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Sommario del 24/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Pace e libertà religiosa in Medio Oriente: così il Papa al termine del Sinodo. La nuova evangelizzazione tema dell'assemblea sinodale nel 2012
  • Il Papa ai Padri sinodali: la Chiesa cattolica riunisce la diversità nella polifonia dell’unica fede, la Verità non pone confini
  • Padre Pizzaballa: dal Sinodo un nuovo modo di sentirsi Chiesa
  • All'Angelus il Papa ricorda la Giornata missionaria: annunciare il Vangelo non è rivoluzionare il mondo ma trasfigurarlo con la forza di Gesù
  • Giornata missionaria mondiale: una coppia di sposi in missione nella Zambia
  • Oggi in Primo Piano

  • Accordo al G20 sulla riforma del Fondo monetario internazionale
  • Sugli schermi in Italia il film "Uomini di Dio" sulla vicenda dei 7 Trappisti uccisi in Algeria
  • Chiesa e Società

  • Epidemia di colera ad Haiti: 220 morti, primi casi a Port-au-Prince
  • Pakistan: le famiglie cattoliche in missione tra rifugiati e senzatetto
  • Allarme dell’Onu: in Corea del Nord si aggrava l'emergenza umanitaria
  • Brasile: vescovo minacciato di morte per aver difeso la vita nascente
  • Il messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata delle Nazioni Unite
  • Celebrazione di mons. Amato in onore della nuova Santa Battista Camilla Varano
  • Mons. Crociata al Consiglio nazionale di Ac: “Raccogliete la sfida educativa del nostro tempo”
  • Italia: rapporto sui mestieri che nessuno vuole fare
  • 24 Ore nel Mondo

  • Terzigno: intesa appesa ad un filo. Il Papa incoraggia una soluzione giusta e condivisa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pace e libertà religiosa in Medio Oriente: così il Papa al termine del Sinodo. La nuova evangelizzazione tema dell'assemblea sinodale nel 2012

    ◊   Mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente. È il vibrante appello lanciato stamani da Benedetto XVI, durante la Messa conclusiva del Sinodo speciale per il Medio Oriente, celebrata nella Basilica Vaticana, alla presenza dei Padri sinodali. Nella sua omelia, il Papa ha ribadito anche la necessità di garantire “un’autentica libertà religiosa e di coscienza” e di proseguire il cammino ecumenico e il dialogo con l'islam. Poi, il Santo Padre ha annunciato il Sinodo Ordinario per il 2012, dedicato alla nuova evangelizzazione. Il Vangelo è stato letto in latino ed in greco, mentre i fedeli hanno pregato per l’abbattimento dei muri “del pregiudizio e dell’inimicizia” e per il sostegno ai “perseguitati a causa del Vangelo”. Il servizio di Isabella Piro:

    “Non bisogna mai rassegnarsi alla mancanza della pace. La pace è possibile. La pace è urgente.”

    (canto)

    Con queste parole forti Benedetto XVI riassume le speranze raccolte dal Sinodo per il Medio Oriente. Un Sinodo dedicato alla “comunione con Gesù e alla testimonianza del suo amore”, ricorda il Papa, in cui i vescovi hanno “condiviso le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le speranze dei cristiani del Medio Oriente”. A loro è andata la riflessione costante dei lavori dell’Assemblea:

    “Il pensiero va a tanti fratelli e sorelle che vivono nella regione mediorientale e che si trovano in situazioni difficili, a volte molto pesanti, sia per i disagi materiali, sia per lo scoraggiamento, lo stato di tensione e talvolta di paura. La Parola di Dio oggi ci offre anche una luce di speranza consolante, là dove presenta la preghiera”.

    Il legame tra preghiera e giustizia diventa allora fondamentale, continua il Pontefice, perché “il grido del povero e dell’oppresso trova un’eco immediata in Dio”, che vuole intervenire “per restituire un futuro di libertà, un orizzonte di speranza”.

    Poi, Benedetto XVI enumera le sfide della Chiesa cattolica nel Medio Oriente. La prima è la comunione, sia interna che esterna, che si vuole perseguire con “profonda convinzione”, favorendo anche la partecipazione dei fedeli perché si aprano “alle dimensioni della Chiesa universale”:

    “Abbiamo bisogno di umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i nostri errori ed omissioni, per poter veramente formare 'un cuore solo e un’anima sola'. Una più piena comunione all’interno della Chiesa Cattolica favorisce anche il dialogo ecumenico con le altre Chiese e Comunità ecclesiali”.

    La seconda sfida riguarda la presenza dei cristiani nel Medio Oriente: è vero, dice il Papa, sono poco numerosi, ma sono portatori della Buona Novella dell’amore di Dio per l’uomo, della Parola di salvezza:

    “Questa Parola di salvezza (…) è l’unica Parola in grado di rompere il circolo vizioso della vendetta, dell’odio, della violenza. Da un cuore purificato, in pace con Dio e con il prossimo, possono nascere propositi ed iniziative di pace a livello locale, nazionale ed internazionale. In tale opera, alla cui realizzazione è chiamata tutta la comunità internazionale, i cristiani, cittadini a pieno titolo, possono e debbono dare il loro contributo con lo spirito delle beatitudini, diventando costruttori di pace ed apostoli di riconciliazione a beneficio di tutta la società”.

    Da troppo tempo, sottolinea Benedetto XVI, in Medio Oriente perdurano conflitti, guerre, violenze, terrorismo. La pace, dono di Dio, è anche il risultato di uno sforzo collettivo: degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, perché “non bisogna mai rassegnarsi alla mancanze della pace. La pace è possibile. La pace è urgente”:

    “La pace è la condizione indispensabile per una vita degna della persona umana e della società. La pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente. (…) Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo per la pace nel Medio Oriente, impegnandoci affinché tale dono di Dio offerto agli uomini di buona volontà si diffonda nel mondo intero”.

    La terza sfida della Chiesa cattolica nel Medio Oriente, dice ancora il Papa, è la promozione di “un’autentica libertà religiosa e di coscienza”, spesso assai limitata, mentre è un diritto fondamentale della persona umana che ogni Stato è chiamato a rispettare e un contributo che i cristiani possono apportare alla società:

    “Allargare questo spazio di libertà diventa un’esigenza per garantire a tutti gli appartenenti alle varie comunità religiose la vera libertà di vivere e professare la propria fede. Tale argomento potrebbe diventare oggetto di dialogo tra i cristiani e i musulmani, dialogo la cui urgenza ed utilità è stata ribadita dai Padri sinodali”.

