Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • La libertà è verità: la riflessione del Papa sugli insegnamenti del teologo Romano Guardini
  • Il cordoglio del Papa per la morte del presidente argentino Kirchner
  • Padre Lombardi sul viaggio del Papa in Spagna: fede, arte e famiglia al centro della visita a Santiago de Compostela e Barcellona
  • Benedetto XVI si recherà in Croazia nel 2011
  • Altre udienze
  • Guardia Svizzera: nominato per la prima volta un ufficiale ticinese
  • Mons. Celata a Doha: fede, ragione e libertà, pilastri dell’educazione dei giovani
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice Ue a Bruxelles: accordo sulla creazione di un fondo anti-crisi
  • Europa cristiana? Dibattito a Roma con mons. Fisichella e D’Alema
  • Comunità di Sant'Egidio in Cina: cresce la volontà di dialogo
  • A Firenze la quinta Conferenza “Child in the City”
  • Ospedali religiosi italiani in difficoltà per i finanziamenti
  • Presentato un nuovo libro su Matteo Ricci, missionario gesuita in Cina
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: oltre 400 morti per lo tsunami. Nuova eruzione del Merapi
  • Haiti: non si ferma l’epidemia di colera
  • Allarme di Oxfam e "Giustizia e pace" sull'assistenza ai profughi pakistani
  • In Pakistan 3 mila casi e 29 decessi per la dengue: appello dei Camilliani
  • Presidenziali in Costa d'Avorio: appello alla pace dell'arcivescovo di Abidjan
  • Congo: Bukavu commemora mons. Munzihirwa assassinato nel 1996
  • Colombia: la Chiesa chiede una modifica costituzionale in difesa della vita
  • Perù: Settimana sociale dei cattolici per un modello economico più solidale
  • L’arcivescovo di Barcellona: la Sagrada Familia è una grande catechesi in pietra
  • Usa: l'apertura del Congresso Missionario 2010 nel New Messico
  • Dialogo tra cattolici e luterani americani sulla speranza della vita eterna
  • Irlanda: intervento dell'episcopato sul diritto all'educazione cattolica
  • Il cardinale Farina sulla Biblioteca Vaticana "tra presente e futuro"
  • Il Patriarca latino di Gerusalemme Twal in visita in America Latina
  • Sri Lanka: le famiglie cattoliche in ritiro al santuario di Thalawila
  • Hong Kong: i cristiani invitano a vivere nella fede la vigilia di Tutti i Santi
  • Kenya: missionari contro la pena di morte per i responsabili dell’omicidio di padre Bertaina
  • Carismatici: Matteo Calisi riconfermato presidente del "Catholic Fraternity"
  • Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: esperti a confronto sull'obesità infantile
  • Il libro “San Paolo nell’arte paleocristiana” apre il nuovo ciclo dei Venerdì di Propaganda della Lev
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’allarme Onu sul Libano: pace a rischio nel Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    La libertà è verità: la riflessione del Papa sugli insegnamenti del teologo Romano Guardini

    ◊   La visione cristiana sul mondo, come strumento per avvicinarsi alla verità di Dio. Lungo questo percorso interiore, intessuto di dialogo con l’altro, spese la sua vita di sacerdote e teologo Romano Guardini. Benedetto XVI, che di Guardini fu giovane allievo, ha parlato dei punti fondamentali della riflessione del teologo nell’udienza concessa questa mattina in Vaticano ai partecipanti al Congresso promosso dalla Fondazione “Romano Guardini”, dedicato all’analisi dell’“eredità spirituale ed intellettuale” dello studioso italo-tedesco, scomparso 40 anni fa. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Un uomo del dialogo interiore” e dello scambio culturale con gli uomini, innamorato “della verità di Dio e della verità sull’uomo”: non come mero esercizio di astrazione, ma come ricerca che porta alla scelta del bene nei riguardi del prossimo. È uno sguardo competente – di chi ebbe modo di ascoltarlo e studiarlo sin da giovane – e ammirato quello che Benedetto XVI dedica a Romano Guardini, celebrato in questi giorni da un Congresso della Fondazione berlinese che porta il nome del teologo, nato a Verona nel 1885 e spentosi il primo ottobre del 1968 a Monaco di Baviera. Al teologo – ha ricordato il Papa – non interessava “conoscere una cosa qualunque o molte cose; egli voleva conoscere la verità di Dio e la verità sull’Uomo”, scoprire cosa significasse la “weltanschauung cristiana”, la visione cristiana del mondo:

    Und diese Orientierung seiner Lehre war es...
    Ed era questo orientamento del suo insegnamento che aveva colpito noi giovani: noi, infatti, non volevamo conoscere un’esplosione di tutte le opinioni che esistevano all’interno o al di fuori della cristianità, perché noi volevamo conoscere ciò che è. E lì c’era uno che, senza paure e allo stesso tempo con tutta la serietà del pensiero critico, si poneva di fronte a questa domanda e ci aiutava a seguire il pensiero".

    Tuttavia, ha proseguito Benedetto XVI, anche se la verità di Dio “non è astratta o trascendente, ma si trova nel vivo-concreto, nella figura di Gesù Cristo”, talvolta anche l’uomo più disponibile “non sempre” comprende “quello che dice Dio”. Serve, allora, “un correttivo, e questo consiste nello scambio con l’altro”:

    “Guardini war ein Mann des Dialogs...
    Guardini era un uomo del dialogo. Le sue opere sono nate quasi senza eccezione da un dialogo, se non altro interiore (...) Dall’apertura dell’Uomo per la verità per Guardini ne consegue un ethos, un fondamento per il nostro comportamento morale nei riguardi del nostro prossimo, come esigenza della nostra esistenza. Proprio perché l’uomo può incontrare Dio può agire per il bene”.

    Guardini, ha detto il Papa, fu anche un sensibile pedagogo per i giovani. I loro ideali di autodeterminazione, responsabilità, sincerità interiore “li purificava e li approfondiva”, ha affermato, insegnando che la “libertà è verità” e che l’uomo è vero se lo è “secondo la sua natura” che porta a Dio. Inoltre, ha soggiunto il Pontefice, accompagnando i giovani, Guardini cercò anche un nuovo approccio alla liturgia:

    “Wiederentdeckung der Liturgie war für ihn Wiederentdeckung der Einheit ...
    La riscoperta della liturgia per lui era riscoperta dell’unità tra spirito e corpo nella completezza dell’uomo intero. Infatti, l’atteggiamento liturgico è sempre atteggiamento fisico e spirituale. La preghiera è allargata dall’agire fisico e comunitario e così l’unità si apre a tutta la realtà”.

    Auspicando che lo studio attento delle opere di Romano Guardini “approfondisca la consapevolezza dei fondamenti cristiani della nostra cultura e della nostra società”, Benedetto XVI ha terminato con una riflessione sulla “perenne attualità” del “rapporto tra fede e mondo”, che fu al centro del pensiero del teologo:

    “Er sah gerade in der Universität…
    Guardini vedeva nell’università il luogo della ricerca della verità. Questo, però, può essere solamente se essa è libera da qualsiasi strumentalizzazione e da qualsiasi coinvolgimento politico o di altro genere. Oggi più che mai, in un mondo fatto di globalizzazione e frammentazione, è necessario che questa esigenza venga portata avanti”.

    inizio pagina

    Il cordoglio del Papa per la morte del presidente argentino Kirchner

    ◊   Profondo cordoglio del Papa per la morte dell’ex presidente argentino Nestor Kirchner, scomparso mercoledì scorso all’età di 60 anni. In un telegramma indirizzato alla moglie e attuale presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, il Papa assicura le sue preghiere ai famigliari del defunto. Nel messaggio, diffuso dal nunzio a Buenos Aires, mons. Adriano Bernardini, il Papa esprime la sua vicinanza spirituale all’amato popolo argentino. Ieri, alla Casa Rosada, personalità istituzionali argentine e di altri Paesi, come anche semplici cittadini, hanno potuto rendere l'ultimo omaggio a Nestor Kirchner.

    inizio pagina

    Padre Lombardi sul viaggio del Papa in Spagna: fede, arte e famiglia al centro della visita a Santiago de Compostela e Barcellona

    ◊   Stamani, in Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi ha tenuto il briefing sul viaggio apostolico di Benedetto XVI in Spagna, in programma il 6 e 7 novembre prossimi. Il Papa si recherà a Santiago de Compostela, in occasione dell’Anno Santo Compostelano, e a Barcellona per la dedicazione del Tempio della Sagrada Familia. Si tratta del 18.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI, il secondo in Spagna, Paese che il Papa visiterà nuovamente il prossimo anno in occasione della Gmg di Madrid. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Fede, arte, famiglia, Europa: sono i temi forti che contraddistingueranno il viaggio di Benedetto XVI in Spagna. Una visita eminentemente pastorale, ha sottolineato padre Lombardi, nella quale il Papa si farà pellegrino tra i pellegrini per pregare sulla Tomba dell’Apostolo Giacomo. Un viaggio a lungo atteso, ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, poiché per Joseph Ratzinger si tratta della prima visita sia a Santiago che a Barcellona:

    “E quindi è molto contento di andarci, perché lo aveva anche molto desiderato. Avevano anche parlato una volta con suo fratello di andare insieme, ma la cosa non si era potuta realizzare”.

    Se il pellegrinaggio sarà il tema forte della giornata a Santiago de Compostela, nell’anno giubilare, il binomio arte e fede caratterizzerà invece la tappa a Barcellona, incentrata sulla dedicazione della straordinaria opera di Gaudì. Un artista, è stato ricordato, che rappresenta anche un modello di vita cristiana e di cui è in corso la Causa di Beatificazione. Padre Lombardi si è dunque soffermato sul valore di fede e non solo artistico del Tempio della Sagrada Familia, che dopo la dedicazione assumerà il titolo di Basilica minore:

    “Tutto ha un significato molto profondo, perché Gaudì aveva assimilato profondamente la Liturgia, la Sacra Scrittura. Quindi, questa costruzione è un po’ nella linea delle grandi cattedrali del Medio Evo, che esprime l’intero cosmo raccolto ed espresso attorno all’altare, attorno al mistero della Chiesa e della presenza di Dio”.

