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Sommario del 07/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Concerto in onore del Papa a Castel Gandolfo, offerto dalla Pontificia Accademia delle Scienze
  • Rinuncia
  • La visita ad Limina dei vescovi della regione Nordeste 3 del Brasile, che oggi celebra la giornata del "Grido degli esclusi"
  • Ventaglio di iniziative culturali per celebrare la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana. Intervista col prefetto, mons. Cesare Pasini
  • A mons. Gänswein il premio Capri-San Michele 2010 per il volume "Benedetto XVI Urbi et Orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo" edito dalla Lev
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Proteste in tutta la Francia contro le politiche di Sarkozy in materia di previdenza e immigrazione
  • L'assassinio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica: stasera la fiaccolata di solidarietà. Il vicesindaco: seguiamo il suo esempio
  • La storia religiosa euromediterranea e il dialogo cristianesimo-islam alla 32.ma Settimana Europea: intervista con padre Samir Khalil Samir
  • Terre des hommes festeggia 50 anni di attività nel segno della difesa dell'infanzia e della promozione dello sviluppo
  • Il Risorgimento italiano secondo Mario Martone tra i film più attesi al Festival di Venezia
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: l’odissea dei profughi dimenticati nel mirino dei talebani
  • Emergenza Pakistan: il nuovo piano Caritas da 10 milioni in sei mesi
  • Grave la situazione in Guatemala: sale il numero delle vittime e degli sfollati
  • Honduras. L’omelia di mons. Pineda sull’essere migrante: “Lo è stato anche Gesù”
  • Cile: i minatori intrappolati chiedono il crocifisso
  • Regno Unito: mons. Nichols presenta la mostra “Raffaello: cartoni e arazzi per la Cappella Sistina”
  • Domani la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione dell’Unesco
  • Lo studio dell’Unicef: concentrarsi sull’equità per raggiungere gli Obiettivi del millennio
  • A Stoccolma la 20.ma Settimana mondiale dell’acqua
  • Iraq: anche Baghdad ha ricordato la Beata Teresa di Calcutta
  • In India l’azione delle Suore contro la pratica delle spose bambine
  • I cristiani dell’Asia preoccupati: “no” all’incendio del Corano l'11 settembre
  • Cina: consacrata la parrocchia di Gesù Buon Pastore nel segno ecumenico ed interreligioso
  • In Botswana è più facile l’accesso dei rifugiati ai farmaci per l’Hiv
  • Malawi: primi laureati per l’Università cattolica del Paese
  • A ottobre in Spagna l’annuale incontro per la pace organizzato da Sant’Egidio
  • Sabato a Pompei il terzo Pellegrinaggio nazionale della famiglia
  • Fondazione Giovanni Paolo II: "Lo sport si deve fermare davandi alla morte di un pilota"
  • Lo sport come educazione: al via un progetto di due “amici” italiani per i giovani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Più di 230 civili uccisi a Mogadiscio in due settimane
  • Il Papa e la Santa Sede



    Concerto in onore del Papa a Castel Gandolfo, offerto dalla Pontificia Accademia delle Scienze

    ◊   La musica classica protagonista stasera al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Alle ore 18.00 si terrà, infatti, un concerto in onore di Benedetto XVI, che sarà presente all’evento offerto dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Nella circostanza verrà eseguita la Messa da Requiem in Re minore K 626 di Mozart completata da Joseph Eybler e Franz Xaver Süssmayer per Soli-Orchestra e Coro, nell’interpretazione dell’Orchestra di Padova e del Veneto, diretta da Claudio Desderi e del Coro Accademia della Voce di Torino, diretto da Sonia Franzese. Al Concerto interverranno inoltre i solisti Chiara Giudice, soprano, Silvia Regazzo, mezzosoprano, Francesco Marsiglia, tenore e Maurizio Franceschetti, basso. Il Concerto sarà trasmesso in diretta dalla nostra emittente a partire dalle ore 17.50.

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    Rinuncia

    ◊   In Siria, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcieparchia di Homs, Emesa dei Greco-Melkiti, presentata da mons. Isidore Battikha, in conformità al Canone 210 paragrafo l del Cceo.

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    La visita ad Limina dei vescovi della regione Nordeste 3 del Brasile, che oggi celebra la giornata del "Grido degli esclusi"

    ◊   Dall’inizio del mese di settembre, Benedetto XVI sta ricevendo in visita ad Limina nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, i presuli del Brasile della Regione Nordeste 3. Oggi, il grande Stato latinoamericano celebra la tradizionale manifestazione di iniziativa popolare denominata "Grido degli esclusi". L'edizione 2010 ha per titolo "La vita al primo posto" e intende sottolineare la difesa del diritto alla vita contro le ondate di violenza che sterminano i giovani e la partecipazione collettiva al plebiscito popolare per porre un limite alla proprietà della terra in Brasile. Questioni bene al centro dei programmi pastorali dei vescovi presenti in questi giorni in Vaticano, come conferma mons. Ottorino Assolari, vescovo della diocesi di Serrinha nello Stato di Bahia, intervistato dalla collega Cristiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente:

    R. - Il contesto sociale della nostra regione, oltre a fenomeni comuni a tutto il Brasile, come ad esempio la globalizzazione, il relativismo o il soggettivismo religioso – che hanno oscurato la religiosità in genere e la vita cristiana in particolare – la situazione sociale locale è, a mio parere, caratterizzata da un certo sottosviluppo culturale, dall’insicurezza economica, dalla frantumazione della famiglia. Ci sono molte famiglie che si dividono o si perdono, perché i giovani o i mariti vanno in cerca di lavoro e non tornano più, per cui manca la trasmissione dei valori umani, etici e spirituali da una generazione all’altra. Non possiamo inoltre dimenticare la presenza massiccia dei mezzi di comunicazione, che invadono le famiglie e che sono diventati quasi gli unici mezzi di formazione della mentalità, del pensiero e delle convinzioni. Un altro problema qui è poi rappresentato dalle sette, numerosissime, che attirano moltissima gente, promettendo benessere e miracoli con messaggi accattivanti. Credo che il quadro sia piuttosto pesante, ma la nostra Chiesa ne sta prendendo coscienza e, cosa importante, cerca di puntare sulla qualità del cristiano attraverso una formazione adeguata, perché i nostri fedeli diventino come il fermento nella massa.

    D. - I laici: che spazio occupano nella vostra pastorale e in particolare qual è quello riservato alle donne?

    R. - I laici hanno un ruolo importante, forse non del tutto riconosciuto, ma se noi non avessimo i laici, e in particolare le donne, saremmo in una situazione ancora peggiore. Basti pensare che qui a Bahia, ad esempio, ci sono migliaia e migliaia di comunità rurali, in alcune delle quali il prete arriva una due o tre volte all’anno. Che cosa faremmo se non avessimo degli animatori di comunità, dei ministri che celebrano la Parola di Dio? Quindi la presenza dei laici è indispensabile. La nostra Chiesa sta lavorando molto con i laici, ma deve raccoglierne ancora di più preparandoli adeguatamente.

    D. – La Conferenza di Aparecida ha cambiato qualcosa nella vostra opera pastorale?

    R. - Credo proprio di sì e la prima cosa che noto è un cambiamento a livello di coscienza. C’è bisogno di una nuova evangelizzazione e quindi la Conferenza e il documento di Aparecida ci hanno dato sicuramente uno “scossone” da questo punto di vista: hanno richiamato l’attenzione sul fatto che è cambiata profondamente la realtà e che dobbiamo cambiare anche noi i nostri metodi, il nostro modo di evangelizzare. La Chiesa è viva e che vuole fare un cammino differente di maggiore vicinanza alla gente, portando veramente i contenuti della nostra fede. Perché, è vero, questi contenuti si sono un po’ persi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Ventaglio di iniziative culturali per celebrare la riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana. Intervista col prefetto, mons. Cesare Pasini

    ◊   L’attesa riapertura della Biblioteca Apostolica Vaticana dopo tre anni di lavori di ristrutturazione e restauro, fissata per il prossimo 20 settembre, sarà un’occasione per far conoscere meglio, anche al pubblico dei non addetti ai lavori, questa prestigiosa istituzione culturale. Una mostra, un convegno e la pubblicazione del primo volume della storia della Biblioteca sono le iniziative previste per il prossimo mese di novembre. Fabio Colagrande ne ha parlato con il prefetto della Biblioteca Vaticana, mons. Cesare Pasini, che spiega come oramai – chiusi i cantieri – le sale di lettura e gli archivi aspettino solo il ritorno degli studiosi:

    R. – Li aspettiamo e pensiamo proprio che loro saranno contenti e che noi riusciremo a concedere loro quello che cercano: la pace degli studi, l’organizzazione, un buon servizio e tutto il resto, che fa funzionare bene le cose.

    D. – Ci sono alcuni avvenimenti, legati alla riapertura del prossimo 20 settembre, che permetteranno al grande pubblico, che forse non ha occasione di frequentare la Biblioteca, di conoscerne un po’ meglio la storia e il funzionamento. Ci sarà una Mostra che si aprirà il 10 novembre nel Braccio di Carlo Magno...

