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Sommario del 20/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il grazie di Benedetto XVI al Regno Unito. Cameron: il Papa ha sfidato il Paese a pensare
  • Il Papa ai vescovi: riannunciate il Vangelo in una terra che ha sete di Dio
  • Mons. Strange: da Newman metodo e ispirazione per dialogare con la società secolarizzata
  • Il saluto del Papa ai Paesi sorvolati nel rientro a Roma. Napolitano: le sue parole hanno toccato il cuore
  • Padre Lombardi: popolo britannico attento al messaggio del Papa
  • Rinuncia
  • Proclamato Beato Gerhard Hirschfelder, sacerdote tedesco morto per essersi opposto al nazismo
  • Il cardinale Bertone alle celebrazioni per i 140 anni di Roma capitale d'Italia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Afghanistan: gli attacchi dei talebani scoraggiano l'affluenza alle urne
  • Svezia: centrodestra senza maggioranza assoluta. Partito xenofobo in Parlamento
  • Vertice a New York: l'Onu fa il punto sugli obiettivi del Millennio
  • San Filippo Neri sui Rai Uno: intervista con Gigi Proietti che interpreta il Santo
  • Chiesa e Società

  • Iraq: povertà e disoccupazione tra i cristiani fuggiti al nord per motivi di sicurezza
  • Pakistan: le Ong denunciano il traffico di donne e bambini fra gli alluvionati
  • Congresso mondiale a Montreal su acqua, sviluppo e cambiamenti climatici
  • Dichiarazione di Dakar sul ruolo cruciale delle donne per la pace in Africa
  • La Caritas lancia un mese di iniziative per la lotta contro la povertà nel mondo
  • Istanbul: concluso il Simposio sui “valori condivisi” tra islam e cristianesimo
  • Libano: meeting dei media del patriarcato armeno cattolico per il prossimo Sinodo
  • Brasile: missionarie ad Haiti per il progetto di solidarietà tra le due Chiese
  • Usa: l’Opera don Guanella da 50 anni al servizio dei più bisognosi
  • Germania: da oggi Plenaria dei vescovi su abusi, missionarietà e insegnamento della religione
  • Vietnam: ricordato l’anniversario della morte del cardinale Van Thuan
  • Terra Santa: visita virtuale del Santo Sepolcro con le nuove tecnologie digitali
  • “La civiltà dell’amore” al centro della tre giorni di studi all’Istituto Paolo VI
  • Cittadella della Pace: 50 giovani del Caucaso insieme per parlare di pace
  • Modena-Carpi-Sassuolo: si è chiuso il Festival della Filosofia sul tema della fortuna
  • 24 Ore nel Mondo

  • Via libera di Israele al passaggio di auto private con aiuti verso Gaza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il grazie di Benedetto XVI al Regno Unito. Cameron: il Papa ha sfidato il Paese a pensare

    ◊   “La diversità della Gran Bretagna moderna”: una “sfida” ma anche “una grande opportunità”: così il Papa nel discorso di congedo all’aeroporto di Birmingham, al termine del suo XVII viaggio apostolico di quattro giorni nel Regno Unito, la prima visita di Stato di un Pontefice in questo Paese. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Thank you for the warmth…..”
    “Grazie per il calore della vostra accoglienza e per l’ospitalità che ho potuto gustare”, il saluto riconoscente di Benedetto XVI a tutti quanti hanno contribuito alla riuscita dei tanti eventi che hanno costellato l’impegnativa visita nel Regno Unito. Ho incontrato – ha ricordato il Papa - rappresentanti di “molte comunità, culture, lingue e religioni che formano la società britannica”.

    “The very diversity of modern Britain”
    E, “proprio la diversità della Gran Bretagna – ha aggiunto – è una sfida per il suo Governo e per il suo popolo, ma rappresenta anche una grande opportunità per un ulteriore dialogo interculturale e interreligioso per l’arricchimento dell’intera comunità.”

    Il Papa ha citato poi l’incontro con la Regina Elisabetta II e gli altri leader politici:

    “I sincerly hope that these occasions…..”
    “Spero davvero – ha sottolineato il Papa – che queste occasioni possano contribuire a confermare e a rafforzare le eccellenti relazioni fra la Santa Sede e il Regno Unito, specialmente nella collaborazione per lo sviluppo internazionale, nella cura per l’ambiente naturale e nelle edificazione di una società civile con un rinnovato senso di valori condivisi ed uno scopo comune”.

    Quindi un cenno particolare alla visita all’arcivescovo di Cantebury e ai vescovi della Chiesa d’Inghilterra e ai colloqui con esponenti di altre religioni, perché insieme si possa contribuire “allo sviluppo di una società sana e pluralista”.

    Il pensiero del Papa è andato infine ai cattolici del Regno Unito - clero, religiosi, laici, insegnanti, studenti, anziani - cui era rivolta in particolare la visita, e che hanno condiviso la gioia della beatificazione del cardinale John Henry Newman, che “previde con eccezionale chiarezza” le sfide per i cristiani nel mondo contemporaneo.

    Che la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito abbia lasciato un segno positivo tangibile, si è misurato già nelle parole del primo ministro britannico David Cameron, all’aeroporto di Birmingham:

    “This ceremony brings to a close an increbibly moving…”
    “Questa cerimonia – ha sottolineato – conclude quattro giorni incredibilmente commoventi per il nostro Paese.” Una visita - ha aggiunto Cameron - “davvero storica”, dove il Papa ha parlato ad una nazione di 6 milioni di cattolici, ma è stato ascoltato da un Paese di oltre 60 milioni di cittadini e molti altri milioni nel mondo, perché ha offerto “un messaggio non solo alla Chiesa cattolica ma a ciascuno ed ognuno di noi, di ogni fede o non credente.”

    “It is a challenge to us all to follow...”
    E’ una sfida per tutti noi – ha proseguito il premier britannico - a seguire la nostra coscienza, a chiederci non quali sono i nostri diritti, ma quali sono le nostre responsabilità; a chiederci non cosa possiamo fare per noi stessi, ma cosa possiamo fare per gli altri”.

    Una sfida lanciata al Regno Unito a sedersi e pensare, “che può essere solo una cosa buona, perché io credo – ha detto Cameron - che tutti possiamo condividere il messaggio di lavorare per il bene comune e che tutti noi abbiamo un obbligo sociale verso gli altri, verso le nostre famiglie e le nostre comunità.”

    Nella lista degli obiettivi comuni tra Santa Sede e Regno Unito, Cameron ha posto l’impegno per contrastare i cambiamenti climatici, la promozione del dialogo interreligioso e della pace nel mondo, la lotta alla povertà, anche nell’attuale periodo di crisi economica. Ha garantito Cameron al Papa che la Gran Bretagna manterrà le sue promesse in materia di aiuti e lavorerà perché anche gli altri Paesi le mantengano.

    "When you think of our contry..."
    “Quando pensate al nostro Paese pensatelo sempre non solo come un Paese che tiene alla fede ma profondamente e quietamente compassionevole”, ha concluso Cameron.

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    Il Papa ai vescovi: riannunciate il Vangelo in una terra che ha sete di Dio

    ◊   La risposta della Chiesa agli abusi sui minori, la crisi economica, i rapporti con gli anglicani e la testimonianza del Vangelo nella società di oggi: sono i temi forti toccati da Benedetto XVI nel discorso ai presuli di Inghilterra, Galles e Scozia, incontrati ieri pomeriggio dopo la Beatificazione del cardinale Newman, nella Cappella dell’Oscott College di Birmingham. Un luogo fortemente simbolico: in questo Seminario, infatti, nel 1852 si tenne il primo Sinodo della gerarchia cattolica dopo la restaurazione, alla presenza del Beato Newman. Da Londra, il servizio del nostro inviato, Alessandro Gisotti:

    (canti)

    Fate di tutto per presentare “il messaggio vivificante del Vangelo, compresi quegli elementi che sfidano le diffuse convinzioni della cultura odierna”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai vescovi della Gran Bretagna, ai quali ha chiesto di proclamare il Vangelo “di nuovo in un contesto altamente secolarizzato”. Del resto, ha constatato il Papa, durante la visita “mi è apparso chiaro, come fra i britannici, sia profonda la sete” per il Vangelo. Ed ha invitato i pastori a coinvolgere i movimenti ecclesiali nella missione della Chiesa. Nel suo articolato discorso, Benedetto XVI ha affrontato le sfide più urgenti che i presuli britannici devono affrontare, soffermandosi innanzitutto “sul vergognoso abuso di ragazzi e di giovani da parte di sacerdoti e religiosi”. Una piaga, ha detto, che “mina seriamente la credibilità morale dei responsabili della Chiesa”:

    “I have spoken on many occasions of the deep wounds…”
    “In molte occasioni – ha detto il Papa – ho parlato delle profonde ferite che tale comportamento ha causato, anzitutto nelle vittime ma anche nel rapporto di fiducia che dovrebbe esistere fra sacerdoti e popolo”, fra sacerdoti e vescovi, “come pure fra le autorità della Chiesa e la gente”. So bene, ha affermato, che “avete fatto passi molto seri per portare rimedio a questa situazione, per assicurare che i ragazzi siano protetti in maniera efficace da qualsiasi danno, e per affrontare in modo appropriato e trasparente le accuse quando esse sorgono”.

    Il Papa ha ricordato inoltre che i vescovi hanno “espresso profondo dispiacere per quanto accaduto e per i modi spesso inadeguati con i quali, in passato, si è affrontata la questione”:

    “Your growing awareness of the extent of child abuse…”“La vostra crescente comprensione dell’estensione degli abusi sui ragazzi nella società”, ha constatato, così come “dei suoi effetti devastanti, e della necessità di fornire adeguato sostegno alle vittime, dovrebbe servire da incentivo per condividere, con la società più ampia, la lezione da voi appresa”.

    In realtà, ha osservato, la via migliore potrebbe essere quella di “fare riparazione per tali peccati” avvicinandosi, in “umile spirito di compassione, ai ragazzi che soffrono anche altrove per gli abusi”. Il “nostro dovere di prenderci cura della gioventù – ha ribadito – esige proprio questo e niente di meno”. Ed ha ribadito che servono “guide cristiane efficaci” che devono vivere “nella più alta integrità, umiltà e santità”. Il Papa ha poi concentrato l’attenzione sulle conseguenze della crisi finanziaria, che si è fatta particolarmente sentire nel Regno Unito:

    “The spectre of unemployment is casting its shadow…”
    “Lo spettro della disoccupazione – ha rilevato – sta stendendo le proprie ombre sulla vita di molta gente”, mentre si fa evidente “il costo a lungo termine di pratiche d’investimento” sbagliate dei tempi recenti. Di qui, l’esortazione ai presuli ad essere “in prima linea per esortare alla solidarietà nei confronti dei bisognosi”.

