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Sommario del 31/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: “Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare”
  • Mons. Gianfranco Ravasi: la comunicazione della Chiesa deve aprirsi anche a linguaggi nuovi
  • Oggi in Primo Piano

  • Cristiani e musulmani insieme a Loppiano per la Giornata del dialogo promossa dai Focolari e dalle Comunità Islamiche d'Italia
  • Mons. Rino Fisichella: la coerenza è la connotazione caratteristica per poter essere impegnati in politica
  • Musica, animazioni e preghiera per "La Notte dei Santi" organizzata dall'arcidiocesi di Torino
  • In Cina cerimonia di chiusura dell’Esposizione Universale di Shanghai
  • A Roma incontri e dibattiti promossi dal Segretariato Attività Ecumeniche, movimento interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo
  • Tv, stasera su Rai 1 “Sotto il cielo di Roma”, miniserie sul Pontificato di Pio XII
  • Chiesa e Società

  • La famiglia e i migranti, al centro dell’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi, per la Messa votiva del Señor de los Milagros
  • Congo, la malnutrizione causa un quarto delle morti dei bambini sotto i 5 anni
  • Quasi dimezzata, dal secolo scorso, la presenza della malaria nel mondo
  • Mali: i disabili chiedono di contribuire attivamente alla vita del Paese
  • Terra Santa, un progetto per 3 mila studenti in favore dell’educazione
  • Bulgaria, XIII incontro dei rappresentanti delle Chiese cattoliche orientali
  • Portogallo, il 27 novembre a Lisbona "Veglia per la Vita"
  • Corea del Nord, un “fornaio” per i bambini di Pyongyang
  • Uganda, crescono le vocazioni
  • Tanzania, i giornalisti delle radio cattoliche denunciano interferenze governative
  • 24 Ore nel Mondo

  • Brasile al voto per il ballottaggio delle presidenziali
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: “Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare”

    ◊   All’Angelus Benedetto XVI ha sottolineato che l’amore misericordioso del Signore scioglie la durezza del cuore. Dio – ha affermato il Papa - non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Gesù – ha aggiunto - ha dimostrato questa immensa misericordia che “mira sempre a salvare il peccatore”, ad offrirgli la possibilità di convertirsi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Ricordando l’odierno passo del Vangelo sulla conversione del pubblicano Zaccheo, ricco e disonesto esattore delle tasse che dopo l’incontro con Gesù decide di cambiare vita, il Papa sottolinea l’immensa misericordia del Signore:

    “Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi. Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, ma vede in ognuno un’anima da salvare ed è attratto specialmente da quelle che sono giudicate perdute e che si considerano esse stesse tali”.

    L’amore misericordioso di Dio si riflette in Cristo, “venuto a chiamare non i giusti ma i peccatori”:

    “Gesù Cristo, incarnazione di Dio, ha dimostrato questa immensa misericordia, che non toglie nulla alla gravità del peccato, ma mira sempre a salvare il peccatore, ad offrirgli la possibilità di riscattarsi, di ricominciare da capo, di convertirsi”.

    Zaccheo ci ricorda oggi la strada di questo riscatto attraverso la conversione. Era molto ricco e disprezzato dai suoi concittadini. Quando Gesù – ha detto il Papa - si fermò proprio a casa sua, suscitò uno scandalo generale. Ma il Signore sapeva molto bene quello che faceva:

    “Egli, per così dire, ha voluto rischiare, e ha vinto la scommessa. Zaccheo, profondamente colpito dalla visita di Gesù, decide di cambiare vita, e promette di restituire il quadruplo di ciò che ha rubato: Oggi per questa casa è venuta la salvezza, dice Gesù e conclude: Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”.

    Nel Vangelo – ha ricordato poi il Pontefice - Gesù afferma che è “è molto difficile per un ricco entrare nel Regno dei cieli”. Ma nel caso di Zaccheo – ha aggiunto il Santo Padre – vediamo che quanto sembra impossibile si realizza:

    “Egli – commenta San Girolamo – ha dato via la sua ricchezza e immediatamente l’ha sostituita con la ricchezza del regno dei cieli. E San Massimo di Torino aggiunge: Le ricchezze, per gli stolti sono un alimento per la disonestà, per i saggi invece sono un aiuto per la virtù; a questi si offre un’opportunità per la salvezza, a quelli si procura un inciampo che li perde”.

    Il Papa si è rivolto quindi ai fedeli presenti in Piazza San Pietro auspicando che ognuno possa sperimentare la gioia dell’incontro con il Singore:

    “Cari amici, Zaccheo ha accolto Gesù e si è convertito, perché Gesù per primo aveva accolto lui! Non lo aveva condannato, ma era andato incontro al suo desiderio di salvezza. Preghiamo la Vergine Maria, modello perfetto di comunione con Gesù, affinché anche noi possiamo sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua misericordia”.

    Dopo l’Angelus il Santo Padre ha ricordato che ieri nella cattedrale di Oradea, in Romania, è stato proclamato beato Szilárd Bogdánffy, vescovo e martire. Nel 1949, quando aveva 38 anni, fu consacrato vescovo in clandestinità e quindi arrestato dal regime comunista del suo Paese, la Romania, con l’accusa di cospirazione. Dopo quattro anni di sofferenze e umiliazioni, morì in carcere.

    “Rendiamo grazie a Dio per questo eroico Pastore della Chiesa che ha seguito l’Agnello fino alla fine! La sua testimonianza conforti quanti anche oggi sono perseguitati a causa del Vangelo”.

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    Mons. Gianfranco Ravasi: la comunicazione della Chiesa deve aprirsi anche a linguaggi nuovi

    ◊   “Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi”. E’ il tema dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, in programma dal 10 al 13 novembre, che sarà presentata mercoledì prossimo nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede. Alla presentazione è prevista la partecipazione, tra gli altri, di mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e di mons. Pasquale Iacobone, responsabile del dipartimento "Arte e Fede" del medesimo dicastero. Sul tema al centro dell’Assemblea plenaria ascoltiamo proprio mons. Ravasi intervistato da Fabio Colagrande:

    R. – E’ innanzitutto il tema preliminare ad ogni incontro con il mondo della cultura: se non si ritrova il tessuto comune, cioè il lessico, la grammatica, persino la stilistica con cui rapportarci all’altro, incontrare l’altro, è impossibile poi passare ai contenuti. La nostra, quindi, non è semplicemente una riflessione sulla comunicazione sociale, come avviene anche per altri dicasteri della Santa Sede; è invece studiare la comunicazione a livello più alto, teorico, strutturale in modo tale che sia poi possibile passare ai contenuti del dialogo stesso, una volta trovata la sintonia nei linguaggi.

    D. – Si può parlare di una difficoltà che c’è oggi nel mondo ecclesiale ad adottare un codice comunicativo comprensibile, sia all’interno sia nella comunicazione con il mondo esterno?

