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Sommario del 14/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI in terra britannica: la prima visita di Stato di un Papa nel Regno Unito
  • Teologo della coscienza alla ricerca della Verità: il pensiero di Benedetto XVI sul cardinale Newman
  • A Santiago de Compostela il II Congresso mondiale di Pastorale dei pellegrinaggi e santuari
  • Scambio in Vaticano degli strumenti di ratifica sull'Accordo tra Santa Sede e Bosnia ed Erzegovina per l'assistenza religiosa ai membri delle Forze armate
  • Nomina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il ministro pakistano per le minoranze smentisce discriminazioni contro i cristiani
  • Il ruolo dei media nel propagare campagne d’odio: intervista a don Franco Lever
  • Festa dell'Esaltazione della Croce. Il commento di p. Francesco Cordeschi: la croce è la 'password' per entrare in un mondo nuovo
  • La Libreria Editrice Vaticana presenta i suoi volumi sul Papa e il Magistero a "Pordenonelegge"
  • 250 anni fa nasceva Luigi Cherubini: oggi nella natia Firenze l'avvio delle celebrazioni. L'omaggio al maestro nella Sagra musicale umbra
  • Chiesa e Società

  • Il rapporto della Fao sulla fame nel mondo: la soffrono ancora 925 milioni di persone
  • Inaugurata a Ginevra la XV sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite
  • Visita del Papa nel Regno Unito: volontari pronti a dare informazioni sulla Chiesa cattolica
  • Indonesia: il Presidente e organizzazioni islamiche condannano l’attacco al pastore protestante
  • Al via in Orissa le visite della Commissione per le minoranze religiose
  • Sudan: il vescovo di Tombura-Yambo invoca una soluzione politica alle incursioni dell’Lra
  • La Marcia mondiale delle donne arriva nella Repubblica Democratica del Congo
  • Costa d’Avorio: una preghiera per la pace e per libere elezioni
  • Malawi: la Chiesa organizza un simposio sull’educazione
  • A Vienna la XII plenaria della Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso
  • Austria. Il Patriarca serbo ortodosso Ireneo: “L’unità dei cristiani è una priorità per tutti”
  • Guatemala: il cardinale Quezada Toruño invita a una Giornata di preghiera per la festa dell’indipendenza
  • Turchia: il nunzio apostolico accoglie con favore l’esito del referendum
  • Il nuovo nunzio apostolico di Polonia in visita alla Madonna Nera di Czestochowa
  • I vescovi degli Stati Uniti pubblicano un nuovo libro su pontificato di Benedetto XVI
  • Catholic Charities Usa festeggia i 100 anni di fondazione
  • Usa: il cardinale Wuerl invita i cattolici a testimoniare pubblicamente la loro fede
  • Parigi: nella sede dell'Unesco omaggio a Madre Teresa, "Madre dei poveri"
  • Gmg Madrid 2011: presentato il piano pastorale
  • Missionario italiano riceve la massima onorificenza del Kenya
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attaccate altre 3 scuole cristiane nel Kashmir indiano, dopo le violenze di ieri costate la vita a 18 persone
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI in terra britannica: la prima visita di Stato di un Papa nel Regno Unito

    ◊   “Il cuore parla al cuore”: è la frase impressa nel logo del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI in terra britannica, ripresa dal motto cardinalizio del cardinale John Henry Newman. Il Santo Padre, che arriverà giovedì prossimo si tratterrà fino alla domenica seguente, toccando le città di Edimburgo, Glasgow, Londra e Birmingham. Cresce intanto l’attesa per questa prima visita di Stato di un Papa nel Regno Unito, dopo le quattro di un Sovrano britannico in Vaticano. Luis Badilla ripercorre, in una scheda, le tappe degli incontri tra i Reali britannici e i Pontefici, nel corso del Novecento.

    Elisabetta II, dopo l'improvvisa morte di suo padre Re Giorgio VI, comincia a regnare a 26 anni. Era il 1952 anche se la sua incoronazione avvenne il 2 giugno 1953. Ha già incontrato tre Papi: Pio XII, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Il 16 settembre prossimo, nella città di Edimburgo, la regina incontrerà Benedetto XVI, ospite della prima visita di Stato di un Pontefice nel Regno Unito. Gli altri incontri, infatti, erano avvenuti in Vaticano. Sarà un momento storico di grande rilievo in un processo di avvicinamento che cominciò 107 anni fa, esattamente nel 1903. Nel frattempo la Corona britannica ha visto succedersi quattro Re e il Soglio di Pietro otto Papi. Gli incontri si sono tenuti in circostanze diverse e con modalità diverse. La prima volta che Elisabetta II incontrò un Papa, Pio XII, fu nel 1953 alla vigilia della sua incoronazione. Di questo bell'incontro si ricordò Giovanni XXIII quando l'accolse in visita di Stato in Vaticano, otto anni dopo: il 5 maggio 1961. Allora Elisabetta II aveva 35 anni. Papa Roncalli - ricordano le cronache dell'epoca - accolse la sovrana con grande solennità ma senza mascherare il suo affetto. Nel suo breve saluto, il Papa evocò altri incontri fra membri della Casa reale britannica e il Successore di Pietro. Il primo incontro tra un Papa e un Re del Regno Unito - "dopo tre secoli e mezzo" affermò Giovanni XXIII - avvenne nel 1903, quando si recò in Vaticano, per essere ricevuto da Papa Leone XIII, Re Edoardo VII. Venti anni dopo, nel 1923, il nonno di Elisabetta II, Re Giorgio V, incontrò, sempre in Vaticano, Papa Pio XI. Papa Roncalli, tra l'altro, ricorda di essere stato testimone di questo gradito evento. Da ricordare che tra le due visite – quella di Edoardo VII nel 1903 e quella di Giorgio V nel 1923 - nel 1914, furono stabiliti rapporti diplomatici tra il Regno Unito e la Sede Apostolica. La Regina Elisabetta II fu il primo capo di stato a compiere una visita di stato in Vaticano, insieme con il Principe Filippo , il 17 ottobre 1980 , dopo la salita al Soglio Pontificio di Papa Giovanni Paolo II. Nel 1982, nel contesto della sua visita pastorale nel Regno Unito, dal 28 maggio al 2 giugno, lo stesso giorno del suo arrivo a Londra, Papa Wojtyla fece visita a Palazzo reale per un incontro privato con la Sovrana. E privato fu un successivo incontro in Vaticano, il 17 ottobre 2000, tra Giovanni Paolo II e la Regina Elisabetta II, che si trovava a Roma per una visita di Stato all’allora Presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi.

    Fra pochi giorni, Benedetto XVI sarà il primo Papa a recarsi nel Regno Unito per una visita che è pastorale ma anche di Stato. Nel Palazzo Reale di Holyroodhouse a Edimburgo, il 16 settembre, si potrà assistere ad una cerimonia storica segnata da scambi di discorsi ufficiali e doni nella cornice di un evento solenne e preparato con grande cura.

    1) Edoardo VII - 1903 - Leone XIII - Vaticano - Visita di Stato (detta allora “Visita ufficiale e solenne”).
    2) Giorgio V - 1923 - Pio XI - Vaticano - Visita di Stato.
    3) Elisabetta II - 1953 - Pio XII - Vaticano.
    4) Elisabetta II -1961- Giovanni XXIII – Vaticano - Visita di Stato.
    5) Elisabetta II - 1980 - Giovanni Paolo II - Vaticano - Visita di Stato.
    6) Visita privata di Giovanni Paolo II a Elisabetta II, Londra, 28 maggio 1982.
    7) Visita privata di Elisabetta II a Giovanni Paolo II, Vaticano, 17 ottobre 2000.
    8) Elisabetta II - 2010 - Benedetto XVI - Regno Unito - Visita di Stato.

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    Teologo della coscienza alla ricerca della Verità: il pensiero di Benedetto XVI sul cardinale Newman

    ◊   Tra gli eventi più significativi del prossimo viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito è la beatificazione del cardinale John Henry Newman, domenica prossima, a conclusione della visita di Stato. Fin da giovane, Joseph Ratzinger ha sempre considerato il teologo e letterato inglese un modello da seguire e si è soffermato più volte sulla sua teologia della coscienza. Ripercorriamo alcuni pensieri di Benedetto XVI su Newman nel servizio di Alessandro Gisotti, accompagnato dalle note di “Lead kindly light”, inno composto da Newman nel 1833:

    (Lead Kindly Light)

    Newman “nello stesso tempo tocca il nostro cuore e illumina il nostro pensiero”: Joseph Ratzinger confida che, fin dagli anni giovanili, ha sempre avuto una predilezione per il grande teologo e letterato inglese. Nel libro-intervista, “Il sale della Terra”, il futuro Benedetto XVI definisce il prossimo Beato un modello e, nel volume “Cielo e Terra”, si sofferma sul tema della coscienza, cuore della sua ricerca spirituale. “La coscienza – scrive il cardinale Ratzinger – è centrale per Newman, perché lo è la verità”. La sua attenzione per la coscienza, rileva, si inscrive “nella linea di Agostino, non in quella della filosofia soggettivistica moderna”. E ricorda che, quando fu eletto cardinale, Newman “confessò che la sua intera vita era stata una battaglia contro il liberalismo”.