    Padre Lombardi ha poi affermato che, visitando nel suo viaggio le comunità autonome di Galizia e Catalogna, il Papa pronuncerà nei suoi discorsi anche parole in gallego e catalano. Non mancheranno inoltre momenti di incontro con le massime autorità del Paese, dai Reali di Spagna ai Principi delle Asturie, dal premier Zapatero al leader dell’opposizione Rajoy. A caratterizzare l’aspetto pastorale della visita, prima della partenza, il Pontefice visiterà l’istituto cattolico “Nen Déu”, impegnato nell’assistenza a bambini con gravi handicap. A proposito di alcune critiche sui costi della visita, padre Lombardi ha risposto che non si tratta di una novità, aggiungendo che questo viaggio è stato organizzato in modo molto semplice e senza particolari impegni di spesa.

    inizio pagina

    Benedetto XVI si recherà in Croazia nel 2011

    ◊   Il cardinale arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanić, ha annunciato stamani che Benedetto XVI visiterà la Croazia nella prima metà dell’anno prossimo. Durante il viaggio, il Papa si recherà in preghiera sulla tomba del Beato Stepinac. L’annuncio del porporato è avvenuto dopo l’incontro con il presidente croato, Ivo Josipović. Si tratta della prima visita di Benedetto XVI in Croazia. Il presidente Josipović, riferisce l’agenzia cattolica Ika, ha reso noto che verrà formata una Commissione composta dai rappresentanti dell’Ufficio del presidente, del governo croato e della Chiesa Cattolica in Croazia per la preparazione della visita.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza anche mons. Giovanni d’Aniello, arcivescovo tit. di Paestum, nunzio apostolico in Thailandia e in Cambogia, e delegato apostolico in Myanmar ed in Laos, e alcuni presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione NordEst V), in visita "ad Limina”.

    inizio pagina

    Guardia Svizzera: nominato per la prima volta un ufficiale ticinese

    ◊   Lo scorso 26 ottobre Benedetto XVI ha promosso il sergente Lorenzo Merga al rango di capitano della Guardia Svizzera Pontificia. Originario di Monte Carasso, il neopromosso è membro del Corpo della Guardia Svizzera Pontificia dal 2 novembre 1995. Il nuovo ufficiale guiderà la terza squadra del Corpo e gli saranno affidati altri incarichi nello Stato maggiore. Prima della sua nomina a capitano, Lorenzo Merga è stato per lunghi anni istruttore e nell’ultimo anno responsabile del personale del Corpo. Il capitano Merga, primo ufficiale ticinese nei quasi 505 anni di storia della Guardia Svizzera Pontificia, è sposato e padre di un bambino.


    inizio pagina

    Mons. Celata a Doha: fede, ragione e libertà, pilastri dell’educazione dei giovani

    ◊   “Le religioni, con la loro specifica proposta educativa, possono offrire un notevole contributo nell’aiutare le nuove generazioni a conoscere e far proprio un patrimonio di valori che rendono più umano sia il singolo individuo che l’intera comunità umana”: è quanto ha detto l’arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, intervenuto in questi giorni a Doha, in Qatar, all’ottava Conferenza sul dialogo interreligioso dedicata al tema dell’educazione. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il presule ha parlato innanzitutto del “diritto inalienabile all’educazione”. “I primi e principali responsabili dell’educazione – ha affermato - sono i genitori”, anche se è ovvio – ha aggiunto – “che un’adeguata educazione richiede il contributo di tutta la società”: dello Stato, anzitutto, ma anche delle libere aggregazioni sociali e delle istituzioni religiose. “Per quel che la concerne, la Chiesa Cattolica – ha rilevato - è consapevole – come lo indica anche la sua tradizione - del suo diritto-dovere di collaborare all’educazione dei suoi figli perché la loro vita sia penetrata dallo spirito di Gesù Cristo, ma nel contempo essa offre la sua opera a tutti i popoli per promuovere lo sviluppo integrale della persona umana, come anche il bene della società ed un mondo più umano”.

    Mons. Celata ha parlato dell’attuale contesto culturale caratterizzato da “individualismo, relativismo, materialismo, consumismo, edonismo, tecnicismo, ricorso alla violenza”, che si accompagnano “col crescente fenomeno della secolarizzazione della cultura e della società, non solo nel senso – per sé accettabile ed anche auspicabile – di un doveroso rispetto di tutto ciò che è espressione della capacità razionale dell’uomo, ma anche nel senso della esclusione pregiudiziale, dall’orizzonte dell’individuo e della società, di ogni riferimento a Dio e addirittura di qualunque apertura al Trascendente”. Ha sottolineato quindi che “operatori culturali e responsabili delle società hanno cominciato a rendersi conto che, private del riferimento a Dio, le persone si trovano necessariamente private anche di un solido fondamento etico per il loro vivere insieme. Constatiamo, così – ha affermato - un’attenzione nuova alla dimensione religiosa sia nella vita delle singole persone che nella vita associata” con lo scopo di rafforzare il tessuto etico della società, la legalità, la lotta alla corruzione, l’impegno per la giustizia, la solidarietà e contro la violenza terroristica.

    Il segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha poi fatto una precisazione: “la proposta religiosa, specialmente per i giovani, non può e non deve trascurare l’importanza della ragione umana: è proprio essa che offre all’uomo un fondamento razionale per accettare il dono della fede. Ed è la ragione che può salvaguardare l’esperienza religiosa da un eccessivo influsso della dimensione psicologico-emotiva come pure dalla tentazione del fondamentalismo e della violenza. Fede e ragione sono due doni, due potenzialità che, provenienti dall’unico Dio, sono chiamate ad incontrarsi ed integrarsi fruttuosamente anche nella dinamica educativa delle nuove generazioni. Non dobbiamo pertanto aver paura dell’atteggiamento spesso critico dei giovani, ma, al contrario, dovremmo in certo modo favorirlo ed educarlo, perché, con l’aiuto della ragione, essi siano stimolati ad affrontare i loro dubbi ed a considerare seriamente la proposta della fede. Analogamente – ha aggiunto - per quel che riguarda la libertà, così ambita dai giovani, non dobbiamo temerla, ma rispettarla senza infingimenti e, attraverso un’adeguata opera educativa, aiutare a scoprirne il senso più autentico come potenzialità per scelte responsabili di verità e di bene per se stessi e per l’intera società. Una mancanza di rispetto, a livello teorico o pratico, per la libertà di ogni individuo nell’aderire ad una proposta religiosa, o nel cambiare la sua scelta religiosa o nel rifiutarla del tutto, sarebbe in contraddizione con la natura stessa della vera fede ed anche di un’autentica opera educativa”.

    Il presule ha quindi concluso: “Le nostre diverse tradizioni religiose sono chiamate a raccogliere la sfida e ad attingere dal loro specifico patrimonio luce e forza per aiutare i giovani a entrare responsabilmente nella società con tutta la loro capacità profetica … L’impegno educativo a favore dei giovani alimenta il nostro coraggio a guardare al nostro futuro con sicura speranza”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sul mondo lo sguardo cristiano della verità: udienza del Papa ai partecipanti a una conferenza su Romano Guardini.

    Oggi la santa Chiesa canta la gloria del suo Sposo: in prima pagina, Manuel Nin sull’inizio dell’anno liturgico siro-occidentale.

    L’accordo a metà che salva l’Ue dalla crisi: in rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice di Bruxelles.

    Nel nuovo romanzo di Umberto Eco un racconto morboso e senza condanna dell’antisemitismo: in cultura, Lucetta Scaraffia e Anna Foa.

    Timothy Verdon sull’iconografia dell’Assunzione di Maria a sessant’anni dalla proclamazione del dogma ed Enrico dal Covolo sulla dottrina dell’Assunta negli studi di Giuseppe Quadrio.

    Lo schiavo ignora, l’uomo libero conosce: il cardinale Angelo Scola al Marcianum.

    E’ la scuola il vero caso disperato: Gaetano Vallini sul Festival internazionale del film di Roma.

    Nell’informazione religiosa, il vescovo segretario generale Mariano Crociata sugli “Orientamenti pastorali” della Conferenza episcopale italiana.

    Lo scrittore e il missionario: Valerio Massimo Manfredi su padre Angelo Pansa tra gli Xavantes dell’Amazzonia.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Vertice Ue a Bruxelles: accordo sulla creazione di un fondo anti-crisi

    ◊   Si è concluso stamani a Bruxelles il vertice dei capi di Stato e di governo dell'unione Europea a Bruxelles. Al vaglio dei 27 anche il contestato aumento dei bilanci delle Istituzioni Ue voluto da Commissione e Parlamento europeo. C'è accordo sul rinnovato patto di stabilità col rafforzamento dei vincoli di bilancio, che tengano conto del valore del debito, e con sanzioni anche preventive per chi infrange le regole. Accolta con favore inoltre, in particolare dalla Germania, la modifica limitata del trattato di Lisbona al fine di creare un fondo anti-crisi permanente per i Paesi della zona euro, il cui progetto sarà presentato al prossimo consiglio Ue di dicembre insieme alla questione delle riforme pensionistiche. Sui principali risultati del vertice, in particolare sull’importanza della riforma del Patto di crescita e di stabilità, Gabriella Ceraso ha intervistato Carlo Secchi, docente di Politica Economica Europea all’Università Bocconi di Milano:

    R. - Sicuramente era quello che serviva. La sorpresa positiva è stata che molte delle resistenze sono state vinte e superate e che si è trovato un accordo su una base ampiamente condivisibile. In particolare si rafforza, ed è ciò di cui c’era bisogno, il meccanismo preventivo. Credo fosse ovvio a tutti quanto fosse necessario - anche alla luce dei drammatici avvenimenti dall’inizio dell’anno, Grecia, eccetera - riformare un patto che alla luce dei fatti si è dimostrato debole con i forti - in particolare Francia e Germania - ed inefficace nel prevenire il precipitare di una crisi.

    D. - A suo parere, ne usciranno tranquillizzati anche i mercati, evitando così bruschi cambiamenti di rotta con le conseguenze che ne derivano?

    R. - E' difficile dirlo a priori, ma sicuramente ai mercati viene mandato un duplice messaggio: il rafforzamento delle regole e l’istituzionalizzazione di un fondo di risorse finanziarie disponibili per i Paesi in difficoltà.

    D. – Proprio per la creazione di questo fondo permanente “salva Stati” - altro successo di questo Vertice di Bruxelles - sarà necessario mettere mano ai Trattati di Lisbona: vengono chieste modifiche minime e lievi. Ma sarà possibile attuarle effettivamente entro dicembre?

    R. - Io credo di sì. Seri argomenti contrari non ci sono. La modifica dei Trattati, se è concordata, può essere fatta in tempi anche abbastanza brevi. Comunque, anche senza quella, le modifiche del Patto di stabilità servirebbero allo scopo.

    D. - Lei ritiene che con questi primi passi - abbiamo parlato di un fondo di sostengo, di un rinnovato patto di stabilità, di maggior rigore - l’Europa stia progredendo?

    R. - Credo di sì, seppure con una velocità inferiore a quella che taluni potevano auspicare, ma certamente sta progredendo. Il rafforzamento del Patto è un primo passo importante verso una sorta di politica fiscale e di politica di bilancio comune: una governance meno claudicante di quella che c’era stata affidata dal Trattato di Maastricht.

