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Sommario del 10/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi del Brasile: la fede di tanti è incerta, serve evangelizzazione che faccia incontrare il Cristo vivo
  • Il Papa riceve il presidente ungherese Pál Schmitt
  • Briefing di padre Lombardi: il Papa proporrà alla società britannica una Chiesa amica
  • Il cardinale Bertone ai nuovi vescovi: "siate segno dell’amore di Cristo"
  • La Santa Sede partecipa alla celebrazione delle Giornate Europee del Patrimonio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L'arcivescovo di New York: contro la Bibbia il rogo del Corano. Nuova marcia indietro di Terry Jones
  • Dichiarata illegale la perquisizione nell'arcivescovado di Bruxelles. Pubblicato rapporto dell'ex Commissione sugli abusi
  • Grande partecipazione al funerale del sindaco di Pollica. Mons. Favale: assassini come bestie
  • Fiat Mirafiori. Il cardinale Poletto: accordi condivisi che non mortifichino nessuno
  • Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: oltre un milione di morti all'anno
  • Cartoni e arazzi di Raffaello in mostra al Victoria and Albert Museum di Londra
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: dopo le alluvioni allarmante rincaro dei prezzi dei beni di prima necessità
  • Svizzera: dall'Assemblea dei vescovi aiuti al Pakistan
  • Inghilterra. Mons. Conry: “La visita del Papa sarà un momento di grande rinnovamento spirituale”
  • In corso a Castel Gandolfo il Convegno ecumenico di vescovi di tutto il mondo
  • Cile: appello dei vescovi per i 32 mapuches in sciopero della fame da 61 giorni
  • Costa Rica. I vescovi contro il progetto di legalizzazione delle unioni omosessuali
  • Perù: i vescovi chiamano al dialogo in difesa della vita e dei diritti umani
  • Usa: il 3 ottobre la prossima Giornata per la Vita sul tema dell'amore
  • Terra Santa: la preghiera del cardinale Foley per il successo dei negoziati di pace
  • Alla vigilia del Sinodo appello dei Carmelitani ai cristiani di Terra Santa
  • Cracovia: il cardinale Scola sollecita una nuova laicità per l'Europa
  • Comunità di Sant’Egidio: mille giovani europei ad Auschwitz per "un mondo senza violenza"
  • Orissa: deputato indù condannato per l’uccisione di un cristiano nei pogrom del 2008
  • Chiesa e società civile centroafricana insieme per le vittime dei ribelli ugandesi
  • Papua Nuova Guinea: l'impegno della Chiesa per salvare i giovani dalla droga
  • Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata del ringraziamento
  • Sicilia: le iniziative per l'anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Risoluzione Onu sul Kosovo: Belgrado e Pristina si impegnino al dialogo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi del Brasile: la fede di tanti è incerta, serve evangelizzazione che faccia incontrare il Cristo vivo

    ◊   Il “dialogo tra i cristiani è un imperativo del nostro tempo e un’opzione irreversibile della Chiesa”. Questa affermazione di Benedetto XVI, espressa davanti al gruppo di presuli brasiliani della Regione Nordeste 3, ricevuti questa mattina a conclusione della loro visita ad Limina, è la sintesi del discorso pronunciato dal Papa nella Sala degli Svizzeri del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Un discorso che ha affrontato il problema della scristianizzazione della società brasiliana e della necessità di rievangelizzarla. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Cinque secoli fa, è stata celebrata la prima Messa in Brasile proprio nella vostra regione”, nata “sotto la protezione della Santa Croce”. Inizia così Benedetto XVI il suo discorso ai presuli del Nordeste 3, area che comprende circa 16 milioni di persone. Ma la luce di quel ricordo beneaugurante si affievolisce quando, con la consueta schiettezza, il Papa fa i conti con la realtà attuale di una popolazione plasmata, sì, dai “valori della fede cattolica”, ma oggi sempre meno propensa a considerarli una guida e uno stile di vita:

    “Hoje se observa uma crescente influência…
    Oggi si osserva una crescente influenza di nuovi elementi nella società, che fino a pochi decenni fa vi erano praticamente estranei. Questo provoca un costante abbandono da parte di molti cattolici della vita ecclesiale o addirittura della Chiesa stessa, mentre nel panorama religioso del Brasile si assiste alla rapida espansione delle comunità evangeliche e neo-pentecostali”.

    Da qui, è partita un’articolata analisi del Pontefice circa i motivi che stanno, ha notato, “alla radice del successo di questi gruppi”, i quali rispondono alla “diffusa sete di Dio” dei brasiliani. Ma tale successo, ha osservato il Papa con acume critico, è anche l’indicatore “di una evangelizzazione, a livello personale, a volte superficiale”:

    “De fato, os batizados não sufficientemente…
    Di fatto, i battezzati non sufficientemente evangelizzati sono facilmente influenzabili perché possiedono una fede fragile e spesso basata su un devozionismo ingenuo, e tuttavia, come ho detto, conservano una religiosità innata. Dato questo quadro emerge, in primo luogo, l'evidente necessità che la Chiesa cattolica in Brasile si impegni in una nuova evangelizzazione che non risparmi sforzi alla ricerca dei cattolici che si sono allontanati come pure di quelle persone che conoscono poco o nulla del messaggio evangelico, e li porti a un incontro personale con Gesù Cristo vivo e operante nella sua Chiesa”.

    Ancora, la diffusione di quelli che Benedetto XVI definisce “nuovi gruppi che si dicono seguaci di Cristo”, talvolta caratterizzati – ha detto – “da un proselitismo aggressivo”, pone un’altra questione, quella di stabilire un “sano dialogo ecumenico nella verità” che porti chiarezza in un panorama “diversificato e confuso”. Tale dialogo, ha spiegato il Papa, assolve anzitutto al comando di Cristo che tutti i cristiani “siano uno”, mentre “la mancanza di unità, ha soggiunto, è causa di scandalo”. E poi perché, in ultima analisi, la mancanza di unità “mina la credibilità” del messaggio cristiano annunciato nella società, mentre oggi tale proclamazione, ha indicato il Pontefice prendendo spunto dalle relazioni fatte dai vescovi, “è forse ancora più necessaria rispetto ad alcuni anni fa”, visto che “anche nei piccoli centri in Brasile, vi è una crescente influenza negativa del relativismo nella vita intellettuale e morale delle persone”. In sostanza, sottolinea Benedetto XVI:

    “Não são poucos obstáculos que a busca…
    Non sono pochi gli ostacoli che pone la ricerca dell'unità dei cristiani. In primo luogo, dobbiamo rifiutare una visione erronea dell'ecumenismo che induce a una certa indifferenza dottrinale e porta a livellare, in un irenismo acritico, tutte le ‘opinioni’ in una sorta di relativismo ecclesiologico”.

    Gli strumenti per incidere in questo tessuto, ha insistito il Pontefice ricordando quanto espresso nel viaggio in Brasile del 2007, sono quelli di “una buona formazione storica e dottrinale” e la definizione di un “terreno comune”, ovvero quello della “difesa dei valori morali fondamentali trasmessi dalla tradizione biblica”. Su questa via, il Papa ha incoraggiato le iniziative in corso: il dialogo con le Chiese e Comunità ecclesiali appartenenti al Consiglio Nazionale delle Chiese Cristiane, o la Campagna di Fraternità Ecumenica per la promozione dei valori evangelici nella società brasiliana. Purché, ha concluso, ogni iniziativa sia libera “da qualsiasi conformismo riduzionista, ma fatta con sincerità e realismo, con la pazienza e la perseveranza che nascono dalla fede nell'azione provvidenziale dello Spirito Santo”.

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    Il Papa riceve il presidente ungherese Pál Schmitt

    ◊   Questa mattina, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza a Castel Gandolfo il presidente della Repubblica di Ungheria, Pál Schmitt, che successivamente ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “I cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - hanno permesso di soffermarsi sulla situazione del Paese, con particolare riferimento al contributo della Chiesa Cattolica per il bene comune, specialmente negli ambiti della vita familiare e sociale. Ci si è anche intrattenuti sul semestre di Presidenza ungherese dell’Unione Europea e su alcune problematiche di attualità nella politica internazionale”.

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    Briefing di padre Lombardi: il Papa proporrà alla società britannica una Chiesa amica

    ◊   Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha tenuto stamani un briefing per illustrare il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito, dal 16 al 19 settembre prossimo, in occasione della Beatificazione del cardinale John Henry Newman. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:

    Nel suo viaggio nel Regno Unito, Benedetto XVI proporrà “una Chiesa amica che dà il suo contributo alla società di oggi a partire dalla propria fede”. E’ quanto sottolineato nella Sala Stampa vaticana da padre Federico Lombardi, che ha subito tenuto a spiegare che, nonostante la complessità del viaggio, il Papa si prepara a visitare la Gran Bretagna con gioia e serenità. Rispondendo alle domande dei giornalisti, padre Lombardi si è così soffermato sulle critiche alla visita apostolica da parte di alcuni gruppi inglesi:

    “Ci sono sempre stati, anche in occasione di altri viaggi. Fa parte direi del clima normale di una società molto pluralistica e molto libera di espressione come quella dell’Inghilterra, il fatto che questi gruppi possano manifestarsi, anche perché effettivamente la Chiesa cattolica è una relativa minoranza. In Inghilterra ci sono state però anche tante voci molto attive nel rispondere, direi, spesso molto adeguatamente”.

    Il direttore della Sala Stampa vaticana è dunque tornato a rispondere sui costi del viaggio e sulla questione dei contributi per partecipare agli eventi pubblici come la Veglia di Hyde Park:

    “Il Papa è stato invitato e non ha detto: ‘Io adesso prendo l’aereo, vado in Inghilterra e impongo la mia presenza’. La Chiesa locale da parte sua cerca di organizzarsi per coprire i costi nel modo che ritiene più opportuno. Io ho avuto anche modo di spiegare che non è che si chiedesse il biglietto, né era il Vaticano che aveva imposto un biglietto per andare alla Messa del Papa, ma che loro si sono organizzati sulle modalità della partecipazione anche per il trasporto”.

    Quindi, ha affermato che al momento non può essere né confermato né smentito un incontro del Papa con le vittime degli abusi sessuali. Ma qualora avvenisse, ha avvertito, avverrebbe comunque in forma riservata e personale, come già accaduto negli ultimi viaggi:

    “Un evento di questo genere si vuole conservare con una certa discrezione e non si vuole turbare con un clamore che potrebbe benissimo non essere desiderato, non solo dal Papa, ma anche dalle persone stesse che vi partecipano”.