    Per lui, aggiunge il futuro Pontefice, la coscienza “non significa autodeterminazione del soggetto”, “in un mondo senza verità”. Significa “piuttosto la presenza percepibile ed imperativa della voce nella verità del soggetto stesso”. E nota che in una lista delle virtù, Newman “sottolinei la preminenza della verità sulla bontà, o per dirlo in modo a noi più comprensibile: la preminenza della verità sul consenso, sull’accettabilità per il gruppo”. Di Newman, Benedetto XVI parla anche nell’ultima visita ad Limina dei vescovi inglesi e gallesi nel febbraio scorso:

    Cardinal Newman (…) left us an outstanding example of faithfulness…”
    “Il cardinale Newman – sottolinea – ci ha lasciato un esempio eccezionale di fedeltà rivelata seguendo quella kindly light”, quella luce gentile, “ovunque lo conducesse anche a un considerevole costo personale”.

    “Great writers and communicators of his stature…”
    “Grandi scrittori e comunicatori della sua statura e della sua integrità – è il suo auspicio – sono necessari nella Chiesa oggi e spero che la devozione a lui ispirerà molti a seguirne le orme”. Giustamente, constata Benedetto XVI, è stata prestata molta attenzione all'attività accademica di Newman, “ma è importante ricordare che egli si considerava soprattutto un sacerdote”. Tra i pensieri di Ratzinger su Newman, anche un discorso pronunciato in occasione del centenario della morte del futuro Beato, nel 1990. In un Simposio promosso dal Centro degli Amici di Newman, il cardinale Ratzinger rileva che il nuovo Beato spiegava “l’esistenza dell’uomo a partire dalla coscienza, ossia nella relazione tra Dio e l’anima”.

    Per il teologo inglese, “era chiaro che questo personalismo non rappresentava nessun cedimento all’individualismo, e che il legame alla coscienza non significava nessuna concessione all’arbitrarietà”. Proprio in quanto “uomo della coscienza”, ribadisce, Newman “era divenuto un convertito; fu la sua coscienza che lo condusse dagli antichi legami e dalle antiche certezze dentro il mondo per lui difficile e inconsueto del cattolicesimo”. Il futuro Papa sottolinea l’affinità tra Agostino e Newman, in particolare nel loro cammino di conversione. “Una strada che dura tutta la vita”. La fede, annota Joseph Ratzinger, “è sempre sviluppo, e proprio così maturazione dell’anima verso la Verità”.

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    A Santiago de Compostela il II Congresso mondiale di Pastorale dei pellegrinaggi e santuari

    ◊   Un’occasione per mettere a confronto le proprie esperienze, e scoprire così, attraverso la conoscenza di realtà vicine, nuove modalità di approccio pastorale con i pellegrini, nel rispetto della caratteristica di universalità che è propria della Chiesa. Con questo spirito si aprirà il 27 settembre prossimo a Santiago de Compostela il II Congresso mondiale di Pastorale dei pellegrini e dei santuari, che si chiuderà tre giorni dopo, il 30 settembre. A organizzare l’evento è il Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itinerari, in collaborazione con l’arcidiocesi di Santiago. Il congresso, che segue di 18 anni il primo che si svolse a Roma nel 1992, avrà luogo a Santiago in occasione dell’Anno compostelano, che culminerà con la visita di Benedetto XVI che sarà nella città galiziana nel novembre prossimo. Il sottosegretario del Pontificio Consiglio, padre Gabriele Bentoglio, in un documento di presentazione scrive che i 250 partecipanti tra vescovi, sacerdoti e laici, rappresentanti di santuari provenienti da 75 Paesi del mondo, visiteranno il centro storico della città con l’ufficio del pellegrino ed effettueranno un pellegrinaggio giubilare alla cattedrale dove assisteranno alla celebrazione presieduta dal vescovo di Santiago, mons. Juliàn Barrio Barrio, in occasione della quale il presidente del Pontificio Consiglio, mons. Antonio Maria Vegliò, rivolgerà la tradizionale invocazione all’Apostolo Giacomo. I lavori veri e propri, invece, si terranno nel Palazzo dei Congressi e delle esposizioni di Galizia, in cui i partecipanti lavoreranno divisi per gruppi linguistici: il brano evangelico scelto per guidare le riflessioni sui temi del cammino, dei pellegrini, della Parola, della celebrazione, della carità e del ritorno, all’insegna dello slogan “Egli entrò per rimanere con loro”, è i discepoli di Emmaus. Particolarmente attese, inoltre, le testimonianze dei delegati provenienti da zone difficili, come il vescovo ausiliare di Baghdad, in Iraq, il rettore del Santuario di Gikungo in Burundi, l’arcivescovo primate di Cuba e il vice-superiore della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme. Gli obiettivi che si prefiggono gli organizzatori, specifica padre Gabriele Bentoglio, sono ricreare quell’atmosfera di grande comunione ecclesiale, incoraggiare i sofferenti per mancanza di libertà e sostenere con fiducia tutti i delegati nell’importante opera che svolgono in tutti i continenti e far crescere la consapevolezza che il pellegrinaggio riveste il ruolo di grande risorsa di fede e cultura, in quanto risponde alle domande fondamentali della vita e fa riscoprire la spiritualità cristiana e la familiarità con la dimensione trascendente dell’esistenza e della divina Redenzione. Padre Bentoglio, infine, ha ripreso le parole di Benedetto XVI in occasione dell’apertura dell’Anno santo compostelano, in cui definì il pellegrinaggio “un’opportunità particolare affinché i credenti riflettano sulla loro genuina vocazione alla santità di vita, s’impregnino della Parola di Dio che illumina e interpella e riconoscano Cristo”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Scambio in Vaticano degli strumenti di ratifica sull'Accordo tra Santa Sede e Bosnia ed Erzegovina per l'assistenza religiosa ai membri delle Forze armate

    ◊   Si è svolta stamane, nella Sala dei Trattati del Palazzo apostolico vaticano, la cerimonia per lo scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina firmato a Sarajevo l’8 aprile 2010, circa l’assistenza religiosa ai fedeli cattolici membri delle Forze Armate di Bosnia ed Erzegovina. Erano presenti, tra gli altri, per parte vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato e mons. Dominique Mamberti, Segretario per i rapporti con gli Stati. Per la Bosnia ed Erzegovina, il ministro degli Affari Esteri, Sven Alkalaj, insieme ai ministri per i Diritti umani e i Profughi, della Giustizia e della Difesa, oltre alla sig.ra Jasna Krivošić Prpić, ambasciatore presso la Santa Sede. Mons. Mamberti ha parlato di conferma delle “ottime relazioni tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina, stabilitesi fin dall’inizio”. Ha auspicato che in questa fase delicata della storia del Paese, "l’Accordo gioverà pure all’immagine del Paese a livello internazionale, presentando la Bosnia ed Erzegovina come un Paese in cui – nonostante le difficoltà – si guarda con rispetto alle Chiese e alle comunità religiose, dando la giusta rilevanza ai principi democratici riconosciuti a livello internazionale, e, in particolare, al principio della libertà religiosa”. Aggiungendo l’auspicio che "ciò possa aiutare anche il processo di integrazione europea ed euro-atlantica, che è al centro del dibattito politico di questi mesi". Da parte sua il ministro degli Esteri della Bosnia Erzegovina, Sven Alkalaj, ha sottolineato che “la libertà religiosa è un diritto umano fondamentale e, con la stipulazione e l’entrata in vigore di questo Accordo, si crea la possibilità che questo diritto sia veramente e totalmente rispettato”. Il ministro ha espresso la “profonda convinzione che l’alto livello della cooperazione finora realizzata e la mutua amicizia continueranno e cresceranno per il bene di tutti”. (A cura di Fausta Speranza)

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    Nomina

    ◊   Il Santo Padre ha nominato oggi vescovo di St. Catharines, in Canada, mons. Gerard Paul Bergie, finora vescovo titolare di Tabe ed ausiliare di Hamilton.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In cultura, Fabrizio Bisconti sulla civiltà paleocristiana in Gran Bretagna e Ivo Musajo Somma sulla nascita dell'antica cristianità britannica nel segno di Sant'Albano. Con un contributo di Enrico Reggiani sul cardinale Newman e l'avvento della ferrovia.

    Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo "Buonsenso spicciolo": i programma scolastici di oltre ottant'anni fa.

    Nell'informazione internazionale, scambio degli strumenti di ratifica dell'accordo tra la Santa Sede e la Bosnia ed Erzegovina sull'assistenza religiosa ai fedeli cattolici membri delle Forze Armate.

    La tragedia più grande: l'ultimo rapporto della Fao denuncia che la fame colpisce ancora 925 milioni di persone.

    Nell'informazione religiosa, l'intervento, a Monaco di Baviera, dell'arcivescovo Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

    Tu sei l'albero della vita: Manuel Nin sull'Esaltazione della croce nella tradizione siro-occidentale.

    Nell'informazione vaticana, intervista di Giampaolo Mattei all'arcivescovo svizzero Kurt Koch, nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.

