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Sommario del 24/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa benedice l'umanità: Cristo risorto apra la via della libertà, della giustizia e della pace
  • Il mondo può essere salvato dall’amore creatore di Dio: così il Papa nella Veglia Pasquale
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia. Mons. Martinelli: il diavolo della guerra possa essere distrutto
  • Bomba davanti a una Chiesa a Baghdad. Mons. Warduni: Cristo risorto vinca odio e divisioni
  • Il patriarca di Gerusalemme: aiutare la gioventù araba in cerca di giustizia e dignità
  • Mons. Machado: annunciamo Gesù risorto anche tra le persecuzioni
  • Sudan: esodo di cristiani verso il Sud e paura per l’islamizzazione nel Nord
  • Brasile. Pasqua tra gli emarginati: risorgere è amare ed essere amati
  • Kosovo. Pasqua è tornare a sperare nonostante la povertà e le divisioni
  • Chiesa e Società

  • Vietnam. Alla celebrazione pasquale di Hanoi anche il rappresentante pontificio mons. Girelli
  • Cina: arrestati cristiani che stavano per celebrare la Messa di Pasqua
  • Appello dei vescovi dell'Africa dell'Ovest per la pace in Costa d’Avorio e nel continente
  • Il cardinale Bagnasco: no ai cristiani sonnolenti, bene la solidarietà con gli immigrati
  • È morto in India il leader religioso Sai Baba
  • Nel libro intervista “Un cuore grande”, il cardinale Bertone ricorda un inedito Papa Wojtyla
  • La Beatificazione di Giovanni Paolo II verrà ripresa in 3D
  • “Dal Basso della Terra”: in cd e dvd, un’opera dedicata a Papa Wojtyla
  • Magnificat.tv compie un anno
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: ondata di arresti tra i militanti dell'opposizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa benedice l'umanità: Cristo risorto apra la via della libertà, della giustizia e della pace

    ◊   Circa centomila fedeli hanno partecipato stamani alla Messa presieduta dal Papa in Piazza San Pietro in occasione della Pasqua. Cristo risorto – questa è stata la preghiera di Benedetto XVI - apra la via della libertà, della giustizia e della pace in tutto il mondo. Il Pontefice verso mezzogiorno si è poi affacciato dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per il Messaggio Pasquale, gli auguri nelle diverse lingue e la Benedizione Urbi et Orbi. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    (musica)

    “Cristo è risorto!”: dopo duemila anni continua a risuonare l’annuncio che ha cambiato la storia. Una miriade di fiori, offerti dall’Olanda, inonda Piazza San Pietro creando una suggestiva armonia di colori: “il cosmo intero gioisce – dice il Papa – coinvolto nella primavera dell’umanità” redenta da Gesù. Migliaia di rose, tulipani, gigli, narcisi, giacinti e altri fiori rievocano la bellezza di una unità arricchita dalla diversità. Quest’anno la Pasqua delle Chiese d'Occidente e Oriente coincidono: così dopo la proclamazione del Vangelo un coro orientale intona davanti a Benedetto XVI un canto pasquale bizantino:

    (canto)

    Dopo la Messa, il Papa si affaccia dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per il Messaggio Pasquale e la Benedizione Urbi et Orbi. Ancora oggi - afferma – “nella nostra era di comunicazioni ultratecnologiche” la fede dei cristiani si basa sulla testimonianza di persone che hanno visto Cristo risorto:

    “La risurrezione di Cristo non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile. La luce che abbagliò le guardie poste a vigilare il sepolcro di Gesù ha attraversato il tempo e lo spazio. E’ una luce diversa, divina, che ha squarciato le tenebre della morte e ha portato nel mondo lo splendore di Dio, lo splendore della Verità e del Bene”.

    La “Risurrezione di Cristo dà forza e significato ad ogni speranza umana”, ma purtroppo – ha sottolineato il Papa - “l’alleluia pasquale contrasta ancora con i lamenti e le grida che provengono da tante situazioni dolorose: miseria, fame, malattie, guerre, violenze. Eppure, proprio per questo Cristo è morto ed è risorto!”:

    “Perciò, questo mio messaggio vuole raggiungere tutti e, come annuncio profetico, soprattutto i popoli e le comunità che stanno soffrendo un’ora di passione, perché Cristo Risorto apra loro la via della libertà, della giustizia e della pace”.

    Benedetto XVI invoca la riconciliazione per tutto il mondo, in particolare per la Terra Santa, il Medio Oriente e la Costa d’Avorio, perché “la luce della pace e della dignità umana vinca le tenebre della divisione, dell’odio e delle violenze”. In Libia auspica che “la diplomazia ed il dialogo prendano il posto delle armi e si favorisca, nell’attuale situazione conflittuale, l’accesso dei soccorsi umanitari a quanti soffrono le conseguenze dello scontro”:

    “Nei Paesi dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente, tutti i cittadini - ed in particolare i giovani - si adoperino per promuovere il bene comune e per costruire società, dove la povertà sia sconfitta ed ogni scelta politica risulti ispirata dal rispetto per la persona umana”.

    Chiede che “ai tanti profughi e ai rifugiati, che provengono da vari Paesi africani e sono stati costretti a lasciare gli affetti più cari arrivi la solidarietà di tutti”:

    “Gli uomini di buona volontà siano illuminati ad aprire il cuore all’accoglienza, affinché in modo solidale e concertato si possa venire incontro alle necessità impellenti di tanti fratelli; a quanti si prodigano in generosi sforzi e offrono esemplari testimonianze in questa direzione giunga il nostro conforto e apprezzamento”.

    Invoca “consolazione e speranza” per il Giappone, devastato dal terremoto e tsunami, e per i Paesi che “nei mesi scorsi sono stati provati da calamità naturali che hanno seminato dolore e angoscia”. Rivolge il suo pensiero ai cristiani perseguitati “per la propria fede nel Signore Gesù”:

    “L’annuncio della sua vittoriosa risurrezione infonda in loro coraggio e fiducia”.

    Invita a seguire Gesù “in questo mondo ferito, cantando l’alleluia”:

    “Nel nostro cuore c’è gioia e dolore, sul nostro viso sorrisi e lacrime. Così è la nostra realtà terrena. Ma Cristo è risorto, è vivo e cammina con noi. Per questo cantiamo e camminiamo, fedeli al nostro impegno in questo mondo, con lo sguardo rivolto al Cielo”.

    Quindi il Papa ha rivolto gli auguri di Pasqua in 65 diverse lingue. Questo il suo auspicio per l’Italia:

    “Buona Pasqua a voi, uomini e donne di Roma e d’Italia! Il Signore Risorto risvegli nei singoli, nelle famiglie e nelle comunità un desiderio ancor più grande di unità e di concordia. Ponete la vostra fiducia nella forza della croce e della risurrezione di Cristo; una forza che sostiene quanti si impegnano generosamente per il bene comune”.

