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Sommario del 25/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Al Regina Caeli a Castel Gandolfo, il Papa esorta le realtà ecclesiali a combattere la piaga della violenza sui bambini. La testimonianza di don Di Noto, dell’associazione “Meter”
  • Vicinanza del Papa ai rom, riparati nella Basilica di San Paolo dopo lo sgombero del loro campo. Trovata soluzione grazie alla Caritas
  • Il cardinale Bagnasco: la Beatificazione di Papa Wojtyla darà nuovo slancio a tutta la Chiesa italiana
  • Per la Beatificazione di Giovanni Paolo II, Musei Vaticani aperti anche la notte
  • Oggi in Primo Piano

  • L’impegno della Comunità missionaria di Villaregia nella Costa d’Avorio sconvolta dalla violenza
  • Immigrazione: la Francia per una revisione del Trattato di Schengen. Attesa per il Vertice italo-francese a Roma
  • Il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia: la Pasqua aiuti l'Italia ad essere più solidale
  • “Affondo”: è il titolo di un libro-denuncia sul dramma dell’immigrazione irregolare dall’Africa all’Europa
  • Fede e cultura protagoniste in una mostra dedicata al Vasari dall’arcidiocesi di Arezzo
  • Chiesa e Società

  • Visita in Africa del Preposito generale della Compagnia di Gesù
  • Taiwan al primo posto per gli aiuti alle vittime dello tsunami in Giappone
  • Commemorazione per l'anniversario dello sterminio degli armeni
  • Giornata mondiale contro la malaria, terza causa di mortalità infantile
  • Ucraina in festa per i 10 anni dalla visita di Giovanni Paolo II
  • Acli: a Betlemme una statua di Giovanni Paolo II alta tre metri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: bombardamenti di Gheddafi su Misurata, 30 morti. Raid della Nato su Tripoli distrugge edificio del rais
  • Il Papa e la Santa Sede



    Al Regina Caeli a Castel Gandolfo, il Papa esorta le realtà ecclesiali a combattere la piaga della violenza sui bambini. La testimonianza di don Di Noto, dell’associazione “Meter”

    ◊   Nel Lunedì dell’Angelo, Benedetto XVI ha sottolineato come la Risurrezione del Signore segni il rinnovamento della condizione umana e sia il fondamento della Chiesa. Il Papa si è soffermato sulla vittoria di Cristo sulla morte, al Regina Caeli al Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, dove si è trasferito ieri pomeriggio. Nell’odierna Giornata per i bambini vittime della violenza, promossa dall’associazione “Meter”, il Papa ha quindi esortato tutte le realtà ecclesiali ad impegnarsi per contrastare questa piaga e per sensibilizzare le coscienze contro lo sfruttamento e l’indifferenza. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Impegnarsi senza risparmio di energie per proteggere i bambini dalla violenza: nel Lunedì dell’Angelo, parlando ai fedeli riuniti a Castel Gandolfo, il Papa ha dedicato un pensiero speciale all’Associazione “Meter”, promotrice della Giornata nazionale per i bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza:

    “Li incoraggio a proseguire la loro opera di prevenzione e di sensibilizzazione delle coscienze al fianco delle varie agenzie educative: penso in particolare alle parrocchie, agli oratori e alle altre realtà ecclesiali che si dedicano con generosità alla formazione delle nuove generazioni”.

    Prima delle parole in favore dei bambini vittime della violenza, il Papa si era soffermato sulla Risurrezione del Signore che, ha detto, “segna il rinnovamento della nostra condizione umana”:

    “Cristo ha sconfitto la morte, causata dal nostro peccato, e ci riporta alla vita immortale. Da tale evento promana l’intera vita della Chiesa e l’esistenza stessa dei cristiani”.

    “Cristo è risorto! E’ veramente risorto”: il Papa ha rammentato che uno dei segni caratteristici della fede nella Risurrezione è il saluto tra i cristiani nel tempo pasquale. E questo saluto, ha osservato, “è una professione di fede e un impegno di vita”. Quindi, ha ricordato l’esortazione di Gesù alle donne, descritte dal Vangelo di Matteo, ad annunciare la Buona Novella. Ed ha ribadito, con le parole di Paolo VI, che tutta la Chiesa “riceve la missione di evangelizzare e l’opera di ciascuno è importante per il tutto”. Il Papa si è così chiesto in che modo possiamo incontrare il Signore e diventare sempre più suoi autentici testimoni:

    “Nella preghiera, nell’adorazione, dunque, Dio incontra l’uomo. (...) Solo se sappiamo rivolgerci a Dio, pregarLo, noi possiamo scoprire il significato più profondo della nostra vita, e il cammino quotidiano viene illuminato dalla luce del Risorto”.

    Si è poi riferito alla festa odierna di San Marco Evangelista, “annunciatore del Verbo e scrittore delle dottrine di Cristo”. Egli, ha aggiunto, è anche il Patrono della città di Venezia, dove, ha detto, mi recherò in visita pastorale il 7 e 8 maggio prossimo. Il Papa ha infine invocato la Vergine Maria affinché aiuti ognuno “a compiere fedelmente e nella gioia la missione che il Signore Risorto” gli ha affidato.

    Come ricordato dal Papa al Regina Coeli, ricorre oggi la 15.ma “Giornata nazionale dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza”. L’iniziativa, promossa dall’associazione “Meter, dalla parte dei bambini… contro la pedofilia”, ha ricevuto nei giorni scorsi il sostegno del presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, dei presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e di numerosi presuli italiani. Gabriella Ceraso ha parlato del tema scelto per questa edizione, “Abbiamo ritrovato la vita”, con il fondatore di “Meter”, don Fortunato Di Noto:

    R. - Questo tema nasce da una lettera che una ragazza di 16 anni mi ha mandato lo scorso anno, perché lei - vittima di abusi - aveva ritrovato la vita proprio nella nostra esperienza di "Meter" e nella comunità cristiana. E’ la logica della pedagogia dell’amore: solo l’amore è riuscito a far risorgere, in un certo qual modo, questa bambina, ma anche tutte le vittime di atti di violenza, di sfruttamento e di indifferenza.

    D. - Oggi il Papa, al Regina Caeli, ha ricordato questa Giornata e lei ha chiesto proprio di esserci in questa occasione per sostenere i bambini vittime, ma per sostenere anche la lotta di Benedetto XVI contro gli abusi. Perché?

    R. - Perché il Santo Padre non ha fatto mai mancare la sua voce autentica, saggia, perché - e questo lo posso testimoniare - i bambini nel Santo Padre e nella Chiesa trovano il cuore della loro capacità di poter crescere bene.

