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Sommario del 24/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa sul raduno mondiale delle famiglie di Milano 2012: lavoro e festività non disgreghino la famiglia
  • Gioioso incontro del Papa con 400 alunni di Castel Gandolfo
  • Pubblicato il programma della visita del Papa a Santiago de Compostela e Barcellona
  • Udienze
  • Rinunce e nomine
  • Il cardinale Turkson sugli obiettivi del Millennio: le disuguaglianze allontanano la pace
  • Progressi nei colloqui della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Israele apre al compromesso sulle colonie, Ahmadinejad attacca Usa e Stato ebraico
  • Vertice a New York sul Sudan. Mons. Mazzolari: speranze di pace dal referendum per il Sud
  • Disoccupazione giovanile in Italia. Mons. Miglio: situazione devastante
  • Carceri. La protesta del volontariato: ripristinare la legalità nel sistema penitenziario
  • Giornate europee del Patrimonio: partecipa anche la Santa Sede
  • Chiesa e Società

  • Usa: eseguita in Virginia la condanna a morte di Teresa Lewis
  • L'arcivescovo di Santiago de Compostela propone il digiuno per preparare la visita del Papa
  • Germania: dai vescovi norme più severe per prevenire gli abusi sessuali
  • L’arcivescovo di Washington responsabile per l’integrazione degli anglicani nella Chiesa cattolica
  • Colombia: i vescovi auspicano il dialogo con le Farc perchè “la guerra deve finire”
  • Bolivia: la Chiesa respinge una proposta di legge sui diritti sessuali e riproduttivi
  • Pakistan. Continua a salire il livello dell'acqua del lago Manchhar: 215 villaggi allagati
  • La società civile pakistana invoca più tasse ai ricchi per aiutare gli alluvionati
  • Filippine: a Mindanao il dialogo tra cristiani e musulmani inizia dalle scuole
  • Il Consiglio Ecumenico delle Chiese si rivolge all’Onu per rilanciare la lotta alla povertà
  • Accordo tra Unicef e Asian Development Bank: insieme per i bambini poveri
  • India: le scuole cattoliche in aiuto dei bambini delle famiglie più disagiate
  • Australia: ci sono ancora 645 bambini detenuti nelle prigioni del Paese
  • Vescovo messicano premiato per il suo impegno verso migranti, indios ed emarginati
  • Francia: in corso a Lille gli "Stati generali del cristianesimo"
  • Papua Nuova Guinea: il Catechismo della Chiesa Cattolica tradotto in lingua Pidgin
  • India: rinviato l’atteso verdetto su Ayodhya, luogo conteso tra musulmani e indù
  • Congo: Radio Elikya rinnova il palinsesto per il suo 15.mo anniversario
  • A Claudia Koll il premio “Rosa d’argento” 2010 conferito dalla Fraternità Francescana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Presentato il rapporto Onu sul Congo: terribili le violenze sui civili
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa sul raduno mondiale delle famiglie di Milano 2012: lavoro e festività non disgreghino la famiglia

    ◊   Ripensare il rapporto tra il tempo del lavoro e quello della festa, perché oggi il primo schiaccia il secondo svuotando di senso soprattutto la domenica, con la conseguenza di disgregare le famiglie. Lo scrive Benedetto XVI al cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, in un messaggio nel quale il Papa parla dei temi del prossimo Incontro mondiale delle famiglie, che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno 2012. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Quando il momento di “evasione” diventa sinonimo del “fare festa” e quando la festa è in realtà solo una parentesi da consumare in fretta prima e dopo l’invadenza del lavoro è chiaro che la civiltà impostata su questa architettura sociale ha smarrito il senso più profondo dell’uomo e della famiglia. Benedetto XVI reagisce a questo stato di cose sollecitando, nel Messaggio indirizzato al cardinale Antonelli, una “riflessione” e un “impegno” volti “a conciliare – scrive – le esigenze e i tempi del lavoro con quelli della famiglia e a ricuperare il senso vero della festa, specialmente della domenica, pasqua settimanale, giorno del Signore e giorno dell’uomo, giorno della famiglia, della comunità e della solidarietà”. Questo perché, osserva poco prima il Papa, “il lavoro e la festa sono intimamente collegati con la vita delle famiglie: ne condizionano le scelte, influenzano le relazioni tra i coniugi e tra i genitori e i figli, incidono sul rapporto della famiglia con la società e con la Chiesa”. E oggi, prosegue, il condizionamento arriva purtroppo da un’organizzazione del lavoro “pensata e attuata in funzione della concorrenza di mercato e del massimo profitto, e la concezione della festa come occasione di evasione e di consumo”: uno scenario, afferma il Pontefice, che contribuisce “a disgregare la famiglia e la comunità e a diffondere uno stile di vita individualistico”.

    La Sacra Scrittura, ricorda invece Benedetto XVI, “ci dice che famiglia, lavoro e giorno festivo sono doni e benedizioni di Dio per aiutarci a vivere un’esistenza pienamente umana”, mentre l’esperienza quotidiana “attesta che lo sviluppo autentico della persona comprende sia la dimensione individuale, familiare e comunitaria, sia le attività e le relazioni funzionali, come pure l’apertura alla speranza e al Bene senza limiti”. In quest’ottica, il prossimo Incontro mondiale delle famiglie – che sarà ospitato dall’arcidiocesi di Milano a cavallo tra la fine di maggio e gli inizi di giugno del 2012 – “costituisce – dice il Papa – un’occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all’economia dello stesso nucleo familiare”. Perché il raduno mondiale centri questi obiettivi dovrà però essere ben preparato e nel Messaggio Benedetto XVI dice di auspicare che già nel 2011, nel 30.mo dell’Esortazione apostolica Familiaris consortio, definita la “magna charta della pastorale familiare”, “possa essere intrapreso un valido itinerario con iniziative a livello parrocchiale, diocesano e nazionale, mirate a mettere in luce esperienze di lavoro e di festa nei loro aspetti più veri e positivi, con particolare riguardo all’incidenza sul vissuto concreto delle famiglie”.

    In conclusione, affidandone i preparativi alla Santa Famiglia di Nazaret, il Papa ribadisce che il VII Incontro Mondiale di Milano durerà, come in passato, cinque giorni e culminerà il sabato sera con la “Festa delle Testimonianze” e domenica mattina con la Messa solenne. “Queste due celebrazioni, da me presiedute – preannuncia Benedetto XVI – ci vedranno tutti riuniti come ‘famiglia di famiglie’” e lo svolgimento complessivo dell’evento “sarà curato in modo da armonizzare compiutamente le varie dimensioni: preghiera comunitaria, riflessione teologica e pastorale, momenti di fraternità e di scambio fra le famiglie ospiti con quelle del territorio, risonanza mediatica”.

    Il messaggio del Papa e l’Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano è stato presentato stamani in Sala Stampa vaticana, alla presenza tra gli altri del cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:

    Un’occasione di festa per celebrare e rafforzare il ruolo della famiglia nella Chiesa e nella società: così, il cardinale Ennio Antonelli ha definito il VII Incontro Mondiale delle Famiglie del 2012 a Milano, a cui prenderà parte il Papa. Il porporato ha messo l’accento sulla famiglia quale soggetto fondamentale di evangelizzazione. Il cardinale Antonelli non ha poi mancato di sottolineare che oggi il singolo è purtroppo ritenuto più funzionale della famiglia alle esigenze dell’economia e della società. Quindi, si è soffermato sulla sfida per la Chiesa rappresentata dal binomio festa-lavoro al centro dell’Incontro di Milano:

    “La festa rischia di scadere spesso a tempo libero, evasione, riti di massa: discoteca, stadio, consumi, centri commerciali. Queste realtà sono anche dei rischi per la famiglia, possono disgregare la famiglia e favorire l’individualismo. Si tratta di ripensarli e gestirli in modo che invece siano non solo compatibili ma siano un’opportunità per rafforzare la famiglia”.

    Dal canto suo, il vescovo ausiliare di Milano, mons. Erminio De Scalzi, ha spiegato che la comunità cattolica ambrosiana è lieta e grata per la scelta del Santo Padre ed ha espresso l’auspicio che Milano, attraverso le sue parrocchie, possa essere aperta all’accoglienza delle famiglie povere del Sud del mondo. Al tempo stesso, il presule ha detto che Milano è particolarmente interpellata dal tema dell’incontro, giacché la tradizionale laboriosità milanese può rischiare di mettere in primo piano la professione al posto della festa. Anche a Milano, dunque, bisogna ripartire dalla famiglia:

    “La famiglia è il luogo delle radici più intime da cui ogni persona trae la sua migliore sostanza e tale la famiglia, tale la città”.

    Le domande dei giornalisti si sono concentrate soprattutto sull’annuncio della preparazione di un vademecum per i fidanzati che dovrebbe essere pubblicato in occasione del Congresso mondiale. A spiegare struttura e finalità del documento è stato mons. Jean Lafitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia:

    “Non si tratta di stabilire delle norme per dire si dovrebbe fare questo o quello. Si propone uno strumento pastorale per aiutare quelli che sono impegnati - le coppie, ma anche i pastori - per questo servizio della Chiesa”.

    In conferenza stampa è stato mostrato anche il logo del Congresso, che vede al centro l’immagine stilizzata del Duomo sullo sfondo di una famiglia in festa. Un logo, è stato fatto notare, che richiama quello della Gmg di Madrid. Infine, da oggi sarà attivo anche il sito web ufficiale dell’evento: www.family2012.com.

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    Gioioso incontro del Papa con 400 alunni di Castel Gandolfo

    ◊   Affetto, gioia e familiarità: questa l'atmosfera del festoso incontro, ieri pomeriggio a Castel Gandolfo, tra il Papa e circa 400 alunni della Scuola Pontificia Paolo VI e della Scuola d’infanzia delle Maestre Pie Filippini della cittadina laziale. Benedetto XVI, parlando a braccio, con semplicità, ha ricordato ai ragazzi l'importanza della scuola che ci permette di conoscere e comunicare con gli altri e soprattutto di leggere la Parola di Dio. All’Udienza, svoltasi nel cortile interno del Palazzo Apostolico, c'erano - insieme ai ragazzi - anche i genitori e gli insegnanti che hanno assicurato al Pontefice la loro vicinanza nella preghiera quotidiana per il suo ministero. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    (Applausi)

    Tanti applausi e un clima festoso, ieri pomeriggio, a Castel Gandolfo tra i 400 allievi, insegnanti e genitori che si sono detti “privilegiati ed emozionati” dalla presenza del Papa. “Spiritualmente siamo sempre insieme, ma adesso vi vedo e sono molto felice”, ha esordito Benedetto XVI, ricordando un momento della sua infanzia:

    “Ho pensato che sono passati 77 anni da quando ho iniziato ad andare a scuola. Ero in un piccolo Paese di 300 anime, si potrebbe dire che era dietro la luna. Tuttavia, però, abbiamo imparato l’essenziale; abbiamo imparato soprattutto a leggere e scrivere. Penso che poter scrivere e leggere sia una cosa grande, perché così possiamo conoscere il pensiero degli altri, possiamo leggere i giornali e i libri, possiamo conoscere quanto è stato scritto duemila anni fa ed ancora prima, possiamo conoscere i continenti spirituali del mondo e comunicare insieme”.

