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Sommario del 28/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI racconta la sua amicizia con Giovanni Paolo II
  • Le parole di Giovanni Paolo II: "Cristo dorme nella tua barca. Se ti senti turbato, sveglialo. Lui non ti abbandona"
  • Ha infiammato il mondo con il fuoco dello Spirito Santo: la gioia di Cl e Nuovi Orizzonti per la Beatificazione di Papa Wojtyla
  • Portogallo. Il Papa nomina il nuovo vescovo di Coimbra
  • La Radio ha un futuro esaltante: così l’arcivescovo Celli all’Assemblea dell’Ebu in Vaticano
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: 500 le vittime della repressione. Cresce il dissenso nel Paese
  • Accordo tra Al Fatah e Hamas su governo di transizione ed elezioni
  • Chiesa e Società

  • Pasqua in Costa d'Avorio. Mons. Kutwa: dopo il sangue è il momento della riconciliazione
  • Pakistan. Violenze anticristiane in Punjab: giovane violentata, pastore protestante assalito
  • India: la comunità cristiana prega per la pace dopo le violenze in diversi Stati
  • Nepal: in migliaia alla Messa di Pasqua a Kathmandu ricordano le vittime dell’estremismo indù
  • Giappone: solidarietà interreligiosa e speranze nel giorno del lutto dei “49 giorni”
  • Terra Santa: le celebrazioni per la Beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Nigeria. Il vescovo di Oyo: la violenza istigata da forze che alimentano la corruzione
  • Niger: oltre 200 nigeriani fuggiti nel Paese per le violenze
  • Sierra Leone: "marcia della pace" a 50 anni dall'indipendenza
  • Burundi: aumentano le donne che si prostituiscono per sopravvivere
  • Malawi: inaugurazione di un nuovo ospedale realizzato dalla diocesi di Perugia
  • L'arcivescovo di Canterbury: la lotta alla malaria nei Paesi africani deve essere una priorità
  • Colombia: prorogata la raccolta di firme per una legge in favore della vita
  • Honduras: mons. Pineda invita ad uscire dalle chiese ed essere testimoni della vita
  • Svizzera: ad un documentario sugli abusi il premio dei media cattolici assegnato dai vescovi
  • Beatificazione di Giovanni Paolo II: Radio Vaticana e Roma Radio a reti unificate nella metro
  • Mille pensieri di Papa Wojtyla su I Phone e I Pad
  • Alba. Il cardinale Bertone alle esequie di Pietro Ferrero: ricchezza di valori radicati nella fede
  • Facoltà Auxilium di Roma: corsi per Tecnico di prevenzione della violenza sui minori e Mediatore familiare
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: prima missione dei tornado italiani. Nuovo attacco delle forze di Gheddafi a Misurata
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI racconta la sua amicizia con Giovanni Paolo II

    ◊   Fervono i preparativi a Roma e in Vaticano per la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Si prevede la partecipazione di centinaia di migliaia di pellegrini. Domani alle 11.30 si svolgerà nella Sala Stampa della Santa Sede un briefing di presentazione degli eventi legati all’avvenimento. Sabato sera, il cardinale vicario Agostino Vallini presiederà una veglia di preghiera al Circo Massimo a partire dalle 20.00. Domenica primo maggio, Benedetto XVI celebrerà in Piazza San Pietro, alle 10.00, la Messa in cui proclamerà Beato Papa Wojtyla. Oggi vi riproponiamo un’intervista rilasciata da Benedetto XVI alla TV pubblica polacca e trasmessa il 16 ottobre 2005, in cui parlava della sua amicizia con Giovanni Paolo II, nata nel conclave del 1978. L’intervista è del padre gesuita polacco Andrea Majewski:

    R. – Dall’inizio ho sentito una grande simpatia e, grazie a Dio, immeritatamente, il cardinale di quel tempo mi ha donato fin dall’inizio la sua amicizia. Sono grato per questa fiducia che mi ha donato, senza i miei meriti. Soprattutto vedendolo pregare, ho visto e non solo capito, ho visto che era un uomo di Dio. Questa era l’impressione fondamentale: un uomo che vive con Dio, anzi in Dio. Mi ha poi impressionato la cordialità, senza pregiudizi, con la quale si è incontrato con me. Senza grandi parole, era così nata un’amicizia che veniva proprio dal cuore e, subito dopo la sua elezione, il Papa mi ha chiamato diverse volte a Roma per colloqui e alla fine mi ha nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    D. - Quali sono, secondo Lei, Santo Padre, i punti più significativi del Pontificato di Giovanni Paolo II?

    R. - Possiamo avere, direi, due punti di vista: uno ad extra - al mondo -, ed uno ad intra - alla Chiesa -. Riguardo al mondo, mi sembra che il Santo Padre, con i suoi discorsi, la sua persona, la sua presenza, la sua capacità di convincere, ha creato una nuova sensibilità per i valori morali, per l’importanza della religione nel mondo. Questo ha fatto sì che si creasse una nuova apertura, una nuova sensibilità per i problemi della religione, per la necessità della dimensione religiosa nell’uomo e soprattutto è cresciuta – in modo inimmaginabile – l’importanza del Vescovo di Roma. Tutti i cristiani hanno riconosciuto – nonostante le differenze e nonostante il loro non riconoscimento del Successore di Pietro – che è lui il portavoce della cristianità. Nessun altro al mondo, a livello mondiale può parlare così nel nome della cristianità e dar voce e forza nell’attualità del mondo alla realtà cristiana. Ma anche per la non cristianità e per le altre religioni, era lui il portavoce dei grandi valori dell’umanità. E’ anche da menzionare che è riuscito a creare un clima di dialogo fra le grandi religioni e un senso di comune responsabilità che tutti abbiamo per il mondo, ma anche che le violenze e le religioni sono incompatibili e che insieme dobbiamo cercare la strada per la pace, in una responsabilità comune per l’umanità. Spostiamo l’attenzione ora verso la situazione della Chiesa. Io direi che, anzitutto, ha saputo entusiasmare la gioventù per Cristo. Questa è una cosa nuova, se pensiamo alla gioventù del ’68 e degli anni Settanta. Che la gioventù si sia entusiasmata per Cristo e per la Chiesa ed anche per valori difficili, poteva ottenerlo soltanto una personalità con quel carisma; soltanto Lui poteva in tal modo riuscire a mobilitare la gioventù del mondo per la causa di Dio e per l’amore di Cristo. Nella Chiesa ha creato – penso – un nuovo amore per l’Eucaristia, ha creato un nuovo senso per la grandezza della Misericordia Divina; e ha anche approfondito molto l’amore per la Madonna e ci ha così guidato ad una interiorizzazione della fede e, allo stesso tempo, ad una maggiore efficienza. Naturalmente bisogna menzionare – come sappiamo tutti - anche quanto sia stato essenziale il suo contributo per i grandi cambiamenti nel mondo nell’89, per il crollo del cosiddetto socialismo reale.

    D. – Nel corso dei suoi incontri personali e dei colloqui con Giovanni Paolo II, che cosa faceva maggior impressione a Vostra Santità? Potrebbe raccontarci i suoi ultimi incontri con Giovanni Paolo II?

    R. – Sì. Gli ultimi due incontri li ho avuti, un primo, al Policlinico “Gemelli”, intorno al 5-6 febbraio; e, un secondo, il giorno prima della sua morte, nella sua stanza. Nel primo incontro il Papa soffriva visibilmente, ma era pienamente lucido e molto presente. Io era andato semplicemente per un incontro di lavoro, perché avevo bisogno di alcune sue decisioni. Il Santo Padre - benché soffrendo – seguiva con grande attenzione quanto dicevo. Mi comunicò in poche parole le sue decisioni, mi diede la sua benedizione, mi salutò in tedesco, accordandomi tutta la sua fiducia e la sua amicizia. Per me è stato molto commovente vedere, da una parte, come la sua sofferenza fosse in unione col Signore sofferente, come portasse la sua sofferenza con il Signore e per il Signore; e, dall’altra, vedere come risplendesse di una serenità interiore e di una lucidità completa. Il secondo incontro è stato il giorno prima della morte: era ovviamente più sofferente, visibilmente, circondato da medici ed amici. Era ancora molto lucido, mi ha dato la sua benedizione. Non poteva più parlare molto. Per me questa sua pazienza nel soffrire è stato un grande insegnamento, soprattutto riuscire a vedere e a sentire come fosse nella mani di Dio e come si abbandonasse alla volontà di Dio. Nonostante i dolori visibili, era sereno, perché era nelle mani dell’Amore Divino.

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    Le parole di Giovanni Paolo II: "Cristo dorme nella tua barca. Se ti senti turbato, sveglialo. Lui non ti abbandona"

    ◊   Quando il 2 aprile del 2005 apprese della morte di Giovanni Paolo II, il mondo fu travolto da una intensissima ondata di commozione. La folla in Piazza San Pietro e le folle davanti alla televisione furono idealmente unite dalle preghiere e dalle lacrime per un Papa amato e rispettato anche da molti non credenti. Come sempre accade, la scomparsa di una persona cara evoca gesti e parole che la videro protagonista in vita; ricordi che arrivano a consolare la perdita. Tante sono le parole che Giovanni Paolo II ha scolpito nei cuori di chi lo ha ascoltato e che certamente sono state ricordate a partire da quel 2 aprile di sei anni fa. Alessandro De Carolis le rivive così in questo servizio:

    (musica)

    Piazza San Pietro, 2 aprile 2005, qualche minuto dopo le 22. Migliaia di bocche recitano assieme la preghiera per il Papa tornato alla casa del Padre, ma ogni cuore è un solitario campo di battaglia. Il Papa non c’è più. Forza della fede e sentimento della perdita si affrontano nel duello più umano, una lotta silenziosa che ha solo il rumore delle lacrime. Poi, per quel meccanismo che spinge la vita ad avere la meglio sulla morte, dai sensi acutizzati dal dolore affiorano gradualmente i ricordi, quelli dei giorni più belli, e il Papa che non parlerà più, che non riusciva a parlare più, parla di nuovo, con la voce profonda di un tempo, che dal fondo dell’anima arriva a sedare la lotta e ad asciugare le lacrime:

    “Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo! (...) Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!”