    R. – E’ questo forse il problema centrale. Il movimento, innanzitutto, è centripeto: andare verso l’interno, verso noi stessi, perché tante volte - anche per noi - il linguaggio interno nella comunità ecclesiale è quasi del tutto afono. Pensiamo – non so – al linguaggio teologico così sofisticato, che non trova più riferimento in una popolazione cattolica, credente, praticante, che è nell’interno della chiesa e la domenica ascolta un’omelia, ma ha al suo interno - come linguaggio - il linguaggio televisivo, il linguaggio di internet, il linguaggio quotidiano. E’ necessario anche un movimento centrifugo, cioè verso l’esterno, verso la periferia perché la nostra comunicazione certamente deve avere una sua logica, una sua coerenza, un suo vocabolario proprio, però al tempo stesso deve cercare di lanciare il suo linguaggio ad un orizzonte nuovo, con linguaggi nuovi. Non dimentichiamo mai l’opera che, per esempio, ha compiuto San Paolo, quando è passato da una cultura che era profondamente semitica ad una cultura legata, invece, al mondo mediterraneo di allora, che aveva l’imprinting dell’ellenismo, della cultura romana. Per questo motivo abbiamo voluto fare l’inaugurazione della nostra Plenaria – cosa che non accade mai, perché è profondamente interna al dicastero – in Campidoglio: aprendola quindi idealmente ad un areopago come quello della città, in questo caso la città di Roma, in modo tale da avere già in apertura questo desiderio di interloquire a livello più ampio possibile.

    D. – Rifletterete anche sugli effetti che la tecnologia, la nuova tecnologia, ha sul nostro modo di comunicare?

    R. – Abbiamo pensato proprio di fare in modo che a queste plenarie, che di solito sono più interne ai dicasteri, per cui sono i membri consultori che parlano sulla base delle loro esperienze, siano convocate personalità molto diverse e specialistiche in questo ambito, che provochino domande, interrogazioni, qualche volta anche considerazioni e riflessioni. Appartengono a tutta la gamma – quasi l’arcobaleno – dei colori della comunicazione di oggi: c’è ancora la comunicazione artistica, c’è ancora la comunicazione liturgica, indubbiamente; ma noi abbiamo, per esempio, la comunicazione cinematografica e soprattutto abbiamo la comunicazione via internet, con i nuovi mezzi elettronici che parlano – come diceva un sociologo americano – di una svolta epocale. Anzi, questo studioso americano – Barlow – dice che abbiamo assistito, in questi ultimi decenni, ad una svolta simile alla scoperta del fuoco.

    D. – Dunque, non è solo questione di imparare le nuove tecnologie, ma anche di mettere in discussione il proprio modo di comunicare, il proprio linguaggio …

    R. – Noi, effettivamente, abbiamo un linguaggio che tante volte è – come si suol dire – autoreferenziale. E’ un linguaggio che è un po’ rinchiuso in se stesso, e anche quando usiamo parole semplici che sono parole ecclesiali, non hanno nessuna referenza immediata all’esterno, ma solo all’interno. Per questo motivo è necessario, senza perdere i propri contenuti, cercare però di fare quella operazione di cui parlava McLuhan, in cui il mezzo entra nel messaggio che comunica. E, certo, questo vuol dire anche qualche mutamento nel messaggio. Pensiamo al Concilio di Calcedonia: là è avvenuto un profondo mutamento per la comprensione della figura di Cristo – la cristologia – adottando categorie che non erano quelle della Bibbia, ma che erano della cultura greca!

    D. – Quello a cui mirate è anche una svolta pastorale, non solo culturale …

    R. – Noi vorremmo offrire la strumentazione per poter poi procedere a scelte innovative all’interno della catechesi. Anzi, io direi che il nostro compito è, prima di tutto, capire e comprendere in maniera chiara, netta ed essenziale quali siano i grandi percorsi della comunicazione contemporanea. In secondo luogo, far sì che si trovi una sorta di modalità espressiva di queste rilevazioni che facciamo e, alla fine, poi, ci sarà l’aspetto didattico-operativo, sul quale potremo anche noi essere presenti e sostenere le varie Conferenze episcopali che su questi temi, devo dire, si interessano. Io sono appena reduce dal Canada, dove ho incontrato lungamente i vescovi del Paese, e ho visto che loro hanno delle esperienze interessanti, ma tante volte ancora condotte con schemi che sono propri del mondo nord-americano ma non ancora aderenti ad un mutamento che là, poi, è stato ancora più forte. (g.f.)

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    Oggi in Primo Piano



    Cristiani e musulmani insieme a Loppiano per la Giornata del dialogo promossa dai Focolari e dalle Comunità Islamiche d'Italia

    ◊   “Percorsi comuni per la fraternità. Musulmani e Cristiani in Italia”. A questo tema è dedicata oggi la giornata promossa a Loppiano (Firenze), dal Movimento dei Focolari insieme con le Comunità islamiche della penisola. L'obiettivo è di mostrare che la convivenza tra gli appartenenti alle due religioni è possibile "in risposta a paura, intolleranza e difesa radicalizzata delle identità che percorrono il Paese". Un evento, quello di Loppiano, che dà seguito ad iniziative di collaborazione in atto già da anni, come confermano al microfono di Adriana Masotti, Valentina Maccacaro, incaricata di questo dialogo per i Focolari del Triveneto e Kamel Layachi, imam delle Comunità islamiche del Veneto:

    R. - E' una tappa che segue un percorso iniziato parecchi anni fa in modo molto semplice, attraverso dei rapporti personali, attraverso l’amicizia e poi, via via nel tempo, si è allargata con condivisioni molto semplici nel territorio. Abbiamo iniziato nelle diverse città d’Italia a preparare insieme incontri nello spirito della fratellanza universale. Per fare solo qualche esempio, a Verona nella moschea - era la prima volta - eravamo più di mille persone tra cristiani e musulmani e a Vicenza, nel Palazzetto dello sport, eravamo oltre due mila.

    D. – Imam Kamel, come potrebbe definire l’esperienza maturata fin qui con membri del Movimento dei focolari di religione cristiana?

    R. – Io la definirei un’esperienza veramente molto bella, che è cresciuta nel tempo. Abbiamo cercato, ognuno dalla propria parte, di amare il prossimo, al di là della sua fede religiosa; di amare proprio la persona, la creatura di Dio, e abbiamo trovato che tra noi e i cattolici del Movimento c’era un enorme patrimonio comune, su cui è possibile costruire altre iniziative, altri rapporti.

    D. – Lei ha parlato di amore...

    R. – Nell’islam c’è una regola, presente anche nelle altre religioni monoteiste e non solo, che invita il musulmano ad amare il fratello, il prossimo, e a fare per l’altro ciò che vorrebbe sia fatto per se stesso. Noi siamo partiti da questo.

    D. – L’evento di Loppiano vuole un po’ mettere la luce sul moggio in una stanza piuttosto buia. Valentina Maccacaro:

    R. – E’ vero. C’è una tendenza che mira a mettere preoccupazione, a vedere il diverso come una minaccia. Noi sentiamo che proprio con queste testimonianze, possiamo dirlo con la vita, che l’amicizia, che il rapporto con i musulmani è possibile. E non è solo possibile, ma è anche costruttivo e arricchente su temi importanti come la pace, la famiglia, i figli...

    D. – Imam Kamel, quale messaggio vorrebbe che arrivasse da Loppiano ad un’Italia, che spesso presenta anche dei lati un po' di paura, di diffidenza verso chi è di un’altra cultura, di un’altra religione?

    R. – Lontani da ogni ingenuità, noi crediamo che - nonostante le difficoltà - sia possibile costruire una società plurale, dove tutti i membri concorrano assieme per il bene comune. Questo lo si può fare innanzitutto partendo da una mutua conoscenza, rispettosa dell’altro e al di là della sua fede religiosa, della sua cittadinanza, per costruire assieme il bene dell’Italia e il bene comune. (m.a.)