    R. – Il 10 novembre ci sarà l’inaugurazione e la mostra poi dall’11 in avanti, fino a tutto gennaio 2011. E’ una mostra organizzata per permettere al pubblico dei non studiosi, che abitualmente possono entrare in Biblioteca, di farsi un’idea complessiva delle attività, delle catalogazioni, delle attività di restauro. Nell’ingresso, mentre le persone attendono di fare il giro, che sarà guidato, potranno anche vedere manoscritti in facsimile in questo caso, perché potranno accedervi loro stessi, sfogliandoli, quasi a trovarsi personalmente – e quindi anche singolo il visitatore della mostra – come membri della comunità scientifica che lavora in biblioteca.

    D. – Nei tre giorni successivi, dall’11 al 13 novembre, si terrà invece un convegno che racconterà quali sono stati i risultati dei decenni di studi compiuti grazie a questa Biblioteca...

    R. – In una prima sessione, si tratterà specificamente degli studi che dalla Seconda Guerra Mondiale fino ad oggi sono stati fatti nelle varie aree di ricerca. Abbiamo chiesto a studiosi italiani e del mondo, che frequentano la Biblioteca, di tratteggiarci un poco la storia delle ricerche dei singoli rami. Nella seconda sessione, sarà invece il personale interno che discorrerà dei vari ambiti di lavoro e dei vari uffici della Biblioteca: come operano, quali cambiamenti sono intervenuti negli ultimi decenni. Tutte le cose evolvono e anche il fare le fotografie, il restaurare, il catalogare ha tutta una sua forte evoluzione e novità. Racconteremo anche di quello: non per autocelebrarci, ma per verificare, anche per ricevere suggerimenti, aiuti, critiche se fosse necessario.

    D. – A novembre, dunque, una Mostra, un Convegno per la riapertura della Biblioteca Vaticana, ma anche una pubblicazione molto attesa: il primo volume, dedicato alle origini “Tra Umanesimo e Rinascimento”, di una storia prevista in sette volumi della Biblioteca...

    R. – Annuncio che i volumi sono previsti ogni due anni, quindi si facciano i conti per quando arriveremo alla conclusione. Penso che sarà una bella impresa. Il primo volume comincia dalle origini, anzi si permette uno sguardo indietro, come a dire che la Biblioteca ha come sua data di origine il 1451, ma prima, la Santa Sede, aveva comunque i suoi libri e le sue biblioteche e quindi si darà uno sguardo anche a questi secoli antecedenti. Poi, ci si sofferma a far conoscere al grande pubblico - anche qui nelle possibilità che abbiamo cercato di sviluppare - tale storia.

    D. – Benedetto XVI venne in visita alla Biblioteca nel giugno del 2007 e la definì un’accogliente casa di scienza, di cultura, di umanità, che apre le porte a studiosi provenienti da ogni parte del mondo, senza distinzione di provenienza, religione e cultura. Questa caratteristica di universalità è uno dei tratti fondamentali dell’istituzione di cui lei è prefetto...

    R. – Davvero e riaprendo la Biblioteca non solo mostriamo agli studiosi e a tutto il mondo quello che abbiamo realizzato, ristrutturandola, con le nuove procedure informatiche, ma ci rimoduliamo su questo fondamentale spirito, sulla nostra missione, perché non riusciamo a fare la Biblioteca tanto per mettere lì quattro libri da consultare. Ha questo aspetto di universalità e direi di aiuto alla cultura, perché conserva questi materiali e li conserva per l’oggi e per il domani. L’aiuto alla cultura, perché permette che vengano utilizzati, studiati seriamente e quindi sondati, per trovare qualche frammento ulteriore di verità. Le verità sono tante: le verità storiche, le verità che indagano sulla realtà delle cose, e queste piccole verità fanno parte della grande verità del mondo e di Dio.

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    A mons. Gänswein il premio Capri-San Michele 2010 per il volume "Benedetto XVI Urbi et Orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo" edito dalla Lev

    ◊   La giuria del Premio Capri-San Michele ha deciso di assegnare il massimo riconoscimento 2010, per la sezione “Immagini-Verità”, a mons. George Gänswein, segretario particolare del Papa e autore del libro “Benedetto XVI Urbi et Orbi. Con il Papa a Roma e per le vie del mondo”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. La commissione del Premio Capri-San Michele è presieduta dal prof. Francesco Paolo Casavola e annovera tra i suoi membri anche il prof. Lorenzo Ornaghi, rettore dell’Università Cattolica di Milano.

    L’opera vincitrice del primo premio assoluto è risultata invece “Dio oggi”, pubblicata da Cantagalli Editore, che raccoglie i migliori interventi del Congresso internazionale del dicembre scorso intitolato “Dio Oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto”, organizzato dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. Il volume raccoglie il messaggio di Benedetto XVI e comprende relazioni dei cardinali Bagnasco, Ruini, Scola, e dell’arcivescovo Gianfranco Ravasi, oltre che di numerosi studiosi e docenti universitari internazionali. Un premio speciale è stato attribuito anche a "L'ineludibile questione di Dio", scritto da Pietro Barcellona e Francesco Ventorino e pubblicato da Marietti. La cerimonia di assegnazione dei premi si svolgerà, ad Anacapri, sabato 25 settembre alle ore 18.00.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, “Inizia la redenzione della natura umana”: Manuel Nin sulla festa della Natività della Madre di Dio nella tradizione siro-occidentale.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo l’economia: all’Ecofin raggiunta l’intesa sul semestre europeo e sulla vigilanza bancaria.

    Poca acqua e non per tutti: Pierluigi Natalia sulla scarsità delle risorse idriche nel mondo.

    Sulle tracce del Papa: a mons. George Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, il Premio Capri-San Michele 2010, sezione Immagini-verità.

    I cartoni e gli arazzi di Raffaello per la Cappella Sistina: un articolo di Mark Evans tratto dal catalogo di una mostra allestita al Victoria and Albert Museum di Londra in collaborazione con i Musei Vaticani.

    Oltre il valico del consueto: Enrico Maria Radaelli sul rapporto fra tradizione e audacia nell’arte sacra.

    Alla ricerca di criminali da perdonare: Paolo Pegoraro sulla figura di padre Brown, primo detective tra “i preti di carta”, a un secolo dalla nascita.

    Un elefante in lotta con il grigiore delle idee: Andrea Monda sugli “Eretici” di Chesterton.

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    Oggi in Primo Piano



    Proteste in tutta la Francia contro le politiche di Sarkozy in materia di previdenza e immigrazione

    ◊   Stato d’agitazione generale oggi in Francia contro la riforma pensionistica. Secondo i sindacati, sarebbero due milioni i manifestanti scesi in piazza nelle maggiori città transalpine. Si tratta di un altro tassello, oltre a quello delle espulsioni dei rom, nelle questioni che stano mettendo in difficoltà il presidente Sarkozy. Sulle dimostrazioni di oggi, da Parigi, Francesca Pierantozzi:

    In attesa di sapere quanti francesi avranno risposto all’appello dei sindacati, mai così uniti nell’opporsi alla politica del governo, cominciano ad arrivare le cifre degli scioperi. Particolarmente colpito il settore dei trasporti, con treni, metro, autobus e collegamenti aerei fortemente perturbati. Forte anche la risposta degli insegnanti con molte scuole chiuse per sciopero. Chiamati a protestare anche i lavoratori della sanità, della funzione pubblica, delle poste, ma anche del settore privato. La protesta arriva proprio mentre i deputati dell'Assemblée nationale si accingono ad esaminare la proposta di legge del governo, che prevede di alzare l’età pensionabile da 60 a 62 anni, entro il 2018. La manifestazione di oggi è stata preceduta da una serie di proteste contro la politica di Sarkozy, soprattutto per quanto riguarda la lotta alla criminalità e all’immigrazione clandestina. Polemiche hanno in particolare provocato l’espulsione di rom e la riforma del codice della nazionalità, che prevede la revoca della cittadinanza ai francesi di origine straniera che attentano alla vita di un membro delle forze dell’ordine.

    Ma le conseguenze politiche delle recenti prese di posizione dell’Eliseo si sono fatte sentire anche in ambito europeo, dopo il recente irrigidimento in materia di scurezza ed immigrazione che ha portato all’espulsione dalla Francia di un migliaio di rom e al progetto di legge per la revoca della cittadinanza ai cittadini di origine straniera che si siano macchiati di particolari reati. Sulla situazione politica francese, l'opinione di Massimo Nava, corrispondente da Parigi del Corriere della Sera, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. - In questo momento, è chiaro che tutto il quadro politico guarda all’attualità e alla difficile situazione sociale ed economica del paese, ma in prospettiva sono le elezioni del 2012 ad attirare l’attenzione. E’ evidente che tutta questa situazione va decisamente contro Sarkozy.

    D. – Per quanto riguarda l’attuazione della riforma delle pensioni, Sarkozy la considera una priorità irrinunciabile. E’ cosi?

