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Sommario del 27/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale: appelli per Indonesia e Benin. Catechesi su Santa Brigida: l'Europa si alimenti dalle proprie radici cristiane
  • Il Papa incontra una delegazione della Corte dei Conti Europea
  • Condanna a morte di Tarek Aziz: no della Santa Sede e dell'Unione Europea
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tsunami ed eruzioni vulcaniche in Indonesia: centinaia di morti e dispersi
  • Epidemia di colera ad Haiti: a rischio gli sfollati del post-terremoto
  • Francia: via libera alla riforma delle pensioni
  • Incontro multiconfessionale al Cairo sulla scia del Meeting di Rimini
  • Mille orti per l'Africa: partito il progetto di Terra Madre per un'agricoltura alternativa nel continente
  • Rapporto CSVnet sul volontariato in Italia: i volontari ci sono, ma mancano sempre più i fondi
  • In edicola per tutti l’Enciclopedia filosofica. Da domani il secondo volume, in allegato al Corriere della Sera
  • Chiesa e Società

  • Myanmar: la Chiesa mobilitata per le vittime del ciclone Giri
  • India: il Consiglio delle Chiese condanna le discriminazioni contro i dalit
  • Brasile: ucciso don Josenir Morais Santana, parroco nell’arcidiocesi di Fortaleza
  • Amazzonia: rinviata la sentenza per padre Bartolini il missionario che difende gli indios
  • Uzbekistan: un cristiano multato con sette anni di stipendio per un dvd su Gesù
  • Vietnam: i vescovi chiedono al governo “spiegazioni” sui sei cattolici sotto processo
  • Si celebra in Italia la Giornata del dialogo islamo-cristiano
  • Esperto dell’Onu denuncia: torturati milioni di prigionieri nel mondo
  • Colombia: la Chiesa propone un “database” di popoli e agenti pastorali indigeni
  • Usa. “Siate missionari”, l'invito del direttore nazionale delle POM a tutti i battezzati
  • Burkina Faso. Acqua e istruzione: i Gesuiti “sfidano il deserto”
  • Somalia: istruzione per i bambini profughi
  • Taiwan: 100 anni di evangelizzazione per le Oblate della Sacra Famiglia
  • Torino: al via domani l'incontro europeo dell’Associazione Incontro Matrimoniale
  • Dal 29 ottobre la 34.ma Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo
  • Unitalsi: pellegrinaggio nazionale a Pompei
  • A Kinshasa il primo festival internazionale dei fumetti e dei film d’animazione
  • L’Italia alla guida dell’Organizzazione mondiale del Turismo nel 2011
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Onu chiede a Iraq e Stati Uniti un'inchiesta sulle accuse di abusi lanciate da Wikileaks
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale: appelli per Indonesia e Benin. Catechesi su Santa Brigida: l'Europa si alimenti dalle proprie radici cristiane

    ◊   Solidarietà all’Indonesia, flagellata da una serie di catastrofi naturali, e al Benin, colpito da alluvioni. Si è conclusa con un doppio appello l’udienza generale di Benedetto XVI, tenuta questa mattina in Piazza San Pietro, davanti a 30 mila persone. Il Papa ha dedicato la catechesi a Santa Brigida di Svezia, vissuta nel 14.mo secolo, la grande mistica compatrona d’Europa ed esempio di santità coniugale. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Un triplice colpo – terremoto, tsunami, eruzione vulcanica – inferto al cuore di un Paese al quale nulla è stato risparmiato negli ultimi tempi. Benedetto XVI si fa vicino all’Indonesia che conta i suoi numerosi morti dopo le onde anomale sull’isola di Sumatra ed estende gli stessi sentimenti allo Stato africano del Benin, che fronteggia da settimane delle gravi alluvioni:

    “Ai familiari delle vittime esprimo il più vivo cordoglio per la perdita dei loro cari e a tutta la popolazione indonesiana assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera. Sono inoltre vicino alla cara popolazione del Benin, colpita da continue alluvioni, che hanno lasciato molte persone senza tetto e in precarie situazioni igienico-sanitarie. Sulle vittime e sull’intera nazione invoco la benedizione ed il conforto del Signore. Alla comunità internazionale chiedo di prodigarsi per fornire il necessario aiuto e per alleviare le pene di quanti soffrono per queste devastazioni”.

    La precedente catechesi in italiano e nelle varie lingue – svolta in una Piazza San Pietro inondata da un luminoso sole autunnale – era stata impostata dal Papa su Santa Brigida di Svezia e sulle molte “vite” che caratterizzarono la sua esistenza. Moglie e poi vedova, mistica e poi Santa, Patrona d’Europa: Benedetto XVI ha considerato una ad una queste varie fasi, non tanto per evidenziare una salita dal basso verso l’alto, quanto per dimostrare come una vita cristiana coerente, qualsiasi sia la vocazione di una persona, è sempre apportatrice di santità. Nata nel 1303 in un Paese, quello scandinavo, divenuto cristiano da 300 anni, Brigida – ha affermato il Papa – fu dapprima moglie e madre di otto figli. Un matrimonio lungo e sereno, durato 28 anni, e impostato saldamente su valori mutuati dal Vangelo:

    “Brigida, spiritualmente guidata da un dotto religioso che la iniziò allo studio delle Scritture, esercitò un influsso molto positivo sulla propria famiglia che, grazie alla sua presenza, divenne una vera ‘chiesa domestica’. (...) Questo primo periodo della vita di Brigida ci aiuta ad apprezzare quella che oggi potremmo definire un’autentica 'spiritualità coniugale': insieme, gli sposi cristiani possono percorrere un cammino di santità, sostenuti dalla grazia del Sacramento del Matrimonio”.

    Come “non poche volte” accade anche oggi in una vita coniugale, ha constatato il Pontefice, fu il marito di Brigida, Ulf, ad essere aiutato con sensibilità e delicatezza dalla moglie a compiere un percorso di fede:

    “Possa lo Spirito del Signore suscitare anche oggi la santità degli sposi cristiani, per mostrare al mondo la bellezza del matrimonio vissuto secondo i valori del Vangelo: l’amore, la tenerezza, l’aiuto reciproco, la fecondità nella generazione e nell’educazione dei figli, l’apertura e la solidarietà verso il mondo, la partecipazione alla vita della Chiesa”.

    La vedovanza, che sopraggiunse dopo il 1341, porta con sé un radicale cambio di vita per la futura Santa. Brigida rinuncia alle nozze e approfondisce il suo rapporto interiore con Dio. Scaturisce da qui, ha descritto Benedetto XVI, quella lunga e variegata esperienza di rivelazioni divine, che ebbero nella contemplazione della Passione di Cristo uno dei fulcri spirituali. Ma Brigida era consapevole, ha detto il Papa, che questo suo carisma era a servizio della Chiesa:

    “Proprio per questo motivo, non poche delle sue rivelazioni erano rivolte, in forma di ammonimenti anche severi, ai credenti del suo tempo, comprese le Autorità religiose e politiche, perché vivessero coerentemente la loro vita cristiana; ma faceva questo sempre con un atteggiamento di rispetto e di fedeltà piena al Magistero della Chiesa, in particolare al Successore dell’Apostolo Pietro”.

    Brigida, spesso in pellegrinaggio – nel 1371 arriva anche in Terra Santa – fonda un Ordine religioso con i due rami, maschile e femminile, sotto l’autorità di una “abbadessa”. Un fatto questo, ha soggiunto il Pontefice, che non deve stupire:

    “Di fatto, nella grande tradizione cristiana, alla donna è riconosciuta una dignità propria, e – sempre sull’esempio di Maria, Regina degli Apostoli – un proprio posto nella Chiesa, che, senza coincidere con il sacerdozio ordinato, è altrettanto importante per la crescita spirituale della comunità. Inoltre, la collaborazione di consacrati e consacrate, sempre nel rispetto della loro specifica vocazione, riveste una grande importanza nel mondo d’oggi”.

    Per questi motivi, ha consluso Benedetto XVI, Brigida diviene fin da subito “una una figura eminente nella storia dell’Europa”:

    “Dichiarandola compatrona d’Europa, il Papa Giovanni Paolo II ha auspicato che santa Brigida – vissuta nel XIV secolo, quando la cristianità occidentale non era ancora ferita dalla divisione – possa intercedere efficacemente presso Dio, per ottenere la grazia tanto attesa della piena unità di tutti i cristiani. Per questa medesima intenzione, che ci sta tanto a cuore, e perché l’Europa sappia sempre alimentarsi dalle proprie radici cristiane, vogliamo pregare, cari fratelli e sorelle, invocando la potente intercessione di santa Brigida di Svezia, fedele discepola di Dio e compatrona d’Europa”.

    I saluti particolari del Papa, al termine delle catechesi, sono andati ai pellegrini provenienti da Sulmona, che hanno ricambiato la visita pastorale di Benedetto XVI dello scorso luglio, e alle Suore del Preziosissimo Sangue, presenti a Roma per la Beatificazione di Alfonsa Clerici, e alle religiose Brigidine, riunite per il loro Capitolo generale, alle quali il Pontefice ha augurato che dall’assemblea in corso “scaturiscano generosi propositi di vita evangelica per l’intero Istituto”.