    Inoltre, per rispondere ad una “profonda esigenza” del Medio Oriente e non solo, Benedetto XVI annuncia la prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dedicata all’evangelizzazione:

    “Ho deciso di dedicare la prossima Assemblea Generale Ordinaria, nel 2012, al seguente tema: Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam - La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.

    Infine, il Papa rassicura i fedeli del Medio Oriente: “Non siete mai soli – dice loro – la Santa Sede e tutta la Chiesa vi accompagnano”.

    (canto)

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    Il Papa ai Padri sinodali: la Chiesa cattolica riunisce la diversità nella polifonia dell’unica fede, la Verità non pone confini

    ◊   La Chiesa è cattolica perché universale, perché riunisce la diversità nella polifonia dell’unica fede: è questo in sintesi quanto ha detto ieri Benedetto XVI nell’ormai tradizionale pranzo in Vaticano al termine dei lavori sinodali. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    E’ stato un festoso incontro conviviale ieri nell’atrio dell’Aula Paolo VI, in Vaticano. Il segretario generale del Sinodo dei vescovi, mons. Nikola Eterovic, ha presentato al Papa i dati principali dei lavori ai quali hanno partecipato 173 Padri sinodali. Il patriarca dei Siri, Ignace Youssif III Younan, presidente delegato del Sinodo, ha affermato che adesso i rappresentanti delle Chiese Orientali torneranno nelle loro terre per proclamare senza timori il Vangelo nella carità e nella verità. Il Papa ha detto che il dono più bello del Sinodo è la comunione nella diversità delle Chiese d’Oriente, una comunione che diventa testimonianza:

    “Abbiamo visto la ricchezza, la diversità di questa comunione. Siete Chiese di riti antichi e diversi, che tuttavia formano, insieme con tutti gli altri riti, l’unica Chiesa Cattolica. E’ bello vedere questa vera cattolicità, che è così ricca di diversità, così ricca di possibilità, di culture diverse; e tuttavia proprio così cresce la polifonia di un’unica fede, della vera comunione dei cuori che solo il Signore può dare”.

    “La comunione cattolica – ha proseguito - è una comunione aperta, dialogale”, tesa costantemente all’incontro con i fratelli ortodossi e con le altre confessioni cristiane, nella consapevolezza che “in Cristo siamo uniti, anche se ci sono divisioni esteriori”. Questo perché la Verità non pone confini ma è sempre aperta:

    “Perciò eravamo anche in dialogo franco e aperto con i fratelli musulmani, con i fratelli ebrei, tutti insieme responsabili per il dono della pace, per la pace proprio in questa parte della terra benedetta dal Signore, culla del cristianesimo e anche delle due altre religioni. Vogliamo continuare in questo cammino con forza, tenerezza e umiltà, e con il coraggio della verità che è amore e che nell’amore si apre”.

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    Padre Pizzaballa: dal Sinodo un nuovo modo di sentirsi Chiesa

    ◊   Per un bilancio sui lavori del Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente, Paolo Ondarza ha intervistato padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:

    R. - E’ un bilancio positivo. Come ho sempre detto, non ci sono risultati operativi ma è stata una bellissima ed una forte esperienza di Chiesa trovare tutte le realtà ecclesiali del Medio Oriente riunite qui, a Roma, con Pietro e con uno scambio di opinioni, di idee e soprattutto di esperienze che ha arricchito tutti. Forse non ha risolto tutti i problemi ma ci ha dato una visione molto più lucida della situazione ed anche delle prospettive.

    D. - Voi Francescani siete i custodi dei luoghi sacri legati alla presenza di Gesù in Terra Santa, luoghi cari a tutta la cristianità e questa condizione vi dà un po’ il termometro di quella che è anche la comunione tra le Chiese, tra i cristiani. Quanto c’è ancora da lavorare, quale contributo crede che questo Sinodo abbia dato?

    R. - C’è ancora molto da fare, sicuramente, perché è vero che è stato fatto un grande cammino, che molte Chiese ortodosse si sono avvicinate, però rimane il fatto che i sospetti, i pregiudizi e le paure sono ancora molto tangibili e visibili. Nei luoghi Santi ed in Terra Santa questo si percepisce molto. Il Sinodo ha messo a fuoco molti problemi e le richieste precise e specifiche alle Chiese sorelle ortodosse; ci auguriamo che sia l’inizio di un nuovo modo di parlarsi, più franco e più chiaro.

    D. - Crede che questo Sinodo abbia incoraggiato anche la dimensione della testimonianza?

    R. - Sì, che poi concretamente significa come vivere da cristiani nella nostra realtà, che è una realtà di minoranza rispetto alla maggioranza musulmana ed ebraica in Israele. Come vivere la testimonianza? Innanzitutto in una maggior comunione tra le Chiese cattoliche, in maggior armonia con le Chiese ortodosse e soprattutto essendo capaci di spendersi, investirsi ed impegnarsi nella vita pubblica del Paese, in maniera positiva e costruttiva.

    D. - Al centro dell’attenzione dei Padri sinodali, in questi giorni, c’è anche la necessità d’incrementare il dialogo con le altre due grandi religioni monoteiste. Quale contributo da questo Sinodo?

    R. - Questo Sinodo ha discusso a lungo del rapporto soprattutto con l’islam; un po’ meno, per ovvie ragioni, con l’ebraismo. In alcuni Paesi quest’esperienza è drammatica mentre in altri è più positiva e tutte e due le anime, in questo Sinodo, sono uscite fuori. Quello che però è comune a tutti - ed è una domanda molto forte - è la piena cittadinanza, i pieni diritti, il desiderio di collaborare e di costruire insieme il futuro, il progetto e la visione della società in Medio Oriente. Credo che questo Sinodo sarà ricordato come un momento molto chiaro, molto forte e molto franco; non ci sono stati slanci positivi acritici e non c’è nemmeno stata una voglia di criticare così, tanto per criticare. E’ stato un Sinodo molto realista. Credo che il dialogo, così, diventerà più concreto.

    D. - Nonostante il carattere pastorale del Sinodo, si è inevitabilmente parlato del conflitto israelo-palestinese e delle ripercussioni che questo ha sulla vita dei cristiani in Terra Santa. Oggi la risoluzione di questo conflitto vive una nuova fase di stallo. Quale il contributo dei cristiani?

