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Sommario del 28/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI invita a pregare perché si comprenda che annunciare Cristo è servizio irrinunciabile della Chiesa
  • Un Papa mite e fermo, fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento: 32 anni fa si spegneva Giovanni Paolo I
  • Mons. Redrado: la persona del malato è al centro delle opere assistenziali della Chiesa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Bagnasco: i politici pensino al bene comune, evitando le discordie personali
  • Il Parlamento europeo: no alla condanna a morte di Sakineh, no alla pena capitale
  • Sale l'attesa in Cile per la liberazione dei 33 uomini intrappolati nella miniera di San José
  • Afghanistan: i talebani rivendicano l'attentato di Ghazni
  • Padre Louis Lougen, statunitense, nuovo superiore degli Oblati di Maria Immacolata
  • L’impegno per l’Africa di Paolo Marelli, medico del Coe, il Centro Orientamento Educativo
  • Violenza psicologica più che fisica: quando il "bullo" è una ragazza. Intervista con Paola Tabarini
  • Chiesa e Società

  • Plenaria dei vescovi europei su famiglia e calo demografico
  • Regno Unito. L’incaricato del premier: “La visita del Papa un grande successo”
  • Pakistan: è emergenza epidemie. Paura per un virus sconosciuto
  • India. Caso di Ayodhya: 8.000 arresti per prevenire violenze, verdetto il 30 settembre
  • Nuova ondata di sfollati in Yemen
  • Maltempo in Centroamerica: grave la situazione ad Haiti e in Guatemala
  • Bolivia: intervento dei vescovi sul progetto di legge contro discriminazione e razzismo
  • Argentina: un milione e mezzo di giovani a piedi verso la Madonna di Lujan seguiti via web
  • Le Piccole suore di santa Teresa contro le spose bambine in India
  • Nepal: sono ancora tante le donne che nel Paese subiscono violenza domestica
  • Pena di morte in Mongolia: abolizione più vicina
  • Gran Bretagna: per l'Avvento, campagna in difesa dei cristiani discriminati a scuola e al lavoro
  • A Beirut il meeting dei media del Patriarcato armeno cattolico
  • Cina: "il rapporto intimo con Cristo” tema del ritiro spirituale dei sacerdoti della diocesi di Sanyuan
  • Anche Gesù era un migrante: celebrata a Singapore la Giornata dei Migranti
  • Malaysia: una tribù degli Orang Asli riavrà la sua chiesa
  • La Pastorale familiare del Patriarca di Lisbona: “Riappropriarsi della spiritualità”
  • Università Cattolica: domani al via un convegno internazionale sui cambiamenti della famiglia
  • Lanciato il sito web della visita del Papa in Spagna
  • I vertici della Radio Vaticana e dell'Osservatore Romano al congedo di Maria Brigini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele blocca battello pro-Gaza con a bordo pacifisti ebrei
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI invita a pregare perché si comprenda che annunciare Cristo è servizio irrinunciabile della Chiesa

    ◊   “Perché la celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale sia occasione per comprendere che il compito di annunciare Cristo è un servizio necessario e irrinunciabile che la Chiesa è chiamata a svolgere a favore dell'umanità”: è questa l’intenzione missionaria di preghiera del Papa per il mese di ottobre. Un tema sul quale Benedetto XVI si è più volte soffermato nel suo Pontificato. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Tutti i battezzati sono chiamati ad annunciare il Vangelo, a rendere ragione della speranza che è in noi. E’ l’esortazione di Benedetto XVI, che in più occasioni rammenta come l’anelito missionario sia fondamentale in ogni comunità cristiana:

    “L’annuncio del Vangelo resta il primo servizio che la Chiesa deve all’umanità, per offrire la salvezza di Cristo all’uomo del nostro tempo, in tante forme umiliato e oppresso, e per orientare in senso cristiano le trasformazioni culturali, sociali ed etiche che sono in atto nel mondo”. (Angelus, 7 ottobre 2007)

    La missione dell’annuncio del Vangelo, ribadisce ancora il Papa, parte da un cuore rinnovato, trasformato dall’amore di Dio. E fa suo il richiamo di San Paolo ad ogni cristiano chiamato a diffondere la Buona Novella:

    “In effetti, la missione, se non è animata dall’amore, si riduce ad attività filantropica e sociale. Per i cristiani, invece, valgono le parole dell’apostolo Paolo: “L’amore del Cristo ci spinge”. (…) Ogni battezzato, come tralcio unito alla vite, può così cooperare alla missione di Gesù, che si riassume in questo: recare ad ogni persona la buona notizia che “Dio è amore” e, proprio per questo, vuole salvare il mondo. (Angelus, 22 ottobre 2006)

    “La missione – avverte il Papa – è dunque un cantiere nel quale c’è posto per tutti: per chi si impegna a realizzare" nella propria vita il Regno di Dio:

    “Per chi vive con spirito cristiano il lavoro professionale; per chi si consacra totalmente al Signore; per chi segue Gesù Buon Pastore nel ministero ordinato al Popolo di Dio; per chi, in modo specifico, parte per annunciare Cristo a quanti ancora non lo conoscono”. (Angelus, 22 ottobre 2006)

    Il Papa non manca tuttavia di rammentare che la missione è legata spesso alla persecuzione. Ricorda che l’uccisione di Santo Stefano segna l’inizio della persecuzione contro i discepoli di Gesù, che da allora sono spinti ad uscire da Gerusalemme e ad annunciare il Vangelo ai pagani:

    “Nella storia della Chiesa non mancherà mai la passione, la persecuzione. E proprio la persecuzione diventa, secondo la celebre frase di Tertulliano, fonte di missione di nuovi cristiani: ‘Noi cristiani ci moltiplichiamo ogni volta che da voi siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani’”. (Udienza generale, 10 gennaio 2007)

    Un anelito a Dio che chiamò all’evangelizzazione i primi Apostoli, ma - osserva il Pontefice - che interpella i pastori della Chiesa anche oggi di fronte a sfide storiche, sociali e spirituali. Benedetto XVI esorta ad un rinnovato impegno non solo laddove si attende una prima evangelizzazione, ma anche nelle antiche nazioni cristiane dove la secolarizzazione ha prodotto una grave crisi del senso della fede:

    “In questa prospettiva, ho deciso di creare un nuovo Organismo, nella forma di 'Pontificio Consiglio', con il compito precipuo di promuovere una rinnovata evangelizzazione nei Paesi dove è già risuonato il primo annuncio della fede e sono presenti Chiese di antica fondazione, ma che stanno vivendo una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di “eclissi del senso di Dio”, che costituiscono una sfida a trovare mezzi adeguati per riproporre la perenne verità del Vangelo di Cristo”. (Primi Vespri, 29 giugno 2010)

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    Un Papa mite e fermo, fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento: 32 anni fa si spegneva Giovanni Paolo I

    ◊   Trentandue anni fa, il 28 settembre 1978, si spegneva Papa Albino Luciani, dopo appena 33 giorni di Pontificato: aveva 65 anni. Un tempo brevissimo ma intenso che gli è valso l’affetto della gente, di credenti e non credenti. Benedetto XVI lo ha definito più volte come un uomo “dolce e mite” e nello stesso tempo “forte nella fede, fermo nei principi, ma sempre disponibile all’accoglienza e al sorriso”. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    “Fedele alla tradizione e aperto al rinnovamento”: così Benedetto XVI ricorda Giovanni Paolo I. “Da sacerdote, da vescovo e da Papa – sottolinea - fu instancabile nell’attività pastorale, stimolando costantemente clero e laicato a perseguire, nei vari campi dell’apostolato, l’unico e comune ideale della santità. Maestro di verità e catecheta appassionato, a tutti i credenti ricordava, con l’affascinante semplicità che gli era solita, l’impegno e la gioia dell’evangelizzazione, sottolineando la bellezza dell’amore cristiano, unica forza in grado di sconfiggere la violenza e costruire un’umanità più fraterna”. Ma è l’umiltà – afferma Benedetto XVI – la caratteristica principale di Giovanni Paolo I: “Humilitas”, in effetti, era il suo motto episcopale, una “parola che sintetizza l’essenziale della vita cristiana e indica l’indispensabile virtù di chi, nella Chiesa, è chiamato al servizio dell’autorità”:

    “In una delle quattro Udienze generali tenute durante il suo brevissimo pontificato disse tra l’altro, con quel tono familiare che lo contraddistingueva: ‘Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore: ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore … Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili’. E osservò: ‘Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto al contrario: mettersi in mostra’ (Insegnamenti di Giovanni Paolo I, p. 51-52). L’umiltà può essere considerata il suo testamento spirituale. Grazie proprio a questa sua virtù, bastarono 33 giorni perché Papa Luciani entrasse nel cuore della gente”. (Angelus del 28 settembre 2008)

    Uno dei passi del Vangelo preferiti da Giovanni Paolo I era l’appello di Gesù: “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”:

    “‘Dobbiamo sentirci piccoli davanti a Dio’, disse in quella medesima Udienza. E aggiunse: ‘Non mi vergogno di sentirmi come un bambino davanti alla mamma: si crede alla mamma, io credo al Signore, a quello che Egli mi ha rivelato’ (ivi, p. 49). Queste parole mostrano tutto lo spessore della sua fede. Mentre ringraziamo Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo, facciamo tesoro del suo esempio, impegnandoci a coltivare la sua stessa umiltà, che lo rese capace di parlare a tutti, specialmente ai piccoli e ai cosiddetti lontani”. (Angelus del 28 settembre 2008)