    E con Lui lo sa Lei, sua Madre. Della quale Karol si è detto “tutto suo” ma che vorrebbe che tutto il mondo – quello che adesso piange per lui, ma anche quello che è indifferente – imparasse ad avere verso di Lei la sua confidenza. Perché non c’è dolore che una Mamma come Lei non sappia alleviare. Perché il Figlio inchiodato sulla Croce l’ha eletta Madre di chiunque porti una croce o la disprezzi:

    “Per avvicinare perfino coloro che oppongono maggiore resistenza, per i quali è più difficile credere nell’amore; che considerano il mondo come un grande poligono ‘di lotta di tutti contro tutti’ (…) Per avvicinare tutti – cioè ciascuno – a suo Figlio. Per rivelare il primato dell’amore nella storia dell’uomo. Per annunziare la vittoria finale dell’amore”.

    Adesso il velo delle lacrime si dirada. La memoria di quella voce si moltiplica, riempie impetuosamente il vuoto dell’assenza, come un fiume che torna a riempire un letto vecchio e arido:

    “Se la tua fede dorme nel tuo cuore, Cristo dorme in certo modo nella tua barca, perché Cristo per mezzo della fede abita in te. Quando cominci a sentirti turbato, sveglia Cristo che dorme; ridesta la tua fede, e sappi che egli non ti abbandona”.

    Adesso il riquadro della finestra illuminato a giorno, verso il quale la folla guarda, prega e piange, non è più il preludio di una luce che sta per spegnersi perché tutto è finito. Da lì arriva ancora la voce del Papa; un appello che sale dal fondo dell’anima ma che forse arriva dal cielo:

    “La luce splende nelle tenebre. Bisogna soltanto che noi porgiamo orecchio, a questo Verbo. Bisogna avvicinarsi a questa luce. Bisogna che noi ci stringiamo a Cristo, aderiamo a lui con tutta l’anima e con tutta la vita”.

    “Bisogna che noi ci stringiamo a Cristo”. Il Papa lo ha appena fatto, per sempre. È tornato dal suo Signore accompagnato da sua Madre. Ma un amico non se ne va senza promettere di tornare. E allora riecheggiano nel cuore ormai rasserenato quelle parole che sembrano esprimere più di quello che intendevano nel momento in cui furono pronunciate di ritorno dal primo viaggio in patria. In quella sera del 2 aprile 2005 la patria di un uomo che ha attraversato la terra è appena diventata il cielo e quell’antico saluto di tanti anni prima sembra raccontare proprio questo viaggio. Sembra un saluto a chi ha smesso di piangere, un saluto a chi – come accadrà tra qualche giorno – aspetta solo di poterlo riabbracciare:

    “Ho la viva impressione che il viaggio si svolga come tra due patrie e, quasi per un contatto fisico, serva a congiungerle ancor di più nel mio cuore. Lascio la patria d’elezione (…) e mi reco nella patria d’origine (…): è, dunque, un ritorno, a cui seguirà tra breve un altro ritorno (…) È con questi sentimenti e pensieri che mi accingo a partire (...) Con me porto l’immagine delle vostre persone (…), che con tanta amabilità – di cui vi sono sinceramente grato – siete venuti a porgermi il saluto”.

    (musica)

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    Ha infiammato il mondo con il fuoco dello Spirito Santo: la gioia di Cl e Nuovi Orizzonti per la Beatificazione di Papa Wojtyla

    ◊   “Costruite la civiltà della verità e dell’amore”: questo il mandato consegnato da Giovanni Paolo II a “Comunione e Liberazione”, durante il Meeting di Rimini del 1982. Un’esortazione che, a due giorni dalla Beatificazione di Karol Wojtyla, risuona ancor più forte per il movimento fondato da don Luigi Giussani. In Piazza San Pietro, domenica prossima, saranno presenti 40 mila aderenti a "Comunione e Liberazione". Alessandro Gisotti ha chiesto al successore di don Giussani, don Julián Carrón, di raccontare con quali sentimenti Cl si prepari a questo grande evento del primo maggio:

    R. - E’ una grande gioia; abbiamo un’immensa gratitudine a Dio per averci dato un così grande testimone di Cristo, che ci ha fatto toccare con mano e vedere con i nostri occhi cosa vuol dire vivere la fede nelle attuali circostanze, in cui ci troviamo a vivere. Noi stiamo cercando di prepararci veramente con tutta la consapevolezza di cui siamo capaci. Abbiamo fatto una raccolta di pensieri - da distribuire fra di noi - con i passaggi fondamentali del Magistero di Giovanni Paolo II. C’è poi soprattutto una domanda che ci rivolgiamo: come imparare dalla sua testimonianza? Perché anche noi possiamo continuare a servire la Chiesa nel mondo con questa sua testimonianza!

    D. - Per quasi trent’anni abbiamo guardato a Karol Wojtyla come Papa, come Pontefice: adesso lo invochiamo come Beato. Come guarda lei a questa nuova dimensione di Karol Wojtyla?

    R. - Ci sarà ancora più compagno, perché adesso ci rivolgeremo a lui senza i limiti di spazio e di tempo e potremo sperimentare di più la sua forza e la sua compagnia, perché noi - in quella comunione dei Santi che viviamo - possiamo sentire e sperimentare la loro compagnia, ancora più potentemente rispetto a quando erano fra noi. Per questo noi siamo veramente gioiosi e contenti di poter sperimentare la sua compagnia, continuando ad imitarlo così che la Chiesa, a cui ha dato tutta la sua vita, possa continuare a generare i suoi frutti. (mg)

    Anche i 150 mila “Cavalieri della Luce” della Comunità “Nuovi Orizzonti” attendono con trepidazione la Beatificazione di Giovanni Paolo II. La fondatrice di “Nuovi Orizzonti”, Chiara Amirante, si sofferma – al microfono di Alessandro Gisotti – sull’importanza della figura di Karol Wojtyla per la sua comunità:

    R. - Con tutta la Comunità “Nuovi Orizzonti” viviamo questo momento con grandissima gioia, profonda commozione e soprattutto immensa gratitudine al Signore per averci donato un padre pastore così straordinario come Giovanni Paolo II. E’ stato per tutti noi una figura luminosissima a cui guardare non solo quando ce l’abbiamo avuto qui con noi, ma ancora oggi. Un profeta, un uomo unico che ha segnato la storia come pochi hanno fatto. Secondo me è un gigante di santità che ha saputo risvegliare la nostalgia di Dio nell’anima di molti e proclamare con forza quelle verità anche scomode che oggi il mondo non vuole tanto ascoltare ma di cui però il cuore di ogni uomo ha un immenso bisogno.

    D. - Qual è il frutto che ci si può aspettare anche per una comunità come quella di “Nuovi Orizzonti” da questa Beatificazione?

    R. - Credo che da questa Beatificazione non solo per la nostra comunità, ma anche per tanti che con grande affetto seguiranno questo momento storico, possiamo aspettarci come frutto che questo fuoco che ha infiammato così fortemente il cuore di Giovani Paolo II, il fuoco dello Spirito Santo, possa sempre di più infiammare tanti altri cuori. Lui davvero ha vissuto la consegna che ci ha dato. Lui è stato quello che doveva essere e ha messo fuoco in tutto il mondo. Ci possiamo aspettare che tanti altri guardando a questa stella luminosa, guardando a lui, potranno imparare a tenere vivo il fuoco dello Spirito e a portarlo in tutto il mondo, perché è l’amore di Cristo che può salvare il mondo. Credo che ci saranno grandissimi frutti dal cielo e anche tante grazie.(bf)

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    Portogallo. Il Papa nomina il nuovo vescovo di Coimbra

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Coimbra (Portogallo), presentata da mons. Albino Mamede Cleto, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Coimbra (Portogallo) il rev. Virgilio do Nascimento Antunes, finora rettore del Santuario Nossa Senhora de Fátima, nella diocesi di Leiria-Fátima. Il rev. Virgilio do Nascimento Antunes è nato il 22 settembre 1961 a São Mamede (Batalha), diocesi di Leiria-Fátima. Dopo aver studiato nel Seminario diocesano di Leiria (1971-1978), ha frequentato gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto di Studi Teologici di Coimbra (1978-1984). Inoltre ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico (Roma) dove ha conseguito la Licenza in Esegesi Biblica (1992-1996) e l’École Biblique di Gerusalemme. Ha collaborato anche ad una nuova edizione della Bibbia, traducendo dal greco e commentando la Lettera agli Ebrei. È stato ordinato sacerdote il 29 settembre 1985. Nel corso del suo ministero ha ricoperto gli incarichi seguenti: professore nel Seminario diocesano di Leiria, membro del Segretariato diocesano di Pastorale vocazionale e direttore del Pre-Seminario (1985-1992); docente di Teologia Biblica presso l’Istituto Superiore di Studi Teologici di Coimbra, il Centro di Formazione e Cultura di Leiria e il Seminario diocesano di Leiria (1996-2005); rettore del Seminario diocesano di Leiria (1996-2005); direttore del Settimanale O Mensageiro (2000-2005); membro del Collegio dei Consultori (2001); delegato episcopale per il Diaconato Permanente (2005-2008); giudice del Tribunale Diocesano (2000-2008); cappellano del Santuario Nossa Senhora de Fátima (2005-2008).

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    La Radio ha un futuro esaltante: così l’arcivescovo Celli all’Assemblea dell’Ebu in Vaticano

    ◊   L’importanza dei media, e specialmente dei Servizi pubblici, nel facilitare la diffusione di accurate informazioni, per il corretto funzionamento della società politica e civile. A sottolineare i risvolti etici della comunicazione è stato il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, Claudio Maria Celli, aprendo stamane i lavori dell’Assemblea dell’Unione Europea di Radio-Televisioni, ospitata in Vaticano, in occasione degli 80 anni della nostra emittente. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Nessuno aveva previsto che questa Assemblea, in Vaticano, la 17ma delle Radio associate all’Ebu, avrebbe coinciso con la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Certo un sovraccarico di impegni, ma anche una grande occasione per valutare la missione particolare della Radio Vaticana e il servizio che offre a tutte le altre emittenti nel mondo, ha osservato il nostro direttore padre Federico Lombardi, accogliendo ieri sera nella Sala Marconi i partecipanti all’Assemblea, che oggi e domani tiene i suoi lavori a porte chiuse. Fondata nel 1950, l’Ebu conta oggi 74 enti associati, di 56 Paesi europei e non solo, con un bacino di utenza di 650 milioni di teleradioascoltatori a settimana. 300 persone lavorano nel suo staff con sede a Ginevra, in Svizzera ed uffici a Pechino, Bruxelles, Londra, Madrid, Mosca, Singapore, Washington.