    (applausi)

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    Il mondo può essere salvato dall’amore creatore di Dio: così il Papa nella Veglia Pasquale

    ◊   Ieri sera, nella Basilica Vaticana gremita di fedeli, Benedetto XVI ha presieduto la suggestiva Veglia Pasquale, con i riti della benedizione del fuoco e dell’acqua. “Il mondo può essere salvato – ha detto il Papa nella sua omelia – perché all’origine sta l’amore creatore di Dio”. Centrale anche il concetto che l’uomo non è un “prodotto casuale dell’evoluzione”, e che la Chiesa non è un’associazione qualsiasi che si occupa dei “bisogni religiosi degli uomini”, ma “porta l’uomo in contatto con Dio”. Nel corso della Veglia, Benedetto XVI ha amministrato i sacramenti di Battesimo, Cresima e Prima Comunione a sei catecumeni – quattro donne e due uomini - provenienti da Svizzera, Albania, Russia, Perù, Singapore e Cina. Il servizio di Isabella Piro:

    (suono di campane e musica)

    Trenta secondi: tanto suonano le campane della Basilica Vaticana all’annuncio che Cristo è risorto. Lui, “vera stella del mattino” che porta la luce e la vita, come quella fiammella che i fedeli si passano di candela in candela. E la Basilica di San Pietro, prima silenziosa, buia, sgomenta di fronte alla morte del Signore, improvvisamente esplode di luci, colori, canti per celebrare Colui “che non tramonta in eterno”. Ed è su Dio Creatore che il Papa pone l’accento nella sua omelia, perché “omettere la creazione significherebbe fraintendere la stessa storia di Dio con gli uomini, sminuirla”. Invece, come recita la preghiera del Credo, Dio è “Creatore del cielo e della terra”:

    "Se omettiamo questo primo articolo del Credo, l’intera storia della salvezza diventa troppo ristretta e troppo piccola. La Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli uomini (…) No, essa porta l’uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa. (…) La vita nella fede della Chiesa non abbraccia soltanto un ambito di sensazioni e di sentimenti e forse di obblighi morali. Essa abbraccia l’uomo nella sua interezza, dalle sue origini e in prospettiva dell’eternità".

    Ma attenzione, dice il Papa, la gioia e la gratitudine per la creazione vanno di pari passo con la responsabilità, perché, come narra il Vangelo di Giovanni, all’origine di tutto c’è il Verbo, il Logos, la Ragione, una Ragione “che è senso e che crea essa stessa senso”:

    "Il racconto della creazione ci dice che il mondo è un prodotto della Ragione creatrice. E con ciò esso ci dice che all’origine di tutte le cose non stava ciò che è senza ragione, senza libertà, bensì il principio di tutte le cose è la Ragione creatrice, è l’amore, è la libertà".

    Ed è su questo piano, continua Benedetto XVI, che si gioca “la disputa tra fede ed incredulità”, ovvero il primato della Creazione spetta al caso, all’irrazionalità o alla ragione? Come credenti, afferma il Papa, rispondiamo che “all’origine sta la ragione, sta la libertà”:

    "Se l’uomo fosse soltanto un tale prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo, allora la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura. Invece no: la Ragione è all’inizio, la Ragione creatrice, divina".

    Certo, prosegue il Santo Padre, della libertà “si può fare anche un uso indebito” ed è per questo che “una linea oscura” si estende attraverso l’universo e l’uomo:

    "Ma nonostante questa contraddizione, la creazione come tale rimane buona, la vita rimane buona, perché all’origine sta la Ragione buona, l’amore creatore di Dio. Per questo il mondo può essere salvato. Per questo possiamo e dobbiamo metterci dalla parte della ragione, della libertà e dell’amore – dalla parte di Dio che ci ama così tanto che Egli ha sofferto per noi, affinché dalla sua morte potesse sorgere una vita nuova, definitiva, risanata".

    Per tale motivo, continua il Papa, “l’alleanza, la comunione tra Dio e l’uomo” non è un qualcosa di aggiunto successivamente in un mondo già creato, ma è “predisposta nel più profondo della creazione stessa”:

    "L’alleanza è la ragione intrinseca della creazione come la creazione è il presupposto esteriore dell’alleanza. Dio ha fatto il mondo, perché ci sia un luogo dove Egli possa comunicare il suo amore e dal quale la risposta d’amore ritorni a Lui".

    Poi, Benedetto XVI affronta il grande tema della Risurrezione, un “processo rivoluzionario” che ha portato a cambiare il giorno di festa: se nel Vecchio Testamento esso cadeva di sabato, dalle origini della Chiesa si è passati alla domenica, “primo giorno”, “origine e meta della nostra vita”, in cui celebriamo “la vittoria definitiva del Creatore e della sua creazione”:

    "Ora, grazie al Risorto, vale in modo definitivo che la ragione è più forte dell’irrazionalità, la verità più forte della menzogna, l’amore più forte della morte".

    (canto: Regina Coeli)

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    Oggi in Primo Piano



    Libia. Mons. Martinelli: il diavolo della guerra possa essere distrutto

    ◊   Nuovi raid aerei della Nato a Tripoli, dove la notte scorsa sono state udite tre forti esplosioni. In mattinata sono ripresi i combattimenti a Misurata: almeno 25 le vittime e un centinaio i feriti nella giornata di ieri, segnata dall’annuncio del ritiro delle forze di Gheddafi e dall’entrata in azione dei droni americani. I ribelli riferiscono di bombardamenti in corso. In precedenza gli uomini del colonnello avevano parlato di una semplice sospensione delle operazioni militari sul campo per dar modo alle tribù locali – le cosiddette kabile - di cercare una via d’uscita attraverso il dialogo con gli insorti. Ma come valutare queste tribù locali? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a mons. Giovanni Innnocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli:

    R. - Sono tutte famiglie, sia piccole che grandi, che hanno un potere morale, giuridico ed anche una responsabilità sulla stessa popolazione. Potremmo dire che è quasi una strada importante per poter realmente costituire una certa convivenza in Libia. Conoscere quest’aspetto e conoscerlo in profondità è avere in mano la chiave della soluzione politica della Libia.

    D. - Mons. Martinelli, qual è lo spazio per la diplomazia in questo momento?

    R. - Non credo che vi sia da parte occidentale la volontà di voler aprire un dialogo, mentre sarebbe veramente logico, importante, necessario e possibile, perché con le bombe e con gli aerei non possono riuscire a fare niente … Bisognerebbe avere il coraggio di mettere da parte tutto ed aprire un dialogo, anche se non direttamente magari servendosi di persone che hanno un prestigio: ecco le kabile, ecco le autorità locali, ecco le persone che possono portare una parola all’interno della società libica, affinché possa ritornare la pace.

    D. - La grande emergenza è anche sul fronte umanitario: cosa dire su questo versante?

    R. - Il fronte umanitario è importante, il fronte sanitario è importante per quanto, grosso modo, le urgenze vengono abbastanza garantite: basti pensare che le nostre comunità cristiane sono formate soprattutto da filippini che lavorano negli ospedali, da infermieri e dottori che danno veramente un servizio di competenza, ma anche di generosità. Accanto a questo servizio umanitario, c’è però il problema della benzina e poi la difficoltà di spostarsi, magari per andare fuori, in Italia o all’estero, per motivi di urgenza, per motivi sanitari. Bisogna passare per la Tunisia e soltanto per arrivare in Tunisia sono più di 10 ore di macchina.

