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Sommario del 17/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Messa nella Domenica delle Palme: non la tecnica, ma l’amore di Dio ci rende veramente liberi. All’Angelus, invita i giovani alla Gmg di Madrid
  • Oggi in Primo Piano

  • L’Ordinario militare per l’Italia, mons. Pelvi, celebra la Domenica delle Palme in Kosovo
  • Crisi umanitaria in Costa d’Avorio: l’impegno dei salesiani al fianco dei rifugiati
  • Libia: per il ministro della Difesa francese, il conflitto potrebbe durare a lungo
  • All'Antonianum di Roma, la Giornata annuale di studi promossa dall’Istituto Francescano di Spiritualità
  • "Evangelizo", da dieci anni on line per diffondere il Vangelo tramite Internet
  • Al via il Festival di Pasqua di Orvieto, il 5 maggio concerto in onore del Papa
  • Chiesa e Società

  • Immigrazione: le Caritas della Lombardia accolgono i primi migranti tunisini
  • Congo: nuovi arrivi al centro salesiano di assistenza giovanile
  • Gesuiti nel mondo: in Asia meridioniale la presenza più numerosa, in Africa la più giovane
  • Germania: iniziativa di preghiera in vista della Gmg di Madrid
  • Filippine: migliaia di bambini lavoratori rischiano la vita nelle miniere
  • Lettera dell’arcivescovo di Santiago de Compostela per gli 800 anni della cattedrale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Siria: Assad annuncia l’abrogazione della legge di emergenza in vigore da 48 anni

  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Messa nella Domenica delle Palme: non la tecnica, ma l’amore di Dio ci rende veramente liberi. All’Angelus, invita i giovani alla Gmg di Madrid

    ◊   L’amore di Dio ci eleva verso l’alto e ci rende veramente liberi: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nella Messa per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore, celebrata stamani in Piazza San Pietro. Alla celebrazione eucaristica, preceduta dalla processione delle palme, hanno preso parte giovani di Roma e di altre diocesi, in occasione della ricorrenza diocesana della XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Benedetto XVI si è rivolto ai ragazzi, all’Angelus, dando loro appuntamento alla Gmg di Madrid del prossimo agosto. Dal Pontefice, anche un appello per la pace in Colombia. Al termine dell'Angelus, i fedeli che gremivano Piazza San Pietro hanno intonato il "Tanti auguri" al Papa, che ieri ha compiuto 84 anni. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canti

    L’azzurro del cielo terso, il bianco del colonnato marmoreo di Bernini, il verde dei ramoscelli d’ulivo hanno fatto da suggestiva cornice alla Messa celebrata dal Papa in una Piazza San Pietro gremita da oltre 50 mila fedeli. Benedetto XVI, che ha seguito in papamobile la processione delle palme aperta dai cardinali, si è soffermato nell’omelia proprio sul significato di questo farsi pellegrini assieme con Gesù nel salire a Gerusalemme:

    “È in cammino verso la comune festa della Pasqua, memoriale della liberazione dall’Egitto e segno della speranza nella liberazione definitiva. Egli sa che Lo aspetta una nuova Pasqua e che Egli stesso prenderà il posto degli agnelli immolati, offrendo se stesso sulla Croce”.

    Ecco allora, ha soggiunto, che “il termine ultimo del suo pellegrinaggio è l’altezza di Dio stesso alla quale Egli vuole sollevare l’essere umano”:

    “La nostra processione odierna vuole quindi essere l’immagine di qualcosa di più profondo, immagine del fatto che, insieme con Gesù, c’incamminiamo per il pellegrinaggio: per la via alta verso il Dio vivente. È di questa salita che si tratta. È il cammino a cui Gesù ci invita”.

    Un cammino, ha riconosciuto, che “è al di sopra delle nostre possibilità”. Il Papa ha osservato che da sempre gli uomini sono stati ricolmi, “e oggi lo sono quanto mai”, del desiderio di “essere come Dio”. In definitiva, ha constatato, in tutte le invenzioni l’uomo cerca di elevarsi all’altezza di Dio, per diventare “totalmente" libero come Lui:

    “E tuttavia, la forza di gravità che ci tira in basso è potente. Insieme con le nostre capacità non è cresciuto soltanto il bene. Anche le possibilità del male sono aumentate e si pongono come tempeste minacciose sopra la storia. Anche i nostri limiti sono rimasti: basti pensare alle catastrofi che in questi mesi hanno afflitto e continuano ad affliggere l’umanità”.

    Il Papa ha ricordato come già i Padri della Chiesa hanno affermato che l’uomo si trova nel punto di intersezione tra due campi di gravitazione. Uno che lo tira verso il basso, “verso l’egoismo, la menzogna e verso il male”. Ad esso si contrappone la forza di gravità dell’amore di Dio. “L’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore – ha detto – ci attirano verso l’alto”:

    “L’uomo si trova in mezzo a questa duplice forza di gravità, e tutto dipende dallo sfuggire al campo di gravitazione del male e diventare liberi di lasciarsi totalmente attirare dalla forza di gravità di Dio, che ci rende veri, ci eleva, ci dona la vera libertà”.

    Il cuore, ha soggiunto, è il centro dell’uomo. Dunque, è il cuore che deve essere elevato. Ma, ha avvertito, “noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio”. Anzi, “proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio”. Il Papa ha così ribadito che “Dio stesso deve tirarci in alto, ed è questo che Cristo ha iniziato sulla Croce”. Dunque, l’umiltà di Dio supera la nostra superbia e “questo amore umile attrae verso l’alto”:

    “Le grandi conquiste della tecnica ci rendono liberi e sono elementi del progresso dell’umanità soltanto se sono unite a questi atteggiamenti – se le nostre mani diventano innocenti e il nostro cuore puro, se siamo in ricerca della verità, in ricerca di Dio stesso, e ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore”.

