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Sommario del 16/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Testimone dell'amore di Dio. Benedetto XVI compie 84 anni: messaggi di auguri da tutto il mondo
  • Il Papa all'ambasciatore di Spagna: la società non emargini la religione, la fede migliora il mondo
  • Domenica delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa invita alla Gmg di Madrid giovani credenti e non
  • Altre udienze
  • "YouCat", un piccolo libro per le grandi risposte della fede: editoriale di padre Lombardi
  • Apertura notturna straordinaria dei Musei Vaticani per la Beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Bombe a grappolo contro Misurata, situazione sempre più drammatica: Gheddafi nega
  • Afghanistan: almeno 10 morti per un attacco kamikaze in una base militare
  • Nuovi massacri in Sudan in vista dell'indipendenza del Sud: la testimonianza di un missionario
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica delle Palme
  • Chiesa e Società

  • Libia: il vicario di Tripoli sulle drammatiche conseguenze della guerra
  • Il cardinale Tettamanzi: il sacrificio a Gaza di Arrigoni sia di esempio per vincere ogni egoismo
  • A New Delhi veglia di preghiera per l'accesso ai Luoghi santi dei cristiani palestinesi
  • Pakistan: nel Punjab, musulmani attaccano un villaggio cristiano
  • Usa: i vescovi contro i finanziamenti pubblici ad una lobby pro-aborto
  • Albania: i vescovi chiedono un voto responsabile per le amministrative di maggio
  • Il cardinale Erdö: il celibato dei preti è una libera scelta d’amore
  • Messaggio per la Pasqua del segretario del Consiglio Mondiale delle Chiese
  • Angola: lutto per la morte di padre Matumona, neodirettore di Radio Ecclesia
  • Abusi sui minori: l’arcidiocesi di Dublino invita a restare vigili
  • Pechino: le iniziative per l’apertura dell’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici
  • Indonesia: a sei mesi dall’eruzione del Merapi migliaia di persone ancora senza assistenza
  • Rwanda: arriva l'elettricità nella zona rurale di Muhura, beneficio per 40 mila persone
  • Immigrazione: a Gela una Via Crucis dedicata alle vittime del Mediterraneo
  • Assisi: al via le celebrazioni per l'VIII centenario della Consacrazione di Santa Chiara
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Francia apre le frontiere ai tunisini col permesso temporaneo italiano
  • Il Papa e la Santa Sede



    Testimone dell'amore di Dio. Benedetto XVI compie 84 anni: messaggi di auguri da tutto il mondo

    ◊   Buon compleanno Santo Padre: da tutto il mondo, capi di Stato, personalità della Chiesa, esponenti della cultura e semplici fedeli hanno inviato messaggi di auguri a Benedetto XVI per il suo 84.mo genetliaco. Una giornata che il Papa trascorre, come di consueto, svolgendo i suoi impegni di lavoro, a partire dalle udienze private. In un messaggio, la Regina d’Inghilterra si felicita con il Pontefice per la ricorrenza, ricordando la sua memorabile visita nel Regno Unito dell’anno scorso. Dal canto suo, il cardinale Angelo Bagnasco, a nome dei vescovi italiani, ha rivolto gli auguri al Papa, sottolineando come la Chiesa italiana riconosca in Lui “un testimone fedele e un maestro sicuro da cui apprendere a vivere secondo Cristo”. Su questo 84.mo compleanno di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici e a lungo segretario particolare del cardinale Joseph Ratzinger:

    R. - Il mio augurio, naturalmente, è di una buona salute per le forze che il suo alto ministero esige. Questo è il mio augurio e la mia preghiera.

    D. - Lei ha sicuramente tanti ricordi di compleanni negli anni passati con il cardinale Joseph Ratzinger...

    R. – Ho celebrato il suo compleanno con lui negli ultimi 27 anni e ce ne sono 5 che mi ricordo in modo particolare. Naturalmente il 60.mo qui a Roma: era anche Giovedì Santo, sono venuti tanti pellegrini nella settimana successiva e abbiamo fatto una vera, grande festa nella chiesa titolare e c’è stata anche un’udienza con Papa Giovanni Paolo II. Poi mi ricordo il 65.mo: eravamo insieme a Gerusalemme. Poi, mi ricordo il 70.mo quando abbiamo celebrato nella cattedrale il suo titolo episcopale di Velletri con suo fratello e anche con tutti i collaboratori della Congregazione. Ancora, ricordo il 75.mo compleanno che abbiamo celebrato a casa mia con un piccolo gruppo di amici e abbiamo fatto una bella cena un po’ in privato. E, infine, naturalmente, mi ricordo l’ultimo compleanno da cardinale, il 16 aprile del 2005, che abbiamo celebrato insieme, solo in tre: c’era il cardinale, c’era la sua assistente, Ingrid Stampa ed io.

    D. – Questo ultimo ricordo ci porta a qualcosa di provvidenziale: tre giorni dopo il compleanno a cui fa riferimento, Joseph Ratzinger veniva eletto alla Cattedra di Pietro …

    R. – Giusto. E’ la stessa combinazione di quest’anno, era di sabato e anche quest’anno la ricorrenza dell’elezione sarà martedì...

    D. – Mons. Clemens, anche questa coincidenza, il compleanno, l’elezione e, quest’anno, pochi giorni prima della Pasqua. Quest’aspetto pasquale è fin dall’inizio nella vita di Joseph Ratzinger …

    R. – Giusto! Lui è stato battezzato il Sabato Santo molto presto nella mattina, come si usava in Baviera, e lui si ricorda anche di questo. (bf)

    Anche i movimenti ecclesiali partecipano con gioia a questa felice ricorrenza. Ecco gli auguri a Benedetto XVI rivolti, al microfono di Alessandro Gisotti, da Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito Santo:

    R. – Questo genetliaco avviene alla vigilia della Beatificazione di Giovanni Paolo II, e i sentimenti più sinceri di affetto e di gratitudine che rivolgiamo al Signore per il Santo Padre sono proprio nella continuità pastorale, spirituale che Benedetto XVI ha mostrato quanto al magistero di Giovanni Paolo II. Questa riflessione, questa interiorizzazione della fede, questa necessità di ribadire un umanesimo cristiano … noi siamo grati al Signore per la capacità che il Pontefice sta mostrando, di tenere la rotta della barca di Pietro, sempre avanti all’insegna del “duc in altum”!

    D. – “La Chiesa è giovane”, ha detto il Papa all’inizio del suo Pontificato, proprio pochi giorni dopo il suo compleanno; passano gli anni per il Papa, ma è giovane perché è giovane per il messaggio che porta …

    R. – E’ giovane perché la giovinezza della Chiesa dipende dallo spirito. Nella giovinezza spirituale di Benedetto XVI noi troviamo i tratti di una Chiesa che non smarrisce il senso della gioia, il portato di gioia che è nel Vangelo. Non c’è messaggio di liberazione più grande che quello che deriva dal Vangelo e il Santo Padre sembra ri-innamorarsi ogni giorno di più del Vangelo di Cristo: più si approfondisce la fede e più non se ne può più fare a meno, e questo è l’antidoto a tante tristezze, a tanti abbattimenti, a tante delusioni del nostro tempo. Il Santo Padre invita tutti noi a guardare avanti, con il tratto della semplicità, dell’umiltà … Non dimentichiamo il segno della operosità della fede, che ha voluto indicare all’inizio del suo pontificato. E ci sembra di dire che in questi anni sia cresciuta la dimensione di questa testimonianza del Santo Padre …

    D. – Con gioia e serenità gli anni passano, per il Santo Padre; una testimonianza per tutti …

    R. – Sì: soprattutto per i giovani che sembrano smarrirsi, non avere voglia di futuro … La giovinezza della Chiesa è tutta nell’esperienza personale di Gesù Cristo. Solo lì si trova risposta a tutti quelli che sono, oggi, i maggiori interrogativi dell’uomo. La Chiesa è giovane e si ringiovanisce attraverso l’incontro con la persona di Gesù. Siamo grati al Santo Padre per il libro che ha voluto regalarci che è all’insegna della resurrezione e che ci dice che la vita è più forte della morte, e che non c’è età per credere, non c’è età per essere testimoni di Gesù, non c’è età per mostrare il volto di una Chiesa che spera, che ama, che crede. (gf)

    Alla vigilia della Domenica delle Palme, in una soleggiata giornata primaverile, sono tanti i fedeli e turisti che oggi si trovano in Piazza San Pietro e in via della Conciliazione. Guendalina Carattoli e Matteo Rosselli hanno chiesto ad alcuni di loro di rivolgere il proprio augurio di compleanno a Benedetto XVI:

    D. – Lo sa che il 16 aprile è il compleanno del Papa?

    R. – Sì!

    D. – Che augurio che farebbe?

    R. – La salute, la forza di andare avanti e di dirci sempre parole importanti in un momento difficile come questo …

    R. – Ecco … gli augurerei una lunga vita, serena, e la semplicità con cui continua a svolgere il suo ministero, così gravoso ma allo stesso tempo anche così fiducioso nell’aiuto di Dio: perché vedo questo …

    D. – Che regalo farebbe al Papa per questo suo 84.mo compleanno?

    R. – Io forse gli regalerei un bel pianoforte - a lui piace tanto - in modo che possa suonare tutto quello che vuole …

    R. – Non so … lo inviterei a cena a casa mia: so cucinare molto bene! Gli offrirei una grande cena, nel corso della quale poter parlare di problemi e non …

    R. – Forse una sciarpa, se va in posti freddi, se volesse visitare molti luoghi: gli regalerei una sciarpa di buon augurio per andare ovunque. Il mondo oggi ha bisogno della presenza del Papa …

    D. – In questi sei anni, quale parola o gesto del Papa l’ha colpita di più?

    R. – La parola è sempre “amore”, e allo stesso tempo il suo desiderio che noi vinciamo il nostro egoismo, che usciamo da noi stessi per pensare agli altri.