    D. - A Misurata, dopo settimane di assedio, la gente ha bisogno di aiuto e di tanta assistenza…

    R. - Questo, purtroppo, non è permesso, almeno da parte del governo di questa parte. Secondo la legge libica, c’è sempre stata una certa allergia a ricevere aiuti umanitari. Per quanto stanno incominciando ad aprirsi le porte almeno per alcune necessità o urgenze particolari. Certamente Bengasi ha permesso questi aiuti e sta facendo qualcosa anche per Misurata, perché in qualche modo Misurata è passata un po’ sotto la giurisdizione di Bengasi.

    D. - La speranza è che il corridoio umanitario via mare possa essere intensificato nei prossimi giorni…

    R. - Io spero che possa essere aperto questo corridoio via mare per Bengasi, perché - lo ripeto - per Tripoli assolutamente non è permesso.

    D. - Mons. Martinelli, qual è il significato della Pasqua, di questa giornata, in Libia?

    R. - L’unica cosa che sostiene la nostra comunità cristiana è proprio la forza della fede. Questa mattina, mettendomi in comunicazione con diversi gruppi di cristiani che si trovano ad Hun, a Nalut e a Sirte, ho avuto - dappertutto - questa sensazione forte che Cristo è Risorto …. Cristo è Risorto e proprio questa è la nostra gioia, la nostra forza e la nostra certezza e che, in qualche modo, porta la forza di questa speranza - attraverso le persone che servono gli ammalati o che sono presenti in questi territori - che Gesù ha seminato nonostante la morte. E questa è anche la speranza - in qualche modo - dei libici, che si accompagnano a noi nella preghiera, che ci chiedono di pregare e che pregano nelle moschee, affinché il diavolo della guerra possa essere distrutto. (mg)

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    Bomba davanti a una Chiesa a Baghdad. Mons. Warduni: Cristo risorto vinca odio e divisioni

    ◊   In Iraq la violenza non si ferma: ieri in due diversi agguati sono stati uccisi due soldati statunitensi e un alto funzionario del Ministero degli Esteri iracheno. E oggi una bomba è esplosa davanti alla Chiesa del Sacro Cuore a Baghdad, durante le celebrazioni pasquali, ferendo 4 persone. Ma la comunità cristiana continua a sperare in una pacificazione che riporti la sicurezza e fermi l’esodo di tanti fedeli. Sulla situazione Amedeo Lomonaco ha sentito il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni:

    R. – Da una parte le cose stanno un po’ peggiorando per il numero dei cristiani che diminuisce sempre di più. Dall’altra parte ci sono ancora molti cristiani nel Paese e abbiamo pregato per avere speranza, per essere con Gesù, per vivere la gioia di poter offrire tutto a Lui per partecipare alla sua sofferenza per la salvezza di tutta l’umanità e così per arrivare, rinnovati attraverso la penitenza, alla Risurrezione del Signore. Quindi la nostra speranza è fortificata perché mettiamo tutto nelle mani del Signore.

    D. – Anche perché questo affidarsi al Signore potrà veramente portare ad un’autentica rinascita dell’Iraq …

    R. – Questo vogliamo, questo aspettiamo, per questo noi preghiamo. Preghiamo per avere un governo stabile, preghiamo perché il Signore allontani da noi le violenze e perché allontani l’odio da tutto il Medio Oriente che brucia nelle divisioni fra la gente. Preghiamo che il Signore sulla Croce unisca tutti quanti, che il Signore risorto ci dia la sua grazia per poter vivere la gioia della Pasqua e la felicità, la grazia della Risurrezione. Abbiamo la speranza che il Signore sia sempre con noi per poter vivere la sua Pasqua, per poter dire alla gente: guardate che Dio ama tutti ed è sempre con noi. (bf)

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    Il patriarca di Gerusalemme: aiutare la gioventù araba in cerca di giustizia e dignità

    ◊   Essere “nuovi testimoni della Resurrezione davanti alla tomba vuota di Gesù, come furono le donne e poi i discepoli”: questa l’esortazione del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, nell’omelia della Messa pontificale della domenica di Pasqua celebrata oggi nella Basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Nella Chiesa della Resurrezione, come la chiamano gli arabi cristiani, affollata da fedeli locali e pellegrini, sono risuonati canti di gioia. Da Gerusalemme riferisce Stefania Sboarina:

    L’apice della celebrazione, la proclamazione del Vangelo: qui è esplosa la gioia, intorno alla Tomba vuota e all’altare postogli di fronte che - di lì a poco - ha visto realizzarsi il sacrificio eucaristico in un sentito e corale rendimento di grazie. E di fronte a quella Tomba vuota, il Patriarca Twal, nella sua omelia, ha invitato tutti ad essere nuovi testimoni della Resurrezione, così come fecero le donne, quel giorno, e poi i discepoli.

    “Ma, oggi come allora - ha detto il Patriarca latino - non è sufficiente annunciare Cristo e la sua Resurrezione solo a parole. Bisogna, invece, testimoniarlo con le nostre azioni, la nostra unità, qui in questa terra. Siamo chiamati a testimoniare la nostra fede nella Resurrezione alle migliaia di pellegrini e di turisti che vengono a cercare Cristo e a riscoprire le loro radici di fede. “Intorno a noi, nel nostro mondo arabo - ha proseguito mons. Twal - un’intera generazione di giovani ha scosso la polvere della triste storia che li riguardava e ha iniziato ha cercare una nuova via, segnata dalla giustizia e dalla dignità. Un’intera generazione alla ricerca di una resurrezione del proprio popolo e non ha altri strumenti, per ottenere un cambiamento, che la volontà e la fiducia in un futuro migliore. Aiutiamoli con la nostra preghiera, il nostro incoraggiamento, i nostri consigli”.

    “Questo è ciò che oggi ci si aspetta da noi, successori degli Apostoli e discendenti della prima comunità cristiana”, ha detto ancora mons. Twal. “Dobbiamo seppellire il nostro spirito mondano, le nostre divisioni, la nostra violenza, la nostra incredulità e le nostre paure per condurre una vita nuova, una vita da risorti”. Ed ha concluso: “Dobbiamo lasciar vivere l’uomo nuovo, rinnovato, che crede nella pace e in un avvenire migliore, con la gioia di vivere e di lasciar vivere. Abbiamo il diritto di sognare questo futuro migliore in questa terra”.