    Benedetto XVI ricorda infine la devozione che Albino Luciani nutriva verso la Madonna:

    “Quando era Patriarca di Venezia ebbe a scrivere: ‘È impossibile concepire la nostra vita, la vita della Chiesa, senza il rosario, le feste mariane, i santuari mariani e le immagini della Madonna’. E’ bello accogliere questo suo invito e trovare, come egli fece, nell’umile affidamento a Maria il segreto di una quotidiana serenità e di un fattivo impegno per la pace nel mondo”. (Discorso dell’8 ottobre 2006)

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    Mons. Redrado: la persona del malato è al centro delle opere assistenziali della Chiesa

    ◊   Le opere assistenziali cattoliche devono distinguersi per qualcosa di “diverso”, in modo che i malati, credenti o non credenti, arrivino a sentirsi “come avvolti dalla carità di Dio”. È quanto ha detto stamani mons. José Redrado, segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Il presule ha celebrato una Santa Messa a Brescia, nell’ambito del decimo Congresso nazionale dell’Afar, Associazione Fatebenefratelli per la Ricerca. Nella sua omelia, mons. Redrado ha messo in risalto le qualità necessarie ad un operatore sanitario, ovvero “quel dono dello Spirito che è amore, gioia, pace, pazienza, bontà, fedeltà, misericordia, umiltà e semplicità”. In questo modo, le opere assistenziali della Chiesa diventano “opere di evangelizzazione, dove la persona inferma è al centro, viene assistita integralmente, dove si presta particolare attenzione ai collaboratori, l’amministrazione viene esercitata secondo i valori della giustizia e dell’equità e si respirano i valori del Vangelo tradotti in amore, solidarietà, attenzione personale, umanizzazione e dimensione etica e pastorale”. Quindi, mons. Redrado ha lanciato un invito ad annunciare “la fede, la speranza e l’amore”, suscitando “coraggio, entusiasmo, apertura di mente e cuore” negli ammalati, guardando alla “fantasia della carità” nel servizio agli infermi. Cercando Dio e testimoniando Cristo, ha aggiunto il presule, l’incontro con il malato diventa umano ed integrale e le opere sanitarie non rischiano di diventare meri “servizi tecnici”. Grazie alla fedeltà a Dio, infatti, la missione ospedaliera non viene “ridotta a semplice materialità, come una bottiglietta di profumo che non diffonde la fragranza”, la fragranza dello Spirito Santo. Mons. Redrado ha poi citato i tanti “santi della carità”, come Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de’ Paoli, Paola di Rosa, ricordando che, sulla loro sequela, gli operatori sanitari possono essere veri “esperti dello Spirito”, ovvero impregnati di “misericordia, perdono, accoglienza, ospitalità e amore”, poiché “sono i nuovi samaritani che si commuovono di fronte alle persone ferite”. Infine, il presule ha invocato la protezione di Maria, “salute degli infermi”, esortando gli operatori sanitari “a non desistere nel fare il bene e a farlo con gioia, entusiasmo ed amore”. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede all’Onu sugli obiettivi di sviluppo del millennio.

    In cultura, Francesco Castelli sulla lettera inedita (che viene pubblicata) scritta nel 1882 da fra Giacomo da Poirino, confessore di Cavour, a Leone XIII; Roberto Pertici sulla politica ecclesiastica del leader piemontese; l’originale in latino e la traduzione italiana della lettera inviata da Pio IX all’arcivescovo di Torino Luigi Fransoni.

    Il dossettiano che rimpiangeva De Gasperi: l’introduzione di Eliana Versace al volume, da lei curato insieme con Maria Chiara Mattesini, “Luigi Granelli. L’impegno di un cristiano per lo Stato democratico. Scritti scelti”.

    Un articolo dal titolo “Biblioteche nazionali (e Firenze?)”.

    Dignità di un uomo ridicolo: Luca Pellegrini recensisce il film “La Passione” raccontato dal regista Carlo Mazzacurati.

    Nell’informazione vaticana, un articolo sulla conferenza “La Caritas in veritate dalla prospettiva di politici, economisti e teologi”.

    Il congedo di Maria Brigini dalla Radio Vaticana nella cronaca di Gabriele Nicolò.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Bagnasco: i politici pensino al bene comune, evitando le discordie personali

    ◊   I vescovi sono angustiati per l’Italia, per le discordie personali che hanno assunto una dimensione pubblica. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella prolusione per il Consiglio permanente, ieri ha affermato che la nazione è “generosa e impegnata”, ma “non riesce ad amarsi compiutamente, facendo fruttare al meglio sforzi e ingegno”. Un richiamo poi all’unità della nazione in vista del federalismo e alla solidarietà delle fasce più ricche verso quelle più povere. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Nelle parole del cardinale Bagnasco si legge la preoccupazione per il momento che l’Italia sta vivendo. Un Paese in cui di recente “alla necessaria dialettica si sostituisce la polemica inconcludente”, dice il cardinale. Basta, quindi, ai personalismi:

    “Anche a noi è capitato di vivere, nell’ultimo periodo, momenti di grande sconcerto e di acuta pena per discordie personali che, diventando presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili. E questi sono diventati a loro volta pretesto per bloccare i pensieri di un’intera Nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni e altri affanni”.

    Il presidente della Cei parla di “drammatizzazione mediatica”, di “disconoscimento reciproco”, di “denigrazione vicendevole”, di “divisione astiosa” che agli osservatori appare l’anticamera dell’implosione. Per il cardinale serve quindi una leva di italiani e di cattolici che aderiscano “al bene comune”, che sentano la cosa pubblica come fattore importante e decisivo. Ma poi si chiede dove siano i cattolici, come si pongano. Ed ancora: dove sono le riforme delle quali si parla da tanti anni? Quando si arriverà al confronto serio e decisivo, quello che non è perdita di tempo, ma ricerca della mediazione più alta possibile? Tra le riforme vi è il federalismo che però deve sottostare a precise condizioni:

    “La riforma non deraglierà se potrà incardinarsi in un forte senso di unità e indivisibilità della Nazione: il tricolore è ben radicato nel cuore del nostro popolo”.

    Insomma, al federalismo va coniugata la sussidiarietà. Inoltre, difesa della famiglia per aiutare la natalità, e no a modelli ad essa alternativi. Difesa della vita, dal concepimento alla fine naturale. E in vista delle Settimane Sociali dei Cattolici, a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre, il cardinale afferma che “le comunità di Calabria, come di tutto il Meridione, devono sentirsi sostenute dalla solidarietà e dall’ammirazione delle Chiese sorelle, impegnate a loro volta nel far fronte ad una propagazione del fenomeno malavitoso della quale non è più lecito ormai dubitare”. Per uscire dalla crisi, poi, i vescovi chiedono maggiore solidarietà tra le varie fasce di popolazione, e ne consegue che non siano ritirati dallo Stato gli ammortizzatori sociali messi in campo.

    Un pensiero infine ai tanti cristiani morti di recente: è il caso di mons. Padovese. Ma il martirio ha riguardato anche gli otto medici occidentali caduti in un’imboscata talebana in Afghanistan, accusati di proselitismo solo perché avevano la Bibbia. A volte, infatti, l’intolleranza religiosa assume la forma della cristianofobia.

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    Il Parlamento europeo: no alla condanna a morte di Sakineh, no alla pena capitale

    ◊   Notizie discordanti su Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la donna iraniana già condannata alla lapidazione per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito con sentenza poi sospesa: secondo quanto scrive il quotidiano Teheran Times, il procuratore generale, Gholamhossein Mohseni-Ejei, avrebbe confermato la condanna a morte tramite impiccagione. Ma il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Ramin Mehman-Parast, ha affermato che il processo non è ancora finito. Da parte sua il figlio di Sakineh, Sajjad Ghaderzadeh, torna a lanciare appelli. Nelle scorse settimane, dopo una mobilitazione di governi e organizzazioni per i diritti umani occidentali, le autorità iraniane hanno annunciato la sospensione della condanna alla lapidazione. Il 19 settembre, parlando a New York con la catena televisiva americana Abc, il presidente Ahmadinejad ha addirittura smentito che vi fosse mai stata una sentenza di lapidazione. Per il caso di Sakineh il Parlamento europeo ha votato 20 giorni fa una risoluzione di condanna e continua a seguire il caso. Fausta Speranza ha intervistato la vicepresidente del Parlamento Europeo, Roberta Angelilli:

    R. – L’impegno è quello di chiedere proprio a gran voce, in maniera intransigente, che questa donna non venga uccisa, che non venga trucidata: non importa se non è più lapidazione ma impiccagione. Noi siamo contro la pena di morte ma soprattutto noi pretendiamo, nel rispetto dei diritti umani, la revisione del processo. Questa donna ha diritto ad un processo equo, imparziale, un processo in cui vengano rispettati tutti i crismi ed i criteri in termini di garanzia alla difesa, di presunzione di innocenza fino a prova contraria, quindi un processo vero e non una farsa come noi sospettiamo sia il processo che ha dovuto subire Sakineh.

    D. – E che peraltro sembra non terminato: voi, a livello di Parlamento europeo, avete notizie certe su quanto sta accadendo?