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    Il Papa incontra una delegazione della Corte dei Conti Europea

    ◊   Al termine dell’udienza generale, il Santo Padre ha ricevuto nell’Auletta dell’Aula Paolo VI una delegazione della Corte dei Conti Europea.

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    Condanna a morte di Tarek Aziz: no della Santa Sede e dell'Unione Europea

    ◊   “La posizione della Chiesa cattolica sulla pena di morte è nota. Ci si augura quindi davvero che la sentenza contro Tarek Aziz non venga eseguita, proprio per favorire la riconciliazione e la ricostruzione della pace e della giustizia in Iraq dopo le grandi sofferenze attraversate”. E’ quanto ha affermato ieri il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo la sentenza di condanna a morte per impiccagione emessa dall’Alta Corte penale di Baghdad contro l'ex vicepremier iracheno e stretto collaboratore di Saddam Hussein. “Per quanto riguarda poi un possibile intervento umanitario – ha sottolineato padre Lombardi - la Santa Sede è solita adoperarsi non in forma pubblica, ma per le vie diplomatiche a sua disposizione”. Un netto “no” all’esecuzione capitale di Tarek Aziz è giunto anche dall’Unione Europea e dai vescovi iracheni. Massimiliano Menichetti ha intervistato Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio promotrice della moratoria mondiale contro la pena di morte:

    R. – L’Iraq ha bisogno di abbassare il tono della violenza e di ritrovare ragioni per una riconciliazione nazionale. La condanna a morte di Tarek Aziz rischia di essere, a distanza di anni, la punizione di un protagonista, dove chi vince scarica su uno dei colpevoli, o ritenuti tali nel passato, tutte le colpe. Qualunque possa essere l’accusa a Tarek Aziz, l’Iraq ha bisogno di meno morte. In questo modo, purtroppo, la Corte, che ha deciso questa sentenza terribile, rischia di mettere l’Iraq ancora più lontano dal percorso che stanno seguendo i Paesi del mondo, che stanno cercando di liberarsi dalla pena capitale.

    D. – La condanna a morte nei confronti di Tarek Aziz e di altri due fedelissimi al regime, immediatamente accende il ricordo dell’esecuzione di Saddam Hussein, nel 2006: un’uccisione che non si riuscì a fermare. Adesso ci sono speranze diverse?

    R. – Io mi auguro che il governo iracheno, che ha la possibilità, possa commutare questa sentenza. Dentro al governo iracheno siamo a conoscenza della presenza di ministri che non sono favorevoli alla pena di morte. Mi sono trovato io personalmente a parlare con più di dieci direttori di carceri iracheni che non ne possono più di morte. Io credo che si potrebbe interpretare un nuovo corso, proprio non infliggendo questa pena capitale, che non aggiunge nulla e non rende più sicuro il Paese. Sarebbe un’occasione, un segnale gigantesco dato al mondo e allo stesso Paese: non bisogna più uccidere nessuno. Dobbiamo veramente lavorare per difendere la vita in ogni circostanza e lo Stato non si può mai abbassare al livello di chi uccide.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La donna ha una dignità e un posto importante nella Chiesa: all'udienza generale Benedetto XVI parla di Santa Brigida di Svezia. Appello del Papa per l'Indonesia e il Benin, colpiti da devastazioni.

    La presentazione - oggi pomeriggio all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - della traduzione in italiano del primo volume dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger, "La teologia della liturgia" e del libro, curato da Pierluca Azzaro, "Joseph Ratzinger. Opera omnia. Invito alla lettura": in cultura, anticipazione del discorso del cardinale Tarcisio Bertone, la prefazione di Gianni Letta e i saggi di Rudolf Voderholzer e Lucetta Scaraffia.

    Inos Biffi sull'azione liturgica celebrata dalla Chiesa.

    La Spagna e l'amaro prezzo della crisi: in rilievo, nell'informazione internazionale, il debito delle agenzie immobiliari che supera i 320 miliardi.

    Iraq: la comunità internazionale contro la condanna a morte di Tareq Aziz.

    Nell'informazione vaticana, Nicola Gori intervista il vescovo Maupeou d'Ableiges, già presidente della Conferenza episcopale regionale Nordeste5 del Brasile.

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    Oggi in Primo Piano



    Tsunami ed eruzioni vulcaniche in Indonesia: centinaia di morti e dispersi

    ◊   L’Indonesia, colpita da due catastrofi naturali, ha vissuto nelle ultime 24 ore una nuova drammatica pagina della propria storia. Un terremoto, seguito da uno tsunami, ha causato almeno 270 morti e centinaia di dispersi al largo di Sumatra, nell'ovest del Paese. L’eruzione del Vulcano Merapi, sull'isola di Java, ha provocato poi una trentina di decessi per asfissia o ustioni e costretto migliaia di persone all'evacuazione. Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono è rientrato immediatamente dal Vietnam mentre è in moto la macchina dei soccorsi. Gli Stati Uniti si dicono pronti per distribuire gli aiuti. La Caritas Internationalis ha offerto 60 mila euro e le organizzazioni nazionali sono al lavoro. La Chiesa locale è in prima linea nel soccorso alla popolazione. Sentiamo la testimonianza da Padang di Padre Fernando Abis, superiore regionale dei Saveriani per la zona di Sumatra. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. – Ci sono parecchi villaggi che non sono stati ancora raggiunti. Ci sono tante, tante case distrutte. Anche le scorte di cibo sono state spazzate via…

    D. – Voi vi siete organizzati in qualche modo?

    R. – Sì, la diocesi ha già mandato sul posto tre incaricati della Caritas. Siamo in contatto anche con organizzazioni missionarie e umanitarie di Jakarta e sembra anche che stiano arrivando aiuti di una certa consistenza.

    D. – Sono scattati anche aiuti ed interventi del governo?

    R. – Il governo sta mandando navi che trasportano quello che si può radunare così, in tutta fretta. Sembra che anche il vice presidente sia arrivato qui, a Sumatra, mentre il presidente si è recato a Java.

    D. – Crede che ci saranno richieste specifiche, ci sarà bisogno anche di un massiccio intervento internazionale?

    R. – Tra poco ci sarà un incontro in diocesi con il vescovo e si saprà meglio se ci sarà bisogno di un massiccio intervento dall’esterno. Penso che a richiedere maggiore attenzione siano i contributi alla ricostruzione delle case e dei villaggi.

    D. – Per quanto riguarda invece il vulcano Merapi, le informazioni dicono che questa eruzione fosse prevedibile...

    R. – Sì, già da una settimana c’era il preallarme e chi poteva mettersi in salvo l’ha fatto. Quello che non era prevedibile penso fosse la nube calda, incandescente, che è scivolata sul fianco del vulcano, dove ci sono state le vittime.

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    Epidemia di colera ad Haiti: a rischio gli sfollati del post-terremoto

    ◊   Ad Haiti il dramma del colera, che ha provocato finora oltre 270 morti e più di 3600 contagiati, desta grande preoccupazione per la possibile diffusione del virus nei campi allestiti dopo il terremoto dello scorso 12 gennaio. Le organizzazioni umanitarie presenti nel Paese affrontano questa nuova emergenza ricordando che l’epidemia peggiore è quella di dimenticare la solitudine degli sfollati che vivono in condizioni di grande miseria. Sulla situazione ad Haiti ascoltiamo al microfono di Federico Piana il responsabile nel Paese caraibico dell’Agenzia italiana per la risposta alle emergenze (Agire), Stefano Ellero:

    R. - In questo momento il timore è quello che questa situazione - ancora di altissima vulnerabilità - possa essere terreno fertile per un’estensione dell’epidemia a qualche decina di migliaia di persone. Il direttore dell’Ufficio di coordinamento degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite non esclude, anzi teme e paventa, che si possa verificare una diffusione ancora più ampia, dovuta appunto ancora all’estrema precarietà in cui vivono almeno un milione di persone ad Haiti. Con il coordinamento delle Nazioni Unite si sta cercando di contenere l’epidemia nelle zone in cui è esplosa ed evitare la sua propagazione alla capitale, Port-au-Prince, dove è concentrato il gran numero degli sfollati. Si sta facendo un’azione di cura per coloro che sono stati colpiti e di distribuzione di materiale igienico e informativo per quanti vivono ancora nei campi. Se l'epidemia dovesse propagarsi, sarebbe arduo poi far fronte a questa emergenza!

    D. - Paradossalmente questo colera ha riacceso i riflettori proprio su Haiti, Paese un po’ dimenticato…

    R. - Dopo la reazione notevolissima che c’è stata a gennaio scorso in termini di finanziamenti e di aiuti per affrontare l’emergenza, il problema adesso è per le persone sono ancora nei campi. C’è uno stallo politico a livello locale perché ci sono delle elezioni presidenziali incombenti e la Comunità internazionale sta un po’ alla finestra. Ha promesso molti soldi, ma ancora non sono arrivati. Sarebbe necessaria un’azione di pressione internazionale più efficace nei confronti del governo haitiano o comunque una strategia più chiara di ricostruzione che permetta in tempi più rapidi di quelli che invece si paventano adesso, di passare alla fase due del post-emergenza, ovvero ad una vera soluzione abitativa per questo numero altissimo di persone che vive ancora nelle tende.