    “Ma soprattutto - ha continuato il Papa - c’è una cosa straordinaria: Dio ha scritto un libro, ha parlato a noi uomini e ha trovato delle persone che hanno scritto il Libro con la Parola di Dio:

    “Possiamo anche leggere cosa dice Dio a noi. Questo è molto importante: imparare a scuola tutte le cose necessarie per la vita e imparare anche a conoscere Dio, a conoscere Gesù e, così, conoscere come si vive bene”.

    “Nella scuola - ha concluso il Papa, parlando ai ragazzi - voi trovate tanti amici, in modo da formare una grande famiglia, ma tra loro - ha ricordato - ce n’è uno speciale:

    “Il primo che troviamo e che conosciamo dovrebbe essere Gesù, che è amico di tutti e che ci indica realmente la strada della vita!”.

    (Applausi)

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    Pubblicato il programma della visita del Papa a Santiago de Compostela e Barcellona

    ◊   Nei giorni 6 e 7 novembre prossimi, Benedetto XVI compirà un Viaggio apostolico in Spagna recandosi a Santiago de Compostela, in occasione dell’Anno Giubilare Compostelano, e a Barcellona per la dedicazione del Tempio della Sagrada Familia. Il Papa, informa una nota della Sala Stampa vaticana, arriverà a Santiago alle 11.30 di sabato 6 novembre, dove incontrerà la famiglia reale. Quindi, alle 13 visiterà la Cattedrale dove rivolgerà un saluto ai pellegrini. Nel pomeriggio, il Papa celebrerà la Santa Messa dell’Anno Compostelano nella Plaza del Obradoiro a Santiago de Compostela. In serata, poi, si trasferirà a Barcellona, dove domenica, alle 10, presiederà una Messa nella Chiesa della Sagrada Familia. Dopo il pranzo con i cardinali e vescovi spagnoli, il Papa visiterà una struttura cattolica per l’infanzia bisognosa. La partenza del Papa è prevista per le ore 19.15 dall’aeroporto internazionale di Barcellona.

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, un altro gruppo di presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione LESTE I), in visita "ad Limina", e il sig. Iván Guillermo Rincón Urdaneta, ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela, in visita di congedo.

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Arecibo (Porto Rico), presentata da mons. Iñaki Mallona Txertudi, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Daniel Fernández Torres, finora vescovo titolare di Sufes ed ausiliare di San Juan de Puerto Rico. Mons. Daniel Fernández Torres è nato a Chicago (Usa) il 27 aprile 1964. Prima di entrare in Seminario, ha ottenuto il Baccalaureato in Ingegneria presso l’Università di Porto Rico. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso il Seminario di Pamplona (Spagna) e dal 1996 al 1998 ha frequentato i corsi per la specializzazione in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ottenendo la Licenza. È stato ordinato sacerdote il 7 gennaio 1995 per la diocesi di Arecibo. È stato vicario parrocchiale, rappresentante del vescovo di Arecibo nel Consiglio dei Seminari, rettore del Seminario "Jesús Maestro", direttore diocesano per la Pastorale giovanile, direttore del Centro Diocesano, decano accademico del Seminario Maggiore a San Juan e Parroco di "Nuestra Señora del Carmen" ad Arecibo. Il 14 febbraio 2007 è stato nominato vescovo titolare di Sufes ed ausiliare di San Juan de Puerto Rico. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 21 aprile 2007.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Hamilton (Canada), presentata da mons. Anthony F. Tonnos, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Douglas Crosby, finora vescovo di Corner Brook and Labrador. Mons. Douglas Crosby è nato il 28 giugno 1948 a Marathon nella diocesi di Thunder Bay in Ontario. Dopo aver compiuto gli studi presso la "La Salle Secondary School" di Marathon, ha ottenuto il "Batchelor’s" in filosofia e francese presso il "St. Patrick’s College" di Ottawa. In seguito ha studiato teologia alla "St. Paul University" di Toronto, ottenendovi il Baccalaureato nel 1975, completandolo con un "Master’s" in Teologia Pastorale nel 1976. Emessi i voti perpetui nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata il 16 settembre 1973, è stato ordinato sacerdote il 27 settembre 1975. Il 24 ottobre 1997 è stato eletto vescovo di Labrador City-Schefferville e consacrato il 2 gennaio successivo. Il 6 agosto 2003 ha assunto pure il governo pastorale della diocesi di Saint George’s nell’isola di Terra Nova. La recente ristrutturazione delle diocesi del nord-est del Canada ha dato luogo alla nuova circoscrizione denominata Corner Brook and Labrador (risultato della fusione della diocesi di Saint George’s con una parte della diocesi di Labrador City-Schefferville), di cui Mons. Crosby è diventato ordinario. Attualmente, è membro del Consiglio permanente e co-tesoriere della Conferenza Episcopale del Canada ed altresì membro della Commissione settoriale per la liturgia e i sacramenti.

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    Il cardinale Turkson sugli obiettivi del Millennio: le disuguaglianze allontanano la pace

    ◊   La globalizzazione ha avvicinato gli uomini ma non li ha resi una famiglia e questa disuguaglianza è una ferita da sanare per eliminare ogni tipo di povertà dal mondo. E’ questo uno dei pensieri con i quali è ripartito da New York il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che nei giorni scorsi ha preso la parola al Vertice Onu sugli obiettivi di sviluppo del Millennio. Al microfono di Emer Mc Carthy, della redazione inglese della nostra emittente, il porporato fa un bilancio della sua missione al Palazzo di vetro:

    R. - Certamente la questione della povertà è sempre presente: la diversità, è vero, non si può evitare, ma l'ingiusta distribuzione della ricchezza, termini come “ricchi” e “poveri”, la denominazione “Terzo Mondo”, “Paesi in via di sviluppo”, indicano che c’è questa diseguaglianza nella famiglia umana che deve essere affrontata. Come ha notato il Santo Padre nella sua Enciclica, la globalizzazione ci ha avvicinato senza trasformarci come famiglia. Non ci sentiamo ancora fratelli, non ci sentiamo ancora come membri di una famiglia. Se la pace è necessaria per lo sviluppo, allora questa diseguaglianza contribuisce alla mancanza della pace e, quindi, la presenza dei poveri nella famiglia umana è sempre una sfida. Alcuni lo chiamano “scandalo”. Questo ci invita a cercare di risolvere questa diseguaglianza. Il piano Onu sugli obiettivi di sviluppo del Millennio è un tentativo di risolvere questa diseguaglianza che minaccerà sempre la presenza della pace tra di noi. Per esempio, la diseguaglianza costringe i poveri a emigrare dai propri Paesi. Alcuni conflitti, il traffico di droga e così via dicendo sono tutte questioni sociali che allontanano la pace. Quindi, è molto importante affrontare seriamente la questione della diseguaglianza nella famiglia umana.

    A Flaminia Giovanelli, sottosegretario del Pontificio Consiglio giustizia e Pace, Gudrun Sailer – collega della nostra redazione tedesca – ha domandato quale significato rivesta lo stanziamento di 40 milioni di dollari annunciato al Vertice delle Nazioni Unite:

    R. – E’ segno di una generosità e anche della presa di coscienza da parte della comunità internazionale, di quella che Giovanni Paolo II chiamava “la famiglia delle Nazioni”, del problema della povertà e soprattutto della salute, e mi pare che questo grande stanziamento sia rivolto soprattutto ai 49 Paesi più poveri. Già il sottolineare questa urgenza è un fatto senz’altro positivo. Il fatto che venga devoluto al miglioramento della salute, lì bisogna vedere come verrà tradotto questo stanziamento, perché nell’obiettivo numero cinque al quale mira questo stanziamento – il miglioramento della salute materna – è di raggiungere entro il 2015 l’accesso universale ai sistemi di salute riproduttiva. E noi sappiamo cosa c’è dietro – in realtà – a questi termini, che sembrano innocenti: si sa che la tendenza è quella di limitare il numero delle nascite in cambio di questi stanziamenti. Quindi, è chiaro che è un argomento che lascia molto, molto perplessi. Del resto, è stato anche ribadito dal cardinale Turkson in modo molto efficace, quando ha detto: “Non abbiate paura dei poveri! Non è eliminando i poveri che eliminerete la povertà: bisogna combattere la povertà.

    D. – Alcuni leader occidentali hanno ribadito, al Vertice, che anche le Nazioni in via di sviluppo che ricevono fondi devono agire in maniera più determinata per fare progressi …

    R. – Questo è fare appello al principio di responsabilità, che è uno dei principi fondamentali per chiunque debba governare. Quindi, molte volte proprio nei Paesi poveri si dice che uno dei primi motivi sia questa cattiva “governance”; poi, all’interno di questo, ci sono i problemi della corruzione … E’ un problema evidente! (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Progressi nei colloqui della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele

    ◊   La Commissione Bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele si è incontrata il 21 settembre scorso per continuare il suo lavoro programmato in base all’Articolo
    10§2 del “Fundamental Agreement” del 1993, relativo a questioni economiche della comunità cattolica in Terra Santa. I colloqui - afferma un comunicato congiunto - si sono svolti in un’atmosfera di cordialità e hanno segnato un progresso verso l’auspicato accordo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Settantasette anni fa ho cominciato ad andare a scuola: Benedetto XVI incontra a Castel Gandolfo gli alunni della scuola pontificia Paolo VI delle Maestre Pie Filippine.

    Lavoro e festa a misura di famiglia: nell’informazione vaticana, la lettera del Papa per l’incontro mondiale in programma a Milano nel 2012.

