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Sommario del 13/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Stato e religione, famiglia e media, nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Germania
  • Il Papa ai nuovi vescovi: non siate burocrati ma padri, fratelli e amici
  • Benedetto XVI riceve il ministro pakistano per le minoranze
  • Riapre la Biblioteca Apostolica Vaticana, rinnovata ma fedele alla sua missione umanistica
  • La visita del Papa nel Regno Unito catturerà l’attenzione dei media e della gente: così, il giornalista e scrittore Peter Jennings
  • Il cardinale Bertone presiede la Messa per il IX centenario della Chiesa di San Menna
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenze anticristiane dopo le minacce di bruciare il Corano
  • La Chiesa belga annuncia la creazione di un Centro per le vittime degli abusi
  • Turchia: vince il sì al referendum per la modifica della Costituzione
  • Amnesty International: drammatica la situazione delle carceri in Iraq
  • Chiesa e Società

  • L’arcidiocesi di Glasgow si prepara a ricevere Benedetto XVI
  • Il patriarca latino di Gerusalemme torna ad invocare la pace in Terra Santa
  • Colombia: al via la Settimana del migrante ispirata al messaggio del Papa per il 2010
  • Venezuela: lettera dell'arcivescovo di Coro sulla violenza nella società
  • L’arcivescovo di San Salvador richiama l’attenzione sul pericolo delle “maras”
  • Settimana mondiale dell’Acqua: l’unica soluzione è una gestione responsabile
  • Continua l’emergenza maltempo in Africa
  • Burkina Faso: Congresso mondiale sui media per la giustizia e la pace
  • Kenya: servono urgentemente cure palliative per i bambini sieropositivi
  • Sudan: la cooperazione italiana riapre l’ospedale di Yirol
  • Uganda: nuovo social network per cercare persone scomparse
  • Aumentano le donne capo famiglia in Sri Lanka
  • Francia: riflessione del cardinale Vingt-Trois su giovani e famiglia
  • Appello dei vescovi greco-cattolici dell’Ucraina alla convivenza tra religioni diverse
  • La Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo compie 25 anni
  • A Boves il ricordo dei martiri del 19 settembre 1943
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Commissione Ue vede al rialzo le stime di crescita dell'economia europea per il 2010
  • Il Papa e la Santa Sede



    Stato e religione, famiglia e media, nel discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Germania

    ◊   Dio, famiglia, biotecnologie e media: sono i punti centrali del discorso che il Papa ha rivolto al nuovo ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede. Benedetto XVI ha incontrato stamane il signor Walter Jürgen Schmid per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha parlato di un impegno del Governo federale ad intervenire “in modo compensatore e rappacificante” in casi di confusione dei media. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Se Dio non ha una propria volontà, il bene e il male alla fine non sono più distinguibili”: così il Papa spiega che mettendo da parte Dio, magari per quelle che definisce “concezioni religiose più permissive”, “l’uomo perde la sua forza morale e spirituale”. E questo significa una mancanza nello “sviluppo complessivo della persona”, una carenza nella “cultura della persona”. Il risultato – avverte il Papa – è che “l’agire sociale viene dominato sempre di più dall’interesse privato o dal calcolo del potere, a danno della società”. Da qui la missione degli uomini di fede: seguire “in modo positivo e critico lo sviluppo di nuovi rapporti tra Stato e religione, anche al di là delle grandi Chiese cristiane finora determinanti”. Ritrovare “il forte attaccamento alla religione” di cui hanno dato prova uomini di fede e martiri del passato”. In definitiva tenere alto il livello di quella “cultura della persona”. Il Papa afferma: “Può verificarsi che in una società la cultura della persona si abbassi” e poi chiama con forza a riflettere su un dato di fatto: “non di rado – dice - questo deriva paradossalmente dalla crescita dello standard di vita”. E il Papa fa esempi di preoccupazioni concrete della Chiesa. Il primo: “il crescente tentativo di eliminare il concetto cristiano di matrimonio e famiglia dalla coscienza della società”. La Chiesa – ribadisce Benedetto XVI - non può approvare delle iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia”. E spiega perché: portano “all’indebolimento dei principi del diritto naturale e così alla relativizzazione di tutta la legislazione e anche alla confusione circa i valori nella società”.

    Il secondo esempio riguarda le nuove possibilità della biotecnologia e delle medicina. Il Papa sottolinea la sfida che rappresentano dicendo: “ci mettono spesso in situazioni difficili che rassomigliano a un camminare sulla punta della cresta”. Sottolinea il dovere di “studiare diligentemente fin dove questi metodi possono fungere d’aiuto per l’uomo e dove invece si tratta di manipolazione dell’uomo, di violazione della sua integrità e dignità”. “Non possiamo rifiutare questi sviluppi – raccomanda - ma dobbiamo essere molto vigilanti”. Spiega chiaramente il rischio che l’umanità corre affermando: “Quando una volta si incomincia a distinguere – e spesso ciò accade già nel seno materno – tra vita degna e indegna di vivere, non sarà risparmiata nessun'altra fase della vita, ancor meno l’anzianità e l’infermità”. Si parla di “costruzione della società umana” e il Papa aggiunge un altro elemento importante: la “fedeltà alla verità”. “Fanno riflettere - dice - certi fenomeni operanti nell’ambito dei media pubblici: essendo in concorrenza sempre più forte, i mezzi di comunicazione si credono spinti a suscitare la massima attenzione possibile”. Inoltre, - ricorda il Papa – “è il contrasto che fa notizia in genere, anche se va a scapito della veridicità del racconto”. In tutto ciò, - sottolinea Benedetto XVI – “la cosa diventa particolarmente problematica quando personaggi autorevoli prendono pubblicamente posizione al riguardo, senza essere in grado di verificare tutti gli aspetti in modo adeguato”. A questo proposito e guardando in particolare alla situazione in Germania, il Papa afferma: “Si accoglie con favore l’intento del Governo Federale di impegnarsi in tali casi, per quanto possibile, in modo compensatore e rappacificante”.

    Resta da dire che il Papa ricorda “le imminenti celebrazioni delle beatificazioni di diversi Sacerdoti martiri del tempo del regime nazista”. Domenica 19 settembre, verrà beatificato Gerhard Hirschfelder a Münster. Nel corso del prossimo anno seguiranno le cerimonie per Georg Häfner a Würzburg nonché per Johannes Prassek, Hermann Lange e Eduard Müller a Lübeck. Con i Cappellani di Lübeck si commemorerà anche il Pastore evangelico Karl Friedrich Stellbrink. Innanzitutto “sono uomini che insegnano a dare la propria vita per la fede, per il diritto ad esercitare liberamente il proprio credo e per la libertà di parola, per la pace e la dignità umana”. Inoltre, il Papa parla di “luminose indicazioni” per il cammino ecumenico. “L’attestata amicizia dei quattro ecclesiastici – afferma il Papa - è una testimonianza impressionante dell’ecumenismo della preghiera e della sofferenza, fiorito in vari luoghi durante l’oscuro periodo del terrore nazista”. Oggi – ricorda Benedetto XVI – “viviamo in una società libera e democratica” ma “ci si potrebbe domandare se vi siano ancora oggi dei cristiani che, senza compromessi, si fanno garanti della propria fede”.

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    Il Papa ai nuovi vescovi: non siate burocrati ma padri, fratelli e amici

    ◊   La missione del vescovo non può essere intesa con la mentalità dell’efficienza e dell’efficacia. Il vescovo non è un mero governante, o un burocrate. Egli è chiamato ad essere “forte e deciso, giusto e sereno” ma anche “padre, fratello e amico” nel cammino cristiano e umano. È l’esortazione del Papa nell’incontro questa mattina con i vescovi di recente nomina, riuniti a Roma per l’annuale Convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi. Il Pontefice ha inoltre ringraziato il cardinale Marc Ouellet porgendogli uno speciale augurio all’inizio del suo servizio come prefetto del dicastero. Linda Giannattasio.

    Non un burocrate, ma un padre, un fratello e un amico. Di fronte ai vescovi di recente nomina, Benedetto XVI tratteggia così il ruolo che i presuli sono chiamati a svolgere. A tale proposito, ha ricordato il Papa, illuminanti sono alcune espressioni di san Tommaso d’Aquino:

    "Commentando l’espressione di Gesù nel Vangelo di Giovanni: 'Il Buon Pastore offre la vita per le sue pecore', san Tommaso osserva: 'Egli consacra a loro la sua persona nell’esercizio dell’autorità e della carità. Si esigono tutte e due le cose: che gli ubbidiscano e che le ami. Infatti la prima senza la seconda non è sufficiente'” .

    Il Papa ha dunque richiamato la Regola Pastorale di Papa san Gregorio Magno, che precisa come la potestà di governo pastorale “la regge bene chi sa con essa erigersi contro le colpe e domina sui vizi piuttosto che sui fratelli”. Ha poi ricordato le parole del rito della consegna dell’anello nella liturgia dell’Ordinazione episcopale: “Ricevi l’anello, segno di fedeltà, e nell’integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la Santa Chiesa, sposa di Cristo”:

    "La Chiesa è 'sposa di Cristo' e il Vescovo è il ‘custode’ (episkopos) di questo mistero. L’anello è dunque un segno di fedeltà: si tratta della fedeltà alla Chiesa e alla purezza della fede di lei. Al Vescovo, quindi, viene affidata un’alleanza nuziale: quella della Chiesa con Cristo".