    D. – Che augurio gli farebbe?

    R. – Che lo Spirito del Signore l’accompagni come l’ha accompagnato fino a questo momento.

    D. – Quale regalo farebbe al Papa per il suo 84.mo compleanno?

    R. – Questo, ora, m’ha messo un po’ in crisi … Non saprei … je darei un bacetto e l’abbraccicherei … Gli faccio tanti auguri e ... lunga vita al Papa! (gf)

    Infine, su questa felice ricorrenza ascoltiamo padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano:

    84 anni! Tanti auguri Santo Padre!
    Una lunga vita impegnata nel servizio del Signore e della Sua Chiesa, con dedizione totale e infaticabile. Noi tutti, alla Radio Vaticana, al Centro Televisivo Vaticano, alla Sala Stampa della Santa Sede, come nei diversi organismi che collaborano strettamente e quotidianamente con il Suo servizio, La seguiamo con immensa gratitudine e ammirazione, e riteniamo un privilegio poter essere in certo modo associati al Suo ministero di guida della Chiesa universale. Anche a nome dei nostri ascoltatori, telespettatori e lettori di ogni parte del mondo, Le auguriamo e ci auguriamo che il Signore continui a donarLe a lungo salute ed energia perché le Sue parole e il Suo sguardo, vera trasparenza della Sua testimonianza di fede, continuino a illuminare e confortare le nostre menti e i nostri cuori.

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    Il Papa all'ambasciatore di Spagna: la società non emargini la religione, la fede migliora il mondo

    ◊   Rispetto per la libertà religiosa in generale e per la Chiesa cattolica in particolare. Difesa della famiglia e di una formazione per i giovani che non emargini i valori della fede. Sono i contenuti principali del discorso rivolto questa mattina da Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede, la signora María Jesús Figa López-Palop, ricevuta in udienza per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Alla neo ambasciatrice, nativa di Barcellona, che qualche minuto prima lo aveva salutato ribadendo i secolari legami della Spagna con il Vaticano e riconoscendo le radici cristiane che formano “l’identità” della nazione, così come il valore della “laicità positiva” con la quale il Paese intende rispettare tutte le credenze religiose, Benedetto XVI ha replicato con un discorso chiaro su come la Chiesa sia sempre al servizio del bene comune e di come la Santa Sede intenda i rapporti con le autorità istituzionali, in particolare “sui grandi temi di interesse comune”. Lo scopo delle relazioni diplomatiche, ha affermato, il Papa…

    “… que procuren fomentar siempre …
    ... è quello di progredire sempre nel rispetto reciproco e nella cooperazione, all'interno della legittima autonomia nei rispettivi campi, per tutto ciò che riguarda il bene delle persone e l’autentico sviluppo dei loro diritti e delle loro libertà, compresa l'espressione della loro fede e della loro coscienza, sia in pubblico che in privato”.

    Tuttavia – e il Papa lo aveva ripetuto nell’ultimo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – oggi esistono “forme, spesso sofisticate, ostili alla fede, che si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchia l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”:

    “El que in ciertos ambientes se tienda …
    Che in certi ambienti si tenda a considerare la religione come un fattore socialmente irrilevante, e perfino fastidioso, non giustifica il fatto di volerla emarginare, a volte attraverso la denigrazione, il ridicolo, la discriminazione, compresa l'indifferenza davanti a episodi di chiara dissacrazione, con i quali si viola il diritto fondamentale alla libertà religiosa inerente alla dignità della persona umana, che ‘è una vera arma di pace, perché può cambiare e migliorare il mondo’”.

    La Spagna, come il resto del mondo, è coinvolta – ha osservato Benedetto XVI – da una crisi economica dai contorni “davvero preoccupanti”. La disoccupazione, soprattutto, sta provocando “delusione e frustrazione soprattutto nei giovani e nelle famiglie più svantaggiate”. Il Papa ha detto di aver a cuore tutti gli spagnoli, invitando gli amministratori della cosa pubblica a praticare la giustizia e la solidarietà e assicurando in ogni caso il sostegno della Chiesa, che vede in ogni persona la presenza di Dio. In particolare, parlando della difesa della vita e del sostegno offerto alla famiglia dalla Chiesa, il Papa ha detto di quest’ultima che essa…

    “… aboga también por una educación …
    ... difende, inoltre, una educazione che integri i valori morali e religiosi secondo le convinzioni dei genitori, com’è loro diritto, e come conviene allo sviluppo integrale dei giovani. E, per la stessa ragione, chiede che essa includa anche l'insegnamento della religione cattolica in tutte le scuole che la scelgono”.

    Dopo aver aperto il suo discorso con un pensiero alla recente visita fatta lo scorso novembre al Santuario di Santiago de Compostela e a Barcellona, Benedetto XVI ha concluso accennando al prossimo ritorno in Spagna per la Gmg di Madrid, il prossimo agosto. Mi unisco con gioia – sono state le sue parole – alle preghiere agli sforzi dei suoi organizzatori, che stanno preparando con attenzione questo importante evento, con la speranza che porti abbondanti frutti spirituali per i giovani e per la Spagna. So anche – ha aggiunto – della cooperazione, della disponibilità e della generosa assistenza che sia il governo nazionale sia le autorità regionali e locali stanno dispensando per la migliore riuscita di una iniziativa che attirerà l’attenzione di tutto il mondo e mostrerà ancora una volta la grandezza di cuore e di spirito degli spagnoli”.

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    Domenica delle Palme e Giornata Mondiale della Gioventù. Il Papa invita alla Gmg di Madrid giovani credenti e non

    ◊   Benedetto XVI presiederà domani, alle 9.30 in Piazza San Pietro, la solenne celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Prenderanno parte alla liturgia anche migliaia di giovani di Roma e di altre diocesi per celebrare, a livello diocesano, la Giornata mondiale della Gioventù in attesa del grande incontro internazionale con il Papa, in programma a Madrid, in Spagna, dal 16 al 21 agosto prossimi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (musica)

    La Domenica delle Palme ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. La gente lo acclama ma a distanza di pochi giorni, la folla reclama la sua condanna. Ai rami delle palme, con cui era stato accolto Gesù al suo arrivo, si sovrappone un’altra immagine, quella della croce della Passione. “Con la croce – ha detto il Papa nella Domenica delle Palme del primo aprile del 2007 - Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini”:

    “Il Signore bussa con la sua croce: bussa alle porte del mondo, alle porte dei nostri cuori, che così spesso e in così gran numero sono chiuse per Dio. E ci parla più o meno così: se le prove che Dio nella creazione ti dà della sua esistenza non riescono ad aprirti per Lui; se la parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.


    La volontà di Dio “è sempre più importante e più vera” della nostra. “La sua volontà – ha ricordato il Santo Padre nella Messa della Domenica delle Palme il 5 aprile del 2009 - è la verità e l’amore”:

    “Quanto più per amore della grande verità e del grande amore – per amore della verità e dell’amore di Dio – possiamo fare anche qualche rinuncia, tanto più grande e più ricca diventa la vita. È questa la verità esigente, ma anche profondamente bella e liberatrice, nella quale vogliamo passo passo entrare durante il cammino della Croce attraverso i continenti”.

    Nella Domenica delle Palme si celebra, a livello diocesano, la Giornata Mondiale della Gioventù, incentrata sul tema “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Nel Messaggio per la Giornata, il Santo Padre auspica che “tutti i giovani, sia coloro che condividono la nostra fede in Gesù Cristo, sia quanti esitano, sono dubbiosi o non credono in Lui”, possano vivere questa esperienza, che può essere "decisiva" per la vita: “l’esperienza del Signore Gesù risorto e vivo e del suo amore per ciascuno di noi”. Benedetto XVI esorta in particolare i giovani ad “essere testimoni della speranza cristiana nel mondo intero”. “Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno – scrive il Pontefice rivolgendosi ai giovani - diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo”.

    (musica)

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    "YouCat", un piccolo libro per le grandi risposte della fede: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Un piccolo libro giallo per trovare, in forma agile e con un linguaggio immediato, le risposte alle domande di fede più profonde e delicate. Ha suscitato curiosità e interesse il sussidio “YouCat” che compendia il Catechismo della Chiesa Cattolica e che sarà negli zaini dei giovani partecipanti alla prossima Gmg. Un piccolo libro con grandi indicazioni per aiutare i giovani a radicarsi negli insegnamenti di Gesù e nella tradizione della Chiesa, come spiega in questa nota il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Un catechismo, cioè una sintesi sistematica dell’insegnamento della Chiesa, scritto per i giovani, anzi in certo senso con i giovani, è quasi un “miracolo”, Così si è espresso il cardinale Christoph Schoenborn presentando “YouCat”, un libretto giallo che tutti i giovani pellegrini della Giornata Mondiale della Gioventù troveranno a Madrid nel loro zaino, tradotto nella loro lingua.Già il Grande Catechismo della Chiesa cattolica, composto per volontà di Giovanni Paolo II sotto la guida del cardinal Ratzinger è stato un “miracolo”, perché pochi credevano alla possibilità di raggiungere una formulazione comune, unitaria, sistematica e complessiva della nostra fede in questo tempo di evoluzione rapidissima delle mentalità e dei linguaggi, di varietà e di frammentazione culturale esplosiva. Miracolo dell’unità della fede nel cammino travagliato della storia, miracolo di una forza centripeta che attira verso Cristo nonostante le innumerevoli forze centrifughe in azione per disperderci nella Babele del mondo.

    Ma quest’unica fede va detta in linguaggi capaci di giungere alla mente e al cuore dei giovani d’oggi, va articolata in risposte alle domande che essi si fanno ogni giorno. Se no, diventerà gradualmente sempre più lontana dalla vita. Perciò bisogna studiare il Grande Catechismo con i giovani, insieme, in comunità, per capirlo e riscriverne la ricchezza in parole accessibili ai compagni, alle amiche e agli amici, pieni anch’essi di domande e di attese. Bisogna tradurre il libro della fede perché Gesù Cristo parli anche oggi ai giovani, e non solo ai giovani di un paese, ma di tanti paesi diversi, che hanno in comune non solo le musiche e i modi di vestirsi, ma anche gli interrogativi decisivi di sempre… Meravigliosa avventura! Coraggiosissima impresa! YouCat non nasce perfetto, ma è un bel miracolo che lo abbiamo in mano. Dobbiamo migliorarlo e farlo crescere insieme, con il passo delle nuove generazioni, con la passione dell’unità della fede che risponde al loro desiderio profondo di comunità e di speranza. Buon cammino YouCat, per indicare ai giovani la strada della felicità!

