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Sommario del 23/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • I vescovi del Brasile dal Papa. Mons. Santoro: lottare contro corruzione e povertà
  • Altre udienze
  • Dall’intimità con Cristo alla compassione per l’altro: il messaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito
  • Si è spento mons. Fortino, sottosegretario all'Unità dei Cristiani. Gennadios: è stato uno dei protagonisti dell'ecumenismo
  • Mons. Balestrero all’Aiea: il mondo sia libero dalle armi nucleari
  • Lettera di padre Lombardi al Financial Times sulla vicenda Ior: semplice malinteso, il Vaticano rispetta le regole della trasparenza finanziaria
  • Iniziativa della Custodia di Terra Santa in occasione del Sinodo per il Medio Oriente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Piano Onu contro la povertà: insoddisfazione delle Ong
  • Usa: disabile mentale condannata a morte in Virginia
  • Convegno a Roma sull'agenda bioetica del governo italiano
  • Chiesa e Società

  • Dichiarazioni dei vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia sul successo della visita del Pontefice
  • Zagabria: Plenaria delle Conferenze episcopali europee su demografia e famiglia
  • Haiti: la Fao annuncia risultati migliori del previsto per il settore alimentare
  • Il Congresso mondiale dell’acqua lancia la sfida dell’accesso alle risorse idriche africane
  • Terra Santa: comunità cristiane riunite per la preghiera straordinaria di riconciliazione
  • Perù: la voce dei vescovi alla vigilia delle elezioni del 3 ottobre
  • Brasile: il sostegno dei vescovi alla campagna contro la corruzione elettorale
  • I vescovi del Brasile condannano la violenza contro i Guarani-Kaiowá
  • Bolivia: monito dei vescovi sull'aumento dei linciaggi e della violenza nel Paese
  • India: leader separatista musulmano garantisce la sicurezza delle minoranze nel Kashmir
  • Nigeria: il colera continua a diffondersi nella zona settentrionale del Paese
  • Usa: “no” dei vescovi al finanziamento pubblico alla contraccezione
  • Il cardinale Cordes alle celebrazioni per i 100 anni delle Catholic Charities
  • Vietnam: l’arcivescovo di Hanoi alla festa dell’Autunno coi bambini poveri dell’etnia Hmong
  • Singapore: la comunità cattolica ha accolto le reliquie di San Pio da Pietrelcina
  • Si conclude domenica a Roma l'Anno Vincenziano
  • Padre Bentoglio: “Le migrazioni sono un’opportunità di diffusione della Parola”
  • “Comites Sancti Pauli”, un’associazione per vivere la fede con l’Apostolo delle Genti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama all'Onu: per la sicurezza di Israele serve uno Stato palestinese indipendente
  • Il Papa e la Santa Sede



    I vescovi del Brasile dal Papa. Mons. Santoro: lottare contro corruzione e povertà

    ◊   Il Papa ha ricevuto oggi a Castel Gandolfo un altro gruppo di vescovi della Conferenza episcopale del Brasile della Regione Leste 1 in visita "ad Limina". Tra di essi c’era anche mons. Filippo Santoro, vescovo di Petrópolis. Cristiane Murray gli ha chiesto di parlarci della situazione del Paese:

    R. - Il Brasile sta vivendo un momento particolare: da un lato c’è una crescita economica importante, dall’altro c’è ancora uno spettacolo triste di corruzione, scandali e anche problemi di povertà, violenza e altre cose negative. Per quanto riguarda la corruzione e gli scandali c’è stata una vittoria significativa con l’approvazione in Parlamento della legge “Ficha limpa” (“Scheda pulita”) in base alla quale persone condannate da un collegio di giudici sono ineleggibili. Questo è un segno positivo che può portare chiarezza e una sicura vittoria nella battaglia contro la corruzione e contro il traffico di voti. È da rilevare poi la volontà delle autorità di intervenire contro le violenze, soprattutto nelle favelas. In diverse favelas di Rio de Janeiro sono state create le cosiddette “Unità pacificatrici” locali: si tratta di un’iniziativa non violenta della polizia che tenta un dialogo, un contatto con gli abitanti delle favelas sottraendole al controllo del narcotraffico. I risultati sono positivi.

    D. - Lei vive in una diocesi vicino a Rio, una città giovane in un Paese giovane: come vede la presenza dei giovani nella Chiesa locale?

    R. - I giovani sono una forza viva e importante. Sono il bersaglio preferito di tutta questa mentalità secolarizzata e consumista. L’importante è che ci sia una proposta che raggiunga i giovani dove vivono: nelle scuole, nei posti di lavoro. C’è anche un’intensa collaborazione tra la Pastorale della gioventù e i vari movimenti che coinvolgono i giovani nella loro esperienza umana, per sviluppare una presenza della Chiesa che sia viva e vibrante tra la gioventù. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il sig. Stefan Mappus, ministro presidente del Land Baden-Württemberg (Repubblica Federale di Germania), e seguito; mons. Konrad Zdarsa, vescovo di Augsburg (Repubblica Federale di Germania). Alle ore 18 di questo pomeriggio, nel Cortile interno del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre riceverà in Udienza gli alunni delle Scuole elementari delle Maestre Pie Filippini di Castel Gandolfo.

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    Dall’intimità con Cristo alla compassione per l’altro: il messaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito

    ◊   Il Papa, ieri, durante l’udienza generale ha ripercorso i momenti principali del suo viaggio nel Regno Unito, sottolineando il messaggio che ha voluto dare sulla scia del cardinale Newman, e cioè che la via della coscienza non è chiusura nel proprio “io”, ma è apertura, conversione a Cristo e, di conseguenza, amore per il prossimo. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Dall’intimità con Cristo alla compassione per l’altro: Benedetto XVI, nel suo viaggio nel Regno Unito, ha tracciato il percorso della fede cristiana: tutto parte dall’amore di Dio per noi. È Lui che ci ama per primo e desidera per noi “il massimo”: ovvero che siamo santi, che significa accogliere il suo amore raggiungendo così la felicità infinita.

    “The Christian life as a call to holiness…
    La santità – afferma il Papa – è la risposta dell’uomo a Dio, è “l’intenso desiderio del cuore umano di entrare in intima comunione con il Cuore di Dio” che ci spinge a percorrere quotidianamente la volontà divina: siamo stati fatti per amare, proprio perché creati a sua immagine e somiglianza.

    “We realize that it is difficult to love…
    Ma amare è difficile: c’è l’egoismo, l’orgoglio, l’invidia, la sete di potere. Il vero amore – sottolinea il Papa - “è il frutto di una decisione quotidiana. Ogni giorno dobbiamo scegliere di amare e ciò richiede un aiuto, l’aiuto che proviene da Cristo, dalla preghiera, dalla saggezza che si trova nella sua Parola e dalla grazia che Egli effonde su di noi nei Sacramenti della sua Chiesa”. Tutto ciò “richiede disciplina: richiede di trovare momenti di silenzio ogni giorno”. Spesso “significa attendere che il Signore parli”.

    “Without the life of prayer…
    “Senza la vita di preghiera – ha aggiunto – diventiamo semplicemente un altro ‘cembalo squillante’ in un mondo già pieno di crescente rumore e confusione, pieno di false vie che conducono solo a profondo dolore del cuore e ad illusione”. Quando la fede non è “un atto puramente intellettuale”, ma diventa “dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere”, allora la nostra vita “inizia a cambiare”: l’uomo “non è più ciò che era prima”. Uno degli effetti di questa amicizia con Dio – spiega Benedetto XVI - è l’allargamento degli orizzonti: la relazione profonda con Dio, diventa relazione profonda con gli altri, si comincia “a provare compassione per quanti sono in difficoltà” volendo “fare qualcosa per aiutarli”:

    “You begin to feel compassion for people in difficulties…
    Si desidera “venire in aiuto al povero e all’affamato, confortare il sofferente, essere buoni e generosi”. Quando queste cose iniziano a starci a cuore – rileva il Papa – il cammino sulla via della santità è cominciato. Di più: si entra nella dinamica del sacrificio redentore di Cristo che è “in agonia fino alla fine del mondo” per abbracciare dalla Croce le sofferenze dell’umanità.

    “No one can be the servant of two masters…
    Ma è necessario smettere di cercare di servire due padroni, bisogna avere il “coraggio di porre le nostre speranze più profonde solo in Dio”, nella consapevolezza che “Lui solo può soddisfare il bisogno più profondo del nostro cuore”, quella sete e nostalgia d’infinito che Lui stesso ha posto in noi.

    “It is the little things that reveal our love…
    Per la strada della vera gioia il Papa indica, infine, la via della semplicità: fare cose semplici, ogni giorno, alla luce della fede, perché – conclude - “sono le cose semplici che rivelano il nostro amore per Colui che ci amati per primo e che uniscono le persone in una comunità di fede, amore e servizio”.

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    Si è spento mons. Fortino, sottosegretario all'Unità dei Cristiani. Gennadios: è stato uno dei protagonisti dell'ecumenismo

    ◊   Si è spento ieri sera, nell’ospedale romano di Tor Vergata, mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani: aveva 72 anni. Mons. Fortino era sacerdote dell’Eparchia italo-albanese di Calabria, appartenente agli “arbëresh”, ovvero alla comunità discendente dagli albanesi rifugiatisi in Italia nel 15.mo secolo durante l’invasione ottomana dei Balcani. Nato a Lattarico, in provincia di Cosenza, il 21 aprile 1938, aveva studiato al Monastero di Grottaferrata. Alunno del Pontificio Collegio Greco di Roma, aveva compiuto gli studi filosofici e teologici alla Pontificia Università Gregoriana. Sin dal 1965 era nel Pontificio Consiglio (allora Segretariato) per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Inizialmente a servizio degli osservatori al Concilio Vaticano II, aveva seguito l’ultima sessione. Si occupava in particolare delle relazioni con le Chiese Orientali. Era segretario cattolico della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. Il 25 settembre alle 16.00 si terrà il Trisaghion alla Chiesa romana di Sant’Atanasio, presieduto dal rettore della Chiesa. I funerali si terranno nel pomeriggio di domenica 26 settembre nella Chiesa parrocchiale di San Benedetto Ullano, in Calabria. Mons. Fortino ha dedicato tutta la sua vita alla causa dell'unità esortando tutti i cristiani a pregare incessantemente per questo dono. "La preghiera - diceva - fa parte di quel nucleo centrale che è l'anima dell'intero movimento ecumenico. Siamo convinti che la santa causa di ristabilire la piena unità tra i cristiani supera la forza umana, quindi fa affidamento alla preghiera". Tra i tanti messaggi di cordoglio quello del metropolita Gennadios Zervos, rappresentante del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli in Italia e Malta: mons. Fortino - ha detto il metropolita – è stato uno dei protagonisti dell’ecumenismo. Ascoltiamo il metropolita Gennadios, al microfono di Sergio Centofanti:

    “Per circa 50 anni abbiamo collaborato insieme. Era un sacerdote prudente, sincero, un uomo di comprensione, nobile, aperto, libero, gentile, di cultura, forte, grande. Un uomo di amore. Ha lavorato veramente tanto, tantissimo, per la realizzazione della volontà di Dio e anche per il dialogo di carità e il dialogo teologico. Per me era un amico e voleva veramente che la volontà di Dio si realizzasse presto. Era la persona ideale per lavorare in questo campo, per l’unità dei cristiani”.