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    Mons. Rino Fisichella: la coerenza è la connotazione caratteristica per poter essere impegnati in politica

    ◊   San Tommaso Moro indica alla politica di oggi la necessità di coerenza e credibilità. Così mons. Rino Fisichella presidente del neo-dicastero della Nuova Evangelizzazione intervenuto, nei giorni scorsi, alla presentazione del libro “Il Primato della Coscienza. Omaggio a St. Thomas More”, presso la sala del Refettorio, della Camera dei Deputati. Massimiliano Menichetti:

    Un tributo al Cancelliere d’Inghilterra, condannato a morte sotto re, per aver rifiutato per aver rifiutato l'Atto di Supremazia del sovrano sulla Chiesa e uno spunto per riflettere oggi sulle sfide della politica: questo il doppio filo rosso che ha guidato la presentazione del libro “Il Primato della Coscienza. Omaggio a St. Thomas More”, edito da Rubettino. A ribadire che la coerenza e la credibilità sono le vie oggi indicate dal Santo protettore dei politici e dei governanti, mons. Rino Fisichella, presidente del neo-dicastero della Nuova Evangelizzazione, intervenuto alla presentazione:

    R. - La coerenza è la connotazione caratteristica per poter essere impegnati in politica. Una coerenza con quei principi fondamentali che la coscienza è chiamata, poi, a giudicare e ad esprimere. Quindi, anche davanti alle situazioni più difficili, al parlamentare è chiesto un impegno di coerenza con quanto è l’espressione ultima del suo servizio di responsabilità.

    D. - D’altra parte, però, è richiesta anche credibilità…

    R. - La coerenza porta inevitabilmente alla credibilità, ma la credibilità è quella connotazione attraverso la quale una persona gioca tutta quanta se stessa, gioca la sua vita e dice che l’impegno che sta svolgendo lo ritiene anche una vocazione.

    D. - Il Papa e il cardinale Bagnasco sono tornati fortemente a sollecitare i cattolici in politica. Il Papa ha detto anche: “bisogna rompere gli indugi, le timidezze”…

    R. - Il cambiamento e il rinnovamento sono sempre delle connotazioni che ritornano. Penso che laddove ci sia una nota di laicità profonda - che è quella di ascoltare le esigenze e le istanze che sono presenti nella società e nella società sono presenti anche le istanze della religione cattolica e della Chiesa cattolica - che non stona mai, si sarà anche in grado, da parte dei parlamentari, di accogliere il messaggio che viene dai più alti vertici della Chiesa cattolica.

    D. - Laicità che non è, però, tagliare fuori la Chiesa dal dibattito politico?

    R. - Assolutamente! La vera laicità è quella che sa ascoltare le istanze che sono presenti e, quindi, in un Paese come il nostro, in cui la Chiesa rappresenta inevitabilmente un’istanza - anche dal punto di vista soltanto culturale - è bene che si ascolti anche quanto la Chiesa ha da dire.

    “La politica non può essere ridotta ad una mera lotta per il potere”, ha evidenziato il vice-presidente della Camera, on. Rocco Buttiglione, tra gli ideatori del testo - che annovera molte firme illustri di storici, giuristi e politici - insieme all’on. Paola Binetti, che ha sottolineato: “Tomaso Moro testimonia la verità, fino al sacrificio più alto, rimarcando il primato della coscienza”. Ad evidenziare la necessità che i politici seguano le orme del Santo inglese, Giovanni Conso, presidente dell’associazione “Il Cenacolo di Tommaso Moro”, già presidente della Corte Costituzionale:

    R. - Non solo un omaggio alla memoria di una persona vittima di atrocità, ma anche un recupero di quei valori che egli ha rappresentato, praticato ed esaltato: anzitutto il rispetto, la coscienza, la coerenza, l’onestà, il saper resistere ad ogni pressione da parte di chi vuol far deviare dalla retta via. Questo è soprattutto un richiamo che vale per i politici, ma anche per i non politici. Naturalmente, visto che i politici svolgono un’attività fondamentale, è ancora più importante che siano loro a imitare Thomas More.(m.g.)

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    Musica, animazioni e preghiera per "La Notte dei Santi" organizzata dall'arcidiocesi di Torino

    ◊   Un invito a riscoprire la festa di Tutti i Santi, spesso trascurata o diversamente interpretata. Per il terzo anno consecutivo l’Ufficio giovani dell'arcidiocesi di Torino organizza “La notte dei Santi”: attraverso musica, animazioni, preghiera, letture e arte, giovani di parrocchie e movimenti proporranno per le strade del centro storico del capoluogo piemontese le figure di tanti testimoni del Vangelo che, nel corso della storia, hanno conformato la loro vita a quella di Cristo. Paolo Ondarza ne ha parlato con don Maurizio De Angeli, direttore dell’ufficio Giovani della diocesi di Torino:

    R. - Vogliamo proporre a tutta la città di Torino e, in particolar modo, al popolo giovane della città di Torino e che normalmente la sera si incontra nei locali, nelle piazze, nelle strade, qualcosa che è tipicamente nostro e cioè la prospettiva della santità. Qualcuno ci ha chiesto se volessimo fare un anti-halloween o qualcosa del genere. In realtà la nostra prospettiva è molto semplice: offriamo qualcosa che ci è particolarmente caro, e poiché è caro a noi, vogliamo regalarlo anche a voi.
    D. - Non si tratta di andare contro qualcosa o contro qualcuno, ma si tratta di riscoprire un po' qualcosa che ci appartiene?

    R. - Esatto. Qualcosa che è tipico della nostra tradizione cristiana e che, forse, abbiamo anche un po’ dimenticato. In un spirito e in una situazione di più culture, di più religioni non vogliamo contrastare o controbbattere nessuno. semplicemente vogliamo offrire - democraticamente - anche la nostra parte.

    D. – Anche perchè, forse, alla Festa di tutti i Santi, siamo un po’ tutti abituati essendo un giorno festivo, ma poco spesso ci si sofferma sul valore di questa festa, che racchiude in sé un po’ tutte quelle personalità, quegli uomini e quelle donne, che si sono distinte per la loro vita conformata a Cristo…

    R. – Benissimo, diciamo che sul calendario liturgico è segnato “solennità”, ma rischiamo di vivere questa solennità con la tristezza, perché il nostro pensiero va alle persone care che non abbiamo più, che non sono più con noi. La solennità di tutti i Santi ci propone, invece, di guardare veramente al di là, di guardare alle cose grandi e alle cose belle. A me fa particolarmente piacere pensare che domenica sera, domenica notte, dopo la Messa che avremo celebrato con il cardinale arcivescovo, i nostri giovani percorreranno quelle stesse strade che anche i nostri Santi torinesi hanno percorso.

    D. – Allora, don Maurizio, una serata e una nottata con musica, animazioni, preghiera, letture, arte…

    R. – Si. Per alcune strade, per alcune piazze della città, gruppi di giovani che provengono da diverse parrocchie, associazioni e movimenti - attraverso varie forme d’arte - proporranno all’attenzione dei giovani che passano in queste strade, in questa piazze e che frequentano questi locali, qualcosa che ha a che fare con la vita dei santi, attraverso la testimonianza di una parola, di uno slogan, di una figura, di un santo. L’invito sarà poi anche quello di entrare in una di queste chiese, che rimarranno aperte del nostro centro di Torino, dove ci sarà anche la possibilità di vivere l'esperienza della Adorazione Eucaristica, poiché all’interno delle chiese ci sarà un’animazione “spirituale” e la possibilità di celebrare il Sacramento della riconciliazione, la possibilità - forse - di rifare un’esperienza di preghiera che molti giovani da anni hanno tralasciato.

