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Sommario del 08/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: la Chiesa si cambia con la conversione, non solo rinnovando le strutture. Il saluto alla Gran Bretagna in vista del prossimo viaggio
  • Benedetto XVI al Consiglio d'Europa: la fede cristiana favorisce la condivisione dei diritti umani universali
  • Festa della Natività. Il Papa: "Maria ci accompagni nel nostro cammino alla sequela di Cristo"
  • Il Papa incontra il premier di Capo Verde
  • La musica di Mozart, raggio della bellezza del Cielo che illumina anche la morte: così il Papa al Concerto a Castel Gandolfo
  • Nomina
  • I saluti di Benedetto XVI, Bartolomeo I e Kirill I al Convegno di Bose sulla spiritualità ortodossa
  • La Santa Sede contro il rogo del Corano: gesto di grave oltraggio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Scherer: i politici ascoltino il grido degli esclusi
  • Rapporto shock dell’Onu in Congo: 500 donne stuprate in due mesi
  • L'Afghanistan ricorda l'uccisione di Massoud, il Leone del Panshir
  • La Chiesa francese riflette sul Sinodo per il Medio Oriente
  • "Santi per vocazione": il cardinale Tettamanzi presenta il nuovo anno pastorale della diocesi di Milano
  • Giornata dell’Alfabetizzazione: puntare sulle donne per sconfiggere la povertà
  • Chiesa e Società

  • Congo: i missionari avevano già denunciato gli stupri nel Kivu
  • I vescovi iracheni condannano la Giornata contro il Corano
  • Guatemala: l'impegno della Caritas per le migliaia di famiglie che hanno perso tutto
  • Allarme maltempo in Corno d’Africa: molti danni e migliaia di sfollati
  • Messico: Giornata di Santa Maria di Guadalupe nella festa della Natività
  • Sri Lanka: 'no' dei leader religiosi al terzo mandato per il presidente Rajapksa
  • India: prorogata la chiusura dell’inchiesta sulle violenze anti-cristiane del 2008
  • Filippine: i vescovi di Mindanao ottimisti sulla prossima tornata di negoziati di pace
  • Germania: messaggio del presidente dei vescovi tedeschi per il Capodanno ebraico
  • Segnali di distensione tra le Coree: Pyongyang accetta l’aiuto di Seul dopo le alluvioni
  • Papua Nuova Guinea: impegno della Chiesa australiana per gli sfollati delle isole Carteret
  • Australia: la Chiesa lamenta la mancanza di insegnanti di religione
  • Concluso in Brasile il terzo Congresso vocazionale nazionale
  • Congo: incontro a Brazzaville su donna e migrazione
  • Angola: pellegrinaggio al santuario di Mama Muxima in preghiera per la famiglia
  • Ucraina: progetto di ampliamento dell’università cattolica di L’viv
  • Portogallo: nella diocesi di Porto la missione pastorale entra nelle scuole
  • Al via a Roma il Capitolo generale dei missionari Oblati
  • Presentato l’incontro per la pace di Sant’Egidio quest’anno a Barcellona
  • Spagna: continua il pellegrinaggio della Croce della Gmg
  • Scout italiani in Terra Santa per portare in dono l’effigie di “Maria regina degli scout”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sospesa la pena di morte alla lapidazione per Sakineh
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: la Chiesa si cambia con la conversione, non solo rinnovando le strutture. Il saluto alla Gran Bretagna in vista del prossimo viaggio

    ◊   La Chiesa non si rinnova cambiando semplicemente le strutture, ma con un “sincero spirito di penitenza” e “un operoso cammino di conversione”. E’ la lezione che Benedetto XVI ricava per i cristiani di oggi dagli insegnamenti della mistica tedesca Ildegarda di Bingen, vissuta nel 1100 e al centro, questa mattina in Aula Paolo VI, di una seconda catechesi all’udienza generale dopo quella di mercoledì scorso. Nei saluti in lingua inglese, il Papa ha poi indirizzato un videomessaggio alla popolazione britannica in vista del suo viaggio della prossima settimana, ringraziando tutti coloro che stanno adoperandosi per organizzarlo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Impressiona, e certamente fa riflettere, l’aderenza alle vicende della Chiesa del nostro tempo del messaggio che una mistica del XII secolo rivolge alla Chiesa del suo. Benedetto XVI ne parla alla fine della catechesi, lasciando che le parole di Ildegarda di Bingen penetrino i cuori dei cristiani di oggi come certamente fecero all’epoca, quando la religiosa tedesca indirizzò frasi di fuoco ai càtari – un gruppo, ha ricordato il Papa, che propugnava “una riforma radicale della Chiesa, soprattutto per combattere gli abusi del clero”:

    “Lei li rimproverò aspramente di voler sovvertire la natura stessa della Chiesa, ricordando loro che un vero rinnovamento della comunità ecclesiale non si ottiene tanto con il cambiamento delle strutture, quanto con un sincero spirito di penitenza e un cammino operoso di conversione. Questo è un messaggio che non dovremmo mai dimenticare”.

    La seconda catechesi consecutiva dedicata a Ildegarda di Bingen, che trascorse gran parte del 1100 come superiora del monastero di San Disibodo, nella regione della Renania, ruota attorno a un altro concetto già accennato dal Pontefice mercoledì scorso, quando celebrò l’importanza del “genio femminile” al servizio del Vangelo. Parlando degli scritti con i quali la mistica lasciò traccia delle sue numerose visioni, Benedetto XVI ha affermato che è evidente come “la teologia possa ricevere un contributo peculiare dalle donne”, perché…

    “…esse sono capaci di parlare di Dio e dei misteri della fede con la loro peculiare intelligenza e sensibilità. Incoraggio perciò tutte coloro che svolgono questo servizio a compierlo con profondo spirito ecclesiale, alimentando la propria riflessione con la preghiera e guardando alla grande ricchezza, ancora in parte inesplorata, della tradizione mistica medievale, soprattutto a quella rappresentata da modelli luminosi, come appunto Ildegarda di Bingen”.
    Soffermandosi su alcune delle opere più importanti della religiosa renana – che fu, ha rammentato, versatile in quanto a interessi che spaziavano dalla medicina alla musica – il Papa ha citato un libro che descrive le visioni “come un’unica e poderosa visione di Dio che vivifica il cosmo con la sua forza e la sua luce”. E che, anche in questo caso, contiene un insegnamento molto attuale:

    “Ildegarda sottolinea la profonda relazione tra l’uomo e Dio e ci ricorda che tutta la creazione, di cui l’uomo è il vertice, riceve vita dalla Trinità. Lo scritto è incentrato sulla relazione tra virtù e vizi, per cui l’essere umano deve affrontare quotidianamente la sfida dei vizi, che lo allontanano nel cammino verso Dio e le virtù, che lo favoriscono. L’invito è ad allontanarsi dal male per glorificare Dio e per entrare, dopo un’esistenza virtuosa, nella vita ‘tutta di gioia’”.

    Ascoltata da vescovi e abati per la sua sapienza, Ildegarda di Bingen tenne una fitta corrispondenza giunta fino ai nostri giorni. “Molte risposte – ha riconosciuto Benedetto XVI – restano valide anche per noi”. Ad esempio, quella rivolta a una comunità religiosa femminile nella quale Ildegarda parla di come sia possibile preparare l’anima a percepire la voce di Dio:

    “La vita spirituale deve essere curata con molta dedizione. All’inizio la fatica è amara. Poiché esige la rinuncia all’estrosità, al piacere della carne e ad altre cose simili. Ma se si lascia affascinare dalla santità, un’anima santa troverà dolce e amorevole lo stesso disprezzo del mondo. Bisogna solo intelligentemente fare attenzione che l’anima non avvizzisca” .

    Durante la catechesi e i saluti in lingua inglese, Benedetto XVI ha dedicato un videomessaggio al viaggio apostolico in Gran Bretagna, che inizierà giovedì 16 settembre. Definendosi impaziente di raggiungere il Paese e di incontrarvi “i rappresentanti delle diverse tradizioni religiose e culturali”, il Papa ha rivolto un ringraziamento collettivo a tutte le autorità, a partire dalla regina Elisabetta e dall’arcivescovo di Canterbury, che si sono impegnate per rendere possibile la visita a livello politico-istituzionale e religioso. E parlando del grande appuntamento del 19 settembre a Birmingham – la Beatificazione del cardinale John Henry Newman – il Papa ha osservato:

    This truly great Englishman lived an exemplary…
    Questo inglese veramente grande ha vissuto una vita sacerdotale esemplare e attraverso i suoi ampi scritti ha offerto un contributo duraturo alla Chiesa e alla società, sia nella sua terra natale che in molte altre parti del mondo. Spero e prego che sempre più persone possano beneficiare della sua dolce saggezza ed essere ispirati dal suo esempio di integrità e di santità di vita”.

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    Benedetto XVI al Consiglio d'Europa: la fede cristiana favorisce la condivisione dei diritti umani universali

    ◊   “Moderazione, saggezza e coraggio” sostengano la vostra “missione delicata e importante”, così Benedetto XVI, ricevendo stamane i membri dell’Ufficio dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. L’incontro è avvenuto nell’Auletta Paolo VI, dopo l’udienza generale, in occasione del 60.mo anniversario della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Che la vostra sia sempre una missione “al servizio del bene comune dell’Europa”, ha auspicato il Papa, raccomandando “moderazione, saggezza e coraggio”, nell’affrontare questioni “importanti” in agenda dell’Assemblea parlamentare, che interessano soprattutto “persone che vivono situazioni particolarmente difficili o subiscono gravi violazioni della loro dignità”: “persone affette da handicap, bambini che subiscono violenza, immigrati, rifugiati, quelli che pagano il prezzo più alto per l’attuale crisi economica e finanziaria, quelli che sono vittime di estremismi o di nuove forme di schiavitù, come il traffico di essere umani, il commercio illegale di droghe e prostituzione”, e così anche le vittime della guerra e a quanti vivono in democrazie fragili.

    Il Santo Padre si è detto “ben informato” degli sforzi in atto nel Consiglio d’Europa “per difendere la libertà religiosa e opporsi alla violenza e all’intolleranza contro i credenti in Europa e nel mondo intero"...

    “ ... Keeping in mind the context of today’s society….”
    "...tenendo conto il contesto della società odierna dove s’incontrano differenti popoli e culture è imperativo – ha puntualizzato – sviluppare la validità universale dei diritti umani cosi anche la loro inviolabilità, inalienabilità e indivisibilità.”

    Ha ricordato quindi Benedetto XVI “i rischi associati al relativismo nell’area dei valori, dei diritti e dei doveri”, e si è chiesto: “Se questi fossero privi di un oggettivo fondamento razionale, comune a tutti i popoli, e fossero basati esclusivamente su particolari culture, provvedimenti legislativi o sentenze giudiziarie, come potrebbero offrire un terreno solido e durevole alle istituzioni sovranazionali, come il Consiglio d’Europa? Come potrebbe esserci un fruttuoso dialogo tra culture” senza “principi universali intesi allo stesso modo dagli Stati membri”? “Valori, diritti e doveri” che “sono radicati – ha ribadito il Papa – nella dignità di ogni persona, qualcosa che è accessibile al ragionamento umano”.

    “The Christian faith does not impede…..”
    “La fede cristiana – ha concluso il Papa – non impedisce, ma favorisce questa ricerca, ed è un invito a ricercare le basi soprannaturali di questa dignità.”

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    Festa della Natività. Il Papa: "Maria ci accompagni nel nostro cammino alla sequela di Cristo"

    ◊   La Chiesa celebra oggi la Natività di Maria, una festa introdotta nel settimo secolo da San Sergio I Papa. Benedetto XVI, al termine dell’udienza generale, riferendosi a questa memoria liturgica, ha sottolineato che “Maria ci precede nel cammino della fede perché ‘ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore’”. Ha quindi invocato l’intercessione della Madre di Dio perché “ci accompagni nel nostro cammino alla sequela di Cristo”. Sulle origini di questa festa, Isabella Piro ha intervistato padre Salvatore Perrella, vicepresidente dell’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana:

    R. – Prima di tutto questa non è una Festa di origine biblica, ma una Festa storico-teologica. Come noi festeggiamo la nascita di Gesù e la nascita del suo precursore Giovanni Battista, la Chiesa d’Oriente e di Occidente celebrano anche la Natività di Maria. Mentre per il Battista e per Gesù la nascita è attestata dai Vangeli di Matteo e di Luca, per Maria non abbiamo notizie nel Vangelo, ma il Protovangelo di Giacomo ci dice che i genitori di Maria sono Gioacchino ed Anna: Gioacchino sacerdote del Tempio, Anna donna santa e devota. Questa natività di Maria, di fonte apocrifa non evangelica, viene considerata con la stessa dignità e valenza del racconto evangelico della visitazione di Maria a Santa Elisabetta.

    D. – Quale messaggio ci arriva da questa Festa?

    R. – Ogni nascita è gioia, luce e speranza. Ogni nascita è gloria di Dio. Ogni nascita “dice” Dio. Ogni nascita “dice” la dignità dell’uomo. Se questo è vero per Dio e per l’uomo, tanto più la Festa della Natività di Maria è festa della Chiesa perché Maria chi è se non la Madre di nostro Signore, se non - come diceva Paolo VI – la “Madre della Chiesa”? Perché nella nascita di Maria noi vediamo già l’aurora di Colui che sarà il sole della giustizia: Gesù Cristo. L’inseparabilità di Maria da Cristo e di Cristo da Maria si vede anche in questa Festa.

    D. – La Natività di Maria cosa insegna alla donna contemporanea?

    R. – Se noi guardiamo in modo realistico, la donna di oggi vuole essere proprietaria del suo corpo e di se stessa. La Natività di Maria ci dice che ogni figlio nasce da un progetto e questo progetto è ugualmente condiviso e corresponsabilizzato dal marito e dalla moglie, cioè dai due che si amano. Quindi, la Natività di Maria è veramente motivo di responsabilità perché colui che nasce deve nascere da un progetto di amore ed è da questo progetto di amore che diventa carne della propria carne. E’ nato così anche il Figlio di Dio, il Figlio di Maria. Quindi, è una Festa sicuramente impegnativa, che ci fa riflettere sul senso della nascita, sul senso del vivere.

    D. – Come possiamo, quindi, celebrare questa Festa nel modo migliore?

    R. – Ricordandoci di essere nati anche noi e di essere nati da un progetto e di progettare nel progetto di Dio la nostra esistenza, cioè rinascere in Dio. Possiamo rinascere in Dio come Maria se sapremo, come Maria, pronunciare quotidianamente, pur nelle difficoltà, il nostro “Fiat”.

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    Il Papa incontra il premier di Capo Verde

    ◊   Questa mattina, al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha salutato il primo ministro di Capo Verde, José Maria Pereira Neves, che in precedenza era stato ricevuto anche dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è compiaciuti delle buone relazioni bilaterali, nonché del contributo che la Chiesa offre al bene dell’intera Nazione-Arcipelago. Si è anche auspicata una collaborazione sempre più stretta in campo sanitario ed educativo. Si è deciso di istituire una Commissione bilaterale di lavoro, per avviare l’elaborazione di un Accordo-quadro tra la Santa Sede e Capo Verde”.

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    La musica di Mozart, raggio della bellezza del Cielo che illumina anche la morte: così il Papa al Concerto a Castel Gandolfo

    ◊   Nella musica di Mozart si percepisce “un raggio della bellezza del Cielo”, la “luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza” anche nel buio della sofferenza e della morte: è quanto ha affermato Benedetto XVI ieri sera al termine del concerto in suo onore nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, offerto dalla Pontificia Accademia delle Scienze. L’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta dal maestro Claudio Desideri, e il coro “Accademia della Voce” di Torino, diretto da Sonia Franzese, hanno eseguito la Messa da Requiem in Re minore di Wolfgang Amadeus Mozart. Il servizio di Cecilia Seppia.

    (Requiem)

    Un momento di gioia interiore e riflessione spirituale, che porta ad una “meditazione drammatica ma serena sulla morte”: così Benedetto XVI, al termine del concerto in suo onore, riflette sul Requiem di Mozart, sottolineando il particolare affetto che lo lega al sommo musicista:

    “Ogni volta che ascolto la sua musica non posso non riandare con la memoria alla mia chiesa parrocchiale, quando, da ragazzo, nei giorni di festa, risuonava una sua “Messa”: nel cuore percepivo che un raggio della bellezza del Cielo mi aveva raggiunto, e questa sensazione la provo ancora ogni volta, anche oggi”.

    In lui, dice il Papa, “ogni cosa è in perfetta armonia”, in ogni nota, in ogni frase musicale, anche “gli opposti sono riconciliati” e “la ‘serenità mozartiana’ avvolge tutto”:

    “E’ un dono questo della Grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che – specie nella sua musica sacra – riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte”.

    Citando una lettera che l’artista austriaco scrisse al padre, nella quale la morte viene descritta come amica sincera e carissima dell’uomo, in ultimo la chiave della felicità terrena, il Papa sottolinea:

    “È uno scritto che manifesta una fede profonda e semplice, che emerge anche nella grande preghiera del Requiem, e ci conduce, allo stesso tempo, ad amare intensamente le vicende della vita terrena come doni di Dio e ad elevarci al di sopra di esse, guardando serenamente alla morte come alla ‘chiave’ per varcare la porta verso la felicità eterna”.

    “Il Requiem di Mozart – ha concluso il Papa – è un’alta espressione di fede, che ben conosce la tragicità dell’esistenza umana e che non tace sui suoi aspetti drammatici, e perciò è un’espressione di fede propriamente cristiana, consapevole che tutta la vita dell’uomo è illuminata dall’amore di Dio”.

    (Requiem)

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    Nomina

    ◊   Il Papa ha nominato curatore delle Stampe presso la Biblioteca Apostolica Vaticana la dott.ssa Barbara Jatta.

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    I saluti di Benedetto XVI, Bartolomeo I e Kirill I al Convegno di Bose sulla spiritualità ortodossa

    ◊   Benedetto XVI ha fatto giungere il suo saluto ai partecipanti al 18.mo Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, promosso da oggi all’11 settembre nel Monastero di Bose in collaborazione con le Chiese Ortodosse e dedicato quest'anno al tema "Comunione e solitudine". In un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, esprime apprezzamento per la “lodevole e promettente perseveranza di tali appuntamenti” nonché “la crescente adesione all’iniziativa che questa volta vedrà intervenire numerosi metropoliti e vescovi, oltre a monaci, presbiteri e fedeli laici”. Facendo riferimento al tema del convegno, il Santo Padre ha sottolineato “l’interesse della tematica scelta” che è “ricca di spunti per l’approfondimento e anche di grande attualità pastorale e culturale”. Benedetto XVI invita infine “a volgere lo sguardo alla Beata Vergine Maria e, da Lei guidati, a contemplare in Cristo il perfetto modello di armonia tra comunione e solitudine, in cui personalmente sussiste Dio Uno e Trino”.

    Messaggi sono stati inviati anche dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I. Bartolomeo I si rivolge ai monaci di Bose con queste parole: “il vostro inestimabile contributo monastico nella nostra epoca e nel nostro mondo travagliato riflette la definizione data del monaco, nel quarto secolo, da Evagrio Pontico, come un essere ‘separato da tutti, mentre è compartecipe di tutti’ (Sulla preghiera, c. 124) e realizza l’esortazione espressa nel sesto secolo da Barsanufio e Giovanni a essere ‘con gli altri come non essendo insieme a loro’ (Lettera 173). La solitudine e il silenzio, infatti, in ultima analisi ci insegnano il giusto modo di relazionarci e di essere in comunione con gli altri”.

    Kirill I, da parte sua, ricorda che “tanto la solitudine, l’allontanamento dal mondo, quanto l’apertura alla comunione con il prossimo sono da sempre considerate necessarie pratiche spirituali sul cammino della salvezza. Il Salvatore stesso ci diede esempio di armonica unione di vita comune e solitudine, quando predicando il Vangelo con i suoi discepoli si allontanò in un luogo desertico per una preghiera personale (Lc 6,16)”. “Nel monachesimo russo – ha proseguito - vi è sempre stata la ricerca di un equilibrio tra vita comune e solitudine, per la consapevolezza che sia l’allontanamento dalle seduzioni del mondo, sia il servizio comunitario avessero pari importanza nella vita del cristiano”. Il Patriarca di Mosca afferma quindi “che anche la cultura contemporanea, di fronte al pericolo di una completa secolarizzazione, priva di principio spirituale, abbia bisogno del benefico influsso degli asceti cristiani dei nostri giorni”. Quindi, conclude: “il mondo deve vedere che i doni dello Spirito Santo, trasfiguranti la vita umana, anche oggi abbondano tra coloro che cercano di vivere secondo il Vangelo, come tra gli uomini di preghiera dei secoli passati. La loro esperienza spirituale, costituitasi nella comunione con Dio e con gli uomini, è capace di ispirare tutti coloro che cercano la verità e tendono al perfezionamento spirituale”.

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    La Santa Sede contro il rogo del Corano: gesto di grave oltraggio

    ◊   Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha accolto con “viva preoccupazione” la notizia della proposta, lanciata da una comunità evangelica degli Stati Uniti, di una Giornata del rogo del Corano, il “Koran Burning Day”, per l’11 settembre, anniversario dei tragici attacchi terroristici che nel 2001 causarono numerose vittime innocenti e ingenti danni materiali. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “A quei deprecabili atti di violenza – afferma un comunicato del dicastero vaticano - non si può porre rimedio contrapponendo un gesto di grave oltraggio al libro considerato sacro da una comunità religiosa. Ogni religione, con i rispettivi libri sacri, luoghi di culto e simboli ha diritto al rispetto ed alla protezione: si tratta del rispetto dovuto alla dignità delle persone che vi aderiscono ed alle loro libere scelte in materia religiosa”.

    “La necessaria riflessione che si impone a tutti nel ricordo dell’11 settembre – prosegue il comunicato del dicastero - rinnova, anzitutto, i nostri sentimenti di profonda solidarietà con quanti sono stati colpiti dagli orrendi attacchi terroristici. A tali sentimenti si unisce la nostra preghiera per essi e per i loro cari che hanno perso la vita. Tutti i responsabili religiosi e tutti i credenti sono chiamati anche a rinnovare la ferma condanna di ogni forma di violenza, in particolare quella compiuta in nome della religione”. Giovanni Paolo II – ricorda il comunicato – ha affermato che “il ricorso alla violenza in nome di una credenza religiosa è una perversione degli insegnamenti stessi delle maggiori religioni” (Discorso al nuovo Ambasciatore del Pakistan, 17.12.1999), mentre Benedetto XVI ha dichiarato che “l’intolleranza e la violenza non possono mai essere giustificate come risposte alle offese, perché non sono compatibili con i sacri principi della religione” (Discorso al nuovo Ambasciatore del Marocco, 20.02.2006).

    Da parte loro i rappresentanti di varie religioni negli Stati Uniti, tra cui l'arcivescovo emerito di Washington, il cardinale Theodore McCarrick, hanno condannato duramente in una dichiarazione comune la proposta del “Koran Burning Day” lanciata da una comunità evangelica della Florida, denunciando con forza quella che hanno definito "frenesia anti-musulmana". “Non è questa la vera America – ha detto il cardinale McCarrick - non lo è mai stata e mai dovrà esserlo. Quel che diciamo in questo documento è che per noi l’America vera è un posto dove le religioni sono rispettate”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All’udienza generale dedicata a santa Ildegarda Benedetto XVI parla del prossimo viaggio nel Regno Unito.

    Nel servizio internazionale, in primo piano la fame nel mondo: l’Onu invita ad affrontare il ritorno dell’instabilità sui mercati agricoli internazionali.

    Nel servizio religioso, un articolo sul comunicato del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso nel quale si esprime “viva preoccupazione” per la proposta di un Koran Burning Day per l’11 settembre da parte di un gruppo evangelico.

    Caro Osservatore ho discettato a lungo con il duca: Paolo Garimberti, presidente della Rai, risponde al nostro giornale sulla lirica in televisione.

    La morte amica sincera e carissima: il discorso del Papa al termine del “Requiem” di Mozart eseguito dall’orchestra di Padova e del Veneto, e dal coro Accademia della Voce di Torino, nel cortile del Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo martedì 7 settembre.

    Disegnate ancora e non spade: Fabrizio Bisconti sui Padri della Chiesa e le immagini del sacro.

    Hildegard von Bingen e la musica: Marcello Filotei sulla lingua insolita della mistica tedesca.

    La mnemotecnica nella “Divina Commedia”: un estratto da una lezione di Lina Bolzoni tenuta a Ravenna in occasione della Scuola estiva internazionale di studi danteschi organizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Scherer: i politici ascoltino il grido degli esclusi

    ◊   Grande partecipazione, ieri, in tutto il Brasile alle manifestazioni del “Grido degli esclusi”, l’ormai tradizionale iniziativa di Chiese e movimenti a sostegno dei più poveri, che quest’anno si è svolta sul tema “La vita al primo posto!” . Ma come è nata questa manifestazione? Silvonei Protz lo ha chiesto al cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo del Brasile:

    R. – Anzitutto, il “Grido degli esclusi” fa riferimento al grido della proclamazione dell’indipendenza, 188 anni fa. Oggi tanti brasiliani si sentono ancora esclusi dai benefici dell’indipendenza, del progresso, dello sviluppo economico, dei diritti acquisiti con l’indipendenza nazionale. Quindi, questo giorno cerca di far sentire ai governanti, alle autorità, e comunque alla nazione, il grido di coloro che ancora sentono il bisogno di aiuto, di essere ascoltati, che i loro diritti siano rispettati, presi in considerazione. C’è uno sviluppo economico che si può vedere, ma tanta, tanta gente è ancora esclusa da questo sviluppo.

    D. – Il “Grido degli esclusi” di quest’anno si situa nel periodo elettorale. Il prossimo mese di ottobre avremo le elezioni presidenziali e del Parlamento. Un momento importante anche per sentire questo grido...

    R. – I candidati sono politici che devono in qualche modo raccogliere il “Grido degli esclusi”, per accogliere nei loro progetti di governo, di amministrazione pubblica, tutti i bisogni della popolazione. Il “Grido degli esclusi” di quest’anno ha un significato politico molto particolare.

    D. – Secondo lei, qual è la principale sfida per il prossimo presidente del Brasile?

    R. – Sono tante le sfide. Ci vuole veramente un atteggiamento molto coraggioso, nel senso dello sviluppo sociale, per superare tante situazioni, perché la gente ancora vive nella miseria, in abitazioni poco degne e anche nell’insicurezza sociale e culturale.

    D. – La Chiesa cattolica come segue questo processo elettorale?

    R. – La Chiesa in Brasile non ha un’opzione partitica, non indica dei candidati ai fedeli, ma cerca di dare dei criteri secondo i quali votare delle persone brave e capaci di governare bene, che rispettino quelli che sono i diritti veri, profondi e fondamentali della persona, persone che stiano attente ai veri bisogni della popolazione, in modo che gli eletti siano persone che governano per tutti.

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    Rapporto shock dell’Onu in Congo: 500 donne stuprate in due mesi

    ◊   L’Onu torna a denunciare violenze atroci contro le donne in Congo ed ammette di non riuscire ad evitarle. Il servizio di Elisa Castellucci:

    Circa 500 donne stuprate nel Congo orientale tra luglio e agosto. E’ la denuncia shock che arriva dall'Onu. La responsabile speciale dell'Onu per la prevenzione delle violenze contro le donne Margaret Wallstrom, infatti, ha presentato un rapporto, al Consiglio di Sicurezza, in cui si ricordano gli stupri di massa di 150 donne in 13 villaggi della provincia di Nord Kivu, già denunciati un mese fa, e si aggiunge che da allora il numero delle vittime delle violenze è salito. Il sottosegretario al peacekeeping Atul Khare, inviato dal Palazzo di Vetro per indagare, ha riferito, sempre al Consiglio di Sicurezza, che nel frattempo almeno altre 257 persone sono state stuprate in altri villaggi di Nord Kivu e di Sud Kivu per un totale di almeno 499 vittime: tra queste, decine di bambine e ragazze, dai 7 ai 21 anni. Nell’ennesima denuncia Onu c’è anche una ammissione importante: ''Le nostre azioni non sono state adeguate ed hanno portato a inaccettabili brutalità, ha affermato l’inviato Onu. E proprio per parlare del rapporto sulle violenze in Congo, il presidente del Rwanda, Paul Kagame, incontrerà oggi il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon. Secondo l’agenzia Misna, Kagame accusa il rapporto di creare instabilità nella regione ed ha minacciato di ritirare i propri soldati da tutte le missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite a partire dalla regione sudanese del Darfur. Ieri il Consiglio di Sicurezza aveva accusato le forze di interposizione rwandesi nella Repubblica Democratica del Congo di non aver fatto nulla per fermare gli stupri di massa avvenuti nella regione del Kivu.

    Sull’utilità delle missioni dei caschi blu dell’Onu, Stefano Leszczynski ha intervistato Enrico Casale, giornalista esperto di questioni africane della rivista Popoli:

    R. – Dal punto di vista teorico le missioni dell’Onu sono assolutamente indispensabili. Dal punto di vista pratico il discorso è diverso. Spesso e volentieri come membri di queste missioni Onu vengono inviati reparti di eserciti che non curano la formazione e la preparazione dei propri militari e, quindi, queste missioni dell’Onu si trasformano in un fallimento.

    D. – Questo crea anche un particolare clima di sfiducia nei confronti dei caschi blu?

    R. – Certo, perché la popolazione che inizialmente si fida di queste truppe, poi, di fronte all’impotenza, alla mancanza di volontà di intervenire in situazioni così delicate non si fida più di queste truppe. Il fatto che, per esempio, in occasioni di queste violenze - che sono state interpretate ai danni di donne e minori nel nord del Kivu - le forze dell’Onu fossero state avvisate e non siano intervenute, provoca - è chiaro - non solo mancanza di fiducia ma anche sgomento nelle popolazioni.

    D. – Situazioni come quelle che si sono verificate nella Repubblica Democratica del Congo mostrano un po’ una intrinseca debolezza di questa struttura delle Nazioni Unite …

    R. - Il caso del Rwanda è chiaro. Di fronte alla pubblicazione di un rapporto in cui si denuncia il coinvolgimento del Rwanda nei massacri che sono stati compiuti nell’est del Congo tra il ’93 e il 2003, questo fa sì che il Rwanda ricatti l’Onu, dicendo: se viene pubblicato questo rapporto noi non parteciperemo più alle missioni dell’Onu, soprattutto in Sudan dove sono coinvolti attualmente i soldati rwandesi. Questo fa sì che l’Onu rimanga ricattabile e, quindi, venga un po’ meno al suo ruolo di denuncia dei crimini contro la popolazione più inerme.

    D. – Per esempio, nel caso del Rwanda fa specie che una missione, come quella nella Repubblica Democratica del Congo, ma anche quella nel Sudan, venga affidata a un Paese che di fondo è di giovanissima democrazia …

    R. – Sì, è un po’ la contraddizione che fa sì che a capo di commissioni per la difesa dei diritti umani ci siano esponenti di Paesi che a loro volta, all’interno, non tutelano i diritti umani. E’ un po’ la contraddizione in generale dell’Onu, nel senso che quindi, all’interno delle Nazioni Unite ci sono anche Paesi che non sono assolutamente democratici e di conseguenza anche queste missioni scontano questa contraddizione.

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    L'Afghanistan ricorda l'uccisione di Massoud, il Leone del Panshir

    ◊   L’Afghanistan ricorda domani l’uccisione di Ahmad Shah Massoud, leader dell'Alleanza del Nord e combattente contro il regime dei Taleban, assassinato da terroristi suicidi - travestiti da giornalisti - il 9 settembre 2001, due giorni prima dell'attacco agli Stati Uniti. Quest’anno la ricorrenza cade alla vigilia delle elezioni parlamentari del prossimo 18 settembre e in un quadro di sicurezza ancora instabile, quando Washington ha annunciato il disimpegno della propria missione per l’estate 2011: tre vittime si segnalano nelle ultime ore per un attentato suicida nella provincia settentrionale di Baghlan, mentre ieri era stato assassinato a Kabul il giornalista afghano Sayed Hamid Noori. Sull’attuale momento vissuto in Afghanistan, Giada Aquilino ha intervistato Marco Lombardi, responsabile dei Progetti educativi nel Paese asiatico dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

    R. – E’ un momento difficile, anche per una convergenza di date e una serie di eventi: il 18 settembre ci sono le elezioni, inizialmente previste per il 22 maggio e poi rinviate. Queste elezioni cominciano, per esempio, con il rapimento il 26 agosto di Fauzia Gilani, una candidata già eletta nella circoscrizione di Herat; con almeno quattro attentati ad altri candidati; con i talebani che dicono: “boicotteremo queste elezioni, cominciando ad attaccare anche il personale militare afghano: consigliamo ai civili di stare alla larga”.

    D. – Quando venne ucciso, Massoud stava rapidamente imponendosi come leader nazionale, anche se ufficialmente era il vice presidente dello Stato islamico dell’Afghanistan, che però controllava soltanto il 10 per cento del territorio. Come viene ricordato Massoud in Afghanistan?

    R. – È stato l’emblema dell’unità nazionale. Dopo le battaglie con i sovietici, cercava di costruire un Afghanistan che fosse pacifico o perlomeno unito. I talebani lo cacciarono nel ’96 da Kabul e lui ricominciò dalle montagne a fare la stessa guerra contro i talebani, come fece con i sovietici. Il 9 settembre 2001 ebbe questo attentato. Fallì sicuramente nei confronti dell’Occidente nel riuscire a promuovere un appoggio già prima che i talebani si instaurassero: sottolineava come fosse improponibile e pericoloso un regime così totalitario e integralista come quello dei talebani. Per il suo piccolo esercito - fra i 15 e i 20 mila uomini che attaccavano i talebani - lui era un eroe e forse non lo è stato a sufficienza in quel periodo per il resto del Paese, che già soffriva del problema talebano. Oggi Massoud si rivede sui cartelloni in Afghanistan e tutto sommato è una speranza, perché sicuramente il “Leone del Panshir” è stato uno dei pochi che recentemente ha cercato un Afghanistan unito, seppur poco creduto, diciamo così, soprattutto dal mondo globale di allora.

    D. – Oggi l’emergenza è ancora la sicurezza: i talebani continuano ad essere attivi soprattutto nel sud del Paese e nell’estate 2011 è previsto il disimpegno statunitense. Verso cosa si va?

    R. – Sì, la sicurezza è il grande problema. La dottrina Petraeus sta cominciando a penetrare l’Afghanistan. La sicurezza è il prerequisito per fare qualunque cosa: senza sicurezza non possiamo fare strade, non possiamo fare educazione. Oggi bisogna investire, dando la possibilità agli afghani di essere in grado di gestire le infrastrutture locali.

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    La Chiesa francese riflette sul Sinodo per il Medio Oriente

    ◊   Si è tenuta stamani a Parigi una Conferenza stampa organizzata dall’Episcopato francese e da L’Oeuvre d’Orient sulle sfide e le attese delle comunità cristiane orientali in vista del prossimo Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, che inizierà in Vaticano il prossimo 10 ottobre. All’incontro è intervenuto anche il cardinale arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese e ordinario degli Orientali cattolici in Francia. Ma quale contributo possono dare i cristiani francesi alle comunità ecclesiali orientali? Helene Destombes lo ha chiesto a padre Pascal Gollnisch, direttore generale de L’Oeuvre d’Orient:

    R. - Il s’agit bien de nous faire un éco de ce qu’il vive ….
    Si tratta anzitutto di essere eco di ciò che vivono: quindi una vita di Chiesa, una missione che portano avanti, la possibilità di operare nello stesso tempo a livello di evangelizzazione e di promozione sociale. C’è una grande tradizione francese - come si sa - per le numerose scuole presenti in Medio Oriente, che hanno formato l’élite del Medio Oriente e non soltanto cristiana, ma anche musulmana. Di conseguenza c’è una forte tradizione culturale d’influenza francese e soprattutto della Chiesa francese in questa regione. Noi facciamo sentire la voce dei cristiani del Medio Oriente ed è per noi importante seguirli, incontrarli ed ascoltarli. Credo che si siano creati dei forti legami di amicizia e di fraternità tra di noi, che vanno al di là dell’aiuto materiale che possiamo portare loro. Questo è quello che maggiormente si aspettano da noi.

    D. - Quali sono oggi le sfide e le attese dei cristiani d’Oriente?

    R. - Il y a d’abord une attente de pouvoir…
    C’è anzitutto un’attesa di poter essere dei cittadini integrati e riconosciuti nei Paesi nei quali vivono. In questo senso noi siamo disposti ad aiutarli, siamo al loro fianco. Si tratta, però, di un’azione lunga e che deve essere perseverante e costante: non si tratta evidentemente di un’azione diretta contro qualcuno, ma soltanto di un’azione a sostegno dei cristiani che vivono in Medio Oriente, perché possano avere effettivamente la piena capacità di esercitare la loro cittadinanza. Noi siamo coscienti di aiutare questi Paesi nella loro integralità: in un certo Paese in Medio Oriente in cui vive una minoranza cristiana, ci sforziamo di aiutare questa minoranza cristiana a vivere pienamente la loro appartenenza, la loro cittadinanza, cercando però di aiutare questo Paese nella sua totalità. C’è, quindi, anzitutto questa voglia di appartenenza, di piena cittadinanza. C’è poi una prospettiva evidentemente professionale: è necessario che i cristiani in Medio Oriente abbiano degli sbocchi professionali, che gli permettano di affrontare serenamente l’avvenire. E’ anche necessario permettergli di professare la loro religione in modo libero, in modo sereno, senza vergogna e senza paura. Certo, non si vergognano della loro religione, ma non devono aver paura a causa della loro religione. Gli deve, quindi, essere permesso di poterla vivere senza alcuna preoccupazione, senza alcun timore. L’auspicio è che i cristiani possano avere una speranza ragionevole di restare nei loro Paesi e questo in ragione delle difficoltà che, a volte, possono incontrare nella loro vita quotidiana e quindi di un qualche tipo di esodo che si può verificare in un Paese piuttosto che in un altro. Il rischio è di pensare queste Chiese soltanto come un ricordo del passato: ma non rappresentano un qualcosa del passato, sono chiese rivolte al futuro, proprio perché caratterizzate da grandi speranze. Noi confidiamo nel fatto che riusciranno, negli anni che verranno, a vivere la loro missione.

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    "Santi per vocazione": il cardinale Tettamanzi presenta il nuovo anno pastorale della diocesi di Milano

    ◊   Si intitola “Santi per vocazione” la lettera dell’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, inviata a tutti i fedeli della diocesi per presentare il Percorso pastorale del nuovo anno, aperto oggi, nella Festa del Duomo di Milano. Il servizio di Fabio Brenna:

    Chiama tutti alla santità, l’arcivescovo di Milano, nel nuovo anno pastorale aperto oggi con la celebrazione in Duomo della Festa di Maria Nascente. E’ una santità di popolo quella che indica il cardinale, sull’esempio di San Carlo Borromeo, che esplicitò nella vita di tutti i giorni quello che potrebbe sembrare un traguardo per pochi eletti e che invece è presente ed operante nella Chiesa di oggi. Il cardinale Dionigi Tettamanzi:

    “Ispirandoci alla santità di San Carlo, vogliamo rivivere la sua eroica dedizione di amore alle più diverse condizioni di vita provata, ferita, sconvolta e sofferente. Un servizio ai piccoli, generato e portato all’estremo dono di sé grazie alla contemplazione di Cristo Crocifisso”.

    Il cardinale Tettamanzi chiama alla santità soprattutto le famiglie, che nella vita di ogni giorno possono vivere gli ideali del Vangelo senza perdersi – come ha recentemente detto il Papa ai giovani - nella normalità della vita borghese. Santità è mettersi poi a servizio della vita - sottolinea l’arcivescovo - quella del nascituro in primo luogo, ma non solo:

    “Quella del nascituro, quella del bambino, del bambino nei primi anni di vita, e piccolezza nel più ampio e vario senso di tutte quelle forme di fragilità e solitudine, di disabilità fisica e mentale, di disagio che rendono faticosa, incompresa, trascurata e perfino rifiutata la vita umana”.

    Di qui l’impegno per una fede che si rende operosa attraverso la carità, con il rilancio del Fondo diocesano Famiglia-Lavoro, che sostiene le persone toccate dalla crisi:

    “Sappiamo di non poche imprese che rischiano la chiusura, di lavoratori il cui posto è a rischio. Vogliamo sostenerli con la vicinanza umana, con la preghiera e con l’aiuto concreto e discreto. Continuiamo ad educarci ad uno stile di vita segnato dalla giusta sobrietà e proprio per questo aperto alla solidarietà”.

    L’arcivescovo chiede poi alle comunità di elaborare una Carta di comunione per la missione, che tenga conto della concreta situazione sociale, culturale e pastorale del proprio territorio, non cedendo alla tentazione - dice il cardinale Tettamanzi - di “misurare la fede e la santità con i numeri e il confronto col passato”.

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    Giornata dell’Alfabetizzazione: puntare sulle donne per sconfiggere la povertà

    ◊   “Ogni donna alfabetizzata rappresenta una vittoria sulla povertà”: è quanto sottolinea il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, nel messaggio per l’odierna Giornata internazionale dell’alfabetizzazione. Le Nazioni Unite esortano dunque governi e Ong a promuovere l’alfabetizzazione femminile, mantenendo l’impegno preso nel Forum mondiale dell’educazione a Dakar nel 2000. Sull’importanza della lotta all’analfabetismo femminile, Alessandro Gisotti ha intervistato Anna Maria Errera, vice presidente dell’Opam, l’Opera di Promozione dell'Alfabetizzazione nel Mondo:

    R. - La donna è la chiave dello sviluppo. Sulle spalle delle donne pesa il destino di tutta l’umanità e non soltanto quella dei Paesi poveri. I legami fra sviluppo e promozione della donna e istruzione femminile sono sempre più evidenti, eppure - nonostante tutto - ancora nel mondo ci sono 759 milioni di analfabeti e i due terzi sono donne. Promuovere l’istruzione della donna significa promuovere lo sviluppo intero di un Paese, perché una donna istruita sarà una donna che più facilmente saprà andare incontro al futuro da protagonista. Laddove la donna è istruita, si ha una riduzione della mortalità materno-infantile, una riduzione dell’incidenza di quelle malattie che sono facilmente prevenibili attraverso, per esempio, l’igiene. Una donna istruita più facilmente comprenderà l’importanza dell’istruzione e farà sì che i propri figli frequentino una scuola piuttosto che essere inseriti precocemente nel mondo del lavoro.

    D. - Quali sono i principali ostacoli per l’alfabetizzazione delle donne e in che modo si possono rimuovere questi ostacoli?

    R. – Intanto, sono ostacoli di tipo culturale: una donna che prende coscienza dei propri diritti è una donna che sarà in grado di lavorare ed impegnarsi perché questi vengano affermati. Questo significa favorire l’inserimento scolastico delle bambine e far sì che si riduca l’incidenza di matrimoni precoci, che rendono madri e mogli bambine in tenera età. Favorire l’alfabetizzazione delle donne significa far sì che ogni villaggio abbia la propria scuola, perché con molta difficoltà le famiglie sono disposte a far percorrere tanti chilometri a piedi, in situazioni di disagio e di pericolo, alle proprie bambine.

    D. - Cosa sta facendo l’Opam sul fronte dell’alfabetizzazione femminile?

    R. - In modo particolare, ultimamente stiamo curando un progetto destinato alla formazione di donne adulte di Tonga, che è uno dei villaggi più poveri della zona Bancuri, in Togo. Speriamo così che questa zona, attraverso il progetto di alfabetizzazione delle donne e delle mamme di questo distretto, possa iniziare uno sviluppo stabile nel tempo.

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    Chiesa e Società



    Congo: i missionari avevano già denunciato gli stupri nel Kivu

    ◊   “Finalmente anche l’Onu si è accorta di una situazione che noi come missionari e come Chiesa denunciamo da tempo. Mi chiedo però se non vi siano interessi strategici e politici per pubblicare questo rapporto proprio adesso” dice a Fides un missionario da Bukavu, capoluogo del Sud Kivu (nell’est della Repubblica Democratica del Congo) commentando la relazione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu di Atul Khare (sotto-Segretario dell’Onu incaricato delle missioni di pace). Khare ha rilevato che tra luglio ed agosto 500 persone hanno subito violenza sessuale nel Nord e Sud Kivu. La maggior parte delle violenze sono state commesse dalla Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (Fdlr, un gruppo ribelle formato da hutu rwandesi) e dai Mai-Mai, una milizia congolese che si batte contro la presenza straniera nel Kivu. Nell’area è dispiegata da tempo la Missione di Stabilizzazione dell’Onu in Congo (Monusco) che non è però riuscita a impedire questi crimini. '”Le nostre azioni non sono state adeguate e hanno portato a inaccettabili brutalità della popolazione dei villaggi in quell’area. Le nostre azioni sono state insufficienti, e la conseguenza sono state brutalità inaccettabili contro gli abitanti della regione. Dobbiamo fare meglio” ha ammesso Khare. “Mi chiedo perché proprio ora l’Onu denuncia questa situazione? Noto inoltre che nel rapporto dell’Onu si denunciano soprattutto le violenze delle Fdlr e dei Mai-Mai, ma non quelle commesse dagli altri gruppi armati presenti nel territorio, compresi gli stessi Caschi Blu” dice il missionario, che per motivi di sicurezza non desidera essere citato. “Non so se esiste una relazione tra questo improvviso risveglio dell’Onu nel denunciare la situazione umanitaria nell’area, e il dibattito in corso da mesi sul ritiro della missione delle Nazioni Unite in Congo, che non è molto ben vista dalla popolazione locale, perché considerata una copertura per interessi stranieri. E però vero che gli stessi parlamentari del Sud Kivu hanno chiesto all’Onu di non ritirare subito le truppe perché verrebbe meno l’unico, pur se inefficiente, baluardo contro violenze peggiori”. “Aggiungo pure che in questo momento continua l’operazione “Amani Leo”, che ha seguito Kimia II, condotta in Kivu contro le Fdlr, della quale si sa poco, ma che sta causando sofferenze alla popolazione civile” conclude la fonte di Fides. Le violenze contro i civili da parte dei soldati congolesi sono state denunciate dallo stesso comandante dell’operazione “Amani Leo”, il colonnello Delphin Kahimbi, che il 2 settembre, a Bukavu ha ammonito i suoi uomini, garantendo severe misure disciplinari nei confronti dei militari che commettono violenze sulla popolazione. Il 30 agosto, dopo la diffusione delle prime notizie sulle violenze nel Kivu, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa aveva dichiarato di essere “scioccato e disgustato” per questi “atti non umani”, chiedendo alle autorità nazionali di prendere provvedimenti efficaci per impedire nuove violenze e di portare i responsabili di fronte alla giustizia. (R.P.)

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    I vescovi iracheni condannano la Giornata contro il Corano

    ◊   In occasione della festa islamica di Eid al-Fitr, i cristiani in Iraq hanno inviato un messaggio di auguri alla comunità musulmana e nel contempo hanno condannato l’iniziativa del pastore americano Terry Jones, pastore di una chiesa a Gainesville, in Florida, che ha annunciato che brucerà una copia del Corano sabato 11 settembre, nono anniversario dell’attacco al World Trade Center. La tensione con la comunità islamica negli Stati Uniti, riferisce AsiaNews, si è acuita di recente, quando è circolata la notizia che si volesse costruire una nuova moschea nei pressi di Ground Zero, dove, nel 2001, nel crollo delle Torri Gemelle causati dagli attacchi di al Qaeda, morirono 2752 persone. Molti leader religiosi cristiani negli Usa hanno condannato pubblicamente questa recrudescenza di attrito, anche perché il rischio è, come già visto in passato, un conseguente aumento delle violenze anticristiane in Paesi islamici. Questa posizione è ben illustrata nel messaggio inviato oggi dall’arcivescovo caldeo di Kirkuk, in Iraq, Lous Sako: “Condanniamo questo gesto come irresponsabile e immorale, una violenza non solo verso la religione islamica, ma verso tutte le religioni”, ha detto il presule riferendosi al pastore americano, la cui posizione è “individuale” e “non rappresenta in alcun modo la posizione dei cristiani”. “C’è un’urgenza per tutti noi di lavorare insieme, mano nella mano, per rinunciare al fanatismo e alla violenza, che costituiscono la più grande minaccia alla religione”. Gli fa eco anche il vicario caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, che al sito baghdadhope ha ribadito la sua condanna al gesto di Jones con queste parole: “Noi cristiani crediamo in un mondo d’amore perché Dio è amore e mi auguro che la condanna sia unanime – riporta il Sir – non ci stancheremo mai di predicare la pace e l’amore per Dio e tra tutti gli uomini”. (R.B.)

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    Guatemala: l'impegno della Caritas per le migliaia di famiglie che hanno perso tutto

    ◊   La Caritas del Guatemala ha inviato all’agenzia Fides un nuovo rapporto dettagliato della situazione dopo la terribile sciagura delle piogge torrenziali che hanno causato ingenti danni in tutto il Paese. Fino al momento della stesura del rapporto, si contano 44 morti e 14.291 alluvionati, di questi 44 solo 23 sono morti nella frana sull'autostrada al km 171 della rotta Interamericana a Totonicapán. Ci sono anche 43 mila persone che hanno abbandonato le loro abitazione, i dispersi sono 16. E’ stata dichiarata l'emergenza nazionale e le zone in "allerta rosso" sono Escuintla, Suchitepéquez y Retalhuleu. Il rapporto della Caritas sottolinea che “il passaggio degli uragani e delle tempeste (Agatha, Alex e Frank), trovandosi davanti la vulnerabilità delle comunità rurali del Paese, ha lasciato una enorme quantità di famiglie contadine senza casa, senza campi da coltivare e senza animali. Molte altre che abitavano nelle vicinanze dei fiumi hanno perso quasi tutto. La situazione è ancora più critica per il futuro, perché molte famiglie perdendo il raccolto hanno perso le risorse di tutto un anno di lavoro”. I lavoratori più poveri, che erano impiegati nelle fattorie o per lavorare la terra, ora non hanno più lavoro e non possono dar da mangiare alle loro famiglie. “C'è anche il problema della salute, soprattutto per anziani e bambini. La situazione più difficile dinanzi a questa emergenza, la vivono comunque i più poveri” conclude il rapporto. Proprio ieri il Ministero della Salute del Guatenala emanava un comunicato sulla dengue: sono 25 i morti dall’inizio dell’anno causati da questa malattia. Secondo il comunicato, di 11.800 casi sospetti, sono stati confermati 1.925 casi, e di questi 123 sono casi gravi. Il rapporto della Caritas allega una lista dettagliata dei comuni alluvionati e il nome delle comunità coinvolte, con il numero delle famiglie e i danni subiti. (R.P.)

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    Allarme maltempo in Corno d’Africa: molti danni e migliaia di sfollati

    ◊   La stagione delle piogge da giugno si sta manifestando con particolare intensità nel continente africano e sta creando danni a persone e cose soprattutto nella regione del Corno d’Africa. L’agenzia Misna riferisce di centinaia di persone sfollate nel nord della Rift Valley, in Kenya, a causa dell’esondazione del fiume Sabwani, che ha reso indispensabile l’intervento della Croce Rossa locale che ha allestito centri di accoglienza per i senza tetto. Anche in Etiopia la situazione è molto difficile: il fiume Logia è straripato causando il blocco della diga Tendaho che ha distrutto strade e ponti, ha allagato i campi coltivati e ha lasciato senza casa oltre 15mila persone ad Afar, secondo i dati diffusi dall’Ufficio per il coordinamento umanitario dell’Onu. In Mauritania, infine, da giorni la città di Chinguitty è isolata, mentre danni si registrano a Tidjikja, nella provincia centrale del Tagant, e ad agosto era finita sott’acqua anche la capitale Nouackott. Ora le previsioni del tempo lasciano intravedere un miglioramento, ma nella morsa del maltempo finora sono finiti Burkina Faso, Niger, Ciad, Costa d’Avorio, Benin, Sudan, Uganda e Ghana. (R.B.)

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    Messico: Giornata di Santa Maria di Guadalupe nella festa della Natività

    ◊   In concomitanza con la Natività della Vergine Maria, che la Chiesa ricorda oggi, 8 settembre, in Messico si festeggia la Giornata universale di “Santa Maria di Guadalupe, scudo e patrona della nostra libertà”. L’Osservatore Romano riferisce che per celebrarla, in serata si svolgerà un piccolo pellegrinaggio di fedeli dalla collina di Tepeyac all’atrio della Basilica de Guadalupe, guidato dall’arcivescovo di México e primate della nazione, cardinale Norberto Rivera Carrera. L’evento, organizzato dall’arcidiocesi insieme con l’Istituto superiore di ricerca Guadalupe e i Cavalieri di Colombo, permetterà ai credenti di rinnovare davanti a Maria il proprio impegno per una società più giusta e lontana dalla povertà, dall’esigenza di migrare, dalla violenza e dal narcotraffico che oggi l’affliggono e che negli ultimi quatto anni hanno causato la morte di 25mila messicani. “Si pregherà perché i messicani possano trovare la vera libertà che è l’indipendenza dal peccato, dalla morte, dall’egoismo, dalla superbia del dio denaro che fa tanto male al nostro Paese”, aveva anticipato il canonico della Basilica di Guadalupe, padre Eduardo Chávez Sánchez, ricordando che quest’anno ricorre anche il Bicentenario dell’indipendenza nazionale. Alla recita del Rosario d’amore Guadalupano si uniranno via web, dal sito www.rosarioguadalupano.com, milioni di fedeli in tutta l’America Latina, di cui la Madonna di Guadalupe è patrona, e circa 3 milioni negli Stati Uniti. Intanto, questo il programma svoltosi in giornata: dopo il saluto del cardinale Rivera Carrera, l’intervento “Nostra Signora di Guadalupe, Madre della civiltà dell'amore” di uno dei responsabili dei Cavalieri di Colombo, la conferenza di padre Chávez Sánchez sul tema «Santa Maria di Guadalupe, scudo e patrona della nostra libertà - il significato della Vergine nera nella lotta per l'indipendenza del Messico”. (R.B.)

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    Sri Lanka: 'no' dei leader religiosi al terzo mandato per il presidente Rajapksa

    ◊   “A Colombo la situazione e tesa e vi sono imponenti cortei e manifestazioni di piazza. La società civile ribolle: è una questione di diritti civili e di democrazia. Per questo anche i leader religiosi hanno alzato la voce, dichiarando il loro dissenso all’improvviso cambiamento della Costituzione”: è quanto dice all’agenzia Fides padre P. Srian Ranesinghe, missionario degli Oblati di Maria Immacolata, Direttore della Casa di San Vincenzo, nei pressi della capitale Colombo. Le proteste della società civile srilankese e dei leader religiosi riguardano il 18° emendamento alla Costituzione, al voto del Parlamento, che permetterebbe all’attuale presidente, Mahinda Rajapksa, di correre per un terzo mandato presidenziale. Il dissenso è sfociato in proteste di piazza, a cui hanno risposto cortei di segno opposto, generando tensione nelle strade della capitale. Il “Movimento dei Diritti Civili”, Organizzazione non governativa che accoglie numerosi attivisti in tutto il Paese, in una nota inviata all’agenzia Fides afferma: “Abbiamo vissuto trent’anni di guerra civile e abbiamo assistito all’erosione dei valori democratici nella prima Costituzione post indipendenza. La fine del conflitto armato ha portato alla nazione alte aspettative di pace, rafforzamento della democrazia e sviluppo. Tale proposta di modifica costituzionale non solo delude profondamente queste aspettative, ma crea grave apprensione”. Il Movimento lancia un appello “ai parlamentari, perché diano voto contrario all’emendamento; ai cittadini, perchè manifestino il dissenso, chiedendo al governo un congruo tempo per l’informazione e il dibattito pubblico su una eventuale modifica; al presidente, perché fermi il processo messo in moto”, per il bene della nazione. Un forum di leader religiosi cristiani, buddisti e musulmani ha espresso l’opposizione alla modifica della Carta fondamentale della nazione, notando in un comunicato: “Tutti coloro che hanno a cuore le libertà democratiche del Paese hanno espresso obiezioni”: cambiamenti di tal genere dovrebbero essere ampiamente discussi e valutati, per trovare il consenso dell’opinione pubblica. Il “Centro per la Società e la Religione”, creato e gestito dai missionari Oblati di Maria Immacolata a Colombo, ha lanciato una campagna per sensibilizzare i leader religiosi, i politici e tutti i cittadini, riaffermando l’urgenza che i “i cittadini partecipino attivamente al processo politico”. (R.P.)

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    India: prorogata la chiusura dell’inchiesta sulle violenze anti-cristiane del 2008

    ◊   Le autorità dello Stato indiano del Karnataka hanno deciso di prorogare ulteriormente fino al prossimo 31 ottobre la chiusura dell’inchiesta sulle violenze anti-cristiane del 2008. Si tratta della nona proroga decisa dal governo locale guidato dal partito pro-induista “Bharatiya Janata”, anche se un rapporto di cinquecento pagine pubblicato lo scorso febbraio ha già indicato in alcuni gruppi radicali induisti i responsabili degli incidenti scoppiati alla fine dell’estate del 2008. Il rinvio ha suscitato reazioni contrastanti tra i leader religiosi cristiani. Per il vescovo cattolico di Bellary Henry D’Souza, la proroga è giustificabile: “La mole di lavoro della Commissione d’inchiesta è colossale dal momento che deve trattare centinaia di casi”, ha detto il presule all’agenzia Ucan. Di parere diverso il vescovo anglicano Manohar Chandra Prasat secondo il quale si vuole solo perdere tempo. La Commissione è stata istituita nel gennaio 2009 e avrebbe dovuto completare i lavori dopo sei mesi. Composta da un solo giudice in pensione, ha sinora ricevuto più di mille denunce e ascoltato quasi 800 testimoni, compresi rappresentanti di organizzazioni cristiane e indù, attivisti per i diritti umani, poliziotti e funzionari. Mons. D’Souza ha espresso l’auspicio che, nonostante le pressioni esterne, il rapporto finale della Commissione sarà “giusto e fedele alla verità”. Il Karnataka, in particolare i distretti di Mangalore e Bangalore, sono stati il teatro numeri episodi di violenza contro i cristiani in questi anni. Secondo i leader cristiani locali, l’escalation è iniziata proprio dopo la salita al governo locale del Bharatiya Janata Party nel 2008. (L.Z.)

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    Filippine: i vescovi di Mindanao ottimisti sulla prossima tornata di negoziati di pace

    ◊   I vescovi di Mindanao salutano con moderato ottimismo la notizia della prossima ripresa dei negoziati fra il governo di Manila e il gruppo ribelle Fronte islamico di liberazione Moro (Milf). Le trattative – riferisce l’agenzia Ucan - dovrebbero riprendere, dopo la fine del Ramadan, il 10 settembre. “Siamo fiduciosi che l’attuale governo e la delegazione dei ribelli riusciranno a raggiungere un accordo di pace comprensivo”, ha dichiarato l’ausiliare di Cotabato, mons. José Colin Bagaforo. Secondo il presule sarebbe opportuno che al nuovo tavolo dei negoziati voluto dal neo-Presidente Benigno Aquino III siano invitati a partecipare anche rappresentanti delle comunità tribali e di altri settori della società civile. Intanto, continua l’impegno della Chiesa locale per la pacificazione della provincia. L’arcivescovo Cagayan de Oro City Antonio Ledesma, d’intesa con l’esercito filippino e un’organizzazione non governativa locale ha lanciato una nuova iniziativa per promuovere “la cultura della pace” nella regione. “Tutti i nostri sforzi per costruire una pace duratura dovrebbero andare oltre alle differenze religiose, culturali e sociali”, afferma il presule in una nota pubblicata sul sito della Conferenza episcopale (Cbcp). Le trattative tra Manila e il Milf, che dal 1970 si batte per uno Stato indipendente islamico nel sud delle Filippine, vanno avanti a fasi alterne dal 1997. L’ultima tornata di negoziati aveva subito una battuta di arresto nel 2008, dopo gli attacchi lanciati a Mindanao da alcuni commandos del Milf in risposta alla sentenza della Corte costituzionale filippina che aveva bocciato la legittimità di una proposta di accordo. (L.Z.)

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    Germania: messaggio del presidente dei vescovi tedeschi per il Capodanno ebraico

    ◊   In occasione del capodanno ebraico (Rosch hashanah), il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, ha inviato un saluto ai concittadini di religione ebraica. Sottolineando la tradizione comune di ebrei e cristiani, - riferisce l'agenzia Sir - mons. Zollitsch si è soffermato sul concetto di “conversione” che ha caratterizzato “anche il rapporto della Chiesa verso la comunità ebraica negli ultimi decenni”. “Dopo molti secoli di equivoci e pregiudizi, di ostilità nascosta e spesso anche palese nei confronti degli ebrei, la Chiesa cattolica ha imboccato la via irrevocabile del dialogo, della fratellanza e dell’amicizia”, ha dichiarato Zollitsch, citando le parole di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma a gennaio. “Siamo riconoscenti per il fatto che negli ultimi decenni sia stato possibile instaurare legami amichevoli a tanti livelli", ha proseguito il presidente dei vescovi tedeschi dicendosi grato per il "rispetto reciproco e la stima vicendevole" dimostrata dai rapporti con il Consiglio centrale degli ebrei in Germania anche su temi difficili. "Un dialogo sincero presuppone il rispetto dell'altro. Perciò, anche in futuro, lotteremo contro ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo e ci opporremo con decisione alla negazione della Shoah", ha concluso Zollitsch. (R.P.)

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    Segnali di distensione tra le Coree: Pyongyang accetta l’aiuto di Seul dopo le alluvioni

    ◊   Alla seconda offerta d’aiuto da parte della Croce Rossa sudcoreana, la Corea del nord ha risposto positivamente accettando l’aiuto e chiedendo, in particolare, riso, cemento e mezzi pesanti utili sia alla ricostruzione sia all’organizzazione umanitaria. Tra i due Paesi, ricorda l’agenzia Misna, la tensione era tornata alle stelle dopo l’affondamento da parte della Corea del nord di una nave sudcoreana nel marzo scorso, in cui trovarono la morte 46 marinai, ma nei giorni scorsi, dopo l’alluvione che ha duramente colpito la città nordocoreana di Sinujiu causando l’esondazione di un fiume che ha provocato diversi allagamenti anche nelle zone circostanti, con relativi danni a cose e persone, la Corea del sud ha teso una mano e offerto 10 milioni di euro di won, pari a circa 6 milioni di euro. Dopo aver accettato, la Corea del nord, come segno di distensione, ha rilasciato un peschereccio sudcoreano con sette persone a bordo, fermato un mese fa nelle proprie acque nazionali. (R.B.)

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    Papua Nuova Guinea: impegno della Chiesa australiana per gli sfollati delle isole Carteret

    ◊   La Chiesa australiana ha donato 48 ettari di terra agli abitanti delle isole Carteret, in Papua Nuova Guinea, che stanno vedendo la loro terra sommersa dal mare. Sono circa 1.700 gli abitanti delle isole Carteret, oltre la metà della popolazione, costretti ad evacuare verso Bougainville, in vista dell'alta marea. Tra le iniziative a favore di questa gente, suor Wendy Flannery, delle Sisters of Mercy, ha lanciato una raccolta fondi per sostenere l'organizzazione “Tulele Peisa” a favore degli sfollati, come si legge in un rapporto del settimanale dell'arcidiocesi di Brisbane “The Catholic Leader”. Suor Flannery, - riporta l'agenzia Fides - che lavora per le Isole del Pacifico da oltre 20 anni, ha detto che il ricavato dell'iniziativa verrà consegnato all'organizzazione, il cui obiettivo è dare una casa a 1.700 abitanti delle isole, 10 famiglie alla volta, in tre località sicure sulla terraferma di Bougainville entro i prossimi 10 anni. "Il nome 'Tulele Peisa' (cavalcare le onde per conto nostro) è il più appropriato per l'organizzazione che punta ad aiutare i membri della comunità a mantenere la loro identità culturale e vivere in modo sostenibile ed indipendente ovunque si trovino" ha detto suor Flannery. La Chiesa di Bougainville ha donato un appezzamento di terra a Tinputz e sta pensando di darne un altro una volta finito il primo gruppo di case e sistemate le prime famiglie. (R.P.)

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    Australia: la Chiesa lamenta la mancanza di insegnanti di religione

    ◊   Il direttore del servizio che si occupa dei ministeri per i bambini e ragazzi della diocesi di Maitland-Newcastle, John Donnelly, ha lamentato di recente la mancanza di insegnanti di religione nelle scuole pubbliche. Secondo una ricerca del Newcastle Herald, nel 2009 gli studenti cattolici nelle scuole statali della diocesi erano 12.800 con soli 184 insegnanti. Circa il 5% degli studenti si sono "dissociati" dalla materia nella Hunter Region, 100 chilometri a nord di Sidney. "La vera sfida al diritto di insegnare la nostra fede è trovare volontari che impartiscano lezioni settimanali" ha detto Donnelly. "Mentre la maggior parte delle scuole primarie statali ricevono una qualche forma di insegnamento religioso, molte scuole secondarie ne ricevono molto meno o addirittura nulla”. In molte scuole - riferisce l'agenzia Fides - le Chiese cristiane hanno unito le loro risorse per fornire una educazione religiosa di denominazione comune. Inoltre le Chiese cristiane locali sono impegnate in un liceo pubblico per il lancio di una campagna di reclutamento degli insegnanti. Il Consiglio delle Chiese cristiane comprende la Chiesa Battista, quella Pentecostale e le Assemblies of God Churches, con qualche legame alla Hillsong Church. (R.P.)

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    Concluso in Brasile il terzo Congresso vocazionale nazionale

    ◊   Si è concluso in Brasile il terzo Congresso vocazionale, intitolato “Diventare missionari al servizio delle vocazioni, sulle orme di Cristo”. Al centro delle riflessioni dei 18 gruppi costituiti in mini-assemblee, il documento firmato tre anni fa dalla Conferenza dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi ad Aparecida. “Non si è discusso soltanto di tecniche o metodi per ottenere vocazioni – ha affermato il vescovo prelato di São Félix, Leonardo Ulrich Steiner, in un intervento pubblicato dal sito della Conferenza episcopale locale – ma della fede cristiana di seguire Gesù Cristo e di trovare in Lui un’esperienza unica. Si tratta della partecipazione al mistero del Suo amore e questo non s’insegna con la tecnica e il metodo, ma con lo spirito e l’apertura del cuore. Ogni battezzato, ogni cristiano, ogni cattolico – ha aggiunto il presule – è uno che vive di Gesù, ascoltando e proclamando la sua Parola”. L’Osservatore Romano precisa che il Congresso ha registrato presenze da tutto il Brasile, fatto che ha consentito un notevole scambio di esperienze tra i partecipanti e particolarmente di rilievo è stato il contributo dei laici. Una speciale attenzione, infine, è stata dedicata alle giovani generazioni e alle moderne tecnologie che rivestono un ruolo fondamentale nella promozione dei valori spirituali, attraverso lo sviluppo delle relazioni. (R.B.)

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    Congo: incontro a Brazzaville su donna e migrazione

    ◊   Il fenomeno migratorio in Africa, la tutela dei diritti umani, la gestione delle risorse: sono alcuni dei temi discussi dall’Associazione cattolica internazionale di servizio per la gioventù femminile (A.c.i.s.j.f.) dell’Africa e Madagascar che si è riunita a Brazzaville, in Congo, per la sua prima assemblea regionale sul tema “Donne e migrazione: formare ad una più grande giustizia ed umanità”. Una quarantina i partecipanti provenienti da Camerun, Ciad, Congo, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Togo e Francia. Come riferisce il sito www.lasemaineafricaine.com, nella sua allocuzione all’apertura dei lavori mons. Yves Marie Monot, vescovo di Ouesso, presidente della Commissione episcopale dell’apostolato dei laici del Congo, ha detto che “l’A.c.i.s.j.f. ha ormai un suo ruolo nel consiglio nazionale per l’apostolato dei laici del Congo” ed ha auspicato che “i termini giustizia, migrazione, accoglienza e dignità non siano più percepiti come fonte di malesseri, bensì per lo sviluppo”. L’Associazione si è posta come obiettivo quello di svegliare le coscienze nei Paesi in cui si originano i flussi migratori, di fare formazione e informazione sul fenomeno migratorio e di scoraggiare l’immigrazione clandestina. L’A.c.i.s.j.f. ha anche adottato un piano d’azione che prevede anzitutto l’invio di una relazione dei lavori svoltisi in Congo nei diversi Paesi in cui si trova ad operare, la formazione di animatori, la celebrazione della giornata dell’immigrazione, la ricerca di mezzi logistici e finanziari, la creazione di reti di volontari che agevolino il rimpatrio dei migranti bloccati nel Maghreb. I partecipanti al seminario hanno inoltre chiesto alle autorità ecclesiastiche africane di creare, a diversi livelli, strutture di studi e analisi incaricate delle questioni migratorie, di inserire nei programmi di insegnamento delle università, degli istituti cattolici e dei seminari la problematica migratoria, e ancora di includere la questione delle migrazioni tra le priorità pastorali della missione di evangelizzazione. Una mozione è stata indirizzata all’Unione africana e ai capi di Stato africani sulla situazione dei migranti, per denunciare le condizioni umilianti, inumane e degradanti dei giovani migranti africani nelle frontiere degli Stati e dei Paesi di transito del Nord Africa, quali Algeria, Tunisia, Marocco e Libia. Alle autorità politiche l’A.c.i.s.j.f. chiede la delibera di disposizioni urgenti per garantire sicurezza e protezione ai giovani migranti che hanno subito sevizie, esazioni e violenze. L’A.c.i.s.j.f. è un’associazione che esiste in Europa da oltre cento anni; in Africa è nata nel 1975 e oggi è presente in 10 Paesi con 18 organizzazioni locali. (T.C.)

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    Angola: pellegrinaggio al santuario di Mama Muxima in preghiera per la famiglia

    ◊   “Siamo venuti a chiedere a ‘Mama Muxima’ di liberare le famiglie dall’oppressione della miseria e a chiederle benedizione e aiuto perché si concretizzi l’ambizioso progetto del governo di ridurre la povertà”: si è rivolto alla Vergine con questa preghiera mons. Benedito Roberto, vescovo di Sumbe, in Angola, domenica scorsa, durante la liturgia eucaristica per la festa di Nostra Signora di Muxima, nell’omonimo santuario mariano. Nella sua omelia il presule, come riferisce Angola Press, www.portalangop.co, ha rivolto un appello anche ai fedeli ricordando loro i mali sociali. “Pensiamo all’infedeltà coniugale – ha detto il vescovo di Sumbe – che distrugge, rende infelici e porta alla miseria bambini innocenti e alle ingiustizie sociali, soprattutto contro le vedove, che dopo una vita di sacrifici sono abbandonate alla miseria”. Il pellegrinaggio al Santuario di Muxima ha avuto quest’anno come temi “Con la Vergine Maria preghiamo per la famiglia nella quotidianità” e “La famiglia costruttrice di una vita nuova”. (T.C.)

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    Ucraina: progetto di ampliamento dell’università cattolica di L’viv

    ◊   L’università cattolica di L’viv, in Ucraina, ha in progetto un ampliamento che la farà diventare un vero e proprio campus all’americana. Il primo passo, scrive L’Osservatore Romano, è la costruzione di un ostello per accogliere gli studenti, che sarà completato nel 2012, ma del quale sono state benedette le fondamenta nel corso di una celebrazione officiata dall’arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly, Lubomyr Husar e alla quale hanno preso parte molti vescovi che stanno partecipando al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, che si chiuderà domani. “La nostra università apre gli occhi alla verità della vita – ha detto il presule – è una comunità di testimonianza, che va incontro ai bisogni del presente e che sottolinea il valore e la dignità delle persone”. Oltre all’ostello, nel progetto di riqualificazione è compresa una nuova chiesa che sorgerà al centro del campus, una biblioteca, un centro informazioni, un museo e un hotel, oltre ad aule e uffici per il corpo docenti e un’ampia sala convegni. La prima pietra dell’ateneo venne benedetta da Giovanni Paolo II il 26 giugno 2001 durante la visita pastorale nel Paese e le sue parole ancora riecheggiano nei cuori dei cattolici ucraini: “L’Ucraina ha bisogno di uomini e donne che si dedichino al servizio nella società, avendo di mira la promozione dei diritti e del benessere di tutti, a cominciare dai più deboli e diseredati. Questa è la logica del Vangelo, ma è anche la logica che fa crescere la comunità civile. Qui c’è bisogno di voi, giovani, pronti a offrire il vostro contributo per migliorare le condizioni sociali, culturali, economiche e politiche del Paese”. (R.B.)

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    Portogallo: nella diocesi di Porto la missione pastorale entra nelle scuole

    ◊   Uno spazio di crescita umana e di servizio: è questo l’obiettivo che la diocesi cattolica di Porto, in Portogallo, si pone per gli alunni delle scuole che frequentano il corso di Educazione morale e religiosa cattolica. L’insegnamento, scrive L’Osservatore Romano, è facoltativo nella scuola secondaria, ma mira a fornire agli studenti strumenti utili per una crescita piena della personalità, nel rispetto dei valori cristiani e delle libertà fondamentali. Ciò s’inserisce perfettamente nella Missione 2010, appena lanciata dalla diocesi, che intende coinvolgere tutta la comunità in una nuova esperienza di evangelizzazione: a tal fine ogni mese sarà proposta una parola-chiave sulla quale costruire un percorso. A settembre, ad esempio, è stata scelta la parola “entra” sulla quale il Segretariato diocesano per l’insegnamento della Chiesa nella scuola ha coniato lo slogan “Entra, qui hai un posto”: sarà proprio la scuola, infatti, che in questo mese ricomincia, ad essere il luogo preposto all’accoglienza, uno spazio dai confini sicuri dove regni un sano spirito di ospitalità e non di competitività. “Ogni alunno parte da quanto ha ricevuto di un’eredità culturale e collettiva che egli deve conoscere nell’essenziale dei diversi campi in cui si manifesta – ha commentato il vescovo di Porto, Manuel José Macário do Nascimiento Clemente – solo così sarà possibile valutare veramente lo sviluppo degli studenti a partire dalla loro crescita in umanità e in servizio, nelle proprie basi e nelle proprie mete”. (R.B.)

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    Al via a Roma il Capitolo generale dei missionari Oblati

    ◊   “Un cuore nuovo, uno spirito nuovo, una missione nuova”: questo il motto che ha accompagnato i missionari Oblati nella preparazione al 35.mo Capitolo generale della congregazione che si è aperto oggi nella Casa La Salle a Roma e si concluderà l’8 ottobre. Sono 89 i missionari di Maria Immacolata riuniti, chiamati a “un tempo privilegiato di riflessione e di conversione comunitaria”, ma anche a eleggere il nuovo superiore generale che andrà a sostituire padre Wilhelm Steckling, in carica da sei anni per due mandati consecutivi. La Congregazione, ricorda la Zenit, fu fondata nel 1816 ad Aix-en-Provence da Eugenio de Mazenod, futuro vescovo di Marsiglia e poi santificato. Oggi conta oltre quattromila membri presenti in 65 Paesi dei cinque continenti e riconosce la propria identità in cinque punti: gli Oblati sono un'espressione della missione della Chiesa per e con i poveri; vivono e operano in comunità; abbracciano l'internazionalità e l'interculturalità; vogliono strutture flessibili che facilitino la collaborazione; condividono le risorse finanziare fra le diverse Province. (R.B.)

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    Presentato l’incontro per la pace di Sant’Egidio quest’anno a Barcellona

    ◊   Le religioni si ritrovano dopo un anno e, dopo nove, di nuovo a Barcellona. Era l’inizio di settembre del 2001 quando lo “spirito di Assisi” arrivò nel capoluogo catalano, di lì a pochi giorni il mondo intero sarebbe stato sconvolto dalla tragedia dell’11 settembre, quando si profilò quello che sarebbe stato poi definito lo scontro tra civiltà. Come negli appuntamenti degli anni passati, che hanno attraversato tutta l’Europa, anche quello organizzato quest’anno dalla Comunità di Sant’Egidio ribadirà che “in un tempo difficile, di crisi economiche e di conflitti regionali che rendono incerti, impauriti e spaesati, le religioni si interrogano per ritrovare nel dialogo le energie spirituali da offrire ad un momento senza visioni e quindi senza futuro”. Numerosi gli ospiti che interverranno, dal 3 al 5 ottobre, alla 24.ma edizione dell’incontro internazionale per la pace dal titolo “Vivere insieme in un tempo di crisi. Famiglia dei popoli, famiglia di Dio” che è stato presentato oggi a Roma nel corso di una conferenza stampa. Anche quest’anno si alterneranno tavole rotonde in cui rappresentanti della Chiesa cattolica, presenze ecumeniche, dal Patriarcato di Mosca al Consiglio ecumenico delle Chiese, personalità ebraiche, musulmane e laiche del mondo della cultura e della politica, “saranno in dialogo alla ricerca di proposte e soluzioni per uscire da un decennio segnato dalla crisi mondiale e dalla risposta al terrorismo”. (A cura di Francesca Sabatinelli)

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    Spagna: continua il pellegrinaggio della Croce della Gmg

    ◊   Prosegue senza sosta il pellegrinaggio dell’Icona e della Croce dei giovani tra le diocesi della Spagna, in attesa della Gmg del 2011 a Madrid. Sabato scorso i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù sono stati protagonisti di una Via Crucis per le vie della città. Martedì 14, poi, è previsto il lancio del “piano pastorale” che comprende catechesi e meditazioni curate da don Angelo Matesanz; mentre dal 24 al 26 settembre, riporta il quotidiano Avvenire, si terrà un corso di formazione alla leadership per i volontari che parteciperanno. A proposito di partecipazione, sono 600mila finora le preiscrizioni dei giovani effettuate attraverso le Conferenze episcopali di tutto il mondo e più di 110mila gli “amici” della pagina Facebook dedicata all’evento e tradotta in 18 lingue, compreso il cinese. All’insegna del motto “Un anno passa volando”, inoltre, è in preparazione uno spot di 30 secondi che sarà trasmesso su tv e web e si sta chiudendo il cartellone artistico del Festival de la juventud, che durante la Gmg allieterà le serate dei ragazzi con concerti e spettacoli. In via di ultimazione anche il programma, che includerà la Via Crucis del venerdì in cui si faranno rivivere le tradizioni della Settimana Santa spagnola con carri allegorici di 14 diverse città iberiche. (R.B.)

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    Scout italiani in Terra Santa per portare in dono l’effigie di “Maria regina degli scout”

    ◊   Una delegazione di scout italiani delle associazioni Agesci e Fse, accompagnati dalla Compagnia di San Giorgio, si è recata in Israele per portare in dono l’effigie di “Maria regina degli scout” e per stipulare un patto di fraternità con gli scout di Terra Santa. Il 21 agosto scorso, infatti, l’effigie della Beata Vergine, che Pio XII affidò allo scoutismo cattolico in occasione dell’Anno mariano del 1954, proclamandola, appunto, “Regina degli scout”, è stata benedetta dal vicario del Patriarcato latino per Israele, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, e sistemata nel porticato della Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, dove sono accolte le immagini di Maria venerate in ogni parte del mondo. La cerimonia, alla quale ha partecipato il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, è iniziata con la processione delle icone della Vergine e di San Giorgio ed è culminata nella solenne celebrazione officiata dagli assistenti ecclesiastici degli scout italiani presenti, insieme con quelli di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese. Vi hanno preso parte 350 scout cattolici appartenenti a 27 gruppi di Israele e dell’Autorità palestinese e 61 italiani. Di seguito è stato stretto un patto di fraternità tra gli scout italiani e quelli di Terra Santa con l’obiettivo di essere insieme costruttori di pace. Gli scout italiani, infatti, hanno voluto, con questo gesto, testimoniare il proprio affetto ai loro omologhi che vivono la realtà, spesso difficile, della Terra Santa, che custodisce la Verità storica del Vangelo, rendendo così Nazareth una meta privilegiata per lo scoutismo cattolico mondiale. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Sospesa la pena di morte alla lapidazione per Sakineh

    ◊   Le autorità iraniane hanno sospeso la condanna a morte per lapidazione di Sakineh. Lo fa sapere il ministro degli Esteri di Teheran, spiegando che ci sarà la revisione del caso. E’ quanto avevano chiesto diverse voci autorevoli della comunità internazionale. Stamani, il parlamento europeo aveva votato una risoluzione apposta, chiedendo proprio la sospensione e deplorando la pena di morte per lapidazione. Nella risoluzione dell'europarlamento si toccano - tra l'altro - anche i casi di Zahra Bahrami (cittadina olandese imprigionata dal regime di Teheran), del diciottenne Ebrahim Hamidi, condannato a morte per sodomia. Si “esprime profonda costernazione per il fatto che l'Iran continui a trovarsi nel gruppo dei pochissimi Paesi, insieme all'Afghanistan, la Somalia, l'Arabia Saudita, il Sudan e la Nigeria, che ancora praticano la lapidazione”.

    Ali Khamenei sminuisce le sanzioni internazionali a Teheran
    La Guida suprema iraniana, l'ayatollah Ali Khamenei, ha assicurato che Teheran renderà “inefficaci” anche le più recenti sanzioni internazionali contro il suo programma nucleare. “La nazione ed i suoi responsabili sventeranno sicuramente le sanzioni e le renderanno inefficaci” come è avvenuto “in questi ultimi tre decenni”, ha detto Khamenei in un discorso diffuso dai media ufficiali. L'ayatollah, che ha l'ultima parola sui dossier politici più importanti, si è appellato a “una vera resistenza economica” di fronte alla pressione internazionale. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha varato, il 9 giugno scorso, un pacchetto di misure contro l'Iran che aveva rigettato l'invito a sospendere l'arricchimento dell'uranio, sospettato di avere scopi militari, malgrado le smentite di Teheran.

    Evasione record in Nigeria: 732 detenuti liberati da fondamentalisti
    Almeno 732 detenuti del carcere di Bauchi, nel nord della Nigeria, sono evasi in seguito ad un attacco di presunti fondamentalisti islamici. Tra i detenuti vi sono degli estremisti islamici.

    In Algeria “appelli alla pace” di leader di gruppi armati
    Un gruppo di emiri tra cui Hassan Hattab, fondatore del Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gspc), oggi Al Qaeda per il Maghreb Islamico, hanno lanciato un appello “ai combattenti ancora attivi invitandoli a deporre le armi e beneficiare della Charta per la pace e la riconciliazione nazionale”. La lotta armata, si legge in una lettera, pubblicata dal quotidiano Echourouk, “non può essere benefica nè per la nazione, nè per i musulmani, nè tanto meno per l'Islam”. Quelli che appaiono come “pentiti”, tra cui anche alcuni fondatori del Fis (Fronte islamico per la salvezza) e del violento Gia (Gruppo islamico armato), chiedono agli emiri alla guida dei gruppi armati di decretare “una tregua, almeno per qualche mese”, che permetta “di riportare la fiducia tra le persone” e faccia “uscire l'Algeria musulmana da una crisi sanguinaria”. Diversi appelli sono già stati lanciati da Hattab anche lo scorso anno.

    Fmi: la ripresa mondiale è fragile, allarme disoccupazione
    La ripresa mondiale “resta fragile” e i rischi al ribasso per l'economia “restano elevati”. È l'analisi del Fondo monetario internazionale (Fmi) che, soprattutto per le economie avanzate, punta il dito su un “elevato livello di disoccupazione che pone grandi sfide sociali”. Nella bozza del World economic outlook anticipato dall'Ansa, il Fmi stima che “più di 200 milioni di persone nel mondo sono disoccupate, con un aumento di oltre 20 milioni dal 2007”. Il Fmi raccomanda “il consolidamento fiscale già nel 2011” e poi lancia l’allarme sul settore finanziario: in molte economie avanzate, si legge, “il settore finanziario resta il tallone d'Achille delle prospettive di ripresa della domanda privata”.

    Vittime nel nordovest del Pakistan per i missili contro postazioni di talebani
    Almeno quattro insorti sono rimasti uccisi dai missili sparati da un drone Usa nel secondo attacco di oggi, avvenuto nel nordovest del Pakistan, una delle roccaforti dei talebani legati ad al Qaeda. Nel frattempo, è salito a dieci il bilancio delle vittime del primo attacco avvenuto quando un drone americano ha sparato missili sempre nella provincia tribale del Waziristan del Nord.

    Baghdad colpita da tre attentati: tre morti e 23 feriti
    Diversi attentati hanno sconvolto questa mattina le strade di Baghdad. L’attacco più sanguinoso è avvenuto al terminal del quartiere di Bayaa, nella zona sudovest della capitale irachena, dove l’esplosione di un’autobomba e di un altro ordigno hanno provocato la morte di tre persone e il ferimento di 23. Tra i feriti, vi sono 10 membri delle forze di sicurezza irachena. Altre due autobomba sono esplose quasi simultaneamente sulla strada al-Sheikh Omar, nel centro della capitale, provocando la morte di una persona e il ferimento 12 passanti.

    Autocarri davanti al parlamento di Atene contro la liberalizzazione nei trasporti
    Decine di autocarri sono stati parcheggiati stamani davanti al parlamento, nel centro di Atene, per protestare contro la politica di liberalizzazione del settore annunciata dal governo. I camionisti avevano chiesto un periodo di transizione più lungo, ma si sono visti rispondere di no. La manifestazione ad Atene coincide con uno sciopero di quattro ore dei trasporti urbani, suburbani e ferroviari contro le riforme annunciate.

    Messico: sette morti per le piogge torrenziali
    Le violente piogge che si sono abbattute su cinque Stati del sud e dell'est del Messico in questi ultimi giorni hanno fatto sette morti e 914 mila sinistrati. Nel solo Stato di Veracruz, sul Golfo del Messico, nell'est, il numero di sinistrati è passato da 200 mila a 500 mila, 16 mila dei quali sono ospitati in centri di soccorso. "Il livello dell'acqua continua a salire e le zone inondate ad aumentare", ha detto il governatore del Veracruz, Fidel Herrera.

    La febbre dengue colpisce l’India, minacciati i Giochi del Commonwealth
    Cresce l’emergenza umanitaria a Nuova Delhi per un’epidemia di febbre dengue che ha già colpito 1.300 persone e che ogni giorno provoca circa nuove 50 nuove infezioni. A favorire la diffusione del virus sono i numerosi cantieri edilizi che, con le piogge monsoniche, si trasformano in potenziali focolai di riproduzione delle zanzare infette. La dengue sta minacciando la buona riuscita dei Giochi del Commonwealth, l’evento sportivo internazionale che si svolgerà nella capitale indiana dal 3 al 14 ottobre. Le autorità indiane stanno prendendo precauzioni e hanno avviato le operazioni di disinfestazioni degli stadi, delle strutture sportive e del villaggio olimpico.

    Un nuovo attacco dei guerriglieri colombiani provoca la morte di sei poliziotti
    Sono rimasti uccisi in un attacco dei guerriglieri sei poliziotti colombiani, l’ultimo di una lunga serie che ha provocato nelle ultime settimane 45 vittime tra soldati e ribelli. L’attacco di ieri è avvenuto nella provincia meridionale di Narino, il posto chiave per la produzione di droga e operazioni di contrabbando delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie colombiane, e dell’Esercito di liberazione nazionale. Le autorità hanno detto che i guerriglieri di entrambi gli schieramenti hanno assaltato una stazione di polizia nei pressi della città di Samaniego con pistole e ordigni artigianali. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Elisa Castellucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 251

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