    R. - I cristiani non potranno portare un contributo operativo, concreto, visibile e tangibile oggi, subito, immediatamente. I cristiani possono, attraverso i legami internazionali, tenere viva l’attenzione della comunità internazionale al problema, che è un problema reale. Possono testimoniare, nella vita come nel territorio, una capacità di non arrendersi, di guardare avanti con un atteggiamento positivo.

    D. - Questo Sinodo può essere considerato come un nuovo punto di partenza?

    R. - Assolutamente sì. Non è la fine ma è l’inizio di una nuova esperienza. Ci sarà di certo un nuovo modo di sentirsi Chiesa, di maggiore comunione. Una delle risoluzioni, uno dei desideri più forti di tutti i Padri sinodali è continuare ad incontrarsi e a parlarsi. Questo ci dice come c’era e si sentiva forte questo bisogno.

    Al Sinodo erano presenti anche alcuni delegati fraterni delle altre Confessioni cristiane. Philippa Hitchen ha chiesto al reverendo Demosthenis Demosthenous, della Chiesa ortodossa di Cipro, quale sia stato per lui il messaggio di questa assemblea sinodale:

    R. - Prima di tutto un messaggio di riavvicinamento tra le nostre Chiese. E’ un messaggio che promette anche un’ulteriore collaborazione su tutti i livelli. Quello che ho portato io al Sinodo è stato il forte ricordo della visita del Papa a Cipro ma anche il grande problema delle Chiese occupate di Cipro, che non sono ancora state restaurate e non sono ancora tornate alla loro vita cristiana e al culto attivo, vita che era tale fino al 1974. La visita del Papa nella nostra isola è stata una visita storica e la considero l’inizio di rapporti molto più stretti. Queste visite, questi incontri, danno davvero la possibilità di avere esperienze concrete di comunione, di migliorare le situazioni con metodi di pace che non sono mai esistiti prima nella storia dell’isola.

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    All'Angelus il Papa ricorda la Giornata missionaria: annunciare il Vangelo non è rivoluzionare il mondo ma trasfigurarlo con la forza di Gesù

    ◊   “Tutti i battezzati sono chiamati ad annunciare la Buona Notizia della salvezza”: è quanto ha ribadito il Papa all’Angelus ricordando l’odierna Giornata missionaria mondiale che quest’anno ha per motto “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Dopo la Messa per la conclusione del Sinodo, il Papa ha presieduto la preghiera mariana dell’Angelus affacciandosi alla finestra del suo studio privato. Decine di migliaia i pellegrini presenti in Piazza San Pietro. Sulla scia di Paolo VI ha ricordato che la Chiesa è per sua natura missionaria:

    “La Chiesa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella Santa Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione”.

    “In ogni tempo e in ogni luogo – ha proseguito – la Chiesa è presente e opera per accogliere ogni uomo e offrirgli in Cristo la pienezza della vita”. Il cristiano, dunque – ha spiegato il Papa – non attende la vita eterna in modo solitario o inoperoso, ma vive in comunione con Cristo per essere in comunione con gli altri e portare al mondo l’annuncio del Vangelo:

    “Il compito missionario non è rivoluzionare il mondo, ma trasfigurarlo, attingendo la forza da Gesù Cristo che ‘ci convoca alla mensa della sua Parola e dell’Eucaristia, per gustare il dono della sua Presenza, formarci alla sua scuola e vivere sempre più consapevolmente uniti a Lui, Maestro e Signore’”.

    Anche i cristiani di oggi – ha affermato citando la lettera “A Diogneto” – “mostrano come sia meravigliosa e … straordinaria la loro vita associata”:

    “Trascorrono l’esistenza sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro modo di vivere oltrepassano le leggi … Sono condannati a morte, e da essa traggono vita. Pur facendo il bene, sono … perseguitati e crescono di numero ogni giorno”.

    Benedetto XVI invita tutti a pregare per i missionari che spesso svolgono la loro opera “in mezzo a grandi difficoltà” e li affida “alla Vergine Maria, che da Gesù Crocifisso ha ricevuto la nuova missione di essere Madre di tutti coloro che vogliono credere in Lui e seguirlo”.

    Dopo la preghiera mariana, il Papa, infine, ha ricordato che ieri, a Vercelli, è stata proclamata Beata suor Alfonsa Clerici, della Congregazione del Preziosissimo Sangue di Monza, nata a Lainate, presso Milano, nel 1860, e morta a Vercelli nel 1930. “Rendiamo grazie a Dio – ha detto - per questa nostra Sorella, che Egli ha guidato alla perfetta carità”.

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    Giornata missionaria mondiale: una coppia di sposi in missione nella Zambia

    ◊   In occasione della Giornata missionaria mondiale vi proponiamo la testimonianza di due giovani, che si sono uniti in matrimonio ieri e che hanno deciso di partire in missione nella Zambia per tre anni. Raggiungeranno la cittadina di Chirundu tra qualche mese, per condividere la vita e la fede con la popolazione locale africana, offrire aiuto nelle strutture socio-sanitarie e lavorare come catechisti e animatori. Sono Giuseppina e Giovanni Stanco di Roma. Al microfono di Tiziana Campisi, Giovanni racconta in che modo è stato coinvolto dalla moglie nella decisione di partire in missione:

    R. – Da quando ci siamo conosciuti con Giuseppina c’è stata sempre una grande passione per l’Africa, in genere, per questo mondo bisognoso, che ci ha uniti. In me e in Giuseppina era radicata fortemente una passione proprio per questo mondo, che poi in Giuseppina si è sviluppata attraverso i suoi studi di antropologia. A me anche non dispiaceva affatto questa sua passione e, quindi, l’ho appoggiata fortemente. Poi, lei, per lavorare alla sua tesi di laurea ha deciso di andare in Africa otto mesi e, quindi, ha potuto avere un primo approccio con questa realtà e io l’ho seguita da qui. Avevamo già deciso di sposarci prima che partisse. Poi, quando è tornata aveva un forte desiderio di tornarci ancora e io ho detto: "Non c’è nulla di male, anzi, è una cosa bella! Se riuscissimo ad andare insieme sarebbe una cosa buona!".