    Le circostanze odierne, ha soggiunto, offrono una “buona opportunità” per rafforzare “la pratica della virtù nella vita pubblica”, e “certamente per incoraggiare le persone ad aspirare ai valori morali più alti in ogni settore della loro vita, contro un retroterra di crescente cinismo”. Quindi, ha rivolto il pensiero alla Costituzione apostolica “Anglicanorum Coetibus”, da porre in atto in modo generoso:

    “This should be seen as a prophetic gesture that can contribute…”
    “Questo – ha detto – dovrebbe essere considerato un gesto profetico che può contribuire positivamente allo sviluppo delle relazioni fra anglicani e cattolici”. Ancora, ha aggiunto, questo gesto “aiuta a volgere lo sguardo allo scopo ultimo di ogni attività ecumenica: la restaurazione della piena comunione ecclesiale” nella quale il reciproco scambio di doni dai “nostri rispettivi patrimoni spirituali, serve da arricchimento per noi tutti”.

    Nel giorno della Beatificazione di Newman, il Papa ha così richiamato la sua preghiera per il dono di nuove vocazioni:

    “I pray that among the graces of this visit will…”
    “Prego – ha detto – che fra le grazie di questa visita vi sia un rinnovato impegno da parte delle guide cristiane alla vocazione profetica che hanno ricevuto, e un nuovo apprezzamento da parte del popolo per il grande dono del ministero ordinato”. Il Papa ha infine menzionato la pubblicazione della nuova traduzione in inglese del Messale Romano. Un’occasione, è stato l’incoraggiamento del Papa, per “un’approfondita catechesi sull’Eucaristia e per una rinnovata devozione nei modi” in cui viene celebrata.

    Dal canto suo, l’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, ha ripercorso i momenti e i significati forti del viaggio apostolico. Nel suo indirizzo d’omaggio, il presidente dell’episcopato inglese e gallese ha detto che, con questa visita, il Papa ha contribuito ad arricchire la storia della Chiesa del Paese e a dare un nuovo slancio per il futuro. Mons. Nichols ha ringraziato il Papa per “l’apertura del suo cuore, l’acume del suo intelletto e la sua gentile eloquenza” nella “instancabile testimonianza del mistero di Cristo”.

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    Mons. Strange: da Newman metodo e ispirazione per dialogare con la società secolarizzata

    ◊   La Beatificazione del cardinale Newman è stato il momento culminante della visita pastorale di Benedetto XVI nel Regno Unito. Con il nuovo Beato, il Papa mette dunque l’accento sulla possibilità di un dialogo fruttuoso tra fede e ragione. Un aspetto, questo, su cui si sofferma mons. Roderick Strange, rettore del Pontificio Collegio Beda e biografo di Newman. L’intervista è del nostro inviato, Alessandro Gisotti:

    R. – Questo suo interesse per il rapporto tra fede e ragione è il fondamento del suo pensiero, del suo istinto pastorale. Mi piace davvero molto una frase tratta dal libro “La grammatica dell’assenso”, dove dice: “Non intendo lasciarmi convertire da un sillogismo elegante; se mi si chiede di servirmene per convertire qualcun altro, rispondo che non tengo a conquistare il suo raziocinio senza toccare il suo cuore”. Questo mi sembra un punto fondamentale per Newman, è un punto molto attraente per la gente.

    D. – Il cuore è stato proprio il tema del viaggio di Benedetto XVI. “Cor ad cor loquitur”, il cuore che parla al cuore…

    R. – Sì. Per Newman c’era un’oggettività della dottrina e per lui il ruolo del cuore è fare di questo insegnamento un insegnamento oggettivo, una dottrina oggettiva. Dev’essere spiegato in un modo da toccare veramente il cuore di una persona. Il senso del Mistero, allora, diviene una cosa molto reale per le persone.

    D. – Pensando anche al valore ecumenico di questo viaggio, quanto questa Beatificazione aiuterà i cristiani - e quindi non solo i cattolici – a testimoniare la propria fede nella società britannica?

    R. – Noi cristiani possiamo dialogare, particolarmente in una società oggi molto secolarizzata. Newman ci dà argomenti, idee, approcci per un dialogo. Penso che possa dare molto frutto in futuro.

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    Il saluto del Papa ai Paesi sorvolati nel rientro a Roma. Napolitano: le sue parole hanno toccato il cuore

    ◊   Di rientro a Roma, il Papa ha inviato i consueti telegrammi ai capi si Stato dei Paesi sorvolati. Alla Regina Elisabetta ha ribadito la sua gratitudine per la calorosa accoglienza elevando la sua preghiera a Dio perché confermi il Regno Unito “sulla via della libertà, la giustizia e la pace”. Il Pontefice invoca quindi la benedizione di Dio sulla Francia e la Germania, mentre nel telegramma di saluto al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano ricorda di aver avuto ''la gioia di beatificare il cardinale John Henry Newman, studioso insigne i cui alti meriti e le cui virtù cristiane furono apprezzati anche da qualificate personalità italiane, tra le quali - sottolinea - il caro senatore Francesco Cossiga, Suo predecessore''. Nel messaggio di risposta, il presidente Napolitano afferma che anche nel corso di questa missione pastorale le parole del Papa “hanno toccato il cuore degli uomini, richiamando al rispetto dei valori universali che condividiamo e promuoviamo".

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    Padre Lombardi: popolo britannico attento al messaggio del Papa

    ◊   Sul viaggio del Papa nel Regno Unito ascoltiamo il bilancio del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

    D. - Padre Lombardi, un bilancio totalmente positivo per questo viaggio del Papa nel Regno Unito?

    R. - Direi proprio di sì e direi che è positivo nella prospettiva che interessa al Papa e cioè il fatto di poter pronunciare un messaggio positivo in nome di Cristo, in nome della fede cristiana e sapere che questo messaggio arriva a delle orecchie pronte ad ascoltarlo. Al Papa non interessano tanto i grandi numeri, anche se questi ci sono stati. L’importante è ciò che questi possano manifestare e cioè l’ascolto, l’ascolto del messaggio. Noi possiamo essere molto tranquilli che effettivamente ciò che il Papa voleva dire in questo viaggio sia alla società, sia alla comunità cattolica, sia ai responsabili politici è stato ascoltato.

    D. - Abbiamo notato, in particolare, un radicale cambiamento dei toni dei media. Qualcuno ha parlato di successo personale del Papa…

    R. - Sì. Il Papa non vuole essere una star - e questo lo sappiamo benissimo - perché questo non corrisponde alla sua personalità, al suo ministero e al suo desiderio. E’, però, certamente contento di essere conosciuto e visto per quello che lui è veramente come servitore del Signore ed anche come persona, con il suo atteggiamento. Il Papa non è soltanto un grande maestro, un uomo di cultura come tutti sanno, ma è anche un uomo umile, gentile, sensibile, che desidera avvicinarsi agli altri con una profonda umanità. Ora questo durante il viaggio è stato capito da moltissimi. Superando quelli che potevano essere dei pregiudizi nei suoi confronti o una mancanza di conoscenza. Ora possiamo dire che i cattolici inglesi, ma anche la società inglese, conosce meglio il Papa per quello che è veramente e, quindi, lo conosce anche come un amico, come una persona che è venuta a portare un messaggio positivo. In questo voglio osservare che la televisione ha fatto un grande servizio e la televisione usata bene può fare dei grandi servizi. Noi spesso la critichiamo, a ragione, per tante cose che la televisione fa, ma in realtà può anche fare dei servizi meravigliosi come ha fatto proprio in questo viaggio. E non solo facendo vedere oggettivamente quante persone c’erano e, quindi, l’ascolto che il Papa incontrava, ma anche facendo vedere in modo ravvicinato il volto e la persona del Santo Padre con i suoi atteggiamenti. Io credo che questo sia uno dei grandi servizi che la televisione può e deve fare per far conoscere meglio la persona del Papa. Anche in passato io ho un po’ il ricordo che nel viaggio in Turchia, per quanto riguardava il mondo musulmano, proprio le riprese televisive del Papa - in particolare nella Moschea Blu - sono state risolutive per far capire il suo atteggiamento amichevole e rispettoso per il mondo musulmano. Negli Stati Uniti, le immagini televisive del Papa nella Quinta Strada, il suo sorriso, il suo affetto per le persone, la sua amabilità, hanno suscitato l’entusiasmo e - diciamo - l’amicizia e la cordialità del popolo americano. Così è stato anche qui, nel Regno Unito: le immagini della Bbc e del pool delle televisioni che riprendevano hanno aiutato la gente a capire e a cambiare spesso l’opinione che aveva preventivamente sul Papa e, quindi, possiamo dire ad amarlo e ad essere più pronti ad ascoltare correttamente il suo messaggio.

    D. - Il premier Cameron, al congedo, ha detto una cosa significativa: il Papa ha sfidato il Paese a pensare…

    R. - Direi che questa è veramente un’ottima conclusione del viaggio ed è molto vera ed è bene che sia stata detta proprio dal capo del Governo e, quindi, da una delle persone più autorevoli nella società e nella vita del Regno Unito. Il Papa viene con questo desiderio: non impone, ma propone. Propone il messaggio della fede come un qualche cosa di positivo e propone delle riflessioni per poter discernere, per poter capire la situazione in cui noi ci troviamo oggi storicamente come società, come mondo, di fronte alle grandi sfide dell’oggi e del futuro, a quali valori possiamo orientarci, ai rischi anche di perdere l’orientamento ai valori essenziali. Ecco questo è un aspetto su cui vorrei insistere un poco. Il Papa ha sempre una proposta che è fondamentalmente positiva, perché il Vangelo è una proposta di salvezza, di bene per l’umanità. C’è sempre, però, lealmente il richiamo ai rischi, il richiamo ai problemi che la nostra società e il nostro tempo vive, il rischio di perdere delle radici, di perdere dei punti di orientamento. Il positivo, quindi, ma anche l’ammonimento per il pericolo. Spesso questi ammonimenti sui pericoli vengono intesi in modo polemico, come qualcosa di aggressivo, mentre invece sono veramente il frutto di una profonda preoccupazione per il bene di tutte le persone, degli uomini e delle donne di oggi, della società e del mondo. Q uando Cameron dice “la nostra società, tutto il Regno Unito, è stato invitato e sfidato da lei a fermarsi e pensare” vuol dire che ha capito esattamente questo: il messaggio del Papa merita di essere preso molto sul serio per capire qual è il bene che noi dobbiamo cercare, la strada che noi dobbiamo cercare per il bene delle nostre società e dell’umanità e non solo della comunità credente, ma anche della società in generale. Ecco che il Regno Unito, che è una società che certamente nel mondo ha una grande autorità - e questo dal punto di vista storico, dal punto di vista culturale, dal punto di vista linguistico, perché l’inglese è una lingua di grande diffusione nel mondo - abbia dimostrato di saper cogliere così bene l’atteggiamento corretto che bisogna tenere di fronte al Papa che parla, mi sembra un segno di grandissima speranza.