    D. – Proporre le figure dei Santi, uomini e donne che hanno scoperto la gioia di vivere il Vangelo e di seguire Cristo: questo è stato un suggerimento più volte dato da Papa Benedetto XVI. Secondo lei, oggi quanto è sentito questo appello da parte dei giovani?

    R. – E’ sentito, anche se forse non è così esplicito dentro i loro cuori: anche perché di fronte alla prospettiva di una vita che è chiamata ad amare e a lasciarsi amare, i giovani - su questo punto - sono ancora decisamente recettivi…

    D. – Si è chiamati ad essere santi oggi, quindi in condizioni diverse da ieri e sempre nuove…

    R. – Certo, ce lo diceva bene già la Lumen Gentium, con questa chiamata universale alla santità di tutti i credenti; ce lo dicono bene anche le forme d’arte, con cui cercheremo di esprimere questo, perché in qualche modo ci fanno guardare a quella bellezza che ci ricorda la grandezza e la bellezza di Dio, il cui riflesso - in qualche modo - si manifesta anche nella vita dei santi. (m.a)

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    In Cina cerimonia di chiusura dell’Esposizione Universale di Shanghai

    ◊   In queste ore a Shanghai si sta svolgendo la cerimonia di chiusura dell’Esposizione Universale di Shanghai, apertasi sei mesi fa: un successo senza precedenti per la città e il Bureau International des Expositions, che ha scelto la città cinese come sede dell’evento. Oltre 73 milioni di persone hanno visitato i 270 padiglioni, una realizzazione visibile della forza economica e organizzativa della nazione cinese. I prossimi appuntamenti saranno quelli di Yeosu, in Corea del Sud, per l’Esposizione Internazionale del 2012 dedicata a “L’Oceano che vive e le coste: diversità di risorse e attività sostenibili”, e di Milano, per l’Esposizione Universale del 2015, sul tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Il servizio di Luca Pellegrini:

    E’ stata l’Esposizione delle meraviglie, dei numeri, un palcoscenico sfavillante e perfettamente organizzato per la curiosità, lo stupore e il divertimento, soprattutto della popolazione cinese. A due anni dalle Olimpiadi di Pechino, l’avveniristica e antica Shanghai ha ospitato l’esposizione universale più imponente della storia, da quando il Crystal Palace di Londra aveva stupefatto i visitatori nel lontanissimo 1851 o la Tour Eiffel quelli che varcarono le porte di Parigi nel 1889 e l’Atomium quelle di Bruxelles nel 1958. Questa volta i Paesi aderenti con i loro padiglioni, alcuni sontuosi e spettacolari, sono stati 190, un vero record storico, visitati – anch’esso un record probabilmente imbattibile – da oltre 73 milioni di visitatori. Ogni giorno, in questi sei mesi, per aggiudicarsi la possibilità di visitare i padiglioni più richiesti, tra cui l’Arabia Saudita, il Giappone, la Corea del Sud, gli Emirati Arabi Uniti, la Germania, la Spagna e l’Italia, le ore di coda potevano essere anche otto, pazientemente e ordinatamente vissute dai cinesi. Costruzioni architettonicamente ardite, fantasiose nella ricerca dei materiali e nella suddivisione degli spazi, dai deserti ricostruiti in tre dimensioni all’Orchestra della Scala messa letteralmente in verticale su una parete, dalla ricostruzione perfetta di un riad del Marocco alla possibilità di saggiare la pace di un giardino svizzero comodamente seduti in seggiovia o emozionarsi allo splendido, piccolo film degli Stati Uniti, che racconta di una bambina e di come riesce a trasformare il suo quartiere anonimo semplicemente piantando un fiore in un giardino. Sono stati seimila i volontari che ogni giorno hanno gentilmente fornito indicazione e aiutato i tantissimi cinesi e pochi stranieri che sono entrati all’expo – distesa ordinatamente su quasi 6 km quadrati - utilizzando i varchi disposti sulle due rive del fiume Huangpu che attraversa Shanghai e che veniva solcato da un ponte come un arcobaleno, da una nuovissima linea di metropolitana e da decine di battelli. Oltre ai paesi, hanno aderito 57 organizzazioni internazionali, dall’Onu al Wwf, per parlare di un mondo bellissimo e in pericolo. Proprio il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, nel suo discorso al Forum di chiusura dell’evento, ricordando il tema dell’esposizione “Migliore città, migliore vita” ha voluto sottolineare come “grazie a questa Expo milioni di persone hanno imparato le possibilità di costruire città più salubri e sicure, che sappiano meglio integrare natura e tecnologia…l’Expo ha offerto speranza e la Cina può diventare un pioniere nell’urbanizzazione”. Finendo per chiedere direttamente alla grande nazione di aderire, senza perdere lo “spirito di Shanghai”, agli sforzi tesi alla creazione di un mondo più sostenibile e responsabile nei confronti della natura e dei popoli.

    La Cina risponde indirettamente con le sue grandi realizzazioni poste in gigantesche vetrine: le ferrovie, l’aviazione, la marina, i trasporti, l’energia, lo sfruttamento delle risorse, l’urbanizzazione. L’expo è stata però, prima di tutto, una finestra sul mondo per i milioni di cinesi che il mondo non avranno la possibilità di visitarlo: si sono per questo confrontati con culture, tecnologie, nature e paesaggi, nozioni d‘arte e di scienza, fatti e notizie che si auspica lasceranno, nelle generazioni più giovani, un segno positivo. L’orgoglio della Cina non poteva essere più visibile: all’ingresso, il suo gigantesco padiglione rosso lacca, simboleggiante una corona orientale, che rimarrà intatto per i visitatori di domani, portava nelle sue fondamenta a scoprire le trentuno provincie cinesi e, nella sommità, a vivere un dialogo tra il passato e il presente della Cina. Ora che i battenti si chiudono, non tutto sarà smantellato: molte nazioni lasceranno in omaggio parte delle loro strutture, molti arredi verranno riciclati e riposizionati, dalle fontane alle panchine, e tutto il materiale di cancelleria utilizzato verrà donato alle scuole cinesi. Si spengono le luci, la Cina già volge lo sguardo al suo futuro. Che, in fondo, ci riguarda tutti.