    D. - Oggi è stato affrontato il tema del budget: il Regno Unito guida un po’ una fronda di chi vuole limitare al 2,9 per cento l’aumento complessivo per i bilanci delle istituzioni europee …

    R. - La vera domanda deve riguardare il valore aggiunto che viene dall’uso comune delle risorse di bilancio. Il bilancio dell’Unione Europea è un bilancio estremamente striminzito, che svolge tuttavia un’importante azione anche redistributiva. Di conseguenza, azioni comuni hanno chiaramente dimostrato di produrre poi dei risultati più coerenti con l’interesse comune di quanto non avvenga all’interno dei singoli Stati membri. Non c’è dubbio dunque che senza un rafforzamento del bilancio comune si avanzerà, ma a ritmi molto inferiori rispetto a quelli possibili.

    inizio pagina

    Europa cristiana? Dibattito a Roma con mons. Fisichella e D’Alema

    ◊   Il bisogno di valori di fronte alla crisi in Europa: è quanto è emerso dalla Conferenza che si è tenuta ieri a Roma presso la sede del nuovo dicastero per la nuova evangelizzazione. La conferenza ha preso il titolo “Un’Europa cristiana?” dall’editoriale pubblicato di recente dalla rivista della Fondazione culturale Italiani Europei, che si interrogava su quanto sia cristiana oggi l’Europa. Dunque a parlare insieme con il presidente del nuovo dicastero, mons. Rino Fisichella, c’era il presidente della fondazione, Massimo D'Alema. Ha seguito per noi l'evento Fausta Speranza:

    Mons. Fisichella parla di “egualitarismo da sabbie mobili”, di notte oscura dove tutto è indefinito e qualcuno cerca di far credere che il Cristianesimo sia contro la modernità. E fotografa così l’attuale crisi:

    “Nel tempo in cui l’Europa viveva di valori condivisi, possedeva anche una forte identità che la rendeva facilmente riconoscibile, nonostante i confini territoriali. In questi anni, invece, mentre si sono abbattuti i confini che avrebbero dovuto creare una unità, ciò a cui assistiamo è il moltiplicarsi delle differenze, l’aumento degli estremismi, la frammentarietà che domina a tal punto da far sgretolare ogni possibile unità. Dovremmo capire come mai abbiamo percentuali molto alte, anche del 10 per cento e oltre - quando si va a votare con il metodo proporzionale lo si nota immediatamente - di presenze di estremismi in tutta Europa. Estremismi che non possono non interrogarci. Aver voluto escludere le radici cristiane non è stata una bella premessa ma ritengo che l’oblio delle tradizioni in cui i popoli si riconoscono possa diventare una colpa, perché parte dal presupposto che il nuovo da costruire si debba imporre con una rottura con il passato. Non è così. E lo sbaglio compiuto dalla modernità, nell’aver seguito questa strada, dovrebbe essere almeno un monito”.

    Mons. Fisichella spiega che le crisi non sono sempre negative se portano nuova progettualità: da qui la responsabilità dei cristiani per i principi di sempre:

    “Fondamentale in questo contesto diventa il principio di verità coniugato con quello di libertà, vera caratteristica della fede cristiana. ‘La verità vi farà liberi’ rimarrà nei secoli come l’emblema di una originalità propria del cristianesimo che non conosce confronti”.

    Verità e libertà, così care al Cristianesimo e laicità insegnata da Cristo con le parole: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. Della laicità – dice mons. Fisichella – noi cristiani siamo sostenitori gelosi. La Chiesa non fa politica ma dà un contributo al legislatore. Il punto è che di recente sembra che la politica voglia farne a meno.

    Massimo D’Alema parla di un’Italia che vive in particolare la crisi culturale che investe l’Europa, per poi affermare: qualcuno chiede alla Chiesa di non ingerire nella politica – io dico invece agli uomini di Chiesa: fatelo. Il politico italiano di sinistra sottolinea l'importanza dei pronunciamenti dei vescovi italiani. “L’apporto della fede religiosa – dice D’Alema – è un apporto prezioso” di fronte all'involgarimento della società e alla perdita di spirito civico. D’Alema sottolinea che “l’Europa ha bisogno, in modo vitale in questo momento, dell’apporto cristiano per restituire forza ai suoi valori, al suo progetto”.

    “L’Europa ha certamente bisogno della Chiesa universale che aiuti a compiere ciò che le ideologie antireligiose del Novecento non hanno saputo compiere, cioè quella unificazione del genere umano che è la condizione perché la globalizzazione economica non porti con sé conflitti e ingiustizie. Io penso che il nostro Paese abbia ancora di più bisogno della presenza della Chiesa".

    Poi aggiunge che “l’Europa ha bisogno del cristianesimo che annuncia la liberazione dell’uomo; di quel cristianesimo portatore di una carica di universalità, ma non ha bisogno di quei laici che usano il cristianesimo come ideologia dell’Occidente”. “Questa – afferma – sarebbe una tragedia per l’Europa e sarebbe un tradimento dell’universalità del messaggio di liberazione dell’annuncio cristiano.”

    A conclusione del dibattito resta la sensazione che di laicità la Chiesa continuerà a parlare di fronte alle preoccupazioni di altri uomini politici, ma intanto diventa sempre più innegabile quello che la Chiesa denuncia da tempo: il laicismo ad oltranza fagocita valori; l’egualitarismo inghiotte come le sabbie mobili.

    inizio pagina

    Comunità di Sant'Egidio in Cina: cresce la volontà di dialogo

    ◊   Una delegazione della Comunità di Sant’Egidio è in questi giorni in Cina per una serie di incontri con alti rappresentanti di governo e della Chiesa cattolica. Tra i temi affrontati, quello della multiculturalità è stato al centro del convegno tenutosi ieri presso il Padiglione Italia dell’Expo Universale di Shanghai. Sull’importanza di questi incontri si sofferma il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, raggiunto telefonicamente a Shanghai da Amedeo Lomonaco:

    R. – E’ emersa una volontà di dialogo sempre più forte. In particolare, il ministro degli Affari religiosi vede con grande interesse i passi di apertura, di collaborazione e di intesa che stanno maturando nei rapporti con la Chiesa cattolica. Da parte dei vescovi di Pechino e di Shanghai in particolare - che io ho incontrato - c’è molta attesa perché tante questioni, che ancora sono sul tappeto, vengano affrontate in maniera positiva.

    D. – Al centro dei colloqui anche la multiculturalità. Come possono cambiare le città cinesi proprio attraverso i processi di integrazione che sono in corso?

    R. – Le città cinesi stanno subendo un’enorme immigrazione interna, cioè dalla stessa Cina, e si sta lavorando per evitare tante separazioni che possono nascere all’interno delle città. Ma domani la Cina dovrà affrontare anche il problema dell’immigrazione dall’estero perché sta diventando un Paese sempre più decisivo nello scacchiere internazionale. Io credo che l’esperienza europea - che è quella dell’integrazione, su cui si sta lavorando, nonostante tante difficoltà - potrà essere molto utile anche alla stessa Cina.

    D. – L’apertura della Cina all’economia globale può portare anche ad un maggiore e più adeguato impegno di Pechino nella tutela dei diritti umani e, in particolare, della libertà religiosa?

    R. – Come in ogni apertura, ci saranno certamente dei fattori molto positivi che verranno anche trasmessi dalla nostra cultura a quella cinese. Bisogna saper dosare un po’ questi due elementi: pazienza nel comprendersi e anche un po' di impazienza nel continuare a ricercare tanti punti di contatto, che già ci sono, e svilupparli per poter crescere insieme.

    D. – Quale ruolo può avere per il futuro della Cina la Chiesa cattolica locale?

    R. – Nonostante l’esiguità del numero dei cattolici rispetto all’enormità del numero dei cinesi, vedo la Chiesa impegnata molto seriamente su due binari. Il primo è quello di rispondere alla domanda spirituale che c’è nel cuore di tanti uomini e donne cinesi. Il secondo aspetto è l’impegno nelle questioni sociali. La Chiesa è molto impegnata, nonostante le sue poche risorse, nell’aiutare le classi più povere della società, in particolare gli anziani e le persone malate. Questo è di grande esemplarità soprattutto in una società in cui negli ultimi anni la competitività sta prevalendo tra i vari cittadini e, quindi, chi rimane fuori dal vortice di una società che si sviluppa, resta in difficoltà.

    inizio pagina

    A Firenze la quinta Conferenza “Child in the City”

    ◊   Il livello di partecipazione dei ragazzi in tutti gli aspetti della vita delle città, l’adozione di politiche per l’infanzia e il relativo impiego di risorse. E’ in base a questi ed altri elementi che si determinano le città amiche dei bambini. Se ne è parlato in questi giorni a Firenze, alla quinta Conferenza “Child in the City”, organizzata in collaborazione con Unicef e Istituto degli Innocenti di Firenze. Esperti di oltre venti Paesi si sono confrontati sui temi cruciali per il benessere dei cittadini più piccoli. Francesca Sabatinelli ha intervistato Dora Giusti, coordinatrice delle città amiche dei bambini al centro di ricerca Unicef:

    R. - La città amica dei bambini è un concetto che è stato lanciato nel ’96 dall’Unicef e dall’Onu-Habitat. Si tratta dell’applicazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia da parte delle amministrazioni locali, con l’impegno e il coinvolgimento di tutti i cittadini, inclusi i ragazzi.

    D. – Dora Giusti, la conferenza è suddivisa in quattro aree tematiche che sono poi quelle che indicano in qualche modo la città a misura di bambino…

    R. – Sì. La prima tratta l’impatto delle politiche per l’infanzia e delle azioni per l’infanzia; la seconda, il gioco; la terza, la partecipazione dei ragazzi; e, infine, la povertà. In questo momento la povertà infantile è particolarmente preoccupante in considerazione di questa crisi economica che sta colpendo anche i Paesi europei.

    D. – Quali sono nelle città i principali ostacoli alla crescita dei bambini?

    R. – Tendiamo un po', forse, a proteggerli eccessivamente. C’è quasi un fenomeno di iperprotezione dei ragazzi e quindi la tentazione di liberare o di rinchiudere i bambini e i ragazzi in alcuni spazi specifici, invece di ridare la città ai ragazzi. C’è sicuramente anche un problema di ragazzi con sempre maggiori disuguaglianze e quindi con più esclusioni, ma anche meno risorse disponibili a causa pure dei tagli alle politiche sociali e che non permettono di far rispettare i diritti dei ragazzi. Una delle preoccupazioni principali, poi, è il tema dell’esclusione e della povertà, ma anche della sicurezza nell’impatto ambientale, particolarmente sentito nelle città dell’Europa.

    inizio pagina

    Ospedali religiosi italiani in difficoltà per i finanziamenti

    ◊   Le istituzioni sanitarie di matrice religiosa sono una grande realtà dell’Italia. Duecentosessantacinque soggetti, tra cui dieci istituti di ricovero a carattere scientifico e 25 ospedali, tutti senza scopo di lucro. Stamani l’associazione che raggruppa queste istituzioni, l’Aris, ha tenuto un convegno nel quadro della mostra “Vita Collettiva percorsi”, in corso a Santo Spirito in Sassia a Roma fino a domenica. Alessandro Guarasci ha intervistato il presidente dell’Aris, fratel Mario Bonora:

    R. - Noi vogliamo essere presenti nella sanità come Chiesa. La motivazione di fondo è di rendere un servizio, un servizio che ha le sue radici nel Vangelo. Noi abbiamo sempre come icona il Buon Samaritano: una dedizione totale al di là dell’aspetto economico, finanziario, al servizio della persona, della persona intesa nella sua globalità, con tutte le sue esigenze, perché l’ammalato resta persona.

    D. – Viene apprezzata poi dai malati questa impostazione?

    R. – Dal mio punto di vista, viene molto apprezzata perché le nostre strutture sono sempre piene e sono molto frequentate, sono anche stimate – me lo permetta ...

    D. – Secondo lei, vi sono anche delle criticità da migliorare?

    R. – Sono soprattutto di carattere finanziario. Se lei pensa che dal ’94-’95 che non vengono aggiornate le tariffe - le tariffe stabilite a Roma e riviste in sede regionale; lei pensi che il rinnovo dei contratti, i costi di produzione – come si dice in linguaggio tecnico - non ce li hanno adeguati. Qualche Regione ha tamponato in qualche modo, ma non ce li hanno adeguati. I rinnovi dei contratti di lavoro per i quali purtroppo siamo in difficoltà con i sindacati, in questo momento, non riusciamo più ad onorarli, perché le Regioni non solo non ci danno finanziamenti specifici, ma stanno tagliando le attività, che poi sono la fonte delle nostre entrate. Noi non diciamo di no al ridimensionamento, ma esso deve essere parziale, deve avere dei tempi e dare la possibilità agli enti di riorganizzarsi un pochino.