    D. - Padre Lombardi, un’immagine che le resta di questo viaggio…

    R. – Ecco, mi collego a quello che abbiamo appena detto. La società del Regno Unito, nell’insieme, che si mette in ascolto davanti alla proposta discreta, ma molto chiara e profonda che il Papa fa: è l’immagine del discorso nella Westminster Hall, in cui avevamo l’attenzione e il silenzio di tutti i rappresentanti di questa società, di questo Paese, anche al più alto livello, che ascoltavano che cosa il Papa avesse da proporre loro come riflessione sul rapporto tra fede e ragione, sul ruolo e il contributo che la fede può dare nella società oggi per la responsabilità che tutti noi abbiamo per il futuro della nostra società. L’immagine di questa immensa audience in ascolto attento davanti alla parola del Papa nel Westminster Hall, luogo storico e dove nessun Papa aveva mai parlato, mi sembra che esprima bene uno dei punti chiave di questo viaggio.

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    Rinuncia

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Brooklyn (Usa), presentata da mons. Ignatius A. Catanello, in conformità ai canoni 411 e 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.

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    Proclamato Beato Gerhard Hirschfelder, sacerdote tedesco morto per essersi opposto al nazismo

    ◊   Un modello per i giovani: così il cardinale Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia, ha definito il nuovo Beato Gerhard Hirschfelder. Lo ha fatto ieri durante la cerimonia di beatificazione al quale il cardinale ha partecipato in qualità di rappresentante del Papa. Il servizio di Fausta Speranza:

    Nel Duomo di Münster, in Germania, si è svolta la cerimonia di Beatificazione che ha raccolto pellegrini da tutta la Germania, dalla Polonia e dalla Repubblica Ceca, dove il ricordo del sacerdote tedesco è molto vivo. Gerhard Hirschfelder morì a 35 anni a Dachau. E’ stato proclamato Beato come “martire e testimone della fede”. Il cardinale Meisner ha sottolineato che si è rifiutato di abbracciare le disumane logiche naziste. Ha ricordato il suo impegno in particolare nella pastorale giovanile e dunque lo ha indicato come un modello per i giovani. Il nuovo Beato nacque nella contea boema di Glatz il 17 febbraio 1907. Si trasferì a Breslavia per gli studi di Teologia e proprio nella Cattedrale di Breslavia fu ordinato sacerdote il 31 gennaio 1932. Negli anni seguenti fu cappellano a Tscherbeney (1932-1939) e a Habelschwerdt (1939-1941. Con l’avvento al potere di Adolf Hitler, il 30 gennaio 1933, il giovane sacerdote non tardò a rendersi conto della natura e degli effetti della propaganda nazionalsocialista; mediante la sua vicinanza e la direzione spirituale cercò di tenere lontano i suoi giovani dai gruppi della “Gioventù Hitleriana”, suscitando la reazione della polizia del regime. Nelle sue omelie denunciò coraggiosamente gli eccessi e le violenze di quel periodo: fu arrestato il primo agosto 1941; durante la prigionia a Glatz scrisse una Via Crucis e alcune riflessioni sul sacerdozio, il matrimonio e la famiglia. Trasportato nel campo di concentramento di Dachau il 15 dicembre 1941, morì per fame e malattia il primo agosto 1942.

    Resta da dire che alla Beatificazione di Gerhard Hirschfelder faranno seguito altre analoghe cerimonie nel prossimo anno per figure altrettanto significative di sacerdoti martiri del regime nazista: Georg Häfner, a Würzburg; Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller, a Lübeck. Con i Cappellani di Lübeck si commemorerà anche il Pastore evangelico Karl Friedrich Stellbrink. Il Papa ha parlato di loro, nel recente discorso (13 settembre) al nuovo ambasciatore tedesco ricevuto per le credenziali, come di “luminose indicazioni” per il cammino ecumenico. “Sono uomini – ha aggiunto - che insegnano a dare la propria vita per la fede, per il diritto ad esercitare liberamente il proprio credo e per la libertà di parola, per la pace e la dignità umana”. “L’attestata amicizia dei quattro ecclesiastici – ha affermato il Papa - è una testimonianza impressionante dell’ecumenismo della preghiera e della sofferenza, fiorito in vari luoghi durante l’oscuro periodo del terrore nazista”.

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    Il cardinale Bertone alle celebrazioni per i 140 anni di Roma capitale d'Italia

    ◊   Roma indiscussa capitale dello Stato italiano, il cui prestigio è accresciuto dall’essere anche il centro al quale guarda tutta la Chiesa cattolica. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, è intervenuto così stamattina a Porta Pia alla commemorazione per i 140 anni di Roma capitale. Infatti, proprio il 20 settembre del 1870 i bersaglieri entravano a Roma e la città veniva annessa al Regno d’Italia. Più tardi, al presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano è stato conferita la cittadinanza onoraria della città. Alessandro Guarasci:

    Non solo il ricordo di un avvenimento che fece la storia d’Italia, ma anche di chi a Porta Pia combatté e morì. Il presidente Napolitano ha deposto una corona di fronte alla lapide in memoria di quel 20 settembre. E il cardinale Tarcisio Bertone ha riconosciuto che dal sacrificio di chi 140 anni fa era in questo luogo è nata una prospettiva nuova, grazie alla quale Roma è capitale dello Stato italiano. Una prospettiva che sfocia anche in un’unità d’intenti:

    “Possiamo riconoscere che nel reciproco rispetto della loro natura e delle loro funzioni, la comunità civile e quella ecclesiale, desiderano praticare in questo Paese una vasta collaborazione a vantaggio della persona umana e per il bene dell’intera società”.

    Le sorti della Nazione Italia stanno sempre a cuore alla Chiesa:

    “Riecheggia nei nostri cuori l’invocazione del Beato Pontefice Pio IX: ‘Gran Dio benedite l’Italia!'. Sì, Oh Signore, benedici oggi e sempre questa nazione, assisti ed illumina i suoi governanti affinché operino instancabilmente per il bene comune!”.

    Poco dopo, dal Campidoglio, il presidente della Repubblica Napolitano ha messo in luce che “Roma è più che mai capitale di uno Stato democratico che si trasforma, restando saldamente Stato nazionale unitario''. Napolitano, poi, citando Cavour, ha ribadito che solo Roma può esser capitale d’Italia. No a chi la denigra, no alla dispersione delle strutture portanti dello Stato. E ricollegandosi idealmente all’unità d’intenti citata dal cardinal Bertone, il presidente ha ribadito che è innegabile "che nessuna ombra pesi sull'Unità d'Italia che venga tra istituzioni dello Stato Repubblicano e istituzioni della Chiesa cattolica, venendone piuttosto conforto e sostegno”.

    Sulle parole del cardinale Bertone, ascoltiamo il commento del prof. Gianpaolo Romanato, docente di storia contemporanea all'università di Padova:

    R. - Mi sembra che il segretario di Stato abbia ribadito, in maniera molto autorevole e molto efficace, un giudizio che è ormai ampiamente assodato dalla storiografia e riconosciuto anche dalla cultura cattolica e cioè che il 20 settembre, alla lunga, si è rivelato un guadagno e non un danno per la Chiesa cattolica e per il Papato. Contrariamente, forse, a quanto si aspettavano gli anticlericali del tempo, ha conosciuto una stagione - non subito forse, ma negli anni immediatamente successivi - di rilancio straordinariamente efficace nella storia contemporanea. Quindi, a suo modo, come disse il cardinale Montini nel 1961, alla vigilia del Vaticano II, si è trattato di “un evento provvidenziale”.

    D. - Il cardinale Montini disse in quell’occasione, parlando in Campidoglio: “Parve un crollo, ma la Provvidenza - ora lo vediamo bene - aveva diversamente disposto: fu allora che il Papato riprese con inusitato vigore la sua funzione di maestro di vita e di testimone del Vangelo”. Quanto sono importanti queste parole per rileggere, a 140 di distanza, i fatti di Porta Pia?

    R. - Si pensava allora che la fine del potere temporale avrebbe rischiato di porre fine alla libertà della Chiesa. Questo, in fondo, era il motivo dell’accanita opposizione alla fine dello Stato Pontificio da parte di Pio IX: non era l’attaccamento al potere o alla difesa dello Stato temporale. Si trattava di un timore, pensando ai tempi e non del tutto infondato, che la fine dello Stato temporale avrebbe comportato anche la fine della libertà della Chiesa. Viceversa le cose sono andate diversamente, come molto onestamente ha riconosciuto il cardinal Montini, poi Paolo VI, nel discorso che lei ha citato prima. Si è schiusa una stagione di straordinario rinnovamento della Chiesa, di rilancio del Papato e, contrariamente a quanto si pensava, non di sudditanza, ma di una nuova autonomia della Chiesa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La luce gentile: in prima pagina, un editoriale del direttore a conclusione del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito. In cultura, Enrico Reggiani su John Henry Newman poeta.

    Roma capitale d'Italia e centro della Chiesa: in prima pagina, il cardinale Tarcisio Bertone alla commemorazione svoltasi alla Breccia di Porta Pia. In cultura, il conferimento della cittadinanza onoraria di Roma al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; l'allocuzione di Pio IX, il 10 febbraio 1848; uno stralcio dal libro "La donazione di Costantino" scritto dal direttore nel 2004 e di prossima riedizione.

    Tra le pieghe della fiction un uomo vero: Edoardo Aldo Cerato recensisce il san Filippo Neri televisivo della Lux Vide.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Afghanistan, dove otto bambini sono stati uccisi da un razzo inesploso lanciato dai talebani.

    Al centro-destra le elezioni in Svezia: per la prima volta eletti deputati di un partito xenofobo.

