario Campus Biomedico e Paolo Arullani, presidente dell’ateneo, che ha sottolineato come l’iniziativa mirava a essere “un omaggio del mondo accademico a un Papa che fu anche un grande intellettuale”. Navarro Valls ha subito evidenziato come sia errato pensare che Giovanni Paolo II si accostò al tema del dolore solo dopo l’attentato subito in piazza San Pietro: da bambino, infatti, perse la madre e il fratello, mentre non aveva mai conosciuto la sorella, morta prima che lui nascesse, “e per di più nel contesto di una Polonia già caduta sotto l’occupazione nazista”. Eppure rimase sempre immune da qualsiasi rischio di dolorismo: “Non credeva nel diritto a non soffrire, né nel dovere di soffrire – ricorda – semplicemente capiva che la sofferenza è inevitabile e che sempre si accompagna alla parola mistero”. È proprio nelle domande che l’uomo si pone quando soffre, infatti, che inizia il cammino che può portare alla scoperta del senso del dolore e della sofferenza, che possono trovare senso solo alla luce del sacrificio di Cristo sulla Croce: “Se fosse mancata quell’agonia – scriveva il Papa nel libro ‘Varcare la sofferenza’ – la verità che Dio è Amore sarebbe rimasta sospesa nel vuoto”. È nella convinzione che in Cristo trova senso ogni tragedia umana, inoltre, che si radicava il suo profondo, convinto, ragionato, assoluto ottimismo: “Il riflesso esteriore di una speranza profonda, di una fede radicata che stava anche alla base del suo buon umore”, spiega ancora Navarro-Valls. Fin dall’inizio del Pontificato, Papa Wojtyla impose che le prime file delle udienze fossero occupate dai malati, veri protagonisti della storia dell’umanità, e a chi gli faceva notare il ritardo che accumulava intrattenendosi con ognuno di loro, rispondeva: “Con chi soffre non si deve mai avere fretta”. Una grande attenzione riservata al malato dunque, che sempre considerò “un soggetto che cerca e attende una cura” e non “un oggetto da curare”: questo il suo indimenticabile insegnamento alla classe medica. Prima ancora di essere lui stesso piegato, ma mai spezzato neppure alla fine, dalla malattia, si fece guidare nella riflessione sulla sofferenza dalle figure di Giobbe e del Cireneo, che si portò addosso la sofferenza di un altro che neppure conosceva. E l’unica risposta a questa sofferenza, è, appunto, Cristo, come ha sottolineato mons. Oder: “La conclusione del magistero di Giovanni Paolo II – ha detto – trova compimento nel suo rapporto con l’Eucarestia, dove si trova la risposta ultima”. Tra le tante testimonianze, infine, il postulatore cita una lettera che Papa Wojtyla inviò al suo amico morente, prof. Don Tischner: “Tra tutti coloro che in qualche modo ti accompagnano in questa tappa della tua vita cerco di esserci anch’io – scriveva – cerchiamo dunque di conservare un silenzio colmo di profonda commozione e chiediamo a Cristo di parlare Lui stesso, perché soltanto Lui ha parole di vita eterna”. (A cura di Roberta Barbi)

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    “Giovanni Paolo II, un Papa missionario”: mostra al Museo Missionario di Propaganda Fide

    ◊   In occasione della Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli rende omaggio al “Papa missionario” con una mostra che documenta i suoi innumerevoli viaggi in tutti i continenti, raccontati da una selezione di scatti fotografici e di filmati. L’esposizione inoltre propone una serie di doni ricevuti dal Santo Padre durante le sue visite. Allestita presso il Museo Missionario, nella sede nel Palazzo di Propaganda Fide a Roma - riferisce l'agenzia Fides - il percorso multimediale della mostra illustra il cammino dell’evangelizzazione nei cinque continenti, permettendo al visitatore di attraversare il mondo intero al seguito di Giovanni Paolo II. Dal primo viaggio apostolico del Pontificato, in America Latina, dal 25 gennaio al 1° febbraio 1979, al viaggio più lungo, in Asia e Oceania, del 1986, fino al pellegrinaggio giubilare in Terra Santa del 2000 e all’ultimo viaggio, ai piedi della Vergine di Lourdes, nell’agosto 2004, scorrono dinanzi agli occhi del visitatore alcuni dei momenti più significativi delle visite pastorali del Vescovo di Roma che ormai fanno parte della storia. “Le grandi assemblee multicolori del popolo di Dio, raccolte per la celebrazione dell'Eucarestia, rimangono impresse nella mia memoria e nel mio cuore – affermava Giovanni Paolo II il 12 giugno 2003 - come il ricordo più alto e commovente delle mie visite”. Un ricordo che non si è affievolito nel cuore di tutti e che la mostra riaccende illuminandolo di nuova luce. La mostra, che sarà aperta fino al 6 giugno, viene inaugurata oggi pomeriggio, con un messaggio del cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, l’esecuzione dell’Ave Maria da parte del soprano Sally He Li, e due “interventi nello spazio” dell’artista Maria Dompè: uno sulla facciata del Palazzo di Propaganda Fide a Piazza di Spagna e l’altro nella Cappella borrominiana dei Re Magi. (R.P.)