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    Mons. Balestrero all’Aiea: il mondo sia libero dalle armi nucleari

    ◊   Il sogno di un mondo libero dalle armi nucleari è ogni giorno più vicino, grazie anche all’operato dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica che fonda il suo mandato sui tre pilastri della tecnologia, della sicurezza e della verifica. Molte, però, sono le sfide che dovrà affrontare ancora in futuro, come ha evidenziato il sottosegretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero, intervenuto alla 54.ma Conferenza generale dell’organismo a Vienna. Ce lo racconta Roberta Barbi:

    Un incoraggiamento agli sforzi che la comunità internazionale sta compiendo in direzione di un progressivo disarmo e abbandono delle armi nucleari, “la cui sola presenza minaccia la vita del pianeta e il processo di sviluppo integrale dell’umanità presente e di quella futura”. Con queste parole del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della Pace 2010, mons. Balestrero ha voluto lodare l’operato dell’Aiea, riunita in conferenza generale a Vienna. La Santa Sede ha sottolineato l’importanza del Trattato di non proliferazione nucleare, “l’unico strumento legale multilaterale disponibile, teso a un mondo libero dalle armi nucleari” e ha ribadito che massima priorità deve essere attribuita alla ratifica dei Protocolli ai trattati sulle zone libere dalle armi nucleari da parte di tutti gli Stati, soprattutto quelli che possiedono questo tipo di armi. In particolare, il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, ha citato l’area del Medio Oriente, auspicando che diventi una zona libera dalle armi nucleari, un “esempio migliore della fiducia, della convinzione e dell’affermazione che la pace e la sicurezza sono possibili senza il possesso di armi atomiche”. La Santa Sede, poi, ha ricordato come l’Aiea sia un punto di riferimento insostituibile per la cooperazione internazionale nell’uso dell’energia nucleare a scopi pacifici, per lo sviluppo umano integrale e per affrontare e vincere grandi sfide nel mondo in via di sviluppo, quali la fornitura di acqua potabile, lo studio della malnutrizione dei bambini, la diagnosi e il trattamento di malattie come la radioterapia per il cancro. Un contributo “alla pace, alla salute e alla prosperità” è quello dell’Aiea, dunque, che persegue quell’ideale di “ecologia umana”, prerequisito allo sviluppo sostenibile, che stava tanto a cuore a Giovanni Paolo II: “Mentre ci si preoccupa giustamente di preservare gli habitat naturali – scriveva il Papa nell’enciclica “Centesimus annus” – ci si impegna troppo poco per salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ‘ecologia umana’”.

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    Lettera di padre Lombardi al Financial Times sulla vicenda Ior: semplice malinteso, il Vaticano rispetta le regole della trasparenza finanziaria

    ◊   Si è trattato di “un malinteso”, che ora è in corso di chiarimento, e in ogni caso il Vaticano agisce con trasparenza nel pieno rispetto “delle norme internazionali sul riciclaggio di denaro”. E’ quanto afferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in merito alle indagini aperte nei giorni scorsi dalla Procura di Roma contro i vertici dell’Istituto per le Opere di Religione, per una presunta violazione delle norme antiriciclaggio. Le dichiarazioni del portavoce vaticano sono contenute in una lettera indirizzata al quotidiano britannico Financial Times, che ieri aveva dato risalto alla vicenda con un articolo in prima pagina. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Una lettera perché “non si diffondano informazioni inesatte e non ne rimanga danneggiata l’attività dell’Istituto e il buon nome dei suoi dirigenti”. E’ con questa premessa che padre Lombardi, nella sua veste di direttore della Sala Stampa Vaticana, prende posizione nello scritto indirizzato al Financial Times – e subito pubblicato integralmente sull’edizione on line del quotidiano britannico – circa l’indagine aperta due giorni fa dalla Procura di Roma nei confronti di Ettore Gotti Tedeschi e di Paolo Cipriani, rispettivamente presidente e direttore generale dello Ior, ai quali si contesta una presunta violazione delle norme antiriciclaggio in merito a un movimento di denaro operato su un conto depositato presso un Istituto di credito italiano.

    Al Financial Times, che aveva dato enfasi alla vicenda con foto in prima pagina del presidente Gotti Tedeschi e sopra il titolo “Il Vaticano appoggia i banchieri nell’indagine sul riciclaggio”, il direttore della Sala Stampa Vaticana spiega anzitutto che lo Ior “non è una banca nel senso comune del termine”, ma un istituto che amministrando i beni delle istituzioni cattoliche che agiscono a fini di apostolato religioso e caritativo a livello internazionale, ha la sua ubicazione nel territorio della Città del Vaticano, e dunque “al di là della giurisdizione e della sorveglianza delle diverse Banche nazionali”. Questo “status particolare”, prosegue padre Lombardi, “fa sì che il suo inserimento nel sistema finanziario internazionale e nelle sue regole richieda una serie di accordi, in particolare alla luce delle nuove normative stabilite dalla Unione Europea per la prevenzione del terrorismo e del riciclaggio dei capitali, per stabilire le procedure necessarie affinché la Santa Sede sia inserita nella White List”. Ed è con questo preciso obiettivo – e a garanzia dell’“assoluta trasparenza delle attività dello Ior” – che il presidente dell’Istituto, Gotti Tedeschi, afferma padre Lombardi, sta lavorando “fin dal giorno della sua nomina” e nel rispetto del mandato affidatogli dalle “massime autorità vaticane”. Prova ne sono, prosegue la lettera gli “intensi e fecondi contatti” in corso con la Banca d’Italia, l’Unione Europea e con gli organismi internazionali competenti (Oecd e Gafi).

    Proprio dalla constatazione dell’“impegno” e dei contatti in corso, e della manifesta intenzione di giungere presto e “con la migliore buona volontà” a “soluzioni stabili”, che scaturiscono la “perplessità e la meraviglia” della Segreteria di Stato, espresse nel comunicato di martedì scorso circa l’azione giudiziaria promossa dalla Procura di Roma. “La natura e lo scopo delle operazioni che sono oggetto di indagine – osserva il portavoce vaticano – potevano essere chiariti con estrema semplicità e rapidità, trattandosi di operazioni di tesoreria di cui è destinatario lo stesso Istituto su conti di sua pertinenza esistenti presso altri istituti di credito. L’inconveniente si è creato per un malinteso (che è in via di approfondimento) tra lo Ior e la banca cha aveva ricevuto l’ordine di trasferimento”. Perciò, la Santa Sede, conclude la lettera, ribadisce “sia la sua totale fiducia nei dirigenti dello Ior, sia la volontà della piena trasparenza delle operazioni finanziarie da esso compiute, coerentemente con le procedure e norme richieste oggi dalla sicurezza e trasparenza delle operazioni nel campo della finanza internazionale”.

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    Iniziativa della Custodia di Terra Santa in occasione del Sinodo per il Medio Oriente

    ◊   “Sguardi sui cristiani del Medio Oriente”: si intitola così l’iniziativa ospitata, dal 10 al 24 ottobre, dalla Sala Pio X a Roma. Contemporaneo al Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, l’evento sarà uno spazio aperto di approfondimenti e dibattiti per puntare i riflettori sulla realtà cristiana mediorientale. L’iniziativa, promossa dalla Custodia di Terra Santa e dalle Edizioni di Terra Santa, in collaborazione con l’Azione Cattolica Italiana ed Internazionale, è stata presentata stamani a Roma. C’era per noi Isabella Piro:

    Ventiquattro pannelli tematici di circa 2 metri e due colonne multimediali: sarà questo il fulcro della mostra “Abana. Padre Nostro” che darà il via all’iniziativa “Sguardi sui cristiani del Medio Oriente”. L’esposizione presenterà testi, video e reportage fotografici dalla regione mediorientale, catturati dall’obiettivo di Fabio Proverbio. Ma la mostra sarà accompagnata da tante altre iniziative, tutte ospitate dalla Sala Pio X: la proiezione del documentario “Benedetto XVI pellegrino in Terra Santa”, prodotto dal Centro Televisivo Vaticano, la presentazione di libri e saggi sul Medio Oriente, gli incontri ed i dibattiti con i Padri Sinodali. Tante, dunque, le proposte, unico l’obiettivo: far conoscere e far riflettere sulla realtà affascinante e complessa dei cristiani in Medio Oriente. Ma qual è questa realtà? Padre Giuseppe Ferrari, delegato per l’Italia della Custodia di Terra Santa:

    “La situazione è estremamente diversa e caratterizzata, Paese per Paese. Per quanto riguarda la Terra Santa, è una presenza, da una parte, incisiva, molto rilevante da un punto di vista di prestigio, di ‘qualità’. Dall’altra parte è una presenza che numericamente si va sempre più affievolendo; siamo all’un per cento scarso”.

