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Sommario del 11/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’ambasciatore croato: di moda le amnesie sulle radici cristiane dell’Europa
  • Altre udienze e nomine
  • Si riunisce in Vaticano la Commissione istituita dal Papa per le questioni della Chiesa in Cina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia. Piano di pace dell'Unione Africana: sì da Nato e Ue se Gheddafi lascia il potere
  • Europa divisa sull'immigrazione. L'Italia: riconoscere i visti temporanei nell'area Schengen
  • Il vescovo di Asmara: non dimenticare la tragedia dei profughi eritrei
  • Il Giappone ricorda le vittime dell'11 marzo: nuova forte scossa di terremoto
  • Brasile-Cina: prima visita di Dilma Roussef a Pechino
  • Famiglie italiane: il 50% fatica a pagare la rata del mutuo
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: un altro cristiano, accusato di blasfemia, in pericolo di vita. Il 20 aprile giornata di preghiera
  • Appelli contro la legge sulla blasfemia in Pakistan: urge una moratoria
  • Vietnam: in carcere un avvocato cattolico, membro della Commissione “Giustizia e Pace”
  • Nicaragua. Mons. Baez: la corruzione distrugge la democrazia
  • Francia. In vigore la legge che vieta il burqa: fermate due donne a Parigi
  • India: consegnate le prime 90 carte d’identità a bambini orfani
  • Energia in Europa: per Lettonia e Svezia record di fonti rinnovabili
  • Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona: aperte le iscrizioni
  • Emissione di un francobollo celebra la Beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Giornata di studi sui "martiri" per la giustizia nel Sud: Livatino, Puglisi, Diana
  • L'invito del cardinale Sepe a non rassegnarsi diventa rappresentazione artistico-musicale
  • Convegno storico a Roma sul cardinale Siri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Costa D'Avorio: Gbagbo arrestato dalle truppe francesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’ambasciatore croato: di moda le amnesie sulle radici cristiane dell’Europa

    ◊   La valorizzazione del patrimonio cristiano dell’Europa è stato il tema forte del discorso di Benedetto XVI all’ambasciatore di Croazia, Filip Vučak, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha messo in guardia da una certa amnesia collettiva che vorrebbe negare l’evidenza storica delle radici cristiane del Vecchio Continente. Ha quindi espresso la sua gioia per l’ormai prossima visita in terra croata, in programma a giugno. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Cosa può dare la Croazia all’Europa di oggi? Nel momento in cui, a vent’anni dalla sua indipendenza, il Paese accelera il passo verso l’integrazione nell’Unione Europea, il Papa incoraggia i croati a non rinunciare alla loro cultura e alla propria vita religiosa: “Sarebbe illusorio – afferma – voler disconoscere la propria identità per abbracciarne un’altra nata in circostanze così differenti” rispetto a quelle che hanno dato origine alla Croazia. Entrando nell’Unione Europea, prosegue, il vostro Paese non aderirà solamente ad un sistema economico e giuridico con i suoi vantaggi e limiti. Al contempo, “potrà apportare un contributo proprio”. Il Papa invita la Croazia a “non avere paura di rivendicare con determinazione il rispetto della propria storia e della sua identità religiosa e culturale”. E critica quelle voci che “contestano con stupefacente regolarità la realtà delle radici religiose europee”:

    “E’ di moda ormai – constata – avere amnesie e negare le evidenze storiche”. Ed aggiunge: “Affermare che l’Europa non ha delle radici cristiane equivale a pretendere che un uomo possa vivere senza ossigeno e nutrimento”. Ancora, esorta “a non avere vergogna di richiamare e sostenere la verità, rifiutando, se necessario, ciò che è contrario ad essa”. Il Papa si dice certo che la Croazia saprà difendere la propria identità con convinzione e orgoglio, evitando i nuovi ostacoli che si presenteranno e che “sotto il pretesto di una libertà religiosa mal compresa, sono contrari al diritto naturale, alla famiglia e alla morale”.

    Il Papa esprime poi la sua soddisfazione per il ruolo della Croazia nel promuovere la pace nella regione e con riferimento particolare alla Bosnia-Erzegovina. La Croazia, rileva, non manca di apportare “la sua specificità per facilitare il dialogo e la comprensione tra i popoli” di differenti tradizioni, ma che vivono insieme da secoli. Di qui, l’incoraggiamento a proseguire su questa strada per consolidare la pace nel rispetto di ciascuno. Quindi, rivolge il pensiero alla sua visita in Croazia del prossimo giugno, la prima che compie da Pontefice anche se, confida, da cardinale ha visitato più volte la terra croata. Benedetto XVI rammenta innanzitutto il tema del viaggio, “Insieme in Cristo”.

    “E’ questo insieme che desidero celebrare con il vostro popolo”, afferma il Papa. “Insieme – soggiunge – malgrado le innumerevoli differenze umane, insieme con queste stesse differenze”. E insieme a Cristo, “che da secoli accompagna il popolo croato con bontà e misericordia”. Il Pontefice si compiace poi con il parlamento croato per aver proclamato il 2011, “Anno Bošcović” in onore dello scienziato e filosofo gesuita che ha dimostrato la possibilità di “far vivere in armonia la scienza e la fede, il servizio alla patria e l’impegno nella Chiesa”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona e seguito; il cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; mons. Salvatore Fisichella, arcivescovo tit. di Voghenza, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; mons. Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec (Canada).

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rarotonga (Isole Cook), presentata da mons. Stuart France O’Connell, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Paul Donoghue, superiore Provinciale dei Padri Maristi in Oceania. Il rev. Paul Donoghue è nato il 18 gennaio 1949 ad Auckland, Nuova Zelanda. Dopo le scuole primarie e secondarie nel Collegio della Società di Maria Saint Patrick’s a Silverstream, è entrato nel Noviziato dei Padri Maristi con l’intenzione di diventare un fratello religioso, e poi si è sentito chiamato al sacerdozio. Ha completato gli studi di Filosofia e Teologia al Seminario Maggiore Mount Saint Mary a Greenmeadows, Hawkes Bay. Il 7 gennaio 1969 ha emesso la prima professione con la Società di Maria ed è stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1975.

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    Si riunisce in Vaticano la Commissione istituita dal Papa per le questioni della Chiesa in Cina

    ◊   Si riunisce da oggi al 13 aprile, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito nel 2007 per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa cattolica in Cina. La plenaria prende in esame la situazione pastorale delle circoscrizioni ecclesiastiche in Cina, con particolare riferimento alle sfide che la Chiesa incontra nell'incarnare il Vangelo nelle attuali condizioni sociali e culturali. Fanno parte della Commissione i superiori dei Dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell'Episcopato cinese e di congregazioni religiose. La prima riunione plenaria, svoltasi dal 10 al 12 marzo 2008, aveva avuto, come tema, la Lettera indirizzata dal Papa ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Nelle due riunioni successive (30 marzo-1° aprile 2009 e 22-24 marzo 2010) era stato preso in esame il tema della formazione umana, intellettuale, spirituale e pastorale dei seminaristi e delle persone consacrate, nonché quello della formazione permanente dei sacerdoti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Oltre il muro della morte: all'Angelus Benedetto XVI parla di risurrezione e vita eterna.

    Nell'informazione internazionale, il discorso del Papa al nuovo ambasciatore della Croazia presso la Santa Sede, in cui Benedetto XVI ha espresso la gioia per la prossima visita nel Paese (4 e 5 giugno).