    Padre Lombardi si è poi soffermato sulla Beatificazione del cardinale Newman. Un evento, ha detto, che non rappresenta un problema o una difficoltà per gli anglicani. Ha così risposto sull’eccezionalità di una Beatificazione che viene celebrata da Benedetto XVI, nonostante la regola stabilita dal Pontefice di riservare le Beatificazioni alle Chiese locali:

    “E’ un segno particolare di apprezzamento, d’interesse e importanza che il Papa attribuisce a questa figura, è un fatto indubitabile, ma un’eccezione non diventa necessariamente una regola”.

    Oltre agli eventi che vedono la partecipazione diretta del Papa, padre Lombardi ha messo l’accento su una cena di lavoro, un “working dinner”, che riunirà le massime cariche del governo britannico e della Santa Sede per discutere di temi comuni di particolare importanza come sviluppo, educazione e disarmo. Rispondendo infine ad un giornalista, padre Lombardi ha affermato che non vi sono problemi derivanti dalla presenza di donne anglicane, ministri del culto, alle celebrazioni ecumeniche con il Papa che si terranno a Londra. Il problema, ha spiegato, riguarderebbe infatti esclusivamente il caso di concelebrazioni eucaristiche.

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    Il cardinale Bertone ai nuovi vescovi: "siate segno dell’amore di Cristo"

    ◊   Aiutare con l’esempio e il fraterno sostegno i sacerdoti a seguire la loro vocazione e a vivere il proprio ministero, essere “segno vivo di Gesù”, pronti a non giudicare, ma a perdonare e a tenere uniti i figli di Dio, essere “pastori” e “sentinelle”, efficaci nel mostrare Cristo al mondo, appassionati nell’annunciare il Vangelo ed esempi con la propria vita. Così il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone ha salutato i nuovi vescovi nominati dal Papa e riuniti stamattina a Roma in un convegno organizzato dalla Congregazione per i Vescovi. Ce ne parla Roberta Barbi:

    Spronare i sacerdoti, che sono i loro primi collaboratori, a vivere gioiosamente il proprio servizio, sostenerli nella vocazione affinché lavorino “con entusiasmo e amore nella vigna del Signore”, come insegna Benedetto XVI, che li ha chiamati, in questo ultimo anno, alla guida di diocesi sparse in tutto il mondo. Il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, ha parlato così ai nuovi presuli, che lunedì prossimo incontreranno il Santo Padre, che partecipano ad un Convegno organizzato per loro dalla Congregazione per i Vescovi. “Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro”, ha detto il porporato nell’omelia, citando il Vangelo di Luca. Un compito fondamentale, quello di guidare una porzione particolare della Chiesa per condurla alle “amabili dimore del Signore”, che si può svolgere solo a imitazione di Cristo, che “si è umiliato fino alla morte di Croce per salvare ogni uomo che il Padre gli ha affidato”. La parola greca “episcopos”, da cui deriva etimologicamente “vescovo”, inoltre, evoca un modo di “guardare”. Il vescovo è dunque “custode”, “sorvegliante”, colui che “vede nella prospettiva di Dio”, cioè vede l’essenza dell’uomo e si adopera perché la sua anima non s’immiserisca, proprio come Cristo era il “vescovo delle anime”, diceva San Pietro. Ma il vescovo è anche “sentinella”, che da un luogo elevato scorge da lontano ciò che sta per accadere e sta in alto con la propria vita, come rifletteva San Gregorio Magno, pastore di cui la Chiesa ha celebrato memoria una settimana fa. Il vescovo, infine, è un “pastore”, che pascola e custodisce il gregge, facendo attenzione che siano saziate la sua fame e la sua sete. La Parola di Dio è il nutrimento di cui l’uomo ha bisogno: l’annuncio del Vangelo, infatti, come scrive San Paolo, è la costante del servizio episcopale. Il cardinale Bertone ha poi invocato lo Spirito Santo affinché faccia scendere sui nuovi vescovi il dono del consiglio e il dono della fortezza, per svolgere “l’esaltante missione di guidare il popolo di Dio” e “correggere, all’occorrenza, con carità e fermezza, quelle situazioni dottrinali, pastorali e liturgiche non conformi all’insegnamento e all’autentica prassi ecclesiale” e ha affidato il ministero episcopale dei nuovi vescovi a Maria Santissima, Regina apostolorum, affinché li sostenga con tenerezza materna.

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    La Santa Sede partecipa alla celebrazione delle Giornate Europee del Patrimonio

    ◊   La Santa Sede parteciperà anche quest'anno alla celebrazione delle “Giornate Europee del Patrimonio”, una manifestazione promossa dal Consiglio d'Europa, che gode attualmente l'adesione di 50 Stati del Continente. La giornata verrà celebrata domenica 26 settembre sul tema “Patrimonio europeo per il dialogo interculturale” e prevede l’accesso gratuito ai Musei Vaticani e a tutte le Catacombe di Roma normalmente aperte al pubblico (San Callisto, Domitilla, Priscilla, Sant’Agnese e San Sebastiano), l’apertura fino al 27 ottobre della mostra fotografica sul tema: «Le origini della catacomba di San Callisto tra arte e storia», presso la Catacomba di San Callisto, Tricora Occidentale (Via Appia Antica, 110; orario dalle ore 10 alle ore 17; mercoledì chiuso). All'elaborazione del programma hanno collaborato la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, i Musei Vaticani e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI ai vescovi della regione Nordeste 3 della Conferenza episcopale del Brasile in visita “ad limina”.

    In prima pagina, il pastore della Florida e la minaccia terroristica globale: l’irresponsabile iniziativa del rogo del Corano.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo il Pakistan: l’Unicef chiede d’intervenire per salvare i bambini nelle zone alluvionate del Paese.

    In Calabria il Congresso nazionale di archeologia cristiana: Carlo Carletti sul culto dei martiri e dei santi in Italia.

    La Basilica plasmata dai terremoti: Ugo De Angelis su Santa Maria di Collemaggio e sulle ferite aquilane.

    Padre Vincent McNabb e la scena culturale inglese del primo Novecento: stralci dal primo capitolo del libro di Paolo Gulisano, “Babylondon”.

    Troppo bello per essere vero: Sandro Barbagallo sulla frustrazione dei falsari eccelsi nel copiare le opere d’arte ma incapaci d’inventare.

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    Oggi in Primo Piano



    L'arcivescovo di New York: contro la Bibbia il rogo del Corano. Nuova marcia indietro di Terry Jones

    ◊   Sale la tensione nel mondo islamico in seguito all’iniziativa di un pastore evangelico della Florida, Terry Jones, di bruciare il Corano, domani, per il nono anniversario degli attentati dell’11 settembre, in segno di protesta per il progetto di costruzione di una moschea nelle vicinanze del luogo dove sorgevano le Torri Gemelle. Il religioso protestante tuttavia, dopo una prima rinuncia ieri, seguita da un ripensamento, è tornato ad annunciare oggi che "per il momento" sospenderà il suo proposito, in vista di un incontro con l'imam di New York. E nonostante l’unanime condanna internazionale di questa iniziativa, definita dalla Santa Sede un “grave oltraggio” all’Islam, migliaia di musulmani sono scesi in piazza in Afghanistan e Pakistan. Un dimostrante è rimasto ucciso davanti ad una base Nato gestita dai tedeschi nel nord-est dell'Afghanistan dopo che i militari hanno aperto il fuoco. Intanto, gli Stati Uniti si apprestano a commemorare le vittime dell’attacco terroristico dell’11 settembre 2001. Un’occasione di preghiera e riconciliazione secondo l’arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Intervistato da Alessandro Gisotti, il presule americano critica duramente la proposta della Giornata del rogo del Corano:

    R. - Questo non è buono! Questo è contro la Bibbia, questo è contro la pura religione e la pura fede.

    D. - Bruciare il Corano è un atto di violenza e un atto di divisione in un giorno di memoria e di riconciliazione…

    R. - Sì e specialmente qui a New York. L’11 settembre rappresenta un giorno di memoria per tutti, per i cattolici, per i musulmani, per gli ebrei. Noi ci ritroviamo insieme per un evento che ormai è quasi una solennità a New York. E’ una festa di preghiera, è una festa di pace e di giustizia. Tutta la città di New York è riunita per ricordare tutte le persone che sono morte nell’attacco dell’11 settembre. Non è una giornata contro nessuno, non è contro gli islamici: in questo momento noi siamo uniti e siamo uniti come figli di Dio. L’11 settembre qui a New York rappresenta un ponte tra le religioni.

    D. - Si dice che New York non dorma mai. Ricorrenze come queste possano aiutare a raccogliersi, a riscoprire i valori importanti della loro vita?

    R. - E’ molto importante per noi, qui a New York, e la nostra Cattedrale di San Patrizio durante tutte le Messe per l’11 settembre è piena. Il prossimo sabato, 11 settembre, io andrò a Staten Island e il parroco farà una celebrazione, perché molte delle vittime dell’attacco dell’11 settembre appartenevano proprio alla sua parrocchia. Tutta la parrocchia si ritrova insieme e questa è un’occasione di preghiera. Tutti saranno uniti in questa giornata. Non è una giornata di odio, ma è una giornata di amore, di fede, di speranza e di preghiera.

    D. - Mons. Dolan, le reazioni al progetto della moschea vicino Ground Zero dimostrano - certo - che l’11 settembre è una ferita ancora aperta per molti americani e soprattutto per i newyorkesi…

    R. - La ferita è sempre aperta, purtroppo, ma almeno tutti sono in dialogo. Ci sono tanti valori: qui in America c’è il valore della libertà religiosa e c’è una grande tradizione di ospitalità, specialmente nei riguardi di tutti gli immigrati. Questo è un valore americano, questo è un valore cattolico, questo è un valore della nostra Chiesa. Certo, c’è ancora molto dolore e la gente, specialmente qui a New York, specialmente coloro che hanno perso membri della famiglia, dice: “Abbiamo molto rispetto della comunità islamica, ma per favore, abbiamo bisogno di un po’ di pazienza, di tempo. Forse avere questo tempio troppo vicino alle Twin Tower rappresenta una decisione troppo rapida, proprio perché la ferita è ancora aperta. Abbiamo ancora bisogno di tempo per curare questa ferita, perché questo luogo è per noi quasi una “nuova Lourdes” in America, perché ci sono tante lacrime ed è per noi un luogo di preghiera, un luogo per sperare nel futuro, per immaginare quando non ci sarà più guerra e violenza.