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    Oggi in Primo Piano



    Afghanistan: gli attacchi dei talebani scoraggiano l'affluenza alle urne

    ◊   In Afghanistan i talebani hanno espresso soddisfazione per i numerosi attentati che hanno segnato le elezioni di sabato scorso. In un comunicato i ribelli affermano che ha avuto successo il loro appello al boicottaggio. Le autorità di Kabul, invece, hanno apprezzato lo sforzo dei circa 4 milioni di afgani che si sono recati alle urne. Intanto sullo spoglio si allunga l’ombra delle numerose irregolarità denunciate in queste ore. Il presidente Karzai ha annullato il suo viaggio a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, proprio per seguire da vicino il conteggio delle schede. Ma per un commento su questa tornata, Giancarlo La Vella ha intervistato Alberto Negri:

    R. - Vi darei il commento subito del comandante delle truppe americane, generale Petraeus, il quale ha dichiarato di aspettarsi un peggioramento delle cose. Ma questo cosa significa? Significa che in realtà queste elezioni hanno dimostrato una forte crisi di fiducia da parte degli afghani. La partecipazione è ben al di sotto della metà; molto meno delle presidenziali del 2009, quando andarono a votare in 6 milioni. Questa volta sono 4 o forse ancora meno. Non si sa neppure, peraltro, quanti siano gli afghani aventi diritto al voto.

    D. - Per alcuni osservatori, a questo punto, sarebbe più opportuno aprire quel famoso dibattito con i talebani, se non altro le frange più moderate dei talebani...

    R. - Qui in Afghanistan ci sono due cose da dire. Da una parte c’è una strategia militare che ha visto un aumento delle truppe internazionali, con l’obiettivo poi di aumentare contemporaneamente la presenza delle truppe afghane e questo è sul fronte della sicurezza; dall’altra parte, sul fronte della strategia politica, a parte poi cercare in qualche modo di dare una certa credibilità a un governo che ne ha poca, quella dei negoziati con i talebani mi sembra ormai una strada obbligata. Questo lo auspica lo stesso generale Petraeus, ormai. Non c’è altra via per cercare in qualche modo di ricostruire un Paese. Si parla soprattutto di inclusione: riportare cioè dentro la società afghana coloro che sono ai margini.

    D. - Si può fare un parallelo tra Iraq ed Afghanistan?

    R. - Si possono fare quando si parla, per esempio, del tentativo - come fece il generale Petraeus in Iraq - di coinvolgere le milizie sunnite, che erano rappresentanti del malessere dei sunniti rimasti ai margini dopo la caduta di Saddam Hussein: anche in questo caso, forse, si può fare un ragionamento in parallelo con i talebani. Ma ci si ferma qui, perché la situazione in Afghanistan è ancora forse più frammentata e ancora forse più complessa. In Iraq abbiamo ormai un Paese diviso in tre: con il Kurdistan che è una regione autonoma, praticamente; il Sud popolato dagli sciiti e che va - anche esso - un po’ per conto suo; e, una regione centrale dove sunniti e sciiti si contendono un po’ il governo centrale di Baghdad. In Afghanistan la situazione è molto più complessa e, oltretutto, le influenze esterne, quelle cioè dei Paesi più vicini come il Pakistan, congiurano affinché l’instabilità continui ancora a lungo.

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    Svezia: centrodestra senza maggioranza assoluta. Partito xenofobo in Parlamento

    ◊   in Svezia, la coalizione di centrodestra guidata dal primo ministro Frederik Reinfeldt ha vinto le elezioni politiche di ieri, senza però raggiungere la maggioranza assoluta necessaria a formare da sola un nuovo governo. La vera novità della tornata elettorale è stato, però, l’ingresso in Parlamento per la prima volta dell'estrema destra xenofoba, i “Democratici di Svezia”, che ha ottenuto il 5,7%, superando la soglia del 4% necessaria a conquistare seggi. Reinfeldt, parlando ai sostenitori in nottata, ha detto che non intende allearsi con l’estrema destra, ed ha già ottenuto un rifiuto dei Verdi per un’alleanza strategica. La mancanza della maggioranza assoluta, non rischia ,dundue, di indebolire troppo il governo del Paese più forte del Nord Europa? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Ake Malm, del quotidiano svedese Aftonbladet.

    R. - Un governo che non ha una maggioranza propria ha sempre una debolezza. D’altra parte non è la prima volta nella storia della Svezia che succede così, si può governare con un po’ di pragmatismo anche con un governo di minoranza. Si deve aspettare un po’ e vedere come si muovono, può darsi anche che ci saranno molti più movimenti di quelli che si possono immaginare in questo momento.

    D. - L’ingresso dell’estrema destra in parlamento che tipo di ripercussioni avrà sulla vita politica della Svezia?

    R. - Adesso si porta in primo piano, molto più di quello che era successo prima, tutto il problema dell’immigrazione. Non c’è dubbio che ci sono stati dei conflitti piuttosto notevoli in molti comuni, soprattutto, perché questo nuovo partito - i democratici di Svezia - hanno operato partendo proprio nei piccoli comuni e sfruttando il malcontento delle proteste populiste contro i nuovi arrivati, soprattutto immigrati o coloro che hanno cercato asilo politico in Svezia e che provenivano, per esempio, dal Kurdistan e dall’Iraq.

    D. – Il grande sconfitto di questa elezione è il centro-sinistra. Quali sono stati i motivi che hanno portato alla sua sconfitta?

    R. – Stanno molto indietro, perché bisogna dire che il partito socialdemocratico che è stato il più grande partito della Svezia, e lo è ancora, ha perso quasi il 10 per cento nelle ultime due elezioni. La ragione è che si mette in discussione soprattutto il problema delle tasse - le più alte del mondo - e la necessità di diminuirle. Questo è ciò che ha fatto il governo uscente in piccola parte anche se si deve dire che hanno gestito estremamente bene l’economia.

    D. - Infatti, bisogna dire che la Svezia ha fatto registrare una ripresa economica tra le più forti in Europa e uno stato delle finanze pubbliche tra i più sani al mondo. Questo risultato elettorale cambierà le cose?

    R. – Non credo proprio perché la Svezia agli inizi degli anni ’90 ha vissuto una crisi economica estremamente grave e credo che la lezione di quell’epoca è ben presente ancora oggi. Da quel momento, prima con i socialdemocratici, il deficit è diminuito per diventare attivo e il debito pubblico è sceso intorno al 40 per cento.

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    Vertice a New York: l'Onu fa il punto sugli obiettivi del Millennio

    ◊   Verificare i progressi compiuti ed analizzare quanto resta ancora da risolvere. Questo l’obiettivo della riunione plenaria delle Nazioni Unite sugli obiettivi di Sviluppo del Millennio, indetta dall’Assemblea Generale dell’Onu, che aprirà i battenti oggi a New York. Un appuntamento importante, alla presenza di oltre 100 tra capi di Stato e di Governo, che cercherà di accelerare il progresso verso il raggiungimento degli obiettivi entro il 2015. Ma quali sono i risultati finora raggiunti, e cosa resta da fare? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a Sergio Marelli, direttore generale Volontari nel mondo – Focsiv:

    R. – A due terzi del percorso, cioè a dieci anni dell’assunzione degli obiettivi di Sviluppo del Millennio e a cinque anni dalla loro scadenza, la sintesi potrebbe essere così riassunta: alcuni progressi, pochi, ma soprattutto a macchia di leopardo. Ci sono dei Paesi e delle realtà dove effettivamente sono stati conseguiti dei progressi, per esempio pensiamo al campo dell’istruzione primaria che sicuramente ha segnato i maggiori risultati in questa decade ultima passata, ma con delle zone del mondo - a partire dall’Africa, il grande continente escluso da questi miglioramenti che sono stati ottenuti - che restano ancora completamente al di fuori da questi primi pochi insufficienti passi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del Millennio.

    D. – Molti ravvisano delle responsabilità della comunità internazionale nel non raggiungimento di questi obiettivi. Perchè questa situazione?

    R. – E’ fuor di dubbio che gli obiettivi di Sviluppo del Millennio devono e possono essere raggiunti attraverso l’attivazione di tutti gli attori impegnati sullo sviluppo ma è altrettanto vero che a questo percorso mancano soprattutto le risorse economiche che i Paesi donatori e i Paesi ricchi avevano promesso nell’anno 2000, per aiutare e sostenere lo sviluppo di quelli più arretrati.

    D. – Durante il viaggio apostolico di Benedetto XVI a Londra le delegazioni di Santa Sede e Gran Bretagna hanno ribadito nel corso di un incontro il loro impegno finché si intensifichino gli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi del Millennio. Questa presa di posizione che tipo di influenza avrà sui lavori di New York?

    R. – Abbiamo già visto nel passato come quando alla vigilia di vertici importanti, il parere e i pronunciamenti della Chiesa, del Santo Padre e della Santa Sede abbiano e svolgano un compito importante. C’è questo ruolo di spinta, di pungolo, di persuasione a livello morale che ha un impatto molto importante anche poi sulle decisioni autonome e laicamente assunte dagli Stati e dai governi che voteranno nell’Assemblea generale. Penso che il fatto che questo avvenga congiuntamente ad un Paese importante sullo chiacchiere internazionale come la Gran Bretagna sia oltremodo un dato che lascia e apre ulteriori speranze che questo Vertice serva davvero a un’inversione di rotta per consentire di recuperare i ritardi accumulati dal 2000 ad oggi e farlo svoltare verso il bel tempo.

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    San Filippo Neri sui Rai Uno: intervista con Gigi Proietti che interpreta il Santo

    ◊   La vita di San Filippo Neri in prima serata su Rai Uno: sarà raccontata oggi e domani nella fiction “Preferisco il paradiso”, prodotta dalla Lux Vide e con la regia di Giacomo Campiotti. Il popolare attore Gigi Proietti impersona il grande santo del XVI secolo. Padre Vito Magno gli ha chiesto come si sta nei panni di un santo:

    (musica)

    R. - Si sta con la voglia di scoprire, di sapere - come attore, intendo - la voglia di emulare.

    D. - Certo un bel salto rispetto ai tanti personaggi che ha interpretato…

    R. - Mi mancava onestamente, dal punto di vista professionale, ovviamente. Più facevamo le riprese e più sentivo un senso di responsabilità, anche nei confronti della figura stessa del Santo. Speravo di rendere lo spirito, più che il fatto di cronaca o agiografico, speravo proprio di rendere lo spirito profondo di questo Santo che, per Roma, era il famoso “Pippo er bono”. Spero che siamo riusciti a trasmettere al pubblico, in parte se non in tutto, i valori di questo uomo santo.