    D. – Qualche preoccupazione dal federalismo fiscale?

    R. – Direi di no, perché la sanità - come tutti sanno - ormai è al 95% di competenza delle Regioni. C’è il risvolto che se le Regioni non riescono a coprirle con il finanziamento statale devono provvedere con interventi locali, quindi vuol dire aumentare le tasse.

    inizio pagina

    Presentato un nuovo libro su Matteo Ricci, missionario gesuita in Cina

    ◊   L’amicizia e la fede i due pilastri sui quali padre Matteo Ricci ha costruito un ponte fra Oriente e Occidente: è quanto emerge dal libro “Matteo Ricci in China” presentato ieri nella Sala Marconi della nostra emittente. Pubblicato dalla Pontificia Università Gregoriana in collaborazione con il ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Cina, il volume include il Trattato sull’amicizia e alcune lettere dell’illustre gesuita, oltre ad un cd, realizzato dalla nostra redazione cinese, che ne racconta la vita. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Per i cinesi è Li Madou, quel gesuita che fra il XVI e XVII secolo ha saputo dialogare con la loro cultura ed è giunto anche alla corte della dinastia Ming. A noi è noto come padre Matteo Ricci. Di origini marchigiane, matematico, astronomo, cartografo e amante della letteratura, a lui si deve l’evangelizzazione della cultura cinese e la inculturazione in Oriente della fede. Ha fatto conoscere il Vangelo alla Cina e della Cina ha aperto la porta all’Occidente. Ora un nuovo libro svela che soprattutto attraverso l’amicizia l’illustre religioso ha gettato un ponte fra Occidente e Oriente, tessendo rispetto dell’altro, curiosità verso sconosciute tradizioni e valori cristiani. Lo sottolineano padre Christopher Shelke, gesuita, e Mariella Demichele, curatori del volume:

    R. - Matteo Ricci ha certamente aperto una porta tra la Cina e l’Occidente, tra l’Oriente e l’Occidente. Oggi come si apre questa porta? Matteo Ricci era aperto alle altre civiltà. Molte volte siamo molto forti nel difendere la nostra civiltà, la nostra opinione e la nostra scienza, ma la nostra scienza diventa perfetta proprio quando siamo in contatto con l’altro. Amore significa incontrare l’altro ed è in questo modo che Gesù ha insegnato a noi ad incontrare gli altri. Lui è il ponte che raggiunge l’umanità, e la divinità chiede a noi di raggiungere altre persone, altri uomini, altre donne, altre culture. In questo amore è importante per noi l’apertura.

    D. - Quella di Matteo Ricci è un’eredità da raccogliere e da far fruttificare ancora?

    R. - Sì, certamente. E questo perché usava non soltanto pensieri spirituali, ma portava anche pensieri scientifici, portava le scienze. E’ attraverso le nostre conoscenze da condividere con gli altri che possiamo rendere fruttuoso l’incontro con gli altri, sviluppando la fede in noi stessi e la fede nell’altra persona.

    (Mariella Demichele)

    R. - Quello che affascina o che ha affascinato me durante la preparazione di questo volume è la modernità di questo personaggio. Il porsi in una relazione di amicizia, come condizione preliminare per l’evangelizzazione è un grande messaggio per i nostri giorni: la comprensione dell’altro, la sospensione di qualunque giudizio che impedisce l’amicizia, e quindi la conoscenza profonda e quindi la possibilità di parlare dei contenuti del Vangelo. Questa continua ricerca di vicinanza, di comprensione, questo sguardo di benevolenza sulla cultura cinese mi ha molto colpito sul piano umano, e ritengo sia uno dei valori fondamentali di questa figura.

    D. - Cosa ancora da scoprire di Matteo Ricci?

    R. - Sicuramente, insistere sull’aspetto di Matteo Ricci come missionario, perché paradossalmente è quello meno noto. Conosciamo tanto di lui, della sua opera di studioso, di scienziato, di matematico, di astronomo, però sono stati poco approfonditi gli aspetti che riguardano invece proprio la sua attività missionaria e le sue modalità di attività missionaria. E proprio sul modo in cui si può portare Cristo ai popoli, penso che consista l’attualità di questa figura, la modernità di questa figura e il fascino di questa figura per i nostri tempi.

    Padre Matteo Ricci ricevette il privilegio imperiale di essere seppellito in terra cinese. Le sue spoglie si trovano oggi all'interno del Cimitero di Zhalan di Pechino; tra quanti vi hanno reso omaggio, anche il presidente della repubblica italiana Giorgio Napolitano, in questi giorni in Cina, proprio nei luoghi in cui è vissuto il gesuita.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Indonesia: oltre 400 morti per lo tsunami. Nuova eruzione del Merapi

    ◊   Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami seguito al sisma che ha colpito l’Indonesia quattro giorni fa. Il numero dei morti sale a 408 e si fa più debole la speranza di trovare sopravvissuti fra i 303 dispersi. Lo tsunami ha sommerso una decina di villaggi. Quasi 13.000 persone si sono rifugiate in campi di accoglienza dopo aver perso la casa. L’Ue ha deciso lo stanziamento di 1,5 milioni di euro di aiuti per le Isole Mentawai e per l'Isola di Giava. Le squadre di soccorsi sono incessantemente all’opera per tentare il recupero dei dispersi, ma la situazione resta drammatica. “E’ probabile – ha dichiarato un soccorritore - che i due terzi delle persone scomparse siano state trascinate via dalla marea”. Il presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono, si è recato ieri sul posto per portare conforto ai sopravvissuti e sovrintendere all'arrivo di derrate alimentari, acqua e medicine. In tredicimila hanno trovato rifugio in campi di accoglienza. A rendere infine ancora più drammatico lo scenario l’eruzione del vulcano Merapi che ha provocato la morte di oltre 30 persone: oggi si è verificata una nuova fase eruttiva. (A.L.)

    inizio pagina

    Haiti: non si ferma l’epidemia di colera

    ◊   Ad Haiti continua a salire il bilancio delle vittime provocate dall’epidemia di colera. Secondo gli ultimi, dati diffusi da fonti locali, i morti sono almeno 305. Il timore maggiore riguarda adesso la possibile propagazione del virus tra gli sfollati che vivono nei campi profughi allestiti dopo il terremoto dello scorso 12 gennaio. Nel Paese Anche la Chiesa è impegnata nel far fronte all’emergenza. I missionari camilliani gestiscono, in particolare, l’ospedale “Foyer Saint Camille”. “Nel nostro ospedale – spiega all’agenzia Misna padre Gianfranco Lovera - stiamo aprendo, con l’aiuto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), un varco nel muro di cinta per creare un passaggio riservato a coloro che presentano sintomi di diarrea e vomito”. In concreto stiamo riservando un`area come cordone sanitario, completamente autonoma e distaccata dal resto. E’ molto importante – aggiunge padre Lovera – rispettare regole igieniche: chi entra in ospedale dovrà lavarsi le mani all’ingresso e passare su un tappeto impregnato di cloro”. In questi giorni, intanto, la popolazione locale, già colpita lo scorso 12 gennaio da un devastante terremoto, si sta interrogando sulle origini dell'epidemia. Il colera ad Haiti era stato debellato un secolo fa e sono diverse le ipotesi finora formulate. Si sospetta, in particolare, che gli uomini del contingente della Missione di stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (Minustah), composto da 12 mila peacekeeper nepalesi, possano aver contaminato l’acqua del fiume Artibonite, che scorre a nord di Porto Au Prince. L’Onu ha negato ogni responsabilità assicurando che la base è dotata di adeguate fosse biologiche. Un altro dramma legato ad Haiti è infine quello del traffico di bambini. Secondo un’inchiesta pubblicata dal “Miami Herald” e dal “Nuevo Herald” sarebbero passati dai 950 stimati nel 2009 ai 7300 di quest’anno i minori condotti illegalmente nella Repubblica Dominicana dove vengono “venduti” come ‘collaboratori domestici’, operai o impiegati nell’industria del sesso”. La situazione fotografata nei mesi scorsi lungo il confine è drammatica. L’inchiesta riferisce di un sistema che poggia sulla corruzione delle guardie dispiegate dal governo dominicano lungo la frontiera. I bambini, vestiti da scolaretti che accompagnano dei finti papà, vengono trasportati in braccio attraverso il fiume che divide i due Paesi. (A.L.)

    inizio pagina

    Allarme di Oxfam e "Giustizia e pace" sull'assistenza ai profughi pakistani

    ◊   I fondi stanno per finire e l’assistenza ai profughi è a forte rischio: è l’allarme lanciato da Oxfam Pakistan, che ha ricordato come, a tre mesi dalle alluvioni, è stato raccolto solo il 35% dei 2 miliardi di dollari richiesti dall’Onu, necessari a gestire l’emergenza che ha colpito 20 milioni di persone. “La carenza di fondi minaccia gli aiuti umanitari e il processo di ricostruzione. La crisi è ben lontano dall’essere finita”, nota Neva Khan, direttore Oxfam in Pakistan. In un comunicato giunto all'agenzia Fides, Oxfam afferma: “Aumentano i casi di malattie e vaste aree nel Sindh sono ancora inondate. Inoltre, con l’arrivo dell’inverno, 7 milioni di persone non hanno ancora un rifugio adeguato”. Secondo dati Onu, 10 milioni di profughi necessitano ancora di aiuti alimentari quotidiani, “ma la scarsità di fondi è tale che sono a rischio anche le regolari razioni di cibo per 3,5 milioni di persone”, prosegue Oxfam. Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace” dei vescovi del Pakistan, commenta che “quello lanciato da Oxfam è un allarme da prendere in seria considerazione: ci aspettiamo che il governo, occupato a gestire la ricostruzione, tenga sotto controllo la situazione, monitorando il flusso delle risorse e la loro destinazione. Va detto che si deve migliorare la gestione, la trasparenza, lottando contro la corruzione e far sì che la popolazione abbia fiducia nelle autorità civili locali. D’altro canto – prosegue Jacob – occorre massima attenzione perché il governo è impegnato anche in altre questioni interne, come la lotta al terrorismo. Potrebbe accadere, come avvenne in occasione del terremoto del 2005, che fondi destinati alle emergenze e alla ricostruzione vengano impiegati per altre finalità, perfino per operazioni militari”. La Chiesa in Pakistan lancia un forte appello al senso di responsabilità e alla coscienza del Paese: “Oltre ai donatori esterni e ai prestiti delle agenzie internazionali, è nostra responsabilità far rialzare il paese prostrato da questa tragedia: governo, società civile cittadini, comunità religiose devono dare il proprio contributo”. (R.P.)