    In programma, anche due omaggi a due figure significative: il 21 ottobre sarà ricordato mons. Luigi Padovese, vicario apostolico per l’Anatolia, ucciso il 3 giugno scorso, mentre il 22 ottobre si rivivrà l’operato di Padre Michele Piccirillo, l’archeologo per eccellenza della Terra Santa, scomparso due anni fa. Ma quali frutti si attendono da tutti questi eventi? Chiara Finocchietti, vicepresidente dell’Azione Cattolica Italiana per il Settore Giovani:

    “Il primo obiettivo va proprio nel solco di quello che è il motto del Sinodo, cioè ‘un cuor solo e un’anima sola’. Essere uniti in questo comune impegno per la Terra Santa. Un primo frutto è questo: di lavorare insieme fra associazioni, fra realtà, per la Terra Santa, negli intenti, nella solidità e nella forza di un impegno. Poi, essere un cuor solo e un’anima sola fra Chiese sorelle e nell’impegno e nell’amicizia fra laicato, clero e vescovi. Poi, l’ultimo, ovviamente, è proprio quello di una sensibilizzazione, cioè di far conoscere il più possibile che cosa significa essere cristiani in Medio Oriente, vivere questa esperienza di fede nella Terra dove tutto è nato”.

    L’impegno alla speranza è, dunque, fondamentale. Ed in questo, i mass media giocano un ruolo importante. Ancora padre Ferrari:

    “Se i mezzi di comunicazione ci aiutassero a incontrare questa realtà, che molto spesso è oggetto di giudizio, per imparare ad amarla e a rispettarla! Qui abbiamo delle comunità con una certa maturità che sanno benissimo come relazionarsi di fronte ai problemi della vita e hanno bisogno di sentire molta solidarietà da parte nostra, non il giudizio”.

    Infine, rispondendo ai giornalisti sui colloqui diretti avviati tra israeliani e palestinesi, padre Ferrari ha ribadito il suo auspicio di speranza, sempre e nonostante tutto, anche grazie ad una società ormai fortemente matura.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, sul successo del viaggio del Papa un fondo dell'arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, dal titolo "Un'agenda per la Chiesa del Regno Unito".

    Dall'Onu nuove promesse alle donne e ai bambini: in rilievo, nell'informazione internazionale, il vertice (conclusosi a New York) sugli obiettivi di sviluppo del millennio.

    Il cardinale Antonio Poma a un secolo dalla nascita e a venticinque anni dalla morte: in cultura, Eliana Versace, il segretario Claudio Righi (dal 1952 al 1985) e un estratto della prolusione (1939) tenuta dall'allora vescovo di Pavia per l'inizio dell'anno scolastico del seminario della città e dedicata al diffondersi del razzismo in Germania e in Italia.

    Don Giovanni a Venezia: Marcello Filotei sull'inaugurazione del 54 festival musicale della Biennale.

    Quando il sogno diventa la scena del crimine: Gaetano Vallini recensisce "Inception" del regista Christopher Nolan.

    In cerca della realtà vera tra cyberpunk e scatole cinesi: Emilio Ranzato sul cinema fantascientifico.

    Nell'informazione vaticana, Manuel Nin e il cardinale Walter Kasper ricordano monsignor Francesco Eleuterio Fortino, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, morto nella serata di ieri.

    Nicola Gori intervista l'arcivescovo di Sao Sebastiao do Rio de Janeiro, monsignor Orani Joao Tempesta.

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    Oggi in Primo Piano



    Piano Onu contro la povertà: insoddisfazione delle Ong

    ◊   A New York la chiusura del vertice Onu contro la povertà. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato con soddisfazione lo stanziamento record di 40 miliardi di dollari che saranno impiegati per prevenire la mortalità materna e infantile nel mondo. Il presidente Statunitense Obama, invece, ha comunicato la nuova linea della politica americana in tema di aiuti allo sviluppo al fine di raggiungere i cosiddetti Obiettivi del Millennio. Tuttavia resta l’insoddisfazione delle Organizzazioni non governative che chiedevano un maggior impegno sul fronte della lotta alla fame e alla povertà e misure più chiare a difesa della salute e della vita. Ma per un commento sul comunicato finale del summit Eugenio Bonanata ha intervistato Riccardo Moro, economista e direttore della Fondazione Cei “Giustizia e solidarietà”:

    R. – Onestamente, ascoltare gli interventi dei leader durante questi tre giorni, a volte, appariva un po’ stucchevole, perché si ascoltavano parole già sentite in tante, tante occasioni a fronte delle quali i cambiamenti spesso non sono così visibili e, soprattutto, a fronte delle quali gli impegni finanziari di aiuto rimanevano nella carta dei verbali, ma non diventavano realtà. L’annuncio di 40 miliardi è un annuncio positivo ma va composto con il fatto che è da diversi anni che dovremmo dare come aiuti almeno 150 miliardi e ne riusciamo a dare al massimo 120, per cui compensa a malapena il ritardo in cui siamo. Sicuramente non basta dare aiuti, sicuramente è necessario avviare processi e io non vorrei fare una lettura solo negativa perché da questo punto di vista devo dire che qualche miglioramento c’è stato. Come dire, depotenzierei la retorica e l’enfasi degli annunci finali, però mi pare interessante il fatto che tutti continuino a dire che l’appuntamento del 2015 va onorato. Questo potrebbe significare che negli ultimi 5 anni non fosse altro in ragione della grande enfasi mediatica che è stata data a questo appuntamento si possa vedere un impegno un po’ più concreto.

    D. - Il piano dell’Onu sarà destinato anche alla riduzione della mortalità materna e infantile ma perché secondo lei si è scelto il discorso della pianificazione delle nascite?

    R. – In qualche caso gli interventi d’aiuto sono fatti attraverso modelli di controllo delle nascite che io ritengo non rispettino la dignità della vita. E’ anche però opportuno non fare polemiche laddove non esiste ragione. Spesso c’è un’attenzione alla maternità e alla paternità responsabile che viceversa è dovuta. Si tratta di lavorare e di vigilare perché in concreto la destinazione di queste risorse vada verso interventi che rispettino appunto anche la sacralità della vita.

    D. – Il presidente Obama ha annunciato una nuova politica di aiuti da parte degli Stati Uniti che ha detto sarà più selettiva. Come valutare questo annuncio?

    R. – L’intervento di Obama è stato ancora una volta un intervento che ha forse monopolizzato la maggiore attenzione in assemblea. Obama fondamentalmente ha detto che è assolutamente necessario che siano i Paesi a diventare protagonisti del loro sviluppo, non può lo sviluppo essere indotto da fuori e che la leva economica è una leva importante per favorire uno sviluppo che non sia solo economico. In questo ha detto che gli Stati Uniti metteranno tutto il loro impegno perché il Doha Round dell’Organizzazione mondiale del commercio vada a compimento. Ricordo che il Doha round è quella serie di accordi che dal 2002 dovevano essere chiusi in un anno, un anno e mezzo, ma non sono ancora stati chiusi, e che dovrebbero regolare il commercio internazionale in modo da favorire l’afflusso di risorse nei Paesi del sud. E’ un impegno importante annunciato dal presidente Obama: mi pare che gli si possa dare fiducia.

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    Usa: disabile mentale condannata a morte in Virginia

    ◊   La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto l’appello di Teresa Lewis, la donna con disabilità mentale, condannata alla pena capitale in Virgina per aver partecipato all’omicidio del marito e del figliastro. La sentenza, se nulla dovesse cambiare, sarà eseguita in serata. Il caso era stato riportato alla ribalta nei giorni scorsi dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che l’aveva paragonato a quello di Sakineh, accusando gli Usa di seguire una politica “del doppio standard” nel campo dei diritti umani. Federico Piana ne ha parlato con Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio.

    R. – Abbiamo gli Stati Uniti che riducono in assoluto il numero delle esecuzioni capitali - c’è un percorso di riduzione che ormai va avanti da dieci anni – però poi c’è un meccanismo della macchina della morte, che non si ferma neanche davanti a verosimili prove di innocenza, perché sono processi costosi, perché alla fine tutto e molto dipende dalla difesa. In questo caso noi ci auguriamo ancora, all’ultimo minuto, di un cambiamento di decisione, altrimenti è un piccolo grande orrore che si aggiunge agli orrori.

    D. – Dobbiamo anche dire che questo caso si sta consumando tra l'indifferenza generale...

    R. – Noi abbiamo lavorato, ovviamente, nel nostro piccolo. Di sicuro, in questo momento, c’è un discreto lavoro di diplomazia, ma dipende dal governatore dello Stato e dipende dai singoli Stati. Non c’è un automatismo tra la pressione internazionale e la ricezione da parte dei singoli Stati americani e come in tutti casi non si accettano ingerenze in affari interni. Quindi, è un problema molto delicato. Il problema strutturale è che oggi gli Stati Uniti sono davanti ad una grande chance, la chance di unirsi al resto del mondo, fermando tutte le esecuzioni capitali e aderendo in qualche misura alla risoluzione che verrà ridiscussa e riapprovata nel tardo autunno-inizio inverno 2010. C’è da fare un lavoro Stato per Stato. Oggi c’è questa vita umana, simbolica, di una tragedia che non si riesce a fermare.