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    Apertura notturna straordinaria dei Musei Vaticani per la Beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   In occasione della Beatificazione, il prossimo primo maggio, del venerabile Servo di Dio Giovanni Paolo II, i Musei Vaticani rimarranno eccezionalmente aperti anche di sera nei giorni 26, 27, 28, 29 aprile e 2 maggio dalle ore 19.00 alle ore 24.00. L'ultimo ingresso è alle ore 22.00. In questa occasione - si legge nel comunicato del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano - i “Musei del Papa” applicheranno la tariffa ridotta di 8 euro a tutti i gruppi di pellegrini che si presenteranno muniti di lettera della parrocchia di appartenenza, diocesi o altra istituzione religiosa. Per ricevere maggiori informazioni, si possono contattare i numeri telefonici 06.69883145 o 06.69884676, oppure inviare un fax al numero 06.69884019 (A.L.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa veglia sul diritto alla vita e sui diritti della famiglia: nell’informazione internazionale, il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede.

    Nell’informazione vaticana, gli auguri, per il compleanno del Papa, provenienti da ogni parte del mondo.

    In cielo assiso in trono in terra sull’asinello: in prima pagina, Manuel Nin sulla Domenica delle Palme e il tropario dell’innografa Cassianì.


    Con il “Diario do Minho” di Braga, “L’Osservatore Romano” si stampa da oggi anche in Portogallo.

    Quel vanesio generoso che ideò la Croce Rossa: in cultura, anticipazione di un articolo del gesuita Piersandro Vanzan (nel numero in uscita de “La Civiltà Cattolica”) sul ginevrino Jean Henry Dunant, filantropo fuori dal comune.

    Sull’asse del mondo s’incontra la libertà: il saggio di Andrea Dall’Asta, curatore della mostra, nella galleria Lercaro di Bologna, “Alla luce della croce. Arte antica e contemporanea a confronto”.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti “La Settimana santa raccontata da Egeria”: è significativa la presenza femminile alle celebrazioni pasquali nella Gerusalemme paleocristiana.

    Robot da indossare: Maria Chiara Carrozza, direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, su abilità motorie e sensoriali recuperabili grazie a meccanismi che rispondono ai comandi umani.

    Un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Heidegger e la caverna di Hitler”: il “Corriere della Sera” pubblica un testo del 1933.

    “L’Osservatore Romano” ricorda il collega Paolo Befani, morto questa mattina a Roma.

    Nell’informazione religiosa, a proposito di un codice che in Francia garantirà laicità e libertà religiosa.

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    Oggi in Primo Piano



    Bombe a grappolo contro Misurata, situazione sempre più drammatica: Gheddafi nega

    ◊   A due mesi dall’inizio della rivolta in Libia contro Gheddafi, gli scontri tra forze lealiste e milizie degli insorti si stanno concentrando sulla città di Misurata. La guerra sta assumendo toni sempre più drammatici. Il New York Times e l’organizzazione Human Right Watch riferiscono che l’esercito di Tripoli starebbe usando sui civili le cluster bombs, le famigerate bombe a grappolo, ormai messe al bando in quasi tutto il mondo. Bombardamenti si segnalano anche in altre zone del Paese. Qual è, in questa fase della crisi, il ruolo della coalizione internazionale in Libia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:

    R. – La Nato sta cercando di trovare una coesione rispetto al problema di continuare ad aiutare le forze ribelli, sia attraverso la fornitura di armamenti sia con possibili sbarchi a terra. Questi, però, sono temuti da moltissime delle nazioni aderenti all’organizzazione, per i pericoli che naturalmente comporta. Politicamente l’Unione Europea è spaccata su due fronti: il fronte più interventista – guidato dai francesi e dagli inglesi – ed un fronte per proseguire invece sulla strada della trattativa e del negoziato diplomatico. L’Italia, in questo momento, sta mediando tra queste posizioni differenti.

    D. – Lei intravede la possibilità anche di un’azione di terra?

    R. – Questa è la possibilità estrema. Nel momento in cui non si riuscisse ad arrivare, attraverso la trattativa e il negoziato, quantomeno ad un ‘cessate il fuoco’, si penserebbe all’apertura di corridoi umanitari. Non va dimenticato anche il mantenimento delle forniture di gas e petrolio - che sono assolutamente a rischio e naturalmente, in queste ultime settimane, sono anche declinate -, che compromettono completamente qualsiasi possibilità per la popolazione di sopravvivere e di resistere, e quindi di aumentare anche il rischio di una vera e propria catastrofe umanitaria. In quel caso, probabilmente, la Nato comincerebbe anche a pensare a qualche intervento più forte.

    D. – Che Libia vorrebbero gli Stati Uniti, l’Europa e le altre potenze mondiali?

    R. – La sensazione è che gli Stati Uniti siano ancora molto preoccupati per l’Afghanistan, che il loro interesse permanga tutto nell’area del Golfo Persico, che il loro centro di difesa resti quello che non si deve toccare – l’Arabia Saudita – e che guardino con molta attenzione, come sempre, alle vicende dell’Iran. Per il momento, lascerebbero all’Unione Europa la decisione di quello che ne sarà della Libia. Su un punto sono tutti d’accordo: non esiste un futuro per la Libia se Gheddafi non esce di scena. Il vero, grande problema è capire come farlo uscire di scena senza l’intervento militare diretto oppure capire se si può evitare lo scontro più duro per arrivare a quest’obiettivo, cioè un futuro per il Paese senza Gheddafi.

    D. – Lei accennava all’emergenza umanitaria che, soprattutto per l’Italia, potrebbe tradursi in nuovi, imponenti sbarchi. Su questo punto l’Europa riuscirà ad avere una posizione unitaria?

    R. – No, non credo. L’Europa dei Paesi del nord è lontana e distante da queste vicende ed è una cosa quasi incredibile. Quello che dobbiamo cercare di capire è che l’Europa è composta da tutte le frontiere e la prima frontiera, la più importante, in questo momento non è più l’Est ma è il Mediterraneo. Questo una ventina di Paesi dell’Europa stentano a capirlo. (vv)

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    Afghanistan: almeno 10 morti per un attacco kamikaze in una base militare

    ◊   Violenza protagonista in Afghanistan. Questa mattina un kamikaze si è fatto esplodere davanti ad una base militare mista nell’est del Paese, causando almeno 10 morti. Oltre all’attentatore suicida, hanno perso la vita quattro soldati afghani e cinque della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza. Ma quale è la strategia dei ribelli? Eugenio Bonanata ha girato la domanda a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano:

    R. - Credono che il tempo stia dalla loro parte e cercano di proseguire negli attacchi, perché una guerra che si trascina ovviamente va a loro vantaggio: sono convinti che, prima o poi, l’Occidente si stancherà e si ritirerà dal Paese. Quindi, non c’è un grande cambiamento strategico, ma si cerca di logorare l’avversario e al limite - questo non al Qaeda, perché rifiuta ogni trattativa, ma i talebani meno ideologizzati - puntano a colloqui di pace con il governo di Kabul, affinché ci siaun approccio da cui guadagnare maggiormente.

    D. - Come ne esce la Nato?

    R. - Al di là del singolo evento luttuoso, ma non particolarmente significativo da un punto di vista strategico, c’è l’evidente incapacità di stabilizzare questo fronte, soprattutto nella zona dell’est e del sudest, che sono poi le zone oggettivamente più difficili. Tutto questo può portare, soprattutto se ci saranno molti morti dei contingenti Nato occidentali, ad una ulteriore fase di stanchezza da parte delle opinioni pubbliche internazionali, che sempre meno sopportano questo stillicidio di attentati.

    D. - Si parla di passaggio di poteri alle forze locali e tuttavia cresce l’insofferenza nei confronti dell’Isaf per l’alto numero di morti tra i civili...

    R. - Eh sì, con il precedente comandante della Nato si era cercato di ridurre il numero dei morti civili, riducendo drasticamente gli attacchi aerei, che sono quelli che causano i cosiddetti “danni collaterali”, che è un orrendo termine per definire gli errori e l’uccisione dei civili. Con il nuovo comandante - da due anni al comando - la situazione è tornata ad un livello maggiore di attacchi aerei: tutto ciò provoca una grande insofferenza nella popolazione civile e anche un crescente disagio da parte del governo di Kabul, che ne chiede la limitazione. D’altro canto non volendo - e non potendo - noi perdere troppi uomini dal punto di vista della guerra sul terreno, questi attacchi sono fondamentali.

    D. - L’altra strada in mano agli Stati Uniti è quella di stringere accordi commerciali con l’Afghanistan?

    R. - Sì, questa è una strada di lungo e medio periodo. Tuttavia, un conto sono le dichiarazioni pubbliche e un conto è la realtà: l’Afghanistan è dipendente quasi completamente dagli aiuti internazionali. Non illudiamoci che ci sia una grande possibilità di cambiare gli scenari strategici e politico-economici nel breve tempo. La realtà è che gli errori fatti dalla coalizione nei primi anni dello scorso decennio, hanno condizionato tutto il nostro ruolo in Afghanistan. Oggi si cerca quindi di “rappezzare” una situazione difficile e trovare un’onorevole via di uscita: ma non illudiamoci che sia una soluzione veramente ottimale per il Paese! (mg)

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    Nuovi massacri in Sudan in vista dell'indipendenza del Sud: la testimonianza di un missionario

    ◊   In Sudan più di 20 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise nei giorni scorsi nel corso di un attacco condotto da truppe paramilitari in un villaggio del Sud Kordofan, regione confinante con il Darfur. Si tratta di violenze che avvengono sullo sfondo di profondi mutamenti che, nei prossimi mesi, cambieranno la geografia del territorio sudanese. Il Sud Sudan, infatti, il 9 luglio diventerà un Paese indipendente è sarà il 54.esimo Stato del Continente africano. Su questo nuovo attacco e sulla situazione in Sud Sudan, ormai vicino all’indipendenza, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il provinciale dei missionari Comboniani in Sud Sudan padre Daniele Moschetti, raggiunto telefonicamente a Juba:

    R. - Sono attacchi di vari gruppi ribelli, che stanno cercando “un posto al sole” per quel che riguarda la spartizione di potere di quello che sarà il nuovo governo, dopo il 9 luglio in Sud Sudan. Il Sud Kordofan non è nemmeno nel Sud, perché il Sud Kordofan è ancora fuori dal confine del Sud Sudan, e si trova così nel Nord del Sudan: è però una delle regioni, una degli Stati che vuole unirsi al Sud, ma è forte la resistenza del presidente del Sudan, Omar Hassan Ahmad Al-Bashir.

