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Sommario del 17/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Alla celebrazione per 6 nuovi santi l’invito del Papa a “pregare senza stancarsi”, all’Angelus l’appello alla ricerca del bene comune in politica
  • Ieri il concerto in Aula Paolo VI per il Papa e i padri sinodali: Verdi si definiva ateo - dice il Papa – ma la sua Messa da Requiem è un grande appello a Dio
  • Sinodo: dai vescovi l’appello ai cristiani del Medio Oriente a testimoniare con coraggio la fede
  • Oggi in Primo Piano

  • Oggi “Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria": iniziativa dell’ONU voluta da un sacerdote di origini polacche vissuto in Francia
  • Si conclude con il messaggio del Papa la 46.ma Settimana Sociale dei cattolici: al centro il mezzogiorno e i giovani
  • Un Patto per la democrazia e la riconciliazione in Niger: l’impegno della Comunità di Sant’Egidio
  • Condivisione e solidarietà: a Roma "La notte dei senza dimora"
  • Chiesa e Società

  • Il lavoro strumento di lotta alla povertà: così Ban Ki-moon nell'odierna Giornata per la lotta alla povertà
  • India: “La Voce della Vita”, il giornale cattolico del Kerala
  • Filippine: una campagna contro le politiche di controllo delle nascite
  • Educare alla tutela dell'ambiente: VIII Forum internazionale dell'informazione per la salvaguardia dell'ambiente
  • I Guanelliani offrono assistenza nell'ultimo tratto del Cammino di Santiago de Compostela
  • India: celebrazioni per i 50 anni del seminario arcivescovile di Mumbai
  • Progetto "Il Quotidiano in classe": da quest'anno anche L'Osservatore Romano sui banchi
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Francia: i sindacati ancora in piazza contro la riforma delle pensioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    Alla celebrazione per 6 nuovi santi l’invito del Papa a “pregare senza stancarsi”, all’Angelus l’appello alla ricerca del bene comune in politica

    ◊   Pregare senza stancarsi: è l’invito di Benedetto XVI in questa domenica che ha definito “una festa della santità”. Il Papa infatti ha presieduto in Piazza San Pietro la celebrazione per la canonizzazione di 6 beati di 5 nazionalità. Decine di migliaia i fedeli provenienti da Spagna, Polonia, Canada, Australia e Italia. Al momento dell’Angelus, il saluto ai partecipanti alla 46esima Settimana sociale organizzata dalla CEI “ha tracciato un’agenda di speranza”, con l'appello alla politica perchè ricerchi il bene comune. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Talvolta ci stanchiamo di pregare, abbiamo l’impressione che la preghiera non sia tanto utile per la vita”: con queste parole Benedetto XVI abbraccia la sfiducia che a volte prende ognuno di noi. Di più: fotografa una tentazione altrettanto comune: “Siamo tentati – dice - di dedicarci all’attività, di impiegare tutti i mezzi umani per raggiungere i nostri scopi, e non ricorriamo a Dio”. Eppure - afferma il Papa - con la parabola del giudice disonesto, nella liturgia di oggi, Gesù insegna: “se un giudice disonesto alla fine si lascia convincere dalla preghiera di una vedova, quanto più Dio, che è buono, esaudirà chi lo prega”.

    “Dio infatti è la generosità in persona, è misericordioso, e quindi è sempre disposto ad ascoltare le preghiere. Pertanto, non dobbiamo mai disperare, ma insistere sempre nella preghiera.”

    E’ chiaro – insegna il Papa – che “la preghiera dev’essere espressione di fede, altrimenti non è vera preghiera”. “Se uno non crede nella bontà di Dio, non può pregare in modo veramente adeguato”.

    “La fede è essenziale come base dell’atteggiamento della preghiera. E’ quanto hanno fatto i sei nuovi Santi che oggi vengono proposti alla venerazione della Chiesa universale: Stanisław Sołtys, André Bessette, Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola, Mary of the Cross MacKillop, Giulia Salzano e Battista Camilla Varano.

    Poi Benedetto XVI ricorda ognuno dei nuovi santi di 5 paesi:

    Święty Stanisław Kazimierczyk, zakonnik z XV wieku, i dla nas może być przykładem i orędownikiem...”
    San Stanisław Kazimierczyk, religioso polacco del XV secolo, ha legato tutta la sua vita all’Eucaristia. La Comunione è stata “fonte e segno” della pratica dell’amore al prossimo.

    “Frère André Bessette, originaire du Québec, au Canada, et religieux de la Congrégation de la Sainte-Croix, connut très tôt la souffrance et la pauvreté…”
    Il religioso canadese della Congregazione della Santa Croce, che ha conosciuto sofferenza e povertà, ha vissuto la fede come scelta di “rimettersi liberamente e per amore alla volontà di Dio”.

    “La Madre Cándida María de Jesús Cipitria y Barriola…”
    Della spagnola Madre Cándida María il Papa ricorda che “con la guida dei suoi padri spirituali gesuiti ha scelto di vivere solo per il Signore”.

    “…the courageous and saintly example of zeal, perseverance and prayer of Mother Mary McKillop…”
    “Il coraggioso e santo esempio di zelo, perseveranza e preghiera” dell’australiana madre Mary McKillop l’ha portata a dedicarsi, giovane donna, all’educazione dei poveri.

    Poi il pensiero a Giulia Salzano maestra elementare nella seconda metà del secolo XIX, in Campania, nel sud dell’Italia:

    “Madre Giulia comprese bene l’importanza della catechesi nella Chiesa, e, unendo la preparazione pedagogica al fervore spirituale, si dedicò ad essa con generosità e intelligenza, contribuendo alla formazione di persone di ogni età e ceto sociale".

