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Sommario del 10/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo
  • Papa Wojtila, un grande apostolo di Cristo. Così Benedetto XVI dopo la proiezione, ieri, di un nuovo documentario su Giovanni Paolo II
  • Chiesa e new media, il 2 maggio incontro in Vaticano dedicato ai bloggers
  • Oggi in Primo Piano

  • Ripresi i combattimenti in Costa d’Avorio, Gbagbo smentisce l’attacco alla sede di Ouattara. La testimonianza dei focolari nel Paese
  • Nuove proteste in Egitto. Mons. Fitzgerald: Il Paese vive una fase di incertezza
  • Medio Oriente, 19 morti dall’inizio dei raid israeliani. Spiragli di tregua tra Israele e Hamas
  • Immigrazione, entrato in vigore il permesso di soggiorno temporaneo valido sei mesi
  • Diocesi di Roma, oggi la Giornata della Carità
  • Nelle piazze italiane le “Uova di Pasqua Ail” contro leucemia, linfomi e mieloma
  • Chiesa e Società

  • Per i vescovi indiani una “vittoria del popolo” la commissione anticorruzione
  • Guatemala, Conferenza episcopale sulla situazione del Paese
  • Primo anniversario della tragedia di Smolensk
  • Forum delle associazioni familiari: famiglie in difficoltà, più aiuto dalle banche
  • Malaysia, il governo autorizza importazione e stampa della Bibbia
  • Centro Astalli, Rapporto annuale 2011: aiuto a 16 mila rifugiati
  • Comunicato della nunziatura apostolica in Belgio sul caso di mons. Vangheluwe
  • Messico, un centro per allontanare i bambini da droga e violenza
  • India, stop alla vendita di un anestetico per i condannati a morte negli Usa
  • Vicariato di Roma. Settimana delle Scienze e tecnologia
  • L’invito del cardinale Bagnasco agli scout d’Europa: vivete una fede concreta
  • In mostra a Roma le fotografie di Giovanni Paolo II in preghiera
  • 24 Ore nel Mondo

  • Libia: l’esercito di Gheddafi avanza a Misurata e Ajdabiya. Al via la missione dell'Ua
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo

    ◊   All’Angelus Benedetto XVI ha ricordato che le Letture bibliche di questa domenica parlano tutte della risurrezione. “Non ancora di quella di Gesù, che irromperà come una novità assoluta, ma della nostra risurrezione, quella a cui noi aspiriamo e che proprio Cristo ci ha donato, risorgendo dai morti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Benedetto XVI, a sole due settimane della Pasqua, si sofferma sul significato cristiano della morte che rappresenta per noi “come un muro che ci impedisce di vedere oltre”. Eppure il nostro cuore - afferma il Pontefice – “si protende al di là di questo muro, e anche se non possiamo conoscere quello che esso nasconde, tuttavia lo pensiamo, lo immaginiamo, esprimendo con simboli il nostro desiderio di eternità”. Riferendosi al Vangelo di oggi della risurrezione di Lazzaro, il Santo Padre ricorda che l’idea di una risurrezione personale compare solo alla fine dell’Antico Testamento e che al tempo di Gesù non era accolta da tutti i Giudei.

    “Del resto, anche tra i cristiani, la fede nella risurrezione e nella vita eterna si accompagna non raramente a tanti dubbi, a tanta confusione, perché si tratta pur sempre di una realtà che oltrepassa i limiti della nostra ragione, e richiede un atto di fede”.

    Di fronte a tanti dubbi e limiti c’è una vera novità – aggiunge il Papa - che irrompe e supera ogni barriera:

    “Cristo abbatte il muro della morte, in Lui abita tutta la pienezza di Dio, che è vita, vita eterna. Per questo la morte non ha avuto potere su di Lui; e la risurrezione di Lazzaro è segno del suo pieno dominio sulla morte fisica, che davanti a Dio è come un sonno (cfr Gv 11,11)”.

    Ma c’è un’altra morte – spiega il Pontefice - che è costata a Cristo “la più dura lotta, addirittura a prezzo della Croce”:

    “E’ la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vincere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuova, una “nuova terra”, finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio”.

    Dopo l’Angelus, il Papa ha rivolto un saluto agli operai del polo minerario sardo di Portovesme che vivono una difficile situazione lavorativa, e ha ricordato il primo anniversario della catastrofe aerea nei pressi di Smoleńsk, in Russia, costata la vita al presidente Lech Kaczynski e ad altre personalità della Polonia. “Cristo, la nostra vita e Risurrezione – ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai pellegrini polacchi - li accolga nella sua gloria e vi conforti in questa dolorosa esperienza”.

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    Papa Wojtila, un grande apostolo di Cristo. Così Benedetto XVI dopo la proiezione, ieri, di un nuovo documentario su Giovanni Paolo II

    ◊   Benedetto XVI ha assistito ieri, nell’Aula del Concistoro del Palazzo Apostolico, alla proiezione del documentario sulla vita di Giovanni Paolo II, intitolato “Pellegrino vestito di bianco” e realizzato dal giovane regista polacco, Jarosław Szmidt. Al termine della proiezione, il Santo Padre ha espresso “vivo apprezzamento per il lavoro compiuto”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Ricordando che sono numerose ormai le opere audiovisive che hanno per oggetto la figura di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha fatto notare come “per la serietà con cui è stato preparato” e per la qualità della sua fattura, il film “Pellegrino vestito di bianco” si ponga “tra i contributi più validi offerti al pubblico” in occasione della prossima Beatificazione di Papa Wojtyła.

    “Questo film si distingue in questo panorama per diversi elementi, ad esempio le interviste a stretti collaboratori, le testimonianze di illustre personalità, la ricchezza della documentazione. Tutto ciò ha lo scopo di far emergere fedelmente, sia la personalità del Papa sia la sua instancabile azione nell’arco del lungo Pontificato”.

    Riferendosi alla “luminosa testimonianza” di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ha poi ricordato i due cardini della vita e del ministero di Papa Wojtyła: la preghiera e lo zelo missionario.

    “Giovanni Paolo II è stato un grande contemplativo e un grande apostolo di Cristo. Dio lo ha scelto per la sede di Pietro e lo ha conservato a lungo per introdurre la Chiesa nel terzo millennio. Con il suo esempio, lui ci ha guidati tutti in questo pellegrinaggio e adesso continua ad accompagnarci dal Cielo”.

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    Chiesa e new media, il 2 maggio incontro in Vaticano dedicato ai bloggers

    ◊   Il prossimo due maggio si terrà in Vaticano un inedito incontro di bloggers, persone o enti che pubblicano periodicamente su internet, come in una sorta di diario on line, opinioni e varie tipologie di contenuti in genere riguardanti specifici temi. Si tratta di un evento organizzato dai Pontifici Consigli della Cultura e delle Comunicazioni Sociali che ha come obiettivo quello di promuovere un dialogo tra bloggers e rappresentanti della Chiesa. Fabio Colagrande ha intervistato il dott. Richard Rouse, responsabile del Dipartimento "Comunicazione e linguaggi" del dicastero della Cultura e ideatore del meeting:

    R. – Abbiamo voluto identificare una categoria nella cultura contemporanea, che merita un’attenzione particolare. Se pensiamo al passato, la Pastorale della Cultura forse puntava sugli artisti e, dunque, ad un raduno degli artisti, o forse agli scrittori e, dunque, ad un raduno degli scrittori. Oggi, i bloggers sono una categoria importante e facciamo, dunque, un raduno con i bloggers. Qual è lo scopo? Lo scopo è di andare incontro ai bloggers – cattolici e non - per stabilire un dialogo che vada in entrambe le direzioni. Il primo obiettivo è riuscire a parlare lo stesso linguaggio. Noi abbiamo il nostro linguaggio ecclesiale, loro hanno il loro linguaggio particolare. Come ricordava il cardinale Ravasi, ogni linguaggio trasforma la persona che lo usa. Quindi, con l’uso da parte del blogger di queste frasi rapide, molto aggressive, precise per mantenere il loro pubblico, forse si può trasformare lo stesso carattere della persona. E’, dunque, questo, un momento importante dell’evangelizzazione.