    D. - Ricordiamo poi che nel Sud Kordofan, teatro di questo nuovo drammatico attacco, vive una significativa comunità non araba, cristiana, e che il prossimo 2 maggio gli elettori saranno chiamati alle urne per scegliere il nuovo governatore. Si tratta di una tappa importante…

    R. - Certamente. Dopo il 9 luglio, comunque, i focolai di guerra rimarranno. Probabilmente nel momento in cui ci sarà la dichiarazione di indipendenza da parte del Sud, si intensificheranno quelle che poi saranno le difficoltà di relazioni con il Nord per questi due Stati, il Sud Korfodan e il Blue Nile. E quest’ultima potrebbe essere una zona ancora più a rischio di quanto lo è oggi.

    D. - Come si sta avvicinando il Sud Sudan a questa importante data dell’indipendenza?

    R. – L’impegno più grande, che è già adesso in atto e che proseguirà poi anche dopo il 9 luglio, sarà esattamente quello di lavorare per integrare le varie etnie, perché in questi anni c’è stato molto isolamento, anche a causa della guerra. Quindi, c’è tutto un cammino da compiere e un “processo di guarigione”, che sarà lento e indubbiamente ci vorranno decenni, perché vi sia realmente un’integrazione fra le etnie. Questo è il grande lavoro da fare.

    D. - Con l’indipendenza cambierà anche il vostro lavoro missionario?

    R. – Indubbiamente, il Sud Sudan non sarà mai più lo stesso né come Stato, perché sarà uno Stato nuovo, né come Chiesa. Dobbiamo trovare un nuovo approccio e questo approccio è esattamente quello dell’integrazione, della non violenza e della pace.

    D. - Il fatto che nasca un nuovo Stato, abitato in prevalenza da cristiani, può avere degli influssi positivi anche per tutta la regione?

    R. - Il Vangelo deve ancora penetrare profondamente in quella che è la realtà delle varie etnie per fare in modo che il popolo sud sudanese possa davvero riconoscersi come nazione. Stiamo diventando una nazione, indubbiamente indipendente, ma questo è tutto da costruire insieme e la Chiesa ha un gradissimo ruolo. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica delle Palme

    ◊   In questa Domenica delle Palme, la liturgia ci propone il racconto della Passione del Signore secondo il Vangelo di Matteo, dal tradimento di Giuda fino alla sepoltura di Gesù. Dopo la crocifissione, da mezzogiorno fino alle tre, si fa buio su tutta la terra. Quindi, Gesù grida a gran voce:

    «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».

    Sulla Domenica delle Palme e della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Entriamo nella grande settimana, la Settimana santa, accompagnati dal racconto di Matteo sulla Passione di Gesù. Ogni volta che ascoltiamo questi testi ci prende grande sgomento: Dio non poteva salvare il Figlio dalla morte? Perché Gesù sulla croce deve provare questa desolazione amara e una umiliazione così estrema? Ci vuole un supplemento di fede per attraversare i misteri di questi giorni: si tratta di riconoscere nel Crocifisso il redentore che ci ha amato fino a lasciarsi massacrare per la nostra guarigione. E nell’atteggiamento del Padre celeste non v’è la richiesta di soddisfazione o di espiazione, come a volte si pensa; ma una grande sofferenza del cuore, un passaggio avvolto nel mistero, fino a questa soglia: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. E il Figlio obbediente fino alla morte, è il segno di questa fedeltà di Dio a nostro favore. Lo hanno intuito i soldati stessi (pagani) che stavano a guardia: “Davvero costui era Figlio di Dio!”, esclamano. Solo Dio poteva arrivare a questo estremo, solo Dio può essere la spiegazione di simile evento! E Paolo lo dirà chiaro: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi” (Gal 3,13). Il Crocifisso è il simbolo potente di un amore assoluto. Adoriamo e rispondiamo con amore!

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    Chiesa e Società



    Libia: il vicario di Tripoli sulle drammatiche conseguenze della guerra

    ◊   “Alla fine della celebrazione della Santa Messa, mi sono trovato, in fondo alla chiesa una decine di donne libiche, musulmane. È la prima volta in 40 anni di celebrazioni in Libia. Sono venute in sacrestia piangendo. Molte per motivi di lavoro conoscevano alcune suore cattoliche” dice all’agenzia Fides mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, vicario apostolico di Tripoli. “Queste donne ripetevano continuamente “Padre, per favore, finiamola con la guerra, con le bombe. Ci hanno distrutto la famiglia, ci hanno sconvolto la vita sociale, i bambini non vanno più a scuola. Siamo sconvolte”. Poi mi hanno riferito quello che sta succedendo a Misurata”. Mi hanno detto - continua mons. Martinelli - che le donne sono violentate e mutilate, le famiglie sono rinchiuse in case. “Non avete idea di cosa sta succedendo là” hanno detto queste signore. Ho riferito questi fatti ad un workshop via telefono organizzato dal Servizio d’Azione Europeo Esterno al quale hanno partecipato anche altre persone, alcuni libici residenti in Europa ed in Egitto. Si è discusso come portate gli aiuti umanitari alla Libia dopo la fine del conflitto. Io ho ribadito che prima bisogna trovare il modo di fare finire la guerra” dice il vicario apostolico di Tripoli. Mons. Martinelli aggiunge che “come abbiamo scritto nel documento delle comunità cristiane presenti in Libia, occorre sfruttare le relazioni tribali. “Occorre quindi una forma di diplomazia che rispetti la realtà libica. In questo senso ho apprezzato la posizione del Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che nell'ultima riunione ha respinto l’uso della forza e ribadito la necessità di una soluzione diplomatica alla crisi libica. Mi sembra molto saggia perché privilegia l’azione diplomatica sull’uso della forza” conclude Mons. Martinelli. (R.P.)

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    Il cardinale Tettamanzi: il sacrificio a Gaza di Arrigoni sia di esempio per vincere ogni egoismo

    ◊   “La notizia dell’uccisione di Vittorio Arrigoni, persona molto conosciuta tra voi per la sua dedizione come volontario di pace in Paesi sconvolti da guerre, dittature e disordini, ci colma di tristezza e di dolore”. Così l’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, in una lettera inviata alla parrocchia di Bulciago, nel Lecchese, in ricordo del cooperante italiano, nativo del posto, ucciso a Gaza. Lo riporta l’agenzia Sir. “Unito alla comunità cristiana – scrive il porporato - esprimo nella preghiera la mia vicinanza in quest’ora dolorosa alla signora Egidia Beretta, sindaco di Bulciago, al papà e ai familiari”. La missiva è stata letta dal vicario del cardinale per la zona pastorale di Lecco, mons. Bruno Molinari, durante la commemorazione che si è svolta ieri sera a Bulciago. “Nella telefonata avuta con la madre di Vittorio ho ricevuto la preziosa confidenza di alcune parole da lui pronunciate: ‘Mamma, io sono disposto a dare anche la mia vita per i miei fratelli palestinesi’. Queste parole – ha aggiunto il cardinale Tettamanzi -, ascoltate oggi alla luce della tragedia accaduta, sono per noi tutti motivo di profonda commozione e di rinnovato impegno cristiano e civile”. Il cardinale ha ricordato infine che “il sacrificio di Vittorio per la causa della pace e del rispetto della dignità di ogni persona, sia d’esempio e di incoraggiamento a vincere ogni egoismo e a dedicarci a questi ideali nel nome di Gesù, il Crocifisso Risorto”. (E.B.)

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    A New Delhi veglia di preghiera per l'accesso ai Luoghi santi dei cristiani palestinesi

    ◊   I cristiani indiani per la Palestina. Una veglia a lume di candele si svolge domani a New Delhi, di fronte alla cattedrale del Sacro Cuore. Saranno presenti alla veglia, organizzata dal Network di solidarietà ecumenica dell’India – Kairos Palestine (Isen), l’arcivescovo Vincent Concessao di New Delhi, alcuni vescovi protestanti e l’ambasciatore dello Stato palestinese a New Delhi. Il segretario dell’Ufficio di Giustizia e pace della Conferenza episcopale indiana, padre Irudayam Charles, ha dichiarato in esclusiva all'agenzia AsiaNews che “in un giorno così importante da un punto di vista religioso come la domenica delle Palme, quando Gesù entrò nella città santa di Gerusalemme, è triste che ai palestinesi cristiani siano poste severe restrizioni nell’ingresso ai Luoghi santi, proprio durante la settimana Santa. E’ un problema di giustizia, oltre ad essere un problema religioso”. La veglia, ha spiegato padre Irudayam Charles, ha un significato preciso: “Con questa veglia vogliamo esprimere la nostra preoccupazione non solo per i cristiani palestinesi, ma la nostra solidarietà al popolo palestinese tutto. Il conflitto israelo-palestinese ha una storia lunga e difficile. I palestinesi vivono in una condizione di ingiustizia permanente – detenzione arbitraria senza processo per tutti, inclusi i bambini; torture, demolizione di case, proibizioni, confisca di terre, controllo sulle risorse essenziali come l’acqua, e altre forme di punizione collettiva. E questo riflette il completo disprezzo di tutte le leggi e risoluzioni internazionali”. I gruppi che partecipano alla veglia, e l’Ufficio di giustizia e pace, riassumono in vari punti la loro posizione e il senso dell’iniziativa dettata dalla preoccupazione relativi ad alcuni diritti umani basilari di tutti i popoli della Palestina. “Siamo chiamati a levare la nostra voce contro i comportamenti ingiusti messi in atto dal governo israeliano”. Con la veglia si vuole esprimere solidarietà e appoggio ai palestinesi, che resistono a ogni forma di oppressione, occupazione e violenza; unirsi ai cristiani palestinesi nella loro protesta e nel rifiuto di imposizioni illegali israeliane, che negano loro l’accesso a cerimonie importanti; appoggiare la protesta palestinese per la presenza massiccia di forze di sicurezza israeliane dentro e fuori i luoghi Santi; riaffermare che alla radice di tute le crisi c’è l’occupazione delle terre palestinesi. In ultimo si chiede che chi ama la pace si unisca nell’appoggio a un processo di pace rapido che porti a un accordo giusto e sostenibile fra israeliani e palestinesi. (R.P.