    E a Battista Camilla Varano, monaca clarissa del XV secolo che testimoniò fino in fondo il senso evangelico della vita, specialmente perseverando nella preghiera:

    “In un tempo in cui la Chiesa pativa un rilassamento dei costumi, ella percorse con decisione la strada della penitenza e della preghiera, animata dall’ardente desiderio di rinnovamento del Corpo mistico di Cristo".

    Al termine della solenne celebrazione, la preghiera mariana dell’Angelus. Il Papa ha rinnovato il saluto ai pellegrini giunti per la canonizzazione parlando nelle diverse lingue. In particolare in polacco un saluto al presidente della Repubblica Polacca, presente in piazza San Pietro e che Benedetto XVI ha ricevuto ieri. In italiano oltre al pensiero per le due nuove sante, un appello significativo in tema di azione sociale e politica: il Papa ha salutato i partecipanti alla 46a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani che si conclude oggi, collegati in diretta da Reggio Calabria, affermando che il convegno “ha tracciato un’agenda di speranza” e auspicando:

    “…auspico che la ricerca del bene comune costituisca sempre il riferimento sicuro per l’impegno dei cattolici nell’azione sociale e politica”.

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    Ieri il concerto in Aula Paolo VI per il Papa e i padri sinodali: Verdi si definiva ateo - dice il Papa – ma la sua Messa da Requiem è un grande appello a Dio

    ◊   “Un grande appello all’Eterno Padre nel tentativo di superare il grido di disperazione davanti alla morte”: è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi nelle parole di Benedetto XVI che ne ha seguito ieri sera l’esecuzione in Aula Paolo VI. Il Concerto alla presenza dei padri sinodali, è stato offerto al Pontefice dal direttore e compositore Enoch Zu Guttenberg che ha guidato la comunità Corale di Neubeuern e l’Orchestra Klang-Verwaltung. Il servizio è di Gabriella Ceraso.

    (musica)

    “Un momento di vera bellezza in grado di elevare il nostro spirito”: parlando brevemente in tedesco alla platea e agli interpreti ringraziati più volte, il Papa così definisce l’esecuzione verdiana sentita come “eccellente”. Da fine conoscitore della musica, nel suo intervento Benedetto XVI è tornato all’origine della Messa scritta nel 1873 per la morte di Alessandro Manzoni che Verdi, ha ricordato il Papa, ammirava e quasi venerava:

    “Nella mente del grande compositore, quest’opera doveva essere il culmine, il momento finale della sua produzione musicale. Non era solo l’omaggio al grande scrittore, ma anche la risposta ad un’esigenza artistica interiore e spirituale che il confronto con la statura umana e cristiana del Manzoni aveva in lui suscitato”.

    Poi il Papa va al cuore della Messa che, come le altre opere verdiane, sottolinea, riecheggia la visione tragica dei destini umani. In particolare, dice, qui tocchiamo la realtà ineluttabile della morte e la questione fondamentale del mondo trascendente:

    “Verdi, libero dagli elementi della scena, rappresenta, con le sole parole della liturgia cattolica e con la musica, la gamma dei sentimenti umani davanti al termine della vita, l’angoscia dell’uomo nel confronto con la propria fragile natura, il senso di ribellione davanti alla morte, lo sgomento alle soglie dell’eternità”.

    Dunque una musica, che invita a riflettere sulle realtà ultime con tutti i contrastanti stati d’animo del cuore umano tra dramma e speranze. La riflessione di Benedetto XVI va quindi al senso più profondo della Messa stretta tra il pianissimo iniziale Requiem aeternam… e il sommesso ma reiterato Libera me finale:

    “Giuseppe Verdi, che in una famosa lettera all’editore Ricordi si definiva un po’ ateo, scrive questa Messa, che ci appare come un grande appello all’eterno Padre, nel tentativo di superare il grido della disperazione davanti alla morte, per ritrovare l’anelito di vita che diventa silenziosa ed accorata preghiera: Libera me, Domine”.

    E’ la descrizione, conclude il Pontefice, del dramma spirituale dell’uomo al cospetto di Dio cui anela nel profondo del suo animo e in cui solo può trovare pace e riposo.

    (musica)

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    Sinodo: dai vescovi l’appello ai cristiani del Medio Oriente a testimoniare con coraggio la fede

    ◊   I cristiani sentano la loro presenza in Medio Oriente come una vocazione, non come una fatalità. E’ l’auspicio che più di una volta è stato espresso dai Padri sinodali in queste giornate di lavoro in Vaticano. I credenti nel Vangelo – è stato detto – siano una minoranza attiva, attraverso la testimonianza e la presenza nel campo educativo e sanitario, non cedano alla tentazione di ripiegarsi su di sé in un atteggiamento ghettizzante. Su queste tematiche Paolo Ondarza ha intervistato padre Semaan Abou Abdou, superiore generale dell’Ordine Maronita Mariamita in Libano:

    R. – L’obiettivo di questo Sinodo è vivere la nostra vocazione nel Medio Oriente come dobbiamo viverla, perché siamo una minoranza. Siamo sei milioni di cattolici in un’immensità di 355 milioni di musulmani: una forte sproporzione. Dunque, vedere prima di tutto come vivere, noi, come cristiani, testimoniare e costruire un'unione con le altre Chiese, e poi vivere un rapporto con le altre religioni per capire qual è il posto del cristiano nei Paesi musulmani.

    D. – Essere minoranza in un contesto non facile comporta anche una testimonianza forte …

    R. – E’ vero. Questo essere una minoranza vuol dire avere sempre la consapevolezza di essere al secondo posto. E poi, bisogna considerare il regime di ciascun Paese, perché in Medio Oriente ci sono i re che decidono tutto. La democrazia in questi Paesi è molto difficile. Le libertà, la libertà d’espressione, la libertà di religione, sono completamente diverse dal concetto che se ne ha in Occidente. Per esempio, per i nostri musulmani, la conversione di un musulmano al cristianesimo è inaccettabile!

