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Sommario del 20/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale. Il Papa sul Triduo Pasquale: Gesù ci invita a vegliare contro il male e ad affidarci totalmente all’amore di Dio
  • Rinunce e nomine
  • Affidamento a Dio e consapevolezza di non essere solo: le riflessioni di Benedetto XVI per la sua elezione al Soglio pontificio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Giornata di preghiera per Asia Bibi e le vittime della legge sulla blasfemia
  • Nuove prospettive a Cuba dopo la rinuncia di Fidel Castro alla guida del partito
  • All’udienza generale il Papa saluta il presidente del Ppe
  • In 7 Cd-audio i commenti di padre Rupnik al Vangelo della Domenica trasmessi dalla Radio Vaticana
  • Chiesa e Società

  • New York: tavola rotonda all'Onu promossa dalla Santa Sede sul disarmo nucleare
  • Basilica di San Paolo fuori le Mura: veglia di preghiera per i nuovi martiri della fede
  • Siria. Il patriarca greco-melchita di Antiochia plaude alla fine dello stato di emergenza
  • Costa d'Avorio: a Yopougon i missionari di Villaregia accolgono 8mila sfollati
  • Libia: Amnesty International lancia l’allarme sulla situazione a Misurata
  • Il vicario di Tripoli: “in 40 anni di servizio mai avuto difficoltà con i libici”
  • Il vescovo ausiliare di Khartoum: educazione unico mezzo per costruire una società sana
  • Il vescovo copto di Luxor: Alto Egitto sempre trascurato dal potere centrale
  • Somalia. Si aggrava la situazione a Dobley per gli scontri e la siccità
  • Angola: appello dei vescovi alla pace e alla riconciliazione nel Paese
  • Il messaggio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli in occasione della Pasqua
  • Una delegazione della comunità di Taizè a Mosca per celebrare la Pasqua
  • Usa: i vescovi creano un sito web sulla figura di Giovanni Paolo II
  • L’arcivescovo di Kinshasa invita i giovani a vivere secondo i valori cristiani
  • Burundi: gli anglicani reclamano più aiuti per i Paesi africani
  • Ecumenismo: importante missione delle Chiese protestanti d’Europa
  • Sri Lanka: il cardinale Ranjith spiega il significato del crisma
  • Il bilancio dell’incendio alla Sagrada Familia di Barcellona
  • Roma: Messa del cardinale Vallini per i deputati in preparazione alla Pasqua
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: da Francia e Gran Bretagna ufficiali come supporto logistico agli insorti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale. Il Papa sul Triduo Pasquale: Gesù ci invita a vegliare contro il male e ad affidarci totalmente all’amore di Dio

    ◊   Nel momento della prova estrema, Gesù si è affidato totalmente a Dio e così ha vinto le tentazioni del Male: è quanto sottolineato da Benedetto XVI all’udienza generale in Piazza San Pietro, alla vigilia del Triduo Pasquale. Nella sua catechesi, svolta quasi interamente a braccio, il Papa ha esortato i fedeli a raccogliere l’esortazione di Gesù nel Getsemani a restare vigili di fronte al Male. Quindi, si è soffermato sull’amore tra il Figlio e il Padre, che è garanzia di salvezza per ogni uomo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Comprendere “lo stato d’animo con cui Gesù ha vissuto il momento della prova estrema”: è quanto ha cercato di fare Benedetto XVI nell’udienza generale tutta dedicata ai tre giorni santi in cui la Chiesa fa memoria del mistero della Passione, morte e Risurrezione di Gesù. Il Papa ha innanzitutto invitato ogni cristiano a celebrare il sacramento della Riconciliazione, “per poter partecipare con maggiore frutto alla Santa Pasqua”. Dopo la Messa crismale, nella mattina del Giovedì Santo, ha rammentato, il Triduo Pasquale inizia effettivamente nel pomeriggio con la Memoria dell’Ultima Cena:

    “Pronunciando la benedizione sul pane e sul vino, Egli anticipa il sacrificio della croce e manifesta l’intenzione di perpetuare la sua presenza in mezzo ai discepoli: sotto le specie del pane e del vino, Egli si rende presente in modo reale col suo corpo donato e col suo sangue versato”.

    Ed ha sottolineato come con la lavanda dei piedi degli Apostoli, Gesù ci invita ad amarci come Lui ha amato noi. Ha così rivolto il pensiero all’agonia del Signore nell’Orto del Getsemani. Gesù, ha ricordato, dice ai suoi discepoli di vegliare, di non restare insensibili al male. Un’esortazione che riguarda tutti i fedeli, anche oggi:

    "Questo appello alla vigilanza concerne proprio questo momento di angoscia, di minaccia, nella quale arriverà il proditore [traditore], ma concerne tutta la storia della Chiesa. E' un messaggio permanente per tutti i tempi, perché la sonnolenza dei discepoli era non solo il problema di quel momento, ma è il problema di tutta la storia".

    Ma in che cosa consiste dunque tale sonnolenza? Questa, ha rilevato, è “una certa insensibilità dell’anima verso il potere del male”, un non volersi far turbare troppo dalle cose gravi che succedono nel mondo. Ma non solo:

    "È insensibilità per Dio: questa è la nostra vera sonnolenza; questa insensibilità per la presenza di Dio che ci rende insensibili anche per il male. Non sentiamo Dio - ci disturberebbe - e così non sentiamo, naturalmente, anche la forza del male e rimaniamo sulla strada della nostra comodità".

    Il Papa ha, così, rivolto l’attenzione alla preghiera del Signore nel momento dell’agonia al Getsemani: “Non la mia, ma la tua volontà”. Cristo, ha affermato, sente l’abisso della morte, il terrore del niente:

    "Possiamo capire come Gesù, con la sua anima umana, sia terrorizzato davanti a questa realtà, che percepisce in tutta la sua crudeltà: la mia volontà sarebbe non bere il calice, ma la mia volontà è subordinata alla tua volontà, alla volontà di Dio, alla volontà del Padre, che è anche la vera volontà del Figlio".

    L’uomo, ha aggiunto, di per sé è tentato di opporsi alla volontà di Dio. Ma in verità questa autonomia è sbagliata. Entrare nella volontà di Dio non è infatti “una schiavitù che violenta” la nostra volontà, ma vuol dire entrare nella verità, nell’amore e nel bene. Ecco allora che Gesù tira su questa nostra volontà verso la volontà di Dio:

    "In questa trasformazione del 'no' in 'sì', in questo inserimento della volontà creaturale nella volontà del Padre, Egli trasforma l'umanità e ci redime. E ci invita a entrare in questo suo movimento: uscire dal nostro 'no' ed entrare nel 'sì' del Figlio. La mia volontà c'è, ma decisiva è la volontà del Padre, perché questa è la verità e l'amore".

    Il Pontefice ha così confrontato l’angoscia e la sofferenza di Gesù rispetto al grande filosofo Socrate che rimane senza turbamenti davanti alla morte:

    "Ma la missione di Gesù era un'altra. La sua missione non era questa totale indifferenza e libertà; la sua missione era portare in sé tutta la nostra sofferenza, tutto il dramma umano. E perciò proprio questa umiliazione del Getsemani è essenziale per la missione dell'Uomo-Dio. Egli porta in sé la nostra sofferenza, la nostra povertà, e la trasforma secondo la volontà di Dio".

    Il Papa è quindi tornato a riflettere sull’adesione totale di Gesù alla volontà di Dio. Nel Getsemani, come sulla Croce, ha ribadito, è questo amore tra il Figlio e il Padre che vince le tentazioni del Maligno e ci salva:

    “Il criterio che ha guidato ogni scelta di Gesù durante tutta la sua vita è stata la sua ferma volontà di amare il Padre, di essere uno con il Padre, e di essergli fedele; questa decisione di corrispondere al suo amore lo ha spinto ad abbracciare, in ogni singola circostanza, il progetto del Padre, a fare proprio il disegno di amore affidatogli di ricapitolare ogni cosa in Lui, per ricondurre a Lui ogni cosa”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha dedicato un pensiero speciale ai partecipanti all’incontro internazionale dell’Univ, promosso dalla Prelatura dell'Opus Dei. Il Papa ha auspicato che attraverso la vita di questi giovani universitari si realizzi quanto auspicava San Josemaría Escrivá: “Il tuo contegno e la tua conversazione siano tali, che tutti nel vederti o nel sentirti parlare, possano dire: ecco uno che legge la vita di Gesù Cristo”.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Querétaro (Messico), presentata da mons. Mario De Gasperín Gasperín, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Faustino Armendáriz Jiménez, finora vescovo di Matamoros. Mons. Faustino Armendáriz Jiménez è nato il 23 luglio 1955 a Magdalena de Kino, arcidiocesi di Hermosillo. È entrato nel Seminario minore di Hermosillo nel 1970 e, poi, è passato al Seminario maggiore di Guadalajara. Dal 1980 al 1983 ha frequentato il Pontificio Istituto Biblico di Roma, conseguendo la Licenza in Sacra Scrittura. In seguito ha ottenuto il Diploma in Scienze biblico-orientali presso l’Istituto Biblicum Franciscanum a Gerusalemme. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale l’11 settembre 1982, incardinandosi nell’arcidiocesi di Hermosillo. Il 4 gennaio 2005 è stato nominato vescovo di Matamoros, ricevendo l’ordinazione episcopale il 23 febbraio successivo.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Concepción (Cile) mons. Fernando Natalio Chomali Garib, finora vescovo titolare di Noba ed ausiliare dell’arcidiocesi di Santiago de Chile. Mons. Fernando Natalio Chomali Garib è nato a Santiago de Chile il 10 marzo 1957. Prima di cominciare gli studi ecclesiastici, ha ottenuto il titolo di Ingegnere civile presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Pontificio Seminario Maggiore di Santiago. Ha ottenuto la Licenza in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana a Roma, il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma e un Master in Bioetica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia a Roma. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 6 aprile 1991 per l’arcidiocesi di Santiago de Chile. Il 6 aprile 2006 è stato nominato vescovo titolare di Noba ed ausiliare di Santiago de Chile ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 3 giugno dello stesso anno. È membro della Pontificia Accademia per la Vita