    D. - Non si tratta, però, di un’iniziativa rivolta solo ai bloggers cattolici?

    R. – No, non è rivolta solamente ai cattolici, ma a tutti. E questo perché noi vediamo nella blogosfera un ambito, un terreno di dialogo. Ogni cristiano è chiamato anche in quell’ambito a vivere la propria vocazione di dialogo con gli altri, a presentare la propria fede, ma non è unicamente un discorso di presentazione della fede attraverso i blog, ma è anche entrare in un dialogo, in un rapporto di amicizia, di conoscenza, in modo che noi si parli lo stesso linguaggio dei nostri contemporanei. Vogliamo anche evitare che i cattolici che scrivono sui loro blog, scrivano solo ai cattolici. Non vogliamo che si crei un ghetto riservato ai bloggers cattolici. Per entrare nel tessuto dei blog dobbiamo imparare a parlare il loro linguaggio, bisogna entrare nel mondo e nel tessuto della blogosfera, senza creare una blogosfera cattolica, ma anzi partecipando ai dibattiti pubblici in rete, alle conversazioni che creano le culture universali. Siamo presenti nei piccoli blog, dall’altra parte del mondo, dove si parla di costruire una città, con i nostri valori cattolici, con la nostra attenzione per il bene comune.

    D. - L’incontro avrà anche una sezione dedicata alla presentazione delle iniziative della Chiesa nel campo dei nuovi media. Di che si tratta?

    R. - E’ importante che ci sia un momento in cui noi presentiamo i nostri nuovi modi di comunicare ai nostri interlocutori e chiediamo i loro commenti, chiediamo anche una risposta: chiediamo se così va bene o se dobbiamo cambiare i nostri modi di comunicare. Sarà una parte della seduta coordinata dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha svolto un gran lavoro in questo settore, insieme con la Radio Vaticana, e a tante istituzioni della Chiesa universale. Ci sarà un vescovo blogger, una religiosa esperta di internet, rappresentanti di conferenze episcopali, che mostreranno come i cattolici oggi possano mettersi on-line sui blog per comunicare in modo più efficace. Siamo anche pronti a ricevere critiche, a capire come possiamo migliorare. E’ anche questo lo scopo di un incontro che vuole essere informale e che non ha l'obiettivo di imporre una visione ecclesiale su ‘come dovrebbe essere un blog’.

    D. - Come state selezionando i 150 partecipanti e i 5 bloggers che interverranno nella prima parte dell’incontro?

    R. - Innanzitutto, aspettiamo che siano i bloggers ad autocandidarsi per partecipare. In meno di 24 ore dall’annuncio, abbiamo già ricevuto più di trecento richieste. Tra tutte quelle che ci arriveranno selezioneremo i relatori e il pubblico che sarà presente in aula. Non abbiamo ancora identificato i bloggers e aspettiamo che si autocandidino. Qualcuno farà un discernimento. Purtroppo non potremo ospitarne più di 150, ma ci saranno altri incontri. Questo vuole essere un primo passo di un cammino. Perciò invitiamo tutti i bloggers interessati a scriverci all’indirizzo blogmeet@pccs.it e a mandarci il link al loro blog.

    D. - Ci sono rischi in questa iniziativa?

    R. – Certo, ci sono rischi! I bloggers sono comunicatori molto interessanti. Sono soli davanti al loro computer, ma allo stesso tempo sono in una comunità, hanno il loro pubblico, creano dei dialoghi e dei dibattiti incrociati. Ogni tanto organizzano dei raduni, dei ‘blog-meet’ o anche dei ‘blog-fest’. In altri momenti, anche nella blogosfera cattolica, questi meeting possono diventare dei ‘blog-fight’, delle vere e proprie battaglie tra persone che hanno opinioni diverse molto polarizzate. Dunque, organizzando un raduno simile, rischiamo anche noi di assistere a discussioni accese, ma confidiamo che la presenza in aula di tanti bloggers cattolici rassereni il clima.

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    Oggi in Primo Piano



    Ripresi i combattimenti in Costa d’Avorio, Gbagbo smentisce l’attacco alla sede di Ouattara. La testimonianza dei focolari nel Paese

    ◊   Resta altissima la tensione in Costa d’Avorio, dove ieri sera ad Abidjan nuove esplosioni hanno interrotto una giornata di tregua apparente. Intanto, oggi, il governo del presidente uscente Laurent Gbagbo, ha negato di essere implicato nell'attacco compiuto ieri contro il quartier generale del capo di Stato eletto e internazionalmente riconosciuto, Alassane Ouattara. Intanto, si fa ogni giorno più grave l’emergenza umanitaria nel Paese. Linda Giannattasio:

    Il rumore delle armi nella più grande città della Costa D'Avorio, Abidjan, ha interrotto ieri sera la relativa calma nella sanguinosa lotta in atto da mesi tra il presidente eletto Ouattata e il capo di Stato uscente Gbabo. Secondo fonti della missione Onu, gli uomini di Gbabo avrebbero sparato senza provocare vittime contro il Golf Hotel, da quattro mesi quartier generale di Ouattara, generando la risposta dei caschi blu dell'Onu. Un attacco fermamente smentito da Gbabo che oggi ha parlato di una storia completamente inventata, ammettendo solo alcuni scontri, lontani dall’hotel. Gbabo – ha fatto sapere il suo portavoce ha quindi lanciato un appello alla resistenza contro i bombardamenti e gli atti perpetrati dalle forze francesi nel Paese, contro i suoi fedelissimi, che ieri avevano riguadagnato terreno sulle truppe pro-Ouattara. Intanto, nella breve pausa dai combattimenti, moltissimi abitanti hanno abbandonato la città alla ricerca di un posto sicuro, di cibo e di medicinali, vista la enorme carenza di beni di prima necessità. L’Onu ribadisce, infatti, la gravità dell’emergenza umanitaria e la necessità di mezzi per far arrivare gli aiuti alla popolazione stremata dai combattimenti tra le due fazioni.

    L'emergenza umanitaria generata dal conflitto in Costa d'Avorio, con la presenza di migliaia di profughi e sfollati, vede impegnate nel Paese diverse organizzazioni non governative internazionali che, insieme alla Chiesa locale, si adoperano per offrire, a quanti più possibile, rifugio e assistenza. Nei pressi di Man, a 600 km ad ovest della capitale, sorge una cittadella del Movimento dei Focolari che vuol essere testimonianza stabile di una vita improntata all'amore evangelico e alla fratellanza. In che modo i suoi abitanti sono coinvolti in questo momento nella difficile situazione del Paese? Adriana Masotti lo ha chiesto a Vitoria Franciscatti, responsabile della cittadella, da 20 anni in Costa d'Avorio.

    R. – Siamo coinvolti in modo abbastanza diretto: attualmente la nostra cittadina è diventata una città di accoglienza, perché c’è un fronte ad 80 km da qui, sempre ad Ovest, dove la situazione non è semplice e da dove vengono e son venuti tanti e tanti rifugiati. Vengono, però, anche da giù, dalla capitale: da Abidjan. E noi siamo coinvolti, insieme a tutte le altre forze della diocesi, della città, ad accogliere il più possibile questi rifugiati. Nella Cittadella abbiamo un dispensario, un ambulatorio medico e un centro di lotta alla malnutrizione. E’ aumentato molto il numero degli ammalati e dei bambini lasciati abbandonati molto piccoli, a volte con un nonno o una nonna che non sanno come fare. Quindi, tutto questo lavoro è davvero moltiplicato e va avanti. Siamo anche un punto di riferimento per gli organismi umanitari, che arrivano per lavorare nella regione contro la fame: Medici senza frontiere, Croce Rossa e così via. Nella città manca l’acqua e vengono quindi a prenderla nel nostro pozzo. Spesso manca la corrente e noi abbiamo un generatore che funziona per qualche ora della giornata e che mettiamo a disposizione. C’è, dunque, tanta collaborazione con tutti.