    Condotti per mano nell'"enigma Wojtyla": in cultura, anticipazione del discorso del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in occasione della presentazione - all'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - del libro di Andrea Riccardi "Giovanni Paolo II. La biografia".

    Dietro le dimissioni di Lercaro: quando Siri solidarizzò con l'arcivescovo di Bologna in un articolo di Eliana Versace.

    Case di Dio e luoghi dell'identità: Timothy Verdon sull'Italia delle cattedrali.

    Quei Barbari così integrati nel mondo antico: Caterina Giostra sullo smantellamento dei presupposti ideologici della corrispondenza fra etnia e razza.

    Dai goti all'idea di nazione nella nuova edizione dell'opera di Suzanne Teillet, latinista della Sorbona e specialista di letterataura cristiana.

    Nell'informazione religiosa, l'introduzione di Ugo Sartorio, direttore del "Messaggero di sant'Antonio" al libro di don Armando Matteo "Nel nome del Dio sconosciuto. La provocazione di Gesù a credenti e non credenti".

    Preghiera e zelo missionario: nell'informazione vaticana, il Papa ricorda Giovanni Paolo II dopo la proiezione del documentario "Pellegrino vestito di bianco".

    Decreto sul culto liturgico da tributare in onore del beato Giovanni Paolo II (Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti).

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    Oggi in Primo Piano



    Libia. Piano di pace dell'Unione Africana: sì da Nato e Ue se Gheddafi lascia il potere

    ◊   Libia: dopo il sì di Gheddafi anche la Nato e l’Unione Europea danno il benvenuto al percorso di pace proposto dell’Unione Africana. Ma l’uscita di scena del rais appare una precondizione necessaria per la riconciliazione nazionale. Si attende ora la risposta dei ribelli a Bengasi, dove è giunta stamane una delegazione dell’Ua. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Prima di pensare ad un ‘cessate il fuoco’ le truppe di Gheddafi devono ritirarsi dalle strade e deve essere rispettata la libertà di espressione. La voce dei ribelli libici a Bengasi ha preceduto l’arrivo in tarda mattinata della delegazione dell’Unione Africana, che ieri a Tripoli ha raccolto il sì di Gheddafi ad una pace, mediata dall’Ua, che lo stesso leader aveva invocata per uscire dalla crisi. Il piano dell’Ua prevede: un cessate il fuoco immediato, il via libera agli aiuti e l’apertura del dialogo tra Tripoli e Bengasi. La mediazione dell’Unione Africana è stata accolta con favore dalla Nato per “fermare la violenza contro la popolazione civile in Libia”, e cosi anche dall’Unione Europea. Catherine Ashton, Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, sarà insieme ai rappresentanti della Lega Araba e dei Paesi africani, mercoledì al Cairo alla Conferenza dell’Onu per la Libia. Annunciato dal vicario apostolico di Tripoli, Giovanni Innocenzo Martinelli, un documento delle comunità cristiane della città a sostegno di una soluzione diplomatica, che sarà consegnato alle Nazioni Unite.

    La crisi del Paese nordafricano sarà uno dei temi al terzo Vertice - il 14 e 15 aprile - del cosiddetto Gruppo Bric, dal nome dei Paesi partecipanti: Brasile, Russia, India e Cina. Ma la soluzione politica ha commentato un alto ufficiale Nato potrà esserci solo con l’uscita di scena di Gheddafi. Di certo questa è una “precondizione perché si possa ricominciare con la riconciliazione nazionale in Libia", ha spiegato il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini. Il fronte armato resta comunque aperto nelle due città di Ajdabiya e di Misurata, bombardata stamane con missili Grad dalle forze di Gheddafi. E’ stato intanto ritrovato il fotografo indiano dell'agenzia Associated Press, scomparso nei pressi di Ajdabiya, dove sono stati rilasciati anche 5 giornalisti russi della Komsomolskaya Pravda e della televisione Ntv, trattenuti 11 ore dai ribelli.

    Dunque, occhi puntati sulla diplomazia per una soluzione alla guerra in Libia. Ma quali sono le possibilità sul terreno di tacitare le armi ed accompagnare la Libia in un processo di democratizzazione. Stefano Leszczynski lo ha chiesto al prof. Antonio Papisca, titolare della cattedra Unesco per i diritti umani, la democrazia e la pace dell'Università di Padova.

    R. – A questo punto bisogna uscire fuori dallo schema dei giochi a somma zero: tutta la vittoria da una parte e tutta la sconfitta dall’altra. Qui c’è un’offerta di mediazione e qualsiasi spiraglio che si apre per la pace bisogna prenderlo. Io direi che in questo momento la comunità internazionale debba prendere alla lettera quanto viene proposto da una delle due istituzioni competenti per area - Unione Africana e Lega Araba – e immaginare ulteriori passi.

    D. – Quali potrebbero essere questi ulteriori passi, in base anche alla Risoluzione che è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza?

    R. – La Risoluzione 1973 esclude che l’intervento possa tradursi in forme di occupazione territoriale, però non esclude che ci sia un dispiegamento a terra di una forza di interposizione, che naturalmente dovrebbe avere un mandato molto preciso, puntuale e che ora dovrebbe tener conto della volontà manifestata anche da parte di Tripoli di accedere a una qualche soluzione diplomatica. Condizione “sine qua non” è la cessazione da parte di Gheddafi dell’uso delle armi.

    D. – Un’ipotesi di questo tipo potrebbe condurre anche ad una spaccatura della Libia, che rischierebbe di durare per moltissimo tempo?

    R. - Sì, certo, questa è un’ipotesi plausibile ma la comunità internazionale in questo momento deve avere come obiettivo quello di far cessare l’uso della violenza da una parte e dall’altra. Per evitare che questa situazione - che è sempre lì sul punto di riesplodere - si incancrenisca, in termini di violenza, occorre che la comunità internazionale si interessi della questione libica in un più ampio contesto di mutamenti strutturali che si stanno delineando in tutta l’area. La comunità internazionale deve essere presente in maniera assidua e trovare tutti i mezzi per favorire le forze locali che rivendicano libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto. Deve essere la politica che prende in mano l’iniziativa. (bf)

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    Europa divisa sull'immigrazione. L'Italia: riconoscere i visti temporanei nell'area Schengen

    ◊   Proseguono gli sbarchi di immigrati a Lampedusa mentre l’Italia continua a chiedere un maggiore impegno all’Unione europea, in particolare dopo la presa di posizione europea secondo cui i permessi di soggiorno temporanei italiani ai migranti tunisini non aprono all’area Shenghen. Il servizio di Debora Donnini:

    “Oggi vedremo se esiste un'Europa unita e solidale o se è solo un'espressione geografica”. Così il titolare del Viminale, Roberto Maroni, entrando al Consiglio dei ministri degli Interni Ue a Lussemburgo sull'emergenza immigrazione. C’è, dunque, preoccupazione in Italia. Ieri in una lettera la commissaria europea agli affari interni, Cecilia Malmstrom, pur ribadendo l’aiuto all’Italia con la missione Frontex e altre risorse finanziarie, ha sostenuto che i permessi di soggiorno temporanei di protezione dell’Italia non fanno scattare automaticamente la libera circolazione nell’area Shenghen. La Germania, oggi, ha ribadito che è inaccettabile che un gran numero di migranti economici arrivi in Europa e in Germania, passando per l'Italia. Il ministro degli Interni spagnolo, Alfredo Rubalcaba, dà ragione alla Commissione europea quando sostiene che “non si può attivare la direttiva 55 del 2001” sulla protezione temporanea perché – dice - gli immigrati che si trovano in Italia “sono irregolari, bisogna rimandarli indietro e la Tunisia li deve riprendere”. Ieri poi la Francia aveva sottolineato che continuerà i respingimenti alla frontiera con l’Italia e si opporrà all’idea di una redistribuzione dei migranti tra i Paesi europei. Interviene il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, che ribadisce che la distribuzione di permessi temporanei è assolutamente in linea con Schengen e assicura che “il governo italiano vuole chiedere un maggiore impegno dell'Europa”. Intanto oggi il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, si è detto “per un impegno forte dell’Italia in Europa, affinché il nostro Paese continui tenacemente a perseguire una visione comune ed elementi di politica comune anche sul tema dell’immigrazione”. “Tutto questo – ha specificato – senza nemmeno prendere in considerazione posizioni di ritorsione o dispetto o addirittura ipotesi di separazione”. E per parlare dell’emergenza, domani il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, sarà in visita a Tunisi, dove incontrerà le autorità di transizione. A Lampedusa, intanto, ci sono stati altri due sbarchi nella notte e stamani sono ripresi i voli di rimpatrio. Attualmente sull’isola ci sono circa 1.500 immigrati. Sulla situazione fra Italia e Unione Europea, abbiamo sentito Oliviero Forti, responsabile Immigrazione della Caritas italiana:

    R. – Ci sono due piani, un piano giuridico rispetto al quale l’Europa – crediamo – si sta comportando nei modi che erano assolutamente previsti. Chiaramente un permesso nazionale come quello rilasciato ai tunisini difficilmente verrebbe accettato - come è stato d’altronde – da altri Paesi, quale lasciapassare per trovarsi negli stessi Paesi. Bisogna ricordare che andare in un altro Paese significa che laddove poi non ci siano i requisiti, sarà quel Paese a doversi sobbarcare l’onere del rimpatrio di queste persone. D’altra parte, la politica europea sull’immigrazione è stata sempre una politica molto sbilanciata sulla dimensione statuale. Da sempre chiediamo che l’Europa prenda coraggio e legiferi a livello congiunto sull’immigrazione: questo non è stato fatto e potrebbe essere ora l’occasione per cominciare a fare un ragionamento serio in questo campo. (mg)

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    Il vescovo di Asmara: non dimenticare la tragedia dei profughi eritrei

    ◊   Molti degli immigrati che cercano di fuggire dalla Libia, a volte con esiti tragici, sono eritrei. In questi giorni, in particolare, migliaia di profughi provenienti da diversi Stati africani hanno cercato di raggiungere l’Europa con imbarcazioni spesso inadeguate. Proprio nel vecchio Continente si sono già stabiliti, ormai da diversi anni, molti eritrei che hanno lasciato il loro Paese nella speranza di un futuro migliore. Il vescovo di Asmara, mons. Menghisteab Tesfamariam, ha incontrato nei giorni scorsi, in vari Paesi europei, alcune comunità di eritrei cattolici. Ascoltiamo il presule intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Ho visitato sei Paesi: Germania, Gran Bretagna, Norvegia, Svezia, Svizzera e Italia. In questi Paesi ci sono cattolici eritrei. Le comunità che ho visitato appartengono al rito Ge’ez, un rito orientale. La Chiesa vorrebbe aiutare queste comunità a mantenere la loro tradizione e il loro rito, anche quando vengono in Occidente, in Europa, dove è presente principalmente il rito latino.

    D. – Cosa le hanno chiesto gli eritrei cattolici che ha incontrato in questi Paesi?

    R. – Mi hanno chiesto dappertutto di mandare dei pastori eritrei, che li aiutino a vivere la loro fede. Noi come Chiesa stiamo cercando di incoraggiare i pochi preti che ci sono in Europa ad incontrarsi, per analizzare la situazione e proporre soluzioni a certe difficoltà. Per esempio, molti eritrei hanno attraversato mari, fiumi e deserti per arrivare in Europa e hanno vissuto delle esperienze traumatiche. Quindi, hanno bisogno di un aiuto più profondo, perché possano guarire da certe ferite che hanno avuto lungo la via verso l’Europa.

    D. – Qual è, in particolare, la situazione della comunità eritrea presente in Libia, Paese scosso da violenze, da dove profughi anche eritrei cercano di fuggire?

    R. – La situazione è tragica. Sono persone che in genere si erano stabilite da diversi anni in Libia. Poi si sono trovati in questa crisi e, in più, molti sono morti annegati nel mare. Il fatto che questi giovani con un futuro davanti a loro spariscano in questo modo, è tragico per i loro genitori, per i loro parenti, per il Paese stesso.

    D. – Ci sono giovani che perdono la vita e altri che sono prigionieri di trafficanti di uomini. E’ questo il caso di profughi africani, tra cui molti eritrei, tenuti in ostaggio da predoni nel Sinai...

    R. – Anche questa è una situazione drammatica. Sono tenuti in ostaggio da trafficanti che chiedono soldi. Quindi, devono chiedere ai loro parenti ovunque siano, in Europa, in America o in Australia di aiutarli. E’ un orribile traffico di persone ridotte in schiavitù: e deve finire!(ap)

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    Il Giappone ricorda le vittime dell'11 marzo: nuova forte scossa di terremoto

    ◊   Il Giappone ha ricordato oggi gli oltre 13 mila morti e i 14 mila dispersi, vittime del terremoto e dello tsunami che hanno colpito, esattamente un mese fa, il nord est del Paese. Proprio in questa area del Giappone la terra è tornata a tremare. Una scossa di magnitudo 7,1 ha colpito stamani la prefettura di Fukushima, dove si trova la centrale nucleare danneggiata dal sisma dello scorso 11 marzo. Sembrano comunque scongiurati ulteriori guasti all’impianto ed è anche rientrato l’allarme tsunami scattato poche ore dopo la forte scossa. Ma com’è la situazione oggi in Giappone? Sergio Centofanti lo ha chiesto ad Antonio Sgro, cittadino italiano residente a Tokyo:

    R. – La situazione sta tornando alla normalità, ma lentamente, nel senso che la percezione è sempre quella di partecipazione al dolore: non si interviene ad eventi e party, si evita ancora di uscire la sera per feste di compleanno e simili. Il Giappone sta soffrendo, quindi queste manifestazioni non sono gradite e per un certo periodo ci sarà una sorta di spasmodica attenzione a non esagerare nei comportamenti che potremmo definire “frivoli”. E quindi si sta tornando ad una normalità che passa attraverso questa fase di rispetto per quanti hanno perso tutto o non ci sono addirittura più. Si tornerà, però, sicuramente alla normalità: è questione di mesi. L’economia avrà bisogno di più tempo probabilmente. Ma si va incontro ad un problema forse più grande, che creerà all’economia stessa difficoltà maggiori: quello della limitatezza della produzione energetica, che, quindi, comporterà dei tagli al consumo di energia, dei forti suggerimenti, da parte delle autorità, sia alle imprese che ai cittadini, perché consumino meno.

    D. – Oggi c’è stata una nuova scossa...

    R. – Esatto, anche piuttosto forte. Le scosse continuano e non si sono mai interrotte. Dall’11 marzo, non tutti i giorni e con la stessa intensità, ma ad intervalli più o meno regolari, le scosse si susseguono. Dobbiamo abituarci a convivere con questa nuova condizione.

    D. – Qual è la percezione dell’allarme nucleare?

    R. – I cittadini giapponesi hanno continuato, anche nel periodo di maggiore picco della crisi nucleare, a credere ciecamente a tutto quello che le autorità giapponesi indicavano, perché questo è lo stile giapponese: il giapponese rispetta assolutamente ciò che le autorità promuovono e comunicano. Quindi, anche questa volta si sono comportati nello stesso modo.