    Cooperazione globale a sostegno dello sviluppo: nell’informazione internazionale, l’intervento della Santa Sede all’Onu.

    Niente telefono per il presidente del Consiglio: in cultura, Gianpaolo Romanato sul completamento dell’edizione dell’intera raccolta dei documenti di Giovanni Giolitti.

    Non è un caso che Newman fosse inglese: Alain Besancon sulla Gran Bretagna e Benedetto XVI.

    Davanti alla tomba di Papa Ratti: Arturo Colombo illustra il realismo figurativo di Giannino Castiglioni.

    Un articolo di Rossella Fabiani dal titolo “L’Egitto dei faraoni nel cuore di Roma”: il ministro della Cultura Farouk Hosni racconta come è nato il nuovo museo inaugurato nella capitale.

    Il popolo ha corretto Cartesio: l’ultimo libro di Stefano Lorenzetto “Cuor di veneto, anatomia di un popolo che fu nazione”.

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    Oggi in Primo Piano



    Israele apre al compromesso sulle colonie, Ahmadinejad attacca Usa e Stato ebraico

    ◊   Israele è pronto ad arrivare ad un “compromesso concordato” sull’estensione della moratoria per la costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania. Lo ha riferito un alto responsabile dello Stato ebraico che però vuole mantenere l’anonimato. La proroga della moratoria, sollecitata nel suo intervento all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dal presidente Usa Barack Obama, è uno dei nodi del conflitto in Medio Oriente. Il servizio di Fausta Speranza:

    Alla 65.ma Assemblea dell’Onu nelle ultime ore ha catturato l’attenzione il presidente iraniano Ahmadinejad che è tornato ad attaccare lo Stato ebraico ma poi ha alzato il tiro contro gli Stati Uniti: ha parlato di un complotto in cui la strage dell'11 Settembre sarebbe stata pianificata per salvare l'economia in declino e quello che ha definito il ''regime sionista'', cioè Israele. A queste parole sia la delegazione americana che i rappresentanti europei hanno lasciato la sala. Dunque ancora di Medio Oriente si parla all’Onu. Obama in tema di possibile negoziato ha chiesto che continui lo stop degli insediamenti in Cisgiordania. Fonti israeliane avevano giudicato il discorso del presidente Usa "equilibrato". Critici invece i coloni israeliani che, per bocca del Consiglio (Yesha) che li rappresenta, hanno accusato Obama "di essersi piegato alle minacce dei palestinesi". Il punto è che il negoziato diretto tra palestinesi e israeliani, cominciato il 2 settembre scorso, rischia di naufragare per la ripresa dell’edificazione di colonie. Secondo le ultime indiscrezioni, il premier Netanyahu è impegnato nello sforzo per arrivare ad un’intesa prima della fine della moratoria. Intanto sul terreno il clima continua a rimanere incandescente, tanto che la polizia israeliana ha vietato per oggi l'accesso alla Spianata delle Moschee ai fedeli musulmani di sesso maschile con meno di 50 anni, per timore di nuovi disordini. Mercoledì scorso un palestinese è stato ucciso da parte di una guardia giurata che vigilava sulla sicurezza di coloni ebrei nel quartiere arabo di Silwan.

    Dalla 65.ma Assemblea generale dell’Onu il presidente Usa Obama ha lanciato l’auspicio che presto si possano fare passi avanti significativi nel processo di pace israelo-palestinese, spingendosi ad augurarsi la nascita di uno Stato palestinese entro il prossimo anno. Per capire il valore di queste parole e le possibili prospettive, Stefano Leszczynski ha intervistato Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio Oriente:

    R. - Il presidente Obama ha usato l’arma delle parole forti, che è quella poi che riesce a scuotere le coscienze e l’opinione pubblica. Nella formulazione della sua frase, però, era un auspicio più che una prospettiva contingente per l’anno prossimo. Obama ha cercato di mettere in gioco, ieri all’Onu, tutto il suo prestigio internazionale per far sì che ci sia una pressione su entrambe le parti, affinché questo nodo della moratoria degli insediamenti si blocchi.

    D. – Un’importante richiesta di presa di responsabilità anche nei confronti di Israele, perché il processo di pace vada avanti?

    R. - Oggi il pallino è nelle mani di Israele, fondamentalmente, perché Abu Mazen ha già detto che accetterebbe anche una moratoria di soli tre mesi con l’obiettivo poi di arrivare entro i tre mesi alla definizione dei confini. Quindi davvero il “sì” o il “no” al proseguimento di questo negoziato è nelle mani del governo Netanyahu. Va anche detto, però, che ieri Obama ha fatto un appello diretto anche ai Paesi arabi e probabilmente guardando già al passo successivo, nel senso che poi non è detto che, una volta superato questo scoglio, il negoziato sia un negoziato semplice: a quel punto sì che le scelte probabilmente più dolorose spetterebbero all’Autorità Palestinese, perché definire i confini significherebbe decidere quali colonie israeliane mantenere sul terreno. Forse, guardando già a questo ulteriore passo, il presidente Obama ha fatto appello ai Paesi arabi affinché rispettino quel piano di pace arabo del 2002, su iniziativa dell’Arabia Saudita, che ipotizza il ripristino delle relazioni diplomatiche con Israele da parte di tutti i Paesi arabi nel caso si arrivasse ad una pace con i palestinesi.

    D. - Quanto la situazione continui a rimanere tesa lo dimostra anche l’intervento del presidente iraniano Ahmadinejad: non sono mancate accuse esplicite ad Israele e agli Usa, nonché la chiusura al dialogo proposto da parte della Casa Bianca…

    R. - Ahmadinejad svolge il suo ruolo che è quello, appunto, di giocare sullo scontro e di non creare alcuna possibilità per questo negoziato. Ahmadinejad e non solo, perché anche Hamas sta lavorando decisamente contro questo negoziato. Se fallisse questo negozio, la prospettiva sarebbe quella di uno scontro a livello molto alto. Credo che la Comunità internazionale debba avere chiaro questo. Ovviamente questa è una prospettiva che tutti crediamo molto, molto grave!

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    Vertice a New York sul Sudan. Mons. Mazzolari: speranze di pace dal referendum per il Sud

    ◊   Grande attesa oggi, al Palazzo di Vetro di New York, per un vertice sulla questione del Sudan, a cui parteciperà anche il presidente degli Stati Uniti Obama. Al centro dell'incontro il referendum sull’indipendenza del Sud Sudan, in programma a gennaio. Dopo decenni di guerra civile tra il Nord arabo e il Sud cristiano e animista, il Paese ha raggiunto una fragile pace con gli accordi del 2005. Il timore della comunità internazionale è che lo svolgimento del referendum o un suo rinvio a data indefinita possano innescare nuove tensioni. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, in Sud Sudan:

    R. - Lo scopo di questa votazione è di porre fine a questo periodo di oppressione, in cui - purtroppo in molte occasioni - si sono innescati scontri e conflitti militari molto pesanti. Noi pensiamo che attraverso la separazione di queste due culture, che sono fra loro completamente opposte, ci possa essere una maggiore capacità di governo indipendente e, quindi, anche una maggiore pace.

    D. - La Chiesa guarda con favore all’indipendenza del Sud Sudan?

    R. - Noi siamo focalizzati sul fatto che il nostro popolo sia in pace e se la pace può essere assicurata da una posizione o piuttosto che da un’altra, noi certamente la favoriremo. La nostra diretta conoscenza su cosa vuole la gente, ci dice che la popolazione del Sud aspira ad ottenere l’indipendenza. Noi cerchiamo sempre di appoggiare la voce del popolo, sostenendo l’atmosfera di pace in questo cammino.

    D. - In caso di vittoria dell’indipendenza del Sud Sudan, in gran parte cristiano e animista, rispetto al Nord, rappresentato dal governo di Khartoum, che è a maggioranza islamica, come cambierà di fatto la politica del Sudan? Lo Stato come muterà al suo interno?

    R. - La nostra previsione è che ambedue diventeranno molto più severi nel creare la struttura dello Stato. E questo ci fa pensare, quindi, che ci sarà certamente l’imposizione di tasse molto più elevate e di costi più pesanti. Riguardo all’impatto sociale e religioso, senz’altro al Nord la nostra Chiesa sarà messa alla prova; mentre al Sud ci aspettiamo un atteggiamento molto più favorevole riguardo alla libertà religiosa, al rispetto della fede, anche se più del 60 per cento della popolazione al Sud sono ancora animisti. La nostra opinione è che al Sud le cose saranno molto più tranquille e il cammino sociale e religioso sarà certamente più facile.

    D. - Mons. Mazzolari, gli altri Paesi dell’Unione Africana come guardano a questo referendum?

    R. - C’è chi guarda con grande fiducia e c’è chi guarda con un po’ di ostilità, ma questo anche per una mancanza di fiducia nelle capacità di governo del Sud. Questa è certamente una loro impressione, ma è anche - in realtà - un po’ fondata sul fatto che siamo appena usciti dalla guerra e la classe dirigente esiste, ma fino ad un certo punto, poiché non è completamente preparata. Una mancanza di fiducia, questa, che sarà però superata grazie alla volontà e all’autodeterminazione del popolo.

    D. - In caso di vittoria dell’indipendenza, il Sud Sudan ha una classe dirigente già pronta per creare un Stato e per governarlo?

    R. - Abbiamo una classe dirigente piuttosto anziana e con una tendenza di comando a livello militare. Stanno, però, crescendo e si stanno formando diversi giovani in campo politico, che sembrano essere più rassicuranti, che sono meglio preparati e che sembrano maggiormente capaci di vivere una dimensione diplomatica e politica e grazie proprio alla loro formazione e alla loro educazione saranno in grado di destreggiarsi e rapportarsi meglio anche a livello di comunità internazionale.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Disoccupazione giovanile in Italia. Mons. Miglio: situazione devastante

    ◊   Preoccupazione in Italia per la crescita della disoccupazione, salita all’8,5%. E c’è allarme in particolare per i giovani: i senza lavoro sono quasi il 28,%. Si tratta del dato più alto dal 1999. Colpiti, soprattutto, il Sud e le donne. Luca Collodi ne ha parlato con mons. Arrigo Miglio, vescovo d’Ivrea e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani:

    R. - Questi dati vanno scomposti secondo le diverse regioni dell’Italia, sostanzialmente tra Nord e Sud e, allora, le percentuali sono ancora più impressionanti. In modo particolare, la disoccupazione giovanile nelle regioni del Sud sfiora delle percentuali davvero da vertigini. Certamente, la situazione è molto grave. A parte, che in alcune regioni del Sud già si trascina da anni questa situazione. E’ ripresa l’emigrazione dei giovani; i giovani che emigrano molte volte sono quelli più preparati, per cui c’è un impoverimento di cervelli. Allora, se noi pensiamo a cosa significa il lavoro nella formazione di una persona, per la struttura di una persona, per la crescita, per il suo equilibrio, per la sua vita, cioè al di là del fatto economico, proprio il lavorare, il creare, l’intraprendere, il manifestare le proprie potenzialità, noi ci rendiamo conto di come sia devastante questa situazione. Senza voler per questo sminuire il problema economico che, evidentemente, è il grimaldello, il punto di partenza per il resto.