    Ha messo poi l’accento sulle grandi responsabilità di un vescovo per il bene della diocesi ma anche della società. La sua missione, ha detto, “non può essere intesa con la mentalità dell’efficienza e dell’efficacia”:

    "Si tratta di una profonda prospettiva di fede e non semplicemente umana, amministrativa o di stampo sociologico quella in cui si colloca il ministero del Vescovo, il quale non è un mero governante, o un burocrate, o un semplice moderatore e organizzatore della vita diocesana. Sono la paternità e la fraternità in Cristo che danno al Superiore la capacità di creare un clima di fiducia, di accoglienza, di affetto, ma anche di franchezza e di giustizia".

    Il Papa si è soffermato infine su un’antica preghiera di sant’Aelredo di Rievaulx, Abate: “Tu, dolce Signore, sono le parole della preghiera, hai posto uno come me a capo della tua famiglia (…) perché potesse essere manifestata la tua misericordia (…) così che si vedesse la sublimità della tua forza, non quella dell’uomo”.

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    Benedetto XVI riceve il ministro pakistano per le minoranze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri il ministro per le minoranze del Pakistan, Shabbaz Bhatti, primo cattolico a ricoprire questo incarico nella storia del Paese. Lo ha riferito la Sala Stampa vaticana, precisando che l'incontro, breve e in forma strettamente privata, si è svolto a Castel Gandolfo subito dopo l'Angelus. Nei giorni scorsi diversi esponenti della minoranza cristiana presente nel Paese avevano riferito all'agenzia vaticana Fides di alcune discriminazioni nella distribuzione degli aiuti alle aree alluvionate, in particolare nei confronti delle minoranze cristiane e indù. Il ministro Bhatti, in un'intervista al Tg2, ha escluso questa circostanza, affermando tuttavia che “sono state prese in considerazione tutte le proteste e nominata una commissione”. Nella stessa intervista, Bhatti ha riferito che il Papa “si è detto vicino alle persone colpite dalle inondazioni, e ha affermato che farà il possibile per portar loro sollievo”, incoraggiando infine il governo pakistano a portare avanti il dialogo interreligioso.

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    Riapre la Biblioteca Apostolica Vaticana, rinnovata ma fedele alla sua missione umanistica

    ◊   Tra sette giorni una delle raccolte più preziose di manoscritti e stampati al mondo sarà finalmente di nuovo a disposizione di ricercatori e studiosi. La Biblioteca Apostolica Vaticana riapre infatti i battenti dopo tre anni di ambiziosi e inevitabili lavori di restauro e ristrutturazione. Questa istituzione culturale, unica al mondo per il suo patrimonio, si ripresenta così rinnovata ma fedele allo spirito di servizio, umanistico e di universalità con cui svolge da più di cinque secoli la sua missione. Oggi nel Salone Sistino della Biblioteca, alla presenza del cardinale archivista e bibliotecario Raffaello Farina e del prefetto, mons. Cesare Pasini, la conferenza stampa sulla prossima riapertura. L’ha seguita per noi Fabio Colagrande.

    “Un’accogliente casa di scienza che apre le porte a studiosi che arrivano da tutto il mondo, senza distinzione di provenienza, religione e cultura”. Così Benedetto XVI aveva definito la Biblioteca Vaticana nella sua visita del 25 giugno 2007. E proprio per essere rispettosa di questa sua vocazione al servizio e all’universalità, questa istituzione vaticana, voluta da Sisto IV nel 1475, ha rispettato i tempi di chiusura prefissati e torna oggi a disposizione di ricercatori, docenti e studenti. Dal 20 settembre il suo patrimonio di circa 150.000 volumi manoscritti, 1.000.000 di libri stampati, di cui 8.400 incunaboli, e centinaia di migliaia tra monete, medaglie, stampe e incisioni, sarà nuovamente accessibile ma con il corredo di alcune novità tecnologiche che velocizzano e rendono più sicuro il servizio. Le più evidenti sono l’informatizzazione delle procedure di accesso - grazie a una tessera munita di microchip con un identificatore a radiofrequenza - e la possibilità di collegarsi alla rete della Biblioteca in modalità Wi-Fi (senza fili) attraverso il proprio personal computer. Ma fondamentale è anche un nuovo sistema di sicurezza che, grazie ai badge (placche di riconoscimento) applicati sui volumi - e a barriere, varchi telecamere - permette di seguire il loro eventuale trasferimento, associandolo all’utente che lo ha preso in carico. Novità che vanno ad aggiungersi ai servizi da qualche tempo forniti sulle pagine web del sito www.vaticanlibrary.va, come la richiesta on-line di riproduzioni fotografiche.

    Fin qui le novità tecnologiche, ma i tre anni di chiusura sono serviti soprattutto ai Servizi Tecnici del Governatorato e alle ditte incaricate a compiere lavori edili improcrastinabili di consolidamento, risanamento di laboratori e sale deposito; ampliamento e razionalizzazione di altri ambienti, come il nuovo e più funzionale ingresso; insieme a interventi di climatizzazione, controllo dell’umidità, messa a norma degli impianti. Lavori – come ha spiegato il cardinale Farina – che rientrano in un più ampio progetto di ammodernamento iniziato già nel ‘97 per adeguare il modello dei Fondatori della Biblioteca Vaticana ai tempi attuali. E che proseguiranno, anche a dopo la riapertura, per almeno due anni con la collaborazione dell’architetto Portoghesi, per adibire a ulteriore sala di consultazione lo splendido Salone Sistino, sede della Biblioteca tra fine del Cinquecento e fine Ottocento, solo dal 2009 tornato sotto la direzione della Biblioteca Vaticana.

    Eppure, come ha sottolineato il prefetto mons. Pasini l’adeguamento strutturale e informatico va di pari passo con il rafforzarsi dello spirito di servizio e di universalità della Biblioteca dei Papi, e soprattutto dello spirito umanistico con cui fu aperta nel ‘400:

    “Lo spirito umanistico – che nel termine stesso si riallaccia all’epoca in cui ebbe origine la Vaticana – esprime il convinto sostegno alla ricerca compiuta in modo serio e documentato, con pazienza, con pacatezza, con capacità di confronto e con umiltà nell’esprimere le proprie conquiste, proprio come l’umanesimo ha insegnato; e insieme rammenta il punto di riferimento imprescindibile di ogni ricerca, che è l’uomo, la sua razionalità, la sua realtà spirituale, la sua dignità”.

    Dopo aver ringraziato quanti hanno compiuto i lavori e chi li ha sostenuti con generosi aiuti – Fondazione Italcementi e le ditte Mapei, Pessina e Picalarga – il cardinale Farina, primo ideatore del restauro, ha ricordato come il suo andamento sia stato seguito da vicino da Benedetto XVI che sarà presto tra i primi ‘studiosi’ a visitare la biblioteca rinnovata:

    “Avrei dovuto ringraziare per primo il Santo Padre Benedetto XVI, che ha seguito da vicino i lavori, interessandosi assiduamente al loro procedere: non ricordo di averlo mai avvicinato e salutato in questi tre anni senza ricevere la domanda: ‘Come va la Biblioteca, a che punto sono i lavori, ma veramente finirete alla data stabilita?’. Il 25 giugno 2007, visitando la Biblioteca nell’imminenza della chiusura, si era ripromesso di farci visita a conclusione dei lavori. Lo attendiamo per ricevere la Sua benedizione”.

    In conclusione mons. Pasini ha voluto ricordare che gli eventi già annunciati e previsti per il prossimo novembre - una Mostra nel Braccio di Carlo Magno, un Convegno e l’uscita del primo volume della Storia della Biblioteca – sono indirizzati anche e soprattutto a coloro che non la frequentano abitualmente e costituiscono perciò un’occasione eccezionale per allargare la conoscenza di questa straordinaria realtà vaticana.

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    La visita del Papa nel Regno Unito catturerà l’attenzione dei media e della gente: così, il giornalista e scrittore Peter Jennings

    ◊   “Sono sicuro che i londinesi, senza distinzione di fede, daranno un caldo benvenuto a Benedetto XVI”: è quanto scrive il sindaco di Londra, Boris Johnson, in un messaggio per la visita del Papa nel Regno Unito che prenderà il via giovedì prossimo. A Londra, come nelle altre città che verranno visitate dal Papa, cresce dunque l’emozione per un evento che, 28 anni dopo il viaggio di Giovanni Paolo II, in molti definiscono storico. Anche alcune critiche rivolte dai media sono destinate a svanire una volta che il Papa arriverà nel Regno Unito: ne è convinto il giornalista e scrittore cattolico inglese, Peter Jennings, scelto dai vescovi del Paese per scrivere il libro ufficiale della visita. L’intervista è di Alessandro Gisotti:

    R. – It will evaporate...
    Svanirà, in gran parte evaporerà, perché penso che la maggior parte della gente comune nel Regno Unito sarà completamente presa da questa visita, non appena il Santo Padre atterrerà. In particolare, una volta che la gente vedrà le immagini televisive di Benedetto XVI accanto alla Regina Elisabetta II ad Edimburgo, nel Palazzo di Holyrood, credo che penserà: “E’ davvero emozionante trovarsi coinvolti in un grande momento storico”. E sono certo che come risultato di questo, la gente comincerà a seguire la visita.

    D. – Quindi, possiamo dire che per la prima volta così tante persone nel Regno Unito potranno sentire direttamente il Papa?