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    Dichiarata illegale la perquisizione nell'arcivescovado di Bruxelles. Pubblicato rapporto dell'ex Commissione sugli abusi

    ◊   In Belgio, l'ormai disciolta Commissione indipendente creata dalla Chiesa per indagare sugli abusi compiuti su minori da esponenti ecclesiali ha pubblicato oggi il suo rapporto sul sito ufficiale della Conferenza episcopale belga: il rapporto, di circa 200 pagine, parla di 465 denunce di casi di abusi commessi tra l'inizio degli anni '50 e la fine degli anni '80 da esponenti del clero, ma anche da insegnanti di religione o da accompagnatori dei movimenti giovanili, e contiene inoltre 124 testimonianze anonime delle vittime. Ieri, intanto la Camera di rinvio a giudizio presso la Corte d'appello di Bruxelles ha dichiarato illegale l’inchiesta giudiziaria sulla questione, basata su documenti e materiali sequestrati durante la controversa perquisizione del 24 giugno scorso nell’arcivescovado di Malines-Bruxelles e in casa del cardinale Godfried Danneels, arcivescovo emerito dell’arcidiocesi. La Chiesa belga ha espresso in proposito la propria soddisfazione, ribadendo la sua più totale collaborazione con la giustizia e auspicando che ora l’attenzione si concentri sulle vittime. Ascoltiamo, al microfono di Bernard Decottignies, il legale dell’arcidiocesi di Malines-Bruxelles, Fernando Keuleneer:

    R. - On est satisfaits, oui. Effectivement, parce que de le début on a eu des dûtes…
    Siamo molto soddisfatti perché in effetti, sin dall’inizio, abbiamo avuto dei dubbi riguardo alla legalità dei metodi dell’indagine e su come è stata condotta questa operazione, direi in modo “spettacolare”. Io ho subito capito che c’erano dei problemi riguardo alla legalità e adesso, infatti, la Corte ha dichiarato che queste operazioni sono illegali: sia le perquisizioni, sia i sequestri sono da ritenersi illegali. Tutti i documenti sequestrati devono essere restituiti e qualsiasi atto istruttorio basato su questi sequestri illegali devono essere annullati. Siamo quindi soddisfatti ma non perché abbiamo qualcosa da nascondere, assolutamente no! Abbiamo precisato sin dal principio che l’arcidiocesi di Malines-Bruxelles, il cardinale Danneels e la Chiesa del Belgio non si oppongono ad una inchiesta giudiziaria. Tutto quello che si chiede è che questa inchiesta sia condotta in modo corretto e legale. Questa è la ragione per la quale abbiamo deciso di iniziare questa procedura e credo che sia nell’interesse di tutti che la Corte abbia ribadito i principi da rispettare quando si conduce una indagine. Siamo soddisfatti ma non c’è alcun trionfalismo, perché i danni che sono stati causati da queste operazioni illegali sono considerevoli e sarà molto, molto duro e difficile ripararli.

    D. – L’arcivescovo di Bruxelles, Joseph Léonard, ha detto di sperare adesso che l’attenzione possa finalmente concentrarsi sulle vittime degli abusi. La Chiesa belga al riguardo annuncerà nei prossimi giorni una nuova iniziativa …

    R. - Oui. Effectivement il y a une conférence de presse qui est prévue pour lundi…
    Sì. Ci sarà una conferenza stampa prevista per il prossimo lunedì 13 settembre nei locali dell’arcidiocesi. Mons. Leonard e i vescovi presenteranno, in quell’occasione, una nuova iniziativa in sostituzione della Commissione guidata dal prof. Adriaenssens (istituita come organo indipendente per indagare sulla vicenda degli abusi, ndr) poiché il suo funzionamento è stato ormai reso impossibile da questa azione spettacolare ed illegale. Ancora una volta voglio ribadire che la Chiesa non ha niente da nascondere e che c’è una completa volontà di cooperare, perché l’inchiesta continui. La Corte non ha deciso che l’inchiesta debba essere chiusa o fermata, ma sarà necessario tenere conto di quanto è stato dichiarato illegale. La Chiesa è totalmente disposta a collaborare in modo leale con la giustizia.


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    Grande partecipazione al funerale del sindaco di Pollica. Mons. Favale: assassini come bestie

    ◊   Oggi il Cilento si è fermato per dare l’ultimo saluto al sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, ucciso domenica scorsa in un agguato. Per tutta la notte centinaia di persone hanno visitato la camera ardente allestita nella chiesa dell’Annunziata nella frazione di Acciaroli. Una grandissima folla e molti rappresentati delle istituzioni locali e nazionali hanno poi preso parte al rito funebre celebrato questa mattina dal vescovo di Vallo della Lucania, mons. Rocco Favale, che nell’omelia ha usato parole durissime nei confronti degli assassini, definendoli “più simili alle bestie che agli uomini”. Il presule ha poi lanciato un appello alla gente del Cilento ad essere “sentinelle del territorio” e a respingere l’offensiva di chi vuole speculare su questa terra. Michele Raviart ha sentito don Tonino Palmese, referente di Libera in Campania, che ha concelebrato la Messa esequiale:

    R. - Le tantissime persone che hanno voluto affollare questo incontro di preghiera hanno dimostrato davvero di esserci. Credo che questo sindaco abbia davvero dato una tale dimostrazione di coraggio, d’impegno e di dedizione, che ha fatto sentire a tutti il senso dell’appartenenza. Ci siamo sentiti un po’ tutti imparentati con lui e con il paese.

    D. - Dure sono state le parole da parte di mons. Favale, che è arrivato a definire “bestie”, coloro che hanno commesso questo terribile omicidio…

    R. - Il vescovo ha parlato certamente con il linguaggio del coraggio, quello di chiamare le cose con il loro nome. Il problema adesso è capire cosa c’è dietro questo omicidio: se è solo l’interesse per una piccola o grande cosa, se c’è un crimine organizzato. Capisco bene, però, che, al di là di questo, ciò che conta è che ritorni la pace in questi territori.

    D. - D’altra parte viene anche lanciato un appello agli uomini veramente appassionati di questo territorio…

    R. - Lo stesso vicesindaco, al termine del funerale - l’unica persona che ha preso la parola oltre al vescovo - ci ha rimandato con tanta emozione questa dimensione della passione, questa dimensione che è tipica di chi deve amministrare un territorio, soprattutto la capacità di umanizzare gli incontri con tutti i cittadini, perché si sentano protetti e accompagnati dai loro amministratori.

    D. - Comunque sia è un segnale di speranza tutto questo coinvolgimento da parte della popolazione...

    R. - Sono certo che l’essere qui oggi di tanti, tantissimi cittadini, sia davvero il segnale di un grande impegno a non rassegnarsi e a diventare sempre più cittadini e mai sudditi. Quanto più i cittadini saranno corresponsabili, tanto più le istituzioni saranno obbligate a condividere il desiderio di speranza e di dignità di queste popolazioni.

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    Fiat Mirafiori. Il cardinale Poletto: accordi condivisi che non mortifichino nessuno

    ◊   Nei giorni scorsi l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha incontrato i vertici della Fiat e i sindacati per discutere del futuro dello stabilimento di Mirafiori. Da sempre, infatti, la Chiesa torinese riserva attenzione al mondo del lavoro, soprattutto in questo momento di crisi in cui il Piemonte continua a subire processi di ristrutturazione industriale. Alessandro Guarasci ha intervistato lo stesso cardinale Poletto.

    R. – Mirafiori, mi è stato garantito, non viene assolutamente dimenticata o ridimensionata. Il problema, però, è quello di guardare alla situazione mondiale, alla concorrenza, perché se non c’è la capacità, la forza di essere competitivi, non si vendono auto. Bisogna che ci sia un dialogo costruttivo e più collaborativo per il “governo delle fabbriche”, loro lo chiamano così: la fabbrica deve essere governata, ma non dal padrone scartando gli altri ma insieme ai sindacati e agli operai. L’auspicio è che si possano trovare accordi condivisi che non mortifichino nessuno, che non cancellino diritti acquisiti, come la libertà di sciopero, ma che ci sia la coscienza che la sfida è mondiale.

    D. – Dunque, riproporre anche il valore sociale dell’impresa?

    R. – Non solo. Loro investono perché credono al valore sociale dell’impresa. Marchionne è fiducioso che nei primi mesi del 2011 ci sarà la ripresa delle vendite. Allora, incontrando i sindacati, ho dato questo messaggio. Soprattutto, ho dato alle tre sigle – Cigl, Cisl e Uil - il messaggio che bisogna che si mettano d’accordo, che vadano uniti.

    D. – Lei in questo momento è fiducioso o vede che ancora in qualche modo c’è una guerra di posizione in atto?

    R. – No. Io sono fiducioso perché loro hanno un progetto di mettere grandi investimenti: se mettono grandi investimenti rischiano e, quindi, sanno di farlo con la prospettiva che la cosa vada bene. John Elkan, che è l’ingegnere presidente della Fiat, mi ha detto: “La cosa è fattibile e, quindi, è esistente. Il progetto è in piedi ed è fattibile. Ma ciascuno si prenda le sue responsabilità, perché noi abbiamo la volontà di attuarlo, ma naturalmente attendiamo collaborazioni”. Questo non vuol dire diventare sottomessi ai padroni ma diventare corresponsabili, diventare collaborativi nei punti di contratto - che io non conosco - ma indubbiamente loro desiderano fare il contratto con i sindacati e possibilmente con tutti.

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    Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio: oltre un milione di morti all'anno

    ◊   Si celebra oggi la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, un appuntamento che mira a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo delicato tema che coinvolge in prima persona le famiglie. Il prof. Maurizio Pompili, psichiatra esperto nella prevenzione del suicidio, docente presso l’Università La Sapienza di Roma e referente per l’Italia dell’International Association suicide prevention, al microfono di Eliana Astorri spiega come agire per salvare il maggior numero possibile di vite umane.

    R. – Fare il conto su quello che si è fatto e quello che si può fare per arginare un fenomeno grave di sanità pubblica con oltre un milione di morti nel mondo ogni anno. La società nella sua totalità ha il dovere di confrontarsi con un sistema difficile, è vero, ma, allo stesso tempo, fondamentale per prevenire delle morti che non avverrebbero. Queste persone vogliono vivere assolutamente, ammesso che qualcuno li aiuti a venir fuori da una sofferenza così estrema che la maggior parte di noi non riesce a comprendere e, quando il poter sostenere tale sofferenza viene meno, il suicidio viene visto come la migliore soluzione per liberarsi da un tormento estremo.

