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Sommario del 26/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: San Vincenzo de’ Paoli e Chiara “Luce” Badano, esempi di amore che porta alla felicità. Giovedì il rientro in Vaticano
  • Beatificata a Roma Chiara "Luce" Badano. Mons. Amato: "Una ragazza dal cuore cristallino"
  • Ottomila giovani in Aula Paolo VI per ricordare Chiara "Luce" tra musica e testimonianze. A San Paolo, la Messa del cardinale Bertone
  • L'arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Tempesta, dopo l'udienza in Vaticano : il Papa ci ha chiesto una Chiesa giovane
  • Intervento a Cleveland del cardinale Foley alla riunione generale dell'Ordine del Santo Sepolcro negli Stati Uniti
  • Nel pomeriggio, cerimonia funebre in provincia di Cosenza per mons. Fortino
  • Oggi in Primo Piano

  • Legislative in Venezuela, appello dei vescovi ad esercitare il diritto di voto
  • Pellegrinaggio di giovani in Turchia alla sequela di don Andrea Santoro
  • Giornata di apertura degli oratori, antidoto sempreverde alle nuove solitudini giovanili
  • Chiesa e Società

  • Celebrazioni di chiusura dell’Anno vincenziano all’“Augustinianum” di Roma
  • A Bruxelles una Messa per la “casa spirituale” europea
  • Il diritto alla "sovranità alimentare" al centro della campagna di Mani Tese
  • Mostra multimediale sulla Terra Santa in occasione del Sinodo della Chiesa mediorientale
  • Ban Ki-moon sulla Giornata del turismo: imperativo tutelare la biodiversità
  • Corea del Sud: gli Agostiniani celebrano il 25.mo della loro missione
  • Filippine: acquisti nei negozi Caritas per sostenere i poveri e gli alluvionati
  • Presentazione a Roma del libro “Gli Angeli. Guida essenziale”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Medio Oriente: oggi scade la moratoria delle colonie ebraiche. Segnali di riconciliazione tra Hamas e Fatah
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: San Vincenzo de’ Paoli e Chiara “Luce” Badano, esempi di amore che porta alla felicità. Giovedì il rientro in Vaticano

    ◊   “Dio ama i poveri” e il “destino eterno”, ma anche la felicità di ciascuno, dipende dalla sua volontà di saper fare altrettanto nel corso della vita. All’ultimo Angelus da Castel Gandolfo – giovedì prossimo farà rientro a Roma – Benedetto XVI mette in luce un atteggiamento tipicamente cristiano, ispirato dal Vangelo della domenica, che presenta la parabola di Lazzaro e del ricco Epulone. E di modelli di carità vissuta il Papa ha parlato prima della preghiera mariana, riferendosi a San Vincenzo de’ Paoli, a 350 anni dalla morte, e a Chiara “Luce” Badano, la giovane ligure beatificata ieri a Roma. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    L’egoismo inaridisce un’anima fino a perderla. L’amore – ma non un sentimento superfiaciale, bensì la carità che arriva al servizio dei poveri – la fa vivere e le guadagna l’immortalità. Il bianco e il nero della celebre parabola, Lazzaro che si ciba degli avanzi del ricco e insensibile Epulone, fanno riecheggiare un messaggio che non lascia adito a compromessi. Un messaggio, ha affermato Benedetto XVI, che non parla solo dell’uso giusto o sbagliato che si può fare della ricchezza, ma sottolinea che “il Signore ci parla mediante le Scritture” e che bisogna “vivere secondo la sua volontà, altrimenti dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi”:

    “Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.

    Da duemila anni, esempi di persone che abbiano vissuto in piena coerenza con questo ideale di carità illuminano la storia della Chiesa. Il Papa ne ha citate due, una antica e una recentissima. La prima figura è stata quella di San Vincenzo de’ Paoli, al centro della memoria liturgica di domani e soprattutto di celebrazioni che ne ricordano i 350 anni dalla morte. San Vincenzo, ha ricordato il Pontefice, fondò le “Figlie della Carità”, prima Congregazione femminile a vivere la consacrazione “nel mondo”, in mezzo alla gente, con i malati e i bisognosi ed è il patrono delle organizzazioni caritative cattoliche:

    “Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri. Infatti, come sacerdote, ebbe modo di frequentare sia gli ambienti aristocratici, sia le campagne, come pure i bassifondi di Parigi. Spinto dall’amore di Cristo, Vincenzo de’ Paoli seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette 'Charitées', le 'Carità', cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”.

    Il secondo esempio, da poche ore elevato a modello dalla Chiesa, è quello di Chiara Badano, la giovane italiana morta a 19 anni nel 1990 dopo un’inguaribile e dolorosa malattia, che innamorata di Cristo e della Chiesa pur nella sua breve vita “è stata per tutti – ha detto il Papa – un raggio di luce, come dice il suo soprannome: 'Chiara Luce'”:

    “La sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: 'Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono'. Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita".

    Nei saluti in sei lingue, Benedetto XVI ne ha rivolti di particolari ai vari gruppi vincenziani presenti all’Angelus e ai Fratelli della Società dell’Apostolato Cattolico (Pallottini). Un saluto in lingua italiana è andato anche agli studenti dell’Aquinas College di Sydney, ai quali il Papa ha detto di conservare “un ricordo sempre vivo” per la città e per la “memorabile” Giornata mondiale della gioventù. E un “arrivederci” conclusivo Benedetto XVI lo ha rivolto agli abitanti di Castel Gandolfo, annunciando per giovedì prossimo il rientro al Palazzo Apostolico in Vaticano.

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    Beatificata a Roma Chiara "Luce" Badano. Mons. Amato: "Una ragazza dal cuore cristallino"

    ◊   Una ragazza “dal cuore cristallino”, “dall’amore grande come l’oceano”: così mons. Angelo Amato ha ricordato Chiara Badano, beatificata ieri pomeriggio nel Santuario Romano del Divino Amore. Il Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi ha definito questa giovane legata al Movimento dei Focolari - morta a soli 19 anni per un osteosarcoma - “una missionaria di Gesù, un’apostola del Vangelo”, colei che “ci invita a ritrovare la freschezza e l’entusiasmo della fede”. Il servizio di Isabella Piro:

    “Offrire più atti d’amore a Gesù”: è questo il proposito di Chiara Badano nel giorno della sua Prima Comunione. Un proposito al quale resta fedele per tutta la vita, una vita breve, ma colma di grazia. Era nata il 29 ottobre 1971 a Sassello, vicino Savona, figlia unica di genitori profondamente cristiani. A nove anni, incontra il Movimento dei Focolari e ne assimila in pieno il carisma, il fare la volontà di Dio, il vivere la Parola di vita, l’amare Gesù crocifisso e abbandonato. La fondatrice del Movimento dei Focolari, Chiara Lubich, le dà un secondo nome, quello di “Luce”, tanta è la gioia dello Spirito Santo che traspare dagli occhi e dal sorriso di questa ragazza. Ascoltiamo mons. Amato:

    "Fin da piccola aveva una carità gioiosa e straripante, manifestata nei fatti e non nelle parole. Chiara durante le elementari dava la sua merendina a una compagna che ne era priva. Quando la mamma lo seppe gliene dava due. Ma Chiara continuò a darle ai bambini poveri, perché in essi vedeva Gesù".