    R. – Nessuno, purtroppo, ha notizie certe. Una settimana fa il presidente dell’Iran ha detto che Sakineh non era in pericolo di vita, e l’ha detto anche in un contesto internazionale molto importante; pochi giorni dopo, questa notizia è stata ribaltata. Questo è già di per sé qualcosa di gravissimo. Evidentemente, non c’è trasparenza, evidentemente non c’è chiarezza, evidentemente noi abbiamo tutto il dovere di dire che in quel Paese i diritti umani fondamentali non sono rispettati e non sono rispettate neanche le più elementari regole di trasparenza che, ovviamente, devono essere parte integrante di tutti i procedimenti giudiziari e di polizia.

    D. – Vicepresidente Angelilli, il caso di Sakineh ha determinato un pronunciamento del Parlamento – l’ennesimo, in realtà – su questi temi, e lo sguardo è stato più ampio, si è allargato anche ai casi di tortura nonché anche ad altri casi di vicende umane: è così?

    R. – E’ così. In realtà, Sakineh è una bandiera ma esistono tantissime Sakineh! Ci sono migliaia di Sakineh in tutto il mondo! Proprio ieri è stata lapidata una donna in Afghanistan … In molti Paesi la violazione dei diritti umani, in particolare rispetto alle donne, è all’ordine del giorno, è pane quotidiano. Quindi noi non possiamo abbassare la guardia. Non lo faremo nei confronti di questo caso ma non vogliamo farlo nei confronti di tutte quelle persone che magari sono meno note, che non sono arrivate alla ribalta dei mass media, a livello internazionale ma che sono persone, sono esseri umani dotati – evidentemente – di diritti fondamentali che devono sentire l’Europa vicina.

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    Sale l'attesa in Cile per la liberazione dei 33 uomini intrappolati nella miniera di San José

    ◊   Cresce la speranza in Cile, dove è arrivata la prima capsula di metallo che porterà in salvo i 33 minatori intrappolati dal 5 agosto scorso nella miniera di San José, a Copiapó. Si tratta di una gabbia alta circa 4 metri, pesante 460 Kg, con un diametro di 53 centimetri. Una volta preso posto nella capsula, i minatori saranno sollevati fino in superficie, uno ad uno attraverso i pozzi che i soccorritori stanno scavando. Una delle tre perforatrici in azione è già riuscita ad arrivare a quota -300 metri. Il governo, intanto, ha organizzato un piano per gestire la presenza dei media sul posto. Ma qual è lo stato delle operazioni di soccorso? Linda Giannattasio lo ha chiesto a padre Alejandro Castillo Camblor, vicario generale della diocesi di Copiapó:

    R. – Hay un trabajo incesante...
    C’è un lavoro incessante che non si interrompe mai, è impressionante vedere questa immensa perforatrice. Stanno procedendo tutti i quattro piani di salvataggio. Questo è molto importante per le famiglie. Speriamo che nel mese di novembre si arrivi a prendere contatto e si cominci il processo di salvataggio.

    D. – Qual è ora il morale dei minatori? Come stanno vivendo questi momenti?

    R. – Realmente y asombrosamente...
    I minatori sono sorprendentemente contenti, molto ottimisti, forse ancora di più delle loro famiglie. Stanno facendo una dieta particolare grazie all’aiuto di alcuni medici molto attenti, sono contenti anche perché loro stessi parteciperanno alle operazioni di salvataggio, sono molto organizzati in tutto. Prestano attenzione al riposo e ai turni da fare. Ho mandato loro come regalo l’immagine della Vergine Pellegrina del Carmelo. Immagine che ha benedetto il Papa e ci ha inviato in Cile come dono in occasione del bicentenario del nostro Paese. Gliel’ho data in regalo perché la tenessero loro in fondo alla miniera.

    D. - E' stato molto forte anche il supporto della Chiesa in questi mesi...

    R. - Nos hemos sentido...
    Noi ci siamo sentiti molto accompagnati dalla Chiesa del Cile, non solamente dal nostro vescovo, anche la comunità cristiana li sta assistendo in maniera costante. A livello nazionale, è stato con noi il cardinale Errazuriz e lunedì prossimo ci sarà il presidente della Conferenza Episcopale, come segno della presenza dei vescovi cileni, mons. Alejandro Goić, anche per celebrare la Santa Messa nella miniera, il 4 ottobre, giorno di San Francesco.

    D. – Lei ha potuto parlare più volte con le famiglie dei minatori. Ha avuto spesso contatti con loro in questi 50 giorni. Come è cambiata la loro vita?

    R. – De las 33 familias, hay 6...
    Delle 33 famiglie, sei si trattengono stabilmente nell’accampamento Esperanza, fuori la miniera, le altre, che hanno bambini piccoli o hanno problemi di salute, essendo inverno e quindi nel nord la stagione è molto dura - nel deserto la temperatura di notte si abbassa tantissimo - vanno a casa e tornano ogni giorno alla miniera, dove hanno occasione di parlare con le autorità e i loro cari. Le famiglie ci hanno dato un grande insegnamento e una prova di fede, quando all’inizio dei soccorsi le autorità avevano abbassato un po’ la guardia, dicendo che forse i minatori non erano vivi, uno dei figli dei minatori gli ha detto: i nostri padri sono vivi, fino a quando non si dimostri il contrario, sono vivi perché Dio può tutto.

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    Afghanistan: i talebani rivendicano l'attentato di Ghazni

    ◊   Una condanna alla violenza che continua a insanguinare l’Afghanistan è venuta oggi da un commosso presidente, Hamid Karzai, proprio quando i talebani hanno rivendicato l'ultimo attentato nella provincia orientale di Ghazni: l’uccisione del vicegovernatore locale, Muhammad Kazim Allahyar, di due suoi familiari e di altre tre persone. Nelle prossime ore, intanto, il governo dovrebbe rendere noti i nomi dei membri dell'Alto Consiglio di pace, un organismo creato dallo stesso Karzai per aprire un processo di dialogo e reintegrazione dei talebani. Soltanto ieri, il comandante delle forze Usa nel Paese e della missione Nato, David Petraeus, aveva rivelato che alcuni leader talebani hanno contattato Karzai per iniziare una fase di riconciliazione. Per una testimonianza sulla situazione in Afghanistan, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Kabul Simona Lanzoni, direttrice progetti della Fondazione Pangea Onlus:

    R. – La situazione in Afghanistan è diversa a seconda delle zone: Kabul è relativamente tranquilla, in attesa dei risultati che arriveranno alla fine del mese di ottobre, mentre nelle altre province ci sono attacchi, ci sono uccisioni. Proprio oggi, c’è stato un attacco kamikaze che ha ucciso nella provincia di Ghazni sei persone e ha colpito il vicegovernatore dell’area. Ieri, in un’altra provincia, i talebani avevano invece impiccato due afghani che commerciavano con l’Isaf. E’ quindi un continuo segnale di allarme rispetto alla situazione politica.

    D. - Nonostante la violenza prosegua, il generale statunitense Petraeus ha detto che il controllo della guerra è passato dai talebani alla Nato. Qual è la situazione, da quello che si può constatare sul terreno?

    R. - Sul territorio ci sono purtroppo ancora molti attacchi talebani che colpiscono le persone.

    D. - Ci potrebbe essere un primo passo verso la riconciliazione tra talebani e Karzai, come ha accennato lo stesso Petraeus?

    R. - Trattative vanno avanti da molto tempo, anche se i talebani - la scorsa estate - hanno detto che non avrebbero accettato negoziati con Karzai, finché l’Isaf e la Nato non se ne fossero andate dal territorio afghano. Sicuramente, trattative ci sono ancora e sicuramente giocano un ruolo fondamentale la Nato e la presenza delle forze militari straniere. Bisogna vedere, quindi, quali saranno i contatti in corso che si giocheranno, in parte, anche sui risultati delle elezioni.

    D. – Fondazione Pangea Onlus da sempre si occupa delle donne. Come vivono oggi in Afghanistan?

    R. - In situazioni di grossa oppressione e non soltanto dal punto di vista politico rispetto alle costrizioni sociali, ma anche per quello che vivono generalmente all’interno delle famiglie, le quali sempre più diventano restrittive rispetto alle possibilità che le donne hanno di esprimersi nella società e nella comunità. Le donne vivono, quindi, sempre sotto la responsabilità del marito o della famiglia del marito. Molto spesso per emanciparsi hanno bisogno di conoscenze. Conoscenze che pochi hanno in Afghanistan: purtroppo le associazioni che hanno un’apertura - come Fondazione Pangea - sono ancora troppo poche e c’è bisogno della presenza internazionale e della formazione degli afghani per diffondere le tematiche dei diritti, della partecipazione nella società civile per le donne e gli uomini. La Fondazione Pangea opera in Afghanistan dal 2003 e abbiamo un progetto di microcredito e di educazione delle donne, che funziona molto bene. Grazie anche all’educazione che viene fatta attraverso i progetti sui diritti umani, sull’alfabetizzazione e sulla salute, sicuramente si aiutano le donne ad emanciparsi, a migliorare, a creare rispetto sul loro ruolo all’interno della famiglia. E’ chiaro che c’è ancora molto da fare ed è proprio per questo che la comunità internazionale deve rimanere accanto alle donne afghane.