    D. - Lo conosceva già?

    R. - Per i romani, e specialmente per quelli dalla mia generazione e quella precedente, San Filippo, pur non essendo un santo nato a Roma, ma che ha vissuto ed operato nella città di Roma, è considerato uno dei più grandi santi. Questa è stata, per me, un po’ l’occasione per avvicinarmi a lui anche storicamente.

    D. - Cosa ha fatto per essere chiamato “Pippo er bono”?

    R. - San Filippo veniva a Roma come passaggio obbligato per andare nelle Indie; aveva questa forte vocazione missionaria, ma stando a Roma ha avuto modo di rendersi conto della realtà, della povertà, della indigenza, dei momenti veramente tragici di parte della popolazione, dei derelitti, dei bambini diseredati e ha cominciato ad interessarsene. C’è, ad un certo punto del film, una battuta che dice: “Mi sono accorto che le mie Indie sono qua”. Ha praticamente creato l’oratorio, che gradualmente si allarga ad una predicazione più ampia: trovare il luogo, anche il luogo fisico, dove le persone possano incontrarsi, scambiarsi idee, pregare e soprattutto cantare insieme.

    D. - Il titolo della fiction “Preferisco il Paradiso” desta un po’ di curiosità: è una frase che ha pronunciato San Filippo Neri?

    R. - Pare che dalla Chiesa arrivasse spesso la proposta perché diventasse cardinale ... e sembra che abbia sempre risposto: “No, grazie. Preferisco il Paradiso!”.

    D. - Per lei, per il regista Campiotti e gli altri interpreti, che traccia ha lasciato questo film?

    R. - Sicuramente è stata l’occasione di farsi di nuovo delle domande, domande che magari nella vita per lungo tempo non ci si pone più. Domande anche abbastanza semplici ... ma più sono semplici e più sono domande di spessore. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Iraq: povertà e disoccupazione tra i cristiani fuggiti al nord per motivi di sicurezza

    ◊   Resta drammatica la situazione delle comunità cristiane del nord dell’Iraq attanagliate da violenza e povertà. Nella zona si concentrano molti cristiani fuggiti da città come Baghdad o Mosul e del loro dramma parla un lungo reportage pubblicato dal sito Ankawa.com e citato da AsiaNews. Il documento mette a fuoco, in particolare, la condizione delle famiglie emigrate nei villaggi del distretto di Zakho, nel governatorato di Dohuk, provincia semi-autonoma del Kurdistan iracheno. Qui imperversano disoccupazione, povertà e carenza di servizi base, cibo, carburante e nessuna prospettiva per il futuro. Il problema principale è la mancanza di lavoro, che ha costretto numerosi capi famiglia a cercare occupazione a Baghdad o nella vicina Erbil. I bambini lasciano la scuola per la difficoltà di dover studiare in curdo, una lingua a loro sconosciuta. Quelli che, invece, proseguono gli studi spesso non riescono neppure a comprare il materiale scolastico, che è molto costoso rispetto ai guadagni di una famiglia media. In molti spiegano che la difficoltà nel trovare lavoro è dovuto al fatto che le opportunità maggiori sono legate al settore agricolo, in cui però nessuno degli emigrati dalle città ha sufficiente esperienza. Per sopravvivere, in pratica, si fa affidamento totale sugli aiuti offerti dalle organizzazioni umanitarie e dalla Chiesa. I responsabili della comunità cristiana locale riescono a distribuire circa 50 dollari al mese a famiglia, cifra non sufficiente a soddisfare le esigenze neppure dei nuclei più piccoli. I prezzi dei generi alimentari aumentano per l’assenza di un controllo da parte delle autorità. Molte famiglie possono usufruire delle razioni alimentari fornite dal governo solo nelle loro città di origine; ma andarsi a rifornire a Baghdad, Basrah o Mosul significa ogni volta una notevole spesa per il trasporto e soprattutto un grande rischio data l’insicurezza che caratterizza questi centri. La mancanza di cibo si somma a quella di carburante e servizi base. Dal canto suo, il governo curdo garantisce assistenza medico-sanitaria gratuita, fornisce acqua ed elettricità, ma i servizi pubblici sono scarsi: le strade sono dissestate, la scarsa pulizia nei villaggi e nelle città contribuisce al proliferare di malattie ed epidemie. Scarseggiano, inoltre, alloggi dignitosi per il gran numero di persone arrivate al nord in fuga dalle città negli ultimi sei anni. In molti sono costretti a vivere ammassati nei conventi o nelle parrocchie: due o tre famiglie a stanza. La povertà dilagante è legata anche al fatto che si sono spesi tutti i risparmi per permettere ai giovani di emigrare fuori dall’Iraq in modo più o meno legale. Per i ragazzi, ormai, nel Paese non vi è più futuro e data l’aggravarsi dell’instabilità, legata all’empasse politico, emigrare all’estero è vista come l’unica speranza. Frustrazione e depressione sono sentimenti diffusi e legati anche alla consapevolezza di aver perso tutto. Le famiglie arrivate dal quartiere di Dora, a Baghdad, raccontano di aver lasciato le loro case ai vicini perché ne garantissero la sicurezza, ma che gruppi armati le hanno confiscate con la forza costringendo gli abitanti della zona a indossare il velo o pagare la tassa per i non musulmani. (M.G.)

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    Pakistan: le Ong denunciano il traffico di donne e bambini fra gli alluvionati

    ◊   E’ un fenomeno in crescita, rilevato dagli operatori delle Ong locali: fra i profughi delle alluvioni crescono i casi di rapimenti e sparizione di donne e bambini, che sono vittime dei trafficanti di esseri umani. L’allarme, già lanciato nelle settimane scorse dall’agenzia Fides inizia oggi a ricevere, con fatica, consistenza di dati, testimonianze e cifre. Secondo dati della “National Disaster Management Authority”, diffusi dalla Ong “Roshni Missing Children Helpline”, sono stati registrati nell’ultimo mese 400 casi di bambini scomparsi. I volontari della “Roshni Missing Children Helpline”, Ong con sede a Karachi, hanno visitato diversi campi profughi a Karachi, Thatta, Dadu e Sukkur, svolgendo una specifica indagine sul traffico di bambini. Hanno rilevato 23 casi di bambini e ragazzi scomparsi, fra i 5 e i 17 anni. “Raccogliamo continue segnalazioni da organizzazioni impegnate sul terreno. Ma il governo e le agenzie internazionali delle Nazioni Unite non vogliono prendere in seria considerazione questo fenomeno. Solo le Ong locali se ne stanno occupando, perché ricevono disperate lamentele delle famiglie colpite”, afferma Tahira Abdullah, musulmana, attivista per i diritti umani, coinvolta in diverse organizzazioni nazionali. “Non esistono dati ufficiali poichè le istituzioni non se ne occupano, dunque è impossibile poterlo adeguatamente quantificare”, nota. Per questo, numerose Ong locali si stanno organizzando per raccogliere dati e storie, soprattutto nelle aree interne del Sindh e del Punjab. Ecco una delle segnalazioni giunte a Fides: una famiglia allargata di sfollati, composta da diversi nuclei familiari, ha trovato asilo in un campo nell’area di Muzaffargarh, in Punjab. Alcuni uomini hanno portato ai profughi del cibo e tutti si sono sfamati. Sono poi caduti in un sonno profondo, in quanto il cibo era stato drogato. Al mattino si sono accorti che tutte le ragazze della famiglia, fra i 14 e i 18 anni erano scomparse. “Si tratta di bande criminali che si infiltrano nelle tendopoli. In questi casi, probabilmente, le ragazze saranno avviate alla prostituzione”, nota Tahira Abdullah. Per i bambini invece, il destino è il racket organizzato dei mendicanti, del lavoro domestico, il lavoro forzato, lo spaccio di droga o anche il trapianto di organi, notano i volontari. Haider Yaqub, direttore del Pakstan per l’Ong “Plan International”, impegnata nella protezione dei minori, spiega a Fides: “Sappiamo, avendo lavorato dopo catastrofi come lo tsunami o il terremoto in Kashmir, che i trafficanti cercano di trarre vantaggio da tali situazioni di sfollamento e miseria. Attualmente operiamo in 3 distretti del Sindh e 3 nel Sud Punjab, e non abbiamo individuato casi gravi di rapimenti di bambini, ma solo casi di bambini dispersi, che cerchiamo di ricongiungere al nucleo familiare. Ma temo che il fenomeno sia in crescita. Stiamo realizzando un ricerca per raccogliere dati e casi”. Dal canto suo l’Asian Human Rights Commission, invitando le istituzioni pakistane a prendere adeguati provvedimenti, afferma: “In questo disastro delle alluvioni, mancano programmazione, coordinamento e misure concrete per sottrarre donne e bambini alla sorte della violenza, inclusa quella dei trafficanti di esseri umani”. (R.P.)

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    Congresso mondiale a Montreal su acqua, sviluppo e cambiamenti climatici

    ◊   Da ieri più di 4000 professionisti, dirigenti e esperti del settore dell'acqua si sono dati appuntamento a Montreal (Canada) per il Congresso mondiale dell'acqua, un evento biennale organizzato dall'International water association (Iwa). Consapevoli che "l'acqua è fonte di vita per il pianeta", l'edizione 2010 affronterà temi cruciali per una gestione sostenibile del cosiddetto oro blu: cambiamenti climatici e energia; acqua e salute; sicurezza dei sistemi idrici; città del futuro. Durante la settimana di conferenze e dibattiti, la giornata di domani sarà dedicata all'Africa con, a margine del congresso mondiale, un forum regionale voluto dall'Associazione africana dell'acqua (Aae) con la partecipazione di dirigenti politici, società del settore, esperti e donatori. Un'occasione per affrontare aspetti tecnici ed economici, per fare il punto dei negoziati sull'acqua di Sharm el-Sheikh (Egitto) ma anche per sottolineare la necessità di un maggior impegno politico in un continente dove il diritto all'acqua è ancora un 'lusso' che la stragrande maggioranza degli africani non può permettersi. Un mancato accesso all'acqua potabile e ai servizi igienici per via di infrastrutture carenti e vetuste che provoca milioni di vittime da malattie come colera, malaria e dissenteria, soprattutto tra i bambini di meno di 5 anni. Oggi ancora - riferisce l'agenzia Misna - il 50% della popolazione urbana in Africa soffre almeno una volta nella vita di una malattia riconducibile al mancato accesso all’acqua potabile e/o all'assenza di servizi igienici adeguati e ogni anno almeno 60 città africane sono colpite da epidemie di colera. La posta in gioco è alta, motivo per cui l'accesso all'acqua è uno degli Obiettivi di sviluppo del Millennio da raggiungere entro il 2015, definiti dall'Onu ormai dieci anni fa. L'International water association è una rete globale presente in 130 Paesi che tratta esclusivamente delle problematiche legate all'intero ciclo dell'acqua, dalle ricerche scientifiche e tecnologiche all'accesso all'acqua, dalla sua conservazione al suo utilizzo in ogni settore di attività. (R.P.)