    D. - La conversione…

    R. – La conversione. Non la accettano. Per noi, la missione della Chiesa è testimoniare la fede e far conoscere Gesù Cristo. Prima di tutto dobbiamo dare testimonianza di come noi viviamo. Nelle nostre scuole, nelle nostre università abbiamo tanti musulmani e tanti cattolici vivono tra di essi …

    D. – E questa è una delle potenzialità dei cristiani in Medio Oriente: scuole, università, ospedali … Quindi, se i cristiani vanno via tutto questo rischia di non esserci più …

    R. – Ma la Chiesa adesso ci chiede di aprirci di più. Per me è importante che il cristiano non debba mettersi da parte: deve entrare nella società, testimoniare la nostra fede e non emigrare.

    D. – Qualche parola sulla presenza dei cristiani in Libano …

    R. – Il Libano è un Paese in cui non abbiamo una grande difficoltà di presenza, perché qui siamo ancora metà cristiani e metà musulmani. Ma sentiamo un rischio per il futuro.

    D. – Quando parla di “rischio per il futuro” a cosa si riferisce?

    R. – Il pericolo per il futuro è di natura demografica e politica, e tutto questo va ad influire sul campo materiale ed economico, e quando non c’è stabilità e sicurezza politica, il cristiano pensa di lasciare. Purtroppo. Ma con la forza di Gesù Cristo e con la nostra buona volontà, dobbiamo essere presenti in queste terre!

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    Oggi in Primo Piano



    Oggi “Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria": iniziativa dell’ONU voluta da un sacerdote di origini polacche vissuto in Francia

    ◊   Si celebra oggi la “Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria”, nata per iniziativa di padre Joseph Wresinski, fondatore del Movimento ATD-Quarto Mondo e adottata nel 1992 dalle Nazioni Unite. Padre Joseph, nato in Polonia ma vissuto in Francia in condizioni di estrema povertà, ha dedicato la sua vita in favore dei più poveri e alla condivisione fraterna con gli esclusi e i senza tetto della periferia parigina. Ad oltre 20 anni dalla sua morte, il Movimento ATD-Quarto Mondo è presente per mezzo dei suoi associati in circa centodieci Paesi. Sullo spirito di questa giornata e l’impegno dell’organizzazione Marco Guerra ha intervistato Angelica Uttin, responsabile della sezione tedesca del movimento:

    R. – Der Gründer von Aide en détresse quart monde, Joseph Wresinski …
    Il 17 ottobre 1987, il fondatore di Atd Quart Monde riunì centomila persone sul Trocadero, a Parigi. Riuscì a mettere insieme persone da ogni Paesi del mondo, di ogni condizione sociale, culturale. Padre Wresinski voleva che gli uomini si riunissero superando le barriere sociali per rendere una testimonianza comune: vogliamo che siano rispettati i diritti umani. “Làddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti umani sono violati. Unirsi – questo è il concetto fondamentale: unirsi! – per farli rispettare è dovere sacro!”. Questa scritta è incisa sul pavimento del Trocadero e oggi anche in 35 altri luoghi nel mondo. Questo spirito che padre Joseph ha voluto manifestare in quel lontano 17 ottobre, è quello che lo guidato per tutta la sua vita. Oggi questa data viene celebrata in oltre 100 Paesi del mondo.

    D. - Perché è ancora attuale il messaggio Padre Joseph Wrzesinski?

    R. – Joseph Wresinski hat gesagt …
    Joseph Wresinski ha detto: l’elemosina può contribuire a prolungare la miseria. Perché l’elemosina è importante ma fa sì che le persone non vengano prese in considerazione come agenti attivi, che partecipano alla realizzazione del mondo. Il mondo potrà cambiare nel momento in cui gli elementi più deboli della società saranno riconosciuti come partner, come persone equivalenti, come chi contribuisce alla costruzione del mondo. Questo è stato il messaggio appassionato di Joseph Wresinski, e questo messaggio continua a vivere al di là della sua morte.

    D. - Il dramma della miseria riguarda sempre più Paesi sviluppati della ricca Europa. Perché?

    R. - Die Menschen werden ja einfach nur weiter verwaltet …
    Perché si continua ad esercitare una sorta di “amministrazione” delle persone, il problema viene affrontato dalla fine e non dalla radice, dalla radice del problema, cioè: miseria ed emarginazione, significa non dare alle persone la possibilità di collaborare attivamente. La politica deve darsi un orientamento totalmente nuovo, incorporando anche i membri più deboli della società. E finché non accadrà questo, la miseria aumenterà anche nei Paesi ricchi e la forbice tra poveri e ricchi sarà sempre più ampia.

    D. - Voi sostenete che proteggere la famiglia è il primo atto di resistenza alla miseria. Cosa intendete?

    R. – Ich will mit père Joseph sprechen: père Joseph hat einmal gesagt …
    Voglio dirla con padre Joseph: quando non troverai più soluzione, quando tutto è distrutto, quando sei alla fine, c’è sempre la tua famiglia! Ma oggi, questo si può ancora dire? E’ diventato sempre più difficile per le famiglie rimanere unite; in tanti Paesi accade che i bambini vengono tolti alle famiglie per colpa della povertà. Si dice: siete troppo poveri per educare i bambini, vi togliamo i vostri figli. E’ una cosa terribile, perché la famiglia è il contatto più prossimo che la persona ha e quando non ha più questo legame a volte si perde. Ecco perché è importante rafforzare la famiglia: affinché, a partire da questo nucleo sociale, le persone possano contribuire a costruire la società.