    R. – Yes, I think this is a great opportunity…
    Sì, penso che questa sia una grande opportunità e penso che le parole del Santo Padre cattureranno l’attenzione dei media e della gente comune. Papa Benedetto XVI ha una grande conoscenza della vita, delle difficoltà, delle sofferenze, in particolare in un momento in cui nel Regno Unito e in Europa in generale la situazione dal punto di vista economico è difficile, un momento in cui la gente sa che ci saranno tagli e più disoccupazione nel Regno Unito. Penso che le parole del Santo Padre saranno di incoraggiamento e di grande ispirazione per la gente.

    D. – Pensa che la società britannica, non solo la comunità cattolica, sarà più ricettiva per quanto riguarda la religione, dopo questa visita papale?

    R. – I’m not sure in a way...
    Non ne sono certo, ma penso che in un certo modo le parole del Santo Padre saranno ascoltate molto attentamente dalla società britannica. Persino la gente che non ama la Chiesa, che si definisce atea o agnostica, penso che rispetti la persona di Benedetto XVI. Quindi, penso che le sue parole saranno ascoltate molto attentamente e se tutto va bene potranno stimolare le persone, in un’epoca, in particolare, di materialismo e secolarismo.

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    Il cardinale Bertone presiede la Messa per il IX centenario della Chiesa di San Menna

    ◊   “Percorrere la strada segnata dai vostri antichi padri e mantenere sempre viva e attuale la testimonianza di fede che avete ereditato”. È il messaggio del Papa con il quale il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha voluto aprire la sua omelia domenica a Sant'Agata dei Goti (Benevento), portando il saluto e la Benedizione del Pontefice in occasione del IX centenario della consacrazione della Chiesa di San Menna per le mani del Papa Pasquale II. “Il passato non va idealizzato – ha spiegato poi il porporato – che ha ricordato le lotte per la conquista del potere dopo l’anno Mille ma anche la “volontà positiva di Roberto, conte di sant’Agata de’ Goti, di costruire, verso il 1107, la sua cappella comitale, sul modello di quella dell’Abbazia di Montecassino, punto di riferimento e di forte ripresa del genuino spirito evangelico”. “Il conte Roberto – ha osservato - come segno della sua fedeltà al Papa, volle dedicare questa cappella all’apostolo Pietro”. Il porporato nell’omelia ha ricordato “la grandezza e la fedeltà di Dio verso il suo popolo” di cui tratta il Libro dell’Esodo, descrivendo il tradimento di Israele e l’adorazione del vitello di metallo fuso e nella seconda lettura ha sottolineato la misericordia di Dio, che “sorprende” l’apostolo Paolo. "Paolo - ha osservato - si presenta come peccatore, redento dal gesto gratuito di Cristo”. Più “familiare”, ha spiegato il porporato, è poi l’affresco contenuto nel Vangelo della liturgia domenicale, "una delle pagine più belle della Sacra Scrittura, che lo Spirito Santo ci ha donato mediante la peculiare sensibilità di san Luca: la parabola del padre misericordioso”. Una parabola – ha commentato – che parla del viaggio che ciascuno di noi deve compiere verso la verità dell’esistenza, del ritorno verso la “casa” da cui proveniamo, dove abbiamo sempre abitato e della quale, pur nelle traversie della vita, riscopriamo il valore e la bellezza. Come in questa liturgia, “Dio ci invita alla sua festa, imbandisce per noi oggi una mensa in questo tempio”, ha concluso, ricordando la celebrazione del centenario della consacrazione della Chiesa di San Menna. “Questa casa comune è giunta a noi per la fede e la tenacia di coloro che ci hanno preceduto: essa rimanga anche in futuro segno di una Chiesa viva, testimonianza di una fede maturata e radicata nell’autentica esperienza di Dio”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa non può approvare modelli alternativi di famiglia: in prima pagina, Benedetto XVI al nuovo ambasciatore di Germania presso la Santa Sede.

    L'arte delle arti tra autorità e carità: nell'informazione vaticana, il Papa ai presuli di recente nomina.

    Il pentimento misura della fede: all'Angelus Benedetto XVI chiede ai fedeli di accompagnare con la preghiera il suo viaggio in Gran Bretagna.

    Nell'informazione religiosa, la beatificazione - presieduta dall'arcivescovo Angelo Amato a Granada - del cappuccino Leopoldo da Alpandeire.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'approvazione della riforma costituzionale in Turchia.

    In cultura, un articolo di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo "Come ci si dovrebbe rivolgere al Padre": omaggio a Newman ricordando Cossiga. Con un contributo di Inos Biffi sul cardinale inglese e il difficile cammino verso la santità.

    Stiano tranquilli i consiglieri troppo zelanti: Antonio Paolucci sulla salvaguardia della Sistina.

    Il grande assente: Emilio Ranzato sul Festival di Venezia e il cinema d'autore.

    Il sogno dei manoscritti digitali: Silvia Guidi a proposito della riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana.

    Come s'inventa uno stile sacro: Giovanni Carli Ballola ricorda Luigi Cherubini, nel 250 anniversario della nascita.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenze anticristiane dopo le minacce di bruciare il Corano

    ◊   Dopo la rinuncia del pastore Terry Jones, che nei giorni scorsi aveva minacciato di dare alle fiamme una copia del Corano l’11 settembre, giorno del nono anniversario dell’attacco alle Torri Gemelle, in molti Paesi asiatici si sono verificate violenze contro i cristiani. Il gesto, condannato dalla Santa Sede come “grave oltraggio”, è stato comunque messo in atto da due pastori americani e da un docente australiano. I dettagli nel servizio di Roberta Barbi:

    Non è servita la pubblica rinuncia del pastore Jones a bruciare il Corano nel giorno dell’anniversario dell’attacco al World Trade Centre: le temute violenze anticristiane che sarebbero potute scaturire da questo gesto, si sono puntualmente verificate, anche perché qualche rogo del Corano, in realtà c’è stato. Nella città americana di Springfield, infatti, due pastori hanno dato alle fiamme il libro sacro dell’islam e lo stesso ha fatto un docente australiano, che ha bruciato anche la Bibbia e poi ha messo il video su Internet. Immediata la risposta dei gruppi estremistici: in India alcuni fondamentalisti islamici del Kashmir, al grido di morte “contro gli Stati Uniti” e “contro tutti i dissacratori del Corano”, hanno incendiato una scuola missionaria nel villaggio di Tangmarg, a 40 chilometri dalla capitale Srinagar. In Pakistan una bomba, ancora non rivendicata da nessun gruppo estremista, è esplosa nei pressi della chiesa luterana di San Paolo, nell’area di Mardan, uccidendo un agente della polizia locale e ferendo due persone. L'edificio appartiene alla Chiesa del Pakistan, unione di quattro confessioni cristiane protestanti: luterana, metodista, anglicana e presbiteriana, comunità che si sono attivate prontamente per portare aiuti alla popolazione alluvionata del Paese. Due vittime si contano anche nella provincia di Logar, in Afghanistan, nel corso di scontri a fuoco tra manifestanti e forze dell’ordine. In Indonesia, inoltre, un pastore protestante a guida della comunità cristiana di Pondonk Bekasi est, è stato accoltellato da un commando formato da otto persone. Il pastore versa in condizioni critiche, la sua assistente ha riportato ferite lievi da arma da taglio. Ma ci sono anche notizie positive: a Kirkuk, in Iraq, la pronta condanna dei cattolici al rogo del Corano ha rafforzato l’amicizia tra cristiani e musulmani: molti imam, infatti, hanno letto nelle moschee il messaggio di solidarietà dell’arcivescovo della città, Louis Sako.

    Sulle motivazioni di questi nuovi episodi anticristiani, in particolare in Kashmir, legati alla vicenda del rogo del Corano, Giancarlo La Vella ha intervistato Camille Eid, esperto di rapporti con l’Islam del quotidiano Avvenire:

    R. – L’attacco di oggi in Kashmir è una “novità”, perché il conflitto riguarda soprattutto indù e musulmani. Sappiamo che in India, comunque, ci sono stati degli attacchi contro i cristiani, ma non da parte della comunità musulmana. Invece, questo attaccarsi ai cristiani, nel Kashmir, è una novità, in quanto i cristiani, in fin dei conti, costituiscono una minoranza in questa provincia.

    D. – Come mai in questi Paesi ha avuto più risonanza la notizia diffusa dal reverendo Jones, a capo di una piccolissima comunità evangelica, che non invece tutti gli altri proclami, proprio a difesa del Corano, venuti innanzitutto dalla parte della Chiesa cattolica?

    R. – Anzitutto, perché in altri Paesi, se penso per esempio ai Paesi arabi, ci sono stati appelli delle stesse autorità musulmane a fare dei distinguo tra una sparuta Chiesa evangelica in America – 50 fedeli tutto sommato – e la Chiesa cattolica. Quindi, hanno raccomandato ai musulmani di non reagire contro i cristiani loro connazionali. In Pakistan questa cosa non so fino a che punto sia stata fatta oppure in Paesi dove l’estremismo islamico è abbastanza forte. Non dimentichiamo che questa zona a nord-ovest del Pakistan, o lo stesso Kashmir, è da tempo una roccaforte delle milizie talebane locali e anche di Al Qaeda. Quindi, i gruppi lì si muovono impuniti lungo i confini tra Pakistan, Afghanistan e Kashmir. Il governo di Islamabad ha lanciato un’offensiva per sconfiggere la lotta armata, ma ha ottenuto scarsi risultati. Quindi, per questo motivo gli incidenti anticristiani, a questo punto, registrano i massimi livelli.