    inizio pagina

    In Pakistan 3 mila casi e 29 decessi per la dengue: appello dei Camilliani

    ◊   Più che il colera (99 casi accertati) è la dengue a preoccupare gli operatori sanitari impegnati in Pakistan fra gli sfollati: “Sono oltre 3mila i casi segnalati, con già 29 decessi”, dice all'agenzia Fides padre Aris Miranda, della Camillian Task Force, attualmente impegnato in Pakistan. L’allarme dengue è stato ribadito anche in un incontro fra Margaret Chan, direttore generale dell’Oms, in missione a Islamabad, e il Presidente per Pakistan Asif Ali Zardari, in cui si è discusso della situazione sanitaria nella aree alluvionate. In un aggiornamento sull'attuale situazione, padre Aris Miranda rimarca a Fides: “Nelle province di Jhang, Gogra, Multan, Layyah, e MuzaffarGarh in Punjab e in quelle di Kotri, Hyderabad, Badin, Thatta del Sindh, che abbiamo appena visitato, abbiamo riscontrato molti profughi contagiati da malaria e dengue. C'è bisogno di ripari, acqua potabile e farmaci. La maggior parte delle abitazioni sono andate distrutte, la gente vive in tende o rifugi improvvisati, privi di servizi igienici ed esposti a tante malattie. Si avvicina l'inverno e servono indumenti invernali. Hanno bisogno di acqua potabile. Mancano assistenza medica e medicinali per le vittime della dengue. Il rischio principale di una eventuale ulteriore epidemia di dengue è la morte su vasta scala e il propagarsi di malattie, come la malnutrizione prevalente anche tra i bambini”, continua il Camilliano. “Facciamo appello alla comunità internazionale per maggiori aiuti sanitari e rifugi per le vittime. Chiediamo inoltre di fornire alla popolazione mezzi di sussistenza alternativi, dal momento che i terreni non sono ancora pronti per la coltivazione a causa delle inondazioni e la gente deve saldare i debiti contratti con i loro proprietari". Padre Robert McCulloch, presidente del consiglio di amministrazione del St. Elizabeth Hospital, a Hyderabad, durante l'incontro con rappresentanti e professionisti del mondo della salute di diverse organizzazioni coinvolte negli aiuti umanitari, compresa l'Oms, ha detto che non ci sono segnalazioni di epidemie di colera date dai funzionari sanitari del governo. Inoltre, sui media locali (televisioni e giornali), si parla con allarme di una possibile epidemia di dengue. "Le cause - continua padre Aris - sono dovute prevalentemente alle precarie condizioni sanitarie e all'acqua stagnante. Abbiamo trovato tanti posti, nella provincia del Sindh, sommersi dall'acqua. A Khushpur, villaggio cristiano della diocesi di Faisalabad, la gente beve acqua sporca e contaminata presa con pompe a mano da 16 piedi di profondità. Secondo i residenti, il livello delle acque sotterranee è poco profondo e, anche se non dimostrato scientificamente, provoca un più lento ritiro delle acque piovane mantenendo l'acqua stagna e contaminando anche la falda freatica molto importante per queste persone". (R.P.)

    inizio pagina

    Presidenziali in Costa d'Avorio: appello alla pace dell'arcivescovo di Abidjan

    ◊   La Costa d’Avorio si appresta al voto, più volte rimandato, del nuovo Capo dello Stato. Le elezioni presidenziali, che si dovevano tenere nel 2005, si terranno domenica prossima. I principali candidati sono il Presidente uscente Laurent Gbagbo, Henri Konan Bédié e Alassane Ouattara. Per l'importante appuntamento elettorale mons. Jean Pierre Kutwa, arcivescovo di Abidjan, ha pubblicato un messaggio nel quale chiede agli ivoriani di “respingere la violenza come modo di espressione. Se la competizione elettorale è legittima, questa non può in alcun caso sfociare in atti di vandalismo”. Nel messaggio, inviato all'agenzia Fides, mons. Kutwa si dice preoccupato per il clima di tensione alimentato attraverso alcune campagne di stampa: “constatiamo giorno per giorno dei propositi di un’aggressività crescente attraverso la stampa”. L’arcivescovo di Abidjan richiama quindi i giornalisti al loro dovere di informare il pubblico in maniera corretta e a non diventare strumenti della lotta politica. Nel messaggio si lamenta inoltre che “una certa opinione politica e i mezzi di comunicazione sociale hanno spesso offerto un profilo errato dell’uomo politico e un’immagine superficiale e pericolosa della sua carriera. La politica in effetti, è spesso rappresentata come una lotta intrapresa per ottenere, a qualsiasi prezzo, un posto onorevole, fonte di considerevoli vantaggi. In questa prospettiva, certamente, tutti i mezzi sono buoni per ottenere i propri fini”. Di fronte a questa situazione mons. Kutwa mette in guardia i fedeli dal non cadere vittima di provocazioni e speculazioni: “quando si recepiscono delle informazioni, da qualsiasi parte vengano, raramente, sono neutre. I periodi elettorali sono fertili di rumori, di interpretazioni tendenziose, di parole e gesti. È difficile fare emergere la verità da questi tentativi di intossicazione. Tuttavia solo la verità libera l’uomo e lo fa crescere. La menzogna eletta a sistema di conquista del potere rende al contrario l’uomo vulnerabile”. Dopo aver riconosciuto gli sforzi effettuati dalle Forces de Défense et de Sécurité (le Forze Armate Nazionali ) e dalle Forces armées des Forces Nouvelles (che controllano dal 2002 il nord-ovest del Paese), per creare un centro di comando congiunto per garantire la sicurezza delle elezioni, mons. Kutwa conclude facendo un appello ai politici perché conducano una lotta politica con mezzi pacifici pensando al bene supremo della nazione e delle generazioni future. (R.P.)

    inizio pagina

    Congo: Bukavu commemora mons. Munzihirwa assassinato nel 1996

    ◊   “A 14 anni dalla sua uccisione, è ancora nei nostri cuori e nei nostri pensieri. È ancora vivo! Un esempio, un modello, un intercessore. Dimenticarlo significherebbe indebolire il nostro passato e soprattutto, il nostro futuro”. Queste parole, di padre Luigi Lo Stocco, missionario saveriano che per 35 anni ha vissuto nell’est della Repubblica Democratica del Congo, sono dedicate alla memoria di mons. Christophe Munzihirwa Mwene Ngabo, arcivescovo di Bukavu (capoluogo del Sud-Kivu, nell’est del paese) assassinato il 29 ottobre 1996. Il “martire di Bukavu”, così viene soprannominato monsignor Munzihirwa, fu trovato morto sulla piazza Nyawera, oggi piazza Munzihirwa, ucciso da colpi d’arma da fuoco sparati da uomini in divisa, i cui nomi sono tuttora ignoti. Ricordato per la sua franchezza e le sue prese di posizione per la pace nella regione, - riporta l'agenzia Misna - mons. Munzihirwa era stato nominato arcivescovo nel 1994, mentre dall’altro lato del confine con il Rwanda si consumava il genocidio e affluivano in Congo decine di migliaia di profughi. L’arcivescovo si schierò a fianco dei profughi in fuga dal Rwanda, sia tutsi che hutu, e della popolazione locale abbandonata dalle autorità congolesi latitanti, mentre nell’est del Congo si preparava l’invasione delle truppe rwandesi e ugandesi. L’anno della sua morte, il 1996, segnò l’inizio di una stagione di guerra nel Paese i cui contraccolpi si sentono ancora oggi. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: la Chiesa chiede una modifica costituzionale in difesa della vita

    ◊   La chiesa in Colombia, e numerose associazioni pro vita e altri raggruppamenti della società civile hanno accolto con soddisfazione il progredire degli scambi di opinioni sulla possibilità di modificare l’articolo numero 11 della Carta costituzionale che afferma testualmente: “Il diritto alla vita è inviolabile. Nel Paese non esiste la pena di morte”. I promotori della modifica vorrebbero che alla prima frase fosse aggiunto: “dal concepimento fino alla morte naturale”. La “Piattaforma Uniti per la vita" che da alcuni mesi coordina tutti i sostenitori di questa modifica costituzionale, alcuni giorni fa, ha incontrato diversi congressisti per parlare sulla questione e secondo quanto hanno dichiarato alcuni partecipanti, l’incontro è stato positivo. Presente alla riunione anche il presidente della Conferenza episcopale della Colombia, l’arcivescovo di Santa Fé di Bogotà mons. Rubén Salazar Gómez, il quale nel suo breve intervento ha ribadito l’importanza per tutti che “il dono più alto che ogni essere umano riceve è la vita e proprio questa – ha aggiunto - è alla base fondamentale di tutti i diritti”. Da parte sua mons. Juan Vicente Córdoba Villota, segretario dell’episcopato, ha chiesto ai parlamentari presente di prendere sul serio la proposta e di riflettere con serenità anche perché, da quando nel 2006 è stato depenalizzato l’aborto in alcuni casi, la questione della difesa della vita, della sua totale intangibile integrità, non è mai cessata di essere una materia centrale nella vita del Paese. Alla fine dell’incontro, nella sede dell’arcivescovado della capitale, alcuni congressisiti si sono dichiarati d’accordo con la proposta e si sono impegnati a trasmettere ai colleghi quanto era emerso nella riunione. D’altra parte nell'incontro si è parlato anche su quanto è accaduto dal 2006 in poi in materia di aborto. In mancanza di dati ufficiali, in base alle informazioni raccolte per regioni, si ritiene che la cifra dei 400mila aborti clandestini che si diceva venissero praticati prima della depenalizzazione, non sia diminuita. La piaga degli aborti clandestini infatti, spesso con gravi conseguenze per la donna, è particolarmente drammatica nelle zone rurali. "Non sono le leggi che risolvono un problema di questa natura. - afferma la Chiesa - La svolta passa attraverso l’educazione, in particolare, l'educazione alla vita, che fa crescere la coscienza sulla sacralità di questo dono e sul dovere di proteggerlo e difenderlo". (A cura di Lui Badilla)

    inizio pagina

    Perù: Settimana sociale dei cattolici per un modello economico più solidale

    ◊   L’11.ma edizione della Settimana nazionale Sociale, promossa dalla Chiesa cattolica, è riuscita ad attirare l’attenzione di molti specialisti nel campo dell’economia e della politica, non solo del Perù ma anche dell’America Latina. Sono stati centinaia i partecipanti a questo ciclo di conferenze che si è proposto di studiare e riflettere sul messaggio dell’enciclica "Caritas in veritate" e che ha potuto contare sulla presenza di riconosciuti relatori sia nazionali che internazionali. Tra loro, il consultore del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ed ex presidente del Fondo Monetario Internazionale, Michel Camdessus il quale ha detto che il mondo vive una cultura del profitto ma si deve cercare un modello economico che sia orientato alla solidarietà e alla gratuità. Camdessus ha inoltre sottolineato che l'attuale crisi finanziaria che ha colpito il mondo non è una crisi qualsiasi, ma è la prima crisi della globalizzazione. Secondo Camdessus, la crisi finanziaria deriva da diversi fattori, quali il cambiamento climatico, la crisi alimentare, la crisi energetica, e una "crisi culturale" che, nella sua analisi, è la più inquietante ed è pure quella cui la società ha dato meno importanza. La crisi finanziaria ha la sua origine nella "mancanza etica" che si basa su una cultura che cerca guadagni immediati, dove l'uomo ha ridotto la sua vita a una funzione puramente economica. Dinanzi a questa situazione, è necessario rafforzare una cultura del bene globale, fondata su una solidarietà globale di rispetto dei popoli. Dalla nota inviata all’agenzia Fides si apprende che Camdessus ha concluso elencando alcuni aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione per il futuro, in modo di affrontare la crisi: un cambiamento etico; che tutti i Paesi siano responsabili davanti alle carenze istituzionali; la lotta alla povertà in collaborazione con la famiglia; la lotta alla corruzione che colpisce la nostra gioventù. La XI Settimana nazionale Sociale si conclude oggi con la conferenza sulla cura della creazione e la costruzione della pace, alla luce del documento di Aparecida e della Caritas in Veritate. Questa relazione sarà proposta da mons. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo e presidente della Commissione episcopale per l'Azione Sociale, che sarà accompagnato da un gruppo di invitati tra cui mons. Richard Alarcón Urrutia, vescovo di Tarma, e Pablo De La Flor, vice-presidente dell'azienda Antamina. (R.P.)