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    Oggi in Primo Piano



    Il ministro pakistano per le minoranze smentisce discriminazioni contro i cristiani

    ◊   Chi commette violenze contro le minoranze cristiane in Pakistan o in Kashmir non crede in nessuna religione, ma è semplicemente un nemico dell’umanità. Così il ministro pakistano per le minoranze, Shahbaz Bhatti, incontrando la stampa al termine del proprio viaggio in Italia. Il ministro ha inoltre sottolineato l’importanza spirituale del suo incontro con Benedetto XVI. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Nonostante le gravi difficoltà che il Pakistan sta affrontando in questi mesi a causa delle devastazioni provocate dai nubifragi abbattutisi sul Paese, il governo di Islamabad porta avanti diverse iniziative per consolidare la libertà religiosa ed affermare i diritti delle minoranze. A sottolinearlo con forza è stato il ministro pakistano per le minoranze, Shahbaz Bhatti, incontrando la stampa internazionale a Roma. Il responsabile governativo ha ringraziato l’Italia, Paese ospitante, per l’aiuto profuso nel soccorrere le vittime delle alluvioni e per l’impegno finanziario nel sostenere la ricostruzione del Paese. Il ministro ha, tuttavia, smentito fermamente che siano avvenuti episodi di discriminazione nella distribuzione degli aiuti ai membri delle minoranze cristiane alluvionate o che siano stati messi in atto tentativi di danneggiarli deviando il corso delle acque esondate. Il ministro Bhatti, che si professa cattolico, ha spiegato inoltre l’importanza spirituale del suo incontro spirituale con il Papa e la forte motivazione personale che ne è derivata per proseguire nella realizzazione di una vera armonia religiosa nel Paese:

    “I believe that …
    Credo che cambiare la mente e il cuore delle persone sia la cosa più importante e noi abbiamo lanciato una campagna interreligiosa proprio per conseguire questo obiettivo. Stiamo facendo tutto il possibile affinché le persone - che sono fuorviate dai terroristi o da gruppi militanti - si votino invece all’armonia e alla pace. Stiamo facendo in modo che gli appartenenti alle diverse fedi agiscano in solidarietà ed unità per sconfiggere questi elementi. Ci stiamo riuscendo, ma la strada è ancora lunga”.

    Commentando i recenti episodi di intolleranza nei confronti dei cristiani in Kashmir, il ministro Bhatti ha puntato il dito contro elementi sovversivi e terroristici che puntano alla destabilizzazione della regione e che il governo di Islamabad da anni si è impegnato a combattere nell'ambito della politiche di contrasto del terrorismo.

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    Il ruolo dei media nel propagare campagne d’odio: intervista a don Franco Lever

    ◊   Sulla scia delle violenze odierne nel Kashmir indiano, e dopo quelle avvenute in questi giorni anche in Pakistan e Afghanistan, ci si interroga sul ruolo dei media nell’alimentare il clima di intolleranza religiosa nel mondo. Nei giorni scorsi i vertici dell’amministrazione Usa avevano chiesto ai mezzi di comunicazione statunitensi di assumere un basso profilo nei confronti della vicenda del rogo del Corano. Ma i giornali e le televisioni avrebbero potuto ignorare completamente la notizia? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Franco Lever, Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione nella Pontificia Università Salesiana:

    R. – Credo che i media debbano saper scegliere, perché se non scelgono il terrorismo li usa. Questo era vero, però, anche con le Brigate Rosse. Le Brigate Rosse uccidevano per far parlare di loro. Dobbiamo chiederci se dobbiamo stare al gioco, perché ogni volta che si amplifica una loro azione, trovano nuova forza per farne un’altra. Io non ho le indicazioni precise di come ci si debba comportare, ma certamente ci si deve chiedere e ci si deve porre il problema. Come può essere che un tizio che è a capo di un gruppuscolo di 50 persone possa accendere la miccia e far esplodere tutto? Perché la situazione non dipende solo da lui. E’ come quando in una casa avviene una perdita di gas e la casa è satura di gas: basta l’accensione di un interruttore per far esplodere tutto. Ma se lo so, non posso esaltare chi preme l’interruttore, devo chiedermi cosa devo fare, non lo posso lasciar fare.

    D. – Secondo lei, quanto c’entra la competizione tra i media, scatenata in questo periodo di crisi? Tv e giornali potrebbero cercare la notizia sensazionalistica per fare ascolti, per catturare l’attenzione dell’opinione pubblica...

    R. – Il caso mette in evidenza come questo non possa essere il criterio unico per gestire le informazioni. Io mi ricordo che veniva enunciato il caso di come si è comportata la stampa inglese - dunque la stampa che per tradizione rivendica la libertà - quando c’è stato lo sbarco di Dunquerke, quando, in pratica, l’armata inglese era tutta sulla sponda francese. Se Hitler avesse attaccato in quel momento sarebbe stata la fine di tutta l’armata inglese. I giornali si sono ben guardati dal parlare di questa situazione, perché avrebbero esposto l’armata in modo diretto e dato delle informazioni al nemico. Quindi, non c’è solo il principio del correre dietro alla notizia, c’è il principio della responsabilità.

    D. – E’ possibile, secondo lei, parlare di un codice di condotta per i media in casi come questi o comunque tentare di stabilire dei comportamenti da seguire, per evitare questi cortocircuiti...

    R. – Io penso che il mondo dei media debba chiederselo e credo che il meccanismo presenti un preciso difetto. E’ come quando si scopre un bug nel sistema dei computer: una volta scoperto, bisogna intervenire, perché è la morte altrimenti. La soluzione credo che sia difficile da prendere, perché è costitutivo dei media il rincorrere la notizia. Bisogna chiedersi per che cosa sta avvenendo e porsi un limite. Quindi, chi è responsabile all’interno delle redazioni non può semplicemente lasciar correre i redattori. Deve mettere un altolà.

    D. – Anche se i giornali e le televisioni avessero deciso di adottare un basso profilo nei confronti di questa notizia, bisogna però anche riconoscere che nell’era di Internet ci sono blog, siti web prontissimi a rilanciare ciò che i media tradizionali non pubblicano. Quindi, in qualche maniera si torna al punto di partenza e il meccanismo diventa incontrollabile...

    R. – Questo è il problema, perché non è solo un problema di giornali e giornalisti, è un problema del sistema di informazione che abbiamo messo in piedi. Ora, accorgersi che c’è questo problema è già un primo passo verso un certo orientamento e poi credo che le persone equilibrate non vadano a rincorrere tutti i siti pazzeschi che ci sono in Internet. E’ importantissimo che prenda posizione in modo esplicito chi ha autorità. La Chiesa cattolica e le autorità della Chiesa cattolica sono intervenute. Qui ci sono dei valori da difendere: c’è il valore del rispetto reciproco, il valore che la revisione non può essere funzionale o asservita al terrorismo.

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    Festa dell'Esaltazione della Croce. Il commento di p. Francesco Cordeschi: la croce è la 'password' per entrare in un mondo nuovo

    ◊   La Chiesa celebra oggi la festa dell’Esaltazione della Croce. Quello che un tempo era uno strumento di supplizio per i cristiani è l’albero della vita, perché è il segno della gloria di Cristo, che attraverso la sofferenza ha vinto la morte. Ma la Croce è da intendere anche come quel distacco dalla terra del peccato che consente di trascendere verso l’alto, di elevarsi a Dio; ed è inoltre espressione dell’amore di Dio per l’uomo, come spiega al microfono di Tiziana Campisi padre passionista Francesco Cordeschi:

    R. - E’ l’esaltazione dell’amore immenso di Gesù, che dà la vita per far conoscere l’amore misericordioso del Padre. La Croce è, quindi, espressione di Dio all’uomo. Non è soltanto sofferenza, è prendere coscienza che Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio per noi. C’è nel Vangelo di Giovanni, nel capitolo 12, il brano bellissimo che racconta del momento in cui Gesù, mentre pregava, si chiedeva come affrontare la sua ora e diceva: “Che devo fare? Accetto quest’ora o ci rinuncio?”. E dice poi al Padre: “Sia fatta la tua volontà”. Venne allora la voce dal cielo che disse: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò”. Quindi, l’esaltazione della Croce, la glorificazione della Croce, non è altro che prendere coscienza di un amore grande del Padre che si è donato all’uomo.

    D. - Perché oggi c’è la tendenza, invece, a rifiutare la Croce, il dolore, la sofferenza?

    R. - Perché purtroppo abbiamo fatto passare la Croce soltanto come sofferenza. La Croce non è altro, invece, che la volontà di Dio che viene proposta all’uomo. “Tu sarai felice, se farai la volontà del Padre”: è il Figlio di Dio che fa felice l’uomo. La Croce, quindi, non è soltanto sofferenza, ma è tutto il quotidiano accettato per amore del Signore. In altre parole, noi ci vantiamo della Croce del Signore - come dice San Paolo - perché la Croce è il metodo che Gesù ci ha insegnato. E’ il metodo, è la 'password' per entrare in un mondo nuovo. Oggi la cultura predominante ha ridotto la Croce soltanto a sofferenza, a dolore. La Croce è una cosa molto più ampia. Certo la vita è camminare in salita, ma è anche piena di tante gioie.

    D. - Lei si occupa di pastorale giovanile. Come vedono oggi i giovani la Croce di Cristo?

    R. - I giovani di oggi purtroppo non hanno il sentore che la vita sia camminare in salita. Io credo che il modo migliore sia quello di dargli un esempio continuo e concreto. Dobbiamo cominciare noi adulti a far vedere che la vita adulta e la vita matura è quando l’uomo è capace di generare, quando l’uomo è capace di perdere, per amore, se stesso.

    D. - Ci vuole proporre una riflessione per questa giornata che ci invita a guardare alla Croce?

    R. - Penso che la riflessione più bella sia l’immagine della Madonna che stava sotto la Croce. Stare sotto la Croce non vuol dire avere paura della Croce, ma avere la consapevolezza che abbracciare la volontà di Dio ogni giorno ci fa generare, ci fa portare in un mondo nuovo una speranza nuova. Invece di fuggire, bisogna stare con Maria nella Chiesa, in questa Chiesa, per testimoniare l’amore del Padre.