    D. - E questo nonostante la piaga aperta degli abusi sessuali abbia coinvolto anche membri della Chiesa... La Chiesa è impegnata in una lotta contro tutto questo e "Meter" ne è una testimonianza…

    R. - La Chiesa non mette la testa sotto la sabbia, anzi al contrario dice che è vero che dentro la comunità cristiana ci sono persone peccatrici, qualcuno che ha ferito l’innocenza dei privilegiati del Signore, cioè i bambini. Ciò non significa che la Chiesa non possa non annunciare sempre la bellezza del cristianesimo proprio ai piccoli, ai deboli: un cristianesimo autentico che incide nel mondo dà senso anche al dolore degli innocenti.

    D. - Questa Giornata è un’occasione sicuramente per commemorare, ma anche per informare e per riflettere…

    R. - Se ci impegniamo tutti in una rete pastorale, in una intelligenza nuova, in una incarnazione del Vangelo in una società che spesso diventa scristianizzata, i bambini possono essere sempre più protetti, più sostenuti.

    D. - Ci sono dei progetti specifici per questa 15.ma edizione?

    R. - Tutte le sedi italiane sono impegnate a promuovere la Giornata: chi è coinvolto a fare una celebrazione eucaristica; chi farà dei convegni o terrà dei particolari incontri anche teatrali e culturali. Quest’anno, poi, moltissime richieste sono venute dal Madagascar, dalle diocesi del Cile, dalle diocesi dell’Uganda e del Mali: questo significa che un’iniziativa che nasce nel profondo sud della Sicilia sta diventando sempre di più, un appuntamento desiderato da molti. (mg)

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    Vicinanza del Papa ai rom, riparati nella Basilica di San Paolo dopo lo sgombero del loro campo. Trovata soluzione grazie alla Caritas

    ◊   Ieri pomeriggio, il sostituto della Segreteria di Stato, mons. Fernando Filoni, si è recato presso la Basilica romana di San Paolo “per esprimere la vicinanza del Santo Padre” al gruppo di rom, alcune decine, “che hanno trovato appoggio nell’area della Basilica dopo lo sgombero del loro campo venerdì scorso”. Nel pomeriggio, informa una dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, “con l’interessamento della Caritas, è stata trovata una soluzione, con il trasferimento del gruppo presso strutture di accoglienza gestite dalla cooperativa sociale Domus, dove le famiglie potranno restare unite”. A tal fine, prosegue padre Lombardi, “i nuclei sono stati opportunamente censiti, per evitare le separazioni”. E’ da osservare, si legge ancora nella dichiarazione, che “in tutto il corso della vicenda, il comportamento della Gendarmeria vaticana è stato caratterizzato da correttezza e umanità, in stretta collaborazione con gli operatori della Caritas e con le competenti autorità di Pubblica Sicurezza, in modo da favorire il dialogo e la serenità nella ricerca delle soluzioni più opportune”. Padre Lombardi si augura, infine, che “la soluzione temporanea trovata preluda ad una sistemazione stabile adeguata”.

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    Il cardinale Bagnasco: la Beatificazione di Papa Wojtyla darà nuovo slancio a tutta la Chiesa italiana

    ◊   La Chiesa e la società italiana si apprestano a vivere con particolare intensità la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco ha infatti contribuito in modo straordinario alla vita ecclesiale dell’Italia, ma anche al progresso sociale e culturale del Paese. Karol Wojtyla ha amato l’Italia. Un amore contraccambiato, che si manifesta in questi giorni di in una miriade di iniziative dedicate al nuovo Beato pressoché in ogni comune italiano. Per parlare del contributo offerto da Giovanni Paolo II all’Italia, Alessandro Gisotti ha intervistato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana:

    R. – Le mie emozioni sono quelle di tutta la Chiesa e cioè di grande gioia e di grande gratitudine, perché il Santo Padre Benedetto XVI ha potuto e ha voluto la Beatificazione del suo predecessore. Quindi, una grande attesa, un grande desiderio da parte del popolo cristiano verso Giovanni Paolo II, che vede la sua realizzazione. Papa Giovanni Paolo II è entrato nel cuore non solo della cattolicità, ma del mondo intero. Quindi, poterlo venerare sugli altari è motivo veramente di grande gioia e di gratitudine per Benedetto XVI.

    D. – C’è un insegnamento di Papa Wojtyla a cui è particolarmente legato e che l’ha aiutata nel suo servizio alla Chiesa?

    R. – La predicazione, il Magistero del Papa Giovanni Paolo II, che ha portato in tutto il mondo, il Magistero legato ai diritti umani e alla dignità di ogni uomo, che non è assolutamente un messaggio di tipo sociologico, ma è un messaggio teologico perché - sempre parlando dell’uomo – il Papa ha guardato a Cristo Gesù, che rivela il vero volto di Dio e il vero volto dell’uomo. Questo Magistero ha segnato la mia formazione religiosa, sacerdotale ed episcopale, ma ha segnato anche la coscienza del mondo intero.

    D. – Quali frutti si aspetta per la Chiesa italiana da questa Beatificazione?

    R. – Uno slancio; un rinnovamento nello slancio missionario dell’evangelizzazione, per essere veramente sale e luce del nostro Paese. La Chiesa deve essere - secondo il mandato del suo Signore – una presenza propositiva, piena di lievito, di gioia per il bene di tutti; non certamente con il desiderio di ingerire, ma con il desiderio di servire la società italiana e, quindi, il bene di tutti e di ciascuno, annunciando il Vangelo e Gesù Cristo. E questo con tutte le implicazioni che il Mistero di Cristo, annunciato e vissuto, comporta sul piano antropologico, sul piano sociale, sul piano etico naturalmente: tutti gli aspetti e gli ambiti della vita umana.

    D. – Primo Papa non italiano, dopo oltre quattro secoli, Karol Wojtyla ha dato tanto anche alla società e alla cultura italiana: ecco, questa Beatificazione assume poi un valore particolare, perché cade nel 150.mo di unità nazionale. Una sua riflessione…

    R. – Il Papa Karol Wojtyla ha portato in Italia e in Occidente l’eco della sua storia personale: la storia che riguarda la Polonia, ma che riguarda anche il mondo dell’Est, che ha lottato tanto per la propria libertà, per l’uguaglianza. Quindi, ha dato una scossa salutare sia al nostro Paese, sia all’Occidente. Per quanto riguarda l’anniversario dell’unità nazionale, direi che Papa Wojtyla è stato, dopo qualche tempo, colui che ha riproposto il termine di “patria” nel senso etimologico, senza timori e senza complessi ed ha trasferito e ha trasfuso in modo molto bello e contagioso l’amore per la propria terra, per la propria cultura, per le proprie tradizioni, per la nazione; egli ha parlato dello spirito della nazione: tutto questo senza assolutamente cadere in quella che è una chiusura identitaria. Semmai dentro una tradizione bella, forte, una storia di valori, c’è sempre la premessa e la condizione per un’apertura inclusiva e arricchente di qualunque altra cultura. (mg)

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    Per la Beatificazione di Giovanni Paolo II, Musei Vaticani aperti anche la notte