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    Pakistan: rischia la chiusura il Ministero per le Minoranze religiose. Continuano gli stupri delle donne cristiane

    ◊   C’è allarme nelle comunità cristiane del Pakistan a causa della circolazione di una voce sempre più insistente sulla possibilità che il ministero federale per le Minoranze religiose del Paese venga abolito dal governo centrale e smembrato in quattro ministeri attivi a livello locale nelle quattro province del Punjab, Sindh, Beluchistan e Khyber-Pakhtunkwa. Come riporta la Fides, contro questa ipotesi già paventata da tempo, si era scagliato il compianto Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico ucciso nel marzo scorso, la cui eredità spirituale è stata raccolta dal fratello Paul, attuale consigliere speciale del primo ministro per gli Affari delle minoranze, ruolo che a questo punto sarebbe svuotato di poteri e assumerebbe una funzione più formale che sostanziale. Le comunità cristiane intendono mobilitarsi anche a livello internazionale contro questa possibilità: l’esistenza del ministero, infatti, è indispensabile alla tutela dei diritti delle minoranze e impedisce che le persecuzioni contro i cristiani passino sotto il silenzio generale delle autorità e nell’indifferenza dell’opinione pubblica. Una delle forme più odiose di persecuzione contro i cristiani, è la conversione forzata e soprattutto lo stupro ai danni delle donne cristiane, “considerate merce” o addirittura “bottino di guerra” da ricchi musulmani. Uno degli ultimi casi registrati dalla cronaca è quello di Sehar Naz, 24enne di Faisalabad che mentre si stava recando a un meeting con alcuni colleghi della compagnia assicurativa per la quale lavora, è stata letteralmente sequestrata e violentata per quattro giorni, dal 14 al 18 aprile scorsi, dal Maggiore Arif Atif Rana, che quando l’ha liberata l’ha minacciata di ritorsioni contro la famiglia qualora l’avesse denunciato. La ragazza, riferisce la Fides, si è rivolta alla Commissione Giustizia e Pace della sua diocesi d’appartenenza e ora si trova in una località segreta ospite di alcune suore, mentre il Maggiore resta a piede libero. (R.B.)

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    Siria: timori del patriarca melkita per un futuro di caos e fondamentalismi

    ◊   Le rivolte e le violenze in Siria sono una grande preoccupazione per le Chiese cristiane del Paese. Anche ieri, “Giorno dell’ira”, nel quale per la prima volta sono scesi in piazza i Fratelli musulmani, notizie di manifestazioni e repressione, con morti e feriti giunti, oltre che da Deraa, da Damasco, Latakia, Homs, Houran, Deir Zoour e altre città. C’è grande timore che per il futuro, che produca solo caos o governi fondamentalisti che lascino ai cristiani solo la scelta di emigrare all’estero. È quanto Gregorio III Laham, patriarca melkita di Antiochia e di tutto l’Oriente, ha detto in un'intervista all'agenzia AsiaNews. Il patriarca ha sottolineato la partecipazione dei cristiani al dolore e alle sofferenze della popolazione. Per rispetto delle morti avvenute nelle ultime settimane - almeno 500 da quando sono iniziate le manifestazioni anti-Assad - le feste di Pasqua sono state celebrate senza musica o processioni, per rispetto del lutto. Gregorio III esprime però dubbi sull’identità di coloro che guidano le rivolte (criminali? fondamentalisti? jihadisti?) facendo crescere le preoccupazioni per il futuro. Per il patriarca melkita occorre trovare la via per evitare una rivoluzione violenta e fare progressi nella stabilità. Per questo Sua Beatitudine ha scritto lettere a Paesi europei e delle Americhe perché prevengano la caduta del Paese nel caos e si affrettino a risolvere il problema israelo-palestinese, vera priorità per la pace in Medio Oriente e nel mondo. (R.P.)