    Il 17 febbraio 1989 comincia il calvario di Chiara. La diagnosi è terribile: sarcoma osseo con metastasi. Ma la giovane non si arrende. Di fronte alla malattia che le impedisce di praticare lo sport, tanto amato, dice: “Dio mi ha tolto le gambe, ma mi ha dato le ali”. E nonostante i dolori, rifiuta la morfina perché vuole rimanere lucida ed offrire tutto a Gesù. La sua stanza, prima in ospedale e poi a casa, diventa luogo di incontro e di apostolato: in tanti vanno a visitarla per portarle affetto e consolazione, ma in realtà sono loro a ricevere conforto ed incoraggiamento. Ancora mons. Amato:

    "Era una ragazza che difendeva con coraggio la propria identità cristiana. La vita di Chiara è di una straordinaria attualità soprattutto per i giovani, ai quali insegna a non rifugiarsi nel rispetto umano, ma a testimoniare con fermezza la propria fede e il proprio amore al Papa".

    Negli ultimi giorni, Chiara non riesce quasi più a parlare, ma vuole prepararsi all’incontro con Gesù, ‘lo Sposo’: sceglie un abito bianco, suggerisce canti e lettura per le esequie, vuole che il suo ultimo rito sia una festa. Muore all’alba del 7 ottobre del 1990. Le sue ultime parole sono per la mamma: "Sii felice, perché io lo sono”. Ed il suo ultimo gesto è un atto di carità:

    "L’ultimo suo dono furono le cornee, unici organi ancora trapiantabili, perché non intaccati dalla malattia. Furono espiantate e due giovani oggi vedono grazie a lei. Chiara diceva: 'Ora non ho più niente di sano, ma ho ancora il cuore e con quello posso sempre amare'”.

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    Ottomila giovani in Aula Paolo VI per ricordare Chiara "Luce" tra musica e testimonianze. A San Paolo, la Messa del cardinale Bertone

    ◊   Sull’esempio di Chiara non rimanete analfabeti del Vangelo: non soffocate l’anelito della vostra vita a cose grandi, ad un amore universale. E’ con questo invito che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, si è rivolto ai tanti giovani che stamattina hanno partecipato, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla Messa di ringraziamento per la Beatificazione di Chiara "Luce" Badano. Nella serata di ieri, in oltre ottomila si erano dati appuntamento nell’Aula Paolo VI, e molti anche in Piazza san Pietro, per una grande festa in onore di Chiara "Luce", che a loro ha inteso passare il proprio testimone. Sui due avvenimenti ci riferisce Adriana Masotti:

    “I giovani sono il futuro. Io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena spenderla bene”. E’ da queste parole pronunciate da Chiara "Luce" Badano negli ultimi giorni della sua esistenza terrena che l’omelia del cardinale Bertone prende il via. Ripercorre, poi, la storia di Chiara:

    “Anzitutto, alla base della sua vita vi è una fede ferma e costante nell’amore indefettibile di Dio, che si riflette nell’amore verso il prossimo. La sua biografia attesta una vita gioiosa, segno che le esigenze del vivere cristiano non si oppongono alla brama naturale di felicità”.

    Il cardinale Bertone accenna ai fattori che hanno contribuito alla sua maturità cristiana: la famiglia, la comunità ecclesiale, la spiritualità del Movimento dei focolari. “Chiara Badano – dice il cardinale Bertone – dà concretezza al recente messaggio di Benedetto XVI ai giovani per la prossima Gmg, in cui scrive: ‘Cari amici, spesso la croce ci fa paura perché sembra la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è (il sì di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e) la sorgente da cui sgorga la vita eterna”. “La testimonianza di Chiara è un invito che Dio rivolge soprattutto a voi, giovani”, conclude il porporato.

    (Canto iniziale “Tu hai una vita sola…”)

    I giovani presenti in Basilica avevano vissuto ieri sera momenti forti. Alle 21, l’Aula Paolo VI era stracolma. La fotografia del volto luminoso e sorridente di Chiara Luce campeggia sul palco davanti ad un pubblico attentissimo, pronto ad applaudire i passaggi più profondi e a scatenarsi accompagnando i ragazzi che suonano e cantano sul palco. Sembra felice di essere lì insieme a suoi amici per i quali ha offerto la vita. La sua è una presenza spirituale tangibile, che i ragazzi avvertono. La sentono amica, compagna di viaggio, modello, ma anche una di loro. Ci sono anche i suoi genitori e i suoi amici più stretti a ricordarla. Il papà Ruggero e la mamma Maria Teresa:

    “Io non concepivo un matrimonio senza figli, no? Però… pregavo. Cercavo di pregare...

    “Quando Chiara è arrivata ci è apparso subito un dono della Madonna. Ma avvertivamo nell’anima, fin da subito, che Chiara non era solo figlia nostra, ma prima di tutto era figlia di Dio”.

    Ha solo 9 anni, Chiara, quando conosce la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich e scrive:

    Ho riscoperto il Vangelo sotto nuova luce. Ora voglio fare di questo magnifico libro il mio unico scopo della vita. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio“.

    E poi ancora:

    “Ho riscoperto Gesù Abbandonato in modo speciale. Prima lo vivevo piuttosto superficialmente e lo accettavo per poi aspettarmi la gioia. Ho capito che stavo sbagliando tutto. Non dovevo strumentalizzarlo, ma amare Lui e basta. Ho scoperto che Gesù Abbandonato è la chiave dell’unità con Dio, e voglio sceglierlo come mio sposo e prepararmi quando viene. Preferirlo…”.

    Un percorso, quello di Chiara "Luce", che si fa particolarmente intenso nell’ultimo anno di vita in un ripetuto “sì” a Dio nell’accettazione del dolore, nell’amore verso tutti. E’ ciò che, in forme diverse, tanti altri giovani del Movimento vivono come i ragazzi dell’Italia, Pakistan, Croazia e Giordania che offrono la loro testimonianza. Prende poi la parola Maria Voce, la presidente del Movimento. Ma a salutare i giovani alla fine è la stessa Chiara "Luce" in un audiomessaggio che aveva registrato durante la sua malattia:
    (voce di repertorio di Chiara Luce)

    "Ho capito che se noi fossimo sempre in questa disposizione d’animo, pronti a tutto, quanti segni Dio ci manderebbe! Ho compreso anche quante volte Dio ci passa accanto e non ci rendiamo conto. Adesso vi saluto anche se avrei tantissime altre cose da dirvi, ma ecco alla prossima puntata. Ciao a tutti!
    (canto)
    La gioia di tutti è grandissima ed è un evento davvero straordinario, quello che si è vissuto. Ma quale significato ha per il Movimento dei Focolari? Ci risponde Maria Voce:

    “Da un certo punto mi sono domandata anche: cosa cambia oggi? Per Chiara Luce, niente, perché noi siamo convinti che lei sia Beata dal primo momento che ha lasciato questa terra e che è andata in Paradiso. Per noi? Noi abbiamo vissuto insieme a lei questi momenti in cui lei ha guadagnato questa santità; ma cambia tantissimo, nello stesso tempo, perché è la Chiesa, adesso, che ce la ridà e la ridà non solo al Movimento ma la ridà a tutta la Chiesa, al mondo intero come garanzia che è possibile raggiungere la santità anche in una vita normale. Quindi, è questa spiritualità collettiva, questa santità di popolo che Chiara – Chiara Lubich – ha sempre desiderato che venisse in luce, proprio per questa possibilità che tutti hanno di puntare alla santità”.