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    Pakistan: nel Punjab, musulmani attaccano un villaggio cristiano

    ◊   Nel Punjab centinaia di musulmani hanno attaccato questa mattina il villaggio cristiano di Khokarki a pochi km dalla città di Gujranwala, costringendo alla fuga i suoi abitanti. Secondo fonti dell'agenzia AsiaNews, anonime per motivi di sicurezza, l’assalto è avvenuto in seguito al litigio fra un ragazzo cristiano, Mushtag e alcuni musulmani del luogo, che avevano accusato il giovane di blasfemia. Lo scorso 5 aprile a Chak Jhumra (Faisalab, Punjab) un altro cristiano, Arif Masih, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di aver strappato alcune pagine del Corano. La comunità musulmana del villaggio ha preso le difese dell’uomo, che sarebbe vittima di una vendetta personale per una questione legata ai terreni. Secondo dati della Commissione nazionale di Giustizia e Pace della Chiesa cattolica (Ncjp), dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. Essa costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite. (R.P.)

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    Usa: i vescovi contro i finanziamenti pubblici ad una lobby pro-aborto

    ◊   Il presidente della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale statunitense (Usccb), cardinale Daniel DiNardo, ha rivolto un pressante appello al Congresso a votare a favore della risoluzione che vuole abolire i finanziamenti pubblici alla “Planned Parenthood”, la principale lobby pro-aborto degli Stati Uniti. La questione, come è noto, è tra i punti cruciali dell’attuale braccio di ferro tra Democratici e Repubblicani sul budget 2011. “Il definanziamento degli stanziamenti a favore del più grande fornitore di aborti in questo Paese non rientra tra le decisioni più difficili da prendere in un momento in cui occorre decidere drammatici tagli al budget”, si legge in una lettera indirizzata alla Camera dei Rappresentanti che ribadisce l’auspicio già espresso dai vescovi che i fondi attualmente destinati alle strutture che praticano aborti vengano dirottati all’assistenza alle fasce sociali più povere. La missiva elenca tre buoni motivi per approvare la risoluzione 36: “In primo luogo - afferma - è indiscutibile the Planned Parenthood è di gran lunga il più grande fornitore e promotore di aborti degli Stati Uniti” che costituiscono un terzo del suo budget. In secondo luogo, il suo coinvolgimento in queste attività è aumentato negli ultimi anni, mentre l’erogazione di altri servizi come l’assistenza prenatale e la gestione delle adozioni è drasticamente diminuito. Il terzo motivo citato dal cardinale DiNardo è che l’organizzazione ha intrapreso numerose campagne lobbistiche per contrastare qualsiasi misura legale, anche la più modesta, volta a limitare gli aborti. La missiva denuncia inoltre il tentativo di alcuni di spostare l’attenzione del dibattito dall’aborto alla tutela della salute delle donne. Un argomento pretestuoso, dal momento che – afferma - le strutture sanitarie cattoliche e di altre confessioni di solito già forniscono servizi di base come mammografie, servizi di assistenza pre e post-natale alle madri, mentre la Planned Parenthood no, e la risoluzione 36 “non riduce il finanziamento a questi servizi di un centesimo”. La domanda da porsi - afferma quindi il cardinale DiNardo nella lettera - è se, quando donne con basso reddito hanno bisogno di questi servizi, il Governo federale sia autorizzato a pretendere che li ricevano da strutture che forniscono aborti”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Albania: i vescovi chiedono un voto responsabile per le amministrative di maggio

    ◊   Messaggio dei vescovi cattolici albanesi ai cittadini in vista delle elezioni amministrative nel Paese in programma l’8 maggio prossimo. “Il vantaggio più grande di una società democratica – affermano in una nota pubblicata dall’agenzia Sir – è il fatto che le voci e i desideri dei cittadini possono essere espressi, in modo particolare, attraverso le votazioni. La democrazia – proseguono - garantisce ai cittadini la possibilità non solo di eleggere chi governa, ma anche, come ha detto Giovanni Paolo II, di ‘controllare i propri governanti’ e di ‘sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno’. Anche nella dottrina sociale della Chiesa cattolica - spiegano ancora - viene ricordato ai cittadini che il voto non è solo un diritto, ma anche un dovere, per il bene comune”. In questo quadro i presuli rivolgono l’appello ai cittadini: “vi invitiamo a dimostrarvi maturi durante la campagna elettorale, evitando ogni atto di violenza, e a usare bene il vostro voto per il bene comune”. Il loro pensiero si rivolge anche alla classe politica e quindi ai futuri sindaci: “che lottino contro ogni forma di corruzione. Non dimentichino che la loro posizione li ha messi come modello di giustizia e trasparenza. Le prime vittime di un sistema corrotto sono le persone fragili e indifese”. E ancora: “Che avvicinino e aiutino di più i poveri, gli emarginati, gli abbandonati, i disoccupati, promuovendo una vita più degna”. La nota si conclude con l’augurio per una Buona Pasqua: “questa festa – affermano - porti quest’anno una nuova speranza che, illuminati dalla luce di Cristo vincitore sulla morte, possiamo costruire insieme una civiltà della pace e della fraternità”. (E.B.)

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    Il cardinale Erdö: il celibato dei preti è una libera scelta d’amore

    ◊   La Chiesa ha “una visione nettamente positiva del celibato, che non appare più una rinuncia difficile, ma il frutto di una libera scelta d’amore, continuamente da rinnovare”. In questo modo il cardinale Peter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e primate d’Ungheria, parla del celibato dei preti. Lo ha fatto sulle colonne dell’Osservatore Romano, durante la recensione del libro di Arturo Cattaneo dal titolo ‘Preti sposati? 30 domande scottanti sul celibato sacerdotale’. Volendo “individuare un filo rosso fra le ragioni che hanno portato la Chiesa — guidata dallo Spirito Santo — ad acquisire la consapevolezza delle molteplici e importanti ragioni a favore del celibato – sottolinea il porporato –, va certamente ricordato l’esempio della vita di Cristo. Esso ha illuminato la vita della Chiesa sin dai primi secoli, come testimonia la ricerca storica: dai primi secoli cristiani abbiamo diversi documenti che indicano una disciplina, che, a partire dall’ordinazione, richiedeva l’impegno della continenza — o astinenza — poi ci si è orientati a richiedere quello del celibato”. Un ideale che, ricorda il cardinale Erdö, “vive chiaramente anche nel mondo ortodosso e nelle Chiese cattoliche orientali che apprezzano tutte la vita monastica e che scelgono i vescovi tra i sacerdoti celibi”. Per questo, aggiunge il primate d’Ungheria, “con sempre maggior chiarezza il magistero della Chiesa ha effettivamente individuato la ragione teologica del celibato sacerdotale nella configurazione del sacerdote a Gesù Cristo, Capo e Sposo della Chiesa”. Esso insomma à “la risposta all’invito di Dio a seguire Cristo nel suo donarsi come ‘Sposo della Chiesa’, partecipando così alla paternità e alla fecondità di Dio”. “La prospettiva biblica, teologica e spirituale, che associa il sacerdozio ministeriale a quello di Cristo e che trae esempio dalla sua totale ed esclusiva dedizione alla missione salvifica, è così profonda e ricca di conseguenze – precisa il cardinale Erdö – che l’enciclica di Paolo VI sul celibato invita tutti ‘a penetrare nelle sue intime e feconde realtà, così che il vincolo fra sacerdozio e celibato sempre meglio appaia nella sua logica luminosa’. Una logica che permette al sacerdote di considerare e vivere il celibato non come un elemento isolato o puramente negativo — rinuncia difficile — ma in un senso sommamente positivo, frutto cioè di una libera scelta d’amore — continuamente da rinnovare — in risposta a un invito di Dio a seguire Cristo nel suo donarsi come ‘Sposo della Chiesa’, partecipando così alla paternità e alla fecondità di Dio”. (E. B.)

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    Messaggio per la Pasqua del segretario del Consiglio Mondiale delle Chiese

    ◊   “Che la celebrazione della Pasqua possa assumere un significato sempre più ecumenico”. Questo l’augurio del segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc), il pastore norvegese Olav Fykse Tveit espresso in una nota riportata dall’Osservatore Romano. Il responsabile dell’organizzazione ecumenica con sede a Ginevra, in Svizzera, sottolinea che quest’anno la data della celebrazione della Pasqua, il 24 aprile, coincide sia per i cristiani di tradizione orientale, sia per quelli di tradizione occidentale. “In un mondo diviso dalla povertà e dalla violenza – afferma - è importante che noi parliamo a una sola voce nel testimoniare con azioni e parole che il Cristo crocifisso è risorto”. E’ la quinta volta nel corso dell’ultimo decennio – prosegue – “che i fedeli delle diverse tradizioni cristiane celebrano in coincidenza la data dell’importante festività cristiana”. Tuttavia, vista la differenza tra il calendario giuliano, seguito dagli ortodossi, e quello gregoriano, utilizzato invece dai fedeli occidentali, per riavere questa coincidenza bisogna attendere la Pasqua del 2017 e quella del 2025. “Dal 1980 in poi — ricorda il pastore Fykse Tveit — un significativo lavoro è stato intrapreso dai leader religiosi ortodossi appartenenti ad ambedue le tradizioni per concordare una data comune”. Il lavoro è stato ripreso nella riunione del 1997 ad Aleppo, in Siria. “In questo incontro, promosso congiuntamente dal Wcc e il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, i leader religiosi hanno raggiunto un accordo per una proposta capace di far celebrare la Pasqua in un’unica data sia ai cristiani d’Oriente sia a quelli d’Occidente”. Ponendo lo sguardo verso l’immediato futuro, il segretario generale del Wcc ha augurato che “nel prossimo decennio, i cristiani di diverse tradizioni possano lavorare insieme in un clima di fiducia reciproca e di responsabilità. Solo in questo modo si potrà finalmente raggiungere un accordo sulla data comune per la celebrazione della Pasqua. Questa data potrà essere più facilmente stabilita se la decisione finale verrà ispirata da quanto è stato precedentemente esaminato nel corso della riunione ad Aleppo”. In questi giorni, il pastore Fykse Tveit ha ribadito l’appello affinché i fedeli appartenenti a diverse comunità si rivolgano inviti reciproci a condividere la tavola e a spezzare insieme il pane durante i cinquanta giorni successivi alla celebrazione della risurrezione di Cristo. “Queste mense condivise — ha sottolineato — potrebbero essere un modo di celebrare l’amore di Dio e come noi siamo capaci di essere ‘solo uno’, in un mondo dove predominano la giustizia e la gioia”. (E.B.)