    D. – Voi siete lontani dalla capitale, ma ci sono alcuni appartenenti alla comunità dei Focolari che vivono proprio ad Abidjan e vicino alla residenza stessa di Gbagbo, che in questo momento, è presa in questi scontri. Qual è la loro esperienza in questi giorni?

    R. – Laggiù abbiamo dei nostri in tutti i quartieri della città, ma più precisamente nel quartiere accanto alla casa del presidente uscente. Siamo in contatto con loro più volte al giorno e sono decisi e veramente impegnati a vivere e diffondere la vita del Vangelo, ad essere costruttori di pace attraverso la vita dell’amore, perché è l’unica forza capace di vivere e amare i cuori, che è la cosa più difficile e la cosa più necessaria.

    D. – Nel Paese si sono formati due blocchi contrapposti, una contrapposizione che c’è anche nelle stesse famiglie. Come vivono questa divisione?

    R. – Certo, è proprio lì il punto: cominciare da casa, in famiglia. Alcuni ragazzi dicono: “Io non conosco più mio padre, non lo riconosco”, perché la divisione entra, è qualcosa che penetra profondamente. Prima non era così. Gli ivoriani, però, sono anche molto sensibili e sono pronti a cambiare e non sono poi così duri. Quindi, bisogna credere nella loro capacità, essendo un popolo fatto di accoglienza, abituato alla convivenza etnica nelle regioni. Non ci sono mai stati problemi!

    D. – Allora, qual è il contributo principale che voi sentite di voler dare e vi impegnate a dare alla società ivoriana?

    R. – Proprio quello della fraternità. La regola d’oro è di fare agli altri quello che vorreste fosse fatto a voi: è il contributo specifico.

    D. – Che si concretizza nel quotidiano, cercando ognuno di vivere l’amore verso l’altro, anche se diverso...

    R. – Sì, proprio così nell’accogliere l’altro che è diverso da me, che pensa diversamente da me. Ed io credo che verranno fuori, dovranno venire fuori, sistemi politici dalle culture, dalle radici culturali africane. E’ però molto importante la preghiera, in questo momento, perché ora i cuori sono diventati duri e allora ci vuole proprio una grazia di Dio. (ap)

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    Nuove proteste in Egitto. Mons. Fitzgerald: Il Paese vive una fase di incertezza

    ◊   In Egitto centinaia di dimostranti hanno trascorso la notte in piazza Tahrir dopo gli scontri con le forze dell’ordine dei giorni scorsi, che hanno provocato almeno una vittima e decine di feriti. I militari al potere, senza confermare il bilancio, hanno ordinato la rimozione di 4 governatori locali vicini alla passata leadership, ma la piazza chiede l’apertura di un’inchiesta e invoca l’incriminazione dell’ex presidente Mubarak e di altri esponenti del deposto regime. Sulla situazione nel Paese, Stefan Kempis, della nostra redazione tedesca, ha intervistato mons. Michael Fitzgerald, nunzio apostolico in Egitto:

    R. – Siamo in una fase di transizione, una fase di incertezza, ma ci sono grandi speranze e allo stesso tempo alcune apprensioni. I partiti politici si stanno organizzando per le elezioni del settembre prossimo. E’ certo che i Fratelli musulmani sono più organizzati. Il Partito democratico nazionale ha perso i suoi capi e non si sa come si presenterà o se si presenterà. Si stanno organizzando anche altri partiti dove ci sono cristiani e musulmani insieme.

    D. – Qual è il ruolo dei cristiani, in particolare dei cattolici, in questa delicata fase politica?

    R. – E’ una cosa molto positiva il fatto che i giovani cristiani, specialmente i giovani cattolici, stiano facendo uno sforzo per capire i problemi della società di oggi, per capire cosa vuol dire il cambiamento della Costituzione. Tutti questi problemi sono studiati con l’aiuto di esperti che sono chiamati a partecipare a vari incontri. Dal punto di vista delle elezioni, dobbiamo dire che i Fratelli musulmani non sono i soli sul fronte islamico, ci sono anche altri gruppi e, dunque, c’è una frammentazione che può forse dare più possibilità a un pensiero liberale in modo che cristiani e musulmani possano avanzare insieme e poi ottenere una parte dei seggi del parlamento.

    D. – C’è il pericolo che il fondamentalismo islamico metta le mani sulla rivoluzione?

    R. - Certo c’è stata una propaganda da parte di alcuni musulmani che dicevano che c’è il pericolo che il Paese perda il suo carattere islamico. Siamo in una fase di transizione, ma per il momento il Consiglio supremo delle forze armate dirige il Paese. Speriamo che questa fase non duri troppo e che l’Egitto possa entrare presto in un futuro migliore.

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    Medio Oriente, 19 morti dall’inizio dei raid israeliani. Spiragli di tregua tra Israele e Hamas

    ◊   “Se gli attacchi contro Israele continueranno, i nostri colpi saranno molto più duri''. È l’avvertimento lanciato oggi ad Hamas dal premier israeliano Benyamin Netanyahu dopo una lunga scia di violenze: il bilancio dei morti, da quando Israele ha compiuto una serie di raid dopo il lancio da parte di militanti palestinesi di un missile nel territorio dello Stato ebraico, è di almeno 19 vittime. Aperture al cessate il fuoco erano invece giunte ieri dal ministro della difesa Ehud Barak. Oggi la replica di Hamas, che ha fatto sapere: alla tregua risponderemo con una tregua". Dopo gli appelli alla pace di Onu e Unione Europea, quali speranze ci sono che il conflitto di Gaza tra Israele e Hamas si risolva? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. – La situazione è molto confusa, perché negli ultimi giorni c’è stato un forte scambio di ostilità tra Gaza e Israele. La situazione è preoccupante sia da un punto di vista militare generale, sia da un punto di vista politico, perché c’è in questo momento una fortissima tensione tra Hamas e l’Olp, che controlla invece il West Bank in vista delle elezioni palestinesi. Inoltre su Gaza c’è una sorda guerra diplomatica a causa delle conseguenze, che Israele considera nefaste, del Rapporto Goldstone che accusava Israele di aver deliberatamente avuto come obiettivo i civili di Gaza durante l’“Operazione Piombo Fuso”. Pochi giorni fa il giudice ha parzialmente ritrattato parte del suo rapporto, dicendo che l’obiettivo dei civili non era “politica deliberata” dell’“Operazione Piombo Fuso”.

    D. – Quali effetti potrebbe avere questa parziale modifica del Rapporto Goldstone?

    R. – Lo Stato di Israele sarebbe assolto dall’accusa di aver provocato uno spropositato numero di vittime civili durante la guerra di Gaza di due anni fa e che, quindi, lo Stato ebraico si sentirebbe più libero di rispondere ad eventuali azioni di Hamas o della Jihad islamica di Gaza, come ci sono state, senza doversi difendere preventivamente sul piano diplomatico.

    D. - Il fatto che in questo momento la vicenda mediorientale sia una partita soltanto tra Israele e Hamas tiene lontana la comunità internazionale dall’impegnarsi in una mediazione più efficace?

    R. – La Comunità internazionale, in questo momento, non può mediare efficacemente perchè non c’è in questo momento un referente palestinese unico e neanche legittimato: sia il Parlamento palestinese, sia il presidente Abu Mazen sono “scaduti” da un anno o addirittura due anni. Bisogna allora aspettare le prossime elezioni – che dovrebbero essere a settembre – per aver un interlocutore palestinesi o, forse, due.

