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Sommario del 06/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Solo l'amore dà valore ai precetti: alcune riflessioni del Papa sul Vangelo della guarigione in giorno di sabato
  • La visita apostolica a Carpineto Romano sulle orme di Leone XIII: il bilancio del vescovo di Anagni-Alatri
  • Udienze
  • Dire di no in nome di Cristo, una croce da portare: così il cardinale Bertone commemorando il Concilio di Vercelli
  • Lettera dei laici cattolici dell'Asia al Papa e messaggio finale del Congresso di Seoul
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovo attentato kamikaze nel Pakistan devastato dalle inondazioni
  • Madrid: insufficiente l'annuncio dell'Eta sulla rinuncia alle azioni armate
  • L'uccisione del sindaco di Pollica. Mons. Manna: continuare la sua lotta contro l'illegalità
  • La conoscenza reciproca al centro della Giornata della cultura ebraica
  • Festival di Venezia: ad un regista africano il Premio Bresson, consegnato dal cardinale Scola
  • Chiesa e Società

  • L' arcivescovo di Lahore: Pakistan prostrato da alluvioni e terrorismo
  • Preoccupazione dell’Acnur per l’espulsione di cittadini iracheni da alcuni Paesi europei
  • Messico: la Chiesa continua a chiedere giustizia dopo l'uccisione di 72 immigrati
  • Il messaggio finale del pellegrinaggio ecologico dei vescovi europei
  • Usa: nuova campagna della Caritas Internationalis per azzerare la povertà
  • In Australia dal 17 al 23 ottobre la Settimana contro la povertà
  • Argentina: incontro della Chiesa sulla politica come servizio al prossimo e al bene comune
  • La testimonianza dell’arcivescovo di Algeri: un cristiano tra i musulmani cambia le cose
  • Al via domani la XXII Settimana della cultura: un incontro tra cristianesimo e islam
  • Russia: la Chiesa cattolica chiede di crescere nella collaborazione con gli ortodossi
  • "Comunione e solitudine", tema del XVIII Convegno di Bose sulla spiritualità ortodossa
  • Sud Corea: la vita di uno dei martiri coreani diventa un'opera musicale
  • Filippine: appello ai leader religiosi della nuova responsabile per i Diritti umani
  • La Chiesa svizzera contro la desertificazione in Burkina Faso
  • In Messico l’annuale incontro dell’Unione dei malati missionari
  • Focolarini: in migliaia da tutto il mondo per la beatificazione di Chiara Luce Badano
  • A Loreto la IX edizione dell’Agorà dei Giovani del Mediterraneo
  • “Credito è speranza”: seminario in preparazione della Settimana sociale dei cattolici italiani
  • Annunciati a Milano i vincitori del Premio Balzan
  • E' frate Bruno Cadore il nuovo Maestro dell’Ordine dei Domenicani
  • Un sms per salvare un piccolo cuore: iniziativa dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il re di Giordania: conseguenze mondiali da un fallimento dei negoziati per il Medio Oriente
  • Il Papa e la Santa Sede



    Solo l'amore dà valore ai precetti: alcune riflessioni del Papa sul Vangelo della guarigione in giorno di sabato

    ◊   La liturgia odierna ci riporta al centro del messaggio cristiano: Dio è amore, è potenza di guarigione che salva. Il Vangelo ci parla di Gesù che guarisce, di sabato, un uomo che ha la mano destra paralizzata e per questo viene criticato da scribi e farisei. Ascoltiamo, in questo servizio di Sergio Centofanti, alcune riflessioni del Papa su questo tema:

    Gesù opera spesso le guarigioni in giorno di sabato, giorno del riposo. “Si assume la responsabilità dell’interpretazione del precetto – afferma il Papa - rivelandosi quale ‘Signore’ delle stesse istituzioni legali”. Mostra in questo modo quale sia il messaggio cristiano:

    “La vera religione consiste nell’amore di Dio e del prossimo. Ecco ciò che dà valore al culto e alla pratica dei precetti”. (Angelus, 8 giugno 2008)

    Gesù chiede a scribi e farisei se sia lecito di sabato fare del bene o fare del male. L’amore è in continua azione, non si può fermare; il peccato invece “è una sorta di paralisi dello spirito da cui soltanto la potenza dell’amore misericordioso di Dio può liberarci”. Le guarigioni – sottolinea il Papa – sono allora i segni della potenza d’amore di Dio:

    “Queste guarigioni sono segni: non si risolvono in se stesse, ma guidano verso il messaggio di Cristo, ci guidano verso Dio e ci fanno capire che la vera e più profonda malattia dell’uomo è l’assenza di Dio, della fonte della verità e dell’amore. E solo la riconciliazione con Dio può donarci la vera guarigione, la vera vita, perché una vita senza amore e senza verità non sarebbe vita”. (Angelus, 8 febbraio 2009)

    “La guarigione completa e radicale – dice il Papa – è la salvezza … è la fede che salva l’uomo, ristabilendolo nella sua relazione profonda con Dio, con se stesso e con gli altri”; non così la legge o le ideologie che tanto attraggono gli uomini:

    “E’ forte infatti nell’uomo la tentazione di costruirsi un sistema di sicurezza ideologico: anche la stessa religione può diventare elemento di questo sistema, come pure l’ateismo, o il laicismo, ma così facendo si resta accecati dal proprio egoismo. Cari fratelli, lasciamoci guarire da Gesù, che può e vuole donarci la luce di Dio! Confessiamo le nostre cecità, le nostre miopie, e soprattutto quello che la Bibbia chiama il ‘grande peccato’ (cfr Sal 18,14): l’orgoglio”. (Angelus, 2 marzo 2008)

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    La visita apostolica a Carpineto Romano sulle orme di Leone XIII: il bilancio del vescovo di Anagni-Alatri

    ◊   La visita di Benedetto XVI, ieri a Carpineto Romano, in occasione del bicentenario della nascita di Papa Leone XIII, ha riproposto il legame indissolubile tra cristianesimo e promozione umana. Un intreccio, questo, riletto nell'omelia dal Santo Padre attraverso gli anni di Pontificato di Papa Gioacchino Pecci, nato nella cittadina laziale il 2 marzo del 1810. Benedetto XVI ha ricordato, in particolare, il magistero di Leone XIII sottolineando come la base del suo Pontificato sia stata la fedeltà al Vangelo. Ed è questa fedeltà che riempie di significato anche la questione sociale, come sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco il vescovo della diocesi di Anagni – Alatri, mons. Lorenzo Loppa:

    R. – E’ stato un incontro straordinario nel senso che è stato un evento, sicuramente, di grazia immeritato per noi. Il Santo Padre ha incontrato una diocesi piccola ma vivace, di fede antica ma sempre impegnata a mantenersi giovane dal punto di vista dell’adesione al Vangelo. Sicuramente l’omelia è stata un momento veramente importante perché il Santo Padre, a partire dalla liturgia della Domenica, facendo leva sull’adesione incondizionata a Gesù Cristo, senza anteporgli nulla e nessuno, ha poi spaziato e ha commemorato la figura di Leone XIII. A me è piaciuta molto l’impostazione del discorso del Santo Padre. Prima di andare al sociale, prima di andare alla testimonianza cristiana che è come lievito, sale e luce, ha parlato delle basi di una vita cristiana, cioè il rapporto con Gesù Cristo, la preghiera, la spiritualità, dimensioni senza le quali non si va lontano.

    D. – Poi il Papa ha ricordato la promozione umana portata dal cristianesimo nel cammino della civiltà …

    R. – La forza del cristianesimo è proprio questa: connette il progetto di Dio, le promesse di Dio con le aspirazioni degli uomini. Noi siamo tutti in viaggio perché la vita è un viaggio, la fede è un viaggio e, sicuramente, i cristiani camminano all’interno di un’umanità che va verso l’adempimento. In questo viaggio noi condividiamo un’aspirazione unica: l’aspirazione a vincere la morte, ad abbattere qualsiasi tipo di barriera. Il cristianesimo va proprio al cuore dei problemi, va alle radici. Non si accontenta di cambiare le strutture e le infrastrutture. Il futuro dipende dalle nostre scelte e alle nostre scelte è legato anche un presente più plausibile. La cosa più bella è capire che se si mette Cristo al centro e si vede tutto con i suoi occhi, non si perde nulla dal punto di vista umano. E’ il cambiamento delle coscienze che dà l’assicurazione al futuro degli uomini.

    D. - Una spinta questa che dobbiamo tenere presente anche nel contesto italiano…

    R - Sì perché le barriere tra le persone ci sono anche in Italia, le forme di morte sono tante. Anche la miseria, la mancanza del lavoro, la mancanza di sicurezza, la paura che crea emarginazione, che crea esclusione. Penso, per esempio, al problema dell’immigrazione. Su questo tema dobbiamo essere attenti, ma non possiamo predicare la chiusura perché Cristo stesso ha detto: ero forestiero e mi avete accolto. Quindi è un discorso, quello della liturgia di ieri, che il Papa ha innestato sul ministero e la testimonianza di Papa Leone. Un messaggio attualissimo anche per noi, per il nostro Paese in cui ci sono tante forme di alienazione. Però tutte passano nel cuore dell’uomo, è lì che bisogna lavorare.

    D. – Cosa resterà di questa visita apostolica del Santo Padre nella comunità di Carpineto Romano e anche nella diocesi di Anagni-Alatri?

    R. – Resterà tantissimo entusiasmo, resterà una conferma nella fede, tanta spinta per la nostra speranza e, soprattutto, una grande voglia di ricominciare ogni giorno e mettere a disposizione quello che si ha per rispondere alle sfide di oggi, in modo particolare la sfida dell’educazione delle giovani generazioni.

    Nell’omelia il Papa si è soffermato sul contesto in cui nacque due secoli fa Papa Gioacchino Pecci. A cavallo tra 1800 e 1900 l’Europa risentiva della “Grande tempesta napoleonica”, la Chiesa e numerose espressioni di cultura cristiana “erano messe radicalmente in discussione”. “In un’epoca di aspro anticlericalismo, Leone XIII – ha detto il Santo Padre – seppe guidare i cattolici sulla via di una partecipazione costruttiva, ricca di contenuti e capace di apertura”. Su queste parole si sofferma il viceparroco di Carpineto Romano, padre Gabriel Garcia Carrillo, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Io penso che il Papa ci abbia invitato proprio a ricordare questo anticlericalismo, che possiamo trovare ancora oggi, perché vediamo che i Papi sono diversi, ma i tempi sono quasi sempre gli stessi. C’è sempre questo salto tra coloro che credono e vogliono vivere anzitutto il cristianesimo e coloro che non lo vogliono vivere. La visita del Santo Padre deve aiutare anzitutto noi, come sacerdoti, a ricordare l’importanza di essere cristiani e a portare quello che il Santo Padre ci diceva: il vero annuncio dell’amore. Questa anzitutto, come diceva il Papa, non è semplicemente una cosa antica, ma continua ad essere nuova e bella nella nostra Chiesa. Io penso che per la comunità di Carpineto sia stata una grande gioia poter avere il Sommo Pontefice. Abbiamo aperto le nostre braccia per accogliere il vicario di Cristo. Il Papa è venuto a Carpineto proprio per ricordarci l’importanza del nostro essere cristiani.