    Il Papa ha nominato vescovo di Pasig (Filippine) mons. Mylo Hubert Claudio Vergara, finora vescovo di San Jose in Nueva Ecija. Mons. Mylo Hubert Claudio Vergara è nato a Manila il 23 ottobre 1962. Ha compiuto gli studi della scuola secondaria nella High School dell’Ateneo de Manila. Successivamente, sempre nel suddetto ateneo, ha ottenuto il M.A. in Filosofia e il B.S. Management Engineering. Ha conseguito la Licenza in S. Teologia, al Loyola School of Theology, e poi il Dottorato, alla St. Thomas University. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 24 marzo 1990 per l’arcidiocesi di Manila. Il 12 febbraio 2005 è stato nominato vescovo di San Jose in Nueva Ecija ed è stato consacrato il 30 aprile successivo. All'interno della Conferenza Episcopale delle Filippine è presidente della Commissione Episcopale sui Seminari.

    Il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Sydney (Australia) il rev. Peter Andrew Comensoli, professore nel Catholic Institute Sydney, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tigisi di Numidia. Il rev. Peter Andrew Comensoli è nato il 25 marzo 1964 a Bulli, New South Wales. È stato ordinato sacerdote il 22 maggio 1992 per la diocesi di Wollongong. Attualmente è membro del Comitato per le Donne della Conferenza Episcopale dell’Australia.

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    Affidamento a Dio e consapevolezza di non essere solo: le riflessioni di Benedetto XVI per la sua elezione al Soglio pontificio

    ◊   Il sesto anniversario dell’elezione di Benedetto XVI al Soglio pontificio, celebrato ieri, è un’occasione per riflettere sul profondo significato del ministero di Pastore della Chiesa universale. Poco prima di affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana per la sua prima benedizione, il Pontefice appena eletto ha pochi istanti per realizzare pienamente a quale compito è chiamato. Ce lo ha ricordato lo stesso Benedetto XVI in più di una circostanza. Il servizio di Fabio Colagrande.

    La sacrestia della Cappella Sistina è soprannominata "stanza delle lacrime", perché si presume che il Papa appena eletto, che vi entra per la vestizione, scoppi a piangere dalla commozione al pensiero dell’incarico per cui è stato prescelto. Nel Libro intervista a Peter Seewald, ‘Luce del mondo’, lo stesso Benedetto XVI racconta che, dopo il voto del Conclave, ebbe la sensazione di essere stato colpito da una ‘ghigliottina’. In quella pagina il Santo Padre confida quali furono i suoi pensieri pochi istanti prima dell’ “Habemus Papam”:

    “Sapevo che di lì a poco, dalla Loggia centrale, avrei dovuto pronunciare qualche parola, ed ho iniziato a pensare: ‘Cosa potrei dire?’ Per il resto, fin dal momento in cui la scelta è caduta su di me, sono stato capace soltanto di dire questo: ‘Signore, cosa mi stai facendo? Ora la responsabilità è tua. Tu mi devi condurre! Io non ne sono capace. Se tu mi hai voluto, ora devi anche aiutarmi!’”.

    Poco prima di rivolgersi per la prima volta alla folla in Piazza San Pietro, Benedetto XVI era profondamente immerso nella preghiera. Così il Papa neo-eletto seppe affidarsi a Dio superando l’iniziale sorpresa e forse la momentanea trepidazione. Ma in quegli istanti la sua determinazione ad assumere il ruolo di successore di Pietro si fondava su un’altra certezza. Lo spiegò lui stesso nell’udienza generale del 19 aprile 2006, ad un anno dalla sua elezione:

    “Ricordo con emozione il primo impatto che dalla Loggia centrale della Basilica ho avuto, subito dopo la mia povera elezione, con i fedeli raccolti in questa stessa Piazza. Mi resta impresso nella mente e nel cuore quell’incontro al quale ne sono seguiti tanti altri, che mi hanno dato modo di sperimentare quanto sia vero ciò che ebbi a dire nel corso della solenne concelebrazione con la quale ho iniziato solennemente l’esercizio del Ministero petrino: ‘Sento viva la consapevolezza di non dover portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo’. E sempre più sento che da solo non potrei portare questo compito, questa missione. Ma sento anche come voi lo portiate con me: così sono in una grande comunione e insieme possiamo portare avanti la missione del Signore”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La povertà umana portata all'altezza di Dio: all'udienza generale il Papa parla del Triduo pasquale.

    In prima pagina, un editoriale del vice direttore dal titolo "Un semplice operaio nella vigna": all'inizio del settimo anno di pontificato.

    Dal 27 aprile in edicola, disponibile in sette lingue, un numero speciale de "L'Osservatore Romano" per la beatificazione del primo maggio.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi libica: l'Onu chiede aiuti umanitari per 800.000 civili.

    In cultura, un articolo del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo "Per una grammatica del perdono": sviscerando un atto che trascende la semplice etica razionale.


    Se l'etnologo scompagina l'accademia: Oddone Camerana su René Girard e il capro espiatorio.

    Cosa ho imparato da Giovanni Paolo II: Silvia Guidi intervista Fausto Bertinotti.

    Quella domanda di politica che si alza dalla base dell'Europa: Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera".

    L'indispensabile lavanda: Fabrizio Bisconti su passione e trionfo in un sarcofago del IV secolo al Museo Pio Cristiano.

    In un libro di Marco Ansaldo e Yasemin Taskin, il mistero dell'attentato a Papa Wojtila.

    Nell'informazione religiosa, un articolo di Vincenzo Pelvi dal titolo "Alla ricerca della yace nella verità": il 21 aprile l'anniversario della Costituzione apostolica "Spirituali militum curae".

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    Oggi in Primo Piano



    Giornata di preghiera per Asia Bibi e le vittime della legge sulla blasfemia

    ◊   Si celebra oggi, in vari Paesi del mondo, la Giornata di preghiera per Asia Bibi, la donna cristiana 45.enne, madre di cinque figli e condannata a morte in Pakistan con l’accusa di aver offeso Maometto. La Giornata è dedicata anche alle vittime della legge sulla blasfemia che nel Paese asiatico prevede, oltre all’ergastolo, anche la pena capitale. Su questa iniziativa, promossa dall’organizzazione umanitaria “Masihi Foundation”, ascoltiamo al microfono di Charles Collins, il direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, padre Mario Rodrigues:

    R. – The basic thing is that we can’t fight …
    Il problema di fondo è che noi non possiamo lottare contro la legge sulla blasfemia e non possiamo lottare per il rilascio di Asia Bibi, perché siamo una minoranza veramente piccola. Quindi, la cosa migliore è implorare il Cielo e per questo la Fondazione Masihi ha indetto per oggi un giorno di preghiera, e a questa iniziativa si sono unite anche le Pontificie Opere Missionarie insieme con la Chiesa in Pakistan. E’ stata indetta non soltanto una giornata di preghiera. E’ una giornata di preghiera e di digiuno per la liberazione di Asia Bibi e per l’abolizione della legge sulla blasfemia.

    D. – Quale è lo stato d’animo dei cristiani in Pakistan?

    R. – It is a very peculiar situation ...
    E’ una situazione molto particolare, una situazione di incertezza. Dobbiamo fare molta attenzione a quello che diciamo e a quello che facciamo, come è stato per Asia Bibi e come lo è per tutti i casi nei quali si è fatto ricorso alla legge sulla blasfemia. Nessuno mai si esprimerebbe in termini blasfemi nei riguardi di Dio in una Repubblica islamica, dove è risaputo che si può essere accusati per un nonnulla, e che accadono cose simili che rendono la vita tanto difficile.

    D. – Come vive la comunità cristiana la Pasqua di quest’anno?

    R. – We have what we call “meetings” in various areas …
    Avremo “incontri”, così li chiamiamo, in diverse parti del Paese, e diremo alle persone che dovremo “mantenere toni bassi” a causa delle aggressioni e di vari altri tipi di azioni da parte di estremisti musulmani. Ma la gente mi dice: “Padre, qualsiasi cosa accada, noi dobbiamo celebrare la Pasqua senza cancellare nessuna Messa, senza sminuire nulla”. “Dobbiamo celebrare la Pasqua perché questa è la festa del Signore Risorto, è la nostra festa!”.