    ◊   In occasione della Beatificazione di Giovanni Paolo II, il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha disposto che, a partire da domani fino al 29 aprile e il 2 maggio, sia prolungato l’orario di ingresso dei Musei Vaticani con una straordinaria apertura notturna dalle ore 19 alle ore 24 (ultimo ingresso alle ore 22). A tutti i pellegrini che si presenteranno muniti di lettera della parrocchia di appartenenza, diocesi o altra istituzione, l’ingresso ai Musei Vaticani sarà garantito a tariffa ridotta di 8 Euro. L’iniziativa si propone di assicurare a quanti affluiranno numerosi a Roma, un più ampio servizio e una migliore accoglienza, dando testimonianza dello spirito di collaborazione di tutto il personale dei Musei Vaticani, chiamato in questo a servire con orgoglio e dedizione la Santa Sede. “I Musei del Papa sono i musei di tutti – dichiara il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci – rappresentano la storia, la missione e il destino della Chiesa Universale. Per questo abbiamo voluto l’apertura notturna straordinaria a prezzo agevolato per chiunque sarà a Roma nei giorni che precedono e seguono la Beatificazione di Giovanni Paolo II. Di fronte a Raffaello e Michelangelo, all’Apollo del Belvedere e al Laocoonte, i cristiani del mondo dovranno sentirsi orgogliosi di appartenere a una Chiesa che ha regalato al mondo la suprema consolazione della Bellezza”.

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    Oggi in Primo Piano



    L’impegno della Comunità missionaria di Villaregia nella Costa d’Avorio sconvolta dalla violenza

    ◊   Nella Costa d’Avorio sconvolta dalla violenza, la Comunità Missionaria di Villaregia, presente a Yopougon, nella periferia di Abidjan, sta accogliendo circa 8 mila persone alla ricerca di un posto sicuro. Padre Amedeo Porcu, missionario responsabile della Comunità di Villaregia a Yopougon, racconta al microfono di Fabio Colagrande l’impegno tra mille difficoltà in favore degli sfollati ivoriani:

    R. – Qui nel terreno della missione stiamo ospitando varie persone che cercano rifugio e salvezza, scappando dai vari quartieri perché minacciati dai miliziani o dai mercenari della Liberia. Quindi, sono qui per cercare rifugio e protezione presso Dio. Sono cristiani, non cristiani, cattolici e non, che cercano nella Chiesa quella madre che accoglie comunque tutti.

    D. – Può dirci qualcosa di più su chi sono questi sfollati e in che condizioni arrivano da voi?

    R. – Sono vecchi, donne, bambini, famiglie intere che si spostano dai quartieri che sono più toccati dalla violenza o che si sentono minacciati. Di notte, le case sono attaccate da uomini armati che rubano tutto quello che trovano e a volte uccidono, soprattutto quando trovano persone di un’etnia diversa o, comunque, persone indicate come nemiche. Recentemente abbiamo anche soccorso una donna, ferita da un obice che aveva colpito la sua zona: aveva una gamba spappolata. Per poterla soccorrere abbiamo dovuto rischiare, uscendo con la nostra macchina, per trasportarla in un ospedale qui vicino.

    D. – Quindi, l’arresto del presidente Gbagbo non ha interrotto le violenze in Costa d’Avorio?

    R. – Noi siamo certamente in una delle sacche di resistenza, perché la città in cui viviamo ha sempre sostenuto il vecchio presidente. Quindi, la gente fa fatica ad accettare una nuova soluzione. Ci sono soprattutto mercenari liberiani, armati precedentemente, che non abbandonano le armi, e giovani miliziani, che stanno cercando sicuramente qualche vantaggio: l’immunità o un po’ di soldi per poter deporre le armi. Inoltre, la distribuzione delle armi è stata fatta senza nessun criterio. Quindi, anche i ladri comuni hanno in mano i kalashnikov.

    D. – Come riuscire a trovare la speranza della Risurrezione in questa situazione?

    R. – Certamente abbiamo assistito e siamo stati testimoni di atrocità senza senso, in cui qualche volta ci viene da dubitare della bontà del cuore dell’uomo: odio razziale, violenza inaudita. Quindi, siamo certamente, qualche volta, messi alla prova soprattutto al livello di scoraggiamento. Credo, però, che la nostra fede ci sostenga, nel senso che vediamo dei segni di resurrezione anche in questa tristezza. Abbiamo qui degli scout che stanno dando a tempo pieno – giorno e notte - la loro disponibilità; abbiamo dei giovani della parrocchia che si stanno impegnando; un gruppo di medici volontari, che si stanno offrendo per aiutare con i pochi mezzi che abbiamo ancora a disposizione nell’infermeria. Quindi, vediamo, comunque, che, al di là dell’apparenza, della brutalità che in questo momento emerge, nel cuore dell’uomo c’è qualcosa di indistruttibile, che Dio stesso ha messo: una capacità di amare, un desiderio di pace e di vita, che è più forte. Cristo Risorto ha preso su di sé tutto questo male e queste atrocità, perché l’uomo possa risollevare il capo. Attendiamo di vedere nella storia la stessa realizzazione, ma siamo certi: la fede ci sostiene.(ap)

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    Immigrazione: la Francia per una revisione del Trattato di Schengen. Attesa per il Vertice italo-francese a Roma

    ◊   La Francia “non vuole sospendere” il Trattato di Schengen sulla libera circolazione delle persone in Europa, ma “rivedere le clausole di tutela in situazioni particolari”. E’ quanto affermato da Henri Guaino, consigliere speciale del presidente francese Nicolas Sarkozy. Intanto, prosegue il flusso di immigrati che dall'Italia si dirige verso la Francia. A Ventimiglia, a pochi chilometri dal confine, in queste ore sono arrivati e ripartiti circa 200 tunisini. Proprio il tema dell’immigrazione sarà al centro del vertice italo-francese, presenti Berlusconi e Sarkozy, che si svolgerà domani a Roma. Ma è così facile modificare l’accordo di Schengen, come propone la Francia? Giada Aquilino lo ha chiesto a Franco Rizzi, docente di Storia dell’Europa e del Mediterraneo all’Università "Roma Tre" e autore del libro "Mediterraneo in rivolta", edito da Castelvecchi:

    R. - Credo che non sia facile modificare il Trattato di Schengen. La Francia non può cambiare da sola il Trattato di Schengen, anche se ci sono dei precedenti di sospensione dell’accordo in occasione di alcuni avvenimenti particolari: partite di calcio, il G8 all’Aquila e anche quello di Genova, dove - nonostante la sospensione - i black block arrivarono lo stesso. Tutte queste cose servono - a mio avviso - a identificare sempre di più un’Europa “fortezza”: una fortezza in cui non si può entrare, una fortezza che diventa - tra l’altro - sempre più vecchia; un’Europa che - dopo aver parlato per anni della necessità che nel Sud del Mediterraneo ci fossero democrazia e libertà - appena cominciato un processo di questo genere, invece di essere felice e contenta di poter aiutare, l’unica cosa che sa fare è intervenire con gli aerei! Voglio dire che, da un punto di vista di sostegno a quello che sta avvenendo nel Mediterraneo, non ci sono state grandi manifestazioni di solidarietà. La realtà poi è che diventa sempre più pesante l’affermazione di partiti xenofobi in tutta l’Europa, l’ultimo è stato in Finlandia: partiti che dicono "no" all’Europa e ai suoi valori. Da questo punto di vista, credo che il discorso di Schengen sia un discorso che deve essere inquadrato in questa cornice politico-diplomatica, anche se nei prossimi giorni si parlerà di come regolamentare - in maniera forse più rigida - le frontiere esterne e non le frontiere interne agli Stati europei.

    D. - Di fatto sull’immigrazione c’è una spaccatura interna dell’Europa o la questione, in fondo, riguarda solo l’Italia, la Francia e altri Paesi per così dire di confine?

    R. - Le nazioni stanno facendo tutto questo dibattito per 20 mila o forse 30 mila immigrati, forzati dalla guerra e forzati dalle condizioni, aspiranti ad avere una situazione di libertà. Si sta facendo tutto ciò per questo. Non bisogna mai perdere di vista la realtà! Su questa realtà si innesta tutto un discorso sulla paura: la paura dell’altro. L’Europa vive in questo modo: vive con la paura dell’altro, senza sapere oggi come comportarsi nei confronti dell’altro.

    D. - Per i prossimi giorni, cosa c’è da attendersi?

    R. - Ci sono delle elezioni in vista e quindi verrà fatto qualcosa che servirà sicuramente alla politica interna. In Italia, abbiamo le elezioni amministrative. In Francia, ci saranno le elezioni presidenziali il prossimo anno e la situazione di Sarkozy non è molto brillante, considerato il fatto che Marine Le Pen è una concorrente, a destra, molto forte. Anche lui, quindi, sta cercando in tutti i modi - sia con l’intervento in Libia, sia con le dichiarazioni sull’immigrazione - di ricuperare consensi all’interno della Francia. (mg)

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    Il vescovo di Terni, Vincenzo Paglia: la Pasqua aiuti l'Italia ad essere più solidale

    ◊   “Il Signore Risorto risvegli nei singoli, nelle famiglie e nelle comunità un desiderio ancor più grande di unità e di concordia”: è l’esortazione rivolta, ieri, da Benedetto XVI all’Italia negli auguri di Pasqua, prima della Benedizione “Urbi et Orbi”. Proprio sul bisogno di maggiore unità e solidarietà, si sofferma mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia, intervistato da Paolo Ondarza:

    R. – La Pasqua quest’anno trova un’Italia particolarmente bisognosa di Risurrezione. C’è un’Italia che sembra stretta tra la paura e la chiusura, che deve liberarsi da un clima che pare sempre più grigio e conflittuale, come se contrapporsi sia il modo di vivere rispetto invece ad un altro che è quello dell'avere speranza, di costruire insieme un Paese più solidale, più largo. Tante volte sembra come se fossimo legati con le bende come Lazzaro e sono le bende della xenofobia, del culto dell’interesse per se stessi, del culto del denaro. Io mi auguro che come avvenne per i due di Emmaus, che erano un po’ tristi, anche Gesù riprenda a camminare con tutti gli italiani e gli italiani si lascino aiutare a riscaldare il cuore, perché c'è il rischio di marcire al proprio interno. Abbiamo bisogno di luce, abbiamo tutti bisogno di una speranza nuova, gli anziani, le famiglie… C’è un’attesa e per questo io credo che la Pasqua attende anche degli annunciatori. Tutti noi credenti dobbiamo ripercorrere l’Italia in un nuovo impegno di evangelizzazione.

    D. – Ma ci sono dei segni di risurrezione oggi in Italia?

    R. - Grazie a Dio sì, ce ne sono e sono anche numerosi! Laddove c’è il dolore e ci sono cristiani che consolano e che aiutano, ecco lì comincia la risurrezione. In Italia questo c’è. Penso a tutte quelle comunità, a quei gruppi, quelle persone che hanno accolto gli immigrati che sono riusciti a superare il Mediterraneo e non sono morti lì: la risurrezione è cominciata. Laddove ci sono gli anziani che trovano amici, amiche, giovani che li vanno a trovare, lì la risurrezione è già iniziata. Ecco perché credo che i segni ci sono e questo permette all’Italia di guardare al domani con speranza.(bf)

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    “Affondo”: è il titolo di un libro-denuncia sul dramma dell’immigrazione irregolare dall’Africa all’Europa

    ◊   Quali sono le strategie dell’Italia, e dell’Europa in generale, nell’affrontare il fenomeno dell’immigrazione irregolare? Cosa fa l’Africa per i suoi figli? Le risposte a queste domande le fornisce la denuncia del giornalista africano Jean-Baptiste Sourou che nel suo libro “Affondo”, delle Edizioni San Paolo, racconta parte del suo vissuto a fianco degli immigrati. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

    R. - Ho scritto questo libro perché per lunghi anni si è parlato di questo tema e ho capito che c’è una grandissima ignoranza, una grandissima ipocrisia, in vari ambienti, in Italia, come in Europa. Nessuno sembra considerare queste persone per quello che sono e si fanno leggi che non rispettano la loro dignità, la loro storia. Parlo anche dei media nel mio libro; quando ci sono dei morti si fanno grandi titoli, dopodiché silenzio totale, nessuno ne parla più. Allora mi chiedo, come giornalista: questo è il nostro modo di informare su quello che sta accadendo?

    D. – Nel tuo libro parli delle colpe dell’Italia e dell’Europa, ma parli anche di quelli che definisci i “silenzi dell’Africa” …

    R. – Io dico: Africa, cosa fai per i tuoi figli? I dirigenti africani sanno che queste persone stanno morendo. Come africano, trovo scandaloso che fino ad oggi i dirigenti africani non si siano seduti in un summit dell’Unione africana o delle organizzazioni regionali per mettere in agenda il problema dell’immigrazione clandestina. Africa, svegliati! I tuoi figli diventano il pasto per i pesci del Mediterraneo e quando arrivano in Italia per loro è una delusione totale: ottenere lo status di rifugiato in Italia non è la fine dei problemi, anzi è l’inizio.

    D. - Questo libro fa un po’ il punto su tutta la situazione del Mediterraneo. Questa mancanza di umanità, che tu denunci, è riscontrabile solo in Italia?