    R. - E’ un discorso legato al fatto che la Francia è quella che è più in ritardo rispetto alle riforme attuate in vari Paesi europei. Non tanto sul piano strutturale, ma proprio sul principio dell’età pensionabile che in Francia è ancora - e questo sin dai tempi di Mitterrand - a 60 anni. Tutto questo viene considerato incompatibile con il sistema francese attuale, con i costi di gestione del sistema stesso e, quindi, con la possibilità alla fine di pagarle queste pensioni. C’è da dire che buona parte dei diversi ambienti sindacali in passato avevano già accettato la prima riforma - quella cioè dell’equiparazione tra dipendenti pubblici e dipendenti privati - ed oggi sembrano esserci segnali di apertura. Il fatto, quindi, dello sciopero generale sembra proprio un prezzo da pagare alla trattativa. D’altra parte, per Sarkozy è un test decisivo, perché è chiaro che se facesse marcia indietro anche sulle pensioni, dopo aver in qualche modo annacquato tutta una serie di altri provvedimenti riformatori, il bilancio sarebbe ulteriormente negativo e scompenserebbe ancora di più le sue prospettive di rielezione.

    D. - Un altro ambito sul quale il governo mantiene una certa rigidità è quello relativo alla sicurezza e all’immigrazione, che ha suscitato tante polemiche nelle ultime settimane…

    R. - Nella sostanza, c’è da dire che la direttiva e questi rimpatri di rom, visti alla fine caso per caso, non si discostano molto da direttive europee, come da proposte e situazioni che sono all’ordine del giorno anche in casa nostra. In Francia, c’è sicuramente una politica di accoglienza e di integrazione che continua a far invidia a molti Paesi europei, ma qui c’è stato certamente un colpo di freno, che - secondo me - è molto più simbolico che sostanziale, perché alla fine si tratta anche qui di accontentare, o sedurre, o recuperare quegli strati popolari che si rivolgono non più a sinistra, ma al Fronte Nazionale, proprio perché si sentono minacciati da una immigrazione fuori controllo.

    D. - In questo caso, come va letto l’appello di Barroso, che ha fatto un richiamo abbastanza forte a quelli che sono i principi anche di accoglienza e tolleranza dell’Europa?

    R. - Si tratta di inviti a - come dire - non "debordare" da una serie di principi. Bisogna poi vedere nella sostanza cosa cambierà e cosa si farà davvero.

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    L'assassinio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica: stasera la fiaccolata di solidarietà. Il vicesindaco: seguiamo il suo esempio

    ◊   A 24 ore dalla brutale esecuzione a colpi di pistola del sindaco di Pollica nel Cilento, Angelo Vassallo, prosegue senza sosta il lavoro degli inquirenti. Sul luogo del delitto amici e concittadini si alternano in queste ore in preghiera o per un semplice saluto al defunto primo cittadino, noto per il suo impegno a favore della legalità e dell’ambiente. Domani, il cadavere di Vassallo sarà sottoposto all’autopsia, mentre forse giovedì potrebbero essere celebrati i funerali. Intanto, questa sera i cittadini di Pollica parteciperanno ad una fiaccolata per le strade della frazione di Acciaroli. Sul significato dell’iniziativa Paolo Ondarza ha intervistato il vicesindaco di Pollica, Stefano Pisani:

    R. - Questo non è soltanto un ricordo alla memoria di Angelo Vassallo, anzi forse non lo è: è semplicemente la volontà di riprendere la strada che lui ci ha tracciato e riprendere il futuro che hanno tentato di rubarci. Angelo non si fermava mai e non avrebbe voluto fermare nemmeno la sua azione amministrativa, in nessuna delle peggiori circostanze. Lui ci ha lasciato un ultimo insegnamento: se la persona più forte di una comunità viene colpita, tutti si fanno nuovamente coraggio e mettono da parte la paura. E stasera ci sarà un’unica cosa sul porto di Acciaroli: il silenzio che parlerà più di tutti, perché tutti avranno la possibilità di vedere che cosa ha fatto Angelo Vassallo per il Cilento.

    D. - Angelo Vassallo era particolarmente amato dai suoi cittadini, ma aveva anche dei nemici…

    R. - Chi conduce un’azione amministrativa con fermezza e con degli obiettivi ben chiari non ha la possibilità nemmeno di pensare di avere solo amici. L’interesse pubblico quando è coltivato, quando è voluto in tutte le sue forme, rischia di ledere gli interessi privati, piccoli, grandi…

    D. - I pm sono a lavoro, alcuni familiari intervistati ipotizzano, tra le varie piste, interessi sul porto o altri problemi di droga, che si erano verificati ad Acciaroli questa estate…

    R. - Riusciamo a fatica a fare delle ipotesi. Cerchiamo di far lavorare soprattutto con la massima celerità gli inquirenti, perché portino a termine il loro lavoro.

    D. - L’uccisione di Angelo Vassallo poteva essere evitata?

    R. - Non riusciamo a rispondere a questo, perché Angelo non ha dato mai modo, a noi amministratori, di preoccuparci per lui. E’ stato sempre il nostro scudo, mai noi il suo. Lui riteneva di essere il primo cittadino e, quindi, colui, che doveva in prima persona rischiare. Quando c’era un provvedimento spinoso da firmare, lui mi chiamava - ero il suo vicesindaco - e mi diceva: “No, lascia stare, perché questo lo devo firmare io”. Questo era Angelo Vassallo.

    D. - Il suo appello al mondo politico e istituzionale…

    R. - E’ necessario che prendano finalmente delle decisioni, che nei fatti supportino le amministrazioni locali, troppo spesso lasciate alla forza dei singoli.

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    La storia religiosa euromediterranea e il dialogo cristianesimo-islam alla 32.ma Settimana Europea: intervista con padre Samir Khalil Samir

    ◊   “Da Costantinopoli al Caucaso. Imperi e popoli tra cristianesimo e islam”. E’ il tema della XXXII Settimana europea, promossa dalla Fondazione ambrosiana Paolo VI in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il patronato della Regione Lombardia. I lavori ospitati a Villa Cagnola di Gazzada, nei pressi di Varese, si sono aperti oggi in una prospettiva di incontro culturale e di dialogo religioso tra Europa e Paesi arabi del Mediterraneo. Tra i relatori di diversi Paesi, è il padre gesuita, Samir Khalil Samir, docente all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma. Roberta Gisotti lo ha intervistato:

    D. – Padre Samir, quanto è importante ripercorrere la storia del rapporto tra cristianesimo e mondo arabo nei secoli passati per capire i tempi attuali?

    R. – Per capire l’oggi dobbiamo tornare indietro perché viviamo di una storia. Io ho cercato in questo convegno di prendere solo una parte del mondo arabo e della storia, cioè il contributo dei cristiani della Siria e del Libano alla creazione di una nuova cultura araba nel Medio Oriente. Questo movimento è partito da Roma quando, dopo il Concilio di Trento, Papa Gregorio XIII creò il Collegio maronita di Roma nel 1584. Probabilmente, il Papa pensava solo a formare dei sacerdoti bravi per poter risvegliare la fede e anche per attirare nella Chiesa cattolica i cristiani ortodossi d’Oriente. In realtà, siccome questo accadeva nel periodo del Rinascimento in Italia, i sacerdoti che si sono formati qui, tornando nel loro Paese, hanno cercato di trasmettere in arabo tutto ciò che avevano ricevuto in filosofia, in scienze, in storia, in geografia. Così cominciò il movimento di rinnovamento, perché erano aperti alla modernità e hanno cominciato a scrivere in questa visione di collegare fede e scienza in tutto ciò che facevano.

    D. – Padre Samir, come recuperare una piattaforma di incontro oggi tra Occidente cristiano e mondo arabo musulmano? Bisogna puntare sugli accordi politici o sul progresso economico e l’emancipazione delle popolazioni arabe o sulla formazione culturale specie delle nuove generazioni?

    R. – E’ essenziale puntare sull’educazione, sulla formazione culturale delle nuove generazioni, ma è la cosa più difficile perché non si può fare con una decisione, o in cinque o dieci anni. Ci vogliono una e più generazioni. Ma dire di dover combattere militarmente l’estremismo, da dove viene, non è una soluzione perché il radicalismo e il terrorismo di matrice islamica hanno delle radici culturali e religiose. Dunque, l’ideologia non si combatte militarmente ma con le idee.

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    Terre des hommes festeggia 50 anni di attività nel segno della difesa dell'infanzia e della promozione dello sviluppo

    ◊   Compie mezzo secolo di vita Terre des hommes (Tdh), una delle più attive e riconosciute organizzazioni non governative internazionali, impegnata sulla frontiera della difesa dei diritti dell'infanzia nei Paesi emergenti e della promozione di uno sviluppo senza discriminazioni di tipo razziale, religioso, sessuale, politico e culturale. Nata dall’intuizione di un giornalista svizzero, Edmond Kaiser, Terre des hommes prende il nome da un’opera letteraria di Antoine de Saint-Exupéry, l’indimenticato autore del “Piccolo principe”. Emanuela Campanile ne parla con Raffaele Salinari, presidente di Terre des hommes Italia:

    R. - E’ un nome preso in prestito, che però racchiude, proprio nella sua visionarietà, in quello che c’è dietro, nel romanzo che titolava così di Saint-Exupéry, la nostra visione: la terra degli uomini, cioè una terra per tutti e di tutti, con uguali diritti e uguali opportunità. Però, anche una "terra": partendo cioè dall’idea che noi siamo ospiti su questo magnifico pianeta e che quindi non possiamo chiedere a questo pianeta più di quello che ha deciso di darci.