    D. – Come possono i cristiani nel mondo aiutare i fedeli del Pakistan?

    R. – I think the first thing we need is them to pray for us. …
    Credo che la cosa più importante di cui abbiamo bisogno è che tutti i cristiani preghino per noi. I cristiani del Pakistan, i cristiani del mondo devono prendersi per mano e con la preghiera manifestare la loro solidarietà, pregare per l’abolizione della legge sulla blasfemia, per la liberazione di Asia Bibi … Questo per noi cristiani in Pakistan è un messaggio forte che ci dice che non siamo soli, che i cristiani di tutto il mondo sono con noi, che ci sostengono in ogni momento. E questo è un grande incoraggiamento. (gf)

    In tutto il mondo, istituti religiosi, associazioni, parrocchie e fedeli di tutte le confessioni pregano per Asia Bibi e per le vittime della blasfemia. All'iniziativa, lanciata dalla “Masihi Foundation”, hanno aderito, tra gli altri, le Clarisse di Lovere (Italia), i Francescani di Thuc Duc, in Vietnam, la diocesi camerunense di Batouri, le suore di San Giuseppe di Tarbes, in Brasile, e le comunità cristiane della Nuova Zelanda. Fra le centinaia di adesioni, sono arrivate anche quelle delle Missionarie della Consolata, dei Frati del Sacro Cuore, di parrocchie in diverse diocesi di Francia, Spagna e Regno Unito. Scandiscono la Giornata di preghiera la Santa Messa, le veglie di preghiera, le fiaccolate e le adorazioni eucaristiche. Il vescovo di Islamabad, mons. Anthony Rufin, ha spiegato all'agenzia Fides di essere profondamente toccato dalla fede di Asia Bibi. Una fede - ha aggiunto il presule - che la renderà libera perché crede in Cristo Salvatore. Mons. Anthony Rufin ha anche esortato tutti i cristiani ad accendere una candela perché la donna possa tornare presto con la sua famiglia.

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    Nuove prospettive a Cuba dopo la rinuncia di Fidel Castro alla guida del partito

    ◊   Dopo più di 50 anni di socialismo, Cuba ha deciso di 'aggiornare' il suo modello economico attraverso una serie di riforme approvate dal VI Congresso del partito, conclusosi ieri all'Avana. Fidel Castro ha formalizzato l'addio all'ultima carica rimastagli, quella di segretario del partito comunista che viene assunta dal fratello Raul già da qualche anno capo del Consiglio di Stato. Diventa secondo segretario il dirigente storico ottantenne, José Machado Ventura. Fidel, 84 anni, ha partecipato all'ultima giornata dei lavori approvando le riforme economiche proposte dal fratello Raul, 79 anni. L'aggiornamento del modello socialista, secondo il documento del partito, avrà sempre come riferimento la pianificazione anche se “terrà conto delle tendenze del mercato”. Di fatto i cubani potranno comprare e vendere case (al momento sono autorizzati ufficialmente soltanto gli scambi) e auto (consentite solo quelle fabbricate prima del 1959). Restrizioni queste considerate “assurde” dallo stesso Raul e da anni non rispettate dai cubani. Ma senz’altro ora viene accordato maggiore spazio all'iniziativa privata. Fausta Speranza ha chiesto al nostro Luis Badilla, che segue le questioni dell’America Latina, di che portata sia la svolta:

    R. - Io penso che quanto ha detto Raul Castro sia molto interessante e, in un certo qual modo, credo che crei o apra a speranze per Cuba e per il suo popolo, nonché per lo stesso regime che si trova in grosse difficoltà. Il problema adesso consiste nel sapere quale sarà la classe dirigente che porterà avanti questo programma. Raul Castro ha presentato molte riforme interessanti che in molti hanno chiesto a Cuba ma bisogna vedere se il gruppo della classe dirigente che è stato scelto ma che deve essere completato nei prossimi giorni, avrà l’energia spirituale e culturale per realizzare questa svolta. Secondo punto: alcuni silenzi nel rapporto di Raul Castro saranno riempiti solo prossimamente. Parlo sostanzialmente del fatto che Raul, affermando che il partito si deve separare dal governo e viceversa, non ha detto nulla però di quale sarà l’autonomia e la libertà che verrà data alle società intermedie fra lo Stato e il popolo: alle organizzazioni territoriali, culturali, religiose e via dicendo.

    D. – In qualche modo, dunque, sembra che sia più chiaro il piano economico e meno il valore politico di queste riforme...

    R. – E’ questo il punto. Molto di quello che non è stato detto o riempito verrà in qualche modo messo in moto da queste riforme economiche. Se si democratizza - per così dire - l’economia, è ovvio che si vada anche dialetticamente, dinamicamente, verso una certa democratizzazione politica e culturale. Ma bisogna vedere come. C’è molto da vedere. Il punto di partenza, il motore delle riforme economiche è fondamentale ed interessante. L’importante è capire se poi la dinamica sociale che queste riforme scateneranno sarà accompagnata, seguita dai governanti o se sarà repressa.

    D. – Commentiamo questa frase di Raul Castro: ‘vogliamo perfezionare il socialismo ma non permettere mai il ritorno al modello capitalista’. Una terza via, dunque?

    R. – E’ probabile, ma non so quanto sia possibile. Nella formulazione dei modelli non ci sono problemi: i problemi sorgono poi quando devi confrontare i modelli con la realtà. Questo terzo modello economico che mette insieme un regime del partito unico con un’economia capitalista, un po’ come succede in Cina, non so se sia possibile a Cuba. Qualcuno lo prospetta come possibile. La grande incognita, nel bene e nel male, resta in quel punto di prima: la dinamica che tutto questo metterà in moto come sarà controllata e quale sbocco avrà? (ap)

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    All’udienza generale il Papa saluta il presidente del Ppe

    ◊   Tra i partecipanti all’udienza generale di oggi c’era Joseph Daul presidente del gruppo del Partito Popolare Europeo al Parlamento Europeo. Il politico francese, che presiede il più grande partito all’Assemblea di Strasburgo, ha avuto un breve colloquio con Benedetto XVI. Nell’intervista di Fausta Speranza racconta emozioni e significati di questo incontro in un momento in cui l’Europa affronta sfide importanti:

    R. - Je crois que c’est une émotion toujours très grande…
    Credo che sia un’emozione sempre molto grande e in particolare in un momento come questo. Ed è stato anche molto emozionante perché c’era tanta, tanta gente: si vede bene che la Chiesa è molto viva e questo fa sempre molto piacere. Ho potuto constatare anche come il Santo Padre segua tutto quanto sta succedendo in Europa e mi ha rivolto la domanda sui cristiani nel mondo e sulla loro situazione che sta diventando molto difficile.

    D. – Qual è l’importanza dei valori cristiani per l’Europa d’oggi?

    R. – Mais, je crois que les valeurs …
    Io credo che a livello politico i valori cristiani siano ancora molto vivi e noi cerchiamo di fare del tutto per coltivarli, per salvaguardarli, perché ogni giorno si cerca di attaccare proprio questi valori. E poi oggi, su questa piazza, il mio pensiero è andato a tutti i cristiani che vivono in Medio Oriente e in Iraq: noi dobbiamo sostenerli molto e cerchiamo di farlo: abbiamo anche fatto venire esponenti della Chiesa, vescovi in queste terre, a Strasburgo, circa un mese fa.

    D. – Qualche volta diciamo che l’Europa è debole, ma i valori sui quali l’Europa si è costruita non erano e non sono assolutamente deboli…

    R. – No, quand on dit que l’Europe est faible…
    No. A quanti mi dicono che l’Europa è debole, rispondo sempre dicendo che ci confrontano con gli Stati Uniti. Ma l’Europa è stata creata soltanto 60 anni fa e i suoi valori, lo dico ai cristiani d’Europa, sono valori ben radicati, perché noi abbiamo vissuto – io vengo dall’Alsazia, terra di guerre in passato – 60 anni di pace e di prosperità. Questo non è stato nel secolo precedente. Dunque, già per questo l’Europa merita di essere vista come vincente…. L’Europa avanza, a volte a piccoli passi e a volte un poco più velocemente. L’Europa è in cammino e i nostri valori europei stanno crescendo, anche per quanto riguarda l’economia e il rapporto con il sociale, perché bisogna tener conto che ci impegniamo anche molto nel sociale. Altri continenti ci invidiano questa nostra attenzione al sociale.

    D. – Pensando al passato, oggi parliamo molto di religione e questo per diversi aspetti: quali sono le speranze e le preoccupazioni per il futuro dell’Europa in tema di religione?