    D. – Non si riesce a capire come mai sia ancora possibile mettere a morte una disabile mentale...

    R. – La Corte Suprema ha rigettato come incostituzionale sia l’uccisione dei minori, al tempo del delitto del reato contestato, sia dei disabili mentali. Qui siamo di fronte al fatto che non ci sono prove certe della colpevolezza, ma ci sono prove certe di difficoltà mentali. Poi c’è la certezza del fatto che tutto questo non è stato tenuto in nessun conto durante il processo. Nella mia esperienza anche nel braccio della morte, come Comunità di Sant’Egidio, in varie parti degli Stati Uniti, ormai ho maturato la consapevolezza che circa il 15 per cento delle sentenze capitali colpisce una persona che non ha commesso un reato o che non era il più colpevole del gruppo quando il reato è stato commesso, e questo vuol dire uno su sette. Il nodo sta molto nella difesa, molto nei soldi: quindi fermare la pena capitale riavvicinerebbe gli Stati Uniti al resto del mondo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Convegno a Roma sull'agenda bioetica del governo italiano

    ◊   “Primum vivere. L’agenda bioetica del governo”: è il titolo del convegno che si è tenuto martedì scorso a Roma e al quale sono intervenuti diversi esponenti della maggioranza e dell’opposizione. A fare il punto sugli orientamenti dell’esecutivo in questa materia, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. L’associazione “Scienza e Vita” vede positivamente l’agenda bioetica del governo italiano nella misura in cui pone al centro la difesa della vita di ogni persona e della sua dignità intrinseca dal concepimento alla morte naturale. Il servizio di Debora Donnini:

    La centralità della persona e la difesa della vita sono l’asse di orientamento del governo, afferma l’agenda di bioetica che affronta diversi nodi dalla pillola abortiva RU486 alla legge in discussione sul fine-vita. Sacconi mette in luce i rischi di privatizzazione dell’aborto derivanti dall’introduzione della pillola abortiva RU486. Bisogna tenere alta la guardia, sottolinea. Proposto, inoltre, un piano federale per la vita con una collaborazione fra Ministero e Regioni per applicare di più la parte preventiva della legge 194. Sul fine-vita, si sottolinea l’impegno del governo per arrivare ad una legge nazionale. Sentiamo lo stesso ministro Maurizio Sacconi:

    “Io credo che sia urgente una legge che, soprattutto, contenga la chiusura della falla eutanasia che si è aperta con il provvedimento del 'caso Englaro'. E’ urgente approvare un provvedimento che contenga la difesa della vita, anche quando la persona si trova in uno stato vegetativo persistente o in uno stato di minima coscienza, garantendo alimentazione ed idratazione, che non rappresentato delle terapie”.

    Altro tema di attualità quello della ricerca e della sperimentazione. Ancora Sacconi:

    “Vogliamo valorizzare una sorta di via italiana che consista nella ricerca proprio sulle staminali adulte; vogliamo confermare la tradizione italiana, secondo la quale si dà una dimensione solidale alla raccolta degli organi e del sangue, rimuovendo pertanto ogni deriva commerciale e ogni deriva eugenetica”.

    Per una valutazione di questa agenda bioetica del governo abbiamo chiesto un commento a Lucio Romano, presidente dell’Associazione “Scienza e Vita”:

    “La nostra posizione è quella di una accettazione favorevole della centralità della persona e della sua dignità. Questi valori sono ripetutamente richiamati nell’ambito dell’agenda bioetica presentata. Certamente questi valori devono essere attentamente coniugati con norme legislative in corso di elaborazione e con leggi già esistenti, che in alcune non hanno assolutamente rispetto della vita stessa - quale la 194, per esempio - e l’altra per quanto riguarda la legge sul fine-vita. Sono certamente, dunque, una strada di rispetto della dignità della persona, anche quando questa persona non è in grado più di poter esprimere una sua volontà e nel pieno rispetto di una relazione di cura in cui i medici e i familiari e la società si facciano carico, appunto, non solo della vita della persona, ma anche della sua dignità, senza alcun scivolamento in ambito cosiddetto eutanasico o di accanimento”.

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    Chiesa e Società



    Dichiarazioni dei vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia sul successo della visita del Pontefice

    ◊   Non accenna ad assopirsi il clima di entusiasmo che ha animato le Chiese del Regno Unito in occasione della visita di Benedetto XVI. In due distinti messaggi, gli episcopati di Inghilterra e Galles e quello scozzese hanno espresso gratitudine alla nazione, al governo e alla regina per l’accoglienza riservata al Pontefice. Nella dichiarazione dei vescovi inglesi e gallesi si esprime particolare gratitudine a quanti hanno collaborato ad organizzare la visita, mentre i presuli scozzesi ringraziano anche i giornali per l’impegno profuso nel coprire la visita apostolica e nel riferire le parole del Papa. “Il successo della visita è un successo di cui tutta la Scozia deve essere orgogliosa” si legge nella lettera che non manca di rivolgersi ai membri delle altre Chiese e denominazioni “che si sono unite a noi per accogliere il Santo Padre”. Unanime infine la riconoscenza nei confronti del Santo Padre che “ha dato nuova speranza alla comunità cattolica di questa terra”. “C'è molto da guadagnare – si legge nel testo dei presuli inglesi – riflettendo ulteriormente su tale visita non solo per i cattolici ma per la nostra società nel suo insieme”. (M.G.)

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    Zagabria: Plenaria delle Conferenze episcopali europee su demografia e famiglia

    ◊   “Demografia e famiglia in Europa” è il tema dell’assemblea plenaria del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) che si svolgerà dal 30 settembre al 3 ottobre a Zagabria, su invito del cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, e di mons. Marin Srakic, presidente della Conferenza episcopale croata. Per definire “il ruolo dell’istituzione familiare nella società europea in riferimento anche all’andamento demografico, alle politiche in sostegno alle famiglie adottate dai singoli Stati, ed alla pastorale svolta dalla Chiesa”, il Ccee ha promosso un’inchiesta tra le Conferenze episcopali. Obiettivo dell’indagine, - riferisce l'agenzia Sir - una raccolta dati sull’evoluzione demografica e la sua incidenza sulle famiglie, sul lavoro e sull’assistenza sociale; sul rapporto fra immigrazione e crescita locale; sui programmi d’adozione e i piani di sostegno alle famiglie numerose; e sulla “definizione dell’istituzione familiare all’interno delle diverse costituzioni”. Partendo dai dati emersi i presuli potranno confrontarsi sulle misure in atto e su quelle da adottare da parte della Chiesa, sulle prospettive per i prossimi anni e sulle loro conseguenze economiche, sociali e culturali. A presentare l’inchiesta Lola Velarde, presidente Rete europea dell’istituto per le politiche familiari; mons. Carlos Simón Vázquez, sottosegretario Pontificio Consiglio per la Famiglia, e Virgilijus Rudzinskas, medico lituano. Nel corso dei lavori verranno inoltre illustrate le attività delle varie Commissioni Ccee - Ceem (media); “Caritas in veritate” (migrazioni, custodia del creato, giustizia e pace); “Catechesi, scuola e università” - e del Servizio europeo per le vocazioni (Evs). Per quanto riguarda l’ecumenismo, oltre al dialogo con la Conferenza delle Chiese europee, sarà presentato il programma del 2° Forum cattolico-ortodosso “La relazione Chiesa e Stato” (Rodi, 18-22 ottobre). Parte dei lavori sarà dedicata al dialogo con le istituzioni europee (Ue e Consiglio d’Europa) attraverso il contributo di mons. André Dupuy, nunzio apostolico presso l’Ue; mons. Aldo Giordano, osservatore permanente presso il CdE, e padre Piotr Mazurkiewicz, segretario generale Comece. I presidenti delle Conferenze episcopali saranno aggiornati su temi di attualità come la questione dei rom in Europa e la Gmg (16-21 agosto 2011), e sarà loro illustrata l’attività dell’Osservatorio sui casi di discriminazione ed intolleranza verso i cristiani in Europa. Essi quindi procederanno all’approvazione del programma di attività del Ccee per il prossimo anno. Il 1° ottobre saranno ricevuti da Ivo Josipović, presidente della Repubblica di Croazia. Interverranno alla plenaria anche il cardinale Marc Ouellet, prefetto Congregazione per i Vescovi; mons. Mario Roberto Cassari, nunzio apostolico in Croazia, e delegati del Secam e del Celam. (R.P.)

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    Haiti: la Fao annuncia risultati migliori del previsto per il settore alimentare

    ◊   Nonostante la produzione di viveri “rimanga considerevolmente inferiore ai livelli precedenti al sisma del gennaio 2010”, ad Haiti si registra una lenta ripresa del settore alimentare. Lo constata un rapporto, di cui dà notizia l'agenzia Sir, della missione congiunta Fao/Pam. Secondo il documento, la raccolta di fagioli è scesa del 17% rispetto al 2009, il mais dell’8% e il sorgo del 4%. I due organismi delle Nazioni Unite stimano che i bisogni totali di viveri per il periodo giugno/luglio 2010/2011 sarebbero di 711.000 tonnellate di cereali, di cui 525.000 importati. “Bisogna quindi colmare la mancanza di 186.000 tonnellate”, rileva il rapporto. Tuttavia, “il livello di produzione di viveri sarebbe potuto essere più basso – sottolinea Mario Zappacosta, economista della Fao -. Ma la fornitura in tempo reale di aiuti alimentari e attrezzi agricoli, come pure le condizioni meteo favorevoli, hanno permesso di iniziare a rimettere in piedi l’agricoltura”. Myrta Kaulard, direttrice del Pam ad Haiti, sottolinea che “è molto incoraggiante constatare che, nonostante le difficoltà, il settore alimentare ha ottenuto buoni risultati. Resta ancora molto da fare per migliorare la sicurezza alimentare ad Haiti. Questi buoni risultati confermano che siamo sulla buona strada per dare agli haitiani un migliore accesso ad alimenti nutritivi e accessibili”. (M.G.)