    Ad aprire stamane gli interventi in Assemblea è stato l’arcivescovo Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali, sottolineando come la Radio resti un media fondamentale nella vita della Chiesa. “La radio ha un futuro esaltante – ha osservato - anche nel contesto degli straordinari sviluppi” nei “cosiddetti nuovi media”. “Lontano dall’essere licenziata dalle emergenti tecnologie digitali” anzi rafforzata nel raggiungere “più ampie audience”, in svariati formati e “senza i limiti tradizionali di tempo e spazio”. E vero che i media oggi - ha osservato mons. Celli – “vivono di brevità, velocità, cambiamento, varietà, emotività, ma pensare richiede il contrario”, ha ammonito. “Pensare richiede tempo. Ha bisogno di silenzio e di abilità metodiche di logica. E la Radio, al suo meglio, ha la capacità di stimolare pensiero e riflessione, di invitare al dibattito, di informare ed educare”. Quindi il richiamo al documento del Pontificio Consiglio “Etica nella comunicazione”, per ricordare che i media tutti sono chiamati a servire la dignità umana aiutando i popoli a vivere meglio e ad operare come persone nella comunità”, “coltivando il senso della reciproca responsabilità, crescendo nella libertà individuale, nel rispetto della libertà degli altri e nella capacità di dialogo”.

    Fitto il programma delle due giornate sul presente e sul futuro della Radio, su sfide e opportunità di rilancio di questa compagna di vita, “diversa, accessibile, sempre rilevante, e indispensabile”, ha commentato il direttore dell’Ebu, Raina Costantinova. Di particolare interesse i tre spazi di dibattito dedicati, il primo, oggi pomeriggio alla “Radio pubblica nella tormenta - Intensità e impatto delle turbolenze politiche, economiche e finanziarie”, quindi domani sui cambiamenti portati su scala globale dai social media e sul rapporto tra Radio pubblica e cultura. Infine sabato l’udienza del Papa ai partecipanti all’Assemblea dell’Ebu, nel Palazzo apostolico di Gastelgandolfo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un dono, non un’imposizione: in prima pagina, il vescovo di Alessandria, monsignor Giuseppe Versaldi, sul vero significato della legge sul celibato sacerdotale.

    Nell’informazione vaticana, l’intervento del cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, all’inaugurazione della mostra, al Braccio di Carlo Magno, “Giovanni Paolo II - Omaggio di Benedetto XVI in occasione della beatificazione”.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il Vicino Oriente con l'accordo tra Hamas e Al Fatah.

    Ratzinger nell’arena: in cultura, Ignacio Carbajosa (titolare della cattedra di Sacra Scrittura alla Facoltà di teologia San Damaso di Madrid) sulla proposta ermeneutica di Benedetto XVI nel libro “Gesù di Nazaret. Dall’ingresso di Gerusalemme fino alla risurrezione”.

    Un articolo di Alberto Viganò dal titolo “La vera sapienza di Paolo e Caterina”: domani la Chiesa ricorda la grande santa senese.

    Quei maestri senza nome: Silvia Guidi intervista l’artista romeno Camilian Demetrescu.

    In cerca dell’acqua nascosta: il direttore dell’Ecole du Louvre, Dominique Ponneau, racconta l'esperienza del “Cortile dei gentili” a Parigi.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo “Il futuro (ma anche un po’ di presente) è donna”: in prima esecuzione assoluta, alla Scala di Milano, “Quartett” di Luca Francesconi.

    Cartoline da meditare: un’iniziativa della Libreria Editrice Vaticana.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: 500 le vittime della repressione. Cresce il dissenso nel Paese

    ◊   In Siria si aggrava il bilancio delle vittime in seguito alla dura repressione delle proteste antigovernative. Secondo l’organizzazione per i diritti umani Sawasiah sono almeno 500 i civili morti e migliaia le persone arrestate. Sul fronte diplomatico, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non è riuscito a raggiungere un accordo su un documento di condanna della repressione. La Russia ha chiesto alla Siria di aprire un'inchiesta. La credibilità del governo siriano, minata anche dalle dimissioni di oltre 200 esponenti del partito Baath, appare ormai usurata, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la professoressa Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all'Università di Bologna-Forlì:

    R. – Il presidente Bashar al-Assad ha commesso una serie di errori gravi. Prima di tutto, non si spara sulla propria popolazione. Ma, dal punto di vista della credibilità del governo, la cosa più grave è che da una parte promette riforme – il passo più importante è stato quello di eliminare lo stato d’emergenza, che era in vigore dal ’63 – e dall’altra, però, smentisce nei fatti quelle riforme che promette. Il giorno stesso che ha tolto lo stato d’emergenza ha spedito addirittura i carri armati contro la propria popolazione.

    D. – Come si presenta oggi l’opposizione siriana?

    R. – Pur non essendo unita, pur avendo tantissime difficoltà non cede e, quindi, questa repressione brutale, con cui Bashar al-Assad sperava di avere ragione dei dimostranti, finora non ha pagato.

    D. – Nonostante la situazione sia critica, l’esercito appare ancora compatto al fianco del governo...

    R. – Finora non si sono avuti quegli schieramenti dell’esercito al fianco della popolazione, che avevamo visto in Tunisia e in Egitto. L’esercito è ancora fortemente in mano a Bashar al-Assad. Naturalmente, però, se lo sgretolamento inizia all’interno del partito unico, il partito Baath, questo potrebbe avere dei riflessi sull’esercito medesimo.

    D. – Come giudicare la pressione internazionale sulla Siria?

    R. – Finora è stata veramente molto blanda. Questo perché la Siria è un Paese che ha in mano le chiavi della stabilità del Libano, della Palestina, dell’Iraq, e, ricordiamolo, è l’unico Stato arabo alleato di Teheran. Quindi, toccare la Siria significa mettere le mani su un vespaio che poi porterebbe ad uno scontro diretto di nuovo con l’Iran e tra Israele e Iran.

    D. – Internet si conferma il motore delle proteste e su Facebook è stato lanciato un nuovo appello per partecipare domani, giorno della preghiera per i musulmani, alle proteste contro il governo...

    R. – I social network sono stati il vero motore di tutte le rivolte del Medio Oriente. Per quel che riguarda la Siria poi, la repressione del regime sugli stessi social network è sempre stata molto alta e si deve a tutta una catena di siriani all’estero il fatto di avere tenuto in vita anche i social network siriani. Il Paese, però, è totalmente chiuso alla stampa. Siamo nel buio informativo più totale.

    D. – Nonostante questo buio informativo, è possibile prevedere una fase di transizione nel prossimo futuro della Siria?

    R. – No, nel senso che il problema in Siria è che non si riescono a intravedere neanche gli attori di questa possibile transizione. Se il regime cominciasse ad allentare la stretta repressiva, allora si potrebbe ridare un qualche spazio alla politica. (ap)

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    Accordo tra Al Fatah e Hamas su governo di transizione ed elezioni

    ◊   Dopo una lunga serie di incontri segreti, Al Fatah, guidata dal presidente dell'Anp, Abu Mazen, ed il movimento islamico Hamas, al potere a Gaza, hanno annunciato ieri al Cairo di aver raggiunto un accordo di riconciliazione che prevede, tra le altre cose, la formazione di un governo di transizione ed elezioni entro un anno. Dura la reazione di Israele, che teme un’estensione del movimento integralista anche in Cisgiordania. Un plauso giunge, invece, da parte dell’Iran, mentre gli Stati Uniti ritengono che qualsiasi governo palestinese debba rinunciare alla violenza e riconoscere il diritto di Israele di esistere se vuole giocare un ruolo costruttivo. Salvatore Sabatino ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze, se questo accordo può essere considerato una diretta conseguenza degli sconvolgimenti in atto nel mondo arabo. Ascoltiamo:

    R. - Pare proprio di sì, sia perché l’accordo è stato fatto con l’aiuto dell’Egitto, di questo “nuovo” Egitto, sia perché - pare - che a spingere i due movimenti a mettersi d’accordo siano state le proteste giovanili di gruppi palestinesi, non affiliati a nessuna delle due fazioni, sia a Gaza che in Cisgiordania: gruppi che reclamavano un’unità e una diversa politica sia interna, sia esterna.

    D. - Dura la reazione del premier israeliano Netanyahu che ha messo il leader dell’Anp, Abu Mazen, di fronte ad una scelta: o la pace con Israele o la riconciliazione con Hamas. Quali sono i timori di Israele?

    R. - Che un fronte palestinese unificato diventi più duro e non per la presenza di Hamas, ma perché a questo punto anche Abu Mazen, anche la componente maggioritaria, si sentirà più sicura in un negoziato che potrà condurre meglio.

    D. - Bisogna dire che Netanyahu sarà negli Stati Uniti in maggio; era atteso un discorso al Congresso sulla pace in Medio Oriente… Ora cosa ci possiamo attendere?

    R. - Ci possiamo attendere che la promessa che aveva fatto, poche settimane fa, di fare una proposta di pace in Congresso sia superata da un discorso in cui dica che con questo soggetto politico unificato, in cui tutti saranno considerati terroristi, non si può minimamente negoziare.

    D. - Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno fatto sapere che qualsiasi governo palestinese deve rinunciare alla violenza e riconoscere il diritto di Israele ad esistere: non è una posizione, secondo lei, un po’ debole quella di Washington in questo momento?

    R. - Washington, in questo momento, guarda tutto il Medio Oriente con crescente orrore… non sono certo i palestinesi a preoccuparlo davvero: la Siria preoccupa molto di più. Quindi da parte americana, semmai, ci sarà la gestione della visita di Netanyahu, che chiaramente andrà negli Stati Uniti a chiedere ad Obama totale rassicurazione su questa novità rappresentata dall’unità palestinese.

