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Sommario del 05/04/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Una grande manifestazione di fede: così, il cardinale Vallini alla conferenza stampa sui preparativi per la Beatificazione di Papa Wojtyla
  • Due anni fa, il sisma in Abruzzo. Risuona l’esortazione del Papa a non dimenticare la popolazione. Con noi, l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari
  • Nomina
  • Un richiamo al cuore dell'uomo: la riflessione di madre Maria Rita Piccione, autrice dei testi per la Via Crucis al Colosseo
  • La pietà popolare al centro della Plenaria della Pontificia commissione per l'America Latina. Venerdì l'incontro con il Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Emergenza immigrati, il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero: i rimpatri non siano deportazioni
  • Haiti: il cantante Michel Martelly vince le presidenziali, tra denunce di brogli
  • La Comunità di Sant'Egidio ricorda Shahbaz Bhatti, martire della libertà religiosa
  • Il diritto all’educazione nei documenti del Concilio Vaticano II: la riflessione di padre Kowalczyk
  • Chiesa e Società

  • I vescovi del Celam rinnovano l'impegno in favore della famiglia e della vita
  • Il cardinale Ving-Trois apre la plenaria della Conferenza episcopale francese
  • Il Patriarca maronita propone un congresso islamo-cristiano in Libano
  • Appello dell'Unicef per i bambini della Costa d'Avorio
  • Cina: ordinazione di sei nuovi sacerdoti a Han Dan
  • In Croazia, francobollo dedicato alla visita del Papa del prossimo giugno
  • In Afghanistan e Pakistan, ancora violenze dopo il rogo del Corano
  • Nepal: minacce ai cattolici dagli estremisti indù, innalzate le misure di sicurezza
  • A Ginevra, la conferenza internazionale “Portale sull’Africa” per il futuro del continente
  • Al via a Strasburgo il progetto europeo “Giovani ambasciatori per la pace”
  • Austria: l’Azione cattolica contro la bozza di legge sull’immigrazione
  • Il Custode di Terra Santa: nuove speranze per i cristiani del Medio Oriente
  • 24 Ore nel Mondo

  • Costa d’Avorio: Onu e Francia intervengono contro le milizie del presidente uscente Gbagbo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Una grande manifestazione di fede: così, il cardinale Vallini alla conferenza stampa sui preparativi per la Beatificazione di Papa Wojtyla

    ◊   Procedono febbrili i preparativi per la cerimonia di Beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II. Per fare il punto sugli eventi, in programma a Roma dal 30 aprile al 2 maggio, la Sala stampa vaticana ha ospitato stamane un incontro con gli operatori dell’informazione, accolti dal direttore padre Federico Lombardi. Ad illustrare anzitutto le attese spirituali di questa grande manifestazione di fede è stato il cardinale vicario Agostino Vallini. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “I santi sono il Vangelo incarnato” e Giovanni Paolo II ha mostrato una “gigantesca personalità”, anzitutto - ha sottolineto il cardinale Vallini – “nell’aver centrato tutta la sua vita nella fede in Dio”:

    “Una fede forte e coerente libera da paure e compromessi, testimoniata sempre fino all’ultimo respiro”.

    “Una fede tradotta in amore per gli uomini”:

    “Con una preferenza per i poveri, i piccoli, i malati, i rifiutati dalla società”.

    Si è speso per “la difesa dell’uomo e della sua dignità”:

    ”Prendendo posizione con coraggio e alzando la voce in sua difesa”.

    Ha parlato molto “con il suo silenzio”:

    “Il suo volto segnato dalla malattia e dal dolore ha svelato la grandezza e il valore della persona umana anche in una situazione di estrema debolezza, fino all’ultimo giorno. Ci ha insegnato a morire e quindi a vivere, in un momento in cui è acceso – anche nel nostro Paese – un dibattito pubblico sul “fine vita”, la testimonianza di Giovanni Paolo II deve farci riflettere. Infine, è stato il grande difensore della pace in contesti così complessi, così diversi, nella seconda metà del ‘900 e nel primo decennio del 2000”.

    In sintesi - ha osservato il porporato - Giovanni Paolo II ha sentito il mondo intero “come il suo spazio di vita e di missione.” Il cardinale Vallini ha anche svelato di aver personalmente presentato alla Santa Sede - in qualità di ordinario della diocesi di Roma, promotrice della Causa di Beatificazione – un’istanza per rendere obbligatoria ogni anno la memoria liturgica di Giovanni Paolo II, in un giorno ancora da fissarsi.

    Tre le giornate di celebrazione, ricche di occasioni di preghiera, raccoglimento, incontri e scambio di esperienze di fede, come ha spiegato mons. Marco Frisina, direttore dell’Ufficio Liturgico del Vicariato di Roma, la Veglia ospitata al Circo Massimo la sera di sabato 30 aprile con inizio alle 21, divisa in due momenti di celebrazione della memoria e dei misteri del Rosario, in collegamento con cinque Santuari mariani sparsi nel mondo con diverse intenzioni di preghiera: dalla Divina Misericordia a Cracovia in Polonia, per i giovani; da Kawekamo in Tanzania, per le famiglie; da Notre Dame du Lebanon in Libano, per l'evangelizzazione; dalla Basilica di Santa Maria di Guadalupe in Messico, per la speranza e la pace; e dal Santuario di Fatima, per la Chiesa. Conclusa la Veglia sarà possibile pregare in diverse altre chiese aperte al culto l’intera notte (S. Agnese in Agone a Piazza Navona, S. Marco al Campidoglio, S. Anastasia, Santissimo Nome di Gesù all’Argentina, S. Maria in Vallicella, S. Giovanni dei Fiorentini, S. Andrea della Valle, S. Bartolomeo all’isola). All’indomani, primo maggio domenica della Divina Misericordia la solenne Messa di Beatificazione alle 10 in Piazza San Pietro, presieduta da Benedetto XVI e concelebrata dal collegio cardinalizio. Nel pomeriggio sarà poi possibile venerare il corpo del Beato Giovanni Paolo II nella Basilica vaticana nel luogo dove è stato già esposto nei giorni dopo la sua morte. Infine, lunedì 2 maggio Messa di ringraziamento ancora in piazza San Pietro alle 10.30 presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone.

    Ad illustrare l’organizzazione logistica degli eventi, ospitalità, trasporti, ristorazione è stato don Cesar Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi, che ha parlato di 300 mila partecipanti, anche se in molti prevedono oltre un milione di pellegrini in arrivo a Roma. Tutti i particolari sono sul sito , in cinque diverse lingue. Riguardo le spese di organizzazione, il cardinale Vallini ha chiarito ai giornalisti che è stato deciso di non chiedere nulla alle istituzioni dello Stato, visto il difficile momento economico del Paese, salvo naturalmente i servizi pubblici. Si provvederà quindi con le banche, gli sponsor e in proprio.

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    Due anni fa, il sisma in Abruzzo. Risuona l’esortazione del Papa a non dimenticare la popolazione. Con noi, l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari

    ◊   Sono passati due anni dal terribile terremoto che, nella notte tra il 5 e 6 aprile del 2009, colpì l’Abruzzo provocando la morte di oltre 300 persone e la devastazione del centro storico dell’Aquila. Tre settimane dopo il sisma, il 28 aprile, Benedetto XVI si recava nelle aree terremotate e in particolare ad Onna, uno dei luoghi maggiormente colpiti. A due anni di distanza, risuonano ancora le parole del Papa, il suo incoraggiamento ai terremotati e l’esortazione alle istituzioni a non lasciare solo l’Abruzzo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Non resterete soli”: le parole di Benedetto XVI pronunciate due anni fa ad Onna riecheggiano oggi con forza, mentre la popolazione abruzzese prosegue non senza difficoltà nell’impegno della ricostruzione. Tra le vittime del terremoto, il Papa aveva pronunciato parole di coraggio e di impegno, innanzitutto per la Chiesa:

    “La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato e ammiro il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità”.