    D. – Ci sono anche proteste e manifestazioni contro il nucleare...

    R. – Sì, queste manifestazioni ci sono, continuano e continueranno, perché naturalmente c’è una coscienza, rispetto al nucleare, che evidentemente emerge e cresce, anche se – ricordiamoci sempre – parliamo di un numero ancora ridotto di giapponesi che manifestano apertamente contro l’uso del nucleare. Questo è un Paese che dipende dal nucleare. Immaginare un futuro in Giappone, senza il nucleare, è immaginare un Paese in ginocchio, perché non potrebbe, nel breve periodo, assolutamente farne a meno.

    D. – Oltre all’emergenza nucleare resta ancora drammatica la situazione di tanti sfollati...

    R. – Sì, ce ne sono ancora tanti e le attività di supporto continueranno ancora per molti mesi. L’impatto, da un punto di vista anche finanziario, è notevole. L’aiuto umanitario che da più parti è arrivato, senza interruzione, è notevole, però richiede del tempo affinché possa produrre tutti gli effetti; parlo della distribuzione e dell’organizzazione degli aiuti che sono il filo conduttore che deve portare questi aiuti a raggiungere le popolazioni disastrate. Questa è una situazione che naturalmente non si può risolvere nel giro di qualche giorno: richiederà molto più tempo purtroppo. (ap)

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    Brasile-Cina: prima visita di Dilma Roussef a Pechino

    ◊   Cina e Brasile vogliono approfondire la loro cooperazione nell'ambito dei settori strategici. Così il presidente brasiliano Dilma Roussef, che ha iniziato oggi un viaggio di 6 giorni in Cina, in cui avrà colloqui con il presidente Hu Jintao e il primo ministro Wen Jiabao. Sull’importanza di questo viaggio, Salvatore Sabatino ha intervistato Fernando Mezzetti, esperto di Cina:

    R. – L’importanza è bilaterale, ma non soltanto: nei rapporti tra i due Paesi, l’economia ha assunto un ruolo sempre più forte, basti pensare che negli ultimi 10 anni si è passati da un commercio di un milione di dollari all’anno a 31 miliardi. La Cina investe in Brasile soprattutto in materie prime, miniere e addirittura – negli ultimi anni – ha acquistato addirittura immensi latifondi, perché Pechino ha bisogno di prodotti alimentari e soprattutto carni, soia ed altri generi basilari per l’alimentazione.

    D. – Gli scambi commerciali e le svalutazioni competitive sono, però, i punti deboli di questo rapporto?

    R. – Il vero punto debole di questo rapporto è che il Brasile che – come sappiamo - è in grande sviluppo economico, si trova svantaggiato sul fronte dello sviluppo industriale di fronte alle esportazioni cinesi: l’industria nazionale brasiliana, per certi settori, fatica a decollare a causa delle produzioni cinesi, che sono fondamentalmente merci a basso costo e che hanno invaso il mercato brasiliano; e con ciò diventa difficile uno sviluppo locale. La presidente brasiliana arriva a Pechino, avendo la settimana scorsa deciso di imporre dazi doganali su un vasto ventaglio di merci cinesi, e questo certamente sarà un nodo spinoso delle conversazioni. Ma, d’altra parte, c’è anche una collaborazione militare tra i due Paesi: il Brasile ha una forte industria militare e aeronautica e in questi settori stanno cooperando; così come stanno cooperando nel settore petrolifero, perché la Cina ha bisogno di petrolio e in Brasile c’è l’azienda nazionale brasiliana che ha fortissimi ed intensi rapporti con la Cina.

    D. – In questi sei giorni è previsto anche un summit dei Paesi del Gruppo Bric, che vede la presenza dei leader di Cina, Brasile. Sudafrica, India e Russia. I Paesi in via di sviluppo, insomma, fanno il punto della situazione in un momento di grave crisi economica globale…

    R. – Sono i Paesi emergenti che hanno il vento in poppa con le loro economie. Però sanno bene che, essendoci una crisi del mondo più sviluppato, ciò si rifletterà anche sulle loro economie, perché vivono soprattutto di esportazioni; oppure vivono esclusivamente di alcuni settori. All’interno di questo ambito c’è il Sudafrica, che partecipa a questo vertice e che ha forti motivi di risentimento verso la Cina, perché - anche lì - l’invasione di merci cinesi a basso costo ha tagliato le ali all’incipiente industria sudafricana. (mg)

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    Famiglie italiane: il 50% fatica a pagare la rata del mutuo

    ◊   Circa il 50% delle famiglie ha difficoltà a pagare la rata del mutuo e a sostenere le spese della casa. Colpa della crisi economica ma anche dell’eccessiva rigidità delle banche. E’ quanto emerge da un’indagine commissionata dalla Caritas presentata a Roma che ha presentato l’osservatorio regionale sul costo del credito. L’organismo della Conferenza Episcopale Italiana chiede quindi maggiori sgravi fiscali per le famiglie e nuovi ammortizzatori sociali. Alessandro Guarasci:

    Per tanti, troppi italiani, la crisi ancora non è finita. Una famiglia su due è in difficoltà con le spese della casa, mutuo più bollette. Un dato che fa riferimento alla proiezione per il 2011, ma che trova riscontro nelle rilevazioni degli anni precedenti. Nel 2007, il 47% dei nuclei aveva infatti problemi di questo tipo. La situazione è preoccupante perché i tassi sono in risalita, ma i redditi sono fermi. Ad essere colpite soprattutto le famiglie composte da una sola persona, o con scarsa istruzione oppure dove c’è un disoccupato. E anche a livello territoriale ci sono marcate differenze. Giampietro Cavazza, presidente del Centro Culturale Ferrari che ha curato l’indagine.

    “Vediamo che queste famiglie sono localizzate prevalentemente nelle regioni del nord, in modo particolare Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna e - la cosa non ci deve stupire più di tanto - a seguito, appunto, del terremoto la regione Abruzzo”.

    Secondo don Andrea La Regina, responsabile dell’ufficio macroprogetti di Caritas italiana bisogna intervenire su più fronti.

    “Da questo punto di vista chiediamo alle istituzioni di intervenire con accorgimenti molto mirati di ammortizzatori sociali, capaci di aiutare le famiglie in questo periodo di crisi, dall’altra, quella di combattere quelle cause strutturali che sono quelle di un diritto alla casa che deve essere affermato e sostenuto”.

    Le promesse di riduzione delle tasse hanno le gambe corte. Ne è convinto il vicedirettore della Caritas Francesco Marsico:

    C’è una sostanziale inerzia sulla riforma fiscale. Non credo che ci siano grosse speranze nel prossimo futuro e soprattutto, poi, il quoziente familiare è un tassello, non l’unico. Il problema dei costi occulti, che i Comuni scaricano senza nessun tipo di progressività fiscale attraverso i servizi, come si risolve oggi?”.

    Anche le famiglie, e non solo le imprese, hanno diritto di chiedere allo Stato politiche sociali.(ma)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: un altro cristiano, accusato di blasfemia, in pericolo di vita. Il 20 aprile giornata di preghiera

    ◊   Arif Masih, cristiano di 40 anni del villaggio di Chak Jhumra arrestato il 5 aprile con l’accusa di blasfemia, “va protetto in quanto è in serio pericolo di vita”. Ad affermarlo è la “Masihi Foundation”, organizzazione che ha assunto la difesa di Arif e si occupa della protezione della sua famiglia. In quella zona del Punjab si sono registrati, negli ultimi anni, 45 casi di persone accusate di blasfemia e 43 di loro sono state uccise con esecuzioni extragiudiziali, anche prima di registrare una denuncia. In Pakistan la legge sulla blasfemia prevede l’ergastolo in caso di dissacrazione del Corano e la pena di morte per offese a Maometto. Sono diverse le iniziative promosse per chiedere la modifica di questa norma. In particolare si terrà il 20 aprile, mercoledì della Settimana Santa, una “Speciale Giornata di preghiera per Asia Bibi e per le vittime della legge sulla blasfemia”. E’ quanto rende noto l’agenzia Fides precisando che l’iniziativa sarà lanciata dalla “Masihi Foundation”, che si occupa anche dell’assistenza legale della donna cristiana condannata a morte. L’auspicio - afferma Haroon Masih, direttore della “Masihi Foundation” - è che “tutti i credenti e tutti gli uomini di buona volontà possano unirsi in comunione di preghiera e accendere una candela, implorando da Dio la salvezza e la liberazione di questa donna e di tutti coloro che soffrono che per le conseguenze di false accuse di blasfemia”. All’iniziativa ha già aderito mons. Andrew Francis, vescovo di Multan e presidente della Commissione per il dialogo interreligioso nella Conferenza episcopale del Pakistan. “La preghiera – ha detto il presule - è uno strumento importante per i fedeli del Pakistan, che confidano nell’opera di Dio”. Anche in Italia si pregherà per Asia Bibi e per le vittime della legge di blasfemia ed in particolare durante la Santa Messa che il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, celebrerà il 20 aprile nella cappella del Parlamento. La Fondazione Masihi lancia infine un appello a tutte le comunità, le parrocchie, le associazioni, le congregazioni religiose, in tutte le Chiese cristiane del mondo, perché si uniscano alla Giornata di preghiera. Per far pervenire nuove adesioni, che si auspica possano giungere numerose dai cinque Continenti, si può inviare un messaggio e-mail all’indirizzo specialprayerday@gmail.com (A.L.)

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    Appelli contro la legge sulla blasfemia in Pakistan: urge una moratoria

    ◊   Il nuovo caso del cristiano Arif Masih, vittima di false accuse di blasfemia, rilancia la proposta di una moratoria sull’applicazione della legge sulla blasfemia in Pakistan. E’ quanto dice all’Agenzia Fides Paul Bhatti, consigliere speciale del Primo Ministro per gli affari delle minoranze religiose, accogliendo la proposta che circola nella società civile pakistana, e che sta trovando l’appoggio di intellettuali, editorialisti e studiosi, attivisti per i diritti umani. “Urge trovare una soluzione per impedire gli abusi della legge. Si può partire da una moratoria o pensare a delle modifiche. Ma occorre anche lavorare per cambiare la mentalità e la cultura: vi sono in Pakistan individui e organizzazioni che usano questa legge per creare disarmonia e tensione sociale”, rimarca Bhatti. Mehdi Hasan, presidente della “Commissione per i Diritti Umani del Pakistan”, una fra le organizzazioni più importanti nella nazione, afferma a Fides: “Siamo fondamentalmente favorevoli a una moratoria sulla blasfemia, anche se la nostra posizione ufficiale è quella di chiederne l’abolizione. Va ricordato che prima del 1986 non vi erano in Pakistan denunce di blasfemia e dopo abbiamo avuto, in 20 anni, circa 1.000 casi, mentre 70 persone, accusate solo di blasfemia, sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali”. Padre Mario Rodrigues, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, nota che “la legge sulla blasfemia è chiamata ‘legge nera’. Oggi chi vi si oppone viene definito blasfemo e rischia la vita. L’idea di una moratoria sulla sua applicazione mi trova molto favorevole: servirebbe almeno a scongiurare nuovi casi costruiti su false accuse. Ma credo che il governo difficilmente vorrà esporsi”. Haroon Barkat Masih, a capo della Masihi Foundation, che fornisce assistenza legale e materiale ad Asia Bibi, la donna condannata a morte per blasfemia, dice: “La moratoria sarebbe un primo passo per impedire alla legge di nuocere ancora: il governo da un lato potrebbe dire ai gruppi radicali islamici che la legge resta in vigore, ma intanto riuscirebbe a fermarne il cattivo uso e le strumentalizzazioni”. Due proposte concrete per evitare abusi della legge sono queste, conclude: dare il compito di registrare le eventuali denunce di blasfemia ad agenti di polizia di alto grado; affidare i processi direttamente all’Alta Corte, saltando i tribunali di primo grado, troppo esposti alle pressioni.

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    Vietnam: in carcere un avvocato cattolico, membro della Commissione “Giustizia e Pace”

    ◊   L’avvocato cattolico Le Quoc Quan, membro della Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi di Vinh, è stato arrestato dalla polizia insieme al medico Pham Hong Son. I due sono stati arrestati il 7 aprile perché nei giorni precedenti avevano partecipato alle manifestazioni in difesa di Cu Huy Ha Vu, noto avvocato e attivista per i diritti umani condannato da un tribunale a 7 anni di prigione “per propaganda anti-governativa”. Come riferito a Fides da fonti nella Chiesa vietnamita, Le Quoc Quan è un cattolico praticante, attivo nella difesa dei diritti umani, molto apprezzato dalla comunità locale. L’avvocato dovrebbe tenere una relazione al prossimo seminario annunciato dalla Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi vietnamiti, che si terrà a Saigon il 27 maggio 2011, sul tema “La Giustizia e la Pace nel Vietnam di oggi” (vedi Fides 25/3/2011) . Le Quoc Quan ha studiato negli Stati Uniti e, rientrato in Vietnam, si è distinto per la sua attività all’interno della Chiesa e nella società civile, impegnandosi per la difesa della dignità della persona e dei diritti umani, ed entrando a far parte della Commissione “Giustizia e Pace” a Vinh. La Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza Episcopale, creata ufficialmente dai vescovi nell’ottobre 2010, ha iniziato il suo lavoro guidata dal vescovo di Vinh, mons. Paul Nguyen Thai Hop (presidente), e da padre Antoine Nguyen Ngoc Son (segretario generale). La Commissione si ispira all’opera del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, traendone gli obiettivi: promuovere la giustizia e la pace nella società, secondo gli insegnamenti del Vangelo e della Dottrina sociale della Chiesa. Nel suo lavoro, la Commissione potrà e dovrà spesso riferirsi alle questioni del rispetto dei diritti umani. La creazione e l’attività della nuova Commissione, rimarcano le fonti di Fides, “rappresenta una nuova speranza per la Chiesa e per l’intera società vietnamita, soprattutto per la difesa dei deboli e degli oppressi, e per la costruzione di una società più giusta e fraterna”.

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    Nicaragua. Mons. Baez: la corruzione distrugge la democrazia

    ◊   Il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Managua, Silvio Baez, ha denunciato che la corruzione è uno dei mali più gravi che corrode la democrazia del paese, commentando il rapporto del Dipartimento di Stato degli USA 2010 sui diritti umani in questo Paese centroamericano. Al canale 12 della televisione locale – riferisce Fides - il vescovo ha dichiarato: "Purtroppo negli ultimi anni è aumentata la corruzione a tutti i livelli dello Stato". In questo rapporto si sottolinea che "il sistema giudiziario in Nicaragua ha continuato nel 2010 ad essere sensibile alla corruzione e alla politicizzazione, e non ha funzionato in maniera indipendente", inoltre il Paese è ancora privo di “un efficace sistema di diritto civile”. "Credo che uno degli impegni che i nicaraguensi debbano prendere in futuro è quello di superare la corruzione con un impegno molto maggiore per l’onestà ed il patriottismo" ha detto il vescovo, spiegando che “per la Chiesa cattolica la corruzione è uno dei problemi più gravi che distrugge la democrazia”. Il vescovo ha osservato che i nicaraguensi non hanno certo bisogno di ricevere dall’estero statistiche sulla situazione dei diritti umani per rendersi conto “che il Paese deve migliorare” in questa materia. Il vescovo ha parlato al termine della tradizionale Via Crucis che ogni sabato di Quaresima parte da diverse zone pastorali dell'arcidiocesi di Managua per raggiungere il Santuario di “Gesù de El Rescate” nella città di Conquista, a sud del Paese. Il governo del Nicaragua, guidato dal presidente sandinista Daniel Ortega, finora non ha reagito al documento di Washington.

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    Francia. In vigore la legge che vieta il burqa: fermate due donne a Parigi

    ◊   A Parigi la polizia ha fermato due donne con il velo che partecipavano ad una manifestazione davanti alla Cattedrale di Notre Dame per protestare contro il divieto, entrato in vigore in Francia da poche ore, di indossare il velo islamico nei luoghi pubblici. Un commissario di polizia ha spiegato che i fermi sono scattati perché la manifestazione non era stata autorizzata. La legge che vieta di indossare il velo, fortemente voluta dal presidente Nicolas Sarkozy, è stata approvata nell'ottobre scorso dopo un dibattito molto acceso. La Francia, il Paese con la comunità musulmana più popolosa d'Europa, è stato il primo Stato europeo a vietare veli integrali come il burqa e il niqab. Secondo le stime ufficiali, sono circa 2 mila le donne che in Francia indossano il velo islamico, su una popolazione musulmana totale stimata tra i quattro e i sei milioni. Il provvedimento entrato oggi in vigore in Francia non proibisce solo il velo islamico ma vieta anche di celare il volto con maschere, passamontagna o caschi integrali. Il premier francese, Francois Fillon, recentemente ha sottolineato che lo spirito della legge deve "riaffermare in modo solenne i valori della Repubblica e del vivere insieme". (A.L.)

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    India: consegnate le prime 90 carte d’identità a bambini orfani

    ◊   Per la prima volta il governo indiano ha consegnato 90 carte di identità ad altrettanti bambini orfani, tutti residenti nel distretto di Warangal nel nord dell’India. Il ministro del Welfare, Baswaraju Saraiah – come riferisce il Sir - ha consegnato i documenti, rilasciati dal dipartimento delle Entrate, agli orfani dell’istituto Bala Bhavan Vikasa a Kazipet. Nell’occasione il ministro ha sottolineato l’importanza di questo gesto, che prima d’ora non era ancora stato fatto nel Paese. “Grazie a questi documenti - ha spiegato - i bambini potranno avere una propria identità, a prescindere dalla religione, dalla casta e dalla loro condizione. Ai bambini orfani basterà mostrare questi documenti di identità per essere riconosciuti”. Il ministro ha anche ringraziato le Ong per il lavoro svolto a favore dei piccoli orfani ed ha esortato i presenti ad amarli e sostenerli, aiutandoli a “conseguire una buona istruzione ed offrire loro garanzie per il futuro”. L’introduzione di questa nuova misura di tutela dei minori si va ad aggiungere ad altri interventi già messi in atto dal governo indiano riguardanti minori vulnerabili. Alcune settimane fa, il ministero centrale per le Donne e lo sviluppo dei bambini ha infatti attivato un sistema web based per la gestione delle informazioni riguardanti i minori adottabili, al fine di rendere più rapide e trasparenti le procedure di adozione.

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    Energia in Europa: per Lettonia e Svezia record di fonti rinnovabili

    ◊   In dieci anni le energie rinnovabili, come la solare e la eolica, hanno quasi raddoppiato il loro peso nel complesso dei consumi dell’Unione Europea, passando dal 5 al 9% del totale. Lo attesta Eurostat che, in occasione dell’apertura della Settimana europea per le energie rinnovabili, diffonde i dati sulla produzione e i consumi a livello continentale. “Nel 2009 – afferma l’Istituto di statistica, secondo quanto riferisce il Sir – il petrolio era la principale fonte di energia nell’Ue, rappresentando il 37% dei consumi”. Cambiamenti significativi sono però intervenuti nel corso del decennio 1999-2009. Il petrolio è infatti sceso di due punti percentuali (nel 2009 – ultimi dati disponibili – era al 39%), carbone e combustibili solidi sono passati dal 18 al 16%, mentre il gas è salito dal 22 al 24%. “La parte rappresentata dal nucleare è rimasta stabile al 14%”. I paesi a massimo consumo di petrolio rispetto al fabbisogno interno sono Malta (100%), Cipro (96%), Lussemburgo (63), Grecia (55), Portogallo (50). Il gas è l’energia più utilizzata nei Paesi Bassi (43%), in Italia e Regno Unito (38%), Ungheria (36). Il carbone prevale nei “pacchetti energetici” dei paesi dell’est, con in testa Estonia, Polonia, Repubblica ceca e Bulgaria. La Francia detiene il record del ricorso al nucleare (40% del fabbisogno nazionale). In testa alla classifica per l’uso delle energie “pulite” si collocano invece Lettonia (36%), Svezia (34), Austria (27), Finlandia (23). Fra i dati diffusi da Eurostat riguardo i consumi di energia nell’Ue27, è presente un ampio capitolo dedicato alle fonti rinnovabili: idroelettrica, eolica, biomassa, geotermica e solare. “La parte delle rinnovabili nell’approvvigionamento energetico è aumentato in tutti gli Stati membri” nel corso degli ultimi dieci anni. “Gli aumenti più significativi si sono registrati in Danimarca” (dall’8 al 17% del pacchetto energetico nazionale), Svezia (dal 27 al 34%), Germania (dal 2 all’8%), seguiti, con percentuali significative, da Portogallo, Slovacchia, Austria, Lettonia, Spagna, Slovenia, Ungheria. Alle centrali nucleari fanno ricorso 15 dei 27 Stati membri; Cipro e Malta, invece, non fanno alcun ricorso al gas. L’indagine di Eurostat sarà al centro di ulteriori analisi in questi giorni, nell’ambito della Settimana europea delle energie rinnovabili. Domani a Bruxelles si svolgerà una conferenza internazionale su questi temi e in particolare sulla efficienza e sul risparmio energetici. Altri 600 eventi sono previsti per questa settimana nei diversi paesi Ue.

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    Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona: aperte le iscrizioni

    ◊   Sono ufficialmente aperte le iscrizioni al XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si svolgerà ad Ancona dal 3 all’11 settembre 2011. Per iscriversi si possono completare on line le indicazioni presenti nel sito. Possono iscriversi persone singole o gruppi, scegliendo se partecipare ad una o più giornate o per l’intera settimana. Per iscriversi, occorre indicare anzitutto la diocesi, la parrocchia o l’associazione di appartenenza. Vanno poi digitati i dati personali e, successivamente, si potrà consultare il programma completo del XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che prevede nella giornata conclusiva, domenica 11 settembre, la Santa Messa presieduta da Benedetto XVI. Sarà possibile costruire un vero e proprio itinerario personale, o di gruppo, per partecipare agli incontri che si terranno, oltre che ad Ancona, ad Osimo, Fabriano, Loreto, Falconara, Senigallia e Jesi. Una volta confermata la partecipazione alle giornate del Congresso, verrà attribuito un codice e sarà possibile ricontrollare tutti i dati inseriti. Nella fase conclusiva, dopo la conferma della richiesta d’iscrizione, l’utente riceverà all’indirizzo di posta elettronica indicato inizialmente, una mail riepilogativa, in cui si specificano nuovamente tutti i dati necessari per effettuare il bonifico bancario. Il contributo per la partecipazione al Congresso Eucaristico Nazionale del 2011 è di 15,00 € per gli adulti e di 8,00 € per i ragazzi (minori di 16 anni). Ai partecipanti verrà consegnata la sacca con i libretti liturgici, il vademecum, il cappello, il foulard e il pass. (A.L.)

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    Emissione di un francobollo celebra la Beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   Domani, la Polonia e la Città del Vaticano celebrano la Beatificazione di Giovanni Paolo II con l’emissione di un francobollo realizzato dall’artista polacca Marzanna Dabrowska. La serie filatelica è composta dal francobollo inserito in un minifoglio da 6 e da una stamp&coin card, che contiene il francobollo dell’emissione e la moneta da 50 centesimi del millesimo 2011, raffigurante il Papa Benedetto XVI. Per la circostanza verrà emesso anche un folder, che contiene il minifoglio, la stamp&coin card e una busta obliterata con l’annullo figurato recante la data della beatificazione. (M.V.)

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    Giornata di studi sui "martiri" per la giustizia nel Sud: Livatino, Puglisi, Diana

    ◊   Si svolge oggi e domani a Napoli la VII Giornata di studio sulla Storia del Cristianesimo, promossa dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale-Sez. San Luigi e dall’Istituto di Storia del Cristianesimo “Cataldo Naro”, sul tema “Martiri per la giustizia, martiri per il Sud: Livatino, Puglisi, Diana, uccisi non per errore”. Il convegno si apre con la commemorazione di mons. Cataldo Naro (1951-2006), studente della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, storico della Chiesa, arcivescovo di Monreale; intervengono il vescovo di Aversa, mons. Angelo Spinillo, il padre gesuita Vincenzo Corradino e studenti della Facoltà Teologica medesima. Nella seconda giornata dei lavori, le relazioni del mattino saranno incentrate sulle testimonianze lasciate da don Pino Puglisi, don Giuseppe Diana e dal giudice Rosario Livatino, evocate rispettivamente da Giuseppe Bellia, docente di Teologia, Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa e Raffaele Cantone, magistrato, con un’introduzione su “martirio, martiri e teologia” di Massimo Naro, teologo, fratello del compianto arcivescovo, ricordato in altra sessione del convegno. Nel pomeriggio si aprirà una tavola rotonda sul martirio nel XX secolo, animata da professori della Facoltà Teologica dell’Italia meridionale e coordinata da Antonella Palermo, giornalista della Radio Vaticana. Seguirà la parte conclusiva dell’incontro di studio dal titolo “Non eroi, ma martiri: la Chiesa sulla frontiera”, che proporrà un dialogo tra il padre gesuita Roberto Del Riccio e mons. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta. Maggiori informazioni possono essere reperite nel sito www.storiadelcristianesimo.it. (M.V.)

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    L'invito del cardinale Sepe a non rassegnarsi diventa rappresentazione artistico-musicale

    ◊   La lettera pastorale “Non chiudete le porte alla speranza” scritta dal cardinale Crescenzio Sepe in occasione del Giubileo per Napoli, indetto per il 2011, prende forma attraverso un’originale rappresentazione artistico/musicale. Il messaggio dell’arcivescovo di Napoli ha infatti ispirato “Le pietre di Partenope”, un racconto ricco di elaborazioni musicali inedite, voci e strumenti che si fonderanno insieme martedì prossimo, dalle ore 19.00, presso il ‘Renaissance Naples hotel mediterraneo’ di Napoli, in Via Nuova Ponte di Tappia. “Nessuno – scrive il porporato, nella sua lettera pastorale per il Giubileo per Napoli - si rassegnerà mai a considerare Napoli come una storia finita male… Non lo farà certo la Chiesa, questa Chiesa di Napoli” e non lo faranno gli operatori del settore turistico, come ha ribadito don Salvatore Fratellanza, direttore dell'Ufficio per la pastorale del tempo libero, turismo e pellegrinaggi dell’arcidiocesi di Napoli. La rappresentazione “Le Pietre di Partenope” intende “riaccendere quella luce che dovrà illuminare un percorso per il riscatto morale, sociale e culturale del capoluogo partenopeo”. Le parole sono pietre e le ‘pietre di Partenope’ – si legge nel comunicato dell’arcidiocesi di Napoli - sono sassi nello stagno dell’omertà, dei rifiuti, della camorra, del malcostume e dell’illegalità diffusa. (A.L.)

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    Convegno storico a Roma sul cardinale Siri

    ◊   L’Istituto Luigi Sturzo ospita a Roma da domani al 15 aprile il convegno storico “Giuseppe Siri. Chiesa, cultura, politica da Genova al mondo”, dedicato alla figura e all’azione del cardinale genovese (1906-1989), che fu pastore della sua città 1946 al 1987. Partendo dagli anni della formazione romana, con gli studi alla Gregoriana e al Seminario Lombardo, l’analisi dei relatori si sposterà a Genova per seguire gli inizi del ministero del giovane sacerdote, docente di teologia dogmatica, conferenziere, predicatore e, successivamente il suo ministero episcopale, quale ausiliare (1944) e pastore nella Cattedra di San Siro; di quest’ultimo periodo verranno messi in luce, tra l’altro, il sostegno del Siri alla Comunità di San Martino di Tours e la sua attività di consulente morale dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti (UCID). La riflessione del Convegno si soffermerà quindi sulla partecipazione al Vaticano II del pastore di Genova, creato cardinale da Pio XII nel 1953, ripercorrendo i suoi numerosi interventi alla Congregazioni conciliari. Il dibattito darà anche rilievo ai rapporti del porporato con altre figure della Chiesa italiana del momento, con esponenti del mondo politico e culturale. Nell’ultima sessione dei lavori sarà infine evocata la visione del cardinale in merito agli scenari internazionali del tempo – politici, religiosi, sociali - quali la situazione della Chiesa nell’est europeo sotto i regimi totalitari, situazione che il Siri ebbe modo di approfondire durante i viaggi compiuti in Polonia, Unione Sovietica e Ungheria. Ad aprire il Convegno nel pomeriggio del 12 aprile, sarà il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. All’inizio delle singole sessioni si rivolgeranno ai partecipanti con indirizzi di saluto i cardinali Angelo Bagnasco, Velasio De Paolis, Raymond Leo Burke, Raffaele Farina e l’arcivescovo Dominique Mamberti. Interverranno, tra gli altri, in qualità di relatori, l’arcivescovo Antonio Guido Filipazzi, i docenti universitari Renato Moro, Danilo Veneruso, Francesco Vecchiato, Giulia Guazzaloca, Francesco Bonini, Jean-Dominique Durand. (M.V.)

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    24 Ore nel Mondo



    Costa D'Avorio: Gbagbo arrestato dalle truppe francesi

    ◊   Le forze speciali francesi della “Liocorne” hanno catturato il presidente uscente della Costa d'Avorio, Laurent Gbagbo, dopo essere penetrate nella sua residenza-bunker di Abidjan: lo afferma un collaboratore di Gbagbo a Parigi, ripreso dalle agenzie di stampa. La notizia viene confermata anche da un portavoce del leader dell’opposizione ivoriana, Ouattara. Ieri, elicotteri francesi e della Missione Onu nel Paese africano avevano parzialmente distrutto il quartier generale di Gbagbo. Il raid - aveva affermato un consigliere del presidente Sarkozy - era stato necessario per evitare "un bagno di sangue". La richiesta è arrivata dalle Nazioni Unite, con l’intento di proteggere i civili. Il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in una nota aveva chiesto di fare ricorso a “tutti i mezzi necessari” per bloccare l'uso di armi pesanti da parte dei sostenitori di Gbagbo.

    Yemen-Saleh: transizione pacifica
    Nello Yemen, dopo mesi di proteste anti-governative, il presidente Saleh si è detto pronto per il trasferimento pacifico dei poteri e per la formazione di un governo di unità nazionale, come previsto dal piano di mediazione definito nei giorni scorsi dai Paesi del Golfo Persico. Ancora nessuna reazione dell’opposizione che ha sempre rifiutato la proposta, lamentando la garanzia dell’immunità prevista per il leader di Sanaa. Ieri, diverse manifestazioni si sono svolte in varie città del Paese, in seguito all’uccisione di un dimostrante avvenuta durante la repressione dei giorni scorsi.

    Siria
    Alta tensione in Siria. Reparti dell’esercito presidiano la città costiera di Banias, dove ieri le milizie fedeli al presidente Al Assad hanno aperto il fuoco contro i manifestanti uccidendone almeno cinque. A fornire il bilancio sono stati testimoni oculari e organizzazioni umanitarie locali, che invocano l’apertura di un’indagine sulle violenze degli ultimi giorni.

    Egitto
    In Egitto, le autorità giudiziarie hanno chiesto l’adozione di tutte le misure di sicurezza in vista dell’interrogatorio del deposto presidente Mubarak e dei suoi figli, nell’ambito dell’inchiesta sulla repressione delle rivolte di gennaio e in quella su episodi di abuso di potere. Annunciati, inoltre, provvedimenti adeguati in caso di mancata comparizione. Ieri l’ex rais, in un’intervista alla tv satellitare Al Arabiya, ha respinto ogni accusa mossa contro di lui e la sua famiglia.

    Medio Oriente: tregua tra Israele ed Hamas
    Sembra essere tornata la calma in Medio Oriente dopo gli intensi attacchi dei giorni scorsi che hanno provocato decine di vittime nella Striscia Gaza. Secondo la stampa locale, grazie alla mediazione di Onu ed Egitto, Israele e Hamas avrebbero tacitamente concordato una sospensione delle ostilità. In alcune dichiarazioni rese in queste ore, le parti hanno espresso interesse verso questo obiettivo chiedendo garanzie reciproche. Nessun commento dai vertici israeliani all’idea, avanzata dalla Lega Araba, di istituire una no-fly zone per impedire il volo dei caccia israeliani sulla Striscia.

    Iraq
    La guerriglia in mattinata è tornata a colpire in Iraq, con un doppio attentato. Uno è avvenuto in un affollato mercato di Falluja, nella provincia di al Anbar, dove un paio di esplosioni hanno provocato almeno 3 morti e decine di feriti. In precedenza nella capitale Baghdad altre tre persone hanno perso la vita a causa dello scoppio di un ordigno artigianale.

    Pakistan:
    La guerra in Afghanistan “sta destabilizzando il Pakistan”, sia sul fronte della democrazia che dello sviluppo economico. Lo ha affermato il presidente pakistano Zardari il quale in un’intervista ha espresso preoccupazione per il ritmo lento per mettere fine al conflitto. Secondo il leader di Islamabad la classe dirigente americana ha “una limitata comprensione dell’impatto delle politiche da essa sviluppate all’estero”.

    Afghanistan:
    In Afghanistan, decisa la creazione di una commissione incaricata di definire, nel giro di una decina di giorni, i punti di un accordo strategico di lungo periodo con gli Stati Uniti nel campo economico, militare e politico. L’obiettivo principale del gruppo di lavoro – si è appreso a Kabul – è quello di tutelare gli interessi degli afgani. In vista della firma dell’intesa è previsto un discorso del presidente Karzai che segue da vicino gli sviluppi della vicenda.

    Perù: elezioni presidenziali
    In Perù, l’ex militare di sinistra, Ollanta Humala, ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali che si sono svolte ieri: ha ottenuto il 28 per cento dei consensi, a fronte del 64% delle schede scrutinate. Incerto, invece, il candidato che lo affronterà al ballottaggio in programma il prossimo 5 giugno. Al momento al secondo posto c’è l’esponente della destra Keiko Fujimori, figlia dell'ex presidente Alberto Fujimori, che ha sorpassato l’altro candidato di destra Kuczynski.

    Cina: decine di cristiani arrestati
    In Cina, diverse decine di cristiani, che stavano pregando all’aperto, sono stati arrestati ieri dalla polizia nel distretto di Haidian, a nord di Pechino. I fedeli si erano riuniti all'esterno perché non era stato prorogato l’affitto del locale che era diventato il loro luogo di culto abituale. Secondo diversi testimoni, i cristiani, una volta scesi in piazza, hanno trovato l’area presidiata da centinaia di poliziotti. In Cina sono illegali tutte le associazioni religiose che non sono registrate presso l'apposito ufficio governativo.

    Uganda: arrestato leader opposizione
    In Uganda la polizia ha arrestato il principale leader dell’opposizione locale, Besigye, mentre stava tentando di dar luogo ad una manifestazione di protesta, nella città di Kampala, assieme ad altre decine di attivisti. Un portavoce delle forze dell’ordine ha precisato che è stato fermato “dopo aver bloccato una strada”, mentre la folla lanciava pietre contro gli agenti che hanno utilizzato gas lacrimogeni per disperdere la manifestazione. Dure critiche dal Forum per il cambiamento democratico, la coalizione di opposizione guidata da Besigye che ha condannato l’uso “eccesivo” della forza nella repressione.

    Russia: arrestati esponenti dell'opposizione
    In Russia decine di attivisti delle opposizioni sono finiti in manette a Mosca durante le manifestazioni organizzate ieri nel “Giorno della Rabbia”. Nonostante il divieto del Cremlino almeno cento persone si sono date appuntamento nel centro della capitale con l’obiettivo di mettersi in marcia verso i luoghi istituzionali della città.

    Italia-processo Mediaset
    Il premier italiano Silvio Berlusconi si è presentato stamani in aula a Milano al processo Mediaset, nel quale è imputato, assieme ad altre persone, per presunte irregolarità nella compravendita dei diritti tv e cinematografici. E' la prima volta che il presidente del Consiglio partecipa all'udienza dibattimentale davanti ai giudici. "La magistratura lavora contro il Paese, non per il Paese", ha detto parlando con i giornalisti. Immediate le reazioni critiche dall'opposizione.

    Fiat-Chrysler
    Nei prossimi giorni, la quota Fiat in Chrysler aumenterà del 5 per cento, fino ad arrivare al 30 per cento. Lo ha detto l’amministratore delegato della casa automobilistica torinese, Sergio Marchionne, anticipando che l’intenzione è quella di raggiungere il 51 per cento. Resta confermato per il 2012 il lancio dell’Alfa Romeo negli Stati Uniti, mentre la trattativa per la ricerca di un partner in Russia procede a rilento anche se – ha spiegato – a maggio “potrebbero esserci delle novità”. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 101

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.