    D. - I primi di maggio il governo egiziano inviterà al Cairo le fazioni palestinesi per firmare l’accordo. L’Egitto, dunque, nonostante gli sconvolgimenti, si conferma uno degli attori principali sulla scena mediorientale……

    R. – E’ proprio così, anche perché l’Egitto conosce benissimo Gaza e sa che se non si risolve, in qualche modo, il problema di Gaza in un contesto palestinese più generale, esso stesso avrà problemi di instabilità. Anche da parte - immagino - dell’opinione pubblica egiziana non si può tollerare in questo nuovo Egitto il fatto che l’“Egitto nuovo” collabori ancora con Israele per tenere chiusa Gaza: sicuramente in queste discussioni il Cairo avrà fatto qualche promessa riguardo all’apertura o almeno ad una elasticità del confine tra Egitto e Gaza. (mg)

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    Chiesa e Società



    Pasqua in Costa d'Avorio. Mons. Kutwa: dopo il sangue è il momento della riconciliazione

    ◊   Dopo il dolore e i lutti, per le figlie e i figli della Costa d’Avorio è giunto il momento del perdono e della riconciliazione. È il forte messaggio lanciato nella domenica di Pasqua dall’arcivescovo di Abidjan Jean Pierre Kutwa, a quasi due settimane dall’arresto dell’ex presidente Laurent Gbabgo che ha riportato una relativa calma nel Paese africano dopo cinque mesi di guerra civile. “Noi cristiani e cristiane della Costa d’Avorio – ha ricordato il presule nell’omelia per la Messa pasquale di cui il quotidiano locale “Le Patriote” riporta alcuni stralci – viviamo oggi in un contesto socio-politico doloroso, fatto di grandi sofferenze e invaso dall’angoscia e dallo smarrimento. Abbiamo ancora nel cuore e nei nostri occhi il ricordo di questo flusso ininterrotto di persone per strada, la scena penosa di uomini, donne, bambini e anziani ammassati nelle nostre parrocchie o in strutture di fortuna messe in piedi in fretta e furia per accoglierli. I nostri villaggi e le nostre città portano ancora i segni di questi terribili scontri. Come sopravvissuti a questa tragedia ognuno di noi porta sul proprio corpo e nella propria anima ferite profonde e ogni genere di frustrazioni. Tutte queste ferite e frustrazioni - ha sottolineato mons. Kutwa - richiedono non cure superficiali, ma profonde per una guarigione totale”. Di qui l’appello a preparare i cuori di tutti gli ivoriani “a ricevere e a donare il perdono per potere vivere insieme in pace”. Sul piano umanitario il responsabile della Caritas ivoriana Jean Djoman sottolinea all'agenzia Fides che “la popolazione di Abidjan è ancora prudente, le persone rientrano a casa, ma vi è ancora un numero importante di sfollati, che si trovano in alcuni centri di accoglienza e in diverse famiglie che li ospitano. Prima di tornare nelle proprie case, le persone osservano attentamente la situazione del loro quartiere. In base alle informazioni che abbiamo raccolto nella sola Abidjan, gli sfollati sono circa 25mila, la maggior parte dei quali ospitati da famiglie di amici e parenti” aggiunge Djoman. Una parte degli sfollati provenienti da Abidjan si erano diretti verso altre zone del Paese. Con il progressivo miglioramento delle condizioni di sicurezza queste persone stanno rientrando nelle proprie abitazioni. Korhogo aveva accolto 15mila sfollati, la zona centrale intorno a Yamoussoukro 16mila persone, mentre nell’est e nella zona di frontiera con il Ghana avevano trovato riparo complessivamente circa 3mila sfollati. (L.Z.)

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    Pakistan. Violenze anticristiane in Punjab: giovane violentata, pastore protestante assalito

    ◊   Ancora violenze anticristiane in Pakistan, dopo una Pasqua celebrata nel ricordo di Shahbaz Bhatti, il ministro per le Minoranze assassinato nel marzo scorso. Ieri a Lahore un gruppo estremista ha teso un agguato ad un pastore protestante, in viaggio insieme alla famiglia, ferendo in modo grave il figlio di 24 anni. Nei giorni scorsi a Faisalabad una ragazza è stata rapita e violentata più volte da un presunto funzionario della polizia cittadina. Due estremisti appartenenti al gruppo islamico Tehreek-e-Ghazi Bin Shaheed hanno attaccato un pastore protestante e la sua famiglia. L’assalto è avvenuto ieri nei pressi della cittadina di Hamza, a Lahore, nel Punjab, e ha causato gravi ferite al figlio 24enne del cristiano pakistano, oggetto di minacce e richieste di denaro fin dalle scorse settimane. Secondo la ricostruzione il 55enne reverendo Ashraf Paul, insieme alla famiglia, si trovava a bordo della loro auto lungo la Ferozepur Road. All’improvviso due motociclisti hanno aperto il fuoco contro la vettura, colpendola con almeno cinque proiettili. Nella sparatoria il figlio di 24 anni è rimasto ferito in modo grave. I testimoni riferiscono che gli assalitori – di età compresa fra i 19 e i 21 anni – sarebbero fuggiti subito dopo aver attaccato. Al momento resta ignota la loro identità, ma sulla vicenda indagano – oltre alla polizia – gli attivisti di Center for Legal Aid Assistance and Settlement (Class). Sarfaz Paul, figlio 24enne del pastore, ha subito ferite gravi ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico d’urgenza. I sanitari del Mayo Hospital, nel centro di Lahore, hanno rimosso tre proiettili da mandibola, addome e pube. Secondo l’ultimo bollettino medico il giovane sarebbe “fuori pericolo”, ma rimane sotto la stretta osservazione dei medici. A Faisalabad, invece, la cristiana Sehar Naz, 24enne, è stata sequestrata e violentata più volte e per quattro giorni di seguito, da un presunto funzionario di polizia. Dopo aver abusato della ragazza a Lahore e Faisalabad, l’uomo identificato come maggiore Rana Atif – dei reparti della sicurezza – ha abbandonato la giovane cristiana alla stazione dei treni. I fatti risalgono alla metà di aprile e i medici dell’Ospedale civile di Faisalabad confermano i segni di violenza sessuale. La polizia ha aperto un fascicolo di inchiesta a carico del presunto stupratore che, nel frattempo, è fuggito facendo perdere le proprie tracce. (R.P.)

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    India: la comunità cristiana prega per la pace dopo le violenze in diversi Stati

    ◊   Episodi di violenza anticristiana hanno caratterizzato gli ultimi giorni e anche le festività pasquali: le organizzazioni come il “Catholic Secular Forum” (Csf) condannano le violenze, invitano a pregare per la pace e lanciano un reclutamento di volontari che, da tutte le aree del Paese, possano segnalare casi di persecuzioni, per continuare a tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica e difendere i diritti umani delle minoranze religiose. Secondo quanto rimarca all'agenzia Fides Joseph Dias, direttore del Csf, gli Stati interessati dai recenti episodi di violenza sono stati il Madhya Pradesh, il Maharashtra e il Kerala. In Madhya Pradesh (India centrale) il pastore protestante Ramesh Devda è stato percosso e lasciato privo di conoscenza da estremisti indù nel distretto di Meghnagar. Una violenza cieca e inattesa, avvenuta nel girono del Venerdì Santo, giustificabile solo con l’odio religioso. In Maharashtra (India centroccidentale), nel distretto di Palghar, i radicali induisti hanno organizzato una irruzione contro l’assemblea di una comunità cristiana tribale, impedendo le celebrazioni del Giovedì Santo e della Pasqua. Il fatto ha suscitato indignazione e un forte appello dei leader cristiani locali per la libertà di culto che lo Stato deve garantire ai cittadini. In seguito all’episodio, fra l’altro, la polizia ha arrestato sei cristiani accusandoli di “conversioni illecite”. In Kerala (India del Sud), Stato a forte presenza cristiana, dove i casi di violenza sono davvero rari, militanti dell’organizzazione estremista indù del gruppo "Rashtriya Swayamsevak Sangh" (Rss) hanno fermato e percosso alcuni giovani cristiani che stavano distribuendo copie del Vangelo ai passanti. Dias commenta che “come cristiani non ci scoraggiamo e continuiano a proclamare che Dio è con noi. La grande marcia del Venerdì Santo a Mumbai, con la preghiera per le vittime dei crescenti attacchi anticristiani, è stata una testimonianza tangibile. Ma vogliamo porre la questione alle autorità statali perché garantiscano la reale libertà di praticare il culto nel Paese, per tutti i credenti, di tutte le religioni”. Il Csf, inoltre, ha lanciato una campagna di reclutamento presso i giovani cristiani che vogliono diventare “antenne” del Csf in tutti gli Stati della federazione, in modo da contribuire alla difesa dei diritti umani e delle minoranze religiose. (R.P.)

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    Nepal: in migliaia alla Messa di Pasqua a Kathmandu ricordano le vittime dell’estremismo indù

    ◊   Oltre 1500 persone, tra cui molti non cattolici, hanno partecipato alla celebrazioni pasquali nella chiesa dell’Assunzione di Kathmandu, blindata per paura di attacchi da parte degli estremisti indù. Durante la messa, sono stati battezzati nove giovani. Nella sua omelia - riferisce l'agenzia AsiaNews - mons. Anthony Sharma, arcivescovo di Kathmandu, ha ricordato il sacrificio delle vittime dell’attentato alla cattedrale di Kathmandu del 2009 e l’assassinio di padre John Prakash, ucciso dai radicali indù nel 2008. “Gesù ha sacrificato se stesso per tutta l’umanità – ha affermato il presule - e non si è mai scoraggiato di fronte ai suoi persecutori. Allo stesso modo gli attacchi contro i cattolici non fermano il nostro lavoro e in futuro serviremo Dio con ancora più energie”. Secondo mons. Sharma, le vittime della persecuzione hanno permesso alla piccola Chiesa nepalese di gridare la sua presenza al mondo e spinto il governo ad attuare una politica in difesa delle minoranze religiose. Dal 2006 con la caduta della monarchia di stampo indù e la proclamazione dello Stato laico, i cristiani nepalesi godono di una maggiore libertà di culto e di espressione nella società. Da anni il numero dei cristiani è in costante crescita ed è oggi stimato intorno ai due milioni. Anche la piccola comunità cattolica ha registrato un costante aumento dei fedeli, che a tutt’oggi sono circa 9mila. La Chiesa cattolica è attiva nel campo dell’educazione e gestisce 31 istituti scolastici, otto nella sola Kathmandu. Nell’impegno educativo sono coinvolti 65 sacerdoti, 17 religiosi e oltre 160 suore. (R.P.)