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    Si conclude con il messaggio del Papa la 46.ma Settimana Sociale dei cattolici: al centro il mezzogiorno e i giovani

    ◊   La Calabria diventi “l’icona di una regione onesta all’interno di un’Italia pulita, realtà che si trovano spesso dinanzi alle ingiustizie e ai ritardi di un mondo di poteri senza limiti e forse senza volto”. E’ l’augurio dell’arcivescovo di Reggio Calabria, mons. Mondello, nell’omelia pronunciata stamani nel Duomo della città, davanti ad oltre un migliaio di delegati che hanno concluso i lavori della Settimana Sociale dei cattolici italiani. L’assemblea ha poi ringraziato il Papa per il messaggio che Benedetto XVI ha inviato al momento dell'Angelus. Da Reggio Calabria, il servizio del nostro inviato Luca Collodi.

    La voglia di riscatto della regione torna nelle parole del governatore, Scoppelliti, nel saluto all’assemblea plenaria nel teatro comunale. “Grazie, ha detto, per aver preferito la Calabria, scelta che incarna la nostra voglia di riscatto per dare dignità a questa terra”. Il segretario Edo Patriarca commenta la mancanza di notizie dei lavori sui giornali italiani. “Una conferma di come i media non raccontano la realtà positiva di questo Paese”. Le relazioni delle assemblee tematiche sono state “corpose” con la priorità di recuperare armonia tra le varie anime della vita pubblica e sociale per la crescita del Paese. Un’esperienza ecclesiale ricca, che per mons. Miglio coglie il legame profondo tra la vita dell’Eucaristia e la città dell’uomo e di Dio che siamo chiamati a costruire. Si rafforza l’attenzione agli ultimi, alla piena cittadinanza degli immigrati, nella prospettiva di un nuovo modello di sviluppo che sappia concordare crescita e solidarietà. La ricetta è quella di invitare gli imprenditori a guardare alle esperienze delle cooperative per costruire una nuova economia, abbattere il lavoro sommerso, offrire incentivi alle imprese, riformare la leva fiscale e portare a termine le riforme sociali. Poi la chiamata all'impegno politico, non solo nazionale ma anche locale, che resta strettamente collegato alla scelta di fede. Le Settimane Sociali, spingono per una maggiore democrazia nei partiti e per la revisione della legge elettorale, con la scelta a tutti i livelli dei candidati per tornare a dare agli elettori un reale potere di scelta, di indirizzo e controllo sull’eletto. Poi il federalismo, una realtà avviata nel Paese. Prioritaria la lotta alla criminalità con la volontà di dare risorse e certezze economiche alla giustizia. In conclusione, il compito dei pastori, verso i laici. Preti e vescovi devono richiamare i cattolici italiani all’essenziale nella vita di ogni giorno con la passione nel cuore per la ricerca del bene comune per tutta l'Italia in un cammino unitario, in particolare per la famiglia, i giovani e il Mezzogiorno.

    Come abbiamo sentito la questione meridionale è stato uno dei temi principali al centro dei lavori della Settimana Sociale dei cattolici. Luca Collodi ne ha parlato con don Vincenzo Sorce, presidente dell’associazione Casa famiglia Rosetta Onlus di Caltanissetta:

    R. – Il Sud, da una politica povera e senza progettualità, è diventato destinatario di assistenzialismo. La politica non è diventata intraprendente. C’è stata anche una carenza culturale, nell’educare ad intraprendere, nell’educare all’impegno, nell’educare ad essere protagonista del proprio sviluppo. Nel Meridione dobbiamo prendere sempre più consapevolezza che, è vero che dobbiamo inserirci in un quadro solidale nazionale, ma è anche vero che noi siamo – dobbiamo e possiamo essere – gli artefici del nostro sviluppo. Con la nostra intelligenza.

    D. – Don Sorce, il Sud, di fatto, è ben rappresentato nel Parlamento. Perché il mondo della politica non riesce ad aiutare il cambiamento, ad accompagnare il cambiamento del Meridione, pur avendo una buona rappresentanza politica?

    R. – C’è un problema di formazione. La caduta dei partiti, delle ideologie … c’erano delle scuole di formazione alla politica che avevano una storia, e formavano alla politica. Dopo il crollo dei partiti, c’è stata un’improvvisazione all’impegno politico, all’agire politico. E questo, chiaramente, ha condizionato tantissimo. E per questo, è quanto mai importante l’invito costante di Benedetto XVI alla necessità di una nuova generazione di cristiani impegnati in politica. E’ venuto fuori nelle relazioni di questi giorni: bisogna educare i politici a vivere la propria fede a servizio del Paese, del bene comune.

    D. – Don Sorce, lei a Caltanissetta è impegnato anche con gli ultimi. Chi sono “gli ultimi” in una terra come il Sud d’Italia?

    R. – Oggi, drammaticamente, sono i giovani. I giovani senza lavoro, senza prospettive, costretti ad emigrare, a fuggire. I ragazzi che esprimono un grande disagio sociale attraverso le forme patologiche di dipendenza: la droga, l’alcol, i videogame, il gioco d’azzardo … Questa è la corrosione del futuro della nostra Italia, perché le nuove generazioni se non sono proiettate in progetti educativi forti, rischiano di essere sommerse dal disagio.

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    Un Patto per la democrazia e la riconciliazione in Niger: l’impegno della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   Si sono conclusi a Roma, in questi giorni, i negoziati per la riconciliazione in Niger, condotti sotto l’egida della Comunità di Sant’Egidio e che hanno visto la partecipazione delle più alte cariche istituzionali e della società civile nigerine. Venerdì, in un clima di grande soddisfazione, la firma dell’Accordo per l'avvio di una transizione democratica di unità nazionale. In tale occasione, Silvia Koch ha raccolto la testimonianza di Mario Giro, rappresentante delle Relazioni Internazionali della Comunità di Sant’Egidio, sulle sfide più impegnative del processo di pacificazione nel Paese africano:

    R. – Le principali difficoltà vengono dalla crisi politica del 2009, quando l’ultimo presidente cercò di forzare la Costituzione mettendo fuori gioco tutta una serie di forze politiche. La seconda difficoltà viene dal colpo di Stato militare; qui sono rappresentati anche i militari, che sono ben intenzionati a rendere il potere civile entro i prossimi sei mesi e, naturalmente, va garantito questo passaggio fondamentale. Poi c’è la crisi del Nord, ossia la crisi Tuareg, che dagli anni Novanta crea instabilità in una zona molto sensibile come quella saheliana, dove ci sono traffici e passaggi di ogni tipo e adesso anche il terrorismo di Al Qaeda.

    D. – Questi fatti si ritrovano nei rapporti tra i partecipanti al negoziato?

    R. – Certamente, abbiamo discusso molto di tali questioni. Il Niger è posto in una zona strategica: pur essendo un Paese povero è il primo produttore di uranio – e questo già crea molte attenzioni – e poi, attraverso questo Paese, passano le bande di Al Qaeda nel Maghreb Islamique, i rapimenti come quello dei cinque francesi. Il rapimento, poi, degli altri due stranieri, avvenuto qualche settimana fa, è l’ultimo esempio di una serie di eventi di questo tipo. La stabilità del Niger, quindi, è strategica a livello geopolitico.

    D. – Con quali obiettivi e risultati concreti contate di far ripartire la delegazione verso il Niger?

    R. – Un patto repubblicano, cioè un patto nazionale e la creazione di questo Forum permanente di dialogo, anche per risolvere la questione del Nord, cioè dei Tuareg, per ridare forza alle istituzioni in modo che il Niger possa controllare le sue frontiere. Naturalmente, nel rispetto di tutte le minoranze, c’è anche una parte di discussione che è stata fatta - e si ritrova l’eco nell’accordo – sulla libertà religiosa e la laicità dello Stato: il Niger è un Paese con 25 mila cattolici; sono molto pochi rispetto ai 16-18 milioni, però è una presenza significativa.

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    Condivisione e solidarietà: a Roma "La notte dei senza dimora"

    ◊   Dormire in piazza per sensibilizzare la cittadinanza romana sulle difficoltà dei senzatetto, condividendo per qualche ora le loro condizioni di vita. Questa la finalità della decima edizione romana della manifestazione “La notte dei senza dimora” che si è svolta la notte scorsa nel quartiere di San Lorenzo. L’evento è stato promosso dall’associazione Casa di cartone in collaborazione con una decina di organizzazioni tra cui Amnesty International, Terre di mezzo e Opere Antoniane Onlus. Giovanni Crocè ha intervistato Girolamo Grammatico, coordinatore dell’iniziativa.

    R. – Siamo giunti al decennale e stiamo cercando di scuotere un po’ la cittadinanza. “La notte dei senza dimora” si rivolge ai cittadini ignari del problema. Quindi, il messaggio è far vedere che ci sono delle associazioni, c’è del volontariato, c’è gente esperta che conosce bene il problema e che desidera avvicinare coloro che o lo conoscono male, o sono vittime di pregiudizi o non sanno nulla di una cosa così grave che purtroppo ci riguarda dagli anni Cinquanta!

    D. – A Roma è ancora molto radicato il fenomeno dei senza tetto?

    R. – E’ aumentato il problema. E’ aumentato visibilmente e si è anche spostato l’asse: famiglie che finiscono per strada, persone che perdono il lavoro e finiscono per strada … Però, credo che il problema sia adesso, attualmente, definire bene il macrocosmo dei senza dimora. A volte, nel calderone ci si butta dentro tutto: l’immigrato, quello che è in attesa di asilo politico, il rom …

    D. – Secondo lei, in cosa dovrebbe attivarsi il comune?

    R. – Guardi, il comune dovrebbe fare una cosa sola: il problema del disagio abitativo è legato molto alla casa. L’edilizia popolare in Italia si è ridotta del 90 per cento negli ultimi 20 anni. Gli edifici sfitti degli enti devono essere utilizzati non dai senza dimora – la cui gestione vedo un po’ complicata – ma almeno si dovrebbe concedere alle associazioni che sono esperte, che lavorano sul campo la possibilità di utilizzarle per i senza dimora.

    D. – Rispetto al passato, quali sono oggi i rischi del senza tetto a Roma?

    R. – Adesso credo che il problema sia iscritto nella percezione sociale che abbiamo di loro. Perché si è creato veramente un terrorismo mediatico nei confronti della persona indigente, e la gente ha paura. Credo che il rischio che corrono sia realmente quello delle aggressioni. Tanti senza dimora sono stati aggrediti, incendiati, buttati nel fiume … Questo cosa fa capire? Che c’è una percezione sbagliata del problema. Non che non ci siano margini di rischio nella gestione dei senza dimora, ma confondere il problema dei senza dimora e pensare che sia un problema di sicurezza, crea nelle persone una percezione pericolosa.