    inizio pagina

    L’arcivescovo di Barcellona: la Sagrada Familia è una grande catechesi in pietra

    ◊   In Spagna c’è grande attesa per il viaggio apostolico di Benedetto XVI, in programma il 6 ed il 7 novembre prossimi, a Santiago de Compostela e a Barcellona. Nella città catalana il Papa presiederà domenica 7 novembre la Santa Messa con dedicazione del Tempio della Sagrada Familia e dell’altare. In vista di questo viaggio del Santo Padre, il cardinale Luís Martínez Sistach arcivescovo di Barcellona, si sofferma in un messaggio ripreso dall’Agenzia Zenit, sulla ricchezza di significati teologici e architettonici dell’opera di Antoni Gaudí. L’architetto spagnolo – scrive il porporato - era “un ammiratore della liturgia cristiana e della sua estetica. Questo spiega il fatto che abbia progettato il tempio della Sagrada Familia come una grande catechesi della Chiesa”. “Se si osserva il tempio dall’esterno – aggiunge - ci troviamo di fronte alla realtà della Chiesa: la torre più alta o campanile dedicata a Gesù Cristo è circondata dai quattro evangelisti; nell'abside, come seno materno, c'è la Vergine Maria; e poi i dodici apostoli, distribuiti in gruppi di quattro in ciascuna delle tre facciate principali: Nascita, Passione e Gloria. Se si osserva il tempio dall’interno – fa notare poi l’arcivescovo di Barcellona - dallo spazio della celebrazione, si scorge il mistero della Chiesa. La costruzione della navata è ispirata alla visione del profeta Ezechiele e alla visione della Gerusalemme celeste. Entrando nella navata, il visitatore si trova “come davanti a un palmeto” e ciascuno di questi ‘alberi’, ovvero le colonne, “è dedicato ad una Chiesa particolare”. Gaudí ha pensato ad un tempio realmente cattolico e universale. Per questo “ha simboleggiato in esso i cinque Continenti del mondo”. Ed è molto significativo – sottolinea il cardinale Luís Martínez Sistach - "che sia il Papa a presiedere la sua dedicazione”. Il porporato si sofferma quindi sulle colonne. Sono 52 e “rappresentano le domeniche dell'anno”. “Quelle che circondano il presbiterio sono dedicate all’Avvento e alla Quaresima; le quattro della crociera sono dedicate al Natale, alla Domenica delle Palme, alla Pasqua e alla Pentecoste; quelle del transetto al tempo pasquale; lo spazio delle cinque navate alle domeniche dell’anno”. Per tutti questi motivi, commenta infine l'arcivescovo di Barcellona, “la Sagrada Familia è un tempio unico al mondo a causa della sua simbologia biblica e liturgica, e anche per le innovazioni propriamente tecniche utilizzate nella sua costruzione”. (A.L.)

    inizio pagina

    Usa: l'apertura del Congresso Missionario 2010 nel New Messico

    ◊   Ieri si è aperto ad Albuquerque (New Messico) il Congresso Missionario Americano 2010, che si concluderà il 31 ottobre. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla Catholic Mission Association che organizza il Congresso, i partecipanti sono circa 350, compresi 19 vescovi. I lavori del Congresso hanno avuto inizio con la Santa Messa presieduta dal vescovo di Tucson (Arizona), mons. Gerald Kicanas, vice-presidente della Conferenza episcopale statunitense. L’arcivescovo di Santa Fe (New Mexico), mons. Michael Sheehan, all’inizio della Messa ha porto il benvenuto ai congressisti ed ai vescovi presenti. Durante l'omelia, mons. Kicanas ha aiutato i partecipanti al Congresso a ri-apprezzare la realtà missionaria per quello che essa è, "essere scelti, incaricati della missione di portare tutti nella casa di Dio”. I congressisti hanno quindi ascoltato il primo dei tre discorsi di apertura previsti dal programma. Padre Gary Riebe Estrella, ha esaminato dal punto di vista teologico, pastorale e critico, il tema del Congresso: "La missione di Dio, molti volti: un ritratto dei cattolici statunitensi in missione". Ha parlato dei pericoli dell’individualismo che affligge la società americana, del contributo dell’immigrazione al cattolicesimo del paese, e della necessità dell’unità, nonostante gli ostacoli. "La missione dei cattolici americani deve essere, come minimo, una denuncia delle divisioni e delle polarizzazioni così facilmente fornite alla comunità da parte dell’esperienza americana contemporanea" ha detto l’oratore, sottolineando la necessità di uscire da una visione centrata su se stessi per compiere la missione che ci attende. (R.P.)

    inizio pagina

    Dialogo tra cattolici e luterani americani sulla speranza della vita eterna

    ◊   “La vita non termina con la morte. Dio, tramite Cristo, offre a ciascuno di noi la speranza della vita eterna”: questa la dichiarazione comune contenuta nel documento presentato al termine dell'undicesima sessione d'incontri ecumenici tra i rappresentanti della Evangelical Lutheran Church in America (Elca) e quelli della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb). Nel corso della presentazione, avvenuta al termine dell'incontro dal 13 al 17 ottobre presso il St Paul's College di Washington, mons. Richard John Sklba, vescovo ausiliare di Milwaukee e co-presidente della commissione per il dialogo tra cattolici e luterani, ha dichiarato che “l'accurato metodo storico usato in questa sessione d'incontri, unito alla profonda conoscenza della tradizione, hanno permesso ai membri della commissione congiunta di dare un grande contributo al progresso del dialogo”. Per il rappresentante luterano Lowell Almen, co-presidente della commissione ed ex segretario dell'Elca, il documento, intitolato “The hope of Ethernal Life”, rappresenta “il risultato di un altro sostanziale contributo allo sforzo ecumenico delle chiese che hanno partecipato al dialogo”. Il dialogo ecumenico tra i vescovi cattolici e i pastori luterani degli Stati Uniti – ricorda l’Osservatore Romano - è iniziato fin dal 1965 ma quest'ultima serie d'incontri ha preso avvio nel dicembre del 2005. La scelta del tema della vita eterna dopo la morte terrena ha preso spunto dalla “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione” sottoscritta dai rappresentanti della Chiesa cattolica e da quelli della Federazione luterana mondiale ad Augsburg, in Germania, nel 1999. Nel corso della presentazione a Washington, sono stati ricordati due grandi contributi dati al dialogo ecumenico che ha portato alla stesura del documento: il primo, quello di padre George Tavard, che partecipò al concilio Vaticano ii come perito, deceduto il 13 agosto 2007. Il secondo, da parte di John Reumann, noto studioso luterano del Nuovo Testamento, deceduto il 6 giugno 2008. Entrambi gli esperti hanno partecipato agli incontri tra cattolici e luterani statunitensi fin dall'avvio del dialogo nel 1965 e hanno svolto ruoli importanti nella ricerca storica e dottrinale. Il documento presentato a Washington si avvale della loro esperienza. La pubblicazione del documento per i fedeli cattolici è prevista per il 15 novembre ad opera del Comitato per il dialogo ecumenico e interreligioso della Usccb. (A.L.)


    inizio pagina

    Irlanda: intervento dell'episcopato sul diritto all'educazione cattolica

    ◊   "L'attuale dibattito sulla diversità dell'offerta formativa in Irlanda del Nord richiede il riconoscimento del fondamentale diritto dei genitori di scegliere per i propri figli un'educazione basata sulla fede". Lo sottolinea mons. Donald McKeown, vescovo ausiliare di Down and Connor, e presidente della Commissione per l'educazione cattolica della Irish Episcopal Conference. Secondo il presule «questo principio chiave, che riconosce i diritti dei genitori, è garantito dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Esso è inoltre garanzia di una società stabile e pluralista, come quella esistente in Irlanda e Gran Bretagna, che trova espressione nell'offerta di scuole basate sulla fede e sostenute dallo Stato». Mons. McKeown rammenta che i genitori, che scelgono tali scuole per i loro figli «pagano regolarmente le tasse» e che «da diverse generazioni anche la comunità ecclesiale ha contribuito in modo sostanziale con finanziamenti e risorse alla promozione della scuola cattolica, e in definitiva ciò ha fatto risparmiare il denaro versato dai contribuenti. La lunga esperienza in tutta l'Isola, al Nord e al Sud — ribadisce il presidente della Commissione per l'educazione cattolica — dimostra che le scuole cattoliche sono impegnate nell'accoglienza di alunni di ogni estrazione e nella costruzione di una società coesiva ponendosi al servizio del bene comune». Una presa di posizione, quella dei vescovi irlandesi, - riferisce l'Osservatore Romano - in risposta a chi, nel rivendicare un sistema unico di istruzione, ha definito il sistema di insegnamento delle scuole cattoliche come una «forma benigna di apartheid». Un modello scolastico, cioè, dove cattolici e protestanti sono in genere educati separatamente. Mentre l'educazione cattolica — evidenzia ancora il presule — «continuerà a far valere il diritto di esistere nello spazio pubblico, dobbiamo essere profondamente consapevoli della necessità di servire il bene comune nella nostra società divisa», riaffermando la pluralità e la libertà educativa, specialmente quando «esalta la crescita umana, spirituale e sociale nella ricerca della pace e nell'accoglienza solidale dell'altro». L'ideale infatti per tutti i cittadini, e specialmente per i cristiani, deve essere la «creazione di una società in pace con se stessa, dove regna l'armonia interiore». Il vescovo McKeown conclude citando le parole di Giovanni Paolo ii, il quale durante la visita in Irlanda, 31 anni fa, disse: «Ogni nuova generazione è un nuovo continente da conquistare a Cristo». (R.P.)

    inizio pagina

    Il cardinale Farina sulla Biblioteca Vaticana "tra presente e futuro"