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    Giappone: solidarietà interreligiosa e speranze nel giorno del lutto dei “49 giorni”

    ◊   Cristiani e buddisti in Giappone hanno condiviso oggi, nella solidarietà e nell’amore vicendevole, la ricorrenza dei “49 giorni” dalla tragedia dell’11 marzo scorso, quando un terremoto e uno tsunami hanno sconvolto la nazione. Secondo le tradizioni buddiste giapponesi infatti, il “49° giorno dopo la morte”, chiamato “Shiju-kunichi”, è una ricorrenza significativa perché è il momento in cui lo spirito lascia il corpo del defunto, per raggiungere uno dei sei regni della cosmologia buddista. Il 49° giorno, riferiscono all'agenzia Fides i francescani di Tokyo, è un giorno molto commovente. Se nelle settimane scorse i mass media trasmettevano notizie e film, e in molte aree della nazione si celebravano le feste di primavera, oggi tutta la nazione ha vissuto una giornata di lutto. Le feste sono state cancellate, molti uffici e parchi pubblici sono rimasti chiusi. Nessuno si è recato nei nightclub e nemmeno nei ristoranti e pochissime erano le persone nella vie dello shopping. I giapponesi, spiega Joseph Yamada, un laico francescano di Tokyo, “hanno vissuto una giornata volontaria di sacrificio e rinuncia”, contrariamente al messaggio diramato nei giorni scorsi dalle istituzioni che, per paura di una contrazione dei consumi, avevano chiesto ai cittadini giapponesi di vivere normalmente questa ricorrenza, nonostante il difficile periodo, e di non rinunciare a compere e svaghi. “Anche noi cristiani abbiamo vissuto la nostra volontaria rinuncia, in una giornata di digiuno, per ricordare le oltre 28mila persone, fra morti accertati e dispersi, vittime della tragedia dell’11 marzo. I fedeli buddisti nel 49° giorno celebrano l’ultimo funerale per il defunto: come cristiani ci siamo spiritualmente uniti a loro nella preghiera di suffragio” sottolinea Yamada. Intanto un “grande fermento di volontariato e di solidarietà percorre la società e crescono i contributi per la ricostruzione e la riabilitazione delle famiglie nelle aree devastate” riferisce Joseph Yamada. “La nazione può rialzarsi, come ha fatto 65 anni fa dopo i disastri di Hiroshima e Nagasaki. Oggi ci colpisce molto l’aiuto che riceviamo dalla Cina e dagli Stati Uniti. Un amico nel momento del bisogno è un amico per sempre”. Un pensiero particolare, conclude il laico francescano, “va a quanti stanno offrendo la loro vita per tenere sotto controllo il reattore di Fukushima”. (R.P.)

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    Terra Santa: le celebrazioni per la Beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   “Uomo di fede, di dialogo e di pace, testimone intrepido e uomo sofferente”: questo è Giovanni Paolo II nelle parole dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa che, in una lettera indirizzata ai sacerdoti, ai religiosi ed ai fedeli, ha diffuso un programma di eventi organizzati per celebrare la beatificazione del 1° maggio in Vaticano. “Noi che l’abbiamo conosciuto, pellegrino in Terra Santa, uomo di fede, di dialogo e di pace, che abbiamo ascoltato la sua parola di fede e di speranza, sicura e rassicurante e col quale abbiamo parlato delle gioie, sofferenze e speranze delle nostre diocesi e del nostro popolo non possiamo permetterci di lasciar passare un evento così importante senza viverlo e fare memoria del futuro Beato Giovanni Paolo II”. A tale riguardo - riferisce l'agenzia Sir - l’Assemblea comunica una serie di eventi che si svolgeranno a Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e Amman tra il 29 aprile e l’8 maggio, tra cui un concerto d’organo, veglie eucaristiche e mariane, mostre artistiche ed un incontro di giovani in Giordania il 30 aprile. Il 1° maggio gli Ordinari invitano parroci e sacerdoti ad informare i fedeli sulla beatificazione che verrà seguita anche in diretta tv da Gerusalemme e dalla Fondazione Giovanni Paolo II a Betlemme dove sarà presente anche il premier palestinese Salam Fayyad. Sempre il 1° maggio (16.30), a Gerusalemme, il patriarca Fouad Twal, celebrerà una messa in onore del beato Giovanni Paolo II. A maggio, infine, è prevista una tavola rotonda con cristiani, ebrei e musulmani su “Giovanni Paolo II, un uomo di pace e di dialogo”. (R.P.)

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    Nigeria. Il vescovo di Oyo: la violenza istigata da forze che alimentano la corruzione

    ◊   “La violenza senza senso, le uccisioni e le distruzioni in alcuni Stati della Nigeria del nord, sono una tragedia quasi sicuramente istigata e alimentata da persone e forze che si ostinano a volere mantenere la Nigeria nei tempi bui della corruzione e della frode”. E’ quanto sottolinea mons. Emmanuel Adetoyese Badejo, vescovo di Oyo, in un commento pubblicato dal Catholic News Service of Nigeria. A seguito delle elezioni presidenziali, in alcuni Stati del nord della Nigeria sono scoppiati violenti incidenti e si sono verificati attentati dinamitardi che hanno provocato morti e feriti. Mons. Badejo – ricorda l’agenzia Fides - respinge la semplicistica interpretazione di uno scontro tra cristiani e musulmani per spiegare la crisi che sta attraversando il Paese. “Non dobbiamo più illuderci che questa sia solo l'opera di miscredenti, di persone ignoranti e di elementi fuorvianti. Come la Conferenza episcopale della Nigeria ed altri hanno ripetutamente affermato poco prima delle elezioni, se gli uomini potenti e le forze responsabili di questi atti criminali e distruttivi non saranno tradotte di fronte alla giustizia, si continuerà a dare loro campo libero per operare, uccidere, mutilare e distruggere in Nigeria. Non è possibile – prosegue il presule - tenere elezioni libere, eque e credibili dove le pallottole volano sopra le teste e circolano il machete e le torce per seminare morte e distruzione. Dobbiamo agire con fermezza e velocità. In momenti come questo, ciò di cui un leader ha più bisogno è il coraggio. Tutti coloro che agiscono con violenza - conclude mons. Badejo - devono ricordare che, in tutta la storia, quelli che prima di loro hanno agito così hanno subito la stessa sorte infelice”. (A.L.)

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    Niger: oltre 200 nigeriani fuggiti nel Paese per le violenze

    ◊   Sono oltre 200 i nigeriani che hanno trovato rifugio a Dan Issa, un piccolo centro alla frontiera tra Nigeria e Niger, come riferiscono all’agenzia Fides fonti della diocesi di Maradi. A seguito della contestata vittoria di Jonathan nelle elezioni presidenziali del 16 aprile scorso, negli scontri sono state date alle fiamme anche alcune chiese e le popolazioni originarie del sud della Nigeria che vivono al nord sono state prese a bersaglio. Temendo per la propria vita, molte famiglie si sono rifugiate in Niger. Mons Ambroise Ouédraogo, vescovo di Maradi, ha disposto l’invio, tramite la Caritas locale, di aiuti di emergenza a favore dei rifugiati, che sono privi di tutto. Le autorità del Niger hanno chiesto ai rifugiati di rientrare in Nigeria, ma questi si sono rifiutati, affermando di temere per la propria vita, perché la situazione non si è ancora stabilizzata. Nella giornata odierna si tengono le votazioni per l’elezione dei governatori locali e si prevedono nuove tensioni. (G.P.)

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    Sierra Leone: "marcia della pace" a 50 anni dall'indipendenza

    ◊   La “marcia della pace” è cominciata sotto il “Cotton Tree”, l’albero dove si vendevano gli schiavi. Cristiani e musulmani, insieme, hanno attraversato Freetown in un giorno speciale: a 50 anni esatti dall’indipendenza dalla Gran Bretagna, oggi erano blu, bianchi e verdi anche i marciapiedi. “Il corteo – dice all'agenzia Misna padre Eugenio Montesi, un missionario saveriano che vive in città – ha raggiunto lo stadio: di fronte a migliaia di spettatori, i rappresentanti delle religioni hanno chiesto di superare le divisioni della guerra e di guardare avanti”. Il futuro comincia dai marciapiedi, dipinti con il tricolore della Sierra Leone. A Freetown le strade sono pulite, le bandiere in tutti gli uffici e, soprattutto, da quattro giorni c’è la corrente elettrica di giorno e di notte. “È la prima volta – sottolinea padre Montesi – ed è un segnale importante”. Molti danno il merito a Ernest Bai Koroma, un imprenditore divenuto presidente nel 2007 grazie a elezioni giudicate tra le più libere e pacifiche mai tenute in Africa. Non una cosa da poco perché la Sierra Leone era uscita dalla guerra civile da appena sei anni: 50.000 vittime e nella memoria di tutti, qui e nel mondo, mutilazioni, ribelli, orrori. “Il governo – racconta padre Montesi – ha costruito strade, completato una nuova centrale idroelettrica e assicurato assistenza medica gratuita alle donne incinte e ai bambini con meno di cinque anni di età”. Nell’Indice dell’Onu sullo sviluppo umano la Sierra Leone è ancora al 158° posto, ma la voglia di futuro è più forte. Lo conferma la testimonianza di padre Giuliano Pini, un missionario Giuseppino che conosce bene il Paese. “Il governo – scrive – ha aumentato i contributi per l’agricoltura e riabilitato 2500 ettari di terreno con l’obiettivo di ridurre la dipendenza nazionale dalle importazioni di riso”. Preoccupa la disoccupazione giovanile, in un Paese dove la metà della popolazione è costituita da persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni. Secondo padre Pini, un aiuto potrebbe arrivare dal settore estrattivo. La Sierra Leone ha ricchi giacimenti di minerali ferrosi, bauxite, oro e pietre preziose. La tragedia dei “blood diamonds”, i diamanti che negli anni ’90 finanziarono i signori della guerra, non è stata dimenticata. E anche questo, insieme con i ricordi del “Cotton Tree” e degli schiavi tornati liberi, alimenta la speranza. (M.V.)