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    La Chiesa belga annuncia la creazione di un Centro per le vittime degli abusi

    ◊   I vescovi belgi hanno annunciato oggi l’apertura di un Centro per il riconoscimento, la guarigione, la riabilitazione e la riconciliazione delle vittime degli abusi compiuti da esponenti ecclesiali, così come suggerito da una delle vittime. L’annuncio è stato dato questa mattina dall’arcivescovo di Malines-Bruxelles, Joseph Léonard, nel corso di una conferenza stampa nella sede dell’arcivescovado. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il nuovo Centro, che si auspica entrerà in funzione entro l’anno, viene realizzato dopo che la Commissione indipendente guidata dal prof. Adriaenssens, creata dalla Chiesa stessa per indagare sulla questione degli abusi, si è dimessa in seguito alle perquisizioni condotte dall’autorità giudiziaria, dichiarate poi illegali. Saranno nominati quattro esperti per iniziare i colloqui preliminari sulla possibilità di collaborazione con tutte le parti interessate, comprese le vittime: loro primo compito sarà quello di creare un clima di fiducia. Gli esperti dovranno redigere lo Statuto del nuovo centro. Mons. Léonard ha ribadito la massima disponibilità della Chiesa belga verso le vittime: l’attenzione personale verso di esse – ha sottolineato – è il nostro impegno primario. Il presule ha parlato anche del rapporto della Commissione guidata dal prof. Adriaenssens: le testimonianze riportate – ha affermato – ci fanno rabbrividire. L’abuso sessuale mina radicalmente tutto ciò che può essere detto di Dio. La strada intrapresa – ha poi aggiunto – è quella della totale trasparenza e della massima collaborazione con le autorità giudiziarie con il coinvolgimento delle vittime – come da loro richiesto – nella pianificazione di nuove iniziative. Prima dell’apertura del Centro sarà aperto uno sportello informativo, con competenze limitate, per dare ascolto alle vittime o ai loro familiari. Ad una crisi così complessa – ha concluso l’arcivescovo di Bruxelles - non si possono trovare facili soluzioni, ma vogliamo trarre lezione dagli errori del passato. Vogliamo e dobbiamo riconciliarci col passato.

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    Turchia: vince il sì al referendum per la modifica della Costituzione

    ◊   “Una svolta nella storia democratica del Paese”: cosi, il premier turco Recep Tayyip Erdogan dopo la vittoria del "sì" al referendum di riforma costituzionale tenutosi ieri. Stati Uniti ed Europa salutano con favore l’esito della consultazione che ha registrato un’affluenza di circa il 77% dei 50 milioni di aventi diritto. Il 58% si è detto favorevole ai 26 emendamenti della Carta Fondamentale proposti dal partito del premier Akp. In sostanza si aumenta il numero dei componenti della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, che saranno nominati non soltanto dai giudici ma anche dal Parlamento e dal presidente della Repubblica. Inoltre sarà possibile sottoporre i militari alla giustizia civile ed aumentano le garanzie per la privacy. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Maria Antonia Di Casola, docente di Storia della Turchia all'Università di Pavia.

    R. – Indubbiamente, rientra tra le riforme che sono state auspicate dall’Unione Europea per l’ingresso della Turchia, per completare quei parametri di Copenaghen che l’Unione Europea richiede ai membri. Certo, la Turchia è un Paese particolare, nel senso che il sistema kemalista, con il quale la Turchia repubblicana è nata nel 1923, ha costruito lo Stato sulla laicità. Pilastri di questa laicità sono stati, nel corso del tempo, i militari e la magistratura, più recentemente.

    D. – Pilastri che adesso però vengono pesantemente riformati...

    R. – Questo sicuramente. Quello che teme l’opposizione è che, ripartita con maggior rigore nell’ambito del partito Repubblicano del popolo, il vecchio partito di Mustafa Kemal Atatürk, si teme che l’Akp, il governo moderatamente islamico, che ha recuperato le radici islamiche del Paese, intenda imbrigliare il potere di quelli che sono stati nel passato i pilastri della laicità.

    D. – Ma anche l’opposizione vuole una riforma della Costituzione?

    R. – Ma una riforma totale della Costituzione, per esempio, in cui la rappresentanza di unità dei cittadini sia maggiormente garantita. I partiti politici per essere espressi in Parlamento devono oggi avere una soglia del 10 per cento. Ci si batte per una maggiore democratizzazione, con l’abbassamento di questa soglia di rappresentatività.

    D. – Il premier Tayyip Erdoğan ha comunque ribadito: “Questo voto rappresenta una svolta verso la democrazia”...

    R. – Tecnicamente, è sicuramente una riforma in senso democratico, ma è un laboratorio quello che abbiamo di fronte. Bisogna sempre ricordare l’anomalia turca, per cui i colpi di Stato - così detti in Turchia - fatti dai militari, sono stati sempre interventi per rimettere in carreggiata il meccanismo democratico del Paese. I militari si sono sempre ritirati. Quindi, in passato, con i loro interventi hanno svolto una funzione di garanzia della democrazia. E’ un Paese anomalo.

    D. – In pratica, bisognerà vedere come si svilupperà il voto del referendum?

    R. – Esatto. Penso che come in altre occasioni la Turchia sia un laboratorio. Non sarebbe la prima volta. Potrebbe essere di esempio per i Paesi islamici nel percorso della piena democrazia.

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    Amnesty International: drammatica la situazione delle carceri in Iraq

    ◊   “Nuovo ordine, stessi servizi: detenzione illegale e tortura in Iraq”. Questo il titolo del rapporto che Amnesty International ha presentato oggi: 56 pagine che espongono dettagliatamente centinaia di casi di detenzione arbitraria, di tortura e di scomparsa dei detenuti nelle carceri del Paese del Golfo. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International:

    R. – Sono 30 mila i detenuti ancora in attesa di processo, non incriminati, trattenuti in condizioni estremamente dure da parte delle forze irachene. Un terzo di questi è stato trasferito dalla custodia statunitense a quella irachena recentemente e in condizioni di totale assenza di garanzie per il trattamento di questi detenuti.

    D. – Non è la prima volta che le carceri irachene finiscono sotto i riflettori. Ricordiamo tutti le immagini di Abu Ghraib, che hanno sconvolto il mondo. Rispetto a quel periodo, comunque, la situazione è cambiata o c’è stata una continuità purtroppo?

    R. – Non sembra essere cambiata molto, non solo rispetto ai tempi di Abu Ghraib – 2003, 2004 – in cui emersero con chiarezza le torture praticate all’epoca dalle forze statunitensi. Se possibile, si è tornati ai vecchi metodi del periodo di Saddam Hussein. Mentre gli statunitensi facevano riferimento a manuali di interrogatorio, a tecniche basate sull’individuazione dei punti deboli del nemico, per incutere loro paura, umiliare - da qui l’uso dei cani, le fotografie - nelle carceri irachene oggi si tortura come ai vecchi tempi, perforando il corpo con i trapani elettrici, strappando le unghie delle mani e dei piedi, soffocando, dando scariche elettriche. Purtroppo se si prendono in un archivio i rapporti di Amnesty International, pubblicati negli anni ‘80 o all’inizio degli anni ’90, si scoprono esattamente questi metodi allora praticati dalle forze del regime baathista e oggi praticate dalle forze di sicurezza del nuovo governo iracheno.

    D. – Quello che Amnesty chiede, a questo punto, è che le autorità irachene agiscano in modo fermo e deciso per il rispetto dei diritti umani. Quali le risposte che vi aspettate?

    R. – Intanto, ci aspettiamo che ci sia un governo che le prenda in carico queste richieste, che, in buona sostanza, sono quelle di dare garanzie precise che i diritti umani di tutti i detenuti siano rispettati. Pronunciare delle parole chiare e inequivocabili per dire che la tortura non è tollerata. Rilasciare o processare sollecitamente in forma regolare i detenuti che sono in carcere ormai da anni e non ricorrere più alla pena di morte, in particolare se la pena di morte viene comminata dopo processi basati su prove estorte con la tortura. Le risposte che ci auguriamo di ricevere, quando ci sarà un governo in carica, sono le risposte di un Paese che finalmente decide di lasciarsi alle spalle un passato di violazioni di diritti umani e di agire in modo rispettoso degli obblighi internazionali, che l’Iraq ha assunto.

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    Chiesa e Società



    L’arcidiocesi di Glasgow si prepara a ricevere Benedetto XVI

    ◊   L’arcidiocesi di Glasgow si prepara ad accogliere Benedetto XVI che il 16 settembre prossimo, nel pomeriggio, presiederà la Messa nel Bellahouston Park della città, l’unica celebrazione in terra scozzese, alla quale sono attese oltre centomila persone. Prima dell’arrivo del Pontefice, riferisce il Sir, a Bellahouston è in programma un miniconcerto della cantante Susan Boyle, star del reality Britain’s got talent e fervente cattolica. “Non parteciperemo a uno spettacolo, ma all’incontro con un uomo sapiente – è l’ammonimento ai fedeli dell’arcivescovo di Glasgow, Mario Conti – il Santo Padre ci darà un importante incoraggiamento nella pratica della fede e nel compito dell’evangelizzazione”. Entusiastico, il commento di Susan Boyle, che canterà per il Papa: “È un grande onore, qualcosa che ho sempre sognato”, ha detto. Prima della Messa a Glasgow, Benedetto XVI sarà a Edimburgo, nel palazzo reale di Holyroodhouse, dove si terrà la cerimonia di benvenuto e la visita di cortesia alla regina Elisabetta. (R.B.)