    R. – Je crois qu’au niveau de la religion et de la pratique…
    Credo che, a livello di religione e di pratica cristiana, stiamo vivendo una svolta: lo dico spesso che attualmente la Chiesa cattolica sta vivendo una svolta. Quando vedo l’entusiasmo di queste persone, come oggi in Piazza San Pietro, credo di essere nel vero. Abbiamo nuovamente bisogno dei nostri valori, ai quali appoggiarci in questo momento difficile, perché è sempre nei momenti più difficili che si ritorna all’essenziale dei propri valori, e ovviamente alla cristianità, alla famiglia e ai valori della famiglia. E’ necessario ancor di più oggi, nella crisi che stiamo vivendo. Lo credo e noto che c’è un ritorno a questi veri valori… (mg)

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    In 7 Cd-audio i commenti di padre Rupnik al Vangelo della Domenica trasmessi dalla Radio Vaticana

    ◊   E’ nelle librerie un Cofanetto di 7 CD audio che raccoglie i commenti di padre Marko Ivan Rupnik al Vangelo della domenica, trasmessi dal Radiogiornale delle 14.00 della Radio Vaticana. Si tratta di brevi meditazioni che coprono i tre anni del ciclo liturgico e che si ispirano all’antico detto dei Padri della Chiesa: “Preghiera piccola, grande tesoro”. Ascoltiamo lo stesso padre Rupnik al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Si tratta di filtrare il pensiero con la Parola di Dio, affinché veramente rimanga solo l’essenziale, in modo che tutto ciò che è troppo mio, troppo nostro, troppo carico delle nostre percezioni, affetti, sentimenti, che tutto questo in qualche modo si purifichi e rimanga veramente l’essenziale dell’incontro tra la Parola di Dio e la persona, la sua vita, la sua storia. Queste brevi meditazioni vorrebbero anche entrare in una tradizione antica, dove la parola breve e concisa è stata sempre stimata e amata come una grande arma spirituale, proprio perché la preghiera ripetitiva ha bisogno di qualcosa che la memoria possa abbracciare immediatamente e farne tesoro, custodirla.

    D. – Come tornare a far parlare la Parola di Dio in un mondo bombardato da tantissime parole?

    R. – Da un lato, io sono convinto che gli antichi Padri avessero ragione, cioè bisogna “mangiare” la Parola, bisogna saziarsene, bisogna riempirsi di Parola, bisogna starci sopra tanto … E poi, bisogna superare questa abitudine dei brani … piccoli brani spezzati qua e là … Bisogna anche innamorarsi della lettura integrale, leggere i Vangeli, i Profeti, attraverso tutto il loro Libro, tutta la loro storia. E poi, quando uno veramente si nutre, si lascia penetrare da questa Parola, allora permette che si crei un rapporto vero, intimo, un po’ come tra la sposa e lo sposo nel Cantico dei Cantici, direbbe Origene. Occorre che si crei questo rapporto e che si celebri la Parola. Per me è stato molto importante quando ho scoperto che anche quando sei da solo e preghi, celebri veramente una Liturgia della Parola, celebri la Parola, ti inchini davanti ad essa e la riconosci per quella che è: la Parola ispirata, piena di Spirito, inzuppata, imbevuta dello Spirito Santo della vita … E poi, quando cerchi di pronunciarla e di annunciarla, io penso che tra una parola e l’altra che tu pronunci, tra queste due parole se ne estende una che tu non pronunci, ma che è molto importante e che è quella che fa trasparire il tuo rapporto con la Parola. E questo è quello che passa a chi ti ascolta: infatti, se sei cosciente del fatto che la Parola è una Persona vivente, quando si parla di una Persona vivente, immediatamente si percepisce chi sia questa persona per te che parli, quale sia il tuo rapporto con essa e quale il suo significato. E’ questo a cui il mondo, oggi, è molto sensibile: non al flusso di informazioni e saperi che possono scorrere attraverso una conferenza, un’omelia, per colpire i curiosi, ma il far trasparire, tra le parole che stai pronunciando, quella più importante, più fondamentale, più fondante, che racchiude il tuo rapporto con la Parola. (gf)

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    Chiesa e Società



    New York: tavola rotonda all'Onu promossa dalla Santa Sede sul disarmo nucleare

    ◊   Una tavola rotonda promossa dalla Missione di Osservazione permanente della Santa Sede all’Onu e dalla Fondazione Path to Peace per ribadire la necessità di liberare il mondo dagli ordigni nucleari. L’appuntamento è per oggi pomeriggio a New York, al Palazzo di Vetro dell’Onu, dove l’arcivescovo mons. Francis Chullikatt, nunzio apostolico e Osservatore permanente della missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite discuterà dei passi necessari per arrivare a un effettivo disarmo atomico con l’ambasciatore Sergio de Queiroz Duarte, Alto rappresentante per il Disarmo, e con l’ambasciatore Richard Butler, ex ispettore dell’Agenzia atomica dell’Onu e presidente di Middle Powers Initiative. Ospite d’onore sarà Douglas Rauch, ex parlamentare canadese e candidato al premio Nobel per la Pace, che offrirà la sua esperienza in tema di disarmo, raccolta nel libro “How we stopped loving the bomb” ("Come abbiamo smesso di amare la bomba"). La discussione affronterà in profondità i vari aspetti del disarmo nucleare, incluso il grave rischio posto dall’alto numero di armi atomiche presenti nel mondo in modo più o meno ufficiale, nonché lo stato attuale dei negoziati sul disarmo. Verrà analizzato il rispetto, o meno, della proposta per il disarmo in cinque punti avanzata dal segretario generale dell’Onu, e il rinnovato slancio nella volontà politica internazionale di liberare il mondo dagli ordigni atomici. La Santa Sede da anni sostiene con forza la necessità di condurre negoziati comprensivi sulla non proliferazione, che mettano al bando una volta per tutte la produzione di uranio e plutonio arricchiti per scopi militari e una fine dell’uso degli arsenali nucleari come parte della strategia militare delle potenze nucleari. (ap) (Da New York: Elena Molinari)

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    Basilica di San Paolo fuori le Mura: veglia di preghiera per i nuovi martiri della fede

    ◊   Il ricordo dei “nuovi martiri”, cioè tutti coloro che negli ultimi anni hanno offerto la loro vita per il Vangelo: questo l’argomento al centro dell’omelia che il cardinale Marc Ouellet, presidente della Congregazione dei vescovi, ha pronunciato ieri durante la veglia di preghiera organizzata da Sant’Egidio nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. “Anche oggi la Chiesa vive un tempo di persecuzione, con nuovi martiri – è l’amara constatazione del porporato – attualmente i cristiani in molte parti del mondo sono perseguitati, emarginati, fatti tacere sotto diverse forme e in diversi modi, non solo fisici”. Nei martiri, testimoni estremi della fede, si “trasfigura l’amore di Dio e si riscopre la bellezza di essere Chiesa”, di essere comunità. Il cardinale ha quindi riportato le parole di Gesù: “Vi faranno ciò, ovvero vi perseguiteranno, perché non hanno conosciuto né il Padre né me”, una vera e propria “risposta divina alla tremenda banalità del male dell’uomo che non ha l’onesta volontà di aprire il cuore allo Spirito della verità”. In chiusura, in questo tempo in cui ci si prepara alla Pasqua del Signore, il porporato ha invocato l’intercessione presso Dio di “questi nostri fratelli e sorelle, affinché anche noi sappiamo testimoniare degnamente lo Spirito nella Divina Misericordia che vince il male del mondo e riconcilia in Cristo l’umanità di ogni tempo e di ogni luogo”. (R.B.)

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    Siria. Il patriarca greco-melchita di Antiochia plaude alla fine dello stato di emergenza

    ◊   L’approvazione, ieri, da parte del nuovo governo siriano, della cancellazione della legge di emergenza in vigore dal 1963, è “un atto importante”. A dichiararlo all'agenzia Sir è Gregorio III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti che giudica, altrettanto importante “l’annullamento del Tribunale speciale di sicurezza”. “Sono state adottate anche misure di riforma agricola” afferma il patriarca che denuncia come nel Paese vengano commessi “crimini contro civili, case e polizia compiuti da persone armate che con la Siria non hanno nulla a che fare”. In questo clima, aggiunge, sarà una Pasqua nel segno della “vicinanza, della solidarietà e del rispetto per le vittime e i feriti nelle manifestazioni di piazza. Abbiamo deciso, in segno di vicinanza e di rispetto per le vittime ed i feriti delle manifestazioni, di non organizzare processioni e riti all’esterno ma solo nelle chiese. Non per paura ma per rispetto. Pregheremo per la pace, la convivialità e l’unità nazionale”. Gregorio III annuncia anche la stesura di una lettera ai capi delle nazioni, Ue e Usa in testa, per dire loro di “non fomentare quanto sta accadendo in Siria ma di aiutare la costruzione della pace e della tolleranza. Chiediamo che l’Ue ci aiuti in questa opera e si prodighi con efficacia nel ricercare una soluzione giusta e duratura al conflitto tra Israele e Palestina. Senza la soluzione di questa guerra, infatti, non ci sarà pace per nessuno in Medio Oriente. L’Europa non ha coscienza di quanto avviene in questo lembo di terra anche perché ha perso la propria identità cristiana”. (R.P.)