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    Rapporto Usa denuncia preoccupante escalation di discriminazioni religiose in Egitto

    ◊   Per la prima volta nella sua storia, il rapporto 2011 della United States Commission on International religious freedom (Uscirf) cita l’Egitto tra i Paesi dove più frequentemente hanno luogo episodi di discriminazione religiosa. “Nonostante lo sforzo delle autorità – riferisce dal rapporto L’Osservatore Romano – lo stato di emergenza resta e leggi e pratiche discriminanti continuano a ostacolare la libertà religiosa”. Nel Paese, infatti, nota l’organismo bipartisan del governo Usa deputato al monitoraggio delle violazioni della libertà religiosa nel mondo, vi è stata un’escalation di attacchi contro i cristiani copti e le altre minoranze presenti, che l’avvio della fase di transizione del dopo Mubarak non accenna a placare. Nella “lista nera” dell’Uscirf anche l’Iraq, la Nigeria, il Pakistan, il Sudan, l’Eritrea e l’Uzbekistan, mentre di un altro elenco di Paesi da tenere sotto controllo, la cosiddetta “watching list”, fanno parte Afghanistan, Indonesia, Somalia, Tagikistan e India. In quest’ultima in particolare, nell’ultimo periodo, si sono registrati episodi di violenza negli Stati del Madhya Pradesh, del Maharashtra e del Kerala, dove sono maggiormente attivi i gruppi estremisti indù. “Come cristiani non ci scoraggiamo e continuiamo a proclamare Dio che è con noi – ha detto all'agenzia Fides Joseph Dias, direttore dell’organizzazione Catholic Secular Forum – ma vogliamo porre la questione alle autorità, affinché garantiscano la reale libertà di praticare il culto nel Paese per tutti i credenti e tutte le religioni”. Talvolta, infatti, la libertà di culto, pur sancita nelle Costituzioni, nella pratica non è osservata e ciò avviene in assoluta impunità. (R.B.)

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    Iraq: i cristiani hanno festeggiato la Pasqua nonostante mille difficoltà

    ◊   Molte sono state le difficoltà che i cristiani in Iraq hanno dovuto affrontare per partecipare alle celebrazioni della Pasqua. A Baghdad i fedeli hanno dovuto evacuare la chiesa cattolica del Sacro Cuore proprio nella domenica di Pasqua, poco prima di un’esplosione, per rifugiarsi nella vicina chiesa di Maria Vergine nei pressi della quale si sono registrati scontri con uomini armati. Nonostante questo, però, i ministri della cattedrale siro-cattolica Nostra Signora della Salvezza, già oggetto di un tremendo attentato il 31 ottobre 2010 che causò 58 vittime, hanno riferito all'agenzia Zenit di aver celebrato in tre la Messa di Pasqua, tanti erano i fedeli presenti. A Mosul, nel nord-ovest dell’Iraq, il coprifuoco totale imposto per motivi di sicurezza ha causato l’annullamento delle celebrazioni del Giovedì Santo e la Veglia, ma il Venerdì Santo decine di persone hanno camminato per oltre un’ora per partecipare alla celebrazione dell’arcivescovo Amil Nona nella chiesa caldea di St. Paul. La determinazione dei cristiani iracheni a partecipare alle funzioni della SettimanaSanta era stata anticipata dall’arcivescovo di Erbil, Bashar Warda: “La Chiesa è nata dalla volontà di Dio di cercare la riconciliazione con l’uomo mediante la vita, la morte e la Resurrezione di Gesù – ha detto – e quindi si potrebbe dire che siamo esperti nel campo della riconciliazione e capaci di aiutare”. Nonostante questo quadro positivo, però, nell’arco di 10 anni il numero dei cristiani in Iraq è crollato da un milione a meno di 200mila persone. (R.B.)