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    La Libreria Editrice Vaticana presenta i suoi volumi sul Papa e il Magistero a "Pordenonelegge"

    ◊   Avvicinare alla lettura ma anche far conoscere alla gente il magistero della Chiesa. Sono i messaggi che la Libreria Editrice Vaticana vuole trasmettere attraverso i suoi testi all’undicesima edizione della manifestazione “Pordenonelegge”, in programma dal 15 al 18 settembre nella città friulana. Durante la kermesse letteraria si susseguiranno dibattiti ed eventi, ai quali prenderanno parte anche mons. Agostino Marchetto, segretario uscente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti e mons. Ovidio Poletto, vescovo della diocesi di Concordia-Pordenone. Sulle principali caratteristiche della manifestazione ascoltiamo al microfono di Linda Giannattasio, don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana:

    R. - La caratteristica è quella di un grande mercato del libro e di moltissimi incontri con gli autori e con i protagonisti. La Liberia Editrice Vaticana porta tutta la produzione legata al Santo Padre e al magistero della Chiesa cattolica; porta tutte le novità di quest’anno, un recital di poesie su Gesù Cristo nella letteratura d’Italia, un dibattito sull’Europa, partendo dal volume “De Europa” di Enea Silvio Piccolomini. Presenta poi, in particolare, alcune pubblicazione di interesse della gente e quindi sull’approccio della Chiesa per quanto riguarda gli immigrati, “Erga migrantes caritas Christi”.

    D. - In che modo viene affrontato il tema dell’immigrazione?

    R. - Si tratta in realtà di una riflessione per il grande pubblico del pensiero della Chiesa, su come ispirare la pastorale, le relazioni, il rapporto verso questi nostri fratelli. Ci sono dei documenti della Santa Sede che spesso non sono conosciuti dal grande pubblico e “Pordenonelegge” ci consente, quindi, di presentare al grande pubblico questi documenti.

    D. - Tra i temi affrontati c’è anche il rapporto tra editoria, media e religione. Secondo lei come è cambiata questa relazione?

    R. - E’ cambiata soprattutto con la crisi delle grandi ideologie. La religione diventa così sempre più un punto di riferimento. C’è una rinnovata riscoperta di Dio, ma a volte ci può essere anche una strumentalizzazione, come avviene in certi fenomeni politici ed economici.

    D. - Qual è, dunque, il messaggio che esprimono i testi che avete scelto?

    R. - Dietro ogni libro c’è un’idea. Questi dibattiti vogliono far avvicinare la gente alla lettura del libro, come fonte di aggiornamento. L’altro messaggio che arriva dalla Libreria Editrice Vaticana è quello di stare in mezzo alla gente e di portare a conoscenza della gente l’intero magistero della Chiesa.

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    250 anni fa nasceva Luigi Cherubini: oggi nella natia Firenze l'avvio delle celebrazioni. L'omaggio al maestro nella Sagra musicale umbra

    ◊   Il 14 settembre di 250 anni fa nasceva a Firenze Luigi Cherubini tra maggiori esponenti del teatro musicale europeo di fine '700, ma anche autentico ed ispirato autore di musica sacra. L’apertura delle celebrazioni oggi nel capoluogo toscano, mentre una ricca antologia di lavori del maestro, tra cui molti inediti, è in programma alla Sagra musicale umbra in corso fino a domenica. L’appuntamento più importante, giovedì sera a Solomeo, con “Arie e ouverture da Firenze a Parigi nel 250.mo dalla nascita“: una preziosa selezione dalla produzione giovanile di Cherubini. A dirigere l’ensemble Auser Musici, il maestro Carlo Ipata. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

    R. - Noi lo ricorderemo focalizzando il nostro interesse sul repertorio che Cherubini ha prodotto prima di trasferirsi in Francia o comunque nei suoi primissimi anni francesi, perché Cherubini è poi diventato - vorrei dire quasi per ironia della sorte - uno dei compositori francesi più conosciuti o più importanti. Ha avuto una biografia chiaramente particolare, con alterne vicende, alti e bassi per il suo rapporto tormentato con le vicende francesi in particolare, ma europee in generale. È un uomo che ha vissuto sulla sua pelle gli sconvolgimenti che hanno interessato l’Europa a cavallo del Settecento e i primi anni dell’Ottocento.

    D. - Quali sono i tratti fondamentali di questa produzione giovanile su cui voi vi concentrate?

    R. - L’uso della voce innanzitutto, virtuosistica e direi quasi funambolica, e poi soprattutto l’aspetto dell’orchestra. L’orchestra ha un ruolo fondamentale: non solo di mero accompagnamento, ma è di continuo dialogo e sollecitazione, in questo caso, alla voce ad esprimere affetti.

    D. - Quindi nella sua musica c’è il retaggio della Scuola operistica italiana, ma c’è già anche il seme di quello che sarà la musica del futuro…

    R. - Ci sono tutte e due le cose. Si delinea già il Cherubini preromantico, che cerca di oltrepassare quella prevedibilità che tratteggia un certo repertorio di quel periodo.

    D. - Nel vostro programma brani in gran parte inediti, ma non è soltanto questa l’originalità del vostro approccio…

    R. - Eseguiamo tutto questo repertorio con gli strumenti storici, quindi con i fiati in legno, trombe naturali, le corde gli archi sono in budello. E questo permette di far ritornare la sonorità complessiva a quello che è sicuramente la sua dimensione più naturale. Questo dovrebbe essere un Cherubini completamente diverso.

    D. - Lo abbiamo detto, Cherubini ha attraversato una delle epoche di grandi cambiamenti politici, sociali e musicali nell’Europea tra ‘700-‘800, ma come è riuscito a farsene perfetto interprete?

    R. - Perché era un grande compositore. Aveva una grandissima religiosità, un grandissimo anelito verso il trascendente. Un compositore che vedeva la musica veramente in un senso già romantico, come espressione cioè di un qualcosa che non si può esprimere. I compositori importanti dell’epoca avevano capito che stava cambiando strada e poi dopo la hanno seguita.

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    Chiesa e Società



    Il rapporto della Fao sulla fame nel mondo: la soffrono ancora 925 milioni di persone

    ◊   Sono 925 milioni le persone che soffrono la fame cronica nel mondo nonostante ci sia stato un calo nel 2010 pari al 9,6%, il primo negli ultimi 15 anni. È l’allarme lanciato dalla Fao, l’agenzia Onu per l’alimentazione e l’agricoltura che ha presentato questa mattina a Roma con il Pam e l’Ifad, un’anticipazione del suo ultimo rapporto sullo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo, alla vigilia del vertice Onu sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio del 20-22 settembre prossimi, "obiettivi messi a serio rischio", ha detto il direttore generale della Fao Jacques Diouf, che ha ribadito che ogni sei secondi un bambino muore per mancanza di cibo. “La diminuzione delle persone che soffrono la fame – spiega il rapporto – è in gran parte dovuta alla ripresa economica prevista per quest’anno, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, e all’abbassamento dei prezzi alimentari, registrato dalla metà del 2008”. “Ma con un bambino che muore ogni sei secondi, per problemi connessi con la sottoalimentazione – ha denunciato Jacques Diouf, direttore generale della Fao – la fame rimane lo scandalo e la tragedia di più vaste proporzioni al mondo. è assolutamente inaccettabile”. I due terzi delle persone denutrite vivono in soli sette Paesi: Bangladesh, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, India, Indonesia e Pakistan e oltre il 40% si trova solo in Cina e in India. La regione con la maggior parte di persone sottoalimentate continua a essere l’Asia, con un calo del 12% rispetto al 2009. L’Africa subsahariana rimane la regione con la proporzione più alta di persone sottonutrite: circa il 30 per cento. Nei Paesi in via di sviluppo, il 16% della popolazione ancora oggi soffre la fame: un dato in calo rispetto al 18% del 2009, ma ancora ben al di sopra di quel 10% da raggiungere entro il 2015, fissato dagli Obiettivi di sviluppo del Millennio dell’Onu. La Fao, dunque, esorta i governi ad incoraggiare l’aumento degli investimenti in agricoltura, ad ampliare i programmi di assistenza sociale e a migliorare le attività che creano reddito per i Paesi più poveri. (Dalla sede Fao di Roma, Linda Giannattasio)

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    Inaugurata a Ginevra la XV sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite

    ◊   Si è aperta ieri la XV sessione ordinaria del Consiglio dei diritti umani dell’Onu a Ginevra. Bambini soldato nei conflitti armati, nuove forme di schiavitù, accesso all’acqua potabile e servizi sanitari, diritti delle popolazioni indigene, donne di fronte alla legge sono i temi che verranno affrontati fino al primo ottobre, giorno di chiusura dei lavori. Come sottolinea l'agenzia Misna, Kenya, Burundi, Somalia, Guinea, Lesotho, Guinea Bissau, Laos e Cambogia sono i Paesi che verranno tenuti sotto controllo e valutati dagli esperti delle Nazioni Unite. Uno dei compiti del Consiglio, fondato dall’assemblea generale il 15 marzo 2006, è infatti quello di monitorare e valutare lo stato dei diritti umani nei 192 Stati membri dell’Onu attraverso una commissione formata da 47 Paesi o attraverso la denuncia di violazione dei diritti umani da parte di singoli individui o organizzazioni umanitarie. (M.O.)