    R. – No, non è una cosa soltanto italiana. Per rispondere a questi flussi gli Stati europei hanno istituito questa loro organizzazione che si chiama “Frontex” per respingere, per pattugliare nel Mediterraneo. Io dico: Europa, con tutti i mezzi che hai, questo non è il modo di fare. E’ per questo che dico agli Stati africani: No! Voi Stati africani, non dovete firmare questi accordi. Voi non potete fare i gendarmi per l’Europa; chiedete piuttosto una giusta cooperazione e usate giustamente i soldi che vi vengono dati per creare strutture nei vostri Paesi dove la gente possa realizzare i propri sogni. Io, come africano, non credo che gli africani sognino di venire a realizzarsi in Europa; no, la gente vorrebbe rimanere nel proprio posto. Dico: cessate di fare amicizia con i dittatori in Africa. Si sa che molti dei Paesi europei hanno accordi economici ben stretti… No, aiutiamo l’Africa e i suoi figli perché possano vivere e realizzarsi lì. (ma)

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    Fede e cultura protagoniste in una mostra dedicata al Vasari dall’arcidiocesi di Arezzo

    ◊   “Giorgio Vasari: Santo è Bello”. E’ il titolo di una mostra inaugurata in questi giorni al Palazzo Vescovile di Arezzo, in occasione del 500.mo della nascita del grande letterato e artista rinascimentale. Il percorso espositivo si incentra in particolare sulla produzione pittorica di stendardi processionali. Promotore della mostra è l’arcivescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro, mons. Riccardo Fontana, che in questa intervista di Alessandro Gisotti si sofferma sul significato dell'iniziativa culturale:

    R. – Vasari ha un tema vicino all’insegnamento dei Papi del nostro tempo che non poteva cadere: la perfezione umana è l’esperienza della fede. Un’antropologia ricca, piena di ogni risorsa trova un valore aggiunto nella Santità. Sono cinque secoli dal Battesimo di Giorgio Vasari e la sua Chiesa è ancora grata per una testimonianza di fede che attraversa tutto l’arco della sua vita.

    D. – In un’arcidiocesi come la sua, così ricca di opere d’arte, questa mostra sottolinea anche il binomio tra arte-cultura e fede...

    R. – Certamente! Il cardinale Ravasi verrà ad illustrare questo tema alto, il primo giugno, e sarà un’occasione bellissima per riflettere attorno a queste tematiche alte in terra toscana, dove il Rinascimento è nato e dove la Chiesa in umiltà vuol ridire agli uomini e alle donne del nostro tempo: ciò che fu fatto dai padri possiamo farlo anche noi oggi, possiamo misurarci con il Signore Gesù e il suo Vangelo e riproporre una storia tutta nuova, una storia segnata dalla fede, dove la liberazione dell’uomo diventa concretissima.

    D. – Qual è il suo auspicio per i visitatori, che verranno a vedere “Giorgio Vasari: Santo e bello”?

    R. - Spero che, passando attraverso il percorso culturale di Vasari, quanti arrivino sappiano cogliere la bellezza della fede e recuperare quella fiamma interiore, quella luce del cuore che ogni uomo porta in sé. (ap)

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    Chiesa e Società



    Visita in Africa del Preposito generale della Compagnia di Gesù

    ◊   Sarà articolato in tre tappe il viaggio nell’Africa centrale del Preposito generale della Compagnia di Gesù, Adolfo Nicolás, per i 50 anni della provincia gesuita. Accompagnato da padre Jean Roger Ndombi, assistente per l’Africa, e da padre Antoine Kerhuel, assistente per l'Europa Occidentale, il Preposito generale comincerà il suo viaggio domani dalla Repubblica Democratica del Congo, dove visiterà la capitale Kinshasa e le sue periferie, che ospitano numerose opere di apostolato. In particolare, a Kinshasa-Gombe padre Nicolás si recherà nella Maison Saint Ignace, il complesso dove risiede il Provinciale con la sua Curia e dove si trovano anche diverse strutture fra cui il Collège Boboto, con i suoi quasi 2400 alunni, e il Centro Culturale che porta lo stesso nome; e poi la parrocchia del Sacro Cuore; il Cepas (Centro Studi per l'Azione Sociale); la rivista di informazione e riflessione sull'attualità africana Congo-Afrique, che compie anch'essa cinquanta anni; il Servico, un organismo di servizio alle comunità, soprattutto quelle più lontane dalla città; il Cadicec, il centro cristiano per la formazione dei dirigenti delle imprese; la comunità dei giovani gesuiti che studiano all'università. In altre parti della città il Preposito generale visiterà il Collège Bonsomi, con oltre 1200 alunni, e il Centre "Monseigneur Munzihirwa", che accoglie ragazzi di strada. La visita proseguirà a Kimwenza, vicino Kinshasa, dove padre Nicolás visiterà l'Istituto San Pietro Canisio con la facoltà di filosofia dove studiano giovani gesuiti anche di altre Province dell'Africa; il Centro Spirituale con la casa per gli esercizi spirituali; la parrocchia e l'Istituto superiore agro-veterinario. Infine, una giornata sarà dedicata alla visita al noviziato e al Collège Kubama, a Kisantu. Nella seconda tappa della sua visita nell’Africa centrale, il Preposito generale parteciperà all'Assemblea annuale della Conferenza dei Superiori maggiori gesuiti dell'Africa e del Madagascar (Jesam), che si terrà dal 2 al 6 maggio ad Antananarivo, in Madagascar. E proprio nella Provincia del Madagascar si concluderà il viaggio di padre Nicolás. Qui, dal 7 all'11 maggio, nella capitale incontrerà i gesuiti e la famiglia ignaziana, i collaboratori laici, il vescovo della città, i tre vescovi gesuiti. Visiterà il noviziato, il filosofato, il Collège Saint Michel con i suoi quasi 2500 alunni, il centro di spiritualità, la parrocchia e la casa editrice Éditions Ambozontany, la più importante tra le editrici cattoliche del Paese, che pubblica anche libri per le scuole. Due i momenti particolarmente significativi: la visita a Bevalala, un centro di formazione agricola alle porte della capitale, e quella ad Ambiatibe, il punto di riferimento del Vicariato Nord della diocesi di Antananarivo e il luogo dedicato alla memoria del Beato Jacques Berthieu, il gesuita francese martirizzato qui nel 1896. (C.D.L.)

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    Taiwan al primo posto per gli aiuti alle vittime dello tsunami in Giappone

    ◊   Taiwan in prima linea nella solidarietà verso le vittime del terremoto e dello tsunami che hanno devastato il Giappone l’11 marzo scorso, con donazioni per oltre 5 miliardi di dollari taiwanesi (oltre 120 milioni di Euro) da Croce Rossa e Ministero degli esteri, oltre a notevoli somme messe a disposizione da altri enti e a grandi quantità di aiuti materiali. Si stima – sono i dati pubblicati da Asianews - che la sola città di Taipei abbia donato una somma pari ad oltre 5 Euro per persona. In particolare, all’indomani del disastro, il governo di Taiwan ha offerto 100 milioni di dollari taiwanesi, ha inviato una squadra di soccorso specializzata e sollecitato la popolazione e le istituzioni benefiche a mobilitarsi. Ampia la solidarietà anche tra le aziende private e decisivo il contributo della Croce Rossa taiwanese che a 3 giorni dal disastro ha fatto pervenire nelle zone colpite 500 sacchi a pelo, 500 materassi e migliaia di abiti e coperte. Importante anche l’intervento della comunità cattolica che si è mobilitata con aiuti materiali e si è riunita in momenti di preghiera per le vittime. La Conferenza episcopale regionale cinese di Taiwan, al 29 marzo scorso, aveva già raccolto 88mila dollari americani. L’ambasciata della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede ha poi risposto con prontezza all’esortazione di Benedetto XVI, che all’Angelus del 13 marzo – due giorni dopo il terremoto - incoraggiava “quanti, con encomiabile prontezza, si stanno impegnando per portare aiuto”, dando seguito ad una donazione di 15mila euro. In occasione di una maratona televisiva per la raccolta di fondi dal titolo “Credi nella speranza, lotta e sorridi” è intervenuto anche il presidente del Paese Ma Ying-jeou, che ha donato di persona 200mila dollari di Taiwan (circa cinquemila euro). Il capo di Stato ha esortato la popolazione a donare quanto più possibile e si è seduto alla postazione telefonica per rispondere alle chiamate dei donatori. Significativo anche l’aiuto offerto al Giappone dagli Stati Uniti, che – ancora secondo Asianews – a fine marzo avevano donato alla Croce Rossa circa 120 milioni di dollari (pari 82,6 milioni di euro), e dalla Corea del Sud che alla stessa epoca ha donato 55,6 miliardi di won (35,45 milioni di Euro). Meno solidale invece l’Europa: l’Ucraina, che il 18 aprile ha ospitato a Kiev una conferenza dei donatori, ha raccolto circa 550 milioni di Euro da Russia, Francia, Germania, Gran Bretagna, dalla Commissione Europea (110 milioni) e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (120 milioni), anche se l’obiettivo da raggiungere era un miliardo. (C.D.L.)

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    Commemorazione per l'anniversario dello sterminio degli armeni

    ◊   L’Armenia ha commemorato, ieri, lo sterminio della sua gente pianificato dal movimento nazionalista dei “Giovani Turchi” e avvenuto nel 1915, allo scoppio della prima Guerra Mondiale. Gli armeni validi richiamati alle armi vennero uccisi e con loro intellettuali, sacerdoti e dirigenti politici. Donne, anziani e bambini furono costretti a lasciare le loro case con il pretesto della sicurezza, ma nel corso delle “marce della morte” caddero per mano di bande di malfattori appositamente istruite o perirono per la fame, la sete e le malattie. Si calcolano in un milione e mezzo le vittime del feroce massacro, mai ufficialmente riconosciuto dalla Turchia, nonostante le testimonianze dei superstiti e l’ampia documentazione esistente al riguardo negli archivi americani, inglesi, francesi, tedeschi e austriaci. (M.V.)

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    Giornata mondiale contro la malaria, terza causa di mortalità infantile

    ◊   I progressi nella prevenzione e nel trattamento della malattia sono al centro delle riflessioni che accompagnano la odierna Giornata mondiale contro la malaria, terza causa di mortalità tra i bambini. Si stima che circa 800 mila persone muoiano ogni anno a causa della malattia; il 90% delle morti si verifica in Africa, dove la malaria causa circa un sesto di tutte le morti infantili. In occasione dell’odierna ricorrenza, Anthony Lake, il direttore generale dell’Unicef, denuncia che anche in questa Giornata mondiale almeno 2 mila bambini “moriranno a causa di una puntura di zanzara”, nonostante “abbiamo misure efficaci per combattere questa malattia mortale e dobbiamo usarle per salvare vite”. La malaria è infatti sia prevenibile che curabile. Gli studi hanno dimostrato che quando i bambini di una comunità dormono sotto zanzariere trattate con insetticidi (Itn), la mortalità infantile globale può essere ridotta fino al 20%. Tra il 2004 e il 2010, più di 400 milioni di zanzariere sono state distribuite nei Paesi in cui la malaria è endemica. Questi sforzi hanno portato ad un reale progresso nella riduzione di morti per malaria, che è sceso del 20% tra il 2000 e il 2009. Alcuni Paesi che hanno investito sulla prevenzione - come Eritrea, Madagascar, São Tomé e Principe, Zambia e Zanzibar – hanno ottenuto una riduzione di oltre il 50% sia nei casi confermati di malaria che nei ricoveri e decessi per malaria. Alla luce di questi dati, l’Unicef Italia invita a donare una zanzariera antimalaria: sul sito www.regaliperlavita.it sarà possibile unirsi all’agenzia dell’Onu nella lotta contro la malaria e donare una zanzariera ad un bambino e alla sua mamma. Risiedono invece in un farmaco i progressi nel trattamento della Malaria che "Medici Senza Frontiere" (Msf) cerca di introdurre in tutti Paesi africani. L’Ong è impegnata a chiedere che nei Paesi africani vengano finalmente eliminati gli ostacoli all’introduzione dell’artesunato, farmaco che ha dimostrato di ridurre la mortalità dei bambini affetti da malaria complicata. Veronique De Clerck, coordinatore medico di Msf in Uganda spiega che "per decenni, nei casi di malaria grave è stato utilizzata la chinina, ma poiché può essere complessa da usare e perfino pericolosa, è arrivato il momento di metterla da parte. L’artesunato che abbiamo a disposizione ora è un farmaco in grado di salvare un maggior numero di vite ed è più semplice, sicuro ed efficace della chinina". Un'importante sperimentazione eseguita a fine 2010 ha infatti rilevato che l'impiego di artesunato per curare bambini affetti da forme gravi di malaria, riduce di un quarto il rischio di decesso. Mfs sottolinea che nonostante le nuove linee guida dell'Oms, che consigliano l'utilizzo di artesunato per la cura delle forme gravi complicate di malaria nei bambini africani, è necessario sviluppare un piano per aiutare i Paesi a modificare la propria prassi. I governi africani devono aggiornare urgentemente i propri protocolli di cura e i donatori devono mandare un chiaro segnale impegnandosi a sostenere gli eventuali costi aggiuntivi. L'artesunato, infatti, costa tre volte di più, ma questa differenza di 31 milioni di dollari all'anno necessari a cambiamento radicale, è irrisoria rispetto alle 200 mila vite che si potrebbero salvare secondo quanto sostengono i ricercatori. Per questo motivo Msf esorta l'Oms e i donatori a sostenere i governi in modo che questo passaggio avvenga rapidamente. (M.G.)