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    Dichiarazione di Dakar sul ruolo cruciale delle donne per la pace in Africa

    ◊   Riconosce il ruolo “vitale” che le donne possono giocare nella prevenzione e la risoluzione dei conflitti ma anche la necessità di garantire maggiore protezione dei propri diritti nei teatri di guerra la dichiarazione approvata a Dakar, in Senegal, da 16 Paesi dell’Africa occidentale. Al termine di un incontro di tre giorni, - riferisce l'agenzia Misna - i rappresentanti si sono formalmente impegnati ad assicurare alle donne “una partecipazione paritaria e totale” nella risoluzione delle sfide di pace e sicurezza, come previsto del resto dalla risoluzione 1325 varata 10 anni fa dal Consiglio di sicurezza Onu. I ministri africani per le pari opportunità hanno anche sottolineato l’urgenza di fornire a ragazze e donne cure sanitarie, istruzione e assistenza umanitaria adeguata in zone di conflitto e in situazioni post-conflitto. A questo punto i singoli paesi firmatari della ‘Dichiarazione di Dakar’ dovranno varare appositi programmi nazionali oltre ad istaurare meccanismi di verifica. L'intero percorso verrà monitorato e sostenuto dalla Comunità economica dei paesi d'Africa occidentale (Ecowas) in collaborazione con la rappresentanza Onu in Africa occidentale (Unowa) e la nuova agenzia Onu per le donne (Un-Women). (R.P.)

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    La Caritas lancia un mese di iniziative per la lotta contro la povertà nel mondo

    ◊   In occasione dell’apertura dei lavori del Summit Onu sugli Obiettivi del Millennio, in corso a New York da oggi al 22 settembre, Caritas Italia propone un intero mese di eventi in molte diocesi italiane per chiedere all'Italia, all'Europa e a tutti i governi di portare piani concreti sul tappeto dei colloqui che si terranno al Palazzo di Vetro. Caritas italiana e molte Caritas diocesane hanno infatti combinato le tre giornate di mobilitazione mondiale “Stand Up! Take Action!”, che si sono svolte dal 17 al 19 settembre, con la Campagna europea “Zero Poverty”. Nel ricco programma di iniziative, di cui dà notizia l'agenzia Sir, rientra la conferenza sulla salvaguardia del creato in programma oggi a Canosa di Puglia. La cittadina pugliese domani ospiterà uno “Stand up”. Ad Assisi si svolgerà il 9 ottobre un convegno regionale Caritas su “Povertà e convivenza nella carità”, mentre a Pescara si terrà il 16 ottobre. E ancora a Bergamo, il 23 ottobre (ore 21) si svolgerà una serata di proposta di stili di vita consapevoli e alternativi, e il 30 ottobre un convegno diocesano. A Milano la Caritas ambrosiana promuove una serie di iniziative fino alla Marcia Perugia-Assisi del 2011. Lo scorso anno si sono alzate in piedi contro la povertà 800.820 persone in Italia, 118 milioni nel mondo. (M.G.)

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    Istanbul: concluso il Simposio sui “valori condivisi” tra islam e cristianesimo

    ◊   Concluso sabato pomeriggio a Yeşilköy, nei pressi di Istanbul, il sesto Simposio islamo-cristiano su “Valori condivisi e convergenze possibili tra cristiani e musulmani”. Il clima che si è creato tra i partecipanti delle due confessioni religiose è stato così intimo e familiare che una relatrice ha detto: “Basterebbe portare all’esterno quanto abbiamo vissuto qui in questi due giorni, perché il dialogo tra cristiani e musulmani sia una confortante realtà”. Il Simposio è stato impostato soprattutto sulle testimonianze fatte personalmente dai relatori o da loro amici coinvolti nel dialogo; esperienze che potrebbero essere sperimentate anche in altri contesti perché fondate sui sentimenti umani. La seconda giornata è stata particolarmente interessante perché musulmani e cristiani hanno parlato dei rispettivi testi sacri: Vangelo e Corano. “Gli uni e gli altri - è stato detto - credono in un Dio che si è rivelato attraverso la Parola: i musulmani riconoscono l’arrivo (meglio dire la “discesa”) della Parola nel Corano, i cristiani in Gesù Cristo stesso, Parola di Dio fatta uomo. Dunque, sia nell’Islam che nel cristianesimo ci si riferisce a un elemento fondatore: la volontà di Dio di comunicarsi gratuitamente agli uomini. L’Islam è quindi la “Religione del libro”, espressione che i musulmani applicano anche ai cristiani e agli ebrei, chiamati “gente del libro” perché i primi hanno il Vangelo e gli altri la Torah. L’argomento ha appassionato i partecipanti che hanno dato vita a un dialogo stimolante, ma contenuto nella correttezza di chi vuole capire e farsi capire. Sorprendente, almeno per alcuni, la panoramica che la fondazione nazionale dei giornalisti (che ha partecipato all’organizzazione del Simposio) ha fatto sulla propria attività a favore del dialogo interreligioso, iniziata addirittura nel 1940, allorché i musulmani furono invitati a stabilire alleanze con i cristiani per contrastare gli attacchi degli atei. Il dialogo è fatto soprattutto col Patriarca ortodosso, “che non è più visto come un focolare corrotto che tenta di dominare l’oriente e l’occidente, ma come un centro di attività culturali, scientifiche e religiose alle quali ci si deve associare per il bene dell’umanità”. Gli oltre cento partecipanti al Simposio (il più affollato tra tutti) si sono dati appuntamento al prossimo anno, magari in un’altra città, “perché è bene che anche altre università e altra gente conoscano quanto una base volenterosa sta facendo per un’intesa tra uomini che vivono fianco a fianco e che, per questo, debbono conoscersi, stimarsi e, ideale sognato, amarsi”. (Da Istanbul, Padre Egidio Picucci)

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    Libano: meeting dei media del patriarcato armeno cattolico per il prossimo Sinodo

    ◊   Riflettere sulle realtà attuali dei mezzi di comunicazione e sul loro ruolo futuro in seno alla Chiesa armeno cattolica, alla luce delle indicazioni dell'Instrumentum Laboris del Sinodo Speciale per il Medio Oriente (10-24 ottobre 2010). È quanto prevede il Meeting dei media e dei mezzi di comunicazione del patriarcato armeno cattolico che si terrà il 24 e 25 settembre a Beirut alla presenza di Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, patriarca di Cilicia degli armeni cattolici. Al Meeting sono previsti gli interventi di mons. Raphael Minassian, presidente della commissione media e telecomunicazioni del patriarcato armeno cattolico, di padre Antranig Granian, responsabile della rivista "Massis" e di Robert Attarian redattore della sezione armena della Radio Vaticana e direttore della Rubrica Telepace Armenia. Sono inoltre previsti interventi di altri responsabili dei media armeni. L'apertura dei lavori è prevista venerdì 24 settembre con il saluto di Sua Beatitudine mentre la chiusura avrà luogo sabato 25 settembre alle ore 13.00 con un pranzo nel Patriarcato. Nella mattinata di sabato avrà luogo una "tavola rotonda" ed un dibattito aperto finalizzato alla redazione di un documento conclusivo che indichi le nuove linee guida dei mezzi di comunicazione del patriarcato armeno cattolico. Per la cerimonia di chiusura sono stati invitati alcuni esponenti della stampa armena e del mondo cattolico locale. (M.G.)

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    Brasile: missionarie ad Haiti per il progetto di solidarietà tra le due Chiese

    ◊   Entra nel vivo il progetto missionario “La solidarietà tra la Chiesa del Brasile e la Chiesa di Haiti”, lanciato nei mesi scorsi dalla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), la Caritas Brasileira e la Conferenza dei Religiosi del Brasile. Dopo tre mesi di preparazione, frequentando il Corso missionario "Ad Gentes", tenutosi presso il Centro culturale missionario (Ccm), il 13 settembre scorso sono state inviate nell’isola messa in ginocchio dal terremoto tre religiose, accompagnate dalla rappresentante della Caritas, suor Antonia Mendes. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, l'invio di questa piccola Comunità missionaria, composta da tre religiose di altrettante congregazioni (Maria Aparecida dos Santos, della Congregazione delle Piccole Suore della Divina Provvidenza; Maria Aparecida da Silva Viana, della Congregazione della Provvidenza di Gap. e Maria Marcelina Xavier dell'Istituto Maestre Pie Venerini), darà inizio al progetto che si prevede a tappe. Questo primo gruppo sarà infatti un ponte di comunicazione, come una base del Brasile ad Haiti. Il responsabile della Commissione missionaria della Cnbb e assistente del Corso missionario Ad Gentes, padre José Altevir, ha sottolineato che prima dell'inizio del corso le suore hanno avuto una preparazione particolare per imparare la lingua francese e creola (la lingua nativa di Haiti). “Il Progetto di solidarietà tra le Chiese del Brasile e di Haiti – ha poi spiegato padre Altevir - mira ad essere una presenza solidale, accogliente ed evangelica ad Haiti, cercando un inserimento consapevole nella ricostruzione e nella vigilanza sulle condizioni in cui vive la popolazione povera. Con la forza e l'energia delle persone, il progetto vuole avere come protagonisti gli haitiani stessi, al fine di garantire azioni costanti ed efficaci”. (M.G.)