    D. – Come vi siete preparati per affrontare la missione?

    R. – Tramite il professore che ha seguito Giuseppina per la tesi di laurea abbiamo preso contatti con alcune associazioni e andando in giro un po’ per l’Italia, facendo colloqui, alla fine, abbiamo trovato appoggio al nostro progetto in un’associazione a Milano. Lì, in effetti, ha preso corpo il fatto che il partire insieme, in due, poteva essere un progetto incentrato non solo a livello lavorativo, ma anche a livello di missione, animati da valori cristiani che poi cambiano totalmente un viaggio in Africa, perché si passa dal vedere una realtà come un lavoro a una realtà, invece, come condivisone e conoscenza di quel mondo dove vai. Alla fine, il lavoro non diventa più l’obiettivo; l’obiettivo è diventare famiglia, con loro. Ecco, questo c’è piaciuto subito. Poi, ovviamente, in quest'ultimo anno, abbiamo concretizzato un po’ il progetto, la formazione.

    D. – Che tipo di formazione avete ricevuto?

    R. – Siamo stati, adesso, un mese a Verona, nel Cum, il Centro Unitario Missionario, fondazione per la cooperazione missionaria fra le Chiese, per conoscere tutti gli aspetti di una missione in Africa. Vuol dire conoscere i tempi, la cultura dell’Africa, senza giudicare un sistema diverso dal nostro, ma prendendo coscienza del fatto che, venendo a contatto con quel sistema, l’unico modo per condividere qualcosa è entrare a far parte di quel modo di pensare, cioè essere capaci di dialogare veramente con le persone. Quindi, ci sono stati insegnati quali aspetti antropologici, culturali, oltre che religiosi, incontreremo.

    D. – Tre anni nella Zambia, un matrimonio appena celebrato: come pensate di affrontare questa esperienza?

    R. – Come una famiglia che semplicemente va a vivere in un altro posto. Non è certo un altro quartiere di Roma, però, in fondo, noi portiamo il nostro essere lì: noi andiamo come famiglia. E speriamo di diventare anche parte della parrocchia nella quale ci troveremo, nella parrocchia della piccola comunità che incontreremo.

    D. – Che cosa vi aspetta nella Zambia? Dove sarete accolti, dove vi troverete, dove opererete?

    R. – C’è una missione già avviata a Chirundu da 40 anni, dove non mancano l’ospedale, la scuola, una parrocchia avviata, un’attività parrocchiale. Ci impegneremo in particolare nell’affiancare gli animatori del posto, quindi nelle attività sia di catechesi sia di educazione e, poi, anche nell’ambito operativo della vita parrocchiale.

    D. – Che cosa vi sentireste di dire a delle coppie che stanno pensando di partire in missione?

    R. – Sicuramente di non andare pensando semplicemente di “fare”, ma innanzitutto di “essere”, cioè di dare molta importanza al capire chi è l’altro.

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    Oggi in Primo Piano



    Accordo al G20 sulla riforma del Fondo monetario internazionale

    ◊   Scarso progresso sul fronte della cosiddetta guerra dei cambi in seno al G20 finanziario che si è concluso ieri in Corea del Sud. Il vertice ha tuttavia raggiunto un accordo sulla riforma della governance del Fondo monetario internazionale, che prevede un peso maggiore delle economie emergenti negli organi direttivi dell’istituzione. Sul significato di questa intesa Eugenio Bonanata ha intervistato Riccardo Moro, docente di politiche dello sviluppo alla Statale di Milano e direttore del “Progetto Bridges”:

    R. – Da un lato sicuramente vuol dire che i Paesi emergenti riescono a contare un po’ di più perché poi alla fine è il Board che decide e se nel Board c’è una persona in più dei Paesi emergenti, la presenza proprio alle riunioni conta. Ma credo che da un punto di vista geopolitico segni questo cambiamento, in atto da diverso tempo, e che la crisi finanziaria ha reso più evidente, cioè un ruolo più importante di Paesi come, certamente, la Cina ma anche il Brasile, l’India, ma non solo, il Sudafrica, altri Paesi dell’America Latina e dell’Asia, in un contesto internazionale in cui una volta i Paesi europei insieme ad America e Giappone decidevano tutto. La presidenza Obama in questo è una presidenza utile perché con la precedente amministrazione americana un passaggio di questo tipo sarebbe stato molto più faticoso - io credo - nei consessi internazionali.

    D. – Professore, che cosa è successo sul fronte dei tassi di cambio? Altro tema centrale del vertice …

    R. – E’ successo che nel comunicato finale è stata inserita una riga un po’ più esigente nei confronti della Cina, anche se la Cina non viene citata. E’ stato definito un auspicio a non eccedere sia in termini di esportazione che di importazione. Non è una decisione vera e propria. Segna il permanere di questa tensione tra cinesi e il resto del mondo per un riequilibrio un po’ più tranquillo dei propri ruoli commerciali. Non sappiamo come andrà a finire, sembra però segnare in qualche modo un lieve arretramento della Cina che sembra accettare l’idea di doversi rassegnare prima o poi a rivalutare la propria moneta.

    D. – Proprio su questo fronte premono da sempre, più di tutti, gli americani?

    R. – In questo momento la Cina con una moneta così bassa vende molto negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti si trovano così spiazzati. Peraltro la Cina incassa dollari e con questi dollari acquista i titoli pubblici americani. Gli americani hanno un fortissimo debito pubblico e gli occorre assolutamente qualcuno che lo finanzi. E’, però, un abbraccio mortale nel senso che non può andare avanti con un continuo aumento dell’export cinese verso gli Stati Uniti perché gli Stati Uniti hanno bisogno di uscire dalla crisi con una ripresa e significa comprare più americano e meno cinese. Questo gli permetterebbe di autofinanziarsi il debito. Peraltro i cinesi non possono permettersi una guerra commerciale con gli Stati Uniti perché così esposti verso l’estero si troverebbero in grave crisi economica loro stessi.

    D. – Al vertice si è ribadito comunque che la questione dei cambi rappresenta uno dei rischi maggiori per la ripresa mondiale, lo ha detto Mario Draghi …

    R. – Questo è corretto perché le variazioni eccessive nell’andamento dei cambi comportano dei rischi di forte vulnerabilità. Una moneta che si svaluti o che si apprezzi troppo velocemente determina l’impossibilità di approvvigionarsi all’estero dei materiali, piuttosto che non di vendere all’estero i propri prodotti, e, dunque, di usufruirne in termini di reddito e di occupazione da parte del Paese che subisca queste variazioni monetarie.

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    Sugli schermi in Italia il film "Uomini di Dio" sulla vicenda dei 7 Trappisti uccisi in Algeria

    ◊   E’ arrivato nelle sale italiane “Uomini di Dio” il film del regista Xavier Beauvois che racconta la storia dei 7 frati Trappisti, rapiti e assassinati a Tibhirine, in Algeria, sulle montagne del Maghreb, nel marzo del 1996. Una drammatica vicenda ancora al centro di un’inchiesta giudiziaria, vista attraverso gli occhi di chi ha scelto, nonostante le difficoltà e i pericoli di restare in una terra difficile, seguendo Cristo fino al sacrificio estremo. Tante le tematiche affrontate in questa pellicola: dalla spiritualità monastica, all’impegno verso il prossimo, passando per la difficile costruzione del dialogo e della comunione tra cristiani e musulmani. Cecilia Seppia ne ha parlato con padre Tommaso Georgeon, Abate del Monastero di Frattocchie vicino Roma:

    R. – Questo film mostra benissimo qual è stata la vita dei fratelli e anche tramite il ritmo del film, la scelta dei Salmi ci mostra davvero in modo magnifico la doppia fedeltà dei fratelli, a Cristo e al prossimo.

    D. – Ecco, qui c’è proprio il messaggio forte di una comunità monastica che si pone domande di coscienza e che proprio per fedeltà alla vocazione decide di rischiare la propria vita …

    R. – Questa comunità ad un certo momento ha avuto come il dono dello Spirito Santo; ma non è che hanno scelto di morire: hanno soprattutto scelto di amare e amare significava amare il prossimo e anche amare Cristo fino alla morte, come firmiamo nella nostra professione solenne. Nessuno, quando firma questo documento, pensa che la sua vita potrebbe anche essere data tramite il martirio. I fratelli, ad un certo punto, hanno avuto la certezza che si trattasse della chiamata di Cristo. Credo che il messaggio più importante di questo film sia saper scegliere di amare.

    D. – Nel film viene sottolineata più volte la volontà di un incontro umano e spirituale con i musulmani. C’è anche in questo caso un messaggio attuale – che poi è stato ribadito più volte anche al Sinodo per il Medio Oriente – la volontà di costruire un ponte, un futuro comune tra credenti di diverse religioni?

    R. – Ciò che Giovanni Paolo II ha sviluppato, parlando della spiritualità di comunione, penso che i fratelli abbiano veramente provato a viverlo. La figura più importante del monastero di Tibhirine era il medico, fra Luca, che ha vissuto curando tutte le persone che venivano a trovarlo: è stata una vita data a Cristo tramite la cura dell’altro, in cui si riconosce Cristo.

    D. – Nel film il regista non si concentra tanto sull’indagine giudiziaria che è alla base di questa drammatica vicenda, ma sulla vita quotidiana monastica dei protagonisti: il lavoro, l’impegno per il prossimo. Quella dei frati Trappisti è una spiritualità che attrae, anche oggi?

    R. – Oggi la difficoltà della nostra vita – che ovviamente è una vita bellissima, tutta dedicata a Dio – è una questione di fede, di convinzione e di abbandono. C’è crisi anche nella vita monastica, perché c’è proprio la “crisi dell’impegno”: è una vita che richiede un impegno fortissimo, e questo nel film si vede benissimo! I fratelli hanno un legame talmente forte, non soltanto tra di loro, ma pure con la terra, che non vogliono lasciare. Loro avevano la scelta, eppure non hanno scelto di andare via.

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    Chiesa e Società



    Epidemia di colera ad Haiti: 220 morti, primi casi a Port-au-Prince

    ◊   Primi casi di colera nella capitale di Haiti, Port-au-Prince: cinque persone contagiate dalla malattia, che l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito del tipo con il più alto tasso di mortalità, sono state individuate in città e si teme per la diffusione della patologia che ha già causato 220 vittime in tutto il Paese. Si tratta della seconda grave emergenza che ha colpito l’isola caraibica nel 2010, dopo il terribile sisma del 12 gennaio, per il quale oltre un milione di sopravvissuti rimasti senza casa vivono ancora ammassati in tendopoli di fortuna. Il colera è la malattia della povertà e della carenza di igiene e di strutture sanitarie; ad Haiti era scomparso da anni e ora, dalle aree rurali, arriva a minacciare la capitale Port-au-Prince, una città circondata da baraccopoli e campi profughi. Non si tratterebbe di un nuovo focolaio d’infezione, però, secondo una portavoce umanitaria dell’Onu, Imogen Wall, di persone che hanno contratto la malattia in una delle zone più colpite, come il distretto di Artibonite, per poi spostarsi a Port-au-Prince, dove i casi sono stati prontamente diagnosticati e i pazienti rapidamente isolati per evitare il diffondersi del contagio e sottoposti alla somministrazione di soluzione reidratante. Le autorità haitiane hanno decretato lo stato d’emergenza, ma, nonostante il governo abbia mobilitato tutte le forze a disposizione, si calcola che i casi di colera diagnosticati siano già oltre tremila, concentrati soprattutto nelle aree di Arbonite e del Plateau Central. (A cura di Roberta Barbi)

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    Pakistan: le famiglie cattoliche in missione tra rifugiati e senzatetto

    ◊   Seppur in una situazione drammatica di emergenza umanitaria, il Pakistan ha celebrato oggi la Giornata Missionaria mondiale con iniziative di preghiera e solidarietà tra i rifugiati, grazie al particolare impegno delle famiglie cattoliche verso gli sfollati causati dalle alluvioni. Padre Mario Rodrigues, direttore delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) nel Paese, ha raccontato alla Fides che oggi a Karachi si svolge un seminario di studio aperto a duemila tra sacerdoti e laici chiamati a riflettere sul ruolo delle comunità e delle famiglie nel testimoniare il Vangelo, a partire dal messaggio del Papa. “Le famiglie come comunità missionarie – spiega padre Rodrigues – che portano solidarietà concreta, ma anche un aiuto psicologico e spirituale” nel loro lavoro quotidiano tra i rifugiati delle alluvioni. Intanto la situazione resta critica: 7 milioni di senzatetto si accingono a trascorrere un inverno di stenti perché circa 2 milioni di case sono andate distrutte. Il governo ha promesso 20mila rupie a famiglia per la ricostruzione, ma oltre al fatto che la cifra non è sufficiente, si registrano ritardi e poca trasparenza nella distribuzione del denaro. Inoltre, violenze e scontri si sono verificati nei distretti di Nawabshah e Sukkur tra la polizia e gli sfollati in fila per ore per ricevere la carta che dà diritto agli aiuti. “Quello che non abbiamo perso è il coraggio e la voglia di ricominciare”, dichiara, nonostante tutto, un testimone che ha appena ottenuto un prestito per riedificare la propria casa. (R.B.)

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    Allarme dell’Onu: in Corea del Nord si aggrava l'emergenza umanitaria

    ◊   È notevolmente peggiorata nell’ultimo anno, in un periodo di tempo preso in considerazione tra l’agosto 2009 e l’agosto 2010, la situazione della popolazione della Corea del Nord, afflitta da una profonda crisi che la colpisce a vari livelli. A sostenerlo è l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite diffuso dal segretario generale Ban Ki-moon e dedicato al Paese asiatico. Innanzitutto la malnutrizione, che sta raggiungendo cifre altissime e coinvolge soprattutto anziani, bambini e donne incinte. L’insicurezza alimentare, stando alle informazioni che riescono a filtrare dal regime comunista e che sono riferite dall’agenzia AsiaNews, riguarda almeno 3,5 milioni di individui su una popolazione totale di 24 ed è aggravata dal ripetersi di periodi di inondazioni alternati a periodi di siccità. Secondo le stime, il Paese necessiterebbe di almeno 3,54 milioni di tonnellate di cereali destinati al consumo umano e di 1,2 milioni per la semina e l’uso industriale. Un altro grave problema è legato alla situazione dei diritti umani: sembra che in Corea del Nord ci siano tra i 150 e i 200mila prigionieri politici suddivisi in sei campi di detenzione e le loro condizioni, stando alle testimonianze di attivisti, sono molto gravi: costretti ai lavori forzati per molte ore al giorno, privi di qualunque assistenza sanitaria e nutriti solo il minimo indispensabile alla sopravvivenza. Infine, ad aggravare le sofferenze del popolo coreano, anche il sistema sanitario ormai al collasso, l’assenza in molte zone di acqua potabile, la profonda crisi dell’educazione e le restrizioni alle libertà fondamentali come quella di pensiero, coscienza, religione, opinione ed espressione. (R.B.)

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    Brasile: vescovo minacciato di morte per aver difeso la vita nascente

    ◊   La Chiesa cattolica difende sempre la vita “in tutte le sue fasi e nelle varie dimensioni, sia quando la vita è minacciata, come quella dei popoli indigeni, oppure quella degli anziani”. Così il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, mons. Geraldo Lyrio Rocha, si è espresso manifestando la propria solidarietà al vescovo di Guarulhos, Luiz Gonzaga Bergonzini, minacciato di morte per aver difeso il diritto alla vita e per aver parlato contro l’aborto durante la campagna elettorale. Il presule ha ricevuto anche l’appoggio del presidente Lula da Silva e del candidato alla presidenza, Dilma Rousseff, ma purtroppo non si tratta di un caso isolato: a ricevere minacce esplicite sono stati, riferisce l’agenzia Fides, anche il vescovo di Lorena, Benedito Beni Dos Santos, e il vescovo di Santo André, nonché presidente della Regione Sud 1, Nelson Westrupp. “Lo Stato è laico, ma la società brasiliana è profondamente religiosa: cattolica, evangelica, di culti africani o indigeni – ha incalzato il presidente dei vescovi – questo è il motivo per cui tutte le religioni possono e devono esprimere le loro opinioni su un determinato argomento”. Mons. Lyrio Rocha, inoltre, ha sottolineato che la procedura, in base alla quale il vescovo diocesano di Guarulhos si è espresso per il territorio di sua competenza, e non rivolgendosi all’intera nazione brasiliana, sia assolutamente regolare e nell’ambito del modo di agire della Chiesa, precisando, infine, che non ci sono opinioni contrastanti su questa materia all’interno dell’Episcopato brasiliano. (R.B.)

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    Il messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata delle Nazioni Unite

    ◊   Un’occasione per esprimere i dovuti ringraziamenti, ma anche per tracciare un bilancio su quanto è stato fatto finora e quanto resta ancora da fare, è la celebrazione dell’annuale Giornata delle Nazioni Unite, che ricorre oggi, domenica 24 ottobre. Nel suo consueto messaggio, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha esordito sottolineando che l’anniversario di oggi ricorda l’entrata in vigore, 65 anni fa, della Carta delle Nazioni Unite che contiene la missione mondiale dell’Onu, il cui impegno verso la promozione della pace e dello sviluppo dei diritti umani si rinnova ogni anno, proprio in questa Giornata. Il segretario generale ha citato come conquiste dell’organizzazione, i progressi fatti nel campo dell’alfabetizzazione e della speranza di vita, nella diffusione ad ampio raggio della tecnologia e della conoscenza, nell’affermazione della democrazia e dello stato di diritto. Tra gli obiettivi ancora da raggiungere, invece, oltre a quelli di Sviluppo del Millennio, da conseguire entro il 2015 che inesorabilmente si avvicina e dei quali si è parlato nel vertice Onu svoltosi un mese fa, ha indicato la protezione delle vittime dei conflitti armati; la lotta ai cambiamenti climatici, ma anche alle ingiustizie e alle impunità; la prevenzione delle catastrofi nucleari; l’incremento delle opportunità dirette ai giovani e alle donne. (R.B.)

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    Celebrazione di mons. Amato in onore della nuova Santa Battista Camilla Varano