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    Padre Louis Lougen, statunitense, nuovo superiore degli Oblati di Maria Immacolata

    ◊   Gli 89 Missionari Oblati di Maria Immacolata, riuniti dall’8 settembre scorso a Roma per il loro 35.mo Capitolo generale, hanno eletto questa mattina il nuovo superiore della Congregazione. E’ padre Louis Lougen, 58 anni, statunitense: succede a padre Steckling, e guiderà gli oltre 4000 Oblati presenti in 66 Paesi. Al microfono di Davide Dionisi, padre Loughen sottolinea, sulla scia di Benedetto XVI, l’urgenza dell’annuncio di Cristo al mondo, tra i temi del Capitolo:

    R. - Questo tema del Capitolo è stata una chiamata alla conversione degli Oblati nella loro missione e approfondire il senso di questa missione è stato l’oggetto di molte nostre discussioni. Tutto ciò ci dà un nuovo slancio per fare il nostro dovere come missionari nel mondo.

    D. - Quali sono le sfide pastorali alle quali gli Oblati sono chiamati?

    R. - Le sfide che troviamo nel nostro ministero sono quattro, in particolare: la prima è, appunto, la missione; ci troviamo in un mondo secolarizzato, un mondo dove c’è molta violenza: in questo mondo dobbiamo rilanciare il dialogo, soprattutto quello interreligioso. La seconda sfida è la comunità: noi Oblati siamo chiamati a vivere la comunione e a testimoniarla nella società. Il terzo punto è la formazione: occorre formare i giovani a vivere per ciò che è realmente importante, secondo il nostro carisma. La quarta sfida è la leadership, ovvero quella di formare gli Oblati ad una leadership che sia servizio per gli altri. Queste sono le nostre sfide principali.

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    L’impegno per l’Africa di Paolo Marelli, medico del Coe, il Centro Orientamento Educativo

    ◊   Quarant’anni di attività al servizio dei più deboli: è il traguardo raggiunto dal Coe, il Centro Orientamento educativo. Una delle iniziative più significative del sodalizio è l’Ospedale a Mbalmayo in Camerun. Il direttore della struttura ospedaliera, Paolo Marelli, racconta – al microfono di Amedeo Aiello – il suo impegno decennale, prima in Burundi e poi nella Zambia, al servizio dei popoli africani:

    R. – La mia attività di medico chirurgo in Africa è cominciata più di 30 anni fa quando – giovane medico – ho pensato che fosse utile per me e per gli altri di dedicare la mia vita e la mia professionalità ai poveri e ho identificato nei malati i poveri tra i poveri: la mancanza di salute fisica, la malattia ti fa sentire più povero ancora, ti fa sentire più solo, ti fa sentire più bisognoso. Il lavorare con i malati sembrava che potesse essere un modo tangibile, concreto, reale, utile per vivere una vita piena e gratificante. La prima esperienza è stata quella del Burundi dove sono stato 21 anni: è stata un’esperienza molto ricca. Purtroppo, la guerra e la situazione politica del Burundi ci hanno obbligato ad interrompere l’esperienza. La seconda esperienza lunga l’ho fatta in Zambia, dove la diocesi di Milano mi ha chiesto di recarmi per riorganizzare un po’ l’ospedale che era stato voluto anni prima da Paolo VI quando era cardinale arcivescovo dell’arcidiocesi di Milano.

    D. – Quali sono, secondo lei, le principali cause dei problemi medico-sanitari nei Paesi dell’Africa in cui ha operato?

    R. – Prima di tutto, un problema che non è sanitario in sé e per sé, e cioè la povertà. E poi, la mala gestione. Ci sono poche risorse e queste poche risorse non sono ben distribuite: è praticamente quello che si rileva anche nei Paesi ricchi, solo che nei Paesi ricchi essendoci tante risorse ed essendoci così tanti soldi, anche se la gestione non è ottimale – a volte non lo è affatto – non si nota e non si penalizzano gli utilizzatori di un certo servizio. Quando la torta è piccola, quando ci sono poche risorse, anche una gestione non ottimale fa sì che tutto cada, fa sì che – purtroppo – le persone siano penalizzate.

    D. – Quali sono le difficoltà più evidenti per esercitare la sua professione nei Paesi in via di sviluppo?

    R. – La solitudine: sto parlando della solitudine professionale. In tutti gli ospedali, anche i più piccoli dei Paesi cosiddetti “sviluppati”, c’è tutto uno stuolo di operatori sanitari, di medici, di specialisti che possono consultarsi quando lo vogliono e quando ne sentono la necessità. In Africa, il medico, l’infermiere spesso è solo e il fatto di non potersi confrontare con dei colleghi è veramente qualcosa che se si fa il lavoro del medico in modo coscienzioso, è veramente la difficoltà che pesa maggiormente. L’avvento della telemedicina, a cui mi sono dedicato molto in Zambia e a cui spero di potermi dedicare anche qui, in Camerun, potrebbe attenuare un po’ questa difficoltà. Avere, in mezzo alla foresta equatoriale, come ad esempio qui in Camerun, la presenza di specialisti – se non fisica, virtuale – potrebbe veramente togliere me – e così come me, altri operatori sanitari – da questa solitudine professionale che pesa molto e che incide sull’efficacia della medicina e delle terapie che proponiamo ai nostri malati.

    D. – Cosa possono fare, dunque, secondo lei, i Paesi dell’Occidente per aiutare l’Africa a combattere le malattie che ogni giorno in silenzio causano la morte di migliaia di persone?

    R. – L’importante per i Paesi europei è rendersi conto che occorre cambiare lo stile di vita, che occorre cambiare la mentalità; occorre rendersi conto che non è più accettabile che ci siano delle nazioni evolute che spendono di più in cibo per cani e gatti di quanto non sia il bilancio annuale del Ministero della sanità di diversi Paesi in via di sviluppo. Non è accettabile che ci sia un Paese – che non nomino – che spende in prodotti dimagranti per la propria popolazione più del doppio di quanto spenda il Ministero della salute del Cameroun per la salute di tutta la sua popolazione. E’ un cambiamento di mentalità, è un cambiamento di stile di vita, è un cambiamento che se l’Occidente non lo farà di sua spontanea volontà, sarà obbligato a farlo appunto perché non ci sono barriere che dividono i neri dai bianchi, gli africani dagli europei. Abitiamo tutti nella stessa casa e quindi quello che c’è – e che è ancora molto, per ora – deve essere distribuito equamente tra tutti gli abitanti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Violenza psicologica più che fisica: quando il "bullo" è una ragazza. Intervista con Paola Tabarini

    ◊   Non tanto sul corpo, ma sulla mente. In estrema sintesi, potrebbe essere descritto così il fenomeno, purtroppo oggi più emergente, del cosiddetto “bullismo rosa”: ovvero di quella serie di comportamenti aggressivi che vedono protagoniste ragazze specie in età adolescenziale. In questo caso, spiegano gli esperti, data la maggiore maturità emotiva femminile a quell’età rispetto ai maschi, le ragazze sarebbero più consapevoli delle fragilità psichiche sulle quali fare perno per le loro intimidazioni. Eliana Astorri ne ha parlato con la dott.ssa Paola Tabarini, dell’Unità operativa di Psichiatria pediatrica all’Ospedale Bambin Gesù di Roma:

    R. - Prima di tutto dobbiamo un po’ definire la differenza tra bullo e bullismo, nel senso che il bullo è una persona e il bullismo è un fenomeno. Probabilmente, c’è un disagio dei ragazzi e dei preadolescenti - dai 7 ai 10 anni - e poi degli adolescenti. E’ un fenomeno che riguarda il gruppo. Questa è una differenziazione importante, non è solamente il ragazzo che si mette in mostra e che comunque deve avere il predominio sugli altri, ma è un fenomeno che riguarda il gruppo. C’è un leader e ci sono degli altri ragazzi che, comunque, devono in qualche modo aiutare nell’azione questo ragazzo. Alla base, ovviamente, c’è un disagio dei nostri ragazzi e, credo, una difficoltà anche degli adulti a prestare attenzione ai ragazzi stessi e ai fenomeni che avvengono nel gruppo. Poi, c’è una differenza fra bullismo maschile e femminile, perché c’è anche il bullismo “rosa”, cioè quello che riguarda le ragazzine piuttosto che i maschi.

    D. - Perché è in aumento...

    R. - Questo sembrerebbe: non è che è tanto un fenomeno in aumento quanto è in aumento, forse, la visibilità al femminile. Si tratta di ragazze che alimentano pratiche di bullismo, manifestandolo attraverso un canale che non coinvolge il corpo - anche se non è infrequente che ci sia qualcosa che riguarda anche il corpo nelle ragazze: è un po’ un andare verso il maschile come succede anche in altri campi - ma riguarda più l’aria psicologica. Diciamo che le ragazzine sono più mature, quindi conoscono maggiormente i meccanismi psichici, quindi la loro vessazione è più sul versante psicologico: prendere in giro, lasciare fuori dal gruppo, qualcosa che è anche più subdolo, più difficile da vedere e da individuare da parte degli insegnanti e degli adulti.

    D. - Quindi, possiamo dire che il bullismo al femminile non è un fenomeno in espansione, ma è solo che ci si rende conto di più del fenomeno...