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    Indonesia: preoccupa l’ascesa del gruppo estremista Negara Islam

    ◊   La polizia indonesiana ha sventato un attentato terroristico che l’ex movimento separatista Negara Islam Indonesia (Stato islamico di Indonesia ndr), trasformatosi in gruppo estremista, stava preparando contro la Christ Church Cathedral a Garding Serpong, nella città di Tangerang, per il giorno di Pasqua. I terroristi avevano piazzato le cariche di esplosivo, circa 120 kg in tutto, nei pressi della struttura che sorge vicino a un oleodotto di proprietà statale che, in caso di esplosione, sarebbe stato seriamente danneggiato. Il gruppo di estremisti, riferisce l'agenzia AsiaNews citando fonti di polizia, ha come obiettivo imporre la shariah, cioè la legge islamica, in Indonesia, Paese a prevalenza musulmana, e insieme ad essa anche stili di vita e comportamenti filoarabi come il burqa per le donne. Per fare proseliti, inoltre, il movimento recluta adepti tra gli studenti universitari, trasformandoli, poi, in kamikaze; uno degli organizzatori della strage evitata, inoltre, è stato fermato dalle forze dell’ordine il 27 aprile scorso. Infine, anche il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, ha lanciato un appello alla società civile, ribadendo che il gruppo terrorista costituisce un serio pericolo per il Paese. (R.B.)

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    Vietnam: conclusa la Conferenza dei vescovi. Presente il rappresentante della Santa Sede

    ◊   L’elaborazione della Lettera pastorale comune a tutti i cattolici vietnamiti, il modello di formazione per sacerdoti e seminaristi, la preparazione alla conferenza dei vescovi asiatici, che si terrà a Ho Chi Minh City, la ricostruzione del santuario nazionale mariano di La Vang, le attese per la beatificazione dei vescovi Pierre Lambert de la Motte e François Pallu e la scelta dei delegati al sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione sono stati gli argomenti centrali dell’annuale riunione dei vescovi del Vietnam, tenutasi al Centro pastorale della diocesi di Saigon dal 24 aprile a ieri. All’incontro - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno preso parte tutti i responsabili delle 26 diocesi del Paese e, per la prima volta, anche il rappresentante non residente della Santa Sede, mons. Leopoldo Girelli. Egli ha ricordato di “non essere un nunzio, in quanto il Paese non ha ancora rapporti diplomatici con il Vaticano”, e ha sottolineato il suo ruolo di legame tra la Santa Sede e la Chiesa locale. L’assemblea dei vescovi è stata anche occasione per ascoltare la situazione delle diocesi. Si è costatato che, mentre sono numerose le conversioni, la Chiesa si trova ancora di fronte a sfide difficili. In vaste aree degli Altopiani centrali e delle province del nord vicino ai confini con Cina e Laos, ai fedeli ancora non è consentito di riunirsi per pregare, mentre ai sacerdoti è ancora impedito di celebrare l’eucaristia e svolgere il loro ministero pastorale. La situazione è stata illustrata in particolare da quanto accaduto a mons. Michael Hoang Duc Oanh, che, essendo finalmente riuscito a celebrare la Messa di Pasqua a Son Lnag, ha dovuto farlo in un’atmosfera ostile, con uomini della polizia e donne della Lega femminile comunista che superavano di numero i fedeli e che controllavano a sbeffeggiavano vescovo e cattolici. In altre zone, sacerdoti e fedeli che presentano petizioni per poter celebrare la messa, vedono la loro libertà religiosa soggetta agli irrazionali sbalzi di umore delle autorità locali. Ciò prova che “lo status legale della Chiesa ancora non è riconosciuto” e che si registra l’ostilità di autorità locali contro i cattolici, che arriva a volte a forme di aperta persecuzione. (R.P.)