    ◊   Carità, umiltà e un amore “senza ordine né misura” per Cristo sofferente e crocifisso e per il suo Vangelo di vita. Così il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e prossimo cardinale, mons. Angelo Amato, ha ricordato la figura di Santa Battista Camilla Varano, clarissa vissuta nel XV secolo a Camerino e canonizzata da Benedetto XVI domenica scorsa in Piazza San Pietro, nel corso dell’Eucaristia celebrata in onore della Santa proprio nella sua città natale. Una testimone del senso evangelico della vita, che intraprese la strada della preghiera e della penitenza in un tempo di generale rilassamento dei costumi: così l’aveva celebrata il Papa domenica scorsa durante il rito solenne. Entrata in convento in giovane età, lungamente osteggiata dal padre a causa della sua scelta monacale, caratterizzò la propria vita nell’esercizio ascetico e nell’unione mistica con Cristo Crocifisso. Ma Suor Battista aveva anche una vasta cultura umanistica e religiosa, arricchita da una profonda meditazione sulle Sacre Scritture, che la condussero a scrivere opere di celeste sapienza, come “I dolori mentali di Cristo nella sua Passione”. “Ella naviga nella Scrittura come il marinaio che scopre terre sempre più lontane, più belle e incontaminate – ha detto mons. Amato nell’omelia – la Parola sacra è la sua bussola sicura verso Dio Trinità, verso la Croce di Cristo, verso la Grazia dello Spirito, verso il seno del Padre”. L’ancoraggio alla Scrittura di Santa Battista Camilla Varano e la sua frequentazione del mistero di Dio carità hanno innescato in lei la carità verso il prossimo: “Insegnava agli ignoranti, consigliava i dubbiosi, consolava gli afflitti, ammoniva i peccatori, incitava i buoni alla perfezione, perdonava i nemici”. Mons. Amato ha concluso sottolineando come l’esercizio eroico delle virtù cristiane sia un invito anche per noi a essere coerenti con la nostra vocazione battesimale e a suscitare in noi il desiderio di santità: “Non è una moda passeggera, non è legata al tempo o allo spazio, la santità percorre i secoli acquistando iridescenze sempre nuove e attuali, i Santi sono sempre vivi – ha affermato – hanno un unico comune denominatore, cioè l’esercizio eroico delle virtù cristiane della fede, della speranza e della carità. I Santi sono sempre attuali come la Sacra Scrittura, il Vangelo, la Parola di Gesù”. (R.B.)

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    Mons. Crociata al Consiglio nazionale di Ac: “Raccogliete la sfida educativa del nostro tempo”

    ◊   Una risposta viva e concreta “all’emergenza educativa”, per rispondere a quella “lacerazione che interrompe il rapporto tra le generazioni, logora il tessuto sociale e scompone le dimensioni costitutive della persona”. Così il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), mons. Mario Crociata, spiega il tema scelto dai vescovi per gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio, d’imminente pubblicazione: “Educare alla vita buona del Vangelo”. Nell’intervento di ieri ai lavori del Consiglio nazionale dell’Azione Cattolica (Ac), mons. Crociata ha evidenziato come l’educazione cristiana non sia “altro dallo sviluppo integrale della persona”, contraria a quella visione individualistica dell’uomo che non è più “tollerabile” e che nega che la persona si realizzi in pieno “quando si apre all’infinito e alle dimensioni ultime”. L’educazione, quindi, secondo il presule, sarà lo “sbocco naturale e l’attenzione ordinaria” all’interno della quale le diocesi potranno “esprimere la loro soggettività e operare il proprio discernimento”. “Guardiamo a un umanesimo integrale e trascendente, in cui la persona si realizzi nella relazione con se stessa, con gli altri e con il mondo”, ha proseguito. Infine, un doppio appello: quello a “non scindere l’educazione cristiana da una visione cristiana dell’educazione” e quello diretto specificamente all’Azione Cattolica, affinché “collabori attivamente nelle diocesi e nelle parrocchie alla programmazione concreta di itinerari che medino gli Orientamenti”. Per l’associazione, infatti, “si apre uno spazio importante per rinnovare la propria vocazione originaria e per favorire le relazioni tra persone, gruppi e istituzioni”. Ac, dal canto suo, per bocca del presidente Franco Miano, si è detta disponibile a raccogliere la sfida, di cui si avverte “la complessità educativa, che interpella la vita ordinaria delle persone e delle comunità”. (R.B.)

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    Italia: rapporto sui mestieri che nessuno vuole fare

    ◊   Pasticcieri, sarti, falegnami, ma anche infermieri, muratori e tecnici informatici italiani, addio. Secondo una ricerca condotta dalla Confartigianato sul rapporto 2010 Excelsior-Unioncamere, infatti, i giovani del Belpaese, nonostante la crisi economica e il problema della disoccupazione che affliggono la società, rifiutano di impegnarsi in quelli che, secondo i dati, sono i mestieri più richiesti. Rispetto alle 55mila nuove assunzioni previste per il 2010, sembra che 147mila saranno i posti che le aziende faranno fatica a coprire, proprio a causa delle scelte professionali dei giovani. Il fenomeno, inoltre, non riguarda soltanto i settori artigianali, dove si avverte la mancanza di gelatai, pasticcieri, sarti e tagliatori di stoffe, ma anche falegnami specializzati e addirittura estetisti e parrucchieri, ma colpisce anche figure qualificate come gli addetti al marketing, gli infermieri, i farmacisti, gli sviluppatori di software, gli agenti di vendita, gli addetti alla logistica, i disegnatori tecnici, gli informatici per l’assistenza clienti e gli educatori professionali. La penuria maggiore, però, riguarda i “posti in piedi” come quelli da barista, cameriere, muratore, idraulico, elettricista o manutentore di caldaie, ma anche i mestieri che implicano orari disagiati, come panettieri o macellai, entrambi inclini alle “levatacce”: al confronto con queste difficoltà, neppure i guadagni consistenti sono un argomento che regge facilmente. Lo studio, poi, mette in luce come sia ancora “la conoscenza” il modo migliore per trovare lavoro: vi fa ricorso il 55,3 per cento dei giovani fra i 15 e i 34 anni; il 16,6 ha fatto richiesta direttamente mandando un curriculum; il 6,8 per cento rispondendo a inserzioni sulla stampa o sul web. Infine, il 4 per cento ha iniziato con uno stage prima di essere integrato; il 3,8 è stato segnalato dalla scuola o dall’università e solo il 3,1 si è rivolto a un’agenzia per il lavoro. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Terzigno: intesa appesa ad un filo. Il Papa incoraggia una soluzione giusta e condivisa