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    A Roma incontri e dibattiti promossi dal Segretariato Attività Ecumeniche, movimento interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo

    ◊   Un programma di incontri di formazione ecumenica che propone riflessioni, dibattiti e momenti di preghiera orientati a sviluppare una maggiore coscienza verso l’ecumenismo e che favorisca anche la convivenza fra diverse etnie. E’ quello pensato a Roma dal Segretariato Attività Ecumeniche, movimento interconfessionale di laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo cristiano-ebraico, e che prevede appuntamenti al monastero delle monache camaldolesi dell’Aventino. Ma quali sono oggi le istanze ecumeniche cui si vuole dar risposta? Lo spiega al microfono di Tiziana Campisi, Stefano Ercoli, della sezione di Roma del Segretariato Attività Ecumeniche:

    R. – C’è necessità di un cammino ecumenico rinnovato e quindi vorremmo riflettere insieme su quali rotte urgenti seguire per una testimonianza comune di fronte alla complessità, alle difficoltà del mondo contemporaneo. Questo lo facciamo secondo lo stile e la proposta del Segretariato per le Attività Ecumeniche, mettendo insieme, cioè, le voci dirette di testimoni delle diverse tradizioni cristiane e non solo, in quanto il cammino ecumenico del Sae vuole partire dalle origini, dalla radice, nel confronto e nel dialogo. C’è, oggi, la necessità di un nuovo ecumenismo spirituale che ci porti a sperimentare una capacità reale di scambio dei doni spirituali. Pensiamo che alla base di un ecumenismo serio ci sia il tema della formazione, una formazione che noi certamente non poniamo a un livello universitario. Cerchiamo di portare, per quanto riusciamo, questo cammino alla base, tra coloro che vivono nelle parrocchie, nelle comunità, cercando di costruire una rete di relazioni. Pensiamo sia il contributo più importante che oggi possiamo dare ad una realtà come quella italiana, dove c’è un deficit di queste opportunità e di questi percorsi.

    D. – Quali frutti hanno portato gli incontri degli anni precedenti e cosa vi augurate con questo nuovo anno di cammino?

    R. – Sicuramente c’è stata la possibilità di sperimentare un’accresciuta stima reciproca, una fraternità di rapporti che magari soltanto qualche decennio fa erano impensabili nelle relazioni tra cristiani. Ma c’è molto lavoro da fare per raggiungere soprattutto le parrocchie, i gruppi, per farli aprire a questa dimensione che non è una dimensione – come pensiamo e crediamo – di addetti ai lavori, bensì un modo di coniugare la fede oggi: coniugare la fede in maniera attuale, legata al contesto nel quale le nostre vite si collocano, che non può che partire da una dimensione ecumenica. E noi ci auguriamo proprio questo: di approfondire questo percorso, di aprirci, di incontrare cristiani delle diverse Chiese, delle diverse comunità, per sperimentare la gioia di questo incontro. (m.g.)

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    Tv, stasera su Rai 1 “Sotto il cielo di Roma”, miniserie sul Pontificato di Pio XII

    ◊   Alcuni episodi legati al Pontificato di Papa Pio XII e diverse, drammatiche pagine vissute nella capitale durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono questi i principali capitoli attraverso cui si snoda la miniserie “Sotto il cielo di Roma” prodotta da Lux Vide e in onda stasera e domani su Rai 1. Su questa fiction si sofferma al microfono di padre Vito Magno il presidente di Lux Vide, Ettore Bernabei:

    R. – Bisognava riuscire a cogliere l’essenza di questo Pontificato, che ha avuto tanta importanza anche nella storia del mondo, perché la Chiesa ha svolto un ruolo determinante nella Seconda Guerra Mondiale, proprio per vedere di limitarne le conseguenze più disastrose e per avviare una conclusione di pace.

    D. – Quale ritratto esce di Pio XII?

    R. – Emerge un uomo di eccezionale valore morale e spirituale, ma anche di grande intelligenza e prudenza politica. Il problema era di salvare Roma dalle distruzioni di una guerra terrificante. Gli Stati maggiori dei due eserciti avevano curato fin nei più minuti particolari i piani di battaglia per combattere la guerra dentro la città di Roma. Il suo impegno fu quello di salvare Roma da una distruzione che sarebbe stata terrificante. Roma poteva diventare una Stalingrado.

    D. – Qual è, a suo avviso, la scena più intensa del film?

    R. – Una delle ultime, quando il generale Wolf accettò di andare in Vaticano, sollecitato da varie parti per conto di Pio XII, e il Papa chiese che i tedeschi si ritirassero senza combattere. Questo fu l’espediente ultimo. Il Papa aveva cercato di ottenere dai due eserciti e dai due schieramenti una dichiarazione che riconoscesse Roma “città aperta”. Ma in questo non riuscì. Allora ricorse all’espediente di chiedere – e riuscì ad ottenerlo – che l’esercito tedesco si ritirasse prima che arrivassero gli angloamericani. Nello stesso tempo Pio XII chiese agli angloamericani di ritardare il loro ingresso a Roma.

    D. – L’estate scorsa Benedetto XVI ha visto la fiction. Cosa ha detto?

    R. – E’ rimasto molto colpito, partecipe e ammirato; ci ha dato il suo plauso alla qualità artistica e tecnica dello sceneggiato, ma soprattutto al rigore con cui è stata fatta la ricostruzione storica e a come, finalmente, sia stata dimostrata, senza polemica, l’infondatezza di certe accuse mosse a quel Pontefice.(a.p.)

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    Chiesa e Società



    La famiglia e i migranti, al centro dell’omelia del cardinale Dionigi Tettamanzi, per la Messa votiva del Señor de los Milagros

    ◊   “Mettere la presenza paterna e amorevole di Dio al primo posto della nostra vita, e della vita della nostra famiglia”, “rifiutare ogni violenza”, adottare “stili di vita coerenti con la dignità della persona umana”. È l’esortazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nella sua omelia pronunciata stamani durante la Messa votiva del Señor de los Milagros, nell’ambito della tradizionale processione che coinvolge migliaia di fedeli latinoamericani. Il cardinale Tettamanzi ha aperto la sua omelia con quelli che ha definito due "segni di questo anno pastorale", la Croce di Cristo, alla quale tutti noi dobbiamo rivolgere il nostro sguardo in ogni momento della nostra vita, e l’immagine del grande San Carlo Borromeo, riformatore della Chiesa, padre compassionevole dei poveri e degli ammalati e patrono della diocesi di Milano. Due segni profondamente uniti, ricorda il porporato, che sottolinea dunque l’importanza di porre Dio al centro della propria vita, anche nell’esistenza di chi, da migrante, rischia di dare spazio e tempo a cose più materiali che spirituali. Dunque il richiamo a non dimenticare Dio, il “tesoro che più di ogni altra cosa arricchisce il nostro cuore”. Mediante la celebrazione di oggi, con il Cristo Crocifisso portato con amore per le strade di Milano, il cardinale Tettamanzi richiama poi all’essenziale e invita a coltivare “stili di vita veramente umani e cristiani”, in una società - afferma - che rischia di cancellare i simboli della fede cristiana e nella quale si registra ormai una perdita degli stessi valori comuni della convivenza”. Il cardinale Tettamanzi pone l’accento quindi su due aspetti: la troppa violenza nei rapporti quotidiani, soprattutto tra i giovani, da rifiutare in modo radicale e in tutte le sue forme, ma anche “stili di vita” sbagliati, come fumo, alcol e droghe, che “non fanno parte della vita di un vero cristiano”. In una società profondamente cambiata dalle migrazioni – esorta il porporato - occorre prendere coscienza e prepararsi al domani con responsabilità a partire dalla famiglia, bisognosa di programmi seri e concreti di sostegno. Il cardinale Tettamanzi pone infine l’accento sulla necessità di “percorsi che facilitino inserimenti nel lavoro e che offrano abitazioni degne per le famiglie” e nell’ambito migratorio si sofferma sui sempre più difficili ricongiungimenti familiari. Necessità primarie, perché, sottolinea, “la via dell’integrazione passa necessariamente e primariamente da famiglie riunite e solide”. (A cura di Linda Giannattasio)