    ◊   Una duplice missione: “raccogliere e custodire nel migliore dei modi il patrimonio ricevuto per trasmetterlo alle generazioni future” e “mettere, attualmente, tale patrimonio a disposizione della comunità scientifica di tutto il mondo”. Questo il compito della Biblioteca Apostolica Vaticana, definita da Benedetto XVI nella sua visita del 25 giugno 2007 la “Biblioteca del Papa” e che ha riaperto i battenti lo scorso 20 settembre dopo tre anni di lavori di ristrutturazione e restauro. A parlarne - riporta l'agenzia Sir - è il cardinale Raffaele Farina, da 13 anni prefetto della stessa e archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Nella prolusione tenuta ieri pomeriggio a Venezia per il Dies academicus dello Studium Generale Marcianum su “Manoscritti e stampati tra conservazione e fruizione. La Biblioteca Apostolica Vaticana tra presente e futuro”, il card. Farina spiega: “Questi due compiti sono spesso in contraddizione tra loro. La sfida con cui dobbiamo confrontarci è proprio questa, utilizzando saggiamente le tecnologie avanzate che ci vengono messe e disposizione”. Il patrimonio dell’istituzione è suddiviso in tre “dipartimenti”: i manoscritti, gli stampati (inclusi disegni, incisioni e assimilati), le monete e le medaglie. “Il dipartimento dei manoscritti – prosegue il cardinale Farina - ne costituisce per così dire il cuore”. Circa 130 i fondi, che a loro volta si distinguono in “aperti”, ossia “Vaticani”, che “continuano ad accrescersi”, e in “chiusi”, costituiti dalle biblioteche storiche, principesche o private acquisite nei secoli. “Escludendo i codici di carattere archivistico, sono oltre 80mila i manoscritti” che coprono “tutti i campi dello scibile umano”, per la maggior parte dei periodi medievale e umanistico, tra cui circa 5mila in greco, 800 in ebraico e oltre 9mila in lingue orientali (arabo, copto, siriaco, armeno, etiope). Tra questi alcune delle più antiche copie delle opere di Omero, Euclide, Cicerone, Virgilio e Dante, ma anche i più antichi codici della Bibbia quali il Codex Vaticanus e il Vat.Gr. 1209 dell’inizio del IV secolo. Sono circa 8.300 gli incunaboli, numerosissime le cinquecentine; un milione e 650 mila i volumi a stampa. (R.P.)

    inizio pagina

    Il Patriarca latino di Gerusalemme Twal in visita in America Latina

    ◊   E’ atteso domani a Buenos Aires, prima tappa della sua visita pastorale in America latina, il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, che sarà accolto dai Cavalieri dell’Ordine del santo Sepolcro del Paese. Denso il programma di incontri che vede il 31 ottobre una celebrazione a Luján, nei pressi della capitale, nella quale sarà ordinato sacerdote il diacono Javier Oliva dell’Istituto del Verbo Incarnato che conta molti missionari in Terra Santa, tra i quali il parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez, ed il vice cancelliere del Patriarcato latino, padre Marcelo Gallardo. Previste due conferenze - riferisce l'agenzia Sir - con a tema la situazione dei cristiani in Medio Oriente, anche alla luce del recente Sinodo, una al Cari, Consiglio argentino per le relazioni internazionali e l’altra all’Università di Buenos Aires. Il patriarca ripartirà il 3 novembre per il Cile da dove si trasferirà in Colombia e Honduras. In un incontro con i giornalisti, durante il Sinodo per il Medio Oriente, il patriarca aveva annunciato questa visita il cui scopo “è quello di incontrare i fedeli della diaspora palestinese in America latina per creare con loro dei legami”. I cristiani mediorientali in America Latina – secondo cifre fornite dallo stesso patriarca – sono almeno mezzo milione “e tutti molto ben integrati”. (R.P.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: le famiglie cattoliche in ritiro al santuario di Thalawila

    ◊   E’ cominciato oggi il “Ritiro nazionale per le famiglie” al santuario di Sant’Anna di Thalawila, nel distretto di Puttlam, nel nord ovest dello Sri Lanka. E’ il primo ritiro nazionale mai organizzato dall’Apostolato nazionale per le famiglie. “Sviluppare la riconciliazione e la pace e coinvolgere di più le persone in una vita di preghiera per costruire una buona vita familiare è lo scopo principale di questo ritiro nazionale” ha detto il direttore dell’Apostolato nazionale per le famiglie. Oggi sarà letto il messaggio dell’arcivescovo Malcolm Ranjit, che diventerà cardinale a novembre. Nell’organizzazione dell’evento sono stati coinvolti tutti i responsabili diocesani di questa pastorale. “Ho assunto l’incarico di direttore dell’apostolato nazionale al santuario di Thalawila quattro mesi fa – ha detto all'agenzia AsiaNews padre Patrick Julian Perera – e abbiamo pensato di dare un’opportunità ai cattolici del nord e del sud di incontrarsi, e di cominciare un dialogo, scambiando opinioni e idee. Abbiamo pensato che un “Ritiro delle famiglie” sarebbe stato il metodo più efficace a questo scopo. Questo è solo l’inizio di un lungo cammino”. Il tema dell’evento è; “Venite, riunitevi come famiglie per costruire la famiglia della nazione dello Sri Lanka”, e gli organizzatori si attendono circa 200mila persone, compresi i bambini, provenienti da tutte le diocesi. Il ritiro durerà tre giorni, da venerdì a domenica. Padre Perera ha illustrato alcuni piani per il futuro, collegati a questo ritiro. “Una delle attività che vogliamo avviare è creare un ponte fra il nord e il sud del paese. A questo scopo stiamo lentamente costruendo piccole comunità, di circa 10-20 famiglie in ogni diocesi per attuare la realizzazione del ponte. Grazie a questo collegamento cercheremo di creare una famiglia “nazionale”; queste famiglie avranno la leadership del movimento, che dovrà essere reso chiaro e comprensibile in ogni diocesi”. Il direttore ha detto che a causa dei cambiamenti sociali e dei nuovi problemi, alcuni cattolici si stanno allontanando dalla preghiera e dalla vita spirituale. “Vogliamo cambiare questa tendenza e riportarli sul cammino dell’amore di Dio”. I responsabili diocesani dell’Apostolato per la famiglia, padre Rajanayagam, padre Jude Jonson e padre Sunil Gunawardana parteciperanno all’evento, come pure un leader spirituale laico, Lalith Perera e il gruppo “Comunità del Signore risorto”. All’incontro partecipano famiglie singalesi e tamil del sud, che avranno così l’occasione di scambiare opinioni e vedute. (R.P.)

    inizio pagina

    Hong Kong: i cristiani invitano a vivere nella fede la vigilia di Tutti i Santi

    ◊   I cristiani di Hong Kong invitano tutti, e soprattutto i giovani, a vivere una esperienza di fede, il senso del ringraziamento e la santificazione della vita nella notte che precede la solennità di Tutti Santi, il primo novembre. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), il gruppo “U-Fire” della chiesa protestante, ha sottolineato la cultura del ringraziamento cristiano propria di questa notte, piuttosto che la cultura dell’orrore e del macabro, sponsorizzata dalla societа secolare e motivata solo da guadagni ed interessi commerciali. L’associazione cattolica “Touch” ha organizzato un seminario nella parrocchia di sant'Antonio per ribadire l’importanza della festa di Tutti i Santi rispetto ad Halloween, perché ci ricorda che “il bene ha combattuto le tenebre, la gioia ha cacciato la paura, la vita eterna risplende nella sua luce”, ed invita ad offrire un’alternativa ad Halloween ai giovani di oggi. Secondo don Simon Li, “la festa di Tutti i Santi è un invito alla santificazione. L’anno prossimo entriamo nell’Anno dei Laici indetto dalla diocesi di Hong Kong, quindi i fedeli devono sapere che la santificazione fa parte della nostra missione cristiana”. (R.P.)


    inizio pagina

    Kenya: missionari contro la pena di morte per i responsabili dell’omicidio di padre Bertaina

    ◊   La sentenza di condanna a morte emessa nei confronti dei presunti responsabili dell’omicidio di padre Giuseppe Bertaina dovrebbe essere commutata in una pena detentiva e, al massimo, in ergastolo. E’ quanto scrivono i missionari della Consolata in una lettera depositata presso l’Alta corte di giustizia di Nairobi. “Riteniamo che un’eventuale esecuzione della condanna a morte – si legge in una nota diffusa dall'Istituto – sarebbe oltremodo offensiva alla memoria di padre Bertaina, che ha speso tutta la sua esistenza per la vita della gente del Kenya e per la sua promozione, lavorando con passione e generosità nella formazione di generazioni di studenti”. Venerdì scorso sono stati condannati un ex-seminarista dell’Istituto e una donna trovata in possesso del libretto di assegni di padre Bertaina. Nella nota i missionari della Consolata definiscono il procedimento dell’Alta corte un fatto “positivo” alla luce di alcuni “casi analoghi non risolti”: dall’assassinio di padre Michele Stallone a quello del vescovo missionario Luigi Locati. Padre Bertaina – ricorda l’agenzia Misna – è stato ucciso il 16 gennaio 2009 nei pressi dell’Istituto di Filosofia dei missionari a Langata, periferia di Nairobi. Aveva 82 anni, era nativo di Cuneo ed era stato ordinato sacerdote nel 1951. Da anni lavorava in Africa in qualità di insegnante e, ultimamente, ricopriva l’incarico di amministratore dell’Istituto di Filosofia dei missionari della Consolata a Nairobi. (A.L)

    inizio pagina

    Carismatici: Matteo Calisi riconfermato presidente del "Catholic Fraternity"

    ◊   Sarà ancora l’italiano Matteo Calisi a guidare la “Catholic Fraternity”, organismo federativo delle comunità del Rinnovamento Carismatico Cattolico a livello mondiale, per un terzo mandato. La notizia è stata diffusa ieri mentre si sta svolgendo ad Assisi un raduno internazionale, con la presenza di delegati di tutti i continenti. Calisi - riferisce l'agenzia Sir - è membro del Pontificio Consiglio per i Laici e presidente della “Comunità di Gesù” di Bari. Della “Catholic Fraternity” fanno parte diverse comunità internazionali fra le quali: la stessa Comunità barese, le Comunità francesi dell’Emmanuel e delle Beatitudini e le Comunità brasiliane Shalòm e Canção Nova. L’organismo federativo ha sede in Vaticano. Il riconoscimento è avvenuto nel 1990. Il Servo di Dio Giovanni Paolo II, in particolare, indirizzandosi alla “Catholic Fraternity” aveva sottolineato il ruolo all’interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico: “In seno al Rinnovamento Carismatico, la Catholic Fraternity ha una missione particolare, riconosciuta dalla Santa Sede. Uno degli obiettivi definiti dai vostri Statuti è quello di salvaguardare l’identità cattolica delle comunità carismatiche”. Il nuovo consiglio esecutivo annovera esponenti da Stati Uniti, Messico, Brasile, Argentina, Uganda, Congo, Angola, Francia, Italia e vari paesi asiatici. (R.P.)

    inizio pagina

    Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: esperti a confronto sull'obesità infantile