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    Ucraina in festa per i 10 anni dalla visita di Giovanni Paolo II

    ◊   In concomitanza con la Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, il 1 maggio, l’Ucraina si prepara a festeggiare i 10 anni dalla visita di Karol Wojtyla a Kiev e Lviv. Ricco il programma di eventi – informa l'agenzia Sir - che si svolgeranno sino al 27 giugno, elaborato congiuntamente dai dipartimenti di politica umanitaria del Consiglio Municipale di Lviv, dai rappresentanti della Chiesa cattolica greco-ucraina e della Chiesa cattolica romana e da alcune organizzazione pubbliche. In particolare, a Lviv sono previsti percorsi turistici speciali per pellegrini, una mappa di oggetti religiosi nel centro della città e la diffusione di una versione per il web dell'atlante "Lviv sacra: oggetti religiosi nella mappa della città". Saranno poi allestiti stand con fotografie del Papa e immagini dei 28 nuovi martiri della Chiesa cattolica greco-ucraina, beatificati a Lviv, e di due servi di Dio della Chiesa cattolica romana anch'essi proclamati Beati. Rappresentanti della Chiesa cattolica greco-ucraina e della Chiesa cattolica romana condurranno incontri con sacerdoti, organizzeranno serate a tema, pubblicheranno libri, giornali e riviste e allestiranno una mostra fotografica. In tutte le chiese di rito romano sono in programma momenti di preghiera, fra cui uno in particolare presieduto dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi. In calendario anche la presentazione del volume “Amava soprattutto il martedì” di Mieczyslav Morkczytski, che fu segretario personale di Papa Giovanni Paolo II. (C.D.L.)

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    Acli: a Betlemme una statua di Giovanni Paolo II alta tre metri

    ◊   In omaggio a Giovanni Paolo II, il prossimo 1 maggio, giornata della Beatificazione del Papa polacco, le Acli inaugureranno a Betlemme una statua raffigurante Karol Wojtyla, ospitata presso il Centro “Casa della Pace”, sede della scuola di formazione professionale dell’associazione. Alta tre metri, la statua è realizzata in marmo, opera di un artigiano palestinese. Lo rende noto – riferisce l'agenzia Sir - la stessa Associazione che, dal 28 aprile al 3 maggio, sarà in Terra Santa per il suo pellegrinaggio nazionale nel corso del quale celebrerà con la Fondazione Giovanni Paolo II e la comunità cristiana palestinese, la concomitanza della Beatificazione con la Festa dei lavoratori. La giornata si aprirà al mattino con la celebrazione della Santa Messa presieduta da mons. Antonio Franco, nunzio apostolico a Gerusalemme, e proseguirà assistendo alla diretta della Beatificazione in Piazza San Pietro. Quindi, l’inaugurazione, nel cortile del centro, della grande statua dedicata a Giovanni Paolo II. Per l’occasione interverranno il primo ministro dell’Autorità palestinese Salam Fayad, il tesoriere della Custodia di Terra Santa e vicepresidente della Fondazione Giovanni Paolo II, padre Ibrahim Faltas, e il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: bombardamenti di Gheddafi su Misurata, 30 morti. Raid della Nato a Tripoli distrugge edificio del rais

    ◊   In Libia, si intensificano i bombardamenti delle forze di Gheddafi su Misurata: almeno una trentina le vittime delle ultime ore. I raid aerei della Nato, invece, si concentrano su Tripoli. Distrutto, nella notte, l’ufficio utilizzato dal colonnello Gheddafi per le sue riunioni. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Un “vile” attacco. Il figlio del rais, Seif-al-islam, definisce così il raid notturno della Nato che, per l’ufficio stampa del governo libico, rappresenta un “attentato alla vita di Gheddafi”. Il regime, che ha portato sul posto i giornalisti stranieri per mostrare l’accaduto, lamenta alcuni dispersi e almeno 45 feriti, di cui 15 in modo grave. I caccia della coalizione hanno colpito anche altri quartieri della capitale, provocando l’oscuramento di mezz’ora delle trasmissioni di tre tv di Stato. I vertici dell’Alleanza Atlantica hanno esortato i civili a tenersi lontano da postazioni militari, segno che le operazioni non sono affatto terminate. Intanto il regime punta su Misurata, che ha ormai conquistato il triste epiteto di città ‘martire’. Almeno 30 le vittime dei raid condotti in queste ore dalle forze governative, che pure avevano annunciato il ritiro dall’area. Testimoni riferiscono di intensi bombardamenti ancora in corso in vari quartieri. Una sessantina i feriti, oltre 150 quelli giunti da sabato, via mare o via terra, in Tunisia dove si parla di emergenza. Per fronteggiarla le autorità di Tunisi hanno messo a punto un piano di assistenza lungo la frontiera che prevede l’impiego di ambulanze e strutture sanitarie.

    Siria - escalation di violenza
    In Siria non si placa la dura repressione contro i manifestanti anti governativi. Dopo le violenze di venerdì e sabato scorsi, che avrebbero causato la morte di circa 120 dimostranti, stamani si segnalano nuove operazioni militari per sedare la protesta nel Sud del Paese e in alcuni sobborghi della capitale Damasco. Gli attivisti riferiscono di un nuovo massacro a Daraa, dove si contano almeno 5 vittime. Più pesante il bilancio fornito da altre fonti, secondo le quali almeno 20 persone sono morte a seguito del blitz dell’esercito. Intanto, è arrivato l’appello del commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, affinché cessino immediatamente le violenze. Il servizio è di Marco Guerra:

    Testimoni citati dalla stampa araba e internazionale affermano che intorno alle ore 6 di stamani centinaia di soldati, protetti da almeno otto carri armati e due mezzi blindati, hanno fatto irruzione a Daraa, circa 120 km a sud di Damasco, epicentro dal 18 marzo scorso delle proteste e teatro della violenta repressione del regime. Attivisti riferiscono di aver visto cecchini appostati sui tetti e agenti dei servizi di sicurezza sparare in maniera indiscriminata, lasciando diversi cadaveri riversi nelle strade deserte che conducono al centro cittadino. Secondo bilanci, molto contrastanti tra loro, si contano dalle 5 alle 20 vittime. Oltre tutto è impossibile verificare le informazioni dal momento che gran parte dei giornalisti stranieri sono stati espulsi dal Paese. Sempre secondo gli attivisti, le operazioni militari hanno coinvolto stamani anche i villaggi vicini a Daraa: Enkhel, Nawa, Jassem e Izraa, teatro nei giorni scorsi dell'uccisione di decine di civili che intendevano partecipare ai funerali dei “martiri”. Analoghe operazioni di sicurezza sono in corso - secondo fonti dei dimostranti - anche nei sobborghi a Nord della capitale, dove “le squadre di lealisti” hanno condotto “arresti indiscriminati” all'interno delle abitazioni di sospetti organizzatori delle proteste. E' poi salito a 13 vittime, sempre non confermate dalle autorità ufficiali, il bilancio della repressione avvenuta ieri nella cittadina costiera di Jabla. E mentre sommosse e repressioni si susseguono, a macchia di leopardo, su tutto il territorio nazionale, la società civile siriana mostra sempre più insofferenza verso i metodi del regime del presidente Assad. Oltre cento tra scrittori, giornalisti e intellettuali siriani hanno firmato una dichiarazione in cui condannano “le pratiche oppressive e violente contro i partecipanti ai funerali dei martiri della sollevazione popolare”.