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    Costa d'Avorio: a Yopougon i missionari di Villaregia accolgono 8mila sfollati

    ◊   La Comunità Missionaria di Villaregia, presente a Yopougon, periferia di Abidjan in Costa d’Avorio dal 1991, sta accogliendo circa 8.000 persone che cercano nel terreno e nelle strutture della parrocchia un posto in cui rifugiarsi, in seguito agli atti di violenza ed agli omicidi che si registrano in alcuni quartieri della città, come strascico della guerra civile scoppiata nel Paese africano all’indomani delle elezioni di novembre 2010. I 25 missionari della Comunità Missionaria, di cui 14 italiani, si stanno prodigando per offrire alla gente un luogo sicuro dove ci si senta protetti, per far fronte a numerose necessità delle persone ospitate e per sostenere spiritualmente e psicologicamente gli sfollati. “Abbiamo scelto di restare, di stare accanto al popolo ivoriano, come il Buon Pastore che non abbandona le sue pecore – dice all'agenzia Misna padre Amedeo Porcu, missionario responsabile della Comunità di Villaregia a Yopougon – per la nostra missione non è un tempo facile. Nella nostra parrocchia stiamo accogliendo circa 8.000 persone: sono cristiani, non cristiani, cattolici e non cattolici, di tutte le etnie. Questa gente sente di trovare qui una protezione, un rifugio, ma soprattutto si sente accolta e rispettata. Ci sembra che nel nostro centro missionario si possa ritrovare quell’unità di cui c’è veramente bisogno”. La situazione umanitaria continua ad essere critica. “Stiamo esaurendo le riserve d’acqua nei nostri serbatoi – racconta padre Amedeo – si prega che piova per approvvigionarli con l’acqua piovana. E nonostante le difficoltà, non mancano i segni di solidarietà di famiglie che portano qualcosa da mangiare o dell’acqua alla missione, sapendo che tanti vi si rifugiano. Per questo ringraziamo il Signore”. “Anche il vescovo – continua il missionario – ha raggiunto la nostra missione per esprimere la sua solidarietà. Abbiamo scelto di continuare con l’attività del nostro centro medico. Arrivare agli ospedali rimane difficilissimo; le persone non possono spostarsi per accedere alle cure e quando ci riescono, non trovano i medici. Il nostro centro medico sta proseguendo con l’assistenza, finché abbiamo le scorte dei medicinali”. Padre Amedeo Porcu lancia infine un appello: “Preghiamo perché questa terra insanguinata veda finalmente la pace. C’è un proverbio africano che recita: ‘Quando due elefanti fanno la guerra, a pagare è l’erba che c’è intorno’. Chiediamo il dono della pace”. (R.P.)

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    Libia: Amnesty International lancia l’allarme sulla situazione a Misurata

    ◊   L’associazione umanitaria Amnesty International lancia l’allarme sulla situazione della città libica di Misurata, dove i suoi volontari si trovano dal 14 aprile e che da giorni è sottoposta all’assedio e al fuoco continuo delle truppe fedeli al colonnello Gheddafi. “Prendere ogni misura necessaria per istituire un effettivo corridoio umanitario e sollecitare il governo locale che guida l’opposizione a rendere prioritaria l’evacuazione dei feriti civili”, è quello che chiede a tutte le parti in conflitto, compresa la Nato. Malcom Smart, il direttore per il Nord Africa e il Medio Oriente di Amnesty, ha raccontato in questi termini all'agenzia Sir la situazione di cui è testimone: bombardamenti senza interruzione, popolazione completamente isolata a causa del taglio totale delle comunicazioni, riserve che scarseggiano e combattimenti che ostacolano l’ingresso di cibo e medicinali come pure l’evacuazione in sicurezza dei feriti come e dei lavoratori stranieri del porto. A questo proposito una nota positiva, riferisce, è stata la decisione del governo britannico di finanziare un maggior numero di evacuazioni via mare, ma l’incolumità di chi resta è messa a dura prova dall’utilizzo che le truppe fedeli al governo fanno delle bombe a grappolo contro le aree civili. (R.B.)

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    Il vicario di Tripoli: “in 40 anni di servizio mai avuto difficoltà con i libici”

    ◊   Il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, si sta preparando alle celebrazioni della Santa Pasqua insieme con la sua comunità, composta da tre sacerdoti filippini, un egiziano e un maltese. All’agenzia Fides racconta la sua testimonianza a servizio del popolo libico da 40 anni: “Non ho mai avuto difficoltà nell’assistere i malati e le persone che si sono prese cura di loro – racconta – gli stessi medici e infermieri che operano in Libia, in buona parte cristiani, non hanno avuto difficoltà particolari perché i libici sono musulmani aperti, osservanti ma non fanatici. Abbiamo avuto modo di conoscerci reciprocamente e buona parte dei cristiani che adesso sono rimasti nel Paese lo hanno fatto perché convinti che i libici apprezzino il loro servizio. La guerra non può distruggere questo rapporto”. Il Vicario apostolico ha ringraziato il Santo Padre per la sua vicinanza nella preghiera e sulla posizione internazionale dei confronti del Paese afferma che “ci sono stati pregiudizi nei confronti della dirigenza libica che ha preso alcune decisioni in modo avventato”, ma la cosa che più gli è dispiaciuta è che si sia fatto “ricorso alla guerra senza tentare la via diplomatica, mentre c’erano spazi”. (R.B.)

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    Il vescovo ausiliare di Khartoum: educazione unico mezzo per costruire una società sana

    ◊   Il vescovo ausiliare di Khartoum, in Sudan, mons. Daniel Adwok Kur, lancia l’allarme sulla violenza che sta dilagando nel Paese africano dopo il referendum sull’indipendenza del sud, approvata a gennaio dal 98% degli elettori e che diventerà effettiva a luglio, quando il Sud Sudan sarà il 54.mo Stato del continente. Violenze e scontri nelle ultime settimane hanno causato la morte di centinaia di persone, è la drammatica testimonianza del presule alla Zenit, che ha citato i dati forniti dall’associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che soffre, che parlano di circa 750mila persone in fuga dal nord al sud, le quali otterranno lo status di rifugiati. Per discutere di tale emergenza la Conferenza episcopale sudanese ha organizzato un’assemblea plenaria a Juba al termine della quale ci sarà un incontro con alcuni rappresentanti del governo per esortarli ad affrontare le cause del conflitto “alla radice”. “Bisogna chiedere alla gente quali sono i motivi delle tensioni”, è l’opinione del vescovo, che ricorda come la Chiesa nel Paese abbia sempre lavorato sull’educazione, che “è alla base di una società sana”. (R.B.)

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    Il vescovo copto di Luxor: Alto Egitto sempre trascurato dal potere centrale

    ◊   Mons. Joannes Zakaria, vescovo dei copti cattolici di Luxor, in Egitto, sentito dall'agenzia Fides, spiega le motivazioni dei disordini che si sono verificati nei giorni scorsi a Qana, che rientra nella sua diocesi, in seguito alla nomina di un copto alla carica di nuovo governatore della regione. “Il governatore uscente era anche lui copto e ha fatto poco per migliorare le condizioni di vita della popolazione dell’Alto Egitto, da sempre trascurato dal potere centrale – ha detto – questa elezione viene percepita come una mera mossa propagandistica per dimostrare all’esterno che l’Egitto è aperto alle minoranze. A questo si aggiungono le rivelazioni sulla corruzione del precedente regime che hanno accresciuto il sentimento di rabbia di tutti, musulmani e cristiani”. Sempre a proposito della situazione generale del Paese, il presule ha parlato di una società “travolta dalla rivoluzione democratica, senza essere preparata a questo clima di libertà che ha creato nuovi spazi per gli estremisti, molti dei quali sono tornati in Egitto proprio grazie alla rivoluzione”. Il vescovo, quindi, nella sua omelia per la Domenica delle Palme ha esortato i fedeli a non accettare provocazioni e ha invocato la preghiera di tutti “per l’Egitto, la Libia, la Siria, lo Yemen e tutti gli altri Paesi del Medio Oriente, affinché si trovi una politica di pace. Troppi Stati stanno promuovendo solo i propri interessi, ignorando le vere esigenze delle popolazioni dell’area”, ha concluso. (R.B.)

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    Somalia. Si aggrava la situazione a Dobley per gli scontri e la siccità

    ◊   È grave la situazione a Dobley, città meridionale della Somalia al confine con il Kenya e dove transitano molti profughi diretti, appunto, nel Paese vicino a causa del rinfocolarsi delle violenze tra il gruppo di opposizione islamico al Shabab e la milizia filogovernativa Raskambone Group, che tornano a insanguinare la cittadina. A questo si aggiunge una grave siccità che ha colpito la zona: la mancanza di cibo, di acqua e di abitazioni gravano ulteriormente sulla popolazione. La denuncia arriva all'agenzia Fides dal Jesuit Refugee Service che ha preparato una nota diffusa dal Catholic Information Service for Africa. A Dobley si trovavano centinaia di famiglie fuggite da Mogadiscio e che ora sono nuovamente costrette a scappare nei limitrofi villaggi di Diif, Dagila, Tabta e Hawina: nelle ultime settimane, stando ai dati, in Somalia sono stati registrati circa 33mila sfollati. (R.B.)