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    Thailandia: incontro storico tra il nuovo nunzio e i rappresentanti buddisti

    ◊   Un incontro storico che getta il seme per una futura amicizia, è stato quello avvenuto nei giorni scorsi tra il nuovo nunzio apostolico di Thailandia, mons. Giovanni D’Aniello, e Somdej Phra Buddha Jarn, presidente del Comitato speciale dei monaci anziani che sostituiscono il patriarca buddista Nyanasamvara Suvaddhana Mahathera, ormai 96enne. La visita del rappresentante della Santa Sede al tempio reale di Sakate, accompagnato da alcuni vescovi della Conferenza episcopale, è stata l’occasione per invitare ufficialmente rappresentanti buddisti a un pellegrinaggio a ottobre ad Assisi, al quale Benedetto XVI esorta la partecipazione di rappresentanti delle maggiori fedi mondiali e di tutti gli uomini di buona volontà per instaurare un dialogo all’insegna della pace. Somdej Phra Buddha Jarn, riferisce l'agenzia AsiaNews, ha accolto i presuli annunciando che tre monaci anziani, per la prima volta, saranno ad Assisi in ottobre per pregare per la pace, perché “nonostante il 95% dei thailandesi sia buddista, c’è unità e rispetto per le religioni”. “Questa è la prima volta nella storia thailandese che i vescovi cattolici e il Supremo Patriarca buddista si incontrano”, ha commentato il presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Nakhon, Josef Chusak Sirisut. (R.B.)

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    Sudan: evacuato un seminario nel sud Sudan per gli scontri inter-comunitari

    ◊   I seminaristi del Seminario minore di Mapuordit della diocesi di Rumbek (Sud Sudan) sono stati trasferiti a Yirol per ragioni di sicurezza, secondo quanto afferma il sito del Sudan Catholic Radio Network. Da marzo - riferisce l'agenzia Fides - la località di Mapuordit è stata teatro di violenti scontri inter-tribali, tra comunità di pastori e di agricoltori. L'ultimo scontro, che si è verificato la domenica di Pasqua, ha provocato due morti. La Scuola Infermieristica di Rumbek è stata costretta a ritardare l'arrivo dei nuovi studenti e ha chiuso il Mapuordit Camp fino a quando la sicurezza verrà garantita. Il Governatore dello Stato dei Laghi, Chol Mayay Tong, ha assicurato a mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, l’invio di altri soldati nella zona per garantire la sicurezza. Due settimane fa il governatore Tong ha incontrato il governatore del Western Equatoria, Bangassi Joseph Mario Bakosoro, e ha deciso di creare una zona cuscinetto tra le due comunità con l’invio di circa 500 addetti alla sicurezza. (R.P.)

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    Congo: inaugurazione della prima clinica oculistica nella regione dell’Alto Huele

    ◊   In collaborazione con le diocesi locali di Wamba, Isiro-Niagara e Dungu-Doruma, l’Ong Cbm Italia, impegnata nel Programma di lotta alla cecità, inaugurerà lunedì 2 maggio il Centre Ophtalmologique Siloe d’Isiro, la prima clinica oftalmica con 20 posti letto ed una sala operatoria che coprirà un bacino di utenza di circa 2 milioni di persone nella regione congolese nord-orientale dell’Alto Huele, oggi priva di servizi oftalmici. Si tratta di una provincia di continui conflitti, carestie e mancanza di servizi, dove Cbm Italia lavora per garantire cure e servizi oculistici alla popolazione locale. Secondo una nota inviata dalla Ong all’agenzia Fides, la struttura ha tutte le potenzialità non solo per essere uno dei centri oftalmici più importanti di tutta la regione del Congo nord-orientale, ma anche per diventare un punto di riferimento sanitario per le zone circostanti e i Paesi limitrofi, tra cui il Sud Sudan. (R.P.)

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    Ricerca dei vescovi Usa: famiglia e parrocchia fondamentali alle vocazioni

    ◊   La famiglia e la parrocchia sono determinanti nella scelta consapevole dei giovani di diventare sacerdoti: è quanto emerge dalla ricerca “The Class of 2011: survey of ordinans to the priesthood” promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e realizzata dal Center for applied research in The Apistolate nella Georgetown University, sui candidati all’ordinazione negli Usa. Su un campione di 500 intervistati, infatti, il 66% ha indicato il proprio parroco e il servizio nella propria comunità come un fattore d’ispirazione (il 71%, inoltre, ha dichiarato di aver servito come chierichetto), mentre il 42 afferma di aver maturato la risposta alla chiamata nell’ambito familiare, avendo ricevuto anche l’incoraggiamento dei propri genitori in questa direzione. “Ciò sembra indicare che il coinvolgimento dei giovani nelle attività della Chiesa, in particolare nella liturgia, ha un impatto positivo per la scelta vocazionale”, ha detto all’Osservatore Romano mons. Robert James Carlson, presidente della Commissione episcopale sul Clero, la Vita consacrata e la Vocazione, nonché arcivescovo di Saint Louis, che ha posto l’accento anche sull’età media dei candidati, molto bassa, attestandosi tra i 25 e i 34 anni, e sull’elevato livello culturale degli stessi. Con un occhio particolare a internet e agli altri strumenti di comunicazione propri dei giovani, dunque, “le parrocchie devono trovare nuovi modi per incoraggiare la comunità a porsi in maniera favorevole nei confronti dei giovani che scelgono il sacerdozio”, ha concluso il presule. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: oltre 60 vittime nel “venerdì della collera”. Sanzioni Ue e Usa contro Damasco