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    Angola: lutto per la morte di padre Matumona, neodirettore di Radio Ecclesia

    ◊   Morto in Angola il neo direttore della radio cattolica Ecclesia, padre Muanamorssi Matumona. E’ avvenuto mercoledì scorso in un ospedale militare della città di Luanda, dove era stato ricoverato in seguito ad una grave malattia. I funerali si svolgeranno lunedì prossimo. La notizia è stata diffusa da fonti della locale Conferenza episcopale . Il sacerdote, nato nel 1965 a Urige, era giornalista, docente universitario e autore di diversi libri sul giornalismo e la teologia. Aveva studiato filosofia, teologia, comunicazione sociale e sociologia in Portogallo e in Italia. Solo tre settimane fa era stato nominato direttore generale dell’emittente, che è una delle più antiche dell’Africa. Le sue trasmissioni ebbero inizio nel 1954: dieci anni più tardi era l’unica antenna del Paese, e tra le poche nel continente, a trasmettere per 14 ore al giorno. Raggiunse le 24 ore 10 anni più tardi, nel 1964, dopo il trasferimento nella sede della Conferenza episcopale. Successivamente, nell’ambito degli avvenimenti che caratterizzarono il Paese, al pari di tutti gli altri mezzi di comunicazione dell’Angola, anche Radio Ecclesia venne statalizzata. Seguì un periodo complicato per l’emittente, con il personale tecnico e giornalistico che abbandonò la nazione. Nel 1997 la stazione fu ‘re-inaugurata’ alla presenza dell’allora arcivescovo di Luanda, il cardinale do Nascimento. Da allora è ricominciato il suo cammino, sebbene nel solco della missione di sempre: diffondere i valori evangelici, in particolare la giustizia, la solidarietà e la fratellanza. Inoltre ha sempre offerto il massimo impegno a favore della promozione umana tenendo in alto le aspirazioni alla pace, alla libertà e allo sviluppo integrale della persona. (E. B.)

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    Abusi sui minori: l’arcidiocesi di Dublino invita a restare vigili

    ◊   Sulla lotta agli abusi sui minori non si deve abbassare la guardia. Così il vice presidente della Irish Catholic Bishops’ Conference, l’arcivescovo di Dublino e primate d’Irlanda, Diarmuid Martin. Il monito – riferisce l’Osservatore Romano - in occasione della presentazione del ‘Dublin Diocesan Child Safeguarding and Protection Policy and Procedures’, il programma per la tutela dei minori dagli abusi sessuali compiuti dai religiosi con il quale si riuniscono le pratiche e le direttive di prevenzione e contrasto del fenomeno — in linea con quanto già stabilito dalla Chiesa a livello nazionale. Esortando le parrocchie del territorio “ad una scrupolosa e coerente osservanza”, mons. Martin ha chiarito che si tratta di rendere le strutture ecclesiali “luoghi sempre più sicuri”. L’obiettivo – ha precisato – “è quello di aumentare ancora una volta la consapevolezza della nostra comunità sulla necessità che tutte le nostre politiche e norme siano rispettate scrupolosamente, in quanto c’è all’interno degli esseri umani una naturale tendenza a rilassarsi quando nulla di drammatico sembra stia accadendo attorno a loro”. Per questo - ha aggiunto - “non dobbiamo lasciare spazio al compiacimento, ma continuare a fare meglio ciò che abbiamo costruito finora”. In particolare, infatti, il programma recepisce e condensa tutte le indicazioni e le direttive già stabilite nell’ambito del documento “Safeguarding Children: Standards and Guidance Document for the Catholic Church in Ireland” pubblicato nel 2008. Anche più recentemente, nel marzo scorso, i vescovi irlandesi hanno ribadito il loro costante impegno nel tutelare i minori da ogni forma di abuso, in una lettera dal titolo “Towards Healing and Renewal”, in occasione del primo anniversario della Lettera pastorale di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda. I vescovi indicano alcuni passi da compiere nel percorso di guarigione e di rinnovamento: la preghiera per le vittime degli abusi, l’ascolto dei loro racconti, il supporto spirituale, la costruzione di un futuro sicuro per i bambini all’interno delle comunità, il rinnovamento delle diocesi, delle congregazioni religiose e della società e il sostegno economico alle strutture che si occupano dei minori. L’arcivescovo di Dublino ha ribadito che la sicurezza dei minori non comporta soltanto affrontare le denunce sugli abusi, ma anche offrire tutta una rete di servizi di supporto che rendano serena l’esistenza. “Vogliano — ha specificato a tal proposito il direttore del Child Safeguarding and Protection Center dell’arcidiocesi, Andrew Fagan — che i bambini partecipino alla messa, servano all’altare, cantino nei cori, vadano in ritiro e siano felici e sicuri come lo sono alla loro età”. Il personale religioso e tutti i volontari che prestano servizio nei vari organismi e strutture dell’arcidiocesi - ha aggiunto Fagan – “lavorano per creare ambienti sicuri, inclusa anche l’attenta selezione di coloro che hanno contatto con i minori”. In ciascuna delle 199 parrocchie dell’arcidiocesi è presente un cosiddetto ‘child safeguarding rapresentative’, ovvero un rappresentante e coordinatore dei servizi di prevenzione e di sostegno. Inoltre, finora, oltre 2.500 volontari hanno partecipato ai programmi di formazione sulla sicurezza, ai quali si aggiungono altre 17.000 persone tra personale religioso e laico, le quali prestano servizio stabilmente negli organismi ecclesiali. In concomitanza con la presentazione del programma, l’arcidiocesi di Dublino ha anche diffuso alcuni dati relativi al numero delle segnalazioni di nuovi casi di abusi compiuti dai religiosi: si tratta di nove denunce riferite a partire da dopo la pubblicazione, nel 2009, del ‘Rapporto Murphy’, l’inchiesta giudiziaria relativa agli abusi. (E.B.)

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    Pechino: le iniziative per l’apertura dell’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici

    ◊   “Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!” (Rm 10,15) è il tema dell’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici della diocesi di Pechino, che è stato aperto da mons. Giuseppe Li Shan, vescovo diocesano, con una solenne Celebrazione Eucaristica e con il mandato missionario ai catechisti, il 9 aprile. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, ben 57 catechisti hanno ricevuto il mandato da mons. Li, davanti a migliaia di fedeli e religiose della congregazione diocesana di san Giuseppe, ai seminaristi del seminario diocesano, a 27 sacerdoti diocesani concelebranti. Inoltre nella sua Lettera pastorale ricca di riferimenti biblici dedicati alla circostanza, mons. Li ha incoraggiato i fedeli ad una attiva partecipazione all’Adorazione Eucaristica, la preghiera serale di ogni sabato che è l’iniziativa della diocesi per questo Anno speciale. I presenti hanno firmato anche una dichiarazione di impegno per confermare la propria disponibilità e dedizione a questa missione. Dal 9 aprile 2011 fino all’8 aprile 2012, la diocesi di Pechino celebra l’Anno dell’Evangelizzazione dei Laici con il tema “Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!” (Rm 10,15). L’obiettivo dell’Anno è rinnovare ed approfondire la fede dei fedeli, invitando ognuno ad “offrire una Bibbia e l’evangelizzazione di una persona”. (R.P.)

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    Indonesia: a sei mesi dall’eruzione del Merapi migliaia di persone ancora senza assistenza

    ◊   In Indonesia la maggior parte dei 130mila sfollati che hanno perso la casa dopo l’eruzione del vulcano Merapi, a Giava centrale, sono ancora senza tetto e hanno bisogno di assistenza. E’ quanto afferma il Jesuit Refugees Service nel Paese attraverso un rapporto diffuso dall’agenzia Fides, secondo il quale a sei mesi dalle prime eruzioni, l’attività del vulcano prosegue, impedendo a migliaia di famiglie di ritornare a una vita normale. Dopo la prima eruzione dell’ottobre 2010, il Servizio dei Gesuiti si è mobilitato, assieme alla Caritas locale, assicurando assistenza ai rifugiati sistemati in 13 campi profughi allestiti dal governo. I volontari portano cibo, medicine, coperte, vestiario ad oltre 75mila persone che desiderano tornare alle loro case, ma sono impossibilitate a farlo. Tuttavia la prolungata emergenza ha colpito soprattutto i gruppi più vulnerabili, come donne, bambini e anziani, mentre l’assenza di lavoro e di sostentamento ha messo in crisi migliaia di persone che pensano di abbandonare l’area e trasferirsi in altre zone dell’Indonesia. Le organizzazioni non governative impegnate sul terreno chiedono maggiore attenzione alle autorità per venire incontro a oltre 100mila persone vittime del disastro, che intendono abbandonare la condizione di sfollati. (E.B.)