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    Angola: appello dei vescovi alla pace e alla riconciliazione nel Paese

    ◊   La Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé (Ceast) ha lanciato un appello ai fedeli affinché mantengano alta l’attenzione sugli avvenimenti politici che hanno avuto luogo, in questi ultimi tempi, nel continente africano. L’appello è contenuto in un comunicato, intitolato “Di fronte alla situazione attuale”, che è stato letto a Dondo domenica scorsa, durante la Messa per la Domenica delle Palme. Il documento sottolinea che il Paese, in questi ultimi tempi, ha registrato alcuni momenti di tensione che non hanno avuto conseguenze allarmanti, ma che rappresentano dei segnali sufficienti perché le autorità e la popolazione si mantengano in stato d’allerta. Questi accadimenti, si legge nella nota, possono turbare la pace e la riconciliazione nazionale, mettendo in pericolo il benessere della popolazione e della democrazia, vere e proprie “conquiste” degli angolani. Tenuto conto della situazione, i vescovi affermano, ancora una volta, la necessità di rafforzare le relazioni familiari, in quanto uniche garanti di quella fiducia necessaria a tutta la comunità e alla riunificazione del Paese. Centrale, poi, l’appello affinché i partiti politici non manipolino la Chiesa: essa, scrive la Ceast, accetta tutti gli schieramenti, purché non entrino in conflitto con gli insegnamenti della fede cristiana. Infine, i vescovi sottolineano il bisogno di avere un punto di riferimento nelle relazioni umane, a partire dall’esigenza della verità, poiché i cittadini devono essere informati sul contesto politico attuale e sull’evoluzione economica e sociale del Paese, data anche la flessibilità dei discorsi politici e la possibilità di diverse interpretazioni a seconda di chi li ascolta. (I.P.)

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    Il messaggio del Patriarca ecumenico di Costantinopoli in occasione della Pasqua

    ◊   Cristo “sposta le montagne per il bene del mondo, contrariamente all’uomo peccatore e nemico di Dio che sposta terre e solleva maremoti”. Così il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, nel messaggio inviato in occasione della Pasqua imminente mette in evidenza la relazione, o meglio, “il legame mistico” tra male morale e male naturale. Come spiega L’Osservatore Romano, il peccato rompe l’armonia di tutte le relazioni, anche se secondo gli scienziati “i segni di traviamento quali la cupidigia, l’avidità, il desiderio insaziabile di ricchezza, uniti all’indifferenza di fronte alla povertà di una moltitudine, causata anche dall’arricchimento eccessivo di una minoranza, non sembrano essere legati ai fenomeni naturali”. Questa l’interpretazione del Patriarca Bartolomeo che osserva come il mondo sia “gravemente ferito e violentemente scosso sotto la pressione delle forze del male naturali”, riferendosi ai recenti terremoti e tsunami e alla minaccia dell’esplosione nucleare, ma anche colpito dalle “perdite di vite umane dovute a guerre e attentati terroristici”. “La Risurrezione di Cristo, però, è un fatto vero – sottolinea Bartolomeo I – che dà ai credenti la certezza e a tutti gli uomini la possibilità di superare tutto. Cristo risorto è sempre il modello da seguire e la fede in Lui, l’obbedienza ai Suoi precetti è salvifica per l’uomo”. (R.B.)

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    Una delegazione della comunità di Taizè a Mosca per celebrare la Pasqua

    ◊   Una delegazione della Comunità di Taizé composta da 240 giovani provenienti da 26 Paesi e capeggiata dal Priore frère Alois, è in partenza per la Russia, dove festeggerà la Pasqua in comunione con la Chiesa ortodossa russa. I pellegrini, riporta il Sir, alloggeranno in sei parrocchie di Mosca e, a partire da domani, parteciperanno alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle comunità locali, fino alla domenica di Pasqua, quando presenzieranno ai Vespri solenni del Patriarca Kirill nella cattedrale di Cristo Salvatore. Il Venerdì Santo, inoltre, è prevista una visita a Boutovo, luogo alla periferia della città in cui tra il 1935 e il 1937, per decisione di Stalin, furono fucilate oltre 20mila persone tra vescovi, sacerdoti, religiosi e credenti laici. I rapporti tra il Patriarcato di Mosca e la comunità di Taizè risalgono agli anni Sessanta, ma si intensificarono nel 1988, quando dalla Francia furono inviate un milione di copie del Vangelo in lingua russa a Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Minsk. (R.B.)

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    Usa: i vescovi creano un sito web sulla figura di Giovanni Paolo II

    ◊   Le relazioni, sempre delicate, tra Oriente e Occidente; l’uso corretto e pastorale dei mass media e della tecnologia in generale e come questa possa mettersi al servizio della Chiesa: sono solo alcune delle tematiche sulle quali Giovanni Paolo II ha lasciato al mondo una grande eredità, indicando la via da seguire. Per sottolineare tutto questo e celebrare un Pontefice che “ha toccato la vita di molta gente in tutto il mondo e in particolare negli Stati Uniti”, ha detto Helen Osman, segretario per le Comunicazioni della Conferenza episcopale degli Usa, in vista della sua imminente Beatificazione, i vescovi cattolici degli Stati Uniti hanno messo on line un sito dedicato a questa grande figura storica e spirituale. All’indirizzo www.usccb.org/popejohnpaulii , riferisce l'agenzia Zenit, si possono trovare dettagli sulla vita di Papa Wojtyla, stralci dei suoi scritti e un video con i momenti più salienti delle sette visite che fece negli Usa nel corso del suo lunghissimo Pontificato. Il sito è stato creato, precisa Osman, “per aiutare le persone a rendersi conto della straordinarietà del suo operato”. (R.B.)

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    L’arcivescovo di Kinshasa invita i giovani a vivere secondo i valori cristiani

    ◊   Rigettare gli antivalori e conformarsi ai principi evangelici, secondo la luce di Cristo. Questo l’appello lanciato ai giovani dal cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. Nel corso della Messa celebrata il 17 aprile, Domenica delle Palme, presso lo stadio dei Martiri, l’arcivescovo si è rivolto in particolare ai circa 50mila giovani presenti, tutti tra i 18 e i 35 anni. Come è tradizione, infatti, nella Domenica delle Palme la Chiesa celebra anche la Giornata Mondiale della Gioventù, a livello diocesano. Nella Repubblica democratica del Congo, il tema scelto per il 2011 è stato “Giovani per la coerenza cristiana”. Nella sua omelia, il cardinale Monsengwo ha ribadito la necessità di un’adeguata formazione civica, da portare avanti anche nelle parrocchie. Quindi, ha esortato i ragazzi ad affidarsi a Dio, “l’unico capace di risolvere i nostri problemi, anche quando può sembrare sordo alle nostre richieste”. E ancora: il porporato ha sottolineato l’importanza di “rendere onore al Signore”, non guardando “agli antivalori di una società permissiva che coltiva il vizio e la corruzione”. Al termine della Messa, una giovane ha tracciato un bilancio della quarta Giornata diocesana della gioventù, elencando le attività svolte dai ragazzi di Kinshasa ed il loro impegno a promuovere l’eccellenza. Infine, per rilanciare la Pastorale per i sordo-muti, la seconda Lettura della Messa è stata tradotta anche nel linguaggio dei segni. (I.P.)

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    Burundi: gli anglicani reclamano più aiuti per i Paesi africani

    ◊   Si è conclusa a Bujumbura presso la sede del Dipartimento per lo sviluppo internazionale, la visita congiunta della comunità anglicana del Burundi e dell’Anglican Alliance nel corso della quale è stata analizzata la situazione dei quattro Paesi africani — Burundi, Gambia, Lesotho e Niger — depennati dalla lista del programma di aiuti da parte del Regno Unito. L’arcivescovo anglicano Bernard Ntahoturi, il segretario provinciale e il direttore dell’Anglican Alliance, Pecaduli Birakengana e Sally Keeble, - riferisce L'Osservatore Romano - hanno individuato le linee strategiche da intraprendere nel prossimo futuro. «Il Burundi — ha spiegato l’arcivescovo Ntahoturi — è uno dei Paesi più poveri del mondo. Dopo quindici anni di guerra civile, pace e stabilità sono ancora fragili. La decisione di chiudere il Dipartimento per lo sviluppo internazionale e di bloccare gli aiuti non è un messaggio incoraggiante. L’esclusione dal programma mette a rischio la sicurezza e la stabilità sia nel Burundi che nella regione dei Grandi Laghi». L’auspicio dei rappresentanti della Comunione anglicana è che al più presto i quattro Paesi vengano riammessi nel programma di aiuti perché le sfide da affrontare sono molteplici. (R.P.)