    D. – Dopo questa visita cosa cambierà a Carpineto e cosa si auspica lei per la comunità di questa cittadina?

    R. – Per i giovani particolarmente il mio auspicio è che possa crescere anzitutto la fede. Quello che rimane e quello che noi dobbiamo fare da adesso in poi è anzitutto aiutare a crescere la fede nella nostra comunità parrocchiale, perché il Papa è venuto proprio a dare testimonianza e a dire che essere cristiani oggi è possibile. Basta semplicemente essere capaci di mettere dentro il nostro cuore la Parola del Signore.

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo alcuni presuli della Conferenza Episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in visita "ad Limina".

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    Dire di no in nome di Cristo, una croce da portare: così il cardinale Bertone commemorando il Concilio di Vercelli

    ◊   “Il cristiano deve saper dire di no” “a certe convinzioni e abitudini” per appartenere a Cristo: così il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nell’omelia pronunciata ieri a Vercelli, in occasione del 960.mo anniversario del Concilio, che si svolse in questa diocesi nel 1050, riaffermando la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. “Un evento carico di significato ecclesiale, teologico, spirituale”, ha sottolineato il porporato - che ha guidato la diocesi di Vercelli per quattro anni - facendosi quindi latore di un messaggio augurale inviato da Benedetto XVI all’arcivescovo di Vercelli, Enrico Masseroni. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Uniti oggi dalla stessa fede cattolica che tanti secoli addietro ha posto il Papa Leone IX e i padri conciliari di Vercelli in contatto con il Cristo Salvatore: “un incontro – ricorda Benedetto XVI - che si rinnova e si consolida in modo singolare ogni domenica”, nel banchetto Eucaristico. Il Concilio di Vercelli riaffermò in proposito - secondo la dottrina insegnata da Lanfranco da Pavia e confutando le tesi spiritualiste - che tale incontro implica un reale contatto con il Corpo di Gesù, laddove “nella consacrazione il pane e il vino si cambiano” “nella sostanza della carne e del sangue del Signore”.

    Commentando il Vangelo domenicale, il cardinale Bertone ha prima ricordato che cosa significava ‘seguire Gesù’ per i suoi contemporanei. “Voleva dire mettersi dietro un profeta non ben conosciuto, rifiutato dai capi della nazione e criticato da tanti avversari. Significava mettere a repentaglio la vita, la casa, forse farsi odiare dalla propria famiglia per i rischi che le si faceva correre. Oltre a questo voleva dire accettare di vivere in maniera nuova, contraria alle convinzioni della maggioranza”. Gesù “esigeva addirittura l’amore per i nemici e il perdono in ogni circostanza. Ed era insistente nell’esortare a non pensare solo al denaro.” Non soltanto “staccare il cuore dai beni terreni, ma saper rinunciare anche a certe convinzioni e abitudini”, dunque “pagare un caro prezzo, che a volte arrivava fino al martirio”. Se questo era al tempo di Gesù, “oggi più che mai – ha esortato il porporato – credere è una sfida: accettare la fede cristiana, nell’odierno contesto socio-culturale è una scelta non facile, può richiedere rotture dolorose con l’ambiente che ci sta attorno, a volte una croce da portare”. “Il mondo si sta secolarizzando rapidamente – ha aggiunto - e stiamo assistendo all’affermazione di modelli di comportamento amorali, vissuti spesso come evasione dalla realtà. Non sono pochi coloro – ha osservato - che considerano la vita, come i pagani di una volta, un tempo da consumare nell’egoismo. Molti non sentono il bisogno di rapportarsi con Dio e con Gesù Cristo. Qualcuno a volte quasi si vergogna di essere cristiano, di pregare, di offrire amore”. Ed invece “il cristiano deve saper dire di no”, anche ai suoi cari se questi “propongono scelte contrarie ai valori irrinunciabili”. Dunque “non considerare nulla come nostro possesso” “non rimanere attaccati ai beni materiali”, ma “usarli senza farne degli idoli”. E’ questa - ha concluso il segretario di Stato - “la strada della vera felicità”, secondo la volontà di Dio.

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    Lettera dei laici cattolici dell'Asia al Papa e messaggio finale del Congresso di Seoul

    ◊   Una lettera di ringraziamento a Benedetto XVI per la sua sollecitudine verso la Chiesa in Asia e un messaggio finale, per ribadire che il contributo cristiano è essenziale per la società contemporanea: questi i due documenti conclusivi elaborati dal Congresso dei laici cattolici dell’Asia, terminato ieri a Seoul, in Corea del Sud. Organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, il convegno ha riflettuto sul tema dell’evangelizzazione del continente asiatico. Il servizio di Isabella Piro:

    Viviamo in tempi difficili, quasi ovunque sembra che la Chiesa incontri forti venti contrari, abbiamo paura di naufragare. Ma Cristo e il Papa sono saldi al timone della nave, la guidano con dolcezza e serenità, portano il peso della Croce e ci avvicinano a Dio. È questa l’immagine commovente che il Congresso dei laici cattolici dell’Asia tratteggia nella Lettera a Benedetto XVI. “Santità – si legge nella missiva – siamo stati toccati dal Vostro paterno affetto e dalla Vostra vicinanza”, segni tangibili “del ministero universale e della cura missionaria instancabile del Successore di Pietro”. “Pur immersi in una società che sta vivendo profonde trasformazioni – continua la lettera – siamo consapevoli del nostro contributo nella costruzione della comunità cristiana, della nostra vocazione alla carità per il bene di tutti in Asia”. Quindi, la missiva si conclude con un’accorata richiesta al Santo Padre affinché ricordi, nella preghiera, tutti gli eroici testimoni della fede nel continente, insieme alle famiglie, alle associazioni, ai movimenti che, con speranza ed amore, proclamano la Parola di Dio.

    Ed una forte consapevolezza dell’importante ruolo dei laici cattolici emerge anche dal Messaggio finale del Congresso: “Siamo un piccolo gregge – si legge nel testo – che non soffre di un complesso o di una paura di essere una minoranza. Non vogliamo essere contenuti entro le mura della Chiesa, ma sentiamo la chiamata ad essere sale e luce del continente asiatico”. Per questo, i laici cattolici ribadiscono: “Vogliamo essere attivi protagonisti nella vita della Chiesa locale in comunione con i nostri vescovi”, perché “siamo pochi, ma al tempo stesso siamo presenti ovunque, mossi dall’amore per tutti i fratelli in Asia, senza eccezioni né discriminazioni. Siamo orgogliosi della ricchezza delle nostre antiche tradizioni culturali, e motivati a condividere la nostra fede in Gesù Cristo, compimento di ogni aspirazione umana”.

    Certo, si legge poi nel Messaggio finale, l’Asia vive un processo senza precedenti di crescita e di trasformazione sociale, economica e demografica. Ma restano da affrontare i problemi della promozione della libertà, della giustizia, della solidarietà e dello sviluppo di condizioni di vita più umane. Alla luce di questo, i laici si dicono convinti del contributo cristiano, “unico ed essenziale” per il bene del continente.

    Per questo, i cattolici si impegnano a rinnovare i propri sforzi per condividere l’esperienza cristiana nella società. Ma attenzione, si sottolinea nel documento: “Non si tratta di marketing strategico o di proselitismo fanatico, bensì semplicemente del frutto dell’incontro con Gesù”, che fa scaturire naturalmente “il desiderio di portare questa grazia agli altri”.

    Anche di fronte ai martiri, alle vittime del fondamentalismo, ai perseguitati a causa della loro fede, esorta il Messaggio, bisogna “prendere coraggio”, “lasciarsi affascinare da Cristo” attraverso l’ascolto della sua Parola, così che ognuno possa diventare “collaboratore indispensabile nella vita della Chiesa”, tracciando “nuove vie per il Vangelo nella società”.

    “Siamo portatori del bene supremo per il popolo dell’Asia di oggi e di domani”, conclude il documento finale del Congresso, e “siamo invitati a condividere con gli altri questo grande tesoro che è Gesù Cristo”. Infine, il Messaggio affida tutti i fedeli a Maria, “stella luminosa della nuova evangelizzazione”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In visita a Carpineto Romano Benedetto XVI ricorda che i cristiani sono forza benefica e pacifica di cambiamento profondo della società.

    In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “La sapienza del Papa”.

    Il discorso del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, per i 960 anni del Concilio di Vercelli.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano l’economia americana: Obama punta su ricerca e innovazione per rilanciare occupazione e consumi.

    L’esegesi contemporanea e il racconto della creazione: un articolo di Ermenegildo Manicardi in occasione della quarantunesima Settimana biblica nazionale organizzata dall’Associazione biblica italiana.

    Il malato letterario: Marco Beck sull’edizione critica della “Peste di Milano del 1630” di Giuseppe Ripamonti.

    Io sto con Salieri: la storia del “Requiem” di Mozart in programma nel concerto offerto a Benedetto XVI dalla Pontificia Accademia delle Scienze.

    Se il Duca parla a Garimberti: Marcello Filotei sul “Rigoletto” trasmesso recentemente da Rai Uno.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovo attentato kamikaze nel Pakistan devastato dalle inondazioni

    ◊   Non si arrestano le violenze in Pakistan. 19 persone sono state uccise oggi da un’autobomba contro una stazione di polizia nella provincia di Khyber, nel nordovest del Paese: tra le vittime, 11 agenti e anche 4 bambini che si stavano recando a scuola. È il terzo grave attentato che colpisce il Pakistan, devastato dalle alluvioni e in piena emergenza umanitaria. Michele Raviart ha fatto il punto della situazione con don Peter Zago, missionario salesiano che da oltre 14 anni vive a Quetta.

    R. – Quetta non avendo avuto danni dall’alluvione, essendo una zona piuttosto alta, è diventata il rifugio di moltissime famiglie, che scappano dal Sindh, dal Punjab, che sono a 300, 400 km di distanza. Vengono su con il camion per passare questi due o tre mesi al sicuro. Il governo qui può fare molto di più che non in altre zone, dove le alluvioni sono ancora una realtà.

    D. – Molte sono le organizzazioni non governative impegnate negli aiuti. Ma nelle zone di emergenza il governo è efficace?

    R. – Il governo, dunque, in certe zone è ben organizzato, lì dove può arrivare con camion di militari. In altre zone, specialmente nel nord, dove ci sono dei paesi ancora isolati e abbandonati, perché i ponti sono spariti e le strade sono state distrutte, è difficile arrivare per il governo. Moltissimi villaggi non sono stati ancora raggiunti. Il numero di morti potrebbe raggiungere anche la cifra di 25 e 30 mila. Adesso parlano di 18 mila morti.

    D. – In Pakistan, al dramma delle alluvioni si somma anche la violenza di Al Qaeda, che ha colpito ieri anche Quetta...

    R. – Sono morte 56 persone ieri e ci sono stati un’ottantina di feriti, alcuni ancora gravi. Non abbiamo mai avuto attentati così terribili contro gli sciiti. Al Qaeda aveva detto che sono loro i colpevoli. Questa organizzazione ha preso la responsabilità, anche se non ha nessun interesse di aiutare gli alluvionati, ma ne approfitta per screditare il governo locale. Questo avviene in tutte le città: è avvenuto in Lahore, una settimana fa, con tre esplosioni, è avvenuto a Quetta e poi avverrà in un’altra città.

    D. – Tornando alle alluvioni, voi come state aiutando materialmente la popolazione?

    R. – Noi diamo cibo: farina, olio per fare il chapati – il loro pane – e poi ancora lo zucchero. Poi, con la nostra cisterna portiamo l’acqua. I salesiani sono ben organizzati: ogni procura fa i suoi programmi e quello che riceve viene mandato sia a noi a Quetta, come anche a don Miguel in Lahore, il quale sta facendo una campagna dopo l’ultima inondazione del Sindh. Quindi le due comunità sono molto impegnate in questo lavoro. Abbiamo della gente semplice, musulmana, che si apre moltissimo anche a noi cristiani. Infatti, quando noi andiamo là, conoscendoci, gridano sempre: “Viva don Bosco”.

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    Madrid: insufficiente l'annuncio dell'Eta sulla rinuncia alle azioni armate

    ◊   L'Eta non intende più “compiere azioni armate” per l'indipendenza. Lo hanno annunciato alcuni membri del gruppo armato separatista basco, in un video trasmesso dalla Bbc. L’Eta - che è ritenuta responsabile della morte di 829 persone dagli anni ’60 ad oggi e che negli ultimi tempi è stata falcidiata da molti arresti - ha spiegato di aver preso la decisione per “mettere in moto un processo democratico”. Il governo spagnolo del premier Jose' Luis Zapatero ha fatto sapere però che non intende cambiare la propria politica antiterrorismo e - attraverso il ministro degli Interni Alfredo Rubalcaba - ha giudicato l'annuncio dell'Eta come ''insufficiente''. Sulla decisione dei separatisti baschi, Giada Aquilino ha raccolto il commento del giornalista spagnolo Antonio Pelajo, corrispondente da Roma di Antena Tres:

    R. - Purtroppo l’esperienza indica che bisogna prendere questo annuncio con molta cautela, perché mancano due elementi fondamentali per renderlo credibile. Il primo è la durata di questa nuova tregua: non dicono se si tratta di una tregua permanente, quindi duratura e per sempre, o se si stratta di una cosa limitata ad alcuni mesi o ad alcune settimane. Il secondo elemento, a mio avviso ancora più importante del primo, è che manca la verificabilità di questo annuncio e cioè il controllo internazionale da parte di una autorità che possa appurare che si tratti di un annuncio serio e non di una trappola.

    D. - In passato l’Eta aveva dichiarato tregua: poi, però, è stata rotta…

    R. - E’ per tale motivo che c’è un certo scetticismo negli ambienti ben informati su questo movimento terrorista. Già in almeno altre due occasioni l’Eta aveva annunciato una tregua, che è stata poi rotta - l’ultima volta - due anni fa. Forse è stato fatto questo annuncio per permettere ai movimenti politici vicini, quelli che si chiamano “Izquierda abertzale”, la sinistra più estremista basca, di riorganizzarsi in modo che si possano presentare alle prossime elezioni.

    D. - Il partito basco Batasuna ha già parlato di un apporto indiscutibile alla pace, ma il governo spagnolo del premier Zapatero ha fatto sapere che non cambierà la propria politica antiterrorismo. Quale sarà la linea dell’esecutivo?

    R. - Sappiamo, già da alcuni anni, che Zapatero ha cercato di fare la pace e gli spagnoli sarebbero veramente grati al premier se riuscisse ad ottenerla. Zapatero, però, deve essere molto cauto, perché ha già pagato in credibilità, negoziando con l’Eta, senza però arrivare ad un risultato. Anche perché l’ultimo attentato grave, la bomba all’aeroporto di Madrid-Barajas, ha inciso sulla sua credibilità. Io credo che non ci sia più tempo e non ci sia spazio possibile, in un Paese come la Spagna, per un movimento così sanguinario come quello dell’Eta.

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    L'uccisione del sindaco di Pollica. Mons. Manna: continuare la sua lotta contro l'illegalità

    ◊   "Un agguato in stile camorra, ma ci sono molte piste da seguire". Così il procuratore di Vallo della Lucania Alfredo Greco commenta l’uccisione, la notte scorsa di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica Acciaroli nel Cilento. Vassallo, 57 anni, sposato, con due figli, è stato colpito da 9 pallottole mentre era alla guida della sua auto. Era stato rieletto primo cittadino a marzo quando alle elezioni si era presentato con la lista civica “Cilento pulito”. Il suo impegno da sindaco contro l’illegalità e a favore del rispetto dell’ambiente hanno contribuito all’assegnazione alle spiagge di Acciaroli delle cinque vele blu di Legambiente. Paolo Ondarza ha raccolto il ricordo di mons. Guglielmo Manna, vicario generale della diocesi di Vallo della Lucania.

    R. – Il commento che viene spontaneo è certamente quello di ammirare questo uomo, che non ha trascurato niente per ciò in cui lui ha sempre creduto e per cui ha lottato. Il valore e il rispetto dell’ambiente è stato capace di portarlo a livelli nazionali e, anzi, a livelli internazionali. Poi, questo, credo, lo abbia portato anche ad amare il rispetto di quei grandi valori della legalità di cui tanto oggi noi sentiamo il bisogno. Lui li ha concepiti sempre come scelta di una vita migliore e per questo lui certamente ha offerto se stesso e oggi noi non possiamo fare altro che esprimere il nostro dolore.

    D. – Angelo Vassallo di recente aveva criticato la troppa lentezza nella risoluzione dei problemi del Meridione...

    R. – Certamente, come sappiamo, nel Meridione c’è sempre una forza frenante che è determinata da taluni gruppi che, purtroppo, esercitano ancora un potere deviante. Il Cilento vive comunque uno stato di serenità, di pace. Ecco perché questo agguato resta un fatto per noi veramente inspiegabile.

    D. – Ora gli inquirenti dovranno svolgere il loro lavoro, ma in molti vedono la camorra dietro l’uccisione di Angelo Vassallo...

    R. – Noi, purtroppo, diciamo la verità, subiamo l’invasione dei gruppi camorristi del Napoletano. Dobbiamo dirlo senza mezzi termini. Io voglio augurarmi che nel nostro Cilento non entri assolutamente questa malvagia guida delle scelte sociali. Naturalmente se questo dovesse essere, chiaramente credo che i cilentani saranno pronti subito ad ergere un poco lo scudo della difesa, di una difesa fatta anche di aggressione nei confronti dell’avversario.

    D. – Mons. Manna, come vicario generale della diocesi di Vallo della Lucania un appello alla sua comunità...

    R. – Mi auguro che soprattutto coloro che sono impegnati in prima persona – i politici, gli amministratori – possano sentire l’urgenza di lottare sempre e andare avanti, tenendo presenti le scelte di Angelo Vassallo. Era un uomo coraggioso e il suo coraggio deve essere per noi un impegno. Auguro soprattutto ai più giovani che guardino gli esempi di Angelo Vassallo e non abbiano paura di cedere di fronte a possibili oppressioni, tentazioni che possano venirci da territori limitrofi di cui purtroppo noi siamo costretti a subire tante volte la presenza e, spero di no, il fascino, perché queste persone che vivono per le scelte delinquenziali, criminali, tante volte, purtroppo, vengono anche amati dai più deboli.

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    La conoscenza reciproca al centro della Giornata della cultura ebraica

    ◊   “La cultura, strumento di progresso”: è il tema della Giornata europea della cultura ebraica, celebratasi ieri con un accento particolare sul binomio arte-ebraismo. Iniziative per far conoscere meglio la tradizione culturale ebraica continuano comunque in questa settimana in diverse città italiane. Per un bilancio sulla giornata di ieri e l’importanza della cultura come strumento di dialogo, Alessandro Gisotti ha intervistato Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane:

    R. - La Giornata della cultura ebraica sta diventando forse l’appuntamento annuale più importante per noi. Il significato che noi vogliamo dare è quello della vitalità dell’ebraismo, cioè non vogliamo più che l’ebraismo venga visto come qualcosa che guarda solo al passato e alla memoria. Vogliamo dimostrare la vitalità dell’ebraismo e vogliamo dimostrare che vivendo oggi in un continente come l’Europa, dove ci sono Stati democratici e rispettosi dei diritti delle minoranze, ci sono i presupposti per un rapporto aperto di dialogo, di trasparenza fra tutti i gruppi e le componenti della società. Il segnale che vogliamo dare è questo: aprire le porte di tutte le nostre istituzioni, i nostri musei, le nostre sinagoghe per farci conoscere.

    D. – Nel messaggio per l’occasione lei ha scritto che “solo grazie alla conoscenza è possibile abbattere i pregiudizi”. Quale risposta state avendo su questo fronte?

    R. – La risposta è estremamente positiva. Solo in Italia celebriamo questa Giornata della cultura in 62 località italiane. Bisogna tenere presente che le comunità ebraiche in Italia adesso sono 21, però ci sono località nelle quali non esistono più, ma ci sono residui di un’antica presenza ebraica dove enti locali tengono viva la memoria di questa presenza dei secoli passati.

    D. – Lei ha celebrato la Giornata a Livorno...

    R. – Livorno fu l’unica città importante con una significativa presenza ebraica dove non fu mai né concepito né realizzato un ghetto. Gli ebrei potevano vivere in qualsiasi parte della città, non erano costretti a vivere in un quartiere particolare e questo quartiere era aperto mentre, invece, i ghetti avevano dei cancelli, era una vera segregazione.