    D. – La situazione siriana e i rivolgimenti contro il regime di Damasco possono in qualche modo influire?

    R. – Moltissimo. Israele – tutto sommato – fa il 'tifo' per l’attuale regime siriano, perché teme che una nuova Siria possa rimettere in discussione la questione libanese, che è già fluida di suo, e quindi rafforzare in qualche modo hezbollah, in Libano. Questo Paese viene visto da Israele come collegato ad Hamas, nella Striscia di Gaza. L’instabilità della Siria è un gravissimo problema per Israele anche perché minaccia direttamente un altro Paese, la Giordania, che già di per sé ha un equilibrio assai precario. (mg)

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    Immigrazione, entrato in vigore il permesso di soggiorno temporaneo valido sei mesi

    ◊   La Francia si opporrà alla redistribuzione dei migranti tra i vari Paesi dell’Europa. Lo ha ribadito il ministro per gli affari europei di Parigi, Wauquiez, all’indomani della richiesta del premier italiano Berlusconi di condividere lo “tsunami umano” che si sta riversando dalle coste del nord Africa. Da Lampedusa, dove non si placano gli sbarchi, il premier ha paventato la scissione in seno all’Europa e ha garantito che da domani, dall’isola, partiranno due voli al giorno per trasferire gli immigrati in altri centri. Intanto mentre anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ha lanciato un appello alle istituzioni europee, ieri è entrato in vigore il permesso di soggiorno temporaneo valido sei mesi. A Torino lo hanno già richiesto in ottanta, sbarcati a Lampedusa tra il primo gennaio e il 5 aprile. Secondo le autorità italiane potranno viaggiare all’interno dei Paesi Schengen, ma per Germania e Francia, i permessi sono contrari al trattato sulla libera circolazione nell’Ue. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei.

    R. – Questo fatto della crisi del Nord Africa è il risultato evidente che l’Europa sociale manca, che ancora una volta l’Europa sociale desiderata dai tre grandi protagonisti – De Gasperi, Schumann e Adenauer – è ancora al di là da venire. Cade immediatamente l’Europa, quando ci sono problematiche che riguardano, appunto, la tutela dei diritti, la politica delle migrazioni e la politica anche dell’asilo e dei richiedenti asilo. E’ chiaro che questa debolezza dell’Europa è anche la debolezza dell’Italia: l’Italia non ha dimostrato certamente di essere più forte nella lettura di un fenomeno, qual è il fenomeno della migrazione. E’ altrettanto debole sul piano della risposta ai richiedenti asilo, perché è uno degli ultimi Paesi in Europa per numero di richiedenti asilo che sono stati accolti. Quindi la debolezza dell’Europa è ricaduta anche nella debolezza dell’Italia e l’Italia, finalmente, si è accorta che un’Europa debole sul piano sociale, penalizzata anche la stessa Italia, che è una regione di confine di quest’Europa.

    D. – Mons. Perego, il provvedimento che è stato approvato prevede delle regole per la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo e riguarderà solo i nordafricani. C’è una finestra di arrivo, tra il primo gennaio e la mezzanotte del 5 aprile. Lei come giudica questo provvedimento?

    R. – Certamente positivo da un punto di vista generale, perché è un primo segno concreto di risposta alla necessità di uno status giuridico a molte delle persone che stanno arrivando attraverso gli sbarchi – ma non solo - e che stanno vivendo una situazione drammatica sul piano della crisi economica – e non solo – del Nord Africa. E’ chiaro che lo spazio temporale – primo gennaio - cinque aprile – dice già un primo aspetto: la voglia di un contenimento di un numero di persone che sono arrivate nel contesto dell’Italia, e non solo dell’Italia ma dell’Europa, perché un permesso di protezione temporanea umanitaria coinvolge naturalmente anche l’Europa - da qui anche le proteste della Francia da una parte e della Germania dall’altra – è una risposta temporanea a questo primo aspetto. Parlando di Nord Africa, c’è allora da immaginarsi che per quanto riguarda i richiedenti che provengono da situazioni di guerra - come i somali, gli eritrei, i sudanesi e gli ivoriani oggi che stanno arrivando - rientrano nella possibilità di richiesta di asilo. Si spera, quindi, che per tutte queste altre persone valga comunque la possibilità di fare la domanda di asilo provenendo – queste persone – da Paesi in guerra. La protezione temporanea riguarda, invece, soltanto i Paesi che hanno vissuto tutta la crisi economica e nello specifico la Tunisia e l’Egitto.

    D. – Mons. Perego, continuano gli sbarchi. Ricordiamo che giorni fa, c’è stata una nuova tragedia: 250 persone scomparse nel Mediterraneo e noi continuiamo ad assistere a queste ecatombe…

    R. – Questo fatto dice come non sia presidiato il Mediterraneo, come non ci siano corridoi umanitari, come non ci sia attenzione effettivamente a salvaguardare la vita di molte persone che si mettono in viaggio che tante volte si tramuta in una tragedia, visto che 16 mila persone sono morte nel Mediterraneo dal 1998 fino ad oggi. Questo richiede, quindi, una maggiore attenzione ad accompagnare le persone che si mettono in viaggio e una politica della cooperazione internazionale, che sia attenta a questo tipo di accompagnamento e quindi non soltanto una politica della sicurezza. (mg)

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    Diocesi di Roma, oggi la Giornata della Carità

    ◊   Oggi, V domenica di Quaresima, nella Diocesi di Roma si svolge la ‘Giornata della Carità’. Obiettivo dell’iniziativa, quello di sostenere, con la raccolta di una colletta, le numerose attività che la Caritas promuove nella capitale. Un modo concreto per venire incontro a quanti vivono nella povertà e nell’emarginazione, spiega mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma, intervistato da Federico Piana:

    R. - Abbiamo sottolineato, come comunità cristiana di Roma questa Giornata, perché è proprio nel cammino di preparazione alla Pasqua. Sappiamo tutti che è il cammino di preparazione per i neucatecumeni a ricevere il Battesimo, ma per ciascun cristiano è anche un cammino per riscoprire la propria adesione a Cristo. Abbiamo, quindi, istituito una settima – e una Giornata, quella di domani – dove noi dobbiamo vedere Cristo soprattutto nel povero, il povero come icona di Cristo e quindi confermata la nostra fede in Lui, che ci ha detto “Qualunque cosa farete al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me”.

    D. – Come si svolge questa Giornata?

    R. – Abbiamo realizzato un Dvd che abbiamo distribuito a tutte le parrocchie di Roma e agli altri Istituto religiosi. Abbiamo così voluto far parlare i poveri, perché potessero dire e raccontare le loro storie, la loro vita. Il titolo di questo Dvd è: “La voce di chi non ha voce”. Vorremmo riuscire a far crescere nella nostra sensibilità cristiana che il povero non è un problema sociale: il povero è un uomo, con una storia, difficile da capire e, forse, alcune volte, tremendamente complicata da accettare. Le nostre comunità cristiane devono comprendere che il povero è Cristo e, quindi, incontrare il povero significa accettare Cristo. La V Domenica di Quaresima rappresenta proprio l’attenzione soprattutto a Cristo visto nel volto dei nostri fratelli e soprattutto nel volto degli ultimi e dei poveri.

    D. – In questa Giornata si raccoglie una colletta che servirà per sostenere le numerose iniziative che la Caritas promuove nella capitale…

    R. – Sì, proprio perché la Caritas è la carità de vescovo. E’ come se un padre di famiglia avesse l’attenzione e la disponibilità per i propri figli: è la carità del nostro vescovo – quindi del Papa ed anche del suo vicario, il cardinal vicario – è l’amore e l’attenzione che il vescovo ha per i propri figli, per coloro che hanno più bisogno qui nella città di Roma.