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    Burundi: aumentano le donne che si prostituiscono per sopravvivere

    ◊   Il Burundi continua ad essere colpito dal flagello della povertà e a Bujumbura sono molte le donne del sobborgo di Sabe che si prostituiscono per sopravvivere. E’ quanto denuncia l’Inter Press Service, fonte d’informazione indipendente sul Sud del mondo, aggiungendo che per molte ragazze del sobborgo, dove si sono stabilite oltre 480 famiglie di profughi, la necessità immediata di denaro per procurarsi del cibo supera la paura dell’Hiv. Nel Paese, dove la popolazione è di circa 8 milioni di abitanti, oltre 200 mila persone convivono con il virus e almeno 20 mila bambini sono rimasti orfani. Il coordinatore dell’Organizzazione delle donne contro l’Aids in Burundi – riferisce l’agenzia Fides - sottolinea che non ci sono fondi sufficienti per contrastare questa piaga. In base a stime recenti, il Prodotto interno lordo pro-capite è di circa 600 dollari e l’aspettativa di vita è di 49 anni. Anche la storia recente è scossa da profonde ferite. Più di dieci anni di guerra civile, dal 1993 al 2005, hanno lacerato il Paese provocando almeno 300 mila vittime ed un milione di sfollati. A questo si aggiunge un sistema sanitario che presenta gravissime carenze. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Burundi si spendono in media 15 dollari a persona all’anno per cure mediche. (A.L.)

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    Malawi: inaugurazione di un nuovo ospedale realizzato dalla diocesi di Perugia

    ◊   E' stato inaugurato oggi il nuovo ospedale “Solomeo Rural Hospital Primiti” in Malawi, un’opera di carità e missione della comunità cristiana perugino-pievese a favore delle popolazioni più povere del mondo. Il progetto è stato presentato di recente a Perugia da mons. Thomas Luke Msusa, vescovo di Zomba. In occasione di questo evento, l’arcivescovo mons. Gualtiero Bassetti si è recato in Malawi guidando una folta delegazione di perugini in gran parte aderenti all’associazione “Amici del Malawi”, realtà associativa dell’arcidiocesi perugino-pievese impegnata da oltre trent’anni in un gemellaggio-rapporto solidale con la diocesi di Zomba. Un rapporto consolidatosi nel tempo - riferisce l'agenzia Sir - e che è riuscito a coinvolgere anche le Istituzioni civili (Regione, Provincia e Comune di Perugia), l’Università degli Studi ed alcune realtà imprenditoriali, in primis il Gruppo “Brunello Cucinelli” di Solomeo nel Comune di Corciano. L’ospedale “Solomeo Rural Hospital Primiti” è stato realizzato grazie alla collaborazione tra il Gruppo "Brunello Cucinelli", la Regione Umbria, l'associazione "Amici del Malawi" e l'arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve. L’ospedale risponde agli standard e ai criteri sanitari del Malawi, dispone di 113 posti letto e il day hospital conta una media giornaliera di 250 pazienti. (R.P.)

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    L'arcivescovo di Canterbury: la lotta alla malaria nei Paesi africani deve essere una priorità

    ◊   La lotta alla malaria nei Paesi africani, e in particolare nella Repubblica Democratica del Congo, deve essere una priorità per impedire il decesso di migliaia di persone. Lo ha detto l’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, in vista di un viaggio che lo porterà a visitare i principali Paesi del Continente colpiti da questa piaga e in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla malaria celebrata lunedì scorso. La malaria, con la tubercolosi e l'Aids, è una delle maggiori sfide allo sviluppo dei Paesi poveri. Ogni anno colpisce da 350 a 500 milioni di persone ed è endemica in oltre 100 Paesi. Muoiono di malaria - riferisce L'Osservatore Romano - circa un milione di persone l'anno. Si calcola che in media — nel mondo — la malaria uccida un bambino ogni 45 secondi. Negli anni Novanta circa il 90% di tutte le morti per malaria sono avvenute in Africa, nell'area sub-sahariana e la maggior parte di queste hanno riguardato bambini con meno di 5 anni di età e donne in gravidanza. «La lotta alla malaria — ha detto Williams durante un’intervista rilasciata alla Bbc Network Africa — non può essere sottovalutata, anzi deve essere una priorità per tutte le Chiese del mondo. Abbattere l’indice di mortalità causato dalla malaria è possibile. Lo dimostra il buon risultato ottenuto in Namibia, dove negli ultimi dieci anni i morti per malaria sono diminuiti del 95%. Per il 2020 — aggiunge l’arcivescovo di Canterbury — la Namibia ha l’obiettivo di abbattere del tutto l’indice di mortalità causato da questa malattia». Secondo il primate anglicano nell’ultimo decennio si sono fatti enormi progressi nella cura della malaria in Africa, ma i decessi sono ancora troppi. Nella Repubblica Democratica del Congo, per esempio, si registrano ogni anno sei milioni di casi di malaria: i più colpiti sono bambini e anziani. Secondo alcuni dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) circa metà della popolazione mondiale è a rischio di malaria, in particolare le popolazioni che vivono in Paesi a basso reddito. L’emergenza è tale che la lotta alla malaria è stata inserita espressamente nel sesto degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, assieme alla tubercolosi e all’Aids. «Nella Repubblica Democratica del Congo — ha spiegato l’arcivescovo anglicano Henry Kawa Isingoma — la situazione è abbastanza preoccupante. Non abbiamo sufficienti risorse non solo per l’acquisto dei medicinali, ma anche per l’installazione di zanzariere di protezione nelle case e nelle parrocchie o per l’educazione sulla prevenzione della malaria nei villaggi, nelle scuole e nei luoghi di lavoro. Per prevenire il contagio — ha aggiunto Isingoma — è necessario intervenire sull'igiene ambientale, ad esempio con la rimozione di rifiuti e possibili siti dove ristagna l’acqua». Secondo l’arcivescovo Williams non bisogna abbassare la guardia. (R.P.)

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    Colombia: prorogata la raccolta di firme per una legge in favore della vita

    ◊   La Chiesa cattolica ha prorogato, fino alla prima settimana di giugno, il termine ultimo per la raccolta di firme, in tutta la Colombia, a sostegno della richiesta di alcuni senatori che intendono presentare alla Camera e al Congresso un atto legislativo per il diritto alla vita, al fine di completare l'articolo 11 della Costituzione. Questa iniziativa multipartitica e multiconfessionale, guidata da laici e politici cattolici, così come da cristiani evangelici, intende completare l'articolo 11 della Costituzione nel quale si sottolinea che “la vita di ogni colombiano è inviolabile, senza pena di morte”. Si richiede che venga modificato nel seguente modo: “La vita di tutti i colombiani è inviolabile, dal concepimento alla morte naturale, senza pena di morte”. Secondo la nota inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale, i senatori e gli altri rappresentanti che promuovono questa iniziativa, hanno partecipato nel mese di febbraio all'Assemblea plenaria dei vescovi. La proposta sarà presentata nella legislatura che inizia il 20 luglio prossimo, e non in quella in corso che si conclude il 20 giugno, allo scopo di prendere il tempo necessario per condividere le idee e permettere i quattro passaggi necessari (due alla Camera e due al Senato). (A.L.)

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    Honduras: mons. Pineda invita ad uscire dalle chiese ed essere testimoni della vita

    ◊   Solo se sarà unito nella fede, nell'amore e nella speranza, il popolo honduregno potrà affrontare "la pesante croce della disoccupazione, della violenza, della mancanza di giustizia, dell'impunità e della corruzione": è quanto affermato dal vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Tegucigalpa, capitale dell’Honduras, mons. Juan José Pineda, durante la Messa celebrata la Domenica di Pasqua. Il vescovo ausiliare - riferisce l'agenzia Fides - ha presieduto le celebrazioni del Venerdì Santo e della Domenica di Pasqua in assenza dell’arcivescovo, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, partito per il Vaticano dove parteciperà alla beatificazione di Giovanni Paolo II, il 1° maggio. Il Venerdì Santo mons. Pineda ha ricordato tutti i problemi dell’Honduras e le croci portate dal popolo honduregno, come le ingiustizie sociali, l'emarginazione, la mancanza di rispetto per la vita, l'impunità, la mancanza la solidarietà, la corruzione, la mancanza di giustizia o l'applicazione di una giustizia truccata. Nel suo messaggio pasquale, mons. Pineda ha invitato i fedeli a testimoniare che Dio esiste con le parole, con le azioni, con la loro presenza: "Ora è il tempo della gioia, perché Cristo è vivo e noi dobbiamo vivere con la speranza della vita eterna e testimoniare la risurrezione". Mons. Pineda ha lamentato che "c'è un mondo che non sa più come inventare nuovi modi di morte, l'infedeltà, la povertà, il dolore e la violenza. Ma non possiamo rimanere qui dentro a celebrare e dire Alleluia, grazie a Dio, Gesù Cristo è risorto. Dobbiamo andare oltre quelle porte ed essere testimoni della vita". Uno degli alleati per la costruzione di una società più solidale e giusta è l'educazione, per questo il vescovo ha sottolineato: "il nostro Paese ha bisogno di essere istruito su valori e principi, non è un segreto che siamo un Paese che ha bisogno di istruzione per i bambini e per i giovani". Riguardo all'infanzia, mons. Pineda ha citato problemi come la difficoltà dell'accesso all'alimentazione e alla salute, e la mancanza di cure da parte dei genitori. (R.P.)