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    Visita del Papa nel Regno Unito: volontari pronti a dare informazioni sulla Chiesa cattolica

    ◊   Una squadra di più di quaranta volontari pronti a rispondere a richieste di informazioni sulla fede cattolica. Figura anche questo tra le diverse iniziative messe in campo in vista dell’ormai imminente viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito. A coordinarla è il Catholic Enquiry Office (Ceo), lo speciale ufficio informazioni della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles che da più di 50 anni si occupa di promuovere e fare conoscere il cattolicesimo nel Paese. L’ufficio risponde mediamente ogni anno a un migliaio di richieste per telefono, lettera e e-mail. Una cifra destinata, con tutta probabilità, ad aumentare dopo il viaggio del Santo Padre, come è già accaduto in occasione della storica visita di Giovanni Paolo II nel 1982 e che, secondo mons. Edwin Regan, vescovo di Wrexam, dimostra che, nonostante le apparenze, nella società britannica “non manca l’interesse per la spiritualità e per la fede cattolica. Molta gente è alla ricerca della fede - spiega il presule -, ma non sa dove andare per avere una guida e un sostegno al proprio cammino. Questa squadra di informazione serve proprio per aiutare quelli che vogliono saperne di più. È anche un contatto per chi è già battezzato, ma non ha più rapporti con la Chiesa”. La squadra di volontari del Ceo è presente in tutte le diocesi inglesi e gallesi ed è composta di sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose e laici, i cui contatti sono disponibili sul sito internet della visita papale www.thepapalvisit.org.uk, nella pagina dedicata alla fede cattolica. Tra questi volontari Nanette Brown di Grimsby, diocesi di Nottingham, che nella sezione “Faith Stories” racconta la sua esperienza personale di ex-metodista convertita al cattolicesimo, proprio dopo la visita di Giovanni Paolo II. “Per una come me che ha cominciato chiedendo informazioni dopo la visita del Santo Padre nel 1982 – scrive alla conclusione del suo racconto - è una grande gioia e onore fare parte di questa squadra per la visita dell’attuale Papa Benedetto XVI e sicuramente cercherò di fare il mio meglio per condividere la mia fede aiutando gli altri a conoscerla”. (L.Z.)

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    Indonesia: il Presidente e organizzazioni islamiche condannano l’attacco al pastore protestante

    ◊   “Voglio sottolineare che ogni ostilità contro le religioni – inclusa la distruzione o il rogo di ogni simbolo religioso – è contro la legge e deve essere trattata come una violazione della stessa. Non è permesso compiere atti di violenza contro persone di altri gruppi religiosi”. Lo ha dichiarato questa mattina il Presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, che si è unito al coro di critiche contro l’attacco a una comunità cristiana avvenuto domenica scorsa. Un gruppo di ignoti assalitori - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha attaccato nella mattina del 12 settembre il pastore protestante Afian Sihombing, che guida la comunità cristiana della reggenza di Pondonk Bekasi est. Il religioso, ricoverato in condizioni critiche, è stato colpito allo stomaco. Nell’attacco è stata ferita anche Luspida Simanjutak, che insieme al pastore guida la Huria Batak Kristen Protestant: ha riportato tagli alla faccia, alla testa e alla schiena. Secondo le prime ricostruzioni, si è trattato di un agguato compiuto da gruppi fondamentalisti islamici, che volevano impedire che la congregazione pregasse in pubblico. Oggi il presidente si è incontrato con il ministro Djoko Suyanto – che guida il dicastero per gli Affari legali, politici e di sicurezza - e con il capo della polizia, generale Hendarso Danuri. Insieme, hanno cercato una soluzione a uno dei problemi oramai più sensibili del Paese: la violazione della libertà religiosa messo in atto da alcuni estremisti islamici. Secondo il portavoce di Yudhoyono, “il Presidente vuole un rapporto aggiornato sul caso e su come la polizia stia intervenendo”. Anche la seconda maggiore organizzazione islamica indonesiana, la Muhammadiyah, ha condannato l’episodio per bocca del suo presidente, Din Syamsuddin: “Siamo molto preoccupati per quanto avvenuto. Questo incidente macchia la libertà di culto e della pratica religiosa”. Sullo stesso tono anche il segretario della Commissione interreligiosa della Conferenza episcopale indonesiana, padre Benny Susetyo: “Quanto avvenuto mostra come il Paese non sia in grado di fermare la violenza di alcuni estremisti”. (R.P.)

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    Al via in Orissa le visite della Commissione per le minoranze religiose

    ◊   Ieri 13 settembre sono cominciate nello Stato dell’Orissa, India orientale, le visite del vicedirettore della Commissione nazionale per le Minoranze, Ht Sangliana. Le visite fanno parte di un progetto del governo centrale teso a valutare oggettivamente la situazione nei distretti dello Stato a due anni dai pogrom anticristiani. Le visite sono tuttavia state criticate dai leader delle comunità cattoliche, i quali sono convinti che non si arriverà nei paesi e nelle zone rurali maggiormente colpiti dalle repressioni e dalle violenze. La paura è quella che non vengano riportate al governo centrale le reali condizioni degli sfollati e che venga messa a tacere una questione che ha sconvolto uno degli Stati indiani che si era sempre distinto per le tranquille condizioni in cui convivevano le diverse minoranze religiose. Come riportato da AsiaNews, tra il dicembre 2007 e l’agosto 2008, nel distretto di Kandhamal, i fondamentalisti indù hanno ucciso 93 persone, bruciato e razziato più di 6500 case, bruciato 350 chiese e 45 scuole cattoliche, oltre ad aver prodotto 50mila profughi che si sono rifugiati nelle foreste o in improvvisati campi di accoglienza; hanno inoltre costretto alla conversione forzata coloro che facevano ritorno nei villaggi e minacciato di morte i testimoni delle stragi. Le critiche dei leader cattolici partono dalla considerazione del fatto che i responsabili dei massacri sono tutt’ora in libertà e che i processi sono stati condotti in maniera sommaria. (M.O.)

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    Sudan: il vescovo di Tombura-Yambo invoca una soluzione politica alle incursioni dell’Lra

    ◊   “Dopo 25 anni di guerra occorre trovare una soluzione politica” dice all’agenzia Fides mons. Edward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambo, nel sud Sudan, dove la scorsa settimana si è tenuto un incontro della Conferenza regionale dei leader religiosi sull’impatto dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra). “All’incontro - riferisce mons. Kussala - hanno partecipato le delegazioni dei 4 Paesi, Uganda, Sudan, Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e Centrafrica, colpiti dalle azioni dell’Lra, per un totale di 60 persone. Oltre a rappresentanti della Chiesa cattolica vi erano quelli di altre confessioni cristiane e dei musulmani”. Al termine dei lavori è stata rilasciata una dichiarazione nella quale i partecipanti chiedono ai governi dei 4 Paesi interessati dall’azione dell’Lra di trovare una soluzione politica alla crisi. Nel giugno 2008, dopo il fallimento dei colloqui di pace tra il governo ugandese e l’Lra, che si tenevano a Juba, la capitale del Sud Sudan, i governi della regione hanno intrapreso la strada dell’azione militare per mettere fine alle incursioni dei guerriglieri che si sono ormai spostati dal nord Uganda (luogo di nascita del movimento) al nord- est della Rdc, al sud Sudan e all’est del Centrafrica. Nonostante l’invio di contingenti militari ugandesi sia in Congo sia in Centrafrica, i ribelli dell’Lra continuano a colpire i civili nelle aree interessate. Solo nella diocesi di Tombura-Yambo sono state colpite duramente 7 parrocchie. “Ho ribadito l’esigenza di trovare una soluzione politica al problema dell’Lra al Ministro della Difesa ugandese, con il quale mi sono incontrato ieri” dice mons. Kussala, che rivela: “Il leader dell’Lra, Kony mi ha inviato la lettera consegnata anche a diverse personalità internazionali (tra cui il Segretario generale dell’Onu) e della regione, nella quale si dichiara disposto a intavolare una nuova trattativa di pace”.“Non lasciamo chiusa la porta della trattativa” conclude il vescovo di Tombura-Yambo. (R.P.)

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    La Marcia mondiale delle donne arriva nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   La terza edizione della Marcia mondiale delle donne si fermerà a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, dal 10 al 17 ottobre, dove, con l’occasione, arriveranno oltre mille donne provenienti dai Paesi dei Grandi Laghi. Un’espressione di solidarietà senza confini e un incontro di pace dove le partecipanti, riferisce la Misna, potranno confrontare le proprie esperienze, dalle violenze subite al desiderio di pace, dalla sfida del lavoro al difficile accesso ai beni comuni. Intanto nell’area sono in corso attività di sensibilizzazione per denunciare le violenze perpetrate ai danni di molte ragazze nel nord-est del Paese e una colletta di vestiti, scarpe e beni di prima necessità da consegnare alle vittime delle violenze. L’ultimo clamoroso caso risale al luglio scorso a Luvungi, nel Nord Kivu, dove 200 donne furono sistematicamente violentate dai ribelli e dove lo stupro continua a essere utilizzato come vera e propria “arma di guerra”. Insieme con la Marcia delle donne, in programma anche mostre, spettacoli, l’inaugurazione di un memoriale in ricordo delle donne vittime di violenza e l’esecuzione dell’ “Inno delle donne di tutto il mondo per la pace”, scritto proprio da un’attivista congolese, Bestine Kazadi Ditabala. (R.B.)

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    Costa d’Avorio: una preghiera per la pace e per libere elezioni

    ◊   A Yamoussoukro, capitale della Costa d’Avorio, si sono tenute nei giorni scorsi le celebrazioni per il 20.mo anniversario della consacrazione della chiesa di Nostra Signora della Pace. Alla Messa conclusiva dei tre giorni di cerimonie, riferisce l'agenzia Misna, erano presenti il rappresentante di Benedetto XVI, il cardinale Francis Arinze, i vescovi ivoriani e più di settemila persone. La celebrazione è stata officiata dal rettore della basilica, padre Stanislas Skuza, il quale ha rivolto un accorato appello alla preghiera e alla pace. Il Paese è, infatti, sconvolto da una grave crisi politica che ha paralizzato le istituzioni dal 2002 ed è sfociata in diversi tentativi di colpi di Stato. Il rettore ha quindi espresso l’auspicio che il popolo ivoriano, unito nella fede e nell’amore di Cristo, ritrovi la sua unità e possa finalmente tornare a libere elezioni, previste per il 31 ottobre prossimo. L’evento ha avuto grande risonanza nel Paese dal momento che la basilica è stata voluta e fatta costruire dal primo presidente della Costa d’Avorio libera e indipendente, Fèlix Houphouet-Boigny, padre della patria, il quale desiderava costruire un santuario cattolico per l’intera Africa che fosse simbolo di pace e unità. (M.O.)