    D. – Professor Pompili, è un comportamento umano alle volte meditato nel tempo, altre volte improvviso...

    R. – Nella maggior parte dei casi il soggetto fa un dialogo con se stesso per un lungo periodo di tempo, a volte settimane, mesi o addirittura anni. L’elemento che porta all’atto letale è necessariamente un elemento impulsivo, aggressivo, per vincere l’istinto di sopravvivenza, per ledere quel corpo che ci è così prezioso normalmente. Il dialogo avviene passando in rassegna tutte le opzioni per confrontarsi con il dolore mentale insopportabile che il soggetto sperimenta. Ovviamente non vorrebbe suicidarsi, toglie dalla mente il suicidio, ma il suicidio ritorna come migliore soluzione laddove le altre opzioni sono fallite. Noi possiamo aiutare questi individui ad ampliare le opzioni disponibili alleviando quel dolore, fornendo anche una prospettiva nel futuro. Questi soggetti non vedono prospettiva futura e, dunque, laddove gli affetti sono logorati, laddove il lavoro non dà più piacere, laddove la vita non ha futuro, il suicidio viene considerato una soluzione. Possiamo aiutarli anche con diversi rimedi come la psicoterapia, il sostegno umano, come può essere nell’ambito anche della psicoeducazione, confrontando questi soggetti con altri soggetti che si trovano nelle stesse situazioni o anche con dei farmaci che riducono quella componente di angoscia e di ansia, di irritabilità che si accompagna al dolore mentale insopportabile. Quindi, abbiamo molti rimedi, possiamo fare molto per poter salvare delle vite umane. E’ ovvio che anche i familiari hanno un ruolo importante per riconoscere quando il soggetto si isola dagli amici, dagli affetti, non dorme, mangia poco, trascura l’aspetto fisico, dice chiaramente: la vita non vale più la pena di esser vissuta, vorrei morire, vorrei essere morto, penso al suicidio. I familiari non dovrebbero mai sottovalutare questi messaggi.

    D. – Depressione e suicidio sono strettamente collegati?

    R. – Direi generalmente no, anche se la depressione ha un ruolo importante. Fortunatamente la maggior parte dei depressi, anche in modo grave, non si suicida. Questo ci segnala che non c’è una prevalenza così diretta tra i due fenomeni.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Cartoni e arazzi di Raffaello in mostra al Victoria and Albert Museum di Londra

    ◊   Si è inaugurata l’8 settembre a Londra, presso il Victoria and Albert Museum, la mostra “Raffaello: cartoni e arazzi per la Cappella Sistina”, organizzata in collaborazione con i Musei Vaticani in occasione del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito. Della mostra, che rimarrà aperta fino al 17 ottobre prossimo, e del successo che le ha già arriso, ha parlato il professor Arnold Nesselrath, delegato per la parte tecnica e scientifica dei Musei Vaticani, al microfono di Rosario Tronnolone:

    R. – E’ una mostra che sta battendo tutti i record del Victoria and Albert Museum. Ci sono già 12 mila prenotazioni ed è una grande collaborazione tra le collezioni reali e quelle pontificie. Sono due parti complementari che si riuniscono in occasione della visita del Santo Padre a Londra.

    D. – Parliamo un po’ di questa complementarietà, perché appunto le collezioni appartengono sia al Vaticano che al Victoria and Albert Museum …

    R. – Raffaello ha fatto questo ciclo di pitture che è l’unico ciclo monumentale di pittura del Rinascimento che si trova fuori Roma. E’ stato mandato a Bruxelles come modello per gli arazzi della Cappella Sistina. Gli arazzi sono stati mandati a Papa Leone X per ornare la Cappella Sistina mentre i modelli sono rimasti a Bruxelles e sono diventati una scuola per tutto il mondo. Tutti i sovrani nei secoli si sono fatti le copie di questi arazzi che poi sono stati venduti e comprati nel ’600 dal futuro re inglese Carlo I. Per la prima volta, in occasione della visita del Santo Padre, modelli e arazzi si trovano insieme. Si vedono le due culture, cioè quella italiana nei dipinti e quella fiamminga negli arazzi. Per il pubblico è una bella lettura degli Atti degli Apostoli. Anche da questo punto di vista è un tema molto ecumenico.

    D. – Cosa rappresentano esattamente questi cartoni e arazzi?

    R. – Sono due serie. Una dell’apostolo Pietro e l’altra dell’apostolo delle Genti, Paolo. Sono purtroppo due serie incomplete. A causa della morte di Raffaello e della morte di Papa Leone X non sono mai state completate, per cui mancano i due martirii, però si ha un senso di questi avvenimenti in una dimensione monumentale.

    D. – Gli arazzi venivano esposti nella Cappella Sistina in quali occasioni?

    R. – Per tutte le occasioni solenni nella Cappella Sistina. Per la prima volta nel 1519, nel giorno di Santo Stefano, il Papa Leone X non voleva più aspettare che la serie fosse completa e li ha fatti esibire durante la Messa e tutti hanno ammirato questi disegni: lo leggiamo nel diario del maestro delle cerimonie, che è anche esposto in mostra.

    D. – Questa è un’occasione praticamente unica di vedere gli arazzi e i cartoni che li hanno ispirati...

    R. – Il grande giornale inglese “Sunday Times” ha detto: “E' la prima volta che in mezzo millennio si fa una mostra del genere”.

    D. – In quale clima si attende dunque il Papa a Londra?

    R. – L’arcivescovo di Westminster durante l’inaugurazione della mostra, lunedì sera, ha detto: “Questo è il preludio, la visita del Santo Padre inizia oggi”. Si aspetta il Santo Padre come si aspettava il Papa nella Cappella Sistina quando era ornata con gli arazzi di Raffaello.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Pakistan: dopo le alluvioni allarmante rincaro dei prezzi dei beni di prima necessità

    ◊   Carovita e speculazione soffocano la popolazione pakistana alle prese con l’emergenza umanitaria causata dalle alluvioni delle scorse settimane. La denuncia raccolta dalla Misna arriva da fonti contattate nel Sindh, provincia della valle dell’Indo dove la situazione è più difficile. “Il costo di mezzo chilogrammo di farina – calcola padre Mario Angelo Rodrigues, direttore in Pakistan delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) – è aumentato in poche settimane da 20 a 125 rupie, più del 500%”. Padre Mario aiuta gli sfollati del Sindh che, sempre più numerosi, raggiungono Karachi e la costa del Mare Arabico. “Oggi – dice padre Mario - a Karachi ha piovuto di nuovo: un dramma nel dramma per migliaia di sfollati che si trascinano in strada, sotto teli di plastica”. Di un’emergenza che si aggrava raccontano anche da Hyderabad, la seconda città del Sindh dopo Karachi. Ma i rincari riguardano anche altre regioni. Statistiche del governo indicano che ad agosto i prezzi al consumo sono aumentati in tutto il Paese di oltre il 13% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Questi dati non tengono conto delle differenze regionali e soprattutto delle sperequazioni tra centri urbani e campagne. Secondo Shammas Ruben, responsabile della Caritas pachistana a Hyderabad, in molte zone rurali i prezzi della farina, del latte e della carne sono tra le due e le tre volte più elevati rispetto a quelli dei mercati delle grandi città. “Il governo non è in grado di controllare le tariffe – afferma Ruben – e gli speculatori la fanno da padroni”. Il problema di fondo resta ovviamente la devastazione della valle dell’Indo, una regione estesa da nord a sud su oltre un quinto del territorio nazionale. Secondo una stima diffusa in questi giorni dal dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, quest’anno in Pakistan l’estensione dei campi destinati alla coltura del riso si ridurrà del 35% rispetto al 2009. Secondo l’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), le alluvioni hanno distrutto oltre mezzo milione di tonnellate di sementi di grano e rischiano ora di compromettere il raccolto dell’anno prossimo. (M.G.)

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    Svizzera: dall'Assemblea dei vescovi aiuti al Pakistan

    ◊   Il punto della situazione sugli aiuti al Pakistan, devastato dalle alluvioni, e la preghiera per i colloqui di pace di Medio Oriente : sono stati questi i temi principali analizzati dalla 289.ma Assemblea ordinaria della Conferenza dei vescovi svizzeri (Ces). L’incontro si è svolto dal 6 all’8 settembre a Villars-sur-Glâne, presso il seminario diocesano di Losanna, Ginevra e Friburgo. Al termine dei lavori, la Ces ha diffuso una nota, in cui si esprime innanzitutto l’auspicio « alla pace e all’unità della Chiesa » e si ribadisce « l’impegno al dialogo ». Poi, i vescovi svizzeri « ringraziano tutti i fedeli per la loro grande solidarietà verso le persone in difficoltà nel Pakistan, una solidarietà manifestata sia con l’aiuto finanziario che con la preghiera». Al contempo, i presuli «incoraggiano gli sforzi della Caritas e delle altre organizzazioni umanitarie cattoliche». Poi, la Ces « richiama l’attenzione sulla precaria situazione dei cristiani che, in Pakistan, rappresentano una minoranza discriminata. La discriminazione contro le minoranze, sia cristiane che di altro genere – sottolineano i vescovi – genera conseguenze drammatiche, come le inondazioni dei loro campi provocate intenzionalmente da ricchi possidenti». Quindi, la Ces esprime il proprio rammatico per «gli avvenimenti e le tensioni nel Medio Oriente che hanno portato gli ebrei ad avvertire un’ondata di antisemitismo». Per questo, i presuli «pregano per la riuscita dei colloqui diretti intrapresi a Washington tra israeliani e palestinesi e chiedono a tutti i fedeli di unirsi a questa preghiera». Tra gli altri temi trattati dall’Assemblea, anche «la veglia per la vita» che si terrà nella Basilica di San Pietro, a Roma, il 27 novembre prossimo, alla presenza del Papa : per l’occasione, la Ces invita le diocesi svizzere ad organizzare celebrazioni simili a livello locale. In coincidenza, inoltre, con la fine del Ramadan, che si chiude in questi giorni, la Chiesa elvetica riafferma «la propria volontà di dialogo interreligioso con i musulmani, che formano la seconda principale comunità religiosa della Svizzera dopo i cristiani». Nel corso dei lavori la Ces ha anche incontrato mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, ed attualmente in visita in diversi Paesi europei con una delegazione del Secam, per rilanciare, soprattutto in Africa, gli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Infine, i vescovi svizzeri hanno annunciato la pubblicazione di un messaggio per il 400.mo anniversario della canonizzazione di san Carlo Borromeo, avvenuta il 1° novembre 1610. (I.P.)