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    Svizzera: ad un documentario sugli abusi il premio dei media cattolici assegnato dai vescovi

    ◊   È stato assegnato ad un documentario sugli abusi sui minori commessi da alcuni religiosi il "Premio cattolico dei mass media 2001“, indetto dalla Commissione per le comunicazioni sociali dei vescovi svizzeri. Il documentario, diretto da Michael Hegglin, fa parte di una trasmissione intitolata "I sette peccati capitali“ e trasmessa, lo scorso anno, dall’emittente della Svizzera tedesca SF. "Il documentario – spiega mons. Martin Werlen, responsabile della comunicazione per i vescovi elvetici – traduce in parole ed immagini una problematica scottante nella Chiesa e nella società. Il dramma è messo in luce in particolare dal punto di vista delle vittime. Per questo, il film testimonia una grande sensibilità ed incoraggia ad affrontare tale doloroso problema“. Oltre a questo documentario, la giuria ha premiato, ex aequo, anche la trasmissione radiofonica quotidiana "Le zebre“, in onda su Radio Svizzera franconfona da più di dieci anni. Il prgramma, condotto da Jean-Marc Richard, è rivolto ai bambini e agli adolescenti e li invita a dialogare su tutti gli argomenti di maggiore interesse. "Un simile programma – afferma André Kolly, presidente della Commissione per le comunicazioni sociali – è un magnifico contributo alla trasmissione di valori, in un contesto di grande rispetto per i bambini e del pluralismo delle opinioni“. La cerimonia di consegna del premio, che ammonta a 4mila franchi da dividere tra tutti i vincitori, si svolgerà il 24 maggio a Friburgo, alle ore 14.30, presso la sede della Conferenza episcopale svizzera. (I.P.)

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    Beatificazione di Giovanni Paolo II: Radio Vaticana e Roma Radio a reti unificate nella metro

    ◊   Il canale italiano della Radio Vaticana, One O Five Live FM 105, e Roma Radio, l’emittente digitale dell’Agenzia Roma servizi per la mobilità di Roma Capitale, andranno in onda a reti unificate nelle 49 stazioni della metropolitana di Roma nei giorni della beatificazione di Giovanni Paolo II. Dalle 9.05 di sabato 30 aprile alla sera di domenica primo maggio, Radio Vaticana FM 105 e Roma Radio trasmetteranno notizie di pubblica utilità in aggiornamento continuo sul piano trasporti pubblici di autobus, metro e tram a Roma, flussi pedonali e mobilità privata. La trasmissione delle informazioni di pubblica utilità, per la Radio Vaticana, s’inserisce in una no-stop sulla beatificazione da venerdì a domenica, che potrà essere tra l’altro seguita on line agli indirizzi web www.radiovaticana.va e www.radiovaticana.va/105live; in forma sperimentale sul digitale terrestre radiofonico, Dab canali 7B, 12D per Roma e provincia, canale 13D per l’Italia; su iPod e iPad all’indirizzo web http://rv.va/5 con la programmazione della rete italiana. Oltre a informare e seguire in diretta gli eventi, la no-stop radiofonica affronterà con numerosi ospiti alcuni aspetti che hanno caratterizzato il pontificato di Papa Wojtyla, come la sofferenza, il dialogo interreligioso, la preghiera, la comunicazione, i viaggi, il culto mariano, il mondo del lavoro, la politica e lo sport. (S.C.)

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    Mille pensieri di Papa Wojtyla su I Phone e I Pad

    ◊   Il libro “Il Vangelo dello Spirito Santo in Giovanni Paolo II” a cura di Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), oltre al formato cartaceo è disponibile anche su iPhone e iPad. Una raccolta di 1.000 espressioni - pensieri, riflessioni e preghiere - del primo Papa che ha fatto uso delle moderne tecnologie, in un’applicazione resa disponibile in occasione della beatificazione di Papa Wojtyla. Come riferisce agenzia Sir, i 1.000 brani di Giovanni Paolo II sono proposti attraverso sei sezioni tematiche nelle quali l’autore ha diviso i materiali, in modo cronologico e per genere, tramite il contesto nel quale è avvenuta la citazione. “La grandezza di Giovanni Paolo II - ha dichiarato Martinez - è tutta racchiusa nella forza spirituale del Suo intimo e profondo rapporto con Dio. È’ stato un vero uomo tra gli uomini perché vero credente, vero amico di Dio; capace di una speciale estroversione e di inesauribile passione per la vita perché uomo pienamente interiorizzato. Il libro è una sorta di memoria del cuore del Pontificato di Giovanni Paolo II”. (G.P.)

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    Alba. Il cardinale Bertone alle esequie di Pietro Ferrero: ricchezza di valori radicati nella fede

    ◊   «Vita e morte si misurano sulla base di due aspetti fondamentali»: anzitutto «occorre vivere nel tempo che ci è dato secondo i valori eterni», poiché — ed ecco l’altro aspetto — «con la morte si farà chiaro il giudizio di Dio sulla nostra vita». Lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, celebrando ieri ad Alba, le esequie di Pietro Ferrero. L’imprenditore piemontese - riferisce L'Osservatore Romano - è morto improvvisamente lo scorso 18 aprile in Sud Africa, dove si trovava con il padre Michele per progettare la realizzazione di uno stabilimento e finalizzarlo — com’è tradizione dell’azienda di famiglia «frutto di un progetto educativo profondamente cristiano», ha evidenziato il porporato — a una forte dimensione sociale e di promozione umana. «Del resto — ha commentato — non rimarrà traccia se non di ciò che di vero ed eterno avremo realizzato, soprattutto in termini di carità e di solidarietà». E in questo Pietro Ferrero è stato esemplare: «Ha marcato la sua famiglia, i suoi amici e collaboratori e l’ambiente circostante, con la ricchezza di valori perenni radicati in una fede profonda. Il suo esempio vive e vivrà, beneficando in maniera misteriosa e reale tutti coloro che ha amato». All’omelia il celebrante ha messo in luce come davanti al fatto della morte improvvisa l’importante sia «raccogliere ciò che abbiamo seminato nel solco della fede». E ha citato la risposta di Benedetto XVI a una bambina giapponese durante l’intervista televisiva trasmessa da Raiuno nel pomeriggio del Venerdì Santo: «Dio mi ama, Dio ci ama, e un giorno — ha detto il Papa — ci farà capire che questa sofferenza non è vuota, non è giunta a noi invano, ma dietro di essa c’è un progetto buono, un progetto d’amore; non è un caso». Da qui la consegna del cardinale Bertone ai familiari e agli amici di Pietro Ferrero, e a tutti i presenti, (mille in cattedrale e 30mila davanti ai maxischermi nelle tre piazze del centro di Alba) tra i quali erano la Regina dei belgi, Paola di Liegi, il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, con il ministro Roberto Calderoli, il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota: «Lasciarsi istruire da Gesù, come hanno fatto i discepoli di Emmaus». In che modo? Anzitutto — ha concluso il cardinale Segretario di Stato — «mettendoci in ascolto della Parola di Dio; poi occorre sedersi a tavola con il Signore, diventare suoi commensali, affinché la sua presenza rinforzi in noi lo sguardo della fede». (R.P.)

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    Facoltà Auxilium di Roma: corsi per Tecnico di prevenzione della violenza sui minori e Mediatore familiare

    ◊   La prevenzione e la protezione dei bambini dal maltrattamento. Gli obiettivi sottesi ai Corsi di perfezionamento per Tecnico della prevenzione della violenza all’infanzia e all’adolescenza e per Mediatore familiare specializzato nel trattamento di famiglie con gravi conflittualità. I percorsi di studio sono proposti dalla Facoltà Auxilium di Roma, a partire dal mese di settembre e si affiancano a quelli offerti dal Centro Studi Sociali sull’Infanzia e l’Adolescenza “don Silvio De Annuntiis” di Scerne di Pineto, in Abruzzo, per la formazione specialistica di figure professionali innovative, oggi maggiormente richieste nei servizi di tutela dei minori e delle famiglie. Fra queste è il Consulente tecnico (perito) d’ufficio o di parte, chiamato dal sistema della giustizia a fornire il proprio parere in tutti i procedimenti di separazione e di abuso che coinvolgono minori e quella di Esperto giuridico nei servizi socio-sanitari, figura chiave di consulenza legale nei servizi di tutela dei minori, delle donne, degli immigrati e altre categorie deboli. I percorsi formativi del 2011 nel rispondere ai nuovi fabbisogni sociali offrono maggiore specializzazione agli esperti chiamati a sfide sempre più complesse nella gestione di casi di minori che necessitino di tutela e presa in carico. Al tempo stesso, i Corsi consentono l’approfondimento interdisciplinare e l’acquisizione degli strumenti anche a neolaureati, che aspirino all’inserimento nel mercato del lavoro delle professioni sociali. Dal 1997 la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium di Roma, la Fondazione Tercas di Teramo, la Fondazione Diocesana Maria Regina e l’Associazione “Focolare Maria Regina onlus” di Scerne di Pineto (Teramo) realizzano Corsi di perfezionamento rivolti ad operatori pubblici e privati che lavorano per la tutela e la cura dei bambini e delle loro famiglie. L’insieme delle attività formative svolte fino ad oggi colloca tale network di formazione fra i primi in Italia per la qualità dello staff dei docenti (provenienti da centri pubblici e privati, università, amministrazioni pubbliche, magistratura, etc.) e per la qualità dell’offerta (oltre mille gli allievi formati e diverse migliaia gli operatori raggiunti dai workshop e dai convegni). (A cura di Roberta Gisotti)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: prima missione dei tornado italiani. Nuovo attacco delle forze di Gheddafi a Misurata

    ◊   In Libia, l’artiglieria del colonnello Gheddafi ha colpito la città di Misurata, provocando la morte di almeno 7 insorti. Intanto sono entrati in azione, per la prima volta, aerei militari italiani. I caccia – riferiscono diverse fonti – sono stati impegnati nell’area di Misurata. “L’Italia in Libia – ribadisce il presidente Giorgio Napolitano - non è impegnata in una guerra ma in un’operazione dell’Onu con contorni ben definiti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Tornado italiani, dotati di armamenti di precisione per colpire ''bersagli selezionati'', hanno compiuto la prima missione in Libia. In Italia, intanto, le mozioni presentate sull'intervento in Libia saranno discusse nell'Aula di Montecitorio il prossimo 3 maggio. Il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, non ha dubbi sulla coesione della maggioranza, nonostante la contrarietà della Lega ai raid di aerei in Libia. Ma il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, si è detto “sorpreso” dalle decisioni di Berlusconi e ha giudicato "inevitabile" una verifica parlamentare su un argomento così importante. La richiesta è giunta dall'opposizione, ma la Lega non si oppone. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, precisa che partecipando alle operazioni in Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, “l'Italia non conduce una guerra né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. L'Italia – afferma - risponde a una richiesta delle Nazioni Unite''. Mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico a Tripoli, ricorda che i bombardamenti, seppur mirati, sconvolgono la vita della popolazione locale. Il quotidiano statunitense New York Times ha riferito infine che attacchi aerei, compiuti ieri pomeriggio dalla Nato a Misurata, hanno provocato la morte, per errore, di almeno 12 ribelli.