    D. – Secondo lei serve un piano straordinario dello Stato sul fronte dell’occupazione e il lavoro, cioè più Stato nel mondo del lavoro?

    R. - E’ difficile dire quanto ci debba essere di Stato sul mondo del lavoro. Certamente non si può immaginare un’assenza totale. Io credo che serva anzitutto una riflessione culturale ma anche una riflessione di tipo pratico, tecnico, per immaginare nuove forme di lavoro. Direi, una flessibilità di strutture. Purtroppo c’è già tanta flessibilità e precarietà di lavoro: la flessibilità è positiva, la precarietà no. Una flessibilità nell’immaginare nuove forme di lavoro. C’è poi il problema dei carichi fiscali. La cosa che mi pare chiara è che non possiamo immaginare una ripresa, una risalita da questa situazione, tornando a situazioni precedenti, positive o negative che fossero. La trasformazione è generale e profonda e, quindi, dobbiamo pensare e progettare, come ci ripete più volte anche la Caritas in veritate; da parte dello Stato, direi, anzitutto, che deve esserci un aiuto perché le persone, i gruppi, le imprese, la cooperazione, possano trovare strade e abbiano spazi perché poi la fantasia, la capacità di impresa, nel nostro Paese è tutt’altro che assente. Io vedo anzitutto una presenza dello Stato in questo senso, nell’aiutare e nel favorire forme di intrapresa, di cooperazione, che permettano alle persone di responsabilizzarsi, di cercare e di arrivare a una ripresa vera.

    D. - Che cosa in conclusione ci dobbiamo aspettare sul tema lavoro e occupazione dalle Settimane sociali di Reggio Calabria?

    R. – Noi abbiamo posto il problema, intanto, del carico fiscale sul lavoro, sulle imprese, e poi abbiamo posto anche un altro capitolo che abbiamo intitolato “slegare la mobilità sociale” e, quindi, superare certe rigidità, ad esempio per l’accesso a certe professioni, agli ordini professionali, in modo che davvero per i meritevoli, per i preparati, si aprano tante strade e non ci siano, invece, solo corsie preferenziali o esclusive per determinati figli di determinate famiglie o gruppi.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Carceri. La protesta del volontariato: ripristinare la legalità nel sistema penitenziario

    ◊   “E’ necessario ripristinare la legalità nel sistema penitenziario”: è la denuncia di oltre 50 tra federazioni, associazioni di volontariato e garanti regionali che oggi, in sit-in, davanti al Parlamento, hanno ribadito la necessità di risolvere il problema del sovraffollamento, scongiurare il dramma dei suicidi, 45 dall’inizio dell’anno, e introdurre misure alternative alla pena. Massimiliano Menichetti ha intervistato Lillo Di Mauro, presidente della Consulta permanente cittadina del Comune di Roma per i problemi penitenziari, tra i promotori dell’iniziativa:

    R. – Bisogna dire basta ad una condizione di inciviltà in cui versano le carceri del nostro Paese!

    D. – 69 mila i detenuti presenti oggi nelle oltre 200 carceri italiane. Tutte le regioni di fatto sono in esubero...

    R. – Il problema si può risolvere se il Parlamento e il Governo ne avessero intenzione, perché i condannati per i reati di mafia sono pochissimi: pensi ad un 37 per cento di detenuti tossico-dipendenti e ad oltre il 30 per cento di detenuti immigrati. Pensi che il 50 per cento dei detenuti non sono condannati definitivi. Basterebbe rivedere alcune leggi ingiuste. Un condannato per tossicodipendenza tutt’al più lo si manda in una comunità per essere recuperato. L’immigrato che mette piede sul nostro suolo e non ha un permesso di soggiorno, non può essere messo in una prigione. Dovrebbero essere accolti invece che imprigionati. Se proprio vogliamo applicare la legge, che si trovino i fondi e lo si rimandi a casa sua.

    D. – Tutti i governi - voi affermate - hanno sempre promesso interventi nei confronti delle carceri, ma poi nessuno, di fatto, ci ha mai messo mano...

    R. – Certamente. L’ultimo governo Prodi, nonostante le nostre proteste, non ha proprio fatto nulla. Il precedente governo Berlusconi assolutamente no. Si parla di costruire nuove carceri. Bisogna sapere che non riescono ad aprire le nuove carceri, che già ci sono, perché non c’è personale di polizia penitenziaria. Non ci sono i soldi. Ogni finanziaria che viene approvata taglia i fondi necessari alla polizia penitenziaria, ma anche alle aree pedagogiche e quindi agli educatori e quindi agli psicologi, che possono prevenire il fenomeno dei suicidi. Non ci sono i soldi per la salute in carcere, che è un diritto essenziale di qualsiasi persona.

    D. – Questo per ribadire anche la questione del recupero dell’individuo che ha commesso il reato...

    R. – Questo lo dice la nostra Costituzione, questo lo dice la riforma e la legge Gozzini dell’86. Le persone che compiono reati vanno recuperate, perché, tra l’altro, se non si recuperano, uscendo dal carcere senza avere usufruito di attività di recupero e di reinserimento, escono più arrabbiate, escono senza prospettive future e, inevitabilmente, vanno a delinquere di nuovo. Qui non si vuol liberare i detenuti. Noi invece vogliamo che il nostro Paese sia un Paese civile, che garantisca i diritti anche a coloro che infrangono le regole.

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    Giornate europee del Patrimonio: partecipa anche la Santa Sede

    ◊   Un fine settimana alla scoperta gratuita di musei e siti archeologici, percorsi naturalistici e concerti. Domani e domenica sono le “Giornate europee del Patrimonio”, una manifestazione promossa dal Consiglio d’Europa e alla quale aderiscono 50 Stati. Le informazioni per l’Italia si potranno trovare sul sito www.beniculturali.it. Anche quest’anno la Santa Sede parteciperà all’iniziativa. Il servizio di Debora Donnini.

    (Musica)

    Dalla Valle dei Templi di Agrigento al castello Miramare di Trieste. Per due giorni anche l’Italia sarà un grande museo a cielo aperto con oltre 1.200 appuntamenti. L’occasione sono le Giornate europee del Patrimonio, giunte alla 19.ma edizione, che offrono non solo la possibilità di visitare gratuitamente musei, biblioteche e archivi, ma anche di essere accompagnati da visite guidate. E poi ancora si possono ascoltare concerti, fare percorsi enogastronomici e naturalistici. “Spegni la tv per due giorni e ammira lo spettacolo dal vivo”, dice lo spot trasmesso dalla Rai su iniziativa del Ministero dei Beni Culturali. Sentiamo Mario Resca, direttore del Ministero, che ha organizzato le giornate per l’Italia con lo slogan “Italia tesoro d’Europa”:

    “E’ un grande sforzo di promozione, che ha l’obiettivo di attirare le famiglie, i giovani: vedere l’enorme patrimonio che noi abbiamo e per il quale siamo ammirati in tutto il mondo e averlo a disposizione gratuitamente. Quindi, questo è un elemento importantissimo, di presa di coscienza della nostra storia e di quelli che sono i nostri punti di forza”.

    Anche quest’anno la Santa Sede partecipa all’iniziativa: domenica saranno aperti gratuitamente i Musei Vaticani e le catacombe di Roma. Un’occasione, dunque, per approfondire la cultura del proprio Paese e condividere le radici comuni con gli altri Stati dell’Europa.

    (Musica)

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    Chiesa e Società



    Usa: eseguita in Virginia la condanna a morte di Teresa Lewis

    ◊   Alle 21.13 di ieri, nel carcere di Greensville, un’iniezione letale ha ucciso Teresa Lewis. Prima di morire la donna di 41 anni, condannata nel 2003 per avere pianificato l'omicidio del marito e del figlio adottivo di lui, ha chiesto perdono alla figlia. Dietro questa ennesima esecuzione, già di per se deplorevole, si celano molti aspetti controversi che hanno alimentato gli appelli alla clemenza che in questi giorni si sono levati dalle organizzazioni umanitarie e da diverse autorità della comunità internazionale. La Lewis si era, infatti, dichiarata colpevole di aver ordinato a due uomini il duplice omicidio, ma uno dei due complici, prima di suicidarsi, aveva detto di averla plagiata. La donna è, inoltre, considerata una disabile mentale, tuttavia non le è stata riconosciuta l’incapacità di intendere perché la stessa supera di appena due punti il limite del quoziente d’intellettivo fissato dallo Stato della Virginia per identificare le persone con ritardi mentali. Tutto questo non è bastato a suscitare l’intervento positivo della Corte Suprema che ha invece respinto la richiesta di sospensione. “Questa esecuzione significa che il sistema non funziona”, ha dichiarato l’avvocato della condannata, James Rocap, facendo eco ad un sentimento che amina sempre più una Nazione che torna ad interrogarsi sull’istituzione della pena capitale. Secondo le statistiche tenute dal Death Penalty Information Center, nel solo 2010 le persone messe a morte negli Stati Uniti sono state 38. E ora i riflettori sono puntati sulla California, dove la decisione di una corte d'appello ha riaperto la porta alle esecuzioni, sulle quali vigeva una moratoria “de facto”, dopo che nel 2006 un giudice aveva dichiarato “crudele” il metodo tramite iniezione. (A cura di Marco Guerra)

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    L'arcivescovo di Santiago de Compostela propone il digiuno per preparare la visita del Papa