    La visita in terra abruzzese avvenne pochi giorni dopo Pasqua. Il Papa confortò dunque gli aquilani affranti dal dolore, rammentando che il Signore è risorto e non li abbandonerà:

    “Non lascerà inascoltate le vostre domande circa il futuro, non è sordo al grido preoccupato di tante famiglie che hanno perso tutto: case, risparmi, lavoro e a volte anche vite umane. Certo, la sua risposta concreta passa attraverso la nostra solidarietà, che non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo”.

    In quella breve, ma commovente visita, il Papa incontrò anche i tantissimi volontari che fin dalle prime ore dopo il terremoto, fecero fronte all’emergenza senza risparmio di energie. Benedetto XVI sottolineò il valore straordinario della solidarietà che, disse, “è come un fuoco nascosto sotto la cenere”:

    “La solidarietà è un sentimento altamente civico e cristiano e misura la maturità di una società. Essa in pratica si manifesta nell’opera di soccorso, ma non è solo una efficiente macchina organizzativa: c’è un’anima, c’è una passione, che deriva proprio dalla grande storia civile e cristiana del nostro popolo, sia che avvenga nelle forme istituzionali, sia nel volontariato. Ed anche a questo, oggi, voglio rendere omaggio”.

    Sulla ricostruzione dopo il terremoto e l'impegno della Chiesa per far rinascere l'Abruzzo, Alessandro Gisotti ha intervistato l'arcivescovo dell'Aquila, mons. Giuseppe Molinari:

    R. – Noi abbiamo cercato con semplicità, con umiltà, di rimettere in piedi le nostre comunità, perché quelle del centro storico hanno perduto le chiese, hanno perduto gli abitanti … Abbiamo cercato di rimettere in piedi, di far rivivere nel miglior modo possibile queste comunità. Certo, abbiamo ancora il problema che soprattutto qui, a L’Aquila e in periferia, mancano i luoghi di culto, di aggregazione … L’ultima lettera pastorale l’ho scritta proprio sulla speranza, per invitare tutti – almeno i cristiani – a non perdere la speranza, ad essere portatori di speranza anche per gli altri, perché questo pericolo di una tentazione forte contro la speranza, il pericolo di scoraggiamento, di arrendersi, di bloccarsi c’è, purtroppo!

    D. – Questa è proprio la parola-chiave: speranza. Anche per rimuovere le “macerie del cuore”, lei ha scritto …

    R. – Sì. Per me è un aspetto fondamentale. Tanti disaccordi, tanti contrasti, tanti ritardi, tanta burocrazia assurda, soprattutto tante divisioni politiche … io ho scritto anche “odio politico”, perché purtroppo a volte si tocca con mano che si tratta anche di questo: ecco, tutte queste cose – come diceva Gesù – vengono dal cuore, dal cuore dell’uomo e quindi è lì che bisogna portare la cura decisiva, radicale, fondamentale. Bisognerebbe cominciare dai cristiani a creare questo clima nuovo di rapporto pieno di fiducia, di dialogo, questo clima costruttivo, questo cercare insieme di conoscere ed affrontare i problemi. Nessuno può negare che la situazione sia complessa, nessuno pretende gesti miracolosi, nemmeno dagli amministratori, dalla politica, dalle autorità … Sappiamo che i problemi sono tanti, sono grandi, sono complessi; però, ecco, dare almeno un segnale che questa ricostruzione si sta iniziando! Io ho detto sempre che il periodo dell’emergenza è stato gestito abbastanza bene, mentre quest’altra fase della ricostruzione tarda a partire, a riprendere: si dovrebbe ripartire! Speriamo che si incominci, anche perché la gente ha bisogno di questi segni concreti di speranza!

    D. – Il terremoto avvenne a pochi giorni dalla Pasqua. Anche adesso siamo a pochi giorni dalla Pasqua: qual è il suo augurio per il suo popolo, per gli aquilani, per gli abruzzesi?

    R. – Il cristiano, proprio grazie al Mistero della Pasqua, riesce a dare un senso anche alla sofferenza più grande, anche al dolore più grande, anche a questi fatti che, umanamente parlando, sembrano incomprensibili. Proprio è la Pasqua di Gesù, con il Mistero di morte e Risurrezione, che ci dà la chiave per incominciare a capire e ad accettare anche queste sofferenze enormi, per trovare in esse anche un significato collegandole proprio al Mistero della Pasqua di Gesù. Quindi, l’augurio che faccio a me e a tutti i cristiani è di trovare, proprio nella fede del Cristo morto e risorto, la speranza di cui abbiamo bisogno e che diventa forza per andare avanti, non solo per noi: se noi cristiani abbiamo questa forza nel cuore, siamo in grado di contagiare anche gli altri con una speranza che diventi anche azione concreta per la nostra città, per la nostra rinascita. (gf)

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    Nomina

    ◊   In Ghana, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Navrongo-Bolgatanga il reverendo Alfred Agyenta, del clero di Navrongo-Bolgatanga, professore al Seminario Maggiore St. Victor di Tamale”.

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    Un richiamo al cuore dell'uomo: la riflessione di madre Maria Rita Piccione, autrice dei testi per la Via Crucis al Colosseo

    ◊   Un richiamo al cuore dell’uomo, perché guardi con responsabilità ai drammi del mondo e possa sviluppare solidarietà di fronte ad essi. E’ quanto ha voluto approfondire nelle meditazioni che saranno lette durante la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo, madre Maria Rita Piccione, monaca di clausura agostiniana, madre preside della Federazione dei Monasteri Agostiniani d’Italia “Madonna del Buon Consiglio”. Autrice dei testi, la religiosa ha scelto un linguaggio semplice, che vuole anche dar voce all’infanzia, talvolta offesa, ferita e sfruttata. Tiziana Campisi ha incontrato madre Rita nel monastero dei Santi Quattro Coronati a Roma e le ha chiesto come sono nate le sue meditazioni:

    R. - Le ho pensate come una preghiera, una preghiera che scaturisce dal cuore toccato dalla Parola e quando il cuore è toccato dalla Parola si confronta con Gesù alla luce di quella Parola. E questo è ciò che fa scattare la confessione del cuore e anche l’invocazione dell’aiuto a Dio. È quindi questo è un po’ la struttura di ciascuna stazione: una preghiera, che si modula sull’ascolto, quindi sulla riflessione della Parola, alla quale fa seguito una confessione del cuore e una invocazione a Dio.

    D. - Le sue meditazioni offriranno riflessioni nei cinque continenti, cosa ha voluto dire ai credenti?

    R. - Mentre percorrevo dietro a Gesù le varie stazioni della Via Crucis, avevo nel cuore non solo i credenti ma ogni uomo. Il mio sguardo, il mio ascolto, si è fermato a questo livello, a livello del cuore umano, perché il cuore umano è come un microcosmo, è come un laboratorio nel quale si decidono le sorti di ciò che accade a livello molto più ampio su scala mondiale. Io in queste meditazioni non faccio riferimento preciso ai drammi - che soprattutto si sono scatenati, tra l’altro, quando erano già ormai composte; mi riferisco al dramma del Giappone, alle guerre che stanno interessando il Medio Oriente - ma desidero cogliere le radici di questi drammi. Le radici dei drammi umani sono nel nostro cuore. Avere questa consapevolezza è molto importante perché è aprirsi alla consapevolezza di una responsabilità e solidarietà con tutto ciò che accade nel mondo, anche se noi siamo distanti da quell’evento, perché nessuno è estraneo a ciò che colpisce l’umanità.

    D. - A cosa ha voluto dar voce nei suoi testi?

    R. - Gesù, camminando verso il Calvario, ci lascia come delle orme e noi siamo invitati a ripercorrere, a porre il nostro piede sulle orme lasciate da Gesù per rimettere a fuoco la nostra umanità sulla sua umanità. E così, percorrere la via della Croce camminando dietro a Gesù è in fondo l’aiuto più efficace a crescere, avanzare anche, nella via della verità e della vita. Il cammino della Croce è intersecato dal cammino della gloria, il cammino della Croce confluisce e porta alla gloria. E questo è un messaggio di speranza, quindi di gioia. Posso dire che anche il messaggio della semplicità è un messaggio che emerge e proprio per questo avrei suggerito, comunque desidererei, che potesse intervenire, in qualche modo, nella lettura di questi testi, anche un bambino, proprio per dare spazio, in questa preghiera della Chiesa, anche la voce dell’infanzia, della fanciullezza, talvolta offesa, ferita, sfruttata. E qui, ecco, vorrei far riferimento non solo al caso di abusi di cui si è tanto parlato, perché il campo è molto più vasto e riguarda tutta l’umanità.

    D. - Dunque lei vuole parlare al cuore dell’uomo, per favorire un esame di coscienza, un’introspezione che porti poi l’uomo a rapportarsi in modo vero al mondo…

    R. - Si, certamente. Non io forse, ma la Parola di Dio. Vorrei essere semplicemente questo: un tramite che aiuta la Parola di Dio a toccare, a entrare nel cuore dell’uomo, per aprirlo alla verità di sé, alla responsabilità ma anche alla consapevolezza che Dio, per il tramite di Gesù e dello Spirito Santo, offre il suo aiuto ad ogni uomo.

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    La pietà popolare al centro della Plenaria della Pontificia commissione per l'America Latina. Venerdì l'incontro con il Papa

    ◊   La Pontificia Commissione per l’America Latina si riunisce in Vaticano, da oggi all’8 aprile, per la propria Assemblea plenaria annuale, sul tema “L’incidenza della pietà popolare nel processo di evangelizzazione dell’America Latina”. L'assise si è aperta stamani con la Messa celebrata, nella Basilica di San Pietro, dal cardinale Marc Ouellet, presidente della Commissione. Venerdì prossimo i partecipanti saranno ricevuti in udienza dal Papa. Obiettivo generale dell’incontro è quello di riflettere sul significato e la portata della pietà popolare nei cinque secoli di Cristianesimo in America Latina e di elaborare delle raccomandazioni pastorali, che contribuiscano alla protezione e purificazione della devozione collettiva nel contesto della Missione Continentale in atto in tutte le diocesi, quale componente primaria del processo di nuova evangelizzazione.

    L’Assemblea include tra i suoi obiettivi specifici l’esposizione della pratica della pietà popolare in America Latina, con l’individuazione di deviazioni che si siano presentate nel tempo, l’indicazione di espressioni di religiosità popolare di ostacolo all’evangelizzazione, l’elaborazione di raccomandazioni pastorali concrete affinché la pietà popolare – considerata da Benedetto XVI come tesoro prezioso dell’America Latina – confermi i Battezzati nella loro fede e nella loro appartenenza alla Chiesa cattolica e li conduca ad una viva e autentica vita sacramentale. All’incontro, sono presenti circa quaranta partecipanti tra membri e consultori della Pontificia Commissione, vescovi invitati e responsabili del dicastero medesimo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La domanda di Pilato: in prima pagina, Francesco Ventorino sul tema della verità nel "Gesù di Nazaret" e, in cultura, il vescovo Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, sulla regalità di Cristo e lo svuotamento della divinità.

    La gratuità della preghiera e il carisma di una contemplativa: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori all'agostiniana suor Rita Piccione, scelta per preparare le meditazioni della Via Crucis.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi libica: Gheddafi offre adesso elezioni e riforme politiche.

    Cemento armato per la cupola: Sandro Barbagallo su uno studio inedito riguardo ai materiali e alle tecniche di costruzione del capolavoro di Michelangelo e Della Porta.

    La presentazione del cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, al primo dei tre volumi dell'opera "Le cento fontane (99+1) del Vaticano" curata da Pier Carlo Cuscianna.

    A spasso con il violino: Marcello Filotei sul Festival Printemps des Arts al principato di Monaco.

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    Oggi in Primo Piano



    Emergenza immigrati, il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero: i rimpatri non siano deportazioni

    ◊   I governi di Italia e Tunisia cercano di trovare una soluzione all’emergenza immigrazione. Ma, all’indomani dell’incontro a Tunisi tra il presidente del consiglio dei ministri italiano, Silvio Berlusconi, ed il premier tunisino, Beji Kaid Essebsi, non è stata ancora raggiunta un’intesa sui rimpatri e sulle misure da adottare per contenere i flussi migratori. A Lampedusa, intanto, sono ripresi gli sbarchi. Nelle ultime 24 ore, sono almeno 840 gli immigrati arrivati sull’isola. Su questa emergenza si sofferma, al microfono di Fabio Colagrande, il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, membro della Commissione Cei per l’immigrazione:

    R. – Noi, come Chiesa, siamo interessati all’uomo, alla sua dignità, ai suoi diritti, soprattutto siamo vicini all’uomo che soffre, all’uomo che vive una situazione di grave attentato alla sua sicurezza e alla sua dignità di creatura, figlia di Dio. Nessuno di noi può stare con le mani in mano, nessuno ha la ricetta per risolvere il problema. Ma se ognuno di noi potesse creare le premesse per sedersi attorno ad un tavolo, affrontare l’emergenza invocando la presenza dell’Europa, ancora piuttosto distante, e far fronte adesso a questa situazione, per rimandare poi ad un secondo momento la fase di un intervento in loco per uno sviluppo della realtà tunisina, probabilmente si darebbe un apporto concreto. Probabilmente qualcosa si riuscirebbe a muovere e usciremmo da una situazione di grandissima incertezza. In questo momento la situazione è molto più grave, perché c’è un’emergenza umanitaria da tutti riconosciuta e per la quale in pochi si stanno adoperando.

    D. – Come vescovo, come vede la possibilità dei rimpatri? Entro quali limiti sono possibili questi rimpatri?

    R. – I rimpatri, perché non siano deportazioni all’incontrario, devono essere concordati certamente con il governo tunisino, anche perché bisogna accertare la nazionalità o la provenienza di queste migliaia di persone che sono sbarcate a Lampedusa o comunque sulle coste siciliane o sulle isole attorno alla Sicilia. Bisognerà concordare i termini. Sono partiti dalla Tunisia perché cercano un futuro migliore più o meno immediato, cercano una sicurezza economica. Se si concordano i vari passaggi, soprattutto se ci si impegna con progetti credibili e attuabili da impiantare in Tunisia a livello di piccole aziende, oltre che di realtà più grandi dal punto di vista delle capacità finanziarie, credo che il domani sarà meno nebuloso. Quindi, la possibilità oggi di intervenire con un freno che non sia soltanto di blocco degli imbarchi, può essere credibile e praticabile.(ap)

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    Haiti: il cantante Michel Martelly vince le presidenziali, tra denunce di brogli