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    Inghilterra. Mons. Conry: “La visita del Papa sarà un momento di grande rinnovamento spirituale”

    ◊   Un momento di grande rinnovamento spirituale: così mons. Kieran Conry, presidente del Dipartimento per l’evangelizzazione e la catechesi della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, definisce la visita di Benedetto XVI nel Regno Unito, che avrà luogo dal 16 al 19 settembre. In un video-messaggio diffuso in questi giorni, mons. Conry sottolinea: “La visita del Santo Padre ci infonderà una nuova fiducia, rendendoci felici ed orgogliosi di essere cattolici e donandoci un nuovo entusiasmo nei confronti del nostro Credo”. L’auspicio del presule è anche che la presenza di Benedetto XVI aiuti i cattolici a rinnovare “la fiducia nelle proprie capacità nel proprio diritto a dire ‘Io credo’, anche se molte persone della società di oggi risponderanno ‘Taci’. “Spero che questo viaggio del Papa – continua il presule – ci lasci in eredità la fiducia che apparteniamo ad una Chiesa vibrante, forte e viva”. Poi mons. Conry aggiunge: “Il motto della visita papale, ‘Il cuore parla al cuore’, riguarda il nostro modo di sentire la fede: non ne facciamo un’esperienza di ‘testa’, quanto piuttosto di ‘cuore’ e se riusciamo a comunicare l’intensità di quel sentimento, comunichiamo anche la sua realtà. L’idea di parlare al cuore è quindi cruciale per la diffusione della nostra fede”. Quindi, il vescovo inglese ricorda che il 19 settembre, quando Benedetto XVI beatificherà il cardinale John Henry Newman, la Chiesa locale celebrerà anche la Domenica missionaria nazionale. Una coincidenza significativa, fa notare mons. Conry, poiché il cardinale Newman “aveva capito perfettamente che la sua vita aveva uno scopo, una missione, e credeva fermamente che tutti i battezzati sono chiamati ad irradiare la presenza di Cristo”. “La prima attività missionaria – afferma il presule – comincia intorno a noi. Siamo missionari l’uno per l’altro, perché il compito della Chiesa è la missione ed essa inizia nelle nostre case, dove ci sono molte persone che hanno bisogno di noi. Il messaggio che vogliamo trasmettere – conclude mons. Conry – è ‘Questo è ciò in cui credo. Permettetemi di condividerlo' ”. (I.P.)

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    In corso a Castel Gandolfo il Convegno ecumenico di vescovi di tutto il mondo

    ◊   “La testimonianza è la prospettiva più promettente dell’evangelizzazione”: con queste parole l’arcivescovo emerito di Praga, cardinale Miloslav Vlk ha presentato ai giornalisti il 29.mo Convegno ecumenico dei vescovi, “La volontà di Dio nella vita dei cristiani”, che si sta svolgendo in questi giorni presso il Centro Mariapoli di CastelGandolfo. Il convegno, riferisce l'agenzia Zenit, è organizzato dal Movimento dei Focolari e riunisce oltre 30 vescovi provenienti da 17 Paesi del mondo, che domenica 12, dopo l’Angelus, saranno ricevuti da Papa. “La questione non è unicamente religiosa – ha aggiunto il porporato – perché in un mondo secolarizzato dove si sperimenta l’assenza di Dio, l’uomo tende a chiudersi nella sua volontà, facendo poi fatica ad accettare e a confrontarsi con quella dell’altro”. Dello stesso parere anche il vescovo della Chiesa evangelica-luterana di Germania, Christian Krause che ha illustrato l’esperienza vissuta dalla realtà “Insieme per l’Europa”. Sull’immigrazione, la sfida più attuale da vincere per il vecchio continente, il cardinale Vlk ha messo in guardia dal rischio che in un’Europa sempre più secolarizzata e scristianizzata, sia l’islam a confronti con un vuoto spirituale da riempire. Lavorare per “cambiare la paura reciproca, gli uni verso gli altri”, è il pensiero sul tema del vescovo anglicano di Perth, in Australia, David Murray. Il metropolita ortodosso indiano della Chiesa di Antiochia, Theophilose Kuriakose, infine, ha parlato del rischio concreto di “politicizzazione delle religioni”, quando, cioè, la religione viene strumentalizzata per fini politici. (R.B.)

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    Cile: appello dei vescovi per i 32 mapuches in sciopero della fame da 61 giorni

    ◊   "Siamo di fronte a una grave situazione di tensione che minaccia la salute e la vita stessa dei nostri fratelli mapuches, nonché la stessa pace sociale". Con questo tono di sincera preoccupazione e allarme si è espresso ieri mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua, presidente della conferenza episcopale del Cile, sullo sciopero della fame di 32 detenuti d’etnia “mapuche”, che ormai si prolunga da 61 giorni. Alcuni degli scioperanti, che con questo gesto chiedono che non venga applicata la legge antiterrorismo ai loro processi e neppure le norme della giustizia militare, sono ricoverati a causa delle gravi condizioni di salute in cui si trovano. "È arrivata l'ora di agire in favore di una convivenza fraterna, giusta e pacifica fra tutti coloro che abitano questo nostro caro Cile", ha precisato mons. Goic, presentando una dichiarazione dell'episcopato firmata da due vescovi delle regioni coinvolte in questo delicato conflitto, mons. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Concepción e mons. Manuel Camilo Vial Risopatrón, vescovo di Temuco. Sia le autorità di governo sia il Parlamento si sono dichiarati disponibili a fare le modifiche legali necessarie per facilitare un dialogo con i mapuches (cosiddetti "comuneros"), ma per ora tutto sembra andare per le lunghe, e ciò è molto pericoloso, soprattutto di fronte al precipitare della situazione. "È vero - scrivono i vescovi - che non si tratta di una cosa facile e rapida" (...) ad ogni modo, fra la comunità mapuche e fra le autorità del Paese, ci sono "amore e rispetto per gli esseri umani e per il Creato che oggi dovrebbero servire come ponti per un avvicinamento reciproco e fraterno" e, al riguardo, la Chiesa rinnova "la disponbilità a continuare ad adempiere al suo ruolo in favore di un incontro giusto e fraterno". I presuli rivolgono diversi appelli, chiedendo con preoccupazione a tutti coloro che hanno una responsabilità di "agire con urgenza affinché i mapuches mettano fine immediatamente allo sciopero della fame". "Si tratta di una situazione imprevista che impone un imperativo etico e quindi, di fronte al valore e alla sacralità della vita", qualsiasi altra considerazione è secondaria", spiegano i vescovi con un chiaro riferimento ad alcune lentezze burocratiche di questi giorni che sembrano non tener conto dell'estrema gravità del momento. I presuli ritengono che una soluzione immediata sia possibile e al riguardo affermano: "Sarebbe un segno di magnanimità, di forza e di benevolenza proprio ora che celebriamo il Bicentenario del Cile, Paese che ha una vocazione di unità e solidarietà". D'altra parte, in accordo con quanto si dichiara da più parti, la Conferenza episcopale ritiene che un tale gesto sarebbe anche "un buon inizio per un nuovo dialogo con il popolo mapuche", in modo da favorire la loro piena partecipazione e il rispetto dei loro diritti fondamentali. Rivolgendosi direttamente ai mapuche, i vescovi chiedono di intercedere affinché i loro fratelli mettano fine allo sciopero subito "e continuino la loro lotta tramite altri mezzi legittimi"; i presuli, da parte loro, garantiscono il sostegno della Chiesa, nonché "rispetto e dialogo" e azioni "per evitare soluzioni di forza imposte, a volte, con leggi ingiuste". Prima di congedarsi, nel loro documento, i vescovi ringraziano tutti coloro, autorità e non, che nel Paese lavorano per una soluzione rapida e giusta ed esortano i cattolici a pregare Dio, padre della misericordia, per ottenere una "rapida soluzione giusta e dignitosa per tutti". (L.B.)

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    Costa Rica. I vescovi contro il progetto di legalizzazione delle unioni omosessuali

    ◊   I vescovi del Costa Rica lanciano l’allarme di fronte all’affermarsi di un dibattito sociale circa l’eventuale concessione di uno status sociale e giuridico alle unioni tra persone omosessuali. Le preoccupazioni sono state espresse in un messaggio, a firma del presidente della conferenza episcopale, mons. Hogo Barrantes Urena, rivolto ai deputati del Congresso della Repubblica. Nel testo, ripreso dall’agenzia Zenit, i vescovi offrono “alcune considerazioni volte alla difesa della dignità del matrimonio, base della famiglia, e alla promozione e alla difesa del bene comune della società, della quale questa istituzione è parte costitutiva, tutto questo nel contesto dei diritti umani”. “Come Chiesa – proseguono i presuli – vediamo nel matrimonio, base della famiglia, un valore importantissimo che deve essere difeso da ogni minaccia che ne metta in discussione la solidità. Il matrimonio non è un’unione qualsiasi, è stato fondato dal Creatore che lo ha dotato di proprietà essenziali e di finalità innegabili”. Ciò, aggiungono, “ha portato a opporsi a vari progetti che vogliono equiparare le unioni tra le persone dello stesso sesso al matrimonio eterosessuale, perché la loro legalizzazione deforma la percezione dei valori morali”. Di conseguenza la famiglia naturale deve ricevere la massima difesa. I vescovi ricordano quindi che lo Stato deve farsi carico della difesa giuridica dell’istituzione famigliare e della fecondità di nuove vite”. La persona umana, “creata a immagine di Dio, è degna di ogni rispetto”, sottolineano i presuli. Per questo, “gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e bisogna evitare ogni discriminazione nei loro confronti”. Ad ogni modo, “la Chiesa distingue tra il rispetto per ogni persona, indipendentemente dal suo orientamento sessuale, e il rifiuto delle pratiche omosessuali, come atto oggettivamente contrario al progetto di Dio per l'essere umano”. In questo senso, i vescovi esortano a riflettere “sulla differenza tra comportamento omosessuale come fenomeno privato e lo stesso come comportamento pubblico, legalmente previsto, approvato e trasformato in una delle istituzioni protette e promosse dall'ordinamento giuridico”. Ricordano anche che il principio di uguaglianza, contenuto nella Costituzione, “non implica che in tutti i casi si debba concedere un trattamento uguale prescindendo dai possibili elementi differenziatori di rilevanza giuridica che possano esistere; o, il che è lo stesso, non ogni disuguaglianza rappresenta necessariamente una discriminazione”. I vescovi sottolineano dunque che, anche se recentemente sono state rese note diverse inchieste in cui “la stragrande maggioranza dei costaricani esprime la propria opposizione al riconoscimento legale delle unioni omosessuali”, “le organizzazioni gay-lesbiche, che si profilano come un vero movimento politico (lobby gay), continuano a promuovere, con il sostegno di alcuni mezzi di comunicazione e di alcuni membri di partiti politici, varie iniziative a favore del riconoscimento legale delle unioni tra omosessuali come il disegno di legge per l'Unione Civile tra persone dello stesso sesso o il disegno di legge sulle Società di Convivenza”. I vescovi concludono quindi esortando i membri del Congresso, “in particolare quanti confidano in Cristo”, “a consacrarsi con sincerità, rettitudine, carità e forza alla missione a voi affidata da Paolo, cioè legiferare sulla base dei principi etici e a beneficio del bene comune”. (M.G.)