    R. - Ci si rende conto di più che esiste, che anche le ragazze fanno vedere la loro forza: è quasi un’equiparazione al maschile, un’evoluzione delle ragazze, per cui in qualche modo si attesta una loro visibilità attraverso questo fenomeno, più sottile da individuare. Il ragazzino che prende in giro l’altro o che comunque gli dà una spinta si vede immediatamente; per quanto riguarda il femminile è un po’ più nascosto.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Plenaria dei vescovi europei su famiglia e calo demografico

    ◊   La crisi demografica e la crisi dell’istituzione familiare sono due fenomeni intrinsecamente legati fra loro, che affliggono profondamente la società: per questo i vescovi europei hanno deciso di affrontare le due questioni nel corso della prossima assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che si aprirà giovedì 30 settembre per chiudersi domenica 3 ottobre a Zagabria, in Croazia. “La famiglia è un bene fondamentale per l’intera società – ha presentato il tema il presidente del Ccee e arcivescovo di Esztergom-Budapest, cardinale Péter Erdő – purtroppo oggi è spesso minacciata da una cultura egoistica, relativista e orientata esclusivamente verso il benessere materiale momentaneo”. Da tempo, infatti, la Chiesa cattolica, sta affrontando l’argomento, ponendo anche l’accento sul tema della scarsa natalità, causa di un progressivo, inesorabile invecchiamento della popolazione. Da qui, continua il porporato al Sir, la necessità di rivolgere un accorato appello ai governi affinché “facciano quanto è nelle loro possibilità per evitare il crollo demografico e culturale”. “La Chiesa invita a mettere in atto politiche adeguate ai reali bisogni della famiglia perché possa avere dei figli”, dichiara il presidente del Ccee, introducendo alcuni dei professionisti del settore che interverranno alla plenaria: Lola Velarde, presidente della Rete europea dell’Istituto per le Politiche familiari, mons. Carlos Simón Vázquez, sottosegretario del pontificio Consiglio per la Famiglia e Virgilijus Rudzinskas, medico lituano. Fra gli altri temi in agenda, il dialogo con le istituzioni europee sul problema delle sette, la presenza dei rom nel territorio dell’Unione e la Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Madrid nell’agosto 2011. Il 1° ottobre i presidenti delle Conferenze episcopali saranno ricevuti dal Capo dello Stato croato, Ivo Josipović; infine, nel corso dell’Assemblea, saranno presentati i risultati delle attività dell’Osservatorio sui casi di discriminazione e intolleranza verso i cristiani in Europa. (R.B.)

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    Regno Unito. L’incaricato del premier: “La visita del Papa un grande successo”

    ◊   “Una visita da ricordare, i cui messaggi e lezioni risuoneranno negli anni”: così Lord Christopher Patten, incaricato del primo ministro britannico per la visita del Papa nel Regno Unito, ha commentato all’agenzia Zenit il successo del viaggio di Benedetto XVI a evento concluso. Il Pontefice, infatti, è stato salutato da grandi folle di cattolici e non, giovani e anziani di ogni razza e classe, sia al suo arrivo a Edimburgo, in Scozia, sia lungo il Mall a Londra, mentre si recava alla veglia di preghiera in Hyde Park. “Abbiamo una tradizione di tolleranza e moderazione che riconosce il ruolo della religione nella vita pubblica – ha detto Lord Patten – il Papa è rimasto chiaramente colpito dalla prova che l’eredità cristiana è ancora forte e tuttora attiva in ogni strato della vita sociale”. Lord Patten, inoltre, ha voluto citare il discorso del Santo Padre nella Westminster Hall, teatro di tanta storia inglese, sicuro che “avrà un impatto sostanziale sul dibattito pubblico per molti anni a venire. In una serie di discorsi e omelie – ha concluso – Papa Benedetto ha sfidato tutti noi a considerare il rapporto tra ragione e religione e l’importanza di stabilire una base etica per l’azione politica”. (R.B.)

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    Pakistan: è emergenza epidemie. Paura per un virus sconosciuto

    ◊   Dengue, Sars, epatite A e un virus non ancora identificato dalle autorità sanitarie, sono la drammatica eredità lasciata dalle tremende alluvioni che hanno devastato la maggior parte del territorio del Pakistan, dove è nuova emergenza umanitaria. Questa la fotografia della situazione che fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo quanto riferito dall’agenzia AsiaNews: migliaia di persone, compresi volontari e personale sanitario, già colpite da diverse infezioni, mentre si prevedono 2,2 milioni di prossimi casi di malaria nelle aree colpite dalle inondazioni. All’Ayub Teaching Hospital di Abbotab, inoltre, due persone, un medico e un ingegnere cinese, sono morti a causa di un misterioso virus, simile alla Dengue, che abbassa il numero di piastrine nel sangue provocando gravi emorragie. Secondo l’ultima stima dell’Onu, infine, degli oltre 20 milioni di sfollati, gran parte si trova ancora in campi di fortuna isolati, difficili da raggiungere anche per i soccorritori. (R.B.)

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    India. Caso di Ayodhya: 8.000 arresti per prevenire violenze, verdetto il 30 settembre

    ◊   La polizia indiana in Uttar Pradesh è in stato di massima allerta per prevenire incidenti e violenze, mentre la Corte Suprema, nell’udienza di oggi, ha rigettato la richiesta di ulteriori rinvii per il verdetto sul caso di Ayodhya ed ha stabilito che la sentenza sarà emessa il prossimo 30 settembre. Il processo, in corso presso il tribunale di Allahabad, riguarda un terreno conteso fra la comunità indù e quella musulmana. Sul terreno sorgeva, fino al 1992, la moschea di Babri, rasa al suolo da estremisti indù che rivendicavano un antecedente tempio del dio Rama nello stesso luogo. Il caso, che allora sfociò in aperte violenze e 2.000 morti, crea ancora oggi forti tensioni sociali e preoccupazioni alle autorità indiane, che temono nuove esplosioni di violenza interreligiosa. Per monitorare la situazione nelle principali città dell’Uttar Pradesh, il Ministro degli Interni della Federazione indiana, Chidambaram, ha incontrato i vertici civili e militari dello Stato. Le forze di sicurezza hanno lanciato una vasta campagna preventiva, arrestando complessivamente nelle città e nei piccoli centri dello stato, oltre 8.000 elementi estremisti, considerati “antisociali”, e potenziali provocatori di scontri interreligiosi. Inoltre, circa 55mila uomini, su invito delle autorità e della polizia, hanno sottoscritto un documento in cui si impegnano a non arrecare disturbi alla pace sociale nei prossimi sei mesi. Nel frattempo dalla società civile dell’Uttar Pradesh si levano voci e parole di pace: molte Ong locali riferiscono all'agenzia Fides che “la società è più matura rispetto a 20 anni fa. Oggi i giovani sono consapevoli che dietro il caso di Ayodhya vi era un gioco e un calcolo politico, e che occorre rispettare il verdetto della Corte, quale esso sia”. Anche i leader religiosi sono scesi in piazza in un corteo pacifico tenutosi ieri a Jaipur (località nello stato di Rajastan, al confine con l’Uttar Pradesh), proclamando per le strade il loro comune desiderio di pace e di riconciliazione. Il corteo, a cui hanno partecipato leader indù, musulmani, buddisti e cristiani, ha coinvolto anche le autorità civili e cittadini comuni, per dare “un messaggio di pace e di armonia a persone di tutte le religioni”. Mons, Oswald Lewis, vescovo di Jaipur, ha dichiarato a Fides: “I fedeli cattolici hanno preso parte al corteo con tutto il cuore: vogliamo costruire la pace nella nazione e pregare per la pace. Diciamo a tutti che la pace nel Paese è un bene più importante di un pezzo di terra. Nei rapporti con indù e musulmani, cerchiamo di favorire il dialogo interreligioso e di cogliere le opportunità per coltivare l’amicizia e l’armonia ”. (R.P.)

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    Nuova ondata di sfollati in Yemen

    ◊   Una nuova ondata di violenze in Yemen, scoppiata nella regione sudorientale di Shabwa nelle ultime settimane, che sta provocando un massiccio esodo degli abitanti del luogo. Ad annunciarlo è l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati, (Acnur), che riferisce di circa quattromila sfollati, che, dalla zona di Al-Hawatah, si sono rifugiati nei villaggi vicini, ospiti delle famiglie locali. L’Acnur, in costante contatto con le autorità, ha tuttavia sottolineato la necessità di una maggiore distribuzione di cibo e medicinali alle famiglie degli sfollati. Sono invece circa 300 le famiglie che si sono rivolte direttamente al centro di accoglienza dell’Acnur di Mayfaa, ma il loro numero tende a salire di ora in ora. Il centro sembra, tuttavia, sufficientemente equipaggiato a prestare un primo soccorso vista la sua posizione strategica nel fornire gli aiuti ai rifugiati della Somalia e del Corno d’Oro. (M.O.)

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    Maltempo in Centroamerica: grave la situazione ad Haiti e in Guatemala

    ◊   Una forte ondata di maltempo ha colpito per tutto il fine settimana alcuni Paesi del Centroamerica, causando molti danni e migliaia di sfollati. In particolare ad Haiti, dove la situazione è già grave a causa del terremoto del 12 gennaio 2010, cinque persone sono morte e una cinquantina sono rimaste ferite nel centro della capitale Port-au-Prince e nella periferia, mentre circa duemila tende nei campi profughi sono state distrutte. Danni si contano anche in regioni vicine come Thomazeau, Ghantier, Fond Verettes, Gressier, Petit Goave e Iles Caymites. Qualche giorno fa il Nunzio apostolico di Haiti, mons. Bernardito Azua, aveva ricordato quanto grave fosse la situazione nell’isola, dove ancora un milione di sfollati vivono ospitati in campi di fortuna che, invece di diminuire, sono aumentati. Il bilancio di questo weekend di temporali è ancora provvisorio e il meteo non lascia presagire nulla di buono per le prossime ore. Anche il Guatemela versa in una situazione di emergenza: la Caritas ha inviato all’agenzia Fides un bollettino sui danni calcolati e sulle condizioni della popolazione. Sono 5433 gli sfollati e 933 i senzatetto. Le aree più colpite sono 13: Petén, Izabal, Alta Verapaz, dove un centinaio di persone sono state fatte evacuare dalle loro case per il rischio di esondazione di un fiume, e Zapaca, dove mancano energia elettrica e acqua potabile. (R.B.)

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    Bolivia: intervento dei vescovi sul progetto di legge contro discriminazione e razzismo

    ◊   Rispondendo alla richiesta delle autorità che nei giorni scorsi avevano sollecitato i vescovi della Bolivia a esprimere le proprie considerazioni, analisi e opinioni sul progetto di legge in discussione per combattere le discriminazioni e il razzismo, ieri, la segreteria generale della Conferenza episcopale ha reso pubblica una nota sull'argomento. I vescovi hanno ricordato quanto, da sempre e in ogni circostanza, la Chiesa cattolica sia contraria a qualsiasi forma di discriminazione e di razzismo e si sono complimentati con le autorità per l’impegno a dare una configurazione giuridica alla complessa materia. Per i presuli boliviani ogni forma di discriminazione è un "attentato contro la libertà e l’uguaglianza delle persone"; libertà e uguaglianza che trovano il loro fondamento ultimo "nella legge naturale universale e che, inoltre, sono parte integrante della nostra cultura". La Chiesa, partecipando alle discussioni, desidera "dare un contributo e proporre una riflessione critica e positiva", si legge nella nota episcopale e, al tempo stesso intende "segnalare alcuni rischi" nel caso venisse approvato il testo attuale. I vescovi scrivono: "Lo Stato democratico deve garantire ai suoi abitanti l'esercizio pieno dei propri diritti e la sicurezza giuridica di poter esprimere liberamente le proprie opinioni, senza colpire i diritti degli altri. Nessuno, dunque, sarà giudicato per fatti non chiaramente definiti né tantomeno sarà perseguitato senza una giusta causa. È una condizione indispensabile per consentire una convivenza pacifica e armonica: condizioni necessarie a ogni società organizzata". Nel dettaglio, i vescovi ritengono che “la forma in cui è formalizzato il progetto di legge dà luogo a uno stato di insicurezza giuridica sia degli individui, sia della collettività, poiché non esistono parametri chiari" per definire e precisare "quando si tratta di condotte che possono essere definite, e dunque giudicate discriminatorie". Tra l'altro, osserva la nota, questi parametri sono "fondamentali per regolare la condotta di un popolo". Perché si parla di "insicurezza giuridica"? Perché, rispondono i vescovi, "si lascia all'interpretazione dell’autorità pubblica" la facoltà di definire una condotta discriminatoria, razzista o meno e ciò "apre la possibilità a forme che possono mettere a rischio i diritti delle persone e violare l'indispensabile sicurezza giuridica di cui, in uno Stato di diritto, ogni cittadino gode". Tutte le sacrosante forme di lotta contro le discriminazioni e il razzismo devono però essere "compatibili con i principi del pluralismo, della libertà di pensiero e della libera espressione", sottolineano i vescovi, che mettono in guardia dal rischio di arrivare "all'imposizione di un pensiero unico e a una sola visione della persona e della società, che minacciano la sana convivenza sociale e lo stesso sistema democratico". Secondo i vescovi, senza le correzioni necessarie e dovuti chiarimenti concettuali, il progetto, approvato in questa forma, "metterebbe a rischio l'esercizio democratico della libera espressione e della critica". Perciò, conclude la nota episcopale, "occorre un ampio dibattito sociale" aperto a tutti i membri della società boliviana e i cattolici, dunque, vengono invitati a prendere parte a queste discussioni con il doppio obiettivo di migliorare i contenuti, ma anche approfondire la lotta contro ogni forma di razzismo e discriminazione. (A cura di Luis Badilla)

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    Argentina: un milione e mezzo di giovani a piedi verso la Madonna di Lujan seguiti via web

    ◊   Sabato prossimo, in Argentina, si svolgerà il 36mo. Pellegrinaggio giovanile verso Lujan, che si svolge tutti gli anni, ma che questo anno conterà su una maggiore partecipazione perché sarà accompagnato spiritualmente da moltissima gente attraverso il web. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides, il 2 ottobre a partire dalle ore 22 locali, sarà trasmesso il programma "Insieme verso Luján" attraverso la "Catena Mariana della Fede", di cui fanno parte 81 emittenti (AM e FM) che coprono l'intero territorio argentino, e anche da oltre 30 siti internet visibili da tutto il mondo attraverso il web. Il 36° Pellegrinaggio dei Giovani "a piedi verso Lujan" con lo slogan: "Madre, vogliamo una patria per tutti", è l'evento religioso più importante dell’Argentina, e riesce a radunare annualmente più di un milione di giovani che camminano per circa 60 km. verso la Basilica nazionale di Nostra Signora di Luján, patrona di Argentina, Cile, Uruguay e Paraguay. Con i telefoni cellulari in diretta per tutta la notte, il programma coinvolgerà anche i vescovi delle diocesi attraversate dai pellegrini, mentre dagli studi verrà presentato un programma speciale su Nostra Signora di Luján, la sua storia, i suoi miracoli, ecc. e su temi attuali come la difesa della vita, della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna. (R.P.)

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    Le Piccole suore di santa Teresa contro le spose bambine in India

    ◊   Continua nel Punjab, in India, lo sforzo delle Piccole suore di santa Teresa per combattere il fenomeno delle spose bambine. La pratica, pur essendo fuori legge, continua a essere diffusa nelle zone rurali dello Stato indiano, dove minorenni provenienti da famiglie povere e ignoranti vengono costrette a prendere marito. Il tentativo è, quindi, quello di fornire un’alternativa attraverso l’organizzazione di corsi formativi che permettano alle ragazze di trovare un lavoro e costruirsi un’alternativa al matrimonio. Le suore organizzano anche seminari e incontri nei villaggi destinati alle famiglie dove cercano di convincere i genitori ad abbandonare questa tradizione. Diversi successi sono stati riportati nel corso degli anni e, come ha affermato suor Denis all'agenzia Zenit, “esistono alternative anche per le ragazze già sposate, destinatarie di corsi specifici sull’economia domestica e l’educazione dei figli”. (M.O.)

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    Nepal: sono ancora tante le donne che nel Paese subiscono violenza domestica

    ◊   Il Nepal aveva dichiarato il 2010 anno in cui sarebbe stata posta fine alla violenza alle donne. Tuttavia sono ancora tante quelle che continuano ad essere vittime di abusi. Il villaggio di Shipawa - riporta l'agenzia Fides - è uno di quelli della comunità nepalese nel quale questo problema è particolarmente grave. Le tradizioni culturali e religiose che regolano i rapporti tra uomini e donne nella società considerano queste ultime come merci e non come esseri umani, con aspirazioni e diritti. Le donne difficilmente dispongono di denaro proprio e sono politicamente emarginate. Ne risulta che i mariti si sentono in diritto di controllarle, spesso usando violenza contro di loro. Secondo l'Ong internazionale Care Nepal, il 95% delle donne e delle ragazze hanno subito violenza, nel 77% dei casi le violenze sono state perpetrate da membri della stessa famiglia. L'Ong si occupa anche di sostenere gruppi di accoglienza di tante donne maltrattate che chiedono aiuto e non sono in grado di mantenere se stesse e i loro figli. (R.P.)

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    Pena di morte in Mongolia: abolizione più vicina

    ◊   Il Presidente della Mongolia, Tsakhiagiin Elbegdorj, è determinato a portare a termine l’iter di approvazione di una legge che abolisca la pena di morte dall’ordinamento dello Stato: è quanto l’agenzia Fides apprende da una delegazione della Comunità di Sant’Egidio che nelle scorse settimane ha visitato il Paese. Nel gennaio scorso il Presidente Elbegdorj, del Partito democratico, aveva già diramato una moratoria unilaterale delle condanne e delle esecuzioni. Ora un progetto di legge, che prevede l’abolizione della pena capitale dal Codice Penale, sarà discusso e votato in ottobre dal Parlamento. La delegazione di Sant’Egidio, era composta da Stefano Argentino Storino e da Tamara Chikunova, coordinatori dell’Ufficio Pena di morte per l’Europa e l’Asia. Per Stefano Argentino Storino: “La Mongolia potrebbe diventare presto un altro paese che abolisce la pena capitale. E’ vero che in Parlamento a detenere la maggioranza è il Partito rivoluzionario del Popolo mongolo, formato dagli ex-comunisti, favorevoli alla pena capitale. Ma il Presidente Elbegdorj e i suoi collaboratori stanno lavorando, con colloqui informali, perché nell’assemblea possa crearsi una maggioranza trasversale pro abolizione, e sono molto ottimisti. Il presidente Elbegdorj – continua – è una persona sensibile ai diritti umani e ai diritti civili e intende dare un forte impronta democratica e umanistica alla politica del Paese. Inoltre la società civile sembra piuttosto favorevole all’abrogazione. Soprattutto lo sono i giovani sotto i 30 anni , che costituiscono il 70% della popolazione mongola”. Nell'intento di coinvolgere anche la società civile nell'impegno abolizionista, la delegazione della Comunità ha infatti tenuto diverse conferenze con gli studenti della Facoltà di Legge dell'Università di Ulan Bator e con le maggiori associazioni umanitarie operanti nella capitale. Ulan Bator, inoltre, potrebbe diventare una delle città che aderiscono al progetto “Città per la Vita”, che l’anno scorso ha visto l’adesione di oltre mille città, in tutto il mondo. Il prossimo 30 novembre 2010, data della Giornata, nelle città di cinque continenti si manifesterà pacificamente per l’abolizione della pena di morte. (R.P.)

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    Gran Bretagna: per l'Avvento, campagna in difesa dei cristiani discriminati a scuola e al lavoro

    ◊   I cristiani del Regno Unito appartenenti a tutte le denominazioni, che sono soggetti a discriminazione nelle scuole e sui luoghi di lavoro, hanno promosso a livello nazionale la campagna “Not Ashamed”, invitando tutti i cristiani del Paese a rimanere uniti. Organizzata da Christian Concern for our Nation, che è all'avanguardia nella difesa della libertà cristiana sul luogo di lavoro e nella società, la campagna invita i cristiani ad indossare il logo “Not Ashamed”, con il simbolo cristiano ben visibile, durante il periodo liturgico dell'Avvento e in particolare il primo dicembre, che sarà il “Not Ashamed Day”. L'ex arcivescovo di Canterbury, Carey, sta preparando un messaggio speciale per la campagna, nel quale spiega che Gesù Cristo rappresenta la Buona Novella per tutti. In una nota del fondatore di Christian Concern, Andrea Minichiello Williams, pubblicata dall’Independent Catholic News, si legge: “Come è emerso dalla recente visita del Santo Padre Benedetto XVI, c'è grande consapevolezza del tentativo di rimuovere Gesù Cristo dalla vita pubblica, relegandolo al dominio del ‘privato e personale’, con effetto disastroso sia per i singoli che per la comunità. Questa campagna vuole incoraggiare tutti i cristiani a non avere vergogna di chi sono e in cosa credono. E' tempo che la Chiesa ritrovi la sua voce e il suo ruolo nella vita pubblica”, ha detto Williams. (R.P.)

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    A Beirut il meeting dei media del Patriarcato armeno cattolico

    ◊   Si è tenuta lo scorso 24 e 25 settembre a Beirut, in Libano, la prima riunione dei mezzi di comunicazione del Patriarcato armeno cattolico. L’evento, organizzato dalla Commissione patriarcale dei mezzi di comunicazione, è stato inaugurato da un discorso di Sua Beatitudine Nerses Pietro XIX, Patriarca armeno cattolico. “La missione del comunicatore consiste nel trasmettere la verità. Vale la pena costruire là dove gli altri distruggono, pulire dove i malfattori sporcano e illuminare dove gli sfruttatori confondono”, ha detto il Patriarca, indirizzando le sue parole ai 40 giornalisti provenienti da Libano, Siria e Italia. Alla tavola rotonda hanno partecipato, tra gli altri, Raphael Minassian, presidente della Commissione media e telecomunicazioni del Patriarcato armeno cattolico, padre Antranig Granian, responsabile della rivista "Massis" e padre Vartan Kazanjian, responsabile del sito patriarcale. Da sottolineare l’intervento di Robert Attarian, portavoce del Consiglio della comunità armena di Roma, che ha presentato l'attività del programma armeno della Radio Vaticana e di Telepace Armenia. Alla fine della due giorni di meeting, è stato presentato un documento che ha illustrato le nuove linee guida dei mezzi di comunicazione del Patriarcato: prioritario dovrà essere riqualificare le notizie e le comunicazioni, trasmettere la fede utilizzando sempre di più mezzi tecnici d’avanguardia e, soprattutto, puntare su un lavoro collettivo. (M.O.)

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    Cina: "il rapporto intimo con Cristo” tema del ritiro spirituale dei sacerdoti della diocesi di Sanyuan

    ◊   “Stabilire un rapporto intimo con Cristo” è stato il tema del ritiro spirituale annuale dei sacerdoti della diocesi di Sanyuan che è stato presieduto da mons. Giuseppe Han Yingjin, neo vescovo della diocesi di Sanyuan, consacrato con l’approvazione della Santa Sede il 24 giugno 2010, festa di san Giovanni Battista. Secondo le notizie pervenute all’agenzia Fides, nei giorni scorsi, 31 sacerdoti diocesani ed anche alcuni provenienti dalle altre tre diocesi vicine, insieme a due vescovi hanno seguito la direzione spirituale tenuta da don Lawrence Yiu Shun Kit, formatore del seminario diocesano di Hong Kong. A partire dalla Sacra Scrittura, i partecipanti hanno approfondito il senso della crocifissione di Cristo per individuare il significativo supremo del sacerdozio. Cinque ore di adorazione eucaristica ogni giorno hanno aiutato i sacerdoti ad incontrare Cristo intimamente nella preghiera. Quindi hanno condiviso con i confratelli questa esperienza e ciò che ne hanno potuto trarre. Infine, insieme al Vescovo Mons. Han, hanno messo questa esperienza spirituale nel cammino della missione dell’evangelizzazione e della pastorale della diocesi. Durante la sua consacrazione, mons. Han aveva gia espresso la priorità assoluta dell’evangelizzazione e della spiritualità della comunità. La diocesi di Sanyuan è la più antica dello Shaanxi e si trova nella parte centrale della Provincia. Attualmente conta più di 40.000 fedeli, in prevalenza contadini od operai. Vi sono 35 sacerdoti, 100 religiose e una decina di seminaristi che studiano nel seminario regionale di Xian. La diocesi ha alcuni dispensari, asili e una casa per anziani. (R.P.)

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    Anche Gesù era un migrante: celebrata a Singapore la Giornata dei Migranti

    ◊   Domenica, nella cattedrale del Buon Pastore a Singapore, si è tenuta l’11.ma Giornata mondiale dei Migranti. La giornata, che è stata organizzata dalla Commissione arcidiocesana per i Migranti e gli itineranti (Acmi), riporta l’agenzia AsiaNews, è stata celebrata con una messa officiata da mons. Nicholas Chia, arcivescovo di Singapore che, durante l’omelia, ha ricordato i milioni di persone che vivono in estrema povertà. “Gesù è stato un migrante e aiutando i migranti possiamo rispondere al suo insegnamento”, ha affermato il presule, rivolgendosi ai rappresentanti delle comunità straniere che hanno animato la messa con offerte e canti tipici. L’Acmi, fondata dalla Caritas di Singapore, è stata creata con l’obiettivo di prestare assistenza sociale, legale, cure mediche e corsi di formazioni agli emigrati. (M.O.)

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    Malaysia: una tribù degli Orang Asli riavrà la sua chiesa

    ◊   I membri di una piccola tribù degli Orang Asli, nello Stato meridionale di Johor, potranno ricostruire la loro chiesa demolita nel 2005 dalle autorità locali. La Corte suprema della Malesia ha stabilito che il governo risarcisca gli abitanti del villaggio. La chiesa - riferisce l'agenzia AsiaNews - venne rasa al suolo dieci giorni prima di Natale 2005. Le autorità locali sostenevano che essa era stata costruita su un terreno di proprietà statale. La corte ha dichiarato invece che la terra appartiene agli abitanti del villaggio, noti anche come “Popolo dello Stretto”. Steven Thiru, l’avvocato della tribù, ha detto allo Strait Times: “Gli abitanti sono contenti, perché si sentivano truffati. La decisione della Corte rappresenta una vittoria sia per la loro libertà di religione, che per i loro diritti sulla terra”. Il risarcimento da pagare non è ancora stato stabilito. Il Popolo dello Stretto è una delle 18 tribù conosciute come Orang Asli, gli “abitanti naturali” di quella terra. Gli Orang Asli contano circa 149.512 abitanti, la maggior parte convertiti al cristianesimo. (R.P.)

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    La Pastorale familiare del Patriarca di Lisbona: “Riappropriarsi della spiritualità”

    ◊   É stata inviata ieri la lettera pastorale del Patriarca di Lisbona, cardinale Josè Policarpo, intitolata “Nuova Evangelizzazione: una sfida pastorale”, con la quale il porporato invita i fedeli a riappropriarsi della spiritualità attraverso la preghiera. Il messaggio, lanciato anche dal canale web Youtube e ripreso dall’agenzia Zenit, punta l’attenzione sull’adesione degli evangelizzatori ai valori della Chiesa: "tutti coloro che svolgono questa missione - scrive il cardinale - non devono viverla come un compito programmato, ma con passione. La pedagogia ha, quindi, un ruolo fondamentale per tutti coloro che intendono vivere a pieno la propria vocazione cristiana". Il cardinale Policarpo cita il matrimonio come esempio di evangelizzazione: "se i laici sposati non vivono il proprio matrimonio come cammino di santità, non evangelizzando neanche la propria famiglia, - si chiede il porporato - come può ricoprire il ruolo di evangelizzatore all’esterno?" (M.O.)