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    Rwanda: arriva l'elettricità nella zona rurale di Muhura, beneficio per 40 mila persone

    ◊   Secondo le stime della Fao, due miliardi di persone, principalmente nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo, vivono ancora senza elettricità. Questo significa rimanere in uno stato perenne di fame e povertà. Basti pensare alle difficoltà degli agricoltori per raccogliere, conservare e poter vendere i prodotti della propria terra. Vivere senza elettricità significa anche lavorare duro, specialmente donne e bambini, che generalmente si dedicano a reperire acqua e legna. Dal 2007 – ricorda l’agenzia Fides - il Movimento per la Lotta contro la Fame nel Mondo è impegnato a portare energia elettrica a circa 40.000 persone nel Distretto di Gatsibo, nella zona est del Rwanda. Nello specifico si tratta della realizzazione di una linea di 18 chilometri che si allaccia alla linea nazionale, che attinge quasi esclusivamente da fonti idriche. Il progetto è stato ultimato, e, a integrazione di quanto realizzato con il coinvolgimento della popolazione locale, è stata anche avviata la sensibilizzazione relativa all’utilizzo della risorsa. L’arrivo dell’elettricità nel distretto permette agli ospedali e ai dispensari di funzionare a pieno regime, alle scuole di crescere, ai mercati di consolidarsi e alle famiglie di illuminare le proprie case. Inoltre, presto, sarà possibile avviare due importanti attività industriali: un’officina per tostare il caffè ed un granaio. Nella zona rientra la località rurale di Muhura anch’essa da qualche settimana raggiunta dall’energia elettrica. Finalmente le scuole del posto, l’orfanotrofio San Giuseppe, il dispensario e gli uffici pubblici funzionano a pieno regime. (E.B.)

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    Immigrazione: a Gela una Via Crucis dedicata alle vittime del Mediterraneo

    ◊   Una Via Crucis al porto di Gela dedicata alle vittime del Mediterraneo si è tenuta ieri per iniziativa della diocesi di Piazza Armerina con l’apostolato del mare e il sindacato Filca Cisl, con la presenza del vescovo mons. Michele Pennisi. “Abbiamo organizzato questa Via Crucis al porto di Gela – spiega all'agenzia Sir mons. Pennisi - per ricordare tutte le persone che in questi giorni sono morte perché profughe dai Paesi del Nord Africa. Alcuni anni fa, proprio a Gela sono morte una decina di persone e ricordo di essere andato lì per la benedizione delle salme. E’ una Via Crucis dedicata a tutti i morti del Mediterraneo e che faremo davanti al mare per ricordare tutti i nostri fratelli e sorelle che hanno perso la vita, tra cui le ultime due giovani donne morte ieri a Pantelleria”. “Queste persone sembrano davvero partecipare alla stessa passione di Cristo. Sono profughi come profugo è stato Gesù bambino con i suoi genitori. Le persone che arrivano sulle nostre coste sono popoli perseguitati, altri vengono a cercare una via di speranza che non trovano nei loro Paesi. Affrontano la traversata del Mediterraneo pronti a tutto, pagano moltissimi soldi, accettano pur di arrivare gli altissimi rischi del mare, anche la morte perché molti di loro non sanno nuotare”. Tra l’altro – prosegue il vescovo - noi sappiamo di quelli che sono morti perché sono stati recuperati in mare o sulle coste, o perché qualcuno ha denunciato la loro scomparsa. Ma di altri, di tantissimi altri, non si sa nulla. Pare che ci siano moltissimi morti ignoti: persone cioè che sono partite e che non sono mai arrivate e di cui nessuno si è accorto perché sono morte durante l’attraversata. Il Mar Mediterraneo rischia ormai di diventare un grande cimitero ricoperto di acqua. E noi abbiamo il dovere di ricordare alla misericordia del Signore ma anche a tutti, questo dramma che sta succedendo nel nostro mare”. Il vescovo ricorda a questo punto il lungo comunicato che la Conferenza episcopale siciliana ha pubblicato qualche giorno fa e in cui i vescovi siciliani rivolgevano una serie di appelli chiedendo alle Regioni italiane di farsi “carico con generosità di questa emergenza”. Nel testo – ricorda mons. Pennisi – i vescovi ribadivano anche “la necessità che l’Europa si faccia carico di queste emergenze e non si senta sicura chiudendo le porte al grido dei popoli in difficoltà e si impegni a realizzare concretamente autentiche politiche di cooperazione che potranno assicurare a tutti sviluppo e pace duratura”. (R.P.)

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    Assisi: al via le celebrazioni per l'VIII centenario della Consacrazione di Santa Chiara

    ◊   Si aprono oggi ad Assisi, le celebrazioni per l’VIII Centenario della Consacrazione di Santa Chiara (1193/1194-1253), avvenuta nella notte della Domenica delle Palme del 1211 (secondo alcuni, del 1212), allorché la giovane assisana fuggì dalla casa paterna per raggiungere la piccola chiesa della Porziuncola ad Assisi, dove viveva Francesco con i suoi frati, con il desiderio di seguire il suo ideale evangelico. Qui, con la tonsura dei capelli, iniziò una vita di penitenza e di consacrazione, condivisa in breve tempo da altre giovani del luogo: un movimento destinato a coinvolgere negli anni e nei secoli, donne di diversi Paesi e Continenti. Il centenario prevede iniziative liturgiche e manifestazioni di carattere culturale e spirituale. Questa sera, una veglia di preghiera partirà dalla Cattedrale di san Rufino di Assisi, dove verrà rievocata la consegna delle Palme a Santa Chiara, poi, in processione, con una statio presso il Protomonastero di santa Chiara, si procederà verso la Porziuncola; qui il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, successore di San Francesco, accoglierà i convenuti e concluderà l’incontro. Le celebrazioni avranno altri momenti importanti, come la Festa della Domenica delle Palme del prossimo anno, per concludersi nel dies natalis della Santa, l’11 agosto del 2012, con liturgie solenni nei luoghi clariani per eccellenza: la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, San Damiano, la Basilica di Santa Chiara di Assisi. (A cura di Marina Vitalini)

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    24 Ore nel Mondo



    La Francia apre le frontiere ai tunisini col permesso temporaneo italiano

    ◊   Hanno passato i controlli della polizia francese, alla stazione di Mentone, i tunisini che questa mattina hanno ritirato i permessi di soggiorno temporaneo al commissariato di Ventimiglia. La gendarmerie è salita sul treno, ha controllato i documenti e ha fatto proseguire i migranti verso Nizza. I tunisini, una ventina in tutto, sono stati controllati due volte dalla polizia francese, a Garavan e a Mentone. Tra loro soltanto due sono stati fatti scendere dal treno, perché non avevano il permesso di soggiorno temporaneo.

    Fiaccolata a Gaza in memoria del pacifista italiano Arrigoni
    Ieri sera, si è svolta a Gaza City una fiaccolata in memoria di Vittorio Arrigoni, il volontario italiano rapito e ucciso giovedì scorso nella Striscia di Gaza. L'iniziativa è stata presa di gruppi di tutela dei diritti umani, associazioni professionali palestinesi e organizzazioni non governative. Nel pomeriggio, dopo la preghiera del venerdì islamico, un'altra manifestazione di condanna dell'uccisione di Arrigoni era stata promossa ufficialmente all'uscita di alcune moschee anche da Hamas, la fazione islamica palestinese che controlla la Striscia di Gaza. Oggi, fonti di uno dei gruppi ultraintegralisti salafiti della Striscia di Gaza hanno ammesso, parlando con l'Ansa, la responsabilità di una loro cellula “fuori controllo” nel rapimento e nella feroce uccisione dell'attivista italiano. L'aviazione israeliana ha compiuto la scorsa notte due raid aerei, che hanno colpito due basi di Hamas a nord della città di Gaza senza causare vittime e neppure danni, secondo fonti della sicurezza palestinese. Ieri, due razzi Grad erano stati lanciati da Gaza contro le città di Ashkelon e Ashdod: anche in questo caso senza causare vittime nè danni.

    Siria, manifestazione di ieri a Homs: ucciso un poliziotto
    Secondo fonti istituzionali, il presidente della Siria, Bashar al Assad, pronuncerà un discorso oggi in occasione della prima riunione del nuovo governo, formato giovedì sull'onda della contestazione delle piazze. Intanto, l'agenzia ufficiale Sana fa sapere che un poliziotto siriano è rimasto ucciso ieri, colpito da “bastoni e pietre”, durante una manifestazione contro il regime nella città siriana di Homs. Ieri, secondo testimonianze di dissidenti, almeno 4.000 persone sono scese in piazza a Homs, 180 km a nord di Damasco, chiedendo libertà. Le forze di sicurezza siriane sono intervenute per disperde la manifestazione.

    Almeno 70 arresti in Giordania dopo le manifestazioni di ieri
    Settanta islamici sono stati arrestati nel nord della Giordania, dopo le violente manifestazioni di ieri in cui decine di persone, in gran parte agenti, sono state ferite. I sospetti, membri del movimento salafita (sunniti ultraconservatori), sono stati arrestati ieri a Zarqa teatro degli scontri e nella vicina città di Rassifeh, qualche ora dopo che i manifestanti avevano attaccato la polizia. In un primo momento, erano state fermate 120 persone: 50 sono state successivamente liberate, mentre 70 restano sotto interrogatorio, ha detto una fonte che ha voluto conservare l'anonimato. Secondo un militante del movimento salafita, tra gli arrestati figurano 22 suoi aderenti compreso il capo Abdul Shahatah al-Tahawi.

    Il presidente dell’Algeria promette riforme politiche e non solo economiche
    Il presidente algerino, Bouteflika, ha annunciato un programma di riforme politiche che prevede, entro un anno, una modifica della Costituzione, della legge elettorale, di quella sui partiti politici e della normativa sui media. In un discorso molto atteso, il primo dopo le sollevazioni popolari che stanno scuotendo il mondo arabo, Bouteflika ha precisato che queste riforme dovranno essere realizzate prima delle “prossime scadenze elettorali” del maggio dell'anno prossimo. Nel 2009, la Costituzione del 1996 è stata leggermente emendata per consentire all'attempato presidente (74 anni) di farsi eleggere per un terzo mandato.