    Tutti questi elementi dell’ascesa, ha rilevato, “sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio”. Abbiamo bisogno di Lui, ha concluso il Papa, “Egli ci tira verso l’alto”, “ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto. Abbiamo bisogno dell’umiltà della fede che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore”.

    Canti

    All’Angelus, parlando in lingua spagnola, il Papa ha rivolto un pressante appello per la pace e la riconciliazione in Colombia, che il Venerdì Santo celebrerà la Giornata di preghiera per le vittime della violenza:

    “No más violencia en Colombia, que reine en ella paz!”

    Quindi, in più lingue, ha salutato i giovani convenuti per la Gmg a livello diocesano, che prelude al grande raduno di Madrid del prossimo agosto. In francese, ha chiesto ai ragazzi di essere “testimoni gioiosi e instancabili dell’amore infinito di Dio”. In polacco, ha invitato i giovani ad accogliere la Croce di Gesù, “segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova”. Infine, il saluto ai giovani pellegrini italiani:

    “Saluto infine con affetto i pellegrini di lingua italiana, specialmente i giovani, ai quali do appuntamento a Madrid, per la Giornata Mondiale della Gioventù, nel prossimo mese di agosto”.

    "Tanti auguri Benedetto. Tanti auguri a te!"

    (Applausi)

    Su come i giovani si stiano preparando alla Gmg di Madrid e alla Settimana Santa, ascoltiamo le testimonianze raccolte stamani in Piazza San Pietro da Marina Tomarro:

    R. - Ci stiamo preparando con il nostro assistente spirituale: ne stiamo parlando e siamo fermi nella convinzione che la fede sia un dono e che - come tale - vada accettato e rispettato. Ma soprattutto è un dono che va conservato e coltivato ogni giorno. Sicuramente è un’esperienza stupenda; un’esperienza che ci lega e che ci fa sentire veramente che siamo tutti un solo popolo.

    R. - Sarà la prima Gmg a cui partecipo e, quindi, ho grandi aspettative: vedere una Chiesa, una Chiesa giovane, riunita per stare con Pietro! Vedremo come sarà…

    R. - Io ho avuto la fortuna di partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù del Duemila ed è stata un’emozione fortissima, perché mi sono trovata insieme a due milioni di giovani… E’ il condividere in un’unica giornata ciò che si condivide, invece, quotidianamente, giorno dopo giorno.

    D. - In che modo ti preparerai durante questa Settimana Santa alla Pasqua?

    R. - Anzitutto in preghiera: iniziamo oggi e cominciamo veramente a meditare la Passione di Gesù. Io sono un’insegnate di religione e domani abbiamo chiesto di celebrare la Messa a scuola con i ragazzi. Cercherò poi di invitare soprattutto i ragazzi a partecipare ai riti della Settimana Santa per capire il senso profondo, nella Liturgia, del messaggio di Gesù.

    R. - Sicuramente attraverso la preghiera quotidiana e cerando di essere più vicina agli altri: l’aiuto verso il prossimo, cercando di capire meglio le esigenze delle persone che ci sono vicine e che, a volte, ci sembrano così lontane, ma che poi non sono così diverse da noi! (mg)

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    Oggi in Primo Piano



    L’Ordinario militare per l’Italia, mons. Pelvi, celebra la Domenica delle Palme in Kosovo

    ◊   Domenica delle Palme tra i soldati italiani impegnati per la pace. L’Ordinario militare per l’Italia, mons. Vincenzo Pelvi, è a Gjakova, in Kosovo, dove stamani ha celebrato la Messa alla presenza dei militari della missione Kfor, di esponenti della Chiesa locale e personalità della comunità kosovara. Il nostro inviato in Kosovo, Luca Collodi, ha chiesto all’arcivescovo Vincenzo Pelvi di soffermarsi sul significato di questa visita:

    R. - Certamente un significato di speranza. Qui in Kosovo, come in altri teatri operativi, siamo convinti che c’è l’umanità, c’è la nostra nazione, ricca di ospitalità, ponte di concordia, serbatoio di pace. E qui in Kosovo oggi, inizio della Settimana Santa, Domenica delle Palme, c'è un annuncio di grande coraggio: andare oltre gli egoismi, le fragilità soggettive per dire a tutti che vale la pena per costruire la famiglia umana. Noi italiani siamo incoraggiati dalla fede a dare un contributo non indifferente all’ospitalità, all’armonia, a una comunicazione fondata sul coraggio della gioia condivisa e di una solidarietà partecipata.

    D. - Siamo in Kosovo, un Paese che cerca la pace. Come, nella Settimana Santa, possiamo avvicinarci a questa meta della pace?

    R. - La pace è un dono ed è un dono di Dio. Qui, tra i militari, vogliamo riferirci alla Lettura della Passione del Signore e fermare l’attenzione su quel soldato romano ai piedi della Croce, che dinanzi al modo di morire di Gesù esclama: “Davvero Costui era figlio di Dio”. Un pagano, un soldato che non si era mai inginocchiato, diventa il primo credente. Che significa dunque essere credenti, se non avere nel cuore proprio la pace che viene da Colui che è il pacificatore, Colui che ha portato redenzione, che è diventato ponte tra bene e male, distruggendo il male del peccato con la sua morte ed esaltando il bene con la sua Resurrezione? Allora vorrei direi che la pace la costruiscono i nostri soldati credenti, soprattutto perché aiutano anche popoli stranieri, rivolgendo lo sguardo verso l’alto, a mettersi in attesa, nella disponibilità che significa accogliere un Mistero, il mistero dell’uomo che è fatto per l’altro uomo, della famiglia che è fatta per costruire l’unica famiglia umana: “Signore, io credo in te, dammi la pace e dona la pace”. (mg)


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    Crisi umanitaria in Costa d’Avorio: l’impegno dei salesiani al fianco dei rifugiati

    ◊   La caduta di Laurent Gbabo non ha messo fine alla crisi umanitaria che attraversa la Costa d’Avorio, principalmente nell’ovest del Paese, a Duékoué: da oltre due settimane, una missione cattolica tenuta dai salesiani si trova a dover gestire circa 30 mila rifugiati che sono fuggiti dai combattimenti. Se la situazione è un po’ migliorata grazie al ritorno dell’elettricità, le condizioni di vita restano ancora molto difficili: manca il cibo, l’acqua potabile è quasi inesistente e la gente vive stipata, perché il campo non può ospitare oltre 8 mila persone. Padre Vincente Grupeli, direttore della comunità salesiana e a capo della parrocchia di Duékoué, lancia un grido di allarme e un appello per gli aiuti e chiede anzitutto l’apertura di un nuovo campo rifugiati da parte delle autorità ivoriane. Ma al momento, regna l'incertezza. Xavier Sartre, del nostro programma francese, lo ha intervistato:

    R. – Maintenant, nous souhaiterons que on nous aide à donner à ces gens-là …
    Al momento, chiediamo che ci si aiuti a mettere queste persone in una situazione un po’ più dignitosa e questo va oltre le nostre possibilità. Ci siamo rivolti al nunzio apostolico e al nostro vescovo della diocesi di Man, affinché intervengano con le autorità del governo Ouattara e con le Organizzazioni umanitarie - come l’Alto Commissariato per i rifugiati e l’Organizzazione internazionale delle migrazioni - per cercare di migliorare la situazione di queste persone. Purtroppo noi notiamo molta lentezza: non ci si preoccupa di comprendere quale sia la situazione e abbiamo ricevuto veramente poche visite atte a constatare quale sia la situazione reale. Sappiamo bene che la creazione di un nuovo campo profughi è un qualcosa che non si sposa con l’immagine che i politici vorrebbero dare. Il problema è che non possiamo continuare a tenere le persone in queste condizioni! Ma abbiamo la sensazione che si pensi che noi possiamo continuare a sostenere questa situazione ancora settimane e forse anche mesi … Non possiamo tenere in queste condizioni migliaia di persone alle quali non possiamo offrire una condizione di alloggio dignitosa e cibo sufficiente … E’ solo grazie a "Medici senza frontiere" e il Comitato internazionale della Croce Rossa che possiamo offrire loro il minimo indispensabile di servizio sanitario. La situazione è per noi molto, molto preoccupante. Noi guardiamo con grande tristezza a questa situazione e alla lentezza nell’agire di coloro che potrebbero fare qualcosa per noi. (mg)

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    Libia: per il ministro della Difesa francese, il conflitto potrebbe durare a lungo

    ◊   Proseguono i combattimenti in Libia dove questa mattina le forze di Gheddafi hanno bombardato le città di Misurata e Agedabia. Fonti vicine ai ribelli parlano di almeno sei vittime e 47 feriti, mentre il ministro della Difesa francese ha ammesso alla stampa che vi è la possibilità che il conflitto “possa durare ancora a lungo”. Sulla situazione in Libia, Michele Raviart ha intervistato Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana":

    R. - La situazione sul campo si è ormai delineata da diversi giorni: i ribelli non hanno forza sufficiente per mettere veramente in crisi Gheddafi e, nel contempo, Gheddafi - sotto la minaccia dell’intervento della Nato - non può liberarsi dei ribelli, deve anzi contenere le proprio operazioni, perché altrimenti esporrebbe le proprie forze armate a delle rappresaglie, che potrebbero indebolirle in maniera decisiva. E’ chiaramente una situazione di stallo, anche perché la volontà politica internazionale pare piuttosto debole.

    D. - L’alleanza occidentale sembra, quindi, divisa tra chi vorrebbe un maggiore intervento militare e chi cerca, invece, di fare un passo indietro: qual è la situazione?

    R. - Noi abbiamo una "pattuglia" di Paesi - sostanzialmente Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia soprattutto - che fin dal principio hanno preso un po’ l’iniziativa. Ci sono poi altri Paesi - come per esempio l’Italia - che sono chiaramente dentro la missione non per una precisa volontà di intervenire contro Gheddafi, ma perché temono semplicemente di essere poi tagliati fuori quando si faranno i conti di chi più ci guadagna...

    D. - Quali, quindi, le possibili soluzioni?

    R. - Bisogna tener presente una cosa: se lo stallo si dovesse prolungare, la soluzione che diventerebbe verosimile sarebbe quella di una divisione della Libia. Nel caso, io credo che l’Italia sarebbe probabilmente il Paese in assoluto più penalizzato.

    D. - Perché questo?

    R. - Perché quello che potrebbe nascere è un ulteriore “staterello petrolifero” in Cirenaica, che sarebbe una specie di protettorato dei Paesi che più lo hanno aiutato e protetto. Noi ci troveremmo, quindi, con uno “staterello” che tutto sommato sa che l'Italia non lo ha un granché aiutato a nascere e con una Libia che, invece, sa che noi abbiamo partecipato alle operazioni contro Gheddafi.

    D. - Quali sono le conseguenze di questa guerra nel mercato globale, ad esempio del petrolio?

    R. - Al momento non ci sono grandissime conseguenze apparenti, perché essendo la crescita economica ancora così stentata e flebile, anche un rallentamento del flusso di petrolio dalla Libia in questo momento non influisce più di tanto. Viceversa i rischi di un rallentamento deciso del petrolio da parte della Libia potrebbero anche spiegare la contrarietà a questa missione internazionale di Paesi che sul mercato del petrolio hanno interessi diversi e penso soprattutto alla Russia e alla Cina. (mg)

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    All'Antonianum di Roma, la Giornata annuale di studi promossa dall’Istituto Francescano di Spiritualità

    ◊   Incrementare la formazione dei religiosi, riscoprendo il valore della teologia, essere lievito in una società in cambiamento attraversata dalla globalizzazione e dalla secolarizzazione. Questi gli obiettivi emersi nel corso della Giornata annuale di studi dell’Istituto Francescano di Spiritualità che si è svolta presso la Pontificia Università Antonianum di Roma sul tema: “Identità e compito della teologia spirituale oggi”. Un’occasione, nel 40.mo anniversario dell’Istituto, per fare il punto sulle sfide urgenti, ma anche sulle risorse della vocazione. Per un bilancio, Cecilia Seppia ha sentito padre Paolo Martinelli, preside della struttura:

    R. – In questi anni sono veramente cresciute molto le collaborazioni, i tratti specifici del tipo di studio che noi proponiamo agli studenti e, con la nostra realtà, è anche cresciuta la presenza interculturale. Quindi, possiamo dire che il nostro istituto si sia caratterizzato in modo crescente per una presenza interculturale di francescani, per lo più, ma anche di persone provenienti da altre esperienze carismatiche. Questa diventa una grande ricchezza, perché andare alle fonti del carisma, in una modalità interculturale, oggi è particolarmente significativo in un contesto di globalizzazione, dove appunto le differenze devono entrare in contatto e interagire, rendersi feconde tra loro.

    D. – Dal cuore dell’Umbria, fino all’Europa intera, poi l’Africa, l’America Latina, l’Asia, il carisma di Francesco affascina, attrae anche oggi e conquista soprattutto i più giovani. Ma c’è una risposta concreta dal punto di vista delle vocazioni?

    R. – Per quanto riguarda le vocazioni siamo in una situazione decisamente molto variegata: si sottolinea una certa contrazione nell’area euro-atlantica, mentre c’è una crescita significativa in Asia, in Africa e anche in America Latina. Credo che in Europa soprattutto, la problematica sia quella di aiutare a riscoprire che innanzitutto è la vita stessa ad essere vocazione, perché questo è il terreno in cui scoprire anche la vocazione specifica. Io credo che da questo punto di vista Francesco d’Assisi si presenti a noi in modo molto affascinante, proprio perché ha saputo vivere l’istante, ogni istante, come rapporto con Dio, dentro tutte le circostanze della vita.

    D. – Veniamo al ruolo e alla missione nella Chiesa della grande comunità francescana. Lei ha ribadito la comunione, la fraternità, l’interculturalità, ma anche la spinta, il rinnovo costante dell’impegno ad una nuova evangelizzazione...

    R. – Certo, credo che per noi il segno della nuova evangelizzazione sia la prova di un’autentica esperienza spirituale, perché chi sperimenta qualcosa di grande, chi incontra un senso per cui valga la pena vivere e dare la vita, questo si attesta subito nel fatto che vuole comunicarsi agli altri. In questo senso, il grande orizzonte della nuova evangelizzazione è una sfida innanzitutto per noi, per riscoprire che Gesù Cristo, la vita cristiana, la sequela di Cristo, è ciò che fa accendere il cuore di entusiasmo per la vita. (ap)

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    "Evangelizo", da dieci anni on line per diffondere il Vangelo tramite Internet

    ◊   Compie dieci anni l’associazione “Evangelizo”, composta da volontari di diversi Paesi con lo scopo di diffondere il Vangelo tramite Internet. Attraverso il sito www.evangelizo.org è possibile accedere ai testi, in varie lingue, delle letture della liturgia del giorno. Il servizio, offerto gratuitamente, è molto apprezzato: “Evangelizo” ha già raggiunto circa 500 mila utenti con il suo servizio quotidiano di invio del Vangelo per posta elettronica. Mercoledì scorso, in occasione dell’udienza generale, Benedetto XVI ha salutato i membri dell’associazione incoraggiando i volontari impegnati in questa "nobile missione". Su questa associazione e sull’incontro con il Santo Padre, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, la responsabile della versione italiana del sito web, Isabella Montersino:

    R. – L’associazione “Evangelizo” è nata nel 2001 e ha come missione quella di diffondere la Parola del giorno, tutti i giorni, attraverso Internet. Il nostro servizio invia una e-mail e la persona che si è abbonata al servizio riceve nella sua casella postale la mail con la liturgia del giorno con un commento spirituale tratto dai Padri della Chiesa e qualche cenno sulla biografia dei Santi. Questo è un anno particolare perché ci siamo ritrovati a Roma per festeggiare il decimo anniversario della fondazione. Quindi siamo rimasti alcuni giorni a Roma ed è stato un momento di incontro molto forte perché il servizio esiste in 10 lingue diverse. Noi, che siamo tutti volontari, abitiamo in tutti i continenti del mondo. In quest’occasione, abbiamo chiesto di poter partecipare all’udienza generale e ci siamo trovati in Vaticano: eravamo felicissimi perché eravamo seduti proprio vicino al Santo Padre, che ci ha ringraziati personalmente perché, con il nostro servizio, diffondiamo la Parola del Signore in così tante lingue.

    D. – In particolare cosa vi ha detto il Santo Padre?

    R. - Benedetto XVI ha in particolare citato il nostro servizio e, con parole molto personali che ci hanno commosso, ci ha detto che aiutavamo molto la Chiesa con la nostra opera. Poi ha anche ricevuto personalmente i nostri due cordinatori e li ha benedetti e ha detto loro cose molto incoraggianti. Ha detto che siamo la gioventù della Chiesa. Insomma, ci ha dato un forte incoraggiamento e siamo veramente molto contenti di questo incontro.

    D. – Dunque un servizio molto prezioso. Ricordiamo come ricevere la Parola del giorno quotidianamente …

    R. – Questo è molto semplice. Basta collegarsi al sito www.vangelodelgiorno.org, tra l'altro collegato al sito www.evangelizo.org. C’è una casella con scritto “abbonatevi”: basta comunicare il proprio indirizzo mail, confermarlo una seconda volta, e tutti i giorni si può ricevere la Parola del Signore. Il servizio è assolutamente gratuito, noi tutti siamo volontari e vogliamo semplicemente contribuire a diffondere la Parola e tutte le persone che desiderano possono abbonarsi e riceverla tutti i giorni. (bf)

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    Al via il Festival di Pasqua di Orvieto, il 5 maggio concerto in onore del Papa

    ◊   Si è inaugurato ieri sera la prima edizione del Festival di Pasqua Città di Orvieto, un percorso musicale all’insegna del dialogo tra culture diverse attraverso la musica e ospitato in alcune delle chiese più belle della città umbra. Un programma ricco e affascinante che culminerà con il concerto di chiusura in programma Sabato Santo e che sarà poi offerto al Santo Padre il 5 maggio in Vaticano. Il servizio di Luca Pellegrini:

    (musica)

    Il nuovo Festival musicale che ha trovato sede a Orvieto è un'antologia spirituale e artistica che a ogni sua pagina, nel programma destinato a crescere negli anni, inanella alcune serate di musica sul filo delle emozioni, già soltanto per i luoghi splendidi che sono sede dei concerti, prima di tutto il famosissimo Duomo. Proprio nella Cappella del Signorelli saranno eseguite, ad esempio, Martedì Santo, le Sette ultime parole di Cristo sulla Croce nella sconvolgente traduzione che Haydn opera, riversando le immagini della Passione, nelle corde tese di quattro strumenti ad arco. Ma altro appuntamento di rilievo è anche la presenza, proprio questa sera, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana nella Chiesa di San Francesco per un programma tutto ispirato alla pace, che dà una tonalità particolare a tutta l’iniziativa, come spiega Catello De Martino, sovrintendente del Teatro lirico romano:

    R. - Abbiamo sentito l’esigenza di sviluppare un qualche cosa che andasse al di là della semplice esecuzione alla vigilia della Pasqua. Abbiamo quindi cominciato a ragionare in termini di costituzione di un festival, dando allo stesso festival un ampio respiro, anche internazionale. Abbiamo sviluppato dei rapporti di collaborazione anche con l’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana, ma soprattutto la cosa che maggiormente ci interessava è che siedono, al fianco di leggio, musulmani e cristiani. Questo, ancora una volta, dà la giusta importanza a quelli che devono essere dei valori sviluppati con l’arte: la musica unifica e va al di là di quelle che possono essere anche delle incomprensioni di carattere sociale, piuttosto che territoriale”.

    D. - Grande chiusura il Sabato Santo con l’esecuzione del “Credo” di Vivaldi e dello splendido “Stabat Mater” di Rossini, affidati ai Complessi artistici del Teatro. Un concerto che con il medesimo programma e medesimi artisti sarà offerto dal presidente Napolitano al Santo Padre, il prossimo 5 maggio, in Aula Paolo VI. Come vivete la preparazione di questo importante appuntamento artistico?

    R. - Chiaramente il Teatro dell’Opera di Roma vive questa vigilia con grandissima attesa. Questa è un’altra grandissima opportunità che il Teatro sta cogliendo, dove ritorniamo in una sala dalla quale mancavamo da troppo tempo”.

    D. - Un sovrintendente spettatore a fianco del Papa: le sue emozioni, i suoi pensieri?

    R. - Le mie emozioni sono quelle di un uomo che ha sempre creduto nella figura spirituale che rappresenta il Santo Padre e che non avrebbe mai - nemmeno sognato - di poter vivere un momento così emozionante, trovandomi seduto lì, di fianco al Papa.(mg)

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    Chiesa e Società



    Immigrazione: le Caritas della Lombardia accolgono i primi migranti tunisini

    ◊   Le Caritas lombarde hanno accolto, ieri, novantanove migranti tunisini dei duecento previsti per la regione Lombardia dagli accordi stabiliti con il Ministero degli interni. Gli ospiti sono arrivati a Bresso, in provincia di Milano, da dove la Croce Rossa e la Protezione civile hanno provveduto a smistarli sul territorio regionale. Tutti i migranti hanno ricevuto o riceveranno il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari, che darà loro diritto a rimanere regolarmente in Italia per almeno sei mesi. Ai migranti sarà garantito vitto e alloggio e accompagnamento sociale. I migranti ospitati saranno iberi di entrare e uscire dai centri nei limiti dei regolamenti delle strutture di accoglienza tutte custodite anche di notte da operatori sociali. “Permesso di soggiorno e accoglienza diffusa sono stati i requisiti chiesti da Caritas sin dall’inizio per affrontare l’emergenza degli sbarchi di questi mesi. Questi principi sono alla base del piano di intervento deciso in prefettura a Milano Per questo siamo stati ben lieti di offrire la nostra piena collaborazione alle istituzioni”, ha dichiarato don Roberto Davanzo, delegato regionale delle Caritas Lombarde. “Ora affinché questa accoglienza sia la più dignitosa e civile possibile occorre che anche le comunità locali e in particolare le comunità ecclesiali facciano la loro parte, secondo quello spirito che ci è stato ricordato anche recentemente dai vescovi lombardi”, ha aggiunto don Davanzo, “sono certo che le parrocchie, i gruppi di volontariato cattolico non faranno venire meno il loro sostegno”. Tra i tunisini arrivati, venticinque saranno accolti dalla Caritas di Bergamo, sette da quella di Brescia, quindici a Como, trenta a Cremona, dieci a Pavia e dodici a Varese. Questi primi arrivi non hanno tuttavia esaurito i posti a disposizione delle Caritas lombarde, che sono ancora ottanta in strutture già predisposte all’accoglienza: in genere dormitori per senza dimora, centri per richiedenti asilo, luoghi di ospitalità per persone gravemente emarginate. (M. R.)

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    Congo: nuovi arrivi al centro salesiano di assistenza giovanile

    ◊   Fare dei ragazzi più bisognosi del Congo orientale dei buoni cristiani e dei buoni cittadini. E’ l’obiettivo del centro umanitario "Boscolac", costruito dai salesiani e dall’ong "Red Deporte" a Goma, città orientale della Repubblica Democratica del Congo. L’agenzia Fides riferisce che recentemente sono arrivati al centro 30 ragazzi, tutti provenienti da famiglie di sfollati che vivono a Mugunga, una baraccopoli alla periferia di Goma. I ragazzi sono stati accolti da due animatori che vivranno insieme a loro, un infermiere e altre due persone che faranno da sorveglianti. “Basta guardarli mezzo minuto per rendersi conto che per molti di loro è la prima volta che vanno a dormire su un materasso con lenzuola e coperte”, ha dichiarato Nkot, operatore di "Red Deporte". Nei prossimi mesi, il centro "Boscolac" darà inoltre ai capi della comunità dei quartieri circostanti, per lo più abitati da sfollati, l’opportunità di seguire vari laboratori sulla risoluzione dei conflitti, i diritti umani, la sanità di base, la nutrizione. Il primo laboratorio, sulla costruzione della pace, si è già svolto i primi del mese, mentre nel futuro si spera anche di lanciare dei programmi di lavoro retribuito e migliorare i servizi medici, che già prevedono un’infermeria e la presenza di uno psicologo. (M. R.)

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    Gesuiti nel mondo: in Asia meridioniale la presenza più numerosa, in Africa la più giovane

    ◊   Sono 17.906 i Gesuiti presenti in tutto il mondo al primo gennaio 2011, con una diminuzione di 341 unità rispetto all’anno precedente. Sono i dati della Curia generalizia della Compagnia di Gesù, riportati dall’agenzia Fides, che confermano la diminuzione costante dei membri che si è registrata negli ultimi anni. I gesuiti comprendono oggi 12.737 sacerdoti, 1.535 fratelli, 2.850 scolastici e 784 novizi. Sono distribuiti nel mondo attraverso 85 Province, 5 Regioni indipendenti, 10 Regioni dipendenti e una missione. L’età media dei gesuiti si attesta su 57,49 anni: 64,29 per i sacerdoti, 68,26 per i fratelli e 29,03 per gli scolastici. La presenza più numerosa dei gesuiti nel mondo è in Asia meridionale, (4.018), seguita da gli Stati Uniti (2.619), dall’Europa meridionale (2.133), dall’Europa occidentale (1.726), dall’Europa centrale e orientale (1.706), dalla regione Asia-Pacifico (1.649), dall’Africa (1.481), dall’America Latina meridionale (1.312) e settentrionale (1.262). Riguardo all’età media, i gesuiti più giovani sono in Africa (46,14) seguiti dall’Asia meridionale (47,70) e dall’Asia-Pacifico (54,11). All’altro estremo, gli Stati Uniti (65,25), l’Europa occidentale (68,41) e l’Europa meridionale (68,53). (M.R.)

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    Germania: iniziativa di preghiera in vista della Gmg di Madrid

    ◊   Inizia, oggi in Germania, la campagna “Restlos leben” (“Vivere pienamente”), un’iniziativa di preghiera in preparazione della Giornata mondiale della Gioventù di Madrid, dell’agosto prossimo. L’evento coinvolge tutte le diocesi tedesche e coincide con la Gmg diocesana che gli episcopati celebrano tradizionalmente nella domenica antecedente la Pasqua con Messe, concerti e feste. Riferisce l’agenzia Sir che “Restlos leben” durerà nove settimane, ognuna dedicata ad un tema specifico, visto da diverse prospettive (Bibbia, storia della Chiesa, approccio anticonsumistico, ecc.) con un accento particolare sulla sostenibilità e la tutela del Creato. All’iniziativa è legato un sito Internet (, contenente materiali e informazioni che sarà attivo da oggi. “Restlos leben” è organizzata dall’Ufficio per la pastorale giovanile (Afj) della Conferenza episcopale tedesca, in collaborazione con l’Istituto di Zoologia teologica di Münster, la Federazione dei giovani cattolici tedeschi (Bdkj) e il Bonifatiuswerk (Opera di S. Bonifacio). (M.R.)

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    Filippine: migliaia di bambini lavoratori rischiano la vita nelle miniere

    ◊   Cresce l’allarme nelle Filippine, dove oltre 18mila minori, prevalentemente tra i 10 e i 14 anni, sono impiegati come lavoratori nelle industrie minerarie. L'agenzia Fides riferisce che, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), nel 2010 erano oltre 2.4 milioni i bambini lavoratori filippini sugli oltre 215 milioni presenti in tutto il mondo. I bambini nelle miniere, oltre ad essere esposti alla polvere e alle sostanze chimiche a base di mercurio, che causano seri danni al cervello, spesso diventano rachitici a causa dei pesi che devono trasportare. Ma i minori sono coinvolti anche in altre attività che possono risultare pericolose, come la pesca d’altura, i lavori nel settore pirotecnico, nelle piantagioni, nel commercio della carne o come aiuto domestico. Il più alto numero di bambini lavoratori è impegnato nel settore dell’agricoltura, oltre due milioni, di cui oltre la metà non ha più di 15 anni. L’Organizzazione ha in atto nelle Filippine un progetto che prevede di tutelere i bambini sfruttati nelle peggiori forme di lavoro offrendo ai genitori l’opportunità di guadagnare e sostenere gli altri membri della famiglia con fonti di reddito alternative. Tra le aree in cui questo programma è in vigore c’è la provincia agricola di Quezon, dove il ministero dell’Istruzione sta inviando "insegnanti mobili" nelle aree remote per educare i bambini che abbandonano la scuola nel periodo dei raccolti. Nella provincia di Bukidnon, nota per le piantagioni di zucchero, l’Oil istituirà una scuola comunitaria per la popolazione indigena e tribale. (M.R.)

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    Lettera dell’arcivescovo di Santiago de Compostela per gli 800 anni della cattedrale

    ◊   In occasione degli ottocento anni dalla consacrazione della cattedrale di Santiago de Compostela, mons. Julian Barrio, arcivescovo della città, ha scritto ai suoi fedeli una lettera sul signicato della chiesa, terza meta di pellegrinaggio nel mondo cristiano dopo Gerusalemme e Roma. "Ho potuto verificare che per chi contempla la nostra Cattedrale la domanda ricorrente è da dove sia uscita tanta bellezza", afferma nella sua lettera mons. Barrio, riportata dall’agenzia Zenit. Nella cattedrale, afferma il presule, "troviamo la tomba dell'Apostolo Giacomo. Sulle sue pareti scorre la storia della fede ereditata dagli Apostoli. Se ci stupisce, a ragione, la bellezza artistica delle sue pietre, tutto ciò cede in grandezza di fronte alla ricchezza spirituale della parte interiore delle persone che si riconoscono come tempio di Dio". Citando le parole di Benedetto XVI, il presule ha poi sottolineato come "la forza dello stile romanico e lo splendore delle cattedrali gotiche ci ricordano che la via della bellezza è una strada privilegiata e affascinante per avvicinarsi al mistero di Dio" e che la cattadrale "controlla completamente e testimonia nella sua eloquenza silenziosa il potere del suo simbolismo, visto che è propriamente un simbolo che domina una città". "E' simbolo della vita religiosa, culturale e sociale", scrive mons. Barrio, "e ciò si verifica anche nella nostra cattedrale: la sua città è nata guardando a lei. Il suo profilo ci identifica, ci ispira e ci attira. Ammiriamo non solo la sua grandezza, la sua antichità captando l'eco della storia ed estasiandoci per la sua bellezza, ma anche il suo misterioso incanto e il suo simbolismo che è necessario interpretare". La chiesa nella maestà della sua struttura architettonica è inoltre "segno del tempio spirituale che si edifica all'interno delle anime e brilla con lo splendore della grazia divina". E aggiunge: "Possiamo considerare la nostra Cattedrale come una maestra quando spiega la fede attraverso il ‘Pórtico de la Gloria’, come un'ospite quando accoglie il pellegrino stanco per le fatiche e le incertezze della vita, come la guardiana che veglia sulla tomba di San Giacomo Apostolo", e per questo, aggiunge il presule, "aver cura della sua struttura architettonica" e del suo valore artistico "per trasmetterli nelle migliori condizioni possibili a quanti verranno dopo di noi è un obiettivo permanente”. Mons. Barrio conclude la sua lettera auspicando, con le parole del Papa, "che il Signore ci aiuti a riscoprire la via della bellezza come uno degli itinerari, forse il più attraente e affascinante, per sentire l'Amore di Dio e per amare Dio". (M.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Siria: Assad annuncia l’abrogazione della legge di emergenza in vigore da 48 anni

    ◊   La legge di emergenza in vigore da 48 anni in Siria sarà abolita, entro una settimana al massimo. Lo ha annunciato, ieri, il presidente siriano Assad inaugurando la prima riunione del nuovo governo a Damasco. Nuove leggi in vista per libertà di stampa e anticorruzione. Il servizio di Marco Guerra:

    Sulla scia di molti altri Paesi del mondo arabo, anche la Siria apre ad importanti concessioni democratiche a seguito delle grandi manifestazioni che, nelle ultime settimane, hanno scosso le piazze del Paese, nonostante la violenta repressione degli apparati della sicurezza. Ieri, il presidente Assad, in un discorso in diretta Tv in occasione del giuramento del nuovo esecutivo, ha spiegato che “la commissione giuridica” incaricata di rivedere la legge d'emergenza ha elaborato una serie di proposte che saranno sottoposte all’approvazione del “governo entro una settimana al massimo''. La legge di emergenza in vigore in Siria dal 1963 prevede la soppressione del diritto di manifestare pubblicamente, rigidi controlli sulla stampa, e l’arresto per il semplice sospetto di minaccia per la sicurezza. Le nuove leggi ''anti-terrorismo'' non saranno affatto indulgenti con i ''sabotatori'', ha ammonito Assad, ma l’abolizione dello stato d’emergenza rappresenta una significativa vittoria per i manifestanti, che l'avevano posta in cima alle loro richieste di riforme. Tra gli obiettivi dichiarati del nuovo esecutivo, ci sarà anche quello di combattere la disoccupazione, che, ha detto Assad, rimane uno dei maggiori problemi del Paese. Eppure, la “collera” della piazza sembra ancora lontana dal placarsi, poche ore prima del discorso del capo dello Stato, migliaia di persone sono scese in strada a Daraa e a Banias scandendo slogan per la democrazia. Sit-in a Douma, per chiedere la liberazione delle persone arrestate nelle manifestazioni di venerdì scorso.

    Immigrazione: Italia-Francia
    All’indomani dell’arrivo di 20 tunisini, provvisti di permesso di soggiorno temporaneo, le autorità francesi hanno sospeso oggi tutti i treni che si recano in Francia provenienti dall’Italia. Nessun convoglio, secondo quanto confermato dalla polizia ferroviaria italiana, può varcare la frontiera di Mentone, controllata a vista dalle forze di sicurezza francesi. Intanto, sale la tensione alla frontiera italiana di Ventimiglia, dove si registra la presenza di decine di tunisini pronti a raggiungere la Francia. Sul posto, sono giunti anche circa 300 attivisti dei centri sociali che, insieme agli immigrati, stanno protestando davanti al consolato francese. I manifestanti hanno annunciato l’intenzione di marciare verso il confine con la Francia.

    Giappone - nucleare
    Raffreddare i reattori in avaria entro tre mesi e riportare sotto controllo l'intera centrale entro nove mesi. È quanto prevede il piano d’azione messo a punto dalla Tepco, società che gestisce l'impianto nucleare giapponese di Fukushima danneggiato dal terremoto dello scorso 11 marzo. Prevista anche la copertura dei reattori danneggiati, per contenere le radiazioni. Ogni supporto per superare la crisi nucleare è stato assicurato dal segretario di Stato americano, Hillary Clinton, impegnato in una breve visita a Tokyo che punta a riaffermare il carattere strategico dell'alleanza tra Usa e Giappone.

    Nigeria - elezioni
    Stando ai risultati delle prime schede scrutinate delle elezioni presidenziali, in Nigeria si sta profilando un testa a testa tra il capo dello Stato uscente Goodluck Jonathan e il generale Muhammadu Buhari. Il presidente Jonathan, 53 anni, del Partito democratico del popolo, originario del sud del Paese ricco di risorse petrolifere e con una popolazione a maggioranza cristiana, ha vinto tutte le presidenziali dalla fine del governo militare nel 1999. Buhari è un musulmano, espressione del Nord del Paese, in passato a capo di un governo militare. Lo spoglio avviene con estrema lentezza, ma rivela che le preferenze si sono concentrate quasi esclusivamente sui due candidati più accreditati. Nessuno degli altri arriva all'1%. Secondo gli osservatori internazionali si tratta delle elezioni più “credibili” mai avvenute nel Paese più popoloso dell’Africa.

    Cuba, il presidente Raul Castro annuncia riforme politiche ed economiche
    Trovare una nuova leadership entro cinque anni e limitare a dieci anni i mandati politici. Sono queste le principali proposte annunciate dal presidente cubano Raùl Castro durante il suo discorso di apertura al sesto congresso del Partito comunista cubano, all'Avana. E' la prima volta che nell'isola caraibica viene avanzata una simile ipotesi per "favorire il ricambio generazionale". Il capo di Stato cubano ha, inoltre, annunciato la “preparazione” di diverse leggi a favore di una maggiore libertà d’impresa e del diritto alla proprietà privata, che fra l’altro consentiranno ai cubani la compravendita di case e di macchine e la consegna in usofrutto di terreni agricoli.

    Omicidio Arrigoni, interrogati i due killer
    I due assassini dell’attivista italiano, Vittorio Arrigoni, ucciso nella Striscia di Gaza, sono entrambi associati alla galassia salafita ultra-integralista, ma entrambi provenienti dall'ala militare di Hamas. E' quanto emerso dai primi interrogatori dei due palestinesi che hanno confessato il rapimento e l’omicidio dell’italiano. Restano ricercati i tre presunti complici principali: altri due palestinesi e un jihadista giordano indicato come la mente del sequestro da parte delle stampa araba.

    Italia - politica
    Ancora polemiche in Italia per le dichiarazioni del premier italiano sulla magistratura. Oggi, Silvio Berlusconi è tornato con discorso a tutto campo sulla politica e su alcuni processi che lo riguardano, in occasione di un comizio elettorale a Milano. “Faremo la riforma della giustizia anche se riusciranno a fami fuori perché abbiamo la maggioranza nel Paese e in Parlamento”, ha detto davanti alla platea milanese. Ieri il presidente dell’Associazione nazionale magistrati era tornato a criticare il disegno di legge sul "processo breve". (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 107

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.