    A chiudere questa Liturgia un vero canto di lode al Risorto: Patriarca, frati, chierici, sacerdoti e fedeli, portando in processione l’Evangelario, hanno compiuto tre volte il giro intorno all’edicola che custodisce la tomba vuota di Cristo e in diversi luoghi dell’Anastasis hanno proclamato i quattro Vangeli della Resurrezione. Ancora una volta, nel luogo stesso in cui avvenne, ha riecheggiato in un tripudio di gioia l’annuncio pasquale. (Da Gerusalemme, per la Radio Vaticana, Stefania Sboarina, Franciscan Media Center, Custodia di Terra Santa)(mg)

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    Mons. Machado: annunciamo Gesù risorto anche tra le persecuzioni

    ◊   In India le comunità cristiane hanno celebrato la Pasqua con gioia, nella speranza che possano finire presto le violenze perpetrate contro i fedeli da minoranze estremiste. D’altra parte, anche molti indù si interrogano sul significato della Passione e della Risurrezione di Gesù, come ricorda il vescovo di Nashik, mons. Felix Anthony Machado, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Gesù è molto amato da tante persone ed è’ amato soprattutto perché ha sofferto per perdonare l’uomo. C’è un grande affetto per Gesù Crocifisso: sono tanti gli indù – quasi due milioni – che il Venerdì Santo si recano in Chiesa. E gli indù partecipano silenziosamente, vedendo questo amore di Dio per l’umanità, manifestato in Gesù Cristo. Pasqua, per noi, è veramente una festa densa di significato perché la gente sa che i cristiani fanno il digiuno, l’elemosina e pregano. E’ un periodo durante il quale tutti, anche i non cristiani, sanno che per noi è un periodo Santo e che questi giorni sono i più importanti della nostra liturgia.

    D. – In India, però, soprattutto in alcuni Stati, i cristiani sono vittime di discriminazioni, di persecuzioni…

    R. – E’ una piccola minoranza che fa queste cose, una minoranza di fondamentalisti. La maggioranza è con noi. Mi dispiace molto che questo piccolo gruppo, questa minoranza, parli troppo ad alta voce e sia potente in una zona dove i cristiani sono una minoranza. Io, però, non direi che in India tutti i cristiani siano perseguitati. Oggi c’è una sorta di odio contro i missionari cristiani indiani, perché noi non abbandoniamo la Parola di Dio e proclamiamo Gesù e il suo Vangelo a tutti. Se qualcuno decide di essere battezzato dobbiamo farlo perché non siamo noi, ma è Dio che lo accoglie. La fede della gente è ferma e molto salda. (ap)

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    Sudan: esodo di cristiani verso il Sud e paura per l’islamizzazione nel Nord

    ◊   In Sudan, violenti scontri nella regione meridionale dell’Unité, ricca di risorse petrolifere, stanno provocando la fuga di migliaia di civili. Il Paese sta vivendo momenti di grande tensione nell’attesa che a luglio il Sud Sudan, abitato in gran parte da cristiani e animisti, diventi uno Stato indipendente staccandosi dal Nord, arabo e islamico. In questo contesto, la comunità cattolica di Khartoum vive una Pasqua di sofferenza, anche per l’esodo di tanti cristiani verso il Sud come ci riferisce padre Benito Buzzacarin, missionario comboniano da 48 anni in Sudan, raggiunto telefonicamente a Khartoum da Amedeo Lomonaco:

    R. - Cristo è morto e Risorto e noi, quindi, cantiamo l’Alleluia con gioia, solo che quest’anno lo cantiamo in modo del tutto unico e particolare in Sudan: una buona parte, metà - forse anche più - dei cristiani, sono spariti da qui e sono tornati - dopo il referendum del 9 gennaio - al Sud. Una buona fetta dei nostri cristiani sud sudanesi sono tornati a casa e quindi la nostra Chiesa, che era composta da africani, da neri, è adesso decimata. Un po’ tutte le parrocchie risentono di questa nuova situazione, che fa un po’ soffrire, porta un po’ di tristezza.

    D. - Dunque un nuovo contesto, una nuova situazione innescata dall’indipendenza del Sud Sudan, che verrà sancita a partire dal prossimo mese di luglio. Quali, a questo punto, le prospettive e le speranze per il Nord Sudan?

    R. - Il 9 luglio verrà dichiarata l’indipendenza del Sud e qui al Nord avremo e abbiamo tuttora un numero non preciso di cristiani che hanno fretta di tornare al Sud. C’è un grande movimento di questi sudisti che vogliono tornare a casa prima dell’indipendenza. I motivi sono variegati: anzitutto, c’è la fretta di tornare dai parenti, costruirsi una casa e trovare un lavoro; in secondo luogo, c’è la necessità di trovare i mezzi per trasferirsi nel Sud, perché qui le distanze sono grandi, anche di alcune migliaia di chilometri. E quindi stanno aspettando che il governo del Sud offra loro questa possibilità. Possiamo quasi dire che si tratta di un movimento biblico… Dopo l’indipendenza, la prospettiva per il Nord sarà complessa: ogni giorno veniamo bombardati da queste notizie: il Nord – si dice - verrà islamizzato, la legge islamica - che è già in vigore – dicono che verrà applicata nella sua interezza. E questo lo troviamo in pochissimi Paesi. Vuol dire che la Chiesa avrà spazi molto, ma molto limitati. La nostra paura è questa… Ma siamo nelle mani di Dio: la Chiesa non è nostra, è sua e, dopo, ci penserà Lui. (mg)

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    Brasile. Pasqua tra gli emarginati: risorgere è amare ed essere amati

    ◊   In Brasile, nei volti dei bambini e dei ragazzi delle favelas, lasciati ai margini della società e abbandonati dalle loro famiglie, si scorge la speranza di una vita nuova, di una “Pasqua” che restituisca loro la capacità di amare e la gioia di essere amati. Ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, padre Renato Chiera, sacerdote fidei donum, fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro:

    R. – Gesù ha vinto la morte e Lui ci dà la forza anche per la conseguire nostra vittoria. Noi della “Casa do Menor” che siamo sparsi per il Brasile, aiutiamo Gesù a far risorgere tanti Lazzaro. Bisogna aiutare Gesù a farli risorgere. Lui ha inaugurato la Pasqua, però noi dobbiamo continuare la sua opera. Risorgere vuol dire passare dalla morte alla vita, vuol dire amare. Allora questo è l’augurio di buona Pasqua: che Gesù ci faccia risorgere ma ci aiuti anche a pensare agli altri, ad accogliere tutti ma soprattutto quelli che fanno più fatica a vivere, ad aiutare questi Lazzaro ad avere una vita nuova.

    D. – A proposito di vita nuova, ci sono purtroppo grandissime difficoltà ma sicuramente anche storie di autentica rinascita …

    R. – Certo noi abbiamo molti ragazzi. Sono arrivati due ragazzi che erano stati minacciati di morte, che avevano dipendenza dal crack: li abbiamo accolti e loro adesso stanno iniziando una nuova vita. Mi dicono: “Padre, se non ci fosse la ‘Casa do Menor’ noi saremmo già morti”. Sono arrivati anche tre neonati: una neonata è stata venduta dalla mamma per 10 real perché voleva comprare una dose di crack; l’altra è stata abbandonata in ospedale e anche per l’altro c’erano sospetti che il papà in questo caso volesse venderlo. Adesso questi bambini cominciano a sorridere. Questa è la Pasqua! Abbiamo accolto tre ragazzi della strada che adesso stanno facendo un percorso di formazione perché da “figli dell’abbandono” vogliono diventare “papà degli abbandonati”. Si stanno formando per poter diventare domani educatori. Sono tutti segni di Pasqua molto grandi. La più grande tragedia è non essere figli, è non essere amati. L’essere umano è fatto per amare ed essere amato e quando non riesce a fare questo distrugge se stesso e vuole distruggere gli altri. Noi dobbiamo recuperare un rapporto con Qualcuno con la “Q” maiuscola che mi ama, che mi ama sempre. (bf)

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    Kosovo. Pasqua è tornare a sperare nonostante la povertà e le divisioni

    ◊   Il Kosovo è una terra ancora scossa da laceranti divisioni provocate dalla guerra e in attesa di un’autentica rinascita. La gioia per la Risurrezione di Gesù è accompagnata dalla speranza che le ferite si possano rimarginare e che si possano trovare delle soluzioni alle gravi difficoltà sociali ed economiche. Su questo tempo di Pasqua nel Paese si sofferma, al microfono di Luca Collodi, don Sergio Grisolìa, cappellano militare in Kosovo:

    R. – Ci sono i serbi, poi i kosovari albanesi che vivono in Kosovo e, tra questi, si inseriscono anche alcuni serbi cattolici e serbi kosovari. La maggioranza è musulmana. Tuttavia, anche loro partecipano a questo grande evento, perché essendo una terra di confine con l’Oriente ci sono influenze occidentali e orientali che ben si amalgamano. Quest’anno, poi, la Pasqua cattolica e ortodossa si celebra nello stesso giorno.

    D. – Sul piano sociale il Kosovo è un Paese giovane e c’è una grande disoccupazione giovanile...

    R. – Molti giovani non trovano lavoro. Vanno all’estero con la speranza di arricchirsi e tornare qui. Vanno all’estero ma, vista la situazione di crisi economica internazionale, tornano qui poveri come erano partiti e per di più delusi. Sono in aumento l’uso di stupefacenti e i suicidi giovanili. Nell’area di Gjakova se ne segnano tantissimi: un’area altamente depressa. Nella zona di Gjakova i bambini venivano abbandonati e vivevano da zingari, mangiando quello che gli altri scartavano, era un luogo dove sparivano tanti bambini. Oggi, il controllo della polizia è cresciuto.

    D. – Il Kosovo, a dodici anni dalla guerra, è guarito dall’odio interetnico?

    R. – Ci vogliono anni ed anni per rimarginare tante ferite. Si spera nelle nuove generazioni e si spera in un rinnovamento spirituale che possa supportare questa deficienza materiale. La Chiesa locale cattolica fa dei passi avanti, ma credo che dovrebbe aumentare il suo impegno, proprio per testimoniare concretamente che Cristo ha portato la Croce ed è risorto. Dal legno della Croce di ciascuno di noi - chi è che non ha una croce? Chi è che non ha una sofferenza? - deve risorgere la vita, deve realizzarsi quello che il Signore dice: “Apro una via dentro il deserto e faccio sbocciare i fiori tra le rocce”. (ap)

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    Chiesa e Società



    Vietnam. Alla celebrazione pasquale di Hanoi anche il rappresentante pontificio mons. Girelli

    ◊   Mons. Leopoldo Girelli, nunzio apostolico di Singapore con delega di rappresentante del Brunei, della Malaysia e del Vietnam, ha partecipato oggi alla celebrazione della Santa Pasqua nella cattedrale di St. Joseph ad Hanoi, insieme con l’arcivescovo della città, mons. Peter Nguyen Van Nhon, e con il vescovo ausiliare, mons. Laurent Chu Van Minh. Il presule ha distribuito l’Eucaristia e al termine della celebrazione è uscito in piazza per incontrare i fedeli. Mons. Girelli è stato nominato nel gennaio scorso da Papa Benedetto, che gli ha conferito l’incarico di primo rappresentante non residente in Vietnam: una nomina che costituisce il primo risultato concreto dei negoziati iniziati da tempo tra la Santa Sede e il governo vietnamita. Il presule si trova in Vietnam dal 18 aprile scorso, per il primo viaggio dalla sua nomina: dopo una sosta ad Hanoi per la Settimana Santa e la celebrazione della Pasqua, prenderà parte all’incontro biennale della Conferenza episcopale vietnamita a Ho Chi Minh City dal 25 al 28 aprile prossimi; infine visiterà diverse diocesi nel sud del Paese. (R.B.)

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    Cina: arrestati cristiani che stavano per celebrare la Messa di Pasqua

    ◊   La polizia cinese ha arrestato oggi circa 20-30 cristiani che si stavano recando alla celebrazione della Santa Pasqua organizzata dalla chiesa di Shouwang, nel quartiere di Zhongguancun, nell’area nordoccidentale di Pechino. A riferirlo è l’agenzia Reuters, secondo la quale in altre parti della Cina le celebrazioni della Santa Pasqua per i circa dieci milioni di cristiani presenti nel Paese, si sono svolte senza problemi. La comunità cristiana di Shouwang, non riconosciuta dal governo cinese, conta un migliaio di fedeli guidati dal pastore Jin Tianming e aveva annunciato che la celebrazione della Messa pasquale sarebbe avvenuta all’aperto, dopo aver ricevuto lo sfratto dai locali che aveva in affitto nel corso di un giro di vite sui gruppi dissidenti. I vertici della comunità sostengono di non avere alcun programma di natura politica, ma che è nei loro obiettivi soltanto trovare un luogo dove riunire stabilmente i fedeli, molti dei quali, per paura di ritorsioni, hanno scelto di pregare privatamente o in piccoli gruppi. (R.B.)

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    Appello dei vescovi dell'Africa dell'Ovest per la pace in Costa d’Avorio e nel continente