    ◊   Haiti ha un nuovo presidente, si tratta del cantante Michel Martelly, che ha vinto al ballottaggio contro la moderata Mirlande Manigat, con oltre il 67% delle preferenze. Un risultato molto contestato anche alla luce delle numerose denunce di brogli. Su questo controverso personaggio, Stefano Leszczynski ha intervistato il giornalista Marco Bello, autore insieme ad Alessandro de Marchi del libro: “Haiti, l’innocenza violata”:

    R. – E’ un personaggio molto controverso; sicuramente molto popolare, perché è un cantante di “compas”, che è la musica popolare ad Haiti, che si ascolta ovunque, nelle piazze, nei locali … E’ un personaggio che canta, appunto, con testi molto volgari, molto scurrili, maschilisti … Tra l’altro, ci sono aspetti inquietanti per cui in un dibattito televisivo aveva minacciato un giornalista molto famoso, perché questo gli aveva fatto una domanda sul suo nuovo senso di responsabilità …

    D. – Un personaggio di questo tipo ha un programma politico?

    R. – No! Di fatti, si basa molto sul personaggio. Vediamo cosa farà … E’ un po’ inquietante, come situazione, però la vittoria è schiacciante, perché si parla del 67% dei risultati a suo favore, anche se c’è stato un grande astensionismo: sembra circa un 30% dei votanti. Il problema, appunto, di queste elezioni era che non c’erano le condizioni tecniche né politiche per realizzarle.

    D. – Una situazione che ha influenzato anche le elezioni legislative …

    R. – Si sono tenute le legislative e sono stati eletti 99 deputati e un terzo del Senato – cioè 13 senatori. Quasi tutti i candidati alla presidenza erano legati a liste fittizie e non ai partiti politici, perché appunto i grossi partiti non hanno partecipato, ad eccezione del partito “Inite” del presidente Préval, che voleva piazzare un suo delfino e invece non c’è riuscito. Però, è riuscito ad ottenere una grossa percentuale al Parlamento. Quindi, avremo un presidente – Michel Martelly, cantante, amato dai giovani, i cui sostenitori hanno peraltro subito minacciato Préval, già nei primi festeggiamenti – e avremo invece un Parlamento in cui la prima forza politica è la forza del partito del presidente Préval: quindi, una sorta di coabitazione che sarà complicata!

    D. – Quali sono i problemi principali di Haiti?

    R. – Sicuramente, ridare l’abitazione alle persone: moltissimi sono ancora nei campi anche se pare che una percentuale sia riuscita a rientrare nelle proprie case; poi è necessario lavorare sul decentramento amministrativo dei servizi per riuscire a far tornare le persone in provincia ed avere più strutture; lavorare sicuramente sull’educazione e sull’economia. (gf)

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    La Comunità di Sant'Egidio ricorda Shahbaz Bhatti, martire della libertà religiosa

    ◊   Con una conferenza e un momento di preghiera, la Comunità di sant’Egidio ha commemorato, stamani a Roma, Shahbaz Bhatti, il ministro pakistano per le minoranze, ucciso a Islamabad il 2 marzo scorso. Alla conferenza, ha preso parte anche Paul Bhatti, fratello del ministro e attuale rappresentante governativo per le minoranze religiose. A seguire per noi l’evento, c’era Francesca Sabatinelli:

    “La nostra famiglia ha perdonato l’assassinio di nostro fratello Shahbaz, perché questo ci insegna la fede. Resta però la ricerca della verità, perché questo non accada più”. Paul Bhatti, fratello di Shahbaz, ministro per le minoranze religiose in Pakistan, ucciso un mese fa, parla alla Comunità di Sant’Egidio, per ricordare la figura di quest’uomo che a dispetto delle minacce – ricorda Paul – è sempre andato avanti per la sua strada, insegnandoci che la dignità di un uomo non ha prezzo.

    “Nella sua vita ha condotto molte battaglie”, ha ricordato Paul: “contro l’instaurazione della sharia, a favore del sostegno ai poveri … il suo obiettivo era il dialogo con tutti i credenti. Non ha mai negoziato la sua fede, la sua lotta contro le ingiustizie sociali. Chi lo ha ucciso – ha concluso Paul Bhatti – non ha spento la sua luce perché noi condurremo la sua lotta con forza e determinazione”.

    Con Paul Bhatti a ricordare Shahbaz, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini, l’imam della moschea di Lahore e il vescovo di Faisalabad, mons. Joseph Coutts. Tutti hanno parlato di Bhatti come di un uomo e ministro coraggioso, ucciso per difendere la libertà di tutte le minoranze. “E’ stato un uomo martire – ha detto Riccardi – un martire che non toglie la vita, ma che la dà per gli altri, per amore cristiano. Perché era un cristiano compassionevole e libero”. E ancora: “Bhatti, uomo di dialogo che ad un’indomita speranza legava la sicurezza del vero politico. Per lui era chiaro come si dovesse impedire l’uso strumentale della legge sulla blasfemia. Bhatti – ha aggiunto Riccardi – era un cristiano audace in un tempo di cristiani grigi”. “Bhatti – ha concluso il vescovo Coutts – era il ministro di tutte le minoranze, era uomo di grande visione. Shahbaz – ha quindi concluso mons. Coutts – come Ghandi, Romero e Martin Luther King”. (gf)

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    Il diritto all’educazione nei documenti del Concilio Vaticano II: la riflessione di padre Kowalczyk

    ◊   L’importanza dell’educazione per la formazione dell’uomo è tra i temi su cui si sono confrontati i Padri Conciliari del Vaticano II. Particolarmente importante al riguardo è la dichiarazione “Gravissimum educationis”, pubblicat a nel 1965. Ascoltiamo in proposito il commento del padre gesuita Dariusz Kowalczyk, nella 22.ma puntata della nostra rubrica dedicata ai documenti del Concilio Vaticano II:

    L’impegno educativo della Chiesa cattolica è da secoli ampio e multiforme. Il Concilio ha formulato alcuni principi universali che riguardano l’educazione. Prima di tutto, la dichiarazione “Gravissimum educationis” afferma che “tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione” (n. 1).

    I primi e i principali educatori sono i genitori. La famiglia è dunque la prima scuola. Questo compito educativo che spetta ai genitori va difeso ed appoggiato da tutta la società. I genitori cattolici sono i primi che introducono i figli alla Chiesa e li educano nella fede. Perciò si può dire che la condizione della Chiesa dipende soprattutto dalla condizione delle famiglie cattoliche.

    Il Concilio dice chiaramente che “tutti i cristiani […] hanno diritto a un'educazione cristiana” (n. 2). Perciò le sovvenzioni pubbliche sul campo di educazione dovrebbero essere erogate “in maniera che i genitori possano scegliere le scuole per i propri figli in piena libertà, secondo la loro coscienza” (n. 6). Dunque, lo stanziamento di fondi pubblici per le scuole cattoliche non è un favore per la Chiesa, bensì il giusto riconoscimento del diritto delle famiglie di scegliere la scuola che desiderano per i loro figli.

    La Chiesa offre il suo servizio educativo non soltanto ai cattolici, ma anche ai non-cattolici. E lo fa senza nessun proselitismo. Il Concilio afferma: “la Chiesa ha sommamente a cuore anche quelle scuole cattoliche le quali, specie nei territori di missione, son pure frequentate da alunni non cattolici” (n. 9).

    È anche da notare che i Padri conciliari si rivolgono ai giovani, perché siano pronti a intraprendere il compito educativo “in quelle regioni dove lo scarso numero di maestri mette in pericolo l'educazione della gioventù” (Conclusione).