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    Il Congresso mondiale dell’acqua lancia la sfida dell’accesso alle risorse idriche africane

    ◊   “In Africa solo il 5% delle risorse idriche vengono sfruttate. Eppure appena il 60% della popolazione ha accesso all'acqua potabile e tra il 24 e il 44% usufruisce di installazioni igienico-sanitarie adeguate”. A fare il punto sulla paradossale situazione africana è Sylvain Usher, segretario generale dell’Associazione africana dell’acqua (Afwa/Aae), sentito dalla Misna a Montreal dove partecipa al Congresso mondiale dell'acqua, un evento biennale organizzato dall'International water association (Iwa). In Canada, l'Afwa ha tenuto un forum regionale sull'Africa per tracciare un quadro della situazione acqua e igienizzazione mentre a New York l'Onu sta valutando lo stato di avanzamento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Fra le principali problematiche, il segretario dell’Afwa annovera “la pressione demografica sempre maggiore nei centri urbani africani che le autorità dovranno affrontare per garantire l'erogazione del servizio a un maggior numero di cittadini”. Già oggi – avverte Usher -, capitali come Accra e Abidjan sono invase dalle acque nere, con gravi conseguenze per l'igiene e la salute umana. "Purtroppo manca la consapevolezza del problema, manca la volontà politica di passare dalle parole ai fatti" deplora il responsabile dell’Associazione con sede ad Abidjan, nata nel 2003 come centro studi sugli aspetti legali, economici e tecnologici della produzione e della distribuzione dell’ “oro blu”. L'esperto ivoriano sottolinea, dunque, l'urgenza di “accelerare il processo decisionale e interventi tecnici sul terreno se si vuole raggiungere l'obiettivo ancor lontano dell'accesso all'acqua potabile per tutti”. In primo luogo, secondo Usher, volontà politica significa “raggiungere un accordo tra Paesi africani per una ripartizione più equa delle risorse idriche” ad esempio tra nazioni rivierasche del Nilo, in Africa orientale, e nella regione del bacino del Congo che sono in assoluto le due zone più ricche d’acqua. Il passo successivo sarebbe quello di aumentare le quote di bilancio destinate al miglioramento dei servizi. Giungere ad un accesso più equo e diffuso all'acqua potabile e a servizi igienico-sanitari essenziali significherebbe per l'Africa “buone carte per vincere le battaglie sanitarie, come la lotta al colera, ma anche quella della sicurezza alimentare visto l'elevato fabbisogno di acqua nell'agricoltura” conclude l'esperto ivoriano ricordando che l’acqua è innanzitutto “un diritto umano fondamentale” riconosciuto tale dalle Nazioni Unite. (M.G.)

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    Terra Santa: comunità cristiane riunite per la preghiera straordinaria di riconciliazione

    ◊   Le comunità cristiane di Gerusalemme, ortodosse, riformate e cattoliche, riunite in preghiera per chiedere la pace a Gerusalemme e in Terra Santa, l’unità delle Chiese, il dialogo interreligioso e l’unificazione della data di Pasqua per i cristiani. È quanto prevede la IV preghiera straordinaria di tutte le Chiese per la riconciliazione, l'unità e la pace in Terra Santa, che si terrà sabato 25 settembre a Gerusalemme, nella cattedrale ortodossa apostolica armena di San Giacomo. Alla veglia, che sarà presieduta dall’arcivescovo Nourhan Manoogian, sono invitate tutte le comunità cristiane di Gerusalemme che esortano i cristiani del mondo ad unirsi in preghiera nelle loro chiese. L’iniziativa, riferisce l'agenzia Sir, risale al 19 novembre 2005 ed è il frutto di una veglia di preghiera tenutasi al Santo Sepolcro a Gerusalemme. Preghiera che continua ancora oggi ogni sabato alle ore 19 in Terra Santa. L’iniziativa ha il sostegno anche dell’Oeuvre d’Orient, Cnewa (Catholic near east welfare association) e Pro Oriente. Le tre precedenti edizioni si sono svolte nella Chiesa siro ortodossa (30 maggio 2009), nella Chiesa evangelica luterana (20 febbraio 2010) e in quella greco melchita cattolica (10 aprile 2010). La messa in onda tv sarà trasmessa su Telepace, Telelumiere, Sat 7 , Tv Noe e Salt and Light. (M.G.)

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    Perù: la voce dei vescovi alla vigilia delle elezioni del 3 ottobre

    ◊   In un finale di campagna elettorale molto animato, in vista delle elezioni municipali e regionali del 3 ottobre, che chiameranno alle urne quasi 19 milioni di peruviani, la Conferenza episcopale del Perù ha fatto sentire la sua voce per esortare la partecipazione al voto “come gesto di responsabilità e partecipazione cittadina” e per ricordare ad ogni elettore che “sono in gioco il bene e la giustizia”. Citando riflessioni della 'Caritas in veritate' i presuli rilevano “che la giustizia è la prima via della carità” e che “il bene comune non si cerca per se stessi bensì per le persone che formano la comunità”. D’altra parte l’episcopato invita i peruviani, in particolare gli elettori, a riflettere sulla dottrina sociale della Chiesa che “insegna a discernere ciò che è più giusto e adeguato per raggiungere il bene comune così come a tenere in alta considerazione il primato della dignità della persona umana”. Per l’episcopato il momento che vive il Perù esige a prendere coscienza “che la democrazia non si limita solo all’esercizio del voto poiché è necessario che permetta la partecipazione attiva e responsabile di tutti i cittadini attraverso la collaborazione”, ma anche tramite il controllo “e la vigilanza attiva della gestione delle autorità scelte. Ed è proprio questo il motivo - rilevano i vescovi - per il quale occorre conoscere il candidato così come valutare il suo impegno per i valori democratici”. Nel ricordare quanto sia necessario e responsabile valutare programmi e contenuti, l’episcopato chiama anche a tener in considerazione la visione etica e morale dei candidati”, in particolare di fronte “ai valori fondamentali della difesa della vita umana, della famiglia, del matrimonio, della dignità della donna e dei diritti umani”, poiché il futuro del Perù “esige da tutti i peruviani, ma in particolare dalle autorità, rettitudine etica nell’adempimento delle proprie responsabilità”. Infine, ricordando il ruolo fondamentale e delicato dei mezzi di comunicazione sociale, chiamati più che mai ad essere onesti e trasparenti nell’ informare e raccontare la verità, e a dare un contributo civico nella formazione democratica”, i vescovi peruviani esortano tutti a dare vita “ad un processo elettorale caratterizzato dalla responsabilità, dall’unità, e dalla ricerca della pace e della giustizia”. (A cura di Luis Badilla)

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    Brasile: il sostegno dei vescovi alla campagna contro la corruzione elettorale

    ◊   I vescovi del Brasile hanno aderito al manifesto in favore dell'applicazione immediata della cosiddetta legge “ficha limpa” (scheda pulita), promosso e sottoscritto da 46 enti che compongono il comitato nazionale del movimento contro la corruzione elettorale (Mcce). In rappresentanza della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb), mons. Luiz Soares Vieira, vice presidente della Cnbb e arcivescovo di Manaus, ha detto che si tratta di “un atto doveroso” per la società brasiliana che sta “camminando verso un più luminoso futuro di giustizia, di legalità e di pace”. La sottoscrizione del manifesto è avvenuta proprio alla vigilia del pronunciamento del supremo tribunale federale sulla validità costituzionale o meno della proposta complementare di legge, la 135, contro i brogli elettorali e la corruzione. “La Cnbb — ha ricordato il presule citato dall'Ossevatore Romano — si è impegnata con grande forza in questo cammino di responsabilizzazione, ottenendo ben quattro milioni di firme attraverso Internet. Un lavoro intenso, capillare premiato con una corale presa di coscienza democratica. Adesso spetta al nostro massimo organo giuridico di dare la risposta che la società chiede e vuole che sia, cioè l'attuazione immediata della legge sulla scheda pulita”. Il presule ha concluso il suo intervento dicendosi sicuro che “tutti insieme usciremo vincitori in questa lotta in favore della giustizia e dell'equità, un servizio reso alla società, alla cultura e alla storia del generoso popolo brasiliano”. Durante la presentazione e il lancio del manifesto, il presidente nazionale dell'Ordine degli avvocati del Brasile, Ophir Cavalcante, ha evidenziato che è necessario stroncare questa catena di corruzione con l'applicazione immediata della legge “ficha limpa”. Cavalcante si è detto anche sicuro che “il Supremo tribunale federale, che sta decidendo sulla costituzionalità della legge e sulla sua validità per le prossime elezioni farà un grande passo per rendere questo Paese sempre più repubblicano”. Cavalcante ha poi spiegato che la legge non persegue una punizione per i candidati, ma intende valutarne preventivamente le condizioni di eleggibilità. “Lo scopo primario di questa normativa è infatti purificare la politica nel Paese”, aggiunge il presidente dell’Ordine affermando che la legge “ficha limpa” è una conquista della democrazia in Brasile ed è sicuramente integrata nelle nostre istituzioni politiche. Dopo il lancio del manifesto, il vicepresidente della Cnbb e i rappresentanti del comitato nazionale del movimento contro la corruzione elettorale si sono recati presso la sede del Supremo tribunale federale per consegnare una copia del documento. (M.G.)

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    I vescovi del Brasile condannano la violenza contro i Guarani-Kaiowá

    ◊   I vescovi del Brasile hanno chiesto ieri, un intervento urgente del governo per fermare gli "attacchi armati" che stanno subendo due comunità di indios Guarani nel sud-ovest del Paese: le popolazioni di Guarani-Kaiowá, nel Mato Grosso del Sud. Nel comunicato, inviato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale del Brasile, si legge che gli indiani delle comunità Y’poí, nel comune di Paranhos, e Ita’y Ka’aguyrusu, a Douradina, sono attaccate con armi da fuoco e sono oggetto di una "intimidazione brutale": sono private della libertà di circolazione, dell’accesso all'acqua, al cibo, ai servizi sanitari e alle scuole. La Conferenza dei vescovi del Brasile non ha individuato i presunti aggressori, ma l'organizzazione del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi), organismo legato alla Chiesa cattolica, ha riferito che entrambe le comunità sono assediate dal mese di agosto da circa 80 uomini armati, assunti da proprietari terrieri, che due giorni fa sono entrati nei campi dove sono stabiliti i Guarani e hanno fatto esplodere dei fuochi d’artificio per spaventare i bambini e le donne, e hanno anche sparato diversi colpi in aria come minaccia per tutti. I vescovi hanno "ripudiato" le minacce e messo in evidenza la "situazione drammatica" dei Guarani nella regione, lanciando un appello "veemente" al Governo per trovare una soluzione "rapida, urgente ed efficace". (R.P.)