    ◊   Una preghiera forte e sentita “per tutta la popolazione della Costa d’Avorio, vittima di esecuzioni assurde, di saccheggi vergognosi e costretta all’esilio”: è quella contenuta nella dichiarazione della Conferenza episcopale regionale dell’Africa dell’Ovest (Cerao) e pubblicata venerdì scorso, in prossimità della Santa Pasqua. La Cerao, lo ricordiamo, è guidata dal card. Théodor Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar, e raccoglie le Conferenze episcopali del Burkina Faso, Niger, Senegal, Mauritiana, Capo Verde, Guinea Bissau, Benin, Mali, Togo, Costa d’Avorio e Guinea. In questi giorni, sottolinea il documento dei vescovi, “non possiamo evitare di pensare ai recenti e tristi avvenimenti della Costa d’Avorio e a tutte le derive della sete smisurata di potere sia in Africa che nelle altre parti del mondo”. “La guerra è un insulto alla santità di Dio – prosegue la dichiarazione – Noi imploriamo la sua misericordia, sia sulle vittime che sui carnefici. Noi gli domandiamo di concedere a tutti quella conversione del cuore che rende possibile l’ammissione delle colpe, il perdono, la riconciliazione e la pace”. Poi, l’appello della Cerao si estende “a tutti i cristiani e a tutti i cittadini dell’Africa occidentale, ai loro responsabili e alla comunità internazionale”: “Davanti alla spaventosa crisi umana – scrivono i vescovi – a cui abbiamo assistito tutti, attraverso gli avvenimenti in Costa d’Avorio, la Chiesa verrebbe meno alla sua missione profetica se la sua voce tacesse per timidezza, vigliaccheria o compromesso”. Di qui, la condanna “ferma e senza riserve” che i presuli africani fanno “di tutte le dittature e di tutti gli imperialismi, di qualunque schieramento politico siano”. “La Chiesa protesterà sempre – ribadisce la Cerao – contro coloro che abusano del potere loro affidato, contro tutti i poteri assoluti e corrotti, contro la sete smisurata di potere che ha come conseguenze derive di ogni genere. La Chiesa disapproverà sempre tutti i capi di Stato che si insediano come presidenti a vita ed organizzano false elezioni per restare al potere”. Rimanendo “fedeli all’insegnamento di Gesù Cristo”, continuano i vescovi nella loro dichiarazione, “noi proclamiamo a gran voce: No al potere per se stessi, sì al potere per il popolo! No al potere ad uso personale, per farsi servire o per essere serviti, sì al potere per servire gli altri!”. Ed è per questo che la Cerao si rivolge agli uomini politici ricordando loro che “non possono detenere un potere assoluto, ma solo un potere regolato attraverso valori e regole superiori, come la pace del Paese, il dovere di prevenire ed alleviare le sofferenze della popolazione, il rispetto assoluto dei risultati elettorali, delle leggi democratiche e della volontà popolare, che si esprime attraverso il voto”. E ancora, guardando al dramma della Costa d’Avorio, la Cerao invita tutti “ad interrogarsi sul diritto di ingerenza o il diritto di intervento umanitario a nome della Comunità internazionale”: “In nome della nostra missione profetica – scrivono i vescovi – noi chiediamo all’Unione africana e alle Nazioni Unite di elaborare delle norme che siano accettate da tutti, in modo da precisare le condizioni dell’ingerenza politica o degli interventi umanitari in un Paese sovrano”. Lo scopo, spiegano i presuli, è di “evitare l’applicazione della legge del più forte o di due pesi e due misure o, ancora, la promozione di interessi particolari, nascosta sotto il nome della comunità internazionale”. Ricordando, poi, il secondo Sinodo speciale per l’Africa, svoltosi nel 2009 e dedicato a “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, la giustizia e la pace”, la Cerao chiama in causa tutti i responsabili politici e religiosi, affinché “mettano in campo tutte le loro risorse etiche per un obiettivo di lunga durata, ovvero la costruzione della vera pace, attraverso la promozione della giustizia e della riconciliazione. Quella pace la cui sede rimane il cuore di ogni uomo e di ogni donna”, poiché, come ha detto Benedetto XVI, “la violenza e l’odio sono sempre una sconfitta” e costituiscono “una strada senza futuro”. Infine, la Cerao chiama alla “solidarietà attiva” tutti i cristiani di tutte le popolazioni dell’Africa occidentale: “Noi raccomandiamo in particolare ai responsabili religiosi l’organizzazione urgente di collette, il cui ricavato verrà inviato immediatamente a strutture speciali della Costa d’Avorio, per alleviare tanta sofferenza umana”. In occasione della Pasqua, concludono i vescovi, non bisogna “disperare o piangere sulla condizione dell’uomo, anche se talvolta essa è meschina e miserabile”. Al contrario, i cristiani devono “accogliere e lasciar crescere in sé l’amore di Cristo, che ci ha amati sino alla fine, donando la sua vita per salvarci, e lasciarsi sospingere dal suo Spirito sul cammino della riconciliazione, della solidarietà, dell’amore fraterno e della pace, per costruire quell’Africa nuova che tutti attendono”. (I.P.)

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    Il cardinale Bagnasco: no ai cristiani sonnolenti, bene la solidarietà con gli immigrati

    ◊   “Il mondo sembra così distratto e indifferente da non sussultare di gioia, nonostante su di esso sia scesa la luce della Pasqua”: così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, ha parlato ai fedeli riuniti nella cattedrale del capoluogo ligure dedicata a San Lorenzo durante l’omelia della Messa di Pasqua. Riprendendo le parole pronunciate da Benedetto XVI mercoledì scorso in udienza generale, dove parlando del Triduo Pasquale ha sottolineato la sonnolenza dei discepoli, spiegandola come “insensibilità alla presenza di Dio” che rende l’anima dell’uomo insensibile al male, il porporato ha esortato l’assemblea: “Non vogliamo essere cristiani sonnolenti e stanchi, ma desideriamo gustare la gioia cristiana”. Al termine della celebrazione l’arcivescovo di Genova, facendo gli auguri alla comunità, ha spiegato cosa s’intende per gioia cristiana: una gioia che “non dipende dal successo delle cose o dalla vita facile, ma dipende dal sapere di non essere mai soli perché Gesù, il Figlio di Dio, è risorto per restare sempre con noi”. Il porporato ha poi proseguito invitando i fedeli ad “aprire il cuore alla fiducia, senza la quale nessun essere umano può vivere in concreto. La vita terrena di relazione, vita in rapporto al mondo e agli altri, è basata sulla fiducia che è la trama fondamentale della vita”. Infine, il Metropolita di Genova ha voluto commentare la generosità dei portuali che hanno accolto i migranti nordafricani nella Sala della Chiamata e oggi hanno affiancato i volontari nella distribuzione di pasti caldi: “Anche oggi persone che vengono da lontano, per diverse vie, hanno trovato anche nella nostra città un punto di accoglienza e di cordiale fraternità”. (A cura di Roberta Barbi)

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    È morto in India il leader religioso Sai Baba

    ◊   È morto questa mattina alle 7.40 ora indiana per collasso cardiocircolatorio, Sai Baba, il leader religioso indiano che da poco meno di un mese era ricoverato nell’ospedale di Puttaparthi, la cittadina dell’Andra Pradesh, Stato dell’India del Sud, dove si trova il suo ashram. Già nei giorni scorsi era circolata la notizia di un aggravamento delle sue condizioni che ha richiamato nella cittadina centinaia di fedeli, tanto che la polizia ha dovuto montare barriere di contenimento della folla. Dichiaratosi la reincarnazione della divinità indù Sai Baba di Shirdi, il guru, morto all’età di 84 anni, aveva iniziato la sua predicazione negli anni Sessanta, arrivando a contare circa dieci milioni di fedeli in tutto il mondo, compresi diversi esponenti del mondo politico e dello star system. Le autorità locali hanno annunciato che la salma del leader religioso sarà esposta per due giorni a partire dalla tarda serata di oggi per consentire ai suoi seguaci di rendergli omaggio, mentre i funerali saranno celebrati mercoledì prossimo. Unanime il cordoglio del mondo politico indiano, dal presidente del Partito del Congresso al governo, Sonia Gandhi, che ha inviato una lettera privata alla famiglia, al primo ministro Manmohan Singh, che ha definito Sai Baba "un leader spirituale e un'icona che ha ispirato milioni di persone in tutto il mondo". (R.B.)