    D. - Responsabile della nascita mezzo secolo fa di Terre des hommes è un giornalista svizzero. Ma come e perché decise di fondare proprio Terre des hommes?

    R. - In un momento molto particolare per la storia dell’Africa, del processo di decolonizzazione e anche però dell’Europa, quindi delle ex potenze coloniali, in particolare la guerra di Algeria, Kaiser ebbe questo moto di rivolta della sua coscienza civile, attenta ai problemi del mondo. Si accorse che tra le vittime di quella guerra - una guerra sanguinosa, come ci ricordiamo, emblematica - c'erano in particolare dei bambini. Kaiser convocò allora una conferenza stampa - cosa che all’epoca, da parte di un privato sostanzialmente slegato da qualunque contesto politico organizzato, era un gesto molto, molto singolare - e suscitò grande curiosità per la veemenza, per la veridicità, per la visionarietà delle sue parole, soprattutto quando disse: "Chi è disposto a fare qualcosa per questi bambini?" Chi lo è, disse, venga insieme a me e cominciamo concretamente ad organizzare dei voli, concretizziamo un’idea di giustizia attraverso un’idea pratica, un’idea concreta, un progetto.

    D. - Terre des hommes punta alla valorizzazione del patrimonio sociale, ma anche ambientale: è sensibile a questi due aspetti…

    R. - Quello che davvero viene violato è l’aspettativa, il diritto al futuro di tutti noi, cioè delle prossime generazioni. Se noi pensiamo - lo sappiamo, ma è bene ripeterlo - che nei primi otto mesi di quest’anno complessivamente abbiamo già consumato tutte le risorse disponibili naturali per il 2010, e quindi siamo già in debito con madre natura, con il Creato, con ciò di cui facciamo parte, questo vuol dire che bisogna riscoprire il senso del vivere, che sia non al di sopra, ma in equilibrio con i propri mezzi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il Risorgimento italiano secondo Mario Martone tra i film più attesi al Festival di Venezia

    ◊   E’ uno dei film più attesi della Mostra del Cinema veneziana e sul quale si concentra l’attenzione della critica, degli spettatori e degli storici: "Noi credevamo" di Mario Martone tratto dall’omonimo romanzo di Anna Banti. Tre giovani si muovono sullo sfondo della tormentata storia che portò all’unità d’Italia. Un film rigoroso, commovente, intimo, che guarda al nostro presente e sul quale è doveroso riflettere. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Due volte brucia una chiesa del Sud, quarant’anni dividono questo incendio, due eserciti macchiano di sangue terre aride di speranza e di coscienza: sono quelli borbonici prima, piemontesi poi. L’Italia nasce così, non una vera rivoluzione, non un sentimento condiviso di patria, ma un parto difficile, un cesareo necessario, del quale pochi decidono i tempi e i modi. Tre fratelli attraversano le fasi di questa nascita, che è di ieri – il come eravamo – ma racconta anche i tempi nostri – il perché siamo – tre diversi destini, tre illusioni che scorrono nelle oltre tre ore di film. Mario Martone, in questo suo affresco risorgimentale, evita le masse, le battaglie, gli eserciti, i re e i politici, le figure alte della storia (se non Mazzini) e si concentra, da grande regista di teatro e di sentimenti, sui singoli e sulle famiglie, sui nobili e gli ultimi, i ricchi e i poveri, gli eroi e i traditori, dirigendoli tutti con eccelsa bravura: chi teorizza, chi complotta, chi subisce, chi viene avvolto dal morbo demoniaco della rivolta e delle armi e chi da quello poco eroico del compromesso e degli interessi. Un Risorgimento che è pagina di storia difficile ancor’oggi, a centocinquant’anni di distanza. Abbiamo chiesto al regista napoletano come si configura nel film questo rapporto col presente.

    “E’ un film rigorosamente documentato. Al tempo stesso, il rapporto col presente è sempre molto forte. Quello che per me conta è che sia lo spettatore a compiere questo lavoro, cioè che non sia da parte nostra messo in maniera artificiale. Tenete presente che gli attori si sono confrontati con una lingua obsoleta, la lingua dell’Ottocento. Gli attori hanno sempre accettato questa sfida come una sfida importante, cioè la possibilità di rendere viva quella lingua perché lo spettatore potesse cogliere il rapporto tra quel passato e il nostro presente”.

    Il tema musicale che accompagna questa storia italiana è tratto dal Don Carlos verdiano, melodramma sul potere e le vanità del mondo: una scelta voluta?

    “L’idea di partenza è venuta ascoltando l’Otello. Ascoltavo l’Otello, dirigeva Muti all’Opera di Roma, l’aria 'Dio! Mi poteva scagliar': grazie al fatto che eravamo in teatro, riesco a sentire l’orchestra separata dalla voce e capisco che quella musica in qualche modo è, sì, melodramma, ma c’è qualcosa di molto tormentato. Partendo da lì abbiamo, poi, cercato le scelte che musicalmente avessero sempre un carattere di qualcosa che gira a vuoto, che gira intorno, e le abbiamo trovate disseminate in diverse opere principalmente di Verdi. Nel Don Carlos ce ne sono molte. Quel tema in particolare è il tema del personaggio di Angelo, che non a caso è il personaggio più tormentato e scavato dal punto di vista del tormento interiore”.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: l’odissea dei profughi dimenticati nel mirino dei talebani

    ◊   Ai profughi “più fortunati” oggi in Pakistan non mancano acqua, cibo, tende. Ma lo sforzo del governo e delle agenzie umanitarie non riesce a raggiungere tutti gli sfollati, oltre 8 milioni su 17 milioni di persone colpite dal disastro. A migliaia, sprofondati nella miseria più nera a causa delle inondazioni, lottano per la sopravvivenza, vagano alla ricerca di un territorio che li ospiti, spesso muoiono di stenti. E’ la sorte degli sfollati che vivono soprattutto nei distretti più remoti, come quelli nella provincia “Khyber Pakhtunkhwa”, fino a qualche mese fa denominata “Provincia della Frontiera di Nordovest”, nel Pakistan nordoccidentale. Secondo quanto riferito all'agenzia Fides dalle Ong che operano in loco, lo sforzo umanitario oggi si concentra nelle grandi città e nei campi profughi già allestiti. Migliaia di profughi nelle aree più remote sono invece senza alcuna assistenza e diventano dunque destinatari privilegiati degli aiuti e del proselitismo dei gruppi talebani. Nella Khyber Pakhtunkhwa, i profughi si affollano nei distretti di Charsadda, Nowshera e Peshawar, dove sono stati avviati programmi di assistenza governativi e operano numerose Organizzazioni non governative. Gli alluvionati nei distretti di Dir, Kohistan, Shangla e Chitral non ricevono invece la medesima attenzione. “Nel distretto di Kohistan, le famiglie dei villaggi di Dassu, Qabar Valley, Dong Nala, Harban Basha e Kandian sono sul punto di morire di fame, anche perché le infrastrutture, come strade, e ponti sono state azzerate dalle inondazioni”, denuncia una Ong locale. Joseph Masih è uno dei volontari della “Church World Service”, Ong di ispirazione cristiana presente in Pakistan e Afghanistan da oltre 50 anni, attiva oggi nella Provincia di Khyber Pakhtunkhwa. In un colloquio con Fides, spiega: “Cerchiamo di occuparci dei profughi dimenticati, quelli lontani dalle città e non accolti nei campi profughi. Assistiamo in quest’aera oltre 10mila famiglie, soprattutto con cibo, acqua e tende. Il governo non riesce a raggiungere tutti con l’assistenza umanitaria. Ma anche la nostra opera rappresenta un minimo aiuto, rispetto alle ingenti necessità”. La provincia Khyber Pakhtunkhwa è una di quella a forte rischio terrorismo: “Sono tuttora in corso operazioni militari contro i gruppi terroristi”, spiega Masih. “Siamo in un’area di conflitto e, dopo gli ultimi attentati, siamo in stato di allerta. Il terrorismo vuole approfittare del fatto che l’esercito è impegnato nelle operazioni di soccorso”. Nel territorio della Khyber Pakhtunkhwa, notano le Ong, l’assenza degli aiuti del governo crea ulteriore malcontento fra la popolazione: ciò aumenta il risichio di affiliazione a organizzazioni terroristiche o a gruppi islamici integralisti, che hanno avviato operazioni di assistenza. Secondo gli osservatori, a questo livello si è verificata una saldatura fra due organizzazioni terroriste, Lashkar-e-Jhangvi (LeJ) e Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP) che hanno rivendicato gli ultimi attacchi di Quetta e Lahore, e sono attive anche nel Pakistan nordoccidentale. Secondo dati ufficiali, 79 distretti del paese (su 124 totali), sono stati colpiti dalle alluvioni: 24 in Khyber Pukhtunkhwa, 19 in Sindh, 12 in Punjab, 10 in Beluchistan, 7 in Kashmir e 7 in Gilgit-Baltistan (nota anche come Fana, Federally Administered Northern Areas). (R.P.)

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    Emergenza Pakistan: il nuovo piano Caritas da 10 milioni in sei mesi

    ◊   Non si arresta l’emergenza in Pakistan, Paese per un quinto sommerso dall’acqua delle inondazioni e delle piogge monsoniche, anzi, i bisogni e le vittime continuano ad aumentare. È per questo che Caritas Pakistan, con il sostegno di altre tra cui Caritas italiana, ha avviato un nuovo piano d’intervento che prevede uno stanziamento di 10.6 milioni di euro per i prossimi sei mesi, dei quali beneficeranno 360mila persone, cui andranno cibo, tende, medicine e assistenza. Da anni, inoltre, Caritas italiana è accanto a Caritas Pakistan nell’ambito degli aiuti strutturali, del microcredito e dell’integrazione sociale: dopo le recenti alluvioni, poi, ha immediatamente lanciato un appello e si è adoperata per aiutare 4795 famiglie in cinque tra le diocesi colpite e precisamente Multan, Quetta, Faisalabad, Rawalpindi/Islamabad e Hyderabad. Anche la Conferenza episcopale, fin dall’inizio dell’emergenza, si è attivata invitando le comunità alla preghiera e contribuendo con un milione di euro. (R.B.)

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    Grave la situazione in Guatemala: sale il numero delle vittime e degli sfollati

    ◊   Cresce la dimensione dell’emergenza dovuta a due giorni di piogge torrenziali in Guatemela. La Caritas locale ha prontamente inviato all’agenzia Fides un rapporto sulla situazione e un appello per sollecitare l’aiuto internazionale: il Guatemala, infatti, è un Paese molto povero, che non è in grado, con i propri mezzi, di far fronte a un’emergenza che si fa sempre più nazionale, con un bilancio di 45 morti, ma inesorabilmente destinato a salire, 56 feriti gravi e circa 20mila sfollati. I dati sono forniti dal Coordinamento nazionale per la riduzione dei disastri (Conred). Si calcola, inoltre, che i danni registrati sono pari a quelli che farebbe il passaggio lungo una settimana della tempesta tropicale Agatha. E alla tragedia già grave se n’è aggiunta un’altra: sull’autostrada Panamerica, all’altezza di Totonicapàn, un autobus pieno di gente bloccato dal fango e i soccorritori intervenuti per aiutarlo a ripartire, sono stati travolti da una valanga di fango che ha spazzato via tutto. Il governo di Álvaro Colom Caballeros ha decretato l’emergenza perché il numero degli alluvionati supera i 40mila. (R.B.)

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    Honduras. L’omelia di mons. Pineda sull’essere migrante: “Lo è stato anche Gesù”

    ◊   “Ognuno ha la sua parte di responsabilità, nessuno può ignorare questa realtà, in particolare ciò che riguarda il massacro di 72 persone a Tamaulipas”: così il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Tegucigalpa, in Honduras, mons. Juan José Pineda, ha ricordato la vicenda nel corso della sua omelia, in cattedrale, domenica scorsa, nello stesso giorno in cui venivano celebrati i funerali dei migranti uccisi dai narcotrafficanti in Messico. Il presule, riferisce la Fides, ha sottolineato che “essere migrante è un diritto delle persone” e ha ricordato che anche Gesù con la Madonna e San Giuseppe, lo sono stati, una volta fuggiti dall’Egitto. Mons. Pineda, infine, si è rivolto ai fedeli, esortandoli a vivere nella fratellanza: “Perché chi vive vedendo nemici dappertutto vive sulla difensiva – ha detto – e colui che vive vedendo nemici dappertutto vive attaccando gli altri, così non può vivere nella pace. Dobbiamo creare un mondo di pace dove vivere come fratelli”. (R.B.)

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    Cile: i minatori intrappolati chiedono il crocifisso

    ◊   Hanno chiesto un crocifisso, immaginette religiose e statuine dei Santi cui sono devoti per trasformare un angolo del rifugio in un piccolo santuario in cui poter pregare, i 33 minatori cileni intrappolati sotto terra nella miniera di San Jose dal 5 agosto scorso. La notizia, riportata dal Sir, è stata diffusa da MissiOnline, il sito di “Mondo e missione”, mensile del Pontificio istituto missioni estere (Pime). Il ministro della Salute cileno, Jaime Manalich, ha disposto che tutto sia recapitato loro al più presto, attraverso il tubo di 10 cm di diametro che costituisce il loro unico contatto con la superficie. Il governo, intanto, si sta adoperando per trovare un accordo con la Nasa affinché invii alcuni esperti di problematiche nutrizionali e psicologiche. Alcuni dei minatori intrappolati a 700 metri di profondità, infatti, nonostante siano al corrente che dovranno trascorrere mesi prima che si riesca a liberarli, manifestano i primi segni di depressione: non riescono a dormire e si sentono psicologicamente provati. (R.B.)

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    Regno Unito: mons. Nichols presenta la mostra “Raffaello: cartoni e arazzi per la Cappella Sistina”

    ◊   Una metafora della visita del Papa nel Regno Unito: così mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, definisce la mostra “Raffaello: cartoni e arazzi per la cappella Sistina” che verrà inaugurata domani a Londra, presso il Victoria ed Albert Museum. Realizzata dalla struttura museale londinese in collaborazione con i Musei Vaticani, l’esposizione avviene in concomitanza del Viaggio apostolico di Benedetto XVI nel Regno Unito, che avrà luogo dal 16 al 19 settembre. Per la prima volta, verranno presentati insieme i cartoni preparatori - ideati e realizzati interamente da Raffaello nel 1515-1516 e in seguito conservati presso il Victoria and Albert - e i relativi arazzi, tessuti a Bruxelles nella bottega di Pieter van Aelst, tuttora conservati in Vaticano. “La giustapposizione creativa di arazzi e cartoni – afferma mons. Nichols – è una metafora della visita stessa del Santo Padre. Ogni elemento, infatti, getta nuova luce sugli altri e insieme portano un arricchimento. Quando Benedetto XVI arriverà, la settimana prossima, la mia speranza è che la gente ascolti davvero le sue parole, con un cuore aperto a sperimentare la forza creativa di una fede viva”. “La fede, come l’arte – continua il presidente dei vescovi inglesi – ci mostra come essere aperti nei pensieri e nelle opere, poiché tutti noi abbiamo la capacità di essere creativi, in modo da scoprire la trascendenza, qualunque siano i nostri limiti”. Quindi, l’arcivescovo di Westminster ribadisce: “La nostra società ha molto da guadagnare dal recupero di un modo di intendere la fede. Una cultura che ha spazio per l’anima e valorizza il dono della fede non solo dà valore alla vita, ma offre anche a noi uno spazio in cui diventare davvero umani”. Sottolineando che “la grande arte ci impone di essere aperti”, mons. Nichols aggiunge: “Credo che la stessa esperienza può accadere in un incontro con il cristianesimo, in particolare con il cattolicesimo. Naturalmente, i secoli, i conflitti ed i peccati dell’uomo possono soffocarlo e sfigurarlo, ma la vitalità creativa della cristianità non è mai debole”. “Come per l’arte – dice il presule – il problema sta nel riuscire a comprendere”, evitando “sospetti e fonti riduzioniste”. Poi, il presule conclude: “Questi arazzi sono opere significative di per sé, ma sono anche una forma espressiva potente” in quanto “sono riflessioni sulla missione degli Apostoli Pietro e Paolo, non solo nel prendersi cura della Chiesa, ma anche nel testimoniare il dono di Cristo in un mondo che non ha ancora un linguaggio in grado di parlare di Lui”. Infine, da ricordare che la mostra potrà essere visitata fino al 17 ottobre prossimo. (A cura di Isabella Piro)

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    Domani la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione dell’Unesco

    ◊   Ricorre domani la Giornata internazionale dell’alfabetizzazione, promossa dalla sede Unesco di Parigi (ma iniziative sono previste in tutte le sedi) sul tema “Alfabetizzazione ed empowerment delle donne”, in occasione della quale sarà lanciato anche il network dei nuovi saperi e delle innovazioni al servizio dell’alfabetizzazione. “L’alfabetizzazione delle donne sta dando eccellenti risultati – spiega il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova nel messaggio per la Giornata, riportato dall’agenzia Fides – migliora i mezzi di sopravvivenza, esercita un’influenza benefica sulla salute materna e infantile e favorisce l’accesso delle ragazze all’istruzione. In breve, ha ripercussioni positive sull’insieme degli indicatori di sviluppo”. Nonostante questo, l’agenzia Onu per l’educazione e la cultura in una nota afferma che ancora oltre la metà dei 67.4 milioni di minori fuori scuola nel mondo sono donne e così i due terzi degli adulti analfabeti. L’istituzione della Giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica: domani a Parigi saranno consegnati i Premi internazionali per l’alfabetizzazione 2010 a progetti a Capo Verde e in Germania, mentre il direttore Borova interverrà al Palazzo di Vetro a New York sul tema “L’alfabetizzazione, base essenziale per lo sviluppo”. (R.B.)

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    Lo studio dell’Unicef: concentrarsi sull’equità per raggiungere gli Obiettivi del millennio

    ◊   Concentrarsi sull’unità e investire, prima di tutto, nelle comunità e nei bambini più svantaggiati: questa la ricetta utile per salvare milioni di vite secondo l’Unicef, che ha pubblicato due nuovi studi, “Ridurre i divari per raggiungere gli obiettivi” e “Progressi per l’infanzia: raggiungere gli Obiettivi del Millennio con equità”, un compendio di dati annualmente fornito dall’Agenzia Onu per l’infanzia. Anche se qualche progresso è stato fatto, nei prossimi cinque anni è necessario fare molto di più e la carica innovativa di quanto pubblicato sta proprio nel concetto di equità: “Le nostre scoperte sfidano il modo di pensare tradizionale, secondo il quale concentrarsi sui più poveri e svantaggiati non è economicamente efficiente – ha detto il direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake – una strategia incentrata sull’equità produrrà non soltanto una vittoria morale, giusta in linea di principio, ma anche una vittoria più entusiasmante, giusta in pratica”. Secondo l’Unicef, infine, un approccio incentrato sull’equità migliora l’utile sul capitale investito evitando molti decessi infantili e materni e un investimento pari a un milione di dollari per ridurre i decessi al di sotto dei cinque anni in un Paese a basso reddito e mortalità alta, eviterebbe il 60% di decessi in più rispetto all’approccio attuale. Tali provvedimenti accelererebbero notevolmente il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio e ridurrebbero le disparità all’interno delle nazioni. (R.B.)

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    A Stoccolma la 20.ma Settimana mondiale dell’acqua

    ◊   È in corso a Stoccolma la 20.ma Settimana mondiale dell’acqua, che si concluderà sabato 11 settembre e alla quale stanno partecipando 2500 tra scienziati e rappresentanti di organizzazioni non governative provenienti da tutto il mondo, accorsi in Svezia per le conferenze e i seminari in programma. Il tema scelto per quest’anno, specifica la Misna, è la qualità dell’acqua: “Non si può garantire un’educazione adeguata senza bagni nelle scuole – è il monito del presidente dello Stockholm International Water Institute, Anders Berntell – senz’acqua non si può combattere la fame e senza un’adeguata igiene le malattie continueranno a diffondersi, con il risultato di un’aumentata mortalità infantile”. Berntell ha inoltre manifestato il proprio disappunto per il fatto che il tema dell’acqua “sia messo da parte rispetto ad altri meno urgenti”: un atteggiamento da parte di molti Stati che egli giudica “inaccettabile in un mondo in cui 800 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e in cui oltre due miliardi e mezzo non dispongono di un decente sistema di fognature”. (R.B.)

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    Iraq: anche Baghdad ha ricordato la Beata Teresa di Calcutta

    ◊   Nonostante i pericoli di violenza e attentati anche a Baghdad è stato celebrato il centenario della nascita di Madre Teresa di Calcutta. A darne notizia è il sito Baghdadhope che informa che la celebrazione è avvenuta nei giorni scorsi nella cattedrale latina di Saint Joseph. Erano presenti oltre alle Suore Missionarie della Carità che dal 1991 gestiscono a Baghdad, non lontano dalla cattedrale, un orfanotrofio che accoglie circa 30 bambini orfani e con gravi disabilità, molte altre religiose dei diversi ordini presenti in Iraq. Con loro - riferisce l'agenzia Sir - mons. Shlemon Warduni, patriarca vicario caldeo della città e padre Ghadir che ha celebrato la messa e ricordato la figura di Madre Teresa. Sempre nei giorni scorsi si sono svolte altri due importanti eventi: il primo ha riguardato circa 250 giovani riunitisi nella chiesa caldea del Sacro Cuore di Baghdad per discutere dell'imminente Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, che si terrà in Vaticano, dal 10 al 24 ottobre, il secondo ha invece interessato i responsabili della fraternità di "Carità e Gioia" fondata nel 1989 da mons. Faraj Paulus Rahho, l'arcivescovo caldeo di Mosul rapito ed ucciso nel 2008 e da Imad Haseeb che ancora la guida insieme a mons. Warduni. La fraternità che ha sede a Mosul, Baghdad, Bassora, Dohuk ed Erbil si occupa nella capitale di sostenere materialmente e spiritualmente circa 150 persone disabili. (R.P.)

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    In India l’azione delle Suore contro la pratica delle spose bambine

    ◊   Il fenomeno delle cosiddette spose bambine, cioè dei matrimoni contratti nel corso dell’adolescenza, è particolarmente vivo nella regione del Punjab, nonostante l’esplicito divieto della legge nazionale. Proprio qui le Piccole Suore di Santa Teresa, attraverso il dialogo, educano le famiglie della diocesi di Jalandhar ad abbandonare questa pratica attraverso gruppi di discussione in cui presentano alle famiglie cristiane, indù e sikh i pro e i contro di questa usanza e offrono alle giovani già sposate utili corsi di formazione su come crescere i propri figli e acquisire piena coscienza delle responsabilità familiari. “Quando una ragazza si sposa in giovane età è esposta a rischi fisici e psicologici – racconta ad AsiaNews suor Elseema Augustine – le giovani di età inferiore ai 18 anni dovrebbero avere un’educazione adeguata per costruire il loro futuro, non dovrebbero sposarsi”. “La nostra missione è quella di aiutare le famiglie a cambiare idea – le fa eco suor Rita Denis – e grazie al confronto con altri genitori, molti l’hanno cambiata”. (R.B.)

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    I cristiani dell’Asia preoccupati: “no” all’incendio del Corano l'11 settembre

    ◊   Inaccettabile e condannabile. Quella del “Koran Burinig Day”, la “Giornata di incendio del Corano”, campagna lanciata dal Pastore Terry Jones, del “Dove World Outreach Center” di Gainsville, in Florida (Usa), in occasione delle celebrazioni dell'11 settembre, è una iniziativa che preoccupa le comunità cristiane in Asia. I leader religiosi, interpellati dall’agenzia Fides in diversi Paesi, concordano nell’affermare che principio basilare nei rapporti con le altre religioni è il rispetto reciproco. Fra le cose più sacre per una comunità religiosa vi è il libro sacro: un atto del genere ferisce profondamente i sentimenti dei credenti. “Condanniamo fortemente questa intenzione e questa campagna, contraria al rispetto dovuto a tutte le religioni, contraria alla nostra dottrina e alla nostra fede”, ha detto all’agenzia Fides mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale. Nazir S Bhatti, presidente del “Pakistan Christian Congress” ha chiesto al rev. Terry Jones, di annullare l’iniziativa in quanto “essa potrebbe nuocere gravemente alle minoranze cristiane nei Paesi a maggioranza islamica”: “Il Koran Burning Day sarà utilizzato dai radicali islamisti come pretesto per attaccare i cristiani”, mette in guardia. In India, dove vivono 130 milioni di musulmani, il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale, ha riunito i leader religiosi cristiani e musulmani diramando un comunicato congiunto che esprime aperto dissenso verso un atto definito “contrario all’insegnamento di Gesù Cristo”. Viva preoccupazione anche in Indonesia, Paese musulmano più popoloso al mondo, dove nell’ultimo fine settimana si sono tenuti diversi cortei di gruppi islamici che hanno protestato per l’iniziativa. Giorni fa la Conferenza episcopale ha organizzato un incontro con i membri del movimento radicale islamico Fpi (“Fronte islamico di difesa”), in cui si è ribadito il rispetto reciproco fra cristiani e musulmani. Il Fronte ha condannato con forza il gesto del Pastore ma non ha istigato i militanti a una vendetta contro i cristiani. Gli unici responsabili, afferma, saranno le persone che materialmente bruceranno il Corano, per il gesto sacrilego di cui si macchieranno, e non perchè americani o cristiani. Mons. Johannes Pujasumarta, vescovo di Bandung e segretario generale della Conferenza episcopale indonesiana, ha detto all’agenzia Fides: “Abbiamo espresso il nostro dissenso e lanciato un appello a recedere. Continueremo a pregare perchè non accada nulla di spiacevole, in Indonesia e in tutto il mondo, a causa di un tale atto irresponsabile”. (R.P.)

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    Cina: consacrata la parrocchia di Gesù Buon Pastore nel segno ecumenico ed interreligioso

    ◊   La consacrazione della parrocchia di Gesù Buon Pastore della diocesi di Bao Tou, nella provincia della Mongolia interna della Cina continentale, è diventata non solo un momento di comunione per i fedeli locali, ma ha anche rappresentato un forte segno sul piano dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso. Secondo quanto riporta Faith, dell’He Bei, il sito cattolico più importante del continente, mons. Du Jiang, vescovo della diocesi di Ba Meng, insediatosi l’8 aprile scorso, e mons. Meng Qing Lu, vescovo della diocesi di HuHeHaoTe, consacrato il 18 aprile scorso – tutti due con l’approvazione della Santa Sede - hanno presieduto la solenne consacrazione della chiesa di Gesù Buon Pastore il primo settembre. Quaranta sacerdoti hanno concelebrato il rito solenne con i due vescovi, cui hanno partecipato 3 diaconi, 12 religiose e oltre 1.500 fedeli. Nell’omelia, mons. Du Jiang ha affermato: “ci raduniamo ai piedi di Nostro Signore per essere le sue pecorelle buone”. Alla cerimonia erano presenti anche i rappresentati della comunità protestante e di quella buddista. Inoltre, essendo numerosi i cattolici arrivati da altri luoghi per la consacrazione della chiesa, i protestanti hanno offerto loro l’alloggio e i buddisti hanno offerto l’olio da cucina, in segno di omaggio alla comunità cattolica. Secondo un sacerdote cattolico, si è trattato di un forte segno di rispetto e di convivenza armonica tra le comunità religiose locali. Il giorno precedente i due vescovi avevano anche amministrato il Sacramento della Confermazione e presieduto una veglia di preghiera dedicata al tema della Comunione nel Signore. Oltre mille fedeli hanno partecipato all’evento straordinario. (R.P.)

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    In Botswana è più facile l’accesso dei rifugiati ai farmaci per l’Hiv

    ◊   Il Botswana è il primo Stato dell’Africa meridionale a usufruire del programma di trattamento dell’Hiv con farmaci antiretrovirali e vi include anche i rifugiati presenti nel Paese. L’agenzia Fides, infatti, scrive che il governo locale ha chiesto agli Stati Uniti un programma parallelo per i 3400 rifugiati a Dukwi, provenienti da Zimbabwe, Namibia, Angola e Somalia. Finora 170 rifugiati hanno iniziato il trattamento e altri 65 sono monitorati da un programma della Croce Rossa, con la supervisione dell’Acnur e finanziato dai fondi del President’s emergency plan for Aids relief degli Usa. Da quest’anno, inoltre, anche le donne rifugiate sieropositive, e non solo quelle originarie del Botswana, possono utilizzare i servizi di prevenzione per la trasmissione materno infantile. Purtroppo, però, non si sà ancora per quanto tempo gli Stati Uniti continueranno a distribuire aiuti ai profughi. Nell’Africa meridionale, infine, è previsto l’accesso agli antiretrovirali per i profughi in Zambia, Namibia e Sudafrica; gli altri Paesi vi provvedono in via non ufficiale. (R.B.)

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    Malawi: primi laureati per l’Università cattolica del Paese

    ◊   Primi laureati per l’Università cattolica del Malawi (Cunima): domenica, infatti, il Paese africano ha visto la consegna del titolo accademico a 96 studenti, dottori in diverse discipline, tra i quali 56 in Lavoro sociale ed uno in Antropologia. Istituita quattro anni fa, la Cunima ha sede a Nguludi ed è riconosciuta dallo Stato. Presidente del Consiglio accademico è il vescovo di Dedza, mons. Emmanuel Kanyama. “Siete chiamati alla fedeltà nei confronti della Chiesa cattolica – ha detto il Cancelliere dell’ateneo, l’arcivescovo di Blantyre, Tarcisius Ziyaye, rivolgendosi a tutti i membri dell’Università, sia credenti che non credenti – Rispettate lo spirito cattolico”. Ricordando, poi, che per definirsi “cattolica” l’Università deve promuovere la dimensione morale e spirituale della vita, l’arcivescovo Ziyaye ha espresso l’auspicio che l’ateneo del Malawi possa contribuire all’evangelizzazione del Paese. Dal suo canto, il nunzio apostolico in Zambia e Malawi, l’arcivescovo Nicola Girasoli, ha inviato una lettera di sostegno allo sviluppo dell’Università, ribadendo, al contempo, l’importanza di mantenere un alto livello formativo “alla luce del Vangelo”. Infine, tutti i neo graduati sono stati esortati a vivere una vita esemplare, nella sequela di Cristo. (I.P.)

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    A ottobre in Spagna l’annuale incontro per la pace organizzato da Sant’Egidio

    ◊   Rappresentanze del Patriarcato di Mosca, del Consiglio ecumenico delle Chiese, i vertici della Federazione luterana mondiale e del Consiglio metodista mondiale, rappresentanze ebraiche e musulmane da 16 Paesi e delegazioni delle grandi religioni asiatiche, confluiranno dal 3 al 5 ottobre a Barcellona per partecipare alla 26.ma edizione dell’incontro internazionale per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio in collaborazione con la diocesi della città catalana. Il tema di quest’anno è “Vivere insieme in tempo di crisi. Famiglia dei popoli, famiglia di Dio”, scelto per far tornare lo “spirito d’Assisi” in Spagna. “In un tempo difficile, di crisi economiche e di conflitti regionali che rendono incerti, impauriti e spaesati – si legge in un comunicato di Sant’Egidio riportato dal Sir – le religioni s’interrogano per ritrovare nel dialogo le energie spirituali da offrire a un mondo senza visioni e quindi senza futuro”. (R.B.)

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    Sabato a Pompei il terzo Pellegrinaggio nazionale della famiglia

    ◊   Partirà alle 15.30 dalla cittadina mariana di Scafati per arrivare a Pompei, sabato 11 settembre, il terzo Pellegrinaggio nazionale della famiglia per le famiglie, promosso dal Rinnovamento dello Spirito Santo in collaborazione con la prelatura pontificia di Pompei, l’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia della Cei e il Forum delle associazioni familiari. Il presidente nazionale del Rinnovamento, Salvatore Martinez, spiega così alla Fides le ragioni del pellegrinaggio: “La famiglia è al cuore dei programmi pastorali di Benedetto XVI e a noi, con il gesto ecclesiale di questo pellegrinaggio, è data la grazia di amplificare il suo pensiero aiutando le famiglie, specie quelle in difficoltà, a ritrovare la forza nell’amore e la gioia nell’unità. Come Maria, nel segno di Maria”. Martinez evidenzia il trasformismo di una società senza ideali che la famiglia sta vivendo, l’assenza di principi vitali, di stabili progetti di vita e la lontananza dalle verità esistenziali del Vangelo. “La soluzione è e rimane Gesù, sacramento d’amore vivente nella storia, amico benefico di ogni uomo, di ogni famiglia umana – ha aggiunto Martinez – per questo torniamo a Pompei, per questo torniamo sulle orme della nostra fede, con il Rosario tra le mani e nel cuore la grande speranza del riscatto spirituale della famiglia e vorremmo che tanti, sempre più numerosi, si unissero a questo nostro semplice gesto”. Il cammino, conclude il presidente, unirà tre generazioni nel canto, nel silenzio, nella meditazione, nella lode e nella preghiera d’intercessione e le famiglie, soprattutto quelle in difficoltà, riceveranno una benedizione speciale. (R.B.)

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    Fondazione Giovanni Paolo II: "Lo sport si deve fermare davandi alla morte di un pilota"

    ◊   “Che modello di sport è quello che non si ferma davanti alla morte di uno dei suoi protagonisti in gara? Che sport è quello che festeggia i ‘vincitori’ nell’indifferenza totale verso chi, qualche momento prima, ha perso la vita proprio in quella competizione?”. Se lo domanda Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, intervenendo oggi sulla morte del pilota giapponese Shoya Tomizawa avvenuta domenica a Misano durante una gara di motociclismo. Per Costantini, riferisce l'agenzia Sir, “la gara del motomondiale si doveva fermare” e il fatto che sia proseguita “dimostra che il cuore dei mercanti dello sport spettacolo non si commuove nemmeno di fronte alla morte di un suo atleta”. Inoltre, prosegue il presidente, “si sa che il motociclismo è una competizione rischiosa” e “lo accettano i motociclisti, lo accettano gli organizzatori” ma “nel momento in cui il rischio si verifica, bisogna fermare la competizione” perché si tratta di “una questione etica”. “Riconoscere il valore della persona umana, il senso della vita e della morte – conclude Costantini -, significa avere a cuore il valore educativo dello sport e il rispetto verso la dignità dell’uomo”. (R.P.)

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    Lo sport come educazione: al via un progetto di due “amici” italiani per i giovani

    ◊   Un’idea educativa originale è quella che è venuta al giornalista della Gazzetta dello Sport, Manlio Gasparotto, e al suo amico sacerdote di Vicenza, don Marco Pozza: correre e presentare ai giovani nelle scuole la propria esperienza sportiva. Il progetto si chiama “Lo sport, la fede, la New York City Marathon 2010”, è realizzato in collaborazione con la Gazzetta dello Sport e la De Agostini editore, e prevede la partecipazione dei due alla maratona annuale della Grande Mela che avrà luogo il 7 novembre. Intanto la loro preparazione è costantemente ripresa dalle telecamere e da queste immagini sarà tratto un cortometraggio e un testo scolastico che entrerà nelle aule per prepararsi insieme, attraverso riflessioni e incontri, a un altro appuntamento sportivo di grande importanza: la maratona di Milano il 10 aprile 2011. Tutta l’avventura, inoltre, giorno per giorno, sarà raccontata in un blog. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Più di 230 civili uccisi a Mogadiscio in due settimane

    ◊   Oltre 230 civili sono stati uccisi e almeno 400 feriti nelle ultime due settimane a Mogadiscio nei combattimenti tra truppe governative somale e insorti islamici shabaab. Lo ha detto l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) secondo il quale in seguito al riesplodere delle violenze si contano anche 23 mila profughi. Nel corso dell'anno finora sono oltre 200 mila le persone che hanno dovuto abbandonare le loro case. L’Onu si è detto “allarmato per l'ulteriore peggioramento” nella situazione già gravissima nella capitale della Somalia.