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    Chiesa e Società



    Il lavoro strumento di lotta alla povertà: così Ban Ki-moon nell'odierna Giornata per la lotta alla povertà

    ◊   E’ l’occupazione, un lavoro rispettabile, decoroso e produttivo, un impiego utile ed un sostentamento che generi reddito, lo strumento chiave contro la povertà. Lo afferma il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio per l’odierna Giornata Internazionale per la lotta alla povertà. “Nonostante i progressi incoraggianti fatti in molte zone del mondo, centinaia di milioni di persone vivono ancora (…) in mancanza persino dei servizi di prima necessità” spiega il segretario dell’Onu, secondo cui è dunque fondamentale affrontare la crisi di lavoro mondiale “per ottenere un cambiamento radicale, per sconfiggere la povertà, per rafforzare l’economia, e per creare società pacifiche e stabili”. Nello specifico – precisa Ban Ki-moon – si tratta di favorire “investimenti economici e politiche sociali che stimolino la creazione di lavori, promuovendo condizioni di lavoro rispettabili e incrementando sistemi di protezione sociale”, e di promuovere “l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alla formazione professionale”. Un impegno che si fa sempre più urgente a fronte della continua crescita a livello globale del numero dei poveri: “si stima che la crisi economica mondiale abbia spinto ulteriormente verso la povertà 64 milioni di persone – si legge nel messaggio - e che la disoccupazione sia cresciuta di 30 milioni rispetto al 2007”. Particolare attenzione - continua il messaggio – va dedicata alle problematiche dell’impiego giovanile, giacché “i giovani sono tre volte più soggetti alla disoccupazione rispetto agli adulti. Lo scorso anno, la disoccupazione giovanile ha, infatti, raggiunto la cifra record di 81 milioni”. L’invito finale è quindi a “udire la richiesta di aiuto dei più poveri”, per “sviluppare l’occupazione e per creare condizioni sicure di lavoro per tutti”. (C.D.L.)

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    India: “La Voce della Vita”, il giornale cattolico del Kerala

    ◊   “Professionalità, coerenza e continuità”: è ciò che si richiede ai media cattolici secondo Ignatius Gonsalves, Direttore del settimanale cattolico “Jeevanaadam” (“La Voce della Vita”), edito nello stato del Kerala, nel sud dell’India, dove il 20% della popolazione è di fede cattolica. All’agenzia Fides il direttore racconta in sintesi la storia del giornale: “In Kerala c’erano in passato cinque giornali cattolici, due dei quali nati oltre 100 anni fa. Ma negli ultimi 25 anni tutti hanno dovuto chiudere per difficoltà finanziarie e mancanza di lettori. E’ stato un momento di crisi (…) la Chiesa aveva perso la sua voce. Così i vescovi latini e siro-malabaresi del Kerala hanno deciso di dare una svolta: cinque anni fa mi hanno chiamato per dare vita a Jeevanaadam”. Ad oggi – prosegue il direttore del settimanale cattolico - la sfida è stata vinta brillantemente: “abbiamo l’edizione in malayalam - la lingua locale - hindi e inglese, riceviamo l’apprezzamento dei fedeli ma anche attestati di stima da mass media e intellettuali non cattolici. Guadagniamo lettori”. Il direttore di Jeevanaadam invita gli operatori della stampa cattolica in genere a curare la qualità dei propri prodotti, prestando attenzione al feedback del proprio lavoro, alle esigenze specifiche dei lettori e alle questioni amministrative, “in modo da garantire una informazione di qualità, che vada a beneficio della Chiesa tutta”. (C.D.L.)

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    Filippine: una campagna contro le politiche di controllo delle nascite

    ◊   Manifestazioni in tutte le città più grandi delle Filippine, conferenze pubbliche, convegni, liturgie e veglie di preghiera: sono le iniziative della “Campagna per la vita” lanciata nel mese di ottobre dal movimento “Human life International” nel Paese asiatico, per “rispondere – dice a Fides il Direttore del movimento Rene Bullecer - all’annuncio del governo filippino di appoggiare e promuovere programmi di pianificazione familiare e di salute riproduttiva”. I gruppi pro-vita – spiega Bullecer – intendono “contrastare questa politica del nuovo governo filippino. Soprattutto per scongiurare l’applicazione del Reproductive Health Care Bill, che è un documento contro la vita, contro la salute, contro la famiglia e contro Cristo”. D’altro canto, precisa il direttore di “Human life International”, i fedeli cattolici “sono aperti e disponibili all’educazione sessuale e alla paternità e maternità responsabile, basate sulla dottrina morale della Chiesa e centrati sulla castità”. Un approccio che nel Paese ha già prodotto risultati significativi: “Basti pensare – sottolinea ancora Bullecer - che la diffusione dell’Aids nelle Filippine, negli ultimi 25 anni, è notevolmente limitata, rispetto ad altri Paesi del Sudest asiatico, proprio perché, grazie a una coscientizzazione dell’opinione pubblica, si è compreso che l’uso massiccio e indiscriminato del preservativo non è la panacea e non serve, di fatto, a limitare la diffusione della malattia. Offre molte più garanzie e risultati una campagna basata sulla prevenzione, sull’educazione sessuale, che insegni ai giovani il valore e la preziosità della corporeità. Un approccio basato sulla castità e sul dono reciproco in una coppia resa stabile dal matrimonio, secondo l’insegnamento sapiente della Chiesa”. (C.D.L.)

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    Educare alla tutela dell'ambiente: VIII Forum internazionale dell'informazione per la salvaguardia dell'ambiente