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    Usa: l’Opera don Guanella da 50 anni al servizio dei più bisognosi

    ◊   L’Ordine di don Guanella festeggia in questi giorni il 50.mo della sua presenza negli Stati Uniti. La ricorrenza sarà celebrata ufficialmente il 26 settembre presso il Centro St. Louis di Springfield, nel quadro delle iniziative, di cui riferisce l'agenzia Fides, che sono in corso per tutto il mese di settembre e che richiamano la partecipazione di religiosi, religiose, cooperatori, benefattori, ospiti e amici dell’Opera, per condividerne valori e obiettivi. I festeggiamenti seguono l’assemblea annuale dei membri dell'Ordine negli Usa, tenutasi lo scorso 15 settembre, durante la quale si è fatto il punto sul rinnovato impegno a favore dei poveri. Presenti dal 1960, i guanelliani promuovono negli Stati Uniti un centro residenziale, il St. Louis Center a Chelsea, che accoglie 25 bambini e 35 adulti, uomini e donne, con diverse disabilità. A Rhode Island sono presenti nella parrocchia del Sacro Cuore, con annessa scuola materna per 32 bambini e scuola elementare per 132 ragazzi; a Grass Lake (Michigan) con la Pia Unione di San Giuseppe e a Springfield con la Casa di formazione. Il St. Louis Center è una casa di promozione e riabilitazione fortemente voluta dalla diocesi di Detroit, per minori con difficoltà. Nel 1970 avvenne il passaggio ai guanelliani, invitati dall'allora cardinale Mooney, arcivescovo di Detroit. Cinque i religiosi guanelliani che curano la formazione spirituale, la direzione e l'amministrazione del Centro. Al loro fianco una sessantina di operatori durante l’anno che diventano settanta durante l’estate. Molti anche i singoli volontari presenti, equiparati agli operatori. Accanto ad essi anche gruppi di volontari e il movimento laicale con centinaia di iscritti che con la loro testimonianza di Carità e dedizione testimoniano ad amici e conoscenti l’amore di Dio per tutti, specialmente per i più poveri e abbandonati, contribuendo fortemente al finanziamento dei programmi di recupero. (M.G.)

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    Germania: da oggi Plenaria dei vescovi su abusi, missionarietà e insegnamento della religione

    ◊   La Conferenza episcopale tedesca è riunita da oggi a Fulda per la Plenaria d’autunno, alla quale prendono parte 67 presuli sotto la guida del presidente dell’episcopato medesimo, l’arcivescovo Robert Zollitsch. Nel corso della sessione saranno portate avanti le consultazioni sull’ulteriore applicazione dei provvedimenti riguardanti gli abusi sessuali sui minori in ambito ecclesiastico e la discussione intorno ad un quadro normativo per la prevenzione degli abusi. Una giornata dell’incontro sarà dedicata alla riflessione sugli avvenimenti dei mesi passati e sulle prospettive per la Chiesa in Germania. Gli altri temi in agenda comprendono la presentazione del primo rapporto sull’Ufficio per la pastorale missionaria, aperto nel gennaio scorso a Erfurt, e le direttrici ecclesiali riguardanti la formazione all’insegnamento della religione. E’ inoltre previsto lo studio degli elementi portanti di una presa di posizione ecclesiale sul “concetto energetico” del Governo federale e di un pronunciamento dei vescovi sul futuro dell’assistenza. Alla sessione di apertura sarà presente il nunzio apostolico, arcivescovo Jean-Claude Périsset; come ospiti dalle Conferenze episcopali vicine sono stati anche invitati il vescovo di Legnica (Polonia) Stefan Cichy, il vescovo ausiliare di Strasburgo (Francia) Christian Kratz e il presidente della Conferenza episcopale nordica Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma (Svezia). (M.V.)

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    Vietnam: ricordato l’anniversario della morte del cardinale Van Thuan

    ◊   La Chiesa e la comunità cattolica del Vietnam si sono strette nel ricordo del cardinale Nguyen Van Thuan, in occasione dell’VIII anniversario della sua morte. In un’atmosfera solenne e commossa, oltre duemila persone hanno partecipato nella cattedrale di Ho Chi Minh City alla messa in suffragio del porporato considerato un esempio di fede e santità per i cattolici del Vietnam e del mondo. L’agenzia AsiaNews ha ripercorso le principali tappe di questa vita straordinaria che ha avuto inizio il 17 aprile 1928 nella parrocchia di Phu Cam. Van Thuan, entrato giovanissimo nel seminario minore di An Ninh, ha poi studiato filosofia e teologia al seminario maggiore di Phu Xuan. E’ stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1953 dal vescovo mons. Urrutia. Dal 1964 al 1967 è stato vicario generale nell’arcidiocesi di Hue. Il 13 aprile 1967 Paolo VI lo ha nominato vescovo della diocesi di Nha Trang e il 24 aprile 1975 coadiutore di Saigon. Sei giorni dopo, il 30 aprile l’esercito rivoluzionario del governo comunista “entrò a Saigon”. Il nuovo esecutivo comunista lo internò subito in un campo di rieducazione, per 13 anni - dal 1975 al 1988 - senza processo. Sebbene in prigione, riuscì a far avere messaggi ai suoi fedeli, brevi riflessioni molto chiare, scritti su pezzetti di carta. Questi messaggi venivano poi copiati a mano e diffusi nell’intera comunità cattolica. Sono stati raccolti nel libro “La strada della speranza”. Un altro libro, “Preghiere di speranza”, contiene le preghiere da lui scritte in carcere. Su pezzi di carta si era fatto una piccola Bibbia. Alcuni carcerieri simpatizzanti, gli avevano fatto avere di nascosto un pezzo di legno e dello spago, con cui aveva fatto un piccolo crocifisso. Nel 1991 fu costretto a lasciare il suo Paese e fu accolto da Giovanni Paolo II nella Curia romana. Nel 1998 divenne presidente del Pontificio Consiglio giustizia e pace. Il 21 febbraio 2001 mons. Van Thuan fu creato cardinale. Pochi giorni dopo il Vietnam allentò le restrizioni e il cardinale poté tornare alla sua terra natale con le ordinarie procedure di immigrazione e gli furono concesse le facilitazioni in genere accordate ai cittadini esteri. E' morto il 16 settembre 2002 per un tumore, in una clinica di Roma. Il 16 settembre 2007, in occasione del quinto anniversario della sua morte, la Chiesa ha iniziato la causa di beatificazione. Benedetto XVI ha espresso “profonda gioia” per l’annuncio. La notizia è stata accolta con grande entusiasmo anche dai cattolici del Vietnam. (M.G.)

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    Terra Santa: visita virtuale del Santo Sepolcro con le nuove tecnologie digitali

    ◊   Visitare il Santo Sepolcro da casa, rivivendo l’esperienza della visita alla basilica una volta rientrati dal pellegrinaggio, approfondendo la propria conoscenza su aspetti storici e artistici di quella che per i cristiani rappresenta il ‘Centro del mondo’. Tutto questo sarà possibile tra circa un anno e mezzo grazie al progetto promosso dalla Custodia di Terra Santa con la sua Ong Ats Pro Terra Sancta, di valorizzazione e diffusione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir, per la sua realizzazione verrà usato del materiale raccolto da esperti dell’Università di Firenze e dello Studio Biblicum Franciscanum in occasione di un rilievo tridimensionale finalizzato alla valutazione del rischio sismico. Tale materiale (video, foto, modelli digitali tridimensionali) sarà riorganizzato ed integrato con nuove informazioni ed immagini in un percorso virtuale che guiderà il visitatore attraverso sistemi di comunicazione tradizionali (pannelli illustrativi) e le più innovative tecnologie digitali. Quattro le fasi di lavoro: modellazione tridimensionale che riprodurrà i modelli della basilica di epoca costantiniana e crociata, video tridimensionali e di un dvd sul Santo Sepolcro, creazione di un Centro di informazione sul Santo Sepolcro all’interno della Città vecchia e, infine, la formazione di personale per supportare il progetto. (M.G.)

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    “La civiltà dell’amore” al centro della tre giorni di studi all’Istituto Paolo VI

    ◊   “Verso la civiltà dell’amore. Paolo VI e la costruzione della comunità umana”, è il tema scelto per l’XI Colloquio internazionale di studio che si terrà dal 24 al 26 settembre a Concesio (Brescia), nel nuovo Centro studi dell’Istituto Paolo VI inaugurato lo scorso anno da Benedetto XVI. È la prima volta che i lavori di un Colloquio si svolgono nella moderna cornice delle strutture erette accanto alla Casa natale di papa Montini. Secondo una nota diffusa dall’istituto e ripresa dal Sir, storici, teologi e filosofi provenienti da tutto il mondo, sotto la direzione del cardinale Paul Poupard, prefetto emerito del Pontificio Consiglio della cultura, approfondiranno il significato del concetto di “civiltà dell’amore” nel pensiero di Montini “in tutte le sue implicazioni sociali, civili e religiose, fino al suo recepimento nella società e tenteranno di mostrare come la societas christiana medievale si sia andata articolando e poi sviluppando nella civiltà cristiana del Novecento”. “In un contesto sempre più globalizzato come quello attuale”, si legge ancora nel comunicato, “la contiguità delle persone e delle culture non equivale a fraternità, né a uguaglianza; per questo l’ideale di una ‘civiltà dell’amore’, promosso da Paolo VI, appare di straordinaria attualità per la crescita solidale della comunità umana”. Papa Montini utilizzò per la prima volta l’espressione “civiltà dell’amore” la mattina di Pentecoste del 1970, per riprenderla poi altre volte nel corso del suo pontificato. “Per lui questa espressione – saldamente ancorata a motivazioni di carattere teologico, antropologico e storico – aveva una profonda valenza sia personale che sociale” tanto che il suo stesso magistero, “si pensi all’enciclica Populorum progressio (1967) o all’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi (1975), si illumina, anche da questo punto di vista, di una luce intensa e diffusa”. A corredo dell’incontro è stata preparata un’agile antologia di testi montiniani sul tema, introdotta da padre Gian Paolo Salvini, direttore de “La Civiltà Cattolica”. Inaugureranno i lavori Giuseppe Camadini, presidente dell’Istituto Paolo VI; mons. Luciano Monari, vescovo di Brescia; il cardinale Poupard, presidente del Colloquio. Interverranno gli storici Fulvio De Giorgi, Alberto Monticone, Danilo Veneruso, Jean-Dominique Durand; i teologi Bernard Sesboüé (Centre Sèvres di Parigi) e Pierangelo Sequeri (Facoltà teologica Italia settentrionale); padre Joseph Joblin, docente emerito alla Pontificia Università Gregoriana, e lo stesso padre Salvini. (M.G.)

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    Cittadella della Pace: 50 giovani del Caucaso insieme per parlare di pace

    ◊   Insieme per 15 giorni, sperimentando una vita di dialogo, convivenza e studio. È quanto prevede il soggiorno presso la “Cittadella della pace” nel borgo toscano di Rondine, di 50 giovani caucasici, composti da universitari e neo-laureati di Georgia e Abkhazia, e di Azerbaijan e Armenia, provenienti, questi ultimi, dalla regione contesa, tra i due stati, del Nagorno Karabakh. L’iniziativa, in programma dall’11 al 27 novembre, è il primo risultato concreto del “viaggio di amicizia” che l’associazione Rondine – Cittadella della pace ha organizzato dal 15 luglio al 1° agosto in Caucaso del sud e Turchia per diffondere il documento “14 punti per la pace nel Caucaso”. “Quella del campo è un’iniziativa comune dell’Onu e dell’Unione europea – spiega al Sir il presidente di Rondine, Franco Vaccari - ed è la prima volta che il governo georgiano e il governo ‘de facto’ dell’Abkhazia partecipano a un progetto comune dalla fine della guerra che li ha visti contrapposti negli anni Novanta”. Durante la permanenza a Rondine, dove si trova lo Studentato internazionale dell’associazione che accoglie giovani provenienti da zone di guerra, gli ospiti abcasi, georgiani, armeni e azeri saranno impegnati in un lavoro di formazione al dialogo. Vaccari precisa infine che “non toccheremo con i giovani le questioni politiche dei loro territori” perché “la cosa importante sarà creare un clima sereno, grazie al quale si possano aprire e comincino a tessere amicizie e rapporti tra di loro”. (M.G.)