    ◊   Prepararsi interiormente e aiutare allo stesso tempo i più bisognosi, sono questi gli intenti che muovono l'arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julián Barrio, che ha proposto una giornata di diguino da tenersi alla vigilia della visita del Papa, in programma per il prossimo 6 novembre. La sua proposta appare in una lettera pastorale che il presule ha inviato alle parrocchie e alle case religiose della diocesi, in cui invita tutti i fedeli a partecipare al pellegrinaggio di Benedetto XVI a Santiago. “Con l'animo di preparazione spirituale, vi esorto a digiunare il 5 novembre, offrendo un apporto economico alla Caritas diocesana perché con quanto raccolto si possano aiutare le persone più bisognose”, si legge nel testo citato dall’agenzia Zenit. L'arcivescovo propone anche altre iniziative spirituali e pastorali per prepare il viaggio: formazione nelle catechesi e negli incontri pastorali, celebrazione settimanale di un atto eucaristico nella cattedrale, nelle parrocchie e nelle case religiose di Santiago e recita del rosario affidando i frutti spirituali e pastorali del pellegrinaggio. “Vi prego di celebrare secondo le possibilità della Liturgia Sante Messe per le intenzioni del Papa”, aggiunge. Mons. Barrio invita inoltre i suoi diocesani ad accompagnare Benedetto XVI nel percorso che farà in papamobile dall'aeroporto alla piazza dell'Obradoiro. “Il pellegrinaggio del Papa è un gesto per cui dobbiamo ringraziarlo vivamente accompagnandolo con la nostra preghiera e la nostra presenza”, sottolinea il presule. “Si può pensare che in quel giorno le condizioni meteorologiche non siano quelle che desidereremmo – afferma ancora l’arcivescovo -, ma in ogni caso questo non deve essere un ostacolo che impedisca di partecipare personalmente a questo avvenimento”. Nella lettera, l'arcivescovo di Santiago ricorda che “è la prima volta che nella storia degli Anni Santi Compostelani un Papa ha voluto venire espressamente per farsi pellegrino con i numerosi pellegrini che stanno arrivando per partecipare alle grazie giubilari”. La visita di Benedetto XVI a Santiago prevede tre atti pubblici. Il Pontefice giungerà a metà mattina di sabato 6 novembre all'aeroporto di Lavacolla, ha affermato l'arcivescovado. Lì sarà ricevuto ufficialmente da membri della Casa Reale e da autorità ecclesiastiche e civili, nazionali e locali. Dopo essersi trasferito in papamobile dall'aeroporto alla città, entrerà nella cattedrale attraverso la porta di Azabachería, come pellegrino della fede e testimone di Cristo Risorto. Avrà l'opportunità di pregare nella Cappella della Comunione, di contemplare il Pórtico de la Gloria, di pregare sulla tomba dell'Apostolo San Giacomo, di passare per la Porta Santa, di abbracciare l'Apostolo, di rivolgere alcune parole ai presenti e di ammirare il Botafumeiro. Malati, bambini e anziani saranno presenti a questo atto che si svolgerà nell'interno della Basilica compostelana. Dopo aver pranzato e riposato nel Palazzo arcivescovile, il Pontefice presiederà una Messa nella piazza della Cattedrale. Alla fine del pomeriggio, si dirigerà all'aeroporto di Lavacolla, dove sarà salutato da alcune autorità prima della sua partenza per Barcellona. (M.G.)

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    Germania: dai vescovi norme più severe per prevenire gli abusi sessuali

    ◊   Ogni diocesi dovrà nominare un responsabile per monitorare la situazione e coordinare il lavoro di prevenzione, mentre diventerà più articolata la selezione del personale a contatto con l’infanzia, con servizi di consulenza e una formazione ad hoc. Sono solo alcune delle nuove regole adottate dalla Chiesa tedesca per prevenire gli abusi sui minori da parte di membri del clero. Le misure sono fissate in un documento che è stato presentato ieri a Fulda, dove si tiene in questi giorni l’assemblea autunnale della conferenza episcopale. Nel testo, di cui dà notizia l’Avvenire, si afferma che le norme “saranno vincolanti per tutti coloro che sono responsabili del bene della gioventù e dei bambini”. I vescovi tedeschi hanno inoltre presentato un portale internet – www.praevention- kirche.de – per documentare tutte le iniziative che la Chiesa ha già preso e prenderà in materia, e un compendio pedagogico per i genitori, consultabile online o che sarà possibile farsi spedire gratuitamente a casa. Al centro dei lavori dei presuli anche la questione del risarcimento delle vittime di abusi. A tal proposito è stato fatto sapere che la prossima settima sarà resa nota una proposta in merito. Il 30 settembre si riunirà infatti il gruppo di lavoro voluto dalla cancelleria Merkel per affrontare la questione al quale partecipano rappresentati ecclesiali e politici. “Siamo pronti ad impegnarci anche dal punto di vista economia” ha dichiarato mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo e presidente della conferenza episcopale tedesca. Sempre ieri nella vicina Austria, la commissione indipendente per la protezione delle vittime di pedofilia istituita dalla Chiesa ha annunciato di aver raggiunto un accordo per i primi risarcimenti a dieci vittime di abusi. (M.G.)

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    L’arcivescovo di Washington responsabile per l’integrazione degli anglicani nella Chiesa cattolica

    ◊   La Congregazione per la Dottrina della Fede ha nominato l’arcivescovo di Washington, Donald Wuerl, a capo della Commissione ad hoc che dovrà guidare l’integrazione di gruppi anglicani nella Chiesa cattolica negli Stati Uniti. In tale contesto, mons. Wuerl sarà dunque il delegato della Congregazione e il capo della Commissione ad hoc della Conferenza episcopale americana per l’implementazione della Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”. Tale documento, firmato dal Papa nel novembre del 2009, prevede l’istituzione di ordinariati per quei gruppi di anglicani che vogliano rientrare in piena comunione con al Chiesa cattolica. Quanti, fra gli anglicani statunitensi, vogliano avvalersi della “Anglicanorum Coetibus” sono dunque invitati a contattare l’arcidiocesi di Washington. La Commissione ad hoc, presieduta da mons. Wuerl, si legge in una nota, è volta a facilitare l’attuazione della Costituzione apostolica e a verificare l’attenzione negli Usa per questa iniziativa. (A.G.)

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    Colombia: i vescovi auspicano il dialogo con le Farc perchè “la guerra deve finire”

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale della Colombia (Cec), mons. Ruben Salazar Gomez, arcivescovo di Barranquilla, ritiene che la morte del leader della guerriglia Victor Julio Suarez Rojas, possa costituire l’inizio di un nuovo processo di dialogo con il gruppo di guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) per giungere alla pace tanto sospirata. Victor Julio Suarez Rojas, che si presentava anche con lo pseudonimo di Jorge Briceno, detto “Mono Jojoy”, che era il capo militare delle Farc, la più antica organizzazione di guerriglia ancora attiva in America Latina, è stato ucciso in un bombardamento militare nello Stato meridionale di Meta. Nell’operazione militare sono rimasti uccisi una ventina di guerriglieri, tutti leader delle Farc. “Mono Jojoy”, nato nel 1953, era uno dei sette membri della segreteria delle Farc, la massima autorità del gruppo armato. In un testo pubblicato sul sito della Conferenza episcopale della Colombia, - riferisce l'agenzia Fides - si legge la risposta del presidente della Conferenza episcopale ai giornalisti che lo hanno interpellato in margine dell'apertura della Expocatólica Colombia 2, a Bogotà: "Abbiamo ricevuto la notizia chiedendo al Signore che questa morte, che addolora nel senso che viene ucciso un colombiano, diventi l'inizio di un processo di consultazione con le Farc. Con questa morte le Farc aprano ora un processo di riflessione politica, in modo di cercare il governo per avviare colloqui di pace" ha detto mons. Salazar Gomez. “Il messaggio è che noi facciamo la pace, perché la guerra ci ha fatto tanto male, abbiamo avuto ansia, dolore, perdita di vite umane, è ora che la guerra finisca. Ma perché ciò avvenga, è necessario che le Farc cambino l'atteggiamento di guerra e quindi accettino le condizioni fondamentali proposte dal governo, che non sono altro che il rispetto del diritto umanitario internazionale, per potere avviare un reale processo di pace” ha aggiunto il presidente della Conferenza episcopale colombiana. (R.P.)

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    Bolivia: la Chiesa respinge una proposta di legge sui diritti sessuali e riproduttivi

    ◊   Ieri, mons. Cristóbal Bialasik, vescovo di Oruro, Bolivia, in una conferenza stampa, parlando a nome dell'Episcopato ha espresso un “categorico rifiuto al progetto di legge sui diritti sessuali e riproduttivi” che è stato presentato all'Assemblea nazionale. Per il presule si tratta di un testo “inaccettabile” per ragioni etiche ed antropologiche, ma anche “di buon gusto”, ha rilevato, con riferimento al fatto, evidenziato dalla stampa locale, che il testo del progetto in gran parte “è una copia molto fedele della legge che esiste al riguardo oggi negli Stati Uniti”. “La nostra cultura, in conformità con ciò che siamo, riconosce l'esistenza dell'uomo e della donna e non accetta, ne’ ovviamente ammette l'esistenza di un ipotetico terzo genere fra questi due”, ha precisato mons. Bialasik, che poi ha aggiunto: “Sostenuti nelle nostre tradizioni ancestrali, quelle dei nostri popoli originari, vogliamo oggi ribadire la nostra ferma opposizione ai principi, alle norme e alle pratiche che contiene questo progetto di legge”. Per il presule in questo tipo di proposte, che in qualche modo fin troppo evidente si desidera imporre al popolo boliviano, ci sono “numerose gravi insidie” innanzitutto contro la natura stessa dell'esistenza umana comunitaria, basata sul matrimonio fra un uomo e una donna, e sulla famiglia “che solo il loro amore coniugale può creare e fondare”. Difendere il matrimonio così come Dio lo ha voluto significa, ha osservato il vescovo di Oruro, “difendere l'umanità tutta, la procreazione, dunque la stessa perpetuazione del genere umano, come il Creatore l'ha voluto nel suo piano divino”. Oltre a questa prima presa di posizione della Chiesa boliviana, e alla quale secondo la stampa locale potrebbe seguire un documento dottrinario più preciso e approfondito, si sommano altre dichiarazioni contrarie da parte di numerose organizzazioni della società civile, cattoliche e non, che guardano con preoccupazione e allarme al tentativo di introdurre un dibattito su questioni che il Paese non sente come necessarie e urgenti. Al riguardo, per esempio, e con riferimento ad un'altra presa di posizione dei vescovi dell'altro ieri sull'aumento dei linciaggi, soprattutto nelle aree rurali, la stampa chiede alle autorità e al parlamento delle risposte adeguate e tempestive come tra l'altro aveva già chiesto nel giugno scorso l'Onu. Secondo cifre ufficiali, in Bolivia dal 209 ad oggi i casi di linciaggio sono almeno 30 e spesso avvengono nel contesto della cosiddetta “giustizia comunitaria”, figura giuridica non definita e sulla quale ancora si attendono regolamentazioni e definizioni precise. (A cura di Luis Badilla)