    D. – Livorno ... e il pensiero va subito al vescovo Ablondi...

    R. – ...al vescovo Ablondi, che purtroppo ci ha lasciato nelle settimane scorse. E’ stato un protagonista del dialogo. E’ una delle persone che, secondo me, ha realizzato nella pratica quello che è il nuovo orientamento nei rapporti fra ebrei e cattolici: il futuro è nella convivenza pacifica.

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    Festival di Venezia: ad un regista africano il Premio Bresson, consegnato dal cardinale Scola

    ◊   E’ stato conferito questa mattina, nell’ambito della Mostra Cinematografica di Venezia, il Premio Robert Bresson della Fondazione Ente dello Spettacolo insieme ai Pontifici Consigli delle Comunicazioni Sociali e della Cultura. A consegnare il riconoscimento nelle mani del regista africano Mahamat-Saleh Haroun il Patriarca di Venezia, Angelo Scola. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Torna a Venezia il Premio Bresson e per la sua undicesima edizione guarda all’Africa e al suo futuro, anche cinematografico. Il riconoscimento è stato, infatti, assegnato al regista originario del Ciad Mahamat-Saleh Haroun, che attraverso le sue opere racconta tragedie molte e speranze poche del suo Paese. Il Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, ogni anno accetta con molto entusiasmo questa sua presenza al Lido. Ama il cinema e lo segue, come sottolinea ai nostri microfoni:

    D. - Eminenza, dovesse aggiornare il titolo del suo intervento fatto recentemente al Meeting di Rimini per riproporlo alla Mostra, potrebbe essere: “Desiderare Dio. Chiesa e cinema”?

    R. - Il linguaggio cinematografico è una lingua franca, cioè una lingua che ha una capacità di interessare immediatamente tutti e questo la avvicina moltissimo al Cristianesimo. Il Cristianesimo che cos’è nella sua essenza? E’ Dio che si mette in gioco nella storia dell’uomo, addirittura facendosi come l’uomo in tutto tranne che nel peccato. Quindi, seguire Cristo vuol dire andare al cuore della realtà, andare al cuore dell’esperienza dell’uomo, della sua quotidianità, dei suoi desideri, delle aspirazioni, delle gioie, dei dolori - come ha detto il Concilio Vaticano II nella “Gaudium et spes” - delle angosce. Quindi, il cinema è un linguaggio che permette la comunicazione della fede in una maniera formidabile, più ancora della nuda parola e più ancora del libro.

    D. - Quando questo linguaggio parla dell’assenza di Dio e della deriva dell’uomo, come aiuta secondo Lei la missione della Chiesa oggi?

    R. - Noi siamo tutti figli di Dio. Per quanto la nostra epoca attraversi un groviglio di contraddizioni è impossibile che almeno un frammento del desiderio di Dio non permanga nel cuore di ogni uomo. Allora cosa ha fatto Gesù, che è venuto per i peccatori? Ha condiviso l’umanità dell’altro in questo frammento suscitando la nostalgia del tutto. Sarebbe molto interessante riprendere la grande esperienza che la Chiesa del resto ha sempre fatto perché ha visto l’importanza del cinema fin dagli inizi delle sale di comunità e di riproporre pazientemente a giovani e adulti il linguaggio del cinema come un modo e un’occasione di evangelizzazione.

    Mahamat-Saleh Haroun racconta l’uomo e la sua Africa cercando sempre questi frammenti di umanità. Gli abbiamo chiesto: raccontare per ricordare o per sperare?

    R. - Filmé c’est déjà immortalisé le choses…
    Filmare è di per sé già immortalare le cose e filmare dei giovani poi è in qualche modo già dare speranza, perché anche quando c’è un solo uomo che cammina, c’è della speranza. In realtà, non si può che non sperare nell’uomo. Anche se i miei film appaiono, a volte, un po’ pessimisti, sono in realtà inseriti in una speranza più ampia legata a tutte le forme di vita umana presenti sulla terra. Si tratta, quindi, di scrivere, di parlare di speranza per il semplice fatto di filmare dei giovani: per me, è già un segno di speranza.

    D. - Quando abbiamo visto Darat, il sottotitolo italiano del film era “La stagione del perdono”. Secondo lei questa stagione è già sbocciata in Africa oppure quale tipo di concime necessita per riuscire a farla sbocciare?

    R. - Qui. En effet, je pense qu’elle est déjà née…
    Sì. Credo che sia già nata. E’ fragile, ma è già nata. Il cammino è ancora molto lungo. Se possiamo, però, raggiungere il perdono e la riconciliazione, sarebbe qualcosa di formidabile. Non mi sembra questo il caso, ma mi sembra che ci sia sempre questo “orizzonte” del perdono, grazie a questi film, grazie a queste piccole luci che illuminano nel buio. Il cammino deve, quindi, continuare fino a raggiungere questo “orizzonte” di perdono e di riconciliazione. Ma come voi sapete, se c’è della luce all’orizzonte, allora c’è della speranza. Quello che io racconto è un po’ il cammino della gente, il cammino verso la luce. E’ cosi che io affronto il mio lavoro di cineasta.

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    Chiesa e Società



    L' arcivescovo di Lahore: Pakistan prostrato da alluvioni e terrorismo

    ◊   “Facciamo del nostro meglio, in questo momento molto difficile per la nazione. Alla furia delle alluvioni si unisce l’incubo del terrorismo: due calamità che ci colpiscono al cuore. C’è grande sofferenza nella popolazione per entrambi questi mali. Come cristiani continuiamo a operare per l’assistenza degli sfollati, a dare una parola di speranza e a pregare”: è quanto dichiara all’agenzia Fides mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, all’indomani del nuovo attentato che ha colpito il Pakistan nordoccidentale. “C’è una chiara strategia: approfittare della tragedia che investe il Paese. Il governo è in un momento di debolezza e deve far fronte a questa emergenza, nonché a polemiche e malcontento. L’esercito è impegnato a contribuire alle operazioni di aiuto e di protezione civile. I terroristi vogliono sfruttare questa opportunità per rialzare la testa e portare un attacco alla nazione, già prostrata”: spiega padre Mario Rodrigues, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Pakistan, dopo il terzo attentato terroristico che in pochi giorni ha scosso la nazione. Padre Mario descrive la situazione: “La distesa di acqua che copre a vista d’occhio le campagne è impressionante. I profughi chiedono aiuto disperatamente, le madri piangono i propri bambini dispersi. L’assistenza alle vittime è molto difficoltosa, data l’assenza di strade. Credo che il Paese, per riprendersi da questo disastro avrà bisogno di almeno due anni. Ed è più che mai necessario l’aiuto internazionale, ad ogni livello, perché con le sole forze interne non è possibile far fronte a tutte le urgenze e le necessità”. Raccontando gli sforzi dei soccorritori, padre Rodrigues spiega: “Attualmente si cerca di portare i profughi in salvo nelle grandi città come Karachi e Lahore. Non sono pessimista: la speranza cristiana non manca e vedo tante braccia impegnate nella solidarietà, senza barriere e senza frontiere. Ma contiamo sull’aiuto di tutti e sulla mobilitazione delle comunità cristiane nel mondo”, conclude. (R.P.)

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    Preoccupazione dell’Acnur per l’espulsione di cittadini iracheni da alcuni Paesi europei

    ◊   L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) denuncia la preoccupante situazione dei rimpatri di cui sarebbero oggetto alcuni cittadini iracheni residenti in Paesi europei. Il primo settembre scorso, infatti, all’aeroporto di Baghdad è atterrato un volo charter con a bordo 61 persone che risiedevano in Svezia, Norvegia, Danimarca e Regno Unito. In base alle linee guida dell’Acnur per l’Iraq, infatti, i governi non possono costringere al rimpatrio cittadini iracheni provenienti dai governatorati di Baghdad, Dyala, Kirkuk, Ninewa e Salah Al-din, le zone dove più frequenti sono le violazioni dei diritti umani. In particolare a Baghdad la situazione è molto critica e si stanno moltiplicando gli scontri: il 25 agosto, in una serie di attacchi coordinati, sono morte 62 persone e ne sono rimaste ferite 250. Chi è originario di queste aree, in base alla Convenzione di Ginevra del 1951, può godere della protezione internazionale attraverso il riconoscimento dello status di rifugiato. Tra le persone a bordo dell’aereo, l’Acnur ha individuato 10 persone originarie di Baghdad e un cristiano di Mosul, nel governatorato di Ninewa. In Iraq - sono i dati dell’agenzia Onu - oltre un milione e mezzo di persone è ancora sfollato all’interno del Paese, mentre centinaia di migliaia hanno trovato rifugio nei Paesi confinanti, soprattutto Siria e Giordania. (R.B.)

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    Messico: la Chiesa continua a chiedere giustizia dopo l'uccisione di 72 immigrati