    ◊   Una maggiore attenzione verso un'informazione che punti maggiormente ad educare la società al rispetto del creato e ad uno stile di vita differente, più attento verso il consumo delle materie prime. E' questo l'impegno preso dagli oltre 130 giornalisti che hanno partecipato all'VIII Forum Internazionale dell'informazione per la salvaguardia dell'ambiente, organizzato dall'associazione GreenAccord, che si è concluso ieri sera a Cuneo. Tra le storie raccontate, quella della rinascita di Onna il paese abruzzese distrutto quasi completamente dal terribile terremoto del 6 aprile del 2009. ”La ricostruzione di questo centro - ha spiegato Wittfrida Mitterer, architetto del progetto - non è una cosa semplice: se da una parte cerchiamo di mantenere l'autenticità delle costruzioni originarie, dall'altra stiamo rinnovando tutto con nuovi sistemi energetici, costruendo spazi verdi, dando una nuova vita ai campi agricoli intorno al paese”. Anche la città di Tubinga in Germania ha adottato sistemi ecologici molto avanzati. “La nostra convinzione - ha spiegato, ai giornalisti presenti, Joaquin Eble, architetto ideatore del progetto – è che l'ecologia può regalare alla città un migliore livello di vivibilità”. Infatti, sono stati creati diversi percorsi ciclabili, nuove aree verdi e un sistema a basso consumo energetico che coinvolge molte zone della città tedesca. “Il nostro obbiettivo - ha detto l'architetto - è quello di trasportare questo modello di ecocity nelle altre nazioni europee”. E da questi nuovi stili innovativi di vita può nascere un'economia sostenibile a favore di tutti i popoli.” Siamo ad un punto di svolta – ha detto Andrea Masullo, presidente del comitato scientifico di Greenaccord, a conclusione dell'incontro - dobbiamo fondare una nuova economia secondo il principio dell’equità distributiva e secondo il principio di responsabilità verso le generazioni future, e queste testimonianze rappresentano l'inizio concreto di tutto ciò”. (A cura di Marina Tomarro)

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    I Guanelliani offrono assistenza nell'ultimo tratto del Cammino di Santiago de Compostela

    ◊   Negli ultimi 120 chilometri del Cammino di Santiago, che va da Sarria a Santiago de Compostela, non ci sono Congregazioni né assistenza spirituale, nonostante sia il tratto più frequentato da migliaia di pellegrini di ogni età e provenienza. Per questo motivo – riferisce l’agenzia Zenit - i Guanelliani hanno deciso di stabilire sul posto una propria comunità. Domenica 10 ottobre si sono insediati nella parrocchia di S. Eulalia ad Arca, nell’ultima tappa prima di Santiago, padre Ezio e padre Fabio. Era presente l'arcivescovo di Santiago de Compostela, monsignor Julián Barrio Barrio. “Si tratta di un paesino di mille abitanti”, ha spiegato padre Fabio come riporta un comunicato dei Guanelliani, “che diventano ogni sera 2.500 per l’arrivo dei pellegrini. Per non parlare dei mesi estivi di giugno e luglio in cui addirittura si contano 4 mila presenze”. Il progetto guanelliano nasce nell’Anno Santo Compostelano e nell'anno in cui la Chiesa ha dato la notizia dell’imminente canonizzazione del fondatore della Congregazione, il beato Luigi Guanella. L'idea si avvale dell'esperienza di padre Ezio, lombardo di 63 anni, che ha fondato diverse opere guanelliane in Nigeria, Guatemala, Colombia e Spagna, e ha una forte esperienza nel campo della disabilità, e di padre Fabio, romano di 45 anni, da anni impegnato nelle parrocchie e con i gruppi giovanili. Il progetto, ricordano i Guanelliani, “nasce dal desiderio di intercettare, in uno dei punti di massima confluenza giovanile europea, domande di senso e ricerca interiore ed interrogare questa ricerca, o suscitarla attraverso la testimonianza di una comunità guanelliana, dedita alla preghiera e ai poveri”. Accanto alla cura spirituale dei pellegrini, i religiosi guanelliani garantiranno assistenza spirituale alle tre parrocchie presenti nel paesino, una più grande e due più piccole. La formula elaborata è semplice: “sulla via, offrire la possibilità di accostarsi ai sacramenti - confessione, Eucaristia, momenti di preghiera - accoglienza spirituale ma anche corporale - possibilità di fare una doccia, consumare un pasto, riposare - sulla linea della grande assistenza monastica del Medioevo”.

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    India: celebrazioni per i 50 anni del seminario arcivescovile di Mumbai

    ◊   Centinaia di sacerdoti provenienti da tutta l’India sono radunati in questi giorni a Mumbai in occasione dei 50 anni del seminario arcivescovile di S. Pio X di Goregaon e per i 25 anni del Parel Seminary, il primo istituto ecclesiale fondato nella città. Iniziate con una Messa solenne il 14 ottobre concelebrata da mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, insieme al cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, e il nunzio apostolico dell’India, mons. Salvatore Pennacchio, le celebrazioni si articolano in incontri, cerimonie eucaristiche e momenti di festa, e dureranno fino al 28 del mese. “In questi 50 anni – ha affermato mons. Sarah nella sua omelia secondo quanto riferisce Asianews -- la Divina Provvidenza non ha smesso di accompagnare questo seminario con frutti abbondanti, anche in momenti molto difficili”. Questo giubileo – ha aggiunto il presule - è un momento di grazia di Dio per approfondire la fede e un’occasione di speranza per il lavoro di evangelizzazione, soprattutto nella formazione dei futuri sacerdoti”. Nel suo intervento il cardinale Gracias ha ricordato l’inaugurazione del seminario, nel 1960, e ha ringraziato tutti i benefattori che hanno sostenuto l’istituto con preghiere e donazioni, consentendo la formazione di nuovi sacerdoti. Dalla sua fondazione il collegio di S. Pio X ha formato oltre 700 sacerdoti e ogni anno entrano nell’istituto dai cinque ai sette nuovi seminaristi. (C.D.L.)