    Ma sentiamo alcuni dei ragazzi presenti in Aula Paolo XVI:

    R. – Chiara Luce per noi è stata una compagna di vita, e con lei andiamo avanti, insieme, cercando di fare cose grandi nella vita perché Dio ci chiede questo: abbiamo una sola vita e vogliamo penderla per lui, per realizzare il meraviglioso disegno che Dio ha su di noi. E così, la nostra forza è questa: di essere insieme.

    R. – Sono qui perché credo che una figura come Chiara sia veramente una testimonianza bellissima per noi giovani di oggi. Molto spesso, infatti, si tende a pensare come i santi siano qualcosa di lontano, qualcosa che non ci appartiene più, qualcosa del passato. Invece, Chiara è stata la testimonianza vivente di come anche oggi possiamo tentare di essere santi.

    R. – E’ stato per me un’esperienza grandissima poter scoprire e poter sperimentare e toccare con mano che questa spiritualità che cerco di vivere ogni giorno è una cosa che porta alla santità. Ecco, per me è una spinta a fare questo ogni giorno della mia vita.

    R. – Quello che mi colpisce particolarmente di lei è il fatto che sia una Beata ai giorni nostri, una Beata che sa essere figlia dei nostri tempi ma allo stesso tempo, autenticamente cristiana.

    R. – Chiara, nonostante tutto il dolore che ha provato, ha accettato e ha fatto la volontà di Dio. Io sono una ragazza non tanto forte, ma pensando a questo riesco ad andare avanti ed a pensare positivo riguardo a tutti i problemi della vita.

    R. – La cosa che più mi ha colpito di Chiara Luce è la sua semplicità, e questo ci spinge ad essere consapevoli che anche noi, nella nostra vita quotidiana, possiamo vivere come lei, possiamo essere tanti Chiara Luce e tanti Chiara Luce nel mondo. Quindi, il nostro è solo un “grazie”.

    R. – Chiara Luce Badano mi ha fatto capire tante cose: che la santità non è irraggiungibile, ma molto tangibile, anche per i giovani. Basta fare come lei: semplicemente amare ogni prossimo che viene a noi.

    R. – Non sembra vera che adesso sia una Beata! E’ una cosa di cui parlavamo anni fa, sembrava una cosa lontana, invece no: è una giovane come noi della quale possiamo dire che è Beata, che ce l’ha fatta! E’ un esempio per tutta la Chiesa, è un esempio anche formalmente. E’ veramente una gioia!

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    L'arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Tempesta, dopo l'udienza in Vaticano : il Papa ci ha chiesto una Chiesa giovane

    ◊   I vescovi brasiliani hanno accolto con gioia il discorso di Benedetto XVI che ieri, ricevendo in Vaticano i presuli della regione Leste 1, ha chiesto di riservare attenzione alla riconciliazione e alle giovani generazioni per il rinnovamento della Chiesa e della società. Dopo l’udienza in Vaticano, il collega della redazione brasiliana, Silvonei Protz, ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Oranì João Tempesta:

    R. – Per tutti noi, è stato un bel momento poter ascoltare il Santo Padre e le sue due indicazioni. Ci ha detto che a Chiesa dev’essere sempre giovane, deve avere il volto della gioventù. E poi dev’essere la Chiesa del perdono e della riconciliazione: anche questo credo sia un modo di dire al mondo che si può essere nuovi. Quindi, sono i due tempi che dobbiamo vivere. Il Santo Padre ha dato queste indicazioni, non soltanto a noi vescovi della regione del Leste I, ma a tutta la Chiesa del Brasile: ci dev’essere un tempo per l’ascolto, per la meditazione e uno per mettere in pratica tutto questo.

    D. – Il Santo Padre, negli incontri privati con i vescovi, chiede informazioni sulle sfide e sulle necessità delle Chiese locali. A Rio de Janeiro, quali sono le sfide, oggi?

    R. – Il Santo Padre ha chiesto della gioventù: cosa facciamo per educare i giovani dopo l’iniziazione cristiana. A Rio abbiamo dei corsi che si chiamano “Luce e vita”, “Mater ecclesiae” e anche corsi sulle scienze religiose: tutte iniziative volte all’approfondimento della fede. Abbiamo informato il Papa sul corso che si tiene per i vescovi a Rio de Janeiro, che fu inaugurato da lui stesso quando era ancora il cardinale Ratzinger: si tratta di un corso che tratta della Chiesa e che è volto anche all’approfondimento della fede. Poi abbiamo parlato con il Santo Padre anche del Seminario, del numero e della qualità delle vocazioni. Infine, abbiamo affrontato il problema della povertà e delle difficoltà che incontriamo in ambito sociale a Rio de Janeiro.

    D. – L’arcidiocesi di Rio de Janeiro si è candidata per essere la prossima tappa dell’incontro del Papa con i giovani di tutto il mondo nella Giornata mondiale della gioventù, dopo Madrid. Ovviamente, i giovani brasiliani sperano in una risposta positiva dal Santo Padre che comprenda anche il suo desiderio di tornare in Brasile …

    R. – Il Brasile si è candidato, aspettiamo la risposta e preghiamo perché la scelta cada sul Brasile e su Rio de Janeiro. Per noi – proprio a Rio de Janeiro – il 2015 sarebbe una data ottima perché la città celebra i suoi 450 anni di vita. Una commemorazione “cattolica” così importante della vita della città sarebbe di grande importanza. Il Santo Padre ha detto che ci penserà e valuterà; ma dovremo comunque aspettare la conclusione della Gmg di Madrid, quando il Santo Padre annuncerà il Paese, la città e la data della successiva Giornata mondiale della gioventù.

    D. – Il Brasile andrà alle elezioni all’inizio di ottobre. Quanto è importante, in questo momento, l’elezione del successore di Lula?

    R. – La nostra Conferenza episcopale ha già fatto una dichiarazione in merito al voto da dare ai candidati che rispettino la religione, la libertà religiosa, la vita: queste sono le indicazioni che la Conferenza episcopale brasiliana – anche le Conferenze regionali – offre a chi va a votare quest’anno.

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    Intervento a Cleveland del cardinale Foley alla riunione generale dell'Ordine del Santo Sepolcro negli Stati Uniti

    ◊   “Uomini e donne di profonda fede cattolica che cercano di approfondire la loro vita spirituale, soprattutto attraverso una maggiore familiarità con la Sacra Scrittura, e che nutrono un grande interesse per la Terra Santa, sia nel sostenervi la presenza cristiana e cattolica sia nel lavorare per la pace e la riconciliazione”. E’ l’identikit che il cardinale, John Patrick Foley, ha tracciato ieri dei membri – oggi circa 27 mila – dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, del quale il porporato riveste la carica di gran maestro. Il cardinale Foley ha preso la parola a Cleveland, in Ohio, durante la riunione generale della Luogotenenza Usa nordoccidentale dell’Ordine. In particolare, il gran maestro ha messo in risalto le attività solidali e caritative promosse dall’antica istituzione, specie nel campo dell’istruzione, che ha portato all’iniziativa, tra le altre, denominata “un computer per ogni bambino” e destinata agli alunni delle scuole cattoliche in Terra Santa.

