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Sommario del 03/09/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai giovani della Gmg 2011: in una società che crea “paradisi” senza Dio mettete in Lui le vostre speranze
  • Udienze
  • Il Papa ai vescovi europei: riaffermare il rispetto per il dono divino della Creazione
  • Cile: l’arcivescovo di Santiago consegna ai 33 minatori intrappolati un Rosario, dono del Papa
  • Sulle orme di Leone XIII: la visita di Benedetto XVI a Carpineto Romano, che diede i natali a Papa Pecci
  • Il Congresso dei laici cattolici asiatici affronta il tema del martirio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Negoziati diretti israelo-palestinesi a Washington: il dialogo continua
  • Speranze di pace in Medio Oriente: editoriale di padre Lombardi
  • Al via il pellegrinaggio dei parlamentari italiani in Russia guidato da mons. Fisichella
  • Aperto ieri a Lviv, in Ucraina, il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina
  • A Viterbo il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa
  • Proiettato al Festival di Venezia l'intenso film di Celestini "La pecora nera" sul disagio mentale
  • Chiesa e Società

  • Si è spento l'arcivescovo cinese Yang Shudao, per 29 anni in carcere a causa della fede
  • Pakistan. Acque deviate: le proteste della società civile
  • Mozambico: l’arcivescovo Chimoio invita i fedeli a pregare per la nazione
  • Nota dei vescovi venezuelani per la festa della Madonna del Coromoto
  • Ecuador: lettera dei vescovi su istruzione ed educazione universitaria
  • I vescovi ugandesi preoccupati per la libertà di stampa, “indispensabile” per una vera democrazia
  • Svizzera: nel Canton Ticino corsi di religione in via sperimentale
  • L'impegno della Chiesa in India a favore dell'istruzione degli “intoccabili”
  • Congo: nella diocesi di Inongo ha conseguito il diploma la prima donna pigmea
  • Conclusi i nuovi lavori di manutenzione della Cappella Sistina
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: non si attenua l'emergenza umanitaria ad un mese dalle alluvioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai giovani della Gmg 2011: in una società che crea “paradisi” senza Dio mettete in Lui le vostre speranze

    ◊   “Siate testimoni della speranza cristiana” nell’era della globalizzazione, che preferisce ignorare o accantonare Dio e creare dei “paradisi” alternativi. E’ una delle molte esortazioni che costellano il Messaggio di Benedetto XVI ai giovani che parteciperanno alla prossima Giornata mondiale della gioventù, in programma a Madrid nel 2011. Il Papa invita i giovani a maturare una fede solida, fondata in Cristo, che è garanzia di serenità. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Radicati nella fiducia in Gesù in un mondo che si fida solo di se stesso. Fondati sulla roccia della Parola di Dio, in un’epoca che ha paura di credere in qualche verità. Saldi nella fede che da duemila anni trasforma il mondo con il suo messaggio di amore e di speranza. Benedetto XVI scinde nei singoli termini lo slogan della prossima Gmg e ne distilla la sapienza, spiegando ai giovani cosa significhi, nel profondo, avvicinarsi all’appuntamento di Madrid riflettendo sulla frase-pilota di San Paolo “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Analisi del mondo, tradizione della Chiesa, ricordi personali di gioventù: nel Messaggio del Papa aspetti diversi si intrecciano con fluidità, scrutando nel cuore dei giovani, pensando alle loro esigenze e proponendo le risposte del Vangelo. La vostra, scrive Benedetto XVI ai giovani, è la stagione in cui si cercano “stabilità e sicurezza” – come un lavoro sicuro e degli affetti. Ma l’essere giovane, osserva, porta spontaneamente con sé il desiderio di un “qualcosa di più della quotidianità regolare”, un “anelito “per ciò che è grande, per l’infinito”. E questo, afferma il Pontefice, è “l’impronta di Dio” in noi. Allora, prosegue, “è un controsenso pretendere di eliminare Dio per far vivere l’uomo” come troppo spesso accade oggi:

    “La cultura attuale in alcune aree del mondo, soprattutto in Occidente, tende ad escludere Dio, o a considerare la fede come un fatto privato, senza alcuna rilevanza nella vita sociale. Mentre l’insieme dei valori che sono alla base della società proviene dal Vangelo – come il senso della dignità della persona, della solidarietà, del lavoro e della famiglia – si constata una sorta di ‘eclissi di Dio’, una certa amnesia, se non un vero rifiuto del Cristianesimo e una negazione del tesoro della fede ricevuta, col rischio di perdere la propria identità profonda”.

    La frase di San Paolo, scelta come tema della prossima Gmg, aiuta proprio a non smarrire l’identità cristiana. Anzitutto, indica Benedetto XVI, perché invita a “radicarsi”: come un albero “a stendere le radici” in Dio, a “riporre la propria fiducia” in Lui. In questo modo, un giovane che è sulla soglia delle grandi scelte, incontrando Cristo, può imprimere alla propria vita “un dinamismo nuovo”. Inoltre, la frase di San Paolo spinge a scavare in profondità e a fondare le proprie scelte sulla roccia di Cristo:

    “Sentitelo come il vero Amico con cui condividere il cammino della vostra vita. Con Lui accanto sarete capaci di affrontare con coraggio e speranza le difficoltà, i problemi, anche le delusioni e le sconfitte. Vi vengono presentate continuamente proposte più facili, ma voi stessi vi accorgete che si rivelano ingannevoli, non vi danno serenità e gioia. Solo la Parola di Dio ci indica la via autentica”.

    Non solo. San Paolo invita i cristiani di Colossi, ai quali scrive, a stare “saldi nella fede”. Questo perché, ricorda il Pontefice, in quell’antica comunità si agitavano idee analoghe a quelle del “nostro contesto culturale”:

    “Infatti, c’è una forte corrente di pensiero laicista che vuole emarginare Dio dalla vita delle persone e della società, prospettando e tentando di creare un ‘paradiso’ senza di Lui. Ma l’esperienza insegna che il mondo senza Dio diventa un ‘inferno’ (…) Al contrario, là dove le persone e i popoli accolgono la presenza di Dio, lo adorano nella verità e ascoltano la sua voce, si costruisce concretamente la civiltà dell’amore”.

    Amore che per Cristo passò per l’offerta della Croce e per i cristiani di oggi nell’accoglienza di quel dono supremo, che non è – ribadisce Benedetto XVI – “la negazione della vita”, ma “l’espressione massima” dell’amore di Dio. Dunque, sintetizza il Papa, è necessario “avere un contatto sensibile con Gesù”, imparare a sentire la sua presenza, al di là – stigmatizza – di quelle “tante immagini di Gesù” che circolano oggi e che si “spacciano per scientifiche”. Tale contatto, soggiunge, si può sviluppare nella preghiera, nella vita dei Sacramenti, nel servizio ai poveri. Del resto, conclude il Papa – invitando i giovani a prepararsi “intensamente all’appuntamento di Madrid” – nella storia della Chiesa non mancano i grandi esempi di persone che dalla Croce di Cristo hanno attinto la forza per cambiare il mondo, i Santi e i martiri, i quali furono “artigiani di pace, promotori di giustizia, animatori di un mondo più umano, un mondo secondo Dio”.

    Nell’Europa che “ha bisogno di ritrovare le sue radici cristiane” e in generale nel pianeta “nell’era della globalizzazione”, è l’invito finale di Benedetto XVI ai giovani:

    “Siate testimoni della speranza cristiana (…) sono molti coloro che desiderano ricevere questa speranza (…) Anche voi, se crederete, se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno, diventerete strumento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!”.

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    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione Nordeste III), in visita "ad Limina".

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    Il Papa ai vescovi europei: riaffermare il rispetto per il dono divino della Creazione

    ◊   Riaffermare “l’imprescindibile rispetto per il dono divino della Creazione”, attraverso “un rinnovato impegno per la tutela dell’ambiente”: è quanto scrive Benedetto XVI in un messaggio al cardinale Péter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa: l'organismo ha promosso il Pellegrinaggio dei vescovi europei sul tema della salvaguardia del creato che, partito dall'Ungheria, si concluderà domenica prossima al Santuario austriaco di Mariazell. Oggi i pellegrini si trovano nella capitale slovacca Bratislava, dove è intervenuto il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il porporato ha affermato che “la protezione e la cura dell’ambiente sono responsabilità di ciascuno” ed è necessaria una “solidarietà globale rinnovata”. Il cardinale Turkson ha inoltre sottolineato che il “rispetto della vita di ogni persona non può esser messo da parte per questioni che riguardano la produzione economica”. Ma, quali sono i frutti attesi da questo pellegrinaggio? Roberta Gisotti ha raggiunto al telefono, tra i pellegrini in cammino, padre Duarte da Cunha, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa:

    R. - Prima di tutto per i pellegrini rappresenterà una conversione, che porteranno come proposito e come aiuto alle Conferenze episcopali dei loro Paesi. Questo sarà certamente il primo frutto; forse non sarà immediatamente visibile, ma col tempo potrà esserlo al mondo. C’è poi il modo di porsi davanti alla natura e ai doni di Dio e come farlo in modo giusto, senza edonismo e senza materialismo, ma anche senza alcun interesse ideologico e politico.

    D. - Questo fronte di tutela del creato, che significa tutela dell’uomo, vede unite le Chiese cristiane di tutto il continente in un afflato ecumenico…

    R. - Questo interesse per il creato è un interesse veramente ecumenico. E’ poi importante sottolineare che nella nostra Chiesa cattolica, così come all’interno delle altre Chiese, non possiamo pensare che, riguardo le problematiche ambientali, tutto sia estremamente chiaro. E’ per questo che lo scopo di questo pellegrinaggio è anche quello di informare e di invitare alla riflessione. C’è ancora molto da imparare, poiché la questione è molto complessa, caratterizzata alle volte anche da interessi ideologici ed economici, che ne impediscono una visione chiara, anche da parte degli stessi membri della Chiesa, e che va dietro ad un’opinione pubblica controllata o quanto meno manipolata. Il pellegrinaggio ha, quindi, anche questo scopo, quello cioè di evidenziare che questo è un cammino, non è un punto di arrivo o un punto nel quale siamo sicurissimi di tutto. Siamo ancora in cammino per cercare di capire meglio.

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    Cile: l’arcivescovo di Santiago consegna ai 33 minatori intrappolati un Rosario, dono del Papa

    ◊   L’arcivescovo di Santiago del Cile, cardinale Francisco Javier Errázuriz, ha visitato ieri i parenti dei 33 minatori intrappolati nella miniera di San José da oltre 25 giorni. Ha celebrato la Santa Messa e ha consegnato ai familiari di questi lavoratori un dono speciale: una corona del Santo Rosario benedetta da Benedetto XVI. Il servizio di Luis Badilla:

    Il porporato si è intrattenuto con ciascuna delle famiglie dei minatori. Il cardinale, accolto con affetto, ha ricordato ancora una volta le parole pronunciate dal Papa nel corso dell'Angelus del 5 agosto. “Desidero ricordare con particolare affetto – ha detto il Santo Padre in quell’occasione - i minatori che si trovano intrappolati nel giacimento di San José, nella regione cilena di Atacama”. “Affido loro e i loro familiari all’intercessione di San Lorenzo, assicurando loro la mia vicinanza spirituale e le mie continue preghiere, perché mantengano la serenità e la speranza di una felice conclusione delle operazioni che si stanno portando a termine per la loro liberazione”. Oggi, ha detto il cardinale Francisco Javier Errázuriz, “desidero rinnovare questo suo speciale affetto e la sua preoccupazione attraverso la consegna di una corona del Rosario a ciascuno dei minatori tramite un loro parente vicino”. Colpisce, ha poi aggiunto il porporato nel corso di un incontro con la stampa insieme con il vescovo della diocesi di Copiapò, mons. Gaspar Quintana, come questo fatto abbia “unito tutti noi come una sola famiglia” e come tutti in Cile seguano “costantemente quanto stia accadendo qui”. D'altra parte, l’arcivescovo di Santiago ha anche osservato che colpisce tutti “il valore e la forza, nonché la gioia e la solidarietà, con la quale questi nostri fratelli hanno affrontato la loro situazione”. All momento del congedo il porporato ha nuovamente affidato i minatori alla protezione della “Virgen de la Candelaria” e a San Lorenzo come già aveva fatto il Santo Padre, sottolineando: “Tutti gli sforzi che si stanno realizzando ribadiscono e proclamano ancora una volta il valore della vita umana”. Intanto, da cinque giorni la trivellatrice speciale fatta arrivare dalla Germania lavora per scavare un pozzo profondo almeno 700 metri e largo 60 centimetri attraverso il quale si dovrebbero raggiungere i minatori per procedere poi a riportarli in superficie. Esperti cileni e statunitensi, svolgono una sorta di piano di lavoro con i minatori assegnando loro dei compiti e altre attività con lo scopo di assicurare un equilibrio psicologico compatibile con le condizioni di vita e un alto spirito collaborativo. Sono condizioni ritenute indispensabili nell'eventualità che i tempi siano così lunghi come si prospetta. Ad ogni modo è certo, assicurano le autorità cilene, che sono allo studio ulteriori alternative che magari consentano di accorciare i tempi dell’operazione di soccorso.

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    Sulle orme di Leone XIII: la visita di Benedetto XVI a Carpineto Romano, che diede i natali a Papa Pecci

    ◊   Benedetto XVI nella città natale di Leone XIII. Il Papa della Caritas in veritate sulle orme del Pontefice della Rerum Novarum, con cui ha inizio nell’era moderna la tradizione delle encicliche sociali. Sarà questo, domenica prossima, uno dei nodi centrali del viaggio apostolico di Benedetto XVI a Carpineto Romano nel bicentenario della nascita di Papa Gioacchino Pecci. Il Pontificato di Leone XIII, dal 1878 al 1903, si snoda attraverso direttrici complesse come sottolinea Marco Moschini presidente dell’Associazione centro culturale Leone XIII, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – Il Pontificato di Leone XIII è stato molto importante per la storia della Chiesa perché rappresenta in un certo modo l’ingresso della Chiesa nel mondo contemporaneo. La Chiesa doveva affrontare le "cose nuove" della modernità con un duplice atteggiamento: restare fedele al messaggio evangelico ma senza la paura di questo mondo moderno, presentando e proponendo il messaggio del Vangelo alla società contemporanea. Queste sono state le linee del Pontificato di Leone XIII che nei suoi lunghissimi anni di pontificato ha dispiegato il suo magistero lungo direttrici complesse: il mondo del lavoro, l’inizio dell’ecumenismo, l’attenzione per i nuovi popoli, il dialogo che ha cercato con le nuove realtà religiose.

    D. – Dunque il “Papa delle cose nuove”, ricordato soprattutto per la Rerum novarum, è anche legato a tantissime tematiche. Quali tra queste le ritroviamo anche nel Pontificato di Benedetto XVI?

    R. – Il Pontificato di Leone XIII è molto celebrato nella Chiesa e negli studi ma è anche celebrato dai Pontefici successivi: dalla Quadragesimus annus fino alla Centesimus annus di Giovanni Paolo II. Nella Caritas in veritate poi noi abbiamo l’ulteriore passo in avanti rispetto alla questione sociale. Riconosciamo nel Pontificato di Benedetto XVI un grande dono alla Chiesa di servizio alla fedeltà del Vangelo. Questa fedeltà è anche fedeltà alla cultura del proprio tempo. Queste sono alcune delle linee che accomunano i due Pontificati.

    D. – Quali punti di contatto e di continuità ci sono tra l’Enciclica Rerum novarum di Leone XIII e la Caritas in veritate di Benedetto XVI?

    R. – La salvezza che può nascere solamente nella verità: questo è il punto di continuità tra questi due Pontificati. La verità è il punto di arrivo e di partenza di ogni tema della fede tanto più nel confronto col mondo contemporaneo, con la questione sociale.

    D. - Il centro culturale Leone XIII è il nucleo di coordinamento delle attività culturali dell’arcidiocesi di Perugia, una città questa profondamente legata a Papa Gioacchino Pecci…

    R. – Sì, lui è stato vescovo di Perugia nella metà degli anni ‘20, nel XIX secolo, dal ’42 fino alla salita al soglio pontificio. In quel periodo nella nostra città in maniera molto coraggiosa seppe gestire non solo il momento preunitario ma anche il momento unitario, che fu molto lacerante. Consegnò delle lettere pastorali importanti, specie quelle degli ultimi due anni di episcopato. In questi documenti possiamo rintracciare il menabò, la traccia fondamentale della Rerum novarum: l’attenzione per i poveri, la fermezza della dottrina. Quindi quell’episcopato, sicuramente, è la matrice del suo Pontificato.

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    Il Congresso dei laici cattolici asiatici affronta il tema del martirio

    ◊   Il tema del martirio è stato al centro dell’odierna giornata del Congresso dei laici cattolici dell’Asia in corso a Seoul, in Corea del Sud. L’evento, che si concluderà domenica prossima, si svolge sotto l’egida del pontificio Consiglio per i Laici. Al simposio è intervenuto stamani il direttore dell’agenzia missionaria AsiaNews, padre Bernardo Cervellera. Sergio Centofanti lo ha intervistato:

    R. – Questa mattina, ho presentato al Congresso il martirio delle Chiese dell’Asia e anche la persecuzione religiosa che è molto diffusa in moltissimi Paesi dell’Asia: su 52 Paesi asiatici, almeno 32 soffrono di mancanza di libertà religiosa o di freni alla libertà religiosa, quindi con le relative persecuzioni. Questo pomeriggio, tutti i membri di questo Congresso partecipano alla visita e alla Messa nel Santuario dei Martiri coreani.

    D. – Quali soluzioni sono state proposte per sostenere le Chiese perseguitate in Asia?

    R. – Anzitutto, bisogna informarsi ed informare su ciò che avviene, perché attraverso l’informazione si crea un legame di partecipazione alle sofferenze di questi nostri fratelli e sorelle e diventa anche un legame di condivisione della loro fatica evangelizzatrice. La seconda cosa è la preghiera, ma occorre anche visitare queste comunità cristiane in segno di solidarietà. E su questo, veramente, i cattolici coreani danno un esempio molto grande, perché cercano in tutti i modi di incontrare i loro connazionali del Nord, che vivono veramente una situazione di aspra persecuzione.

    D. – Nonostante ci siano, in Asia, queste comunità cristiane perseguitate, la Chiesa appare molto viva …

    R. – Questo è il miracolo grandissimo del martirio, perché di fatto proprio grazie ai martiri ci sono tantissime persone che magari vivono nella loro religione tradizionale oppure vivono nel secolarismo, che ormai è sempre più diffuso anche nelle grandi città asiatiche, e che rimangono stupiti che ci possa essere qualcosa o qualcuno per cui dare la vita. E quindi, questo martirio è davvero anche una fonte di nuove conversioni.

    D. – Oggi si è parlato anche della missione verso i giovani asiatici …

    R. – I giovani sono la forza portante dell’Asia, del presente e del futuro, perché se l’Asia comprende la metà della popolazione del mondo, i giovani sono il 50 per cento della popolazione asiatica; il che vuol dire che il 25 per cento di tutta la popolazione mondiale è fatta di giovani asiatici. Per questo si sono presentate tante esperienze e tante proposte su come aiutare i giovani a scoprire il messaggio della fede e come renderli partecipi della missione evangelizzatrice della Chiesa in Asia e nel mondo. Devo dire che sono state presentate anche moltissime esperienze: qui a Seoul sono presenti tanti gruppi, movimenti, associazioni, oltre a quelli “grandi”, “importanti” che noi conosciamo come Comunione e Liberazione, Focolari, Cammino Neocatecumenale, Comunità di Sant’Egidio e così via: ci sono tantissimi gruppi e gruppetti nati proprio in Asia e che si stanno diffondendo, anche loro, in tutti i Paesi asiatici sia come risposta a bisogni che vedono - malati di Aids, drogati, povertà eccetera - ma dentro questi bisogni c’è proprio uno slancio evangelizzatore, veramente profondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nel messaggio per la Giornata mondiale della gioventù Benedetto XVI indica in Cristo la pienezza e la gioia della vita.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo i negoziati tra israeliani e palestinesi: Washington punta sul sostegno dei Paesi arabi in vista di un possibile accordo.

    Primo obiettivo colpire la Chiesa: Vicente Cárcel Ortí sul rapporto tra massoneria e leggi antireligiose nella Spagna repubblicana del 1931.

    Un piccolo prezioso patrimonio sottratto alla rovina: Edoardo Aldo Cerrato sull’archivio della “schola di santità e hilarità” di Filippo Neri.

    Un articolo di Anna Foa sulla profonda influenza dell’ebraismo nella creatività del Novecento.

    Cinema e colore: Claudia Di Giovanni sugli sviluppi tecnologici nella settima arte.

    La prima di Gesù a Bollywood: gli studios indiani gireranno un film a Gerusalemme.

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    Oggi in Primo Piano



    Negoziati diretti israelo-palestinesi a Washington: il dialogo continua

    ◊   L’attenzione della comunità internazionale è puntata in questi giorni sui colloqui diretti israelo-palestinesi, iniziati ieri a Washington. Nel loro primo incontro, il premier Netanyahu ed il presidente Abu Mazen hanno espresso la volontà di continuare il dialogo per risolvere definitivamente la crisi mediorientale. Prossimo appuntamento, il 14 settembre in Egitto, a cui seguiranno incontri con cadenza quindicinale. Tra gli ostacoli da superare la questione degli insediamenti israeliani nei Territori e l’ostilità al dialogo, manifestata attraverso attacchi e attentati, degli estremisti di Hamas, che ieri hanno costituito con altri gruppi un cartello per combattere strenuamente qualsiasi negoziato con lo Stato israeliano. Per un commento sulla prima tappa del percorso negoziale, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Janiki Cingoli, direttore del Cipmo, Centro Italiano per la pace in Medio Oriente:

    R. - Io credo che prevalga una profonda incertezza, perché di certo il clima è positivo, ma tuttavia c’è sui colloqui l’incombere della data del 26 settembre, quando scadrà cioè la moratoria sugli insediamenti israeliani nei Territori. Già i palestinesi avevano giudicato la misura del tutto insufficiente e adesso chiedono che sia comunque prorogata. Il presidente palestinese Abu Mazen ha minacciato di lasciare il negoziato se gli insediamenti dovessero riprendere.

    D. - Quale potrebbe essere una soluzione condivisa sugli insediamenti israeliani?

    R. - Potrebbe essere quella che è stata praticata su Gerusalemme e cioè che la moratoria non venga rinnovata, ma tacitamente si blocchi il rilascio di nuovi permessi a costruire. Non so se questo sarà, però, possibile, perché la pressione della destra israeliana anche all’interno del Likud è molto forte.

    D. - Da parte dell’estremismo palestinese - Hamas in testa - c’è una contrarietà dichiarata ai negoziati con Israele. Quanto influirà questo atteggiamento sul buon andamento dei colloqui?

    R. - Hamas parla con gli attentati, perché vuole mettere in difficoltà evidente Abu Mazen e la repressione operata dall’Autorità Nazionale Palestinese non è stata sinora in grado di soffocarne le capacità operative. Il problema ora è se questo negoziato intende in prospettiva essere inclusivo e quindi coinvolgere in prospettiva almeno la stessa Hamas. E’ chiaro che chi si sente escluso crea guasti.

    Anche la comunità cristiana di Terra Santa guarda con interesse a questa nuova fase della crisi mediorientale, al centro della quale rimane la questione dello status di Gerusalemme, Città Santa per ebrei, cristiani e musulmani. Giancarlo La Vella ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, custode francescano di Terra Santa:

    R. - Si viene da un periodo piuttosto lungo di sospetti, di paure e di tensioni non indifferenti. Era inevitabile che all’inizio ci fossero, quindi, slanci di ottimismo e di speranza, ma anche momenti di stallo. Siamo soltanto all’inizio e bisogna vedere come sarà il proseguimento dei colloqui. Certo gli ostacoli non mancano e ce ne saranno tanti ancora. L’auspicio è che, nonostante le difficoltà, ci sia la reale volontà da ambedue le parti di superare le difficoltà e di arrivare ad un compromesso.

    D. - Uno dei temi di cui si sta parlando poco, ma sempre fondamentale, è quello dello status di Gerusalemme. Quale soluzione è auspicabile?

    R. – Questa è la questione delle questioni. La soluzione auspicabile è che, senza alcuna divisione fisica della città, ambedue le parti possano avere Gerusalemme come punto di riferimento e che la città abbia un suo status particolare. Da parte nostra è importante sottolineare che il carattere anche cristiano della città sia preservato. Fra le trattative si parla sempre di ebrei e musulmani e, a volte, si mette un po’ in disparte il fatto che la Città Santa è anche cristiana.

    D. - Ha senso risolvere la crisi mediorientale non ascoltando tutte le realtà che vivono nella regione, tra le quali proprio quella cristiana?

    R. – No, bisogna ascoltare assolutamente tutti. Non bisogna lasciarsi fagocitare da nessuno, naturalmente, ma bisogna ascoltare le sensibilità di tutti. Le soluzioni che non tendono conto della complessità di questa città non avranno sicuramente effetto!

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    Speranze di pace in Medio Oriente: editoriale di padre Lombardi

    ◊   La ripresa dei negoziati di Washington per il Medio Oriente suscita nel mondo nuove aspettative: ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Proprio mentre si avviavano a Washington i colloqui diretti fra israeliani e palestinesi, sotto gli auspici dell’Amministrazione americana, a Castelgandolfo il Papa riceveva il Presidente di Israele, Shimon Peres, manifestandogli l’intensa speranza, sua e di tutta la Chiesa, per il successo delle trattative in vista “di una pace stabile in Terra Santa e in tutta la Regione”, sulla base di “un accordo rispettoso delle legittime aspirazioni dei due popoli”.

    Nessuno si può nascondere la difficoltà dell’impresa, dopo tanti tentativi falliti e in un contesto in cui molti agiscono – non solo con le parole, ma anche con la violenza – per fare fallire anche questo. Ma la via del dialogo rimane l’unica per costruire con lungimiranza un futuro di pace nella giustizia, che è in realtà quello a cui tutti aspirano anche se le sofferenze o l’odio ne hanno oscurato la vista. E’ la via che la Chiesa ha sempre indicato con costanza e pazienza, e che anche Papa Benedetto ha annunciato nel suo indimenticabile viaggio dello scorso anno, confermato con coraggio anche dopo la terribile crisi di Gaza. A questo paziente coraggio rende straordinaria testimonianza la bellissima dedica che il Presidente Peres ha composto personalmente per il dono offerto al Papa, una menorah di argento, simbolo di Israele: “A Sua Santità Papa Benedetto XVI, il Pastore che si impegna per condurci ai campi delle benedizioni e ai campi della pace. Con grande stima”. All’impegno dei politici si accompagna dunque l’impegno delle grandi autorità morali e religiose. Verrà finalmente la pace? Tutti dobbiamo impegnarci in questa direzione.

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    Al via il pellegrinaggio dei parlamentari italiani in Russia guidato da mons. Fisichella

    ◊   Prenderà il via domani, e durerà fino al 9 settembre, l’ormai tradizionale pellegrinaggio dei parlamentari italiani guidato da mons. Rino Fisichella, cappellano di Montecitorio e presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione dell’occidente. Dopo la Terra Santa, la Siria e la Turchia, quest’anno è la volta di Mosca e San Pietroburgo, mete di un viaggio che ha come obiettivi la scoperta delle radici della fede cristiana e l’incontro con la Chiesa d’Oriente. Ma quali saranno i momenti essenziali di questo pellegrinaggio al quale prenderanno parte ottanta tra deputati e senatori accompagnati dalle rispettive famiglie? Federico Piana lo ha chiesto proprio a mons. Rino Fisichella:

    R. – Le tappe sono significative, perché non soltanto avremo la possibilità di avere contatto con la comunità locale, e quindi con quella Chiesa locale che sta scoprendo sempre di più la sua presenza in quella terra, e quindi avremo anche l’opportunità non solo di celebrare la Santa Eucaristia nella cattedrale cattolica di Mosca, ma anche nella chiesa di San Luigi dei Francesi che è l’unica chiesa che anche durante il lungo periodo comunista rimase aperta. Avremo anche l’opportunità di incontrare il rappresentante del Patriarca Cirillo, sua eminenza Hilarion, e questo sarà un ulteriore momento per esprimere anche una vicinanza ed una collaborazione che tra Occidente e Oriente, in questa Europa, che si apre sempre di più alle grandi sfide, i politici sono chiamati ad avere.

    D. – Questa è un’occasione molto importante, perché dà la possibilità ai politici che partecipano di approfondire il senso dell’essere cristiani impegnati in politica …

    R. – Avremo come sottofondo di riflessione questa espressione che ho desunto dalla lettera del vescovo Ignazio di Antiochia, che dice proprio cosi: “Esercita la tua saggezza nelle cose che vedi e chiedi di conoscere quelle invisibili, perché nulla ti manchi”. Ci sono due aspetti. Esercita la tua saggezza nelle cose che vedi: il politico è chiamato, in primo luogo, ad esercitare e ad operare in quella che è la realtà quotidiana, perché venga raggiunto – attraverso la sua azione – il bene di tutti; quindi, quei principi fondamentali che seguono la dottrina sociale della Chiesa. Però, c’è anche la seconda parte: chiedi di conoscere le cose invisibili, perché nulla ti manca. E quindi l’impatto del politico – giustificato dal suo essere credente impegnato in politica – non può limitarsi soltanto a gestire il reale, ma deve dare significato a questa sua presenza nella politica, perché è sempre alla scoperta delle cose invisibili, e quindi aperto continuamente a quel mistero che dà senso alla vita di tutti noi ma in modo particolare all’operato di quanti rappresentano il Paese.

    D. – Da queste esperienze così intense di solito i politici cosa portano al ritorno?

    R. – L’esperienza di questi anni ha mostrato che riportano – mi permetto di dire – una vera crescita spirituale e una grande crescita di amicizia, anche, e di rapporto di stima reciproca. Al pellegrinaggio vengono parlamentari di tutti gli schieramenti, e quindi è un momento vissuto come una genuina esperienza di fede, per alcuni, e anche di ricerca della fede, per altri. E quando ritornano, posso notare che c’è certamente un entusiasmo più grande nell’aver vissuto questa esperienza, nell’aver accresciuto anche un rapporto di stima e di amicizia che spesso non si realizza all’interno dell’aula parlamentare ma che, in momenti come questi, invece, diventa molto più facile, comprensibile e anche più efficace. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Aperto ieri a Lviv, in Ucraina, il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina

    ◊   Si è aperto ieri a Lviv, in Ucraina, il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, che si concluderà il prossimo 9 settembre. Prendono parte al Sinodo i vescovi dell’Ucraina e della diaspora, sotto la presidenza del cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyč. La riflessione sinodale si concentrerà quest’anno su due temi principali: l’evangelizzazione e la migrazione. Si vedrà, in particolare, come la testimonianza di fede e di carità possa condurre il fedele alla conoscenza o al rinnovato incontro con Cristo. Per quanto concerne il tema dell’emigrazione, l’attenzione si concentrerà soprattutto sulla cura pastorale degli emigranti accolti da Paesi carenti di strutture greco-cattoliche ucraine nell’obiettivo di accompagnarli spiritualmente e di sostenerli nella fedeltà alla loro Chiesa e alle sue tradizioni. Sul sinodo ucraino ascoltiamo al microfono di Costantino Chavaga, corrispondente da Lviv per il programma ucraino della nostra emittente, il visitatore apostolico per ucraini cattolici in Italia e Spagna, mons. Dionisio Lachovycz:

    R. – Il tema principale è l’evangelizzazione e la migrazione degli ucraini. Noi sappiamo che ci sono tante comunità ucraine in Italia. Adesso abbiamo 130 comunità e i vescovi ucraini cercano le strade per evangelizzarle, per accompagnarle, per dar loro un appoggio. Questo è il nostro compito principale. Noi, come già ho detto, abbiamo 130 comunità in Italia. Abbiamo più o meno calcolato quanti immigrati ci sono nelle nostre liturgie: in Italia sono più o meno 20 mila gli ucraini che vanno nelle nostre chiese e assistono alla nostre liturgie. Ma siccome molti lavorano possiamo moltiplicare questa cifra per 10 così che la presenza dei nostri greco-cattolici in Italia è stimata più o meno di 200 mila.

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    A Viterbo il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa

    ◊   “Fulgido esempio di fede e di generosità verso i poveri”: così Benedetto XVI ha definito lo scorso anno Santa Rosa da Viterbo durante la sua visita nella cittadina laziale il 6 settembre. La Chiesa la ricorda domani, ma stasera, alle 21, la città dei Papi, con il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa, ne rievocherà la traslazione del corpo nella Chiesa di Santa Maria delle Rose, accanto al monastero delle clarisse dove la giovane Rosa avrebbe voluto consacrarsi al Signore. Respinta, pare, per le sue precarie condizioni di salute, scelse di entrare nel Terz’ordine francescano. Tiziana Campisi ha chiesto alla badessa del monastero, madre Annunziata Campus, di tracciare un profilo di questa giovane santa vissuta nel XIII secolo:

    R. – Era una giovane molto umile, che ha vissuto nella povertà, aiutando i suoi contemporanei in un periodo di non grande serenità tra la Chiesa e le autorità civili. Si è trovata in mezzo a difficoltà non indifferenti che però ha affrontato con grande fortezza e generosità, ha dato forza ai suoi concittadini e li ha incitati a sostenere la Chiesa, ad essere fermi nella loro vocazione, a seguire Gesù, a seguire Cristo che è la nostra forza ovunque.

    D. – Quale eredità spirituale ha lasciato Santa Rosa?

    R. – Lei ci dice di non aver paura di professare la nostra fede, di seguire Gesù, perché è Lui che ci dà la forza. Santa Rosa ci fa capire che non possiamo vivere senza Cristo, come diceva Sant’Agostino, ci dice di portare pace, di rincuorare i cuori, di dare questa forza di fede, questa speranza in Dio. Lei ha vissuto il Vangelo come San Francesco. Oggi la gente cerca Dio, lo cerca ma non riesce ad entrare nel Dio presente che ci accompagna momento per momento. Santa Rosa ci fa comprendere come Dio sia presente nella nostra vita. Lei, tra l’altro, cos’era? Una ragazza anche indifesa, perché alla sua epoca una donna non valeva niente. Però il Signore l’ha glorificata in un modo che è rimasto nei secoli, mantenendo incorrotte le sue spoglie mortali. Questo ci fa capire veramente che il Signore c’è, che ci sta vicino!

    D. – Cosa insegna, in particolare, all’uomo di oggi?

    R. – L’umiltà, il perdono, la pace, l’unione delle famiglie; a percepire e ad ascoltare la voce di Dio tramite la preghiera, tramite la Sacra Scrittura, ad ascoltare, perché Lui parla a tutti, a non aver paura di professare la fede. Non dobbiamo assolutamente avere paura di niente: quello che importa è questa armonia, questo condividere, dialogare … Santa Rosa, anche se è piccola, è una grande Santa e quando la si invoca si fa sentire. È una cosa che non si percepisce con le mani, per così dire, ma è una cosa che si percepisce con la mente e con la fede.

    D. – Voi, clarisse del monastero di Santa Rosa, siete le custodi delle spoglie mortali di Rosa, ancora pressoché intatte. In che modo oggi voi imitate Rosa da Viterbo?

    R. – Noi cerchiamo di imitarla nella sua vita nascosta, perché di lei – nonostante sia andata in giro per la città manifestando la sua adesione al Vangelo – conta non tanto quello che ha detto con le parole, ma quanto ha fatto nella vita. Noi cerchiamo di accogliere quanti cercano Santa Rosa, di aiutare chi si avvicina a noi che siamo presenti con la clausura, dove desiderava essere Santa Rosa, perché lei ha desiderato e chiesto di entrare in clausura. Noi cerchiamo di comunicare che il desiderio di Santa Rosa era questo: vivere nel nascondimento, vivere nel Vangelo. E cerchiamo di farlo pregando per quanti si affidano alle nostre preghiere, per i nostri benefattori, per le famiglie … Nell’umiltà, cerchiamo di renderci disponibili a questa preghiera nascosta.

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    Proiettato al Festival di Venezia l'intenso film di Celestini "La pecora nera" sul disagio mentale

    ◊   Dopo monologo teatrale e libro, Ascanio Celestini porta la sua “Pecora nera” sugli schermi firmando il suo primo lungometraggio, coraggiosamente inserito in concorso a Venezia, “non è un film di denuncia – come tiene a precisare il regista -, ma il racconto di un disagio, di uno spaesamento, di una crisi della coscienza”. Dieci minuti di applausi per lui ieri sera in Sala Grande alla proiezione ufficiale, mentre oggi viene presentato, sempre in concorso, il deludente “Somewhere” di Sofia Coppola, che della deriva e i tormenti di un attore segue i passi e le cadute. Il servizio è di Luca Pellegrini:

    Ecco, dunque, la storia di due disagi diversi. In America un attore di fama, che vive “da qualche parte”, sporca le sue giornate in una dissipazione esistenziale abbastanza comune tra quella specie. “Somewhere”, l’atteso film di Sofia Coppola, non racconta nulla di nuovo, nella sua irritante monotonia: crisi di vocazione, rapporti slabbrati, famiglia sfasciata, drink e autografi, strada e tramonti, per dirci, in modo noiosissimo, come i tempi moderni possono assuefarsi all’immobilità dello spirito. Film piuttosto inutile, dunque, mentre utilissime diventano le filastrocche con le quali Ascanio Celestini recita la follia. Sullo schermo è arrivato, infatti, il suo racconto del disagio mentale con La pecora nera: strizzando l’occhio allo stile iconoclasta di Ciprì e Maresco, ossia spargendo sulfuree dosi di ironia surreale e affabulazione istrionica, finisce, infatti, in un manicomio chiamato “il condominio dei santi” diretto dal dottore, “che dei santi è il più santo di tutti”. Lì, in quel luogo sospeso e lugubre, come lo sono stati tutti i manicomi raccontati al cinema, ma anche molti di quelli in funzione nel vero, dove la tensione è incuneata nei silenzi che possono esplodere, nei gesti che possono ferire, fa il suo apprendistato Nicola, il gene della follia in famiglia, che ci accompagna nel capitolo più remoto del film ambientato negli “anni ’60, i favolosi anni ‘60”, che qui di favoloso hanno soltanto l’eco misero e storpiato – una mezza dozzina di uova, un gelato, un costume consunto per la festa parrocchiale – di un benessere vissuto da altri. Nicola cresce in una apnea permanente che lo distanzia dalla realtà, ma non dall’affetto di una ragazzina poi ritrovata, da adulto, nell’anonimato di un supermercato di periferia che è il luogo dei folli dell’età del consumismo e della pubblicità. Lì avvengono le sue uniche, sporadiche visite all’esterno – quando del “manicomio elettrico” ne è divenuto ospite fisso – tentando inutilmente rapporti interpersonali border line. La fase adulta della sua vita incontra anche la puerile e sincera pietà delle suore che lo accudiscono, la capacità di ascolto di un amico folle come lui, il desiderio di un amore che non può esistere. Le parole e i gesti di Celestini possono anche irritare, in questa loro continua ripetizione originata da un voluto elettro-shock artistico, ma l’umanità che promana dagli sguardi dei suoi matti è pura, disarmante, vera e tale non tanto da chiedere commiserazione, quanto attenzione. Ciò che sicuramente loro desiderano e noi dovremmo impegnarci a dare.

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    Chiesa e Società



    Si è spento l'arcivescovo cinese Yang Shudao, per 29 anni in carcere a causa della fede

    ◊   Il 28 agosto scorso è deceduto, nel villaggio natale di Toubao, nella contea di Lianjiang, all’età di 91 anni, mons. Giovanni Yang Shudao, arcivescovo emerito di Fuzhou (Cina Continentale). Due giorni prima, era stato ricoverato nell’ospedale di Fuzhou in seguito ad arresto cardiaco. Il presule era nato il 16 aprile 1919: entrato a 14 anni nel seminario minore di Fuzhou, dopo aver completato gli studi filosofici e teologici nel seminario maggiore, fu ordinato sacerdote il 7 ottobre 1947. Apparteneva a quella generazione di sacerdoti, che furono formati nei seminari della Cina prima della nascita della Repubblica Popolare Cinese. Ricevette la consacrazione episcopale il 10 febbraio 1987. Da sacerdote passò ventisei anni in prigione. Nel 1955, infatti, era stato condannato al carcere a vita a causa della sua fede e per aver rifiutato di rinnegare il Papa come capo della Chiesa cattolica. Liberato nel 1981, fu arrestato un’altra volta per un periodo di tre anni. In seguito è vissuto, quasi sempre, a domicilio coatto o sotto stretto controllo. Chi lo ha conosciuto testimonia che è stato un uomo pieno di zelo, deciso ed inflessibile nei suoi principi. Era un grande organizzatore, nonostante le gravi difficoltà che la comunità cattolica dell’arcidiocesi ha incontrato negli ultimi decenni. I funerali di Mons. Yang, svoltisi in forma privata e sotto stretta sorveglianza delle forze di sicurezza, sono stati celebrati il primo settembre scorso. I fedeli del mondo intero si uniscono ai cattolici di Fuzhou per rendere omaggio a un vescovo che, con la sua testimonianza eroica per il Vangelo e per la fedeltà alla sua fede, ha passato un terzo della sua vita in carcere.

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    Pakistan. Acque deviate: le proteste della società civile

    ◊   La società civile, la politica, i mass-media in Pakistan alzano la voce contro il fenomeno delle “acque deviate” che ha causato sofferenza e sfollamento per milioni di poveri. Come Fides ha denunciato nei giorni scorsi, nel corso delle alluvioni, alcuni latifondisti, per salvare le proprie terre, hanno costruito dighe e deviato le inondazioni verso aree dove sorgevano villaggi e terre di piccoli agricoltori e poveri contadini, spesso anche appartenenti alle minoranze religiose cristiane e indù. Raza Haroon, ministro delle Tecnologie dell’informazione nella provincia del Sindh, ha invocato la formazione di una apposita Commissione giuridica, per accertare le responsabilità della deviazione delle acque, chiedendo che ne siano inclusi giudici della Corte Suprema del Pakistan. Come riferito all’Agenzia Fides, la Commissione per i Diritti Umani del Pakistan e altre Ong, di diversa estrazione e provenienza, cristiane e musulmane, invocano un’inchiesta del governo e l’intervento della Corte Suprema. “Quello delle acque deviate a danno dei poveri è un fenomeno che ha suscitato vasta eco e sdegno nell’opinione pubblica. I grandi proprietari hanno pensato a salvare i loro campi, costruendo strutture di canalizzazione, senza interessarsi delle conseguenze. Sono persone ricche, influenti e anche direttamente presenti in Parlamento. Pensano di poter agire indisturbati”, spiega Mehdi Hasan, giornalista e accademico, presidente della Commissione per i Diritti Umani del Pakistan (HRCP), Ong impegnata per la difesa dei diritti umani. “Abbiamo rivolto al governo una protesta ufficiale per questi abusi che interessano almeno 2 milioni di persone in Sindh e Punjab. Insieme alla lentezza degli aiuti, è uno dei motivi che accrescono, in queste ore, la rabbia degli sfollati”, denunciata anche dalla Croce Rossa Internazionale. “Chiediamo al governo e alla magistratura di indagare e accertare i responsabili. E, se risulta che vi sono membri del Parlamento, di avviare a loro carico uno specifico provvedimento di censura e risarcimento danni”, aggiunge. La Commissione conferma le discriminazioni negli aiuti a danno delle minoranze religiose: “Anche per questo abbiamo espresso forte disappunto. Il problema si verifica quando gli aiuti passano attraverso associazioni caritative di matrice islamica fondamentalista”, spiega. “La prima è una questione politica: i grandi feudatari del Pakistan godono di forti appoggi e influenza ad alto livello. Il secondo è un problema di carattere sociale e culturale: l’esercito pakistano sta cercando di sconfiggere l’estremismo con la forza, ma occorre agire a livello culturale. Urge rivedere il sistema educativo del Pakistan e la formazione delle giovani generazioni, all’insegna dei valori di laicità, democrazia, rispetto, libertà religiosa”. Ayub Sajid, cattolico, è direttore della Ong pakistana “Organizzazione per lo Sviluppo e la pace” (ODP), non confessionale, ma guidata dal Domenicano padre Raphael Mehnga. L’Odp è impegnata nell’opera umanitaria in 5 distretti del Sud Punjab, fra i più colpiti dalle inondazioni. “Nell’area di Muzaffargarh – spiega a Fides – vi erano anche comunità cristiane e indù, colpite dalle inondazioni guidate. E’ accaduto soprattutto nel Sindh, ma anche in parte del Punjab. Soprattutto i piccoli agricoltori avranno bisogno di aiuto per recuperare almeno il grano da piantare per il prossimo raccolto autunnale. Altrimenti sarà la fame”. “Il governo deve farsi carico di questa gente: in un comunicato congiunto, firmato da diverse Ong, abbiamo chiesto anche l’intervento della magistratura”.

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    Mozambico: l’arcivescovo Chimoio invita i fedeli a pregare per la nazione

    ◊   “La situazione sta tornando lentamente alla calma, anche se il traffico per le strade della capitale è molto scarso perché continua lo sciopero dei mezzi di trasporto” dice all’Agenzia Fides una fonte della Chiesa da Maputo, capitale del Mozambico, dove negli scontri del primo settembre 7 persone (2 delle quali erano bambini) hanno persone la vita e 288 sono rimaste ferite. “Gli scontri più gravi si sono verificati il primo settembre, mentre quelli di ieri, 2 settembre, sono stati più limitati” dice la fonte di Fides, che per motivi di sicurezza desidera non essere citata. “Oggi, la situazione sembra essersi stabilizzata. L’esercito e la polizia, che negli ultimi due giorni pattugliavano in forze le strade di Maputo, hanno ridotto la loro presenza, mentre alcuni negozi hanno riaperto i battenti”. "Mons. Francisco Chimoio, arcivescovo di Maputo, ha rivolto un appello alla calma e ha chiesto ai fedeli di pregare per il Paese” dice la fonte. La protesta è stata provocata dall’annuncio dell’aumento del prezzo del pane del 30%, che è seguito ad analoghi aumenti delle tariffe dell’elettricità e dell’acqua. Il governo ha annunciato che l’aumento del prezzo del pane è “irrevocabile”. “La dichiarazione del governo ha suscitato una forte delusione nella popolazione, ed è quindi probabile che le proteste continueranno, forse sotto altre forme” dice la fonte di Fides. Secondo il governo il bilancio degli scontri seguiti alla protesta popolare, che ha visto scendere in piazza migliaia di abitanti di Maputo, è di 7 morti, 288 feriti, 23 negozi presi d’assalto e saccheggiati, due vagoni di un treno e 12 autobus danneggiati. "Gli scontri si sono limitati alla capitale, nel resto del Paese non sono stati segnalati incidenti. Solo a Beira, la seconda città del Mozambico e sede del suo porto più importante, vi sono state manifestazioni. Beira è amministrata dal Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico), l’ex guerriglia che dal 1992 (anno della firma dell’accordo di pace) è diventato il principale partito dell’opposizione” dice la fonte di Fides. “È quindi possibile che le proteste a Beira siano state in qualche modo incanalate dall’opposizione, a differenza di quelle di Maputo, che appaiono invece essere state organizzate dal basso, con l’uso dei messaggi Sms. Tra l’altro Maputo è ben servita dal servizio di telefonia mobile, a differenza di diverse altre aree del Paese. Questo, forse, spiega in parte perché la protesta si è concentrata a Maputo, al di là del fatto che è la capitale del Paese” conclude la fonte di Fides.

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    Nota dei vescovi venezuelani per la festa della Madonna del Coromoto

    ◊   Il prossimo 11 settembre, in occasione della festa della Madonna del Coromoto, Patrona del Venezuela, i vescovi del Paese hanno pubblicato una breve nota per esortare tutti i venezuelani, in particolare i cattolici, a sentirsi una comunità di “fede, di unione e di speranza”. Ad essere una comunità che guarda, con la mente e il cuore, “la Madre di Gesù Cristo” che sempre “ha accompagnato la vita di ogni cittadino”. I presuli ricordano che “con diversi titoli, ma sempre con il medesimo affetto e devozione, la Madonna è invocata dal popolo venezuelano come madre e protettrice sia nei momenti di allegria sia in quelli più difficili della vita”. In particolare, la Madonna del Coromoto, la cui immagine è stata restaurata recentemente, e che unisce tutti i venezuelani sotto la medesima e unica devozione alla Vergine Maria, “ricorda le radici come nazione e la vocazione ad essere famiglia e popolo di Dio nel battesimo”. In particolare i vescovi del Venezuela ricordano la necessità di “pregare Dio, e invocare l'intercessione della Madonna del Coromoto, affinché le elezioni parlamentari del prossimo 26 settembre siano un'opportunità per rinnovare e rinforzare la vocazione democratica del popolo venezuelano”. E perché “si possa al tempo stesso eleggere deputati che lavorino per il bene comune delle regioni e in favore di soluzioni ai grandi problemi nazionali”. In questo contesto, i presuli, “invitano a tutte le Chiese locali, le parrocchie e le comunità cristiane (..) a dare importanza alla celebrazione liturgica per renderla un momento importante di riaffermazione della fede cristiana e dell'impegno ecclesiale”. Come facciamo sempre, “chiediamo a tutti di rinnovare la propria fede affinché i venezuelani si sforzino per costruire una patria sempre più giusta, solidale, includente e partecipativa”. Patria nella quale - aggiungono - tutti, superando le differenze, “si possano riconoscere come fratelli e vivere in pace”. “E' il momento migliore - conclude la nota firmata dall'arcivescovo di Maracaibo e Presidente dell'episcopato mons. Ubaldo Ramón Santana Sequera - per chiedere incessantemente a Dio che ci aiuti a costruire la società fondata sull'amore al Signore e al prossimo”. (L.B.)

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    Ecuador: lettera dei vescovi su istruzione ed educazione universitaria

    ◊   I vescovi dell'Ecuador ribadiscono in una lettera la necessità che "l'istituzione universitaria del Paese mantenga la sua irrinunciabile autonomia in tutti gli ambiti che la configurano". Lo fanno alla vigilia dell'annuncio del presidente della Repubblica, Rafael Correa, che avrebbe deciso di porre il veto alla legge sull'Educazione superiore recentemente approvata dal Parlamento. I presuli propongono, in una lettera di mons. Antonio Arregui Yarza, arcivescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale, "alcune considerazioni che - si legge - si devono tenere in considerazione" in queste circostanze. La nota della segreteria dell'episcopato osserva “che l'Università non può essere soggetta a discriminazioni ideologiche dei suoi membri o beneficiari e neanche a nessun tipo di determinismo economico”. D'altra parte, ciò che la legge assicura alle università cattoliche, “non costituisce nessun privilegio né concessione da parte dello Stato" (...) poiché non è altro che “il riconoscimento della libertà religiosa e della liberta di educazione”. Sono “diritti umani universali, sanciti non solo dalla carta costituzionale m anche da strumenti giuridici internazionali”. La nota riassuntiva della lettera di mons. Arregui Yarza rileva poi “in modo speciale la necessità di mantenere nella legge, in conformità con quanto già detto, la definizione specifica di queste istituzioni di indole cattolica, in particolare per quanto riguarda la conoscenza e la ricerca nell'ambito di materie che si aprono sulla trascendenza perché hanno dei fondamenti spirituali, dottrinali, morali e sociali, al servizio della comunità umana”. Un altro punto del documento riguarda la "tutela della libertà degli studenti nella scelta in favore di istituzioni cattoliche" e ciò comporta di "facilitare l'accesso a chi, pur avendo le capacità, non dispone delle risorse necessarie, attraverso borse o altre modalità economiche". In conclusione, si legge nel documento episcopale: “Riteniamo che il veto del Presidente dovrebbe correggere la settima disposizione che sul "modus vivendi”, riguardo gli atenei cattolici, “contiene due affermazioni contraddittorie che da un lato riconoscono portata internazionale” alle norme della legge e dall'altro invece “danno un'interpretazione restrittiva”. (L.B.)

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    I vescovi ugandesi preoccupati per la libertà di stampa, “indispensabile” per una vera democrazia

    ◊   Mentre si avvicina la scadenza delle elezioni presidenziali del 2011, i vescovi ugandesi si dicono preoccupati per la situazione della libertà di stampa e di espressione nel Paese. In una dichiarazione riportata nei giorni scorsi dal quotidiano locale “The Daily Monitor” e ripresa dall’agenzia Apic, i presuli ricordano che l’informazione è “uno dei principali strumenti della partecipazione democratica” e che i media svolgono un ruolo “indispensabile” per il corretto funzionamento di una democrazia. Essi sono infatti “un cane da guardia” che permette all’elettorato di controllare e valutare l’operato dei suoi rappresentanti. E tuttavia, rilevano i vescovi ugandesi, la libertà di informazione è oggi “minacciata un po’ in tutto il mondo” e anche in Uganda sta subendo crescenti limitazioni. “I media – sottolinea il testo - devono essere usati per costruire e sostenere i diversi settori della comunità umana: economico, politico, culturale educativo e religioso”. Inoltre, le informazioni da essi fornite devono essere al servizio del bene comune e della società. Quest’ultima ha infatti diritto a un’informazione fondata sulla “verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà”, come afferma la Dottrina sociale della Chiesa. Sull’importanza di un sistema dell’informazione libero in vista del voto del 2011 si era soffermato il documento finale dell’ultima plenaria dei vescovi a giugno, in cui avevano sottolineato che la libertà di informazione e di espressione “in una società veramente moderna e democratica, è di tutti i cittadini, sia singoli che organizzati”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Svizzera: nel Canton Ticino corsi di religione in via sperimentale

    ◊   Nel Canton Ticino per l'insegnamento della religione nella scuola pubblica, si è raggiunto un compromesso. In alcune sedi di scuola media, a titolo sperimentale, al corso di religione della Chiesa cattolica o della Chiesa evangelica riformata, si è optato per un nuovo corso di "storia delle religioni". Lo riferisce L’Osservatore Romano. L'insegnamento religioso generalizzato già proposto negli anni '90 ora è in fase di attuazione con l'inizio dell'anno scolastico 2010-2011, che, quest'anno, è iniziato il 30 agosto scorso. In tre sedi di scuola media il nuovo ciclo di lezioni (un'ora alla settimana) sostituirà integralmente i corsi di "Insegnamento religioso" gestiti dalla due Chiese; in altri sedi, invece, l'offerta didattica verrà affiancata a quella confessionale; sarà quindi richiesto agli allievi di scegliere una delle due proposte. In una sede di scuola media i docenti dovranno gestire la convivenza fra circa trecento allievi di ventiquattro nazionalità e sette religioni diverse. La sperimentazione verrà valutata a scadenze annuali da uno speciale gruppo di lavoro. Il vescovo di Lugano, mons. Pier Giacomo Grampa, si è dichiarato soddisfatto della decisione presa dal Dipartimento cantonale dell'educazione cultura e sport (Decs), perché ritiene l'iniziativa "nella linea di una laicità positiva, non di una laicità indifferente o ostile, ma sensibile e promozionale". "Una scuola - ha affermato il presule - che si preoccupa di crescere persone non solo informate, ma formate e responsabili, consapevoli di tutte le realtà in cui sono inserite non può trascurare gli aspetti della componente religiosa dell'esistenza, non può ignorare il confronto sereno e positivo, critico tra le diverse espressioni storiche di fede religiosa. L'insegnamento della religione nella scuola vuole contribuire a una crescita armonica, completa, libera e responsabile. Essa - ha aggiunto il vescovo di Lugano - riguarda l'equilibrio della persona, ma anche la capacità di conoscere e rispettare le differenze tra le persone, di dialogare con le diverse culture, d'impostare rapporti non conflittuali, ma di reciproco rispetto, di amicizia".

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    L'impegno della Chiesa in India a favore dell'istruzione degli “intoccabili”

    ◊   Al 1972 nella diocesi di Bijnor, a nord dell'India, non c'erano cristiani fino all'arrivo di tre sacerdoti. Attualmente, secondo quanto riferito alla Fides da padre Varghese Vithayathil, Superiore Provinciale della Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata (Cmi), i cristiani sono 36 mila e i sacerdoti circa 70, escludendo quelli impegnati nelle province periferiche. La maggior parte di quelli che si convertono al cristianesimo sono dalit, la casta più bassa nella società indiana, storicamente riferita come "intoccabili". "Il messaggio di Gesù è rivolto direttamente a loro, pace, perdono, amore" dice padre Vithayathil. “E' nostro dovere insegnare i loro diritti, e l'istruzione è la cosa più importante. Stiamo cercando di aprire molte scuole perché senza istruzione non ci può essere sviluppo.” Il sacerdote ha sottolineato quanto sia importante anche per il lavoro di catechesi ed evangelizzazione: “nelle scuole è possibile comunicare più facilmente il messaggio di Gesù, un messaggio di pace ed armonia”.

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    Congo: nella diocesi di Inongo ha conseguito il diploma la prima donna pigmea

    ◊   Trenta ragazze pigmee beneficeranno del progetto di scolarizzazione del Coordinamento diocesano delle scuole convenzionate cattoliche di Inongo, nella Repubblica Democratica del Congo. Nei giorni scorsi, come si legge sul sito della Conferenza Episcopale Nazionale del Congo www.cenco.cd, la diocesi di Inongo ha organizzato una festa per la prima giovane pigmea che ha conseguito il diploma, Brunelle Ibula, e che adesso proseguirà gli studi all’Istituto Superiore Pedagogico. Brunelle Ibula proviene dalla parrocchia di Mpenzwa, nel territorio di Kiri, abitato dagli Ekonda e dai Pigmei. Adesso altre 12 ragazze si preparano al diploma in pedagogia e potranno poi insegnare nelle parrocchie e nelle scuole. Il Coordinamento diocesano delle scuole convenzionate cattoliche conta in questo modo di offrire alle donne istruzione e lavoro e di far sì che possano contribuire allo sviluppo della società pigmea. (T.C.)

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    Conclusi i nuovi lavori di manutenzione della Cappella Sistina

    ◊   All'alba del 10 agosto si è finalmente conclusa la "spolveratura" della Cappella Sistina. Dalla metà dello scorso mese di luglio – si legge in un articolo del direttore dei Musei Vaticani Angelo Paolucci, pubblicato dall’Osservatore Romano - una trentina di specialisti si è alternata sulle pareti del luogo d'arte forse più conosciuto e di conseguenza più usato e “consumato” del mondo. Ha coordinato l'impresa Vittoria Cimino responsabile dell'Ufficio del Conservatore nei Musei Vaticani. Lavorando sui ponteggi metallici montati e smontati ogni sera, sospesi come astronauti in cima alla piattaforma del "ragno", la gru mobile e snodabile che porta l'operatore fino a venti metri d'altezza a contatto di occhi e di mani con i Profeti e con le Sibille di Michelangelo, i restauratori hanno rimosso quantità inimmaginabili di polveri e di sedimenti che quattro anni di visite della Sistina, alla media di ventimila visitatori al giorno, vi avevano depositato. "Oggi – spiega il direttore dei Musei Vaticani – il problema di questo luogo mitico è rappresentato dalla pressione antropica eccessiva (e quindi bisognosa di rettifiche e di compensazioni ambientali di proporzionata efficacia), dal non più adeguato controllo climatico, dall'insufficiente abbattimento degli inquinanti”. “Se vogliamo conservare la Sistina in condizioni accettabili per le prossime generazioni, è questa la sfida che dobbiamo vincere”. Agli uomini del nostro tempo - diceva Giovanni Urbani il grande teorico della conservazione preventiva - non è dato produrre capolavori d'arte paragonabili a quelli del passato. “Non ci sono e non ci saranno, ai nostri giorni, nuovi Michelangelo e nuovi Raffaello”. Possiamo però dispiegare – conclude Angelo Paolucci - per la conservazione del patrimonio, risorse di creatività e di intelligenza non inferiori a quelle che quei grandi hanno messo in opera nel fare arte. Perché le opportunità offerteci dalla scienza e dalla tecnica sono oggi virtualmente infinite”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: non si attenua l'emergenza umanitaria ad un mese dalle alluvioni

    ◊   Ad un mese dalle inondazioni, resta drammatica la situazione in Pakistan. Nonostante la grande mobilitazione della comunità internazionale, sono milioni le persone che continuano a dipendere totalmente dagli aiuti internazionali. E si segnalano le prime manifestazioni di rabbia tra gli alluvionati, che denunciano il ritardo nella distribuzione dei generi di prima necessità. La Croce Rossa Internazionale sottolinea che la tensione sta mettendo in grande difficoltà i soccorritori. Sulla situazione generale nel Paese, Salvatore Sabatino ha sentito Maurizio Giuliano, portavoce dell'Ufficio per il coordinamento Onu degli Affari umanitari in Pakistan:

    R. – Dobbiamo renderci conto che il peggio non è ancora arrivato: le inondazioni continuano e anche quando la pioggia sarà finita - speriamo entro al fine del mese - è chiaro che il peggio, cioè le malattie, la fame, dovrà ancora arrivare.

    D. – Quali sono le necessità della popolazione, in questo momento?

    R. – Ancora una volta, l’acqua è la necessità più importante perché la gente è circondata da acqua contaminata e per sopravvivere non ha altra scelta che berla, il che comporta ovviamente rischi molto alti di malattie di origine idrica: diarrea, colera e altri tipi di patologie varie. Un altro bisogno è il cibo. Abbiamo dato cibo a più di sei milioni di persone, ma ci sono almeno tre milioni che non ne hanno ancora ricevuto. E ancora, mancano tende o altro tipo di rifugio per milioni di persone che dormono ancora all’aria aperta.

    D. – La comunità internazionale si è mobilitata per questa emergenza?

    R. – La comunità internazionale si è mobilitata, la risposta è stata buona, siamo finanziati al 63 per cento. Tuttavia, visto che i bisogni sono sicuramente molto più elevati di quanto si parlava all’inizio, è indispensabile che gli aiuti continuino ad arrivare in termini di finanziamenti.

    D. – Vuole lanciare un appello dalle frequenze della Radio Vaticana?

    R. – Il nostro appello è che la comunità internazionale continui a finanziare in modo sostenuto l’attività delle Nazioni Unite e dei suoi partner, che per ora è stimata in 460 milioni di dollari ma sappiamo già che servirà molto di più, sicuramente almeno un miliardo di dollari, in modo che ci sia possibile rispondere ai bisogni vitali di sei-otto milioni di persone.

    Pakistan, violenze
    Non si ferma la violenza in Pakistan. Almeno 23 persone sono morte in un attacco kamikaze contro un corteo sciita nella città di Quetta, nel sud del Paese. Secondo fonti di polizia, l’attentatore si è fatto esplodere nel mezzo di una manifestazione per la Giornata di solidarietà al popolo palestinese.

    Afghanistan
    Nel secondo giorno della sua visita a sorpresa in Afghanistan, il segretario americano alla Difesa, Robert Gates, si è recato a Kandahar, roccaforte dei talebani nel sud del Paese, dove ha incontrato le truppe statunitensi dispiegate nella provincia. Il capo del Pentagono ieri ha avuto colloqui con il presidente, Hamid Karzai, e il generale, David Petraeus, comandante delle truppe statunitensi e Nato nel Paese. L’arrivo di Gates in Afghanistan è coinciso con un drammatico raid condotto dalle forze Nato nel distretto di Rustaq. I bombardamenti sono costati la vita a 10 civili.

    Iran, lapidazione Sakineh
    Cresce l’attenzione internazionale sul caso di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata in Iran a morte tramite lapidazione per adulterio. Oggi, a parlare è il figlio della donna che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha chiesto che la pressione su Teheran continui senza sosta. Ieri, si è mobilitata l’Italia con un sit-in davanti all’ambasciata di Teheran a Roma: una manifestazione bipartisan, priva di bandiere di partito, per sottolineare “la battaglia universale” messa in campo per la difesa dei diritti umani.

    Golfo Messico: nuovo incidente piattaforma petrolifera
    A distanza di quattro mesi dall’incidente che ha causato una marea nera senza precedenti, è tornata la paura ieri nel Golfo del Messico, dov’è esplosa un’altra piattaforma, sempre al largo della Louisiana. La Guardia costiera Usa ha confermato che le fiamme già nella notte sono state spente e che non vi sono vittime. E a poche ore dal nuovo incidente, il colosso petrolifero britannico Bp, responsabile della marea nera dei mesi scorsi, ha informato che, ad oggi, la perdita di petrolio è costata al gruppo circa otto miliardi di dollari e che la piattaforma Deepwater Horizon verrà definitivamente chiusa fra due settimane. Bp ha inoltre ricordato di aver acconsentito alla creazione di un fondo di 20 miliardi di dollari per i risarcimenti alle vittime del disastro ambientale.

    Messico
    Ennesima fiammata di violenza ieri in Messico. Uno scontro a fuoco tra militari ed elementi di una gang criminale vicino a Monterrey, ha causato la morte di 25 persone. La capitale industriale del Paese si trova nello stato di Tamaulipas, dove sono attivi i narcos del cartello degli Zetas, ritenuti responsabili del recente massacro di 72 migranti nella località di San Fernando.

    Usa uragano
    Cala l’allerta per l'uragano Earl che, nonostante le piogge e i forti venti, ha raggiunto le coste del North Carolina con un impatto meno potente di quanto calcolato all'inizio. Earl si sta dirigendo adesso verso il New England e il Canada ed è stato declassato da categoria 4 a categoria 2. Un’ulteriore diminuzione dell'intensità dell'uragano è prevista nelle prossime 24-36 ore, anche se Earl viene comunque considerato pericoloso.

    Russia export grano e incendi
    Il bando sull’export di grano russo non sarà revocato prima della raccolta del 2011. Lo ha stabilito ieri il premier, Vladimir Putin, spiegando che la cancellazione di questa misura potrà essere considerata solo dopo che “i raccolti del prossimo anno saranno stati mietuti e che la situazione sarà chiara”. Lo stop alle esportazioni di grano, previsto inizialmente fino al prossimo 31 dicembre, era stato introdotto il 15 agosto dopo che una prolungata ondata di caldo e di siccità aveva distrutto parte del raccolto. Intanto, in Russia si riffaccia lo spettro degli incendi. Almeno cinque persone sono morte e 14 sono rimaste ferite per i roghi scoppiati ieri nella regione meridionale di Volgograd. Le fiamme hanno distrutto oltre 500 abitazioni.

    Dati economia
    Continuano ad arrivare segnali di ripresa dall’economia europea. Il commercio al dettaglio nell'eurozona a luglio è lievemente cresciuto dello 0,1% rispetto a giugno. Su base annua l’aumento è dell’1,1% nell'eurozona e dell'1,0% nell'Ue-27. Occhi puntati, adesso, sui dati sull'andamento dell'economia Usa che saranno diffusi nel primo pomeriggio.

    Germania: Bundesbank espelle Sarrazin
    In Germania, è polemica riguardo la decisione dei vertici della Bundesbank di esonerare dal consiglio direttivo, Thilo Sarrazin, autore del controverso libro “La Germania si distrugge da sola”, in cui si paventa un futuro islamico per il Paese. Secondo la stampa tedesca, la Banca centrale ha perso l'indipendenza e si è piegata al mondo politico che nei giorni scorsi aveva invocato con forza l’estromissione dell’ex ministro socialdemocratico delle Finanze per via delle sue tesi sugli immigrati di religione musulmana. Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell'Associazione dei giudici tedeschi, Joachim Vetter, affermando che “le dichiarazioni di Sarrazin, per quanto possano essere considerate astruse, non sono affatto sufficienti per farlo licenziare”. Spetta tuttavia al presidente tedesco, Christian Wulff, l'ultima parola sull'esonero di Sarrazin, la cui nomina è di origine politica. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 246

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