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    Pakistan. Continua a salire il livello dell'acqua del lago Manchhar: 215 villaggi allagati

    ◊   Desta preoccupazione la crescita inarrestabile del livello delle acque del lago Manchhar, nel Sindh, dove il flusso d'acqua generato dalle alluvioni dello scorso mese è esondato dopo l'immissione improvvisa nel bacino di 22mila cusec. L'unità di misura regola appunto l'afflusso idrico: un cusec è pari a 28.317 litri. Secondo i dirigenti del Dipartimento dell'irrigazione, sono risultati inutili i tagli idrici operati nella zona: i 215 villaggi che sono stati colpiti dall'esondazione del lago sono ancora sotto circa dieci piedi di acqua. Allo stesso tempo, - riferisce l'agenzia AsiaNews - le brecce sulle dighe che dovrebbero trattenere l'acqua si sono allargate fino a 1,5 chilometri. Un rappresentante del ministero dell'Economia, divisione Affari economici, conferma ad AsiaNews che iniziano ad arrivare i fondi promessi dalla comunità internazionale: "Il governo ha ricevuto impegni per 1470 milioni di dollari, provenienti da altri governi e da organizzazioni varie sparse per il mondo". Nello specifico, 413,67 milioni sono impegnative di pagamento; 10 milioni sono prestiti immediati senza interessi e 709,08 milioni sono fondi stanziati per le vittime. Il ministero ha inoltre pubblicato la lista dettagliata dei donatori: 105,29 milioni vengono dall'Arabia Saudita; 14,7 dal Fondo saudita per lo sviluppo; 242 dal Fondo pubblico saudita per le emergenze; 269,5 dagli Stati Uniti; 115 dalla Gran Bretagna, 75 dall'Australia; 33 dal Canada; 33 dalla Danimarca; 22 dal Canada; 87,5 dall'Unione europea; 32 dagli Emirati arabi; 20 dalla Cina; 31,25 dalla Germania, 38,25 dall'Olanda; 26 dalla Turchia e 40 da fondi privati e pubblici turchi. Altri 29 milioni sono stati raccolti dagli stessi pakistani. Impegnata nell'area l'Organizzazione internazionale per i migranti, che fornirà tende e ripari a circa 1 milione di famiglie di sfollati. Nell'area gli aiuti sono coordinati dall'Autorità per la gestione dei disastri del Sindh, che coordina altre 30 agenzie nazionali e internazionali. Un rappresentante dell'Organizzazione spiega ad AsiaNews che gli aiuti andranno principalmente ai distretti più colpiti, quelli di Khaipur, Kashmore, Ghotki, Jacobabad, Larkana, Shikarpur, Sukkur, Shahdad Kot e Naushahro Feroze. Oltre alle tende, ovviamente, previsti tesserini di riconoscimento e ogni possibile aiuto per le emergenze. (R.P.)

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    La società civile pakistana invoca più tasse ai ricchi per aiutare gli alluvionati

    ◊   Il Pakistan dovrebbe riformare radicalmente il sistema di tassazione dei cittadini, aumentando il prelievo fiscale sui più ricchi, in modo da poter destinare maggiori risorse all’emergenza alluvioni: è quanto chiedono la società civile del Pakistan, la Chiesa, e organizzazioni internazionali, mentre il Paese si trova ad affrontare la più grande emergenza umanitaria della sua storia. “Occorre un grande sforzo di solidarietà nazionale: se lo Stato induce le persone benestanti a rinunciare a parte della loro ricchezza, a beneficio della collettività, oggi, in particolare, per gli alluvionati, sarebbe certo un buon passo avanti per l’intera nazione”, dice all'agenzia Fides Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza episcopale. Secondo gli osservatori, il Pakistan ha un sistema di prelievo fiscale fra i più leggeri al mondo, pari a circa il 9% del valore dell’economia. Secondo Akbar Zaidi, economista che di recente ha pubblicato un rapporto sul sistema fiscale pakistano per il centro studi internazionale “Carnegie Endowment for International Peace”, uno dei problemi principali è che “molti cittadini evitano del tutto di pagare le tasse”. Meno del 2% dei 175 milioni di cittadini paga una tassa sui propri introiti, nota il Rapporto. E un comparto produttivo come l’agricoltura – uno dei principali nell’economia del paese, in mano a grandi famiglie di latifondisti – è totalmente esente da un prelievo fiscale. “E’ giunto il momento che la piccola élite ricca del Paese, che include l’esercito, i proprietari terrieri, le classi medie urbane, diano parte della loro ricchezza per il benessere dell’intera popolazione”, dice in una nota un forum di organizzazioni nella società civile pakistana. Secondo le organizzazioni, una modifica del sistema, che porti il livello del prelievo fiscale intorno al 15%, consentirebbe allo Stato di generare 10 miliardi di dollari, che potrebbero essere immediatamente destinate alla gestione dell’emergenza, che ha colpito 20 milioni di persone e distrutto oltre 1,8 milioni di abitazioni. Quel denaro, si afferma, potrebbe servire per ricostruire le infrastrutture come ponti, strade e scuole, tutti beni primari per la riabilitazione economica e sociale della nazione. Su spinta del Fondo Monetario Internazionale, il governo pakistano aveva promesso che avrebbe introdotto una riforma del sistema fiscale nel luglio scorso, ma proprio l’abbattersi delle alluvioni ha fatto rinviare il progetto. Oggi si dibatte su una possibile “tassa una tantum” sulle proprietà urbane e agricole, a carico dei cittadini non colpiti dalle inondazioni, ma non è chiaro se la proposta passerà, nè quanto denaro potrà generare per le casse dello Stato. (R.P.)

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    Filippine: a Mindanao il dialogo tra cristiani e musulmani inizia dalle scuole

    ◊   Oltre 50 studenti cristiani e musulmani della Talon-talon National High School di Zamboanga (Mindanao) si sono riuniti il 18 e 19 settembre per promuovere insieme il dialogo e la pace nella regione dilaniata da 40 anni di guerra. La due giorni dal titolo “Muoviamoci insieme per il dialogo e per la pace” - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata organizzata dai giovani volontari del Young Professional for Dialogue and Peace (Ypdp). All’iniziativa hanno partecipato anche i leader di gruppi cristiani e musulmani locali. Nato all’interno del Sisilah, movimento per dialogo islamo cristiano fondato da p. Sebastiano D’Ambra (Pime), l’Ypdp promuove da anni la conoscenza tra cristiani e musulmani attraverso lo studio delle rispettive culture e religioni. Il gruppo è attivo soprattutto nelle scuole pubbliche delle aree teatro di feroci scontri tra cristiani e musulmani e di guerre tra clan rivali. I ragazzi della Talon-talon High School provengono da una comunità colpita negli ultimi mesi da una lotta tra due clan rivali, che ha provocato diverse vittime tra la popolazione. Durante la due giorni, gli studenti hanno elaborato saggi, slogan e canzoni, dove hanno espresso le loro aspirazioni e speranze per il futuro, come alternativa all’attuale clima di violenza. La regione di Mindanao a maggioranza musulmana è da oltre 40 anni teatro di un conflitto tra esercito filippino e gruppi estremisti islamici di Moro Islamic Liberation Front (Milf) e Abu Sayyaf. Il Milf reclama il secolare dominio musulmano dell’isola per istituire uno Stato islamico indipendente. Dopo 10 anni di tregua, gli scontri sono ripresi nel 2008 a causa del fallimento dei dialoghi tra ribelli e il governo Arroyo, provocando oltre 750mila sfollati tra cristiani e musulmani e diverse centinaia di morti. Nel settembre 2009 a Kuala Lumpur (Malaysia) Milf e autorità hanno riaperto le trattative per la fine del conflitto, ma a tutt’oggi nessuna delle due parti ha firmato un accordo definitivo. (R.P.)

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    Il Consiglio Ecumenico delle Chiese si rivolge all’Onu per rilanciare la lotta alla povertà

    ◊   Senza un significativo cambiamento della struttura economica globale, sarà molto difficile raggiungere entro il 2015 gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Lo scrive il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc), (che raggruppa 349 comunità ortodosse, protestanti, anglicane, pentecostali ed evangeliche in rappresentanza di circa 550 milioni di cristiani nel mondo) in una lettera inviata ieri al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon - e ripresa dall’Osservatore Romano -, in occasione del vertice convocato a New York nell'ambito della sessione inaugurale della 65.ma Assemblea generale dell'Onu. Proprio in riferimento al summit sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, svoltosi dal 20 al 22 settembre, Fykse Tveit sottolinea che i capi di Stato e di Governo devono fare di più per affrontare le cause alla radice della povertà. Senza questo impegno, spiega il segretario generale del World Council of Churches, le riforme orientate alla giustizia non saranno possibili. Nel mondo globalizzato di oggi — scrive il pastore — gli sforzi delle nazioni per rispondere agli obiettivi di sviluppo del millennio fissati nel 2000 “dipendono sempre più da condizioni economiche internazionali favorevoli”. E il Wcc crede che “l'affrontare le cause alla radice della povertà e il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio necessitino di cambiamenti significativi e di vasta portata nell'architettura finanziaria internazionale e nel regime del commercio”. Nei giorni scorsi, in occasione del Vertice sul rilancio dello sviluppo dei Paesi più poveri, una delegazione di leader religiosi si è recata a New York, nell'ambito di un'iniziativa promossa dal Consiglio Ecumenico delle Chiese. La delegazione era formata da sei rappresentanti che, con la loro presenza all'assise dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, hanno voluto sottolineare la necessità di rafforzare le azioni a tutela della salute delle donne e dei bambini. Un aspetto ricordato anche da Fykse Tveit nella lettera a Ban Ki-moon: “È cruciale lo sviluppo delle linee-guida che promuovono la salute pubblica e rafforzano la lotta contro l'hiv-aids e altre malattie, assicurando l'accesso delle persone alle medicine, e che allo stesso tempo consentono ai piccoli produttori di procurarsi a prezzi abbordabili, sementi e tecnologie per favorire un'agricoltura rispettosa dell'ambiente e industrie a basso uso di carbone”. Il Segretario generale sottolinea inoltre gli sforzi del Wcc per promuovere, nell'ambito degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, una strategia globale per la salute delle donne e dei bambini. Altro tema al centro del dibattito è stato infatti quello legato alla salute dei bambini: i decessi dei piccoli con meno di 5 anni hanno toccato nel 2009 quota 8,1 milioni. L'iniziativa del Wcc, si sottolinea, segna l'inizio di cinque anni di sforzi per supportare le politiche a tutela delle donne e dei bambini, che coincideranno con il termine, fissato nel 2015, per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio indicati dall'Onu nel 2000. La delegazione di leader religiosi, guidata dal reverendo Bernice Powell Jackson, presidente del Wcc per il Nord America, ha partecipato anche alla giornata finale del summit dell'Onu, durante la quale il segretario generale ha annunciato l'avvio del programma “Global Strategy on Women's and Children's Health”, con l'impegno dei Governi, delle istituzioni private, delle fondazioni e delle organizzazioni di volontariato. (M.G.)