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    Il patriarca latino di Gerusalemme torna ad invocare la pace in Terra Santa

    ◊   “Abbiamo bisogno di pace. In questo conflitto geo-politico siamo tutti coinvolti. Quelli che subiscono le conseguenze sono le persone, i bambini, le mamme, i giovani, la gente della Terra Santa. Molti innocenti hanno sofferto e molti continuano a soffrire”. Da Miecheów, in Polonia, dove sta partecipando alle “Giornate di Gerusalemme”, - riferisce l'agenzia Sir - il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, è tornato ad invocare la pace per la Terra Santa e la fine del conflitto pluridecennale. “Viviamo in una situazione molto complessa, ogni qualvolta la pace sembra essere vicina, succede sempre qualcosa che allontana questa meta dal nostro sguardo” ha detto il patriarca che ha voluto ricordare “la guerra silenziosa” di Israele nei confronti della popolazione palestinese e riassunta 2 punti: “oggi più di 400.000 Israeliani si trovano a vivere ad est della ‘linea verde’, cioè al di fuori dei territori israeliani secondo la divisione del 1949; la demografia di Gerusalemme sta cambiando rapidamente, minacciando un attento equilibrio di spazio sacro”. Ciò significa che “le abitazioni per gli ebrei sono sempre di più, mentre quelle per gli arabi palestinesi sempre di meno, ovvero, vengono letteralmente demolite con le ruspe a Gerusalemme Est”. Ma ciò che è più inquietante, ha affermato Twal, “è il fatto che si stia distruggendo la speranza. Un'intera generazione di israeliani e palestinesi è nata e cresciuta sperimentando violenza, occupazione, separazione e odio, facendo diventare sempre più difficile, da entrambe le parti, un futuro di convivenza, più facile demonizzare gli altri; più difficile perdonare”. “Per ottenere la pace ci vuole il coinvolgimento di tutti e la mediazione della comunità internazionale. Benedetto XVI lo ha sottolineato ripetutamente: la Terra Santa non potrà mai essere proprietà esclusiva di un solo popolo, essendo patrimonio religioso e culturale del mondo intero. L’unica soluzione al conflitto è quella che riconosce la dignità intrinseca e fondamentale di tutte le persone che vivono in questa terra, israeliani e palestinesi, cristiani, ebrei e musulmani”. (R.P.)

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    Colombia: al via la Settimana del migrante ispirata al messaggio del Papa per il 2010

    ◊   Come si fa da oltre 15 anni, anche quest’anno, da oggi e fino al 19 settembre, la Chiesa colombiana celebra la “Settimana del migrante, rifugiato e sfollato” e per l’occasione è stato scelto uno slogan con il quale i responsabili della Pastorale per la mobilità umana intendono comunicare la complessità della questione: “Ogni vita è una storia–Ogni sogno e un impegno–Ogni migrante è una persona”. Le iniziative della Settimana, che si celebra in tutte le diocesi della Colombia, sono state coordinate dalla Pastorale sociale, dalla Caritas, dall’arcidiocesi di Bogotà e dalla Pastorale per la mobilità, con lo scopo di “sensibilizzare la comunità su questa realtà con l’intenzione - si legge in una nota del sito dell’episcopato colombiano - non solo di far conoscere il dramma di queste persone, ma anche per dare slancio alla solidarietà immediata e concreta”. Un momento rilevante della Settimana, in sintonia con il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2010, sarà dedicato ai “migranti e ai rifugiati minorenni": il V Forum sull’attenzione da prestare all’infanzia e all’adolescenza vittima del conflitto armato in Colombia, il 14 settembre. Il 17, invece, diversi esperti e operatori pastorali rifletteranno sull’integrazione infantile nel corso dell’appuntamento “Crescendo e sognando insieme”. La Chiesa colombiana, da molti anni affronta con particolare attenzione sia la questione dei colombiani che escono dal Paese alla ricerca di sicurezza e soprattutto di lavoro, ma anche il dramma di oltre 3 milioni e 500mila sfollati: un’enorme schiera di colombiani che da molto tempo e con molta sofferenza si sposta all’interno del territorio nazionale cercando di sfuggire alla violenza. Oggi la Chiesa colombiana, attraverso le parole del Papa, ricorda che la questione dei migranti e i rifugiati minorenni “tocca un aspetto che i cristiani valutano con grande attenzione, memori del monito di Cristo, il quale nel giudizio finale considererà riferito a Lui stesso tutto ciò che è stato fatto o negato ‘a uno solo di questi più piccoli’ (cfr Mt 25, 40.45)”. La Chiesa colombiana, inoltre, davanti all’opinione pubblica e alle autorità del Paese, sottolinea che, come scrive Benedetto XVI, “la Convenzione dei Diritti del Bambino afferma con chiarezza che va sempre salvaguardato l'interesse del minore (cfr art. 3), al quale vanno riconosciuti i diritti fondamentali della persona al pari dell'adulto, purtroppo nella realtà questo non sempre avviene”. La Settima terminerà con tre momenti importanti: il 25 un incontro interculturale nella sede della “ExpoCatòlica”; una Festa dei popoli il 26 settembre presso il Parco “Madonna di Fatima” e, infine, con una solenne concelebrazione eucaristica, domenica 19, giorno in cui sarà presentato un primo bilancio delle iniziative svolte. (A cura di Luis Badilla)

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    Venezuela: lettera dell'arcivescovo di Coro sulla violenza nella società

    ◊   La Chiesa cattolica del Venezuela, attraverso le parole di mons. Roberto Lückert, arcivescovo di Coro, si è espressa riguardo alla situazione del Paese, ricordando ai venezuelani la loro responsabilità per le prossime elezioni parlamentari del 26 settembre. “E' mio dovere lanciare un appello per correggere la direzione verso cui sta andando il Paese e lottare contro i mali della democrazia venezuelana: corruzione, privilegi, deterioramento morale, spreco, ecc.” ha scritto mons. Luckert, lamentando anche la situazione dei servizi pubblici e denunciando il numero crescente di giovani che lasciano il paese in cerca di una vita migliore. Nella lettera, inviata all’agenzia Fides, mons. Lückert, avverte: “Ci stiamo dirigendo verso uno scontro di venezuelani contro venezuelani”, e continua: “la Chiesa non può restare indifferente nei confronti dei dilemmi storici delle nazioni in cui alcuni valori e principi dell'uomo e della società sono gravemente minacciati”. Il testo fa quindi riferimento ad alcuni aspetti della situazione sociale e politica del paese. “Se guardiamo alcuni elementi della scena nazionale, vediamo che il nostro Paese sanguina da un capo all'altro”, e citando il messaggio dei vescovi del Venezuela del gennaio scorso, afferma: “con grande dolore vediamo come il Venezuela stia diventando una società violenta, ogni giorno aumenta il numero degli omicidi, che pone il Venezuela tra i paesi del mondo con il più alto numero di morti per omicidio”. L'arcivescovo nota che questa realtà è in aumento “senza vedere soluzioni strutturali da parte dei responsabili delle politiche della pubblica sicurezza a livello nazionale e regionale”. L’arcivescovo di Coro manifesta grande dispiacere per la situazione dei giovani: “un gran numero di giovani venezuelani, che hanno lavorato per anni per prepararsi intellettualmente e tecnicamente, deve lasciare il Paese in cerca di opportunità di lavoro in altre nazioni”. Il documento di 5 pagine, pubblicato nella festa della Madonna di Coromoto, l'11 settembre, ha avuto ampie ripercussioni sulla stampa locale perché - precisa la Fides - ha descritto chiaramente la situazione del Paese. (R.P.)

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    L’arcivescovo di San Salvador richiama l’attenzione sul pericolo delle “maras”

    ◊   Dopo i gravi fatti di violenza che ha vissuto giorni fa El Salvador, in particolare la capitale, a causa di una paralisi di 72 ore del trasporto pubblico ad opera delle bande giovanili cosiddette “maras”, il Paese stenta a tornare alla normalità. L’arcivescovo di San Salvador, ha parlato con i giornalisti della situazione, esprimendo gravi preoccupazioni per la scoperta di tre grossi barili pieni di dollari e al tempo stesso per le nuove minacce delle “maras” contro commercianti e autotrasportatori. A suo avviso, sono tutti segni di un’attività ostile allo Stato democratico, che deve richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità sul grado di pericolosità che hanno raggiunto questi gruppi. Le ultime iniziative di queste bande, e in particolare lo sciopero “imposto” con la forza, hanno uno scopo preciso e pubblicamente dichiarato: che il presidente della Repubblica, Mauricio Funes non firmi la legge contro le bande giovanili che dominano e devastano interi quartieri in diverse città. “Il governo deve indagare a fondo - ha detto mons. Escobar Alas - e mettere in campo tutte le risorse necessarie per arrivare a conclusioni precise e certe. Se per caso non avessimo le capacità adeguate per queste indagini, si dovranno chiedere il sostegno e l’aiuto internazionale adeguati”. L’arcivescovo di San Salvador ha chiesto ancora una volta un piano organico e complessivo, una legge ben strutturata, per combattere ogni forma di violenza: legge che si potrebbe concepire anche come un impegno fra tutte le nazioni centroamericane perché il fenomeno delle “maras” esiste in tutta l’area, come recentemente hanno detto i vescovi del Guatemala e dell’Honduras. Il pericolo che rappresentano questi gruppi, molto ben finanziati da altre bande “amiche” che operano negli Stati Uniti e in Europa (Italia, Francia e Spagna) ormai è una sfida regionale. Mons. Escobar Alas è voluto intervenire anche sul caso del missionario spagnolo padre Antonio Rodríguez che, nel corso dello sciopero imposto dalle “maras”, ha letto il comunicato di queste bande contenente le loro richieste al governo. Secondo l’arcivescovo, il sacerdote ha commesso un errore di valutazione, ritenendo opportuno leggere questo testo, ma, ha detto, “questo suo errore non giustifica che oggi lui sia criminalizzato poiché non ha nulla da spartire con questi gruppi e svolge un buon lavoro nell’ambito della Pastorale giovanile”, e certamente non era e non è un portavoce di gruppi violenti. “Ha agito a titolo personale e non in rappresentanza della Chiesa”, ha chiosato l’arcivescovo. (L.B.)