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    Perù: i vescovi chiamano al dialogo in difesa della vita e dei diritti umani

    ◊   I vescovi del Perù con una dichiarazione intitolata "Il diritto fondamentale alla vita è anteriore a qualsiasi altro diritto", firmata dal presidente dell'episcopato, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujilo e mons. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo, presidente della commissione per l'Azione sociale, intervengono nel dibattito in corso nel Paese in merito a due dei quattro decreti (1094 e 1097) che, dal primo settembre scorso, hanno introdotto sostanziali modifiche alle leggi sulla protezione dei diritti umani e la difesa della vita. La polemica è rovente, specie da parte delle organizzazioni umanitarie, da parte dei parenti delle vittime della violenza paramilitare e da associazioni come Amnesty International: "Una truffa per un'amnistia mascherata dai militari condannati per violazione dei diritti umani, tra cui quelli dell'Intelligence durante il governo Fujimori (il cosiddetto "Grupo Colina")”, dicono alcuni, mentre altri affermano che il Perù si "è messo fuori dalla comunità e dal diritto internazionali". Il decreto che suscita maggiori polemiche è il numero 1097, secondo il quale, in caso di accuse di violazione dei diritti umani, stabilisce che se non c'è sentenza entro 36 mesi il processo va chiuso e archiviato. L'altro dispositivo fortemente contestato è quello che fa decorrere l’impossibilità di attribuire i crimini contro l'umanità solo a partire dal 9 novembre 2003, data in cui il Perù aderì alla Convenzione internazionale. Anche il decreto 1094 che sancisce un nuovo Codice per la Giustizia militare, è fortemente avversato poiché consente la prescrizione dei crimini di guerra, cosa che già nel 2006 era stata rifiutata dal Tribunale costituzionale. "Esortiamo le autorità competenti e la società civile a cercare, nel dialogo e nella riflessione - scrivono i vescovi peruviani - la garanzia del rispetto della vita e la dovuta sanzione a ogni atto che attenti contro di essa, da applicare sempre nella verità dei fatti e con giustizia". I presuli ribadiscono, inoltre, tre concetti base: il diritto alla vita è precedente a qualsiasi altro diritto e il fondamento di ciò, oltre alla legge degli uomini, si trova nella legge naturale; la società umana rifiuta ogni atto di violenza contro la vita ed esige che lo Stato punisca chi viola questo sacro diritto; lo Stato deve garantire l'effettivo diritto alla vita sia della vittima sia del suo aggressore, così come il suo diritto a difendersi da ogni aggressione alla vita umana. "Anche se è vero che la vita dell'aggressore merita rispetto - osservano i vescovi - ciò non può intendersi e tradursi in azioni che favoriscano l'impunità a maggior ragione quando si tratta di reati contro la vita o crimini contro l'umanità". Secondo i vescovi, quindi, sono questi i principi basilari da tenere presenti per non portare il Paese fuori dalla comunità internazionale e per non metterlo contro la Convenzione internazionale, liberamente accettata e firmata, o contro gli articoli 1 e 2 della Carta costituzionale. I presuli, rinnovando il loro appello al dialogo fra tutte le parti, concludono citando il messaggio di Giovanni Paolo II per la Giornata mondiale della Pace del 1997, intitolato "Offri il perdono, riceve la pace”: "Il perdono, lungi dall'escludere la ricerca della verità, la esige. Il male compiuto dev'essere riconosciuto e, per quanto possibile, riparato". (A cura di Luis Badilla)

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    Usa: il 3 ottobre la prossima Giornata per la Vita sul tema dell'amore

    ◊   “La misura dell’amore è amare senza misura” è questo il tema scelto dai vescovi statunitensi per la Giornata del Rispetto della Vita (“Respect Life Sunday”), in programma domenica 3 ottobre. Come ogni anno, in vista della Giornata, il Segretariato per le attività pro-life della Conferenza episcopale (Usccb) ha messo a disposizione sussidi e vario materiale informativo scaricabile dal sito www.usccb.org/prolife. La documentazione, disponibile anche su cd, affronta i vari temi legati alla difesa della vita: pena di morte e misericordia, assistenza ai malati terminali, i trattamenti contro l’infertilità accettati dalla Chiesa, traffico di esseri umani, controllo demografico, depressione e suicidio tra i giovani, impegno dei giovani per la vita. Il sussidio liturgico propone, tra le altre cose, alcune preghiere di intercessione per la vita, spunti di riflessione per le omelie, una Litania per la vita e una Novena per Nostra Signora di Guadalupe. Dal sito è inoltre possibile scaricare poster e volantini in cui vengono presentate tre immagini per raccontare alcuni esempi e modelli di amore eroico: quello di una liceale alle prese con una gravidanza non prevista, quella di un anziano non autosufficiente assistito dai propri cari e quella di un neonato a cui è stato diagnosticato una grave disabilità. È dal 1972 che i vescovi americani promuovono campagne per la difesa della vita, di cui la Giornata della prima domenica di ottobre è uno degli appuntamenti cardine. L’altro è la Marcia per la Vita celebrata il 22 gennaio nell’anniversario della “Roe contro Wade”, la sentenza della Corte Suprema che nel 1973 che ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti. (L.Z.)

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    Terra Santa: la preghiera del cardinale Foley per il successo dei negoziati di pace

    ◊   Pregare per il successo “dei negoziati di pace attualmente in corso tra Israele e l’Autorità Palestinese ed il successo sul piano spirituale del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente”. Le intensioni di preghiera per la Terra Santa sono al centro della lettera del Gran Maestro del Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro, il cardinale John Foley, inviata ai 26 mila membri dell'Ordine. “Pur se le prospettive di successo non appaiono molto promettenti - scrive il cardinale citato dal Sir -, il fatto stesso che tali negoziati siano in corso può considerarsi una realtà senza dubbio incoraggiante. Tutti in Medio Oriente trarrebbero profitto da una pace equa e duratura tra Israele e Palestina – conclude il porporato - ma i nostri fratelli Cristiani presenti in quei territori ne sarebbero forse i maggiori beneficiari nel senso che un maggior numero di essi potrebbe avere la possibilità di continuare a vivere nella terra resa sacra da Gesù Cristo”. (M.G.)

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    Alla vigilia del Sinodo appello dei Carmelitani ai cristiani di Terra Santa

    ◊   Ad un mese dall’apertura in Vaticano del Sinodo per il Medio Oriente, i Carmelitani di Terra Santa si sono uniti in preghiera per l’assemblea sinodale, in comunione con la Chiesa locale. In una nota ripresa dall'agenzia Sir, i religiosi sottolineano che i cristiani sono ormai un "piccolo resto" in questa regione, ma che questa presenza può essere decisiva. Di fronte a una situazione difficile per gli abitanti della Terra Santa rimasti fedeli a Cristo, il Carmelo ricorda le parole di Gesù nel Vangelo: "Non temere, piccolo gregge!. La storia ha fatto sì che diventassimo un piccolo gregge. Ma noi, con la nostra condotta, possiamo tornare ad essere una presenza che conta – affermano i carmelitani - anche se, a volte, pastori e fedeli possono cedere allo sconforto. Dobbiamo ricordare che siamo discepoli del Cristo risorto, abbiamo quindi un avvenire”. I religiosi parlano della speranza che “nel mezzo delle difficoltà e delle sfide, resta fonte inesauribile di fede, carità e gioia per formare i testimoni del Signore” ed esortano i fedeli a essere “collaboratori di Dio” e ad impegnarsi “in tutti gli aspetti della vita pubblica delle nostre società, specialmente per tutto ciò che riguarda i diritti e la dignità dell'uomo, e la libertà religiosa. Così le generazioni future avranno maggiore fiducia nell'avvenire della loro regione”. (R.P.)

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    Cracovia: il cardinale Scola sollecita una nuova laicità per l'Europa

    ◊   Per contribuire concretamente al processo di integrazione europea i cristiani sono chiamati a “ripensare gli assiomi su cui poggiano le nostre democrazie procedurali e il principio di laicità sul quale intendono reggersi”. Lo ha detto questa mattina a Cracovia il patriarca di Venezia Angelo Scola, intervenendo al congresso “Il contributo dei cristiani al processo di integrazione europea” promosso oggi e domani dalla Pontificia Università Giovanni Paolo II di Cracovia e dalle Fondazioni Konrad Adenauer e Robert Schuman, con la Commissione episcopati Comunità europea (Comece), la delegazione polacca del Gruppo europarlamentare del Partito popolare europeo(Epp) e la casa editrice “Wokol Nas”. Secondo il cardinale Scola, - riferisce l'agenzia Sir - “l’Europa esige oggi una nuova laicità che valorizzi tutti i soggetti che agiscono nella società plurale garantendo l’espressione pubblica delle loro convinzioni più profonde”. “Solo così sarà possibile una convivenza tendenzialmente armonica che generi vita buona”. Essa tuttavia richiede “il riconoscimento pratico dei beni materiali e spirituali da condividere”, perciò è necessario, “attraverso procedure pattuite, conferire valore politico al bene sociale primario” del vivere insieme; un dato che deve “essere promosso dalle istituzioni”. “Nella storia europea – prosegue il cardinale Scola - le vicende religiose, culturali e socio-politiche” si sono mostrate, “al di là delle necessarie distinzioni, così intrecciate da essere di fatto inscindibili” e anche oggi le religioni sono chiamate a “giocare un ruolo nel futuro dell’Europa”. Eppure nel nostro continente si tende ad affermare che il confronto pubblico debba “necessariamente prescindere dalla radice religiosa delle convinzioni personali. Ma questo significa” obbligare “i credenti a comportarsi come se fossero atei” e “finisce per privare la società di importanti risorse”. Infatti, secondo il patriarca di Venezia, “alcuni assiomi alla base delle nostra società”, come l’idea di libertà o quella di uguaglianza, “possono ricevere nuovo slancio dalla testimonianza di fedeli che li vivono già all’interno della loro stessa esperienza comunitaria. Tale presa d’atto dovrebbe comportare da parte del potere politico il riconoscimento della soggettività pubblica delle religioni”. Di qui “la necessità che le istituzioni pubbliche non solo riconoscano, ma attivamente promuovano un’effettiva libertà religiosa”. La missione propria degli europei è, “nel dialogo e nel confronto constante con le altre culture, testimoniare il perseguimento, personale e comunitario, di quella vita buona, fatta come diceva Aristotile di philìa, che non può non stare a fondamento dell’edificazione della polis”. Se mantenuto all’interno di queste caratteristiche, “l’apporto europeo alla costituzione di un nuovo ordine mondiale, da tempo auspicato dal magistero sociale della Chiesa, potrà essere rilevante come è già avvenuto nei momenti più alti della sua storia”. L’Europa, conclude Scola, “potrà offrire e coinvolgere tutti i continenti nella pratica di una libera convivenza di cittadini, di corpi intermedi e di nazioni che diano vita ad una società civile capace di non sacrificare le differenze ma di esaltarle senza che esse lacerino la sempre più urgente unità tra i popoli del pianeta”. (R.P.)