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    Congo, la malnutrizione causa un quarto delle morti dei bambini sotto i 5 anni

    ◊   È la malnutrizione, in Congo, la causa di oltre un quarto delle morti tra i bambini con meno di cinque anni di età. È quanto emerge dal lancio della campagna “The Act Now, No Woman Should Die Giving Life” per la riduzione della mortalità materna. La campagna promossa dall’Unicef – spiega l’agenzia Fides - vede coinvolti anche il governo del Paese, l’Oms, l’Unfpa, la società civile e diversi partner privati. Obiettivo è ridurre il tasso di mortalità materna di 781 ogni 100.000 nati vivi. Dal 2008 nel Paese le donne in gravidanza e i bambini tra i 5 e i 15 anni di età hanno accesso alle cure gratuite per la malaria e da gennaio 2011 le donne in gravidanza potranno ottenere gratuitamente il parto cesareo. Secondo l'Unicef, ogni anno muoiono di malaria 21 mila bambini con meno di cinque anni. L’organizzazione ha dichiarato che nel 2008 il 50% dei bambini congolesi, circa 1.2 milioni, erano poveri e molto svantaggiati nei settori dell'istruzione e della nutrizione, ma anche rispetto all’accesso all’acqua, ai servizi igienici e agli alloggi. Dal rapporto 2010 dell'International Food Policy Research Institute risulta poi che il 21% della popolazione è sottonutrita, l'11% dei bambini sono sottopeso e la mortalità infantile al di sotto dei cinque anni di età è di 12.7%. (L.G.)

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    Quasi dimezzata, dal secolo scorso, la presenza della malaria nel mondo

    ◊   Segnali di speranza nella lotta contro la malaria, la cui presenza nel mondo risulta ormai dimezzata. A rivelarlo è uno studio del Global Health Group dell’università di San Francisco – riportato sulle pagine dell’Osservatore Romano – e pubblicato dalla rivista scientifica britannica “The Lancet”. Dalla ricerca emerge che la malaria è presente oggi in 99 Paesi, un passo avanti importante rispetto ai 178 colpiti dalla malattia nella metà del secolo scorso. In 32 di questi, la situazione si sta spostando dalla lieve endemia – ovvero la condizione in cui la malattia non rappresenta più un’emergenza sanitaria – alla fase di completa eliminazione. Nei 67 Paesi restanti la patologia è ancora solo in parte sotto controllo. (L.G.)

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    Mali: i disabili chiedono di contribuire attivamente alla vita del Paese

    ◊   Vivere senza dover mendicare, partecipando attivamente all’economia del proprio Paese. È il desiderio delle persone disabili che vivono in Mali, le cui richieste vengono portate avanti dalla Ong Handicap International (Hci). Secondo l’associazione, infatti, i disabili del Paese hanno accesso gratuito ad alcuni servizi sanitari e sono sostenuti da tante associazioni caritative ma ciò che vogliono davvero è trovare un lavoro e contribuire attivamente alla vita del Paese. Su questo fronte – spiega l’ong, citata dall’Agenzia Fides - sono stati fatti tanti passi avanti, tuttavia sono molte le persone con disabilità ancora prive dell'istruzione necessaria. In Mali, secondo le stime dell’Oms, circa il 10% della popolazione è disabile, una condizione difficile nel settore privato dove, a differenza di quello pubblico, le società evitano di assumere persone affette da disabilità. Secondo l’Hci, una delle soluzioni a questo problema è incoraggiare i cittadini disabili più reattivi ad avviare attività in proprio, aiutandoli ad accedere a prestiti di micro-credito. Altro fattore di cambiamento importante è costituito dalla scuola: se i bambini disabili venissero attivamente incoraggiati a studiare, infatti, non si assisterebbe al frequente abbandono scolastico dopo il livello primario, dovuto spesso anche all’insufficiente preparazione degli insegnanti. Sono tante, oggi le associazioni che contribuiscono ad aiutare questi bambini: la Malian Association of Handicapped People (Femaph), ad esempio, sovvenziona le tasse scolastiche di alcuni di loro e insieme a Unicef e HCI mira a includere un numero sempre maggiore di bimbi disabili nelle scuole pubbliche. (L.G.)

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    Terra Santa, un progetto per 3 mila studenti in favore dell’educazione

    ◊   Sostenere l’emergenza educativa nei territori dell'Autonomia Palestinese di Betlemme, Gerico e Gerusalemme est. Questo l’obiettivo del nuovo progetto cofinanziato dal ministero degli Affari esteri italiano, della durata di 3 anni, a partire da domani. “Verranno sostenute cinque scuole di Terra Santa e l'istituto Effetà di Betlemme – spiega all’Agenzia Sir Alberto Repossi, responsabile di Avsi da Gerusalemme - per un totale circa di 3.160 studenti, 300 insegnanti e assistenti sociali e 550 famiglie che beneficeranno delle attività del progetto”. Le attività riguarderanno la formazione di insegnanti e assistenti sociali, la fornitura di attrezzature scolastiche, il sostegno allo studio per bambini delle primarie e secondarie e borse di studio per l'università, oltre ad attività extra scolastiche e opere di riabilitazione delle strutture. Fondazione Avsi, Ats Pro Terra Sancta e Custodia di Terra Sancta realizzeranno le attività in stretto contatto con l'ufficio della cooperazione italiana a Gerusalemme. (L.G.)

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    Bulgaria, XIII incontro dei rappresentanti delle Chiese cattoliche orientali

    ◊   “I criteri di ecclesialità delle Chiese orientali oggi”. È questo il tema attorno al quale ruoterà il XIII incontro dei gerarchi cattolici orientali d’Europa (Gcoe), in programma a Sofia dal 4 al 7 novembre prossimi in occasione dei festeggiamenti per il 150.mo anniversario dell’unione con la Chiesa Cattolica della Chiesa cattolica di rito bizantino slavo di Bulgaria. All’assise parteciperanno i rappresentanti di 13 Chiese cattoliche di rito orientale, che affronteranno l’argomento scelto per l’incontro anche alla luce del Concilio Vaticano II e del dialogo tra la Chiesa cattolica e l’ortodossia. Durante i lavori - rende noto l'Agenzia Sir - sarà esaminata anche la questione delle strutture pastorali per i migranti cattolici delle Chiese orientali. “L’incontro di Sofia è volto ad approfondire la comunione episcopale e promuovere la conoscenza in Europa della ricchezza delle varie tradizioni orientali del cattolicesimo europeo” afferma mons. Christo Proykov, esarca apostolico di Sofia e presidente della Conferenza episcopale interrituale di Bulgaria. “Quest’anno celebriamo il 150.mo anniversario della Chiesa cattolica di rito bizantino slavo in Bulgaria - ha spiegato - concludendo così il triennio di preparazione a questo giubileo. In questi mesi la nostra riflessione è dedicata al futuro della nostra Chiesa alla luce della Carità”. “I primi due anni – ha proseguito mons. Proykov - sono stati invece riservati alla storia della nostra Chiesa alla luce della Fede (2008) e al presente della nostra Chiesa alla luce della Speranza (2009)”. I festeggiamenti per il 150.mo anniversario saranno aperti da un Simposio sulla storia della Chiesa cattolica in Bulgaria a Plovdiv e a Sofia e da un incontro pubblico nel quale mons. Proykov illustrerà la storia e la situazione attuale della Chiesa Cattolica di rito bizantino in Bulgaria. Tra i partecipanti ci saranno i cardinali Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali e Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee, il Nunzio apostolico in Bulgaria, mons. Januariusz Bolonek, mons. Antonio Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti e mons. Cyril Vasil, Segretario della Congregazione delle Chiese Orientali. (L.G.)