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    Settimana mondiale dell’Acqua: l’unica soluzione è una gestione responsabile

    ◊   “La mancanza di acqua e di servizi igienici rende poveri, mentre un accesso inadeguato agli stessi, priva milioni di persone, soprattutto donne, di opportunità, dignità, sicurezza e benessere. L’unica soluzione è una gestione responsabile della risorsa”: è questa la denuncia unanime che si è levata dalla comunità scientifica internazionale sabato scorso a Stoccolma in occasione della conclusione dei lavori della Settimana mondiale dell’Acqua. Come riportato da Misna, nuovamente è stata denunciata la situazione attuale e la mancanza di strategie concrete. Come sottolineato poi dall’Unesco, 884 milioni di persone non hanno ancora accesso all’acqua potabile, soprattutto in Africa, dove collateralmente il problema dell’insalubrità delle risorse idriche provoca un altissimo tasso di mortalità. Sono pertanto state stabilite linee guida comuni per riuscire a raggiungere gli Obiettivi del millennio ed è stato firmato un documento contenente un appello ai governanti, che si riuniranno a New York dal 20 al 22 settembre prossimi per l’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ai governanti, tra l’altro, si chiedono azioni concrete per il raggiungimento degli Obiettivi stabiliti entro il 2015. (M.O.)

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    Continua l’emergenza maltempo in Africa

    ◊   Non dà tregua la terribile ondata di maltempo che dal 16 agosto scorso investe il continente africano. L’agenzia Misna, citando i dati dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), ha diffuso dati che non lasciano adito a interpretazioni: oltre 70mila sono i senzatetto, 144mila le persone colpite dalle alluvioni, le peggiori degli ultimi dieci anni, 30mila gli ettari di colture distrutti nelle regioni del Ciad. A questi e al bilancio delle vittime già accertate, vanno aggiunto il rischio di epidemie, aggravato anche dalla mancanza di acqua potabile e di condizioni igieniche adeguate, e il rallentamento dei soccorsi, causato dal persistere del maltempo. In Ghana, ad esempio, l’apertura della diga Bagré, nel vicino Burkina Faso, ha causato 18 morti, mentre c’è il problema di diverse centinaia di persone che, nonostante i pericoli, non hanno alcuna intenzione di abbandonare le proprie case. Nella capitale Accra, inoltre, si contano già 30 vittime. Non è migliore la situazione in Mauritania, da settimane nella morsa delle piogge, dove quattro persone sono morte colpite da un fulmine e sette sono rimaste ferite a Idini, a una cinquantina di chilometri dalla capitale Nouakchott. (R.B.)

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    Burkina Faso: Congresso mondiale sui media per la giustizia e la pace

    ◊   “I media al servizio della pace, della giustizia e del buon governo in un mondo di disuguaglianze e povertà” è il tema del Congresso mondiale dell’Unione internazionale della stampa cattolica (Ucip) che si apre oggi per la prima volta in Africa, nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou. Fino a venerdì, quando saranno approvate le “risoluzioni” finali, giornalisti ed esperti provenienti da tutti i continenti discuteranno del complesso rapporto tra valori professionali e impegno cristiano per la giustizia e la pace. I lavori - riferisce l'agenzia Misna - cominciano nel pomeriggio con una sessione dedicata ai “giovani”, giornalisti con meno di 35 anni di età. Tra i titoli dei primi interventi: “Professionalità e cultura di pace” o “Giornalismo online al servizio della pace e della giustizia nella prospettiva del buongoverno”. Questi temi saranno ripresi e sviluppati già domani dal presidente dell’Unione internazionale della stampa cattolica, Bernhard Sassmann, e dal presidente del Pontificio consiglio per le Comunicazioni sociali, monsignor Claudio Maria Celli. Tra gli obiettivi del Congresso, il 23° a livello mondiale, ci sono la promozione della “libertà di espressione e di informazione” e un rinnovato impegno per “l'accesso universale all’informazione e alla conoscenza”. Cruciale sempre l’impegno per la formazione di giornalisti “messaggeri di pace”, consapevoli della centralità dei “valori” e della necessità di “uno sviluppo integrale” della persona e dei popoli. (R.P.)

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    Kenya: servono urgentemente cure palliative per i bambini sieropositivi

    ◊   Da un nuovo rapporto dell'organizzazione Human Rights Watch (Hrw) emerge la necessità che il governo del Kenya si impegni di più a favore delle cure palliative per i bambini affetti da malattie croniche, compresi l'Hiv e l'Aids. Il rapporto, 'Needless Pain: Government Failure to Provide Palliative Care for Children in Kenya', evidenzia i notevoli passi avanti fatti dal governo riguardo alla somministrazione delle terapie antiretrovirali (Art) e quanto ci sia ancora da fare per alleviare il dolore di tanti bambini, che vivono lunghe agonie, affetti da cancro, Hiv/Aids. La mancanza di una politica nazionale sulle cure palliative, i servizi precari di assistenza ai bambini, la scarsa disponibilità dei trattamenti contro i dolori cronici e la mancanza di una guida per gli operatori sanitari sull'utilizzo degli oppiacei, sono alcuni dei principali ostacoli per l'accesso dei bambini a cure adeguate contro il dolore. Il Kenya Hospices and Palliative Care Association (Kehpca) - riferisce l'agenzia Fides - sta lavorando con il governo per un servizio di cure palliative ai pazienti malati di Hiv e cancro in 10 strutture ospedaliere governative nel Paese. Purtroppo, anche se l'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda la somministrazione della morfina e di altri farmaci oppiacei e il governo del Kenya li considera come farmaci essenziali, non sono così diffusi nelle strutture ospedaliere. L'appello al governo è non solo di migliorare il trattamento contro il dolore dei bambini ma integrare meglio l'intera gamma di cure palliative pediatriche nel sistema sanitario del Paese. Nel 2008, l'Hrw aveva criticato il governo per non aver prestato le attenzioni adeguate alle cure pediatriche con gli Art, a cui solo il 24% dei bambini che ne hanno bisogno hanno accesso. Tuttavia, secondo la Sessione speciale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sui progressi fatti nel campo di Hiv/Aids in Kenya, molte Ong, la società civile e gli ufficiali del governo hanno riscontrato che la maggior parte delle persone che ne hanno bisogno non hanno accesso alle cure palliative e al trattamento delle infezioni correlate con l'Hiv. (R.P.)

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    Sudan: la cooperazione italiana riapre l’ospedale di Yirol

    ◊   È stato riaperto l’ospedale della contea di Yirol, nel sud del Sudan, danneggiato e chiuso durante il conflitto civile che ha sconvolto il Paese. Il progetto di ristrutturazione, comunica la Fides, è stato possibile grazie al finanziamento del ministero degli Affari esteri, dell’organizzazione Africa Chiama, dell’associazione amici di medici con l’Africa Cuamm e Medici con l’Africa Cuamm gruppo Piemonte, della Cooperazione italiana in Sudan e alla collaborazione di diverse organizzazioni non governative. Il centro, oltre alla struttura ospedaliera, comprende spazi destinati alla formazione e all’aggiornamento del personale medico e paramedico, e mira a diventare punto di riferimento per i presidi sanitari presenti sul territorio della contea, così come previsto dalla normativa vigente “Basic Package of Health Service”. (M.O.)

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    Uganda: nuovo social network per cercare persone scomparse

    ◊   “Refugees United”: si chiamerà così il nuovo social network per i rifugiati dell’Uganda, nato dalla collaborazione tra l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) e due compagnie di telefonia mobile del Paese africano. Il sito, specifica l’agenzia Fides, conta al momento 4500 iscritti appartenenti a circa 80 nazionalità diverse. Il sistema utilizza le linee telefoniche per accedere a un database sul quale è possibile effettuare la ricerca di persone allontanate dalle proprie famiglie a causa della guerra o di disastri naturali attraverso l’inserimento delle loro generalità. Il progetto, avviato in Uganda dove vivono 127mila rifugiati provenienti dalla vicina Repubblica Democratica del Congo e 250mila sfollati interni a causa della guerra civile nel nord del Paese ospitati in campi profughi, sarà esteso anche a Sudan e Kenya. (M.O.)