    D. – Come abbiamo detto, questa Giornata apre poi la Settimana della Carità che sarà ricca di iniziative…

    R. – Il 14 aprile ci sarà una Via Crucis che si svolgerà, insieme ai detenuti, nel carcere di Rebibbia, guidata dal vescovo ausiliare del Settore Nord, mons. Guerino Di Tora. Sempre il 14, 300 alunni delle scuole superiori incontreranno i residenti delle case-famiglia per i malati di Aids di Villa Glori. Credo che ormai la realtà di “Villa Glori”, i nostri malati e le nostre case famiglia siano conosciute da tutta la comunità cristiana di Roma. Rappresenta quindi un discorso pedagogico, affinché comprendano e vedano che coloro che hanno questa malattia sono nostri fratelli e devono essere aiutati nel loro cammino sì difficile, ma anche possibile. Il 15 aprile si terranno poi due Via Crucis: una, alle ore 19.00, si svolgerà sempre all’interno del Parco di Villa Glori, organizzata proprio dalle case-famiglia, e dove saranno gli stessi malati a portare sì la loro croce della malattia, ma anche la Croce di Cristo, insieme a tutte le parrocchie della VI Prefettura; l’altra via Crucis sarà a Piazza Vittorio – alle ore 20.00 – promossa dalle parrocchie del territorio. (mg)

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    Nelle piazze italiane le “Uova di Pasqua Ail” contro leucemia, linfomi e mieloma

    ◊   Ancora per oggi in oltre 3.800 piazze italiane le “Uova di Pasqua Ail”: l’appuntamento dell’Associazione italiana contro la leucemia, i linfomi e il mieloma. Migliaia di volontari offriranno un uovo di cioccolato Ail, con un contributo minimo di 12 euro. E’ inoltre già attivo da qualche giorno il numero 45502 per inviare un Sms solidale. Ma come saranno investiti i fondi che verranno raccolti in questa XVIII edizione delle “Uova di Pasqua Ail”. Eliana Astorri lo ha chiesto al prof. Franco Mandelli, presidente del’Ail:

    R. - Abbiamo un programma di estrema importanza: quello cioè di finanziare l’assistenza domiciliare. Ciò significa poter mandare a casa propria il paziente quando non ha più bisogno di stare in ospedale. Stare a casa significa stare con i propri amici, con i propri parenti e nella propria abitazione. I vantaggi dell’assistenza domiciliare sono tre: il primo - e il più importante - è per il malato, che cambia la sua qualità di vita, perché torna alla sua vita normale, perlomeno per quanto riguarda le sue abitudini; il secondo è quello di liberare i posti in ospedale che possono servire per malati che richiedono, invece, il ricovero per terapie aggressive e per cure che richiedono assolutamente il ricovero; il terzo, che non è certo secondario, soprattutto dal punto di vista delle scarse finanze pubbliche che sono assegnate alla sanità, è che i costi dell’assistenza domiciliare sono nettamente inferiori rispetto a quelli del ricovero. Dall’estremo nord all’estremo sud dell’Italia, abbiamo già attivi più di 35 servizi di assistenza domiciliare, ma Ail vuole riuscire a portarla a tutte le province in cui c’è l’Ail, che ormai sono 80. Quindi il mio sogno è quello di mandare a casa il malato appena si può e di farlo seguire da équipe fantastiche di infermieri professionali, di medici, di volontari, di psicologi: dare, quindi, al malato il massimo, però a casa propria.

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    Chiesa e Società



    Per i vescovi indiani una “vittoria del popolo” la commissione anticorruzione

    ◊   “È una vittoria del popolo”. Così mons. Vincent Concessao, arcivescovo di Delhi, ha commentato la notizia secondo cui “il governo ha accolto le richieste dell’attivista gandhiano Anna Hazare” in merito alla legge anticorruzione Jan Lokpal Bill. Da giorni, infatti, il 72.enne attivista aveva iniziato uno “sciopero della fame fino alla morte”, per protestare contro la dilagante corruzione che colpisce l’India, invitando il governo centrale a inasprire i dettami della legge oggi allo studio, il Lokpal Bill. L’attivista ne ha inoltre elaborato una versione personale, lo Jan Lokpal Bill, che prevede l’istituzione di una autorità indipendente, con potere di indagine e di repressione nei confronti dei colpevoli, inclusi i membri della classe politico-amministrativa. Il governo ha quindi emesso una nota in cui accoglie le richieste di Anna Hazare, specificando che verrà predisposta una Commissione congiunta formata da 10 persone, fra cui ministri, membri della società civile e lo stesso attivista, cui toccherà il compito di elaborare un disegno di legge per combattere la corruzione in India. L’organismo proporrà un disegno di legge che prevede pene più severe e tutela dei poveri. La Chiesa indiana ha sostenuto fin da subito questa battaglia, denunciando la corruzione dilagante nel Paese. “La corruzione è immorale e sbagliata – ribadisce ad Asianews l’arcivescovo di Delhi mons. Vincent Concessao – ed è contraria agli insegnamenti morali e sociali della Chiesa”. Il prelato spiega che il fenomeno colpisce soprattutto poveri ed emarginati, ma anche esponenti della classe media, impoverendo e umiliando le persone. Le attuali leggi contro la corruzione sono “inadeguate” e “non proteggono” le vittime, spiega mons. Concessao, che chiede infine al potere legislativo di attuare norme perché “le voci coraggiose che denunciano casi di corruzione non vengano spente”. (L.G.)

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    Guatemala, Conferenza episcopale sulla situazione del Paese

    ◊   Una campagna elettorale corretta e pacifica, ma anche il valore dell’istituzione del matrimonio e la risoluzione dei conflitti agrari. Sono queste le principali tematiche affrontate dalla Conferenza episcopale in Guatemala, tenutasi l’8 aprile scorso. I vescovi si sono soffermati prima di tutto sulle prossime consultazioni presidenziali di settembre e sulla campagna elettorale non ancora ufficiale ma già cominciata attraverso un imponente apparato mediatico e pubblicitario. Secondo i presuli, ciò dimostra la debolezza di un sistema elettorale non in grado di controllare tali iniziative, ma anche la mancanza di responsabilità dei partiti politici in lotta per il potere. I vescovi guatemaltechi, invitano dunque i cittadini, dopo anni di dittatura, a riappropriarsi del proprio diritto di voto e di votare “in modo serio, cosciente, libero e informato”, esprimendo inoltre il proprio impegno per una campagna elettorale libera dalla violenza. I presuli hanno poi trattato l’istituzione del matrimonio e il recente dibattito nel Paese attorno alla sua stabilità e funzione nella società. I vescovi hanno sottolineato non soltanto il carattere sacro di vincolo indissolubile che il matrimonio ha per la Chiesa, ma anche il suo “valore naturale”, ribadendo il suo carattere “non negoziabile”. Di fronte al tema dell’educazione sessuale hanno espresso preoccupazione per l’alto numero di gravidanze tra adolescenti e di contagi da virus come l’Hiv, condannando ogni violenza contro donne e bambini. Rispetto alla problematica dei conflitti sociali e agrari, i vescovi hanno infine ribadito la loro disapprovazione verso l’idea di anteporre gli interessi delle grandi imprese agroindustriali ai principi chiave della Dottrina Sociale della Chiesa, come il diritto alla vita, superiore al diritto alla proprietà. (L.G.)