    D. - Come mai non è stata fatta quest’operazione di pressione?

    R. - Chiaramente è un gioco delle parti molto delicato. La commissione incaricata per la ricostruzione è co-presieduta dall’ex presidente americano Bill Clinton e dal primo ministro haitiano Jean-Max Bellerive. Di fatto c’è solo la bozza di strategia per la ricostruzione abitativa che, però, non ha un piano applicativo al momento. Il grossissimo problema della proprietà della terra, che non è stato ancora chiarificato, non permette una rapida implementazione di una strategia di ricostruzione abitativa.

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    Francia: via libera alla riforma delle pensioni

    ◊   In Francia oggi il via libera definitivo dell’Assemblea Nazionale al testo sulla riforma delle pensioni, fortemente voluta dal presidente Sarkozy e contestata dai sindacati. Il voto, però, all’indomani dell’approvazione da parte del Senato, rappresenta poco più che una formalità. Il Partito Socialista all’opposizione ha annunciato il ricorso al Consiglio costituzionale. I sindacati, invece, hanno confermato la nuova giornata di mobilitazione per domani. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Domenico Quirico, corrispondente da Parigi per il quotidiano "La Stampa":

    R. - Questa giornata di lotta ulteriore, appare - diciamo - francamente un po’ metafisica, perché non può portare più a nulla. Ormai, infatti, la legge c’è e non è che il governo la può abrogare. Anche se il provvedimento non è ancora in funzione e quindi in teoria potrebbe essere ancora sospeso, ma questo è un marchingegno costituzionale veramente un po’ fantasioso. Queste nuove forme di lotta potrebbero diventare una cometa di piccoli scioperi in settori particolari e ristretti dell’attività economica, ma cruciali per la vita economica del Paese. La benzina sta tornando nelle stazioni di servizio, ma fra un po’ non ce ne sarà più perché le raffinerie continuano a non essere aperte. Potranno esserci degli scioperi - ad esempio - nei trasporti, dove c’è un sindacato radicale molto, molto forte. C’è sempre, poi, la grande incognita degli studenti. Questa settimana sono in vacanza per cui le loro possibilità di mobilitazione sono assai ridotte, ma da lunedì tornano a scuola e sono abbastanza arrabbiati. In Francia c’è un malessere giovanile molto forte, che va oltre la riforma delle pensioni e che cerca semplicemente delle bandiere sotto cui allinearsi.

    D. - Chi ha vinto e chi ha perso in questa vicenda?

    R. - Direi che sostanzialmente non ha vinto nessuno. Nel senso che i sindacati non sono riusciti a far retrocedere il governo: la legge è lì e i 62 anni sono lì. Anche se l’unità sindacale ha tenuto, al di là - forse - delle stesse previsioni dei sindacati… Sarkozy non ha vinto, perché esce "malmenato" da questa vicenda e con un favore popolare ridotto veramente al minimo: è il presidente più impopolare della Quinta Repubblica. L’anno e mezzo che lo separa dalle presidenziali sarà un vero e proprio calvario per lui; risalire la china è difficilissimo.

    D - Per altri versi è stata confermata la resistenza dei francesi nei confronti di una riforma dettata dalla crisi…

    R. - La difficoltà di riformare in questo Paese è enorme. Di questo lo stesso Sarkozy ha dovuto rendersi conto: non è riuscito di fatti a riformare praticamente nulla e questa è la prima riforma che porta - possiamo dire con tanta fatica - a conclusione. Il vero problema era non tanto la pensione a 60, a 62 o a 65 anni: il vero problema è sormontare questo rifiuto della Francia di riconoscere le condizioni in cui oggi si trova nel mondo, nell’economia, nella società, in Europa.

    D. - Una difficoltà imprevista per la strategia di Sarkozy…

    R. - Il problema è - come dire - la decadenza e la crisi della Francia che è iniziata prima di Sarkozy. E’ iniziata prima di Sarkozy e che Sarkozy ha ereditato, ma che aveva promesso di fermare e addirittura di capovolgere. Questo è un dato riconosciuto addirittura da alcuni dei consiglieri di Sarkozy ma la crisi non era naturalmente nel conto nel momento in cui è diventato presidente.

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    Incontro multiconfessionale al Cairo sulla scia del Meeting di Rimini

    ◊   Lo spirito di amicizia che anima ogni anno il Meeting di Rimini farà da cornice al Cairo, in Egitto, anche all’incontro, da domani al 29 ottobre, tra cristiani, copti e islamici. L’evento, intitolato “La bellezza, lo spazio del dialogo tra le culture”, è stato organizzato da rappresentanti musulmani del mondo culturale egiziano. Tra questi il prof. Wael Farouq, docente di lingua araba all’American University, che ha partecipato a diverse edizioni del Meeting di Rimini. Sulle motivazioni che hanno portato esponenti di istituzioni egiziane all’organizzazione dell’incontro del Cairo si sofferma, al microfono di Rosario Tronnolone, il responsabile per l’Oriente di Comunione e Liberazione, don Ambrogio Pisoni:

    R. – Sono stati colpiti venendo a Rimini, e incontrando anche altre espressioni della vita del movimento di Comunione e Liberazione, dal tema della bellezza. Questo evento ha toccato, secondo me, le corde profonde del loro cuore e della loro ragione. Ed il cuore è stato dato dal Signore proprio per poter riconoscere la bellezza come luogo dello splendore del vero, come la tradizione cristiana insegna. Si sono accorti immediatamente che in quel luogo sono stati innanzitutto accolti, ospitati e stimati per quello che sono. E quindi ci hanno detto: “Abbiamo bisogno di questa bellezza, perché qui al Meeting siamo stati ospitati, voluti e amati e siamo stati ascoltati nelle nostre originalità. Di questa esperienza di bellezza, come luogo unico, in un vero incontro, un vero dialogo può avvenire, ha bisogno anche la nostra storia, la nostra civiltà, la nostra esperienza di tradizione musulmana in Egitto”.

    D. – Il prof. Farouq parla della necessità della diversità all’interno del dialogo, perché il dialogo sia autentico. Non è possibile invece sostenere la cancellazione della diversità...

    R. – E’ proprio in questa polarità ineludibile che avviene una conoscenza nuova di me e una conoscenza nuova dell’altro. E’ questo un po’ il sale che dà sapore alla vita che, altrimenti, sarebbe ridotta ad una piattezza, ad una scontatezza insopportabile. Dall’incontro con l’altro avviene anche una conoscenza nuova di me e, in questi anni, nel rapporto con tante persone che hanno partecipato al Meeting di Rimini provenendo da ogni parte del mondo e con bagagnli culturali e religiosi diversi, è stata ribadita ancora una volta la testimonianza della verità di questa esperienza.

    D. – Nel pomeriggio di venerdì 29 si parlerà di cuore, quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi...

    R. – Proprio perché ci è sembrato con loro che andare a fondo di questo giudizio sulla natura del cuore, del suo compito nella storia, sia decisivo. Abbiamo pensato sia determinante proprio per aprire una possibilità di incontro ancora più profondo con tutte le persone che parteciperanno all'incontro del Cairo. Anche per noi parlare di cuore vuol dire essere ancora una volta sfidati nella nostra natura più profonda. Vuol dire aprirsi ad una nuova fase di conoscenza di sé e del mistero che è Cristo, che agisce come stiamo vedendo in questi giorni con i nostri occhi in una maniera totalmente imprevedibile. Non è stato un evento preparato a tavolino, ma accade e accadendo e rispondendo alla nostra esigenza originaria e profonda di bellezza e di verità, ci apre un nuovo orizzonte. Ci porta a diventare più veri nel rapporto con la realtà.

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    Mille orti per l'Africa: partito il progetto di Terra Madre per un'agricoltura alternativa nel continente

    ◊   Promuovere uno sviluppo agricolo alternativo in oltre venti Paesi africani nel rispetto dell’ambiente e delle tradizioni locali. E’ questa la sfida di “1000 orti in Africa”, l’iniziativa promossa dalla Fondazione "Terra Madre", rete internazionale di piccoli produttori agricoli, ma anche agronomi e studiosi. Il progetto, che è già partito in Paesi come Kenya, Uganda e Costa d’Avorio, è stato presentato in questi giorni a Torino nel corso della quarta edizione dell’Incontro mondiale di "Terra Madre". Michele Raviart ha sentito Serena Milano, referente della Fondazione per l’Africa e il Medio Oriente:

    R. – L’idea è di puntare sull’agricoltura locale, perché il modello di agricoltura intensiva dell’Occidente non è né economicamente valido né sostenibile. In questo momento sta producendo troppo e queste eccedenze finiscono nei Paesi poveri, per cui in tutti i supermercati dell’Africa si trovano soltanto prodotti americani o orientali o europei, che arrivano sottocosto nei Paesi poveri, rovinando le economie locali.

    D. – Non solo la valorizzazione dei prodotti locali, ma anche un’attenzione all’ecologia e all’educazione...

    R. – Certo, si inserisce perfettamente in questo contesto, perché gli orti che saranno realizzati in 20 Paesi africani, nei villaggi, nelle periferie urbane, nelle scuole saranno tanti piccoli laboratori e si lavorerà per evitare il più possibile l’uso di fertilizzanti chimici e di pesticidi usando metodi tradizionali. Useremo il compost, che in Africa, tra l’altro, avendo climi mediamente molto alti si produce anche più velocemente; si lavorerà perché i contadini si selezionino i propri prodotti, e si lavorerà anche tanto con i bambini per recuperare le ricette tradizionali e anche i metodi per cucinare e trasformare questi prodotti. Negli orti ci saranno alberi da frutta, ortaggi, erbe aromatiche, erbe medicinali … e quindi le famiglie potranno contare su questi orti per la loro sussistenza. Però, in varie stagioni ci sono dei picchi di produzione e quindi ci sono delle eccedenze: lavoreremo perché non vengano sprecate ma vengano essiccate, trasformate a seconda del prodotto, e vendute.

    D. – Qual è, in concreto, il ruolo di “Terra Madre” nel progetto?

    R. – “Terra Madre” organizzerà la formazione coinvolgendo anche molti agronomi africani che saranno dei coordinatori nazionali e poi responsabili per ogni singolo villaggio. Quindi, non ci sarà personale straniero che lavorerà nei Paesi africani: ci saranno le comunità del posto che avranno un sostegno economico – questo sì: noi cercheremo fondi – per fare in modo che abbiano le risorse per comprare quel minimo di attrezzatura che serve. Ci sarà uno scambio continuo e sarà loro, la leadership di questo progetto …

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    Rapporto CSVnet sul volontariato in Italia: i volontari ci sono, ma mancano sempre più i fondi

    ◊   Supporto e consulenza alle organizzazioni di volontariato, nell’ottica di una costante educazione alla solidarietà. Sono le attività principali svolte dai 78 Centri di Servizio per il Volontariato italiani, enti gestiti dalle stesse organizzazioni non profit, che si mettono insieme per essere più capaci di svolgere il proprio compito di aiuto alle persone: 60 mila gli utenti di questi centri nel solo 2009, in base alla fotografia scattata nell’ultimo Report di CSVnet. Sui dati emersi dal Report, ascoltiamo Marco Granelli, presidente di Csvnet, al microfono di Linda Giannattasio:

    R. - C’è stata la crisi e quindi c’è una diminuzione di fondi e i dati più significativi sono l’aumento dell’attività di formazione. Fare volontariato non vuole dire improvvisarsi ed avere un po’ di buona volontà, ma significa fare le cose bene. Noi abbiamo realizzato formazione a molte organizzazioni di volontariato, molti volontari ed anche a persone che volevano imparare a fare volontariato. Sono stati realizzati 60 sportelli, scuole di volontariato, che sono un modo per far conoscere questa esperienza ai giovani. Non è vero che i giovani non sono solidali o non hanno voglia di impegnarsi. Bisogna aiutare a far conoscere ai giovani dei percorsi veri di esperienza solidale.

    D. - Chi sono i volontari oggi?

    R. - Sono soprattutto persone adulte, anche giovani pensionati. Sono persone che oggi nel mondo del lavoro riescono a ritagliarsi del tempo da dedicare agli altri. Bisogna allora far aumentare quelle possibilità, anche perché il mondo del lavoro si renda conto - come dicono oggi tutti gli economisti - che una società più solidale, più coesa e caratterizzata dal volontariato, è anche una società dove l’industria e la produzione funzionano meglio. E’ necessario, quindi, facilitare quei permessi e quelle azioni di aiuto affinché le persone, che hanno anche un lavoro, possano sperimentare una esperienza di volontariato.

    D. - Come si educa alla solidarietà, alla gratuità?

    R. - Attraverso l’esperienza. Le parole oggi contano sempre meno. Del resto già Paolo VI a suo tempo diceva che servivano testimoni e non maestri. Penso che in questo caso servano ancora grandi testimoni.

    D. - Quali sono le necessità che voi oggi sentite come primarie?

    R. - Di mettere a disposizione delle risorse. Le associazioni di volontariato fanno fatica ogni giorno, perché i finanziamenti pubblici diminuiscono. E’ bene, quindi, che noi oltre ad aiutare l’organizzazione a creare rapporti con l’ente pubblico e a saper recuperare altri fondi. Non basta la buona volontà, ma bisogno saper progettare. Ci sono molte iniziative europee che, purtroppo, il volontariato non riesce ad utilizzare, perché il volontariato in genere è caratterizzato da piccole organizzazioni. Bisogna allora aiutare le organizzazioni a lavorare più in rete e ad avere centri di servizio che svolgono questa funzione e l’aiutano ad entrare in progetti e, quindi, ad avere risorse per svolgere la loro importantissima attività.

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    In edicola per tutti l’Enciclopedia filosofica. Da domani il secondo volume, in allegato al Corriere della Sera

    ◊   Domani in edicola in allegato al “Corriere della Sera” il secondo volume della nuova Enciclopedia Filosofica, edita da Bompiani, curata dal Centro studi filosofici di Gallarate, con il coinvolgimento della Provincia d’Italia dei Gesuiti e del Progetto culturale della Chiesa italiana. L’intera opera, in 20 volumi, rielabora interamente le precedenti edizioni del 1957 e 1967. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Enrico Berti, presidente del Comitato scientifico del Centro di Gallarate:

    D. - Professor Berti, per mettere a punto questa Enciclopedia ci sono voluti dieci anni di lavoro, 1667 autori di 135 Istituti universitari italiani e stranieri, che hanno infine prodotto 10.100 voci distribuite in 24 aree disciplinari. Qual è stata la sfida più grande?

    R. - La nostra preoccupazione principale è stata di riuscire a trovare un così grande numero di specialisti disponibili a questo lavoro..

    D. - Una delle caratteristiche di questa edizione dell’Enciclopedia è l’intersezione con altre discipline...

    R. - Sì, perché rispetto alle precedenti edizioni, negli ultimi decenni, ci sono stati tali progressi, sia nelle scienze umane, sia nelle scienze della natura che rendevano indispensabile tenere conto di queste novità anche dal punto di vista della filosofia. Per esempio si sono sviluppate discipline come la bioetica, l’etica ambientale, l’etica dell’economia che hanno dei risvolti filosofici molto importanti.

    D. - Professor Berti, nel piano dell’opera era anche prevista la distribuzione su larga scala? Questo è stato voluto per riportare la filosofia all’attenzione di tutti?

    R. - Certamente, questa nuova edizione ha già venduto diverse migliaia di copie, ma adesso dalla scorsa settimana per 20 settimane, chi acquista il Corriere della Sera, può acquistare anche un volume dell’Enciclopedia, accompagnato anche da una sorta d’intervista, immaginaria o scherzosa, con dei grandi filosofi del passato fatta da filosofi di oggi. Poi, in futuro, pensiamo anche di mettere l’Enciclopedia online, il che consentirà un ulteriore diffusione e consentirà anche a noi un aggiornamento continuo.

    D. - Professor Berti, che cosa dire a chi davanti all’edicola trova l’offerta di questa Enciclopedia per indurlo, come dire, ad averla nella propria biblioteca, anche per riflettere sulla propria vita...

    R. - La filosofia, interessa a tutti proprio come riflessione, come lei dice, sulla propria vita, però qui c’è in piccolo un’intera biblioteca, perché noi abbiamo riportato passi di opere, abbiamo riportato lo stato della discussione su tutte le principali figure di filosofi e anche sui più importanti concetti e problemi filosofici, che sono voci che hanno un’estensione di 50-60 colonne, sono delle vere e proprie monografie, perciò chi alla fine si troverà in possesso di tutti e 20 i volumi, potrà disporre, nella propria casa o nella propria istituzione dove lavora, di una vera biblioteca filosofica.

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    Chiesa e Società



    Myanmar: la Chiesa mobilitata per le vittime del ciclone Giri

    ◊   La Chiesa in Myanmar è impegnata in prima linea nei soccorsi alle vittime del ciclone Giri che il 22 ottobre ha colpito lo Stato di Arakan, nella parte occidentale del Paese, lasciando più di 4mila persone senza casa e un numero imprecisato di morti e dispersi. “Karuna Pyay”, la Caritas locale, ha già cominciato a distribuire medicinali e sta facendo arrivare acqua potabile, riso e olio alle popolazioni colpite, ha riferito all’agenzia Ucan il direttore dell’organizzazione padre David Ba Thein. Insieme ad essa ci sono altre organizzazioni caritative locali come il Karuna Myanmar Social Services (Kmss) e la Croce Rossa birmana. Anche se ha colpito un’area relativamente circoscritta, il ciclone ha comunque provocato ingenti danni alle infrastrutture e alle case, come ha confermato all’agenzia Misna un volontario del “Catholic Overseas Development Agency’ (Cafod), l’agenzia umanitaria della Chiesa inglese, pronta a sostenere organizzazioni locali nell’emergenza. Giri è stato più forte del ciclone Nargis che nel 2008 aveva scatenato venti a 240 chilometri orari probabilmente la peggiore catastrofe naturale nella storia birmana. Secondo fonti giornalistiche indipendenti che diffondono notizie dall’estero, il ciclone avrebbe provocato oltre 80 vittime, mentre la Croce Rossa riferisce di alcuni villaggi quasi spazzati via dalla forza della tempesta. La località di Meybon, tra Kyaupyu e la capitale dell’Arakan, Sittwe, è stata identificata come la zona maggiormente danneggiata. (L.Z.)

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    India: il Consiglio delle Chiese condanna le discriminazioni contro i dalit

    ◊   Le discriminazioni contro i dalit in India sono “peccato” e “vergogna”: questo il pensiero comune emerso dalla Conferenza ecumenica nazionale sulla giustizia per i dalit, tenutasi dal 22 al 25 ottobre scorso e organizzata dal Consiglio nazionale delle Chiese in India (Ncci). Circa 80 membri della Chiesa indiana, teologi e attivisti sociali hanno preso parte a questa conferenza. Molti gli obiettivi che i partecipanti alla conferenza si sono posti: ribadire che il sistema delle caste e la continua violenza e discriminazione contro i dalit sono contrari alla volontà di Dio; che la vocazione della Chiesa è di combattere l’ingiustizia ovunque essa si verifichi; rivedere le strategie di missione per affrontare la causa dalit; riscoprire nuovi paradigmi e nuovi moduli, per costruire solidi ponti tra le chiese e i movimenti sociali che lavorano per la causa. Padre Ajaya Kumar Singh, un attivista sociale presente alla conferenza, ha detto all'agenzia AsiaNews: “Il sistema delle caste ereditato dall’induismo e di cui è intrisa ancora oggi la società indiana è ‘inumano’. Per colpa di questo, milioni di dalit in India soffrono a livello sociale, politico ed economico”. Rev. Patta Bharat Raj, segretario esecutivo dell’Ncci, ha dichiarato: “Questa conferenza è stata l’occasione per esprimere la nostra posizione sul sistema indiano delle caste. È necessario che cattolici e protestanti siano una voce sola, per delineare una posizione comune. Siamo impegnati nella lotta per l’emancipazione dei dalit, come un atto di testimonianza comune della pienezza della vita per tutti, che Gesù è venuto a offrire”. L’Ncci conta 13milioni di membri con 30 Chiese, 17 Consigli regionali cristiani, 17 organizzazioni All India Christian, 7 agenzie collegate e 3 enti autonomi. (R.P.)

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    Brasile: ucciso don Josenir Morais Santana, parroco nell’arcidiocesi di Fortaleza

    ◊   Ucciso un sacerdote in Brasile, nella città di Fortaleza, nel nordest del Paese. La vittima, don Josenir Morais Santana, 48 anni, parroco di Nostra Signora del Perpetuo soccorso, è stato assassinato lunedì scorso, mentre era al volante della sua automobile. Né dà notizia oggi il bollettino della Conferenza episcopale dei vescovi brasiliani - ripreso dall'agenzia Sir - riportando che i funerali del sacerdote sono stati celebrati ieri. Don Morais Santana era “conosciuto per la sua semplicità, la sua allegria giovanile”, così come riporta una nota del’arcidiocesi di Fortaleza, aggiungendo che “conquistava tutti, anche chi era lontano dalla comunità. Altre sue caratteristiche – prosegue la nota - erano l’impegno sacerdotale, il suo dinamismo e la sua creatività. Molto comunicativo, esortava la sua comunità a vivere gli insegnamenti di Gesù e l’amore nei confronti dei poveri”. (R.G.)

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    Amazzonia: rinviata la sentenza per padre Bartolini il missionario che difende gli indios

    ◊   E’ stata rinviata a causa di uno sciopero nazionale di 72 ore dei lavoratori del potere giudiziario la lettura della sentenza del processo contro il missionario italiano padre Mario Bartolini, parroco di Barranquita, e altri dirigenti della società civile della provincia di Alto Amazonas (regione di Loreto), accusati di istigazione alla ribellione e contro l’ordine pubblico durante le massicce mobilitazioni indigene del 2009 contro la politica di sfruttamento delle risorse naturali portata avanti dal governo di Lima. Non è ancora noto - riferisce l'agenzia Misna - quanto occorrerà attendere per conoscere il verdetto, che potrebbe portare a una condanna al carcere o all’espulsione per il missionario passionista riferiscono fonti locali: lo sciopero potrebbe prolungarsi oltre il previsto in un clima di tensione ed è stato preceduto, a Yurimaguas, sede del dibattimento, da una vasta manifestazione di protesta organizzata dalle comunità indigene delle provincie di Alto Amazonas e del Datem del Marañón che hanno chiesto giustizia per i loro dirigenti finiti sul banco degli imputati: fra questi, Vladimir Tapayauri, l’ex-presidente del ‘Frente de Defensa de Alto Amazonas’ (Fredesaa) Adilia Tapullima e il direttore di ‘Radio Oriente’ Geovanni Acate Coronel. Acate rischia fino a 10 anni di carcere per “essere stato complice primario del reato contro i mezzi di trasporto, a detrimento della popolazione di Yurimaguas e dello Stato peruviano”. Un’accusa, riferisce la ‘Coordinadora Nacional de Radio’, che corrisponde in realtà alla copertura realizzata dalla sua emittente delle proteste indigene del 2009, sfociate nelle violenze di Bagua, con un bilancio ufficiale di 33 morti (23 poliziotti e 10 indigeni), di cui secondo la pubblica accusa, sarebbero “istigatori” i dirigenti locali sotto processo. A Barranquita la mobilitazione restò pacifica, proprio grazie all’intervento di padre Bartolini, che da 35 anni vive in Perù al fianco di indigeni e ‘campesinos’, i più poveri dell’Amazzonia e dal 2006 denuncia gli abusi delle grandi aziende agricole, in particolare il gruppo ‘Romero’, multinazionale del bio-diesel presente a Barranquita, anche attraverso ‘Radio Caynarachi’ e ‘Radio Oriente’, chiuse temporaneamente lo scorso anno. (R.P.)

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    Uzbekistan: un cristiano multato con sette anni di stipendio per un dvd su Gesù

    ◊   Un tribunale nella capitale uzbeka Tashkent ha giudicato Murat Jalalov, cristiano protestante, colpevole di possedere la copia di un film su Gesù. Jalalov ha evitato di andare in prigione per quindici giorni, e gli è stata invece comminata una pesante multa, tre milioni e 164mila Soms, che equivalgono a 1.400 euro. Dal 1° dicembre 2009 il salario minimo mensile è pari a circa 20 euro. La multa corrisponde perciò a sette anni di salario minimo nel Paese, che ha alti tassi di povertà. Jalalov ha detto che non aveva soldi per pagare una multa così elevata. Gli è stato risposto che non avrebbe potuto riavere il suo passaporto fino all’estinzione del debito. Multare persone che conducono attività religiose considerate “illegali” - riferisce l'agenzia AsiaNews - è un’abitudine diffusa in Uzbekistan, dove i controlli sono effettuati dalla polizia segreta. L’Uzbekistan, anche se sostiene di essere impegnato nella difesa dei diritti umani, proibisce ogni attività religiosa che non ha il permesso dello Stato. Di recente cinque membri di una congregazione battista di Samarcanda sono stati multati pesantemente. (R.P.)

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    Vietnam: i vescovi chiedono al governo “spiegazioni” sui sei cattolici sotto processo

    ◊   Un rinvio del processo contro i parrocchiani di Con Dau e la richiesta di avere spiegazioni di “come sia legalmente possibile appropriarsi di terreni, case, chiesa e cimitero per consegnarli a una società, la Sun Investment Corporation”, che intende costruire un centro turistico. Sono le domande che il presidente della Commissione giustizia e pace dell’episcopato vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop ha rivolto alle autorità del suo Paese nella prospettiva dell’inizio del processo contro sei cattolici. La vicenda - riferisce l'agenzia AsiaNews - per la quale i sei parrocchiani sono sotto processo ha preso il via all’inizio di quest’anno, con la decisione delle autorità locali di Da Nang di abbattere tutte le case della parrocchia di Con Dau, creata 135 anni fa, per realizzare un centro turistico, senza offrire una onesta compensazione o un aiuto per una nuova sistemazione. L’area comprende il cimitero della parrocchia e si estende su un terreno di 10 ettari, a circa un chilometro dalla chiesa. Per 135 anni è stato l’unico luogo di sepoltura per i fedeli e, in passato, era indicato tra i siti storici protetti dal governo. Fino al 10 marzo, quando agenti della sicurezza hanno messo un cartello all’ingresso del cimitero con la scritta “Vietato seppellire in quest’area”. Il 4 maggio durante la processione per il funerale di Maria Tan, 82 anni, la polizia è intervenuta per impedire la sepoltura nel cimitero. Per quasi un’ora ci furono scontri tra circa 500 fedeli e gli agenti, che ferirono numerosi cattolici e arrestarono 59 persone. La bara della donna fu tolta alla famiglia e più tardi cremata, contro la volontà che ella aveva espresso, di essere seppellita accanto al suo sposo e agli membri della sua famiglia, nel secolare cimitero parrocchiale. Il 22 ottobre scorso, a pochi giorni dal processo, due avvocati, Duong Ha e Cu Huy Ha Vu, che in varie occasioni avevano espresso sostegno per la causa dei sei cattolici e volontariamente stavano provvedendo alla loro difesa, si sono visti negare il permesso di difenderli. (R.P.)

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    Si celebra in Italia la Giornata del dialogo islamo-cristiano

    ◊   “Amare la Terra e tutti gli esseri viventi!”: questo tema scelto della IX Giornata del Dialogo cristiano-islamico, che si celebra oggi in tutta Italia - riferisce l'agenzia Sir - con eventi, tavole rotonde, incontri. L’iniziativa, nata da una proposta di Giovanni Paolo II, di osservare un giorno di digiuno, in seguito ai fatti dell’11 settembre, è sostenuta da membri di varie Chiese, teologi, parrocchie, riviste, scuole, religiosi, gruppi missionari. La Giornata è accompagnata da un messaggio, che quest’anno sottolinea come “forze politiche miopi, che agitano la paura del diverso e di ciò che non si conosce e che per aumentare questa paura mistificano la realtà con l’uso di menzogne sempre più spudorate, vorrebbero che cristiani e musulmani continuassero a fare guerre fra loro”. “Crediamo invece - si legge nel documento - sia necessario che cristiani e musulmani, insieme a tutte le altre religioni, assumano posizioni e comportamenti all’altezza dei tempi che viviamo e delle sfide che ci pongono i nemici dell’umanità e della sua riconciliazione con l’unico Dio che insieme adoriamo”. In occasione della Giornata, la diocesi di Palermo organizza un incontro presso il Centro Don, al quale intervengono Yusuf 'Abd al-Hadi Dispoto, rappresentante della Coreis (Comunità religiosa islamica) e Tommaso Failla, della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Moderatore dell'incontro il vice direttore dell'Ufficio pastorale per l'Ecumenismo e il Dialogo interreligioso Bruno Di Maio. A Milano si tiene invece “nello “Spirito di Assisi” un incontro interreligioso con ebrei, induisti, buddhisti, cristiani e musulmani sul tema “Terra, giardino da abitare e da condividere”. L’iniziativa parte dal Convento di Sant’Angelo dei Frati Minori di via della Moscova a Milano e dal Movimento Francescano, a cui hanno aderito il Forum delle Religioni, il Consiglio delle Chiese cristiane e molte istituzioni e comunità religiose presenti nella diocesi. In programma, una tavola rotonda sul tema con relatori proposti da ciascuna delle religioni presenti a Milano (ebrei, induisti, buddhisti, cristiani e musulmani). A seguire, la preghiera interreligiosa per la pace e un momento conviviale per tutti i presenti. (R.G.)

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    Esperto dell’Onu denuncia: torturati milioni di prigionieri nel mondo

    ◊   La pratica della tortura è ancora ampiamente diffusa nel mondo e milioni di prigionieri subiscono ogni giorno violenze e abusi. La denuncia – riportata dall’agenzia Agi - giunge da Manfred Novak, esperto dei diritti umani delle Nazioni Unite. Negli ultimi anni l’inviato Onu ha visitato 18 Stati e solamente in un caso - quello della Danimarca - non sono stati riportati casi di tortura. "Nel mondo – ha quantificato Novak - ci sono 10 milioni di persone dietro le sbarre e la maggioranza hanno subito trattamenti inumani". (R.G.)

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    Colombia: la Chiesa propone un “database” di popoli e agenti pastorali indigeni

    ◊   Per favorire la comunione fraterna nella Chiesa, occorre costruire un database di popoli, indigeni e degli agenti pastorali indigeni: è la proposta contenuta nella lettera diffusa dalla “Sezione etnie” dei vescovi della Colombia. La missiva, inviata all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Colombia, è stata diffusa a conclusione dell'Incontro nazionale dei sacerdoti, religiosi, religiose e leader laici indigeni, tenutosi la scorsa settimana. La Lettera inizia presentando le preoccupazioni e le sfide emerse nel dialogo con mons. Edgar Hernando Tirado Mazo, presidente della “Commissione per le Missioni”, della Conferenza episcopale, e nel contesto dell'incontro tenutosi dal 18 al 20 ottobre. Mette poi in luce l'opera missionaria dei sacerdoti indigeni, e conferma il procedere dell’evangelizzazione nelle diverse comunità. Nel testo si legge: “Siamo disposti a guardare in modo critico i diversi processi di evangelizzazione che si verificano nelle nostre comunità per indirizzare verso una nuova evangelizzazione, con nuovi metodi e nuove espressioni. Vediamo con preoccupazione le sfide che ci viene imposto dalla cultura globale, che sta influenzando le nostre culture ancestrali mettendo a rischio la nostra identità. Perciò ci sentiamo motivati a lavorare con determinazione per il consolidamento di una società pluralista, che non escluda nessuno e aperta al dialogo interculturale”. I sacerdoti indigeni affermano: “Siamo molto lieti di essere stati chiamati al compito di evangelizzazione come discepoli di Gesù nella Chiesa cattolica, che sentiamo come casa e rifugio della gente che rappresentiamo”. “Riteniamo che sia una grande responsabilità il potere amministrare fedelmente e onestamente la grazia che abbiamo ricevuto” continua il testo. Nella seconda parte della lettera, si elogiano gli sforzi compiuti dalle comunità indigeni e dalla Conferenza episcopale, e si invitano tutti i pastori della Chiesa ad entrare “nella dinamica della diversità nella pastorale”, per fare in modo che il trattamento delle popolazioni indigene possa rispettarne la spiritualità e le tradizioni culturali. “Crediamo che sia importante rafforzare l'uso dei mezzi di comunicazione (pagine web, Internet, ecc.) e costruire un database di popoli, indigeni e degli agenti pastorali indigeni, per favorire la comunione fraterna, nella Chiesa. Siamo incoraggiati ad assumerci la responsabilità per il lavoro missionario nella Chiesa cattolica, per il benessere dei nostri popoli nativi e per presentare chiaramente una Chiesa con volto e cuore indigeno”, conclude la missiva. (R.P.)

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    Usa. “Siate missionari”, l'invito del direttore nazionale delle POM a tutti i battezzati

    ◊   “La Missione, molti volti: un ritratto dei cattolici degli Stati Uniti in missione” è questo il tema del Congresso Missionario 2010 che inizia domani ad Albuquerque, in New Messico. Il Congresso, che durerà fino al 31 ottobre, prevede riflessioni, tavole rotonde, lavori di gruppo e workshop su argomenti che riguardano il lavoro missionario negli Stati Uniti, la missione in altre tradizioni, prospettive ecumeniche in missione, i missionari stranieri che lavorano negli Stati Uniti e altre problematiche. Il congresso è promosso dal “Catholic Mission Forum”, una associazione collegata alle organizzazioni cattoliche missionarie negli Stati Uniti, tra cui le Pontificie Opere Missionarie. Alla vigilia del Congresso, mons. John E. Kozar, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti, ha dichiarato all'agenzia Fides: “Non vediamo l'ora di partecipare al Congresso Missionario a New Mexico, offrendo la nostra riconoscenza all'Associazione Cattolica Missionaria degli Stati Uniti per riunire a tutti coloro che sono impegnati nel lavoro missionario della Chiesa. Siamo particolarmente lieti di partecipare a questo incontro insieme a un collaboratore prezioso, la commissione per l'Evangelizzazione e catechesi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Nei nostri sforzi per l'animazione missionaria, continuiamo a vedere molte opportunità per la missione della Chiesa nel nostro paese: soprattutto nel campo dei nuovi media e nelle reti sociali. Speriamo che il nostro tempo insieme possa essere fecondo per incoraggiarci a vicenda. Invitiamo tutti i fedeli cattolici battezzati ad essere missionari, per condividere la fede, ed essere protagonisti nel portare Gesù, la "Buona Novella", a un mondo che attende!”. (R.P.)

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    Burkina Faso. Acqua e istruzione: i Gesuiti “sfidano il deserto”

    ◊   Avviare la crescita e l'autonomia sociale ed economica della provincia attorno a Kaya, sita tra il deserto e la savana: è questo l’obiettivo di un ampio progetto di sviluppo umano, culturale, sanitario, socio economico e anche sportivo, denominato “Una sfida al deserto”, lanciato dal Magis, ("Movimento e Azione dei Gesuiti Italiani per lo Sviluppo"). Il progetto segna una svolta, il prossimo 30 ottobre, con l’inaugurazione delle lezioni al nuovo Istituto agricolo di Kaya. All’interno della scuola vi è anche una sala informatica aperta al pubblico con 20 postazioni attrezzate di computer. La gestione della scuola sarà affidata per i prossimi tre anni all’ufficio per le scuole cattoliche della diocesi di Kaya. Oltre all’istruzione, i Gesuiti, grazie a un team formato da religiosi e volontari laici, si occupano di sviluppare iniziative per l’approvvigionamento idrico, una cooperativa di lavoro, e altre attività di tipo sanitario. Padre Umberto Libralato, vice presidente della Fondazione Magis, ha spiegato che alcuni mesi fa è stato completato il progetto di un grande lago artificiale a Lebda, riempitosi grazie alle piogge, che può contenere fino a 4 milioni di metri cubi d’acqua. Il lago consentirà l’irrigazione che darà lavoro agricolo con la cultura di ortaggi, verdure, mais a migliaia di persone, che si stanno già organizzando in tante piccole cooperative. “Stiamo contribuendo a creare un impatto generazionale storico”, spiega padre Umberto. I lavori sono stati progettati e realizzati in collaborazione con le autorità locali. Inoltre si sta pensando anche alla costruzione di un centro ricreativo e sportivo, a beneficio dei giovani. Il Magis è un'opera dei Gesuiti italiani che lavora per le missioni nel mondo intero. (R.P.)

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    Somalia: istruzione per i bambini profughi

    ◊   I somali della parte centro meridionale del Paese e quelli della diaspora hanno approfittato del clima di stabilità nella repubblica autoproclamata del Somaliland per mandare i loro figli a scuola lì, potenziando l'iscrizione in istituti di istruzione pubblici e privati nella regione. Circa il 10% dei 200 mila studenti che frequentano la scuola primaria - riferisce l'agenzia Fides - provengono da questa parte del Paese. Nel Somaliland ci sono 392 scuole pubbliche primarie con soli 2.367 insegnanti, e solo il 40% dei bambini del Paese che ha accesso all'istruzione. L'Abaarso-Tech, a 23 km a nordovest di Hargeisa, la capitale, è una delle due scuole superiori della regione approvate dal Somaliland National Examinations Board che ammette studenti intermedi. Entrambe le scuole ammettono solo studenti che hanno ottenuto il massimo dei voti all'esame intermedio, ognuna almeno 50 all'anno. Le autorità del Somaliland consentono ai somali provenienti dal centro-sud l'accesso ai servizi pubblici quali la sanità e l'istruzione, pur considerandoli come rifugiati. Le organizzazioni della società civile stimano che, negli ultimi 19 anni, mezzo milione di somali hanno cercato rifugio nel Somaliland. Almeno 300 mila provenienti dalla Somalia centro meridionale vivono in campi profughi, mentre circa 200 mila vivono nei principali centri urbani della regione. Inoltre, ci sono anche centinaia di somali della diaspora. Proprio a causa dell'elevato numero di profughi, le autorità del Somaliland hanno espresso preoccupazione riguardo all'estensione delle risorse del servizio pubblico, ed hanno fatto appello alla comunità internazionale di sostenere il Somaliland per migliorare i servizi, compresi la formazione degli insegnanti e le scuole tecniche. (R.P.)

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    Taiwan: 100 anni di evangelizzazione per le Oblate della Sacra Famiglia

    ◊   Rinnovando lo spirito di evangelizzazione, di testimonianza e di servizio, le Missionarie Oblate della Sacra Famiglia hanno celebrato nei giorni scorsi il centenario di fondazione nella cattedrale della diocesi di Kaohsiung, Qui le religiose trovarono sostegno ed accoglienza nel 1956, quando furono costrette a lasciare il continente. Hanno concelebrato la solenne Eucaristia per l’anniversario il cardinale Paul Shan, mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kaohsiung, mons. John Hung, presidente della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, mons. Lin Ji Nan vescovo della diocesi di Tai Nan insieme a 22 sacerdoti e alla presenza di centinaia di fedeli. Tutti hanno invocato la benedizione del Signore e un secondo centenario di “missione fruttuosa”. In occasione della celebrazione, le suore di Taiwan sono tornate, in due gruppi, a maggio e ad agosto, nella casa madre che si trova nella Cina continentale, per ripercorre la storia e le orme del padre fondatore, mons. Augusin Henninghaus. Inoltre hanno anche intensificato il legame, la fraternitа, la collaborazione e scambio con le consorelle per un futuro migliore della congregazione, per una ulteriore crescita delle vocazioni. La congregazione delle Missionarie Oblate della Sacra Famiglia è stata fondata da mons. Augusin Henninghaus, vicario apostolico di Yan Zhou (Yenchowfu) della provincia di Shan Dong. Oggi la congregazione conta circa 200 religiose, tra cui 32 a Taiwan, e più di 170 nella Cina continentale che sono in gran parte giovani suore, attive in ben 10 province cinese, impegnate nel servizio pastorale e nella missione. (R.P.)

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    Torino: al via domani l'incontro europeo dell’Associazione Incontro Matrimoniale

    ◊   Da domani a domenica, Torino ospiterà il Consiglio europeo dell’associazione “Incontro matrimoniale” (Im), ospitato nell’Arsenale della pace, sede del Sermig, la Fraternità fondata da Ernesto Olivero. Nel capoluogo torinese sono attesi i responsabili Im - una coppia ed un sacerdote - provenienti da 14 Paesi. Sabato prossimo è previsto l’incontro con 150 coppie piemontesi, oltre ad una cinquantina che giungeranno da tutta Italia per ascoltare insieme nel pomeriggio la riflessione del vescovo ausiliare mons. Guido Fiandino e partecipare in serata alla celebrazione eucaristica, presieduta dallo stesso presule. Il movimento internazionale di ispirazione cattolica Im è nato in Spagna, negli anni Cinquanta, per iniziativa di Jaime e Mercedes Ferrer, sostenuti da padre Gabriel Calvo, i quali intuirono l’importanza di coinvolgere altre coppie in un’esperienza di dialogo e di ascolto, che rafforzasse il rapporto tra marito e moglie, alla luce dei valori cristiani. Nel periodo del Concilio Vaticano II portarono la loro testimonianza in America Latina e in Messico. Quindi conquistarono negli Stati Uniti la fiducia del gesuita Chuck Gallagher, il quale diffuse rapidamente lo spirito del movimento attraverso week-end proposti da sposi a sposi, con l’intento di promuovere i sacramenti del Matrimonio e dell’Ordine. Oggi Im è presente in tutti i continenti, in circa 90 Paesi, coinvolgendo nel suo itinerario formativo oltre un milione di coppie e circa cinquemila consacrati. In Italia IM ha cominciato a diffondersi a partire dal 1978 e nel 2009 il suo statuto è stato approvato dalla Conferenza episcopale italiana. Incontro Matrimoniale è presente nel mondo anche presso le comunità cristiane protestanti: soltanto negli Stati Uniti ve ne sono una quindicina, tra battisti, metodisti e luterani. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Dal 29 ottobre la 34.ma Conferenza Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo

    ◊   “Cogliere la missione ecclesiale e sociale del Movimento adeguandola ai segni dei tempi”. E’ una delle finalità della 34.ma Conferenza nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo (Rns) in programma dal 29 ottobre al 1° novembre a Rimini e incentrata sul tema “Io sono servo con e con i tuoi fratelli”. La Conferenza, che si terrà alla vigilia del rinnovo di tutti gli organismi di Rns per il periodo 2011-2014, sarà anche l’occasione per “un bilancio del mandato pastorale in scadenza e per un rilancio del cammino e dell’esperienza carismatica”. All’incontro – si legge nel comunicato del Movimento e ripreso dall’agenzia Zenit – è prevista la partecipazione di oltre 4000 animatori e responsabili provenienti da tutta Italia. Il programma dell’evento prevede momenti di preghiera, celebrazioni liturgiche e l’Adorazione Eucaristica che, durante le giornate della Conferenza, proseguirà in maniera incessante dalle 21.30 alle 7.00 presso la chiesa Santa Maria Ausiliatrice di Rimini. Il presidente di Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, sottolinea che si tratta di un incontro “programmatico che chiude un quadriennio di formazione mirata e apre una nuova stagione testimoniale”. “Nel Movimento – aggiunge – farsi servi per amore significa porsi al servizio di un progetto di vita, quella vita cristiana oggi sempre più osteggiata eppure imprescindibile per un progresso veramente umano e fraterno”. Le condizioni poste a fondamento di una nuova generazione di responsabili nel Rinnovamento – fa notare Salvatore Martinez – sono “coerenza di fede, integrità morale, discernimento spirituale e culturale”. Alla Conferenza parteciperanno, tra gli altri, mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone e mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare dell’Aquila. (A.L.)

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    Unitalsi: pellegrinaggio nazionale a Pompei

    ◊   Saranno oltre duemila, tra ammalati, disabili e volontari, i partecipanti sabato prossimo all’ottava edizione del pellegrinaggio nazionale a Pompei promosso dall’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (Unitalsi). Alle ore 10,30 l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati, e l’arcivescovo di Salerno, mons. Luigi Moretti, concelebreranno la funzione eucaristica. Il pellegrinaggio si concluderà con la processione eucaristica pomeridiana e con la tradizionale fiaccolata per la pace che terminerà ai piedi della Madonna del Santuario di Pompei. Nella cittadina campana sarà inaugurato inoltre, venerdì prossimo, il nuovo consultorio familiare diocesano “San Giuseppe Moscati” con la partecipazione del dott. Goffredo Grassani, presidente della Confederazione nazionale dei consultori di ispirazione cristiana. La nuova struttura ospitata nei locali del Santuario – rende noto Unitalsi con un comunicato ripreso dal Sir - sarà un vero e proprio laboratorio di formazione, prevenzione e servizio di consulenza a tutela e sostegno della famiglia. (A.L.)