    Marocco
    In Marocco, l'esplosione in un locale nella piazza principale di Marrakesh ha causato almeno 17 morti. Lo riferiscono fonti locali aggiungendo che indagini sull'accaduto sono tuttora in corso. Dalle prime verifiche sembra si possa escludere l'attentato terroristico. Secondo alcuni testimoni, ad esplodere sarebbe stata una bombola del gas.

    Nuove manifestazioni nel mondo arabo
    Ancora manifestazioni nel mondo arabo. Proseguono le proteste nel Bahrein e in Arabia Saudita contro le autorità. Resta tesa la situazione nello Yemen. Il servizio di Gabriele Papini:

    Almeno 12 morti e oltre 100 feriti: è il bilancio della repressione attuata nella capitale dello Yemen Sana’a dalle Forze di sicurezza per reprimere un gruppo di manifestanti che chiedeva le dimissioni del presidente Saleh. I dimostranti contestavano anche il piano proposto dal Consiglio di cooperazione dei Paesi del Golfo (Ccg), accettato ieri anche dall'opposizione. Attesa per domenica a Riad la firma del piano proposto dal Consiglio di cooperazione dei Paesi del Golfo per gestire la transizione nello Yemen. Tensione alta anche in Bahrein. Stamani, quattro manifestanti sciiti accusati di aver ucciso due poliziotti in seguito alle proteste dei giorni scorsi, sono stati condannati a morte dal tribunale militare di Manama. Per arginare la rivolta, le autorità del Bahrein hanno imposto la legge marziale e vietato le manifestazioni pubbliche. Dall'Arabia Saudita sono arrivati circa 1000 militari per reprimere le proteste dei dimostranti contro il governo. Fonti locali riferiscono che l'intervento del governo di Riad ha provocato tensioni tra Iran e Bahrein.

    Italia. Corte dell'Ue boccia il reato d'immigrazione irregolare
    La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha bocciato la norma italiana che punisce con la reclusione gli immigrati irregolari che non si siano conformati ad un ordine di lasciare il territorio nazionale. La norma - spiegano i giudici europei - è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri degli immigrati irregolari. Secondo il presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, mons. Antonio Maria Vegliò, la sentenza “dimostra attenzione alla persona umana anche quando si trova in una situazione irregolare”. Critica Bruxelles invece il ministro degli Interni italiano Maroni. Sulle motivazioni della Corte Europea, Paolo Ondarza ha intervistato la prof.ssa Chiara Favilli, docente di diritto dell’Unione Europea alla Lumsa:

    R. - La Corte ha affermato, in maniera chiara, che l’Italia ha violato un obbligo dell’Unione Europea: l’obbligo, cioè, di attuare la direttiva sull’espulsione dei cittadini dei Paesi terzi in soggiorno irregolare. La direttiva prevede che quando c’è uno straniero in posizione irregolare, prima di tutto occorre verificare se lo straniero possa essere allontanato con una partenza volontaria; dopodiché, se si verifica che questo non è possibile, allora occorre prevedere delle misure più efficaci, come - ad esempio - l’accompagnamento immediato oppure la detenzione. Nella normativa italiana non esiste questa gradualità: nella normativa italiana, lo straniero che è in posizione irregolare è sempre soggetto ad un provvedimento di accompagnamento coattivo alla frontiera. Questo fa sì che la normativa italiana sia radicalmente in contrasto con la normativa europea…

    D. – Alla normativa italiana manca la gradualità prevista dall’Europa?

    R. - Manca totalmente la gradualità. Gradualità non significa che l’Unione Europea ci chieda di utilizzare e di adottare delle misure - come dire - soft, morbide nei confronti degli stranieri. La normativa europea è tutta finalizzata a creare una “fortezza Europa” e quindi a far sì che davvero gli allontanamenti siano eseguiti. L’Unione Europea, quindi, non ci chiede di essere più magnanimi, ci chiede di essere più ragionevoli. Badate che in Italia, oggi, chi non esegue un ordine di allontanamento è punito: la prima volta che viene trovato senza aver eseguito un ordine di allontanamento con una pena detentiva da uno a quattro anni; se poi la persona viene nuovamente trovata, ha una pena detentiva che va da uno a cinque anni: si tratta di pene molto gravi. Per l’Unione Europea la persona che è in soggiorno irregolare deve essere espulsa, ma non deve essere incarcerata.

    D. - Professoressa, la legislazione penale rientra nella competenza degli Stati membri: dunque, a questo punto, l’Italia come deve comportarsi di fronte a questo pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione Europea?

    R. - Anche quando noi trattiamo di competenze esclusive degli Stati membri, queste competenze devono sempre rispettare il diritto dell’Unione Europea. Il legislatore italiano dovrà prendere atto di questa sentenza: da oggi, in attesa che il governo e che il Parlamento intervengano, i giudici devono disapplicare questi reati penali connessi all’espulsione ed applicare direttamente questi articoli della direttiva europea. Può darsi che il governo intervenga con un Decreto Legge per rimediare a questa situazione, però a questa sentenza e a questi obblighi dell’Unione Europea non si rimedia con un semplice Decreto Legge di uno o due articoli. Qui è l’intera normativa sull’allontanamento dello straniero che deve essere riformata. (mg)

    Usa
    Diversi tornado hanno devastato, nelle ultime ore, varie regioni nel sud degli Stati Uniti. Le vittime sono almeno 170. I feriti sono centinaia. Il presidente americano, Barack Obama, ha dichiarato lo stato di emergenza in Alabama e Arkansas e autorizzato la Federal emergency management agency ad assumere il coordinamento delle operazioni.

    Pakistan
    E' di almeno cinque morti e otto feriti il bilancio di un attentato ad un autobus della Marina avvenuto a Karachi, nel Pakistan meridionale. Si tratta del terzo attentato nella città pachistana solo nell'ultima settimana. L'attentato, condannato dalle massime autorità dello Stato, ha provocato anche la distruzione di altri due veicoli che si sono scontrati a causa della deflagrazione.

    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Una bomba è esplosa oggi al passaggio di un veicolo della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) a Kandahar. Il bilancio dell’attentato, rivendicato dai talebani, è di almeno tre soldati feriti. Sale inoltre a dodici il bilancio dei soldati del contingente internazionale morti negli ultimi giorni in Afghanistan, tra cui otto americani rimasti uccisi durante una sparatoria avvenuta all'interno di una base militare della Nato nell'aeroporto di Kabul.

    Iraq
    Un civile è morto e altri quattro sono rimasti feriti in due attacchi condotti questa mattina a Baghdad. Fonti locali riferiscono che una bomba piazzata sotto l’automobile della vittima è esplosa nel quartiere meridionale di Doura. In un altro attentato, quattro persone sono rimaste ferite per l’esplosione di una mina nel quartiere orientale di Baladiyat. Gli attacchi a Baghdad si sono nuovamente intensificati, in vista del completo ritiro dei militati statunitensi previsto entro la fine dell'anno.

    Repubblica Centrafricana
    I ribelli della sedicente “Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace” (Cpjp), hanno annunciato per oggi un cessate il fuoco in vista dell’apertura di un dialogo con il governo di Bangui. Composta da esponenti di diverse etnie, il gruppo è rimasto fuori dal processo di pace messo in atto negli ultimi anni dal governo del presidente François Bozizé per riportare la stabilità nel Paese, in particolare nelle zone settentrionali, in preda all’insicurezza alimentata da bande armate.

    Malawi
    Esponenti del governo britannico hanno minacciato “gravi conseguenze” dopo la notifica dell’ordine di espulsione nei confronti di un diplomatico inglese in Malawi. Secondo la Bbc, non è da escludere una riduzione dei flussi di aiuti finanziari finora garantiti da Londra al Paese africano. Secondo diversi osservatori, il provvedimento preso dal Malawi va collocato nell’ambito delle crescenti critiche dei Paesi europei nei confronti del presidente del Malawi, accusato di aver accentuato alcune spinte repressive, soprattutto nel campo dell’informazione, dopo la rielezione del 2009.

    Costa d’Avorio
    Ibrahim Coulibaly, capo del cosiddetto “comando invisibile”, è stato ucciso ieri sera ad Abidjan dalle Forze repubblicane della Costa d’Avorio (Frci), il nuovo esercito fedele al presidente Alassane Ouattara. I miliziani del “comando invisibile” hanno partecipato ai combattimenti contro le forze del deposto presidente Laurent Gbagbo, ma non si erano uniti alle Forze repubblicane vicine a Ouattara. Gbagbo contestava i risultati elettorali e rifiutava di lasciare il potere.

    Somalia
    In Somalia, almeno otto persone sono rimaste uccise e altre 13 ferite nell’esplosione di una mina al passaggio di un veicolo nella regione meridionale di Gedo. Le nuove vittime civili del conflitto stavano tentando di fuggire dai combattimenti tra insorti e militari nel sud. Nella capitale Mogadiscio, sono almeno cinque i morti, tra cui due civili, uccisi in uno scontro a fuoco. La sparatoria sarebbe stata causata da un litigio su un episodio di racket ad opera di soldati.

    Sudan
    Il mandato della missione di pace dell’Onu in Sudan è stato esteso fino al 9 luglio, il giorno della proclamazione dell’indipendenza del Sud da Khartoum. La misura è stata adottata dal Consiglio di sicurezza. Khartoum ha riconosciuto l’esito del referendum sull’autodeterminazione del Sud che si è tenuto a gennaio. Il Sud Sudan diventerà il 54.mo Stato del Continente africano. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Gabriele Papini)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 118

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.