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    Nel libro intervista “Un cuore grande”, il cardinale Bertone ricorda un inedito Papa Wojtyla

    ◊   Ricordi personali ed episodi inediti del Pontificato di Giovanni Paolo II raccontati da un testimone d’eccezione: Tarcisio Bertone, oggi cardinale segretario di Stato, nel libro intervista “Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II” edito dalla Libreria Editrice Vaticana e curato da Michele Zannucchi, direttore di Città Nuova. La prefazione è stata redatta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il cardinale Bertone, riporta L’Osservatore Romano, esordisce evidenziando i tratti comuni tra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, come la capacità di instaurare un dialogo con il mondo della cultura contemporanea che oggi Papa Ratzinger prosegue con il “Cortile dei Gentili”. Il cardinale Bertone, poi, si addentra nella narrazione della sua esperienza a diretto contatto con il Pontefice polacco, riportandone alla memoria diversi episodi. Ad esempio la visita a Torino del 1988 in occasione del centenario della morte di Don Bosco: il Papa, nonostante la febbre alta si recò all’incontro con i giovani salesiani per non deluderli, oppure il viaggio a Cuba e l’accoglienza straordinariamente affettuosa di Fidel Castro a un Pontefice già sofferente per la malattia. “Giovanni Paolo II mi confidò che forse nessun capo di Stato si era preparato così accuratamente alla visita di un Papa: aveva letto le encicliche, i discorsi e perfino alcune poesie”, ricorda il porporato. La capacità dimostrata da Papa Wojtyla di parlare con modernità e laicità, unita a una fede granitica dalla quale era sorretto, gli permisero di affrontare molte sfide come quella dei regimi totalitari, l’attentato di cui fu vittima nel 1981, ma anche alcuni momenti particolarmente delicati della vita della Chiesa, che necessitarono decisioni estremamente difficili da prendere. Un esempio su tutti è costituito dall’accoglienza in seno alla Chiesa cattolica di ex pastori anglicani già sposati, consentendo loro di vivere nel matrimonio: un’accoglienza che continua ancora oggi e che la recente Costituzione apostolica estende a gruppi di persone e a parrocchie, pur mantenendo fermo il valore del celibato dei sacerdoti che viene riaffermato con forza, richiedendo che in futuro i preti sposati non diventino la norma in tali Ordinariati. Infine, il cardinale segretario di Stato ricorda il difficile momento in cui venne promulgata la “Dominus Iesus”, la dichiarazione dogmatica circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa che Giovanni Paolo aveva fortemente cercato per invitare tutti i cristiani a rinnovare la propria adesione a Lui nella gioia della fede, testimoniando unanimemente che Egli è, anche oggi e domani, la Via, la Verità e la Vita. Tale dichiarazione, promulgata il 6 ottobre 2000, nel corso dell’Anno Santo, metteva un punto fermo in un periodo di confusione, ribadendo la dottrina fondata sulla Rivelazione che deve guidare il comportamento coerente e fedele al Signore Gesù, unico e universale Salvatore. “Il documento chiarisce gli elementi cristiani essenziali – la presentò allora il Santo Padre – che non ostacolano il dialogo, ma mostrano le sue basi, perché un dialogo senza fondamenti sarebbe destinato a degenerare in vuota verbosità”. (A cura di Roberta Barbi)

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    La Beatificazione di Giovanni Paolo II verrà ripresa in 3D

    ◊   La Beatificazione di Papa Giovanni Paolo II, che si terrà il prossimo 1 maggio, sarà ripresa con telecamere “3D”. Per l'occasione verrà impiegata un regia mobile, donata al Papa dai Cavalieri di Colombo e inaugurata lo scorso novembre: un camion di circa 14 metri di lunghezza, con 16 telecamere collegate con fibra ottica, otto telecamere in alta definizione, e almeno tre, appunto, con tecnologia 3D. Il tutto sarà reso possibile grazie alla collaborazione tra la Sony e il Centro Televisivo Vaticano (Ctv). Le riprese in 3D verranno utilizzate come base per ulteriori studi, con l’obiettivo di realizzare in futuro trasmissioni in diretta in questo formato. (C.D.L.)

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    “Dal Basso della Terra”: in cd e dvd, un’opera dedicata a Papa Wojtyla

    ◊   Esce arricchita di una nuova versione in dvd l’opera “Dal Basso della Terra”, dedicata a Giovanni Paolo II. In occasione della Beatificazione di Papa Wojtyla, il prossimo 1 maggio, l’opera musicale pubblicata in cd nel 2005 da Ala Bianca Group viene riproposta al pubblico con l’aggiunta di un concerto diretto da Salvatore Accardo, violinista e direttore di fama internazionale, che esegue anche un estratto del Rondò Allegro dal Concerto per Violino e Orchestra in Re maggiore Op. 61 di Ludwig Van Beethoven. Il dvd contiene il concerto di presentazione dell'opera, già trasmesso da Rai3 e registrato presso l'Auditorium dell'Arsenale della Pace di Torino, insieme a interviste, monologhi e testimonianze. Il concerto è eseguito dall'Orchestra da Camera Italiana, dal Laboratorio del Suono Ensemble, dal Coro dell'Arsenale della Pace di Torino e dalla Corale Filarmonica “Ruggero Maghini”, con la partecipazione, tra gli altri, di solisti quali Nair e Franca Nuti. Un progetto originale che affianca bambini italiani a giovani di tutto il mondo - dall’Asia, all’Africa al Medio Oriente – a bambini e uomini di strada del Brasile ed anche a monache di clausura italiane. L'incisione dell'album ha richiesto tre anni di lavoro, oltre duecento interpreti, dieci gruppi corali e strumenti di molteplici tradizioni etniche e musicali, con sessioni di registrazione in Italia, Giordania e Brasile. Musiche e arrangiamenti rappresentano dunque idealmente il mondo intero, soprattutto quel mondo di “poveri della terra” ai quali sono rivolti la vita e l’impegno quotidiano del Sermig, il movimento fondato da Ernesto Olivero, nel quale testi e musiche hanno preso vita. Le liriche, dello stesso Olivero, sono ispirate agli incontri che hanno segnato la sua vita con detenuti, statisti, profughi, imprenditori, musicisti, giovani, politici, missionari, uomini e donne qualunque, ricchi e poveri. Incontri trasformati in testi intensi e innovativi. Le musiche e gli arrangiamenti di Mauro Tabasso affiancano strumentazioni classiche a voci, colori, suoni e strumenti tratti dalle tradizioni popolari dei diversi Paesi. (C.D.L.)

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    Magnificat.tv compie un anno

    ◊   A un anno dalla nascita raggiunge già oltre 800mila spettatori in 73 nazioni diverse: Magnificat.tv, la televisione cattolica via internet voluta dai Francescani di Maria si fa strumento di evangelizzazione attraverso le maglie della rete digitale. A raccontarlo – riferisce Zenit – è il sacerdote spagnolo Santiago Martín, fondatore del movimento di spiritualità presente in 31 Paesi. “Anche se quasi tutta la sua programmazione è al momento in spagnolo, la sua enorme diffusione è dovuta alla grande diaspora di emigranti latinoamericani - ha spiegato il sacerdote - Grazie a Magnificat.tv, ad esempio, possono partecipare alla Santa Messa quotidiana emigranti che vivono in Paesi islamici in cui è proibito il culto cattolico, come l'Arabia Saudita, o in altri in cui è molto difficile trovare chiese cattoliche o poter andare a una Messa in spagnolo”. Ricco e variegato il palinsesto di Magnificat.tv: circa mille i programmi attraverso cui è possibile seguire l’attualità della Santa Sede e della Chiesa ma anche approfondire temi di spiritualità mariana, apologetica, questioni relative alla vita familiare o alla liturgia. Magnificat.tv ha sede a Barcellona ma anche centri di produzione a Madrid, Panama e a breve anche a Roma. “Oltre ad essere una proposta televisiva dedicata esclusivamente all'evangelizzazione e totalmente fedele alla Chiesa e al Papa - ha sottolineato padre Martín - funziona grazie alla collaborazione di un'ampia équipe di volontari, il che le permette di lavorare con costi molto ridotti, evitando così uno dei maggiori problemi che hanno le altre televisioni cattoliche”. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: ondata di arresti tra i militanti dell'opposizione

    ◊   Numerosi arresti in queste ore in Siria tra i militanti dell’opposizione, dopo che ieri le forze di sicurezza hanno provocato oltre 10 morti aprendo il fuoco, in varie città, sui partecipanti ai funerali delle vittime delle manifestazioni antigovernative di venerdì scorso. In dissenso con Damasco due deputati e il muftì della città meridionale di Daraa - epicentro della rivolta - hanno annunciato le proprie dimissioni. Unanime la condanna della violenza da parte delle cancellerie occidentali, mentre la Russia ha chiesto alla Siria di accelerare sulle riforme democratiche.

    Yemen
    Nello Yemen il presidente Saleh si è detto pronto a lasciare il potere in cambio dell’immunità, accettando il compromesso avanzato dai Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo. Favorevole, in linea di massima, l’opposizione che però ha espresso dubbi sull’impunità e sulla partecipazione del leader ad un governo di unità nazionale. Perplessità anche sul punto dell’accordo che lascerebbe al Parlamento – controllato dal partito di Saleh - la possibilità di respingere le sue dimissioni. Dagli Stati Uniti appello per il via libera immediato alla transizione.

    Algeria
    In Algeria le forze di sicurezza hanno impedito lo svolgimento di due manifestazioni in programma ieri ad Algeri. Secondo testimoni gli agenti hanno disperso i dimostranti che si stavano radunando nel centro della capitale, senza tuttavia provocare feriti. In piazza, oltre agli attivisti che da settimane chiedono riforme democratiche, c’erano anche centinaia di dipendenti del mondo della scuola che chiedevano aumenti salariali.

    Marocco
    Manifestazioni in programma oggi in diverse città del Marocco per chiedere maggiori aperture democratiche nel Paese. La decisione di scendere in piazza è stata confermata nonostante la liberazione di numerosi detenuti politici concessa dal re Manammed VI, il quale, in un recente discorso, ha anche annunciato l’attuazione di importanti riforme.

    Afghanistan
    In Afghanistan cinque militari dell’Isaf sono morti nelle ultime 24 ore in vari episodi, soprattutto a causa delle ferite riportate nell’esplosione di ordigni rudimentali piazzati dai talebani. Lo ha affermato una nota diffusa dalla Coalizione internazionale a Kabul precisando che una delle vittime è stata provocata dall’incidente di un elicottero dell’Isaf nella provincia orientale Kapisa. Sale così a 140 il numero di soldati stranieri morti nel paese dall’inizio del 2011.

    Cisgiordania
    Incidente vicino alla città palestinese di Nablus, nei pressi del sito religioso conosciuto come la Tomba di Giuseppe. Notando “movimenti sospetti” un agente palestinese ha aperto il fuoco contro alcune auto di fedeli sprovvisti di autorizzazione, uccidendo un israeliano e ferendone altri 4. La vittima è il nipote del ministro dell’Istruzione di Israele. Le autorità arabe hanno ribadito che chiunque voglia accedere all’area deve coordinarsi con i funzionari dell’Anp, come previsto da un’intesa con lo Stato Ebraico. Da Gerusalemme il titolare della Difesa israeliana Barak parla di “omicidio ingiustificato”.

    Italia - funerali Arrigoni
    Oggi pomeriggio nella palestra comunale di Bulciago, in provincia di Lecco, i funerali di Vittorio Arrigoni, il cooperante ucciso a Gaza da una cellula terroristica salafita. Decine di persone ieri sera hanno partecipato alla veglia in suo ricordo, mentre il Centro Palestinese per i diritti umani – ong attiva nella Striscia – chiede con forza ad Hamas di fare piena luce sull’omicidio.

    Italia – immigrazione
    Non si arrestano a Ventimiglia gli arrivi di migranti diretti in Francia: la notte scorsa si sono registrati almeno 200 transiti alla frontiera; nelle prime ore del mattino, poi, quasi tutti i tunisini sono saliti a bordo di treni diretti Oltralpe, tranne una cinquantina rimasti in stazione perché il centro di accoglienza è al completo. Intanto la Guardia di Finanza di Siracusa ha arrestato in mattinata 13 scafisti a bordo di un peschereccio egiziano intercettato al largo di Portopalo che trasportava 62 uomini e alcuni minori.

    Europa – Schengen
    Mentre in Francia proseguono le polemiche per la posizione del presidente Sarkozy sulla sospensione provvisoria degli accordi di Schengen, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, in vista del vertice italo-francese in calendario martedì, in un’intervista al Sole24Ore frena sulla questione: “Ci sono state divergenze che non devono esserci”, ha detto sui respingimenti dei migranti alla frontiera di Ventimiglia, “a Schengen serve un tagliando per adattarlo ai tempi e al mondo che cambia rapidamente”.

    Spagna – Eta
    L’organizzazione terroristica del separatismo basco Eta ha pubblicato oggi sul quotidiano basco “Gara” un comunicato in cui afferma che “la creazione di uno Stato basco indipendente è l’unica opzione possibile per guadagnare la completa libertà”, pur riconoscendo che “il cammino sarà lungo, duro e difficile”. Nessun accenno a una riaffermazione del cessate il fuoco proclamato il 10 gennaio scorso.

    Brasile
    Almeno 11 persone, tra cui cinque bambini, sono morte a causa delle forti piogge che negli ultimi giorni hanno colpito il Rio Grande do Sul, Stato nel sud del Brasile. Un’altra risulta ancora dispersa. Le piogge battenti, le forti raffiche di vento e le inondazioni hanno provocato frane e crolli dei tetti di molte abitazioni. L’area più colpita è quella di Igrejinha, ma si calcola che in tutta la zona interessata 32mila persone siano rimaste senza casa e 74mila senza corrente elettrica.

    Thailandia e Cambogia
    Terzo giorno di combattimenti al confine tra Thailandia e Cambogia. Le truppe dei due paesi sono tornate a scontrarsi intorno al tempio di Preah Vihear rivendicato da entrambi. In mattinata appello per un cessate-il-fuoco dal degretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che ha esortato le parti ad impegnarsi in “colloqui seri”. I disordini, scoppiati venerdì scorso, hanno provocato finora 11 morti e decine di feriti.

    Giappone
    Migliaia di persone questa mattina sono scese in piazza nel centro di Tokyo per dar vita a una manifestazione che chiede l’uscita del Paese dal nucleare a vantaggio delle fonti di energia rinnovabili, dopo l’incidente occorso alla centrale di Fukushima in seguito al terremoto e allo tsunami dell’11 marzo scorso. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Roberta Barbi)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 114

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.