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    Modena-Carpi-Sassuolo: si è chiuso il Festival della Filosofia sul tema della fortuna

    ◊   Incertezza, precarietà, imprevedibilità: sono nostri compagni di viaggio esistenziale. Ce ne siamo accorti in epoca recente, nella “post-modernità”. Tuttavia, non sono un “male curabile” del nostro tempo, ma una caratteristica dell’essere umano in quanto tale: occorre imparare a conviverci, dunque, elaborando “strategie”, per trasformare i rischi in opportunità. Questo il “filo rosso” dei diversi interventi al Festival della Filosofia a Modena, Carpi e Sassuolo, dedicato quest’anno al tema della Fortuna. La Rassegna ha chiuso ieri la sua tre giorni, registrando la partecipazione di oltre 150mila persone, in fila, sotto la pioggia, per ascoltare, dalla viva voce, intellettuali di diverse discipline e fedi; forse, nella speranza di ricevere un “manuale di vita” per l’età contemporanea. Tra gli ospiti eccellenti di questa edizione: i sociologi Zygmunt Bauman e Franck Furedi, l’antropologo Marc Augè, il filosofo Jean Luc Nancy, il paleontologo Niels Eldredge, gli italiani Remo Bodei, Massimo Cacciari, Carlo Galli, Salvatore Natoli, Emanuele Severino. Con entusiasmo sono stati seguiti i rappresentanti del mondo cattolico: in particolare, il fondatore e priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi, e il teologo Piero Coda, preside dell’Istituto universitario “Sophia” di Loppiano (Fi), da oggi a Vienna per l’incontro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa. La stessa etimologia di “precarietà” – da prex (preghiera) – richiama la dimensione religiosa, “la possibilità di ottenere qualcosa con la preghiera”, ha ricordato Bianchi. “La preghiera stessa è un atto “precario”: può essere esaudita o meno”. La precarietà, quindi, è tipica dell’essere umano, così come la fede. “Per vivere, abbiamo bisogno di fidarci di qualcuno a cui affidarci”. Il male del nostro tempo è proprio questa incapacità di credere e di fidarsi, gli uni degli altri, innanzitutto, e di Dio. E quest’assenza di fiducia genera confusione, paura, depressione. “Non basta dire che Dio esiste per essere credenti”, ha affermato Bianchi. “Bisogna ogni giorno fidarsi dell’altro e affidarsi a Dio, a Gesù, che è credibile e affidabile”. L’incontro con i cristiani deve generare fiducia e amore per la vita. Gesù “incontra tutti: poveri e ricchi, stranieri, pagani, giusti e peccatori”, e con tutti “crea uno spazio di fiducia”. Infatti – ha ben detto Piero Coda – a differenza della dea Fortuna, che cieca, bendata, distribuisce a casaccio beni e malanni, “Dio vede, guarda, scruta”, con benevolenza e misericordia, ed “elegge ogni persona in Cristo”, con “un sì assoluto e incondizionato”. (Da Modena, Emanuela Bambara)

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    24 Ore nel Mondo



    Via libera di Israele al passaggio di auto private con aiuti verso Gaza

    ◊   Israele ha autorizzato il passaggio di convogli privati a fini umanitari nella Striscia di Gaza, per la prima volta dopo l’ascesa al potere di Hamas. L’agenzia Asia News riferisce che stamattina le prime vetture sono passate dalla frontiera dello Stato ebraico. La decisione è venuta in seguito alla pressione internazionale per la rimozione dell’embargo sulla regione, che si è intensificata negli ultimi mesi dopo la vicenda della nave umanitaria turca.

    Pakistan
    Disordini nella città pakistana di Karachi sulla scia dell’uccisione di un leader politico locale anti-talebano, avvenuta in questi giorni a Londra. Almeno nove persone sono morte in diverse sparatorie avvenute la notte scorsa. Alcune delle vittime sono esponenti politici, probabilmente uccisi da sicari dei partiti rivali.

    Oggi a Roma i funerali del tenente Romani
    Il feretro del tenente Alessandro Romani, ucciso in Afghanistan nei giorni scorsi, è giunto ieri mattina all’aeroporto militare di Ciampino. Oggi pomeriggio i funerali nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, a Roma. Il Sindaco di Roma Gianni Alemanno ha dichiarato una giornata di lutto cittadino.

    Kuwait: stop alle manifestazioni
    Il governo del Kuwait ha emanato un divieto assoluto per qualsiasi dimostrazione di carattere confessionale. Obiettivo del provvedimento – riferisce la stampa locale – è quello di tentare di sedare le tensioni degli ultimi giorni tra la comunità sunnita e quella sciita, scatenate da una provocazione.

    Turchia-Pkk
    In Turchia il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) ha annunciato di aver prorogato di una settimana la scadenza della tregua unilaterale proclamata lo scorso 13 agosto e che scadeva oggi. La tregua – che non è stata accettata dalle forze armate – non ha tuttavia impedito lo svolgimento di attentati da parte delle frange più radicali della formazione.

    Kashmir
    Sempre alta la tensione nel Kashmir per le proteste anti-indiane dei separatisti. Sono 4 le vittime nelle ultime 24 ore. Oltre un centinaio negli ultimi tre mesi. Oggi una delegazione di 38 parlamentari di Nuova Dehli, guidata dal ministro degli Interni, arriva nella regione per incontrare diversi esponenti locali con l’obiettivo di disinnescare la rivolta. Tuttavia i principali gruppi separatisti hanno fatto sapere che non parteciperanno ai colloqui definiti un futile esercizio di pubbliche relazioni. Intanto nell’area resta in vigore il coprifuoco permanente che rende difficile anche il movimento dei giornalisti.

    India
    In India rafforzate le misure di sicurezza attorno a centinaia di luoghi turistici. La misura in seguito all’attacco armato contro un bus di turisti stranieri avvenuto ieri nei pressi della più importante moschea di Nuova Delhi provocando il ferimento di due taiwanesi. In mattinata un gruppo estremista islamico ha minacciato attentati in occasione di un evento sportivo internazionale che si volgerà nel Paese dal 3 al 10 ottobre prossimi.

    India: tragedia ferroviaria
    E restiamo in India per una tragedia ferroviaria avvenuta nella zona centrale del Paese, nello Stato di Madhya Pradesh. Un treno merci si è scontrato con uno per passeggeri provocando almeno 13 vittime. E’ successo mentre nella zona era in corso un violento temporale. Proprio il maltempo continua ad ostacolare le operazioni di soccorso. Piogge monsoniche si sono abbattute anche sullo Stato Himalayano dell'Uttarakhand, dove si segnalano oltre 70 vittime negli ultimi due giorni a causa di smottamenti e straripamenti dei principali fiumi.

    Olanda
    All’aeroporto Schiphol di Amsterdam, in Olanda, la polizia ha fermato un britannico di origine somala sospettato di terrorismo. E’ successo ieri durante uno scalo: proveniva da Liverpool ed era diretto in Uganda. Le autorità stanno indagando su eventuali legami con organizzazioni terroristiche internazionali.

    Grecia
    In Grecia prosegue la protesta dei trasportatori contro la liberalizzazione del settore allo studio del governo. Alla vigilia del voto del progetto in Parlamento, centinaia di camion oggi hanno bloccato una delle principali strade di accesso alla capitale Atene mentre nel Paese si comincia a denunciare la penuria di carburante.

    Francia-Mauritania-Mali
    La Francia ha inviato a Njamey, capitale del Niger, 80 militari con il compito di liberare i 7 ostaggi rapiti nel Paese giovedì scorso e probabilmente trasferiti in Mali. A Parigi intanto aumenta il rischio di attacchi terroristici, in particolare nei trasporti. In Mali, invece, nuovi raid dell’esercito della Mauritania contro postazioni del braccio maghrebino di Al Qaeda hanno provocato 17 vittime nelle ultime 24 ore.

    Mali
    Diminuito in Mali il tasso di povertà del 3,7 per cento. Ad annunciarlo il Consiglio dei ministri, che, in una conferenza stampa, ha illustrato le ultime notizie su crescita economica e riduzione della povertà: il tasso di povertà monetaria è passato dal 47,4 al 43,7 per cento, mentre la crescita economica è aumentata del 4 per cento, grazie ad una politica nazionale di investimenti pubblici nei servizi di base.

    Somalia
    In Somalia il governo entro fine anno aprirà un secondo fronte militare nella zona centro-meridionale del Paese nel tentativo di riconquistare alcune città occupate dai ribelli islamici di Al-Shabaab. Intanto i guerriglieri hanno attaccato e conquistato altre due emittenti radiofoniche della capitale Mogadiscio che saranno utilizzate a fini propagandistici.

    Algeria
    Nuove misure anti-rapimento varate in Algeria con l’obiettivo di proteggere i turisti stranieri. Prevista l’interdizione temporanea di due regioni, l’Hoggar e il Tassilli, e l’obbligo di fornire preventivamente tutte le tappe dei viaggi alle autorità. Le guide, infine, dovranno dotarsi di un telefono satellitare.

    Uganda-Repubblica Democratica del Congo
    Incontro tra i ministri della Difesa dell’Uganda e della Repubblica Democratica del Congo, a Kampala, nel tentativo di studiare piani comuni di difesa dagli attacchi dei miliziani dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA). I raid che spesso si verificano nella zona di frontiera tra i due Paesi impediscono anche la normale rete di scambi commerciali.

    Kenya
    Sventati in Kenya due attacchi terroristici. La polizia locale, attraverso un comunicato, ha riferito della scoperta di un duplice attentato allo studio dei ribelli Al Shabaab a Nairobi e Mombasa. Il gruppo, legato ad Al-Qaeda, è ritenuto responsabile dell’esplosione dello scorso 11 luglio a Kampala, in Uganda, che ha provocato 76 vittime. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Marco Onali)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 263

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