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    Ecumenismo: importante missione delle Chiese protestanti d’Europa

    ◊   La Comunità delle Chiese protestanti d’Europa (Cpce) ha come vocazione l’impegno in prima linea sul tema dell’ecumenismo e del dialogo con le altre realtà cristiane del Vecchio continente, come ricorda L’Osservatore Romano, ed è guidata dall’idea che si possa costruire una comunione di comunità ecclesiali che, pur mantenendo le proprie peculiarità, siano capaci di rendere sempre più efficace l’annuncio del Vangelo. A questo proposito il quotidiano della Santa Sede ripercorre i successi ottenuti dalla Cpce: con gli ortodossi, ad esempio, un dialogo sulla figura di Gesù è stato intavolato fin dal 2002, per passare poi a parlare del Battesimo nella vita della Chiesa, senza però, purtroppo, arrivare ancora al reciproco riconoscimento del sacramento auspicato fin dal 2008. Nel settembre 2010, inoltre, un accordo di cooperazione nel campo della formazione e della testimonianza di fede è stato firmato con la European Baptist Federation, mentre risale al 1997 l’intesa con le comunità metodiste. Altalenanti, invece, i rapporti con le Chiese anglicane di Gran Bretagna e Irlanda, i cui primi contatti ci sono stati nel 1995: una tappa fondamentale è rappresentata dall’incontro avvenuto a Klingenthal, in Germania, dal 13 al 15 aprile scorsi grazie alla disponibilità dell’Istituto ecumenico di Strasburgo della Federazione luterana mondiale. In questa occasione, in particolare, si è approfondito il tema dei progressi ecumenici in Scozia e dei recenti documenti sottoscritti dagli anglicani d’Inghilterra e dalla United Reformed Church sulla riconciliazione della memoria. Utili confronti, infine, ci sono stati anche sul rapporto tra ministero, ordinazione ed episcopato; su Scrittura, confessione di fede e Chiesa, e sul rapporto tra scienza e religione nello studio delle tradizioni anglicane del XVII secolo e sono stati gettati i semi per un comune percorso educativo in vista della prossima assemblea del Cpce, in programma a Firenze nel settembre 2012. (R.B.)

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    Sri Lanka: il cardinale Ranjith spiega il significato del crisma

    ◊   Da qualche anno la Chiesa dello Sri Lanka ha deciso di celebrare la Messa crismale il lunedì di Pasqua anziché il Giovedì Santo, per dare, così, la possibilità a tutti i sacerdoti di partecipare. “L’olio è il segno con cui Dio consacra gli eletti – ha spiegato il cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo, durante una Messa celebrata lunedì scorso nella chiesa di Ognissanti a Borella, un sobborgo della capitale – Gesù stesso consacra la propria missione definendosi l’unto del Signore e la nostra missione sacerdotale altro non è che la continuazione della missione di Gesù: noi stessi siamo stati unti con l’olio del crisma, a simboleggiare il nostro essere diversi perché consacrati e santificati da Dio”. Il crisma è l’olio degli infermi, ma anche l’olio dei catecumeni che viene utilizzato nei sacramenti, ricorda AsiaNews, che racconta di come il porporato, per illustrarlo ai fedeli, abbia citato molti brani della Scrittura in cui si mostra che l’olio è il simbolo del bisogno primigenio che l’essere umano ha di nutrimento fisico e spirituale. Alla celebrazione hanno partecipato anche il nunzio apostolico nel Paese, l’arcivescovo Joseph Spiteri, e gli arcivescovi emeriti mons. Nicholas Marcus Fernando e mons. Oswal Gomis. (R.B.)

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    Il bilancio dell’incendio alla Sagrada Familia di Barcellona

    ◊   Salve le celeberrime vetrate, ma completamente distrutta la sagrestia: è questo il bilancio dell’incendio doloso che è stato appiccato ieri mattina intorno alle 10.45 alla Basilica della Sagrada Familia di Barcellona, in Spagna, capolavoro di Antoni Gaudì. Nella Basilica, che, ricorda il quotidiano Avvenire, è stata consacrata nel novembre scorso da Benedetto XVI ed è meta turistica e di pellegrinaggio di oltre due milioni di persone ogni anno, poteva verificarsi una strage: durante la Settimana Santa, infatti, il numero di presenze s’impenna toccando quota 12mila al giorno. Nel momento in cui le fiamme sono state avvertite, infatti, le persone evacuate dall’interno sono state 1500. L’autore del folle gesto, arrestato dalla polizia catalana grazie all’ausilio dei presenti, è un uomo di 65 anni, José Maria S.L., residente a Barcellona, abituale frequentatore della Basilica e già noto alle forze dell’ordine: sarebbe stato avvistato mentre dava alle fiamme alcuni abiti talari con accendini che gli sono stati poi rinvenuti nelle tasche. La cripta della Sagrada Familia andò distrutta da un incendio già nel 1936 e recentemente è stata restaurata. (R.B.)

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    Roma: Messa del cardinale Vallini per i deputati in preparazione alla Pasqua

    ◊   “Voi avete grandi responsabilità, e siete chiamati a una coerenza profonda che deve anteporre la logica della fede a quella della ragione, per riscoprire la carità che viene prima di altri aspetti”. Così ieri sera il cardinale vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, nella Cappella della Camera dei deputati si è rivolto ai parlamentari presenti alla Messa celebrata in preparazione alla Santa Pasqua. “Nella nostra vita - ha spiegato il porporato - nulla avviene senza la Grazia di Dio, ma a questa a volte si contrappone la nostra volontà. Dobbiamo imparare a capire quale logica guida il nostro percorso: se quella dell’amore e della fede, alla luce del Vangelo, o quella della ragione e dell’interesse”. Facendo riferimento al brano del Vangelo del giorno sul tradimento di Giuda, il cardinale Vallini ha ricordato la contrapposizione della luce di Cristo alle tenebre che avvolgono la figura dell’apostolo dopo il tradimento, fino al tragico epilogo. “Invochiamo lo Spirito Santo nelle nostre scelte - ha concluso - accostiamoci spesso ai Sacramenti dell’ Eucarestia e della confessione. E il Signore non ci farà mancare il suo aiuto”. Alla celebrazione eucaristica erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, i ministri Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Mara Carfagna, e Giorgia Meloni. (A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: da Francia e Gran Bretagna ufficiali come supporto logistico agli insorti

    ◊   La Libia ancora sotto i riflettori della comunità internazionale. Il ministro degli Esteri del governo di Gheddafi propone elezioni in cambio dello stop ai combattimenti. E dopo Londra anche Parigi invierà a Bengasi un “piccolo” contingente di ufficiali militari come supporto logistico agli insorti. Marco Guerra:

    Se cessassero i bombardamenti aerei della Nato, in Libia sarebbe anche possibile che “dopo sei mesi" si vada alle urne "sotto la supervisione delle Nazioni Unite”. Così il ministro degli Esteri Libico, Abdelati al-Obeidi, secondo il quale il popolo potrebbe esprimersi anche sulla leadership di Gheddafi. Il regime alterna dunque aperture e fermezza. Poche ore prima il figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, ha infatti ribadito la sua convinzione che la rivolta fallirà. Intanto dopo Roma il presidente del Consiglio di transizione li bico, Jalil, fa oggi tappa a Parigi, per rinsaldare i rapporti con i Paesi che hanno riconosciuto il governo degli insorti. Nel corso dei colloqui il governo francese ha espresso la sue disponibilità ad inviare un ''numero ridotto'' di ufficiali di collegamento. Ieri anche Londra aveva annunciato la spedizione di un contingente militare in Libia per aiutare gli insorti a migliorare la loro organizzazione logistica e le comunicazioni. Intanto sul terreno sembra perdurare l’impasse tra i due fronti. Gli insorti riferiscono anche oggi di combattimenti a Misurata e continuano a rivendicare il controllo della città. Fonti non confermate dei ribelli sostengono inoltre che le truppe di Gheddafi si stano ritirando dalla città di Brega.

    Immigrazione
    Immigrazione in primo piano oggi in Commissione europea. Al centro dei lavori un documento in cui si sollecita maggiore solidarietà con l’Italia, alle prese con un’ondata di sbarchi che non si placa. 36 tunisini sono arrivati a Pantelleria, mentre da Lampedusa in nottata è partito un traghetto organizzato dal governo, con a bordo un migliaio di profughi. L’imbarcazione è diretta a Crotone e Catania. Solo ieri l’arrivo sull’isola di 760 libici, in un unico sbarco. Per il ministro degli Etseri italiano Frattini si tratta della ritorsione di Gheddafi.

    Yemen, ancora scontri tra manifestanti e polizia
    Situazione sempre incandescente anche in Yemen, dove è salito ad almeno cinque morti accertati e a sessanta feriti il bilancio della sparatoria di ieri a Sana'a tra la polizia e i manifestanti che protestavano contro il regime del presidente Saleh. Nuove violenze stamani nella città portuale di Aden, dove è rimasto ucciso un poliziotto, e a Hodeida, nell'ovest del Paese, dove si segnala una vittima tra i manifestanti. La situazione continua a preoccupare i rappresentati degli altri Paesi del Golfo che ieri sera hanno incontrato una delegazione yemenita per proporre un piano di transizione politica.

    Siria: arrestato dissidente nonostante la revoca dello stato di emergenza
    In Siria prosegue la repressione delle autorità contro i dissidenti dell’opposizione nonostante il nuovo governo abbia approvato l’abrogazione dello stato di emergenza in vigore da 48 anni. Nella notte è stato arrestato ad Homs l’esponente di spicco dell’opposizione, Mahmoud Issa, per il rilascio di alcune dichiarazioni alla televisione araba al Jazira.