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    Chiesa e Società



    I vescovi del Celam rinnovano l'impegno in favore della famiglia e della vita

    ◊   La vita è “il valore più caro alle popolazioni che vivono in queste nobili terre”. Da questa frase, contenuta nella lettera che Benedetto XVI ha inviato il 28 marzo scorso al cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, prende le mosse il messaggio finale dell’incontro del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), che si è svolto dal 29 al 31 marzo a Bogotà, in Colombia, sulla Pastorale della famiglia e della vita. Si è trattato di un’esperienza di confronto molto importante per tutti i vescovi che lavorano per la famiglia e la vita in questa regione, i quali hanno analizzato insieme la realtà contemporanea, che spesso rivela una situazione di emergenza e lontananza dall’originale progetto di Dio. I presuli delle Conferenze episcopali del continente latinoamericano, infatti, sono da tempo impegnati nella promozione e nella difesa di valori sacri presenti nel matrimonio tra uomo e donna, che è il fondamento della famiglia e dell’apertura alla vita; un argomento che va trattato a tutto tondo, non solo all’interno della Chiesa, ma anche in ambito legislativo, nell’etica e nella medicina. I vescovi constatano che, nonostante in molti Paesi le leggi siano in favore della vita, a livello mondiale resta alto il numero degli aborti: si rende, dunque, necessario, proseguire con fede, speranza e impegno nel servizio alla società, a vantaggio della promozione dell’istituzione familiare e della difesa del dono della vita, tanto che si auspica la creazione di comitati dedicati in seno alle diocesi, ma anche alle singole parrocchie. La famiglia, infatti, è il vero soggetto dell’evangelizzazione e dell’apostolato secondo i presuli; Gesù stesso la inserì tra le istituzioni del Regno di Dio, elevando il matrimonio a Sacramento: da qui la necessità di creare una Pastorale della famiglia, per indirizzarla verso l’incontro con il Signore e renderla testimone dell’amore cristiano. È questo, dunque, il dovere dei sacerdoti impegnati su questo fronte in America Latina, che insieme hanno rinnovato il proprio impegno in favore della catechesi familiare, della preparazione dei coniugi all’accoglimento del dono della vita e ancor prima al matrimonio, attraverso il riconoscimento del vero significato della sessualità. A questo proposito, il Celam ha voluto ringraziare espressamente tutte le coppie sposate che quotidianamente offrono un esempio credibile di impegno in direzione della Santità, ma un pensiero speciale è andato anche alle famiglie disunite, che soffrono il dramma della separazione o del divorzio, alle quali i presuli hanno manifestato la propria vicinanza e l’annuncio che il Signore li ama in modo particolare, donando loro il tesoro infinito della Sua misericordia. Un invito speciale, inoltre, è rivolto ai giovani, affinché sappiano riconoscere l’amore di Dio nella loro vita e sappiano seguirlo, realizzando così il disegno che il Signore ha in serbo per ciascuno. Infine, i presuli hanno affidato la propria missione a Nostra Signora di Guadalupe, patrona del continente e icona della sacralità della vita della quale, dicendo Lei per prima sì, ha mostrato la bellezza se vissuta nell’amore di Dio. (A cura di Roberta Barbi)

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    Il cardinale Ving-Trois apre la plenaria della Conferenza episcopale francese

    ◊   Vicinanza e preghiera: ad assicurarle ai “fratelli delle Chiese del Nord Africa e della Costa d'Avorio” in particolare è stato questa mattina il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale francese, nella prolusione con cui ha inaugurato a Lourdes i lavori dell’assemblea plenaria di primavera. “Vogliamo esprimere la nostra vicinanza – ha detto il porporato citato dall’agenzia Sir – in un momento in cui diversi Paesi sono attraversati da movimenti che possono creare un nuovo futuro per i loro popoli, ma anche, purtroppo, l’inizio di nuove prove”. Con riferimento alla Francia, il cardinale Vingt-Trois ha parlato del “paradosso” di una “società segnata da una sorta di paura”. Riferendosi al progetto di legge sulla bioetica all’esame del Senato, il presidente dei vescovi francesi ha auspicato che “i senatori non aggravino le disposizioni approvate dalla maggioranza dei deputati e non aprano la porta ad un eugenismo di Stato” né “all’autorizzazione generale di utilizzare l’embrione umano come materiale di ricerca”, perché “cedere a queste tentazioni farebbe violenza al rispetto dovuto ad ogni essere umano”. “La valutazione etica dei programmi di ricerca – è stato il monito dell’arcivescovo di Parigi - non può ridursi alla raccolta del parere di esperti o alle pressioni degli interessi economici. La ricerca non si giustifica con la generosità presunta o reale dei suoi obiettivi e intenzioni. Mai il fine giustifica i mezzi”. Dal porporato, riferisce ancora l’agenzia Sir, il richiamo alle riserve espresse con i responsabili di altre religioni sul dibattito sulla laicità promosso dal partito di maggioranza Ump. “Non solo – ha osservato – rischia di cristallizzare il disagio di fronte ad una serie di pratiche musulmane minoritarie ma, paradossalmente, potrebbe portare anche a ridurre la comprensione della laicità alla sua concezione più chiusa: quella del rifiuto di ogni espressione religiosa nella nostra società”. (A.G.)

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    Il Patriarca maronita propone un congresso islamo-cristiano in Libano

    ◊   Giornata impegnativa ieri per il Patriarca maronita Béchara Raï. Rompendo con la tradizione, il nuovo capo della Chiesa maronita ha visitato ieri le massime autorità politiche del Libano ed i capi delle varie comunità religiose sunnita, sciita e druso del Paese. Si è trattato di visite di cortesia per ringraziarli per la loro presenza durante la cerimonia di intronizzazione. Ai leader politici, il Patriarca Raï ha espresso l’auspicio che venga finalmente annunciata la nuova compagine governativa e non ha mancato di esprimere l’urgenza di problemi quali la disoccupazione e l’emigrazione dei giovani. Inoltre, ha rilanciato con i leader religiosi l’iniziativa di un congresso islamo-cristiano presso il Patriarcato maronita di Bkerké, che dovrebbe tenersi successivamente presso le sedi dei vari leader religiosi, quale “punto di partenza per la vita nazionale” nel Paese dei Cedri. (S.G.)

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    Appello dell'Unicef per i bambini della Costa d'Avorio

    ◊   L’impossibilità di andare a scuola, la minaccia della malnutrizione e il costante rischio di essere reclutati dalle forze armate di tutte le parti del conflitto: sono queste le drammatiche conseguenze delle violenze in corso in Costa d’Avorio sui bambini, tema caro all’Unicef e sul quale il direttore generale dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, Anthony Lake, lancia l’allarme. Secondo l’organizzazione, infatti, nel Nord del Paese un milione e mezzo di persone sono prive dei servizi di base, come l’acqua o l’energia, 800mila bambini non vanno a scuola da mesi e tra loro è in aumento il numero dei casi di malnutrizione. Nella parte occidentale, l’Unicef è riuscito a portare aiuti di prima necessità alla popolazione, ma non riesce a raggiungere la capitale Abidjan, dove si stima ci sia circa un milione di sfollati in emergenza e sotto il costante rischio che scoppino epidemie. Fino ad ora l’Unicef ha proceduto a somministrare vaccini, a lavorare per il riallacciamento dei servizi idrici e in favore di programmi per il recupero scolastico, a distribuire kit per la scuola, per l’igiene e per la potabilizzazione dell’acqua e ha lanciato una raccolta fondi con l’obiettivo di raggiungere 32 milioni di dollari. Per ora ne sono stati raccolti appena 5,3. (R.B.)