    Yemen
    Nello Yemen prosegue la repressione delle manifestazioni contro il presidente Saleh. Oggi si segnalano almeno due morti e decine di feriti in diverse città dove le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sui dimostranti nel tentativo di disperderli. Intanto, nella zona meridionale del Paese, ci sono state 5 vittime per gli scontri delle ultime 24 ore tra esercito regolare e miliziani delle tribù locali.

    Marocco - proteste
    Migliaia di persone sono scese in piazza in Marocco per la terza volta consecutiva dal mese di febbraio per chiedere riforme democratiche. E’ successo ieri nella capitale Rabat e a Casablanca dove i dimostranti hanno denunciato corruzione, torture, disoccupazione e pervasivo controllo dell’economia da parte della famiglia reale. Per evitare disordini il re Mohamed VI ha già annunciato alcune concessioni, ma i manifestanti si sono detti insoddisfatti invocando la cessione di parte dei suoi poteri.

    Nigeria - tensioni
    Ancora tensioni in Nigeria. Oggi tre bombe sono esplose in una città del nordest della Nigeria, provocando un numero imprecisato di morti e feriti. La polizia attribuisce gli attentati a una setta islamica. Fino ad ora sono oltre 500 le persone che hanno perso la vita per le violenze post-elettorali. A riferire il bilancio una Ong locale, precisando che le vittime si sono registrate soprattutto nella zona nord del Paese.

    Ciad - presidenziali
    Urne aperte oggi in Ciad per il primo turno delle presidenziali. Testimoni nella capitale N’Djamena hanno constatato che le operazioni di voto sono iniziate con molto ritardo. Il presidente uscente Deby è quasi certo di vincere la tornata per il boicottaggio dei suoi tre principali oppositori.

    Egitto - Mubarak
    Sarà trasferito in un ospedale militare nei pressi del Cairo l’ex presidente egiziano Mubarak, in precarie condizioni di salute, che ora si trova agli arresti domiciliari nella sua villa di Sharm el el Sheikh. La decisione è stata annunciata da fonti della Procura generale, in attesa dell’allestimento di un reparto di terapia intensiva nell’ospedale del carcere di Tora dove successivamente dovrà essere portato l’ex rais. Nella prigione si trovano già rinchiusi i suoi due figli e diversi ex ministri ed esponenti politici del passato governo egiziano.

    Sudan - scontri
    Almeno 55 ribelli sono morti in Sudan negli scontri tra l’esercito sudista e le milizie del Sud-Sudan scoppiati negli ultimi due giorni. Lo ha riferito un responsabile del governo, parlando di aspri combattimenti avvenuti nello Stato di Jonglei, tra membri dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla) - cioè gli ex ribelli oggi a capo dell’esercito del Sud-Sudan - e uomini legati all’ex capo milizia Gabriel Tang.

    Afghanistan - evasione dal carcere di Kandahar
    Maxi-evasione dal carcere di Kandahar, nel Sud dell'Afghanistan. Più di 500 detenuti, tra cui molti leader dei talebani, sono fuggiti la notte scorsa attraverso un tunnel di oltre 300 metri scavato in questi mesi. Un comunicato dei guerriglieri ha fornito i dettagli dell’operazione, precisando che la galleria è stata terminata ieri sera. Per il presidente Karzai, - che ha parlato tramite il suo portavoce – “si tratta di un disastro che non sarebbe dovuto accadere”.

    Italia - Napolitano sul 25 aprile
    “No al cieco scontro tra le parti”. Così il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, durante la manifestazione organizzata stamattina all’Altare della Patria a Roma in occasione del 66.mo anniversario della Liberazione. Il capo dello Stato ha lanciato un appello al “senso di responsabilità” ricordando che le riforme devono essere fatte nel rispetto delle libertà e dei diritti “che la Costituzione ha sancito nella sua prima parte”. L’appuntamento è stato segnato anche dalla visita del presidente della camera Fini ad Herat, in Afganistan, al contingente italiano di stanza nel Paese. Il ritiro delle truppe internazionali – ha detto – potrebbe subire uno slittamento rispetto alla scadenza del 2014.

    Ungheria - costituzione
    In Ungheria via libera alla nuova costituzione. Oggi, in una cerimonia trasmessa in diretta televisiva, il presidente Schmitt ha firmato il testo approvato la settimana scorsa in Parlamento dalla maggioranza di due terzi del governo conservatore del premier Orban. Numerose le critiche all’indirizzo della nuova Carta, bollata da qualcuno come ultraconservatrice.

    Bce-Sarkozy-Draghi
    Per il presidente francese Sarkozy il governatore di Bankitalia, Draghi, è il candidato più accreditato alla successione di Jean-Claude Trichet alla guida della Banca Centrale Europea. Lo riferisce l’agenzia Bloomberg citando fonti informate, in attesa di dichiarazioni dirette del capo dell’Eliseo che potrebbero giungere domani durante l’incontro a Roma con il premier italiano Berlusconi. Dalla Germania, intanto, cresce il sostegno nei confronti di autorevoli rappresentanti del governo tedesco al vertice dell’Istituto di Francoforte.

    Italia-tentato dirottamento
    Si trova detenuto a Civitavecchia, nei pressi di Roma, l’uomo che ieri sera ha tentato di dirottare verso Tripoli un volo Alitalia partito da Parigi e diretto nella capitale italiana. Si tratta di un dipendente dell’Unesco in Francia bloccato e sedato dagli steward dopo aver minacciato una hostess con un coltellino. Appena atterrati allo scalo di Fiumicino è stato arrestato con le accuse di sequestro di persona e tentato dirottamento. Esclusa ogni pista terroristica. L’uomo soffrirebbe di problemi depressivi.

    Terremoto - Indonesia
    Nuovo sisma stamattina nelle isole indonesiane Sulawesi. La magnitudine – secondo l’l’istituto geofisico statunitense - è stata di 6.2 gradi. Una donna, in preda al panico, si è ferita lanciandosi da una finestra. Le autorità locali hanno precisato che l’epicentro è stato registrato in mare, a 9 km di profondità, a circa 75 km a Sud Est della città di Kendari. La scossa è stata seguita da parecchie repliche.

    Giappone- terremoto
    Scossa di terremoto di magnitudo 5.0 oggi in Giappone, con epicentro al largo delle coste della prefettura di Ibaraki ad una profondità di 30 km. Le autorità locali non hanno lanciato nessun allarme tsunami. La scossa, avvertita anche a Tokyo, non ha provocato danni a persone o a cose. Intanto, il governo nipponico sta valutando l'ipotesi di costruire una barriera sotterranea intorno alla centrale nucleare di Fukushima, con l’obiettivo di bloccare la diffusione delle sostanze radioattive nel suolo e nelle falde acquifere. (Panoramica internazionale di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 115

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.