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    Comunità di Sant’Egidio: mille giovani europei ad Auschwitz per "un mondo senza violenza"

    ◊   Nell’anniversario degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, la Comunità di Sant’Egidio è da ieri in pellegrinaggio con mille giovani europei ad Auschwitz, per riflettere su “un mondo senza violenza”. Si tratta di un migliaio i giovani studenti universitari e di scuole superiori dell’Europa orientale. "L’iniziativa - spiega in un comunicato la Comunità di Sant'Egidio - vuole essere una risposta concreta, umana e culturale, alla mentalità diffusa in alcuni Paesi d’Europa dove antisemitismo, antigitanismo, xenofobia sono molto radicati e stimolano manifestazioni di violenza giovanile, contro ebrei, Rom e immigrati". Dopo un anno di preparazione, che ha visto un’ampia mobilitazione negli Istituti di istruzione di numerose città europee, con cicli di lezioni, conferenze, mostre, proiezioni, sono convenuti a Cracovia giovani provenienti dall’Ucraina, dalla Repubblica Ceca, dall’Ungheria, dalla Romania, dalla Russia, dalla Slovacchia, dall’Italia, dalla Germania, dalla Georgia, per recarsi in pellegrinaggio ad Auschwitz, dove dire no al razzismo, all’antisemitismo, all’antigitanismo, che anche negli ultimi tempi hanno fatto registrare preoccupanti episodi di violenza in molti di questi Paesi. Il convegno è iniziato ieri a Cracovia dove i giovani hanno ascoltato la testimonianza di Elżbieta Lesiak, bambina sopravvissuta alla deportazione e all’insurrezione del ghetto di Varsavia. Oggi la visita ad Auschwitz e, nel primo pomeriggio, la cerimonia commemorativa a Birkenau, al termine della quale sarà letto l’Appello comune contro il razzismo, l’antisemitismo e l’antigitanismo. (R.P.)

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    Orissa: deputato indù condannato per l’uccisione di un cristiano nei pogrom del 2008

    ◊   Soddisfazione e speranza di ottenere giustizia, con questi sentimenti la comunità cristiana dell’Orissa ha accolto la condanna, commutata dalla corte del distretto di Kandhamal, a sei anni di reclusione per Manoj Pradhan, deputato del Bharatiya Janata Party (Bjp), per l’omicidio di Vikram Nayak, cristiano ucciso durante i pogrom del 2008. L’estremista indù – che appartiene anche al gruppo radicale Sangha Parivar - dovrà inoltre pagare una multa di 250 euro per le spese processuali. “La condanna di Pradhan - afferma ad AsiaNews padre Dibakabr Parichha, avvocato e supervisore del processo - dà un raggio di speranza per le vittime dei pogrom di Kandhamal”. Secondo Markose Joseph Kunnumpurath, avvocato che in questi anni ha assistito i cristiani nel processo, “ora le vittime possono ritornare ad avere un po’ di fiducia nel sistema legale indiano”. Tra i principali responsabili delle violenze. Pradhan è implicato in 38 casi di omicidio. Di questi solo sei sono stati presi in esame dalla corte. Lo scorso 29 giugno il tribunale lo ha condannato a sette anni per l’uccisione di un altro cristiano, Parikhita Naik. La condanna non è stata mai scontata grazie all’intervento dell’Alta corte dell’Orissa, che gli ha concesso la libertà con la condizionale. Tra dicembre 2007 e agosto 2008, gli estremisti indù hanno ucciso 93 persone, bruciato e depredato oltre 6500 case, distrutto oltre 350 chiese e 45 scuole. A causa dei pogrom, oltre 50mila persone sono fuggite nella foresta; molti di loro vivono in capi profughi. Altri, ritornati ai loro villaggi, sono stati costretti a riconvertirsi all’induismo. A tutt’oggi, gran parte degli autori dei crimini sono in libertà e al processo presso il tribunale di Kandhamal i testimoni sono stati messi a tacere, con minacce e discriminazioni. (M.G.)

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    Chiesa e società civile centroafricana insieme per le vittime dei ribelli ugandesi

    ◊   Si chiude oggi al centro diocesano di Yambio, nel sud del Sudan, la tre giorni di incontri e dibattiti dedicata all’annosa questione dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), gruppo armato autore di molteplici uccisioni indiscriminate, rapimenti e saccheggi fa le aree al confine fra il Congo e l’Uganda. L’iniziativa, di cui riferisce la Misna, ha lo scopo di attirare l’attenzione della comunità internazionale e di coinvolgere la società civile centrafricana nella protezione e assistenza dei civili colpiti dalle violenze. All’incontro partecipano tra l’altro, mons. Eduardo Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi sudanese di Tombura-Yambio, i vescovi di Isiro, Dungu e Bondo, tre diocesi nel nord della Repubblica Democratica del Congo, il vescovo emerito di Tombura-Yambio, esponenti governativi di diversi Paesi del centroafricani, militari sudanesi e rappresentanti dell’Unione Europea. “I ribelli dell’Lra si muovono indisturbati nelle foreste, attaccano la nostra gente, è un problema molto serio che crea tanta sofferenza, ma per il quale non si fa abbastanza. In quanto vescovi, abbiamo voluto, insieme, attirare l’attenzione delle autorità”, ha spiegato mons. Kussala. “Riteniamo che serva innanzitutto una ‘conversione’ dei cuori alla pace – aggiunge il presule - e occorre aiutare le comunità a far fronte alla minaccia degli attacchi, attraverso una buona organizzazione, una preparazione. Ma sta anche ai nostri governi, attraverso le Forze armate, fornire protezione alla popolazione indifesa. Alla comunità internazionale chiediamo aiuto”. Alla conferenza ha portato la sua testimonianza anche un missionario comboniano, padre Mario Benedetti, che opera in Sudan meridionale a fianco di profughi dal Congo e dal Centrafrica, in fuga dalle violenze dell’Lra. “Gli aiuti nei campi delle agenzie internazionali non bastano e spesso non sono adeguati per questa gente. Inoltre ci sono molti aspetti trascurati, come l’istruzione o il sostegno psicologico”, dice padre Mario impegnato anche per l’istruzione secondaria e la prima infanzia per questi rifugiati. “È necessario agire per fermare le violenze dell’Lra – aggiunge il religioso - ma sembra che da parte dei quattro governi coinvolti, Sudan, Uganda, Congo e Centrafrica, manchi la volontà di farlo, e che l’esistenza di questa ribellione faccia in realtà molto comodo ad alcuni”. (M.G.)

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    Papua Nuova Guinea: l'impegno della Chiesa per salvare i giovani dalla droga

    ◊   “La Chiesa della Papua Nuova Guinea è in prima linea per sensibilizzare i giovani sul problema della droga, nell’educazione e nella prevenzione, nonché nella cura dei tossicodipendenti”, dice a Fides il missionario italiano don Saverio Taffari, dal 1997 nella diocesi di Vanimo. Un aiuto per la lotta alla droga potrebbe venire ben presto dalla prima comunità di tipo terapeutico, per il recupero dei tossicodipendenti, che dovrebbe sorgere su un terreno di 40 ettari comprato dalla diocesi. “E’ un modo per dimostrare quanto la Chiesa ha a cuore il mondo giovanile e le sfide che oggi accompagnano la crescita dei giovani”, sottolinea don Taffari. Nella società della Papua vi è un allarme droga: “La diffusione di droga e alcool (e quindi dell’Aids) preoccupa molto il Governo per le conseguenze sulla salute e sull’economia dei cittadini. Nella lotta alla droga, la Caritas è a fianco del Governo, pur con qualche differenza di metodo. Anche la diocesi di Vanimo è sempre stata in prima linea e continuerà ad esserlo”, racconta. Una delle strategie per arginare fenomeni come la droga, la criminalità e la devianza giovanile è investire nell’istruzione, settore in cui la Chiesa è molto presente: “Di recente – prosegue il missionario – il vescovo di Vanimo ha avviato la costruzione della sezione femminile della Don Bosco High School (Scuola Superiore “Don Bosco”). E’ un progetto concepito e cullato sin da 15 anni fa, quando sorse la sezione maschile, e finalmente, con l’aiuto della Provvidenza, comincia a venire alla luce. In questi anni nessuna altra diocesi ha visto sorgere tante scuole come la diocesi di Vanimo! Centinaia di ragazze potranno accedere alla scuola superiore: in tal modo i giovani si sentono curati, non abbandonati a se stessi, imboccano la strada del lavoro, maturano un senso di responsabilità”. A Vanimo, inoltre, è in fase di costruzione il quartiere generale della diocesi, che comprenderà la Curia, la casa dei sacerdoti e del vescovo, la cattedrale, un centro giovanile e un centro di prima accoglienza: sarà un complesso dove dispiegare l’azione pastorale della Chiesa locale, a beneficio dei fedeli e di tutta la popolazione. (R.P.)