    ◊   Resta altissima la tensione in Siria: rafforzata la presenza di militari e mezzi blindati a Deraa, dove secondo le ultime notizie diffuse da un testimone le truppe armate avrebbero preso il controllo di una moschea, uccidendo quattro persone. I nuovi scontri giungono all’indomani del venerdì della collera, nel quale la dura repressione delle forze di sicurezza ha provocato la morte di decine di persone, almeno 62 secondo le Ong locali. Via libera, intanto, da Stati Uniti e Ue alle sanzioni contro Damasco, nel tentativo di placare le violenze. Sale però la preoccupazione per nuovi possibili incidenti questo pomeriggio, durante i funerali delle vittime di ieri, per i quali i principali gruppi di attivisti hanno chiesto la partecipazione di tutto il Paese. Linda Giannattasio:

    "Proseguiremo sulla strada che avete tracciato per noi”. Gli attivisti e i giovani promotori della rivoluzione siriana, indetta contro il regime degli Assad, al potere da 40 anni, stanno diffondendo con queste parole sul web l’invito alla popolazione a partecipare in massa ai funerali delle decine di vittime del “venerdì della collera”, esortando tutti a manifestare ancora, fin da domani. Le vittime di ieri sarebbero almeno 62, secondo le Ong locali, la maggior parte delle quali uccise a Homs e a Derah, dove il governo siriano avrebbe rafforzato l’assedio schierando nuove truppe e mezzi. Dura condanna degli scontri è giunta dal presidente americano, Barack Obama. Ieri, proprio Stati Uniti e Ue hanno dato il via al pacchetto di sanzioni contro Damasco: decise misure economiche dagli Usa, mentre i 27 hanno approvato l’embargo sulla fornitura di armi alla Siria, il congelamento dei beni e del negoziato di associazione. Prosegue intanto nel Paese l’esodo dei civili, in fuga verso il Libano e la Turchia per sfuggire alle violenze represse nel sangue da sei settimane, con un bilancio di oltre 500 morti.

    Usa: salito a 334 il numero delle vittime dei tornado
    E' salito a 334 il numero delle vittime dei devastanti tornado che negli ultimi due giorni si sono abbattuti su sei Stati del sud degli Usa. Almeno 238 i morti accertati in Alabama, l’area più colpita dal disastro, raggiunta oggi anche dal presidente statunitense, Obama, che ha promesso il "massimo aiuto del governo federale" agli stati colpiti. Il servizio di Elena Molinari:

    “Sono sconvolto, non avevo mai visto una devastazione così”. Il giorno dopo il disastro, Barack Obama visita di persona l’Alabama, lo Stato più colpito dai tornado, che hanno fatto oltre 300 vittime negli Stati del Sud dell’America. Accompagnato dalla moglie Michelle, il presidente si è recato a Tuscaloosa, la città dell’Alabama che ha subito i danni maggiori, e si è incontrato con alcune delle vittime: gente che, nello spazio di un minuto, ha perso tutto. “Non possiamo far tornare indietro coloro che abbiamo perso – ha detto Obama – ma possiamo far qualcosa per far fronte ai danni”. Quindi, si è impegnato con il governatore e il sindaco e con la popolazione a fare tutto il possibile. Fra i 137 tornado che hanno attraversato la regione nelle ultime 48 ore, quello che ha colpito Tuscaloosa è stato certamente il peggiore, con una forza dei venti tale che ha raso al suolo interi quartieri. Erano almeno 40 anni che il Sud degli Stati Uniti non veniva attraversato da un’ondata di tornado così violenta. Nell’ultimo decennio solo l’uragano Katrina aveva colpito in misura più tragica.