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    Progetto "Il Quotidiano in classe": da quest'anno anche L'Osservatore Romano sui banchi

    ◊   L'Osservatore Romano sui banchi di scuola insieme ad altri grandi quotidiani per permettere ai ragazzi di confrontarsi in maniera critica e consapevole con l'attualità. E' la grande novità che da quest'anno contraddistinguerà il progetto 'Il Quotidiano in Classe' portato avanti dall'Osservatorio permanente Giovani-Editori, giunto all'undicesima edizione. ''L'Osservatore Romano - sottolinea all'AdnKronos il direttore del quotidiano della Santa Sede, Gian Maria Vian - è ben conosciuto in ambienti specializzati, diplomatici, internazionali, oltre che naturalmente all'interno della Chiesa. Proprio questa sua specificità, questo suo respiro internazionale ha motivato gli organizzatori dell'iniziativa. Un giornale che guarda al mondo può contribuire ad allargare i punti di vista ed offrire un panorama completo, aiutando i giovani in questa funzione educativa. Vista anche l'attenzione che la Santa Sede e il Papa hanno per il tema dell'educazione, siamo ben felici di contribuire a questa iniziativa''. Il progetto, riporta L'Osservatore Romano, ''si avvale anche di un sito in rete (www.ilquotidianoinclasse.it) che, attraverso delle 'stanze virtuali', è anche strumento per un dialogo diretto degli studenti con le singole redazioni dei giornali''. L'obiettivo, viene rilevato, ''è quello di contribuire, insieme all'impegno di quasi quarantacinquemila professori che hanno aderito all'iniziativa, a formare giovani cittadini più consapevoli e partecipi, capaci di confrontarsi con gli altri e sempre più allenati a pensare con la propria testa''.

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    24 Ore nel Mondo



    In Francia: i sindacati ancora in piazza contro la riforma delle pensioni

    ◊   In Francia non si placa il braccio di ferro tra governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Ieri sono sfilati oltre 200 cortei in tutto il Paese sui quali si è scatenata la solita guerra delle cifre: il ministero dell'Interno parla di 825.000 manifestanti. Erano “circa tre milioni”, afferma invece la Cgt, il primo sindacato francese. Le parti sociali chiedono di non votare il progetto di legge, che prevede l'innalzamento dell'età pensionabile da 60 a 62 anni entro il 2018. Scongiurato intanto il rischio di un parziale blocco del trasporto aereo. L'oleodotto che rifornisce il carburante agli aeroporti parigini di Orly e di Roissy Charles de Gaulle è di nuovo in servizio, dopo il blocco delle raffinerie avvenuto nel quadro della protesta di questi giorni.

    Belgio
    Attesa in Belgio per un possibile accordo sulla riforma dello Stato che consentirebbe di far uscire il Paese dall'impasse politica che dura diversi mesi. Il leader del movimento separatista fiammingo N-Va, Bart de Wever, incaricato dal re di una missione di chiarimento, ha annunciato che presenterà oggi una proposta di compromesso ai sette partiti impegnati da giugno scorso in un negoziato per formare un nuovo governo. De Wever ha detto di attendersi la risposta delle forze politiche per lunedì.

    Italia manifestazione Fiom
    Centinaia di migliaia di persone hanno partecipato al corteo di ieri del sindacato dei metalmeccanici Fiom, culminato in piazza San Giovanni a Roma. Insieme agli operai anche disoccupati e studenti. Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, ha annunciato che in assenza di risposte si farà lo sciopero generale. Critiche da parte di Cisl e Uil che hanno ribadito le loro distanze rispetto al “modello sociale proposto dalla Fiom”, definendo la manifestazione di ieri più politica che sindacale.

    Germania
    In Germania si infiamma il dibattito sull’immigrazione dopo le dichiarazioni del cancelliere Angela Merkel, secondo la quale il modello di un Paese multiculturale, nel quale coabitano armoniosamente culture differenti, è ''completamente fallito''. Parlando ad una platea di giovani del suo partito conservatore (Csu) la Merkel pur ribadendo che la Germania resta un Paese aperto al mondo, ha ripetuto: “Non abbiamo bisogno di un'immigrazione che pesi sul nostro sistema sociale”.

    Medio Oriente
    Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha confermato oggi la ripresa di negoziati indiretti con Hamas per uno scambio di prigionieri mediante il quale verrebbe liberato il caporale Ghilad Shalit, prigioniero a Gaza dal 2006. L'annuncio della ripresa dei contatti indiretti fra le parti era giunto ieri da parte di Hamas, secondo cui due settimane fa si è recato a Gaza il mediatore tedesco, Gerhard Konrad. Intanto sul terreno resta alta la tensione: due palestinesi sono stati uccisi all'alba di oggi a nord di Gaza in un raid aereo israeliano. Secondo le autorità dello Stato ebraico il raid è stato condotto contro una cellula armata che si accingeva a sparare razzi contro il vicino territorio israeliano.

    Iran nucleare
    L'Iran è pronto a tornare al tavolo delle trattative sul nucleare, ma non arretrerà. Lo ha affermato oggi il presidente iraniano Ahmadinejad. Ieri un portavoce dell'Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, ha detto che se l'Iran formalizzerà la sua disponibilità, un nuovo round di colloqui tra Teheran e il gruppo 5+1 potrebbe tenersi a Vienna tra il 15 e il 18 novembre.

    Afghanistan
    “In Afghanistan da due settimane è cominciata una nuova fase del conflitto, la cosiddetta negoziazione calda, in cui i rischi di attacchi e di vittime aumentano. Ne è una prova la morte dei quattro alpini italiani”. Lo ha dichiarato il rappresentante speciale dell'Onu in Afghanistan, Staffan de Mistura, a Roma per partecipare domani alla riunione preparatoria all'incontro di Lisbona. “L'Afghanistan non sarà mai il Vietnam – ha poi aggiunto il rappresentante delle Nazioni Unite -. Siamo di fronte a una coalizione di 46 Paesi impegnati nello stesso obiettivo che non è vincere i talebani ma indurli a negoziare con il governo afghano”.

    Messico
    Ennesima strage nel quadro della guerra fra i cartelli messicani del narcotraffico. Uomini armati hanno fatto irruzione durante una festa di famiglia a Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti, uccidendo sei persone. Dall'inizio dell'anno, secondo statistiche ufficiali, sono ormai oltre 2.000 le persone assassinate nelle violenze dei trafficanti di droga. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 290

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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