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    Malawi: la Chiesa organizza un simposio sull’educazione

    ◊   “Solidarietà in azione per migliorare l’istruzione”: si intitola così il simposio che si svolge oggi e domani a Lilongwe, in Malawi. Organizzato dalla Conferenza episcopale locale e dal Catholic Relief Services (Crs), insieme ai Ministeri dell’Istruzione e dell’infanzia, il convegno si concentra su tre macro-temi. Il primo, informa una nota, riguarda l’accesso e la qualità dell’istruzione di base. In questo contesto, il simposio cercherà di capire come creare insegnanti ed educatori capaci di colmare le carenze del sistema formativo nazionale e come implementare i supporti didattici più rilevanti, attuando anche strumenti e sistemi di verifica adeguati. Il secondo punto all’ordine del giorno riguarda, invece, la partecipazione della comunità: “Come possiamo mobilizzare le comunità e sfruttare le loro capacità di definire, domandare e sostenere un’istruzione di qualità? – si chiede il simposio - Come si può supportare l'alfabetizzazione degli adulti?”. Infine, il convegno guarda al tema dell’equità e dell’integrazione, con particolare attenzione allo sviluppo delle infrastrutture scolastiche, ai programmi sanitari e all’avviamento professionale dei ragazzi. “Il simposio - continua la nota - si propone di favorire un maggiore coordinamento per il rendimento scolastico, analizzando tutte le opportunità e la necessità di nuovi programmi formativi”. "Il Crs è entusiasta di questo sforzo di concentrarsi sulla formazione, in collaborazione con il governo del Malawi e dei nostri partner, per sostenere il futuro del Malawi investendo nella sua giovinezza", dice il rappresentante locale, Amy Rumano. Attivo in Malawi dal 1997, il Crs è l'agenzia umanitaria internazionale della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti ed opera in oltre 100 paesi del mondo, a favore dei poveri e degli emarginati, senza distinzione di credo, ceto o razza. (I.P.)

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    A Vienna la XII plenaria della Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso

    ◊   È stata annunciata ieri la convocazione della XII plenaria della Commissione per il dialogo cattolico-ortodosso per il prossimo 20 settembre a Vienna. A darne l’annuncio sono stati il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca e arcivescovo di Vienna, e il metropolita ortodosso Staikos. L’incontro, che durerà una settimana, sarà un tassello importante nel lungo cammino del dialogo ecumenico e sarà guidato dal cardinale Walter Kasper per i cattolici e dal Metropolita Ioannis di Pergamo, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli per gli ortodossi. Grandi sono le aspettative per l’incontro, che, come riporta l'agenzia Sir, è lo stesso cardinale Schönborn ad auspicare possa essere “una pietra miliare” nel cammino ecumenico tra cattolici e ortodossi. Il metropolita Staikos, ha invece affermato che non ci sarà “una guerra teologica, quanto piuttosto un dialogo efficace e duraturo”. (M.O.)

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    Austria. Il Patriarca serbo ortodosso Ireneo: “L’unità dei cristiani è una priorità per tutti”

    ◊   È stato il primo viaggio all’estero dal giorno della sua elezione, nel gennaio scorso, quello che si è concluso oggi per il Patriarca Ireneo della Chiesa ortodossa serba in Austria, dove vivono 400mila fedeli ortodossi serbi. Il viaggio si è svolto in occasione del 150.mo anniversario del riconoscimento, da parte del governo austriaco, della parrocchia ortodossa serba di Vienna. A Vienna, infatti, c’è la più grande comunità della diocesi ortodossa serba dell’Europa orientale, che comprende Austria, Germania e Svizzera e la parrocchia in questione è la più antica della diocesi. Nel corso della visita il Patriarca, scrive L’Osservatore Romano, ha rilevato come l’unità dei cristiani sia “una necessità per tutti” e ha sottolineato l’importanza di continuare un dialogo con la comunità cattolica. Non è la prima volta che il Patriarca Ireneo si esprime in favore del dialogo tra cattolici e ortodossi, definendola “una priorità”. Il clou della visita è stata la celebrazione officiata domenica nella chiesa della Resurrezione di Cristo a Vienna con dieci fra metropoliti e vescovi del Patriarcato ecumenico e della Chiesa ortodossa russa, romena e serba. Nel viaggio, il Patriarca Ireneo era accompagnato dall’arcivescovo di Ohrid, Jovan, e dai vescovi di Backa, Irinej, e di Dalmazia, Fotije; sabato scorso ha incontrato l’arcivescovo di Vienna e presidente della Conferenza episcopale austriaca, cardinale Christoph Schönborn, mentre a Linz ha incontrato il vescovo Ludwig Schwarz. Nel programma di viaggio è stata compresa anche una visita a Mauthausen, l’ex campo di concentramento nazista in cui trovarono la morte ottomila serbi e dove sorgerà una cappella cimiteriale ortodossa. (R.B.)

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    Guatemala: il cardinale Quezada Toruño invita a una Giornata di preghiera per la festa dell’indipendenza

    ◊   In previsione della festa nazionale del Guatemala, che ricorrerà domani, 15 settembre, l’arcivescovo della capitale, Città del Guatemala, cardinale Rodolfo Quezada Toruño, domenica scorsa durante la messa, ha invitato tutti i guatemaltechi a fare di questa giornata un momento di preghiera” in cui ciascuno possa offrire “il meglio che si può per una nazione giusta, pacifica e riconciliata”. L’arcivescovo ha osservato anche che al posto del tradizionale Te deum, alle ore 17, la cattedrale della città “accoglierà tutti i fedeli per pregare insieme per la patria. Negli anni scorsi invitavo tutte le massime autorità - ha osservato il porporato - ma le molte misure di sicurezza che di prendevano per la circostanza, alla fine impedivano la partecipazione della gente comune. Perciò quest’anno mons. Gustavo Mendoza guiderà una preghiera per la nazione alla quale sono invitati tutti”. Secondo il cardinale Quezada Toruño, la preghiera dei guatemaltechi, in un’ora così difficile per il Paese dovrebbe chiedere al Signore “unità nazionale, tenendo presente sempre che la patria non è un concetto astratto, bensì una realtà specifica e concreta. La patria - ha poi rilevato - è molte cose insieme: la dimensione geografica, l’identità culturale, le dimensioni etica e culturale, ma anche spirituale, all’interno delle quali, l’uomo e la donna del Guatemala, si realizzano come persone”. Riflettendo sula storia del Paese, il porporato ha definito l’indipendenza nazionale “relativa o non compiuta fintanto che alla comunità nazionale non saranno incorporati gli indigeni nel rispetto dei loro valori, tradizioni, lingue e culture”. Prima del congedo, l’arcivescovo di Città del Guatemala ha rinnovato l’appello dei vescovi perché sia intensificata la solidarietà con le tante persone che in questi giorni hanno perso tutto a causa delle piogge torrenziali e di numerose alluvioni. Domani il Guatemala, celebrerà i suoi 189 anni di indipendenza, ottenuta 15 settembre 1821. Il Paese in questi anni ha attraversato molti momenti difficili e in numerose occasioni il governo de facto ha bloccato il suo sviluppo democratico. Forse, però, ciò che più ha ferito questa nazione, e le cicatrici sono tuttora visibili e non tutte le ferite chiuse, è stata la terribile guerra civile tra il 1960 e il 1996. Il conflitto, secondo l’Onu, ha lasciato un bilancio sconvolgente: 150mila morti, 50mila scomparsi, un milione di rifugiati, 200mila minori orfani e 40mila vedove. (A cura di Luis Badilla)

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    Turchia: il nunzio apostolico accoglie con favore l’esito del referendum

    ◊   “Un passo importante che potrebbe essere preludio a successive riforme di cui ha bisogno il Paese”: è stata questa la reazione del nunzio apostolico in Turchia, mons. Antonio Lucibello all’esito positivo del referendum costituzionale nel Paese. Come riporta il Sir, il referendum ha visto il 58% dei turchi esprimersi positivamente sul pacchetto di emendamento costituzionale proposto dal partito di maggioranza del premier Erdoĝan. Commenti positivi da quasi tutti gli esponenti della comunità internazionale, che hanno considerato la vittoria del sì come un passo del Paese verso nuovi sviluppi democratici. Tra questi, il responsabile dell’allargamento dell’Unione europa, Stefan Fule, pur accogliendo con favore la decisione popolare, ha invitato il governo a una “massima trasparenza”. (M.O.)

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    Il nuovo nunzio apostolico di Polonia in visita alla Madonna Nera di Czestochowa

    ◊   Quasi una tappa fissa, la preghiera al santuario nazionale di Jasna Góra a Czestochowa, in Polonia, per i rappresentanti del Santo Padre eletti nel Paese dell’est europeo: nei giorni scorsi, infatti, si è recato a visitare la Madonna Nera anche il nuovo nunzio apostolico di Polonia, l’arcivescovo Celestino Migliore. Il presule ha voluto affidare a Maria, nei giorni 11 e 12 settembre scorsi, la sua missione nel Paese natale di Giovanni Paolo II e alla Vergine ha chiesto l’intercessione per tutte le famiglie e i giovani della Polonia. “Il centro della spiritualità mariana è il senso della dipendenza da Dio – ha detto alla Zenit il presule, ricordando la rilevanza della spiritualità mariana in Polonia – Maria e la sua presenza non sono solo importanti, ma indispensabili per la nostra spiritualità e per la buona coesistenza pacifica e sociale”. “Proprio nel cuore di Maria ci si può incontrare tutti”, ha detto, poi, portando il messaggio d’affetto del Santo Padre per tutti i malati e i sofferenti. Nella giornata di sabato 11, dopo aver partecipato alla tradizionale preghiera mariana “Appello di Jasna Góra”, nella Cappella della Madonna Nera, il nuovo nunzio ha pregato insieme con il vescovo di Czestochowa, Stanislaw Nowak, i padri paolini e i pellegrini presenti e ha ricevuto in dono una copia dell’Icona di Maria Madonna Nera. Domenica, infine, la celebrazione della Messa nella Cappella. (R.B.)