    ◊   “Una Chiesa muta non serve davanti a Dio e neanche davanti agli uomini”: così ieri si è espresso nel corso della sua omelia l’arcivescovo di Città del Messico, cardinale Norberto Rivera, che ha celebrato l’Eucarestia in suffragio dei 72 migranti trucidati nello Stato di Tamaulipas lo scorso 21 agosto. “Si tratta di un crimine abominevole - ha detto il porporato, ribadendo che - occorre fare giustizia, rapidamente, per punire gli autori di questa strage” . Alla Messa erano presenti alcuni ambasciatori di Paesi ai quali appartenevano le vittime o che volevano esprimere solidarietà al popolo messicano. “Oggi accogliamo con fratellanza vera e con affetto alcuni nostri fratelli ambasciatori, i cui Paesi piangono cittadini massacrati. Eleviamo per loro, che purtroppo hanno perso la vita nel nostro territorio, le nostre preghiere, augurandoci che siano prese le misure adeguate affinché non si ripeta nel nostro Paese una simile tragedia”, ha detto il cardinale, ricordando che la Chiesa messicana ieri celebrava la Giornata internazionale dei migranti “con partecipazione e dolore, ma piena di speranza”. “La Chiesa, anche quando sono in molti a chiederlo, non può tacere di fronte al peccato degli uomini”, perciò, anche quando è doloroso per tutti, “deve parlare con chiarezza”. Il porporato, ricordando che fra i 72 latinoamericani uccisi c’erano numerosi padri di famiglia che lasciano molti figli orfani, ha chiesto di pregare in modo speciale per questi bimbi, così come per quelli che sono migranti insieme con i loro genitori. Intanto prosegue l’attività di identificazione delle ultime salme e quelle non messicane già sono arrivate nei Paesi d’origine, tra i quali El Salvador, dove ieri sono state accolte dall’arcivescovo della capitale, mons. Escobar Alas. Oggi la stampa latinoamericana dà grande risalto alla nota editoriale del settimanale dell’arcidiocesi della capitale messicana, che sotto il titolo “La tragedia dei nostri fratelli”, riflette sulla situazione della nazione e su quanto è avvenuto nelle ultime tre settimane. Tutto questo è accaduto a 72 persone innocenti che “desideravano solo un futuro migliore per sé e per i propri cari, non una tragedia nuova; l’unica cosa nuova è che l’opinione pubblica se ne è accorta solo oggi”. L’editoriale ricorda che, secondo recenti indagini di organizzazioni umanitarie, c'è il rischio che almeno 200 persone vengano uccise ogni mese in questo medesimo modo; e cioè costrette prima a pagare un’ingente somma di denaro con la promessa di essere portata dall’altra parte del confine, in territorio Usa, salvo poi essere massacrate dentro container e gettati nel deserto. “Ciò che sta succedendo in Messico - prosegue la rivista ‘Dalla fede’ - è una vergogna, ma ciò che più ci addolora è la mancanza di risposte da parte di chi ha la responsabilità di migliorare le nostre istituzioni e il non voler essere esigenti”. “Le bande dedite al traffico illecito di esseri umani stanno lì, senza che l’autorità applichi la giustizia e senza che nessuno blocchi i loro sporchi affari, dall’estorsione agli omicidi”. Infine, la nota ricorda che di fronte a tanti gravi problemi non risolti, la classe politica, “i legislatori, i giudici e le autorità territoriali e federali”, sembrano avere altre preoccupazioni e priorità “il più delle volte aliene da ciò che sono i veri problemi che richiedono risposte urgenti ed efficaci”. “Siamo un popolo generoso e ospitale, che non si può abituare alla corruzione e al crimine”, conclude la nota dell'arcivescovado di Città del Messico. (A cura di Luis Badilla)

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    Il messaggio finale del pellegrinaggio ecologico dei vescovi europei

    ◊   Si è concluso ieri con un “appello ai giovani, alle famiglie, alle comunità parrocchiali, ai monasteri, alle scuole, ai seminari e alle università affinché rinnovino il loro impegno nei confronti della vocazione di avere cura della nostra dimora terrena”, il pellegrinaggio per la salvaguardia del creato, partito il primo settembre dalla Basilica di Esztergom, in Ungheria, e arrivato, appunto, ieri, nel santuario di Mariazell in Austria. All’esperienza di fede hanno preso parte una cinquantina di delegati delle Conferenze episcopali europee provenienti da oltre 15 Paesi. “Senza Dio la cura del creato diventa un’ideologia o frutto dell’utilitarismo – ha detto al Sir padre Duarte da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa – e non rispetto per ciò che è un valore in sé”. In queste giornate, come racconta padre Duarte, i partecipanti non si sono limitati a parlare, ma hanno condotto un’esperienza concreta d’incontro personale tra loro, vivendo insieme in diversi ambiti della natura. Come si legge nel messaggio finale, infatti, particolare attenzione è stata dedicata al tema dell’acqua, elemento della creazione ricco di significati biblici e sacramentali, e anche al problema dell’energia e al bisogno di risparmiarla, evidenziando l’importanza dell’uso delle fonti rinnovabili. Nel testo, anche un invito a dar vita a preghiere e azioni comuni con altre Chiese e l’impegno a promuovere un dialogo più ampio all’interno della comunità politica. “I cristiani hanno una responsabilità particolare verso il creato alla luce della ragione e della fede – conclude padre Duarte – la fede porta la speranza, ed è per questa speranza che vale la pena di migliorare il mondo”. (R.B.)

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    Usa: nuova campagna della Caritas Internationalis per azzerare la povertà

    ◊   La Caritas Internationalis sta promuovendo una nuova campagna per fare pressione sui governi affinchè mantengano le loro promesse di lottare contro la povertà. La campagna ‘Caritas Voices Against Poverty’ punta a mobilitare i sostenitori dell’iniziativa Millennium Development Goals (MDGs), che prevedeva una serie di obiettivi concordati dai 189 Stati Membri delle Nazioni Unite nel 2000, a favore di un mondo migliore per l'umanità entro il 2015. Alcuni progressi sono stati fatti ma milioni di persone vivono ancora in condizioni di estrema povertà, patiscono quotidianamente fame, malattie e sono privi di ogni diritto. I leader mondiali si incontreranno nel quartier generale delle Nazioni Unite a New York per il ‘MDG2010 Summit’ per valutare quanto fatto e rafforzare i loro impegni. Secondo il Segretario Generale di Caritas Internationalis, Lesley-Anne Knight, un miliardo di persone soffrono fame e malnutrizione a causa della povertà. La Caritas sostiene di dover raggiungere a tutti i costi i MDGs, che costituiscono una importante pietra miliare verso l'azzeramento della povertà. Molti debiti vanno cancellati, sostiene Knight. Un paese povero non può spendere denaro per salute ed istruzione se questo serve a coprire il debito nazionale. La Caritas seguirà il MDG2010 Summit dalla sede di New York, dove c'è un delegato permanente alle Nazioni Unite, Joseph Donnelly, membro del General Assembly President's MDG2010 Summit Task Force. (R.P.)

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    In Australia dal 17 al 23 ottobre la Settimana contro la povertà

    ◊   Rafforzare la generale presa di coscienza delle cause e delle conseguenze della povertà oltre alle avversità, incoraggiare la ricerca, i dibattiti e le azioni rivolte a questi problemi: sono questi gli obiettivi principali che si pone la Settimana contro la povertà organizzata dalla Chiesa australiana dal 17 al 23 ottobre. Il Catholic Social Justice, l’agenzia della Chiesa cattolica locale per la giustizia sociale e i diritti umani, ha informato la Fides del fatto che l’iniziativa riscuote sempre un notevole successo: l’anno scorso ha riunito oltre mille organizzazioni e più di 10mila persone. I vescovi australiani fanno sapere che qualunque attività è ben accetta e che sul sito www.antipovertyweek.org.au si può trovare materiale utile. (R.B.)

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    Argentina: incontro della Chiesa sulla politica come servizio al prossimo e al bene comune

    ◊   La Commissione di Pastorale Sociale della Conferenza episcopale argentina ha organizzato un incontro nazionale per celebrare il Bicentenario. Questo Incontro, dal titolo "Ripensando la Politica", intende rispondere al quesito: "Di che tipo di leader abbiamo bisogno oggi?". L’Incontro di 3 giorni (17, 18 e 19 settembre) si terrà a Rio Cuarto, Cordoba, come Giornate nazionali di formazione di dirigenti e cittadini. Nella nota inviata all’Agenzia Fides si presenta l’obiettivo generale: creare uno spazio di dialogo, di riflessione e di proposte per ripristinare la politica come servizio al prossimo e al bene comune, ricordando le parole di Giovanni Paolo II: "una politica per la persona e la società trova la sua impostazione di base nel conseguimento del bene comune, come bene di tutti gli uomini e di tutto l'uomo". Questo scopo primordiale parte dai valori e dai principi della Dottrina Sociale della Chiesa e dall'umanesimo cristiano integrale e solidale. Per arrivare a questa meta, si cercherà di offrire uno spazio di incontro, di spiritualità e di formazione sui valori e sui principi della fede e della Dottrina Sociale della Chiesa, che incoraggino l'impegno cristiano nella vita pubblica. Inoltre si intende contribuire alla riflessione sul potere come servizio e sul nuovo stile di leadership necessario per contribuire a sradicare la povertà e a promuovere lo sviluppo come priorità nazionale del Bicentenario. Infine si vuole promuovere il lavoro in comune dei cittadini e dei leader impegnati a servizio del prossimo e del bene comune. I vescovi sono chiari nell'invito a partecipare a questa attività: “Come discepoli e missionari di Gesù Cristo, crediamo che il ripristino della politica come servizio al prossimo e al bene comune, sia una delle chiavi per sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo integrale come priorità del Bicentenario” che in Argentina si celebra dal 2010 fino al 2016. (R.P.)

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    La testimonianza dell’arcivescovo di Algeri: un cristiano tra i musulmani cambia le cose

    ◊   In un’intervista all’Opera di diritto Pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”, l’arcivescovo di Algeri, Ghaleb Moussa Abdalla Bader, racconta la sua esperienza nel Paese dove i cristiani sono una netta minoranza: secondo le stime diecimila protestanti e cinquemila cattolici. “Un cristiano in mezzo ai musulmani cambia molte cose – è uno stralcio delle sue dichiarazioni riportate dall’Osservatore Romano – la nostra amicizia e il nostro spirito di servizio fanno sorgere domande nei nostri compatrioti musulmani, del tipo: ‘perché vivono in mezzo a noi nonostante siano minacciati?’”. Dal 2006, infatti, con la promulgazione della legge che in Algeria impedisce di fatto ogni forma di evangelizzazione, la libertà religiosa dei cristiani è stata molto limitata. Le minacce, però, risalgono a prima: uno degli episodi più sanguinosi avvenne nel 1996, quando furono uccisi sette monaci trappisti, tra cui il priore del monastero cistercense di Notre-Dame de l’Atlas, che da allora è deserto. “Ma gli abitanti – prosegue il presule – seguitano a domandarmi quando torneranno altri monaci”. Mons. Bader, da quando è stato consacrato arcivescovo di Algeri, non ha mai smesso di chiedere alle autorità locali garanzie sul diritto dei cristiani di professare liberamente la propria fede. (R.B.)

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    Al via domani la XXII Settimana della cultura: un incontro tra cristianesimo e islam

    ◊   “Da Costantinopoli al Caucaso. Imperi e popoli tra cristianesimo e islam”: questo il titolo della XXII Settimana europea promossa dalla Fondazione ambrosiana Paolo VI che si apre domani e si chiuderà sabato 11 settembre a Villa Cagnola di Gazzada, in provincia di Varese. L’appuntamento, specifica il Sir, nasce in collaborazione con l’università cattolica del Sacro Cuore e si pone in una prospettiva di incontro culturale e di dialogo religioso tra Europa e Mediterraneo, proponendo, nell’intenzione degli organizzatori, “un approfondimento dell’irradiazione del cristianesimo orientale da Costantinopoli verso il Caucaso”. Tra i relatori della Settimana, Cesare Alzati da Milano, Antonio Carile e Alba Maria Orselli da Bologna, Ernst Christoph Suttner da Vienna, Konstantinos G. Pitsakis da Komotini, Alberto Ambrosio da Istanbul, Mariam Nanobaahvili da Tbilisi, Christian Hannick da Wurzburg, Stefano Parenti e Vincenzo Ruggieri da Roma, Samir Khalil Samir da Beirut, Gaga Shurgaia da Venezia, Bernard Heyberger da Tours, Paschalis Kitromilides da Atene e Raymond Kévorkian da Parigi. (R.B.)