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    A Kinshasa il primo festival internazionale dei fumetti e dei film d’animazione

    ◊   Far conoscere giovani artisti e studi professionali con un’importante tradizione. E’ questo l’obiettivo del primo festival internazionale dei fumetti e dei film d’animazione in corso a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo. La rassegna – riferisce la Misna - consente di ammirare strisce e cortometraggi realizzati da disegnatori e studi grafici di diversi Paesi sub-sahariani, dal Sudafrica alle Isole Réunion. Gli organizzatori sottolineano che le opere presentate al Festival raccontano la creatività dell’Africa intera. A Kinshasa espongono, tra gli altri, i fumettisti congolesi Barly Baruti e Asymba Bathi e gli studi professionali Ngomy, Matrix Toon, Ninga e Maleme Maa. Soggetti e temi sono i più vari. Si passa dalle vignette satiriche agli spot pubblicitari e ai cortometraggi educativi o socialmente impegnati. (A.L.)

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    L’Italia alla guida dell’Organizzazione mondiale del Turismo nel 2011

    ◊   L'Italia è stata eletta alla Presidenza del Consiglio esecutivo dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (Omt) per il prossimo anno 2011. L’elezione, all'unanimità, è avvenuta ieri durante l'89ma sessione del Consiglio sull'isola di Kish in Iran. L’attività dell’Omt, ente delle Nazioni Unite, al quale aderiscono 154 Paesi ed oltre 400 organizzazioni, è volta a promuovere il turismo in tutti i Paesi del mondo, pianificando il lo sviluppo di questo settore strategico per l’economia ed anche quale strumento di scambio e conoscenza tra i popoli. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    L'Onu chiede a Iraq e Stati Uniti un'inchiesta sulle accuse di abusi lanciate da Wikileaks

    ◊   In Iraq non si fermano le violenze. Dieci persone sono rimaste uccise ieri nell’assalto condotto da alcuni uomini armati al mercato orafo di Kirkuk,11 i feriti. Intanto, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Navi Pillay, ha chiesto all’Iraq e agli Stati Uniti un’inchiesta sulle accuse di torture e omicidi contenute nelle rivelazioni diffuse dal sito Wikileaks. Secondo la Pillay, i documenti denunciano gravi violazioni delle leggi internazionali a protezione dei diritti umani.

    Pakistan
    Ancora violenza in Pakistan. Almeno tre persone sono rimaste uccise e nove ferite in seguito all'esplosione di una bomba, vicino a un veicolo della polizia a Quetta, in Baluchistan. Vittime anche tra i talebani: tre di loro sono morti in un attacco di un drone Usa nel Nord Waziristan. E sale la tensione al confine con l’Afghanistan, nella zona tribale di Kurram, dove per motivi di sicurezza sono stati chiusi tutti i valichi di frontiera, isolando la tribù locale dei Turi, da sempre ostile ai talebani, che ora si trova di fatto accerchiata da una parte dall'esercito pakistano e dall'altra dagli insorti. Infine, sul fronte diplomatico da registrare la telefonata del presidente Usa, Barack Obama, al suo omologo pakistano, Ali Zardari, “per ribadire il sostegno americano per il processo democratico in Pakistan''.

    Afghanistan
    Le forze afghane e della Nato sono vicine alla vittoria sui talebani a Kandahar, roccaforte dei ribelli integralisti, dopo diversi mesi di un’offensiva ininterrotta. Lo ha annunciato oggi il governo afghano. “L'operazione a Kandahar alle sue ultime fasi, Il nemico ha preferito non combattere”, ha detto il portavoce del ministero afghano della Difesa. La forza internazionale e l'esercito afghano hanno lanciato in primavera una grande offensiva nella provincia di Kandahar, approfittando dei 30mila militari di rinforzo inviati dal presidente Obama. Sul terreno si registrano intanto nuove violenze, due kamikaze si sono fatti esplodere davanti la casa del responsabile dei servizi di informazione nella provincia di Farah, uccidendo una guardia e ferendone altre due. Un soldato della Nato, poi, è rimasto ucciso nell’esplosione di una mina nel nord del Paese.

    Usa –Iran
    Gli Stati Uniti non hanno alcun problema con il reattore iraniano di Bushehr, costruito in cooperazione con la Russia, ma sono preoccupati dalle altre attività nucleari di Teheran. Questo il commento del segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, sull’inizio delle attività di immissione combustibile nell’impianto atomico della Repubblica islamica.

    Israele: tensioni alla marcia dell’estrema destra
    Mattinata di scontri nella città israeliana di Uhm el Fahm, dove la polizia ha lanciato lacrimogeni e granate assordanti per disperdere centinaia di arabo israeliani, che volevano impedire una marcia autorizzata dell'estrema destra che chiede la messa la bando del Partito islamico degli arabi israeliani. Circa un migliaio di agenti in assetto antisommossa sono stati dispiegati nella cittadina nel nord dello Stato ebraico, in previsione di possibili disordini. La marcia è stata definita una "provocazione" dal sindaco di etnia araba, Khaled Hamdam. E torna alta la tensione anche al confine con la striscia di Gaza: un carro armato isrealiano ha ucciso un militante islamico jihadista. La polizia israeliana sta investigando sull'incidente.

    Nazioni Unite, dibattito su donne e pace
    Donne, pace e sicurezza: le speranze e i timori dell’Onu ieri nel dibattito che si è aperto a Washington in occasione del decimo anniversario della risoluzione 1325 sul tema. Dal segretario generale delle nazioni unite, Ban Ki-moon, l’invito a fare di più. Ci riferisce Elena Molinari:

    Le donne sono ancora oggi particolarmente esposte alle violenze e agli abusi nei Paesi segnati da conflitti, ma anziché vittime devono diventare agenti del cambiamento. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha espresso ieri in questi termini la sua grave preoccupazione e anche la sua speranza per il rapporto fra donne e sicurezza in occasione del decimo anniversario della Risoluzione 1.325, chiamata appunto “Donne, pace e sicurezza”. Al termine del dibattito cui hanno partecipato anche Michelle Bachelet, responsabile dell’Agenzia Onu per le donne, e Hillary Clinton, segretario di Stato Usa, il Consiglio ha dunque riaffermato il suo completo impegno a implementare la risoluzione e a incrementare così il contributo delle donne alle missioni di pace. La Risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio nel 2000 persegue tre obiettivi: una maggiore partecipazione delle donne ai processi di pace, la prevenzione e la protezione contro la violenza sessuale e il sostegno a un approccio sensibile per i progetti nei programmi di promozione per la pace.

    Myanmar, elezioni
    Persiste un clima di scetticismo in vista delle elezioni del prossimo 7 novembre, in Myanmar. Ieri, la National League for Democracy (Nld), il partito d’opposizione guidato da Aung San Suu Kyi, ha pubblicato una nota. “Questa tornata – si legge – è stata indetta per prolungare la dittatura militare e confermare la Costituzione del 2008”.

    Sri Lanka: rimossi posti di blocco
    Dopo 17 mesi dalla fine della guerra civile contro i ribelli delle Tigri Tamil, il governo dello Sri Lanka ha deciso di rimuovere tutti i posti di blocco nella capitale Colombo. Secondo il portavoce dell’esercito, lo sgombero delle torrette, filo spinato e sacchi di sabbia avverrà “in diverse fasi”. La decisione è stata presa alla luce del ritorno alla normalità nella città che, durante circa 30 anni di guerra, è stata teatro di sanguinosi attentati esplosivi organizzati dai ribelli separatisti sconfitti dall'esercito cingalese nel 2009.

    Nobel per la Pace: fratelli Liu Xiaobo ritireranno il premio
    Saranno i fratelli del dissidente cinese Liu Xiaobo a ritirare, per suo conto, il Nobel per la Pace. Liu Xiaobo primo firmatario dell’appello “Carto 08”, sta scontando una pena di 11 anni di carcere per incitazione alla sovversione. La consorte, invece, è agli arresti domiciliari a Pechino dallo scorso 8 ottobre, da quando cioè la Commissione norvegese ha assegnato al marito l’ambito riconoscimento.

    Cuba: Onu chiede fine embargo
    Per il 19.esimo anno consecutivo, l’Onu ha chiesto agli Stati Uniti di porre fine all’embargo commerciale imposto a Cuba. Intanto, ieri a L’Avana ha preso il via la procedura di consegna di licenze per le piccole imprese private. Il provvedimento è stato adottato dal governo di Raul Castro per compensare il taglio di mezzo milione di lavoratori statali, previsto per la fine di marzo.

    Praga: otto senza fissa dimora morti in un incendio
    Otto senza fissa dimora hanno perso la vita a Praga, capitale della Repubblica Ceca, nell'incendio divampato questa notte in un edifico abbandonato nel centro della città. L’identità delle vittime non è ancora nota, come pure la causa della tragedia. Secondo il portavoce dei Vigili del fuoco, si tratta del peggiore incendio che abbia interessato la capitale ceca negli ultimi 20 anni.

    Germania: introdotto il reato di matrimonio forzoso
    Il governo tedesco ha approvato un progetto di legge che stabilisce che il matrimonio forzoso è un reato. Finora, questa pratica è stata perseguita solo come forma di coercizione. Adesso, invece, “diventerà un reato per mostrare ancora più chiaramente che deve essere punito”, ha sottolineato il ministro dell'Interno, Thomas de Maiziere. La proposta di legge, che deve essere ancora approvata dal parlamento, prevede pene fino a cinque anni di carcere per chi costringa una persona a sposarsi. La decisione è stata presa alla luce dei molti casi, registrati negli ultimi anni, di ragazze di origine straniera obbligate a sposarsi senza il loro consenso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 300

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