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    I vescovi degli Stati Uniti pubblicano un nuovo libro su pontificato di Benedetto XVI

    ◊   La Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha annunciato, per il 19 settembre prossimo, l’uscita di un nuovo libro sul pontificato di Benedetto XVI. Il libro, edito da Sheed & Ward, a cura di Suor Mary Ann Walsh, direttore delle relazioni con i media dell’episcopato, contiene le prefazioni di Re Abdullah II di Giordania e del presidente di Israele, Simon Peres e articoli del Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, del cardinale Francis George, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e del capo dell’Ufficio per i servizi informativi cattolici, John Travis. Il libro si propone di ripercorrere i primi cinque anni del papato di Benedetto XVI attraverso la raccolta di più di 100 foto che ritraggono il Pontefice sia nelle situazioni ufficiali che nei momenti di studio e di preghiera. Come riportato dalla curatrice del libro, Suor Mary Ann Walsh, l’immagine che traspare è quella di “un buon pastore, in grado di camminare con tranquillità e serenità nei tempi bui. Ha affrontato la questione degli scandali sessuali con compassione e ha diretto frontalmente il dialogo interreligioso. É un leader mondiale e un grande teologo, in grado di indirizzare gli uomini e i fedeli alla retta via e di individuare le responsabilità dei grandi problemi che affliggono il mondo intero”. Il volume contiene, poi, una serie di saggi sulla vita e sul lavoro del Santo Padre: non mancano le riflessioni personali dei suoi collaboratori e dei leader della Chiesa sul suo operato e sui momenti di vita condivisa, che ci raccontano i diversi aspetti della sua personalità oltre a una serie di estratti dei suoi scritti. L’uscita in libreria è prevista alla fine di settembre. (M.O.)

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    Catholic Charities Usa festeggia i 100 anni di fondazione

    ◊   Catholic Charities USA (Ccusa), la più grande organizzazione caritativa negli Stati Uniti, si appresta a festeggiare i suoi cento anni di vita. La ricorrenza sarà celebrata con una grande convention a Washington dal 25 al 28 settembre, le stesse date del suo congresso fondativo nel 1910. In quella occasione le varie istituzioni cattoliche impegnate nell’apostolato sociale negli Stati Uniti si ritrovarono per dare vita al National Conference of Catholic Charities che avrebbe assunto l’attuale nome di “Catholic Charities Usa” nel 1986. L’idea era quella di promuovere in tutte le diocesi del Paese agenzie caritative creando una rete nazionale per coordinare le varie iniziative, in particolare a favore dei nuovi immigrati. La quattro giorni di Washington, a cui sono attesi un migliaio di delegati, sarà un’occasione per ricordare la storia dell’organizzazione e soprattutto le sue figure più significative. A cominciare da mons. John O’Grady che, da segretario esecutivo dal 1920 al 1961, contribuì in modo determinante a definire la sua attuale fisionomia: quella di una grande organizzazione caritativa che ha fatto della causa dei più deboli (dagli immigrati, ai poveri, agli emarginati) il suo marchio di fabbrica in una delle fasi più tumultuose della storia americana, tra la fine del primo conflitto mondiale con la nuova grande ondata migratoria nel Paese e l’inizio delle grandi battaglie per i diritti civili negli anni ‘50 e ’60. Con O’Grady Catholic Charities USA fece sentire la sua voce durante la discussione dei più importanti provvedimenti introdotti il secolo scorso negli Stati Uniti in materia di legislazione sociale: dalla prima grande riforma dell’immigrazione negli anni Venti, alla Legge sulla sicurezza sociale del 1935, alla Legge sull’edilizia popolare dopo la Seconda Guerra Mondiale, alle leggi sui diritti civili varate negli anni Cinquanta. Anche se in un contesto sociale diverso e con nuovi problemi, lo spirito che animò mons. O’Grady e i suoi successori è ancora vivo, come sottolinea all’agenzia Cns, l’attuale presidente, padre Larry Snyder. Oggi il network, le cui radici affondano nelle prime opere caritative cattoliche presenti sul suolo americano nel XVIII secolo, conta 1.700 agenzie e affiliati e circa 337mila tra personale e volontari che assistono 9 milioni di persone. (L.Z.)

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    Usa: il cardinale Wuerl invita i cattolici a testimoniare pubblicamente la loro fede

    ◊   Il dovere dell’evangelizzazione interpella tutti i fedeli cattolici chiamati ad essere discepoli e testimoni di Cristo per cambiare il mondo. È quanto afferma mons. Donald W. Wuerl, arcivescovo di Washington, in un’intervista al giornale diocesano “The Catholic Standard”, ripresa dall’agenzia Cns, in cui parla della sua nuova lettera pastorale sulla nuova evangelizzazione “Discepoli del Signore: la condivisione di una visione” (“Disciples of the Lord: Sharing the Vision”). “La nuova evangelizzazione - afferma mons Wuerl - non è un programma, ma un modo di vedere la vita attraverso le lenti del discepolato, della testimonianza della fede”. Secondo il presule “questo è il momento della nuova evangelizzazione” per portare l’amore e la speranza di Cristo in una società fortemente secolarizzata , dove molti di coloro che sono stati cresciuti nella fede non ne comprendono gli insegnamenti o si sono allontanati e altri guardano con scetticismo alla religione e al suo ruolo nella società. “In tutte le epoche siamo chiamati a seguire Cristo, la via, e a invitare altre persone su questa via” e in questo mondo secolarizzato dobbiamo ricordare a noi stessi che la vera via è Cristo e il Suo Vangelo”, afferma ancora l’arcivescovo di Washington, citando le prime parole della sua lettera pastorale. Parlando dei suoi quasi 25 anni di episcopato, mons. Wuerl ha detto di considerare la nuova evangelizzazione come la parte centrale del suo ministero, come lo è per ogni presbitero e come dovrebbe essere, più in generale, per tutti i discepoli di Cristo. Oggi invece molti cattolici hanno timore di parlare della propria fede, considerandola come un fatto privato, mentre in realtà essa “è parte del nostro essere”. Di fatto - sottolinea nell’intervista il presule - bastano alcuni semplici gesti per avvicinare altre persone alla fede, come ad esempio chiedere una volta a un amico o a un familiare di essere accompagnati a Messa. (L.Z.)

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    Parigi: nella sede dell'Unesco omaggio a Madre Teresa, "Madre dei poveri"

    ◊   Un omaggio a Madre Teresa, “Madre dei poveri” e “Premio Nobel per la Pace 1979”, è stato organizzato oggi pomeriggio dall’Unesco e dalla Delegazione Permanente dell’India presso l’Organizzazione medesima, presso la sede di Parigi. L’incontro prevede la proiezione di un documentario sulla vita e l’opera della Beata, un’esecuzione musicale ed alcune testimonianze. A tenere la relazione di fondo sarà mons. Francesco Follo, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Unesco, che si soffermerà sulla carità di Madre Teresa. Prenderà quindi la parola sr. Joanne, consigliera delle Missionarie della Carità (Calcutta), che esporrà la riflessione conclusiva. Nella circostanza sarà inaugurata l’esposizione fotografica Mother Teresa: Life and Message”, allestita presso la sede parigina dell’Unesco fino al 30 settembre. (M.V.)

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    Gmg Madrid 2011: presentato il piano pastorale

    ◊   Crescere nella conoscenza di Cristo, incoraggiare la preghiera e la partecipazione ai Sacramenti e testimoniare la fede con parole e azioni: sono queste le linee guida per l’attività pastorale dell’arcidiocesi, individuate dal Comitato organizzatore della Giornata Mondiale della Gioventù 2011, che si svolgerà a Madrid. Tali indicazioni, riferisce l’agenzia Sir, si inseriscono perfettamente nel tema scelto per l’evento: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. “La preparazione spirituale alla Gmg – ha detto il responsabile della preparazione pastorale, Angel Matesanz – passa attraverso la pratica dei Sacramenti, la preghiera in famiglia e la partecipazione alla vita parrocchiale”. Altro strumento “prezioso” individuato da Matesanz è il pellegrinaggio della Croce che si sta svolgendo nelle diocesi spagnole. Sussidi e guide saranno messi a disposizione dall’arcidiocesi di Madrid ogni tre mesi fino all’inizio dell’evento. (R.B.)