    “Il Patriarca latino di Gerusalemme, nostro Gran Priore – ha ricordato quindi il cardinale Foley – ha chiesto assistenza speciale con la recente istituzione dell'Università di Madaba in Giordania, per la quale il Santo Padre ha benedetto la prima pietra durante la sua visita dello scorso anno”. Mentre l'Università di Betlemme, ha soggiunto, ha chiesto di “istituire una cattedra che comporterebbe un impegno di 400 mila dollari ogni anno per cinque anni”. Parlando di altri progetti promossi e sostenuti dall’Ordine del Santo Sepolcro, dal Sudafrica all’India, dall’Europa al Venezuela, il porporato ha annunciato l’entità delle cifre raccolte dal 10 settembre in qua (700 mila euro in più rispetto al 2009) e di quelle destinate alla Terra Santa (200 mila euro rispetto al passato). Tutto questo “indica la dedizione, il buon esempio e la generosità dei nostri soci e l'interesse per il nostro Ordine dei cattolici di tutto il mondo”, ha concluso il cardinale Foley, che oggi presiederà una Messa nella cattedrale di Cleveland in occasione della cerimonia di investitura di nuovi cavalieri e dame dell’Ordine. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Nel pomeriggio, cerimonia funebre in provincia di Cosenza per mons. Fortino

    ◊   E’ stata celebrata ieri pomeriggio nella Chiesa di Sant’Atanasio in Roma la liturgia del Trisaghion in suffragio di mons. Eleuterio F. Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’Unità, scomparso mercoledì scorso all’età di 72 anni. Il rito è stato presieduto dal rettore del Pontificio Collegio Greco, l’Archimandrita Padre Manuel Nin ed è stato preceduto nella mattinata dalla celebrazione della Divina Liturgia. Il Trisaghion (“Tre volte Santo”) è l’ufficiatura bizantina per i defunti e si compone di salmi, tropari e della lettura dell’Epistola e del Vangelo. Il segretario del dicastero, il vescovo Brian Farrell, presente alla cerimonia, parteciperà anche anche alla liturgia esequiale prevista nel pomeriggio di oggi nella chiesa parrocchiale di San Benedetto Ullano, in provincia di Cosenza, località natale di monsignor Fortino.

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    Oggi in Primo Piano



    Legislative in Venezuela, appello dei vescovi ad esercitare il diritto di voto

    ◊   Venezuela oggi al voto per le parlamentari: oltre 17 milioni di elettori sono chiamati a scegliere i 165 deputati dell'Assemblea nazionale. Nei giorni scorsi, un appello a prendere parte “attivamente alle elezioni” è stato lanciato dall’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa, e dai suoi vescovi ausiliari. In queste ore anche il presidente Chavez ha chiesto ai venezuelani di recarsi alle urne. L’appuntamento rappresenta una sfida particolare per il leader Caracas e per il suo Partito socialista unito, visto che alle ultime legislative, cinque anni fa, l'opposizione boicottò le urne, denunciando irregolarità e possibili frodi. Ma questo appuntamento potrebbe rivelarsi diverso. Ce ne parla Roberto Da Rin, corrispondente del Sole 24 Ore dal Sud America, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Potrebbe segnare una pesante sconfitta per Chavez, perché all’ultima elezione legislativa – quella del 2005 – l’opposizione non si è presentata, regalando quindi a Chavez un successo pieno. Ora, invece, l’opposizione è per la prima volta un po’ più compatta e quindi un certo numero di suoi rappresentanti li porterà a casa.

    D. – Che legislatura è stata quella degli ultimi cinque anni?

    R. – E’ stata una legislatura difficile, perché il prezzo del petrolio – che ad un certo punto ha iniziato a scendere – ha pesantemente penalizzato i programmi sociali di Chavez. Il presidente, perciò, non ha più potuto fornire la stessa assistenza sanitaria e scolastica che aveva offerto i primi anni grazie ad un prezzo del petrolio molto alto. Ora le cose sono un po’ migliorate: il petrolio è tornato sopra i 70 dollari al barile, ma si sono incrinati dei meccanismi e quindi, per Chavez, quest’ultima parte della legislatura è stata difficile. I conti economici vanno male e l’economia, al di fuori della rendita petrolifera, non ha saputo porre le basi per la costruzione di una struttura imprenditoriale più solida. Anche per quanto riguarda le piccole imprese, non è stato fatto ciò che era in programma.

    D. – Quindi, su cosa punta l’opposizione?

    R. – Punta a guadagnare uno spazio che aveva perduto, perché è stata per molto tempo un’opposizione divisa. Ora, invece, c’è un po’ più di sintonia e quindi mira ad impedire la radicalizzazione del “processo bolivariano”, così Chavez stesso definisce le sue riforme socialiste.

    D. – In campagna elettorale Chavez, com’è sua abitudine, ha fatto largo uso dei mezzi di comunicazione…

    R. – Negli anni, in questo modo ha saputo raggiungere folle e masse che erano sempre state escluse dalla politica. Ora, però, dopo quasi 12 anni di governo, c’è stanchezza. Questo non significa che sia finita l’era Chavez, perché comunque queste non sono elezioni presidenziali e già altre volte ha dimostrato di saper mettere in moto una macchina elettorale capace di arginare i danni.

    D. – La popolazione come si pone davanti al voto? Il cardinale Urosa ha ricordato che “è l’ora della partecipazione attiva, dell’inclusione di tutti, senza nessuna discriminazione”, nella vita del Paese…

    R. – Quando la partecipazione è stata massiccia, Chavez ha avuto più voti dalla sua, semplicemente per il fatto che le grandi masse di diseredati, nella maggior parte dei casi, votano Chavez. La sua scommessa elettorale, 12 anni fa, è stata proprio questa: coinvolgere e dare diritti di cittadinanza e di partecipazione elettorale a chi non aveva mai partecipato e non si era mai occupato di politica. Ora, però, c’è una fase diversa e 12 anni consecutivi di governo hanno generato un po’ d’insofferenza, anche tra le classi sociali meno abbienti. Naturalmente non in tutti, ma c’è una quota di ex elettori chavisti che ora non lo voterà più: così sembra dai sondaggi.

    D. – Ma di cosa ha bisogno, oggi, il Venezuela?

    R. – Credo avrebbe bisogno di più equilibrio, di un’alternanza, perché comunque 12 anni sono un periodo lungo. Questo è un Paese che ha sofferto molti malgoverni già prima di Chavez. Spesso non si parla di baraccopoli, di un Paese dilaniato dalla povertà che, bisogna ammetterlo, non ha inventato Chavez, c’era già. Il Venezuela è un Paese potenzialmente molto forte, perché ha un’immigrazione europea, perché ha molte risorse petrolifere, ma in verità poi è consumato dalla corruzione.

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    Pellegrinaggio di giovani in Turchia alla sequela di don Andrea Santoro

    ◊   Sulle tracce di don Andrea Santoro per mantenere aperta quella finestra per il Medio Oriente da lui schiusa dalla diocesi di Roma. Le hanno percorse nello scorso mese di agosto alcuni ragazzi della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio con l’Associazione “Finestra per il Medio Oriente”. È stato il primo pellegrinaggio in Turchia organizzato dall’Associazione fondata dallo stesso sacerdote, ucciso a Trebisonda il 5 febbraio del 2006. Tiziana Campisi ha chiesto alla presidente di “Finestra per il Mondo”, Giulia Pezone, com’è nata l’idea di proporre ai giovani questa esperienza estiva:

    R. – Nel nostro gruppo giovanile, c’era l’idea di far vivere ai ragazzi un’esperienza forte, un’esperienza di fede alta, e abbiamo pensato proprio alla Turchia, perché è stata la terra calpestata dai piedi degli Apostoli, e che ha visto per la prima volta la comunità cristiana chiamata così: ad Antiochia, i cristiani per la prima volta sono stati chiamati in questo modo. Quindi, l’idea era di vedere queste terre, questi luoghi che hanno un significato profondo per la cristianità, nello stesso tempo per la comunità della parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio è il luogo in cui è stato ucciso don Andrea Santoro. Abbiamo fatto quindi un cammino di preparazione con i ragazzi lungo un anno per affrontare il viaggio. Siamo stati sei giorni a Trabzon e ci siamo poi spostati a Istanbul. Un incontro importantissimo che i ragazzi hanno potuto avere è stato quello con il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I. Voleva essere un modo per far vivere anche ai ragazzi questo splendido cammino che si sta compiendo verso l’unità. Il Patriarca ha rivolto ai ragazzi parole molto belle: li ha incoraggiati a vivere alto.

    D. – Che cosa è rimasto nel cuore dei ragazzi che hanno preso parte al pellegrinaggio?

    R. – E’ stato un impatto forte vivere in un Paese diverso, in un Paese islamico. Noi abbiamo tenuto a far vivere ai ragazzi un pellegrinaggio che avesse un po’ lo stile della “Finestra per il Medio Oriente”, che è l’Associazione fondata da don Andrea: quindi il venerdì, ad esempio, si è scelto di proposito di partecipare in qualche modo alla preghiera più importante per gli islamici. Con molto rispetto, quel giorno ci siamo fermati con loro, abbiamo aspettato che terminassero la preghiera senza continuare a visitare i monumenti come turisti. Ma i ragazzi hanno potuto sperimentare anche la Chiesa-minoranza, e quindi le difficoltà delle comunità, persone che affrontano anche molte ore di cammino, a volte anche a piedi, per raggiungere l’unica chiesa, lontana chilometri e chilometri... Di certo, loro si sono sentiti interrogati da queste testimonianze: per noi, che abbiamo un’abbondanza di possibilità di celebrazioni, di sacerdoti, di chiese un’esperienza del genere è qualcosa che rimette in gioco molto. Si torna qui, in Occidente, pungolati: si sente che la tanta grazia che abbiamo a disposizione e che a volte tendiamo a giudicare, a sottovalutare, in realtà non possiamo permetterci di non averne cura. Torniamo con più voglia di darci da fare per le nostre chiese.

    D. – In quale maniera i giovani romani rispondono alle iniziative di “Finestra per il Medio Oriente”?

    R. – Dopo la morte di don Andrea Santoro e l’uccisione di mons. Luigi Padovese, vescovo di Iskenderun, nell’Anatolia, c’è sicuramente un forte coinvolgimento emotivo. Penso però sia necessaria una crescita nella fede: posso parlare, appunto, dei ragazzi che sono venuti con noi in Turchia quest’estate. Molti di loro sono stati battezzati o sono stati seguiti nel percorso di preparazione alla Prima Comunione da don Andreastesso. Si viene messi in discussione in maniera forte, dal punto di vista della fede. Fra l’altro, la Turchia, come molti luoghi del Medio Oriente, non permette una presenza di ospedali, scuole, gestiti da istituzioni cattoliche – ce ne sono pochi insomma, è una situazione particolare – non si può intervenire o essere presenti nella modalità in cui noi tradizionalmente pensiamo la presenza delle Chiese nelle terre di missione. E quindi, viene chiesto di andare alla radice, al cuore della fede di ciascuno. Si deve arrivare ad una testimonianza di fede che passi essenzialmente attraverso una presenza spesso muta: una presenza che può passare soprattutto attraverso il comportamento. Si va al cuore. E allora, il non poter fare ma il dovere essere sicuramente porta a una crescita e a una maturazione nella fede.

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    Giornata di apertura degli oratori, antidoto sempreverde alle nuove solitudini giovanili

    ◊   L’Oratorio aiuta i ragazzi di oggi ad uscire dalla solitudine di cui spesso sono vittime. Lo afferma in sintesi don Maurizio Mirilli, responsabile della pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana (Cei), nell’odierna Festa degli oratori. Un appuntamento che coinvolge oltre 1.200 centri giovanili diocesani e che segna la ripresa delle attività dopo la pausa estiva. Oltre 500 mila sono i ragazzi che abitualmente frequentano queste realtà sul territorio, più di 50 mila gli educatori, catechisti, animatori e allenatori impegnati nella formazione delle giovani generazioni. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso don Maurizio Mirilli, addetto al servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma:

    R. – Questo tipo di iniziative servono a testimoniare la vitalità di certe realtà. Vogliamo, come Chiesa, annunciare un po’ a tutti, in Italia, che l’oratorio non è morto, che l’oratorio è vivo ed è una realtà che dal punto di vista educativo può dare tantissimo, ha dato, dà e darà ancora tantissimo.

    D. – Spesso si confonde l’oratorio con un luogo di semplice aggregazione o di gioco. Che cos’è, in realtà, un oratorio?

    R. – L’oratorio, lo dice la parola stessa, è il luogo dove si impara a pregare, ma lo si fa in un modo adatto ai ragazzi, ai giovani. E’ certamente un luogo aggregativo, di gioco, che però, ovviamente, educa anche all’incontro con la persona di Gesù Cristo.

    D. – Quale linguaggio bisogna parlare con le nuove generazioni per far conoscere Gesù Cristo?

    R. – Il linguaggio semplice, la semplicità che tocca il cuore dei bambini come anche dei più grandi, che va incontro ai bisogni reali dei giovani e dei ragazzi di oggi. Ed il bisogno reale, fondamentale di un ragazzo di oggi è quello della famiglia, del calore, perché è da solo.

    D. – Ma c’è molta differenza tra i giovani di oggi e, ad esempio, i giovani di 40 anni fa?

    R. – C’è tanta differenza, perché sono cambiati i bisogni. Un ragazzino di un quartiere di borgata di una grande città di 40 anni fa aveva come bisogno quello di trovare un luogo dove poter giocare in modo sano, c’erano bisogni più “poveri”, di prima necessità. Adesso i bisogni sono nuovi, diversi: non c’è tanto il bisogno del panino o il non potersi comprare un paio di scarpini da calcio ma ci sono altri tipi di bisogni, come l’assenza della famiglia. Questi ragazzi sono frammentati in mille attività, non hanno tempi per poter vivere un po’ più di stabilità e la comunità parrocchiale - nello specifico l’oratorio - può dare, in questo senso, questo tipo di risposta.

    D. – Quanto è importante, in un mondo difficile come quello di oggi, l’essere autentici e comunicare verità?

    R. – I ragazzi fanno fatica a trovare dei testimoni autentici. Ecco perché la Chiesa, non perché chi fa parte della Chiesa è il "dio" degli altri, ma perché ha ricevuto in dono la verità in modo trasparente, la annuncia e la annuncia direttamente con un linguaggio semplice. Quando un ragazzo riceve quest’annuncio, allora capisce dove c’è la verità e dove c’è la falsità e sa fare anche le proprie scelte.

    D. – Poi i ragazzi che sono coinvolti in un percorso di questo tipo, abbracciano la verità della propria vita, della propria esistenza…

    R. – Riescono se accompagnati. Ma bisogna stargli accanto ed aiutarli quando cadono, quando ritornano nella menzogna: dare loro di nuovo la mano per farli rialzare e continuare pian piano. Allora, sì, diventeranno uomini adulti, capaci di avere il coraggio delle proprie scelte.

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    Chiesa e Società



    Celebrazioni di chiusura dell’Anno vincenziano all’“Augustinianum” di Roma

    ◊   “Carità e Missione” i pilastri che hanno retto le celebrazioni e gli eventi dell’Anno vincenziano, apertosi il 27 settembre 2009 e conclusosi oggi. Presso l’Istituto Augustinianum di Roma, per tre giorni, religiosi, docenti universitari e studiosi sono intervenuti sui carismi dei fondatori della grande Famiglia Vincenziana, San Vincenzo de' Paoli e santa Luisa de Marillac, di cui quest’anno ricorrono i 350 anni dalla morte. Ma il giubileo vincenziano ha ricordato in questo anno anche altre importanti ricorrenze: i 200 anni dall’arrivo delle Suore di Santa Giovanna Antida Thouret a Napoli, i 150 dalla morte di San Giustino de’ Jacobis. La tre giorni all’Augustinianum in vista della chiusura di oggi si è aperta venerdì con la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins, prefetto Congregazione per le Cause dei Santi. Il cardinale Martins ha definito “la carità vincenziana non di resa ma di lotta, resistenza, coraggio” ricordando “la fame di Dio nel XVII secolo a cui lo Spirito Santo rispose con la nascita di San Vincenzo e di Santa Luisa”. Ieri pomeriggio, circa cinquemila vincenziani – tra gruppi, movimenti, giovani, religiosi e laici dall’Italia e dall’estero – hanno preso parte nella Basilica di San Pietro alla celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Franc Rodè, prefetto della Congregazione Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica, anch’egli vincenziano. “Per il nostro apostolato occorrono ginocchia, braccia, sudore”, ha detto il porporato, che ha portato ai presenti diversi pensieri dei due Santi, ricordando che “San Vincenzo non si sentiva mandato solo per amare Dio, ma a farlo amare anche” e che “l’ultima parola pronunciata dal Santo, morto il 27 settembre 1660, è stata: Gesù!”. A chiudere questa mattina le celebrazioni dell’Anno Vincenziano è stato il padre superiore generale Gregori Gay, ribadendo alla sala gremita l’impegno verso i poveri “che dobbiamo chiamare – ha detto – per il proprio nome, tutti, perché essi non sono anonimi, hanno le loro vite, la loro famiglia, sono figli e figlie di Dio… la nostra carità è pratica”. “Continuiamo – ha concluso il padre generale – in questa grande missione d’amore che è la nostra eredità”. Le celebrazioni di chiusura dell’anno giubilare sono state l’occasione per la Famiglia Vincenziana che conta duecentomila volontari in 52 Paesi di quattro continenti e 300 gruppi religiosi, per rendere noti i progetti riguardanti l’acqua quale, pozzi e rifornimenti, promossi nel corso dell’anno in Eritrea, Etiopia, Madagascar, Albania, Congo e Mozambico. (A cura di Anna Villani)


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    A Bruxelles una Messa per la “casa spirituale” europea

    ◊   I vertici delle Chiesa del Belgio, la Casa reale e membri delle istituzioni europee si riuniranno per una Messa a Bruxelles, martedì 28 settembre, in occasione della presidenza belga dell'Unione Europea (1 luglio-31 dicembre 2010) e della ripresa dei lavori delle istituzioni comunitarie. Una nota della conferenza episcopale del Belgio, di cui riferisce il Sir, spiega che in questo modo “la Chiesa belga desidera rispondere al desiderio espresso da Papa Benedetto XVI, di dare il suo contributo per l'Europa come casa spirituale”. Questo desiderio era stato espresso dal Pontefice lo scorso anno nell'udienza concessa a Yves Gazzo, capo della delegazione della Commissione europea presso la Santa Sede. La Messa sarà celebrata dall’arcivescovo di Mechelen-Bruxelles, Joseph Andrew Leonard, dal nunzio apostolico presso le istituzioni europee, l'arcivescovo André Dupuye, e dal segretario generale della Comece, mons. Piotr Mazurkiewicz. Parteciperanno alla celebrazione il principe Filippo e la principessa Mathilde del Belgio. Sono stati invitati anche il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, il corpo diplomatico, i presidenti e i membri del Consiglio, della Commissione e del parlamento europeo e “tutti coloro che sono coinvolti nell’attività europee nel nostro Paese, anche e soprattutto attraverso la preghiera”. (M.G.)

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    Il diritto alla "sovranità alimentare" al centro della campagna di Mani Tese

    ◊   Promuovere un consumo alimentare consapevole, sostenere il diritto dei popoli a scegliere le proprie politiche agricole e ridurre la fame nel mondo. Con questi intenti l’Ong per lo sviluppo e la cooperazione tra i popoli, “Mani Tese”, ha lanciato la campagna “Food for World” in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, che si celebra il prossimo 16 ottobre. Secondo quanto riferisce il Sir, si tratta di un programma triennale (2010-2012) di attività ed eventi a livello europeo (saranno coinvolte Italia, Bulgaria, Regno Unito e Spagna) che interesserà insegnanti, studenti, istituzioni ed Enti locali. L’obiettivo, spiega Mani Tese, è “far comprendere ai consumatori, attraverso un linguaggio semplice e diretto, la complessità del tema della sovranità alimentare e il legame fra le scelte alimentari quotidiane e il loro impatto sociale ed economico sui Paesi in via di sviluppo”. In Italia, i progetti legati al “Food for World”, slogan delle attività del triennio, coinvolgeranno: 2500 scuole, con l’invio di 4000 kit didattici per creare percorsi formativi, oltre a 50 Enti locali, 1.700.000 consumatori e le amministrazioni locali. “Sovranità alimentare – spiega Luigi Idili, presidente Mani Tese – significa possibilità per Stati, regioni e comunità locali di decidere autonomamente cosa produrre, di scegliere metodi di coltivazione sostenibili e rispettosi dell’ambiente e delle tradizioni locali, di decidere su quali mercati e a quali destinatari indirizzare gli alimenti”. (M.G.)

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    Mostra multimediale sulla Terra Santa in occasione del Sinodo della Chiesa mediorientale

    ◊   “Abana-Padre Nostro. Sguardi sui cristiani del Medio Oriente”, è il titolo della mostra che sarà allestita in occasione dell’assemblea speciale del Sinodo dei vescovi della Chiesa mediorientale, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre. L’allestimento multimediale, realizzato dalle Edizioni Terra Santa, guiderà il visitatore alla conoscenza della realtà del Medio Oriente cristiano attraverso 24 pannelli tematici con approfondimenti e reportage fotografici, curati dal fotografo Fabio Proverbio, sulle tre aree emblematiche della regione: il cuore della Terra Santa (Israele, Territori palestinesi e Striscia di Gaza), la Penisola Araba e l’Iran. “La situazione dei cristiani in Medio Oriente, piccola minoranza fragile e dispersa – ha spiegato nal Sir Giuseppe Caffulli, direttore della rivista Terra Santa – è problematica, anche se qualche segnale di speranza non manca. La visita del Papa ha infuso coraggio, sostegno e comprensione delle difficoltà”. Il progetto offre la possibilità di familiarizzare, attraverso dati aggiornati sulla presenza del fedeli nei singoli Paesi, sulle loro condizioni di vita e sul rapporto con i credenti delle altre grandi religioni. A conclusione del Sinodo, la mostra verrà messa a disposizione di Comuni, scuole, centri culturali e diocesi. Per info: www.sguardisulsinodo.altervista.org. (M.G.)

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    Ban Ki-moon sulla Giornata del turismo: imperativo tutelare la biodiversità

    ◊   “Malgrado le ripetute promesse globali di tutelare le specie e l’habitat del pianeta – e i prodotti e servizi che essi forniscono – la varietà della vita sulla terra”, a causa delle attività umane, “continua a declinare ad un ritmo senza precedenti”. Suona così l’allarme lanciato dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante la 65.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite in corso a New York, in vista della Giornata internazionale del turismo che si celebra il 27 settembre sul tema “Turismo e Biodiversità”, nell’anno che l’Onu dedica proprio alla biodiversità. “Turismo e biodiversità – afferma Ban, ripreso dal Sir - sono strettamente collegati. Milioni di persone si spostano ogni anno per sperimentare lo splendore della natura. Il reddito generato dal turismo sostenibile può fornire un importante sostegno per la conservazione della natura, nonché per lo sviluppo economico”. “Inoltre – prosegue il segretario generale dell’Onu - il turismo sostenibile può aumentare la consapevolezza di turisti e comunità locali riguardo l'importanza della biodiversità per la nostra vita quotidiana”. Secondo Ban Ki-moon, il settore turistico può, dunque, “contribuire in modo notevole alla tutela della biodiversità, tra l’altro integrando semplici misure come disciplina dei gruppi turistici per ridurre al minimo il disturbo sulla fauna selvatica o acquisto di forniture esclusivamente da fonti sostenibili”. Perciò, il segretario generale dell'Onu esorta tutti gli addetti ai lavori “a rafforzare il loro impegno per la sostenibilità”. (M.G.)

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    Corea del Sud: gli Agostiniani celebrano il 25.mo della loro missione

    ◊   La missione agostiniana in Corea del Sud celebra in questi giorni i 25 anni della sua attività nel Paese asiatico. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, era infatti il settembre del 1985, quando i primi quattro agostiniani, due provenienti dall’Australia e due dall’Inghilterra/Galles, giunsero in Corea, rispondendo all’invito dell’allora vescovo di Incheon, William McNaughton. Si tratta dunque di una comunità molto giovane, sebbene la presenza agostiniana nelle Filippine, in India, Giappone e Cina risalga al XVI secolo. Tuttavia la missione ha mostrato una discreta vitalità fin dai suoi albori: nei primi tempi, gli Agostiniani si dedicarono soprattutto ad apprendere la lingua, lavorando poi come cappellani in ospedale e nelle parrocchie. Nel 1987, acquistarono una casa nell’arcidiocesi di Seoul e nel 1990 iniziarono ad accogliere le prime vocazioni locali. Nell’aprile 1994, venne aperta ufficialmente la prima fondazione dell’Ordine, nella diocesi di Incheon, il convento di Sant’Agostino, che venne chiamato il “luogo aperto” perché contraddistinto dal carisma agostiniano dell’ospitalità, testimoniato dalla comunità dei frati che animano questo luogo di accoglienza per offrire in qualunque momento consiglio, assistenza spirituale, confessioni e ritiri. Ai due agostiniani inglesi rientrati in patria, subentrarono due frati della comunità filippina di Cebu. Il numero delle vocazioni intanto cresceva, e nel 1998 venne costruita una casa di formazione e una cappella sull’Isola di Kanghwa, prospiciente la costa di Incheon. Nel 2005, venne aperta una terza comunità nella nuova diocesi di Uijeong-bu, al nord di Seoul, vicino al confine smilitarizzato con la Corea del Nord. L’organizzazione di ritiri spirituali e l’apostolato nei numerosi campi militari presenti in questa zona sono il ministero principale svolto dai tre agostiniani che formano la comunità. Nel 2006, il Centro agostiniano di Incheon, che si trova in una posizione centrale, venne ampliato e dotato di un nuovo salone per riunioni, conferenze, incontri e di una casa di accoglienza per i ragazzi in età scolare che hanno difficoltà familiari e di inserimento sociale e rientrano nel programma di assistenza degli Agostiniani “Norang Narang” (significa “Tu ed io”). Come riporta il periodico dell’Ordine, Osa interattivo, nel settembre 2007 la delegazione di Corea, fino ad allora dipendente dal priore generale, è stata incorporata nella provincia agostiniana di Australasia. Attualmente, la delegazione è composta da cinque sacerdoti e quattro diaconi coreani, quattro professi semplici, un novizio e due postulanti. Inoltre, ne fanno parte due Agostiniani delle Filippine e un australiano. Oltre 50 sono i laici che condividono missione e spiritualità dell’Ordine come agostiniani secolari. (M.G.)

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    Filippine: acquisti nei negozi Caritas per sostenere i poveri e gli alluvionati

    ◊   vestiti usati, donati da produttori e persone generose, il cui ricavato sarà destinato per poveri, carcerati e alluvionati di Manila. L’idea è stata lanciata dalla Caritas filippina in vista delle tradizionali compere per le feste natalizie. Lo scopo è quello di esortare la gente a non spendere i soldi nei centri commerciali, visitando invece i tre negozi “Segunda Mana” (Seconda mano) della rete Caritas, dove si vendono articoli poco costosi, ma di qualità. Padre Anton Pascual, direttore di Caritas Manila, spiega ad Asianews: “Questo Natale, abbiamo deciso di incoraggiare il pubblico a far visita ai nostri negozi di articoli usati invece di andare al centro commerciale per comprare i regali”. “In questo modo – continua – la gente spenderà di meno e avrà anche la possibilità di dare un aiuto concreto ai poveri in vista del Natale”. La Caritas di Manila ha aperto i tre negozi di Segunda Mana all'inizio di quest'anno. Situati nei tre principali distretti della capitale, essi fanno parte del suo progetto di raccolta fondi per la riduzione della povertà attraverso donazioni in natura fatte da famiglie e imprenditori. I negozi vendono articoli vecchi e nuovi donati da produttori e persone facoltose. Tra le offerte vi sono anche giocattoli, apparecchi e attrezzature per ufficio, libri e articoli per la casa che costano fino al 50 per cento in meno rispetto a quelli dei centri commerciali. “Nei nostri negozi – sottolinea padre Pascual – la gente può trovare anche prodotti come scatole di sardine e altri articoli alimentari che vengono acquistati dai produttori e sono molto più economiche rispetto ai negozi”. I profitti generati dai punti vendita Segunda Mana finanziano: borse di studio per i poveri, l’acquisto di alimenti per i bambini malnutriti delle baraccopoli di Manila e sovvenzioni per la pastorale nelle carceri. L’iniziativa serve anche a proseguire il lavoro della Caritas a sostegno delle famiglie colpite nel 2009 dai tifoni Ketsana e Parma. (M.G.)