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    Accordo tra Unicef e Asian Development Bank: insieme per i bambini poveri

    ◊   L'Unicef e l’Asian Development Bank (Adb) hanno firmato ieri un importante accordo, decidendo di unire le forze per combattere le disparità, ridurre la povertà e garantire uno sviluppo sostenibile per tutti i bambini dell’Asia e della regione del Pacifico. La firma del memorandum d'intesa tra le due agenzie arriva in un momento critico, in cui mancano soli cinque anni alla scadenza del 2015 per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. "Il risultato di questo accordo porterà ad una migliore collaborazione che potrà rafforzare la capacità sia di Adb che di Unicef di raggiungere sul lungo periodo obiettivi come la riduzione della povertà, la crescita globale e il benessere dei bambini", ha detto il presidente Adb Haruhiko Kuroda. “L'Unicef è impegnato a lavorare con l’Adb per garantire che la rapida crescita di questa regione non lasci indietro i bambini più svantaggiati", ha detto il direttore generale dell'Unicef Anthony Lake. "Il nostro accordo con Adb è fondamentale per lavorare per uno sviluppo equo." I Paesi individuati come prioritari per la cooperazione sono: Armenia, Bangladesh, Cambogia, Georgia, Indonesia, Laos, Mongolia, Nepal, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Filippine, Timor Est, Uzbekistan e Vietnam. Adb e Unicef cercheranno nuove opportunità di collaborare per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio - tra cui la riduzione della mortalità infantile sotto i cinque anni e dei tassi di mortalità materna - migliorando la qualità dell'istruzione di base, promuovendo gli investimenti su acqua e servizi igienici, rafforzando i sistemi di protezione dell'infanzia, intensificando la difesa delle politiche e dei programmi di lotta contro l'Hiv-Aids. (R.P.)

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    India: le scuole cattoliche in aiuto dei bambini delle famiglie più disagiate

    ◊   Sostenere l'istruzione dei poveri per combattere l'esclusione sociale: è l'intento che anima un nuovo programma della Commissione per l'educazione e la cultura della Conferenza dei vescovi cattolici dell'India (Cbci), allo scopo di aiutare i bambini e i giovani in età scolare privi di adeguati mezzi economici. Il programma è contenuto in un documento dal titolo «Politiche per un'azione strategica», che offre una serie di indicazioni per affrontare il disagio delle classi sociali più deboli. Sebbene l'India registri da alcuni anni un prodotto interno lordo in crescita, - riferisce L'Osservatore Romano - vaste sacche di povertà continuano a caratterizzare la realtà sociale di diverse zone del Paese. Il programma intende dunque favorire l'ingresso nelle scuole dei poveri e degli emarginati. Nel documento si sollecitano i responsabili e il personale degli istituti di istruzione cattolici a fornire in maniera gratuita il proprio servizio ai bisognosi. «Ciascun istituto — spiega il segretario della commissione episcopale, padre Kuriala Chittattukulam — dovrà identificare nel proprio territorio i bambini e i giovani che non possono permettersi un'educazione, dando loro la possibilità di studiare gratis». Il programma prevede l'istituzione in ogni scuola di un fondo speciale dedicato agli studenti disagiati, la formazione di personale specializzato per individuare i soggetti più deboli e sostenere le famiglie. (R.P.)

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    Australia: ci sono ancora 645 bambini detenuti nelle prigioni del Paese

    ◊   "Il Governo federale deve rispettare l'impegno assunto nel 2008 e porre fine alla detenzione dei bambini", si legge in un comunicato di John Falzon, amministratore delegato del Consiglio nazionale della Compagnia di S. Vincenzo de Paoli, dell'arcidiocesi di Sydney. Sono infatti 645 i bambini attualmente in prigione nelle carceri australiane e di Christmas Island: 448 sulla terra ferma e 197 sull'isola. Questo appello - riferisce l'agenzia Fides - è al centro del Congresso annuale "Our Society: Renewed in faith, serving with love, building for the future," in corso fino al 26 settembre al St Scholastica College, Glebe, a cui stanno prendendo parte oltre 200 membri del gruppo di Sydney della Società di San Vincenzo de Paoli. Il Congresso è un'occasione per affrontare una serie di questioni molto importanti che vanno dall'assistenza ai disabili mentali alla tutela dei bambini. Chantelle Ogilvie, officiale di Justice and Peace Research and Project dell'arcidiocesi di Sydney terrà il discorso conclusivo, domenica 26 settembre, che in Australia è anche la Domenica della Giustizia Sociale. (R.P.)

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    Vescovo messicano premiato per il suo impegno verso migranti, indios ed emarginati

    ◊   A mons. José Raúl Vera López, vescovo messicano di Saltillo, è stato assegnato il Premio annuale Rafto, istituito dall’omonima fondazione norvegese impegnata per la difesa dei diritti umani, per il suo lavoro in difesa degli immigrati e degli indigeni. Mons. Vera López - riporta l'agenzia Fides - è stato scelto per la sua lotta per i diritti umani e la giustizia sociale, ha dichiarato la Fondazione Rafto: “è un critico senza compromessi dinanzi all'abuso di potere e un valoroso difensore degli immigrati, degli indigeni e di altri gruppi emarginati nella società messicana”. Prima di diventare vescovo di Saltillo, Mons. Vera ha lavorato nella regione del Chiapas, tra il 1995 e il 1999, per la campagna per i diritti dei contadini e degli indigeni. Quattro vincitori del premio Rafto - Aung San Suu Kyi (Birmania), Jose Ramos-Horta (Timor Est), Kim Dae-jung (Corea del Sud) e Shirin Ebadi (Iran) - successivamente hanno vinto anche il Premio Nobel per la Pace, ma non nello stesso anno. Mons. Vera, domenicano di 65 anni, è vescovo della diocesi di Saltillo, vicino al confine con gli Stati Uniti, in una zona che è scossa dalla violenza legata al traffico di droga e dalla lotta dichiarata dal Presidente Felipe Calderon contro i cartelli. Pur condividendo la preoccupazione del governo per il potere e la violenza dei narcotrafficanti, mons. Raul Vera “critica i metodi utilizzati dalla polizia e dalle forze armate nella lotta contro la criminalità, e critica anche l'incapacità nell’affrontare le cause sociali che sono alla base di questa situazione" ha spiegato la fondazione Rafto. La violenza collegata alla droga ha provocato 28.000 morti da quando il Presidente Calderon ha iniziato a contrastare i cartelli della droga, dopo aver assunto l'incarico alla fine del 2006. Il premio Rafto, di 10 mila dollari, viene assegnato annualmente dal 1987 nella città norvegese di Bergen. (R.P.)

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    Francia: in corso a Lille gli "Stati generali del cristianesimo"

    ◊   Si stanno svolgendo a Lille, dal 23 al 25 settembre, per la prima volta nella storia della Chiesa cattolica di Francia, gli “Stati generali del cristianesimo”. L'evento – che ha richiamato 3 mila persone – è organizzato su iniziativa del settimanale "La Vie" e ruota attorno alla domanda: "Il nostro tempo ha bisogno di Dio?". Quasi 3.000 persone stanno partecipando all’iniziativa nella sede dell'Università Cattolica di Lille. Il programma - riferisce l'agenzia Sir - prevede tre forum, 30 dibattiti, 12 laboratori e momenti di preghiera e la partecipazione di una grande varietà di personalità della Chiesa e della società civile, tra teologi, artisti ed intellettuali. Tre gli argomenti che saranno affrontati nei tre forum principali: “Qual è la presenza cristiana nel dibattito pubblico?”, “C’è bisogno di un nuovo Concilio?” e “Evangelizzare vuol dire provocare?”. Mons. Laurent Ulrich, arcivescovo di Lille, spiega: “È giunto il momento di far parlare cristiani di mondi diversi, persone che vivono in quei ‘circuiti’ della Chiesa che non sono automaticamente in comunicazione fra loro”. “La nostra epoca – continua il presule – ha bisogno di Dio né più né meno che le epoche precedenti o seguenti. Però, oggi abbiamo l’opportunità di parlarne”, e ci sono “cristiani pronti a dire le ragioni profonde della loro fede e a renderne testimonianza”. (R.P.)

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    Papua Nuova Guinea: il Catechismo della Chiesa Cattolica tradotto in lingua Pidgin

    ◊   E’ un successo che dà alla Chiesa locale grandi soddisfazioni e speranze per l’evangelizzazione: il Vescovo di Goroka, mons. Francesco Sarego, a capo di una équipe di religiosi e teologi, ha ultimato la traduzione del Catechismo della Chiesa Cattolica in lingua Pidgin, l’idioma più diffuso in Papua. I vescovi della Papua Nuova Guinea hanno approvato con gioia la preziosa opera. Ne è stata immediatamente curata la pubblicazione e la stampa: ogni diocesi della Papua ne ha ricevute 5mila copie, disponibili per la vendita al pubblico a soli 3 euro. I missionari e i fedeli si congratulano per questa preziosa pubblicazione: soprattutto i catechisti sono molto felici di avere questo nuovo strumento. Accanto a questo auspicano che venga elaborata presto anche una traduzione della Bibbia in lingua Pidgin, nonchè film didattici e biblici, vite dei santi e documentari per le scuole. Di fronte al grande impegno delle denominazioni protestanti nei mass-media infatti, molti chiedono che la comunità cattolica investa di più per evangelizzare tramite stampa, radio, televisione, film, dvd e cd, con la formazione di personale professionalmente e spiritualmente preparato a questo genere di apostolato. (R.P.)