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    Aumentano le donne capo famiglia in Sri Lanka

    ◊   Sono 40mila le donne capofamiglia nel nord dello Sri Lanka: di queste il 50 per cento è single e sotto i 30 anni e, oltre a mantenersi, deve mantenere il resto della famiglia. Sono questi i dati riportati dall’Association for war-affected women, un’organizzazione no profit che si occupa di donne vittime di guerra. Pur avendo sostituito gli uomini in quasi tutti i settori dell’economia e pur essendo più puntuali e più efficienti, continua la discriminazione nei loro confronti da parte dei datori di lavoro, soprattutto per quanto riguarda la retribuzione, che si aggira in media a meno di un dollaro al giorno. Alla base di questo cambiamento sociale c’è la guerra civile che ha imperversato nel nord del Paese tra gli anni ’70 e il 2009. Lo scontro tra forze governative e tigri Tamil ha creato, infatti, una vera e propria emergenza sociale, che, come afferma l'agenzia Fides, ha causato più di 20mila vittime di guerra, 280mila sfollati e 89mila vedove. (M.O)

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    Francia: riflessione del cardinale Vingt-Trois su giovani e famiglia

    ◊   Un’ampia riflessione sulla famiglia e i giovani nella società francese di oggi. È quanto propone una lunga lettera pastorale dell’arcivescovo di Parigi, card. André Vingt-Trois, diffusa in occasione dell’apertura nell’arcidiocesi dell’Anno della famiglia e dei giovani nell’ambito del programma pastorale triennale “Parrocchie in missione”. “La famiglia e i giovani: una speranza!” è il titolo del documento, che vuole indicare l’obiettivo di fondo di questo anno pastorale: quello di promuovere il valore positivo della famiglia contro l’idea oggi prevalente nella società occidentale che “la vive piuttosto come un problema”. In questo senso - scrive il cardinale Vingt-Trois - le riflessioni e le iniziative che saranno intraprese dalle parrocchie dell’arcidiocesi nei prossimi mesi devono servire “a dare fiducia sul nostro futuro e fare di noi dei testimoni di una speranza per i nostri contemporanei. L’amore coniugale, la responsabilità parentale, l’esperienza familiare, il tempo della crescita e dell’educazione – sottolinea - non sono fatalmente destinati al fallimento e alla sofferenza. Essi possono essere veramente un cammino di felicità e gioia”. Il documento, suddiviso in tre sezioni, parte dall’analisi dei mutamenti intervenuti in questi ultimi due secoli, frutto – afferma - di una “totale privatizzazione” dei comportamenti e delle scelte. Nonostante questi profondi cambiamenti e le contestazioni di cui è oggi oggetto, la famiglia continua a “godere di un alto credito nella società”, tanto da essere diventata una sorta di “marchio” che si vuole oggi “applicare a realtà umane completamente diverse”. Di qui la proposta formulata nella seconda parte della lettera: “Se vogliamo progredire il nostro primo compito è di cercare di chiarire cosa intendiamo mettere dietro alla parola famiglia. Questo sforzo di definirla nei nostri dibattiti – sottolinea il cardinale Vingt-Trois - deve permetterci di precisare a cosa teniamo e che cosa vogliamo testimoniare ai nostri contemporanei”. Come contributo a questa riflessione l’arcivescovo di Parigi ricorda che esiste una costante confermata da numerosi studi sociologici moderni in materia: anche se ha assunto forme diverse nelle varie epoche e culture, la famiglia resta il punto di riferimento per tre obiettivi fondamentali: la stabilità della coppia, l’educazione dei figli e la garanzia del futuro della società. Chiariti quindi i termini della questione, la terza parte del documento passa a parlare delle iniziative concrete a sostegno delle famiglie e dei giovani. A questo proposito il cardinale Ving-Trois si sofferma su cinque aspetti da lui ritenuti fondamentali per il rinnovamento: il legame tra i coniugi; l’obbedienza dovuta dai figli ai genitori; il diritto di questi ultimi di scegliere il tipo di educazione da dare ai propri figli; la soluzione dei conflitti e l’esperienza della misericordia. Nella parte conclusiva la lettera indica alcune piste di azione alle parrocchie, invitandole a riservare una particolare attenzione ai problemi concreti delle famiglie di oggi nei vari ambiti: famiglie più o meno lontane dalla Chiesa o in situazioni difficili (genitori single, divorziati, divorziati e risposati, persone colpite dalla disoccupazione, dalla malattia ecc.). “Tutte questioni di società – conclude – sui quali i cristiani hanno un messaggio di speranza da consegnare”. (L.Z.)

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    Appello dei vescovi greco-cattolici dell’Ucraina alla convivenza tra religioni diverse

    ◊   Un appello alle autorità affinché non consentano provocazioni basate sull’inimicizia religiosa, sull’intolleranza e sulla limitazione dei diritti costituzionali dei cittadini riguardo i simboli della propria fede. È questo, secondo quanto riportato dall’Osservatore Romano, il contenuto del documento finale del sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica in Ucraina che si è svolto a L’viv. I vescovi facevano riferimento al comunicato stampa diffuso dall’eparchia di Odessa della Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca per chiedere che non fosse autorizzata la costruzione di una chiesa greco-cattolica a Odessa. Durante il sinodo, comunque, si è parlato anche di evangelizzazione, di migrazione e dell’organizzazione del prossimo Consiglio del Patriarcato che si terrà a Prudentópolis, in Brasile, nel 2011. Per quanto riguarda il primo tema, in particolare, si è fatto il punto sugli statuti, precedentemente approvati, del comitato preposto e sulla prossima pubblicazione del catechismo. L’assemblea, comunque, “non è un Parlamento in cui le questioni vengono decise dalla maggioranza, ma un luogo dove i responsabili della Chiesa si mettono alla ricerca della volontà di Dio”, aveva ricordato alla vigilia dell’apertura dei lavori il cardinale arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly, Lubomyr Husar. (R.B.)

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    La Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo compie 25 anni

    ◊   Una messa per celebrare i 25 anni dalla fondazione della Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo, sarà officiata domani a Roma, nella chiesa di Santa Maria in Domnica alla Navicella, dal fondatore della Fraternità, Monsignor Massimo Camisasca. La Fraternità, specifica la Fides, nata nel 1985, è stata ispirata dalla persona di mons. Luigi Giussani, già fondatore di Comunione e Liberazione, e ha come fine l’evangelizzazione e l’educazione alla fede. Riconosciuta nel 1999 come Associazione di Vita Apostolica di diritto pontificio da Giovanni Paolo II, è presente con più di 20 missioni in quattro continenti e conta due case di formazione, per un totale di 40 seminaristi. Grande gioia trapela dalla dichiarazione del suo fondatore che afferma come “questi 25 anni abbiano rappresentato una maggior conoscenza di Cristo e di noi stessi”. Tracciando, poi, un bilancio del cammino fatto, continua: “Il percorso intrapreso è stato lunghissimo se letto in relazione alle responsabilità quotidiane e allo stesso tempo brevissimo se penso alla facilità con cui lo Spirito Santo ci ha guidato e alla gioia che ha donato e riempito i nostri cuori. Il mistero dell’uomo si è spalancato ai nostri occhi, e con esso il mistero di Dio e della sua volontà di cercarci e farci suoi”. (M.O.)

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    A Boves il ricordo dei martiri del 19 settembre 1943

    ◊   Sabato 18 e domenica 19 settembre prossimi, nella parrocchia di San Bartolomeo a Boves, in provincia di Cuneo, si avvierà la due giorni di ricordo e commemorazione dei martiri del 19 settembre 1943, con un occhio particolare rivolto alle figure di don Bernardi e di don Ghibaudo, ai quali sono dedicati anche un convegno e una mostra dal titolo “Sacrificio e speranza”, due parole chiave nella loro vita e nel loro servizio. “Sacrificio con la esse maiuscola rimanda al Sacrificio di Cristo, rivissuto in modo particolare dai nostri sacerdoti nella celebrazione della messa – ha presentato l’evento il parroco Bruno Mondino – ma sacrificio è anche la loro morte, avvenuta nella fedeltà estrema al ministero loro affidato”. Il sacerdote ricorda che l’etimologia del termine sacrificio è “sacrum facere”, proprio come don Giuseppe e don Mario hanno reso sacra, giorno dopo giorno, la loro vita attraverso l’Eucarestia e i piccoli e grandi sacrifici scelti in vista del Regno di Dio. “Anche il termine speranza può essere letto a vari livelli – ha continuato il parroco – innanzitutto fiducia nel cuore dell’uomo, capace di cose buone e grandi, di lavorare per un mondo migliore, come i due sacerdoti, nel pieno infuriare della guerra”. Speranza che è al tempo stesso fiducia incrollabile in Dio che può toccare il cuore degli uomini fino all’ultimo, e speranza che è “alzare sovente gli occhi al paradiso”. Il ricordo di don Bernardi e di don Ghibaudo, che hanno dato la vita per i propri amici, “non solo è doverosa gratitudine, ma è utile e istruttivo: porta, così, a una memoria aperta, capace di riconciliazione e di imprimere nel nostro cuore l’imperativo ‘Mai più la guerra’”, ha concluso il parroco. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Commissione Ue vede al rialzo le stime di crescita dell'economia europea per il 2010