    Costa d’Avorio, arrestato il capo della guardia dell’ex presidente Gbabo
    Il generale Bruno Dogbo Blè, capo della famigerata Guardia repubblicana dell'ex presidente Laurent Gbagbo, è stato arrestato oggi e condotto al Golf Hotel di Abidjan, il quartier generale del presidente Ouattara. Il generale Blè e il reparto che comandava sono stati accusati di abusi e di gravi violazioni dei diritti umani contro la popolazione civile, nella sanguinosa crisi seguita alle elezioni dello scorso novembre. Blè nega ogni addebito. Il generale arrestato non faceva parte del gruppo di ufficiali superiori che, nei giorni scorsi, ha giurato fedeltà al presidente Ouattara dopo l'arresto di Gbagbo, avvenuto lunedì. L'ex presidente si rifiutava di lasciare il potere e di riconoscere la sconfitta alla consultazione di novembre, nonostante la comunità internazionale avesse riconosciuto Ouattara come legittimo vincitore. Il braccio di ferro ha portato a scontri armati tra le fazioni fedeli ai due rivali che hanno provocato migliaia di morti.

    Italia, sentenza e condanne per la tragedia alla Thyssenkrupp
    Sta suscitando reazioni di grande soddisfazione a livello politico e civile la sentenza arrivata ieri sera dalla Corte d’assise di Torino sul rogo alla multinazionale dell’acciaio – la Thyssenkrupp – che il 6 dicembre 2007 uccise sette operai. Sul banco degli imputati sei responsabili. La condanna più grave per l’amministratore delegato: 16 anni e sei mesi di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale: sacrificò la sicurezza per il profitto. Pene non inferiori a 10 anni per gli altri dirigenti, sanzioni per l’azienda e risarcimenti alle parti civili. “Condanna incomprensibile”, afferma la Thyssen; “lezione di civiltà” per sindacati e familiari delle vittime. Il ministro del lavoro, Sacconi, sollecita ora più prevenzione e collaborazione con le aziende, mentre di sensibilità nei riguardi della sicurezza e del valore della vita parla mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza episcopale italiana. Lo ha intervistato Gabriella Ceraso:

    R. – E’ una sentenza e quindi anzitutto va rispettata, farà giurisprudenza. L’altro aspetto è che senz’altro assume rilevanza appunto per il tema della sicurezza, in quanto prevale l’attenzione nei riguardi del lavoratore in quanto persona, e non solo come prestatore d’opera. Ovviamente, c’è tutta l’attenzione anche nei riguardi delle persone che hanno subito questa tragedia.

    D. – E’ come dire: la vita di un lavoratore non si può trasformare in profitto…

    R. – Benedetto XVI ci ricorda sempre che ogni lavoratore, ogni persona che lavora, è un creatore, e per questo ogni persona che lavora dovrebbe essere messa in condizione di dare il meglio di se stessa. Quindi, è altrettanto importante anche che l’ambiente in cui la persona lavora sia un ambiente sicuro. (gf)

    Ma perché si parla di una sentenza “storica”? Gabriella Ceraso ne ha parlato con il consulente legale dell’Anmil, Mauro Dalla Chiesa:

    R. – E’ una sentenza storica perché ha valorizzato un fatto in maniera diversa da tutti i precedenti giurisprudenziali in materia. E’ la prima volta che un imprenditore viene condannato per un infortunio sul lavoro a titolo di “omicidio volontario”. Questa sentenza crea una cesura, una frattura tra quello che c’è stato prima e quello che succederà dopo. Ma non è una sentenza innovativa dal punto di vista tecnico, perché l’impianto del Codice penale ha consentito comunque, senza nessuna particolare modifica, di valorizzare norme già esistenti. Il Collegio ha potuto considerare accertato che la dirigenza della Thyssenkrupp abbia volontariamente omesso di modificare la linea antincendio di quello stabilimento. Il loro calcolo è stato riconosciuto equivalente alla causazione di un omicidio con dolo, cioè con volontà.

    D. – E’ una sentenza, si è detto, che farà scuola. In che senso, e cosa dovremo aspettarci d’ora in poi?

    R. – Diciamo che questa è stata una scelta coraggiosa della Procura torinese, di percorrere questa strada che è molto più difficile rispetto alla contestazione di un omicidio colposo, e quindi incoraggerà altre Procure a poter contestare anche l’omicidio volontario con conseguenze sanzionatorie diverse. In altre parole, con una condanna a 16 anni, in carcere bisogna andarci. Con una condanna a due-tre anni, in carcere, in Italia, non ci si va.

    D. – Dal punto di vista degli imprenditori, secondo lei, questo farà riflettere?

    R. – Dovrebbe significare qualcosa. Il problema, però, è vedere come si muoveranno tutte le Procure d’Italia, perché laddove non vi siano indagini pressanti, è chiaro che questo monito possa essere meno sentito.

    D. – Invece, per chi tutela i lavoratori come l’Anmil, e per i lavoratori stessi…

    R. - Questo crea un clima di fiducia nella giustizia, una risposta alle esigenze dei familiari, delle vittime, degli orfani, delle vedove dei caduti sul lavoro. E’ una risposta adeguata al vulnus che hanno subito, l’offesa massima: la perdita della vita di un familiare. (gf)

    Migliaia di persone in strada a Belgrado per chiedere elezioni anticipate
    Migliaia di persone hanno invaso il centro di Belgrado in una manifestazione antigovernativa, organizzata dal Partito del progresso serbo (Sns), la maggiore forza di opposizione, che chiede elezioni anticipate a dicembre. La spianata antistante l'edificio del parlamento si è stipata di manifestanti con striscioni contro la politica del governo, ritenuto incapace di far uscire il Paese dalla crisi e combattere efficacemente corruzione e criminalità. Alla folla parlerà tra gli altri Tomislav Nikolic, il leader dell'Sns che giovedì sera si è incontrato con il presidente serbo, Boris Tadic. Il colloquio non ha portato ad alcuna intesa sulle elezioni anticipate, che governo e presidente ritengono dannose per la stabilità del Paese, impegnato a ottenere entro l'anno lo status di Paese candidato all'adesione alla Ue. Nikolic ha proposto che si voti il 18 dicembre. La scadenza regolare della legislatura in Serbia è prevista per la primavera 2012.

    Manifestazioni a Zagabria contro la condanna dell’ex generale Gotovina
    Alcune migliaia di persone stanno manifestando nel centro di Zagabria in segno di protesta contro la condanna a 24 anni di carcere inflitta ieri dal Tribunale penale dell'Aja (Tpi) all'ex generale, Ante Gotovina, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità commessi nel conflitto armato con i secessionisti serbi negli anni Novanta. I dimostranti, fra i quali sono presenti numerosi veterani, esprimono sdegno e incredulità per una condanna ritenuta “ingiusta e vergognosa”, comminata nei confronti di chi ha combattuto per la libertà e l'indipendenza della Croazia. Con Ante Gotovina è stato condannato a 18 anni di reclusione l'altro ex generale, Mladen Markac, mentre un terzo ufficiale, Ivan Cermak, è stato assolto. Manifestazioni a favore di Gotovina - che in Croazia è considerato da molti un “eroe” - si registrano anche in altre città del Paese ex jugoslavo.

    Presidenziali in Nigeria: 73 milioni di cittadini alle urne
    Oltre 73 milioni di nigeriani si recano alle urne oggi per eleggere il presidente in una consultazione che vede favorito il presidente uscente, Gooluck Jonathan. Le legislative svoltesi una settimana fa dopo due rinvii hanno avuto uno svolgimento sostanzialmente regolare e questo lascia sperare che si sia chiusa la stagione di confronti politici violenti. Nelle ultime 24 ore, due ordigni sono esplosi a Maiduguri, nel nordest del Paese, uno contro una stazione di polizia ed un altro vicino ad un seggio elettorale, ma non hanno provocato vittime. In molti seggi nel Paese si sono formate lunghe file di gente che vuole esercitare il diritto di voto. A favorire Jonathan, 53 anni, del Partito democratico del popolo - che ha vinto tutte le presidenziali dalla fine del governo militare nel 1999 - sembra ci sia la divisione delle forze di opposizione che non sono riuscite ad esprimere un unico candidato contro di lui. Secondo gli osservatori, il solo ad avere delle possibilità di batterlo è Muhammadu Buhari, 69 anni, ex dittatore militare, che ha partecipato già alle ultime tre presidenziali negli ultimi 12 anni. Buhari è musulmano, espressione del nord della Nigeria, mentre Jonathan è un cristiano del Delta del Niger, a sud, la zona dei giacimenti petroliferi.

    Nuovo accordo al G20 nel processo di riequilibrio dell’economia globale
    Nuovo passo in avanti del G20 nel processo di riequilibrio dell'economia mondiale: i ministri finanziari e i governatori delle Banche centrali dei 20 Paesi più ricchi al mondo hanno raggiunto un accordo sulle linee-guida per identificare i Paesi che devono fare maggiori sforzi per riassorbire gli squilibri economici. Individuati sette i Paesi "sistemici", ovvero con un Pil che pesa per oltre il 5% sul Pil totale del G20: sembra siano Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Brasile. L'accordo sulle linee-guida segue l'intesa raggiunta nello scorso febbraio dal G20 su una serie di indicatori che permetteranno di focalizzarsi, attraverso un processo in due fasi, su quelli che sono i grandi squilibri che necessitano di un'azione politica. Questi indicatori sono: il debito e il deficit pubblici; il debito e il risparmio privato; gli squilibri esterni che comprendono la bilancia commerciale, i flussi di investimento e i trasferimenti, tenendo in considerazione anche i tassi di cambio, oltre che le politiche fiscali e monetarie. “Per completare il primo passo – spiega un comunicato ufficiale – è stato raggiunto un accordo sulle linee-guida in base alle quali ciascuno di questi indicatori sarà valutato”. Nel comunicato si aggiunge che la ripresa economica procede, “si sta ampliando”, ma restano “rischi al ribasso”. Gli eventi in Medio Oriente, in Nord Africa e in Giappone hanno “aumentato l'incertezza economica e le tensioni sui prezzi dell'energia”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 106

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.