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    India: rinviato l’atteso verdetto su Ayodhya, luogo conteso tra musulmani e indù

    ◊   E’ stato rinviato al 28 settembre l’atteso verdetto sulla disputa di Ayodhya (località nello Stato di Uttar Pradesh), sito conteso da indù e musulmani, origine di sanguinosi scontri nel 1992 e oggetto di un lungo contenzioso legale. Le due comunità rivendicano il diritto sul luogo dove sorgeva una moschea, distrutta da fondamentalisti indù. Oggi la Corte Suprema dell’India ha accolto la richiesta di rinvio presentata dall’avvocato indipendente Ramesh Chandra Tripathi. La domanda era già stata presentata e respinta dal Tribunale di Allahabad, dove si svolge il processo. L’avvocato - riferisce l'agenzia Fides - l’ha ripresentata alla Corte Suprema e i due giudici chiamati a decidere erano di opinione diversa; proprio per tale situazione, la Corte, secondo prassi consolidata, ha preferito infine accordare il rinvio. Le motivazioni addotte da Tripathi nel ricorso sono queste: l’India attraversa una fase difficile e non è opportuno si esponga nuovamente al pericolo di scontri interreligiosi e sociali; dunque urge operare un ultimo, strenuo tentativo di mediazione e di riconciliazione fra le parti. Va detto che gli avvocati delle parti in causa, dopo 18 anni di processo, non si sono detti fin d’ora disponibili alla mediazione. Ma Tripathi non si è dato per vinto e ha detto che percorrerà tutte le vie e impiegherà tutti i mezzi possibili per cercare di raggiungere un accodo prima del verdetto. La sua proposta è che il sito di Ayodhya venga sottratto alla contesa e diventi un luogo sacro per i fedeli di entrambe le comunità religiose. La petizione di Tripathi, e l’esito del suo ricorso, ha destato stupore, polemiche, ma anche curiosità nell’opinione pubblica. Ex burocrate, avvocato in pensione, il personaggio di Ramesh Chandra Tripathi gode, negli ambienti giuridici indiani, di una reputazione singolare per le molte iniziative prese in carriera nelle quali ha sempre coniugato l’attività forense con una profonda spiritualità, che lo ha indotto a percorrere i sentieri della non-violenza. (R.P.)

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    Congo: Radio Elikya rinnova il palinsesto per il suo 15.mo anniversario

    ◊   Radio Elikya, emittente cattolica dell’arcidiocesi di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, festeggia il 15.mo anniversario delle sue trasmissioni con un significativo rinnovo nell’“informazione libera e pluralista”. “Il nostro palinsesto si è arricchito molto ultimamente, grazie a una ventina di collaboratori e produttori locali e stranieri, anche con la collaborazione della ‘Comunità francofona delle radio cristiane'. La nostra fascia di ascolto si è allargata verso il Bas-Congo, con l’appoggio di altre radio cattoliche locali” ha detto all'agenzia Misna padre Luigi Moser, direttore dell’emittente, in onda tutti i giorni dalle cinque circa a mezzanotte. “La nostra rinnovata linea editoriale vuole spingerci a lavorare in maniera più professionale, sui contenuti, lottando contro i fatalismi, i radicalismi, cercando di far passare messaggi davvero benefici per la società congolese” ha aggiunto padre Moser, un missionario comboniano italiano. “Il nostro auspicio – ha detto ancora – è quello di poter accedere a una diffusione via satellite, in modo da poter raggiungere l’intero Paese, e non solo”. Per l’anniversario di Radio Elikya, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, dai locali della radio presiederà domani, sabato 25 settembre, alle ore 16.00 locali, una celebrazione eucaristica. (M.G.)

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    A Claudia Koll il premio “Rosa d’argento” 2010 conferito dalla Fraternità Francescana

    ◊   Nell’ambito delle solenni celebrazioni in onore di San Francesco, che si terranno il 3 e 4 ottobre ad Assisi, la Fraternità Francescana dei Frati Minori della Porziuncola conferirà il riconoscimento “Rosa d'argento Frate Jacopa 2010 - Donne del nostro tempo testimoni di fede, speranza e carità”, a Claudia Koll. Il riconoscimento prende spunto dalla figura di Donna Jacopa dei Settesoli che attraverso l’incontro con San Francesco ha cambiato radicalmente la sua vita divenendo testimone di fede e di carità. Ogni anno, in suo onore, viene scelta una figura femminile che nel nostro tempo incarni questi valori. Ad essa spetta il compito il 3 ottobre di omaggiare San Francesco con i doni che a suo tempo 'frate Jacopa' portò alla Porziuncola il giorno del beato transito del Poverello di Assisi. Nel comunicato diffuso dagli organizzatori si legge che “come 'frate Jacopa', la signora Koll in questi anni ha dimostrato come l'incontro con il Padre ricco di Misericordia possa cambiare radicalmente la vita di una persona, trasformandola in segno di speranza e carità”. “L'amore incontrato nella sofferenza – afferma Claudia Koll nella nota diffusa alla stampa - mi spinge ad andare verso chi soffre, per portare proprio quest'Amore, per consolare con la stessa consolazione con la quale sono stata consolata per infondere fiducia in Dio e nella Sua Misericordia”. Questo “andare verso chi soffre” si è concretizzato nel 2005 con l'istituzione dell'Associazione Onlus “Le Opere del Padre” che attraverso gesti concreti di solidarietà risponde all'Amore ricevuto. Attualmente l'Associazione oltre a sostenere ammalati, carcerati, bambini e famiglie bisognose in Italia è impegnata nella Repubblica Democratica del Congo, nel Congo Brazzaville e in Burundi. La presentazione del premio avverrà il 2 ottobre, alle ore 16.00, presso la sala del Refettorietto della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, mentre il riconoscimento verrà consegnato il 3 ottobre alle ore 11.00, al termine dell’Eucarestia celebrata in memoria del Transito di San Francesco e della visita di 'frate Jacopa' al Santo morente. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Presentato il rapporto Onu sul Congo: terribili le violenze sui civili

    ◊   Almeno 303 civili sono stati stuprati, spesso più volte, durante i barbari attacchi condotti da circa 200 uomini di tre gruppi armati nell'est Repubblica Democratica del Congo solo dal 30 luglio al 2 agosto. Lo ha confermato oggi un Rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ma il numero delle vittime potrebbe essere molto più alto, afferma il documento. Per le Nazioni Unite, “l'entità e la crudeltà” di questi stupri “superano l'immaginabile”. Degli stupri avevano parlato nei giorni scorsi altre fonti delle Nazioni Unite, fornendo cifre anche più alte ma riferite ad un periodo compreso tra luglio e agosto.

    In Afghanistan, rilasciato un operatore di al Jazeera
    È stato rilasciato uno dei due operatori di al Jazeera arrestati tre giorni fa a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. I due tecnici erano stati fermati da un comando della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza, sotto controllo della Nato, con l’accusa di aver filmato immagini della guerriglia nel giorno delle elezioni, potenzialmente utilizzabili dalla propaganda mediatica talebana. Dure erano state le critiche dell’emittente televisiva alle forze di occupazione, accusate di voler nascondere la verità sul conflitto. Si troverebbe ancora in carcere invece l’altro operatore, in attesa presidente Karzai firmi un decreto di liberazione di tutti i giornalisti detenuti.

    La Commissione europea all’Irlanda: fiducia sui conti pubblici
    La Commissione europea resta “fiduciosa”: le autorità irlandesi “prenderanno tutte le misure necessarie per rispettare gli obiettivi fissati” per il risanamento dei conti pubblici. Lo ha detto oggi il portavoce del commissario agli Affari economici, Olli Rehn. Il portavoce, rispondendo a una domanda sulle tensioni che hanno interessato i rendimenti dei titoli pubblici irlandesi dopo la diffusione di notizie negative in merito alle prospettive di crescita del Paese, non ha voluto aggiungere altro. Oggi, il differenziale di rendimento dei titoli di Stato decennali di Irlanda e Portogallo rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi ha toccano un nuovo record.

    La leader dell’opposizione in Birmania potrà votare ma non candidarsi
    La leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, è stata ammessa alle operazioni di voto che si terranno nel Paese asiatico il 7 novembre prossimo. La donna, agli arresti domiciliari, non potrà candidarsi perché considerata “criminale condannata e vedova di uno straniero”, ma potrà votare nella propria abitazione, nella quale sta scontando gli ultimi sei anni di carcere dei 21 a cui è stata condannata per motivi politici, estesi nel 2009 per aver ospitato in casa un intruso americano.

    Dopo la tensione degli ultimi giorni, Tokyo cerca la distensione con Pechino
    É stato liberato la notte scorsa ad Osaka il capitano del peschereccio cinese da 16 giorni ostaggio delle autorità giapponesi. L'uomo era stato arrestato in seguito a una collisione avvenuta con due motovedette della Gguardia costiera giapponese nelle acque delle Isole di Senkaku, arcipelago conteso tra Cina, Giappone e Taiwan. La detenzione del cittadino cinese a fini investigativi, bollata da Pechino come illegale e fuorilegge, aveva provocato il congelamento delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.

    Ancora scontri nella Repubblica caucasica del Daghestan
    Non accenna a tranquillizzarsi la situazione nel Daghestan, una delle Repubbliche autonome della Russia, nella regione settentrionale del Caucaso, sconvolta in questi mesi da una serie di attacchi di matrice islamica che tentano di cacciare le forze di polizia russe dalla zona. Nella notte, uno scontro armato tra forze di polizia e guerriglieri islamici ha provocato cinque morti, tra cui una donna. Le vittime, tutte appartenenti a un gruppo di ribelli islamici, sono state assediate in una casa dove poi sono stati ritrovati fucili, mitra, lanciagranate, lanciafiamme, bombe a mano e altre munizioni. La polizia locale segnala anche un altro fatto di sangue: la direttrice di una scuola locale è stata uccisa nella sua abitazione da un gruppo di ribelli armati.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Marco Onali)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 267

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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