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    Cina: ordinazione di sei nuovi sacerdoti a Han Dan

    ◊   Grande festa nella diocesi cinese di Han Dan, una delle più grandi della provincia dell’Hebei, dove il 25 marzo scorso, proprio in occasione dell’Annunciazione del Signore, sono stati ordinati sei nuovi sacerdoti. Alla solenne Eucarestia, concelebrata da 99 sacerdoti e seguita da una processione guidata dal vescovo Yang Xiang Tai, hanno partecipato 1800 fedeli di una comunità che conta circa 130mila cattolici su una popolazione di oltre 8 milioni di persone, che abitano un territorio, quello della diocesi di Han Dan, in costante sviluppo, comprendente già un centinaio di luoghi di culto tra chiese e cappelle, 75 sacerdoti e una quarantina di seminaristi, nonché quasi 200 religiose appartenenti a diverse congregazioni. Alla cura della diocesi, inoltre, sono affidati diversi dispensari, ambulatori e strutture dedite all’assistenza sociale. Nel corso dell’omelia, riferisce l’agenzia Fides, il presule ha sottolineato la bellezza della scelta di diventare sacerdoti e l’importanza che tale scelta venga appoggiata dalle famiglie; i nuovi ordinati, per loro conto, hanno voluto ringraziare il Signore per essere stati chiamati a questa missione, i genitori per averli sostenuti, i sacerdoti della diocesi per averli accompagnati in questo cammino verso i voti e tutti i fedeli che hanno pregato per le loro vocazioni. (R.B.)

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    In Croazia, francobollo dedicato alla visita del Papa del prossimo giugno

    ◊   È un’immagine di Benedetto XVI nel giorno della sua elezione alla Cattedra di Pietro, scattata il 19 aprile 2005 dal fotografo della Reuters Kai Pfaffenbach, a campeggiare sul francobollo speciale emesso ieri dalle Poste di Zagabria in vista della visita pastorale del Santo Padre in Croazia, in programma il 4 e 5 giugno prossimi. L’elaborazione grafica del ritratto è opera di Ariana Noršić, esperta di design. Sempre da ieri è disponibile la busta del “primo giorno” con il relativo annullo postale da apporsi nelle giornate di ieri e di oggi. L’emissione si colloca nel solco della tradizione filatelica nazionale di celebrare i viaggi apostolici dei Pontefici in terra croata e segue le precedenti iniziative dedicate alle visite di Giovanni Paolo II nel 1994, 1998 e 2003: emissioni già esaurite, dato il grande interesse dei filatelisti. Il nuovo esemplare, del valore di 3,10 kune (pari a circa 40 centesimi di euro), viene stampato in fogli da 9 pezzi, con una tiratura di 500mila unità. (R.B.)

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    In Afghanistan e Pakistan, ancora violenze dopo il rogo del Corano

    ◊   Proseguono in Pakistan e Afghanistan le violente proteste suscitate dal rogo del Corano eseguito da un pastore evangelico negli Usa, il 20 marzo scorso. In Afghanistan le reazioni degli estremisti islamici hanno già causato 30 morti da venerdì scorso, quando è stato assaltato il Palazzo dell’Onu a Mazar-i-sharif e sono continuati sabato con gli scontri a Kandahar. Padre Giuseppe Moretti, superiore della "Missio sui iuri" a Kabul, ha invitato la comunità a pregare e ha condannato il gesto del pastore statunitense. “Bruciare un testo sacro, di qualsiasi religione, è un atto gravissimo e sacrilego perché la libertà non è offendere quanto per altri è sacro – ha detto ad AsiaNews – è invece un atto contrario allo stesso cristianesimo, religione che insegna ad amare tutti, anche chi la pensa in modo diverso”. Anche in Pakistan le reazioni al rogo sono state violente, con tre attacchi nel giro di una settimana da parte degli estremisti e le minacce a un cristiano di venire accusato di blasfemia. Si tratta di Mash Gill, residente a Mardan, nella provincia settentrionale di Khyber Pakhtunkhwa, che avrebbe ricevuto l’ultimatum: “Convertiti o morirai”. L’uomo è assistito dall’organizzazione umanitaria Masihi Foundation, che si occupa già da tempo di Asia Bibi. “La storia di Gill è una delle tante in questa assurda escalation di violenza che vede quotidianamente morti e feriti e luoghi di culto tra i bersagli prescelti – testimonia alla Fides il direttore Haroon Masih – sembra che nessuno intervenga e che le autorità civili siano immobili”. Sulle stesse corde la testimonianza del segretario esecutivo della Commissione Giustizia e pace dei vescovi pakistani, Peter Jacob: “È un momento difficile per la comunità cristiana, oggetto di una campagna di odio e intolleranza – ha detto – ma noi continuiamo a essere impegnati a denunciare e contrastare le discriminazioni esistenti nella società”. (R.B.)

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    Nepal: minacce ai cattolici dagli estremisti indù, innalzate le misure di sicurezza

    ◊   Sale la tensione in Nepal, dopo il moltiplicarsi, negli ultimi giorni, di esplosioni ai danni di auto facenti capo all’amministrazione pubblica nella regione del Terai da parte di estremisti indù, che hanno causato un morto e 50 feriti. L'agenzia AsiaNews riferisce che è stato alzato il livello delle misure di sicurezza adottate presso la cattedrale dell’Assunzione della capitale Kathmandu, su richiesta del parroco padre Silas Bogati, che fu uno dei testimoni dell’attentato subìto dalla cattedrale il 23 maggio del 2009, in cui rimasero uccise tre persone. Secondo il sacerdote, tutti gli edifici cattolici sono a rischio: le accuse ricadono sul gruppo estremista indù "Nepal defence army", già responsabile degli attacchi alla cattedrale, al Congress Central Party e alla moschea di Biratnagar nel 2010 ed è sospettato di aver ucciso, nel luglio 2007, anche il rettore della scuola salesiana di Sirsya, nel Morang, padre John Prakash. (R.B.)

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    A Ginevra, la conferenza internazionale “Portale sull’Africa” per il futuro del continente

    ◊   Si intitola “Portale sull’Africa” la conferenza internazionale che si sta svolgendo a Ginevra e che si concluderà, domani, con l’obiettivo di mettere a punto un approccio integrato ai problemi del continente mediante una discussione multidimensionale sui nodi di maggiore criticità, quali sanità, istruzione, fame e ambiente. Una discussione che si estende anche ai temi della governance, della trasparenza politica ed economica, della risoluzione dei conflitti e dell’energia che leader politici africani e di altri continenti, esperti e osservatori, stanno affrontando insieme, portando il proprio contributo mediante relazioni e tavole rotonde. Tra gli oratori, l’ex premier britannico Gordon Brown con un intervento sullo scenario economico attuale e sul superamento della prima crisi della globalizzazione, mentre l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, affronta il futuro dell’Africa, tra sfide e opportunità. Da Rudy Giuliani, sindaco di New York al momento dell’attacco alle Torri Gemelle, infine, una relazione sull’efficacia della cooperazione internazionale nella lotta alla criminalità e al terrorismo. (R.B.)