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    Missionario italiano riceve la massima onorificenza del Kenya

    ◊   Padre Romano Filippi, missionario italiano in Kenya, è stato insignito di una delle massime onorificenze del Paese. Come riportato dall'agenzia Misna, alla presenza del ministro per i Programmi speciali, Esther Murugi, padre Filippi, originario della diocesi di Concordia Sagittaria e Pordenone, ha ricevuto “l’Encomio del Capo di Stato” per i servizi resi alla comunità. La consegna del riconoscimento ha avuto luogo nella piccola chiesa di Mugunda, la città in cui opera il missionario, a 200 km dalla capitale Nairobi, che, fino a qualche anno fa una zona, che versava in una situazione di estrema povertà ma, grazie al suo lavoro e al suo sacrificio, può ora contare sulla presenza di scuole, infrastrutture e acqua potabile. Incredulità e gioia nelle parole di padre Filippi che afferma di “essere stato sorpreso dalla notizia dell’onorificenza, ma la gioia ancora più grande è la consapevolezza di aver visto concreti miglioramenti nella vita dei suoi concittadini”. Ma le fatiche del missionario non sono ancora finite: ha, infatti, annunciato la volontà di realizzare un centro sportivo per i giovani della città. (M.O.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attaccate altre 3 scuole cristiane nel Kashmir indiano, dopo le violenze di ieri costate la vita a 18 persone

    ◊   Resta altissima la tensione nel Kashmir indiano all’indomani delle violenze anti cristiane, costate la vita a 18 persone, avvenute nel corso delle proteste contro gli atti dissacratori nei confronti del Corano messi in atto negli Stati Uniti. Ieri sera sono state attaccate altre tre scuole cristiane, ma, a differenza di quanto successo poche ore prima con la distruzione di un istituto protestante, questa volta la polizia è intervenuta in forza, riducendo i danni. Le autorità hanno decretato il coprifuoco in tutta la vallata e tutti i voli da e per Srinagar sono sospesi, tuttavia molti estremisti hanno sfidato le misure restrittive in diverse località della provincia. A Baramulla la polizia ha aperto il fuoco sui manifestanti ferendo quattro persone. Intanto, cresce la preoccupazione del clero locale, che si dice impotente di fronte a questa “ondata di violenza”, e del governo centrale indiano, che teme nuove spinte secessioniste nella regione.

    Pakistan
    Pakistan sempre in preda alla violenza. 11 miliziani integralisti sono stati uccisi nel Nord Waziristan a seguito dell'attacco di un drone. Secondo fonti di sicurezza pakistane, tra le vittime potrebbero esserci anche militanti di al-Qaeda provenienti dall'estero. Nelle stesse ore il presidente dell'associazione dei giornalisti di Hangu, città della regione tribale di Kurram, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco mentre si trovava davanti al circolo della stampa locale. L'uomo, che si chiamava Misri Khan Orakzai e lavorava per un quotidiano in lingua urdu, di recente aveva ricevuto minacce per aver scritto articoli sui talebani e militanti islamici integralisti che controllano la frontiera afghana.

    Iran: liberata escursionista americana
    Le autorità iraniane hanno rilasciato Sarah Shourd, l'escursionista statunitense arrestata nel luglio del 2009 e trattenuta nel carcere di Teheran dopo aver sconfinato in Iran durante un trekking nel Kurdistan iracheno. La donna è stata momentaneamente trasferita all'ambasciata svizzera, ha reso noto il suo legale.

    Medio Oriente
    Ha preso il via oggi a Sharm el-Sheik, sul Mar Rosso, il secondo round dei negoziati diretti israelo-palestinesi. Dopo l’inaugurazione a inizio mese a Washington, con il premier israeliano Netanyahu e il presidente palestinese Abu Mazen accanto al capo della Casa Bianca Obama, i colloqui si spostano in queste ore prima in Egitto e poi - in serata - a Gerusalemme. Ad entrambi gli incontri partecipa il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. Il servizio è di Graziano Motta:

    E’ il primo degli incontri quindicinali concordati il 2 settembre scorso a Washington e dovrebbe far entrare nel vivo il negoziato, affrontando il problema controverso degli insediamenti ebraici in Cisgiordania: sia per il fatto che fra 12 giorni scadrà la moratoria unilaterale di dieci mesi che Netanyahu aveva imposto al loro sviluppo, sia soprattutto per la minaccia - ripetuta dal capo negoziatore palestinese Saed Bere Kati - che se riprenderanno i lavori negli insediamenti, le trattative cesseranno. Netanyahu ha replicato, esigendo quel riconoscimento del carattere ebraico di Israele che precluderebbe il diritto di milioni di palestinesi di tornare nella terra dei loro padri, ma non per questo - ha detto - il negoziato deve cessare. Da dietro le quinte, alzano la voce i palestinesi di Hamas, al potere a Gaza: contestano Abu Mazen che si presta a trattative definite “umilianti e degradanti” ed anche “inutili”, perché i suoi eventuali risultati - sostengono - non saranno da essi mai riconosciuti.

    Francia: legge anti velo e rom
    La Francia adotterà oggi in via definitiva il disegno di legge che vieta di indossare il velo islamico integrale nei luoghi pubblici. Approda infatti al Senato l’esame del testo varato dai deputati dell’Assemblea nazionale lo scorso luglio. Se dovesse passare il provvedimento, le donne che continueranno a indossare il burqa o il niqab dovranno pagare una multa di 150 euro o seguire un corso di “educazione civica”.

    Ue su espulsioni Francia
    La commissaria Ue Viviane Reding ha annunciato l'avvio di “una procedura di infrazione contro la Francia” per applicazione discriminatoria della Direttiva sulla libera circolazione dei cittadini in merito alle recenti espulsioni dei rom. In un incontro con la stampa a Bruxelles, la Reding ha precisato che i tempi della procedura saranno molto rapidi: “Aspetto di poter procedere nelle prossime due settimane”.

    Al via l’Assemblea generale dell’Onu
    Si apre oggi a New York la 65.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite, sotto la presidenza dello svizzero Joseph Deiss. I lavori entreranno nel vivo a partire da lunedì prossimo quando al Palazzo di Vetro si alterneranno al microfono i leader di oltre 140 Stati. Attesa per il dibattito previsto nei giorni 23-25 e 27-30 settembre, sul tema “Riaffermare il ruolo centrale delle Nazioni Unite nella governance globale”. Tra i temi ‘caldi’ per l’Assemblea il disarmo nucleare, il terrorismo e i disastri naturali che nell’ultimo anno hanno sconvolto il Pianeta.

    Grecia, economia e scioperi
    La Grecia ha ricevuto ieri la seconda tornata di aiuti dell’Unione europea e del Fondo Monetario Internazionale. Si tratta di 6,5 miliardi di euro, del pacchetto da 110 miliardi previsto per aiutare Atene ad uscire dalla crisi economica. La Banca centrale ellenica ha inoltre collocato sul mercato 1,17 miliardi di euro di bond a sei mesi, al tasso del 4,82%. La domanda è stata quattro volte l'offerta. Per le strade delle città greche continuano però le proteste contro il piano di austerità del governo. Oggi per il secondo giorno consecutivo i camionisti sono mobilitati contro la politica di liberalizzazione del settore, mentre la magistratura ha dichiarato illegale lo sciopero odierno dichiarato dai ferrovieri contro la parziale privatizzazione dell'impresa di Stato.

    Bielorussia
    Il parlamento della Bielorussia ha fissato le elezioni presidenziali per il prossimo 19 dicembre. La decisione è stata approvata con 108 voti su 110 deputati della camera dominata dai sostenitori di Alexander Lukashenko che guida ininterrottamente il Paese dal 1994 e corre adesso per un quarto mandato. Nelle ultime elezioni, avvenute nel 2006, Lukashenko, 56 anni, aveva raggiunto l'83 % dei voti, un risultato schiacciante che molti osservatori ritengono condizionato da brogli.

    Italia-Libia peschereccio
    “Quello che è successo l'altro ieri sera è un fatto che non doveva accadere e la Libia si è scusata”. Lo ha detto il ministro dell'Interno Italiano, Roberto Maroni, commentando la vicenda del peschereccio siciliano mitragliato da una motovedetta libica sulla quale erano presenti anche alcuni finanzieri italiani come osservatori. Il ministro Maroni ha disposto comunque un’inchiesta sulla vicenda e anche Tripoli ha nominato un comitato d’inchiesta, esprimendo “rammarico” per l’accaduto. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, intanto, ha precisato che le “regole d’ingaggio” sui pattugliamenti congiunti “vanno chiarite e integrate”, mentre le opposizioni hanno chiesto al governo di riferire in Aula sul caso.

    Somalia
    Orrore senza fine in Somalia, dove due giovani riconosciuti colpevoli di furto, sono stati sottoposti all'amputazione di arti in base alla legge coranica della Sharia. L'esecuzione è avvenuta davanti a centinaia di persone il 4 settembre scorso, nella città somala di Beled-weyne a circa 300 chilomentri a nord di Mogadiscio. La pena è stata commutata da un tribunale islamico degli Shabaab, gli integralisti legati ad al Qaeda che controllano gran parte del territorio somalo a discapito del debole governo sostenuto dalla comunità internazionale.

    Madagascar
    Una conferenza nazionale per risolvere la crisi politica in Madagascar è in corso da ieri e per una settimana ad Antananarivo, alla presenza di 4mila rappresentanti della società civile e dei partiti politici locali. Assenti però i delegati dei tre principali movimenti d’opposizione che fanno capo a Ravalomanana, Ratsiraka e Zafy.

    Venezuela: incidente aereo
    Disastro aereo ieri in Venezuela. Un Atr-42-300, partito dall’isola caribica di Margarita, si è schiantato a una decina di km dalla sua destinazione di Puerto Ordaz, causando la morte di 15 persone. 36 i superstiti. Ancora da accertarsi le cause della tragedia.

    Nucleare: il belga Nackaerts nuovo ispettore
    Il presidente dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Yukiya Amano, ha nominato ieri il belga Herman Nackaerts nuovo ispettore capo dell’organizzazione. Il 59.enne dirigerà, quindi, la divisione salvaguardie dell’Aiea, incaricata di verificare che le attività nucleari degli Stati membri abbiano carattere esclusivamente pacifico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 257

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