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    Bolivia: monito dei vescovi sull'aumento dei linciaggi e della violenza nel Paese

    ◊   Con una dichiarazione della Segretaria generale dell’episcopato boliviano, i vescovi del Paese, esprimono grave preoccupazione a proposito delle “notizie su frequenti casi di linciaggio in diversi luoghi” della Bolivia, fenomeno che dimostra “disprezzo per la sacralità della vita, dono di Dio, e che rappresenta anche una chiara espressione dell’offesa alla vita umana” e dunque un vero attentato “alle basi fondamentali della società”. “Da un po’ di tempo - spiegano i presuli - si registrano questo tipo di crimini, ma negli ultimi anni sono aumentati di numero e hanno acquisito delle caratteristiche di violenza brutale e inumana”, spesso “giustificati con argomenti insostenibili che, in certi casi, sono al limite dell’apologia di reato”. “Ciò che però causa maggiore inquietudine - osservano i vescovi boliviani - è che le autorità responsabili dell’ordine e della difesa dei diritti dei cittadini non riescono a prevenire ne’ a punire adeguatamente i responsabili di simili fatti”. Con uno sguardo più approfondito, al di là del triste fenomeno dei linciaggi, i presuli ricordano “che la violenza e la morte non sono la soluzione ai problemi dell’uomo” e poi rilevano: “Si potrebbero identificare diverse cause di ordine sociale, culturale ed economico, ma la radice di questo male è da trovare nel fatto che abbiamo esiliato Dio dalla nostra vita personale e dalla nostra società e ciò porta alla mancanza di un riferimento morale nell’agire e al disprezzo della vita nei nostri cuori di persone”. I vescovi della Bolivia però affrontano anche una aspetto di questa vera tragedia sociale, e cioè, la cosiddetta “giustizia comunitaria” le cui conseguenze si “aggravano a causa delle ambiguità contenute nella legislazione attuale che non regolamenta la portata e i responsabili” di questa singolare forma di giustizia e dunque facilita il fatto che responsabili di questi crimini possano trovare delle protezioni in questa situazione poco chiara. “Una vera democrazia – proseguono i vescovi - non si edifica sulla morte. Nella riabilitazione occorre trovare le giuste alternative per le persone colpevoli di reati gravi e mai, per nessuno motivo, questi individui possono essere semplicemente eliminati poiché ciò non è etico, non è umano e non è cristiano”. La dichiarazione episcopale, “in nome di Dio condanna con forza questi fatti” e ribadisce che “solo Dio è il Signore della vita e della morte”, e al tempo stesso lancia a tutti i boliviani un appello “per sradicare per sempre le pratiche inumane” riscoprendo al posto della cultura della morte e dell’odio “i valori umani che nascono dalla fede nel Dio della vita e dell’amore”. Infine, i presuli chiedono alle autorità della Bolivia un “maggiore sforzo per prendere misure urgenti” che servano a “sradicare questo flagello, a far chiarezza tempestiva e a punire i colpevoli”. (L.B.)

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    India: leader separatista musulmano garantisce la sicurezza delle minoranze nel Kashmir

    ◊   A pochi giorni dalle violenze anticristiane avvenute nello stato indiano del Kashmir, il leader del movimento musulmano separatista, Syed Ali Shah Geelani, ha garantito che tutte le minoranze sono al sicuro. Geelani – riferisce il sito locale “Kashmir Observer”, citato dal Sir - ha incontrato ieri una delegazione di parlamentari indiani giunta a Srinagar per verificare la situazione nello Stato del Jammu e Kashmir, a maggioranza musulmana. I deputati intendevano incontrare alcuni feriti negli scontri con la polizia ricoverati nell’ospedale ma sono stati scortati fuori dalla polizia in seguito alla contestazione dei parenti. Geelani ha ricordato che “i non musulmani che vivono nella valle erano fratelli della comunità di maggioranza, ed era un dovere religioso, per i musulmani, salvaguardare la loro vita, le loro proprietà e l'onore”. Dal mese di giugno, dopo il coprifuoco imposto da Delhi e lo sciopero proclamato dalle organizzazioni musulmane, sono morte oltre 80 persone, tutti giovani manifestanti che partecipavano alle sassaiole contro l’esercito indiano, che da anni ha militarizzato la zona. Nelle ultime settimane le proteste sono state aggravate dalle notizie del rogo del Corano, da parte di un pastore protestane negli Usa, con assalti ad alcune scuole cristiane. (M.G.)

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    Nigeria: il colera continua a diffondersi nella zona settentrionale del Paese

    ◊   Diagnosi precarie e scarsa sorveglianza del colera in Nigeria stanno ostacolando gli sforzi del governo per frenare la diffusione della malattia nel Paese che è particolarmente grave a nord dove, nel mese di settembre sono morte 781 persone e sono stati registrati 13 mila casi. Secondo fonti del ministero della sanità locale, lo Stato di Katsina, nella Nigeria settentrionale, ha registrato il numero più alto di casi: 3.310 contagi e 175 decessi. Il Paese - riporta l'agenzia Fides - utilizza un sistema di controllo definito Integrated Disease Surveillance and Response, che risale ad un decennio fa, per la lotta contro le malattie trasmissibili come febbre gialla, meningite e colera, tramite uno staff sanitario addestrato per l'individuazione di queste patologie. Purtroppo però, la formazione è stata molto lenta e la maggior parte dei centri sanitari non dispongono ancora della strumentazione necessaria per fornire una diagnosi accurata del colera. Nonostante l'alto tasso di incidenza di questa infezione, molti operatori sanitari non la riconoscono subito quando ricevono pazienti affetti da diarrea e disidratazione. Sebbene la Nigeria sia un Paese dove la malattia si propaga regolarmente, solo poche cliniche private e sei ospedali a nord, Zaria, Jos, Kano, Maiduguri, Sokoto, e Ilorin, hanno a disposizione i microscopi in grado di diagnosticarla. Il sistema sanitario va rinforzato con una manodopera più qualificata, una strumentazione idonea, farmaci e materiali di consumo. Vanno migliorati anche i sistemi di sorveglianza, la comunicazione e il trasporto oltre alla messa in opera di meccanismi per un intervento rapido e messaggi per prevenire la diffusione del colera attraverso l'educazione sanitaria. (R.P.)

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    Usa: “no” dei vescovi al finanziamento pubblico alla contraccezione

    ◊   La conferenza episcopale degli Stati Uniti ribadisce la sua contrarietà al finanziamento pubblico della “contraccezione e dei sistemi di sterilizzazione, includendoli nei piani sanitari come servizi di prevenzione per la salute delle donne”. In un messaggio ripreso dall’Osservatore Romano, a firma dei consiglieri Anthony R. Picarello e Michael F. Moses, si sottolinea che i metodi contraccettivi e i sistemi di sterilizzazione “pongono significativi rischi per la salute e la vita delle donne e i piani federali che ne prevedono l'utilizzo creerebbero anche una minaccia senza precedenti al diritto di coscienza”. Il Department of Health and Human Services del Governo degli Stati Uniti sta lavorando, infatti, alla stesura di un programma per l'erogazione di servizi sanitari cosiddetti di “prevenzione”, nell'ambito del Patient Protection and Affordable Care Act, il piano di riforma sanitaria approvato in via definitiva il 21 marzo 2010 dalla Camera dei Rappresentanti e firmato successivamente dal presidente Barack Obama. La riforma sanitaria prevede per i cittadini una riduzione dei premi da pagare alle assicurazioni private che costituiscono ancora la maggiore componente del sistema sanitario del Paese. I servizi coperti dalle assicurazioni private includono le visite mediche specialistiche, l'assistenza extraospedaliera e l'acquisto di farmaci con prescrizione. Oltre a questo, la riforma prevede l'estensione del programma federale gratuito Medicaid — a partire dal 2014 — a tutti gli individui il cui reddito familiare ammonti a meno del 133% della soglia di povertà stabilita a livello federale. Dall'episcopato si esprime, dunque, preoccupazione per il rischio che i metodi contraccettivi e i sistemi di sterilizzazione possano diventare pratiche comuni nell'ambito dell'applicazione della riforma sanitaria. Nel mese scorso negli Stati Uniti, peraltro, è stata autorizzata la commercializzazione della cosiddetta pillola dal nome “Ella” (Ulipristal), definita come “metodo contraccettivo di emergenza”, un farmaco che può bloccare l'ovulazione, ma anche agire sull'embrione impedendone l'annidamento nell'utero. Nella lettera dell'episcopato si argomenta che la pratica contraccettiva non può essere considerata come “preventiva” nel campo dell'aborto, perché “l'aborto di per sé non è una condizione di patologia, ma una distinta procedura messa in atto sulla base di un accordo tra la donna e l'operatore sanitario”. I consiglieri Picarello e Moses osservano, dunque, che l’utilizzo della pillola “Ulipristal” può causare aborti prematuri e che prevedere la copertura economica di questo, o altri metodi contraccettivi, in base a un presunto servizio di prevenzione, “sarebbe in diretto contrasto con quanto stabilito nei statuti del Patient Protection and Affordable Care Act in relazione al divieto di autorizzare qualsiasi servizio volto a favorire l'interruzione di gravidanza”. Dall'episcopato si pone anche l'accento sui danni alla salute derivanti dall'utilizzo dei contraccettivi: “Le donne — è scritto — che usano contraccettivi orali rischiano maggiormente rispetto alle altre per gli effetti negativi di tali farmaci, come infarto o trombosi, in particolare coloro che fumano”. Infine, si ricorda la necessità di garantire l'applicazione del diritto all'obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, come stabilito da un emendamento alla legge del 1973 che introdusse a livello nazionale l'aborto legalizzato. Le nuove regole, è spiegato, “costituirebbero una minaccia per gli operatori religiosi e laici che hanno obiezioni di fede o morali nell'applicazione delle procedure sanitarie”. (M.G.)

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    Il cardinale Cordes alle celebrazioni per i 100 anni delle Catholic Charities

    ◊   “Il radicamento nella fede dell’impegno caritativo della Chiesa e la necessità di promuovere l’identità propria delle organizzazioni ecclesiali, come sottolinea la prima Enciclica di Papa Benedetto XVI, Deus caritas est”. Sono le tematiche al centro dell’intervento ufficiale, di cui riferisce il Zenit, che il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, terrà all’incontro in programma a Washington D.C. dal 25 al 29 settembre in occasione del centesimo anniversario della fondazione di “Catholic Charities Usa”. In una lettera inviata al cardinale Cordes attraverso il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, Papa Benedetto XVI “auspica che il presente anniversario sia occasione propizia per ringraziare Dio Onnipotente di aver potuto raccogliere, quale messe abbondante, generosità, solidarietà e buone opere”. Allo stesso modo, il Papa incoraggia il personale caritativo a “vivere il proprio lavoro quale testimonianza tangibile della fede in Cristo”. Catholic Charities Usa, con oltre 1.700 agenzie e istituzioni che operano a livello diocesano, offre ogni anno “un sostegno vitale” ad oltre 9 milioni di persone, “appartenenti a qualunque contesto religioso, sociale ed economico”, ricorda la Santa Sede. Il calendario della visita prevede la partecipazione del cardinale Cordes a incontri e conferenze sui temi della carità, della dottrina sociale e del sacerdozio nelle arcidiocesi di New York e di Newark, e nelle diocesi della Provincia ecclesiastica del Connecticut. (M.G.)