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    Al via a Strasburgo il progetto europeo “Giovani ambasciatori per la pace”

    ◊   Promuovere il ruolo dei giovani nel consolidamento della pace e contribuire, così, alla creazione di un mondo in cui si possa vivere insieme nel rispetto della dignità e del dialogo: è questo l’obiettivo del progetto “Giovani ambasciatori per la pace”, che ha preso il via oggi a Strasburgo per iniziativa della Direzione gioventù e sport del Consiglio d’Europa. Questa prima fase si concluderà il 10 aprile e coinvolge una rete di giovani provenienti dai 47 Stati membri che, una volta formatisi presso l’European Youth Centre di Strasburgo, applicheranno e si faranno portavoce dei valori del Consiglio d’Europa nelle aree e presso le comunità colpite dai conflitti. Il primo gruppo dei “futuri ambasciatori”, riporta l'agenzia Sir, comprende 25 giovani di età compresa fra i 18 e i 26 anni che stanno partecipando a un seminario sui diritti umani in cui interverranno attivisti ed esperti di affari giuridici dell’Ufficio del Commissario per i Diritti Umani, dell’Assemblea parlamentare e della Corte europea. I due seminari successivi si svolgeranno entro l’autunno del 2012. (R.B.)

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    Austria: l’Azione cattolica contro la bozza di legge sull’immigrazione

    ◊   L’Azione cattolica dell’Austria si schiera contro la nuova bozza di legge in tema di immigrazione che in questi giorni sarà esaminata dal Parlamento austriaco. Secondo l’associazione la proposta è ingiusta e viola i diritti umani: così l’Azione cattolica ha scritto in una lettera aperta in cui invita i parlamentari a votare contro il testo e chiedendo, comunque, “una buona regolamentazione giuridica per non aprire la porta a un’immigrazione indiscriminata”. L'agenzia Sir riferisce che la lettera giunge in previsione delle riunioni della Commissione del Parlamento austriaco che si occupa della legge, in programma per oggi e per mercoledì 13 aprile. Tra i cambiamenti previsti, l’inasprimento delle norme che regolano l’immigrazione, mentre l’Azione cattolica chiede “sobrietà e obiettività al di là degli allarmismi” e sottolinea la necessità “dell’incontro personale, della conoscenza, del dialogo e dell’impegno comune”, per affrontare il fenomeno. (R.B.)

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    Il Custode di Terra Santa: nuove speranze per i cristiani del Medio Oriente

    ◊   Sono molto alte le attese dei cristiani che vivono oggi in Medio Oriente, soprattutto dopo la cosiddetta “primavera” che ha coinvolto recentemente molti Paesi arabi. È il centro della testimonianza del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, intervenuto al convegno in corso a Torino “Minoranze etniche e religiose nel Mediterraneo”, organizzato dal Centro italiano per la Pace in Medio Oriente. “A parte gli Emirati Arabi – ha detto all'agenzia Sir – in tutti i Paesi, dall’Egitto alla Giordania, dalla Palestina alla Siria c’è libertà di culto nel senso che ai cristiani non è impedito di professare la loro fede, ma non sempre c’è libertà di coscienza”. La rivoluzione ha visto scendere in piazza fianco a fianco cristiani e musulmani, soprattutto in Egitto, che è stato d’esempio per tutto il mondo arabo, fatto che avvalora la tesi di come si sia trattato di una battaglia per la democrazia e per la cittadinanza: “I cristiani del Medio Oriente sono arabi e vogliono essere pienamente riconosciuti anche per legge – ha aggiunto – la minoranza cristiana è una minoranza religiosa, infatti, e non etnica. Sono arabi, pensano e parlano in arabo, la loro cultura è araba”. Padre Pizzaballa ha infine ricordato che la piena cittadinanza per i cristiani è stata una delle richieste più forti uscite dal Sinodo per il Medio Oriente che si è svolto a Roma in ottobre, evidenziato anche nel documento finale dell’incontro. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Costa d’Avorio: Onu e Francia intervengono contro le milizie del presidente uscente Gbagbo

    ◊   “Siamo intervenuti a protezione dei civili”. Così, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ieri ha dato il via ai raid militari in Costa d’Avorio. Obiettivo dichiarato: neutralizzare le armi pesanti utilizzate contro la popolazione dai fedelissimi di Laurent Gbagbo, il presidente uscente che si rifiuta di lasciare il potere. Ma intanto ad Abidjan si acuisce l’emergenza umanitaria, con gli ospedali al collasso e migliaia di persone bloccate in casa. Per gli ultimi aggiornamenti sentiamo Marco Guerra:

    Il presidente uscente Gbagbo, asserragliato nella sua roccaforte ad Abidjan, ''non pensa al momento'' alla resa. Lo ha affermato il portavoce del suo governo, smentendo le voci circolate in mattinata circa l’apertura di un negoziato per il trasferimento dei poteri al presidente eletto Ouattara, riconosciuto dalla comunità internazionale. L’intervento militare della comunità internazionale scattato ieri non piega dunque la strenua resistenza di Gbagbo e suoi fedelissimi che affermano di controllare ancora il palazzo presidenziale e la caserma di Abidjan, principale città del Paese africano, dove, in mattinata, sono proseguiti i combattimenti con colpi di artiglieria pesante. Intanto, però, si segnalano le prime defezioni tra gli esponenti del vecchio governo: il ministro degli Esteri ha cercato rifugio nell'ambasciata francese. E il presidente uscente resta comunque braccato dalle forze leali Ouattara che circondano la sua residenza e contano sull’appoggio degli elicotteri della missione Onu e di quella francese che ieri hanno colpito due basi delle milizie di Gbagbo con l’obiettivo di neutralizzare le armi pesanti utilizzate contro i civili. Secondo il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, l'operazione militare è in linea con “la risoluzione 1975 del Consiglio di Sicurezza” e si è resa necessaria dopo che le forze di Gbagbo ''hanno preso di mira il quartier generale dell'Onu in Costa d'Avorio all'hotel Sebroko”. Le Nazioni Unite esprimono inoltre grande preoccupazione per la situazione umanitaria ad Abidjan. ''Molti ospedali non sono in grado di funzionare'', ha affermato la portavoce dell'Ufficio dell'Onu per il coordinamento degli affari umanitari. “Le ambulanze non possono girare – ha aggiunti l’esponente dell’Onu - ed i cadaveri sono lasciati nelle strade più' giorni''.

    Libia, nuovi combattimenti a Brega
    In Libia, unità navali della Nato hanno fermato stamani diverse imbarcazioni degli insorti, cariche di armi e aiuti umanitari, partite da Bengasi e dirette a Misurata. Proseguono, intanto, gli scontri tra gruppi di ribelli e forze governative. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno attaccato postazioni degli insorti nei pressi della città portuale di Brega. Due mezzi delle truppe del rais sono stati distrutti in seguito ad un raid della coalizione internazionale. A Tripoli, intanto, il portavoce del governo, Ibrahim Mussa, non ha scartato le opzioni delle elezioni, del referendum e delle riforme politiche. Ma ha anche precisato che Muammar Gheddafi deve rimanere al suo posto e “guidare qualsiasi transizione” perché è una figura di equilibrio e di unità. Il rais, immortalato ieri tra la folla dalle telecamere della televisione di Stato libica, non intende lasciare la guida del Paese. Per l’opposizione, invece, il futuro politico della Libia è senza Gheddafi. Il Consiglio nazionale degli insorti ha anche respinto la proposta di una transizione guidata dal figlio del colonnello. Il rais non è ritenuto “un interlocutore credibile” dai Paesi delle forze della coalizione e in particolare dall’Italia che non esclude la possibilità di fornire armi agli insorti. L’Italia, che secondo il governo libico “va contro i propri interessi”, ha anche riconosciuto il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi come “l’unico interlocutore politico legittimato a rappresentare la Libia”. Nonostante combattimenti e posizioni apparentemente inconciliabili, resta comunque aperta la strada di un negoziato. Un inviato del leader libico Gheddafi, il vice ministro degli Esteri, Abdelati Laabidi, è atteso ad Ankara dove dovrebbe arrivare anche un rappresentante degli insorti. Il vicario apostolico di Tripoli, mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, ha definito “buona” la posizione della Turchia che, nel ruolo di Paese mediatore, cercherà di convincere le parti a trovare un accordo per una tregua immediata.