    Italia-Politica
    L’intervento militare in Libia resta al centro del dibattito politico in Italia. Contraria la Lega, che martedì prossimo presenterà una mozione nella quale vengono stabilite sei condizioni per il "sì" a un maggiore impegno operativo: tra queste, l’istituzione di un limite temporale certo alle operazioni sul terreno e una “decisa e forte” azione politica per una soluzione diplomatica della crisi libica, ma anche la promozione di “ogni iniziativa” volta a superare la sentenza della Corte di giustizia europea, che ha bocciato il reato di clandestinità e un “reale concorso'' dei “Paesi alleati” per fronteggiare le “ondate migratorie”.

    Afghanistan: i talebani annunciano l’avvio dell’offensiva di primavera
    I talebani afghani hanno annunciato formalmente l'avvio, a partire da domani, della campagna militare di primavera denominata Badar. In un comunicato firmato dal Consiglio direttivo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan, gli insorti precisano che l'offensiva sarà diretta contro “gli americani invasori e i loro alleati stranieri e sostenitori interni”. Bersagli annunciati saranno i centri militari, le basi, i convogli, ma anche alti rappresentanti del governo, militari e civili, contractor e funzionari di società straniere e locali.

    Benin al voto per le elezioni legislative
    Seggi aperti in Benin per le elezioni legislative: circa 3,6 milioni gli elettori chiamati al voto su una popolazione di nove milioni. Almeno 1.600 i candidati, in rappresentanza di oltre 20 partiti, per gli 83 seggi parlamentari in palio. Un’occasione di consolidare il proprio consenso per il presidente, Boni Yayi, eletto a marzo con il 53% dei voti e accusato di frodi dal principale candidato dell'opposizione, Adrien Houngbedji.

    Elezioni in Laos: il Paese sceglie i 132 deputati del nuovo parlamento
    Consultazioni anche in Laos, uno dei Paesi più poveri dell’Asia. Oltre tre milioni gli elettori che sceglieranno i 132 deputati del nuovo parlamento. A fronteggiarsi saranno i candidati del Partito rivoluzionario popolare, l'unico riconosciuto nel Paese, opposti ad alcuni candidati indipendenti. Prevista una massiccia partecipazione al voto.

    Forte scossa di terremoto a Panama
    Una forte scossa di terremoto, di magnitudo 6.1, ha colpito la zona meridionale di Panama. Lo ha reso noto il governo americano. Il Servizio geologico statunitense ha inoltre comunicato che l'epicentro del sisma è stato localizzato a 179 km a sud di David, nei pressi del confine con il Costa Rica.

    Nuovi scontri durante le proteste antigovernative in Yemen: quattro morti ad Aden
    Due civili e due militari hanno pero la vita oggi ad Aden, nel sud dello Yemen: lo rende noto il Ministero della difesa di Sanaa. Secondo un responsabile, lo scontro a fuoco avrebbe avuto luogo nel quartiere di Mansoura, quando i militari di Sanaa hanno tentato di liberare una delle strade dove gli abitanti avevano eretto delle barricate per protestare contro il regime del presidente Saleh.

    Thailandia-Cambogia: nono giorni di scontri
    Nono giorno di scontri tra esercito tailandese e cambogiano nella zona di frontiera contesa tra i due paesi. I combattimenti si sono scatenati a poche ore dal secondo accordo per un cessate-il-fuoco annunciato dalla Cambogia e smentito dalla Thailandia.

    Uganda: due morti in scontri a Kampala
    Almeno due persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite ieri a Kampala, in Uganda, durante una serie di scontri tra polizia e manifestanti, in protesta per l’arresto del leader dell’opposizione. Oltre 360 i fermi eseguiti dalla polizia.

    Due miliardi di persone in diretta tv per il matrimonio di William e Kate
    Oltre sue miliardi di persone hanno seguito in diretta televisiva le nozze reali tra il principe William d’Inghilterra e Kate Middleton, celebrate ieri nell’Abbazia di Westminster. A conclusione della cerimonia, ieri sera, un ricevimento privato a Clarence House, residenza del Principe di Galles. (Panoramica internazionale a cura di Linda Giannattasio)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 120

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.