    Ennesimo attentato in Algeria: 5 uomini delle forze dell’ordine uccisi
    Tre agenti e due militari sono rimasti uccisi ieri in Algeria, in due attentati compiuti vicino a Skikda e a Tebessa, lungo la frontiera con la Tunisia. Numerosi attacchi, rivendicati da Al Qaeda per il Maghreb islamico, sono stati compiuti in Algeria durante il mese del Ramadan. Mercoledi' scorso un kamikaze si e' fatto esplodere contro un convoglio dell'esercito tra le montagne della Cabilia, uccidendo due militari e ferendone una ventina.

    In Afghanistan, ucciso un governatore di distretto e il suo autista
    Un governatore di distretto e il suo autista sono stati uccisi in un attacco di uomini armati sconosciuti nella provincia settentrionale di Baghlan. "Il governatore del distretto di Bghlan-e Jadid, Ahmad Joshan Pour, e il suo autista sono stati sorpresi in una imboscata da parte di un numero sconosciuto di uomini armati", si legge in un comunicato dell'Isaf. Intanto, dopo l’efferato omicidio del giornalista ieri, ha parlato oggi Sayed Yaqub Ibrahimi, fratello di Sayed Pervez Kambakhsh, il giovane giornalista condannato prima a morte e poi a 20 anni di reclusione per aver scritto dei diritti delle donne nell'Islam, e graziato dal presidente Karzai, esattamente un anno fa. In Afghanistan, - ha detto - nell'ultimo decennio, “c'è stata una catena di uccisioni di giornalisti compiuti da assassini che rimangono nell'ombra. Si tratta per la maggior parte di omicidi di natura politica, e non criminale: alcuni circoli politici nascosti cercano di reprimere la libertà di espressione uccidendo i giornalisti”.

    Il caso Sakineh è ancora “sotto esame”: così il ministero degli Esteri di Teheran
    La giustizia iraniana prosegue l'esame del caso di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, la cui condanna a morte per lapidazione è stata sospesa lo scorso luglio. Lo ha confermato il ministero degli Esteri di Teheran. Oggi Teheran ha anche affermato che Francia e Italia sbagliano a considerarlo un caso politico.

    I ministri finanziari Ue approvano le nuove misure sulla vigilanza
    I ministri finanziari della Ue hanno dato il via libera alla riforma della vigilanza finanziaria, approvando il compromesso raggiunto nei giorni scorsi col Parlamento europeo. Intanto nelle stesse ore il presidente della Commissione Europea Barroso parlava in parlamento di crisi economica e di valori umani. Il servizio di Fausta Speranza.

    L’Unione Europea vigilerà in modo nuovo su banche, assicurazioni, mercati finanziari. Dopo il via libera oggi dell’Ecofin, il gruppo dei ministri delle Finanze, nella prossima plenaria del 20 settembre, sarà il parlamento a votare in via definitiva le nuove regole. In sostanza, da gennaio 2011, saranno operative tre nuove autorità europee per monitorare flussi e meccanismi finanziari, dopo la crisi scoppiata a partire dalle operazioni subprime. Nascerà anche lo European Systemic Risk Board (Esrb) che, sotto la guida della Bce, dovrà vigilare e lanciare allarmi sui rischi per la stabilità della zona euro. Intanto da parte sua, il presidente della Commissione Europea Barroso, parlando al Parlamento, ha detto che l’Ue ha superato il peggio della crisi, raccomandando ai leader di lavorare compatti, perché: o si nuota insieme o si affonda insieme. Poi Barroso ha parlato della vicenda rom: “Ogni forma di discriminazione è puramente inaccettabile”, - ha affermato - ma tutti i cittadini hanno “diritti e doveri” e serve “equilibrio” tra il rispetto del principio della libera circolazione e quello della sicurezza. E ha parlato del rischio di pericolose “strumentalizzazioni populiste”. Poi una parola forte su Sakineh: la lapidazione è “una barbarie indicibile che non ha alcuna giustificazione, sotto alcun codice morale o religioso”.

    Sale il bilancio delle vittime colpite dal virus del Nilo in Grecia
    Altre tre persone sono morte in Grecia a causa del cosiddetto virus del Nilo trasmesso dalle zanzare, portando a 18 il bilancio delle vittime. Malgrado l'inizio di una campagna di disinfestazione aerea nella regione Nord, quella dove si registra la totalità dei casi, e il divieto alle donazioni di sangue nelle aree più a rischio, sono saliti a 177 i casi registrati; 33 sono le persone attualmente in cura. Al momento l’unica difesa è la protezione da punture di insetti.

    La Bosnia dà il via alla campagna elettorale
    Per le elezioni generali del 3 ottobre prossimo, in Bosnia-Erzegovina è cominciata ufficialmente la campagna elettorale. Alla consultazione prendono parte 39 partiti, 11 coalizioni e 13 canditati indipendenti. I circa tre milioni di elettori potranno scegliere fra un totale di 8.149 candidati dei quali poco più del 63% sono uomini e quasi il 37% donne. A essere eletti saranno i membri della presidenza bosniaca, il presidente ed il vicepresidente della Repubblica Srpska e della Federazione croato-musulmana, le due entità che compongono la Bosnia-Erzegovina sulla base degli accordi di Dayton del 1995, e i rappresentanti dei dieci consigli cantonali della Federazione. Il costo previsto per le elezioni è di 12,6 milioni di marchi bosniaci, circa 6 milioni di euro.

    In Sudafrica stop allo sciopero: i sindacati valutano una proposta di Zuma
    Centinaia di migliaia di dipendenti pubblici sudafricani sono tornati al lavoro oggi dopo la sospensione dello sciopero di tre settimane che ha colpito il settore della scuola e della sanità. I sindacati si sono dati 21 giorni di tempo per finalizzare un accordo di principio con i propri membri per porre fine alla disputa sui salari che hanno provocato la protesta di 1,3 milioni di lavoratori, con enormi disagi ai servizi pubblici. Lo sciopero era stato indetto per chiedere un aumento di stipendio dell'8,6% e un sussidio per la casa di 1000 rand (107 euro) al mese contro gli attuali 600. La settimana scorsa il governo di Zuma ha avanzato una nuova controproposta, offrendo un aumento del 7,5% (contro il 7 della precedente proposta) e un sussidio casa di 800 rand (anzichè 700). I lavoratori hanno respinto l'offerta, ma i sindacati hanno chiesto più tempo per spiegarne meglio i dettagli ai propri membri.

    La Gillard resta alla guida dell’Australia
    Dopo tre giorni di fiato sospeso, il partito laburista ottiene la maggioranza confermando il primo ministro uscente. Si mette fine così all’impasse politica durata due settimane. La Gillard governerà per la seconda volta. Il servizio di Elisa Castellucci.

    Julia Gillard si assicura oggi il sostegno di due dei tre deputati indipendenti, che le garantiranno la necessaria maggioranza per poter governare; 76 seggi sui 150 del parlamento australiano. Dopo 17 giorni di trattative, sono stati i deputati Rob Oakeshott e Tony Windsor, ad assicurare il sostegno al primo ministro uscente, mentre Bob Katter ha espresso il suo appoggio ai conservatori. Tutti e tre, deputati di distretti rurali, sono fuoriusciti dal partito Nazionale, che fa parte della coalizione di conservatori e che sostiene il liberale Abbot. I tre indipendenti hanno tenuto per giorni gli australiani con il fiato sospeso, dopo che le elezioni del 21 agosto non avevano prodotto una maggioranza chiara. Anche oggi la vittoria della Gillard non è stata esente da colpi di scena: poco dopo l’ora di pranzo, il primo a rompere gli indugi è stato Katter, che ha annunciato pubblicamente il sostegno ad Abbott. Un’ora dopo è stato il turno dei laburisti. Ed è stato infine Oakeshott a spostare il peso della bilancia verso la Gillard. “Il partito laburista - afferma la Gillard - è pronto a governare e a dare vita ad un governo stabile e certo per i prossimi tre anni”.

    Rilasciato il peschereccio della Corea del Sud sequestrato il 10 agosto
    La Corea del Nord ha rilasciato oggi il peschereccio del Sud sequestrato il 10 agosto scorso, con i suoi sette uomini d'equipaggio, per aver superato il limite delle acque territoriali nel Mar del Giappone. Lo hanno reso noto alcuni funzionari della guardia costiera sudcoreana. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Elisa Castellucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 250

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