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    Primo anniversario della tragedia di Smolensk

    ◊   Dire no a divisioni o strumentalizzazioni, come avrebbe voluto Giovanni Paolo II. È questo in sintesi, quanto dichiarato da mons. Jozef Michalik, presidente della Conferenza episcopale polacca (Kep), in occasione del primo anniversario della catastrofe aerea a Smolensk nella quale persero la vita il presidente polacco Lech Kaczynski insieme alla moglie e ad altre 94 alte personalità dello Stato. La catastrofe aerea è stata ricordata anche all'Angelus da Bendetto XVI. “Cristo, la nostra vita e Risurrezione – ha detto il Santo Padre rivolgendosi ai pellegrini polacchi - li accolga nella sua gloria ”. La sciagura aerea ha anche provocato delle divisioni tra i polacchi e mons. Jozef Michalik ha sottolineato al Sir che Papa Wojtyla "avrebbe parlato della necessaria compassione ma anche dell'obbligo di mettere il futuro del Paese”. Il presule ha espresso il suo dolore per la strumentalizzazione a fini politici sia della tragedia di Katyn del 1940, legata ai fatti poiché il presidente Kaczynski andava a Smolensk per commemorare le vittime delle stragi staliniste, sia della stessa sciagura di Smolensk del 10 aprile scorso. (L.G.)

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    Forum delle associazioni familiari: famiglie in difficoltà, più aiuto dalle banche

    ◊   Banche e istituti di credito supportino la famiglia. È l’appello del Forum delle Associazioni familiari, che chiede maggiori attenzioni e sensibilità da parte delle banche; una sorta di "apertura di credito" - fa sapere Famiglia Cristiana - che trova le sue ragioni nella storia di una famiglia che è stata motore del boom economico negli anni ’60 e che ha saputo reggere con il risparmio la crisi economica, conservando oggi un ruolo fondamentale nella nostra società. Da qui la richiesta del Forum in favore di "politiche creditizie ad essa dedicate": tra queste, l'istituzione di "apposite politiche creditizie per incoraggiare la costituzione di nuove famiglie", l'ampliamento “sia per importi sia per durata, delle agevolazioni previste dal Fondo di Credito per i nuovi nati”, l'incoraggiamento “del credito, la consulenza e i servizi a favore dell'impresa familiare”. Richieste che assumono ancora più valore in un momento in cui è in forte calo il potere d’acquisto delle famiglie italiane. "Il ritorno dell’inflazione e l’aumento delle bollette, infatti, sono due fattori forte preoccupazione, perché gravano in particolare su quelle maggiormente in difficoltà”, è, infatti, il recente allarme delle Acli, che invitano ancora una volta le istituzioni a operare scelte strategiche in favore dei redditi più bassi. (L.G.)

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    Malaysia, il governo autorizza importazione e stampa della Bibbia

    ◊   Il governo malaysiano ha autorizzato l’importazione della Bibbia. Le autorità hanno anche garantito ai cristiani che non sarà richiesto nessun numero seriale. Queste decisioni sono parte di una soluzione in 10 punti sulla controversia delle Bibbie in lingua malay. Il governo – rende noto AsiaNews - ha annunciato che non ci saranno condizioni sull’importazione e sulla stampa locale per il Sabah e il Sarawak, in riconoscimento delle ampie comunità cristiane presenti in questi Stati. Ma ci sarà una condizione invece per le Bibbie importate nella penisola della Malaysia, o stampate in loco. Dovranno avere sulla copertina una croce e le parole “Pubblicazione cristiana”. Questa decisione tiene conto dell’interesse della comunità islamica, maggioritaria nella penisola malaysiana. Il governo ha anche annunciato che non dovranno esserci proibizioni o restrizioni per le persone che viaggiano fra Sabah e Sarawak e la penisola malaysiana con le loro Bibbie. Il ministero degli Interni ha emanato una direttiva sulla Bibbia in questo senso. “Speriamo che i cristiani ci perdoneranno – ha detto il portavoce del governo Datuk Seri Idris Jala – per la gestione di questo problema delle Bibbie”. La Bible Society of Malaysia ha accolto con soddisfazione la soluzione proposta dal governo. Il suo presidente, Lee Min Choon, ha detto di “essere profondamente toccato dall’umiltà del governo nell’ammettere insufficienze nella gestione del problema e dalla richiesta di perdono”. “La Bible Society of Malaysia – ha concluso - perdona senza esitazioni”. (A.L.)

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    Centro Astalli, Rapporto annuale 2011: aiuto a 16 mila rifugiati

    ◊   Una fotografia aggiornata di oltre 16 mila richiedenti asilo e rifugiati che durante lo scorso anno si sono rivolti alla sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. È quanto propone il Rapporto annuale 2011 del Centro Astalli, che verrà presentato il prossimo 14 aprile a Roma. Molte le statistiche e i commenti contenuti nel documento, che cerca di descrivere al meglio la presenza di migranti forzati che da gennaio a dicembre 2010 sono entrati in contatto con l’Associazione. I migranti che si rivolgono al centro, infatti, continuano ad essere significativi, nonostante la flessione del numero delle domande d’asilo presentate in Italia, anche a causa dei respingimenti messi in atto dal Governo verso la Libia durante l’anno. Resta alto anche il numero dei pasti distribuiti alla mensa, circa 330 di media giornaliera. Il periodo medio durante il quale ogni utente frequenta la mensa si è allungato sensibilmente, superando in molti casi i 6 mesi solitamente previsti. Anche la crisi economica fa sentire i suoi effetti e, stando ai dati del rapporto, i rifugiati che da tempo avevano intrapreso un percorso di autonomia sono stati costretti a rientrare nel circuito dell’assistenza. Sempre numerose, tra le persone incontrate, le vittime di tortura: ne sono state individuate e assistite 386, per la maggior parte provenienti da Paesi africani. Il Rapporto vuole inoltre essere uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità di rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo, quanti di loro riescono a ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato o la protezione umanitaria e quanti hanno rischiato la vita affrontando viaggi per mare o per terra per arrivare in Europa. Ad arricchire il Rapporto annuale 2011 le vignette satiriche di Emilio Giannelli (vignettista de Il Corriere della Sera). (L.G.)

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    Comunicato della nunziatura apostolica in Belgio sul caso di mons. Vangheluwe

    ◊   In Belgio la Congregazione per la Dottrina della Fede, competente a giudicare i crimini più gravi commessi contro la morale, ha esaminato il caso di mons. Roger Vangheluwe, già vescovo di Bruges. “La Congregazione - si legge in un comunicato della nunziatura apostolica in Belgio - ha deciso che, anche se gli abusi sessuali commessi su suo nipote sono prescritti secondo il Diritto canonico, mons. Vangheluwe deve lasciare il Belgio e iniziare un periodo di cura spirituale e psicologica”. Il presule dopo le sue dimissioni - informa il comunicato – “ha vissuto in vari luoghi senza un indirizzo fisso e ha già lasciato il Paese”. (A.L.)

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    Messico, un centro per allontanare i bambini da droga e violenza

    ◊   Accogliere dopo la scuola i bambini con genitori che lavorano, creare attorno a loro un ambiente educativo e rilassante, allontanandoli da violenza e droga. È lo scopo del nuovo “Centro diurno per bambini e bambine”, avviato in modo sperimentale in Messico nell’ambito del “Progetto 180°”. L’iniziativa, volta al risanamento dei quartieri afflitti dal problema delle bande giovanili, è stata portata avanti dall’oratorio salesiano Don Bosco in collaborazione con il Municipio di León e il gruppo imprenditoriale Pulsa, fa sapere l'agenzia Fides. Nato dall’idea dell’“orario prolungato”, l'istituto ha l’obiettivo di accogliere i bambini che per metà giornata studiano nelle scuole ma che non possono essere accuditi dai genitori che lavorano per tutto il giorno. La gestione della formazione è affidata agli operatori dell’oratorio salesiano, che offrono loro i pasti, ma anche tanti laboratori di creatività, teatro, educazione fisica e un valido aiuto nei compiti scolastici. (L.G.)

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    India, stop alla vendita di un anestetico per i condannati a morte negli Usa

    ◊   Un’azienda farmaceutica indiana, che ha fornito ai penitenziari statunitensi una sostanza da somministrare prima delle iniezioni letali, ha deciso di fermare le future vendite. La società in questione è la Kayem Pharmaceutical Pvt Ltd. e ha fornito in questi anni ingenti quantità di sodio tiopentale, un anestetico usato per rendere incosciente il condannato prima di iniettare le sostanze letali. Navneet Verma, amministratore delegato dell’azienda con base a Mumbai, ha spiegato i motivi della decisione al quotidiano “The Wall Street Journal”: “Apprezziamo le preoccupazioni espresse nei confronti della pena di morte ed in particolare quelle del movimento per i diritti umani”. “Ho deciso volontariamente – ha aggiunto - di non vendere una sola fiala di sodio tiopentale da destinare alle iniezioni letali”. La decisione potrebbe rendere ancora più difficile per le prigioni statunitensi il reperimento dell’anestetico. La mancata fornitura del sodio tiopentale potrebbe anche ritardare le esecuzioni, obbligando alcuni Stati americani a modificare le procedure di esecuzione. Un’altra azienda, la Hospira Inc., unica società americana produttrice di sodio tiopentale, aveva già deciso di fermare la produzione a seguito delle proteste degli attivisti contrari alla pena capitale. (A.L.)

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    Vicariato di Roma. Settimana delle Scienze e tecnologia

    ◊   “Scienza e progresso dell’umanità”. Questo il tema scelto per la prossima Settimana delle Scienze e tecnologia, che si apre oggi nell’ambito delle Settimane culturali, promosse dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. L’iniziativa, in programma fino al prossimo 16 aprile, coinvolge tutte le università pubbliche private e pontificie della capitale, protagoniste per sette giorni di numerosi convegni e incontri. La cerimonia inaugurale dell’evento si svolgerà martedì 12 aprile alle 16, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche, alla presenza di autorità civili e universitarie. Significativo il tema dell’iniziativa, che mette in relazione la Scienza con il Progresso dell’Umanità”: un argomento scelto nella convinzione che lo sviluppo tecnico-scientifico debba trovare nel bene dell'uomo il suo punto di riferimento e il suo criterio di giudizio. Le numerose iniziative proposte durante la settimana vogliono infatti fornire esempi concreti di come sia possibile indirizzare le trasformazioni tecnologiche al servizio dell’uomo, considerato nella sua integralità. (L.G.)

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    L’invito del cardinale Bagnasco agli scout d’Europa: vivete una fede concreta

    ◊   Un invito alla speranza, alla concretezza della scelta di fede, all'approfondimento del circolo virtuoso fra fede e pensiero. Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, si è rivolto ieri a oltre 250 responsabili nazionali della “Branca Lupetti” dell'Associazione Italiana Guide e Scouts d'Europa Cattolici provenienti da tutta Italia. L’incontro con i giovani responsabili è avvenuto nella cattedrale di san Rufino in Assisi, città di San Francesco, patrono dei "Lupetti", nell'ambito della decima edizione della "Rupe di Assisi", che quest'anno ha avuto nella catechesi del cardinale arcivescovo di Genova il suo momento formativo più importante. Il cardinale ha da subito posto l'accento sul valore formativo dell'incontro, sottolineando come l'essere educatori nasca dallo spessore della vita cristiana di ognuno e non dal volume di cose che si compiono. Nella catechesi si è quindi soffermato sul dilagare dell'individualismo nella nostra società e sulla risposta a questo fenomeno data dall'invito a pensare e credere. Il cardinale Bagnasco ha infatti posto l’accento sulla grande fede e bontà che alberga fra la gente e che ogni sacerdote scopre nella sua missione, chiamando però ad essere attenti a registrare uno strisciante individualismo, "premessa del cinismo etico". Il presidente della Cei ha poi richiamato il magistero di Benedetto XVI che ci esorta a usare bene la ragione per comprendere il senso di tutte le cose. Chiaro e diretto, infine, il suo invito agli Scouts: “Cercare di vivere riferiti a Cristo, guardando le cose con gli occhi di Gesù, gli occhi della Pasqua”. (L.G.)

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    In mostra a Roma le fotografie di Giovanni Paolo II in preghiera

    ◊   Giovanni Paolo II in preghiera, assorto davanti al tabernacolo, nella processione del Corpus Domini, le luci, la folla, la papamobile bianca che spicca dall’alto della ripresa. E poi in meditazione a Lourdes davanti alla grotta, in uno dei suoi ultimi pellegrinaggi, malato tra i malati. E si torna indietro in quel lontano maggio del 1981, mentre si accascia colpito dal proiettile, e poi con i giovani a Tor Vergata mentre distribuisce la comunione. Sono alcune delle trentasei istantanee della mostra dedicata al futuro beato, inaugurata ieri sera a Roma nel Pub a lui dedicato, il GPII, e promossa dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile del Vicariato di Roma. “Il tema di questa mostra - spiega don Maurizio Mirilli, direttore per la Pastorale giovanile - è “Giovanni Paolo II e l’Eucaristia”. Infatti in questi giorni spesso vediamo immagini del compianto pontefice in momenti informali o durante le Gmg, ma noi abbiamo voluto offrire l’immagine di un Papa che prega, perchè per Giovanni Paolo II la preghiera era il centro, il perno della sua vita. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo da vicino, spesso racconta di un Papa che passava ore intere inginocchiato o addirittura disteso davanti l’Eucaristia, in un colloquio intimo e silenzioso con il Signore. E ogni foto è arricchita da una riflessione del futuro beato. "Per vivere dell’ Eucaristia - ci ricorda in una della didascalie - occorre intrattenersi in adorazione. Esperienza che io stesso faccio ogni giorno, traendone forza, consolazione, e sostegno”. Infatti una delle ultime immagini del percorso è quella del suo ultimo venerdì santo, già molto sofferente, mentre seguiva la tradizionale Via Crucis da un video nella sua cappella, e tra le mani un crocifisso forza e sostegno fino alla fine dei suoi giorni.(A cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Libia: l’esercito di Gheddafi avanza a Misurata e Ajdabiya. Al via la missione dell'Ua

    ◊   In primo piano la Libia. La situazione sul terreno appare ancora in fase di stallo, malgrado i combattimenti odierni soprattutto nella zona di Ajdabiya, Misurata e Brega. Intanto la diplomazia internazionale si muove alla ricerca di un cessate il fuoco. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Cessazione immediata di tutte le ostilità e apertura di una fase di transizione in vista di riforme democratiche. Questo il perimetro della missione dell’Unione Africana che oggi arriva a Tripoli per attivare i primi contatti con le parti. Gli uomini di Gheddafi hanno già messo sul tavolo una nuova costituzione, in cantiere dal 2007, da votare alla fine della crisi. Fredda la reazione dei ribelli che chiedono la destituzione del rais prima di avviare qualsiasi trattativa. Sulle speranze di queste ore sentiamo il collega Cristiano Tinazzi, che si trova nella capitale libica:

    "Ci sono diversi Paesi, tra cui anche Mali e Sudafrica, tra i rappresentanti che arriveranno nelle prossime ore a Tripoli. Non ci sono molte speranze, perché non c’è dialogo tra le due parti".

    Lo sbocco, nel breve periodo, potrebbe essere il dispiegamento di una forza di interposizione dietro preciso mandato dell’Onu e comunque a fronte di un accordo tra le parti. Un passo complicato, nonostante l’Unione Europea si sia già candidata ada assumere un ruolo guida...

    "E’ difficile da valutare, il governo libico si aspetta una missione di tipo diplomatico e non militare, non sul terreno. Questo potrebbe creare ancora più tensioni ".

    La soluzione militare non basta, ha detto il numero uno della Nato, Rasmussen in vista della riunione del gruppo di contatto, mercoledì 13 in Qatar, e dei ministri degli esteri dell’Alleanza Atlantica il 14 e il 15 a Berlino. I ribelli chiedono ulteriore impegno contro le forze di Gheddafi sul terreno...

    "Dai comportamenti della Nato sembra quasi che sostengano apertamente le forze ribelli. Ieri è stato intercettato un caccia ribelle ed è stato fatto atterrare. Se fosse successo dall’altra parte, sarebbe stato immediatamente abbattuto. Tra l’altro ieri sera il vice ministro degli esteri, ha fatto notare appunto la violazione del mandato delle Nazioni Unite e sulla no-fly zone ha detto: se deve essere applicata, deve essere applicata ad entrambe le parti".

    La Nato continua a colpire i mezzi militari dei lealisti, che stamattina hanno intensificato la battaglia nel pieno centro di Misurata e di Ajdabiya, dove gli insorti lamentano più di trenta morti. Il Consiglio nazionale di transizione libico, intanto, cerca appoggio diplomatico internazionale. All’Italia ha offerto aiuto nella lotta contro l’immigrazione clandestina. Martedì, inoltre, i leader dell’organizzazione saranno a Roma e a Lussemburgo.

    Siria, 30 morti negli scontri tra polizia e manifestanti antigovernativi
    Resta alta la tensione anche in altri Paesi del mondo arabo e nord africano. Nello Yemen si segnala l’uccisione di un alto ufficiale dei servizi segreti, all’indomani della repressione delle proteste antigovernative - andate avanti per tutta la notte in varie città del Paese - costate la vita ad almeno una persona. Stesso scenario anche in Sira dove fonti umanitarie riferiscono di oltre 30 vittime tra gli oppositori del governo negli ultimi due giorni. Sulla situazione siriana Eugenio Bonanata ha intervistato Fulvio Scaglione vicedirettore di Famiglia Cristiana ed Esperto di questioni internazionali:

    R. – La Siria si distingue abbastanza nel contesto generale, perché il regime che sembrava, almeno teoricamente, più passibile di franare di fronte alla protesta popolare, invece si sta drammaticamente e crudelmente dimostrando forse uno dei più solidi. Il presidente Bashar al-Assad, il giovane presidente che sembrava per certi versi un re travicello, invece non viene abbandonato dai responsabili dell’esercito, delle forze di sicurezza, che fanno quadrato intorno a lui anche a costo di compiere delle vere e proprie stragi, perché questo sta succedendo in Siria.

    D. – Secondo lei, qual è il ruolo dell’Iran in questa fase?

    R. – Io credo che l’Iran sia in un angolo, nel senso che è il Paese dove ci sono state le rivolte più significative, proprio perché è il Paese dove meno questo era ritenuto possibile. Quindi, credo che in Iran si teme che un contagio sarebbe difficile da contenere dentro gli schemi logori, tipici di tutte le dittature, del complotto estero, dell’ingerenza degli altri Paesi e così via. La canzone che il regime di Teheran canta in questi giorni - cioè del complotto americano, giordano, saudita e così via - è abbastanza logora e mostra tutta la sua inconsistenza, tranne forse che per un aspetto: non dimentichiamo che in Bahrein c’è una minoranza sunnita che controlla una maggioranza sciita e che a questa maggioranza sciita nega molti diritti e soprattutto nega il diritto di fare ciò che di solito fanno le maggioranze: decidere, governare. L’Arabia Saudita è intervenuta militarmente in Bahrein per appoggiare il regime sunnita e questo dà qualche tipo di ragione all’Iran, che però mi sembra con il suo regime chiuso in un angolo senza grande capacità di influire. (ap)

    Pakistan, Paul Bhatti: moratoria sull’applicazione della legge sulla blasfemia
    Una moratoria sull'applicazione della legge sulla blasfemia in Pakistan: è la proposta, lanciata da Paul Bhatti, Consigliere Speciale del Primo Ministro per gli affari delle minoranze religiose nel Paese e fratello del ministro ucciso Shahbaz. L’iniziativa è stata rilanciata dopo il nuovo caso del cristiano Arif Masih, arrestato il 5 aprile scorso con l’accusa di blasfemia. ''Urge trovare una soluzione per impedire gli abusi della legge ma occorre anche lavorare per cambiare la mentalità e la cultura'', ha osservato Paul Bhatti. Preoccupazione per la sorte di Arif è stata espressa anche dalla Commissione “Giustizia e Pace” della diocesi locale, che ha parlato di “un nuovo caso basato su false accuse”. Intanto, proseguono gli scontri tribali sul terreno, in corso da settimane nella Valle di Tirah al confine con l'Afghanistan, che hanno causato oggi altre quattro vittime.

    Afghanistan, 3 persone uccise in un attacco bomba a Farah
    Nuovo attentato in Afghanistan, dove almeno tre persone sono state uccise per l’esplosione di un ordigno nella zona occidentale del Paese, nella provincia di Farah. Si tratta con molta probabilità di tre anziani di tribù locali, che erano in viaggio per un incontro con altri rappresentanti tribali. Intanto, il capo della forza internazionale Isaf, il generale David Petraeus, ha assicurato che Al Qaeda non ha ricostruito basi in Afghanistan nonostante alcuni suoi militanti cerchino rifugio nelle zone più selvagge dell'est del Paese, al confine con il Pakistan.

    Giappone: salite a 13 mila le vittime del sisma. Resta alto l’allarme a Fukushima
    Continua ad aggravarsi il bilancio del terremoto e dello tsunami che l'11 marzo scorso hanno investito il Giappone: il numero dei morti sarebbe salito a quasi tredicimila. In aumento anche il totale dei dispersi, finora circa 15 mila. Resta alto l’allarme sul fronte nucleare. Ieri il ministro dell'Industria, Banri Kaieda, ha visitato per la prima volta la centrale nucleare di Fukushima danneggiata dal sisma e ha ammesso che la situazione è “ben lontana da una soluzione”.

    Violenza per le presidenziali in Nigeria: almeno 13 morti nella campagna elettorale
    Tornata elettorale segnata dalla violenza ieri in Nigeria, dove secondo un bilancio provvisorio almeno 13 persone sarebbero morte e decine ferite in tre attentati che hanno preso di mira i centri di voto. Dopo due rinvii, le consultazioni di ieri hanno dato il via a una serie di scrutini nel Paese che vedranno il 16 aprile le presidenziali e il 26 le elezioni per il rinnovo dei governatori dei 36 stati. Human Rights Watch ha stimato che almeno 85 persone sono state uccise dal novembre scorso in violenze legate alla campagna elettorale.

    Perù al voto per eleggere il presidente. Temi chiave: povertà e sicurezza
    Perù al voto per le elezioni presidenziali: cinque i candidati più accreditati dai sondaggi per la successione al presidente Alan Garcia. Favorito l’esponente di sinistra, Ollanta Humala, sconfitto al ballottaggio da Garcia cinque anni fa. Temi chiave delle elezioni peruviane sono la lotta alla povertà diffusa nel Paese, l'economia e la sicurezza, che passa per la lotta al narcotraffico e al terrorismo.

    Precari in piazza ieri in Italia. Proteste in Ungheria contro le politiche Ue di austerità
    Lavoratori precari ieri in piazza in tutta Italia. Sulla protesta è intervenuto anche il ministro del lavoro Sacconi: si tratta di una protesta di pochi, ha detto, mentre il segretario generale della Cgil Camusso ha ribadito: “La ripresa sono loro”. Secondo i dati della Cgia di Mestre i precari sfiorano in Italia i quattro milioni. Lombardia e Lazio le regioni dove si raggiunge il picco. Proteste ieri anche in Ungheria, a Budapest, dove decine di migliaia di persone hanno manifestato per sfidare le politiche di austerità decise all'interno dell'Unione Europea, a margine di una riunione dei ministri delle finanze dell’Ue. (Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Linda Giannattasio)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 100

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.