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    Russia: la Chiesa cattolica chiede di crescere nella collaborazione con gli ortodossi

    ◊   “La comunità cattolica in Russia è una minoranza e deve collaborare con quella ortodossa, solo così potrà svilupparsi al meglio. Per questo, possiamo dire di essere interessati a un ortodossia che sia forte”. Sono le parole del segretario generale della Conferenza episcopale cattolica russa padre Igor Kovalevsky, intervistato dal quotidiano Nezavisimaya Gazeta, riprese dall'agenzia AsiaNews. Nell’intervista il sacerdote sottolinea le vicinanze più che le differenze tra le due Chiese: “Abbiamo quasi gli stessi insegnamenti su molte questioni” e “l’unica che ci divide fondamentalmente è il ruolo del Papa, il vescovo di Roma”. Le due comunità, continua padre Kovalevsky, hanno gli stessi valori e devono proteggerli davanti alle sfide del secolarismo moderno. Per il sacerdote, l’Europa oggi ha bisogno di una rievangelizzazione dopo aver perso le sue radici cristiane: “E’ un problema molto serio, la sfida principale della cultura europea contemporanea è la sua antireligiosità”, un fronte su cui Benedetto XVI è impegnato da sempre. I cattolici – aggiunge - si trovano anche a dover smentire lo stereotipo che associa il cattolicesimo alla cultura occidentale contemporanea, che tende invece a tenere Dio lontano dalla società. Sul tema sempre attuale di un possibile incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca Kirill, p. Kovalevsky ribadisce le posizioni già espresse dalla stessa Chiesa russo-ortodossa: “Né i cattolici, né gli ortodossi vogliono che l’incontro sia solo di protocollo. E per questo, quando avverrà lo deciderà la volontà di Dio”. Nell’intervista emerge anche l’annoso problema della mancanza di sufficienti parrocchie a Mosca. Oggi, la maggior parte dei cattolici di Russia si concentra nella capitale, dove – evidenzia il segretario della Conferenza episcopale - due chiese e una terza in costruzione “sono troppo poche”. A Mosca e dintorni si contano circa 50mila fedeli, ma le chiese sono meno che a Pietroburgo. “E’ il nostro problema principale nella capitale - racconta - fino alla Rivoluzione del 1917 a Mosca c’erano la chiesa di San Ludovico e la parrocchia dei Santi apostoli Pietro e Paolo. Quest’ultima fu confiscata e come nuovo luogo di culto sorse la chiesa dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, che oggi è la nostra cattedrale. La chiesa dei Santi Pietro e Paolo, purtroppo, fu privatizzata e la giustizia diede legittimità a tale atto”. La maggioranza dei cattolici è composta da cittadini russi, ma di origine polacca, tedesca o lituana e le funzioni si volgono tutte in lingua russa. (R.P.)

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    "Comunione e solitudine", tema del XVIII Convegno di Bose sulla spiritualità ortodossa

    ◊   Da quasi 20 anni rappresenta “un’importante occasione di dialogo sui temi essenziali della vita spirituale, dove le tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente cristiani intersecano le attese profonde dell’uomo contemporaneo”: così si presenta la XVIII edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, in programma dall’8 all’11 settembre presso il Monastero di Bose, dedicato al tema “Comunione e solitudine”. L’agenzia Zenit specifica che l’appuntamento si articolerà in quattro giornate e che vi parteciperanno teologi, storici, filosofi, studiosi e rappresentanti ufficiali al più alto livello delle Chiese ortodossa, cattolica e della Riforma e ciò arricchisce di valore l’evento. In particolare, per la Chiesa cattolica, sono attesi mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani, insieme con padre Milan Žust s.j., don Andrea Palmieri e suor Barbara Matrecano, del medesimo dicastero; l’arcivescovo Antonio Mennini, nunzio Apostolico presso la Federazione Russa; il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese orientali, e mons. Piero Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi eucaristici Internazionali. “Ponendosi in ascolto della Scrittura e dell’insegnamento dei padri, da Basilio a Isacco il Siro, dai padri del deserto a quelli del monachesimo bizantino e russo – spiegano gli organizzatori – ma anche interrogando la riflessione del pensiero filosofico e teologico dell’Oriente cristiano e la sapienza di alcune grandi figure spirituali dell’ortodossia, il simposio desidera riscoprire la relazione feconda di questi due poli costitutivi del vivere umano”. (R.B.)

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    Sud Corea: la vita di uno dei martiri coreani diventa un'opera musicale

    ◊   La vita di san Francesco Choe Kyong-Hwan, uno dei 103 martiri coreani del XIX secolo canonizzati da Giovanni Paolo II nel 1984, è diventata un’opera musicale. Si tratta del concerto ‘Saint Choe Kyong-hwan’ composto dal professor Riccardo Giovannini dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, a Roma. La prima del concerto sarà eseguita il prossimo 12 settembre, festa del Santo, all’”Anyang Arts Center” dalla “Korea Concert Orchestra. A sponsorizzare l’iniziativa sono l’amministrazione cittadina di Anyang e la diocesi di Suwon e dopo cinque serate ad Anyang, gli organizzatori hanno in progetto un tour internazionale. “L’opera vuole illustrare la vita e la fede di quei primi cristiani, perché la nostra generazione possa comprendere il valore del martirio durante le persecuzioni”, ha spiegato all’agenzia Ucan padre Peter No Hee-cheol, cancelliere del vicario di Anyang. San Francesco Choe è uno dei centinaia di martiri cristiani, in gran parte laici, morti per la fede in Corea durante il primo secolo di evangelizzazione del Paese, tra il 1784 e il 1884. Un secolo segnato da durissime persecuzioni che si susseguirono alternandosi a periodi di tolleranza, a seconda del prevalere delle forze tradizionaliste o riformiste al potere. Nato nel 1805 nella Provincia di Chunggheong, san Francesco Choe aveva fondato una piccola comunità cattolica di una ventina di famiglie nella regione del Monte Surisan, dove si era riparato per fuggire dalle persecuzioni, diventando catechista. Qui fu arrestato e quindi giustiziato nel 1839, nel pieno della persecuzione detta di “Ki-hae”, in cui persero la vita, tra gli altri, anche tre missionari delle Missioni Estere di Parigi (MEP) inviati da Papa Gregorio XVI. San Francesco Choe è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 6 maggio 1984 insieme ad altri 102 martiri coreani, tra cui figura il primo sacerdote coreano Sant'Andrea Kim Taegon. La Chiesa sud-coreana ha avviato in questi anni il processo di beatificazione di altri 124 martiri coreani tra i quali padre Thomas Choe Yang-eop, figlio maggiore di san Francesco Choe e conosciuto come "il martire del sudore". (L.Z.)

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    Filippine: appello ai leader religiosi della nuova responsabile per i Diritti umani

    ◊   “Le diverse organizzazioni religiose hanno il proprio credo e le proprie caratteristiche che io ugualmente rispetto. Ma tutti insieme dobbiamo propagandare e sostenere il rispetto dei diritti umani e, su questo tema, dobbiamo arrivare ad avere un linguaggio comune”: così Loretta Ann Rosales nel suo discorso pronunciato in occasione del primo giorno da nuova responsabile della Commissione per il rispetto dei diritti umani del governo del presidente Benigno Simon Cojuangco III, nelle Filippine. La nuova responsabile, riferisce L’Osservatore Romano, ha voluto esordire rivolgendo un appello ai rappresentanti delle organizzazioni religiose presenti nel Paese affinché svolgano un ruolo sempre più attivo nel contribuire a creare una società più giusta e libera da ogni sorta di abuso. Riferendosi a un filmato in cui si vedono alcuni agenti di polizia che picchiano selvaggiamente dei detenuti, circolato nei giorni scorsi sui media filippini e che ha suscitato grande scalpore nell’opinione pubblica, Rosales ha dichiarato che tra le sue priorità c’è quella di condurre un’indagine rigorosa sull’abuso dei metodi violenti da parte delle forze di sicurezza. A questo proposito la nuova responsabile per i Diritti umani, che ha effettuato una visita a Camp Bagong Diwa, centro di detenzione del distretto di Bicutan, ha detto di essere particolarmente sensibile al tema della tortura in quanto lei stessa è stata vittima di ripetuti maltrattamenti da parte dei militari durante la dittatura di Marcos. “Per sradicare la violenza occorre che chi deve assicurare l’ordine pubblico sia il primo a rispettare la legge – ha aggiunto – lavorare per le forze di polizia non può essere assolutamente un motivo di impunità, ma deve rappresentare un maggiore e serio impegno a essere tutore della legalità”. (R.B.)

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    La Chiesa svizzera contro la desertificazione in Burkina Faso

    ◊   Promuovere lo sviluppo di un’agricoltura più produttiva e sostenibile per le popolazioni locali. Questo l’obiettivo dei numerosi progetti promossi in Burkina Faso dall’”Action de Carême”, l’opera caritativa della Chiesa svizzera a favore dei Paesi meno sviluppati . 16 milioni e mezzo di abitanti (quattro volte meno della popolazione italiana), il Burkina Faso è il terzo Paese più povero del mondo. Come in altri Paesi africani, uno dei problemi principali dell’economia locale è la bassa produttività dell’agricoltura dovuta a metodi arcaici, ma aggravata in questi ultimi anni dall’aumento della siccità e dal processo di desertificazione causato dai mutamenti climatici. Ed è su questo fronte – come ha illustrato di recente il responsabile dei programmi in Burkina Faso e Kenya Felix Wertli, - che è impegnata l’azione di Action de Carême. In collaborazione con organizzazioni locali e grazie ai fondi raccolti ogni anno in Svizzera con la Campagna nazionale di Quaresima, l’AdC – riferisce l’agenzia cattolica congolese Dia - finanzia numerosi progetti: dalla costruzione di piccole dighe per frenare l’erosione e la dispersione dell’acqua nelle rare occasioni in cui piove, alla promozione nelle campagne di metodi semplici per risparmiare l’acqua nelle irrigazioni, alla costruzione di granai per conservare le sementi o di fosse di compost per produrre concime naturale, alla formazione di persone per la vaccinazione del bestiame. L’AdC di preoccupa anche di formare collaboratori locali, ad esempio fornendo nozioni di base di contabilità, fondamentali per gestire questi micro-progetti in villaggi in cui l’analfabetismo può raggiungere il cento per cento. Grazie a tutti questi interventi, che coinvolgono un totale di circa 10mila persone, è stato possibile aumentare la produzione agricola in questi villaggi del 50%. Attualmente l’AdC destina ogni anno al Burkina Faso mezzo milione di franchi svizzeri. (L.Z.)