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    Portogallo, il 27 novembre a Lisbona "Veglia per la Vita"

    ◊   Una "Veglia diocesana per la Vita". È l’iniziativa promossa dal patriarca di Lisbona, il cardinale José da Cruz Policarpo, che ha accolto la proposta lanciata da Benedetto XVI ai vescovi di tutto il mondo. L’evento – riferisce l’agenzia Sir - si svolgerà il prossimo 27 novembre nella capitale portoghese, nel monastero dos Jerónimos. In una lettera pastorale indirizzata ai parroci e alle comunità del Patriarcato il cardinale ha evidenziato la volontà di condividere la dimensione mondiale dell'iniziativa con la quale il Papa stesso darà inizio al tempo di Avvento, celebrando nella Basilica di San Pietro una "Veglia per la Vita Nascente". Il porporato critica "le continue aggressioni alla vita e alla sua piena espressione che avvengono nel mondo contemporaneo", sottolineando che "la Chiesa si sente invece al servizio della vita, perché è convinta che ogni esistenza umana provenga da Dio e trovi piena realizzazione in Gesù Cristo". Alla veglia il patriarca di Lisbona invita in modo particolare le famiglie e i giovani, in preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù di Madrid 2011 e del VI Incontro mondiale delle Famiglie, in programma a Milano nel 2012. Il patriarca suggerisce inoltre di tenere "veglie locali, parrocchiali, interparrocchiali", che a loro volta potranno essere completate da successive celebrazioni da lui presiedute, come, l'8 dicembre "la benedizione dei neonati", e il 19 dicembre "la benedizione delle immagini del Bambin Gesù" che saranno poste nei presepi familiari. (L.G.)

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    Corea del Nord, un “fornaio” per i bambini di Pyongyang

    ◊   Dar da mangiare gratis a 2.500 bambini al giorno, tenendoli lontani dalla carestia. E’ l’ “impresa” di successo portata avanti in Corea del Nord da George Rhee, cristiano sudcoreano con passaporto britannico, che grazie alla sua piccola Ong cristiana ha aperto tre forni nella cittadina nordcoreana di Sonbong, ai confini con la Cina sfamando i bambini della città. Mentre la situazione alimentare della Corea del Nord continua a peggiorare, infatti, questi tre piccoli forni danno da mangiare ai piccoli di circa 20 scuole del distretto. Il fondatore, il sudcoreano George Rhee – citato da Asianews - spiega: “Se non dessimo questo cibo ai bambini, soffrirebbero la fame. Il nostro lavoro finisce soltanto a loro, al governo o all’esercito non va nulla”. La situazione alimentare della Corea del Nord, intanto, resta disperata: Pyongyang ha chiesto di recente a Seoul aiuti per 500mila tonnellate di riso e 300 mila di grano in cambio di concessioni sul programma dei ricongiungimenti familiari. Richieste che dimostrano la grave situazione del Paese, in ginocchio a causa di una fallimentare politica economica e dell’embargo mondiale che lo attanaglia dopo i test nucleari ordinati dalla dittatura. Rhee, 52 anni, è un cristiano protestante e ha fondato la Ong “Amare i bambini nordcoreani” dopo un’infanzia vissuta in un orfanotrofio nella povertà estrema. La prima visita di Rhee nel Nord risale al 2002: l’anno dopo apre il primo esercizio commerciale e nel tempo apre anche a Pyongyang e a In Hyangsan. Il suo impegno è sostenuto da diverse fondazioni cristiane, ma Rhee continua a viaggiare in cerca di fondi per nuove aperture. L’attivista denuncia una situazione di bisogno estremo e appoggia la politica di Seoul contro le Ong che portano aiuti alimentari “a caso”, che spesso finiscono nelle mani dei militari: “Sono folli, dice e non controllano dove vanno a finire i loro beni”. (L.G.)

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    Uganda, crescono le vocazioni

    ◊   Le vocazioni sacerdotali in Uganda continuano a crescere negli ultimi anni. È quanto rileva l’ultimo numero del servizio di informazione religiosa on-line FlashPress – Infocatho della Conferenza episcopale francese. Attualmente sono 1.130 i giovani che si stanno preparando al sacerdozio nei quattro seminari del Paese, che incontrano sempre più difficoltà ad accoglierli tutti. Un aumento di vocazioni che, tuttavia, non sembra rispondere alle esigenze della Chiesa, in un Paese che conta oggi circa 13 milioni di fedeli su una popolazione complessiva di circa 28 milioni di abitanti e che registra mediamente ogni anno 400mila nuovi battezzati. Stando alle cifre, infatti, c'è mediamente un sacerdote ogni 7mila abitanti, ma esistono regioni come la diocesi di Lira, nel Nord dell’Uganda, dove un solo sacerdote deve assistere fino a 25 mila fedeli. Oltre al problema dei numeri, c’è poi la sfida della qualità della formazione impartita ai seminaristi. Un aspetto – sottolinea l’articolo - tanto più importante in un contesto in cui la Chiesa deve fare fronte alla proliferazione delle sette e al diffuso fenomeno della stregoneria. (L.G.)

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    Tanzania, i giornalisti delle radio cattoliche denunciano interferenze governative

    ◊   Interferenze sempre crescenti del governo nei mezzi di comunicazione cattolici locali. È la denuncia dei manager delle radio cattoliche del Kenya, dell'Uganda e della Tanzania a conclusione del workshop sul ruolo delle radio cattoliche nella costruzione della pace in Africa orientale, che si è tenuto ad Arusha, in Tanzania, secondo quanto riportato dall’agenzia Fides. L’evento è stato organizzato dal Dipartimento Comunicazione dell’Amecea (Association of Member Episcopal Conferences in Eastern Africa) con il sostegno della fondazione cattolica statunitense, Raskob Foundation for Catholic Activities. “Cerchiamo di formare i nostri giornalisti all’uso delle nuove tecnologie e a un giornalismo di pace e di migliorare la professionalità nelle nostre stazioni radio”, hanno affermato i partecipanti, sottolineando inoltre la bassa retribuzione dei giornalisti che lavorano nella maggior parte dei media della regione. Una situazione, difficile, a volte causa di conflitti, che porta spesso i i giornalisti ad essere manipolati dalle diverse forze politiche al potere. I partecipanti al congresso hanno dunque fatto appello alla Chiesa e alla società civile affinché sostengano lo “spirito di dialogo, di unità e di amore” nel Paese, per contribuire a “salvaguardare il diritto dei cittadini alla libertà di parola e di espressione, che comprende anche la libertà dei media”. (L.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Brasile al voto per il ballottaggio delle presidenziali

    ◊   In Brasile si sono aperte le operazioni di voto per il ballottaggio delle elezioni presidenziali. 136 milioni di persone sono chiamate a scegliere tra Dilma Rousseff, ex capo di gabinetto del presidente uscente, Inacio Lula da Silva, e il socialdemocratico, Josè Serra. Oltre che per il presidente, si voterà per il secondo turno dei governatori in nove dei 27 stati brasiliani. Il servizio di Marco Guerra:

    Con un margine tra gli 8 e i 10 punti di distacco, i sondaggi danno la Rousseff come super favorita. Si tratterebbe, dunque, del primo presidente donna della storia del Brasile e una vittoria personale di Lula, che l’ha praticamente imposta al suo schieramento. Il presidente uscente, che gode di una straordinaria popolarità, in queste settimane l’ha sostenuta violando anche le leggi che impongono neutralità al capo dello Stato in campagna elettorale. Dilma Rousseff, 62 anni, viaggia verso la vittoria anche grazie ad un’economia in forte crescita e una disoccupazione al minimo da molti anni. La candidata del governo ha inoltre rivisto le sue posizioni su aborto e politiche familiari, questioni molto sentite dal popolo brasiliano, promettendo che non prenderà iniziative per modificare l’attuale legislazione che tutela la vita fin dal concepimento. Serra, dal canto suo, ha contrapposto la sua lunga esperienza di deputato, sindaco, governatore e ministro, denunciando l’inesperienza dell’avversaria, ma secondo le ultime rilevazioni il candidato social democratico non dovrebbe superare il 43% dei consensi. I primi risultati saranno disponibili dalle ore 19.00 locali e il nuovo presidente entrerà in carica il prossimo primo gennaio per un mandato che terminerà nella stessa data del 2015.

    Terrorismo, arresti in Yemen per i pacchi bomba
    Una studentessa di medicina all'università di Sanaa è stata arrestata, insieme alla madre, nello Yemen perché sospettate di avere spedito i due pacchi bomba diretti a Chicago e intercettati venerdì in Gran Bretagna e a Dubai. L'avvocato della donna assicura che la sua assistita è estranea ai fatti e che non ha mai avuto legami con gruppi politici o religiosi. Secondo fonti di intelligence Usa citate dalla stampa, dietro ai pacchi bomba destinati a due comunità ebraiche di Chicago, ci sarebbe anche l'iman radicale americano-yemenita Anwar al-Awlaki, mentre il ministro dell'Interno britannico, Theresa May, sostiene che i terroristi yemeniti non avevano un target preciso e non potevano sapere dove sarebbero esplosi gli ordigni. Intanto, l'allarme terrorismo resta elevato sulle due sponde dell'Atlantico: il presidente americano Barack Obama ha avuto colloqui con Cameron e con il re saudita Abdullah, ai quali ha espresso l’apprezzamento per la collaborazione e per il ruolo svolto nell'evitare i falliti attentati. E le misure antiterrorismo sono al centro dei colloqui tra il premier britannico, David Cameron, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, che si tengono oggi nella residenza di campagna del primo ministro fuori Londra. La minaccia di nuovi attentati ha avuto inoltre immediate conseguenze sul trasporto aereo. I controlli di sicurezza negli scali americani sono stati rafforzati anche ricorrendo a cani antiesplosivo. Francia, Gran Bretagna e Germania hanno sospeso il traffico merci proveniente per via aerea dallo Yemen. L’Italia ha alzato i controlli sui voli provenienti da diversi Paesi del Medio Oriente.

    Turchia, attentato kamikaze a Istanbul
    Paura a Istanbul, dove questa mattina un kamikaze si è fatto esplodere nella centrale Piazza Taksim, nella parte europea, frequentata ogni giorno da migliaia di turisti. La deflagrazione ha provocato il ferimento di 22 persone, 12 civili e 10 agenti di polizia presenti sul posto per tenere sotto controllo una manifestazione di protesta. Dopo l’esplosione nella piazza è stato trovato, inoltre, un numero imprecisato di ordigni inesplosi. Secondo il capo della polizia della metropoli turca, l’attentato era diretto contro le forze dell’ordine e due feriti sono in condizioni molto gravi. Al momento non è giunta nessuna rivendicazione ed è al vaglio degli inquirenti la matrice dell’attentato, le cui modalità fanno pesare ad un'azione della rete terroristica di al Qaeda, che negli untimi anni ha messo a segno diversi attacchi nel Paese. Diversi osservatori ricordano però che proprio oggi scadeva l'ultima tregua unilateralmente dichiarata dal Pkk in attesa che il governo di Ankara avviasse un dialogo con i responsabili del movimento separatista per risolvere la “questione curda”.

    Afghanistan, violenze
    Nuova fiammata di combattimenti in Afghanistan. Almeno 80 talebani sono stati uccisi dalle forze internazionali nell’attacco sferrato dai ribelli integralisti nella notte fra venerdì e sabato contro una piccola base della Nato nel sud est, vicino al confine con il Pakistan. I talebani hanno usato colpi di artiglieria e armi da fuoco. A sostegno dei militari della base è intervenuta anche l'aviazione, che ha bombardato gli insorti. Altri due attacchi sono avvenuti nelle ultime 48 ore nel sud del Paese e a nord della capitale Kabul. In particolare, l'Isaf ha fatto sapere di aver ucciso 10 talebani che avevano attaccato una pattuglia nella loro roccaforte di Helmand. E sempre nella provincia di Helmand un soldato britannico è rimasto ucciso da colpi di arma da fuoco mentre stava tentando di disinnescare un ordigno.

    Costa d’Avorio elezioni presidenziali
    La Costa d’Avorio al voto oggi per le prime elezioni presidenziali dopo dieci anni di rinvii a causa di una profonda crisi politico-militare. La campagna elettorale si è chiusa nella calma, tuttavia le misure di sicurezza sono state rafforzate con l'impiego di migliaia di militari e peacekeeper delle Nazioni Unite. Dei 14 candidati in lizza, tre sono i favoriti: il presidente uscente Laurent Gbagbo, l'ex presidente Henri Konan Bediè e l'ex primo ministro Alassane Ouattara, eletto nel 2000 e ancora al potere malgrado il suo mandato sia terminato cinque anni fa. I risultati del primo turno saranno annunciati il 10 novembre, mentre un eventuale ballottaggio potrebbe tenersi il 28 novembre.

    Tanzania presidenziali
    Urne aperte in Tanzania per le elezioni presidenziali. I sondaggi vedono favorito il presidente uscente Jakaya Kikwete. Kiwete, 60 anni, eletto nel 2005, ha guidato il Paese verso la crescita economica. Il suo principale avversario è Willibrod Slaa del partito Chadema, che ha fatto una dura campagna su un programma anti-corruzione. Davanti ai seggi si sono formate lunghe file di elettori, ma senza incidenti e il clima è tranquillo.

    Indonesia: si aggrava bilancio vittime Tsunami
    È salito ad almeno 449 vittime il bilancio delle vittime dello tsunami che, sei giorni fa, ha spazzato le coste delle isole Mentawai, in Indonesia. I dispersi sono 93 e non è escluso che numero delle vittime possa aumentare. Intanto, passato il temporale che per due giorni ha ostacolato le operazioni, le squadre di soccorso hanno ripreso la distribuzione, via mare e dall'aria, degli aiuti umanitari e la ricerca dei dispersi. I soccorritori stanno utilizzando imbarcazioni ed elicotteri per trasportare gli aiuti alle isole Mentawai, che distano circa 150 km dalle coste dell'isola di Sumatra. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 304

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.



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