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    Vietnam: l’arcivescovo di Hanoi alla festa dell’Autunno coi bambini poveri dell’etnia Hmong

    ◊   Il nuovo arcivescovo di Hanoi, mons. Peter Nguyen Van Nhon, ha visitato una parrocchia dell’etnia Hmong, portando doni per migliaia di bambini poveri, in occasione della Festa dell’Autunno. Questa festa si celebra al 15° giorno dell’8° mese dell’anno lunare, con la luna piena. Quest’anno è caduta il 22 settembre. Il giorno prima - riferisce l'agenzia AsiaNews - l’arcivescovo di Hanoi e 40 membri della Caritas diocesana hanno visitato la parrocchia di Muong Riec, nella provincia di Hoa Binh. Muong Riec dista 120 km da Hanoi; la comunità parrocchiale è composta integralmente da migliaia di persone dell’etnia Hmong, i cui antenati sono stati evangelizzati dai missionari stranieri nel XVI secolo. I Hmong, un’etnia spesso perseguitata, hanno una specifica cultura e vivono in profonda povertà. Per questo il padre Nguyen van Han, che serve la parrocchia, ha organizzato la festa dell’Autunno per i bambini più poveri. Centinaia di piccoli hanno partecipato alla messa celebrata da mons. Van Nhon. “Questa sera – ha detto il vescovo – voi salutate la luna, che è la luna più bella perché è la luna della Festa dell’Autunno. Dio ha preparato questa luna così perfetta per i bambini perché Egli vi ama e prepara il paradiso per i suoi figli. Anche voi siete amati, difesi e protetti da Lui. Dio non discrimina fra poveri e ricchi, deboli o potenti. Egli ha creato la luna perché splenda su tutto il mondo”. Dopo la messa, i sacerdoti e i membri della Caritas hanno distribuito regali per tutti i bambini del villaggio. Secondo statistiche del governo, in Vietnam ci sono almeno 2,5 milioni di bambini (sotto i 16 anni) che vivono in condizioni difficili. Vi sono un milione di poveri; 126 mila orfani; 1,2 milioni di piccoli disabili; 20 mila ragazzi di strada; 56 mila bambini costretti a lavorare; migliaia di piccoli abusati sessualmente e decine di migliaia implicati in casi di droga. Ogni anno a causa della morte dei genitori per Aids, vi sono 70 mila piccoli che divengono orfani. La Chiesa cattolica chiede da tempo al governo di poter impegnarsi con piena libertà in attività sociali, sanitarie ed educative. (R.P.)

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    Singapore: la comunità cattolica ha accolto le reliquie di San Pio da Pietrelcina

    ◊   Centinaia di persone hanno presenziato, nella notte tra martedì e mercoledì, all’esposizione delle reliquie di S. Pio da Pietrelcina nella chiesa del Santo Spirito di Singapore. I fedeli si sono recati in chiesa per omaggiare il Santo e per chiedere la guarigione dei propri cari malati. Due le reliquie del corpo del popolare 'Padre Pio' portate nella “città stato” asiatica: il sangue essiccato di una delle mani sulle quali il santo aveva ricevuto le stimmate e un guanto macchiato di sangue. Le reliquie sono state portate a Singapore da padre Ermelindo Di Capua, sacerdote italiano del convento di Nostra Signora della Grazia di San Giovanni Rotondo. Il religioso ha assistito San Pio negli ultimi tre anni di vita e da tempo gira il mondo per promuovere la spiritualità, la vita e gli insegnamenti del frate di Pietrelcina. Padre Pio è un santo molto popolare nella città Stato asiatica. Ogni mese la comunità cattolica organizza raduni di preghiera nelle parrocchie di Nostra Signora di Lourdes, Spirito Santo e Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Teresa Lee dalla parrocchia di Nostra Signora Stella del Mare ha portato il marito, Pietro, in sedia a rotelle. “Era molto malato – racconta la donna ad AsiaNews - e qualcuno gli ha detto di pregare Padre Pio". "Dopo aver pregato il Santo ha avuto un veloce recupero”. La donna dice di aver assistito a una specie di miracolo. “Ha avuto un ictus cerebrale – continua - ma ora può camminare per brevi distanze”. Margaret Lourdusany, 56 anni, è da tre anni devota di San Pio. “Di lui – afferma - mi attrae l’umiltà con cui ha vissuto la sua vita”. “Toccare la reliquia – aggiunge - è come toccare il Santo che prega Gesù per noi e ci fa sentire più vicini a Cristo”. L’esposizione delle reliquie terminerà oggi con uno speciale triduo dal titolo: “Verso la Santità con S. Pio”. (M.G.)

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    Si conclude domenica a Roma l'Anno Vincenziano

    ◊   A chiusura dell’Anno Vincenziano (27 settembre 2009-27 settembre 2010), che ricorda il 350° anniversario della morte di san Vincenzo de Paoli e santa Luisa de Marillac, la Famiglia Vincenziana promuove un fitto programma di tre giorni che si concluderà domenica con l’irradiamento dei santi fondatori. Gli appuntamenti - riferisce l'agenzia Sir - si apriranno domani con la Messa presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione per le Cause dei Santi, nella sala dell’Augustinianum a Roma. A seguire, tre relatori e la messa in onda di un video sulla carità vincenziana. Ai lavori sul tema “Carità e missione”, spiegano gli organizzatori, interverranno “personalità di spicco che intendono far conoscere ai presenti lo straordinario carisma dei fondatori”. Numerose le opere di bene che hanno lasciato i fondatori e che ogni giorno in Italia e nel mondo continuano a vivere nel loro ricordo grazie all’impegno di suore, laici, sacerdoti. Hanno già dato la propria conferma di partecipazione al calendario indicato oltre 500 persone da tutta Italia e dall'estero. La nostra vocazione, spiega padre Luigi Mezzadri della Pontificia università gregoriana, è di andare “non in una parrocchia soltanto e neppure soltanto in una diocesi, ma per tutta la terra” ad “infiammare il cuore degli uomini”. (R.P.)

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    Padre Bentoglio: “Le migrazioni sono un’opportunità di diffusione della Parola”

    ◊   Una pastorale missionaria, che “vada al di là dell’ordinaria amministrazione, nella convinzione che le migrazioni sotto diversi punti di vista, ma soprattutto in funzione della diffusione del Regno, sono un’opportunità o, con parola più evangelica, sono ‘segno dei tempi’”. È quanto auspicato dal sottosegretario del Pontificio Consiglio dei Migranti ed Itineranti, padre Gabriele Bentoglio, esponendo l’istruzione “Erga migrantes caritas Christi” ai delegati e coordinatori delle Missioni Cattoliche Italiane in Europa riuniti a Roma per due giorni di confronto. Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir nella sua relazione padre Bentoglio ha parlato anche delle varie figure previste nella pastorale migratoria come il “cappellano o missionario” e delle nuove forme previste come la “Parrocchia locale con missione etnico-linguistica o rituale”, alternativa alla “missione con cura d’anime”; il “Servizio pastorale etnico-linguistico a livello zonale”; la “Parrocchia interculturale e interetnica o intercultuale” e la “Parrocchia locale con servizio ai migranti di una o più etnie, di uno o più riti”. Il sottosegretario si è soffermato, infine, sul servizio di sacerdoti stranieri inseriti nelle diocesi italiane e sul ruolo dei coordinatori nazionali. (M.G.)

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    “Comites Sancti Pauli”, un’associazione per vivere la fede con l’Apostolo delle Genti

    ◊   Con il concerto in programma questa sera alla Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura, sarà ufficialmente inaugurata l’associazione onlus Comites Sancti Pauli, riconosciuta e patrocinata dal Pontificio Consiglio per la Cultura. L’associazione, presieduta da padre Edmund Power, abate di San Paolo fuori le Mura, nasce per volere della Comunità monastica benedettina della Basilica, che da circa 1300 anni custodisce la tomba dell’Apostolo delle genti, e tra i suoi membri annovera, oltre agli stessi monaci, anche eminenti autorità sia ecclesiastiche che civili. Tra i principali scopi si annoverano la tutela, la promozione, la valorizzazione, il recupero e il restauro dell’abbazia; l’organizzazione di convegni di studio, conferenze e seminari di carattere scientifico, teologico, culturale, sociale e spirituale; la promozione di eventi benefici e attività di assistenza sociale in favore dei più bisognosi. Il ricco programma della serata, di cui da notizia l’agenzia Zenit, prevede musiche di Donizetti, Mozart, Verdi, Schubert, Morricone e Bach eseguite da Luigi Ciuffa (pianoforte), Erasmo Spinosa (clarinetto) e Maristella Mariani (soprano). Presenta la giornalista della Radio Vaticana, Franca Salerno. Durante il concerto verranno nominati soci onorari il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo – arciprete emerito della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura –, mons. Gianfranco Ravasi – presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura –, il vescovo Enrico dal Covolo – rettore della Pontificia Università Lateranense – e mons. Francesco Monterisi – arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura . “Con questa associazione onlus aperta a tutti i fedeli, la comunità monastica benedettina di San Paolo fuori le Mura desidera che la propria presenza di custodi delle spoglie mortali dell'Apostolo Paolo sia ancora più incisiva non solo per i pellegrini che vengono da ogni parte del mondo, ma anche per tutti coloro che ogni giorno vivono il loro essere alla sequela di Cristo nella Basilica papale di San Paolo”, ha spiegato padre Edmund Power. “Gli scopi dell'associazione – ha aggiunto il religioso – sono infatti prima di tutto spirituali e culturali per l'approfondimento della propria fede attorno alla figura dell'Apostolo delle Genti per mezzo della spiritualità monastica benedettina senza dimenticare il pieno contatto col territorio, le difficoltà sociali che ogni giorno si incontrano”. “Questo – ha concluso il presidente di Comites Sancti Pauli – rientra pienamente nello spirito di San Paolo, che sentiva l'urgenza dell'annuncio della fede con ogni mezzo, e dello spirito di San Benedetto, che nel monastero vedeva un luogo di vivacità di fede e lavoro al servizio dell'uomo e della sua dignità di figlio di Dio”. (M.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Obama all'Onu: per la sicurezza di Israele serve uno Stato palestinese indipendente