    ◊   La Commissione Ue ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell'economia europea e prevede per il 2010 un aumento del Pil pari al +1,8% contro il +1% stimato nelle precedenti previsioni di maggio. A trainare l'Europa sulla via della ripresa è soprattutto la Germania. Il servizio di Marco Guerra:

    L'Europa cresce più del previsto nel 2010. E’ questa la fotografia scattata dalla Commissione Europea che nelle sue previsioni intermedie stima un aumento del Pil pari al +1,8% contro il +1% stimato nelle precedenti previsioni di maggio. Bene anche il dato dell'Eurozona con una previsione di crescita dell'1,7%. La crescita del Pil, segnala la Commissione, è stata particolarmente forte nel secondo trimestre e maggiormente alimentata dalla domanda interna rispetto al previsto. Le autorità di Bruxelles avvertono tuttavia che la ripresa resta fragile e disomogenea fra gli Stati Membri. La Germania si conferma il vero motore dell’economia del Vecchio Continente: per Berlino la Commissione ha quasi triplicato la previsione di crescita del Pil con +3,4%. Più moderata la crescita di Gran Bretagna, Francia e Italia anche se per tutte le principali economie le stime sono al rialzo. Fanalino di coda la Spagna con -0,3 %. Secondo il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn, “l'economia europea è chiaramente sulla via della ripresa” e le priorità essenziali rimangono stabilità finanziaria e politiche di risanamento dei conti pubblici. E va in questo senso l'intesa su Basilea 3 raggiunta ieri dai governatori e i capi della vigilanza delle Banche centrali. Il nodo principale del documento approvato, che dovrà comunque avere l’ok definitivo dai Capi di Stato al G20 di novembre, sono i maggiori requisiti patrimoniali richiesti alle banche per evitare il ripetersi delle situazioni di debolezza, con conseguente intervento dello Stato, emerse nella recente crisi finanziaria.

    Grecia economia
    La Grecia centrerà gli obiettivi di riduzione del deficit, senza imporre nuove misure di austerità. Lo ha sottolineato ieri il primo ministro, George Papandreou. Ricordiamo che Atene deve ridurre il deficit all’8,1% per rispettare gli impegni e poter usufruire del prestito accordato dall’Unione Europea e dal Fondo Mondiale Internazionale.

    Stati Uniti disoccupazione
    Archiviate le celebrazioni per i 9 anni dagli attacchi dell’11 settembre, gli Stati Uniti accendono nuovamente i riflettori sulla crisi economica che attanaglia il Paese. E la Casa Bianca è tornata, ieri, in prima linea, parlando del problema forse più grande: la mancanza di lavoro. Da New York, il servizio di Elena Molinari:

    La disoccupazione negli Stati Uniti, al momento al 9,6%, resterà elevata. E’ la previsione del nuovo consigliere economico della Casa Bianca, nominato da Barack Obama, Austan Goolsbee: “Il tasso di disoccupazione - ha dichiarato in un’intervista - resterà ad alti livelli”. “Questa recessione - ha detto - è la più profonda che abbiamo della nostra generazione, oltre otto milioni di persone hanno perso il posto di lavoro. Occorre, dunque, uno sforzo da parte nostra e molto tempo prima che ridiscenda”. Fosche dunque le previsioni per il futuro: “non prevedo ha detto ancora il consigliere un calo rapido in un futuro prossimo”. L’esperto della Casa Bianca ha tuttavia ricordato che il settore privato è riuscito a creare posti di lavoro per otto mesi di fila. Si è però rifiutato di prevedere un tasso di disoccupazione per il futuro, non rispondendo alla domanda se si stia andando verso il 10 per cento dei senza lavoro.

    Medio Oriente negoziati israelo-palestinesi
    Riprendono domani a Sharm el Sheik, in Egitto, i colloqui di pace diretti tra israeliani e palestinesi. Oltre ai protagonisti, il premier ebraico, Netanyahu, e il presidente palestinese, Abu Mazen, da segnalare la presenza anche del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, del presidente egiziano, Hosni Mubarak, e del rappresentante dei mediatori del Quartetto, Tony Blair. Al centro dei negoziati ancora la questione degli insediamenti ebraici nei Territori e quella del riconoscimento dello Stato di Israele. Giancarlo La Vella ne ha parlato con l’esperta di Medio Oriente, Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. - Più insidiosa si sta rivelando la questione del riconoscimento che Israele vuole da parte dei palestinesi come Stato ebraico. Infatti, una recente dichiarazione di Netanyahu in sede di governo dice appunto che i palestinesi parlano soltanto di due Stati mentre Israele vuole due Stati per due popoli, cioè da parte palestinese non si vuole accettare la richiesta israeliana che Israele sia dichiarato anche dai palestinesi come Stato ebraico. Questo significa, da parte palestinese, abbandonare al loro destino quei palestinesi con cittadinanza israeliana.

    D. - Sul fronte palestinese c’è sempre in ballo la questione dei rapporti tra Fatah e Hamas che governa sulla Striscia di Gaza. Questo sarà un ostacolo per il buon esito dei colloqui?

    R. - Sicuramente sì, perché, noi lo dimentichiamo, ma Abu Mazen è un presidente dimezzato, è scaduto da un anno e mezzo e anche il parlamento palestinese - ammesso che si sia mai riunito - è scaduto da parecchio tempo. Non si parla più di elezioni, che pure Abu Mazen aveva fissato nel luglio appena passato. Quindi, il governo - che poi è un governo anche tecnico - di Fayad e il presidente che parla teoricamente a nome di tutto il popolo palestinese non hanno un mandato chiaro. Se a questo si aggiungono poi le divisioni politiche territoriali profondissime tra Hamas e Fatah, questo è un negoziato puramente di facciata.

    Messico
    E’ finito in manette ieri uno degli uomini più ricercati del Messico, il narcotrafficante Sergio Villarreal, detto “El Grande”. Quest’ultimo è stato uno dei protagonisti della guerra scoppiata lo scorso dicembre – e costata la vita a decina di persone – con Hector Beltran Leyva, per il controllo dell’omonimo cartello.

    Afghanistan
    Almeno 14 talebani sono stati uccisi in una serie di raid aerei della Nato nella parte centrale dell’Afghanistan. Altre due vittime si registrano invece nelle proteste contro il falò del Corano minacciato e poi annullato dal pastore americano Terry Jones. Due manifestanti sono rimasti uccisi da colpi di arma da fuoco negli scontri con le forze di sicurezza nella provincia di Logar. In 600 erano scesi in piazza per manifestare contro l'iniziativa.

    Iran: liberazione detenuti
    L’Iran ha chiesto un riscatto di mezzo milione di dollari per la liberazione di Sarah Shourd, l’escursionista americana detenuta a Teheran e accusata di spionaggio. La 34.enne, insieme con altri due compagni, è stata arrestata il 31 luglio 2009, dopo essere sconfinata in territorio iraniano durante un’escursione di trekking nel Kurdistan iracheno. E' invece stata liberata ieri Shiva Nazar Ahari, l'attivista arrestata nel dicembre del 2009, mentre si recava a Qom per partecipare al funerale dell'Ayatollah dissidente Hossein Ali Montazeri. Anche in questo caso, secondo quanto rende noto il quotidiano Arman, la cauzione pagata per il rilascio, che risale a
    ieri, ammonta all'equivalente di 500mila dollari.

    Pakistan: appello per i nuovi aiuti
    Il primo ministro del Pakistan, Raza Yousuf Gilani, ha rivolto un nuovo appello alla comunità internazionale per aiuti destinati all'emergenza delle inondazioni. Il premier ha detto che il Paese sta affrontando una delle più gravi crisi della sua storia e nello stesso tempo è in prima linea nella lotta contro il terrorismo. Per quanto riguarda i sospetti di corruzione nella distribuzione degli aiuti, ha assicurato che “ogni centesimo donato agli alluvionati sarà speso nella maniera più trasparente possibile”. Nuovo allarme anche dall’Unicef, secondo cui, senza i fondi necessari, almeno 2 milioni di bambini pakistani non potranno tornare tra i banchi di scuola.

    Giappone- Cina
    Il Giappone ha rilasciato questa mattina i 14 pescatori cinesi trattenuti da una settimana a seguito della collisione del loro peschereccio con due imbarcazioni della guardia costiera nipponica. Resta in carcere, invece, il capitano dell’imbarcazione, del quale la Cina è tornata a chiedere la liberazione. L'incidente – ricordiamo – si è verificato lo scorso martedì, nelle isole disabitate a sud di Okinawa nel mar Cinese orientale.

    Peschereccio italiano attaccato da marina libica
    Un motopeschereccio italiano della flotta di Mazara del Vallo è stato raggiunto da alcuni colpi di mitraglia sparati da una motovedetta libica che gli aveva intimato di fermarsi. La sparatoria, avvenuta ieri sera al largo delle coste libiche, non ha avuto conseguenze sull'equipaggio, che è riuscito ad allontanarsi e a proseguire verso il porto di Lampedusa, dove è giunto stamane.

    Cile: problemi per il salvataggio dei minatori
    Problemi nel salvataggio dei 33 minatori cileni intrappolati dal 5 agosto nel sito di San José. Si è rotta la seconda perforatrice, quella del cosiddetto Piano B. Avanza secondo i programmi, invece, la prima scavatrice, che ha raggiunto una profondità di 231 metri sui 700 necessari per raggiungere i minatori. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 256

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