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    In Messico l’annuale incontro dell’Unione dei malati missionari

    ◊   "Sono un missionario e porto tutti verso Cristo": questo è lo slogan scelto per introdurre il XIV Incontro nazionale dell'Unione dei malati missionari (Uem) che avrà luogo dal 16 al 19 settembre a Saltillo, capoluogo dello Stato Coahuila, in Messico. L’Unione dei malati missionari nasce nel 1928, quando Marguerite Godet, una donna immobilizzata dalla malattia, si offrì come "malata missionaria" nel Seminario delle Missioni estere di Parigi, dando così vita all’organizzazione. Oggi l’Unione è gestita e promossa dalle Pontificie opere missionarie (Pom), e raccoglie tutti i malati cronici o anziani che desiderano offrire il loro dolore e la loro vita per le missioni. Questa iniziativa, secondo quanto riportato dalle Pom del Messico all’agenzia Fides, intende dare una risposta positiva al mondo sempre più disumanizzato, facendo sentire ai malati e alle persone con abilità particolari, che sono ancora utili alla società. Tra i principi che regolano l’Unione, si evidenza il concetto del “malato-missionario” che è innanzitutto un cristiano corresponsabile del lavoro della Chiesa, che prega per la diffusione del Vangelo nel mondo, offrendo il suo dolore per la redenzione di tutti gli uomini. (E.C.)

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    Focolarini: in migliaia da tutto il mondo per la beatificazione di Chiara Luce Badano

    ◊   Dall’Australia al Kenya, dall’Olanda alla Giordania, dalla Cina alla Colombia. Sono migliaia i giovani da più di 40 Paesi dei 5 continenti che si sono già prenotati per partecipare agli eventi messi in programma a Roma il 25 e il 26 settembre per la beatificazione di Chiara Luce Badano, una giovane italiana, nata a Sassello (in provincia di Savona) scomparsa il 7 ottobre 1990 in seguito ad una grave malattia all’età di 18 anni. Legata al carisma del Movimento dei Focolari, sono stati proprio i giovani a comunicare ai loro coetanei “la straordinarietà nell’ordinario della vita di questa ragazza loro coetanea”. Da Facebook a YouTube - riferisce l'agenzia Sir - sulla storia di Chiara Luce esistono canzoni, brani teatrali, musical in 37 lingue: dal coreano al croato, dal norvegese al turco, dall’urdu al giapponese, armeno, cinese e swahili. Agli eventi programmati a Roma – si legge oggi in un comunicato diffuso dal Movimento dei Focolari -, si stanno organizzando nei vari continenti incontri paralleli in collegamento via Tv o internet. Chiara Luce è già un “fenomeno” mediatico planetario: sono stati 120 gli articoli, i servizi radio e Tv che ne hanno parlato in Italia. Nel mondo sono apparsi vari articoli, anche in una nazione musulmana come l’Indonesia. Sabato 25 settembre, dopo la messa di beatificazione che si terrà nel santuario del Divino Amore alle 16 e sarà presieduta da mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, i giovani si recheranno in Vaticano dove nell’Aula Paolo VI si svolgerà “una festa” dal titolo "Chiara Luce Badano Life Love Light", preparata dai giovani per i giovani. Vista l’affluenza dei partecipanti è previsto un collegamento con maxischermo in Piazza S. Pietro. Domenica 26, l’appuntamento è alla Basilica di San Paolo fuori le Mura dove il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, presiederà una Santa Messa di ringraziamento che si concluderà con l’Angelus di papa Benedetto XVI, in collegamento con la Basilica di San Paolo fuori le Mura. “C’è bisogno di santità anche oggi – dice mons. Livio Maritano, vescovo di Acqui -. C’è bisogno di aiutare i giovani a trovare un orientamento, uno scopo, a superare insicurezze e solitudine, i loro enigmi di fronte agli insuccessi, al dolore, alla morte, a tutte le loro inquietudini”. E la presidente del Movimento dei focolari, Maria Voce aggiunge: “Chiara Luce, la prima del Movimento a raggiungere questo traguardo sulla via della santità, ci incoraggia a credere alla logica del Vangelo, del chicco di grano caduto in terra che muore e porta molto frutto. Il suo esempio luminoso ci aiuterà ad annunciare al mondo che Dio è Amore!”. (R.P.)

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    A Loreto la IX edizione dell’Agorà dei Giovani del Mediterraneo

    ◊   La IX edizione dell’Agorà dei Giovani del Mediterraneo si svolgerà dall’8 e al 12 settembre 2010 a Loreto con la partecipazione di diverse diocesi italiane. Lo comunica, attraverso il proprio sito web, la Conferenza episcopale italiana. L’iniziativa è promossa dal Centro Giovanni Paolo II, dall’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le chiese e dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, in collaborazione, quest’anno, con il Comitato per le celebrazioni del IV Centenario di padre Matteo Ricci della diocesi di Macerata e con il patrocinio e la collaborazione del Pontificio Consiglio per i laici. Il programma della manifestazione è disponibile sul sito www.chiesacattolica.it/giovani; il tema scelto è “Siete voi il sale della terra. Siete voi la luce del mondo. Padre Matteo Ricci modello di evangelizzazione e di inculturazione”. “Il Mediterraneo con al centro Gerusalemme, la Terra Santa dei Cristiani, è, secondo una carta del XVI secolo, il centro del mondo - si legge nel programma della manifestazione - di una mappa disegnata nel 1580 da Heinrich Bünting di Hannover, a testimonianza di come, fino all’epoca dell’Illuminismo, nell’Europa cristiana l’ideale di Gerusalemme come centro del mondo fosse ancora diffuso (poi sarà sostituito dall’Eurocentrismo). Spingersi verso l’estremo Oriente nel ricordo di padre Matteo Ricci non deve sembrare, dunque, fuori luogo per l’Agorà del Mediterraneo, ma non è altro che la realizzazione dell’annuncio partito proprio da Gerusalemme: ‘andate fino agli estremi confini della terra’”. Con il salmo possiamo dire che “tutti siamo nati là”. Con padre Matteo Ricci, testimone dell’inculturazione della fede e dell’evangelizzazione delle culture, desideriamo riprendere con coraggio il dialogo tra la cultura e la fede”. (R.B.)

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    “Credito è speranza”: seminario in preparazione della Settimana sociale dei cattolici italiani

    ◊   “Credito e speranza. Fare banca per costruire il bene comune”: s’intitola così il seminario di studio che si terrà venerdì 10 settembre alle 9.30 presso la Sala degli Affreschi dell’università di Bari, in preparazione alla XLVI Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Reggio Calabria dal 14 al 17 ottobre 2010. L’appuntamento è organizzato dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali, in collaborazione con l’arcidiocesi di Bari-Bitonto e la Federazione italiana delle Banche di Credito Cooperativo. Di seguito il programma della giornata, con apertura dei lavori alle 10.30 con la relazione di Giovanni Ferri, docente di Economia politica presso l’ateneo del capoluogo pugliese, sul tema “Accesso al credito. Un’opportunità non ancora di tutti”; alle 11 la conferenza di Gianfranco Viesti, docente di Politica economica nella stessa università, sul tema “Credito è sviluppo”. A seguire si terrà una tavola rotonda dal titolo “La finanza di domani. Fare banca per costruire il bene comune”, alla quale parteciperanno Alessandro Laterza, presidente Confindustria Bari, Vincenzo Mannino, segretario generale Confcooperative, Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani, Carmela Suriano, direttore Planitalia srl, Giorgio Costantino, della Federazione Bcc Puglia-Basilicata e Sergio Gatti, direttore della Federazione italiana Banche di credito cooperativo. Alle 13 sono previste le conclusioni, affidate ad Alessandro Azzi, presidente della Federazione Italiana Bcc. (R.B.)

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    Annunciati a Milano i vincitori del Premio Balzan

    ◊   Sono quattro anche quest’anno i riconoscimenti del Premio Balzan che saranno consegnati a Roma, all’Accademia dei Lincei, nel novembre prossimo. Oggi a Milano sono stati comunicati i nomi dei vincitori: l’italiano Carlo Ginzburg, della Scuola Normale di Pisa, è il vincitore del premio per la storia europea dal 1400 al 1700. Il riconoscimento gli è stato conferito per i suoi lavori sulle credenze popolari fra il XV e il XVI secolo. Il premio per la matematica è andato, invece, al brasiliano Jacob Palis, per i suoi contributi fondamentali alla teoria dei sistemi dinamici. Il tedesco Manfred Brauneck è il vincitore del premio per la storia del teatro in tutte le sue forme espressive. La motivazione fornita è per “la sua ampia ricostruzione di due millenni e mezzo di storia del teatro europeo, nonché per le sue ricerche sulle diverse attività teatrali considerate in un contesto internazionale”. Il premio per la biologia e le potenziali applicazioni delle cellule staminali è stato attribuito a Shinya Yamanaka dell’Università di Kyoto, per la sua scoperta di un metodo che permette di trasformare le cellule adulte già differenziate in cellule che presentano le caratteristiche delle staminali embrionali. La Fondazione Internazionale Premio Balzan, che promuove nel mondo la cultura, le scienze e le iniziative umanitarie, nacque nel 1956 per il desiderio di Lina Balzan di onorare la memoria del padre, destinando ai premi il cospicuo patrimonio ereditato. Eugenio Balzan, nato a Badia Polesine nel 1874, trascorse quasi tutta la sua vita lavorativa, amministrando il Corriere della Sera. (Da Milano, Fabio Brenna)

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    E' frate Bruno Cadore il nuovo Maestro dell’Ordine dei Domenicani

    ◊   È frate Bruno Cadore il nuovo Maestro dell’Ordine dei predicatori e 86.mo successore di San Domenico. A eleggerlo è stato il Capitolo generale dell’Ordine, riunito ieri in aula plenaria nell’Istituto Salesianum a Roma. Classe 1954, frate Cadore, medico e docente di etica medica, attualmente era Priore provinciale della provincia di Francia e presidente di turno dei Priori provinciali dell’Europa. La sua missione sarà anche quella di raccogliere le sfide lanciate dal mondo e dalla Chiesa ai Domenicani. La votazione è avvenuta dopo la concelebrazione eucaristica “de Spiritu Sancto”, presieduta da frate Timothy Radcliffe che precedette il Maestro uscente, frate Carlos Aspiroz Costa, alla guida dell’Ordine. Dopo il pranzo di festa, l’intero Capitolo si è spostato dall’Istituto Salesianum alla Basilica di S. Sabina, sede della Curia e dell’Ordine, per celebrare i solenni Vespri di ringraziamento. Il Capitolo generale ha poi ripreso le consuete riflessioni sullo studio finalizzato alla predicazione, il carisma specifico dei Domenicani; la formazione intellettuale e spirituale dei frati; il governo dell’Ordine e l’economia. Il prossimo appuntamento del Capitolo generale è per il 2013. (R.B.)

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    Un sms per salvare un piccolo cuore: iniziativa dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo

    ◊   Un semplice sms per salvare la vita a un bambino: è l’iniziativa dell’associazione Bambini cardiopatici nel mondo inaugurata il 30 agosto scorso. Fino al 19 settembre, con un semplice messaggino da inviare al 45503, o chiamando lo stesso numero da rete fissa, sarà possibile fare una donazione che servirà a finanziare una missione operatoria dell’equipe medica dell’associazione e la realizzazione di 20 operazioni salvavita nel Cardiac Center che l’associazione, attiva dal 1993, ha costruito a Shisong, in Camerun, e che ancora oggi è l’unico centro cardochirurgico dell’Africa centroccidentale, in grado di occuparsi di quattromila bimbi l’anno e di effettuare 1200 interventi di cardiochirurgia. In Camerun la realtà è drammatica: su una popolazione di 14 milioni di persone, 30mila bambini sono affetti da cardiopatie, oltre a 7500 che presentano una malattia reumatica in stato avanzato, e a questi se ne aggiungono ogni anno cinquemila. Il centro, che si trova all’interno del St. Elizabeth Catholic General Hospital di Shisong, costituisce solo il primo passo del progetto “Cuore per l’Africa” che prevede la costruzione di 12 centri di cardiochirurgia pediatrica in tutto il continente. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il re di Giordania: conseguenze mondiali da un fallimento dei negoziati per il Medio Oriente

    ◊   Se i negoziati falliranno, sarà il mondo intero a pagarne le conseguenze: a una settimana esatta dalla ripresa del dialogo israelo-palestinese il re di Giordania, Abdallah, lancia un chiaro monito ai negoziatori auspicando che si giunga finalmente a una soluzione con due Stati. Intanto, fa discutere l’apertura del premier israeliano Netanyahu che si è detto pronto a un compromesso storico con i palestinesi. Stefano Leszczynski ha intervistato Eric Salerno, giornalista esperto di Medio Oriente per il quotidiano "Il Messaggero":

    R. – Visto il personaggio Netanyahu, bisognerebbe guardare con una certa dose di cautela a quello che lui ha in mente. Direi anche che è chiaro che ha deciso di emergere da questo negoziato comunque come una persona disponibile su tutto per andare avanti. Vedremo tra qualche settimana, quando scade questa moratoria sulla costruzione degli insediamenti, quale tipo di compromesso troverà per accontentare anche i palestinesi.

    D. – Questa ripresa del dialogo diretto tra Israele e Palestina viene definita veramente come l’ultima chance. È un modo per drammatizzare gli eventi o è effettivamente così?

    R. – È così per vari motivi. Da una parte, perché se tradisce il negoziato e gli israeliani continuano a costruire nei Territori occupati, è chiaro che resterà poco da negoziare per un futuro, pur disponibile leader israeliano. Dall’altra parte, la crisi che verrà fuori da un nuovo fallimento è una crisi che toccherà anche la leadership palestinese. È chiaro che poi "salterà in aria" tutta l’Autorità nazionale palestinese e probabilmente si andrà ad una situazione che sarà difficilmente gestibile dalle due parti.

    Trovato decapitato noto giornalista afghano
    È stato trovato ieri notte il corpo decapitato del noto giornalista afghano, Hamid Noori, nei pressi della sua casa a Kabul. Noori, 45 anni, era un volto popolare nel Paese, conduttore della Tv di Stato Rta Tv, ma anche vicepresidente dell’Associazione nazionale dei giornalisti. Secondo Zahir, il giornalista potrebbe essere stato assassinato da una persona che conosceva: infatti intorno alle 20.30 di ieri era stato chiamato fuori dal suo appartamento ed era uscito senza manifestare resistenze o timori. Il corpo di Noori decapitato è stato trovato poco dopo lontano dall’appartamento. Nel frattempo sale a 500 il numero dei morti stranieri caduti nel Paese nel 2010. La maggior parte delle vittime sono statunitensi rimasti uccisi dalle sempre più frequenti esplosioni dei cosiddetti Ied, Improvised Explosive Device, gli ordigni artigianali usati dai talebani che sono la causa delle oltre 58% delle morti di quest’anno.

    Accordo tra Russia e Israele in campo militare
    I ministri della Difesa russo Anatoli Serdiukov e israeliano Ehud Barak hanno firmato oggi a Mosca un accordo a lungo termine sulla cooperazione in campo militare. Lo hanno reso noto i due ministri in una conferenza stampa al termine dei colloqui. Serdiukov ha ricordato che “Mosca aveva già acquistato dodici droni israeliani, e 50 soldati russi vengono ora addestrati per utilizzarli”. Barak, arrivato stamane a Mosca per una visita di due giorni, dovrebbe incontrare anche il premier Vladimir Putin.

    Nullo il referendum in Moldova: troppo bassa l’affluenza
    Il referendum in Moldova sulla riforma costituzionale per l'elezione diretta del presidente della Repubblica è stato giudicato ufficialmente non valido a causa della bassissima affluenza di elettori, appena poco più del 29 per cento, mentre era richiesto un minimo del 33 per cento. Il referendum era destinato a risolvere un'impasse politica che dura dalla primavera del 2009. Da circa 18 mesi il piccolo Paese situato tra la Romania e l'Ucraina, non riesce a eleggere il capo dello Stato.

    Ahmadinejad torna ad attaccare gli Usa
    Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha nuovamente messo in dubbio la versione ufficiale sugli attentati dell'11 settembre 2001, in un incontro con i giornalisti ieri sera in Qatar dove è in visita, e ha accusato gli Stati Uniti di averli utilizzati come pretesto per l'intervento in Afghanistan.

    Il Fmi rileva una crescita economica ancora fragile in Ue e Usa
    La crescita economica negli Usa e in Europa resterà fragile. Lo ha detto il capo economista del Fondo Monetario Internazionale, Olivier Blanchard, in una intervista a Le Figaro, ripresa da Bloomberg. Anche se la crescita in Europa nel secondo trimestre si è rivelata superiore alle stime, i consumi e gli investimenti sono ancora fermi, ha spiegato Blanchard.

    Hu Jintao celebra “30 anni di riforme”
    Il presidente cinese Hu Jintao ha partecipato oggi alla celebrazione del trentesimo anniversario della Zona Economica Speciale di Shenzhen, da dove partì la politica di “apertura e riforme” che ha portato la Cina a diventare una potenza globale. Nel suo discorso Hu, che è anche il segretario del Partito Comunista Cinese, ha lodato il ruolo “guida” che Shenzhen ha avuto nel miracolo economico cinese ed ha sostenuto che il governo centrale “sosterrà sempre” le sue “coraggiose esplorazioni”. Hu non ha fatto cenno alla necessità di una riforma politica in senso democratico, che era stata al centro del discorso tenuto in agosto, sempre a Shenzhen, dal premier Wen Jiabao. In quell'occasione, Wen aveva affermato che “senza una riforma politica, la Cina potrebbe perdere quello che ha ottenuto attraverso la ristrutturazione dell'economia e gli obiettivi della modernizzazione potrebbero non essere raggiunti”, senza specificare in cosa debba consistere la “riforma”. Trent'anni fa, Shenzhen era un piccolo villaggio di pescatori quando l'allora leader Deng Xiaoping decise di fare la sede del primo esperimento “capitalistico” della Cina. Oggi è una metropoli industriale con oltre otto milioni di abitanti. L'imprenditore di Hong Kong Li Ka-shing, che ha partecipato alle celebrazioni, ha sottolineato che la metropoli ha svolto “un ruolo pilota” nell'apertura dell'economia cinese all'estero.

    Il presidente del Guatemala parla di tragedia nazionale: almeno 40 le vittime finora del maltempo
    Una valanga di fango ha travolto ieri un centinaio di soccorritori che, in Guatemala, stavano cercando di portare in salvo i passeggeri di un autobus rimasto intrappolato per una precedente frana dovuta alle forti piogge che da giorni stanno imperversando sul Paese centro americano. Secondo la protezione civile, a livello nazionale i morti accertati tra sabato e domenica sono almeno 40. Non è ancora possibile stabilire invece quale sia il bilancio di quanto avvenuto ieri al 171/mo chilometro dell'autostrada Panamericana nella regione montagnosa nella parte orientale del Paese, dove due giganteschi smottamenti hanno travolto in successione un autobus e altri autoveicoli e poi quanti erano accorsi sul posto per prestare aiuto. Il presidente Alvaro Colon ha parlato di “tragedia nazionale” ed ha decretato lo stato d'emergenza lanciando un drammatico appello alla comunità internazionale.

    Stato d’emergenza in Nuova Zelanda per le scosse di terremoto e il maltempo
    Continuano le scosse di assestamento nella città neozelandese di Christchurch, colpita sabato da un terremoto di magnitudo 7. Molti gli edifici distrutti. Le operazioni di soccorso sono rallentate a causa del maltempo che in questi giorni ha colpito la zona. Il servizio di Elisa Castellucci:

    È stato esteso fino a mercoledì lo stato di emergenza nella città neozelandese di Christchurch. Più di 500 edifici sono rimasti distrutti e danneggiati e il centro della città è in gran parte recintato. Mentre continuano i controlli di stabilità, centinaia di persone sono alloggiate in rifugi d’emergenza, scuole e negozi restano chiusi, i trasporti pubblici sono sospesi. Il bilancio, definito “miracoloso” dal premier Key, è di un morto e di una decina di feriti, di cui alcuni gravi. Alle decine di scosse di assestamento si è aggiunto il maltempo con venti fino a 130 chilometri orari, che sta rendendo particolarmente difficili gli interventi di primo soccorso. C’è poi il timore di forti alluvioni. Ottanta soldati hanno preso il controllo della città per dare sollievo all’esausto personale di soccorso, mentre i servizi di elettricità, acqua e fognature vengono gradualmente ripristinati. Il governo al momento rifiuta offerte di aiuti militari Usa e quelle previste dai diversi programmi Onu. Il premier neozelandese ha dichiarato di aver definito un dettagliato piano d’emergenza per riparare le infrastrutture danneggiate. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 249

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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