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    Presentazione a Roma del libro “Gli Angeli. Guida essenziale”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana

    ◊   Per tutte le persone interessate a conoscere il mistero degli angeli, la loro presenza nella Bibbia e più in generale nella tradizione della Chiesa – dalla loro creazione alle facoltà, dalle apparizioni alla devozione da parte dei fedeli – è in vendita da alcuni giorni il volume “Gli Angeli. Guida essenziale”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev). Il testo sarà presentato venerdì 1 ottobre alle ore 17.30, presso la Libreria Internazionale Paolo VI (via di Propaganda 4) a Roma, dall’autore Marcello Stanzione. Parteciperanno all’incontro anche mons. Adriano Paccanelli, della Segreteria di Stato, e di frate Donato Petti, visitatore per l’Italia dei Fratelli delle scuole cristiane. Secondo una nota della Lev ripresa dal Sir, la devozione agli angeli custodi è diventata dal XVII secolo “una delle più specifiche devozioni che caratterizzano la confessione cattolica rispetto alle altre confessioni cristiane e alle altre religioni”. “Un compito importante degli angeli custodi – afferma ancora la Lev – è quello di stabilire la pace nel mondo e nella Chiesa in ogni anima che nasce su questa terra, dunque perdere o sminuire una tale devozione significa perdere uno degli aspetti più belli della religione cattolica”. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Medio Oriente: oggi scade la moratoria delle colonie ebraiche. Segnali di riconciliazione tra Hamas e Fatah

    ◊   In Medio Oriente, prosegue senza sosta la mediazione statunitense a poche ore dalla scadenza della moratoria che impedisce ai coloni ebraici di costruire nuovi insediamenti in Cisgiordania. La decisione israeliana rischia di compromettere l’andamento dei colloqui di pace con i palestinesi, avviati all’inizio di settembre. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Il governo israeliano lavora per un compromesso in vista della scadenza prevista per mezzanotte. In queste ore prevale la linea del silenzio, voluta dal premier Netanyahu, che ha chiesto ai coloni di non organizzare manifestazioni. Qualcuno, come il ministro della Difesa, Barak, si espone e dice che c’è il 50 per cento delle possibilità di un accordo. Secondo la radio militare israeliana, oggi non ci sarà alcun annuncio: l’obiettivo è quello di raggiungere un intesa con gli Stati Uniti e i palestinesi evitando nello stesso tempo lo stop delle costruzioni negli insediamenti. Questo permetterebbe la prosecuzione dei negoziati, come vuole la diplomazia statunitense che è scesa in campo per evitare l’abbandono del tavolo da parte palestinese. Il presidente, Abu Mazen, che ieri ha incontrato a New York l’emissario Usa per il Medio Oriente, Mitchell, in questi giorni ha mostrato segnali d’insofferenza. Tuttavia, sul fronte interno è riuscito ad ottenere un risultato importante. La notte scorsa, i suoi uomini di fiducia di al Fatah hanno incontrato a Damasco, in Siria, una delegazione dei rivali di Hamas, guidata dall’ispiratore politico del gruppo, Khaled Meshaal, per firmare un primo documento di riconciliazione nel quale le parti affermano il superamento di alcune controversie. Da Gaza, intanto, si chiede di abbandonare immediatamente il dialogo con gli israeliani, che, secondo alcuni esponenti di Hamas, non vogliono la pace. Abu Mazen ha escluso un ritorno all’Intifada e ha fatto sapere che deciderà nei prossimi giorni, chiamando in causa anche la Lega Araba alla qualei ha chiesto una riunione d’urgenza per la fine della prossima settimana.

    Somalia
    Appello del presidente somalo, Sharif Sheikh Ahmed, alla comunità internazionale per affrontare la minaccia dei ribelli islamici di al Shabaab, che – ha detto – mirano a fare del Paese una base di Al Qaeda. Nel corso del suo intervento all’Assemblea Generale dell'Onu, il capo di Stato ha chiesto al Consiglio di sicurezza di approvare una risoluzione forte per fermare questo progetto. Intanto, a pochi giorni dalle dimissioni del primo ministro somalo Sharmarkem, anche un gruppo islamico moderato ha ritirato il proprio appoggio all’esecutivo chiedendo la convocazione urgente di un conferenza di riconciliazione che dia a tutti i somali “un’autorità effettiva in grado di liberare il Paese dai terroristi e dai combattenti stranieri”.

    Iran
    L’Iran potrebbe sospendere la sua produzione di uranio arricchito al 20% se la comunità internazionale garantirà la fornitura di combustibile nucleare per un reattore con finalità mediche che si trova a Teheran. L’apertura è del presidente Ahmadinejad, che ieri ha tenuto una conferenza stampa a New York. Oggi, dall’Iran sono arrivate nuove critiche all’indirizzo dell’Agenzia internazionale per l’Energia atomica, l’Aiea. Il capo dell’organizzazione iraniana per l’energia nucleare, Ali Akbar Salehi, ha accusato la struttura di essere influenzata dalle potenze occidentali e quindi di essere parziale a svantaggio del Paese islamico.

    Yemen
    Nello Yemen l’esercito regolare ha ripreso il controllo della città di Huta, nella zona sud-est del Paese, finita in mano ad Al Qaeda la settimana scorsa. L’annuncio ufficiale è arrivato ieri, mentre nella capitale Sanaa due uomini armati hanno attaccato un autobus con a bordo agenti dell’intelligence.

    Mali-Al Qaeda
    Sono vivi i sette ostaggi, tra cui cinque cittadini francesi, rapiti in Niger lo scorso 16 settembre da Al Qaeda nel Maghreb islamico. Parigi ha confermato questa notizia diffusa da una fonte del Mali, precisando che gli ostaggi si trovano nella zona nord del Paese. Intanto, gli Stati Uniti hanno protestato ufficialmente con la Spagna per il riscatto pagato ai terroristi per ottenere nei mesi scorsi la liberazione in Mali di tre cooperanti catalani sequestrati in Mauritania.

    Pakistan
    Il primo ministro pakistano, Gilani, ha cancellato due visite ufficiali in Europa, in programma la prossima settimana, a causa dell'emergenza inondazioni che continuano a devastare la nazione. Lo scorso mese, il leader di Islamabad era stato duramente criticato proprio per essere rimasto in missione all’estero mentre il Paese era nella fase acuta dell’emergenza.

    Grecia
    In Grecia, prosegue per il 14.mo giorno consecutivo lo sciopero dei camionisti contro la liberalizzazione del settore. Oggi, non si segnalano blocchi sulle principali arterie di accesso alla capitale Atene. Tuttavia, almeno 10 mila containers restano bloccati nei porti del Pireo e di Salonicco e si teme la penuria di carburante. Le industrie denunciano carenza di materie prime, mentre gli scaffali nei supermercati cominciano a svuotarsi. Il governo ha avvertito che non tollererà violazioni della legge.

    Cina Russia
    Il presidente russo, Medvedev, è giunto stamattina nella città nordorientale cinese di Dalian, prima tappa della sua visita di tre giorni in Cina. Domani, il leader del Cremlino sarà a Pechino per incontrare il presidente, Jintao, e il premier, Jiabao. Martedì prossimo, Medvedev sarà invece a Shangai dove all’Expo sarà il giorno della Russia.

    Corea del Nord
    La Corea del Nord è a lavoro per preparare una grande parata militare in occasione del congresso del Partito dei Lavoratori del prossimo 28 settembre, che dovrebbe gettare le basi della successione del leader im Jong-il, con la designazione ufficiale del suo terzogenito, Kim Jong-un. L’agenzia Yonhap, citando fonti governative, riferisce di un imponente numero di truppe e di mezzi giunti in una base militare di Pyongyang a partire dal 12 luglio scorso. Le stesse fonti parlano del più grande evento militare mai realizzato nel Paese. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 269

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