    ◊   I capi di stato e di governo riuniti in questi giorni al Palazzo di vetro di New York continueranno a discutere delle principali questioni internazionali durante la 65.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, al via oggi. C’è attesa per l’intervento del presidente statunitense, Barack Obama, che verterà sul nucleare iraniano e soprattutto sui colloqui di pace in Medio Oriente. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    La sicurezza di Israele passa attraverso la creazione di uno Stato palestinese indipendente. Obama, secondo le anticipazioni della Casa Bianca, pronuncerà un discorso basato sulla necessità dei "due popoli in due Stati". Un progetto che potrebbe concretizzarsi entro il prossimo anno, con l’Onu pronta ad accogliere il nuovo Stato membro della Palestina. Tutto però richiede il raggiungimento di accordi di pace in seno ai colloqui diretti, avviati all’inizio del mese. L’amministrazione Usa loda l’impegno e il coraggio del presidente palestinese, Abu Mazen, che proprio ieri ha fatto sapere che proseguirà nelle trattative anche se Israele non fermerà l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania. Obama, inoltre, si appresta a chiedere ai sostenitori dei palestinesi di smetterla con i tentativi di scalfire la legittimità dello Stato ebraico. Su questo fronte gli Stati Uniti – annuncia ancora – metteranno in campo un’opposizione incrollabile. Il riferimento implicito sembra essere all’Iran di Ahmadinejad, anche lui atteso oggi sul podio della sala plenaria del Palazzo di vetro. Il leader di Teheran ha già chiarito che il suo Paese non è interessato ad ordigni nucleari, spiegando che la vera minaccia sono le armi atomiche di Stati Uniti e Israele. Tema centrale, questo, anche dell’assemblea generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che oggi a Vienna esaminerà una risoluzione presentata dagli Stati Arabi che chiedono di far firmare ad Israele il Trattato di non proliferazione.

    Israele-Onu
    Israele ha respinto un nuovo Rapporto dell’Onu, pubblicato oggi, che critica lo Stato ebraico per il blitz contro la nave di attivisti filo-palestinesi, che lo scorso 31 maggio ha provocato la morte di nove persone. Secondo il documento, ci sono prove chiare per processare i responsabili dell’atto, condotto in violazione del diritto internazionale. Chiesta la collaborazione di Israele, che però ha fatto sapere di ritenere chiuso il caso dopo l’indagine svolta da una commissione nazionale, alla quale hanno partecipato anche osservatori internazionali.

    Afghanistan
    In Afghanistan, salgono ad oltre tre le denunce di presunte irregolarità ai seggi durante le legislative di sabato scorso. Lo ha annunciato la Commissione sui reclami di Kabul, che teme un ulteriore incremento dei casi, mentre secondo la stampa locale il giorno della tornata ha registrato una settantina i morti soltanto nel nord. Intanto, un’esplosione nella provincia di Khost ha provocato sei feriti. Al-Jazeera, invece, chiede alla Nato la liberazione dei suoi due collaboratori afghani, detenuti con l’accusa di collaborare con i talebani. Infine, la coalizione internazionale ha fatto sapere che il mese prossimo a Lisbona, in Portogallo, ci sarà un vertice interministeriale dove saranno prese importanti decisioni per il trasferimento della sicurezza alle forze afghane.

    Afghanistan-sviluppo
    Firmato a Nuova Delhi un doppio accordo tra Afghanistan, Cina e India sullo sviluppo delle infrastrutture afghane. Una società cinese, che sfrutterà le miniere di rame di Logar, realizzerà un corridoio ferroviario tra il centro del Paese e le provincie orientali, mentre una società indiana svilupperà la rete elettrica della capitale potenziandone la distribuzione.

    Usa-Unione Europea
    Cresce in tutto l’Occidente l’allarme terrorismo. “Fonti vicine al Mossad riportano una ripresa delle attività terroristiche negli Stati Uniti e in Europa”: è quanto ha riferito al Senato americano il ministro dell’Interno, Janet Napolitano, che ha poi evidenziato come le cellule islamiche residenti in America si rivolgano oramai a “target minori” come alberghi e centri commerciali. Diversa invece l’allerta in Europa, dove tra gli obiettivi a rischio compaiono gli aeroporti di Heathrow, Parigi e Fiumicino.

    Francia: ostaggi
    Non sembra arrivare ad una svolta la questione degli ostaggi francesi in Niger. Dopo il comunicato di Al-Qaida per il Maghreb, che aveva ammonito la Francia da qualsiasi tipo di blitz, Parigi spera di entrare in contatto con la cellula islamica per conoscerne le rivendicazioni. Sul fronte nigeriano, invece, le autorità francesi hanno comunicato di aver localizzato il gruppo di cinque lavoratori, tra cui tre francesi rapiti ieri, e di essere in contatto con i ribelli del Mend, gli autori del sequestro.

    Somalia: scontri
    In Somalia, nuova offensiva dei miliziani Shebab, legati ad al-Qaeda. Fonti mediche e vari testimoni riferiscono di scontri nella capitale Mogadiscio che hanno provocato almeno 19 vittime. Intanto, l’Onu, attraverso il suo rappresentante per il Corno d’Africa, Mahiga, ha chiesto più unita alla leadership del Paese africano, dopo le dimissioni del premier Sharmarke.

    Grecia-economia
    Riprende in Francia lo stato d’agitazione contro la riforma della previdenza sociale, che prevede l’innalzamento dell’età pensionabile da 60 a 62 anni. Oggi, nuovo sciopero di 24 ore a Parigi ed in altre città contro l’impopolare iniziativa del presidente Sarkozy. Anche in Grecia proseguono le manifestazioni dei camionisti contro la liberalizzazione, voluta dal governo Papandreou, del trasporto su gomma. Contemporaneamente, l’esecutivo di Atene ha diffuso notizie positive sulla soluzione della crisi finanziaria che ha colpito nei mesi scorsi il Paese. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’economista, Francesco Carlà, presidente del Financial World:

    R. – La Grecia sta diventando il laboratorio dell’Unione Europea per tutti questi temi sociali relativi alle questioni finanziarie, economiche. Dalla Grecia vengono sia notizie positive che negative. Questo braccio di ferro per via dello sciopero dei camionisti, dopo la legge per la liberalizzazione del trasporto, è un tema molto importante ed è anche molto importante come finirà, nel senso che se il braccio di ferro lo vince il governo vuol dire che c’è spazio per le liberalizzazioni in Grecia e magari questo si potrebbe estendere anche ad altri Paesi.

    D. – Questa situazione quanto sta influendo poi sulla realtà sociale greca?

    R. - Da un punto di vista sociale ci sono problemi, perché ci sono state delle riduzioni sugli stipendi, dei cambi nel regime delle pensioni e, chiaramente, le famiglie non ne stanno beneficiando. I problemi più grandi sono sul fronte dei consumi, piuttosto in calo. Per quanto riguarda gli esercizi commerciali nelle vie principali di Atene, un negozio su tre risulta chiuso, non affittato. Insomma, c’è qualche problema.

    D. – In quanto tempo può essere ribaltata questa situazione, sulla base del percorso virtuoso iniziato dal governo?

    R. – Se il rischio del default - cioè che la Grecia non sia in grado via via di far fronte alle scadenze del suo indebitamento - è tramontato, i tempi per il ribaltamento possono essere anche nell’ordine dei 12 mesi, 24 mesi. Se, invece, ritornano la speculazione, l’aggressione dei mercati ai bond greci, perché di nuovo la credibilità del Paese viene messa in dubbio, allora i tempi possono diventare più lunghi e diventano anche abbastanza imprevedibili.

    D. – La creazione da parte dell’Unione Europea di tre Authority per il controllo delle attività bancarie finanziarie e assicurative che effetto avrà sulla situazione greca e su tutto il novero dei 27?

    R. - Bisogna vederlo sul campo, perché di Authority è abbastanza pieno il sistema e anche in passato Authority di vario genere non è che mancassero: è mancata poi l’efficacia di questi sistemi, di questi controlli.

    Unione Europea
    Per scongiurare nuove crisi finanziarie e garantire maggior tutela ai consumatori, ieri a Strasburgo l’europarlamento ha approvato un nuovo accordo che istituisce quattro nuove Authority. Le nuove istituzioni, operative da gennaio 2011, vigileranno sulle banche (Eba), sui mercati finanziari (Esma), su assicurazioni e pensioni (Eiopa). Sarà inoltre inaugurato il Comitato europeo per il rischio sistemico (Cers), affidato al presidente della Bce, Trichet.

    Somalia-Pirati
    Al via a Nairobi, in Kenya, un incontro patrocinato dalle Nazioni Unite per studiare un piano anti-pirateria nelle acque somale. I responsabili degli uffici investigativi di Tanzania, Mauritius, Maldive, Seychelles e Kenya creeranno un centro di coordinamento unico, che raccoglierà le informazioni dei vari uffici di polizia e organizzerà corsi per i marinai con l’aiuto di esperti europei e americani.

    Perù
    Aleggia lo spettro della dittatura di Fujimori sulle prossime elezioni presidenziali peruviane. Le consultazioni, che si terranno nel gennaio 2011, vedono come favorita la figlia dell’ex dittatore peruviano, Keiko Fujimori, con il 24 per cento delle preferenze. A comunicarlo, l’ex presidente Alejandro Toledo, che non nasconde le sue preoccupazioni in merito. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Marco Onali)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 266

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