    ◊   A Terzigno, nel napoletano prosegue la protesta della popolazione contro l’emergenza rifiuti, nonostante il congelamento della seconda discarica a Cava Vitiello, deciso ieri sera nel corso del vertice di prefettura con i sindaci, il capo della protezione civile Bertolaso e il governatore della regione Caldoro. Alle 13 nuovo vertice a Napoli, ma la popolazione rifiuta qualsiasi intesa e ribadisce: serve una legge. Nella notte ancora scontri tra manifestanti e polizia: 6 feriti tra le forze dell’ordine, 2 gli arresti. Ieri anche il messaggio del Papa che incoraggia le parti ad una giusta e condivisa soluzione. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Il compromesso è sul piatto, ma i cittadini di Terzigno, sembrano intenzionati a respingere la proposta di accordo stilata nella notte in prefettura, a Napoli: una proposta che tra l'altro prevede di sospendere ''a tempo indeterminato'' ogni decisione relativa all'apertura di Cava Vitiello, la seconda discarica nel Parco nazionale del Vesuvio, di interrompere per tre giorni il conferimento di rifiuti nella discarica Sari, fare gli accertamenti ambientali e sanitari necessari, per poi riprendere eventualmente lo sversamento solo dei comuni del comprensorio. I cittadini non ci stanno, vogliono un provvedimento legislativo che cancelli del tutto questa ipotesi. I sindaci provano a mediare, ma la piazza insorge di nuovo e di nuovo va in scena nella notte la guerriglia urbana: almeno tre molotov sono state fatte esplodere lungo la strada che conduce alla rotonda Panoramica, quartier generale dei manifestanti. Non sono mancati lanci di lacrimogeni, sassi e petardi contro le forze dell'ordine che hanno risposto con la carica: 6 gli agenti feriti. 2 gli arresti. Mentre si allarga il fronte della protesta, il Papa in un messaggio al vescovo di Nola, mons. Depalma, incoraggia una soluzione giusta e condivisa al problema e ribadisce la sua paterna attenzione su quando sta accadendo in Campania. Ancora nulla di fatto sul nuovo incontro in prefettura con il capo della protezione civile Bertolaso, il governatore della regione, Caldoro e tutti i sindaci iniziato poco prima delle 13.

    Wikileaks. HRW chiede a Stati Uniti e Iraq di indagare sugli abusi
    “Stati Uniti e Iraq devono avviare indagini sui casi di abusi e torture sollevati dalla pubblicazione di migliaia di documenti sulla guerra da parte di Wikileaks”. E' l'invito dell'organizzazione umanitaria Human Rights Watch (HRW). “Queste nuove rivelazioni - ha detto il vice direttore della Ong in Medio Oriente, Joe Stork - mostrano che la tortura da parte delle forze di sicurezza irachene era un fenomeno dilagante ed è rimasto completamente impunito”. Dal canto suo il capo degli stati maggiori Usa, l'ammiraglio Mike Mullen, ha condannato con forza la pubblicazione di migliaia di documenti da parte di Wikileaks, accusando il sito web di mettere in pericolo vite umane e fornire ai nemici informazioni importanti.

    Iraq: esplosione a Mosul
    In Iraq almeno 5 persone sono rimaste uccise e 10 feriti nell'esplosione di un'autobomba davanti a un complesso medico a Mosul, nel nord del Paese. Il complesso ospita alcuni ospedali e un collegio medico. Il bilancio potrebbe aggravarsi visto che l'area era affollata al momento dell'esplosione. L’attentato non è stato rivendicato ma la città è da tempo nel mirino di gruppi di insorti e terroristi legati ad Al Qaeda.

    Terrorismo: smantellata nello Yemen una rete che pianificava attentati
    Nello Yemen prosegue senza sosta la lotta al terrorismo. Le autorità hanno reso noto di aver smantellato una rete che pianificava attentati ad Aden, la principale città dello Stato meridionale che si prepara ad ospitare la 20.ma Coppa di calcio del Golfo. In un comunicato, il Ministero dell'Interno ha precisato che le forze di sicurezza hanno arrestato un uomo mentre piazzava una busta di plastica con 2 Kg di esplosivo nei pressi di un impianto sportivo. Dalla sua confessione è stato possibile arrestare sei complici che preparavano atti di sabotaggio mentre altri due terroristi sono ancora latitanti. Nel sud dello Yemen è attivo il braccio locale di Al Qaeda e la situazione è tesa anche a causa della contestazione sudista contro il governo di Sanaa.

    Messico
    Ancora violenze in Messico dove da mesi è in corso la guerra tra i cartelli della droga. Nella notte almeno 15 ragazzi sono stati uccisi a Ciudad Juarez, regno delle bande narcotrafficanti. Secondo la polizia un commando armato, composto da 10 sicari, ha fatto irruzione ad una festa privata sparando all’impazzata. Tra le vittime anche 6 minorenni Solo nel 2010 sono stati contati più di 2.300 omicidi nella città di frontiera: una media di nove persone al giorno.

    Somalia
    Sempre più pericolose le acque della Somalia. I pirati hanno sequestrato un cargo di Singapore a 160 Km dal porto di Mombasa in Kenya. Secondo quanto riferito dalle autorità marittime al momento del sequestro c’erano 17 marinai a bordo dell’imbarcazione, per ora non è pervenuta nessuna richiesta di riscatto.

    Medio Oriente
    “Nello sforzo di raggiungere accordi di pace, non esistono alternative ai negoziati diretti fra israeliani e palestinesi”. Lo ha affermato oggi il premier israeliano Benyamin Netanyahu, esprimendo l’auspicio che l’Anp rispetti l’impegno preso. Netanyahu ha aggiunto di essere in contatto con l'amministrazione statunitense per riprendere le trattative con i palestinesi, arenatasi a fine settembre con la fine della moratoria israeliana negli insediamenti in Cisgiordania. "Il suo scopo, ha detto, è di creare le condizioni affinché sia possibile prevedere almeno un anno di trattative continuate, senza interruzioni". Da parte israeliana, ha concluso, le considerazioni principali restano quelle legate alla sicurezza nazionale.

    Napolitano a Pechino per una visita di Stato
    Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano è arrivato Pechino accolto con gli onori militari, per la visita di Stato che avrà inizio domani. Momenti ufficiali: martedì l'incontro con il presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintau, mercoledì il colloquio con il primo ministro Wen Jiabao. Giovedì Napolitano visiterà l'Expo di Shangai, venerdì raggiungerà Macao, ultima tappa Hong Kong, poi il rientro a Roma.

    Elezioni in Bahrein
    Il maggiore partito di opposizione sciita del Bahrein, Al Wefak, ha vinto 18 seggi su 40 alle elezioni legislative che si sono svolte ieri nel più piccolo Paese della penisola arabica. Lo riferisce la Commissione elettorale precisando che si tratta di una vittoria al primo turno. L'affluenza alle urne, è stata del 67% secondo le autorità. In Bahrein, Paese che ospita la Quinta flotta americana, la maggioranza della popolazione è sciita ma il governo è nelle mani della dinastia sunnita degli Al Khalifa. (Panoramica internazionale a cura di Cecilia Seppia)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 297

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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