    ◊   “Corri verso la salute”: domani, alle ore 9, il Bambino Gesù scende in campo contro l’obesità infantile con l’iniziativa che per l’intera mattinata vedrà protagonisti tanti bambini. I piccoli potranno liberare tutta la loro energia in una serie di attività sportive e di giochi in movimento presso il Pontificio Oratorio di San Paolo (via San Paolo, 12 – Roma). L’evento - promosso nel Lazio dall’Ospedale Pediatrico della Capitale - rientra nella giornata di informazione sulle patologie legate all’alimentazione che la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica organizza da 4 anni in tutte le regioni italiane. L’obesità infantile – si legge nel comunicato dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - è un problema di sempre maggiore rilevanza sociale sia per il numero di ragazzi interessati (oltre 1 bambino su 3 è in sovrappeso se non obeso), sia per la gravità della patologia: già in età pediatrica possono infatti presentarsi complicanze come l’iperinsulinismo (che può portare precocemente al diabete), la steatosi epatica, l’ipertensione arteriosa, i problemi psicologici. Per sensibilizzare su queste tematiche e per promuovere stili di vita salutari, alla mattina di movimento attivo il Bambino Gesù affianca l’incontro scientifico “Attività motoria e sana alimentazione in età scolare” (ore 10 - 12:30, Sala Congressi dell’Oratorio), un vero faccia a faccia tra esperti e famiglie per definire, con il coinvolgimento dei rappresentanti delle istituzioni, le possibili soluzioni al problema. Alle 12.30, infine, per stimolare tutti - grandi e bambini - a comportamenti più attivi, è prevista una passeggiata intorno alla Basilica di San Paolo tra salute e storia. L’iniziativa, patrocinata da Regione Lazio, Provincia e Comune di Roma, è stata organizzata con la collaborazione del Coni Provinciale di Roma e del Csi Roma - Centro Sportivo Italiano. (A.L.)

    inizio pagina

    Il libro “San Paolo nell’arte paleocristiana” apre il nuovo ciclo dei Venerdì di Propaganda della Lev

    ◊   Oggi alle 17.30, presso la Libreria Internazionale Paolo VI in via di Propaganda 4 a Roma, inizia il nuovo ciclo de “I Venerdì di Propaganda: temi e autori” promosso dalla Libreria Editrice Vaticana (Lev). Neria De Giovanni incontra Stella Patitucci Uggeri, archeologa di fama internazionale, autrice del volume “San Paolo nell’arte paleocristiana” pubblicato dalla Lev. Il volume presenta uno studio approfondito sulla figura dell’apostolo Paolo quale venne delineandosi dai tempi più remoti (secoli IV-VI d.C.) nei monumenti cristiani. Il volume è riccamente illustrato da immagini che accompagnano le descrizioni del testo e aiutano i non specializzati nella comprensione della narrazione dell’autrice. Stella Patitucci Uggeri è dal 1985 professore ordinario di Archeologia Medievale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cassino. Ha esordito con studi di archeologia classica e soprattutto con esperienze scientifiche legate alla Grecia e al Mediterraneo Orientale. I contributi scientifici si sono concretati in oltre un centinaio di saggi, pubblicati in riviste specialistiche nazionali ed estere, ed in alcune monografie. Ha preso parte attiva a numerosi congressi scientifici in Italia e all'estero ed ha svolto un'intensa opera di organizzazione di seminari e congressi su diversi temi di archeologia e topografia medievali in gran parte svolti a Roma presso la sede del Cnr. Ha fondato e dirige i "Quaderni di Archeologia Medievale".

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    L’allarme Onu sul Libano: pace a rischio nel Paese

    ◊   Il Libano rischia la guerra civile. A lanciare l’allarme è l’Onu, che mette in guardia da possibili scontri nelle prossime settimane, quando verranno pubblicate le sentenze del Tribunale speciale che indaga sull’assassinio dell’ex premier, Hariri. La milizia islamica di Hezbollah ha invitato a boicottare il lavoro degli inquirenti e ha avvertito che la situazione sta diventando molto pericolosa. Ma qual è il quadro nello Stato libanese? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Roger Bouchahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:

    R. - La guerra civile è già in atto, perché dalle analisi svolte a 360° risulta che in Libano si stanno armando tutti. Il rischio di una guerra civile non c’è soltanto quando si spara nelle strade. Nel Paese, ogni giorno ci sono minacce tra gruppi diversi, tra politici diversi. C’è una tensione smisurata, quasi incontrollabile. La guerra civile in senso stretto non ci sarà, proprio perché non c’è una situazione tale per fare una guerra civile: le guerre civili ci sono quando i due gruppi o si armano all’improvviso o sono già armati e si scontrano. In Libano, oggi, c’è il potere degli Hezbollah che minaccia l’esistenza dello Stato libanese stesso. Se Hezbollah decide di invadere tutto il territorio creando una situazione di Stato militare occupato, le conseguenze sarebbero gravissime. Non so poi a chi si chiederebbe un intervento…

    D. - Tra i Paesi arabi, chi può fare qualcosa a favore della complessa situazione del Paese libanese?

    R. - Nessuno. La Siria continuerà a lasciar agire Hezbollah e non vede l’ora di rimettere i piedi dentro il Libano. Forse, si potrebbe giocare questa carta: per non far scoppiare una nuova guerra civile, permetteranno il rientro nel Paese della Siria che già esercita un’influenza al cento per cento. Il vero problema è che il Libano non ha un Paese amico che può intervenire. Non si può scavalcare la Siria per entrare in Libano, non è che l’Egitto può mandare i soldati egiziani con gli aerei per intervenire. Hariri ha l’Arabia Saudita dietro, ma l’Arabia Saudita non riesce a difendersi - essa stessa - dalle minacce dei salafiti e dei gruppi jihadisti e yemeniti che mettono in difficoltà la sicurezza del Paese. Il Libano spera nell’Onu, spera nella giustizia, spera nell’Occidente. Non può sperare in un Paese amico arabo, perché poi c’è la questione della religione. Non ci dimentichiamo che una guerra civile in Libano può far scoppiare la guerra sunnita e sciita in tutto il mondo. L’amministrazione Obama sta sottovalutano questo rischio, ma se questa guerra scoppia - e può partire proprio dal Libano - significherebbe accendere il fuoco in mezzo mondo.

    L’Iran ha accettato di riprendere i colloqui sul nucleare con il gruppo 5+1
    L’Iran ha accettato di riprendere i colloqui con il gruppo 5+1, dopo il 10 novembre. Ad annunciarlo è il capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, dopo aver ricevuto una comunicazione scritta da Teheran. Si tratta di “una novità molto significativa - ha concluso il ministro degli Esteri Ue - dovremo solo vedere tempi e luoghi per la ripresa del dialogo”.

    Sale il tasso di disoccupazione in Italia
    In Italia, il tasso di disoccupazione a settembre è aumentato all'8,3% rispetto all'8,1% registrato ad agosto. In valori assoluti, il numero delle persone in cerca di occupazione a settembre è stato pari a 2,071 milioni. In particolare, per quanto riguarda i giovani (15-24 anni) a settembre scorso il tasso dei senza lavoro è salito al 26,4% dal 25% di agosto. Il dato rimane superiore alla media dell'Unione Europea a 27 e alla media dell'eurozona. Da parte sua, il ministro del Lavoro Sacconi, in conferenza stampa, ha sottolineato che l’occupazione risulta pari a 57%, e dunque in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto ad agosto e in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

    Human Rights Watch denuncia violenze impunite in Costa d‘Avorio
    A pochi giorni dalle elezioni presidenziali e legislative in Costa d'Avorio, che si terranno dopodomani, un rapporto pubblicato oggi da Human Rights Watch (Hrw) denuncia i continui assalti ai danni di civili da parte di bande armate di criminali nelle regioni occidentali del Paese, con centinaia di donne violentate e rapinate e, in molti casi, di fronte ai mariti obbligati ad assistere. Nel rapporto di 72 pagine intitolato "Afraid and Forgotten: Lawlessness, Rape, and Impunity in Western Cote d'Ivoire", vengono documentate le violenze fisiche e sessuali nelle regioni di Moyen Cavally e Dix-Huit Montagnes nell'ovest del Paese. Human Rights Watch (Hrw) afferma che le autorità del Paese sono incapaci di “proteggere la popolazione, di non condurre inchieste e di non perseguire penalmente queste bande di criminali”. “Dopo essere state rimandate varie volte, si terranno tra due giorni – si legge nel rapporto – le elezioni presidenziali e legislative. Chiediamo ai leader politici di affrontare il problema dei diritti umani e di fare funzionare gli organi giudiziari in tutto il Paese”. Le elezioni presidenziali previste per domenica 31 ottobre dovrebbero chiudere la crisi cominciata nel 2002 con un tentativo di colpo di Sstato che, pur fallito, ha lasciato il Paese diviso in due: il nord ai ribelli e il sud ai governativi.

    Emergenza alluvioni in Benin e in altri Paesi africani
    Emergenza inondazioni anche in Benin: almeno 46 persone sono morte nel Paese africano a causa delle forti piogge torrenziali, che hanno causato potenti inondazioni nelle ultime settimane. Complessivamente, sono 100 mila le persone che hanno perso le loro abitazioni, per un totale di 680 mila persone coinvolte, secondo quanto denuncia l'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati (Unhcr). “I due ponti aerei con aiuti alle popolazioni colpite sono già atterrati nel Paese con 3.000 tende che serviranno ad alloggiare temporaneamente 15 mila persone – ha comunicato all'Ansa Habibatou Mamadou Gologo dell'Unhcr – la situazione adesso va un po’ meglio, oggi non sta piovendo, ma l'emergenza rimane”. Le devastanti inondazioni hanno interessato diversi Paesi dell'Africa occidentale e centrale causando complessivamente 377 morti su un totale di oltre 1,5 milioni di persone coinvolte. Il Benin è il Paese più colpito con 55 distretti allagati su un totale di 77.

    Thailandia, continua l’emergenza alluvioni: 94 morti e milioni di senzatetto
    È drammatica la situazione in Thailandia, colpita da quasi tre settimane da violente inondazioni. Le autorità hanno precisato che le vittime sono 94 e che milioni di persone hanno perso la casa, i terreni e il bestiame, principalmente nel centro e nell’est del Paese.

    La visita di Obama in India: con lui 250 esponenti di aziende Usa
    Circa 250 amministratori delegati e manager di aziende americane seguiranno il presidente, Barack Obama, in India: si tratta del maggior contingente di manager statunitensi che abbia mai accompagnato un presidente in visita di Stato. Lo rende noto il Financial Times, che riferisce fonti dell'amministrazione Obama. L'India, dove si fermerà tre giorni, è la prima tappa del tour in Asia di Obama. In quei giorni, diverse aziende americane dovrebbero siglare importanti accordi nel Paese, del valore di diversi miliardi di dollari. Fra questi, la vendita da parte di Boeing dell'aereo C17 al governo indiano, un accordo dal valore di 5,8 miliardi di dollari. General Electric o Caterpillar, invece, dovrebbero aggiudicarsi una commessa da 5 miliardi di dollari per la fornitura di locomotive alle ferrovie indiane. Secondo lo Us India Business Council, gli accordi che saranno siglati in India dovrebbero tradursi nella creazione di circa 100 mila posti di lavoro.

    Segnalati spari da unità della Corea del Nord contro un'altra della Corea del Sud
    Diverse esplosioni di arma da fuoco sono stati registrate oggi, da parte di un'unità della Corea del Nord contro un'altra della Corea del Sud: lo ha riferito la tv sudcoreana Ytn. Sulla base delle ricostruzioni ancora frammentarie dei media sudcoreani, l'episodio è accaduto a Hwacheon, nella provincia orientale di Gangwon, a poco più di 100 chilometri da Seul, ed è stato confermato dal Comando delle forze armate del Sud. “Non è stato ancora chiarito se la sparatoria sia stata accidentale oppure no”, ha detto un alto militare all'agenzia Yonhap in forma anonima. “Di sicuro - ha aggiunto – abbiamo subito risposto al fuoco”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 302

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina