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Sommario del 18/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il programma ufficiale del viaggio di Benedetto XVI in Croazia
  • Settimana Santa. Il Papa: il male non ha l'ultima parola, anche oggi Cristo vince, con il suo amore, il peccato e la morte
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Allarme della Banca Mondiale per l’aumento dei prezzi alimentari: Paesi poveri sempre più in difficoltà
  • Unione Europea: tasso di natalità in crescita ma ancora insufficiente al ricambio generazionale
  • Giappone: nuova allerta radioattività nella centrale di Fukushima
  • Forte affermazione dei nazionalisti euroscettici in Finlandia
  • Treni di nuovo regolari da Ventimiglia: immigrati tunisini verso la Francia
  • Verso il centenario dantesco: convegno alla Lumsa
  • Chiesa e Società

  • Colombia: soddisfazione per l'adesione del Papa alla Giornata di preghiera per le vittime della violenza
  • Pakistan: liberato Arif Masih accusato di blasfemia. Nuovi attacchi contro i cristiani
  • Iraq: per la Domenica delle Palme chiese piene di fedeli. Ottimismo per la Pasqua
  • Terra Santa: le restrizioni al confine fra Israele e Palestina fanno diminuire i pellegrini
  • Cile: la Conferenza episcopale sulle procedure per le denunce di abusi
  • Bolivia. I vescovi: “Serve l’aiuto di tutti per cambiare il Paese”
  • Presentazione in Brasile del 26.mo rapporto della Commissione pastorale della terra
  • Germania: per mons. Zollitsch la diagnosi pre-impianto non è altro che selezione
  • Sud Corea: l’aborto è sempre un omicidio ricorda una nota pastorale dei vescovi
  • Filippine. Onu: migliora la situazione dei bambini soldato, ma c’è ancora molto da fare
  • Sri Lanka: missionario cattolico da 20 anni dà speranza ai bambini di strada
  • L’arcivescovo di Guwahati sulla democrazia e la libertà religiosa in Bhutan
  • Cambogia. No delle Ong al controllo statale sulle associazioni
  • Australia: cardinale Pell contro periodico che dà un'immagine fuorviante dei cattolici
  • Francia: politici e rappresentanti delle confessioni religiose uniti sulla laicità
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: prosegue l’assedio delle truppe di Gheddafi a Misurata e Ajdabia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il programma ufficiale del viaggio di Benedetto XVI in Croazia

    ◊   La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma ufficiale del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Croazia il 4 e 5 giugno prossimi, in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate. Si tratta del primo viaggio pontificio internazionale di quest’anno. Il Papa sarà a Zagabria sabato mattina 4 giugno. Dopo la cerimonia di benvenuto nell’Aeroporto Internazionale di Zagreb Pleso, compirà una visita di cortesia al presidente della Repubblica. Quindi, l’incontro con il presidente del governo nella nunziatura apostolica. Alle 18.15 si svolgerà l’incontro con esponenti della società civile, del mondo politico, accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con i leaders religiosi, nel Teatro Nazionale Croato di Zagabria. Alle 19.30 la veglia di preghiera con i giovani nella piazza del Bano Josip Jelačič. Domenica, 5 giugno alle 10.00, il Papa presiederà la Santa Messa in occasione della Giornata nazionale delle famiglie cattoliche croate nell’Ippodromo della capitale. Nel pomeriggio, la celebrazione dei Vespri con i vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi, con la preghiera presso la tomba del Beato Alojzije Viktor Stepinac nella Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e di Santo Stefano. Il Papa si recherà poi in visita alla residenza del cardinale arcivescovo di Zagabria. Alle19.15 la cerimonia di congedo nell’Aeroporto Internazionale Pleso. Il rientro a Roma-Ciampino è previsto per le 21.15.

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    Settimana Santa. Il Papa: il male non ha l'ultima parola, anche oggi Cristo vince, con il suo amore, il peccato e la morte

    ◊   La Chiesa si appresta a celebrare una nuova Pasqua, fulcro di tutto l’anno liturgico. Ieri, Domenica delle Palme e della Passione del Signore, il Papa ha aperto i riti della Settimana Santa. Riviviamo questo tempo forte della comunità cristiana con le parole di Benedetto XVI. Il servizio di Sergio Centofanti:

    I Vangeli dei primi tre giorni della Settimana Santa ci parlano di Giuda Iscariota. L’apostolo, che poi avrebbe tradito il Maestro, si erge a moralista: lancia una dura critica perché Maria, sorella di Lazzaro, cosparge i piedi di Gesù di un prezioso profumo. Quell’unguento si poteva vendere per darne il ricavato ai poveri. Ma in realtà Giuda è attaccato al denaro:

    “L’amore non conta … egli è avido: il denaro è più importante della comunione con Gesù, più importante di Dio e del suo amore. E così diventa anche un bugiardo, che fa il doppio gioco e rompe con la verità”. (Udienza generale, 18 ottobre 2006)

    Il tradimento di Giuda è per tutti noi un monito:

    “Anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore”. (Udienza generale, 18 ottobre 2006)

    Il Triduo Pasquale si apre Giovedì Santo con la Messa in Coena Domini, che ci mostra – afferma il Papa – come il cristianesimo non è un moralismo: è dono:

    “Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà”. (Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008)

    In questo giorno la liturgia ci propone il Vangelo della lavanda dei piedi: Cristo si fa servo nell’amore:

    “Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti”. (Messa in Coena Domini, 20 marzo 2008)

    Nel Getsemani, nell’ora in cui l’anima di Gesù “è triste fino alla morte”, i discepoli dormono, nonostante le richieste del Signore a vegliare con lui:

    “Vediamo come i discepoli hanno dormito, lasciando solo il Signore. Anche oggi spesso dormiamo, noi suoi discepoli. In questa notte sacra del Getsemani vogliamo essere vigilanti, non vogliamo lasciar solo il Signore in questa ora”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)

    Gesù è arrestato e crocifisso.Verso le tre, Gesù grida a gran voce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». La sua morte in croce è un mistero insondabile per la ragione umana:

    “Siamo posti davanti a qualcosa che umanamente potrebbe apparire assurdo: un Dio che non solo si fa uomo, non solo soffre per salvare l’uomo caricandosi di tutta la tragedia dell’umanità, ma muore per l’uomo”. (Udienza generale, 8 aprile 2009)

    Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, in attesa della Notte Santa, la Risurrezione di Cristo: un evento che continua anche oggi, nonostante tutta l’oscurità del male nel mondo:

    “E’ realtà attuale: Cristo anche oggi vince con il suo amore il peccato e la morte. Il Male, in tutte le sue forme, non ha l'ultima parola. Il trionfo finale è di Cristo, della verità e dell’amore!”. (Udienza generale, 4 aprile 2007)

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    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit (U.S.A.) il rev. José Arturo Cepeda, del clero dell’arcidiocesi di San Antonio, rettore dell’Assumption Seminary a San Antonio, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tagase. Il rev. José Arturo Cepeda è nato a San Luis Potosi in Messico il 15 maggio 1969. Ha frequentato gli studi filosofici nel Seminario minore a San Luis Potosí. Poi, ha ottenuto il B.A. presso il College of Santa Fe a Santa Fe (New Mexico). Ha compiuto gli studi teologici presso l’Oblate School of Theology a San Antonio (Texas). Successivamente, ha ottenuto la Licenza e il Dottorato in Teologia Spirituale presso l’Angelicum a Roma. È stato ordinato sacerdote il 1° giugno 1996 per l’arcidiocesi di San Antonio. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: vicario parrocchiale della Cattedrale San Fernando (1996-2000), direttore delle vocazioni sacerdotali e membro della Facoltà dell’Assumption Seminary e dell’Oblate School of Theology a San Antonio (2000-2010), vice-rettore (2009) e, dal 2010, rettore dell’Assumption Seminary. Parla anche lo spagnolo e l’italiano.

    Il Santo Padre ha nominato il cardinale Justin Francis Rigali, arcivescovo di Philadelphia, suo Inviato Speciale alle celebrazioni del bicentenario della nascita di San Giovanni Nepomuceno Neumann, che avranno luogo a Prachatice (Repubblica Ceca) il 18 giugno 2011.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   I due amori: in prima pagina, un editoriale del direttore sull’omelia del Papa nella domenica delle Palme, mentre inizia il settimo anno del pontificato.

    “L'Osservatore Romano” lancia il suo nuovo sito.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Stefania Schipani dal titolo “Agricoltura e impatto ambientale”: nel 2050 nove miliardi di persone avranno bisogno di cibo.

    In cultura, un articolo di Paolo Vian dal titolo “E nel 1934 il Papa assunse un'ebrea tedesca” l'archeologa Hermine Speier venne chiamata da Pio XI per riordinare l'archivio fotografico dei Musei Vaticani.

    La persona come pietra angolare, fulcro dell'impegno di Giovanni Paolo II nei lunghi anni da vescovo a Pontefice: l'articolo di Lucetta Scaraffia apparso su “Roma Sette” di domenica 17.

    Epica di un capitano di casalingo corso: Claudio Toscani su Emilio Salgari, a cent'anni dalla morte.

    Divisionismo in bassorilievo: la “Via Crucis” di Antonio Maraini.

    Crisanto e Daria riconosciuti dal C14: studi sulle reliquie dei compatroni di Reggio Emilia.

    E l'Europa iniziò a respirare con due polmoni: nell’informazione religiosa, anticipazione dell’articolo del gesuita Richard Cemus (che comparirà a giugno su “Orientalia Christiana Periodica”) sul cardinale Tomas Spidlik, a un anno dalla morte.

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    Oggi in Primo Piano



    Allarme della Banca Mondiale per l’aumento dei prezzi alimentari: Paesi poveri sempre più in difficoltà

    ◊   “Rispetto a sei mesi fa le prospettive economiche stanno migliorando a livello mondiale e in particolare nelle economie in via di sviluppo”. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, al Development Committee della Banca Mondiale, sottolineando che è stato raggiunto un progresso sostanziale verso gli Obiettivi di sviluppo del Millennio fissati per il 2015. Ma dagli stessi dati della Banca Mondiale emerge anche che il progresso è squilibrato e i Paesi più poveri restano indietro. Dunque luci e ombre per l’economia, con due tendenze preoccupanti: l’aumento dei prezzi degli alimentari e il rincaro delle materie prime, con conseguenze sui più poveri. Di queste e altre prospettive e delle possibili azioni internazionali Fausta Speranza ha parlato con l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – Da un lato, vi è certamente il forte aumento di domanda di generi alimentari da parte di Paesi molto popolosi, in forte crescita, che hanno dunque la capacità di acquistarli, e anche – probabilmente – stanno facendo scorte assai significative. In secondo luogo, una parte dei prodotti agro-alimentari è stata utilizzata per altri fini, cioè per i cosiddetti bio-carburanti, e anche questo sottrae risorse alle finalità alimentari. Una terza spiegazione che – a mio avviso – non va sottovalutata è che la crescente debolezza del dollaro, moneta nella quale vengono stabiliti i prezzi dei generi agricoli su scala mondiale, rappresenta un innesco di ulteriori fattori speculativi: si teme che questa valuta perda sempre più valore, si tende ad accaparrare generi alimentari con operazioni speculative a termine. Quindi, c’è anche una componente speculativa e tutto ciò, sicuramente, rappresenta una grande preoccupazione, tant’è che taluni hanno affermato che le stesse rivolte dell’Africa mediterranea siano legate alla dinamica dei prezzi dei generi alimentari.

    D. – La Banca mondiale raccomanda di rafforzare il proprio sostegno ai Paesi del Medio Oriente e dell’Africa del Nord. Ma è solo questione di “aiuti”? Che altro fare, che altro pensare?

    R. – Io credo che gli aiuti erogati dai Paesi sviluppati ai Paesi dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente non siano una soluzione, anche perché se si prendono questi venti Paesi denominati dal Fondo monetario internazionale “mid-risk North Africa”, e se si considera la disponibilità finanziaria di questi Paesi, ci si accorge che i fondi sovrani di molti di quei Paesi, compresa la Libia e l’Algeria, hanno un totale di risorse finanziarie disponibili intorno ai 1.500 miliardi di dollari: si tratta, dunque, di una enorme disponibilità finanziaria, tale che se fosse utilizzata in buona parte in quei Paesi, le risorse finanziarie per lo sviluppo sarebbero largamente garantite, molto ma molto di più di quanto i Paesi sviluppati potrebbero mettere a disposizione di quelle aree. Ciò non accade, e credo che l’Occidente o i Paesi sviluppati – soprattutto le forme sovrannazionali dei Paesi sviluppati – dovrebbero adoperarsi per varare una banca di sviluppo che sia un po’ sul modello di quella che fu la Bers (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo) che partì nel 1992 per facilitare la ricostruzione e lo sviluppo dei Paesi del blocco comunista che ormai erano entrati in un’economia più democratica. Credo che bisognerebbe adoperarsi per quel fine: una banca di sviluppo tipo sul modello Bers, co-fondata - ad esempio - dall’Unione Europea con la Lega Araba. Una banca capace di attrarre i capitali dei fondi sovrani dei Paesi del Medio Oriente e di alcuni Paesi del Nordafrica potrebbe essere un’ottima iniziativa per facilitare lo sviluppo in quei Paesi, sviluppo che – come diceva Paolo VI – è il nuovo nome della pace.

    D. – Negli ultimi tre anni abbiamo assistito ad una profonda recessione, due picchi di prezzi alimentari, un nuovo shock dei petroliferi e poi i recentissimi fatti. Quando si riuscirà a controllare la speculazione internazionale?

    R. – E’ difficile dire. Io credo che gli organismi sovrannazionali dovrebbero interessarsi molto di più e con molta maggiore penetrazione per porre limiti ai movimenti speculativi. Personalmente, io credo che la famosa “Tobin tax” (la tassa sulle transazioni valutarie, ndr) andrebbe applicata per far sì che non ci sia un eccesso di movimenti finanziari a breve termine che facciano salire i prezzi senza che ci siano cause reali. (gf)

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    Unione Europea: tasso di natalità in crescita ma ancora insufficiente al ricambio generazionale

    ◊   In Europa il numero di figli per donna è passato da 1,4 nel 2008 a 1,6 nel 2010. Ma si tratta comunque di un valore ancora inferiore a quello di 2,1 necessario per mantenere stabile una popolazione. E’ quanto emerge dal “Terzo rapporto demografico” pubblicato recentemente dalla Commissione Europea. Su questo e altri dati del dossier si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il prof. Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia presso la facoltà di Scienze Statistiche dell’Università degli studi di Milano Bicocca:

    R. - Sembra che ci sia un moderato recupero, ma ciononostante siamo a livelli ancora largamente inferiori a quella che è la soglia che garantirebbe il ricambio generazionale, arrivando, quantomeno, a mantenere una qualche stabilità nella popolazione europea.

    D. - Dunque c’è un moderato recupero, ma è necessario un ampio flusso migratorio per evitare che a lungo termine si riduca la popolazione europea?

    R. - Sarà necessario ricorrere all’immigrazione, ma la soluzione della caduta della fecondità non dobbiamo cercarla solo attraverso l’”importazione” di popolazione immigrata, ma bisognerebbe rivitalizzare la famiglia ad esempio, dando una mano a quelle famiglie e a quelle coppie che hanno desiderio di avere dei figli, ma poi per vari motivi non lo realizzano.

    D. - A proposito di questo: nello studio si sottolinea che negli ultimi 30 anni è aumentata significativamente l’età media delle donne al momento del primo figlio: il dato più elevato - pari a 31,2 anni - riguarda l’Irlanda. E’ la crisi economica la principale responsabile di questa tendenza?

    R. - E’ uno dei fattori condizionanti. Non è solo quello, ma c’è anche un elemento legato a volte al Welfare, a volte allo stesso clima culturale che poi non è cosi aperto alla famiglia e alla famiglia con figli. Io credo che si debbano recuperare tutte queste dimensioni, perché è estremamente importante che la fecondità nei Paesi europei raggiunga almeno quei livelli di ricambio generazionale che ci garantiscono una qualche forma di stabilità.

    D. - Il 41 per cento di tutte le nascite negli Stati Uniti ha riguardato donne non sposate: un dato, questo, che fa riflettere…

    R. - Sì, ma un dato di questo genere lo traviamo tranquillamente anche nei Paesi europei. Questo dipende spesso da forme di convivenza che, di fatto, si pongono come alternativa al matrimonio. Dietro c’è chiaramente un modello culturale che sta avanzando e che non vede il matrimonio come modello normale nella formazione familiare.

    D. - Attualmente la popolazione dell’Unione Europea ha un’età media pari a 40, 9 anni e nel 2060 si stima che salirà a 47,9. Questo cosa potrà implicare?

    R. - L’innalzamento della componente anziana è un fenomeno innescato da tempo. Bisognerà abituarsi a vivere in una società in cui ci sia una maggiore componente anziana e soprattutto - spero - a fare in modo che questo non diventi un peggioramento della qualità della vita.

    D. - A proposito di qualità della vita: in alcuni Paesi del mondo sono state lanciate delle campagne per il controllo delle nascita con l’obiettivo di arginare la povertà. Ma la povertà - come ha ricordato anche l’arcivescovo Chullikat nel suo recente intervento all’Onu - non si sconfigge impedendo ai poveri di avere figli…

    R. - La povertà si sconfigge combattendo la povertà, creando cioè le condizioni ambientali, economiche: tutto ciò che in qualche modo crea sviluppo umano e quindi consente di uscire dalle condizioni di povertà e di esclusione sociale. (mg)

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    Giappone: nuova allerta radioattività nella centrale di Fukushima

    ◊   In Giappone nuovo stato d’allerta a causa dell’aumento della radioattività nella centrale di Fukushima; un dato che contrasta con le rassicurazioni della Tepco, la società che gestisce gli impianti atomici, sulla possibilità di raffreddare i reattori e stabilizzare la situazione nel giro di 6-9 mesi. Sui reali rischi, Giancarlo la Vella ha sentito il collega Stefano Vecchia, rientrato da poco da Tokyo:

    R. – Certamente, l’aumento di radiazioni c’è ed è notevole all’interno dei reattori numero 3 e numero 1. Non è una novità, purtroppo, nel senso che ormai è certo che alla base di questi reattori come, peraltro, anche alla base del numero 2 e del numero 4, si è accumulata acqua altamente inquinata dalle radiazioni. Il problema è che nel momento in cui si interviene da un lato cercando di raffreddare i reattori, dall’altro cercando di evacuare l’acqua contaminata, si vengono a creare situazioni momentanee di emissione di nuove radiazioni. Questo è inevitabile ed è purtroppo un’altalena che dura ormai da settimane.

    D. – Nonostante le rassicurazioni che giungono dai tecnici della Tepco - l’azienda che controlla i reattori di Fukushima - si ha la sensazione che il nucleare sia qualcosa di incontrollabile. E’ così?

    R. – E’ parzialmente così e questa sensazione è ancora aggravata dal fatto che il Giappone stesso - che ha una tecnologia estremamente avanzata e dei livelli di sicurezza altamente elevati, nonostante la crisi in corso - faccia fatica a controllare la situazione. Teniamo presente che è una situazione che nasce da fattori assolutamente anomali e quindi anche l’intervento risulta estremamente difficile. Però il fatto che la lotta contro le radiazioni continua ed è costante da oltre un mese, e che in qualche modo abbia qualche successo, nel senso che le radiazioni sono state contenute, fa capire che la crisi è realmente difficile; fosse successo in un altro Paese forse ci si sarebbe trovati davanti ad una situazione di gravità ancora superiore.

    D. - Il Giappone sta pensando ad energie alternative a questo punto o si pensa comunque al nucleare, sia pure in maniera più sicura?

    R. – Io direi che è un’estrema minoranza di giapponesi che pensa ad un’alternativa seria al nucleare perché l’esperienza di questi decenni ha visto nel nucleare una fonte di energia non soltanto sicura per il Giappone ma estremamente efficiente, estremamente conveniente. D’altra parte, la stessa formazione del territorio giapponese permette poche alternative. Già il Paese è fortemente dipendente dal petrolio. Quindi, chiaramente, si tenterà un nucleare più sicuro se è ancora possibile, forse ridotto a livello di percentuale sulla necessità di fabbisogno energetico, però certamente non ha un’alternativa.

    D. – Ci avviciniamo al 25.mo anniversario della tragedia nucleare di Chernobyl. Sia pure non dal punto di vista prettamente tecnico, però si può fare un parallelo dal punto di vista dell’allarme mondiale che sia Chernobyl che Fukushima hanno causato?

    R. – Certamente, però tenendo presente che Chernobyl è il precedente e che l’allarme di Fukushima è stato un allarme anche alzato a livello di soglia avendo presente Chernobyl. Nel momento in cui le autorità hanno dichiarato un settimo grado di rischio, cioè il massimo del rischio possibile, hanno avuto come riferimento Chernobyl, non la situazione giapponese, che in sé è potenzialmente anche più pericolosa, ma nella realtà attualmente lo è molto meno di quella di Chernobyl. Teniamo presente che l’emissione di radiazioni registrata è intorno al 10 per cento finora di quella emessa dalla centrale ucraina. (bf)

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    Forte affermazione dei nazionalisti euroscettici in Finlandia

    ◊   I conservatori della Coalizione nazionale hanno vinto al fotofinish le elezioni politiche di ieri in Finlandia, ma, superando ogni previsione, il partito populista nazionalista ed euroscettico di estrema destra dei Veri Finlandesi è balzato al terzo posto, dopo i Socialdemocratici. Secondo alcuni analisti, l’affermazione dei Veri Finlandesi del leader Timo Soini pone una possibile ipoteca sulla politica europea di Helsinki e sul salvataggio finanziario dei Paesi Ue in difficoltà. Quali ripercussioni potrebbero dunque esserci per Paesi quali il Portogallo? Giada Aquilino lo ha chiesto a Carlo Altomonte, docente di Economia e integrazione europea all’Università Bocconi di Milano:

    R. - Nel breve periodo sicuramente ci sarà un probabile ritardo nel negoziato che attualmente il Portogallo sta conducendo con la Commissione Europea per le condizioni legate al prestito del Fondo di stabilizzazione europeo. Quindi è verosimile che le condizioni saranno, in qualche modo, irrigidite o i tassi di interesse richiesti potrebbero essere magari un po’ più alti di quelli previsti. Nel medio periodo, potremo dare una valutazione nel momento in cui questi partiti dovessero prendere sempre di più piede in Europa e condizionare l’azione dei governi nella gestione della fase della crisi del debito.

    D. - Dopo il recente successo della destra radicale in Svezia, ora il trionfo dei nazionalisti in Finlandia è un segnale dal Nord Europa: cioè c’è una spaccatura con il resto dell’Unione?

    R. - No, non mi pare. Se guardiamo bene, in realtà, l’estrema destra è in ascesa anche in Francia: addirittura la signora Le Pen è data, da alcuni sondaggi, in testa nelle presidenziali francesi; è al governo di fatto in Olanda; e, in effetti, in Germania non c’è, perché il governo progressivamente si è spostato su posizioni oltranziste rispetto alla stabilità dei conti pubblici. Questo, quindi, secondo me è un qualcosa che sta permeando tutta l’Europa. Devo dire, però, che è in parte anche dovuto alla mancanza di chiarezza e di trasparenza dei governi attualmente in carica. Di fatto non è stato detto ai cittadini europei che il salvataggio di questi Paesi periferici dell’area dell’Euro è in realtà il salvataggio delle banche europee. Se noi andiamo a vedere chi aveva i titoli del debito pubblico greco, portoghese ed irlandese, in massima parte questi titoli erano nelle banche tedesche, francesi e del Regno Unito. Quindi si vogliono dare le colpe - che sicuramente hanno - ai “Paesi periferici”, vendendo la cosa come un gesto di generosità, ma non si spiega ai cittadini europei che, in realtà, il vero problema è il fatto che, se non si salva la Grecia, se non si salva il Portogallo, salta per aria il sistema bancario europeo di tutti i Paesi, partendo dalle banche tedesche. Secondo me, quest’ondata di movimenti - diciamo - di estrema destra è la risposta naturale dei cittadini a tale mancanza di chiarezza, che è stata portata avanti dai governi. (mg)

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    Treni di nuovo regolari da Ventimiglia: immigrati tunisini verso la Francia

    ◊   Emergenza immigrazione. La Commissione europea fa sapere di non avere preso nessuna posizione ufficiale su quanto accaduto ieri alla frontiera tra Francia e Italia e di non aver finora ricevuto da Roma alcun reclamo riguardo a presunte violazioni delle regole Schengen. Ieri, lo ricordiamo, Parigi aveva bloccato temporaneamente il traffico ferroviario da Ventimiglia a causa di una manifestazione non autorizzata a sostegno dei migranti tunisini. Oggi la circolazione dei treni è ripresa regolarmente e alcuni immigrati sono già partiti per la Francia, mentre in Italia proseguono le consegne dei permessi di soggiorno temporanei. Il rilascio di questi ultimi da parte di Roma è stato definito nei giorni scorsi da alcuni Paesi dell’Unione Europea “un provvedimento prematuro”. Paolo Ondarza ha raccolto il parere di Gianfranco Schiavone, componente del direttivo nazionale dell’associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione:

    R. - Noi crediamo che la posizione presa dall’Italia sia una posizione corretta, anche se mancanze ce ne sono da tutte le parti. La durezza della risposta dell’Unione Europea non è giustificata, ma è anche altrettanto vero che l’allarmismo messo in giro dall’Italia è stato un allarmismo molto strumentale. Quando gli altri Paesi ricordano che il numero dei tunisini in Italia, titolari di una protezione temporanea, è oggi un numero comunque molto modesto, hanno la loro parte di ragione.

    D. – Ma il rilascio per i permessi di soggiorno temporanei è una misura prematura, sproporzionata rispetto all’entità degli sbarchi?

    R. – No, noi pensiamo di no. Anzi, avevamo anche chiesto che fosse adottata la protezione temporanea a livello europeo.

    D. – Ieri la decisione della Francia di sospendere il traffico ferroviario proveniente dall’Italia ha irritato le autorità di Roma: ma secondo l’Unione Europea, tuttavia, Parigi non avrebbe violato le regole europee, perché provvedimenti di questo genere possono essere presi per motivi di ordine pubblico...

    R. – Francamente è sembrata a tutti un’inutile prova di forza che, in effetti, ha dovuto poi sbloccarsi nel giro di poche ore.

    D. – Ma è possibile pensare a una sospensione provvisoria di Schengen, da parte di alcuni Paesi dell’Unione Europea?

    R. – La misura è possibile, ma deve essere sempre ragionevole rispetto a quello che sta succedendo: a me non sembra che sia assolutamente ragionevole. Come le dicevo prima, un po’ tutta la vicenda sembra un gioco delle parti, di profilo molto, molto basso, dentro un quadro di mancata politica complessiva per affrontare i veri problemi: come aiutare la Tunisia a superare questa fase con seri aiuti, non soltanto aiuti sul controllo delle partenze ma aiuti appunto sulla transizione del processo democratico.

    D. – Tra l’altro, transizione applaudita e incoraggiata dall’Unione Europea...

    R. – Sì, infatti. Quello che colpisce oggi è che, da un lato, viene sicuramente incoraggiata ed applaudita, ma, dall’altro, le misure concrete non ci sono: come se l’arrivo di alcune migliaia di persone fosse il problema e non già quale sarà la relazione dell’Unione Europea con questi nuovi Paesi. Di questo tema, che è il grande tema storico di questo momento, si discute pochissimo e si discute, invece, di controlli alle frontiere, treni da bloccare... E’ un po’ come se tutta questa discussione fosse portata su una strada sbagliata. (ma)

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    Verso il centenario dantesco: convegno alla Lumsa

    ◊   Si è tenuto stamani presso l'Aula Magna della Lumsa, l'incontro di presentazione del progetto "Verso il Centenario dantesco" e degli Atti del Convegno "Dante e i Papi". Ha introdotto l'incontro la professoressa Lia Fava Guzzetta, docente di Letteratura Italiana presso la Lumsa. Rosario Tronnolone l'ha intervistata per noi:

    R. - Questo progetto nasce da una collaborazione, che c’è ormai da un po’ di tempo, tra l’Università Lumsa e il Pontificio Consiglio della Cultura. Una collaborazione che ha già avuto modo di estrinsecarsi in un altro convegno di qualche anno fa, che abbiamo intitolo “Dante e i Papi”, i cui atti sono stati presentati in questa occasione proprio perché si evidenzi questo lavoro comune che le due istituzioni hanno fatto. Il progetto è quello di realizzare una serie di iniziative relative a Dante nel decennio che - grosso modo - va da adesso fino al 2021, che sarà la data del VII centenario della morte del poeta. Le iniziative sono ancora in preparazione. Si pensa di creare dei nuclei di lavoro e di ricerca, con un comitato di esperti, di studiosi, di dantisti di rilievo. Sarà necessario individuare dei gruppi di lavoro presso quelle università, tanto italiane che straniere, che più hanno nei loro programmi e nei loro interessi di ricerca lo studio dell’opera di Dante: a Cambridge, ad esempio, ci sono degli esperti che da tempo lavorano su Dante; in America, c’è una dantistica molto vivace; in Italia ci sono alcune università ed alcuni docenti e gruppi di docenti che lavorano molto e poi a Roma abbiamo la “Casa di Dante”, dove vengono fatte le letture di Dante tutto l’anno. Vorremmo riuscire a mettere insieme dei gruppi di lavoro, proponendo una serie di convegni, d’incontri, di seminari, di workshop, nel decennio, che possano essere un omaggio alla memoria di questo grandissimo poeta, ma che possano anche essere occasione per riproporre alcune questioni forti della dantistica attuale e quindi sia a livello filologico, sia a livello anche di tematiche. A noi interessa anche molto il filone teologico, critico-teologico, filosofico-teologico.

    D. - D’altronde nel convegno si era proprio parlato del rapporto che i Papi hanno avuto con la scrittura dantesca?

    R. - Sì, è vero. Il Convegno è nato dall’idea di fare memoria della Lettera apostolica di Paolo VI, che era stata dedicata proprio a Dante: la famosa lettera “Altissimi Cantus”, in cui egli esprime questo rapporto con il poeta e addirittura propone l’istituzione di una cattedra di studi danteschi presso la Università Cattolica di Milano. Questa nostra riflessione parte da Benedetto XV e poi Leone XIII, Alessandro VII, Pio II e da come questi Papi si sono rapportati all’opera dantesca. (mg)

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    Chiesa e Società



    Colombia: soddisfazione per l'adesione del Papa alla Giornata di preghiera per le vittime della violenza

    ◊   C'è soddisfazione nella Chiesa colombiana per l'appello per la riconciliazione e la pace che il Papa ha lanciato ieri all'Angelus nella Domenica delle Palme. Un appello nel quale ha invitato tutti i colombiani a partecipare alla Giornata di preghiera per le vittime della violenza che si celebrerà il prossimo Venerdì Santo ed annunciando anche la sua adesione. Il 6 aprile il segretario della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), mons. Juan Vicente Cordoba Villota, ausiliare di Bucaramanga, si era recato al Congresso della Repubblica, accompagnato da padre Pedro F. Mercado Cepeda, sottosegretario della Cec e responsabile dei rapporti con lo Stato, per presentare al Congresso la Giornata, organizzata e indetta dal presidente della Cec per Venerdì Santo. Secondo la nota della Conferenza episcopale pervenuta all’agenzia Fides, nel corso di una conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, il segretario della Cec ha detto: "Invito tutti i cattolici e tutti i colombiani di buona volontà a meditare profondamente sulle sofferenze e sulla realtà di queste persone", poi ha aggiunto: "Chiedo ai congressisti di sentire la voce del popolo colombiano per poter governare con responsabilità sociale e a favore delle vittime". Facendo riferimento alla "Ley de Victimas", attualmente all’esame del Congresso, il segretario della Cec ha affermato che "la Chiesa non ha soluzioni tecniche specifiche o di sostegno a qualsiasi partito politico, ma seguirà da vicino il processo legislativo in corso e continuerà a lavorare perché i diritti dei poveri e dei cittadini più deboli siano riconosciuti e protetti efficacemente. La violenza, nelle sue varie manifestazioni, è stata una costante della storia politica e sociale della nostra nazione - ha detto il Segretario della Cec -. Le vittime di questo brutto fenomeno sono state numerose, ma sono rimaste per lo più invisibili e dimenticate". La Giornata di preghiera vuole mostrare la solidarietà della Colombia per le vittime e "accompagnarle nel percorso di riconciliazione e di perdono". (R.P.)

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    Pakistan: liberato Arif Masih accusato di blasfemia. Nuovi attacchi contro i cristiani

    ◊   Una “comunità terrorizzata” dalle ultime violenze alle quali è stata sottoposta: queste le testimonianze pervenute all’agenzia Fides da chi ha vissuto direttamente gli avvenimenti degli ultimi due giorni a Gujranwala, nella regione pakistana del Punjab, dove la chiesa della United Pentecostal Church è stata assaltata da una folla di estremisti islamici che ha impedito la celebrazione della Domenica delle Palme. L’innesco della violenza risale a sabato scorso, quando nel vicino villaggio cristiano di Khorarki un uomo, Mushtag Gill, ha litigato con alcuni musulmani che avevavo ingiustamente accusato suo figlio Farrhuk di blasfemia. Padre e figlio sono stati tratti in arresto e per la loro liberazione si è esposto Eric Issac, il pastore della chiesa assaltata ieri, che è riuscito a fuggire per un pelo. Di queste vicende ha parlato con la Fides anche mons. Andrew Francis, vescovo di Multan e presidente della Commissione per il Dialogo interreligioso dei vescovi pakistani, che durante gli attacchi stava prendendo parte a un incontro per festeggiare il genetliaco del Papa, ricorso sabato 16, con cinquemila giovani mobilitati dalla Pontificie Opere missionarie: "La nostra preghiera va per le vittime della legge sulla blasfemia e non si ferma, come non si fermano le nostre iniziative per coinvolgere i leader musulmani - ha detto - ma anche tutti coloro che, in quanto uomini di buona volontà, vogliono costruire con noi una nazione pacifica e fraterna". Il vescovo ha ribadito che i cristiani dell'area sono "saldi nella fede" e proseguiranno nel dare la propria testimonianza: è in programma per domani, anniversario dell'inizio del Pontificato di Benedetto XVI, una raccolta fondi destinata a finanziare i suoi viaggi missionari. "Preghiamo e speriamo che possa presto venire in Asia", ha concluso mons. Francis. Infine, Haroon Barkat Masih, direttore della Masihi Foundation che si occupa di difendere tutti i cristiani, tra i quali il caso più eclatante è quello di Asia Bibi, sull'accaduto ha dichiarato: “In questi ultimi incidenti appare chiaro che la polizia è complice dei militanti”. Masih, però, riferisce pure di un successo raggiunto dalla fondazione: la liberazione di Arif Masih, anch’egli ingiustamente accusato di blasfemia, al quale le accuse sono state tutte cancellate, ma che si trova ancora sotto protezione insieme con la sua famiglia. (R.B.)

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    Iraq: per la Domenica delle Palme chiese piene di fedeli. Ottimismo per la Pasqua

    ◊   Chiese piene a Baghdad per la Domenica delle Palme che segna l’inizio della Settimana Santa. Lo rivela all'agenzia Sir il vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni: “le chiese erano colme di fedeli che hanno partecipato alla messa. Se la situazione dovesse permanere così, con una relativa calma, potremo vivere una Pasqua tranquilla e ricca di frutti” spiega il vicario. “La maggioranza delle chiese ha visto un grande afflusso di gente e in alcune di queste il pomeriggio ha visto delle feste per i giovani. Ora possiamo guardare ai prossimi riti con più fiducia. L’esercito e la polizia, con i nostri custodi, stanno presidiando in forze le chiese anche se le notizie di autobomba continuano a impensierirci. Le ultime sono scoppiate proprio stamattina a ridosso della Zona Verde, quella delle ambasciate estere e delle Istituzioni di Governo”. Il programma è quello tradizionale, con le messe del Giovedì santo che si celebreranno nelle diverse chiese tra le ore 13 e le 16, “per motivi di sicurezza”, il Venerdì santo sarà segnato da riti e processioni tradizionali con la croce posta in una bara. Sabato pomeriggio la veglia e la mattina della Domenica di Pasqua ancora celebrazioni liturgiche solenni. “Abbiamo una grande speranza per questa Pasqua, che celebreremo anche con i nostri fratelli ortodossi – conclude mons. Warduni – pregheremo per l’Iraq e per la sua resurrezione”. (R.P.)

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    Terra Santa: le restrizioni al confine fra Israele e Palestina fanno diminuire i pellegrini

    ◊   In Terra Santa diminuisce l’afflusso di pellegrini, a causa del clima di tensione e dei controlli serrati ai check-point fra i Territori palestinesi e lo Stato di Israele. Ieri, circa 10mila fedeli hanno partecipato alla processione per la Domenica della Palme, guidata da mons. Fouad Twal, patriarca latino di Gerusalemme. Il numero è in calo rispetto alla media di 20mila pellegrini che ogni anno compiono il percorso dal villaggio palestinese di Betfage fino alla città vecchia di Gerusalemme. Padre Marcello Gallardo, vice-cancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme afferma all'agenzia AsiaNews, che “molti cristiani di Betlemme e Ramallah non hanno partecipato alla processione, a causa dei pochi permessi rilasciati dalle autorità israeliane, in occasione della Settimana santa. Nonostante le difficoltà – aggiunge – i pellegrini sono ancora numerosi e nei prossimi giorni affolleranno i luoghi santi della Passione di Cristo”. Secondo il sacerdote il clima che si respira fra i fedeli è di gioia e la gente sta vivendo con grande fervore e devozione il periodo pasquale”. Padre Athanasius Macora, ex direttore del Christian information Center (Cic), spiega che rispetto agli anni passati i luoghi santi sono meno affollati. Secondo il Cic alcuni stranieri hanno cancellato le loro prenotazioni a causa della situazione di tensione in Medio oriente. (R.P.)

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    Cile: la Conferenza episcopale sulle procedure per le denunce di abusi

    ◊   Il prossimo martedì 26 aprile sarà pubblicato in Cile il protocollo di procedure per le accuse di abusi da parte di sacerdoti e consacrati. Lo ha annunciato il portavoce della Conferenza episcopale del Cile (Cec), Jaime Coiro. Il documento, approvato dai vescovi nella loro recente riunione plenaria, è un aggiornamento del testo del 2003 e incorpora le attuali norme canoniche. Mons. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago e presidente della Conferenza episcopale, aveva annunciato la pubblicazione del documento dopo la Pasqua di Resurrezione. «Per progredire in questo cammino di purificazione — aveva detto il presule — verrà chiesta la collaborazione con le agenzie delle nostre università cattoliche, come pure quella di importanti professionisti per realizzare programmi specifici». I vescovi hanno anche espresso «profondo dolore» per gli abusi e ha esortato i sacerdoti e i religiosi che si sono macchiati del crimine dell’abuso di «fare un profondo esame di coscienza personale per l’offesa recata a Dio, alla società e ai superiori». Nel recente «Messaggio dei vescovi ai cattolici e al popolo del Cile» a conclusione della della 101° assemblea plenaria, - riferisce L'Osservatore Romano - i presuli hanno parlato di una «Chiesa Santa e bisognosa di purificazione» e della «testimonianza che tutti aspettano da noi», della trasparenza, della verità e giustizia, della santità di vita di missione: «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per Lei, per renderla santa, purificandola». La Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, «avanza continuamente lungo il cammino della penitenza e del rinnovamento». Il vescovi hanno espresso il «dolore per i casi di abuso commessi da sacerdoti, riconoscendo la lentezza delle reazioni e offrendo l'aiuto necessario alle vittime, oltre che la preghiera». In questo orizzonte i vescovi del Cile si impegnano a «perfezionare la selezione e la formazione dei candidati al sacerdozio». Nel manifestare «l’unione all'atto di perdono celebrato nelle diocesi del Paese» i presuli hanno espresso la decisione «di organizzare una struttura che segua e gestisca, da parte della Conferenza episcopale, la politica di prevenzione agli abusi». In ultimo i vescovi del Cile hanno posto in risalto «la comunione missionaria, compito di tutti, pastori e fedeli, in questo momento speciale della Missione continentale, la riconciliazione e il perdono nella luce della Pasqua». (R.P.)

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    Bolivia. I vescovi: “Serve l’aiuto di tutti per cambiare il Paese”

    ◊   Ravvivare la speranza e incoraggiare l’impegno di tutti nel trasformare la realtà attuale del Paese: mons. Oscar Aparicio, vescovo ausiliare di La Paz e segretario generale della Conferenza episcopale della Bolivia, risponde così alle domande suscitate nella stampa dalla recente lettera indirizzata dai vescovi al popolo della Bolivia e della quale i giornali hanno dato risalto esclusivamente a quella che presentano come una critica all’operato del Presidente Evo Morales. Nella lettera, precisa il presule, vengono affrontati diversi aspetti legati alla realtà della Bolivia, dal punto di vista sociale ed economico, partendo dalla visione che ha la Chiesa della propria missione. Da qui un’autocritica della stessa Chiesa cattolica dove esiste pluralità di pensiero – ricorda mons. Aparicio citato dall'agenzia Fides – ma che è unita dal comune amore per Cristo. In particolare, sul narcotraffico il presule ha specificato che “è una questione che coinvolge tutti e perciò tutti dobbiamo lavorare per ridurre questa piaga: è un appello al governo, alle istituzioni e a ogni cittadino”. Dello stesso avviso anche mons. Scarpellini, sottosegretario della Commissione: “Lanciamo un appello perché questo problema sia affrontato dalla società nel suo complesso”, ha detto. (R.B.)

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    Presentazione in Brasile del 26.mo rapporto della Commissione pastorale della terra

    ◊   Pur avendo riconquistato la democrazia politica, il Brasile non sembra essere riuscito ancora a garantire appieno alla propria popolazione elementari diritti di cittadinanza: è la fotografia che del Paese fa il 26.mo rapporto annuale della Commissione pastorale della terra (Cpt) che sarà presentato pubblicamente domani nella sede della Conferenza episcopale brasiliana. In particolare, rileva L’Osservatore Romano, il rapporto mette in luce il trend, drammaticamente in aumento, degli assassinii nelle aree rurali, che crescono del 30% rispetto al passato, con 34 vittime nel 2010 contro le 26 del 2009. Il documento, inoltre, curato dal presidente della Cpt Biernaski Ladislao, dal consulente permanente mons. Tommaso Baldovino e dal coordinatore nazionale padre Dirceu Fumagalli, contiene anche dati inerenti alle azioni intraprese da uomini e donne delle campagne in difesa dei propri diritti ed evidenzia conflitti come quello sul “bene prezioso dell’acqua”, diritto inviolabile di tutti e molto discusso anche nei Paesi occidentali. Il rapporto, infine, in quanto utile strumento di lavoro, sarà consegnato alla Segreteria della Presidenza della Repubblica, al ministro della Segreteria speciale per i Diritti umani, Maria do Rosário Nunes, ai rappresentanti dei ministeri dello Sviluppo agrario, della Giustizia, dell’Ambiente e miniere, dell’Energia. (R.B.)

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    Germania: per mons. Zollitsch la diagnosi pre-impianto non è altro che selezione

    ◊   La Chiesa cattolica tedesca intende “fare di tutto per impedire l’autorizzazione della diagnosi pre-impianto (Pid)”: lo ha annunciato il presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), mons. Robert Zollitsch, in un’intervista pubblicata nel fine settimana dalla rivista medica “Deutsche Ärzteblatt”. “I vescovi sfrutteranno anche l’opportunità di dialogare direttamente con i membri del Bundestag”, ha aggiunto mons. Zollitsch ribadendo che la Chiesa cattolica vuole mantenere il divieto esistente, in quanto “la Pid equivale a rompere un argine, poiché si deciderebbe da soli cosa è degno di essere vissuto e cosa no”. La Dbk ha partecipato il 15 aprile alla prima sessione di discussione di tre proposte di leggi sulla Pid, di cui due prevedono un’autorizzazione in casi limitati. “Comprendo molto bene le paure e le incertezze dei genitori coinvolti”, ha affermato Zollitsch, tuttavia “non esiste un diritto ad avere un bambino, e neppure ad avere un bambino sano”. In tal senso, “con la Pid si supera un limite che non è altro che selezione”. Il presidente della Dbk ha infine deplorato la divisione tra le Chiese cristiane su questo tema, riferendosi al presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), Nikolaus Schneider, il quale ammette l’utilizzo della Pid in casi particolari. (R.P.)


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    Sud Corea: l’aborto è sempre un omicidio ricorda una nota pastorale dei vescovi

    ◊   Il 1° maggio la Chiesa in Corea celebra la prima Domenica nazionale per la vita. La ricorrenza è stata indetta dalla Conferenza episcopale (Cbck) nella sua ultima plenaria a marzo e sostituisce, anticipandola alla prima domenica di maggio, la Giornata nazionale per la vita celebrata annualmente dalla Chiesa locale nell’ultima domenica del mese. In vista dell’appuntamento – riferisce l’agenzia Ucan - il presidente della Commissione di bioetica dei vescovi mons. Gabriel Chang Bong-hun ha pubblicato una nota pastorale in cui esorta i fedeli coreani a farsi attivi promotori di una cultura della vita nel loro Paese. Intitolata “L’aborto è un omicidio”, la nota vuole richiamare tutte le coscienze sulla gravità morale di questo crimine la cui percezione si è molto oggi affievolita anche nella società coreana dove ogni giorno si praticano mediamente un migliaio di aborti. Nella nota mons. Chang ricorda che secondo il Codice di diritto canonico chi “procura l'aborto ottenendo l'effetto incorre nella scomunica latae sententiae (Can. 1398)” e contesta le argomentazioni di chi parla a sproposito di autodeterminazione e di diritto alla salute delle donne. Mons. Chang indica invece tra le cause di un così alto numero di interruzioni volontarie della gravidanza in Corea l’assenza di un’adeguata educazione sessuale dei giovani, la mancanza di deontologia professionale dei medici, una visione distorta della sessualità umana, la disuguaglianza tra i sessi e le inadempienze delle autorità. In preparazione alla Domenica per la vita la Cbck distribuirà vario materiale informativo nelle parrocchie. Inoltre - ha anticipato padre Casimir Song Yul-sup, segretario per le attività pro-vita della Conferenza episcopale - per tutto il mese di maggio si terrà una speciale campagna di preghiera del Rosario. L’aborto è legale in Corea del Sud dal 1973 ed è attualmente consentito entro la 28ª settimana in casi di incesto, violenza, di alcune malformazioni o malattie congenite del feto o in caso di pericolo per la vita della madre. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Filippine. Onu: migliora la situazione dei bambini soldato, ma c’è ancora molto da fare

    ◊   Messaggeri, spie, facchini, cuochi o addirittura schiavi sessuali, quando non sono semplicemente impiegati nelle linee di fuoco: questi i compiti svolti dai cosiddetti “bambini soldato”, cioè i piccoli che vengono arruolati dalle forze ribelli nei conflitti armati e che secondo l’Onu attualmente sono 250mila nel mondo. Nelle Filippine, riferisce l'agenzia Fides, la situazione sta migliorando, come è emerso da un recente incontro svoltosi a Manila tra il rappresentante speciale delle nazioni Unite per i Bambini e i Conflitti armati, Radhika Coomaraswamy, e due delle principali sigle ribelli operanti nel Paese: il New people’s Army e il Moro Islamic Liberation Front, che hanno espresso la loro intenzione di rinunciare ad arruolare bambini nelle loro truppe e si sono detti disponibili ad avviare un processo di pace con il Presidente Aquino entro il termine del suo mandato, che scade nel 2016. Nelle Filippine, però, c’è anche un terzo gruppo di ribelli, legato ad al Qaeda: il problema è che la legge islamica vigente nel Mindanao considera i maggiori di 13 anni completamente adulti e, quindi, in dovere di dare il proprio contributo alla rivoluzione, sia per combattere la povertà, sia per tutelare la propria famiglia, o magari per vendicare la morte di un parente. Tra il 2007 e il 2008 nelle Filippine sono stati salvati circa 40 bambini soldato, ma secondo l’Unicef ci sarebbero ancora 600 minori in armi: il 15% delle forze totali. (R.B.)

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    Sri Lanka: missionario cattolico da 20 anni dà speranza ai bambini di strada

    ◊   Era il 1991 quando il cattolico Martin Costa, ex seminarista oggi 72enne, che all’epoca viveva e lavorava in Gran Bretagna, sentì la chiamata del Signore a tornare in Sri Lanka, dove fondò il centro Purnodaya, che ormai da 20 anni si occupa dell’istruzione dei più piccoli e in particolare dei bambini di strada, gli “scavengers”: una delle comunità più svantaggiate del Paese, di origine tamil e quindi spesso emarginata, costretta a svolgere i lavori più umili, quando ce ne sono, e completamente analfabeta. Per due anni, racconta lo stesso Costa all'agenzia AsiaNews, lavorò per guadagnarsi la fiducia di queste famiglie dimenticate, visitandole ogni domenica sera, assistendo i loro malati, partecipando al dolore per i loro morti, finché, dopo aver ottenuto un finanziamento dall’agenzia inglese Cafford, riuscì a costruire una struttura a Jaela, una ventina di km a nord di Colombo. Nel 1994, qui venne avviato il primo programma educativo completo per bambini in età prescolare, in grado di seguirli fino all’adolescenza. Ancora oggi il Purnodaya fornisce un’ampia gamma di corsi per il doposcuola che vanno dalla formazione musicale all’arte, al canto, alla danza, all’artigianato, ma toccano anche la cultura generale, l’igiene, l’economia domestica, la comunicazione e le relazioni umane. Lo scorso 8 aprile i ragazzi del centro hanno dato vita a una Via Crucis durante la quale hanno reso grazie al Signore per aver incontrato lungo il proprio cammino il centro Purnodaya che ha dato loro una nuova vita. (R.B.)

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    L’arcivescovo di Guwahati sulla democrazia e la libertà religiosa in Bhutan

    ◊   “Sarebbe un piacere e un onore, per noi cattolici, metterci al servizio del futuro del Bhutan”: così mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati, in Assam, nell’India nordorientale al confine con il regno buddista, ha commentato in un’intervista all’agenzia Fides la sua recente visita in Bhutan, dove non si recava da 18 anni. All’epoca in Bhutan viveva un missionario gesuita, ma dopo la sua morte nessun altro missionario si è più stabilito in Bhutan, anche se, periodicamente, sacerdoti dalla vicina diocesi di Darjeeling, nel Bengala occidentale, India, vi si recano per celebrare la Messa. L’arcivescovo racconta di aver visto grandi cambiamenti e confida di sperare, insieme a un avvio della democrazia del quale ci sono tutti i segnali, anche un allargamento della libertà religiosa e magari all’autorizzazione a costruire nuovi luoghi di culto. Attualmente, infatti, in Bhutan i cristiani presenti, circa centomila secondi gli osservatori, leggono e pregano con la Bibbia, ma praticano il loro culto in privato, impediti per legge a praticarlo in pubblico e anche le conversioni restano vietate. Tuttavia, episodi di abusi, maltrattamenti o discriminazioni ai loro danni, si registrano solo in alcuni, esigui casi di predicazione troppo attiva: “Vivono come i primi cristiani, fra loro si avverte una forte presenza dello Spirito Santo”, dice ancora il presule, che attribuisce il “risveglio” del cristianesimo in Bhutan, con il quale confina la sua diocesi, ai progressi fatti dalle Chiese evangeliche nel vicino Nepal. Quanto ai cattolici, esiste una piccola comunità a Thimpu, ma c’è un cattolico anche in Parlamento; per il resto la maggior parte dei cristiani presenti appartiene a chiese indipendenti di derivazione Pentecostale. (R.B.)

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    Cambogia. No delle Ong al controllo statale sulle associazioni

    ◊   È in forte crescita, in Cambogia, la responsabilità della società civile, che oggi annovera oltre tremila organizzazioni non governative (ong), che fino a dieci anni fa erano appena 360 e negli anni Novanta soltanto 12: il settore, dunque, necessita di una regolamentazione, ma il nuovo progetto di legge in materia, che sarà discusso nelle prossime settimane, è bollato come “inaccettabile” dalle Ong stesse, locali e internazionali, che operano nel Paese asiatico, e da molte congregazioni religiose cristiane. La nuova legge, infatti, precisa l'agenzia Fides, così come è concepita, andrebbe a toccare attività sociali promosse direttamente dalla Chiesa, dal momento che finora in Cambogia chiunque voglia impegnarsi nei campi dell’istruzione, della sanità e della solidarietà deve registrarsi come Ong. La principale critica mossa al progetto è cercare di promulgarlo senza il consenso della società civile, in pratica rafforzando il controllo centrale da parte dello Stato: un cartello sostenuto da 315 Ong, infatti, chiede di essere ascoltato dal governo per riesaminare il testo, del quale si confutano punti come la conferma della registrazione obbligatoria, che secondo gli standard internazionali dovrebbe, invece, essere volontaria; l’eccessiva burocratizzazione delle procedure di registrazione e la mancanza di tutela legale. (R.B.)

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    Australia: cardinale Pell contro periodico che dà un'immagine fuorviante dei cattolici

    ◊   “Un incredibile esempio di cultura provinciale e di arroganza”: così il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, ha definito un articolo pubblicato qualche giorno fa dal periodico australiano “The Swag” in cui si afferma che molti sacerdoti cattolici d’Australia non sarebbero d’accordo con la posizione che la Chiesa ha nei confronti di alcuni costumi che caratterizzano l’epoca attuale. Le tesi sostenute nell’articolo in questione, secondo il porporato, vanno ben oltre “l’esercizio legittimo di espressione del proprio pensiero”, e “al di là di ogni limite accettabile”. L’arcivescovo, che per controbattere ha scritto un articolo sul sito dell’arcidiocesi della città, intitolato “Some Gaudium and No Spes”, non è l’unica voce che si è levata contro il periodico: critiche sono arrivate anche da altri sacerdoti australiani, dagli studenti dei seminari e dal teologo Tracey Rowland, docente presso la Notre Dame University Australia di Fremantle, che ha commentato: “L’articolo mostra che l’autore ha una concezione della teologia ferma alle idee degli, ormai più che anziani, sessantottini e che per lui nessun cambiamento è avvenuto dopo quel periodo”. Ad esempio, il sentimento nei confronti di Giovanni Paolo II e del suo successore al soglio di Pietro, Benedetto XVI, così come è espresso nel pezzo, secondo il professore “è profondamente diverso da quello che viene effettivamente vissuto dalla maggioranza dei cattolici del Paese”. Anche i seminaristi, precisa L’Osservatore Romano, hanno affermato che quanto scritto “è contestabile con i fatti: basti pensare ai giovani australiani che hanno gioito per la Gmg del 2008 e quanti parteciperanno alla Beatificazione di Papa Wojtyla” il primo maggio prossimo a Roma. (R.B.)

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    Francia: politici e rappresentanti delle confessioni religiose uniti sulla laicità

    ◊   Riaffermare la libertà religiosa tramite un codice scritto che farà anche da garante della laicità dello Stato: è questa la strada percorsa in Francia attraverso un gruppo di lavoro interministeriale cui prenderanno parte tutte le confessioni presenti nel Paese. Sul tema, riporta L’Osservatore Romano, qualche giorno fa si è svolta una prima riunione tra il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, Moché Lewin, portavoce del Gran Rabbinato, Joël Mergui, presidente del Concistoro israelita, Mohammed Moussaoui, presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Dalil Boubakeur, rettore della Grande Moschea di Parigi, il metropolita Emmanuel, presidente dell’assemblea dei vescovi ortodossi, Claude Baty, presidente della Federazione protestante, e il presidente dell’Unione buddista, Olivier Wang-Genh. Questo gruppo di lavoro, formato anche da politici locali e responsabili dei servizi pubblici oltre che da rappresentanti religiosi, dovrà chiarire le condizioni di applicazione del principio di neutralità del servizio pubblico e proporre misure giuridiche adeguate. Gli obiettivi del nuovo codice da approntare sono: diffondere le conoscenze in materia di laicità dello Stato e della sua applicazione nella Repubblica (che secondo la Costituzione francese assicura l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di origine, razza o religione e rispetta tutte le credenze), riaffermare il principio di neutralità del servizio pubblico, tutelare la libertà di culto rafforzando la cappellania negli ospedali e nelle carceri, garantendo l’abbattimento degli animali secondo i riti religiosi ma anche nel rispetto delle norme di sicurezza igienico-sanitaria, rispettando le liturgie di ogni confessione e osservando la legge del 1905 in materia di costruzione di nuovi luoghi di culto. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: prosegue l’assedio delle truppe di Gheddafi a Misurata e Ajdabia

    ◊   In Libia, le truppe fedeli a Gheddafi continuano ad assediare Misarata e Ajdabia. Le due città sono ancora saldamente nelle mani degli insorti, ma bilancio a due mesi dall’inizio dei combattimenti è pesantissimo: fonti ospedaliere parlano di almeno mille morti e 3000 feriti. Intanto, nella comunità internazionale si torna a parlare di una soluzione non militare che contempli un esilio per Gheddafi, ma il figlio del colonnello esclude ogni dialogo prima della cacciata degli insorti. Il servizio di Marco Guerra:

    Per il sesto giorno consecutivo, Misurata, ultima roccaforte dei ribelli in Tripolitania, è sotto i bombardamenti delle forze governative. Gli insorti presenti in città riferiscono di almeno 17 morti e 100 feriti, per lo più civili, provocati dagli attacchi delle ultime 24 ore. Sotto assedio, più ad est, anche la città di Ajdabia, ultima linea di difesa dei ribelli lungo la direttrice che conduce a Bengasi. Stamani, gli insorti libici hanno respinto l’ennesimo assalto dei soldati di Gheddafi, ma testimoni rifirscono di colonne di veicoli in fuga verso est, mentre nel cielo volteggiano almeno due jet della Nato per individuare le postazioni di artiglieria e missili dell'esercito libico. Aerei Nato in azione anche a Tripoli, colpiti alcuni obiettivi nella zona sud ovest della capitale. Sul fronte diplomatico restano le divisioni della coalizione dopo la girandola di vertici della settimana scorsa e si fa largo l’ipotesi che la guerra possa allungarsi molto più del previsto. Per questo motivo, il ministro della Difesa italiano, La Russa, volato oggi negli Usa per discuterne con il suo omologo Bob Gates, si è detto ottimista riguardo a un eventuale sbocco non militare del conflitto. Il figlio di Ghedaffi, Saif al Islam, apre invece a colloqui di riconciliazione nazionale, ma è un appello destinato a cadere nel nulla dal momento che pone come base del dialogo la completa disfatta degli insorti. Infine, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha annunciato una missione umanitaria a Tripoli per far fronte al mezzo milione di sfollati a causa del conflitto.

    Striscia di Gaza, commemorazioni Arrigoni
    Resta alta la tensione tra Israele e la striscia di Gaza. Stamani, un razzo sparato dai Territori palestinesi ha raggiunto le vicinanze di un villaggio nel Neghev occidentale, senza provocare danni né vittime. Fonti locali aggiungono che un'unità dell'esercito israeliano ha risposto all'attacco con una cannonata. Sempre stamani, nella striscia di Gaza stamani si è tenuta la commemorazione solenne dell’attivista italiano, Vittorio Arrigoni, ucciso da un gruppo estremista salafita. La salma del volontario ha lasciato l'ospedale di Gaza ed è portata in corteo verso il valico di Rafah, da dove entrerà in territorio egiziano per poi raggiungere l'Italia. Arrigoni è stato ricordato anche da don Hernandez, parroco cattolico a Gaza, secondo il quale nella Striscia si è ridotta la presenza di cooperanti.

    Siria
    Proseguono le violenze in Siria tra le forze di sicurezza e i manifestanti antigovernativi, nonostante l’annuncio, da parte del presidente Assad, della revoca dello stato di emergenza in vigore da 48 anni. Le Forze di sicurezza siriane hanno ucciso tra gli 8 e i 14 manifestanti nella città di Homs, in seguito agli scontri scoppiati durante la notte dopo la morte di un leader tribale in carcere. Nella città di Talbiseh, un poliziotto è stato ucciso e altri 11 sono rimasti feriti da un gruppo di persone armate. Intanto, fanno discutere le rivelazioni, diffuse da Wikileaks, secondo cui il Dipartimento di Stato americano avrebbe finanziato gruppi dell'opposizione siriana e loro progetti. Nei cablo, si farebbe riferimento alla rete di esiliati siriani con base a Londra, il Movimento per la giustizia e lo sviluppo cui il dipartimento di Stato Usa dal 2006 avrebbe versato fino a sei milioni di dollari per finanziare altre attività in Siria, come scrive il Washington Post.

    Egitto
    La Procura della Repubblica de Il Cairo ha deciso oggi il trasferimento dell’ex presidente Mubarak in un ospedale militare, dove rimarrà in custodia in attesa che venga interrogato dai magistrati. Ricoverato da alcuni giorni all’ospedale internazionale di Sharm al Shaikh, Mubarak e i due figli Alaa e Gamal devono rispondere dell’accusa di corruzione e di aver ordinato la repressione violenta delle manifestazioni che hanno poi portato alla caduta del regime. Intanto, è iniziato l’interrogatorio dei figli dell’ ex presidente nel carcere del Cairo.

    Yemen
    Ancora violenze nello Yemen. Nella città di Hudaida alcuni poliziotti in borghese hanno attaccato oggi migliaia di manifestanti, riversatisi in strada per chiedere le dimissioni del presidente Saleh, da 32 anni al potere. Circa 15 persone sono rimaste ferite.

    Bahrain
    Dopo il duro monito giunto dai Paesi del Golfo contro l’Iran, accusato di ingerenza nelle tensioni del Bahrein, oggi Teheran ha accusato gli Stati Uniti di creare tensioni tra Paesi arabi. Un piano, secondo il presidente Ahmadinejad, che mette contro sciiti e sunniti, ma che è destinato a fallire. Intanto, in una lettera inviata al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Salehi, ha chiesto l’intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in merito alla repressione di manifestazioni antigovernative da parte del governo del Bahrain. “La rivolta è identica a quelle di Tunisia ed Egitto – ha scritto Salehi – una rivolta della maggioranza della popolazione che porta avanti rivendicazioni legittime”.

    Afghanistan
    Non si ferma la violenza in Afghanistan. Un commando terroristico di attentatori suicidi ha preso d'assalto questa mattina la sede del Ministero della difesa, a Kabul, uccidendo due persone e ferendone altre sette. Fra le vittime, il capo della sicurezza del viceministro della Difesa, mentre il segretario del comandante delle Forze armate afghane sarebbe rimasto ferito. I talebani hanno rivendicato l’attacco che avrebbe avuto come obiettivo il ministro della Difesa francese, Gerard Longuet. Le autorità di Parigi smentiscono la notizia e informano che al momento dell’attacco il ministro si trovava in visita al contingente francese di stanza nella base di Bagram. Sempre oggi, sei poliziotti sono rimasti uccisi per lo scoppio di una bomba nella provincia di Ghazni, che ha colpito il veicolo sul quale viaggiavano.

    Iraq
    E’ di almeno 5 morti e 20 feriti il bilancio di un doppio attentato kamikaze avvenuto stamani nel centro di Baghdad, nel quartiere dove hanno sede numerose ambasciate e uffici del governo. L’attentato dinamitardo aveva come obiettivi un comandante dell’esercito e un funzionario del Consiglio presidenziale. Intanto, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha condannato oggi le Forze armate irachene per l’incursione all’interno di un campo di rifugiati iraniani, che lo scorso venerdì ha causato la morte di 34 persone. “Chiunque sia stato responsabile di un uso eccessivo della forza deve essere perseguito” ha detto la Pillay, chiedendo un’inchiesta “trasparente”.

    Burkina Faso: ammutinamenti estesi ad una quarta città
    Il movimento dei soldati che da quattro giorni si sono ammutinati nello Stato africano del Burkina Faso si è esteso ad una quarta città, quella di Kaya, nel centro del Paese. La rivolta scoppiata nelle caserme è originata essenzialmente da problemi economici. Ieri, il presidente Blaise Campaorè aveva annunciato la nomina di nuovi capimilitari.

    Ungheria, riforma della Costituzione
    L’Ungheria va verso l’adozione di una nuova Costituzione. Il testo viene votato oggi dal parlamento di Budapest. E non mancano le polemiche. Ci riferisce Giovanni Del Re:

    E’ davvero radicale la riforma costituzionale che si accinge a varare oggi il partito del premier ungherese, Viktor Orban, il quale detiene i due terzi dei seggi in parlamento. In esso si prevedono strumenti che secondo i critici sono destinati a cementare il potere del Fides, il partito di Orban, ben oltre questa legislatura. Così viene creata una Commissione speciale, che può mettere il veto al bilancio approvato in parlamento. Una commissione i cui membri vengono eletti dall’attuale parlamento, per ben nove anni. Se entro 30 giorni non si supera il veto della Commissione, inoltre, il presidente della Repubblica può sciogliere l’aula. Vengono fortemente ridotti poi i poteri della Corte costituzionale, mentre la magistratura viene sottoposta al controllo di una nuova istituzione eletta dall’attuale parlamento per nove anni. Inoltre, nel nuovo testo si indica specificamente il fiorino come valuta: per cambiare questa regola ci vorrà una maggioranza di due terzi, il che renderà estremamente difficile per Budapest adottare, un giorno, l’euro.

    Italia, operazione antimafia
    Nuova operazione antimafia in Sicilia. I carabinieri di Siracusa hanno arrestato il reggente della cosca mafiosa, Nardo di Lentini, e un suo luogotenente. In corso anche il sequestro di beni per un valore di circa 20 milioni di euro nei confronti di un esponente di vertice dello stesso clan. Intanto, Massimo Ciancimino continua a lanciare accuse, parlando di un passaggio di denaro al gruppo politico del ministro Romano. Alessandro Guarasci:

    Un 2011 iniziato bene e che sta proseguendo altrettanto bene. La lotta alla mafia deve vedere tutte le istituzioni cooperare. Ne è convinto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso:

    “Diciamo che l’azione repressiva produce i suoi effetti, i suoi risultati: magistratura e forze dell’ordine hanno ottenuto risultati che hanno veramente del miracoloso rispetto ai mezzi che hanno a disposizione”.

    Il punto nodale rimangono i sequestri dei beni dei mafiosi. Al 31 dicembre 2010, risultavano emessi quasi 9900 provvedimenti, per il 41% in Sicilia. Il loro riutilizzo a volte è difficile per effetto delle ipoteche che gravano su questi beni. Ancora Grasso:

    “Sotto questo profilo, ci vorrebbe una volontà delle banche di compiere un atto di liberalità, di cancellare tutte le ipoteche. Ma forse, non rientra nei fini istituzionali delle banche…”.

    Per Grasso, la Chiesa continua ad avere un ruolo importante nella lotta alle mafie:

    “Per noi, la Chiesa fa parte di quelle istituzioni che debbono agire in sinergia con tutto il resto. Diciamo che da padre Puglisi in poi è cambiato anche l’atteggiamento della Chiesa in relazione a questi fenomeni”.

    E a Sant’Onofrio, in Calabria, c’è attesa per la processione pasquale dell’Affruntata, dopo il monito del vescovo di Mileto, mons. Luigi Renzo, lo scorso anno, ai boss locali dell’ndrangheta. Insomma, la criminalità organizzata non si deve intromettere in questa festa. L’atmosfera oggi è tranquilla, dice il presule:

    “Le indicazioni che sono state date, di lasciar portare le statue della processione di Pasqua ai giovani, è stata accolta. Prima non c’era stato un intervento anche pastorale, di orientamento. Certo, c’è stata qualche piccola interferenza, almeno a giudicare da alcune dichiarazioni fatte da pentiti. In effetti, sembra che una delle statue – quella di San Giovanni – in passato venisse presa e portata da giovani, quasi come una iniziazione, per poter essere riconosciuti nella ‘ndrangheta. Comunque, mi pare che sia stata intrapresa una strada giusta, quella per cui l’‘Affruntata’ sia veramente una manifestazione di pietà e di religiosità popolare molto intensa”.

    Anche le minacce al presidente di una locale squadra di calcio che porterà le statue sembra che siano un atto di criminalità comune.(gf)

    Parmalat, sentenza
    I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Milano hanno assolto le cinque banche e sei loro funzionari imputati in relazione al reato di aggiotaggio per il crack della Parmalat. La formula con cui sono stati assolti i manager è quella di "non aver commesso il fatto". Esultanza dei legali in aula alla lettura del verdetto. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Gabriele Papini)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 108

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