    Yemen: nuovi scontri tra polizia e manifestanti
    “La transizione in Yemen deve iniziare ora”. E’ l’appello rivolto dal capo della diplomazia dell’Ue Catherine Ashton al presidente Saleh, al potere da 32 anni. Intanto il Consiglio di Cooperazione del Golfo Arabo ha invitato il governo yemenita e i rappresentanti dell'opposizione ad una serie di colloqui a Riyadh, in Arabia Saudita, per risolvere la crisi politica. Al momento si registra la risposta positiva dell’opposizione. Sul terreno non si fermano però gli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti antigovernativi. Oggi cinque persone hanno perso la vita a Sanaa nelle violenze tra fazioni dell'esercito passate con i manifestanti ed esponenti delle tribu' rimaste fedeli al presidente Ali Abdullah Saleh. Ieri 15 dimostranti sono stati uccisi e 30 feriti dalla polizia nel tentativo di fare irruzione nel principale edificio del governo provinciale di Taiz, nel sud del Paese. Intanto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha espresso preoccupazione per gli eventuali vantaggi che gruppi come Al-Qaeda potrebbero trarre dal “vuoto di potere”.

    Siria: Assad ha chiesto ad Adel Safar di formare il nuovo governo
    Il presidente siriano Bashar al-Assad ha affidato ad Adel Safar, politico e accademico, l’incarico di formare il nuovo governo, convinto che un esecutivo guidato da Safar possa placare la grave crisi scoppiata in Siria sulla scia delle rivolte contro governi autoritari in Medio Oriente e Nord Africa. Safar, 58 anni, ex ministro dell’Agricoltura, è un esponente del partito Baath e per questo la sua nomina non è piaciuta ad alcuni oppositori del presidente, che non vedono nella sua figura il segnale del cambiamento. È interessante notare come Assad abbia scelto un esperto di agricoltura per formare il nuovo governo di Damasco: le rivolte contro il sistema siriano sono partite proprio dalle zone del Paese dove la situazione agricola è peggiore. Negli ultimi anni, la siccità, che ha bloccato le esportazioni di grano siriano in Medio Oriente, e la cattiva gestione delle risorse idriche hanno ridotto ampie fasce della Siria orientale ad un deserto, costringendo alla fuga migliaia di famiglie.

    Medio Oriente
    Resta alta la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza. Stamani un palestinese è stato ucciso nel nord della striscia di Gaza dal fuoco di militari israeliani. Secondo fonti mediche palestinesi, non si tratta di un miliziano ma di un semplice cittadino che era avvicinato allazona di confine per raccogliere materiale di scarico che intendeva rivendere. Nel frattempo, due colpi di mortaio sono stati sparati da Gaza verso un villaggio israeliano. Non si ha notizia di vittime.

    Giappone nucleare
    Alla centrale atomica giapponese di Fukushima prosegue il tentativo di bloccare le fuoriuscita di radioattività. I tecnici della Tepco, l’azienda che gestisce l’impianto, sono stati costretti a riversare in mare 11.500 tonnellate di acqua radioattiva, per far posto ad altro liquido fortemente contaminato. Secondo la stampa nipponica, nell’acqua marina è stata rilevata una presenza di iodio radioattivo di 7 milioni e mezzo di volte superiore al limite legale. Una situazione grave, che potrebbe avere conseguenze anche molto lontano dal Giappone. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Vincenzo Ferrara, climatologo e direttore della Rivista “Energia, Ambiente e Innovazione” dell’Enea:

    R. - Per quello che riguarda la situazione atmosferica, attualmente non ci sono problemi se non in Giappone: sicuramente nei primi quaranta chilometri e probabilmente anche fino ad 80-100 chilometri, perché la contaminazione si è estesa a macchia di leopardo anche molto oltre, anche in relazione alle piogge che ci sono state. La contaminazione, dunque, è molto alta. Per quanto riguarda, invece, il mare, la contaminazione è rilevante nelle immediate vicinanze: poi le correnti disperderanno questa contaminazione, perché la massa oceanica è talmente vasta che renderà la radioattività del tutto trascurabile. Ovviamente il problema sussiste anche in termini di contaminazione dei sistemi ecologici: i molluschi, che filtrano acqua, tendono ad accumulare la radioattività, così anche come alcuni pesci. Servono, quindi, sicuramente dei controlli e il blocco del commercio.

    D. - Dopo questa esperienza, da più parti si fa capire che il Giappone vorrebbe cambiare assetto energetico: quanto è difficile il passaggio dal nucleare ad altre energie?

    R. - Teniamo conto che gli impianti nucleari concorrono a risolvere solo il problema dell’energia elettrica, ma ci sono anche necessità energetiche, collegate, ad esempio, con i trasporti o con l’industria, che non sempre sono elettriche. Il tutto va quindi valutato nel contesto di un Paese, del suo sviluppo economico, delle sue scelte di tipo energetico.

    D. - Ci sono energie pulite a cui si può pensare?

    R. - Per energie pulite si intendono quelle che non danno inquinamento nell’atmosfera, che non creano rischi e che sono rinnovabili. Sono tutte quelle di origine naturale, come può essere il solare, l’eolico, le biomasse, la geotermia, l’idroelettrico. E’ tutto un settore che ha bisogno di svilupparsi dal punto di vista della ricerca scientifica. (mg)

    Cina, Ue esprime preoccupazione per l’ondata arresti contro i dissidenti
    L'Unione Europea ha espresso la sua “inquietudine” circa ''l'aumento dell'uso della detenzione arbitraria contro difensori dei diritti umani, avvocati e attivisti''. Lo ha detto stamattina a Pechino il rappresentate dell'Ue in Cina, Markus Ederer. L'ultimo ad essere stato colpito dalla polizia è stato domenica l'artista Ai Weiwei. Il suo fermo si inserisce in un'ondata di repressione che ha visto centinaia di arresti e di detenzioni extra-giudiziali.

    Portogallo: Moody’s declassa il debito a lungo termine
    L’agenzia di rating Moody’s ha ribassato il debito a lungo termine del Portogallo: il rating è sceso da A3 a Baa1, con l'outlook che resta sotto osservazione. Cioè non sono esclusi ulteriori ribassi. Fra gli elementi alla base della decisione l’agenzia Moody's sottolinea: le incerte prospettive politiche, le difficoltà sul finanziamento a breve e medio termine, stabilito nel contesto del recente accordo europeo di stabilità (Esm), che contempla la ristrutturazione del debito come una possibilità, e le implicazioni a medio termine delle revisioni della scorsa settimana delle stime per il deficit di bilancio e di debito pubblico in essere per l’anno fiscale. “Il taglio – spiega Moody’s in una nota - non è stato più pesante perché esiste la convinzione che gli altri stati dell'Eurozona sosterranno finanziariamente il Portogallo anche prima di riuscire a ottenere i fondi dall'European Financial Stability Facility(Efsf)”. Secondo ambienti di Borsa “adesso Lisbona non potrà continuare a rifiutare il salvataggio dell'Ue”. Tuttavia il ministro uscente José Socrates, che ha rassegnato le dimissioni dopo che il Parlamento ha respinto il suo piano di austerity, ha deciso di non accettare gli aiuti dell'Ue prima delle nuove elezioni politiche, fissate il 5 giugno prossimo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 95

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.