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    Università Cattolica: domani al via un convegno internazionale sui cambiamenti della famiglia

    ◊   Un convegno internazionale “sulla famiglia e le sue trasformazioni” si aprirà domani all’Università Cattolica di Milano. Il convegno, intitolato “Family transitions and families in transition, è il quinto organizzato dall’Esfr (Società europea sulle relazioni famigliari) e promosso dal Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica. Da domani al 2 ottobre sono attesi a Milano circa 400 esperti internazionali provenienti da 31 Paesi del mondo. La sessione di apertura - riporta l'agenzia Sir - si svolgerà domani mattina, presso l’Aula Magna dell’Ateneo. Diversi i temi al centro del dibattito: dall’essere coppia all’essere genitori, dalla famiglia tradizionale alla rottura con una separazione o dopo un lutto, dalla giovinezza all’età adulta, ma anche dall’avere al perdere il lavoro e dal vivere nel proprio Paese d’origine alla condizione di immigrati. “Passaggi critici della vita familiare che però riguardano anche la comunità sociale”, spiegano i promotori, che aggiungono: “Le transizioni sono vissute in modo sempre più individuale e hanno perso i rituali che un tempo le caratterizzavano (il momento giusto per il matrimonio, per avere figli, per diventare adulti). Per questo sono diventate un processo più lungo e molto spesso delicato che necessita uno studio specifico per comprenderne le difficoltà e le risorse”. (R.P.)

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    Lanciato il sito web della visita del Papa in Spagna

    ◊   In occasione del prossimo viaggio di Benedetto XVI a Santiago de Compostela e Barcellona, in Spagna, previsto per il 6 e 7 novembre, la Conferenza episcopale spagnola ha lanciato una nuova pagina web all’indirizzo www.visitadelpapa2010.org, consultabile in italiano, spagnolo, francese e inglese, che contiene tutte le informazioni sulle tappe del viaggio, il programma ufficiale e un’ampia biografia del Pontefice. Il Sir, specifica, inoltre, che verrà data la possibilità di seguire la visita in diretta e di collegarsi ai due siti delle chiese di Santiago e di Barcellona, con ulteriori informazioni sulle loro iniziative e dettagli specifici delle visite locali. (M.O.)

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    I vertici della Radio Vaticana e dell'Osservatore Romano al congedo di Maria Brigini

    ◊   Un’occasione per ricordare le prime collaborazioni giovanili da lui avute con la Radio del Papa, ma soprattutto per ribadire gli attuali buoni rapporti di collaborazione esistenti tra la Radio Vaticana e l’Osservatore Romano. Con queste parole, il direttore del quotidiano della Santa Sede, Giovanni Maria Vian, si è espresso questa mattina durante il corale e festoso saluto che i colleghi della nostra emittente hanno voluto tributare a Maria Brigini, segretaria di produzione e responsabile della segreteria dei Servizi informativi centrali (Sic), giunta alla soglia del pensionamento, dopo 38 anni di servizio a Palazzo Pio. A rendere un affettuoso omaggio a Maria Brigini è stato anzitutto il direttore generale dell’emittente, padre Federico Lombardi, che si è intrattenuto personalmente con lei. Quindi, il direttore dei Programmi, padre Andrej Koprowski, il direttore amministrativo, Alberto Gasbarri, il cardinale Roberto Tucci e il responsabile dei Sic, Roberto Piermarini, hanno ricordato davanti alla folla dei colleghi di tutti i settori della Radio come nella storia di Maria Brigini professionalità e dedizione siano andati di pari passo con la genuinità propria di chi ha eletto la Radio Vaticana a parte della sua famiglia. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele blocca battello pro-Gaza con a bordo pacifisti ebrei

    ◊   La Marina israeliana ha bloccato stamani un veliero umanitario, con a bordo pacifisti ebrei, in navigazione verso Gaza. Intanto, scaduta la moratoria di dieci mesi, le costruzioni negli insediamenti ebraici sono riprese in Cisgiordania in diverse colonie ma su scala ridotta, mentre da parte palestinese non è avvenuto il più volte minacciato ritiro dai negoziati di pace diretti con Israele. Negli Stati Uniti il Dipartimento di Stato ha espresso ''delusione'' per la fine della moratoria e il rischio di sospensione dei negoziati. Sul terreno un nuovo raid su Gaza ha provocato 3 morti. Il servizio di Marco Guerra:

    La comunità internazionale sta esercitando tutte le pressioni in suo potere per salvare la ripresa dei colloqui di pace israelo-palestinesi. Nella tarda serata di ieri, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha avuto una lunga telefonata con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, per rinnovargli l'invito a mantenere il congelamento della costruzione di nuovi insediamenti. La Clinton ha parlato anche con l'inviato del Quartetto per il Medio Oriente, Tony Blair; mentre Netanyahu ha avuto un contatto con il presidente egiziano Mubarak e il re Abdullah II di Giordania. Nelle stesse ore il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha incontrato a Parigi il presidente palestinese, Abu Mazen, auspicando l’allargamento delle trattative ad altri attori internazionali a partire dall'Unione Europea. L’inquilino dell’Eliseo ha inoltre annunciato un 'mini-vertice' entro la fine di ottobre tra Netanyahu e Abu Mazen. Quest’ultimo, dal canto suo, ha fatto sapere dalla capitale francese che rinvierà ogni decisione in merito al proseguimento dei colloqui al 4 ottobre, quando incontrerà i leader della Lega Araba. Il presidente dell’Anp ha poi ribadito che “l'unico modo per continuare colloqui fruttuosi è fermare l’attività di insediamento”. Ma se il negoziato di pace sembra appeso a un filo, le cose non vanno meglio sul terreno: ieri sera tre miliziani palestinesi sono rimasti uccisi in un attacco israeliano effettuato nel settore centrale della Striscia di Gaza. Stamani la marina israeliana ha preso il controllo di un piccolo veliero con a bordo sette pacifisti ebrei in navigazione verso la Striscia di Gaza. L’abbordaggio è avvenuto senza violenze e l’imbarcazione è stata obbligata a dirigersi verso il porto di Ashdod.

    Russia
    In Russia tiene banco una decisione attesa da tempo, ma che comunque ha del clamoroso. Il presidente, Dmitry Medvedev, ha destituito stamani il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov. Molte le cause all’origine della rottura, tra le quali la gestione degli incendi che hanno devastato quest’estate varie regioni russe. Luzhkov, alla guida di Mosca da 18 anni, aveva inoltre criticato apertamente Medvedev, dicendo che la Russia ha bisogno di un'amministrazione più forte e decisa. La Costituzione russa consente al presidente di licenziare i sindaci e i governatori regionali e di nominare il successore senza elezioni. Al suo posto, è stato scelto il vice-sindaco Vladimir Resin.

    Corea del Nord
    Il leader nordcoreano, Kim Jong-il, è stato rieletto segretario generale del Partito dei Lavoratori, nel corso di una riunione straordinaria del partito unico, la prima che si celebra da 44 anni. Qualche ora prima, il leader nord-coreano, che ha problemi di salute, ha nominato generale il suo figlio minore, Kim Jong-Un. Circostanza che viene letta dagli analisti come preliminare alla successione.

    Cina-Russia
    Si stringono i rapporti economici tra Russia e Cina con dodici documenti firmati ieri a Pechino, durante la visita di Stato del presidente russo, Dmitri Medvedev. Il più importante riguarda il settore energetico: dal primo gennaio, Mosca inizierà a fornire petrolio al Paese asiatico attraverso il nuovo oleodotto Espo. Gazprom, intanto, è pronta a vendere gas dal 2015, anche se il prezzo non è ancora stato stabilito.

    Kosovo, dimissioni presidente
    Si è dimesso ieri il presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu. Proprio nei giorni scorsi la Corte costituzionale aveva puntato il dito contro il capo di Stato, responsabile di aver violato la Costituzione, cumulando la carica di presidente con quella di leader del suo partito, la Lega democratica del Kosovo.

    Colombia
    Almeno 30 persone sono rimaste sepolte da una frana di terra e rocce su una strada nel nord-est della Colombia. A causa delle avverse condizioni meteo, finora non è stato recuperato alcun corpo e, secondo le autorità locali, non c'è praticamente alcuna possibilità di trovare sopravvissuti. Lo smottamento è avvenuto lungo la strada che collega Medellin all'Oceano Pacifico mentre i passeggeri di un autobus che aveva subito un incidente venivano trasferiti su un secondo pullman.

    Nigeria rapimento bambini
    Nigeria con il fiato sospeso per la sorte di 15 bambini presi in ostaggio da un gruppo di uomini armati. Il sequestro è avvenuto ieri mentre i bambini venivano portati dallo scuolabus alla Scuola internazionale Abayi, nello Stato di Abia, ai margini della zona petrolifera del Delta del Niger. I rapitori hanno portato i bimbi in una località sconosciuta e hanno contattato per telefono il direttore della scuola privata, chiedendo l’equivalente di 95mila euro in moneta locale.

    Somalia
    Militari Usa e della task force Ue hanno negato oggi che uno dei loro elicotteri sia coinvolto nell'attacco di ieri a Marka, in Somalia, deve era in corso un summit di alcuni affiliati dei ribelli Shabaab, legati ad al Qaeda. Nessun commento, invece, dal ministero dell'Informazione del governo transitorio somalo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 271

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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