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    Messaggio dei vescovi italiani per la Giornata del ringraziamento

    ◊   Trovare una nuova “rinnovata e chiara consapevolezza etica in grado di creare un nuovo modello di sviluppo” per l’agricoltura, fondato sui valori dell’integrazione e della condivisione. È l’auspicio espresso dalla Conferenza episcopale italiana nel messaggio – ripreso dal Sir - per la Giornata del Ringraziamento che si celebrerà il 14 novembre prossimo sul tema “Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente”. La risposta dell’agricoltura italiana alla crisi e alla sfida imposta dalla globalizzazione deve, per la Cei, puntare “sulla multifunzionalità, cioè sulla sua capacità di dare luogo a produzioni congiunte. La nostra agricoltura – si legge nella lettera - dovrà essere in grado di creare un nuovo modello di sviluppo, capace di rispondere adeguatamente alle attese del Paese”. In questa linea, scrivono ancora i vescovi, “sarà importante impegnarsi nell’educazione dei consumatori. Si tratta di diffondere comportamenti etici che facciano emergere la dimensione sociale dell’agricoltura, fondata su valori quali la ricerca della qualità del cibo, l’accoglienza, la solidarietà, la condivisione della fatica nel lavoro”. Secondo i vescovi italiani il mondo agricolo è infatti chiamato anche ad essere “palestra di integrazione sociale” in cui tutti coloro che vi lavorano, “in particolare i braccianti, soprattutto se provengono dall’estero, spesso ancora vittime dello sfruttamento e dell’emarginazione, devono sentirsi accolti, rispettati e valorizzati”. Nel messaggio i vescovi evidenziano positivamente “il ritorno all’impresa agricola di giovani laureati, che sentono questo lavoro come una vocazione”. Essenziale sarà, in questa linea, “l’azione delle aggregazioni laicali e delle organizzazioni di settore di ispirazione cristiana. Riemerge, così, l’importanza di una pastorale d’ambiente che si affianca all’azione delle parrocchie per coinvolgere la Chiesa nelle problematiche vitali delle persone, nelle diverse questioni culturali, sociali ed economiche”. Altro “segno di speranza” è rappresentato dalle cooperative agricole, definite “un dono grande per la costruzione di un modello economico ispirato ai principi etici. Il pluralismo delle forme d’impresa costituisce, infatti, un elemento imprescindibile per uno sviluppo equilibrato. Spetta a noi – concludono i vescovi - rilanciare in alto tali motivazioni, puntando alla formazione dei giovani, dentro il solco della scelta educativa, che la Chiesa in Italia ha coraggiosamente deciso di fare propria in questo decennio”. (M.G.)

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    Sicilia: le iniziative per l'anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi

    ◊   "L’anniversario dell’uccisione di padre Pino Puglisi è un’occasione d’oro per mettere una pietra miliare nel cammino di quello che ogni cittadino di questa terra deve fare per andare avanti: è come una bussola, una stella da seguire". Sono le parole dell’arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo, alla presentazione, svoltasi questa mattina in curia, delle iniziative per il 17.mo anniversario dell’omicidio di don Pino Puglisi, il parroco del degradato quartiere di Brancaccio, sempre a fianco delle famiglie e dei giovani, che si distinse per la sua lotta contro la mafia. Al gregario di Cosa Nostra, che lo freddò con alcuni colpi di pistola, disse: “Me lo aspettavo”. Se lo aspettava perché sapeva che il suo impegno vicino ai ragazzi aveva tolto la manovalanza alla criminalità organizzata. Sull’esempio di don Puglisi dobbiamo avere l’onestà di guardare a 360 gradi la realtà, cominciando da noi stessi - ha dichiarato mons. Romeo - è inammissibile delegare sempre ad altri la responsabilità del bene da farsi, come se questo non ci toccasse in prima persona, a livello del singolo come dell’intera società. Non possiamo invocare il cambiamento della realtà che ci circonda senza prima esserci impegnati a cambiare noi stessi, con le nostre scelte e le nostre prospettive. Per questo, con ragione, il servo di Dio don Pino Puglisi poneva sempre la provocazione “Se ognuno fa qualcosa”. Gli appuntamenti iniziano martedì 14 setteembre con la fiaccolata nel quartiere Brancaccio. Mercoledì, giorno dell’anniversario, nella cattedrale di Palermo, alle 18.00, la Santa messa sarà presieduta dal cardinale Salvatore De Giorgi. Sabato 18, nel carcere Pagliarelli, la proiezione del film “Brancaccio”, cui parteciperà il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso. All’incontro di questa mattina ha partecipato anche don Maurizio Francoforte, parroco di San Gaetano, la parrocchia che fu affidata a don Puglisi. “Abbiamo la presunzione di dire - ha aggiunto don Maurizio - che Brancaccio non è dove è stato ammazzato un prete, ma dove il Signore ha dato un martire”. Intanto procede la causa per il riconoscimento del martirio di don Puglisi presso la Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano. Proprio in questi giorni è stato nominato il nuovo postulatore della causa, nella persona di don mons. Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano allo Ionio. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

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    24 Ore nel Mondo



    Risoluzione Onu sul Kosovo: Belgrado e Pristina si impegnino al dialogo

    ◊   L'Assemblea generale dell'Onu ha approvato nella notte una risoluzione sul Kosovo nella quale si invitano Belgrado e Pristina al dialogo. Il documento, presentato dalla Serbia che l'ha concordato con l'Unione Europea, è stato adottato per acclamazione e senza alcun voto da parte dell'Assemblea, come riferito dai media serbi. Presentando il testo di risoluzione, il ministro degli Esteri serbo, Vuk Jeremic, ha sottolineato la disponibilità di Belgrado al dialogo ma ha al tempo stesso ribadito che la Serbia non intende in alcun modo riconoscere l'indipendenza proclamata unilateralmente dal Kosovo il 17 febbraio 2008. Jeremic ha sottolineato che comunque la risoluzione può contribuire “a creare un’atmosfera favorevole per un accordo generale di pace tra i serbi e gli albanesi del Kosovo attraverso un dialogo onesto”. Il ministro serbo ha definito la risoluzione varata all'Onu un documento “neutro” per ciò che concerne lo status del Kosovo. Finora il Kosovo, che la Serbia continua a considerare una sua provincia meridionale, è stato riconosciuto da 71 Paesi sul totale di 192 rappresentati all'Onu.

    Scambio di auguri telefonici tra vertici palestinesi e israeliani
    Uno scambio di auguri telefonici fra il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), e i vertici politici israeliani – reso noto dalle parti a conferma dell'atmosfera di maggior dialogo suscitata dalla recente ripresa dei negoziati – ha suggellato in queste ore la doppia festività incrociata di ebrei e musulmani: il "Rosh Hashanah" (il Capodanno ebraico) per i primi, e l'"Eid al-Fitr" (la celebrazione di fine Ramadan) per i secondi. Abu Mazen chiamato Netanyahu per augurargli “Shanà Tova” (Buon Anno) in occasione del Capodanno ebraico, la cui celebrazione, cominciata nella notte fra mercoledì e giovedì, si protrae per alcuni giorni. Felicitazioni che Netanyahu ha ricambiato, estendendo a tutti i palestinesi musulmani gli auguri di fine Ramadan, come riferisce una nota del suo ufficio stampa.

    Esplosione di gas nella zona dell'aeroporto di San Francisco: un morto e 30 feriti
    Almeno una persona è morta e circa 30 sono rimaste ferite nell'esplosione e nel successivo vasto incendio prodotto ieri sera in una zona residenziale nei pressi dell'aeroporto di San Francisco, in California. Si contano 53 abitazioni distrutte dalle fiamme e oltre 100 danneggiate. All'origine dell'esplosione c'è una grossa condotta di gas naturale che passa nelle vicinanze.

    Italia, yacht con 64 extracomunitari bloccato nel Salento
    Uno yacht con a bordo 64 extracomunitari, tra i quali un minorenne, e i due presunti scafisti che sono stati arrestati, è stato intercettato la scorsa notte a sette miglia a sud di Leuca, nell’area dell’Italia meridionale del Salento, da militari della Guardia di finanza. Il natante, denominato Princes, lungo circa 20 metri, battente bandiera statunitense, è stato bloccato dalle unità aeronavali delle Fiamme gialle e scortato nel porto di Gallipoli, dove è giunto questa mattina alle 6,30.

    Giappone, annunciate misure per sostenere l’economia
    Il governo giapponese ha annunciato un nuovo pacchetto di misure per sostenere l'economia per un totale di 915 miliardi di yen (8,5 miliardi di euro), allo scopo di incoraggiare i consumi, generare 200 mila nuovi posti di lavoro e favorire una crescita del Pil reale pari allo 0,3%. Il piano è stato approvato in mattinata nel corso della riunione di gabinetto presieduta dal premier Naoto Kan. L'esecutivo, inoltre, ha ribadito il proposito “di prendere iniziative decise, incluse azioni dirette sui mercati, se necessario”, per raffreddare un'ingiustificata impennata dello yen contro le principali valute, auspicando che la Bank of Japan possa adottare “misure addizionali necessarie per battere la deflazione in stretta collaborazione con il governo”.

    Giorno di lutto in Ossezia del Nord: sale il numero dei morti nell’attentato di ieri
    La città di Vladikavkaz, in Ossezia del nord, piange stamane le sue vittime nell'attentato organizzato ieri da un kamikaze, mentre sale a 17 morti il bilancio della strage nel mercato centrale della capitale caucasica. Oltre 100 persone restano in ospedale, alcune in condizioni gravi. Lo stato di allerta vige in tutta la regione, ospedali e scuole restano chiusi. È stato intanto identificato il kamikaze che ieri mattina si è fatto saltare con oltre 30 chilogrammi di tritolo: si tratterebbe di un estremista islamico di nome Arciev, residente nella vicina Inguscezia. Quello di ieri è per l'Ossezia del Nord l'attentato più grave dal settembre 2004, quando un gruppo di estremisti ceceni e ingusci occupò la scuola numero uno della vicina cittadina di Beslan: la vicenda si risolse in uno scontro a fuoco che uccise 334 persone, di cui 186 bambini e scolari. Fra gli attentati dei kamikaze, va ricordata la strage nelle due stazioni metropolitane del marzo scorso a Mosca, con la morte di 40 civili.

    Medvedev chiede riforme in economia, "altrimenti la Russia non avrà futuro"
    Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev ha ribadito che l'economia russa deve essere rivista al più presto e che il Paese deve superare la sua dipendenza dalle materie prime. “La struttura economica deve essere cambiata, altrimenti la Russia non avrà futuro”, ha detto Medvedev in una tavola rotonda sulla modernizzazione della Russia, nell'ambito del Forum politico internazionale in corso a Yaroslavl. Il presidente russo ha ammesso che “la modernizzazione non sta procedendo in modo sufficientemente rapido”, ma ha sottolineato che “non c'è assolutamente alcuna alternativa alla modernizzazione del sistema economico e politico”.

    California: incostituzionale il divieto per i soldati omosessuali di non dichiararsi
    Il divieto ai militari statunitensi di rivelare la propria omosessualità è incostituzionale, perchè viola la libertà di espressione e il diritto a un trattamento equo. Lo ha stabilito un Tribunale federale della California. La legge permette ai gay di prestare servizio nelle Forze armate Usa, purchè non rivelino il loro orientamento sessuale, pena l'espulsione. "Il ricorrente – ha scritto il giudice – ha diritto a una dichiarazione giudiziaria in questo senso e a un’ingiunzione permanente che impedisca l'applicazione della legge". (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 253

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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