    Medio Oriente
    Le vicende connesse alla morte del volontario italiano Vittorio Arrigoni nella Striscia di Gaza hanno portato alla luce l’intricato conflitto che si sta combattendo in questa isolata parte del territorio palestinese. L’infiltrazione di gruppi salafiti collegati ad al Qaeda e determinati a scalzare Hamas dalla guida della Striscia complica ulteriormente il mosaico politico della regione. A Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio oriente, Stefano Leszczynski ha chiesto se sia possibile una lettura di questo intricato contesto politico:

    R. - Ci sono questi gruppi salafiti, con un legame diretto con Al Qaeda, che sono sempre più presenti all’interno della Striscia e sono anche una sfida a quello che è il governo di Gaza, guidato da Ismail Haniyeh. E’ una situazione in cui la leadership politica di Hamas si trova a dover fare i conti con un’opposizione che è ancora più radicale dal punto di vista dei gruppi islamici.

    D. - Quali potrebbero essere gli obiettivi politici del controllo di un’area che è effettivamente isolata dal resto del mondo?

    R. - Questa è una delle aree ideali per una presenza di tipo radicale-islamico. Si tratta di un posto di 360 chilometri quadrati, dove vive un milione e mezzo di persone in condizioni disperate, un luogo dove il mondo non mette piede. C’è un posto migliore di questo per organizzazioni terroristiche che vogliono coltivare nuove cellule, anche per alimentare quella che è una strategia di tipo globale? Una strategia come quella del boicottaggio, che tende a chiudere le porte per non far entrare e a non curarsi più di tanto di quello che succede lì dentro, sperando che questa situazione imploda da sola, è una strategia che fa molto comodo a forze come quelle dei salafiti, che vogliono propagandare la loro ideologia attraverso questo tipo di luoghi.

    D. - Che spazi ci sono per una società civile, per la nascita di un pensiero diverso?

    R. - Di spazi ce ne sono parecchi. Ci sono anche giovani, a Gaza, che si sono mossi, esattamente com’è successo in Egitto. E’ sostanzialmente la volontà di ripartire da un contesto nuovo. Dietro a questi movimenti giovanili, che esistono sotto traccia, che provano a venire fuori e sperimentano la repressione a Gaza e a Ramallah, c’è proprio questa sensazione, di gran parte del mondo giovanile, di non avere prospettive in questa situazione. Situazione che rimane bloccata ed è sostanzialmente funzionale al perpetuarsi dell’attuale scontro tra le due leadership. (vv)

    Afghanistan
    Un militare britannico è morto in ospedale per le ferito riportate nelle scoppio dell'ordigno che stava disinnescando lo scorso lunedì in Afghanistan. Intanto sul terreno non si fermano gli attacchi della guerriglia: oggi un kamikaze si è fatto esplodere accanto ad un convoglio della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) nella provincia orientale afghana di Nangahar, causando il ferimento del capo della polizia provinciale. L'azione è stata subito rivendicata dai talebani secondo i quali ci sarebbero invece almeno “una decina di vittime”. Intanto la stessa Isaf ha reso noto che numerosi talebani sono stati uccisi ieri nell'ambito di una operazione congiunta afghano-internazionale che ha usufruito di appoggio aereo nel distretto di Zheray della provincia meridionale di Kandahar.

    Iran
    l’Iran, presidente di turno dell'Opec, ritiene che i prezzi del petrolio continueranno a salire fino alla fine dell'anno in corso, ma non giudica opportuna una riunione d'emergenza del cartello dei Paesi esportatori per decidere un eventuale aumento della produzione. Lo ha detto il governatore iraniano presso l'Opec, Mohammad Ali Khatibi. Il governatore ha affermato che i prezzi continueranno ad aumentare sia per gli elementi di instabilità, con le sollevazioni popolari in Paesi arabi del Medio Oriente e del Nord Africa, sia per un incremento della domanda mondiale, che ha valutato tra gli 1,3 e gli 1,6 milioni di barili al giorno. Il dirigente iraniano ha comunque ribadito la posizione di Teheran, secondo la quale non c’è bisogno di una riunione d'emergenza dell'Opec prima di quella ordinaria in programma a Vienna l'8 giugno prossimo.

    Burkina Faso, nuovo premier dopo le proteste
    Rimaniamo in Africa. Sembra tornare la calma in Burkina Faso dove in seguito alle violente proteste e ai continui ammutinamenti della Guardia presidenziale è stato nominato un nuovo capo di governo. La crisi è stata gestita dal presidente Compaoré, al potere dal 1987, e rieletto lo scorso novembre con l’80% dei suffragi. Il servizio di Giulio Albanese:

    Dopo gli ammutinamenti e le violenze dei giorni scorsi in Burkina Faso, l’inossidabile presidente Blaise Campaore’ ha nominato ieri un nuovo primo ministro. Una mossa studiata a tavolino, che dovrebbe servire idealmente a ridare stabilità al Paese. Si tratta dell’ex giornalista ed ambasciatore in Francia, il 56enne Luc Adolphe Tiao. Il cammino, però, è davvero tutto in salita se si considera che le casse dello Stato sono a secco e la stragrande maggioranza della popolazione fa davvero fatica a sbarcare il lunario. Da rilevare che Campaore’, nel frattempo, aveva assolto il governo e rimosso i responsabili militari proprio venerdì scorso, dopo che elementi della sua stessa guardia presidenziale si erano ammutinati, non avendo ricevuto il salario. Una reazione che aveva portato i militari a terrorizzare la capitale Ouagadougou e le località limitrofe, sparando alla cieca nelle strade, saccheggiando negozi e rubando mezzi di trasporto. La violenza aveva poi scatenato le manifestazioni di piazza con studenti, commercianti e comuni cittadini.

    Russia, economia
    La crescita del prodotto interno lordo della Russia sarà del 4 e 2 per cento quest’anno. Lo ha detto il presidente Putin durante la sua audizione annuale in Parlamento. Intanto nel Paese si discute sui nomi dei candidati delle prossime presidenziali, in programma a marzo del 2012. Pare che il partito di maggioranza, Russia Unita, guidato da Putin, abbia ottenuto la registrazione del movimento Forza Russia strappandolo al Partito Russia Giusta.

    Italia nucleare
    Il disastro nucleare al sito di Fukushima, in Giappone, ha provocato un ripensamento sulle centrali in tutto il mondo. Il governo italiano ha deciso di bloccare la costruzione di nuovi impianti nel Paese. Pioggia di critiche dall’opposizione che parla di una ‘trovata’ per aggirare il prossimo referendum sull’atomo. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Stop alla realizzazione delle centrali nucleari in Italia e rinvio di ogni decisione a dopo l’estate, in attesa di una posizione chiara dell’Europa sugli standard di sicurezza degli impianti. Questa la spiegazione del governo italiano, ribadita poco fa dal ministro dello Sviluppo Economico, Romani, intervenuto in aula in Senato dove è in discussione il decreto legge Omnibus provvedimento che già conteneva la moratoria del programma nucleare italiano. La decisione di bloccare tutto – ha chiarito – arriva alla luce di quanto avvenuto in Giappone e rende inutile il referendum sul ritorno all’atomo, in calendario il 12 e il 13 giugno prossimi. Proprio questo preoccupa l’opposizione, che, pur cantando vittoria per la marcia indietro, non crede nelle buone intenzioni del governo. Per l’Italia dei Valori l’emendamento serve solo ad aggirare il referendum. “Deve essere scritto in modo chiaro e forte: mai più nucleare in Italia”, ha detto Di Pietro. Sulla stessa linea anche il leader del Pd Bersani, che parla di “sconfessione” del governo Berlusconi. Per i Verdi, invece, si tratta di uno stop dettato dal timore di perdere le prossime elezioni amministrative. L’esecutivo, da canto suo, annuncia la definizione della nuova strategia energetica nazionale e chiede confronto e condivisione. La nuova strada sarà basata sulle energie rinnovabili e su quelle alternative, con il ministro dell’Economia Tremonti che ha ipotizzato un piano europeo di finanziamento della ricerca in linea con la struttura geopolitica del Mediterraneo.

    Nucleare-Onu
    Intanto il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha lanciato un appello per una revisione delle norme di sicurezza negli impianti nucleari di tutto il mondo, in vista di standard più elevati. Lo ha fatto visitando il sito di Chernobyl, teatro della catastrofe avvenuta nel 1986. In prossimità del 25esimo anniversario, si è aperto ieri a Kiev, in Ucraina, la conferenza dei Paesi donatori. Stanziati 550 milioni di euro per la ricostruzione del sarcofago di cemento armato, ormai gravemente danneggiato, che protegge il reattore. Il progetto complessivo costa 760 milioni di euro.

    Giappone-nucleare
    Sempre critica la situazione nell’area della centrale di Fukushima, in Giappone. Due robot radiocomandati, messi a disposizione dagli Stati Uniti, sono arrivati nei pressi dei due reattori danneggiati e hanno rilevato consistenti livelli di radioattività altamente dannosi per gli operatori. La polizia, invece, ha reso noto che oltre 12 mila persone hanno perso la vita a causa dello Tsunami. Le vittime accertate sono più di 13 mila: nel 5,5 per cento dei casi, il decesso è stato provocato da crolli e da incendi dovuti a fughe di gas. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 110

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